Catalogo DE RERUM NATURA e altre puntesecche di GINO MERLINA

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Nicolò D’Alessandro

De Rerum Natura e altre puntesecche di Gino Merlina


Progetto grafico: Nicolò D’Alessandro

© Copyright Gino Merlina, 2016 © Copyright Laboratorio Museo del Disegno, 2016


Nicolò D’Alessandro

De Rerum Natura e altre puntesecche di Gino Merlina 14 / 28 maggio 2016


“Com'è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l'imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso.” (PIERRE AUGUSTE RENOIR) “La vostra anima è un paesaggio squisito.” (PAUL VERLAINE)

Foglie, 2014, puntasecca, mm 106 x 166.

Rosa, 2013, puntasecca, mm 100 x 100. >


De rerum natura Nicolò D’Alessandro La Puntasecca Non è mai superfluo ricordare cosa significhi il termine puntasecca, la cui caratteristica è la natura inconfondibile del segno che con la presenza delle barbe che trattengono alla stampa l'inchiostro, restituisce un segno morbido, vellutato e quel particolare alone nerastro che rende l’immagine meno dura, con un risultato più pastoso simile, a volte, alla matita. Riveste in tal modo un carattere quasi pittorico, ricco di sfumature e di chiaroscuri. Con una punta metallica dura e acuminata, la matrice di rame o di zinco viene direttamente incisa ed esercitando abilmente una diversa pressione sulla punta si può determinare una variazione di profondità e di larghezza del solco che poi, stampato, darà un segno più o meno intenso.
Una splendida resa di notazioni, di segni freschi e veloci. Le prime due o tre prove di stampa sono più deboli per la distribuzione non ancora uniforme dell’inchiostro che determina l’irregolarità del tratto. Le successive prove risultano più suggestive, esprimono una sempre maggiore finezza di espressione. Parliamo però di pochi fogli stampati, dieci o quindici esemplari al più, poiché la pressione del torchio di stampa distrugge rapidamente le barbe ed il relativo effetto. La puntasecca è adatta pertanto solo per tirature molto limitate rispetto alle altre tecniche dell’acquaforte, dell’acquatinta, della vernice molle. Si parla già nel quattrocento di puntasecca usata da un anonimo

artista fiammingo, il Maestro del libro della casa, raffinato incisore a bulino che usa lo stagno, materiale duttile, per ottenere gradevolissimi effetti di morbidezza. Nel Cinquecento, in Italia, le prime puntesecche sempre eseguite su stagno sono di Andrea Malleola. Da Andrea Mantegna al maestro indiscusso dell’incisione Albrecht Dürer molti altri artisti si sono cimentati, oltrechè in bulini, acqueforti, anche in alcune raffinate incisioni. La puntasecca che non consente errori e pentimenti, ebbe una grande diffusione nel quindicesimo secolo, sopratutto in Olanda. Uno dei più grandi maestri in questa tecnica fu sicuramente Rembrandt e, tra i più moderni incisori, James Abbott M. Whistler, Alphonse Legros, Jacques-Philippe Le Bas, Giovanni Boldini, Pablo Picasso. Il plexiglas Da qualche tempo nell’incisione per la grafica d’arte si usa anche il plexiglas (o perspex) un materiale tra l’altro riciclabile che, oltre ad essere più morbido rispetto alle lastre di metallo di rame o di zinco, proprio per la sua trasparenza, permette all’artista di vedere il risultato dell'incisione anche senza farne una stampa di prova. L’artista procede al disegno di base che poi incide sulla lastra per ottenere alla fine il risultato voluto. Il vantaggio di questo materiale sta nel fatto che non vengono usati acidi quali l’acido nitrico, il solfato di rame che viene richiesto per la morsura delle inci-


