Food for whom and How?
SPECIAL EDITION Periodico bimestrale, Registro Tribunale di Pisa n° 612/2012, 7/12 “Network in Progress” #29 Ottobre 2015
REDAZIONE / EDITORIAL STAFF Direttore Responsabile Head editor Enrico Falqui enricofalqui@nipmagazine.it
Responsabile grafica e comunicazione visiva Art director Federica Simone
Caporedattrice Editor in Chief Stella Verin stellaverin@nipmagazine.it
Photo Editor Photo Editor Flavia Veronesi flaviaveronesi@nipmagazine.it Traduzioni Translations Marta Buoro
Redattori Editors Claudia Mezzapesa Francesca Calamita Laura Malanchini Ludovica Marinaro Marta Buoro Nicoletta Cristiani Paola Pavoni Simona Beolchi
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Network in Progress Iscritta al Registro della stampa al Tribunale di Pisa N° 612/2012, periodico bimestrale, 7/12 “Network in Progress” ISSN 2281-1176
Casa Editrice / Publishing ETS, P.za Carrara 16/19, Pisa Legale rappresentante Casa Editrice / Legal representative of the publishing house Mirella Mannucci Borghini
CON IL PATROCINIO DI / WITH THE SUPPORT OF
COPERTINA / COVER Copertina a cura di: Cover by: Bruno Munari Rose nell’insalata Corraini Edizioni ©
{Editoriale Cibo per chi e come? Ultimamente non si fa che parlare di cibo, in ogni salsa. Gli chef sono le nuove star dello show business, i blog dedicati alle varie identità alimentari spuntano in rete come funghi, il dibattito su quale sia una “sana e corretta alimentazione” è più che mai vivo e attuale. I prodotti sugli scaffali dei supermercati stanno cambiando, sempre più rivolti al biologico, ma anche attenti a intolleranze, al ritorno all’integrale, alla riscoperta di cereali diversi dal frumento, a consumare frutta e verdura di stagione. Sembra quasi che all’improvviso il mondo si sia accorto che i conservanti non sono un nutrimento costruttivo per l’organismo umano. In che percentuale questo movimento è moda e quanto invece si può parlare di una reale nuova consapevolezza? Sicuramente le malattie legate all’alimentazione che continuano ad affliggere le ultime generazioni, nella parte ricca del mondo, hanno posto l’accento sulla perdita di educazione alimentare che il progresso industriale ha portato con sé. Oltre naturalmente alla necessità, sempre più cogente, di occuparsi dell’atavica e profonda iniquità tra le diverse zone del mondo in materia. Ma è evidente, allo stesso tempo, che ci si scontra ancora spesso con la volontà di mettere un cerotto dove invece sarebbe necessaria un’operazione a cuore aperto, se non un trapianto. Il marketing ingannevole la fa da padrone, dalle buste dei frollini alle promesse della politica. Basta poco per richiamare alle nostre menti, non più abituate alla genuinità, il concetto di nutrimento e salute, o per sentirsi in pace con la coscienza acquistando il cioccolato “equosolidale”. Quello che ancora troppo spesso ci si dimentica, invece, e su cui si dovrebbe riflettere attentamente, è la filiera che vive a monte dei prodotti. Ogni tassello di questa catena è di fondamentale importanza ai fini di un reale Nutrimento, delle popolazioni come del Pianeta. Riportare l’attenzione alle filiere significa riflettere su tutte le componenti di un alimento (vale anche per gli oggetti naturalmente), e andando a ritroso comprenderne non solo l’effettivo valore nutrizionale, ma anche l’impatto che ognuna di esse ha sui territori di provenienza, a livello ambientale, economico e sociale.
{Editorial Food for whom and How? Lately we don’t do anything else but talking about food, in any sauce. Chefs are the new stars of the show business, the blog dedicated to the various food identities are sprouting like mushrooms in the network, the debate about what is an “healthy diet” is very much alive and present. The products on supermarket shelves are changing, increasingly turning to organic, but also careful to intolerance, to the return to whole, to the rediscovery of cereals other than wheat, to consume fruits and vegetables in season. It almost seems that suddenly the world has noticed that preservatives are not a constructive nourishment for the human body. What percentage of this movement is fashion and how much can we talk about a real new awareness? Surely the food-related diseases that continue to afflict the latest generations, in the rich part of the world, have focused on the loss of nutrition education that industrial progress has brought with itself. And of course the need more and more strong to deal with the atavic and deep inequity between different parts of the world on the subject. But it is clear, at the same time, we still often collides with the desire to put a band-aid where instead would be required an open-heart surgery, or maybe a transplant. The deceptive marketing is king, from the envelopes of biscuits to the promises of the policy. Very little is needed to call to our minds, no longer accustomed to the genuine, the concept of nutrition and health, or to feel at peace with the conscience buying chocolate “fair trade”. What too often is still forgotten, however, and on which you should think carefully, is the chain that lives upstream products. Every piece of this chain is of paramount importance for a real nourishment, as the populations of the planet. Bring attention to businesses is reflecting on all the components of a food (is also applicable to items of course), and going back to understand not only the actual nutritional value, but also the impact that each one of this has on the territories of origin, at environmental, economic and social level.
Sarebbe infatti riduttivo far corrispondere il concetto di Nutrimento alla sola sfera alimentare: è Nutrimento per l’uomo tutto ciò che influenzi il suo stato psico-fisico e la consapevolezza del proprio posto nel mondo. È un concetto squisitamente culturale, che impatta a tutte le scale: dall’individuo alla comunità, dalle comunità al territorio, dai territori alle nazioni e al pianeta, che oggi è ormai talmente piccolo per quanto è collegato, da avere dirette conseguenze sulla vita quotidiana del singolo. A meno di stili di vita attenti, figli di Scelte che, seppur ancora “fuori dal coro”, sono sempre più diffuse. È da questa riflessione sulle filiere e sul loro valore a 360 gradi, infatti, che nascono le nuove esigenze di produzione e consumo a chilometro zero. Dalle esperienze di orticoltura urbana in esponenziale aumento, alla ricerca di soluzioni più o meno tecnologiche per produrre sempre più vicino, quando non dentro, alla propria abitazione o per organizzarsi attraverso gruppi d’acquisto e reti di distribuzione nate con questo intento. Noi auspichiamo che la crescita del consumo critico non sia una moda passeggera né uno slogan con cui porsi sullo scaffale del mondo contemporaneo. Per questo abbiamo deciso di dedicare al tema proposto da Expo 2015 un numero “fuori programma” della nostra rivista. Vogliamo raccontarvi di un’Italia che cerca e trova soluzioni concrete, che si interroga sul ruolo che gli spazi della nostra vita possono svolgere per Nutrire in modo più consapevole il corpo e l’anima di questo tempo e di chi lo sta abitando. Il vero protagonista della riflessione che Expo ha o avrebbe dovuto suscitare non è, per quanto importante, ciò che arriva sulle nostre tavole, ma tutti i processi che stanno dietro, legati ai territori, alle loro identità ed economie, legati alla natura e ai cambiamenti climatici, legati gli uomini e alla qualità della loro vita. La manifestazione di Milano ha sicuramente avuto l’onere e l’onore di fornire diverse chiavi di lettura sulle complicate questioni che investono il nostro futuro. La speranza è che i visitatori, tra le molte contraddizioni, abbiano colto l’occasione per riflettere circa il ruolo delle loro scelte in quanto consumatori. È solo così che si potrebbe dire di aver messo in vetrina i passi dell’umanità verso un reale Progresso, come nella più antica e fedele tradizione delle Esposizioni Universali.
It would be simplistic to match the concept of Nourishment to the only sphere of food: for Man is Nourishment everything that affects his physical and mental state and awareness of his place in the world. It is a concept purely cultural, that impacts at all levels: from the individual to the community, from the community to the land, from the nations and territories in the world, which today has become so small as it is connected, to have direct impact on every-day’s life of the individual. Unless careful lifestyles, children of Choices which, although still “outside the box”, are increasingly common. It is from this reflection on supply chains and their value to 360 degrees, in fact, that was born the new requirements of production and consumption at zero distance. From the experiences of urban horticulture in exponential increase, in search of solutions more or less technological to produce ever closer, when not inside, your home or to organize themselves through purchasing groups and distribution networks born with this intention. We hope that the growth of the critical consumption is not a fad or a slogan with which to put on the shelf of the contemporary world. So we decided to dedicate to the theme of Expo 2015 the proposed “encore” issue of our magazine. We want to recount you of an Italy that seeks and finds concrete solutions, which questions the role that the spaces of our life can play in a more conscious Feeding body and soul of this time and of those who are inhabiting it. The real star of the reflection that Expo has or should have raised is not, no matter as important it is, what reaches our tables, but all the processes behind, tied to the territories, to their identities and economies, related to nature and climate changes related to men and their quality of their life. The event in Milan has definitely had the burden and the honor of providing different interpretations on complicated issues that affect our future. The hope is that visitors, among many contradictions, have taken the opportunity to reflect about the role of their choices as consumers. It is just in this way that we could say to have showcased the steps of humanity towards a real progress, as in the oldest and faithful tradition of Universal Exhibitions.
INDICE / CONTENTS Rubriche / Column Frames / Tales on Expo Spending Time In Expo… by Ludovica Marinaro
Expo: images, sounds and flavors
by Enrico Falqui
Expo is born in the East
by Paola Pavoni
Expo and the forgotten nature
by Simona Beolchi
Intervista / Interview Tra Campagne intelligenti e montagne all’avanguardia. Viaggio tra cultura e amore per la Terra Among intelligent Campaigns and cutting edge mountains. Travel between culture and love for the Earth by Bernardo Bricca
Il Progetto / Design Cibo ed energia per i territori inclusivi. Food&Energy Hub e reti per l’innovazione sociale Food and energy for inclusive territories. Food&Energy Hub and networks for social innovation by Barbara Melis and Graziella Roccella
Recensione / Review Il libro / The book Franco Zagari and Benedetto Selleri Moving forest: Expo 2015 Landscape by Enrico Falqui
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Ritratto di Bruno Munari della fotografa Giliola Chisté (Courtesy Corraini Edizioni) / Portrait of Bruno Munari by the photographer Giliola Chisté (Courtesy Corraini Edizioni)
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Bruno Munari Quello nato a Milano nel 1907 Quello delle Macchine inutili del 1930 Quello dei nuovi libri per bambini del 1945 Quello dell’Ora X del 1945 Quello delle Scritture illeggibili di popoli sconosciuti del 1947 Quello dei Libri illeggibili del 1949 Quello delle Pitture negative-positive del 1950 Quello delle Aritmie meccaniche del 1951 Quello delle Proiezioni a luce polarizzata del 1952 Quello delle fontane e dei giochi d’acqua del 1954 Quello delle Ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari del 1956 Quello del Portacenere cubico del 1957 Quello delle Forchette parlanti del 1958 Quello del design Quello delle Sculture da viaggio del 1958 Quello dei Fossili del Duemila del 1959 Quello delle Strutture continue del 1961 Quello delle Xerografie originali del 1964 Quello degli Antenati del 1966 Quello del corso di design alla Harvard University USA del 1967 Quello della Flexy del 1968 Quello della grafica editoriale Einaudi Quello dell’Abitacolo del 1971 Quello dei Giochi didattici di Danese Quello dei colori nelle Curve di Peano del 1974 Quello dei Messaggi tattili per non vedenti del 1976 Quello dei bonsai Quello dei Laboratori per bambini al museo del 1977 Quello delle rose nell’insalata Quello della lampada di maglia Quello dell’Olio su tela del 1980 Quello dei Filipesi del 1981 Quello dell’Alta tensione del 1991 Quello degli Ideogrammi materici del 1993 Quello premiato col Compasso d’Oro, con una menzione onorevole dall’Accademia delle Scienze di New York e quello premiato dalla Japan Design Foundation "per l’intenso valore umano del suo design” Quello del premio Andersen per il miglior autore per l’infanzia Quello del premio Lego¹. B
BY: Federica Simone
A CURA DI: Federica Simone
NIP Responsible for graphics and visual communication. Fascinated by all that has aesthetic value and with an innate pragmatism, she finds her natural path in the design world.
Responsabile grafica e comunicazione visiva di NIP. Affascinata da tutto ciò che ha valenza estetica e con un innato pragmatismo, trova il suo percorso naturale nel mondo del design.
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Bruno Munari The one born in Milan in 1907 The one of the Useless Machines in 1930 The one of new children’s books of 1945 The one of the X Hour of 1945 The one of the Unreadable Scriptures of unknown peoples of 1947 The one of the Illegible Books of 1949 B The one of the negative-positive Paintings of 1950 The one of Mechanical Arrhythmias of 1951 The one of Polarized Light Projections of 1952 The one of fountains and water games of 1954 The one of theoretical reconstructions of imaginary objects of 1956 The one of the Cubic Ashtray of 1957 The one of the Talking Forks of 1958 The one of design The one of the Travel Sculptures of 1958 The one of Fossils of the Millennium,1959 The one of the Continuous Structures of 1961 The one of the original Xerographs of 1964 The one of the Ancestors of 1966 The one of the design course at Harvard University, USA, 1967 The one of Flexy of 1968 The one of the publishing graphic of Einaudi The one of the Cockpit of 1971 The one of Didactic games of Danese The one of the colours in Peano’s Curves of 1974 The one of Tactile Messages for the Blind, 1976 B The one of bonsai Illustrazione Rose nell’insalata / The one of Workshops for children at the museum in 1977 Illustration The one of the roses in the salad Rose nell’insalata The one of the knit lamp The one of Oil on canvas of 1980 The one of Filipesi of 1981 The one of the High Voltage of 1991 The one of textural ideograms of 1993 The one who received the Compasso d’Oro, with an honorable mention by the Academy of Sciences of New York and the one awarded by the Japan Design Foundation "for the intense human value of its design” The one of the Andersen Award for best author for children The one of the Lego¹ award.
1 Testo autobiografico del catalogo per la Mostra collettiva di Bruno Munari, Corraini Edizioni, Edizione corrente: 3a edizione 04/2003. 1 Autobiographical text of the catalog for the exhibition of Bruno Munari, Corraini Editions, Current Edition: 3rd edition 04/2003.
Silvana Sperati Educatrice e formatrice sul Metodo Bruno Munari®. Allieva diretta e collaboratrice di Bruno Munari. Realizza la Fattoria didattica delle ginestre, dove esercita il pensiero progettuale creativo nella natura. Sperimenta il Metodo, per oltre venti anni, nella scuola pubblica. Progetta e conduce laboratori, scrive testi di didattica, coordina eventi culturali. Silvana Sperati Educator and trainer of the Bruno Munari’s Method®. Direct student and collaborator of Bruno Munari. She realized the Broom’s Educational Farm, where she excercises creative design thinking in nature. Experiences the method, for over twenty years, in public schools. She designs and conducts workshops, writes texts for teaching, coordinates cultural events. brunomunari.it studiobrunomunari.it info@studiobrunomunari.it lafattoriadelleginestre.com eureka@silvanasperati.it
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uando si analizza un tema rilevante come quello dell’alimentazione sarebbe essenziale, più che per altri, tener conto del punto di vista di tutti, anche di quello dei più piccoli. E chi meglio di Bruno Munari avrebbe potuto costituire un ponte fra il mondo dell’Alimentazione e quello dell’Infanzia? Con estremo piacere ho potuto trattare l’argomento con chi, a suo tempo, ha avuto l’onore di collaborare direttamente con il Maestro: Silvana Sperati, socio fondatore dell’Associazione Bruno Munari². Quello che segue è il risultato del nostro colloquio.
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hen analysing a relevant subject such as nutrition would be essential, more than other things, to take into account the point of view of everyone, including that of children. And who better than Bruno Munari could constitute a bridge between the world of Food and the Childhood? With great pleasure I could deal with the subject with who, at the time, had the honour to work directly with the Master: Silvana Sperati, a founding member of Bruno Munari Association². What follows is the result of our conversation.
