Newsletter n°31 del 27/10/2014
In piazza con Camusso e la Cgil
SOMMARIO Renzi tra Leopolda e piazza
Pag. 2 Dal Pd la parola fine alle culture politiche del 900 italiano
Pag. 2 Leopolda: Jobs Act non si tocca
Pag. 3 Dubito ergo sum, come cappello di questo articolo, perchè chi scrive non crede che si siano riunite un milione di persone per la manifestazione della Cgil in piazza San Giovanni a Roma, contro il Jobs act e contro l’abolizione dell’articolo 18, titolata: “Lavoro, libertà, uguaglianza”. Dubitare è lecito, ma è forma ed è sostanza per un giornalista. Sui numeri delle presenze ci sono difformità e sicuramente non è possibile, e non è veritiero, che siano state presenti un milione di persone. Vero è che c’erano tutti gli antirenziani possibili ed immaginabili: piddini dissidenti, rifondaroli, comunisti, ex comunisti, ex verdi, reduci, operai delle fabbriche in crisi, giovani, studenti, pensionati e cantanti dell’Opera. Tutti per e con la Camusso, che annuncia che è solo la prima tappa della protesta: “Ci siamo e ci saremo, continueremo fino allo sciopero generale. Questa piazza è di chi ama il lavoro perchè senza lavoro non si cambia, ma si arretra. Questa piazza non è una passerella di qualcuno per vedere chi c’è e chi non c’è. E’ la piazza del lavoro che rivendica risposte. Nessuno in buona fede può dire che togliere l’articolo 18, demansionare i lavoratori e mettere le telecamere in azienda fa crescere il lavoro. Ora la Cgil vuole un piano per l’occupazione, finanziato con una tassa sulle grandi ricchezze, che metta fine alla guerra tra i poveri. Vuole che sia chiaro che il Tfr in busta paga sono soldi dei lavoratori sui quali il governo guadagnerà in tasse”. Renzi, da Firenze, comunque non si è scomposto: “Una piazza bella e ci confronteremo e li ascolteremo, ma andremo avanti perchè non è possibile che una piazza blocchi il Paese. Il lavoro non si crea con le manifestazioni”. Da Piazza San Giovanni non è venuto l’annuncio dello sciopero generale, come avrebbe voluto Nichi Vendola, e non è spuntato un leader alternativo e funzionale ad una eventuale scissione del Pd. Sul piano sindacale si è avuta una risposta sensibile, ma sul piano politico no, perchè non si è arrivati alla rottura. Piazza San Giovanni è da sempre luogo e simbolo di forza della sinistra e una dichiarazione aperta di rottura avrebbe avuto il suo senso, ma la scissione non c’è stata e tutto è rimandato al voto alla Camera sul Jobs act, con un possibile voto di sfiducia al governo.