sioni su zinco o il percloruro di ferro per le incisioni su rame. Acidi altamente corrosivi da usare con molte precauzioni poiché a contatto con la pelle o per inalazione dei vapori producono notevoli danni. Con il plexiglas l’incisione a puntasecca consente una grande versatilità espressiva che viene soprattutto regolata dall’esperienza dell’artista. Gino Merlina e il valore evocativo di Villa Malfitano Palermo, non tenendo conto delle sue emergenze sociali, culturali ed architettoniche, vanta sin dal 1500 un’ampia e prestigiosa presenza di giardini storici. Un’antichissima tradizione di Giardini pubblici e privati. Ci fa piacere ricordare Villa Trabia, dall'impianto seicentesco, dotata di vasche e fontane oltre che di un labirinto; Villa Giulia, dal geometrico impianto settecentesco, con i quattro ingressi, ricca di riferimenti simbolici e culturali. Adiacente alla villa Giulia è l’Orto Botanico, tra i più importanti d'Europa. Ed ancora il Parco del Duca di Orleans, il Parco del Principe di Castelnuovo, con il "Teatro di verdura"; il Parco della Real Favorita, riserva di caccia voluta da Ferdinando III di Borbone. Non ultimi la "Villa pubblica inglese", su progetto di G. B. Filippo Basile, e il giardino Garibaldi di Piazza Marina. Appare singolare ma anche confortante che in una città degradata come Palermo, in una città che sempre più si allontana da se stessa, che perde quotidianamente la sua Rose, 2014, puntasecca, mm 158 x 118.

identità ci siano artisti che resistono, che raccontano la qualità di luoghi, memoria di un passato sempre più lontano. Mi riferisco in particolar modo alla Villa Malfitano, incontaminato luogo protetto da un alto muro di cinta, nascosta da possenti alberi, e con un esotico giardino straordinario, un vero parco botanico per la rarità delle specie tropicali e per le numerose varietà di orchidee. Una vera oasi assieme agli altri insediamenti di verde della Città. La Villa Malfitano, residenza di Joseph Whitaker, costruita su tre elevazioni, diventata da alcuni anni straordinaria Casa Museo, conserva gli arredi originali, dipinti di pregio, coralli, libri, opere d’arte e di antiquariato, arazzi e testimonianze fotografiche. Restituisce pienamente l’atmosfera cosmopolita della cosidetta “stagione d’oro” della Palermo di fine Ottocento, una stagione felice, fastosa e ben rappresentata dagli splendori di molte ville. Mantiene inalterato nel tempo quel fascino antico che la rende unica nel suo genere. “La natura ama nascondersi”, diceva Eraclito. Ho voluto richiamare l’attenzione sul valore evocativo della Villa e del Parco per sottolineare l’atmosfera che Gino Merlina, artista petralese, respira a pieni polmoni da sempre. L’abile incisore ci offre uno sguardo appassionato sul mondo vegetale racchiuso in questo luogo magico, lo disvela con grande chiarezza poiché bene lo co-


nosce. Mi riferisco all’artista, amico da sempre, un navigatore solitario, presenza discreta, privilegiato artista che ha frequentato per lavoro, per oltre venticinque anni il parco, le varie stanze della Villa, arredate ognuna con uno stile diverso. Stanze che conosce benissimo come pochi altri, poiché i restauri da lui compiuti in ogni anfratto della casa sono visibili dappertutto. È intervenuto dopo un rovinoso incendio nel restauro anche della famosa Stanza d’estate, che si affaccia sul giardino, le cui pareti decorate dal trompe-l'oeil di Ettore De Maria Bergler rimandano, attraverso le grandi vetrate, alla lussureggiante vegetazione tropicale che circonda la casa. Alcuni angoli del grande ingovernabile parco, quelli più lontani dalla casa, hanno un aspetto trascurato, la vegetazione compatta rende il luogo misterioso ma pur sempre affascinante. Gino Merlina lo conosce benissimo. Guardando le sue incisioni si finisce con il parlare di paesaggio, di foglie, di alberi, di fiori. Vaga con disinvoltura e maestria segnica tra gli enormi Ficus a ridosso della Villa e nel Parco, tra le intricate macchie di vegetazione che fa apparire come boschi con alberi svettanti verso il cielo e le radici illuminate da improvvisi coni di luce filtrate dai rami più alti e dalle foglie. Un guardingo coniglio düreriano all’ombra di un grande albero, in una sua splendida incisione è pronto alla fuga. E tra gli alberi della Villa felicemente da lui descritta in decine di disegni e lastre incise, nascono improvvisi castelli che possono essere raggiunti attraverso piccoli sentieri di terra battuta e ancora memorie e ricordi di torri di Babele fantasiose. In alcune sue lastre si lascia sedurre da quell’esemplare di ficus vicino alla casa, i cui lunghi rami serpeggiano paralleli al suolo e dai grandi esemplari di Dracena draco, dalle numerose specie di palme alla gigantesca Yucca australis. Ma la maestosa Villa è comunque la protagonista tra erbe, alberi, lampioni

