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2.1 Il Sistema Tonico Posturale Nel vasto campo delle scienze mediche, riabilitative e rieducative, da qualche anno ha fatto prepotentemente ingresso la posturologia che sta modificando drasticamente l’approccio alla cura e alla visione del paziente. Pur essendo considerata come una disciplina relativamente giovane, in realtà diversi studiosi e autori passati, seppur indirettamente, si sono occupati di postura. Il chirurgo Charles Bell (1774-1842), noto per i suoi saggi su Anatomia nell’espressione pittorica (1806), si interrogava sui meccanismi che sono alla base della postura: “come riesce un uomo a mantenere una postura eretta o inclinata contro il vento che soffia su di lui, è evidente che egli possiede un senso attraverso il quale conosce l’inclinazione del proprio corpo e che possiede l’attitudine ad aggiustarla”. Un primo pilastro alla comprensione di tali meccanismi fu data, agli inizi degli anni ’40, da Sir Charles Scott Sherrington (1857-1952) noto neurofisiologo inglese, il quale concludeva: “La stazione eretta è una risposta posturale estesa e composita, nella cui attuazione è di importanza fondamentale la contrazione dei muscoli antigravitari che controbilanciano il peso del corpo, che altrimenti, flettendo le articolazioni, provocherebbe la caduta a terra”. Sherrington, che era un fine ricercatore sul tessuto muscolare, definiva il tono muscolare come “lo stato di semi contrazione dei muscoli scheletrici necessario a mantenere la postura (tono muscolare), cioè l’armonica e reciproca posizione delle varie parti del corpo nello spazio”. Ma, al di là d’isolate ricerche ed intuizioni, si era ben lontani da studi di settore specifici. Bisognerà aspettare gli anni ’50, perché i concetti posturali, e soprattutto d’equilibrio posturale, acquistassero connotati più scientifici. Dove sbagliavano gli autori fino al XIX secolo, non era nel modo di condurre la ricerca, ma nell’incapacità di assemblare i dati ottenuti. Gli studi fino a quel momento erano esclusivamente settoriali, limitati ai campi di conoscenza di ciascuno degli autori che si affacciavano alla posturologia ma non riuscivano ad abbracciarne la complessità e globalità. Essi credevano, al pari di Bell, che esistesse un particolare “senso”, un singolo sistema, deputato alla regola28
zione posturale. Nei loro scritti mancava il concetto d’integrazione delle informazioni sensoriali. Così Romberg conosceva il ruolo della vista e della propriocezione podalica e osservava che le oscillazioni posturali sono maggiori ad occhi chiusi e quando la base di sostegno è ridotta, inoltre le oscillazioni sono ancora maggiori ed irregolari quando è presente una lesione neurologica, crea così il test che porta il suo nome (Test di Romberg). Flourens (1794-1867) analizzava il ruolo del vestibolo, Longet (1845) il ruolo della propriocezione dei muscoli paravertebrali, De Cyon (1911) il ruolo della propriocezione oculomotrice, Magnus (1926) il ruolo della pianta del piede. Nessuno, però, era capace di dare al problema un’ottica multidisciplinare. Baron (1956) e Tadashi Fukuda (1959), autore del test che porta il suo nome (Test di Fukuda), cominciarono a studiare l’equilibrio posturale in un’ottica quanto più ampia possibile, elaborando e coordinando i dati ottenuti dalle loro ricerche e dalle ricerche degli studiosi che li avevano preceduti. Fu così che si arrivò ai primi concetti concreti di postura e d’equilibrio posturale, al punto che lo studio sulla postura cominciò ad essere considerato come una branca specialistica a sé stante. Nacque così la posturologia come scienza, che aveva l’interesse principale nello studio dell’equilibrio umano e soprattutto nelle condizioni fisiologiche che lo rendevano possibile. Nel frattempo un fatto nuovo contribuì, non indifferentemente, alla ricerca in generale, aprendo nuovi orizzonti alla comprensione dei meccanismi posturali: la scienza cibernetica. Essa fu