Isis ha le armi per abbattere gli aerei
Pag. 4 "Una vita bizzarra" è il romanzo di successo, di Elisabetta Villaggio
Pag. 5 Bce boccia 25 banche europee
Pag. 6 Settima Giornata della Serie A
Pag. 7
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Renzi tra Leopolda e piazza Matteo Renzi ha aperto la quinta edizione della Leopolda e dopo i tavoli di lavoro da cui “recuperare materiale con indicazioni concrete” oggi, informa Renzi, alla Leopolda ci saranno “15 testimonianze di persone che hanno creato posti di lavoro e vogliono ragionare dell’Italia che non si arrende e si rimette in moto, che crea speranza e posti di lavoro”. Sottolinea il “creare speranza e posti di lavoro” come contraltare alla piazza della Cgil, mettendo una diga tra la Leopolda “dove si propone” e la piazza della Cgil “dove si protesta”. “Si protesta contro il governo, contro di me”, dice il premier, ma non ci fermeranno. Mezzo Esecutivo parteciperà alla due giorni di dibattiti ed interventi dal palco nella vecchia stazione fiorentina. Giuliano Poletti, parteciperà anche ai tavoli di discussione e di confronto con i cittadini e dice che: “Qualcosa è cambiato in questi anni anche grazie alla Leopolda”. Renzi, da Bruxelles e dalla battaglia con l’Ue sui conti pubblici, si è catapultato alla Leopolda ed aprendo la manifestazione, ripercorre le tappe degli ultimi 5 anni, da quando “abbiamo capito che l’Italia poteva essere presa, rivoltata e cambiata. Azzeriamo il file di quello che abbiamo fatto fin qui e domenica usciamo con tante proposte”, è l’invito rivolto ai 5 mila partecipanti. Il premier non sembra aver perso la voglia di cambiare le cose, anche se attraverso strappi e rotture. Il presidente del Consiglio non vuole piegarsi ai riti dell’establishment ed ascolta tutti, ma alla fine è il governo a decidere. Contro questo stile la Cgil è convinta di portare in piazza, oggi, centinaia di migliaia di persone. E una larga fetta della minoranza Pd, da Stefano Fassina a Pippo Civati, da Cesare Damiano a Guglielmo Epifani, sfileranno per le vie di Roma contro le politiche del governo. Renzi, però, non sembra affatto preoccupato dalla contrapposizione nè teme che la Cgil offuschi la sua Leopolda o peggio l’attività di governo. “Ho grande rispetto per la manifestazione della Cgil, ma il fatto che Vendola la usi per annunciare uno sciopero generale dimostra come quella piazza si stia caricando di grandi significati politici. Quella piazza è di protesta sindacale e politica e io la rispetto ma la Leopolda è un’altra cosa: non si protesta ma si propone”. E’ inevitabile, osserva il premier, che una piazza sindacale sia anche “contro di me ma è finito il tempo in cui una manifestazione blocca il governo e il paese”. D’altra parte la Leopolda è al tempo stesso superficie e simbolo di quello a cui punta il leder: trasversale a età e ceti e oltre le ideologie. Un partito della nazione che faccia il pieno di voti e che vada oltre il bacino elettorale tradizionale della sinistra, dove un tempo gli iscritti della Cgil facevano una parte da leone. Alla Leopolda spicca comunque l’assenza della sinistra del partito: ci sarà il ministro Andrea Orlando e qualche esponente dei “giovani turchi”, e si fanno vedere i nuovi arrivi, come Gennaro Migliore di Sel. Ma il resto della minoranza sarà in piazza con la Cgil o, come Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, altrove. Non a Firenze. Un errore per il leader dem: “Qui non c’è gente strana, è la nostra gente”, rivendica chiamando “a casa” l’altro inventore della Leopolda, Pippo Civati.
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Dal Pd la parola fine alle culture politiche del 900 italiano Matteo Renzi, il leader che ha creato il vuoto intorno a sé. Il Pd è l’unico partito sopravvissuto, nonché unico erede, anche se di secondo grado, tra tutti i fondatori della Repubblica, ed è giusto che solo dal Pd sia scritta la parola fine a tutte quelle ideologie politiche che hanno contrassegnato il Novecento italiano. E l’autore è il suo segretario ed unico leader: Matteo Renzi. Mentre Berlusconi in un ventennio alla guida del Paese non è stato in grado di creare nulla di nuovo, di avviare l’Italia ad una seconda Repubblica, certamente