e foglie secche. Le sue incisioni appaiono come appartenere a quella grande stagione delle stampe francesi e inglesi di paesaggio dell’Ottocento (Camille Corot, Charles-Francois Daubigny, Jean-Francois Millet), tra romanticismo e impressionismo. Ma non è così. Emerge con chiarezza lo stretto rapporto di un occhio innamorato del presente e molto più opportunamente le sue incisioni dal sapore fiammingo e fantastico, eguagliano la qualità segnica degli amici comuni e grandi raffinati virtuosi dell’incisione, Edo Janich e Patrizio Di Sciullo o del visionario JeanPierre Velly (1943-1990). Le incisioni a puntasecca Gino Merlina in queste incisioni a puntasecca ricorre al tema dell’albero, simbolico legame terra-cielo che diventa presenza viva e necessaria. Si appropria attraverso esso del paesaggio, si identifica e dialoga con esso, sente il magico legame che sussiste tra l'uomo e la natura.
 Lo affronta non come genere artistico meramente estetico, ma come mezzo interpretativo e nello stesso tempo analitico, per riappropriarsi della natura. “È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori, scrive Fernando Pessoa. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. Eterni viandanti di noi stessi, ribadisce, non esiste altro paesaggio se non quello che siamo”. Sapientemente Gino Merlina racconta il paesaggio, racconta la natura, attraverso la seduzione di una Villa e un Parco e offre spunti di riflessione tra il rapporto inseparabile dell’uomo che è parte integrante del paesaggio e, nel contempo, soggetto esterno che lo descrive e racconta. Nelle sue composizioni incise


emerge l’assenza dell’uomo, nei suoi percorsi dei sentieri battuti, nel misterioso intrigo delle foglie e degli alberi, nel suo celarsi si disvela la sua presenza. Le sue lastre, di suggestione romantica, restituiscono qualcosa che coincide con l’ inquietudine, con il mistero del silenzio della natura, con qualcosa di melanconico. E ciò che in un paesaggio, scriveva Johann Wolfgang Goethe, vien detto romantico è un tranquillo senso del sublime sotto forma di passato o, il che è lo stesso, di solitudine, assenza, distacco. Scrivevo, in catalogo, per la sua prima mostra personale (1974) e a distanza di più di quaranta anni sottoscrivo ancora oggi senza aggiungere o togliere nulla: “Caro Gino, mi chiedi uno scritto per avallare la tua prima mostra palermitana, sul lavoro che fai, scarno, essenziale, lucidissimo. Lo chiedi a me che ho i tuoi stessi problemi di segno, di calligrafia. A uno che ha la paura costante di non essere autentico, con un respiro che qualche volta diventa affannoso. Chiedi "una presentazione" a me che non sono critico impegnato e dovrei difenderti per ciò che fai. Ma credimi, Gino, è difficile difendere ciò a cui tu ed io crediamo. Essere vivi, con rabbia, per tutto ciò che di sbagliato ci circonda o, con amore, per tutto ciò che di meraviglioso offre la vita, non è facile. Essere entusiasti significa segnare strade, incidere solchi. Essere costantemente preoccupati di sbagliare è una vittoria permanente. Avere poi rispetto degli altri uoSenza titolo, 2013, puntasecca, mm 120 x 100.