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Immagini dei laboratori dell’archivio di Fattoria delle ginestre: fattoria didattica Metodo Munari®, sita nell’Oltrepò pavese. / Pictures of the laboratory of the archive of Brooms’ Farm: educational farm Munari’s Method®, located in Oltrepò Pavese.
ll Metodo Munari®, ieri ed oggi. Il Metodo Munari® è una "palestra” di educazione al pensiero progettuale e creativo che, facendo leva su uno stimolo iniziale della curiosità, spinge alla sperimentazione strumentale finalizzata alla comprensione. I primi laboratori per l’infanzia nascono nel 1977 da una richiesta della Pinacoteca di Brera con lo scopo di avvicinare i bambini al museo e alle opere d’arte in una modalità attiva. Con questi laboratori, Munari intendeva sia educare i bambini alla creatività, sia sensibilizzarli alle opere d’arte, fuggendo la mera riproduzione delle stesse e concentrandosi, invece, sull’interiorizzazione di quanto appreso tramite la sperimentazione delle tecniche. La necessità del Metodo Munari® è evidente ancora oggi, in un mondo frettoloso la cui tensione commerciale richiede continuamente di produrre, portando artisti e designer talvolta a replicare più che a sperimentare e creare. Lo scopo dell’Associazione Munari è proprio quello di promuovere questo Metodo nelle scuole di ogni ordine e grado, convinti di fornire ai «bambini di oggi»³, gli strumenti per affrontare le sfide degli «adulti di domani»³.
The Munari Method®, yesterday and today. The Munari Method® is a "gym" of education and creative design thinking, relying on an initial stimulus of curiosity, pushing to the instrumental experimentation aiming to comprehension. The first workshops for children were born in 1977 from a request from the Pinacoteca of Brera with the aim of introducing children to the museum and the works of art in an active way. With these workshops, Munari intended to educate children to creativity, both to sensitize them to the Art works, fleeing the mere reproduction of the same but focusing, instead, on the internalization of lessons learned through experimentation techniques. The need of Munari Method® is evident even today, in a world whose hasty trade tension requires continually to produce, leading artists and designers, sometimes, to replicate rather than to experiment and create. is evident even today, in a world whose hasty trade tension requires continually to produce, leading artists and designers, sometimes, to replicate rather than to experiment and create. The purpose of Munari Association is precisely to promote this method in schools of all levels, convinced to provide to «today’s kids»³, the tools to face the challenges of the «adults of tomorrow»³.
2 L’Associazione Bruno Munari, fra i cui soci vi è il Prof. Alberto Munari, psicologo, epistemologo e figlio dell’artista, continua ufficialmente il lavoro di ricerca avviato dal maestro Munari. Tra i suoi compiti la divulgazione e la maggiore conoscenza in tutto il mondo dell’opera e del pensiero dell’artista, nonché del suo approccio metodologico per i laboratori di educazione al pensiero creativo. L’associazione è unico ente accreditato per la formazione sul Metodo Munari®. Accoglie studenti da varie università per tesi e stage, promuove mostre, eventi, seminari e quant’altro riconducibile all’opera del maestro Munari. 2 The Bruno Munari Association, one of whose members is Prof. Alberto Munari, psychologist, and epistemologist’s son, officially continues the research work initiated by the master Munari. Among its tasks, the dissemination and increased knowledge in the world of the work and the artist’s thought and its methodological approach for education workshops to creative thinking. The association is the only one accredited for training the Munari Method®. Welcomes students from various universities for thesis and internships, it promotes exhibitions, events, seminars and so on due to the work of the master Munari. 3 «Giocare è una cosa seria! I bambini di oggi sono gli adulti di domani aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi aiutiamoli a diventare più sensibili. Un bambino creativo è un bambino felice!» Bruno Munari 1986
3 «To play is serious business! Today’s children are tomorrow’s adults let’s help them to grow up free from stereotypes let us help them develop all the senses let’s help them to become more sensitive. A creative child is an happy child!» Bruno Munari 1986
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Installazione MU-NARI per Expo 2015 (foto di Federica Simone). / Installation MU-NARI for Expo 2015 (photo by Federica Simone)
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Expo e Associazione Munari. Innanzitutto ci tengo a precisare che l’Associazione Bruno Munari ha collaborato con Expo in forma del tutto gratuita e questo sia perché ci sembrava un’occasione di grande interesse per il nostro paese, sia per dare un messaggio etico: Munari nella sua vita, in più occasioni ha preso parte a vari eventi per la città di Milano (e non solo) gratuitamente e questo perché non si fa tutto per i soldi, ma si fa anche perché ha senso fare. Per questa collaborazione abbiamo voluto sviluppare un progetto di Munari del ‘73: Metti le foglie, dando vita ad un’installazione interattiva che prende il nome di MU-NARI in Expo 2015, situata al terzo piano del Padiglione Italia nella sezione Potenza del futuro. Abbiamo realizzato una base in legno con la forma dell’Italia su cui sono collocati 21 timbri di foglie, ciascuno corrispondente alle piante delle diverse regioni italiane. Giocando con MU-NARI in Expo 2015, il bambino è stimolato ad osservare la diversità tra le foglie e a cercare le piante corrispondenti sui fogli di carta che mettiamo a disposizione; in questo modo, estendendo la sua azione anche alla fioriera (con la possibilità di vedere le piante dal vivo) viene indotto a fermarsi, a prendersi del tempo per ragionare, creare relazioni, conoscendo così, sia differenti tipi di pianta, che le regioni italiane. Siamo felici e onorati di essere presenti ad Expo, ci auguriamo che il messaggio del fare e dello sperimentare che ha portato la nostra associazione, possa essere colto ed ulteriormente divulgato. Nel concreto ci stiamo impegnando perché il gioco che abbiamo costruito ad Expo, possa diventare una vera e propria scatola/gioco che possa essere diffusa anche in altri paesi.
Expo and Munari Association First I want to clarify that the Bruno Munari Association has collaborated with Expo in a completely free form and this is because seemed to us an occasion of great interest to our country, even to give an ethical message: Munari during his life, on several occasions, took part in various events for the city of Milan (and not only) for free and this is because not everything is made for money, but also because it makes sense to do it. For this collaboration we wanted to develop a project of Munari of 1973: Metti le foglie, creating an interactive installation called MU-NARI in Expo 2015, on the third floor of the Italian Pavilion in the Power of Future section. We made a wooden base with the shape of Italy on which are placed 21 stamps of leaves, each one corresponding to the plants of different Italian regions. Playing with MU-NARI in Expo 2015, the child is encouraged to observe the differences between the leaves and look for plants corresponding to the sheets of paper that we provide; in this way, extending his action also in the planter (with the ability to see the plants live) is induced to stop and take time to think, create relationships, knowing well, both different types of plant, and the Italian regions. We are happy and honored to be present at Expo, we hope that the message of making and the experiencing that led to our association, can be cultured and further disclosed. In practice we are working hard so that the game that we have built for Expo, can become a real box/game that can be spread to other countries.
Rose nell’insalata4. Rose nell’insalata è un progetto che nasce proprio in cucina perché, svelo un segreto, molto spesso in casa Munari l’insalata veniva preparata proprio da lui quindi, ad un certo punto, è stato quasi istintivo tentare un’azione che nessun altro aveva mai azzardato prima scoprendo così, nell’insalata, l’immagine di una rosa. Un’azione semplice da cui nasce un libro molto bello in cui Munari ci pone una serie di interrogativi volti a stimolare la creatività: perché non provare con un peperone? Con un fiore? Cosa succede mescolando i colori? E così via. Da quest’opera è scaturita la collaborazione scientifica dell’Associazione Munari con un gruppo di giovani attori (Compagnia Schedía Teatro), collaborazione che ha visto realizzata una ricerca in vista della messa in scena dello spettacolo Rose nell’insalata, all’interno di alcuni nidi di Milano. Durante il laboratorio, subito dopo aver presentato gli ortaggi ed aver stimolato l’azione di timbratura, veniva chiesto ai bambini cosa gli veniva in mente, spingendoli, così, a sperimentare e quindi ad entrare in contatto con ortaggi che prima neanche volevano toccare. Con questo Metodo abbiamo riscontrato che si creava una familiarità per cui successivamente, quando gli stessi ortaggi venivano portati in tavola, i bambini erano curiosi di andare oltre e sperimentare anche col gusto. I bambini, conoscendo, si avvicinano al cibo e proprio per questo, nell’anno di Expo, lo spettacolo è di grande attualità, non a caso è stato presentato alla Rotonda della Besana, presso il MUBA (Museo dei Bambini), perché selezionato nell’ambito del progetto Childrenshare5.
Roses in the salad4. Rose nell’insalata is a project which was born in the kitchen because, I tell you a secret, very often at Munari’s home, salad was prepared by him then, at some point, it was almost instinctive to attempt an action that no one else dared, discovering so in the salad, the image of a rose. A simple action that led to a very good book in which Munari poses a series of questions designed to stimulate creativity, why not to try with a pepper? With a flower? What happens mixing colors? And so on. From this work arised the scientific collaboration of the Munari Association with a group of young actors (Schedía Theatre Company), a collaboration that has seen realized a research made in view of the staging of the show Rose nell’insalata, in some kindergardens of Milan. During the workshop, immediately after presenting the vegetables and having stimulated the action of stamping, children were asked what came up to their mind, pushing them so, to experience and then to come into contact with vegetables that before didn’t even wanted to touch. With this method we found that a familiarity was created and later, when the same vegetables were brought to the table, the children were keen to go over well by experiencing also through taste. The children, knowing, approach to food and for this reason, in the year of Expo, the show is very timely, not by chance was presented at the Rotonda of Besana, at MUBA (Children’s Museum), as selected in the scope of Project Childrenshare5.
4 Munari B. Rose nell’insalata, Edizioni Corraini, edizione corrente: 4a ristampa 10/2014 4 Munari B. Rose nell’insalata, Corraini Edition, current edition: 4th reprint 10/2014 5 Programma culturale dedicato ai bambini, pensato da Expo Milano 2015 in collaborazione con Fondazione MUBA Museo dei Bambini 5 Cultural program for children, designed by Expo 2015 in collaboration with the Foundation MUBA Children’s Museum
Expo e Metodo Munari®. Come dicevo, viviamo in un mondo che va di fretta e questo spesso porta i progettisti a reiterare oggetti di successo con qualche variabile, ad imitare uno stile, una moda. Si sta perdendo la fiducia nella sperimentazione e pur comprendendo la necessità che porta a questa sintesi di processo, ritengo che si debba riprendere contatto col nostro DNA, il DNA di un paese che possiede una percentuale altissima del patrimonio artistico mondiale ed una forte tradizione alimentare. È necessario riscoprire i grandi Maestri ed imparare ad osservare tramite il loro sguardo, con la loro curiosità la loro intelligenza ed il loro approccio metodologico, in questo modo avremmo già una serie di spunti che riuscirebbero ad affrancarci dal ruolo passivo che sentiamo di avere. Munari ci diceva che l’oggetto è bello quando è giusto e questo avviene quando tutti i passaggi progettuali sono stati rispettati e praticati, quando l’oggetto, quindi, diventa la sintesi di un lavoro di ricerca attento. Letta in quest’ottica, Expo costituisce una grande possibilità, ma si può stabilire un parallelo col Metodo Munari® solo in base a come decidiamo di viverla, perché, in uno spazio limitato, va in scena il mondo e questo ci dà la possibilità di raccogliere moltissime informazioni. È uno spazio che vale la pena vedere varie volte e consiglio di prendersi un giorno in più per fotografare, gustare, toccare, incontrare, parlare e magari anche costruire un diario per comprendere cosa si è imparato perché, ogni elemento, anche il più piccolo, può essere fonte di apprendimento. Sicuramente Munari avrebbe saputo raccogliere tanti dati e ne avrebbe certamente tratto ispirazione per numerosi progetti.
Expo and Munari Method®. As I said, we live in a world that is in a hurry and this often leads designers to reiterate some success objects with some variable, to imitate a style, a fashion. There’s a lost of confidence in experimentation and while I understand the need that leads to the synthesis of this process, I think we should get reacquainted with our DNA, the DNA of a country that has a very high percentage of the world’s artistic heritage and a strong food tradition. It is necessary to rediscover the great masters and learn to look through their eyes, with their curiosity their intelligence and their methodological approach, in this way we would have a number of ideas that would be able to free ourselves from the passive role that we feel we have. Munari told us that the object is beautiful when it is right and this is when all the steps in the project have been respected and practiced, when the object, then, becomes the synthesis of an attentive research. Seen in this light, Expo is a great opportunity, but you can draw a parallel with the Munari Method® just based on how we decide to live it, because, in a confined space, the world is on scene, and this gives us the opportunity to collect a lot of information. It is a space that is well worth seeing several times and I advice to take an extra day to take pictures, taste, touch, meet, talk and maybe even build a diary to understand what was learned and why, every element, even the smallest, It can be a source of learning. Munari would definitely been able to collect a lot of data and he would certainly have drawn inspiration for many projects.
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NIP #29
2015
1/4 Spending Time In Expo‌
Ludovica Marinaro
2/4 Expo: images, sounds and flavors
Enrico Falqui
3/4 Expo is born in the East
Paola Pavoni
4/4 Expo and the forgotten nature
Simona Beolchi
2015
NIP #29
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Ludovica Marinaro
Spending time in Expo‌ 1/416
NIP #29
2015
AUTHOR: Ludovica Marinaro
AUTORE: Ludovica Marinaro
Architect and PhD candidate in Landscape Architecture at the University of Florence. She cures NIP Atelier in constant search of an encounter point between arts and movement.
Architetto e PhD candidate in Architettura del Paesaggio presso l’Università di Firenze, cura la sezione Atelier di NIP nella ricerca costante di un punto di incontro tra le arti e il movimento.
IO «Sono 22 euro e 30 centesimi, signore» «Signore a chi?» Vabbé, scendo dal Taxi di fronte all’ingresso Sud, Merlata. Volevo proprio evitare la famigerata coda che si forma dall’ingresso di Cascina Triulza, all’arrivo della metro e del treno, mi mette l’ansia. Senza fare la fila percorro già il PEM, il grande ponte pedonale che attraversa la A4, i binari della linea Milano-Domodossola e dell’Alta Velocità Torino–Milano, e la sua bianca struttura mi restituisce tutta la luce intensa di questo giovedì di settembre al suono regolare dei passi miei e delle due ragazze che poco più avanti già scendono le scale. Arrivo anche io, e qui, dove termina la copertura, si apre l’orizzonte sull’Albero della Vita ancora quieto a quest’ora. Un istante e il mio scalpiccio sulla lamiera d’acciaio finisce per confondersi con il vociare mattutino del Cardo.
ME «It’s 22 euro and 30 euro cents, sir» «Sir to whom?» Whatever, I get off the taxi in front of the South entrance, Merlata. I really wanted to avoid the infamous queue that forms at the entrance of Cascina Triulza, the arrival of the metro and train, puts me anxiety. Skipping the queue I walk already through the PEM, the largest pedestrian bridge that crosses the A4, the tracks of the MilanDomodossola line and the high-speed line Turin-Milan, and its white structure gives me all the bright light of this Thursday in September adjust the sound of my steps and of the two girls just ahead already down the stairs. I arrive too, and here, where the coverage ends, it opens the horizon on the Tree of Life still quiet at this hour. An instant and my patter on steel sheet is blurred with the shouting morning of the Cardo.
Annie Scendo dal 19, faccio 150 metri a piedi ed entro da Roserio, l’ingresso est, quello più vicino al mio padiglione e meno trafficato. Il tutto è molto comodo e questi vecchi tram milanesi mi piacciono. Poi io passo dalla corsia Staff, striscio il mio badge e sono dentro. Niente coda. A volte, quando faccio tardi, mi capita di dover entrare correndo… veramente! Rido perché potrei sembrare una di quelle matte che all’apertura dei tornelli corrono a perdifiato per prendere posto in fila al padiglione del Giappone!