introdotta in Europa a cavallo degli anni ’50 e rivoluzionò non poco il modo d’interpretare la realtà. In particolare in medicina introdusse un nuovo modo di vedere l’essere vivente considerandolo come un assemblaggio di sistemi interagenti. Il concetto di postura fu letteralmente stravolto nella sua essenza e letto, oltre che interpretato, come sistema cibernetico complesso paragonabile ad una scatola nera (black box), in quanto pur essendo note le funzioni di ingresso e di uscita non ci è dato di conoscere con precisione i processi e le strutture neuroanatomiche che determinano la relazione input-output. Un sistema cioè che necessita di entrate (informa-
PIEDE E POSTURA zioni provenienti dagli esterocettori e propriocettori), di centri superiori (con funzione di integrazione, elaborazione, pianificazione, controllo) e di uscite (che traducono in azioni quanto elaborato e deciso dai centri superiori). In sistemi complessi di questo tipo le determinanti sono date da: - Le caratteristiche dei componenti e dei sottosistemi (es. le caratteristiche del vestibolo, la soglia di sensibilità dei recettori articolari, la soglia di attivazione dei fusi neuromuscolari, ecc.). - I segnali di ingresso a livello delle entrate del sistema (piede, occhio, apparato muscolo-scheletrico…). - Le modalità di interazione tra i vari componenti (Occhio, vestibolo, piede, ecc.) e quindi la struttura delle connessioni1. Il sistema tonico posturale è per caratteristiche: • complesso e circolare, in quanto formato da differenti sottosistemi non indipendenti ma interconnessi reciprocamente; • aperto, in quanto scambia costantemente informazioni con l’ambiente; • causale, cioè necessita di un input (esterocettivo, propriocettivo, ecc.) per fornire uno specifico output; • tempo e spazio variante, in quanto le sue componenti cambiano costantemente valore nel tempo e nello spazio. In quanto facente parte di un sistema complesso, la postura risponde ad alcune leggi: - Totalità: fa riferimento all’interconnesione e all’interdipendenza fra le varie componenti del sistema, una minima variazione di un componente è in grado di modificare globalmente il sistema. Questa legge è facilmente verificabile attraverso minime stimolazioni a livello podalico, in grado di modificare l’attività delle catene muscolari antigravitarie, portando ad esempio ad una maggiore rotazione cervicale (vedi test di rotazione del capo). - Non sommatività: la funzionalità totale del sistema tonico posturale non può essere data dalla semplice somma delle attività dei singoli sottosistemi, per cui non è possibile ricavare informazioni sul tutto analizzando soltanto una singola funzione.
CAPITOLO 2 Mi piace poter affermare che in Posturologia 2+2 difficilmente darà come risultato 4. Tutto è altamente e finemente variabile e soggettivo. La postura è un sistema in continuo adattamento, un flusso costante di informazioni in entrata ed in uscita sensibile alla minima variazione, che risponde a dinamiche non lineari. “Può il battito d’ali di una farfalla scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza?” (Edward Lorenz). Partendo da due stati iniziali che siano anche solo leggermente differenti, un sistema può seguire evoluzioni molto diverse; questo rende le condizioni metereologiche di fatto sostanzialmente impossibili da prevedere nel lungo periodo. Lo stesso vale per la postura che è per appunto un fenomeno “non lineare”. • Equifinalità: essendo un sistema circolare e reciprocamente in connessione, non è lo stato dei singoli sottosistemi a determinare il risultato finale del sistema ma la modalità di comunicazione e di interazione tra gli stessi. Lo stesso risultato funzionale può essere ottenuto per mezzo di differenti modalità di interazione fra i diversi sottosistemi e non per la semplice somma. L’equilibrio posturale viene mantenuto usando differenti strategie sensoriali e motorie in differenti situazioni ambientali e in differenti soggetti. I modelli