mini, con il proprio operato, è forse una verità di cui oggi abbiamo estremamente bisogno, affaticati come siamo ad estrarci da un oceano di cose tremendamente inutili. So che sei un entusiasta, che sei costantemente preoccupato del tuo lavoro, come lo sono io. Per questo ho fiducia nella tua paura. Permettici allora di respirare, con questa mostra, una boccata d'aria buona nel tuo groviglio di linee eleganti nella scelta, nel segno sicuro sulla carta bianca. Sapessi quanto bisogno c'è, abbrutiti come siamo da una realtà quotidiana, banale, del tuo lavoro prezioso". In un’altra sua mostra personale del 1986 annotavo: “Gino Merlina, autodidatta, formidabile disegnatore, navigatore solitario, così come altri poco noti ricercatori di questa sempre più incredibile Palermo, oppone la propria resistenza al cattivo gusto, lavorando in silenzio, con costanza e caparbietà, puntando soprattutto sulla qualità. Stupore e aderenza al sogno, quasi segreto progetto di bellezza. La sensazione è che Gino Merlina voglia sottilmente convincere che il mondo non sia altro che un sogno; e che la qualità del lavoro sia l'unica strada per contribuire al reale cambiamento della nostra città”. Cosa posso aggiungere oggi per questa mostra al Laboratorio Museo del Disegno se non confermare ciò che negli anni ho sempre sostenuto per questo mio amico artista? Palermo, nella primavera del 2016.


Il bosco di betulle, 2013, puntasecca, mm 210 x 210.


La vecchia sequoia, 2012, puntasecca, mm 160 x 106.


Nei pressi del fiume, 2013, puntasecca, mm 210 x 110.


Senza titolo, 2012, puntasecca, mm 97 x 140.


Notturno, 2013, puntasecca, mm 240 x 174.


Oltre la siepe, 2015 puntasecca, mm 212 x 196.


Senza titolo, 2013, puntasecca, mm 150 x 210.


La staccionata , 2012, puntasecca, mm 190 x 105. Nel bosco, 2013, puntasecca, mm 210 x 280. >



II glicine ad est, 2013, puntasecca, mm 210 x 108. Grande ficus, 2014, puntasecca, mm 197 x 260. >



Alba a Piano Battaglia, 2013, puntasecca, mm 2204 x 230.


Tramonto , 2013 puntasecca, mm 150 x 216.


Controluce in villa..., 2015, puntasecca, Ă˜ mm 190.


Pomeriggio a Villa Malfitano, 2013, puntasecca, mm 230 x 190.


Ricordando Rembrandt, 2015, puntasecca, mm 206 x 167.


Studio per “fiori secchi”, 2015, puntasecca, mm 220 x 170.


rose, 2015, puntasecca, mm 1205 x 100. Farfalle silvestri, 2013, puntasecca, mm 210 x 290. >



Attesa sotto il vecchio ulivo, 2013, puntasecca, mm 210 x 295.



LeTorri oscure, 2015, puntasecca, mm 200 x 180.


Torre di Babele 2, 2015, puntasecca, mm 154 x 106.


Loreto, 2014, puntasecca, mm 210 x 160.


Roseto a Mozia, 2010, puntasecca, mm 130 x 180.


Senza titolo, 2014, puntasecca, mm 100 x 100.


Rose, 2014, puntasecca, mm 100 x 130.


Senza titolo, 2012, puntasecca, mm 140 x 100. Ficus 2014, puntasecca, mm 150 x 220. >




La pianta grassa, 2014, puntasecca, mm 160 x 150. < Senza titolo, 2013, puntasecca, mm 100 x 120.


Rose, 2014, puntasecca, mm 158 x118. Foglie secche, 2015, puntasecca, mm 160 x 200. >



Paesaggio madonita, 2010, puntasecca, mm 105 x 175.


Le Rose appassite, 2011, puntasecca, mm 190 x 210.