per mancanza di cultura politica e per una sorta di miopia latente che gli ha impedito negli anni anni di guardare al Paese come ad uno Stato con tutti i suoi equilibri e complessità, ma di considerarlo, in modo superficiale ed a tratti arrogante, una sorta di azienda, in cui basta in caso di difficoltà sostituire il manager di turno , al contrario Renzi, seppure giovane di età, conosce bene la vicenda politica del Paese, con i suoi tabù e le sue verità nascoste. Ed è quindi naturale che la parola fine venga scritta da chi sia in grado di abbattere, e sembra sulla buona strada, la fortezza della Sinistra: perché è dietro di essa che ha trovato rifugio tutto il sistema di potere politico, finanziario, economico e burocratico della Prima Repubblica. Senza considerare poi che dopo tangentopoli l’unico partito sopravvissuto fu il PCI, poi diventato PDS, DS ed infine Pd che inevitabilmente ha custodito fine ad oggi l’ultima fiammella di quello che fu l’esapartito che diede origine alla Repubblica Italiana ed a tutto il suo sistema statuale e politico. Quindi se si vuole veramente cambiare il Paese, occorre una vera e propria rivoluzione culturale contro quell’insieme di stereotipi che hanno trovato il loro ambiente naturale proprio a sinistra. Ed è a questa rivoluzione che si è dedicato Renzi, smantellando il Pd, con tutte le sue arcane ed obsolescenti tradizioni, rottamando, come lui ama dire, i suoi vecchi leader, Bersani, D’Alema, che erroneamente pensavano di innovare conservando il vecchio. Ma smantellando la Sinistra esistente con tutto il suo vecchio sistema, Renzi ha finito per cancellare anche la destra che in Italia ha sempre vissuto in una sorta di simbiosi coatta con la sinistra. Così facendo il segretario del Pd ha creato il vuoto intorno a sé. Infatti sia in termini di sistemi di partiti alternativi al Pd, sia in termini di proposte politiche che vanno oltre, è totalmente tabula rasa. Non a caso il Premier riscuote un consenso plebiscitario nel Paese che va oltre i vecchi schemi della destra e della sinistra , che sono stati virtualmente cancellati. Il suo successo cammina ed avanza al pari della solitudine che può sempre nascondere qualche insidia, come quella di un eccesso.
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Leopolda: Jobs Act non si tocca Terza e ultima giornata per la Leopolda, la kermesse renziana quest’anno nella versione di governo. Nell’ex stazione, che ospita l’iniziativa, c’è gran pienone di gente arrivata per ascoltare gli interventi e il discorso del premier Matteo Renzi. Che dice: “Ci raccontano che facciamo le cose un po’ per caso, come pezzetti di puzzle messi qua e là. Noi, invece, non solo abbiamo un disegno organico, ma partiamo dal fatto che il mondo è interconnesso, un gran casino e che l’Italia ha un futuro se cambia se stessa ma deve liberarsi di alcune paure”. A rispondere alla Cgil, dopo la prova di forza di ieri a Roma, è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “Il cuore della legge, ovvero il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è per noi il perno e resta assolutamente valido e con esso gli altri punti della legge delega che trovano conferma nelle risorse della finanziaria”. A inquadrare la dimensione dello scontro tra due idee diverse di sinistra è poi il ministro Dario Franceschini. “Abbiamo un leader di governo che ci ha portato a realizzare la vocazione maggioritaria: il Pd è anche il partito di chi ieri era in piazza, ma non può essere il partito solo di chi ieri era in piazza, ciò che ci dobbiamo lasciare alle spalle è la vocazione minoritaria, abbiamo bisogno della vocazione maggioritaria”.
Renzi e le slot machine
Boldrini e lotta a corruzione
La voce dei lavoratori Ast di Terni
"La ripresa economica passa attraverso un inasprimento della lotta alla corruzione, ora si chiede alla politica di voltar pagina e fare sul serio". Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, a una manifestazione organizzata da Libera. "È inspiegabile che i condannati in via definitiva per mafia e corruzione godano del vitalizio. Io ho già portato questo tema all'ufficio di presidenza e chiesto ai questori un'istruttoria su questo anche insieme al Senato".