canonici di perfezione posturale devono essere abbandonati, la ricerca della semplice simmetria delle parti è spesso dannosa se non raggiunta in un’ottica funzionale. • Retroazione: un sistema circolare è in continuo divenire e per poter funzionare in modo efficiente, deve essere costantemente informato sul valore dei suoi output e dei suoi sottosistemi. Le stesse uscite del sistema ne rappresentano anche delle entrate. I muscoli antigravitari, che rappresentano gli effettori finali del sistema, sono al tempo stesso recettori che forniscono un feedback propriocettivo costante mediante un processo di reafferentazione. • Calibrazione: un sistema risulterà stabile rispetto alle sue variabili (input) solo se queste si mantengono entro determinati valori. Ciò è particolarmente significativo nello spiegare come da un apparente situazione fisiopatologica paritaria si possano riscontrare grosse
1. Scoppa F., POSTUROLOGIA: DALLA DINAMICA NON LINEARE ALLA TRANSDISCIPLINARIETÀ, otoneurologia 2000 | numero 15 | settembre-dicembre 2003
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variazioni sintomatologiche intra e interindividuali. La legge della calibrazione esprime la soglia di tollerabilità soggettiva del sistema alle variazioni ambientali a alle variazioni di stato dei suoi sottosistemi. • Ridondanza: il sistema tonico posturale è un sistema polisensoriale (visivo, propriocettivo, esterocettivo…), in cui le informazioni sensoriali hanno frequentemente lo stesso significato informazionale. Il sistema è efficiente quando è in grado di selezionare fra la miriade di informazioni a disposizione quelle più idonee a mantenere l’equilibrio posturale nel modo più corretto ed ergonomico. • Preferenzialità: In ogni individuo, e ancora più specificatamente in ogni età dell’individuo, esiste una strategia sensoriale preferenziale. Ciascun individuo, in situazioni analoghe, utilizza i diversi canali sensoriali in modo differente. Ciò sarà ad esempio particolarmente rilevante nell’analisi successiva degli esercizi per sviluppare la funzione sensitiva del piede e l’equilibrio. Avremo così individui che utilizzano soprattutto le informazioni visive, altri quello propriocettive e altri ancora quelle labirintiche. La preferenzialità ci consente di capire la nota variazione sintomatologica interindividuale in rapporto con simili condizioni fisiopatologiche o le strategie di recupero di una persona verso l’imprevisto2 3 4 5. Potremmo dunque definire il Sistema Tonico Postu-
rale come un sistema di tipo cibernetico, autoregolato e autoadattato e per questo altamente soggettivo, basato su complessi meccanismi di feedback e di feed-forward, capace di compensi e adattamenti anche a distanza, che segue i principi dell’equilibrio, dell’economia e del confort, anche questi fortemente soggettivi. Ciò non è affatto secondario, anzi potremmo aggiungere alle leggi già enunciate per definire il sistema quella della soggettività: ciascuna persona trova un proprio equilibrio in maniera assolutamente diversa dalle altre e soprattutto a prescindere da allineamenti e canoni estetici. A qualcuno potrà sorprendere la constatazione che un piede piatto può funzionare meglio di un piede solo apparentemente normale. Ritorneremo su questi concetti più avanti. I fattori psico-emotivi sono il comune denominatore che condiziona nel suo insieme il sistema tonico posturale e che sottende l’atteggiamento posturale del soggetto nella sua globalità. Come testimoniano le parole di Cailliet (1991): “la postura è, in larga misura, espressione somatica immediata di emozioni, impulsi, regressioni. Noi stiamo in piedi e ci muoviamo come ci sentiamo, riflettendo consciamente o inconsciamente nell’atteggiamento esteriore la nostra condizione interiore, la nostra personalità, l’ambiente stesso in cui viviamo. La postura, insomma, è una vera e propria forma di linguaggio, una manifestazione autentica della natura umana e dell’Io individuale”6 (Fig.1).