Annie I get off the 19, I walk 150 meters and enter from Roserio, the eastern entrance, the one closest to my pavillion and less congested. Everything is very convenient and I like these old trams in Milan. Then I pass through the management ward, smear my batch and I’m inside. No queue. Sometimes, when I’m late, I have to go running... really! I laugh because I might seem like one of those crazy ones that at the opening of the turnstiles run at breakneck speed to take place in line at the pavilion of Japan! 2015
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IO Mi rendo conto di dover scegliere subito cosa vedere e dove andare, è un imperativo categorico! Ammesso che sia necessario ecco, in una giornata non si riesce a "vedere tutto" e questo è uno dei timori più diffusi, monito che sento in loop tra i codazzi di visitatori. Qui dentro non si può girellare ed entrare qui e là spiluccando immagini e assaggini, è come se la stessa Expo, un intero di architetture e persone, ti dicesse implicitamente: "guarda: c’è tantissima gente, ci sono le code da fare, c’è un passaporto a timbri da completare… insomma c’è una procedura da seguire, non puoi fare come ti pare, altrimenti non capisci nulla" e di fatto, paradossalmente, è così! La percezione dello spazio espositivo cambia totalmente e la manifestazione non si coglie appieno se non ne accetti le regole. Mi chiedo allora: cosa si riesce a fare nel prezzo di un biglietto? Quale messaggio e impressione se ne trae? Quanto riuscirò a vedere e con quanta attenzione se la giornata è breve e le code interminabili? A questa evidente contraddizione bisogna rassegnarsi immediatamente. Perciò piglio una cartina da uno dei volontari con lo zainetto e via verso il primo padiglione, all’inizio uno vale l’altro. Annie Io di padiglioni ne avrò visitati sì e no sei… però molti ne ho visti prender forma! Appena arrivata qui a maggio mi sembrava un posto sconfinato, instabile, c’erano ancora molte parti incomplete e nel complesso era uno spazio che evolveva a un ritmo tutto suo, aveva 18
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ME I realize I have to choose right now what to see and where to go, it is a categorical imperative! Assuming it is needed here, in one day you can not "see everything" and this is one of the worst fears, warning that I hear in loop between the queues of visitors. In here you can’t go round and go here and there picking images and tastes, it is as if the same Expo, an entire of architecture and people, tells you implicitly: "Look: there’s lots of people, there are queues to do, there is a stamps passport to complete... so there’s a procedure to follow, you can not do as you want, otherwise you don’t understand anything" and in fact, paradoxically, is like that! The perception of the exhibition space totally changes and you cannot get the event if you do not accept the rules. So I wonder: What can you do in the price of a ticket? What message and impression it draws? How much will I see and how carefully if the day is short and the queues long? In this apparent contradiction you must resign immediately. So I grab a map from one of the volunteers with the backpack and I go away towards the first pavilion, at the beginning one or another is the same. Annie I have visited more or less six pavilions... but many I have seen them taking shape! When I first arrived here in May it looked like a boundless place, unstable, there were still many parts incomplete and overall it was a space that was evolving at its own rhythm, had a great hurry to become a place, and not
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Expo Skin n°1, 2, 3. Photo by Federica Simone
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una grande fretta di diventare un luogo, e non uno qualunque, ma il luogo di rappresentanza per eccellenza, il luogo dell’Esposizione Universale! Questa responsabilità ovviamente portava con sé un notevole carico d’ansia che si poteva quasi toccare. Devo dire che ero preparata al peggio, soprattutto dopo tutta la bufera scoppiata in seguito agli scandali degli appalti ed invece ho trovato un cantiere che velocissimamente ha saputo rispondere alle aspettative, sotto le mani di operai esperti e veloci, un posto che si è trasformato a velocità aumentata, doppia e che ha continuato a farlo durante la sua vita, facendosi trovare pronto a dispetto dei pregiudizi. IO Attesa texturizzata. Dalla fila le architetture sono in dettaglio 1:1 ed ho già collezionato un discreto numero di foto per il mio archivio. Il tema della "pelle" ha un ruolo preponderante nella costruzione dell’immagine del padiglione e nel renderla icona. Trasparenze, intrecci, riflessi, tocco ogni superficie istintivamente, saggio la pienezza delle scocche, mi specchio (che faccia stanca) mi appoggio, non si può. Sbuffa anche quello davanti.
just any, but the representation place par excellence, the site of the World Fair! This responsibility obviously carried a considerable load of stress that you could almost touch it. I must say that I was prepared for the worst, especially after all the storm erupted following the tender scandals and instead I found a site that was able to respond very fast to the expectations, under the hands of skilled and fast workers, a place that transformed at increasing speed, double and that continued to do so throughout its life, becoming ready in spite of the prejudices. ME Wait textured. From the queue the architectures are detailed 1:1 and have already collected a number of pictures for my archive. The theme of "skin" has a predominant role in the construction of the image of the pavilion and to make it iconic. Transparency, interlacing, reflexes, I touch any surface instinctively, wising the fullness of the bodies, I look at myself into it (what a tired face) I lean on it, you can not. Snorts also the one in front. But is it possible that no one thought to design the stop? I say, this 2015
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Ma possibile che non abbiano pensato a progettare la sosta? Dico, questa sosta. Come potevano pensare che con tutte le cose che uno deve vedere qui ci sia tempo di sostare nel parco… e chi la vede l’esposizione poi? I percorsi che dal Decumano strisciano faticosamente dentro gli stand hanno la stessa originalità delle file alle poste, anzi no… ecco qui non puoi prendere nemmeno il numero... allora sì che magari aspettavo all’ombra della collina mediterranea! Guardo l’orologio. Dannatamente tardi! «Scusa...?». «Il tempo di attesa previsto è di tre ore, signore. No, non può prenotare l’ingresso, non posso davvero farci nulla, sono desolata, mi scusi» «Dammi del tu, ti prego, oggi non potrei sopportare di sentirmi pure invecchiato, qui dentro il mio orologio è impazzito!» Annie ride. «Grazie comunque, è che sono reduce da tre ore di coda negli Emirati Arabi, poi sono scappato in Brasile ma non sono riuscito a saltellare sulla rete, troppi bambini! Ma possibile che non abbiano pensato ad un’alternativa smart alle code?» «È che non c’è un sistema di gestione degli ingressi coordinato da Expo, sarebbe stato utile pensare ad una App! E invece ogni padiglione è un’entità a sé, come una piccola ambasciata ed anche noi ne subiamo le conseguenze. Mi sarò scusata un centinaio di volte oggi…» «Ti sta temprando questa esperienza!» «Sì, a tratti è da impazzire! Oggi ad esempio, ho saltato il pranzo e devo aspettare finché non stacco» «A chi lo dici! Poi visto come tanti hanno interpretato il tema: uno strabordare di prodotti tipici con profumi che riempiono l’aria, è un supplizio… Ceniamo insieme!?» Annie ride ancora e rido pure io, è simpatica e nonostante la gente che la investe con mille domande, sorride sempre. «Bene! Lo stinco è ottimo qui! Ora devo andare. Prego da questa parte, Benvenuti!» Proseguo il mio giro personale e cambio di nuovo rotta sulle retrovie, costeggio i canali sino all’Open Air Theatre, 20
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stop. How could they think that with all the things that one must see here there’s time to stop in the park... and who sees the show then? The paths that from the Decumanus crawl laboriously into the stands have the same originality of the lines at the post office, nay... here here you can not even take the number... then, yes, I would have waited under the shadow of the Mediterranean hill! I check my watch. Damn late! «Sorry...?» «The expected waiting time is three hours, sir. No, you can not book the entrance, I can not really help it, I am sorry, excuse me» «Don’t call me sir please, today I could not bear to hear me well aged, here inside my watch has gone mad!» Annie laughs. «Thanks anyway, is that I’m just back from a three-hour queue in the UAE, then I ran away to Brazil but I was not able to hop on the net, too many children! But they may not have thought of a smart alternative to the queue?» «Is that there is not a system of managing the inputs coordinated by Expo, it would be useful to think of an app! But each hall is a separate entity, as a small embassy and we are suffering the consequences. I’ll apologize a hundred times today…» «This experience is bolstering you!» «Yes, sometimes it is crazy! Today for example, I skipped lunch and I have to wait until I get off» «Tell me about it! Then seeing as so many have interpreted the theme: an overflowing with aromas of local products that fill the air, is a torture... would you like to have dinner together?» Annie still laughs and I laugh too, is friendly and despite the people who immerse her with a thousand questions, she is always smiling. «Fine! The shin is great here! Now I have to go. Please this side, Welcome!» I continue my personal tour and change again route on the back, skirting the canals up to the Open Air Theatre,
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Expo Skin n°4. Photo by ITACAfreelance ©
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Expo Skin n°5. Photo by Iacopo Stavole
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questi spazi verdi lineari sono eleganti, non fanno chiasso come le architetture, e l’impianto di fitodepurazione sembra conferire quella vivacità biologica che, fermandosi un secondo, si nota sotto il pelo dell’acqua. In lontananza le cupole del Padiglione Zero. Voglio entrarci. Riprendo a correre. «Ragazze tra dieci minuti si stacca. – Si avvisano i nostri graditi visitatori che il padiglione sta chiudendo, vi invitiamo a tornare a trovarci domani, grazie per la visita!» Esco soddisfatto, quella biblioteca immensa mi ha ridato fiato! Bilancio del giorno: due Padiglioni "grandi" e tre "minori", un cluster e i giardini. Una fame pazzesca. Mi avvio svelto, io da solo in senso opposto al flusso dei visitatori serali che procede inesorabile verso ovest. Illuminata dalle luci dei padiglioni ancora aperti, Expo si appresta a spegnersi ed inaugura ancora un nuovo modo di relazionarsi con il tempo: di notte riposa. Ancora una volta è l’attesa a riempire lo spazio e sospendere questo luogo fino a che la mattina seguente i cancelli si apriranno di nuovo.
these linear green spaces are elegant, they don’t make noise as the architecture and the constructed wetland appears to confer that biological vitality, stopping a second, you see under the water. In the distance the domes of the Pavilion Zero. I want to get into it. I continue running. «Girls we get off in ten minutes. - We inform our esteemed visitors that the pavilion is closing, we invite you to come back and see us tomorrow, thanks for the visit!» I go out satisfied, the library has given me immense breath! evaluation of the day: two pavilions "big" and three "minor", a cluster and the gardens. Terribly hungry. I walk fast, me alone in the opposite direction to the flow of evening visitors that proceeds inexorably westward. Illuminated by the lights of the pavilions still open, Expo is getting ready to switch off and opens yet a new way of dealing with time: at night rests. Once again it is the wait to fill the space and to suspend this place until the following morning when the gates will open again. 2015
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Dal tetto proteso del padiglione di Annie, qui dove mi sono intrufolato e la sto aspettando, Expo mi svela finalmente la sua natura ibrida di meta-luogo, teso tra immaginario e realtà, tra evento e incisione, nonostante tutto in equilibrio tra le sue contraddizioni. Finalmente mi appare chiaro tutto quello che oggi mi confondeva e mi disorientava, questo luogo è una perturbazione, si contrae e si espande come un elastico tra vuoti e frenesie, scopre e nasconde i suoi contorni ingigantendo in un giorno alcuni suoi ospiti per metterne a tacere altri al variare delle nostre apparenti scelte. Pensare di vedere tutto è un’utopia, ma non è impossibile cogliere tutto il senso nel prezzo di un biglietto, e la relazione con il tempo di questo posto è la chiave per comprenderlo. «Bello, vero?» Appare Annie alle mie spalle e con un volteggio festoso si appoggia alla struttura di legno. La sua giornata è finita, sospira sollevata e il suo sguardo incontra le luci del "Fungo della Vita", immagine molto più adatta ai contenuti e ai tempi di Expo, dico io. 22
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From the roof of the pavilion of Annie, here where I sneaked in and here I’m waiting, Expo finally unveils me its hybrid nature of meta-place, stretched between imagination and reality, between event and engraving, in spite of everything in balance between its contradictions. Finally seems clear to me all that today confused me and disoriented me, this place is a disruption, it contracts and expands like a rubber band between empty and frenzies, discovers and hides its contours magnifying in one day some of his guests to put to rest other to the vary of our apparent choices. Thinking of seeing everything is a utopia, but it is not impossible to grasp all the meaning in the price of one ticket, and the relation with time of this place is the key to understand it. «Beautiful, isn’t it?» Annie appears behind me and with a festive vaulting leans on by the structure of wood. Her day is over, sighs free and her gaze meets the lights of the "Mushroom of Life", an image much better suited to the content and timing of Expo, I say.
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Expo Skin n°6, 7. Photo by Federica Simone
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Expo Skin n°8. Photo by ITACAfreelance ©
Questa esperienza è al termine, è stata molto intensa, a tratti davvero faticosa perciò mi stupisce questa forte nostalgia. Ogni esperienza finisce, lo so bene figuriamoci, e ogni volta si è costretti a partire e salutare i luoghi. La differenza però è che mentre dopo anni potrò sempre tornare a Milano, a Firenze, in qualsiasi posto di vacanza e li troverò più o meno cambiati ma li troverò, questo posto invece sta per svanire, è una dimensione che esclude il ritorno. Non avevo mai provato questa sensazione, è davvero strano, no!?
This experience is ending, it has been very intense, sometimes really hard so I am surprised by this strong nostalgia. Every experience ends, I know it well, and every time we’re are forced to leave and say goodbye to places. The difference though is that while you can always come back after years in Milan, Florence, in any place of vacation and find them more or less changed, but I’ll find them, this place instead is about to vanish, is a dimension which excludes the return. I had never felt this feeling, it’s really weird, isn’t it !?
Expo chiude e la sua interezza è affidata d’ora in poi solo alla narrazione, alla memoria, alle istantanee, resteranno di lei una manciata di segni: vie d’acqua, una foresta e un’ossatura di nuove infrastrutture. Ad essi è affidato il compito di generare una nuova possibilità e una nuova immagine per questo luogo. Chissà se Annie lo riconoscerà…
Expo closes and its entirety is entrusted from now on only to the narrative, memory, snapshots, will remain of it a handful of signs: waterways, a forest and a skeleton of new infrastructures. They have the task of creating a new opportunity and a new image for this place. I wonder if Annie will recognize it…
IO: Dal capolavoro di W. Allen del 1977, ho spedito tra le code di Expo uno dei più nevrotici, pessimisti e ironici personaggi del cinema contemporaneo, Alvy Singer. A lui ho affidato la mia esperienza di visitatrice di Expo per un giorno... ME: From the W. Allen masterpiece of 1977, I sent among the queues of Expo one of the most neurotic, pessimistic and ironic characters of contemporary cinema, Alvy Singer. To him I committed my experience of Expo' visitor for a day... Annie: la sua voce riassume le avventure di sei mesi di Kart, Anna e Kadri. Indovinate di che paese sono! Annie: her voice summarizes the adventures of six months of Kart, Anna and Kadri. Guess from wich country they are from! 2015
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AUTHOR: Enrico Falqui
AUTORE: Enrico Falqui
NIP Head editor. Director of Landscape Architecture’s Lab and full time professor charged of International Activities by Research Doctorate of DIDA, Univ. of Florence, is member of UNISCAPE. From 2010, he leads publishing series Bording Landscapes by ETS, Pisa.
Direttore Responsabile NIP. Direttore del Lab di Architettura del Paesaggio e responsabile delle relazioni internazionali del Dottorato di ricerca del DIDA, Univ. di Firenze, è membro di UNISCAPE. Dirige dal 2010 la collana editoriale Paesaggi di confine, ETS, Pisa.