Un gruppo di lavoratori dell'Ast di Terni chiede il sostegno del governo alla vertenza aperta dai metalmeccanici per impedire la chiusura della ThyssenKrupp nella città umbra. Il premier li ha incontrati. All'incontro hanno partecipato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo e il vicepresidente della Camera, Marina Sereni, che è una deputata umbra. "Renzi ci ha detto che da oggi si impegnerà in prima persona e sarà pronto a riconvocare un tavolo immediato a seconda di come andrà la riunione di mercoledi'", ha detto, aiutandosi con un megafono ai lavoratori che manifestano davanti alla Leopolda, Emilio Trotti della Fim Cisl appena terminato il cui incontro con il premier. "Abbiamo incontrato i lavoratori Ast e abbiamo deciso che ci rivedremo la prossima settimana, intanto il governo e le istituzioni locali continueranno a fare di tutto per superare lo stallo: ministero del Lavoro, dello Sviluppo e Palazzo Chigi sono in campo per muovere le cose". Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti spiega l'impegno assicurato dal governo ai lavoratori Ast di Terni.
C'è una polemica in corso perché nella manovra abbiamo recuperato un pò di denari dalle slot machine, ha detto Renzi nel suo intervento. "Polemiche che penso e spero possano essere superabili". Siparietto con Sereni: pronta a fare ministro? Io sono una "renziana anziana". Botta e risposta scherzoso dei cronisti alla Leopolda con Marina Sereni che coordina uno dei 52 tavoli, quello in cui si parlerà dell'Isis. E' pronta a diventare ministro? "Per favore, vi prego...", ribatte lei. E poi spiega: "Sarà il presidente del Consiglio a decidere. La decisione ci dovrà essere la prossima settimana", ricorda visto che il primo novembre entrerà in carica la nuova commissione della Ue con Federica Mogherini. Ma insomma si sente pronta? insistono i cronisti, "questo mai..." ribatte ancora Marina Sereni con un largo sorriso. Lei che si definisce una renziana anziana...
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Isis può abbattere aerei di linea Sos dei servizi d'intelligence tedeschi, secondo i quali i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) sono in possesso di lancia-missili capaci di abbattere aerei di linea, secondo quanto scrive il quotidiano domenicale Bild am Sonntag. Secondo i servizi segreti (Bnd), che hanno confidato i loro sospetti ad alcuni parlamentari tedeschi, l'Isis possiede lancia-missili sottratti all'esercito siriano. Alcuni risalirebbero agli anni '70, ma ve ne sarebbero anche di più avanzati.
Canada sotto attacco
Tensioni a Gerusalemme est
Il parlamento canadese tornerà a riunirsi oggi come previsto, dopo l'attacco armato di ieri a Ottawa. Lo ha annunciato il ministro dell''Industria, James Moore, citato dal sito della tv Cbc. "La nostra democrazia non può essere intimidita da quanto accaduto", ha detto Moore riecheggiando il messaggio del premier Stephen Harper. E' cessato da ore l'allarme al Parlamento di Ottawa, in Canada. La polizia ha tolto l'ordine di isolamento e a poco a poco ha iniziato a far uscire dall'edificio i parlamentari, giornalisti e staff, rimasti barricati per quasi 12 ore nelle aule dopo che un uomo ha aperto il fuoco, uccidendo un soldato. La zona intorno al complesso governativo noto come Parliament Hill rimane chiusa a causa delle indagini ancora in corso, anche se la polizia non ha confermato la caccia a un altro assalitore. Aveva precedenti penali sia in Quebec sia in British Columbia Michael Zehaf-Bibeau, l'uomo di 32 anni che ieri ha aperto il fuoco. Documenti giudiziari ottenuti dall'emittente Cbc News indicano infatti che Zehaf-Bibeau, canadese convertito all'Islam, era stato condannato in passato in Quebec a 60 giorni di reclusione per possesso di stupefacenti. Mentre più di recente, nel 2011, aveva scontato un altro giorno di prigione, questa volta in British Columbia, per minacce durante una rapina a Vancouver. Secondo documenti di un tribunale del Quebec risalenti al 2004, Zehaf-Bibeau viveva all'epoca a Montreal, dove vive tuttora sua madre, Susan Bibeau, che è dipendente del governo federale. Sempre secondo la Cbc News, l'uomo è cresciuto a Laval, a nord di Montreal. I media canadesi confermano inoltre che i servizi segreti gli avevano confiscato a luglio il passaporto, considerandolo dopo la conversione "un viaggiatore ad alto rischio". L'uomo è stato freddato da una guardia, Kevin Vickers, all'interno del Parlamento, a pochi metri dalle aule dove in quel momento i deputati del Partito conservatore del premier Stephen Harper e dell'opposizione stavano discutendo come far fronte alla crescente minaccia del terrorismo nel Paese.