2. Cesarani A, Alpini D. Dalla meccanica alla cibernetica, verso un moderno approccio al sistema dell’equilibrio e alle sue disfunzioni, in: A. Cesarani, D. Alpini (eds). Aspetti medico-legali dei disturbi dell’equilibrio 1. Bi & Gi Editore, Verona 1992. 3. Cesarani A, Alpini D. Terapia delle vertigini e del disequilibrio: il metodo MCS. Springer-Verlag Italia, Milano 2000. 4. A.I.N.E. ( Accademia Italiana di Neurotologia ed Equilibriometria). Editoriale, Un approccio moderno al sistema dell’equilibrio, 82, GIR Industrie Grafiche Srl, Milano 1994. 5. Guidetti G. Diagnosi e terapia dei disturbi dell’equilibrio. Marrapese Editore, Roma 1997. 6. Cailliet R. Il dolore lombo-sacrale. Edi Lombardo, Roma 1991.
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CAPITOLO 2
PIEDE E POSTURA
Fig. 1
FATTORI PSICO-EMOTIVI COMPUTER CENTRALE
Input sensoriale
- Programmazione centrale - Schema corporeo
• recettore podalico • recettore oculare • apparato stomatognatico • recettore cutaneo • apparato muscolo-scheletrico • sistema vestibolare
output tonico-posturale
Recettori del sistema posturale
reafferentazione
Riadattamento sensoriale
Effettori del sistema posturale: muscoli
Adattativo o causativo? Ascendente o discendente? Le grandi domande su cui la Posturologia si interroga da anni rischiano di cadere nel paradosso se a nascere prima sia stato l’uovo o la gallina. Se accettiamo la globalità, la complessità e la circolarità del sistema, nell’influenza reciproca fra le diverse entrate recettoriali e nel feedback che genera un adattamento sull’intero sistema, che senso ha continuare a cercare la causa originaria di squilibrio? Se osserviamo la figura geometrica di un cerchio nessuno di noi può sapere dove si trovino inizio e fine. Basandoci sulla sintomatologia di un paziente potremmo cadere nell’errore di cercare la causa laddove si manifestano i sintomi, quando invece i fattori scatenanti potrebbero essere altrove. Cercare di curare il sintomo risulterà del tutto aleatorio (Fig. 2).
Fig. 2
SINTOMO ≠ CAUSA
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Potremmo allora cercare la causa di squilibrio ma se accettiamo come vere le straordinarie capacità di adattamento e ricerca di omeostasi del Sistema Posturale noteremo che la dicotomia fra causa ed effetto ha veramente poco senso: È SEMPRE L’INTERO SISTEMA AD ADATTARSI A PRE-
SCINDERE DALL’ ORIGINE CAUSATIVA. In un sistema non lineare, le interazioni appaiono pertanto più importanti delle cause stesse: nel malato posturale “è l’integrazione sensoriale di tutte le afferenze che concorrono al controllo della postura ortostatica che risulta deficitaria”7 (Fig. 3).