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ercorrendo la Zara-EXPO, realizzata per assicurare la connessione tra Milano e la Porta Est di EXPO 2015, eccoci a Quarto Oggiaro, popoloso quartiere popolare dove furono accolti, negli anni ‘50, i primi emigranti dal Sud al Nord del nostro Paese. Enormi capannoni industriali dismessi, muri sbrecciati e spazi rurali abbandonati delimitano uno spazio indefinito, una terra di mezzo tra il Quartiere e la nuova cittadella di EXPO. È il "contesto" dentro cui si colloca e agisce l’Esposizione Universale denominata Nutrire il Pianeta. Percorrendo a piedi il Decumano che attraversa per un chilometro e mezzo l’intero sito di EXPO, da est ad ovest, la percezione dominante è quella di immergersi in una metropoli multietnica, piena di odori, di suoni e di colori che annientano la percezione visiva delle "strutture", alcune delle quali imponenti. L’altra constatazione è che non ci sono biciclette a disposizione dei visitatori per muoversi in questi vasti spazi su apposite piste. Nella prima ora di immersione in questa "metropoli temporanea", devi combattere contro le tue pulsioni immediate e le tue riflessioni superficiali; esse tendono a convincerti che sei immerso in una grande "Fiera dell’effimero commerciale" o in una sorta di "Euro-Disney" per persone adulte. Niente di tutto ciò: EXPO non è una fiera e nemmeno una mostra, bensì uno "spazio di vacanza", individuale e collettiva, che funziona per accumulo e somma di stimoli.
long the Zara-EXPO, designed to guarantee the connection between Milan and the East Gate of EXPO 2015, here we are in Quarto Oggiaro, populous class neighborhood where were greeted, in the 50s, the first emigrants from the South to the North of our country. Enormous disused industrial buildings, crumbling walls and abandoned rural areas delimit an undefined space, a middle ground between the District and the new citadel of EXPO. It is the "context" in which is located and operates the World’s Fair called Feeding the Planet. Walking along the Decumanus, that crosses a kilometer and a half the entire site of EXPO, from east to west, the dominant perception is to soak in a multi-ethnic metropolis, full of smells, sounds and colours that are destroying the visual perception of the "structures", some of them imposing. The other finding is that there are no bikes available for visitors to move around in these vast spaces on special tracks. In the first hour of immersion in this "temporary city", you have to fight against your instincts and your immediate surface reflections; they tend to convince you that you are immersed in a large "Fair of ephemeral trade" or some kind of "Euro Disney" for adults. None of this: EXPO is not a fair and not even an exhibition, but an "area of holiday", individual and collective, that works for accumulation and amount of stimuli. 2015
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Man mano che il tempo passa e prendi le tue decisioni sui percorsi da seguire e quali padiglioni visitare, il giudizio cambia ed emerge la sensazione che l’enorme quantità di visitatori che attraversa cardo e decumano, sciamando nelle vie laterali, si adegui con gioia all’uso degli spazi, alla scoperta di "sorprese" visive, quale è l’Albero della Vita e la sua fontana, i cui zampilli si innalzano fino a 80 metri d’altezza spinti dalla musica italiana di Napule é. Con oltre un milione di visitatori alla settimana (a partire da metà luglio), l’EXPO è riuscito ad essere un successo di pubblico ma anche un fortissimo investimento di "marketing" pubblicitario per il nostro Paese, per promuovere soprattutto export e turismo. Tuttavia, nonostante il rush finale, EXPO mostra le sue lacune negli stand non finiti, nell’approssimazione delle rifiniture, nella progettazione di una difficile accessibilità che costringe, chi usa da Milano il mezzo pubblico, a lunghe ed estenuanti camminate per raggiungere EXPO.
As time passes and you get your decisions on the paths to follow and which pavilions to visit, the situation is different and emerges the feeling that the huge amount of visitors through thistle and decumanus, swarming in the side streets, is joyfully adapting to the use of the spaces, at the discovery of visual "surprises", as the Tree of Life and its fountain, whose jets rise up to 80 meters high driven by the Italian music of Napule è. With over one million visitors a week (from mid-July), the EXPO has managed to be a public success but also a very strong advertising "marketing" investment for our country, especially to promote export and tourism. However, despite the final rush, EXPO shows its shortcomings in the unfinished stands, in the approximation of finishing touches, in the design of a difficult accessibility which forces, those who use the public transport from Milan, to a long and exhausting walk to reach EXPO.
Quando poi accumuli una sufficiente conoscenza dei padiglioni, nascono altre più importanti riflessioni; ti accorgi, ad esempio, che i Paesi più poveri del Mondo, coloro che hanno bisogno di essere "nutriti" per sopravvivere, (perché il debito pubblico
Then, when a sufficient knowledge of the pavilions has been accumulated, other important considerations born; you realize, for example, that the poorest countries of the world, those who need to be "fed" to survive, (because the external debt
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I Guardiani del Cibo Installazione di Dante Ferretti. / The Guardian of Food - Dante Ferretti’s installation. Photo by ITACAfreelance ©
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Gente di Expo: La Sete. / Expo people: Thirst. Photo by ITACAfreelance ©
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Gente di Expo: Girare come una trottola. / Expo people: Twist like a top. Photo by Federica Simone
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internazionale impedisce loro di mettere a frutto le enormi risorse e materie prime che possiedono per sfamare i loro popoli), hanno avuto un ruolo marginale, al massimo folcloristico, all’interno di EXPO. A quel punto, nessuno riesce a impedirti di pensare che il vero "tallone d’Achille" di questa esposizione universale, sia stata proprio la mancanza di una direzione culturale capace di comunicare che lo slogan Nutrire il Pianeta sottintende una riduzione del gap tra paesi ricchi e paesi poveri. E, inoltre, che, per quei paesi che hanno le capacità di esportare nuove tecnologie verso i paesi poveri, la responsabilità maggiore, nella riduzione di tutte le cause che hanno un impatto devastante sull’ecologia del pianeta, spetta a loro.
prevents them to capitalize on the enormous resources and raw materials they have to feed their people), they played a marginal role, at best folkloric, within EXPO. At that point, no one can stop you from thinking that the real "Achilles’ heel" of this world exposition, was precisely the lack of a culture management capable of communicating that the slogan Feeding the Planet implies a reduction of the gap between rich and poor countries. And also that, for those countries that have the ability to export new technologies to poor countries, the main responsibility, in the reduction of all the causes that have a devastating impact on the ecology of the planet, it’s up to them.
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Albero della Vita dettaglio. / Tree of Life, detail. Photo by Federica Simone
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Il Padiglione Malesia. / The Malesian Pavilion. Photo by ITACAfreelance ©
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Il Padiglione Italia: Vivaio Italia. / The Italian Pavilion: The Nursery of Italy. Photo by Iacopo Stavole
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Entrambe queste riflessioni spiegano il divario culturale che esiste in EXPO tra padiglioni dei paesi ricchi e padiglioni dei paesi poveri; analogamente, esse spiegano perché molti padiglioni, al loro interno, abbiano presentato messaggi meramente di tipo turistico o di pubblicizzazione di effimeri prodotti commerciali, andando "fuori tema" rispetto al brand di EXPO.
Both of these considerations explain the cultural gap that exists in EXPO between pavilions of the rich countries and pavilions of poor countries; similarly, they explain why many pavilions, within them, have submitted messages purely for tourism or advertising of ephemeral commercial products, going "off topic" than the brand of EXPO.
Questo è proprio il caso del Padiglione Italia: la sintesi dei suoi contenuti, ospitati all’interno dello spettacolare involucro bianco che lo caratterizza, costato 53 milioni di euro, può riassumersi in queste due parole: Export e Turismo. Poco spazio è stato concesso ai produttori italiani, che con le loro attività creative, ecologiche e sostenibili, hanno costruito un sapiente mercato di alimenti naturali, "certificati" dal contesto paesaggistico straordinario che li ha "nutriti". Invece, grande spazio è stato concesso alla "spettacolarizzazione" virtuale delle nostre bellezze e del nostro patrimonio artistico-culturale, ammaliando molti visitatori con una "realtà virtuale" che rischia, nell’epoca contemporanea, di sostituirsi nell’immaginario collettivo alla realtà effettiva. Padiglione Italia è stata un’occasione mancata per coniugare Bellezza, Paesaggio, Patrimonio artistico e alimentare in una comunicazione più aderente alle comunità locali di cui è ricco il nostro Paese.
This is precisely the case of the Italian Pavilion: the synthesis of its contents are housed in the spectacular white casing that characterizes it, which cost 53 million euro, can be summed up in these two words: Export and Tourism. Little space was granted to Italian producers, who with their creative activities, ecological and sustainable, built a clever market of healthy food, "certified" by the extraordinary landscape that has "fed" them. Instead, large space was granted to the virtual "spectacle" of our beauty and of our artistic and cultural heritage, fascinating many visitors with a "virtual reality" that risks, in these times, to substitute, in the collective imagination, the actual reality. Italy Pavilion was a missed opportunity to combine beauty, landscape, artistic heritage and food in a communication more relevant to local communities that is so abundant in our country.
Ben altro approccio si è potuto constatare entrando in altri padiglioni, quali quello del Brasile, che hanno accolto i visitatori in modo giocoso, facendoli camminare su un percorso fatto di reti, o quello dell’Estonia, che hanno catturato gli ospiti offrendo loro il suono degli uccelli che popolano le numerose paludi del Paese, oppure facendo gustare il sapore genuino del loro cibo o anche attraverso divertenti acrobazie su imponenti altalene o su più rilassanti cyclettes.
A completely different approach was found entering in other pavilions, such as those of Brazil, who welcomed visitors in a playful way, making them walk on a path made of networks, or that of Estonia, who captured the guests by offering them the sound of birds that populate the many swamps of the country, or by offering tastes of their genuine food or even through fun stunts on huge swings or more relaxing exercise bikes.
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Il Padiglione Brasile: Sfamare il mondo con soluzioni. / The Brazil Pavilion: Feeding the World with Solutions. Photo by ITACAfreelance ©
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La rete di ingresso al Padiglione Brasile. / The wire mesh at the entrance to the Brazil Pavilion. Photo by ITACAfreelance ©
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Dettaglio Padiglione della Germania. / Detail of the German Pavilion. Photo by Iacopo Stavole
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Skyline Expo, vista dal Padiglione degli Stati Uniti. / Skyline Expo, view from The United States Pavilion. Photo by Iacopo Stavole
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I padiglioni dell’Austria e della Germania, tuttavia, si rivelano, tra quelli dei paesi occidentali, i più interessanti di EXPO, per gli azzeccati progetti che hanno ispirato l’architettura dell’edificio e per i contenuti illustrati al loro interno, perfettamente in tema col brand dell’evento Nutrire il Pianeta. In quello dell’Austria, Klaus Loenhart ha ideato uno spazio in cui architettura, natura, cultura e ricerca si fondono in un unico viaggio esperienziale; all’interno del padiglione è riprodotta, in scala ridotta, una foresta austriaca che fornisce circa 60 kg di ossigeno fresco ogni ora sufficienti per le 1800 persone l’ora che lo frequentano, offrendo un modello per l’attuazione di pratiche urbane in grado di garantire una migliore qualità dello spazio urbano.
The pavilions of Austria and Germany, however, are revealed, including those of Western countries, the most interesting of EXPO, for the well-chosen projects that inspired the architecture of the building and for the contents shown in them, perfectly on topic with the theme of the event Feeding the Planet. In that of Austria, Klaus Loenhart devised a space where architecture, nature, culture and research come together in a unique journey of experience; the pavilion is reproduced on a smaller scale, an Austrian forest that provides about 60 kg of fresh oxygen every hour sufficient for the 1,800 people per hour who frequent it, offering a model for the implementation of urban practices able to guarantee a better quality of urban space.
Il padiglione Zero si rivela, invece, come quello più simbolico nel grande evento di EXPO; la metafora del tema globale Nutrire il Pianeta caratterizzato, nella
The pavilion Zero is revealed, however, as the most symbolic in the big event of EXPO; the metaphor of the global theme Feeding the Planet characterized, in the
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prima sala, da una enorme struttura a forma di biblioteca rinascimentale (Archivio della memoria), munita di tanti cassetti nei quali sono conservati i rituali e le usanze della memoria che si sono susseguiti nella millenaria storia dell’Homo sapiens. Attraversando poi altri ambienti simbolici (la Valle delle Civiltà), il visitatore viene catapultato nella Modernità, nella quale inizia la riflessione sull’impatto dell’azione antropica sull’ambiente e sull’enorme spreco di cibo che caratterizza lo stile di vita dell’uomo moderno. Potenti immagini, forti messaggi e straordinaria creatività, fanno di questo padiglione il più pedagogico nei suoi contenuti e il più riuscito nel rapporto tra architettura e capacità d’uso dei suoi spazi interni; un prezioso edificio da conservare, nel momento in cui EXPO chiuderà i battenti. Già, proprio questo argomento appare oggi il più difficile da pianificare, poiché la maggior parte degli organizzatori non ha alcuna voglia di parlarne, dimenticando che il "dopo-EXPO" sarà uno dei fattori più importanti per valutare se questa esposizione universale potrà davvero lasciare il segno di successo nel territorio della città che l’ha ospitata.
first room, by a huge structure shaped as a Renaissance library (Archive of memory), equipped with many drawers in which are preserved the rituals and customs of the memory that have occurred in the millennial history of Homo sapiens. Then through other symbolic environments (the Valley of Civilizations), the visitor is catapulted into modernity, in which begins the reflection on the impact of human activities on the environment and the huge waste of food that characterizes the lifestyle of modern Man. Powerful images, strong messages and extraordinary creativity, make this pavilion the most pedagogical in its content and the most successful in the relationship between architecture and capacity of use of its interior spaces; a valuable building to be retained, at the time when EXPO will close its doors. Yeah, just this topic now seems the most difficult to plan, since most of the organizers have no desire to talk about it, forgetting that the "after-EXPO" will be one of the most important factors to evaluate whether this world exposition will really leave sign of success in the area of the city that hosts it. 2015
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AUTHOR: Paola Pavoni
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NIP Cultural Supervisor. Freelance architect, deals with architectural and urban planning.
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l percorso suggerito dall’organizzazione degli spazi e dalla numerazione dei 32 viali e dei 155 aree espositive, che si incontrano lungo il Decumano, ha il suo inizio con il Padiglione Zero che fa da introduzione a ciò che Expo vorrebbe raccontare lungo il suo percorso di 1500 metri. Entrare dall’ingresso Est, zona Roserio, ha reso diverso il mio percorso di visita all’interno del grande mondo di EXPO 2015. Il primo padiglione in cui ci si imbatte in questo modo é quello di Slow Food, esterno al Decumano, con la sua Piazza della Biodiversità, creata dall’assetto dello spazio tra i tre padiglioni in legno, dalla forma semplice e neutrale ad ogni autocelebrazione di ricchezza o predominio tecnologico, che conclude il percorso dando ai visitatori l’opportunità di documentarsi sulle possibilità che la biodiversità agricola e alimentare possono avere nell’inversione di tendenza alle abitudini consumistiche degli abitanti del pianeta. Appena si varca la soglia del Decumano, coperto da tensostrutture per tutto il suo percorso, si é inizialmente affascinati e disorientati dalla quantità di architetture "spettacolari" che si incontrano; una spettacolarità che spesso ha poco a che fare con il tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, ma che ha come obiettivo quello di vendere al pubblico la propria "immagine", che si rispecchia poi nelle numerose ore di coda necessarie per entrare all’interno e dare uno sguardo ai "contenuti" che lo stesso padiglione offre. In ogni caso i Paesi più avanzati nel campo tecnologico
Responsabile Culturale di NIP. Architetto libero professionista, si occupa di progettazione architettonica e urbanistica.
