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La selezione del personale di Emanuele Scigliuzzo

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La selezione del personale

di Emanuele Scigliuzzo

Solo attraverso un’attenta analisi dei profili è possibile individuare, tra i candidati, le persone corrispondenti alle figure ricercate dalla Forza Armata.

La selezione culturale, attitudinale e medica, sono tra gli accertamenti che ogni reparto risorse umane di una grande organizzazione deve verificare, prima di intraprendere un qualsiasi rapporto lavorativo. Anche la Marina Militare, che non è un’azienda, ma è una grande organizzazione e offre delle straordinarie prospettive professionali e di progressione di carriera, ha la necessità dettata soprattutto dall’unicità di questo mestiere, di verificare i requisiti degli “aspiranti marinai”. Ambienti di lavoro particolari, spesso unici, ma con una forte carica motivazionale, specializzazioni dure e affascinanti, ma con requisiti molto selettivi, richiedono per chi aspira a diventare “un professionista del mare” sicuramente passione, ma anche attitudini. Una fase delicata che la Forza Armata ricopre attraverso il Centro Selezione (MARICENSELEZ) di Ancona, dove vengono verificati i profili dei partecipanti ai concorsi. Mentre le valutazioni psicofisica e culturale sono determinate da requisiti stabiliti nei bandi di concorso, il compito probabilmente più difficile è quello degli ufficiali periti selettori e psicologi, nel valutare i candidati durante gli accertamenti attitudinali. Per capire meglio quali sono le caratteristiche psicologiche che la nostra Forza Armata ricerca nei candidati, e come il personale che si occupa di selezione attitudinale li individua, abbiamo raggiunto il Tenente di Vascello (SAN) Maila Venturi (ufficiale psicologo), per carpire i segreti della selezione. Dottoressa Venturi, analizzare i profili di ragazze e ragazzi che si affacciano al mondo militare, magari con l’aspettativa di coronare un sogno coltivato fin da piccoli, non deve essere una cosa semplice.

L’intervista al tenente di vascello Maila Venturi

Quali sono le principali caratteristiche che un candidato deve avere da un punto di vista psicologico?

Vi sono alcune peculiarità fondamentali che deve possedere un futuro militare come valutare gli eventi e successivamente apprendere e adattarsi all’ambiente in relazione ad essi, l’autonomia e la capacità di rapportarsi a procedure e norme, ma anche saper lavorare in gruppo in modo da raggiungere un obiettivo comune. Ci aspettiamo che i candidati abbiano una minima conoscenza del ruolo per il quale concorrono, così come una minima conoscenza della Forza Armata, mostrando motivazione e desiderio di apprendere. Esistono poi delle attitudini specifiche per i diversi ruoli a concorso.

L’attitudine è una caratteristica innata o in qualche modo si può formare?

L’attitudine è la predisposizione che una persona possiede nello svolgere uno specifico compito e la potenzialità verso un determinato campo di applicazione. Si ritiene che le persone abbiano alcune attitudini o potenzialità innate e alcune preferenze per determinate materie o mansioni. Ovviamente tali potenzialità, hanno la possibilità di svilupparsi e di trovare applicazione solo all’interno di un contesto esterno, adeguatamente strutturato e supportivo, ma dipendono anche dalle motivazioni della persona stessa. In selezione è importante, quindi, non solo essere in grado di carpire ed indagare queste predisposizioni innate e di potenziale sviluppo, ma anche analizzare quanto il singolo sia stato portato dall’ambiente esterno a sviluppare tale potenziale. Se è vero che “l’attitudine precede la capacità” è altrettanto vero che sia possibile sviluppare determinate competenze in persone normodotate, ma con scarsa attitudine a quello specifico contesto. Il risultato di tale obiettivo non dipenderà più dalla selezione effettuata ma dalle caratteristiche del selezionato e dalla formazione che riceverà.

Quali possono essere i fattori che determinano la inidoneità di una persona alla vita militare, e in particolare alla nostra Forza Armata?

Le caratteristiche psicoattitudinali che possono contribuire al conseguimento o meno dell’idoneità al servizio Marina Militare, variano secondo la figura professionale ricercata. Ad ognuna corrisponde un profilo che evidenzia le caratteristiche che un candidato dovrebbe possedere. Nonostante questa differenziazione, alcune aree di indagine di fondamentale importanza sono comuni a tutti i profili. Tra i principali fattori che possono portare a decretare la non idoneità di un soggetto, troviamo la scarsa capacità di analisi critica della realtà, marcata instabilità emotiva, incapacità di relazionarsi con gli altri, difficoltà ad adattarsi a contesti diversi, poca costanza nel raggiungimento di obiettivi, presenza di scarsi livelli di autostima, ambizione ed autoefficacia.

Alle prove dei concorsi si presentano ragazze e ragazzi molto giovani: cosa cercano? Quali sono

le loro motivazioni di partecipazione al concorso?

I ragazzi e le ragazze che partecipano ai concorsi hanno motivazioni, ambizioni e sogni talvolta differenti, ma con un aspetto in comune: mettersi in gioco aspirando ad entrare nel mondo militare. Alcuni ne hanno già sentito parlare perché provenienti da città con tradizioni marinaresche – il sud Italia risulta per esempio l’area maggiormente rappresentativa – oppure perché cresciuti in famiglie di militari. Altri, divenuti giovani adulti, cercano indipendenza dalla famiglia e, perché no, una stabilità economica in un mercato del lavoro talvolta incerto. Pressoché tutti i concorrenti riferiscono la “passione per il mare” e sognano di servire la Patria, mettendo a disposizione i propri talenti e risorse in divenire.Quello che conta è tuttavia possedere la determinazione giusta, con la consapevolezza non solo delle proprie risorse, ma anche dei propri limiti, al fine di poter orientare il proprio agire verso la scelta di carriera più adatta.

Cosa si sente di dire ai candidati che invece non sono stati selezionati e forse hanno visto chiudersi la prima porta per verso il loro futuro?

L’iter selettivo rappresenta una fotografia del momento e riflette attitudini e caratteristiche che possono cambiare ed evolversi nel tempo. I concorrenti dovrebbero capire che sono molti i fattori che entrano in gioco durante una selezione, non ultimi gli aspetti emotivi del momento. Avendo parlato di motivazione non posso esimermi dal porre l’accento sulla motivazione intrinseca, cioè quella spinta personale che spinge il candidato al voler partecipare ad un concorso per raggiungere un obiettivo. Se il suo obiettivo è quello di entrare in Marina allora il consiglio è quello di non arrendersi alla valutazione negativa di quel momento e di mettere in atto azioni future per crescere come persona nel tempo, di studiare, di lavorare e di fare sport con l’intento di riprovare a superare quel concorso, oppure di acquisire la consapevolezza che quella strada non faceva per lui.

Le motivazioni di una scelta professionale

Durante il secolo scorso diversi psicologi hanno approfondito il tema della motivazione, che si ritrova anche nei giovani concorrenti: lo psicologo americano Holland ha delineato una teoria basata sulla stretta relazione tra “interessi professionali” e “contesto lavorativo” secondo la quale gli individui esprimono preferenze verso determinate attività lavorative a scapito di altre. Partendo dall’assunto che motivazione e successo sono più probabili laddove ambiente di lavoro e interessi professionali siano tra loro compatibili, ha individuato varie tipologie di motivazione professionale (realistico, investigativo, artistico, sociale, intraprendente, convenzionale). Un altro autore, McClelland, nel secolo scorso ha indicato la motivazione al “potere”, al “successo” e “all’affiliazione” come elementi da tenere in considerazione in base al tipo di ruolo per cui si concorre.

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