Fig. 3
Adattamento dell’intero sistema ad uno squilibrio
Il paradosso posturale sta nel soggetto che trova un suo equilibrio nell’apparente squilibrio. La visione specialistica della medicina tradizionale cade nell’errore di valutare la struttura senza indagare la funzione, perdendosi fra le mille scale del paradosso. Con la Posturologia si passa da una concezione del corpo visto prettamente in ambito settoriale, per cui si cerca la causa laddove si manifesta il sintomo, ad una concezione globale laddove il sintomo rappresenta solo un imperfetto adattamento, uno squilibrio da ricercare in un più complesso sistema che è quello definito appunto come tonico posturale. Il dolore, la contrattura, l’alterazione della forma, rappresentano soltanto il prodotto finale, l’output che si manifesta a livello muscolare, articolare e scheletrico. La postura ha in sé un complesso sistema afferenziale-recettoriale di input che informa istante per istante il sistema nervoso centrale sulla posizione del corpo nello spazio e che è in grado di determinare e indurre una risposta posturale specifica che si manifesta nel “prodotto finale” delle catene muscolari e che di conseguenza determina anche l’equilibrio osteo-articolare. Quan-
do si riscontra una condizione di squilibrio muscolare, dobbiamo sapere che questa può essere data da una risposta dell’organismo a un’informazione alterata in entrata. Cercare dunque di curare il “prodotto finale” senza passare dall’entrata, ossia dal possibile squilibrio recettoriale, non permetterà di ottenere risultati duraturi nel tempo. Si introduce il concetto di interrelazione recettoriale, nella consapevolezza che uno squilibrio di un determinato recettore posturale (occhio, piede, orecchio interno, ecc.) possa per via riflessa determinare un cattivo adattamento anche su un recettore lontano. L’intervento terapeutico settoriale e correttivo su un singolo recettore rischia di rompere l’armonia posturale del sistema. Personalmente rabbrividisco quando sento operare di un “atto terapeutico di correzione”, a prescindere se si tratti di un plantare, di un bite o ginnastica. Non può esistere correzione senza l’integrazione senso-motoria che porti il paziente ad una rieducazione attiva: utilizzare un cuneo per cambiare posizione ad un retropiede da valgo in neutro non significa averlo corretto. Tolto il cuneo la struttura crolla.
7. Gagey PM, Weber B. Posturologia. Regolazione e perturbazioni della stazione eretta. Marrapese Editore, Roma 2000.
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CAPITOLO 2
PIEDE E POSTURA Operare invece sempre nella globalità, evitando di perdersi nel paradosso causa/effetto, farà in modo che sia il paziente stesso a trovare le migliori soluzioni posturali per il suo riequilibrio. In conclusione, in un sistema che per definizione è complesso, caotico, aperto e circolare, definire limiti e confini delle componenti causative o adattative di ogni singolo recettore posturale,
compreso il piede, risulta difficile. Non è possibile ricavare informazioni sul tutto analizzando soltanto una singola funzione. Il bravo posturologo è in grado di comprendere che non è la semplice somma delle parti a definire il sistema ma la loro comunicazione e interrelazione. Non cerchiamo più l’inizio o la fine: agiamo sulla globalità del cerchio (Fig. 4). Fig. 4
ATTO TERAPEUTICO
SISTEMA TONICO POSTURALE
La posturologia è in questi termini “di tutti e di nessuno”. Dall’ortopedico al medico sportivo, dal fisioterapista al podologo fino al dentista e al laureato in scienze motorie, tutte queste figure potrebbero, anzi dovrebbero, occuparsi di posturologia, consapevoli tuttavia dei propri limiti di intervento. Proprio perché in questo ambito l’intervento deve essere fortemente individualizzato sul paziente è necessario che ogni professionista acquisisca il concetto di lavoro in equipe e transdisciplinarietà. Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (funzione antigravitaria), sia in condizioni statiche che dinamiche, cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali, legati anche all’evoluzione della specie8. Un buon atteggiamento posturale può infatti
“proteggere” l’organismo da patologie che non sempre si evidenziano solo a livello dell’apparato locomotore. La postura è un fenomeno estremamente complesso. È allo stesso tempo un dato fisico, tangibile, oggettivo ma anche soggettivo, accomuna tutti ma allo stesso tempo ci differenzia dagli altri. Nessuno potrà mai dire di avere una postura esattamente uguale ad un’altra persona così come nessuno potrà dire di avere una postura perfetta. La postura perfetta in realtà non esiste, si può tendere ad essa ma mai raggiungerla. La complessità dei meccanismi che regolano la nostra postura uniti all’insieme di forze con cui il corpo si trova a lottare, fra tutte la gravità, rendono questa condizione impossibile. Ciò nonostante la tendenza ad avere un buon allineamento posturale può determinare il confine fra l’essere in salute e non esserlo. La postura non è un dato
8. Scoppa F. Posturologia: il modello neurofisiologico, il modello biomeccanico, il modello psicosomatico. Otoneurologia 2000 2002;9:3-13.