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he route suggested by the organization of spaces and by the numbering of the 32 avenues and 155 exhibition areas, to be found along the Decumanus, has its beginning with the Pavilion Zero that serves as an introduction to what Expo woul like to tell us along its path of 1500 meters. Enter through the eastern entrance, Roserio area, made different my guided tour inside the big world of EXPO 2015. The first pavilion in which I encounter in this way is that of Slow Food, outside the Decumanus, with its Square of Biodiversity, created by the asset of space between the three pavilions of wood, with a simple shape and neutral to any self-congratulation of wealth or technological dominance, that ends the route giving the visitors the opportunity to read up on the possibility that agricultural biodiversity and food may have in reversing the trend of consumer habits of the inhabitants of our planet. As soon as you cross the threshold of the Decumanus, covered with marquees throughout its path, you’re initially fascinated and bewildered by the amount of "spectacular" architectures that you run into; a spectacle that often has little to do with the theme Feeding the Planet, Energy for Life, but it aims to sell to the public its "image" that is reflected in the many hours of queue needed to go inside and take a look at the "content" that offers the same pavilion. In any case the most advanced countries in technology have been able to use the opportunity 2015
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L’orto di Slow Food Area Slow Food. / The Slow Food garden Slow Food Area. Photo by ITACAfreelance ©
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La mostra: Scopri la Biodiversità Area Slow Food. / Exhibition: Discover Biodiversity - Slow Food Area. Photo by ITACAfreelance ©
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Area Slow Food. / Slow Food Area. Photo by Paola Pavoni
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hanno saputo sfruttare l’occasione di Expo per promuovere le tecnologie e i materiali, o i sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il padiglione del Belgio, che al contrario di molti, abbiamo incontrato verso la fine del nostro percorso ha riservato in merito molte sorprese. Anche qui molta importanza è stata attribuita alla vendita di un’immagine, che rappresenta la cultura gastronomica del paese; ma il tema di Expo viene sviscerato sin dall’inizio attraverso un’architettura ecosostenibile, realizzata con tecnologie innovative, materiali riutilizzabili come ferro, legno e vetro, contenimento del consumo energetico e idrico, progettata dallo studio di architettura Patrick Genard & Asociados, in collaborazione con l’architetto Marc Belderbos e l’impresa edile Besix - Vanhout. Una "pala eolica" invita a entrare nel corridoio di ingresso, realizzato in portali in legno, modulari, dalla forma semplice a capanna e dalla copertura in vetro ricoperta da celle fotovoltaiche, che forniscono l’intera energia del padiglione producendo 130 KWh al giorno. Il percorso, verso il "futuro", prosegue nel seminterrato, guidato da scritte a caratteri cubitali che fanno riflettere sulla "critical situation" che il pianeta sarà costretto ad affrontare nel 2045, entrando in un laboratorio attivo, che spiega la tecnologia acquaponica,
of the Expo to promote the technologies and materials, or systems of energy production from renewable sources. The Belgian pavilion, which unlike many, we encountered near the end of our journey has reserved about many surprises. Here, too much importance was attributed to the sale of an image, which is the food culture of the country; but the theme of the Expo is gutted from the beginning through a sustainable architecture, built with innovative technologies, reusable materials such as iron, wood and glass, containment of energy and water consumption, designed by the architects Patrick Genard & Asociados, in collaboration with the architect Marc Belderbos and the construction company Besix - Vanhout. A "windmill" invites you to enter into the hall entrance, made of wooden doors, modular, with a simple hut and glass roof covered with photovoltaic cells, which provide the full energy of the pavilion producing 130 KWh per day. The path towards the "future", continues in the basement, led by written phrases in large letters that make you think about the "critical situation" that the planet will be forced to face in 2045, entering in an active laboratory, explaining the aquaponics technology, hydroponics one, the insect breeding, the culture of algae and the production of mushrooms from residues of the coffee powder. An answer to 360 degrees to the official theme of
idroponica, l'allevamento di insetti, la coltura di alghe e la produzione di funghi dagli scarti della polvere di caffè. Una risposta a 360 gradi al tema ufficiale di Expo, alla richiesta di tecnologie innovative e a basso consumo e all’attrattività culinaria che la stessa manifestazione celebra ogni giorno. La "spettacolarità" dell’architettura ha peró trovato il proprio rappresentante nell’alveare del Padiglione della Gran Bretagna, che ha da poco ricevuto il primo premio al concorso Le Architetture dei padiglioni di Expo Milano 2015. Design e arte, nell’opera dell’artista Wolfgang Buttress, si sono unite nella realizzazione di questo immenso alveare di acciaio The Hive. Il percorso si snoda tra gli ambienti di paesaggio che un’ape attraversa ogni volta che esce e rientra nell’alveare, un frutteto e un giardino in grandi aiuole di acciaio corten al cui interno sono stati coltivati fiori selvatici della campagne inglesi. La grande struttura leggera in acciaio e vetro, che quasi sembra smaterializzarsi
the Expo, the demand for innovative technologies and low energy consume and the culinary attractiveness that the same event celebrates every day. The "peculiarities" of architecture, however, has found its representative in the hive of the United Kingdom Pavilion, which has just received the first prize at the competition The Architectures of the pavilions of Expo Milan 2015. Design and art, in the work of the artist Wolfgang Buttress, joined in the creation of this immense hive of steel The Hive. The path winds through the landscape environments that a bee go through each time it goes and falls in the hive, an orchard and a garden in large beds of corten steel inside which were grown wild flowers of the English countryside. The great lightweight structure in steel and glass, which almost seems to split itself into the sky, conveys a sense of protection in its inner side, although it is fully open. The message focuses on
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verso il cielo, trasmette un senso di protezione al suo interno, nonostante sia totalmente aperta. Il messaggio pone l’accento sulla collaborazione tra gli esseri umani, come fanno le api per tenere in vita l’intero alveare e sull’importanza delle api stesse, quindi del paesaggio che le circonda. Quello che forse avrebbe potuto essere messo più in evidenza nella numerosa quantità di architetture, sono i contenuti e non gli involucri che li racchiudono e in questo almeno il padiglione della Gran Bretagna, rispecchia quelli che erano, sin dall’inizio della progettazione del Masterplan di EXPO, gli obiettivi dei primi progettisti: cambiare in maniera rivoluzionaria il concetto di Esposizione Universale dando più risalto ai suoi specifici contenuti, non con grandi architetture edificate, ma con ampi spazi aperti coperti da strutture leggere e in cui poter mettere in pratica le diverse tecnologie agricole 40
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the collaboration between human beings, as bees do to keep alive the entire hive and on the importance of bees themselves, then the landscape that surrounds them. What perhaps could be put more in evidence in the large amount of architecture, it is the content and not the casings that enclose them and in this at least the roof of Britain, reflects those that were, from the beginning of the design of the Masterplan of EXPO, the objectives of the first designers: to change in a revolutionary way the concept of Universal Exhibition giving more prominence to its specific content, not with great architecture built, but with wide open spaces covered by lightweight structures and in which to implement the various technologies and agricultural water use, crop biodiversity, to combat the shortage of resources on a global scale.
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Il Padiglione Belgio: La cordialità del Belgio ha un futuro sostenibile. / Belgium Pavilion: Belgium’s conviviality has a sustainable future. Photo by Paola Pavoni
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Il Padiglione Belgio Interno / Belgium Pavilion Interior. Photo by Iacopo Stavole
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Cluster del Riso: Abbondanza e Sicurezza Dettaglio. / Rice Cluster: Abundance and Securuty - Detail. Photo by ITACAfreelance ©
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Il Padiglione Belgio Interno / Belgium Pavilion Interior. Photo by Paola Pavoni
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Il Padiglione Regno Unito: Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente. / The United Kingdom Pavilion: Grown in Britain & Northern Ireland. Photo by Iacopo Stavole
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Il Padiglione Regno Unito: Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente. / The United Kingdom Pavilion: Grown in Britain & Northern Ireland. Photo by ITACAfreelance ©
e d’uso dell’acqua, la biodiversità delle colture, per combattere la scarsità di risorse a scala globale. Il Masterplan iniziale del gruppo di progettazione composto da Stefano Boeri, Herzog & de Meuron, William McDonough e Ricky Burdett prevedeva l’impegno di ogni paese alla realizzazione di giardini agricoli tra i viali che dipartono dal Decumano. Ma di quell’impianto nella Expo di oggi sono rimasti solo 42
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The initial Masterplan of the planning group made up of Stefano Boeri, Herzog & de Meuron, William McDonough and Ricky Burdett involved the commitment of each country to the realization of agricultural gardens along the paths that branch off from the Decumanus. But of that structure in the Expo of today remained only the main axes, Cardo and Decumanus, and tensile structures open above
gli assi principali, Cardo e Decumano, e le tensostrutture aperte li sovrastano. Questo gruppo di progettazione si è, infatti, sciolto non appena sono state chiare le diverse intenzioni degli organizzatori, verso la realizzazione di padiglioni autocelebrativi, sulla scia delle Esposizioni Universali del XX Secolo. Con la progettazione dei padiglioni di Slow Food con la Piazza della Biodiversità Herzog & de Meuron rispondono a questa tendenza: una trama triangolare all’estremità orientale del viale centrale che già nel progetto originario avrebbe accolto uno dei principali forum pubblici dell’area, con semplici volumi aperti e amovibili organizzati per informare le persone, intorno a una piazza aperta e accessibile. L`ingresso ufficiale di Expo 2015 è quello Ovest, dal Padiglione Zero, ma forse il vero ingresso, quello morale, è proprio l`uscita, dove è la collaborazione tra natura ed uomo ad essere protagonista e dove il piccolo spazio riservato a Slow Food ricorda a tutti che basta guardare le cose da un’altra angolazione per iniziare a cambiare davvero la situazione attuale.
them. This project group has, in fact, dissolved once were clear the different intentions of the organizers, to the realization of self-celebration halls, in the wake of the Universal Exhibitions of the twentieth century. With the design of the pavilions of Slow Food with the Square of Biodiversity, Herzog & de Meuron are responding to this trend: a triangular plot at the eastern end of the central avenue that already in the original project would have been able to receive a major public forum area, with simple open and removable volumes organized to inform people, around an open and accessible square. The official entrance of Expo 2015 is the West one, from the Pavilion Zero, but perhaps the real entrance, the moral one, is the exit, where is the collaboration between nature and Man to be a leader and where the small space reserved for Slow Food reminds everyone that you just look at things from another angle to begin to really change the current situation.
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AUTHOR: Simona Beolchi
NIP Social Supervisor Urban planner, she studied at the Polytechnic of Milan. Deals with participatory urban design, city suitable for children, education to environmental sustainability in primary and secondary schools.
AUTORE: Simona Beolchi
Responsabile di NIP Social Urbanista, ha studiato al Politecnico di Milano. Si occupa di progettazione urbana partecipata, città a misura di bambino, educazione alla sostenibilità ambientale nelle scuole primarie e secondarie.
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Tralasciando la riflessione che considera il senso di questa manifestazione e la sua resa, che meriterebbero un articolo a parte, il mio racconto è quello di chi ad Expo ci ha lavorato e ci ha vissuto parecchi giorni; il primo impatto di pancia quindi l’ho già dimenticato, mentre ho avuto la possibilità di conoscere "le quinte" di questo grande spettacolo e di scoprirne gran parte delle sue declinazioni.
Leaving aside the reflection that considers the meaning of this event and its yield, which deserve a separate article, my story is that of someone who has worked at Expo and lived there for several days; So I’ve already forgotten the first impression, while I had the chance to know "the scenes" of this great show and to discover most of its forms.
la ventunesima volta che passo i tornelli di Expo 2015 in uscita ed è l’ennesima volta che mi accompagna questo odore di patatine fritte che cucinano nel Padiglione del Belgio creando code infinite perché tutti le vogliono comprare. …Ma non si doveva parlare di nutrire il Pianeta? Io mi aspettavo che all’uscita mi accompagnasse l’odore della terra e delle piante… e invece metri e metri di asfalto che emana un calore insopportabile e l’odore delle patatine fritte. Questa è l’ultima impressione che sento a fine giornata, ma facciamo un passo indietro.
Il paniere delle proposte di Expo in realtà è molto variegato e articolato; perciò penso che un normale visitatore, che ha vissuto durante la giornata la manifestazione, non possa aver colto questa ricchezza. Alle ore 10.00 s’inizia con l’accensione dell’albero della vita e il cerimoniale del National Day, il visitatore viene accolto da grandi musiche e parate.
t’s the twenty-first time I pass the turnstiles of Expo 2015 to go out and is the umpteenth time that this smell of French fries cooking in the Pavilion of Belgium accompany me while creating endless queues because everyone want to buy it. ...But shouldn’t we talk about feeding the planet? I expected that at the exit I would be accompanied by the smell soil and plants... and instead meters of asphalt that gives off an unbearable heat and the smell of fries. This is the last impression that I feel at the end of the day, but let’s step back.
The basket of Expo’s proposals is actually very diverse and complex; so I think that a regular visitor, who lived during the day the event, could not have caught this wealth. At 10:00 starts the lighting of the tree of life and the ceremonial of the National Day, the visitor is greeted by great music and parades. Continuing along the Decumano a succession of pavilions of various countries with their restaurants already active in the 2015
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Cluster Caffè: L’energia delle idee. / Coffee Cluster: The energy of ideas Photo by ITACAfreelance ©
Proseguendo lungo il Decumano si susseguono i Padiglioni dei paesi con i loro ristoranti già attivi la mattina presto e i Cluster, Cacao e Cioccolato, Caffè, Riso, Frutta e Legumi, Spezie, Cereali e Tuberi, BioMediterraneo, Isole-Mare, Zone Aride; le Aree Tematiche come il Children Park, il Future Food District, il Biodiversity Park e il Padiglione Zero, luoghi fisici che affrontano alcuni temi specifici coinvolgendo il visitatore attraverso esposizioni ed esperienze sensoriali e in alcuni casi educative; gli spazi che accolgono le esperienze della Società civile, Cascina Triulza, Slow Food e Women For Expo; i Padiglioni degli sponsor, il Padiglione Italia, gli uffici di rappresentanza e logistica e qualche pezzo di terra. 48
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early morning and the Clusters, Cocoa and Chocolate, Coffee, Rice, Fruits and Vegetables Spices, Cereals and Tubers, Bio-Mediterrean, Sea-Islands, Dry Areas; Thematic Areas such as the Children Park, Future Food District, the Biodiversity Park, and the Pavilion Zero, physical places that deal with specific topics involving the visitor through exhibitions and sensory experiences, and in some cases educational ones; spaces that welcome the experiences of Civil Society, Cascina Triulza, Slow Food and Women For Expo; Pavilions of sponsors, the Italian Pavilion, the representative and logistics offices and a few pieces of land.
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Cluster Frutta e Legumi / Fruits and Legumes Cluster Photo by ITACAfreelance ©
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Cluster Spezie: Il mondo delle spezie / Spices Cluster: The World of Spices Photo by ITACAfreelance ©
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Area tematica Future Food District Il Supermercato / Thematic area Future Food District The Supermarket. Photo by ITACAfreelance ©
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Padiglione Corporate di Coca-Cola. / Coca-Cola Corporate Pavilion. Photo by ITACAfreelance ©
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Tutto ciò, insieme ai tanti eventi in calendario ogni giorno, è Expo Milano 2015. In tutta questa complessità c’è chiaramente qualcosa che può piacere di più, che è giusto e vero, che è più attinente al tema, che ha un contenuto interessante, che utilizza strumenti e comunicazioni più efficaci, e qualcosa meno. É difficile fare una valutazione generale in poche righe. Mi è capitato di assistere a diversi incontri molto interessanti che affrontavano il tema centrale della manifestazione, ma visitare dei Padiglioni che erano orientati solo alla pubblicità del paese ed erano poco inerenti con "La nutrizione del Pianeta", o addirittura contraddittori. Una cosa però è certa, in tutta questa complessità, gli elementi che più sono stati dimenticati sono la terra e la natura, relegate ai lati del sito principalmente costruito. Il tema della nutrizione è stato declinato principalmente considerando il cibo un elemento da gustare, da vedere, da
This, along with the many events scheduled each day, is Expo Milan 2015. In all this complexity there is clearly something that can be more appreciated, that is right and true, that is more relevant to the topic, which has an interesting content, using more effective tools and communications, and something less. Is difficult to make a general assessment in a few lines. Several times happened to me to attend very interesting meetings that deal with the central theme of the event, but also happened to visit Pavilions that were focused only on the advertising of the country and had nothing to do with "Nutrition of the Planet", or were even contradictory. But one thing is certain, in all this complexity, the elements that have been mostly forgotten are the Earth and nature, relegated to the sides of the site, primarily built. The issue of nutrition has been declined mainly
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Area tematica Biodiversity ParkPadiglione del Biologico. / Thematic area Biodiversity Park- Organic Pavilion. Photo by ITACAfreelance ©
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sperimentare solo con il palato, come se esistesse già impacchettato e cucinato; sono pochi gli stimoli ad Expo che ti ricordano che il cibo viene dalla madre terra e tantissimi che te lo propongono già pronto, senza alcuna riflessione attorno ma con il solo obiettivo di assaporarlo. Il progetto e la struttura fisica di Expo 2015 sono molto lontani dall’offrire una rappresentazione del "Nutrire il Pianeta", si avvicinano quasi più alla rappresentazione di un mercato, dove vanno in scena la spettacolarizzazione del proprio paese e la vendita dei prodotti. Grande risalto è stato dato all’architettura dei padiglioni, grandi spazi ai ristoranti, imponenti edifici dedicati agli sponsor, numerosi chioschi per il cibo di strada sono sparsi per tutto il sito, ma della natura, della terra, degli alberi, delle colture, dei prodotti primari solo qualche bella fotografia e video, e così ad accompagnarti all’uscita c’è l’odore delle patatine fritte del Belgio. G
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considering the food as an element to be tasted, to see, to experience only with palate, as if food exists already packed and cooked; there are few incentives at Expo that remind you that food is from mother earth and lots that offer it ready, without any reflection on it with the only goal to savour it. The project and the physical structure of Expo 2015 are far from offering a representation of "Feeding the Planet", approaching almost to the representation of a market, where they staged a show of their own country and the sale of products. Much attention has been given to the architecture of the pavilions, large spaces to restaurants, impressive buildings dedicated to sponsors, numerous kiosks for street food are scattered throughout the site, but of nature, of soil, of the trees, of the crops, of the primary products there are only some beautiful pictures and videos, and so to accompany you to the exit there is the smell of fries of Belgium.
