Il mental training nello sport: teorie e tecniche

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Il Mental Training nello sport: teoria e tecniche NonSoloFitness.it

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Il Mental Training nello sport: teoria e tecniche 1- COS’ È IL MENTAL TRAINING E LA SUA IMPORTANZA NELLO SPORT 2- IL GOAL SETTING: STABILIRE GLI OBIETTIVI 3- A COME AUTOSTIMA 4- LE EMOZIONI NELLO SPORT 5- LA VISUALIZZAZIONE

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Cos’è il mental training e la sua importanza nello sport MENTAL TRAINING COS’É: È a tutti gli effetti un ALLENAMENTO MENTALE è orientato alla consapevolezza di sé e ad acquisire strategie per potenziare e migliorare abilità psico-fisiche volte ad ottimizzazione la performance sportiva. La performance sportiva (in tutte le sue forme), è determinata da corpo e mente. Non è sufficiente infatti essere solamente preparati a livello fisico, occorre anche il giusto approccio mentale nello sport. Parlando in grande, i campioni sono coloro i quali, oltre al talento e alla preparazione fisica hanno un assetto mentale che consente loro di fare la differenza. Dott.ssa Veronica Rossi

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Cos’è il mental training e la sua importanza nello sport

PERCHÈ È IMPORTANTE? Migliorare la prestazione ● Migliorare l’autostima ● Gestire lo stress e il fallimento ● Gestire lo stress post infortunio Migliorare concentrazione ed attenzione ●

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Cos’è il mental training e la sua importanza nello sport

IL MENTAL TRAINING IN PALESTRA Definizione degli obiettivi ● Gestione dello stress ● Lavorare sulla motivazione Lavorare sulla concentrazione ed attenzione ●

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Il goal setting: definire gli obiettivi Nello sport la formulazione degli obiettivi è fondamentale per aver chiara la direzione. Gli obiettivi devono però avere caratteristiche peculiari.

COME DEVONO ESSERE GLI OBIETTIVI? S–M–A–R–T

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Carta d’identità degli obiettivi S come SPECIFICI: devono essere ben chiari e definiti M come MISURABILI: devono poter essere quantificabili (ad esempio “voglio migliorare” non è misurabile). A come ACTION ORIENTED: orientato all’azione (propria). Deve specificare quale azione dev’essere fatta. R come REALISTICI: devono essere in linea con le capacità e le abilità della persona che si appresta a raggiungere l’obiettivo, altrimenti il rischio è la delusione e l’insoddisfazione. T come TIMELY: definiti in un tempo specifico (devono avere una scadenza). Ovviamente il tempo dev’essere congruo.

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Il goal setting: definire gli obiettivi ●

Tipi di obiettivi: OGGETTIVI: sono gli obiettivi misurabili con parametri e unità di misura ben specifiche (centimetri, bilancia, cronometro) SOGGETTIVI: non sono oggettivamente misurabili, ma solamente il soggetto in prima persona può rendersi conto di averlo raggiunto o meno (ad esempio: divertirsi, migliorare un gesto atletico, staccare la spina) ●

ORIENTATI AL RISULTATO: si possono considerare raggiunti solamente al raggiungimento del risultato (ad esempio si può giocare bene una partita ma perderla –> obiettivo non raggiunto) ●

ORIENTATI AL PROCESSO: sono orientati all’azione o alla corretta esecuzione individuale(ad esempio si può giocare bene una partita ma perderla –> obiettivo raggiunto)

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Il goal setting: definire gli obiettivi Orientamento degli obiettivi: ●

INDIVIDUAL SKILLS: volti al miglioramento di qualità personali

PRESTAZIONE FISICA: sono volti ad ottenere determinati risultati di prestazione (ad esempio riduzione del peso corporeo)

DIVERTIMENTO: in questo caso è utile per coloro che fanno sport a fine ludico o per ridurre lo stress. Va bene anche nel caso di atleti ormai “anziani”

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A come AUTOSTIMA Cos’è L’AUTOSTIMA? Battistelli: «Insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso». È una auto-valutazione di sé stessi. Si riferisce ALL’ESSERE.

Si modifica continuamente, a determinarla intervengono: ● interpretazioni date ai successi e ai fallimenti (nello sport) i giudizi espressi dalle persone significative (per l’atleta) e le parole che l’atleta stesso è abituato a dirsi assumono un significato decisivo Nello sport, come nella vita quotidiana, lo stile cognitivo con il quale si definisce il racconto della storia dell’atleta, è decisivo nell’espressione dell’andamento prestativo (Massimini, 2000).