Altri mille agenti israeliani sono stati dislocati a Gerusalemme est per mantenere l'ordine pubblico nei rioni palestinesi, da settimane in fermento. Sabato si sono verificati altri incidenti e la polizia ha adottato nuove tattiche. Fra queste anche il ricorso ad agenti in borghese e a dirigibili dotati di telecamere, capaci di scorgere per tempo la organizzazione di disordini. Ad accrescere la tensione vi è l'imminenza dei funerali di Abdel Rahman a-Shaludi, il giovane palestinese che mercoledì ha travolto in automobile pedoni israeliani, provocando la morte di una bebè, in quello che secondo Israele è stato un attentato. La polizia ha stabilito che i funerali di a-Shaludi, che è stato colpito a morte da un agente, si svolgeranno in forma privata. Visto il clima di tensione, alcuni istituti scolastici di Tel Aviv hanno intanto sospeso le visite dei loro allievi a Gerusalemme. Nel frattempo la polizia israeliana ha reso noto che dall'inizio di luglio a Gerusalemme est sono stati arrestati 850 dimostranti palestinesi, sorpresi in atti di violenza. Di questi, 300 sono stati incriminati. Sono stati rinviati a data da stabilirsi i colloqui indiretti fra Hamas ed Israele per una tregua duratura a Gaza, che dovevano riprendere domani al Cairo. Lo ha reso noto oggi Fawzi Barhum, un portavoce di Hamas, secondo cui le autorita' egiziane non hanno dato spiegazioni. Radio Gerusalemme ha confermato la notizia.
Iran: Reyhaneh è stata impiccata L'Iran ha giustiziato Reyhaneh Jabbari, la ragazza condannata a morte per aver ucciso il suo stupratore. Nonostante gli appelli internazionali rivolti alle autorità, Jabbari, che ha 26 anni, è stata impiccata in una prigione di Teheran dove era rinchiusa. Lo ha reso noto la madre della donna, secondo quanto scrive la BBC online.
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"Una vita bizzarra" è il romanzo di successo, di Elisabetta Villaggio "Una vita bizzarra" è il romanzo di successo, di Elisabetta Villaggio, figlia dell’attore Paolo e con nonno, Ettore, ingegnere palermitano, che Milena Privitera presenterà giovedì 30 ottobre all’Excelsior Palace Hotel di Taormina per "SPAZIO al SUD", la rassegna culturale dell’associazione "Arte & Cultura a Taormina", presieduta da MariaTeresa Papale. Già regista di cortometraggi e documentari, autrice di programmi televisivi e teatrali di talento, Elisabetta Villaggio, dopo il saggio "Marilyn: un intrigo dietro la morte" tratto dalla omonima pièce teatrale, consegna alle pagine del suo primo romanzo - edito dalla "Città del Sole", una sorta di amarcord in versione capitolina, l’affresco di un tempo e di una generazione, la sua, che ha vissuto in prima persona gli anni ’70. Quegli anni di speranza e "di piombo" fatti di rivoluzione sessuale e di cortei politici, rivendicazioni di libertà e attentati. E lo fa con la levità di tocco di uno stile tanto incisivo quanto semplice, tratteggiando sapientemente, con una scrittura piena di ritmo, ambienti, personaggi e situazioni descritti con minuzia e verità storica, citando canzoni e film dell’epoca, riportando il lettore all’atmosfera libertaria e trasgressiva di quegli anni intensi e, per certi versi, anche gioiosi. Fatta di slogan colorati e "pallosissimi cineforum" con l’immancabile, interminabile, dibattito accluso. Fatta di sabot e pantaloni a zampa d’elefante, di maglioncini peruviani e borse di Tolfa, di Eskimo d’ordinanza e scontri tra Fasci e Neri. Fatta di sesso libero, spinelli e guerriglie urbane. Anni al contempo "furibondi", intrisi di ideali, percorsi da un fortissimo impegno politico di una generazione intera che gridava la sua voglia, o meglio, la sua pretesa di cambiare il mondo. Che lottava perché la scuola fosse veramente di tutti, le donne potessero finalmente essere di se stesse, l’amore non avesse generi obbligati, il sesso fosse liberato da coercizioni matrimoniali, il divorzio rendesse giustizia di matrimoni "scoppiati". Ragazzi e ragazze, dai ceti mischiati, che in nome della