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fisso ed immutabile nel tempo. Evolve insieme alle caratteristiche fisiche e psicologiche del nostro organismo. È determinata da fattori ereditari e costituzionali, dalle esperienze motorie del sogFig. 5
getto, da caratteristiche psicologiche nonché dal carattere stesso della persona. Rappresenta il nostro modo personale di interagire con il mondo che ci circonda, il nostro biglietto da visita (Fig. 5).
FATTORI EREDITARI E COSTITUZIONALI
SVILUPPO MOTORIO
POSTURA
ESPERIENZE MOTORIE
FATTORI PSICOLOGICI E CARATTERIALI Avere una buona postura dà un’immagine positiva di sé: la persona che si muove con il busto eretto, con coordinazione e armonia trasmette un’immagine di sicurezza, di qualcuno che affronta la vita con positività e fiducia; al contrario l’individuo con la schiena curva, le spalle cadenti e il capo inclinato dimostra rassegnazione, sofferenza verso i compiti della vita. La postura è efficace quando consente di avere equilibrio e sforzo minimo nel mantenere una posizione o nel muoversi. I muscoli e le articolazioni sono le strutture che per prime risentono di un cattivo atteggiamento posturale. Numerose ricerche hanno dimostrato che la maggior parte dei disturbi a carico della colonna vertebrale nascono proprio da un cattivo uso del nostro corpo. La nostra colonna vertebrale è continuamente sottoposta all’azione logorante della forza di gravità, che dall’alto ci spinge verso il basso. A questa forza vanno aggiunte le pressioni che esercitiamo su di essa attraverso le posizioni assunte dal nostro corpo. A molti sorprenderà sapere che la posizione seduta implica sulla colonna delle pressioni maggiori rispetto alla posizione eretta (ortograda) o che in alcune posizioni il peso che si scarica sulla nostra colonna può essere superiore a 200 kg. È importante quindi “conoscere il proprio corpo” per poterlo utilizzare al meglio. Questo dovrebbe essere il grande obiettivo da porsi nelle sedute rieducative di ginnastica posturale. Non semplice34
mente il rinforzo settoriale di masse ipotoniche o l’allungamento di muscoli retratti, non ipercorrezione per cercare di raggiungere modelli di perfezione, ma la ricerca della migliore forma di “convivenza” e adattamento possibile fra l’individuo, l’ambiente e il proprio corpo. Pertanto il concetto di postura non può essere ridotto ad una condizione statica, definita ed immutabile nel tempo. L’organismo di volta in volta, sulla base delle informazioni tattili, cinestesiche, sensoriali, che arrivano al S.N.C. elabora la risposta posturale più adatta in riferimento alle condizioni ambientali, in quel dato momento e per i programmi motori previsti. L’esecuzione di qualsiasi atto motorio comporta la contestuale messa in opera di una complessa sequenza di movimenti che vincola tra loro l’azione di molti muscoli verso il comune obiettivo di mantenere l’equilibrio. Questa serie di movimenti vengono detti aggiustamenti posturali. Tali movimenti hanno luogo sia in condizioni dinamiche ma anche statiche: anche se non ce ne accorgiamo infatti siamo incapaci di tenerci perfettamente immobili. Le risposte posturali sono il risultato di informazioni provenienti da diversi tipi di recettori sensoriali che consentono al sistema motorio di generare risposte compensatorie automatiche (elaborazioni a feed-back) o anticipatorie (feed-forward). Le prime, risposte compensatorie automatiche a feed-back, vengono evocati da stimoli sensoriali