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Gente di Expo Bambine in pausa pranzo. / Expo people - Girls at lunch time. Photo by ITACAfreelance ©
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Cluster Zone Aride: L’agricoltura e l’alimentazione delle zone aride. / Arid Zones Cluster: Agriculture and Nutrition in the Arid Zones. Photo by ITACAfreelance ©
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Gente di Expo_ Pranzo con mucche olandesi. / Expo people: Lunch with dutch cows. Photo by ITACAfreelance ©
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BEHIND Earth Day Italia è il principale partner italiano dell’Earth Day Network di Washington, l’ONG internazionale che promuove dal 1970 la Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite (22 aprile). Dal 2007 Earth Day Italia celebra questa importante giornata anche in Italia e lavora per promuovere la formazione di una nuova coscienza ambientale attraverso una sempre più estesa rete di dialogo tra i tanti soggetti che, a vario titolo, si occupano della salvaguardia del Pianeta.
Tra Campagne intelligenti e montagne all’avanguardia. Viaggio tra cultura e amore per la Terra Among intelligent Campaigns and cutting edge mountains. Travel between culture and love for the Earth
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Earth Day Italy is the main Italian partner of Earth Day Network in Washington, the international NGO that promotes since 1970, the World Earth's and United Nations' Day (April 22). Since 2007, Earth Day Italy celebrates this important day in Italy and works to promote the formation of a new environmental awareness through a more extensive network of dialogue among the many people who, for various reasons, are concerned with the preservation of the planet. Website: earthdayitalia.org Newspaper: earthday.it Youtube: youtube.com/ earthday2011
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Luna e calanchi, copyright by Giulio Rimondi / Luna e calanchi, copyright by Giulio Rimondi
AUTHOR: Bernardo Bricca
Graduated in Philosophy and Writing and Publishing, after collaborating with editors of newspapers and news agencies, he obtained a Master at the LUISS Writing School for Cinema and Television and has been making audiovisual as author and operator of video editing.
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AUTORE: Bernardo Bricca
Laureato in Filosofia ed in Editoria e Scrittura, dopo aver collaborato con le redazioni di quotidiani ed agenzie di stampa, consegue il Master Luiss Writing School for Cinema and Television e si dedica alla produzione audiovisiva come autore ed operatore al montaggio video.
ue troupe, quattromila chilometri percorsi e undici regioni visitate. Un lungo viaggio per mettere a fuoco quindici esperienze di comunità rurali e montane italiane che dimostrano la possibilità di un’economia sostenibile basata sull’identità territoriale, sulla valorizzazione delle risorse locali, sul rispetto dell’ambiente e su di una tradizione capace di innovarsi senza perdere se stessa. Questo sta alla base del progetto Tra campagne intelligenti e montagne all’avanguardia. Le comunità rurali e montane insegnano come mangiare tutti e mangiare bene¹, nato dalla collaborazione tra la Onlus Earth Day Italia e il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il progetto, ideato dal presidente della Onlus Pierluigi Sassi, mira ad evidenziare le buone pratiche di sostenibilità riscontrate nei contesti rurali e montani della penisola italiana per esaltarne la positività in termini sociali ed economici e la replicabilità nei diversi territori.
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wo crew, four thousand kilometers and eleven regions visited. A long journey to focus fifteen experiences of rural and mountainous Italian communities demonstrating the possibility of a sustainable economy based on territorial identity, on the exploitation of local resources, on respect of the environment and on a tradition able to innovate without losing itself. This is the basis of the project Among intelligent Campaigns and cutting edge mountains. Rural and mountain communities teach everyone how can everybody eat and eat well¹, a collaboration between the non-profit organization Earth Day Italy and the Ministry of Agriculture, Food and Forestry. The project, conceived by the president of the association Pierluigi Sassi, aims to highlight the best practices of sustainability found in rural and mountain villages of the Italian peninsula to enhance positivity in social and economic terms and replicability in different territories.
1 Tra Campagne intelligenti e montagne all’avanguardia. Viaggio tra cultura e amore per la Terra. Scritto da: Gabriele Renzi, Giulia Morello, Bernardo Bricca, Federica Licata Regia: Gabriele Renzi, Giulia Morello Direzione scientifica: Roberta Cafarotti I reportage sono disponibili sui canali Youtube e Facebook della Onlus Earth Day Italia. 1 Among intelligent Campaigns and cutting edge mountains. Travel between culture and love for the Earth. Written by: Gabriele Renzi, Giulia Morello, Bernardo Bricca, Federica Licata Direction: Gabriele Renzi, Giulia Morello Scientific Direction: Roberta Cafarotti The reports are available on Youtube and Facebook channels of the non-profit organization Earth Day Italy 2015
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Le immagini e le interviste raccolte in questo percorso hanno dato vita a cinque reportage televisivi, di cui sono autore insieme a Federica Licata e ai due registi Giulia Morello e Gabriele Renzi. Ogni episodio racconta attraverso la voce dei protagonisti le esperienze di tre comunità, suddivise nei cinque episodi in base alle caratteristiche comuni dei progetti. Caratteristiche a loro volta rispondenti a cinque regole da cui derivano i nomi dei reportage: Pensa locale, Rispetta la Terra, Condividi e collabora con tutti, Apri la porta al cambiamento e Crea opportunità per tutti. Cinque principi la cui applicazione potrebbe garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo in qualsiasi comunità rurale e montana del mondo. In questo senso i cinque reportage tentano di dare una risposta al grande interrogativo posto dal tema di Expo Milano 2015: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Una risposta concreta, diretta e fattuale, "proiettata" proprio all’Esposizione Universale di Milano presso il Cluster del Bio-Mediterraneo lo scorso 5 giugno, in occasione delle celebrazioni per la 43ª Giornata Mondiale dell’Ambiente. Diverse soluzioni in grado di garantire una crescita sostenibile e inclusiva, presentate attraverso i volti dei protagonisti. Volti come quelli dei ragazzi di Cerreto Alpi, piccolo paese incastonato nell’Appenino reggiano, che, scommettendo su se stessi e sulle risorse del proprio territorio, hanno fondato la cooperativa di comunità I Briganti di Cerreto riuscendo, tra l’altro, a porre un freno al fenomeno dello spopolamento del
The images and interviews collected in this process gave birth to five television reports, of which I am author with Federica Licata and two directors Giulia Morello and Gabriel Renzi. Each episode narrates through the voice of the protagonists the experiences of three communities, divided into five episodes based on the common characteristics of the projects. Features in turn responding to five rules from which derive the names of the report: Think local, Respect Earth, Share and collaborate with everyone, Open the door to change and Create opportunities for all. Five principles whose application could guarantee a sustainable and inclusive development in all rural and mountain communities in the world. In this sense, the five reports attempt to provide an answer to the great question posed by the theme of Expo Milan 2015 Feeding the Planet, Energy for Life. A concrete, direct and factual answer, "projected" precisely at the Universal Exhibition in Milan at the BioMediterranean Cluster on June 5, during the celebrations for the 43rd World Environment Day. Different solutions can ensure a sustainable and inclusive growth, presented through the faces of the protagonists. Faces like those of the boys of Cerreto Alpi, a small town nestled in the Appennin of Reggio, which, betting on themselves and on the resources of their own territory, founded the cooperative of communities I Briganti di Cerreto (The bandits of Cerreto) managing, among other things, to hold back the depopulation phenomenon of their small village. B
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C Le immagini sono tratte dai reportage televisivi del progetto con il sostegno del Mipaaf e disponibili sui canali Youtube e Facebook dell’associazione / Images are taken from the television reports of the project with the support of Mipaaf and availables on channels Youtube and Facebook of the association.
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Il paese di Cerreto Alpi / Cerreto Alpi town
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Mulino, Cerreto Alpi / Mill, Cerreto Alpi
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La sede dei Briganti di Cerreto / The headquarters of I Briganti di Cerreto
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loro piccolo borgo. Tutto è partito con degli interventi di riqualificazione urbana che hanno portato allo sviluppo del turismo di comunità, dove il visitatore non è più presenza estranea ma parte attiva della vita del luogo che lo ospita. I Briganti ci hanno ospitato all’interno di un vecchio mulino, adagiato in fondo ad una valle nei pressi di un piccolo ruscello. Caduto in abbandono negli anni ‘50, oggi il mulino vive una seconda vita come luogo di accoglienza per i visitatori di Cerreto, dopo i sapienti lavori di ristrutturazione realizzati dai Briganti che ne hanno conservato l’antico fascino. Nel raccontarci la loro esperienza, è evidente l’orgoglio che traspare dalle loro parole. L’orgoglio di chi, con tenacia e determinazione, ha saputo creare una nuova opportunità per se stesso e per la propria comunità partendo da ciò che a Cerreto Alpi c’era sempre stato ma che negli ultimi anni era stato abbandonato a fronte di un’economia divenuta troppo veloce e troppo complessa per un piccolo paese arroccato sulle montagne. E così il metato (l’antico edificio in cui venivano essiccate le castagne per la produzione della farina), il mulino, la stalla e gli antichi sentieri tra i boschi, che in passato venivano percorsi da un altro genere di briganti, sono diventati delle vere e proprie attrazioni per tutti quei turisti che vogliono vivere un’esperienza di villeggiatura diversa dal solito. Cerreto Alpi è la dimostrazione di come un’economia in crisi può risollevarsi
It all started with the urban renewal projects that led to the development of community tourism, where the visitor is no longer alien presence but an active part of the life of the place he occupies. I Briganti hosted us in a former mill, nestling at the bottom of a valley near a small stream. In state of neglect since the 50’s, today the mill lives a second life as a place of welcome for the visitors of Cerreto, after the wise renovations made by I Briganti who preserved its old charm. While telling us their experience, is obvious the pride that shines through their words. The pride of those who, with tenacity and determination, created a new opportunity for themselves and for their communities starting from what had always been in Cerreto Alpi but in recent years had been abandoned in the face of an economy has become too fast and too complex for a small village, high in the mountains. And so the metato (the old building where chestnuts were dried to produce flour), the mill, the barn and the old paths through the woods, which were previously covered by a different kind of bandits, have become real attractions for all those tourists who want to experience a different kind of holiday. Cerreto Alpi is a demonstration of how a down economy can raise turning into something else, recovering and taking advantage of the infrastructure any more in use, while preserving the territory from neglect and degradation. 2015
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Le immagini sono tratte dai reportage televisivi del progetto con il sostegno del Mipaaf e disponibili sui canali Youtube e Facebook dell’associazione / Images are taken from the television reports of the project with the support of Mipaaf and availables on channels Youtube and Facebook of the association.
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Messa in mare dei blocchi di marmo scolpiti per il progetto La Casa dei Pesci, Talamone / Launching of the blocks of carved marble for the project La Casa dei Pesci, Talamone
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Il pescatore e fondatore de La Casa dei Pesci Paolo Fanciulli, Talamone / The fisherman and founder of La Casa dei Pesci Paolo Fanciulli, Talamone
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trasformandosi in qualcos’altro, recuperando e sfruttando le infrastrutture non più utilizzate, preservando al contempo il territorio da incuria e degrado. Una storia simile a quella che ci ha raccontato il pescatore Paolo Fanciulli, che abbiamo incontrato nella sua Talamone dove ha fondato la Casa dei Pesci, un inusuale luogo d’incontro tra arte e salvaguardia ambientale. Dopo anni di battaglie contro il fenomeno della pesca a strascico illegale, responsabile della distruzione della fauna marina, Paolo ha avuto la brillante intuizione di avvicinare il mondo dell’arte contemporanea a quello delle associazioni ambientaliste, gettando le basi di un progetto di salvaguardia e valorizzazione del mare della Maremma. Da questa intuizione è nato il progetto La Casa dei Pesci che ha portato alla realizzazione di un parco artistico sottomarino
A story like the one that told us about the fisherman Paolo Fanciulli, that we met in his Talamone where he founded La Casa dei Pesci (the House of Fishes), an unusual meeting place between art and environmental protection. After years of fighting against the phenomenon of illegal trawling, responsible for the destruction of marine life, Paolo had the brilliant idea of bringing the world of contemporary art to that of environmental groups, laying the foundations of a project for the preservation and enhancement of Maremma. From this intuition was born the project La Casa dei Pesci that has led to the creation of an art submarine park through the launching of marble blocks carved by artists of international renown as Emily Young, Massimo Catalani, Giorgio Butini and Massimo
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Massimo Lippi al lavoro per il progetto La Casa dei Pesci, Talamone / Massimo Lippi at work for the project La Casa dei Pesci, Talamone
attraverso la messa in mare di blocchi di marmo scolpiti da artisti di fama internazionale come Emily Young, Massimo Catalani, Giorgio Butini e Massimo Lippi, che abbiamo avuto la fortuna di riprendere proprio mentre terminava i lavori sulla sua collezione ispirata alle contrade senesi. Una volta calati in mare, i blocchi di marmo, divenuti opere d’arte, bloccano e rompono le reti da pesca a strascico, salvando la fauna delle coste maremmane e sviluppando al contempo un nuovo settore turistico con la creazione del parco sottomarino. Un’esperienza di proficua collaborazione tra tutela dell’ambiente e cultura come quella messa in campo in Puglia dai ragazzi del LUA - Laboratorio Urbano Aperto – che, in collaborazione con i comuni di San Cassiano, Supersano, Surano, Nociglia, Botrugno, Scorrano, Sanarica, Giuggianello, Maglie e Muro Leccese, hanno portato alla fondazione del Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli. Il parco, che si estende per 5500 ettari nella provincia di Lecce, è infatti diventato un luogo di incontro tra salvaguardia ambientale, difesa e recupero del settore agricolo e incremento delle attività turistiche e culturali in grado di creare occupazione e di rigenerare il territorio. In quest’ottica s’inseriscono i progetti legati all’ospitalità diffusa, con il recupero e la valorizzazione di strutture nei paesi e in campagna che permettono al visitatore di immergersi nella vita del luogo, e il concorso di idee Nidificare i Paduli. Rivolto ad architetti, designer, grafici, artisti, il concorso è finalizzato alla realizzazione di strutture a basso costo (attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti come paglia, canne e materiali di scarto della potatura degli ulivi) dove sperimentare linguaggi innovativi legati ai concetti di essenzialità e di contestualizzazione nell’ambiente agricolo. Un’esperienza di conservazione e valorizzazione del territorio che non è passata inosservata tanto che il Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli si è guadagnato, unico caso in Italia, la candidatura alla quarta edizione del Paesaggio del Consiglio d’Europa.