Gino Merlina nasce a Petralia Soprana nel 1950 dove compie studi tecnici. Dal 1971 svolge attività grafica (campo a cui si è avvicinato da autodidatta), realizzando numerose lastre all’acquaforte e puntasecca e attività pittorica (acquarelli, pitture acriliche e ad olio). Ha prodotto incisioni ed acquarelli per la fondazione G. Whitaker ed ha realizzato numerosi disegni e illustrazioni per la Casa Editrice Sellerio. Numerose le mostre personali e collettive: 1972 Personale di grafica, Biblioteca Comunale, Petralia Soprana (PA); 1974 Personale di grafica Centro d’Arte Jack di quadri, Palermo; 1975 Personale di grafica, Circolo di cultura, Petralia Soprana (PA); 1975 Mostra collettiva, Artisti contemporanei di Sicilia, Galleria La Tela, Palermo; 1977 Mostra collettiva, Centro d’Arte Condor, Palermo; 1979 Mostra collettiva, In-venti-va, Galleria Quattro venti, Palermo; 1979 Mostra collettiva, Il figurativo alle soglie degli anni ‘80, Palazzo Cariati, Napoli; 1986 Personale di pittura, Galleria La bottega di Hefésto, Palermo; 1986 Mostra collettiva, Uno per uno/Indicazione e verifica, Fondazione Whitaker, Villa Malfitano, Palermo; 1987 Mostra collettiva, Circolo di cultura, Petralia Soprana (PA); 1988 Mostra collettiva, Il cavallo immaginario, Fondazione Whitaker, Villa Malfitano, Palermo; 1989 Personale di pittura, Circolo di cultura, Petralia Sottana (PA); 1990 Mostra collettiva, Il diavolo. Immagini e bibliografia dell’avversario, Galleria La bottega di Hefesto, Palermo; 1991 Mostra collettiva, Grafica oggi, Istituto d’Arte Picasso, Palermo; 1993 Personale di pittura, Galleria L’Altro, Palermo; 2004 Mostra collettiva di grafica, Salone del libro, Torino; 2005 Personale di grafica (N. D’Alessandro, E. Janich, G. Merlina), MUNA Cafe, Trapani; 2007 Mostra internazionale d’Arte Moderna, Apantè Il, Palanaxos, Giardini Naxos (ME); 2007 Mostra collettiva, Caro Pan, Associazione culturale Spazio Vitale, Catania; 2009 Estemporanea in occasione della celebrazione del centenario della nascita del maestro Giambecchina, Gangi (PA); 2011 Mostra collettiva, Made in Sicily, Galleria d’Arte Moderna Le Ciminiere, Catania e Albergo delle Povere, Palermo; 2013 Mostra collettiva, Quest’ora su tutte le ore, un presepio di 111 artisti presso il complesso della Chiesa di San Mamiliano, Palermo; 2014 Mostra collettiva, Quaranta torri di Babele, Galleria L’Altro Arte Contemporanea, Palermo; 2014 Mostra collettiva Origini, Associazione culturale Spazio Vitale, Catania; 2015 Mostra collettiva Nove incisori, Palazzo Sant’ Elia, Palermo; A fil di-segno, mostra d’Arte Grafica Carla Horat e Gino Merlina, Villa Malfitano, Palermo. Hanno scritto: Giovanni Bonanno, Francesco Carbone, Nicolò D’Alessandro, Aldo Gerbino, Giacomo Giardina, Eduardo Rebulla, Giuseppe Servello, Albano Rossi, Sergio Troisi. Bibliografia: Nicolò D’Alessandro, Situazioni della pittura in Sicilia, ed. Celébes, Trapani, 1974; Artisti contemporanei di Sicilia, ed. UTI., Napoli, 1975; Nicolò D’Alessandro, Pittura in Sicilia dal futurismo al postmoderno, ed. La Ginestra, Palermo 1992.


Ficus, 2013, puntasecca, mm 120 x 85.


Laboratorio Nicolò D’Alessandro Museo del Disegno via Mogia, 8 - 90138 Palermo 091 32 20 30 - 324 69 308 46 nicolodalessandro@virgilio.it ndalessa@tiscali.it www.facebook.com/groups/amicidelmuseodeldisegno/


Catalogo realizzato in occasione della Mostra


Laboratorio Nicolò D’Alessandro Museo del Disegno via Mogia, 8 Palermo 091 32 20 30 - 324 69 308 46 nicolodalessandro@virgilio.it ndalessa@tiscali.it www.facebook.com/groups/amicidelmuseodeldisegno/

apertura da martedĂŹ alla domenica dalle ore 17.30 alle 21.30 (o per appuntamento)


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