L’atleta con buona autostima è mentalmente forte perché non dubita delle proprie capacità. Si approccia alle sfide convinto di raggiungere l’ obiettivo. È importante sempre non sovrapporre il risultato alla valutazione di sé in quanto PERSONA Dott.ssa Veronica Rossi

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A come AUTOSTIMA Un altro concetto molto vicino all’autostima è: L’AUTOEFFICACIA È la consapevolezza di raggiungere determinati obiettivi o di compiere certe azioni grazie a forti credenze circa le proprie abilità o capacità. Si riferisce al SAPER FARE È uno costrutto circostanziato e non globale che può essere diverso in base agli ambiti. Le convinzioni di auto-efficacia indicano in quale misura e per quanto tempo gli sforzi saranno mantenuti indipendentemente dagli ostacoli e dalle esperienze spiacevoli. Per fare crescere un atleta e per far si che possa ottenere le performance desiderate è importante il rispetto per la persona e l’orientamento sul compito, considerando l’eventuale vittoria come una conseguenza di quello che si è fatto fino a quel momento (Rossi e Sassi).

ENTRAMBE PERMETTONO L’ACCESSO AL: PENSIERO POSITIVO

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A come AUTOSTIMA LA PROFEZIA CHE SI AUTO-AVVERA È un insieme di meccanismi e credenze che trasformano le aspettative in realtà

Questo avviene in particolare perché: ● Si ricercano informazioni a sostegno delle proprie idee Si agisce in modo da dirigere il proprio comportamento nella direzione delle proprie aspettative

Il PENSIERO POSITIVO è importante proprio perché permette di crearsi aspettative positive e di conseguenza ci si comporterà in modo da realizzarlo.

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MOTIVAZIONE LA MOTIVAZIONE È la spinta ad agire, a mettere in atto comportamenti orientati ad uno scopo.

É composta da: Direzione della motivazione equivale al perché si decide di fare qualcosa, cosa attrae (molto spesso si è però inconsapevoli) ● Intensità si riferisce allo sforzo impiegato Esistono due tipi di motivazione: INTRINSECA: quando la spinta ad agire è interna (quella considerata la VERA MOTIVAZIONE) ● ESTRINSECA: quando arriva dall’esterno, gli incentivi sono esterni/premi

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MOTIVAZIONE PER AUMENTARE LA MOTIVAZIONE: Modello T-A-R-G-E-T TASK(compito): compiti ad hoc per la persona, vari e significativi

RECOGNITION (riconoscimenti): apprezzamenti, elogi, rinforzi ●

AUTHORITY (autorità): coinvolgimento nelle scelte

GROUPING (gruppi): utilizzare anche il lavoro in gruppo

EVALUATION (valutazione): fornire giudizi con funzione di parametro ●

TIME (tempo): tenere conto dei tempi personali di ogni persona

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CONCENTRAZIONE

Il compito dell’allenatore e/o del mental coach è quello di facilitare l’espressione delle motivazioni più autentiche dell’atleta, superando gli autosabotaggi e risolvendo le difficoltà che caratterizzano un qualsiasi percorso di crescita sportiva (Rossi e Sassi) Inoltre, è fondamentale orientare le motivazioni dell’atleta al compito anziché al risultato. In questo modo avrà più chiaro che il successo dipende dall’impegno individuale. Così è possibile per l’atleta trarre piacere e fiducia dall’apprendere nuove abilità (constatando i propri miglioramenti) e rinforzando così la propria motivazione.

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CONCENTRAZIONE LA CONCENTRAZIONE È la capacità di dirigere e mantenere l’attenzione su aspetti importanti.

È influenzabile da: Fattori interni: emozioni, autostima, motivazione ecc. ● Fattori esterni: contesto, ambiente

è determinata da ATTENZIONE DIVISA: compiere più azioni contemporaneamente e/o cogliere gli aspetti del contesto in generale ● ATTENZIONE FOCALIZZATA: riguarda uno stimolo/azione ● ATTENZIONE ALTERNATA L’attenzione divisa è prevalentemente utilizzata negli sport OPEN SKILLS mentre quella focalizzata in quelli CLOSED SKILLS

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CONCENTRAZIONE L’ATTENZIONE DIVISA ● ●

Richiede: Processo di controllo Processo automatico

Quando la memoria implicita/procedurale è libera da vincoli l’atleta può entrare nello:

STATO DI FLOW Stato di coinvolgimento totale nell’attività, rasenta la derealizzazione e la depersonalizzazione. Qui l’attenzione è solo sugli aspetti rilevanti dell’azione in corso.

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CONCENTRAZIONE

STATO DI FLOW Quando l'attenzione è focalizzata sull'attività e l'energia psichica positiva è elevata, molti atleti riferiscono di sperimentare stati di coscienza alterati: il tempo sembra rallentare o fermarsi, i movimenti sembrano visti al rallentatore e insorge, quasi, un senso di onnipotenza (Rossi e Sassi). Si sta trattando della “partita magica” o del “momento magico”, il classico picco di prestazione (peak performance) all’interno di una partita, quello che si dice coincidere con la sensazione di trance agonistica (stato di flow) (Harmison, 2011).