giustizia sociale e della libertà dell’essere umano sognavano un’Italia senza discriminazioni e differenze convinti che "tutto, o quasi, potesse essere possibile". Figli di quella passione estrema segnata dai grandi ideali che guidava i loro animi, e le loro ribellioni, essi nell’immaginario collettivo sono, per antonomasia, "la meglio gioventù" e quelli della "rivoluzione tradita", ma anche quelli degli oltre 5.000 arresti per banda armata, ed, in definitiva, quelli che, nonostante le tante battaglie civili vinte, dalla legge Basaglia a quella sul divorzio, sono diventati adulti portando con sé l’amara consapevolezza di una sconfitta, personale e politica. Ed Elisabetta Villaggio, figlia di quei tempi con il suo gruppo di amici, di quei giorni roventi ne fa lo sfondo, non passivo, di una storia di amicizia femminile che si dipana negli anni, che sembra interrompersi per sempre, che ricomincia là dove era nata più forte di prima. Un cerchio che si chiude, a parti quasi invertite, a siglare l’intenso legame che unisce sin da quando erano bimbette Rosa, catapultata nel 1969 da una baita in mezzo alla natura di Pieve di Cadore, con i maglioni pesanti di lana fatti dalla mamma e gli stivali adatti alla neve, ad una portineria priva di luce di un palazzo dei Parioli, e la solare, disinvolta Benedetta, figlia della Roma-bene, che ai piani alti di quel palazzo vi abita con la sua famiglia colta, ricca, giramondo in cui dissapori e frustrazioni vengono ricoperti da strati di ipocrita finzione perbenista. E’ di Rosa l’Io narrante. Di una Rosa un po’ cupa e assennata, divoratrice di libri, cui la frequentazione della casa amica apre uno scenario di vita altrimenti impensabile per la figlia di un rozzo falegname veneto, determinandone l’arricchimento culturale, l’evoluzione intellettuale, lo sviluppo emotivo che la porteranno a distanziarsi sempre più dai familiari ed a prendere in mano la propria vita facendone, dopo traversie e cadute, una vita "bizzarra" e vincente. Seguirle nella loro crescita, vederle diventare giovani donne condividendone le espe-
rienze formative, gli amori e le delusioni, i viaggi in tenda e lo scorrazzare in motorino per le vie di una Roma infiammata dalle rivendicazioni studentesche è sì un viaggio a ritroso nel tempo per molti lettori che di quella generazione fanno parte, ma diviene, per tutti, un viaggio intimo tra le emozioni, le speranze, le lotte interiori: una lettura che scorre veloce, un romanzo modernissimo ma per certi versi dal sapore "antico" carico com’è di sentimenti e, perché no, di romanticismo. La prefazione è di un Villaggio padre legittimamente orgoglioso e sapidamente in vena di autocritica generazionale: "Ho rivissuto 40 anni della mia vita accompagnato dagli occhi di una giovane donna. Il punto di vista è completamente diverso da quello di noi vecchi. Avevamo la certezza di averlo vissuto solo noi, e che i giovani l’avessero passato con la solita spensieratezza, quasi che la cosa non li riguardasse. Invece no, erano loro i veri protagonisti! Quelle guerriglie urbane non erano ragazzate o una specie di carnevali del sabato pomeriggio. Non erano cortei di ragazzi viziati dal benessere e noi vecchi non abbiamo capito che stavano difendendo il loro futuro… Insomma, si sono liberati con molta fatica di obblighi e di leggi quasi medievali."