Lippi, who we were lucky enough to film when was finishing the works on his collection inspired by the districts of Siena. Once lowered into the sea, the blocks of marble have become works of art, capturing and breaking trawling nets, saving wildlife and coastal Maremma while developing a new tourism sector with the creation of the underwater park. Experience of successful cooperation between environmental protection and culture like the one fielded in Apulia by the students of LUA - Urban Open Laboratory - who, in collaboration with the municipalities of San Cassiano, Supersano, Surat, Nociglia, Botrugno, Scorrano, Sanarica, Giuggianello, Maglie and Muro Leccese, led to the founding of the Agricultural Multifunctional park of the Paduli. The park, which covers 5,500 hectares in the province of Lecce, has indeed become a meeting place for environmental protection, defence and recovery of the agricultural sector and increase in tourist and cultural activities that can create jobs and regenerate the area. With this in mind are inserted the projects related to widespread hospitality, with the recovery and development of structures in the countries and in towns that allow visitors to immerse themselves in the life of the place, and the competition of ideas Nidificare i Paduli (Nesting the Paduli). Directed to architects, designers, graphic designers, artists, the competition is aimed at building low-cost structures (through the use of existing resources such as straw, reeds and waste pruning of olive trees) where experience innovative languages related to concepts of essentiality and contextualization in the agricultural environment. An experience of conservation and enhancement of the territory that has not gone unnoticed so that the Agricultural Multifunctional Park of the Paduli is the only case in Italy, of
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Rifugio la Nziddha, realizzato da Pietro Oronzo Di Chito e Fabrizia Parisi e vincitore della terza edizione del concorso Nidificare i Paduli. Autore foto: Alberto Caroppo VHS / The refuge Nziddha, made by Pietro Oronzo Di Chito and Fabrizia Parisi and winner of the third edition of Nidificare i Paduli. Author of the photo: Alberto Caroppo VHS
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Anche ad Aliano, piccolo comune in provincia di Matera, luogo d’ispirazione del Cristo si è fermato ad Eboli dello scrittore Carlo Levi, che qui ha scontato il periodo di confino inflittogli dal regime fascista, la rivalutazione delle risorse esistenti ha portato ad un incremento dello sviluppo economico del territorio e alla creazione di nuovi settori d’interesse. Immerso in un territorio periferico e storicamente segnato dalla mancanza di risorse, circondato dagli inospitali calanchi, Aliano vive infatti una nuova stagione grazie alla creazione del Parco Letterario Carlo Levi. L’idea che sta dietro alla creazione del parco è quella di utilizzare la fonte letteraria come codice di lettura dell’intero territorio, per scoprirne e valorizzarne tutti gli aspetti che lo caratterizzano: culturale, storico, naturalistico, ma anche enogastronomico. Tramite visite guidate nei luoghi descritti da Carlo Levi nella sua opera, il parco letterario punta quindi alla creazione di un turismo di tipo esperienziale, fatto di suoni, sapori, odori, per comprendere meglio non solo l’esperienza dello scrittore ma anche la realtà della comunità. Un turismo che si allarga dalla cittadina per comprendere tutto l’ambiente circostante. Oggi, grazie alla decisione dell’amministrazione di investire nella cultura, Aliano è il secondo centro più visitato della Basilicata ed è divenuto, 62
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candidacy to the fourth edition of the Landscape of the Council of Europe. Even in Aliano, a small town in the province of Matera, a place of inspiration for Christ Stopped at Eboli written by Carlo Levi, who here has served the period of confinement inflicted by the fascist regime, the revaluation of existing resources led to an increase of the economic development of the territory and to the creation of new areas of interest. Set in a peripheral territory and historically marked by a lack of resources, surrounded by inhospitable badlands, Aliano lives indeed a new era with the creation of the Parco Letterario Carlo Levi (Carlo Levi Literary Park). The idea behind the creation of the park is to use the literary source as a reading code of the entire territory, to discover J
Passeggiata comunitaria durante il festival La Luna e i Calanchi, Aliano / Community walk during the festival La Luna e i Calanchi, Aliano
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Il paese di Aviano / Aviano town
Le immagini J e K sono tratte dai reportage televisivi del progetto con il sostegno del Mipaaf e disponibili sui canali Youtube e Facebook dell’associazione / Images J and K are taken from the television reports of the project with the support of Mipaaf and availables on channels Youtube and Facebook of the association.
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Rifugio Lovo, progettato e realizzato da Écru Architetti per il progetto Nidificare i Paduli. Autore foto: Écru Architects / Refuge Lovo, designed and built by Écru Architects for the project Nidificare i Paduli. Author of the photo: Écru Architects http://ecruarchitetti.it/ us_portfolio/parmamia-house
grazie al festival di paesologia La Luna e i Calanchi, un centro di riferimento per fotografi, scrittori, pittori, registi e musicisti che ogni anno si ritrovano qui una settimana per lavorare e per lasciare traccia del loro passaggio nel paese. I Briganti di Cerreto, La Casa dei Pesci, il Parco dei Paduli e il Parco Letterario Carlo Levi di Aliano sono solo alcune delle tappe che abbiamo raggiunto nel nostro lungo ed appassionante viaggio attraverso la penisola. Un viaggio di scoperta di cui i cinque reportage rappresentano i frutti che vanno a delineare il quadro di un Paese capace di crescere e di innovarsi, nel rispetto dell’ambiente e della propria identità, attraverso la trasformazione e la valorizzazione di tutte le risorse esistenti.
and evaluate all aspects that characterize it: cultural, historical, natural, but also food and wine. Through guided tours of the places described by Carlo Levi in his work, the literary park aims therefore to create an experiential tourism, made up of sounds, tastes, smells, to better understand not only the experience of the writer but also the reality of the community. Tourism that spreads from the town to understand the surrounding environment. Today, thanks to the administration’s decision to invest in culture, Aliano is the second most visited centre of Basilicata and is now, thanks to the town festival The Moon and the Badlands, a reference centre for photographers, writers, painters, film makers and musicians who gather here every year for a week to work and leave their mark in the town. I Briganti di Cerreto, La Casa dei Pesci, Parco dei Paduli and Parco Letterario Carlo Levi in Aliano are just some of the milestones we reached in our long and exciting journey through the peninsula. A journey of discovery of which the five reports represent the results going to outline the framework of a country able to grow and innovate, while respecting the environment and its own identity, through the transformation and upgrading of all existing resources.
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Cibo ed energia per i territori inclusivi. Food&Energy Hub e reti per l’innovazione sociale Food and energy for inclusive territories. Food&Energy Hub and networks for social innovation
AUTHOR: Barbara Melis
Postdoctoral Research DAD - Politecnico Torino. Lavora nel campo della tecnologia per la progettazione edilizia e la sostenibilità ambientale dello spazio costruito. Dal 2010 si dedica allo studio dell'integrazione paesaggistica di impianti energetici di piccola taglia. barbara.melis@polito.it
AUTHOR: Graziella Roccella
AUTORE: Graziella Roccella
Architect, PhD, teaches Architecture and Urban Design at Turin's Polythecnic. She projects in national and international competitions. She is the author of contributions in research developed in the research Living in Territories of Excellence, of the Department of Architecture and Design. graziellaroccella.it / graziella.roccella@polito.it
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AUTORE: Barbara Melis
Postdoctoral Research DAD - Turin Polytechnic. She works in the field of technology for building design and the sustainability of the built environment. Since 2010 she devoted herself to the study of landscape integration of small energy plants. barbara.melis@polito.it
ccompagnare la trasformazione del paesaggio metropolitano cogliendo le tensioni socio economiche e culturali è alla base di molti studi in campo architettonico. Il progetto del Food&Energy HUB è frutto di due indagini condotte in tal senso, una legata al mondo agroalimentare svolta da Graziella Roccella con la ricerca Abitare nei territori d’eccellenza (20092014), l’altra rivolta ai segni della produzione energetica diffusa in ambiente urbano con la ricerca Social energy e Next Futurama (2009-2012) di Barbara Melis. Il F&Ehub è il progetto di un luogo fisico che risponda alle sollecitazioni del territorio, tensioni tra esigenze e opportunità delle sfere del cibo e dell’energia, che oggi sempre più spesso si incontrano e si supportano. Il F&Ehub è attualmente oggetto di uno studio di fattibilità per un Comune dell’area metropolitana di Torino, come occasione di rifunzionalizzazione per alcuni immobili di cessione demaniale, prossimi ad una Riserva Naturale. Il lavoro consentirà di misurare sul campo elementi di scalabilità ed esportabilità delle riflessioni sul tema, avanzate in seminari e tavole rotonde.
Architetto, dottore di ricerca, insegna Composizione Architettonica e Urbana al Politecnico di Torino. Svolge attività progettuale per concorsi nazionali e internazionali. Autrice di contributi nell’ambito della ricerca Abitare nei Territori d’Eccellenza, del Dipartimento di Architettura e Design. graziellaroccella.it / graziella.roccella@polito.it
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o accompany the transformation of urban landscape picking socio economic and cultural tensions is the basis of many studies in architecture. The project of the Food & Energy Hub is the result of two surveys conducted in this regard, one linked to the agrifood world carried out by Graziella Roccella with the search in the residential areas of excellence (2009-2014), the other directed towards the signs of widespread power generation in urban environment with the research Social energy and Next Futurama (20092012) of Barbara Melis. The F&E Hub is the project of a physical location that meets the demands of territory, tensions between the needs and opportunities of the spheres of food and energy, which now increasingly come together and support each others. The F&E Hub is currently the subject of a feasibility study for a municipality in the metropolitan area of Turin, as an opportunity for some new functions for the sale of state-owned property, next to a Natural Reserve. The work will be measured on the field elements of scalability and exportability of reflections on the theme, advanced seminars and round tables. 2015
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Diagramma di sintesi del Progetto Food&Energy Hub. B. Melis, G. Roccella / Chart summary of the Project Food&Energy Hub. B. Melis, G. Roccella
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Catalizzatori e consapevolezza sociale Lo sviluppo del concetto F&Ehub si fonda su due argomentazioni. La prima istanza riflette sull’aspettativa ormai assodata che il progetto sia in grado di catalizzare e rivitalizzare le forze presenti nel proprio luogo di intervento, pensiamo all’agopuntura urbana (Lerner, 2014), e agli attuali processi di rigenerazione urbana che puntano sul fattore sociale quale naturale completamento delle azioni fisiche. Se però focalizziamo l’attenzione sulle aree periurbane il fenomeno subisce un’evoluzione: un processo che riscala l’azione catalizzatrice, aumentandone la portata, e consente dei legami relazionali che coinvolgono un ampio territorio. Ciò è dovuto alle dimensioni degli spazi vocati ad attività omogenee e alla potenziale interdipendenza dei processi presenti, nel caso in oggetto: l’agroalimentare e l’energetico. La seconda istanza sottolinea il ruolo cruciale dell’inclusione sociale. La consapevolezza del consumatore finale sul valore dell’accorciamento delle filiere produttive innesca quesiti sempre più pressanti sia riguardo al cibo sia all’energia. Le questioni economiche, etiche e della sicurezza si sommano alla questione ambientale: il prezzo di questo prodotto/servizio è equo? da dove proviene? questo prodotto fa bene o male all’ambiente? valorizza il territorio o contribuisce al
Catalysts and social awareness The development of the concept F&E Hub is based on two arguments. The first instance reflects on the established expectation that the project is able to catalyse and revitalize the forces present in their place of intervention, we think that urban acupuncture (Lerner, 2014), and the current urban regeneration processes that rely on the social factor as a natural completion of physical actions. But if we focus the attention on peri-urban areas, the phenomenon undergoes an evolution, a process that rescale the catalyst action, by increasing the flow rate, and allowing relational connections that involve a large territory. This is due to the size of the spaces suited to homogeneous activities and to the potential interdependence of these processes, in this case: the agri-food and energy. The second instance underlines the crucial role of social inclusion. The awareness of the final consumer on the value of the shortening of supply chains, is triggering increasingly pressing questions about food and energy. Economic, ethical and security issues add to the environmental issue: the price of this product / service is fair? where it comes from? this product is good or bad for the environment? It enhances the territory or contributes to the depletion of its
depauperamento del suo paesaggio? In campo agroalimentare ed energetico nuovi protagonisti diffondono pratiche inclusive che contribuiscono a segnare il territorio per dare risposte alle attuali necessità. A livello urbano i gruppi di acquisto solidale, i farmers market, i gruppi spontanei di orticoltura sociale e le esperienze di social street che inscenano eventi di produzione alimentare sociale, come la passata di pomodoro collettiva, chiedono spazi creativi e negoziabili di nuova generazione. A livello peri-urbano, il proliferare delle fattorie didattiche si contrappone a un più contenuto successo dei punti vendita presso i produttori diretti, che presupporrebbe il raggruppamento dei prodotti in luoghi nodali e la gestione in rete dei micro-scambi. Il crescente ricorso al crowdfunding per il finanziamento di progetti inerenti la produzione agroalimentare conferma il trend di crescita della dimensione sociale in questo settore. L’energia, dal suo canto, è diventata sempre più un processo distribuito sul territorio e, grazie anche alle nuove possibilità tecniche, sia per l’uso delle fonti rinnovabili sia sulle smart grid, ha visto capillarizzarsi i soggetti investitori, sino
landscape? In the field of Agro-food and Energy new players are spreading inclusive practices which help to mark the territory in order to respond to the current needs. At urban level the ethical purchasing groups, the farmers market, the spontaneous groups of horticulture and social experiences of social street which put on events of social food production, such as the collective tomato purée, are demanding creative marketable spaces of new generation. At peri-urban level, the proliferation of educational farms contrasts with a more limited success of the stores at the direct producers, which would require grouping products in nodal places and the network management of the micro-exchanges. The growing use of crowd-funding to finance projects related to the food production confirms the growth trend of the social dimension in this area. Energy, for its part, has increasingly become a process deployed in the environment and thanks also to the new technical possibilities, both for the use of renewable sources and in the smart grid, has seen the capillarity of the investors, until reaching models of shareholder base, dedicated to the
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Agricoltura e Crowdfunding. Ricerca di Graziella Roccella, fonti: CrowdfundingItalia. org, elaborazione tramite analisi delle 54 piattaforme italiane / Agriculture and Crowdfunding. Research by Graziella Roccella, sources: CrowdfundingItalia. org, processing through the analysis of 54 Italian platforms
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
a giungere a modelli di "azionariato diffuso", che si dedicano alla costruzione e gestione di "impianti collettivi in multiproprietà" (Melis, Roccella, 2015). Le nuove iniziative dal basso aprono alla prospettiva di complementarietà di queste due attività perché permeate da un comune interesse verso l’etica ambientale e il consumo critico. Food&Energy Hub In questo panorama l’offerta di un F&Ehub come proposta di messa in rete dei cicli produttivi agroalimentari ed energetici incontra una domanda colta di co-gestione consapevole dei segni fisici di trasformazione del territorio che i processi di cibo ed energia implicano. Si tratta di concepire luoghi fisici in cui i soggetti locali determinino una strategia comune e vi contribuiscano, le aziende produttrici vi conferiscano i loro prodotti agroalimentari per la vendita e, contemporaneamente, possano accordarsi per confluire gli scarti presso impianti energetici esistenti, fornendo le matrici di ingresso in cambio di denaro o di digestato per
construction and management of "collective facilities in timeshare" (Melis, Roccella, 2015). New initiatives from the bottom open to the perspective of complementarity of these two activities because permeated by a common interest in environmental ethics and critical consumption. Food&Energy Hub In this view the offer of a F&E Hub as proposal of networking of agro-food and energy production cycles meets a demand of educated co-management aware of the signs of physical transformation of the territory that the processes of food and energy imply. It is about conceiving physical locations where local actors determine a common strategy and contribute to it, manufacturers will confer their food products for sale and, simultaneously, may agree upon merging waste at the existing power plants, providing the input matrices in exchange for money or digestate for the fertilization of the land, while the citizen can buy local produce and simultaneously monitor C
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Agricoltura e Piano di Sviluppo Rurale. Ricerca di Graziella Roccella, fonti: INEA, Rete Rurale Nazionale / Agriculture and Rural Development Plan. Research by Graziella Roccella, sources: INEA, the National Rural Network
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Social Energy. Ricerca di Barbara Melis, fonti: GSE - Gestore Servizio Elettrico, Retenegie.it / Social Energy. Research by Barbara Melis, sources: GSE - Manager Service Electric, Retenegie.it
la fertilizzazione dei terreni, mentre il cittadino possa acquistare prodotti locali e contemporaneamente monitorare l’uso sostenibile delle risorse e fruire di progetti di educazione energetica. Il F&Ehub costituirebbe un luogo di scambio materiale e immateriale. Gli accordi di natura commerciale avrebbero un impatto fisico sul territorio poiché concorrerebbero alla riduzione dei consumi e degli sprechi fino, per esempio, alla messa in comune di beni mobili o immobili, non solo i mezzi agricoli e i rispettivi depositi, ma anche i nuovi strumenti, gli studi e le analisi proprie dell’agricoltura di precisione, che potrebbero costituire un orientamento per il futuro. Così il F&Ehub potrebbe essere anche un laboratorio di innovazione tecnologica per il territorio. Oggi l’aumento del capitale fisso territoriale dovuto ai processi di sdemanializzazione in favore degli enti locali complica la situazione dei Comuni che sono investiti dell’onere del recupero di ingenti quote di patrimonio immobiliare. Di fronte a grandi contenitori
the sustainable use of resources and benefit from projects of energy education. The F&E Hub would be a place of exchange of material and immaterial. The commercial agreements would have a physical impact on the territory because they would be competing for the reduction of consumption and waste until, for example, the sharing of real or personal property, not only agricultural vehicles and their deposits, but also new tools, the studies and analysis of precise agriculture, which could serve as guidance for the future. So the F&E Hub could also be a laboratory of innovation for the territory. Today the increase in fixed assets due to the processes of un-state property in favor of local authorities complicates the situation of the municipalities that have invested the burden of the recovery of huge quantities of real estate assets. In front of large abandoned containers placed in peri-urban or rural areas difficult to access it is
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
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Risultati attesi: recupero del patrimonio esistente, G. Roccella / Expected results: Recovery of existing assets, G. Roccella
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Risultati attesi: Immagine di sfondo: New Holland Agricolture, B. Melis. / Expected results: Background image: New Holland Agriculture, B. Melis.