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LE EMOZIONI NELLO SPORT LE EMOZIONI NELLO SPORT sono ineliminabili, e molto importanti perché possono influenzare enormemente la performance. Per questo è importante riconoscerle e sopratutto comprendere quali conseguenze determinano a livello fisico Quali sono le emozioni più frequenti nello sport? Ansia ● Rabbia ● Tristezza ● Eccitazione ● Felicità ● Delusione ●

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LE EMOZIONI NELLO SPORT

LE EMOZIONI NELLO SPORT Per riconoscere le proprie emozioni occorre un alto grado di consapevolezza. Questo permetterebbe all’atleta di alimentare le emozioni che favoriscono la prestazione e di inibire quelle che invece la inficiano. L’atleta dovrebbe essere aiutato nell’identificazione di emozioni e pensieri disfunzionali per poi modularli o ristrutturarli in modo che possano portare un vantaggio alla performance.

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LE EMOZIONI NELLO SPORT

Le situazioni che più spesso attivano emozioni sono: SUCCESSO, SCONFITTA E FALLIMENTO Non sbagliare mai è utopistico. Fallimento come opportunità per migliorarsi. La delusione del momento deve divenire motivazione per il successo di domani. Questo evita il radicarsi di emozioni negative.

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Dal fallimento al successo

Accettare emozioni negative e delusione ● Individuare e affrontare la causa del fallimento ● Cambiare strategia ● Riformulazione degli obiettivi (se necessario) Cercare aspetti d’insegnamento per evitare di sbagliare nuovamente ● RIPROVARCI ●

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LA VISUALIZZAZIONE LA VISUALIZZAZIONE Sfrutta l’immaginazione per rappresentarsi la gara, la prestazione o anche singole sequenze motorie. È una sorta di “simulatore mentale”. L’immaginazione visiva determina un’attivazione cerebrale con le stesse caratteristiche dell’esperienza reale, aiuta così a rafforzare le connessioni neurali che innervano i muscoli e si crea così una traccia mnestica del movimento e delle sequenze. Si rivela molto utile per il miglioramento della performance.

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LA VISUALIZZAZIONE

COME FUNZIONA? Si parte da uno stato di rilassamento e si guida poi l’atleta a rappresentarsi mentalmente alcune immagini visive, dapprima semplici fino a diventare via via piÚ complesse. Per esempio inserendo stimoli tattili, cinestesici, olfattivi ecc Si rivela molto utile per il miglioramento della performance.

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Dalla visualizzazione

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...ALL’ALLENAMENTO IDEOMOTORIO COS’È? Rappresentazione mentale sistematicamente ripetuta e cosciente dell'azione motoria (Frester, 1985) che deve essere appresa, perfezionata o stabilizzata, senza che vi sia una esecuzione reale, visibile esternamente, di movimenti parziali o globali (Corbin, 1972). Oppure... Richardson (1969): l'imagery si riferisce a tutte quelle esperienze quasisensoriali e quasi-percettive di cui siamo coscienti e che per noi esistono in assenza di quelle condizioni di stimolo che realmente determinano quelle specifiche reazioni sensoriali e percettive.

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...ALL’ALLENAMENTO IDEOMOTORIO

COSA PERMETTE? Supporta l'apprendimento del movimento ● Ottimizza l'esecuzione del movimento

Tutto questo grazie alla sola immaginazione,senza eseguire realmente il movimento.

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“Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Michael Jordan Dott.ssa Veronica Rossi

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PASSWORD WEBINAR: 81aq3

Per contattarmi: - Mail: dottoressa.veronicarossi@gmail.com - Sito Web: www.veronicarossipsicologa.com

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Grazie per l’attenzione 

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Bandura, A. (1996). Il senso di autoefficacia. Erickson, Trento. ● Beck, A. (2014). Prefazione. In Hackmann, A., Bennett-Levy, J., & Holmes, E.A. (2014). Le tecniche immaginative in terapia cognitiva. Firenze: Eclipsi. ● Carpenter, W.B. (1894). Principles of mental physiology. In R. S. Weinberg & D. Gould (Eds.) Foundations of sport and exercise psychology (4th ed.). Champaign, IL: Human Kinetics. ● Harmison, R.J. (2011). Peak performance in sport: identifying ideal performance states and developing athletes' psychological skills. Sport, Exercise, and Performance Psychology, vol. 1(S), 3-18. ● Kosslyn, S. M., Ganis, G., & Thompson, W.L. (2001). Neural foundations of imagery. Nature Review: Neuroscience, 2, 635-42. ● Lucidi, F. (2011). SportivaMente, Temi di Psicologia dello Sport. Milano: Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto. ● Massimini, F., & Delle Fave, A. (2000). Individual development in a bio-cultural perspective. American Psychologist. 55(1), 24-33. ● Rossi, B e Sassi, M. La psicologia dello sport tra i costrutti classici e le attuali prospettive ● Www.psicoadvisor.com/mental-imagery-una-preziosa-risorsa-per-latleta-18087.html ●

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