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Bce boccia 25 banche europee La Bce boccia 25 banche europee, tra queste anche Mps e Carige. Sono i risultati degli stress test sulla verifica di solidità delle banche in Europa condotti su 131 istituti europei. Dodici delle 25 banche europee che non hanno passato gli stress test della Bce hanno già varato misure di rafforzamento del capitale. Montepaschi ha bisogno di un ulteriore rafforzamento del capitale da 2.111 milioni, mentre a Carige servono altri 814 milioni per superare lo scenario avverso degli stress test Bce. Lo comunica Bankitalia. Le banche italiane hanno subito la svalutazione dei propri attivi più forte fra gli istituti europei dalla asset quality review della Bce. Lo si legge in una nota, che indica in 12 miliardi di euro (3,5% degli asset) la correzione. Seconda la Grecia con 7,6 miliardi. La Germania è a 6,7 miliardi di riduzione. Entro due settimane le banche che non hanno superato lo stress test della Bce dovranno presentare i piani per la ricapitalizzazione. E' quanto informa la Bce secondo cui 12 delle 25 banche hanno già coperto 15 miliardi di carenza capitale nel 2014. Per le altre scatta la necessità di approntare misure. Banca Popolare di Vicenza e la Popolare di Milano per le quali la Bce aveva individuato carenze di capitale si sono salvate grazie alle misure di rafforzamento patrimoniale aggiuntive varate. Lo informa la
Banca d'Italia secondo la quale i 233 milioni e i 166 rispettivamente mancanti sono stati coperti da misure aggiuntive. "I risultati confermano la solidità complessiva del sistema bancario italiano, nonostante i ripetuti shock subiti dall'economia italiana negli ultimi sei anni: la crisi finanziaria mondiale, la crisi dei debiti sovrani, la doppia recessione", afferma la Banca d'Italia.Fabio D'Amora
Slitta pagamento delle pensioni
Slitterà dal primo al giorno 10 di ogni mese il pagamento delle pensioni. La norma contestata oggi dai sindacati dei pensionati sarebbe prevista dal disegno di Legge di Stabilità ed era già inserita nelle bozze circolate nei giorni scorsi. Scatterebbe dal primo gennaio 2015 con l'obiettivo di ''razionalizzare ed uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'Inps''. La norma prevede che ''i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate dagli invalidi civili, nonchè le rendite vitalizie
dell'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese''. Il pagamento slitta al giorno successivo se il 10 del mese è ''festivo o non bancabile''. Il nodo che emerge, secondo chi contesta la norma, è che spesso la pensione serve per pagare impegni ''fissi'', come l'affitto, che scade solitamente il 5 di ciascun mese, il mutuo o eventuali pagamenti di prestiti. La Legge di Stabilità, inoltre, prevede che l'Inps debba fare ''un unico pagamento ove non esistano cause ostative nei confronti dei beneficiari di più trattamenti''. Lo stesso articolo prevede anche una stretta delle norme nel caso di pagamento della pensione ad un defunto con l'obiettivo di evitare possibili frodi. La norma, quindi, richiede che sia previsto l'invio telematico all'Inps del certificato di decesso da parte del medico che accerta la morte e l'obbligo di restituzione da parte della banca degli eventuali importi già accreditati.