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dismessi collocati in aree peri-urbane o in aree rurali di difficile accessibilità si stenta a trovare funzioni che sappiano apportare modelli di sviluppo compatibile per l’innovazione sociale. La proposta del F&Ehub incontra la necessità di recupero del patrimonio esistente in un’ottica di contenimento di consumo del suolo, contribuisce alla tutela attiva del paesaggio valorizzando le attività produttive esistenti dei settori agroalimentare ed energetico poiché ne promuove la chiusura dei cicli in maniera sistemica. Si tratta di un progetto che necessita di attività di networking dei protagonisti, anche tramite incontri di animazione culturale per la costruzione di processi partecipati di conoscenza del territorio. Il F&Ehub può inoltre aspirare a connotarsi come "casa del territorio", mutuando l’esperienza delle case del quartiere note a Torino (www.casedelquartieretorino.org), diventare nodo di una rete di case nei parchi dell’area metropolitana. Nodi capaci ognuno di enfatizzare la propria specificità locale, ma tutti impegnati nella costruzione del dibattito per affermare una identità delle fasce periurbane, in grado di denunciare le proprie visioni strategiche e riformulare la cura e l’economia del territorio che si rifletta sull’immagine del paesaggio locale.
hard to find features that are able to make compatible models of development for Social Innovation. The proposal of F&E Hub meets the need for recovery of existing assets in a perspective of limiting the loss of land, it contributes to the active protection of the landscape enhancing the existing production activities of the agro-food and energy sectors because it promotes the closing of the cycles in a systemic manner. It is a project that needs to networking activities of the protagonists, also through meetings of cultural animation for the construction of participatory processes of local knowledge. The F&E Hub can also aspire to brand itself as "the house of territory", borrowing the experience of the houses in the neighborhood known in Turin (www.casedelquartieretorino.org), become node of a network of houses in the parks in the metropolitan area. Each node capable of emphasizing its local specificity, but all engaged in the construction of the debate to assert an identity of the peri-urban fringes, able to report their strategic visions and reformulate the care and the local economy which is reflected on the image of local landscape.
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Fonte: retenergie.it La cooperativa Retenergie propone ai soci di montare impianti fotovoltaici su tetti di strutture esistenti. Nella foto l’impianto di circa 15.5 kWp nell’Azienda Agricola Cà Battistini a Savigno (BO). / Source: retenergie.it, Retenergie The cooperative proposes to the shareholders to mount photovoltaic systems on the roofs of existing structures. In the picture the system of about 15.5 kWp in the farm Cà Battistini in Savigno (BO).
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Creatività / PROGETTO / Creativity / DESIGN
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Risultati attesi: Innovazione sociale. Ipotesi di F&E Hub al Parco La Mandria. Immagine di sfondo: Comune di Druento, G. Roccella. / Expected results: Social Innovation. Hypothesis of F&E Hub at la Mandria Park. Background Image: City of Druento, G. Roccella.
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Bibliografia / Bibliography Lerner J., Urban acupuncture, Island press, Washington Covelo London, 2014 Murray R., Caulier-Grice J., Mulgan G., The Open Book of Social Innovation. Social Innovation Series: Ways to Design, develop and grow social innovation, Young Foundation, 2010 Melis B., Roccella G., Food&Energy-scape. Efficient Management of Resources in the Smart-City: New Themes for Urban Design - Territori del cibo e dell’energia. Gestione efficiente delle risorse nella smart city: nuovi temi di progetto, in FA_magazine (in pubblicazione) Melis B., Roccella G., Energy & Food Hub: sistemi collaborativi per nuove forme di comunità , SIU Italia 45-45, Planum, (in pubblicazione) Melis B., Roccella G.,SMARTFOOD & ENERGY. Valorizzare il paesaggio periurbano con cicli produttivi chiusi, in "Urbanistica INFORMAZIONI", n. 257, settembre-ottobre 2014, p. 113-116
Franco Zagari, Benedetto Selleri Moving forest: Expo 2015 Landscape
AUTHOR: Enrico Falqui
NIP Head editor. Director of Landscape Architecture’s Lab and full time professor charged of International Activities by Research Doctorate of DIDA, Univ. of Florence, is member of UNISCAPE. From 2010, he leads publishing series Bording Landscapes by ETS, Pisa.
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uesto libro, per metà un diario di bordo, per metà un invito a una visita, è un’introduzione ai paesaggi dell’Expo. Moving Forest è il racconto di una foresta "mobile", perché, selezionata e coltivata in vivai con tecniche di avanguardia ben due anni prima dell’inaugurazione di EXPO; essa è arrivata a Milano ad ottobre del 2014 per un’anteprima di eccezione in Piazza Castello, il cui scopo prevalente è stato quello della sensibilizzazione dei cittadini alla bellezza e all’utilità di un bosco urbano. Successivamente, quel bosco provvisorio si è trasferito nel sito di EXPO per dare luogo a un’imponente operazione di progettazione paesaggistica, in un’area di oltre 250.000 mq, attraverso l’impiantazione di 2000 alberi, alcuni dei quali raggiungono altezze di 10-12 metri, 85.300 arbusti, 107.600 piante acquatiche e 151.700 erbacee. Nelle intenzioni originarie degli autori del Masterplan, il sito di EXPO è stato progettato come paesaggio unico: un’isola circondata da un canale d’acqua, monumento
AUTORE: Enrico Falqui
Direttore Responsabile NIP. Direttore del Lab di Architettura del Paesaggio e responsabile delle relazioni internazionali del Dottorato di ricerca del DIDA, Univ. di Firenze, è membro di UNISCAPE. Dirige dal 2010 la collana editoriale Paesaggi di confine, ETS, Pisa.
orizzontale, strutturata intorno agli assi di un antico "castrum" romano, il Decumano e il Cardo. Una sequenza di ambiti diversi si alternano, passando gradualmente dall’esterno verso l’interno della città espositiva, ottenendo un effetto paesaggistico che non intende competere con la dimensione e l’ambizione dell’impianto dei grandi Parchi storici di fine Ottocento, ma intende dialogare con il contesto territoriale nel quale "la cittadella" di EXPO si colloca. L’operazione più riuscita dal punto di vista paesaggistico è proprio il costante dialogo tra questa "green belt" (che circonda il sito di EXPO) con i canali che ricordano il paesaggio preesistente, inglobando le linee d’acqua che delimitano il perimetro dell’area espositiva con lo storico Canale Villoresi, producendo un esito estetico piacevole e coerente. Benedetto Selleri spiega che il concept di questo progetto paesaggistico consiste in un "racconto" del rapporto Uomo-Natura, declinato differentemente nei sette ambiti paesistici in cui è stato suddiviso il sito espositivo, del
modo in cui l’uomo manipola il paesaggio e di come esso reagisce. «Passando dalla naturalità primigenia della foresta della green belt, alla natura rigenerata/depurata delle vasche di fito-depurazione, alla rievocazione di elementi del paesaggio agricolo nei filari, alla collina mediterranea, agli Hortus, citazione dell’origine agricola dell’arte dei giardini, ai paesaggi più urbani e conviviali delle piazze, si mette in piedi un paesaggio composito, ricco di biodiversità che sottolinea il ruolo del paesaggio come monumento che celebra la trasformazione continua che sta alla base dei cicli dell’alimentazione e della sostenibilità ambientale». Franco Zagari spiega, in questo libro, il significato di un’altra realizzazione fondamentale nel mosaico paesaggistico realizzato nell’area di EXPO: l’Hortus è un sistema di giardini dedicati al riposo del visitatore, che viene invitato a scoprire i segreti legami che, nella storia, intercorrono tra nutrizione e giardino. Il grande paesaggista italiano ha progettato, tessere
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Moving forest Expo Milano 2015 Landscape
Casa editrice Libria_Melfi (Italia)
First Edition: May 2015
cm 28x22x2, 109 pages
T
Printed by Centro Grafico srl- Foggia
his book, for half a logbook, for half an invitation to a visit, is an introduction to the landscapes of the Expo. Moving Forest is the tale of a "mobile" forest because, selected and grown in nurseries with cutting-edge techniques two years before the opening of EXPO; it arrived in Milan in October 2014 for a preview of exception in Piazza Castello, whose main aim was to raise public awareness of the beauty and usefulness of an urban forest. Subsequently, those provisional woods have been moved the site of EXPO to give rise to an imposing task of landscape planning, in an area of over 250,000 square meters, through the implantation of 2,000 trees, some of which reach heights of 10-12 meters, 85,300 shrubs, 107,600 and 151,700 herbaceous aquatic plants. In the original intentions of the authors of the Masterplan, the site of EXPO was designed as a unique landscape: an island surrounded by a water channel, horizontal monument, structured around axes of an ancient Roman "castrum", the Decumanus and the Cardo.
Layout, graphic and cover design: Sarah Amari English translation: Iolanda Plescia Cover Photo: Monica Sgandurra Back cover artwork: Carlo Morrone
A sequence of alternating different settings, gradually passing from the outside of the exhibition citadel, getting a landscape effect that does not want to compete with the size and ambition of the installation of the large historical Parks of the late nineteenth century, but intends to talk with the local context in which "the citadel" of EXPO is arranged. However, it is the most successful intervention in terms of landscape is the constant dialogue between this "green belt" (which surrounds the site of EXPO) with channels that resemble the existing landscape, incorporating the water lines that surround the perimeter of the exhibition area with the historic Villoresi Canal, producing an aesthetically pleasing and consistent result. Benedetto Selleri explains that the concept of this landscaping project consists of a "story" of the relationship between Man and Nature, declined differently in the seven areas of landscape in which it was divided the exhibition site, the way in which man manipulates the landscape and how it reacts. ÂŤGoing from the natural
primeval forest of the green belt, to the regenerated nature/purified through tanks of phyto-purification, to the commemoration of the elements of the agricultural landscape in the rows, to the Mediterranean hill, to the Hortus, to the agricultural origin of the art of gardens, to urban landscapes and convivial squares, a composite landscape is set up, rich in biodiversity which highlights the role of the landscape as a monument celebrating the continuous transformations behind the cycles of food and environmental sustainabilityÂť. Franco Zagari explains, in this book, the meaning of another important fulfilment in the landscaping mosaic made in the EXPO area: the Hortus is a system of gardens dedicated to the rest of the visitor, who is invited to discover the secret links that, in history, exists between nutrition and garden. The great Italian landscape architect has designed, perfectly regular tiles (20 x 180 meters) with a serial character, perfectly recognizable.
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perfettamente regolari (20x180 m) con carattere seriale, perfettamente riconoscibili. La grande complessità vegetale che le caratterizza, si fonda su uno schema distributivo semplice: erbacee ai lati, spazio continuo a prato, con sentieri di calcestre al centro. Otto giardini rettangolari su un’area di 27.000 mq danno origine ad una composizione paesaggistica complessiva che acquista il significato di un pentagramma sul quale sono disposte come delle note, frutteti, pergole, orti e sedute. Franco Zagari è riuscito, attraverso questo progetto di straordinaria "leggerezza" paesaggistica a rinnovare l’idea di "giardino" richiamando la sua duplice funzione di luogo destinato al riposo e alla contemplazione estetica al pari 78
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di luogo di lavoro per il cittadino/contadino che produce cibo e biodiversità all’interno del contesto urbano e abitativo. Attraverso forme assolutamente moderne, il paesaggio di questi giardini richiama, ad avviso di chi scrive, la concezione "impressionistica" del giardino di Giverny, nel quale Claude Monet amava creare e progettare i paesaggi di molti suoi celebri dipinti. Il rigore verso le geometrie e l’amore artistico verso le decorazioni simboliche, Zagari le rende esplicite attraverso gli arredi, tavolini e sedute che sono decorati con due repertori narrativi, con disegni e iscrizioni, ispirati, rispettivamente, al "giardino officinale" e a un antico codice salernitano.
Le meravigliose foto di Monica Sgandurra e di Sarah Amari accompagnano questo "racconto" paesaggistico che funziona perfettamente sia come manuale di tecniche paesaggistiche, sia come "Guida" a una visita più consapevole e colta dell’EXPO di Milano. Il libro si conclude, immaginando che il visitatore alla fine del suo viaggio dentro la cittadella di EXPO si ponga la domanda più ovvia: «Cosa ne sarà, dopo, di tutto quel che abbiamo visto in EXPO?». Zagari così risponde: «A chi interessa veramente questa domanda? Sarebbe stato più che ragionevole saperlo, certo, ma solo ragionevole, in un mondo diverso dal nostro, dove vi fosse un olimpico equilibrio».
The highly complex plant that characterizes them, is based on a simple distribution scheme: herbaceous sides, continuous space to lawn, with calcestre paths in the centre. Eight rectangular gardens on an area of 27,000 square meters give rise to an overall landscape composition that takes on the meaning of a pentagram on which are arranged as notes, orchards, pergolas, gardens and seatings. Franco Zagari managed, through this extraordinary project of "lightness" landscaping to renew the idea of "garden" recalling its dual function as a place for rest and aesthetics contemplation like the workplace for the citizen / farmer who produces food and biodiversity within the urban and housing.
Through absolutely modern forms, the landscape of these gardens recalls, in the opinion of the writers, the "impressionistic" conception of the Garden of Giverny, where Claude Monet loved to create and plan the landscapes of many of his famous paintings. The rigour to the geometries and love towards artistic symbolic decorations, Zagari makes them explicit through the furniture, tables and chairs that are decorated with two narrative repertoires, with drawings and inscriptions, inspired, respectively, to the "healing garden" and a to a Salerno’s ancient code. The beautiful photos of Monica Sgandurra and Sarah Amari accompany this landscape "story" that works perfectly as both manual of landscape techniques, and as "help" on a
visit more aware and educated of EXPO in Milan. The book concludes, imagining that while the visitor at the end of his journey into the citadel of EXPO is raised the obvious question: «What will happen after, of all that we have seen in EXPO?». Zagari so replies: «Who really cares about this question? It would have been more than reasonable to know, of course, but only reasonable, in a world different from ours, where there is an Olympic balance».
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