PIEDE E POSTURA in seguito alla perdita di equilibrio. Sono risposte posturali automatizzate che compaiono a seguito di oscillazioni del corpo con organizzazione spazio-temporale relativamente stereotipata, derivanti dall’attività informativa dei recettori. Le seconde, risposte anticipatore a feed-forward, sono risposte pre-programmate che assicurano il mantenimento della stabilità e dell’equilibrio nella previsioni dei disturbi che potrebbero insorgere nell’esecuzione dei movimenti. Generano quindi aggiustamenti posturali ancor prima di iniziare il movimento basandosi soprattutto sull’esperienza. Gli aggiustamenti posturali vengono perfezionati dall’esercizio e dall’apprendimento. Basti pensare ai complessi aggiustamenti posturali che vengono messi in atto dal bambino quando inizia i primi tentativi di deambulazione al primo anno di vita, oppure a quelli necessari per imparare ad andare in bicicletta. Questo tipo di controllo si basa su circuiti che, mediante meccanismi a feed-forward, mettono in atto gli aggiustamenti opportuni prima che si verifichino gli eventi che porterebbero inevitabilmente alla perdita di equilibrio. Tali circuiti sono sotto il controllo corticale, nella fase di apprendimento, e sotto quello sottocorticale e cerebellare, allorquando il movimento ha acquisito caratteristiche di automaticità. Gli aggiustamenti posturali raggiungono l’obiettivo finale di mantenere l’equilibrio agendo in maniera sinergica a tre livelli differenti: - Mantengono la testa ed il tronco in asse contro la forza di gravità. - Mantengono il baricentro all’interno della base di appoggio, specie durante il cammino. - Stabilizzano le parti del corpo che fungono da supporto quando altre sono in movimento9. È chiaro quindi che per innescare queste reazioni e aggiustamenti posturali siano necessari dei recettori che ci forniscano costantemente informazioni sulla posizione del nostro corpo e sull’ambiente che ci circonda. Nell’organismo umano esistono numerose tipologie di recettori, ognuno di essi risulta essere specifico per una determinata forma di energia che può provenire sia dall’ambiente esterno che interno. Il processo mediante il quale avviene la trasformazione di una forma di energia (termica, meccanica, chimica o elettromagnetica) in im-
CAPITOLO 2 pulso nervoso prende il nome di trasduzione. L’informazione viaggerà lungo le vie nervose sotto forma di potenziali d’azione, l’unico tipo di segnale che i neuroni riescono ad elaborare, e arriverà ai centri nervosi specifici per poter essere elaborata e divenire cosciente. Sulla base dell’origine dell’informazione che recepiscono, i recettori possono essere distinti in: a) esterocettori che rispondono a stimoli provenienti dal mondo esterno, come suoni, luci, odori, deformazioni cutanee, ecc.; b) enterocettori, situati all’interno dei visceri, che informano soprattutto di eventi dolorifici a capo di queste strutture; c) propriocettori, situati nelle articolazioni, nei muscoli e nelle guaine tendinee, in grado di informare sulla posizione del corpo. L’attività recettoriale permette di informare il sistema nervoso centrale sulla posizione del corpo e quindi di determinare modifiche delle catene cinetiche muscolari per indurre una risposta posturale specifica. In particolare le principali afferenze sensoriali che permettono gli aggiustamenti posturali sono date da: - I propriocettori muscolari, che rilevano le variazioni di lunghezza o di tensione dei muscoli, in particolare quelli del piede e della caviglia. - I recettori vestibolari, che sono in grado di rilevare le inclinazioni del corpo sulla base delle inclinazioni del capo. - Le afferenze visive, che trasmettono informazioni sul movimento del campo visivo. Il sistema nervoso deve così integrare le diverse informazioni esterocettive e propriocettive per determinare specifiche risposte e adattamenti posturali rispetto all’ambiente. Quando queste informazioni sono alterate perché l’entrata sensitiva non funziona correttamente o risulta essere patologica, il sistema centrale elabora risposte che determinano una postura viziata o patologica ma che tuttavia l’organismo considera corretta. Lo squilibrio di un singolo recettore provoca quindi un adattamento allo squilibrio dell’intero sistema. Ecco perché cercare la cura dell’effettore finale del sistema, il muscolo, non significherà curare la causa dello squilibrio posturale. Proprio per questo l’intervento terapeutico dovrà essere sempre e comunque globale.