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Ottava Giornata della Serie A Classifica di serie A dopo l'8/a giornata (Cesena-Inter, Lazio-Torino e Napoli-Verona alle 18, Milan-Fiorentina alle 20.45): Juventus 22; Roma 19; Udinese e Sampdoria 16; Milan 14; Genoa e Lazio 12; Napoli e Verona 11; Fiorentina e Inter 9; Torino e Cagliari 8; Empoli, Sassuolo e Atalanta 7; Palermo e Cesena 6; Chievo 4; Parma 3. Vincono anche la Lazio per 2-1 sul Torino, e L'Inter sul campo del Cesena per 1-0. Higuain è tornato alla grande, con una magnifica tripletta, Hamsik risorge con due gol e si conferma in splendida forma Callejon, il Napoli ne fa sei al Verona e torna grande nonostante l'essere stato inizialmente in svantaggio per il gol di
Halfredsson,poi dopo il 2-2 è stato un assolo della banda Benitez che ha asfaltato gli uomini di Mandorlini. Nota felice per il Verona è stato il magnifico gol di Nico Lopez che si ripete dopo il gol al Milan. L'Inter era chiamata a vincere dopo aver totalizzato solo un punto nelle tre precedenti giornate contro Cagliari, Fiorentina e Napoli, decide sul campo del Cesena il rigore di Icardi. L' Inter vince ma assolutamente non convince. Vince anche la Lazio in casa contro il Torino grazie alle reti di Biglia e di Klose mentre per i granata è andato a segno Farnerud. Milan e Fiorentina pareggiano con i gol di De Jong di testa sul cross di Menez, pareggia Ilicic con una botta da fuori. Il Milan doveva
proseguire la striscia positiva delle ultime giornate e prova a farlo schierando Poli, Honda e Menez. La Fiorentina orfana di Gomez e Rossi, schiera Ilicic e Babacar con Cuadrado chiamato a dare imprevedibilità alla manovra. Il Milan va in vantaggio al 26' di testa insaccando all'angolino. La
Allegri, non abbiamo concesso nulla "Oggi sono soddisfatto, perchè al Palermo non abbiamo concesso niente e abbiamo ripreso a non prendere gol". Lo ha detto il tecnico della Juventus Massimiliano Allegri a Stadio Sprint dopo il 2-0 ai rosanero. "Sono contento per Llorente, che ha fatto gol dopo tante buone prestazioni, ne aveva bisogno. Pirlo? Ha giocato discretamente bene, ma
deve accumulare ancora minuti e ritrovare i ritmi di gioco. Peraltro con questi ritmi non si può giocare sempre".
A Moratti dissi:caccia quel filippino "E' ingiusto che Moratti sia stato trattato così, sono molto dispiaciuto per lui. Io glielo avevo detto: caccia quel filippino...". Lo ha detto il presidente della Samp, Massimo Ferrero, a Stadio Sprint, rincarando: "E' venuto dall'Indonesia per insultare un emblema del calcio". Poi: "A Thohir voglio bene, ma non mi deve toccare Moratti".
Fiorentina trova il pareggio al 65' con una rasoiata dai 20 metri all'angolino che batte Abbiati. Termina in pareggio, un risultato giusto per l'impegno dei viola dimostrato in campo per pareggiare e per la svogliatezza del Milan reo di aver considerato chiusa la partita.
Sci, primo gigante di coppa del mondo Vittoria ex aequo in 2.39.85 per l'austriaca Anna fenninger e l'americana Mikaela Shiffrin nel primo slalom gigante di Soelden, gara di apertura della stagione. Terza l'altra austriaca Eva Maria Brem in 2.40.12 .Bene le azzurre con Federica Brignone 5/a in 2.40.22, a soli 10 centesimi dal podio, Nadia Fanchini è 9/a in 2.41.68. Domani a Soelden e' in programma lo slalom gigante di apertura della stagione uomini.
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