9. Fabrizio Felici, Controllo posturale, www.my-personaltrainer.it
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2.2 Il recettore podalico: adattamento ed equilibrio L’uomo è un sistema biologico in continuo adattamento e questa sua straordinaria caratteristica è data da organi specializzati nel recepire informazioni dall’ambiente, convertirli in messaggi nervosi appropriati per fornire una risposta motoria. La gravità è la forza maggiore cui l’uomo deve continuamente adattarsi poiché tende a immobilizzare tutto ciò che è massa. Pensate a quanto deve essere traumatico per il bambino il momento della nascita, fino a quel momento cullato e nutrito in un ambiente a temperatura ideale, sentire per la prima volta questa forza che ci spinge e ci comprime continuamente. È così che il nostro adattamento inizia fin dalla nascita per poi prolungarsi per il resto della vita. L’uomo, per muoversi, necessita di un sistema di controllo che lo metta costantemente in rapporto con l’ambiente, lo informi sulle caratteristiche del terreno su cui si sta muovendo e allo stesso tempo gli consenta di opporsi all’azione immobilizzante della gravità. Un complesso neuromuscolare in grado di stabilire un continuo e ciclico rapporto fra stimoli esterni e risposte interne (Fig. 6).
Fig. 6
Avete mai osservato una statua reggersi eretta semplicemente poggiando sui suoi piedi? Sicuramente no. Ogni statua ha infatti una base di sostegno, un piedistallo a sorreggerla.
Il mantenimento della stazione eretta nell’uomo, anche in condizioni di quiete, implica continui aggiustamenti posturali dei segmenti corporei (testa, tronco e arti), rispetto alla direzione verticale. Come per ogni altro movimento, anche il controllo della postura vede coinvolto un sistema di forze e momenti che tende al bilanciamento e all’equilibrio (instabile) contro le azioni perturbanti interne (respirazione, pompa cardiaca) ed esterne (interazione con l’ambiente). La stazione eretta, tipica della specie umana, è un processo intrinsecamente instabile. In tale posizione il corpo, lasciato a sé stesso, sarebbe inevitabilmente destinato a cadere. Tuttavia non cadiamo! Anzi la proiezione del vettore “gravità corporea” si mantiene all’interno di una superficie più piccola di 1 cm2 (meno dell’1% della superficie di appoggio disponibile). Si deve allora concludere che il corpo umano dispone di una regolazione fine ed efficace del suo equilibrio che gli assicura un ampio margine di sicurezza, tenendolo ben lontano da un’uscita catastrofica dal suo stato. Nell’uomo il feedback per il mantenimento dell’equilibrio è fornito da recettori periferici che inviano informazioni visive, labirintiche, uditive e propriocettive fra loro integrate a livello centrale. Ciò si traduce con l’organizzare le risposte riflesse motorie adeguate alla situazione con movimenti oculari compensatori per mantenere la fissazione di un oggetto durante i movimenti e le varie posture (riflesso vestiboloculare), e i movimenti del corpo per mantenere l’equilibrio (riflesso vestibolospinale)10. Se uno di questi sistemi è alterato, il sistema di controllo è costretto a gestire in modo diverso le informazioni fornite dai vari ingressi sensoriali al fine di continuare a svolgere il compito motorio con un livello di affidabilità accettabile. In caso di urti in stazione eretta statica che lo spostano avanti, di lato o indietro, subentrano in condizioni normali alcuni meccanismi riflessi (sopraspinali, labirintici-cinetici) che attivano in ultimo le posture di salvaguardia (riflessi paracadute) (Fig. 7).
10. Shiffer R., 2015, Stabilometria clinica, edi-ermes editore.
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