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L’Arsenale militare marittimo di La Spezia: 150 anni di storia

di Desirèe Tommaselli

Intimamente connesso con la storia e il lavoro dell’Arsenale è il Museo tecnico navale, il più antico d’Italia tra gli istituti culturali militari

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Questo è il paese dell’avvenire… Così appariva La Spezia agli occhi della contessa di Castiglione dopo l’inaugurazione dell’Arsenale. La nobildonna spezzina, cugina di Camillo Benso conte di Cavour, scriveva, infatti, al futuro presidente della Repubblica francese, Adolphe Thiers: “…dalla finestra della mia camera vedo una nave in partenza per il Canale di Suez e un’altra che entra nel bacino per essere armata. È un bacino immenso: i

marinai dicono che è il più bello del mondo…”. Nel giro di pochi anni il pittoresco borgo, meta di poeti romantici e di pittori paesaggisti, nonché nascente località turistico-balneare, assunse una funzione militare, con inevitabili ricadute sul piano demografico, sociale, urbanistico e storico. È storia nota che a volere l’Arsenale militare marittimo di La Spezia fu Cavour, conoscitore di quel golfo, dove si recava

A sinistra: Arsenale di La Spezia, prima darsena con deposito di carbone, 1872 ca. (foto Archivio fotografico Arsenale M.M., da 1869- 2009. L’Arsenale militare Marittimo della Spezia, La Spezia 2009).

in villeggiatura dagli Oldoini, suoi parenti. La vocazione militare del luogo era già stata intuita secoli prima, nel 400, da Galeazzo Maria Sforza che aveva iniziato a edificare sulla spiaggia spezzina una darsena in cui varare la prima grande flotta del ducato milanese. Ma il precedente più prossimo, che fu di ispirazione per lo statista sabaudo, fu francese. Come sottolineava la contessa di Castiglione all’amico Thiers, l’Arsenale era infatti stato “ideato dal vostro Napoleone e realizzato dal nostro Cavour”. Bonaparte, volendo dotarsi di una moderna ed efficiente flotta da guerra, aveva pianificato d i ampliare il sistema di stabilimenti di lavoro per le navi militari, con la fondazione di un nuovo arsenale a La Spezia; questa, che avrebbe dovuto costituire così l’autre Toulon, al contempo avrebbe preso su di sé le funzioni militari, lasciando a Genova esclusivamente quelle di scalo commerciale. Con il Congresso di Vienna, e la cessione della Liguria al Regno di Sardegna, La Spezia divenne strategica per consolidare i l potere marittimo sabaudo nel Mediterraneo. “Là sarà il grande Arsenale Marittimo Italiano, siccome un luogo più di ogni altro capace di contenere la flotta, non solo, ma che più forse d’ogni altro si presta per una difesa efficace della medesima”, preconizzò Vincenzo Gioberti nel 1851. Nel 1855 il confusionario imbarco delle truppe piemontesi per la Crimea, la prima spedizione f uori dal territorio italiano al fianco delle potenze europee,

Sopra: i bacini di carenaggio nn. 5 e 6 visti dalla collina di Fabiano dopo il 1897, (foto Archivio fotografico Arsenale M.M., da “1869-2009. L’Arsenale militare marittimo della Spezia, La Spezia 2009).

convinse definitivamente Cavour che la coesistenza delle funzioni mercantili e militari nel porto di Genova era diventata insostenibile. Con la Legge n. 2257 del 4 luglio 1857 Cavour, in qualità di ministro della Marina, Industria e Agricoltura, trasferiva da Genova a La Spezia la Regia Marina, che avrebbe avuto la sua base nel futuro Arsenale. Inizialmente fu individuato il Varignano quale luogo in cui edificare lo stabilimento navale. Ma Domenico Chiodo, maggiore del Genio navale, prospettò a Cavour l’opportunità di costruirlo tra il limite occidentale dell’abitato di Spezia e la piana di San Vito, “proprio in fondo al Golfo, per le condizioni più vantaggiose per stabilirvi un arsenale marittimo”. Lo spazio del Varignano risultava esiguo, soprattutto a lla luce del processo di unificazione; il nuovo Stato, quasi interamente circondato dal mare, imponeva un notevole investimento sulla flotta militare. I lavori del “primo Arsenale d’Italia” iniziarono il 20 luglio 1862, sotto la direzione di Domenico Chiodo, considerato

il “fondatore della città”. Il 28 agosto 1869 l’Arsenale militare marittimo di La Spezia veniva inaugurato, “aprendosi al mare la darsena di riparazione e uno dei quattro bacini di carenaggio”. Fu un avvenimento nazionale: quel giorno una parte del vasto stabilimento entrava “nello esercizio più interessante alla nostra Marina ed al nostro Erario, quello cioè del raddobbo delle navi da guerra” e, soprattutto, si presentava “degno di una giovine nazione che aspira a schierarsi fra le grandi potenze marittime di Europa” (da La Nazione, 28 agosto 1869). Completato tra il 1870 e il 1890, l’Arsenale attirò a La Spezia tanti migranti

provenienti da altre zone del Paese, spronati dalle prospettive di lavoro, ma anche folle di spettatori, curiose di assistere agli emozionanti vari delle navi della flotta d’Italia qui costruite.

In alto: l’ingresso del Museo inaugurato nel 1924 nella “sala a tracciare” della direzione delle Costruzioni all’interno dell’Arsenale (foto Archivio del Museo tecnico navale di La S pezia); in basso: varo della R.N. Regina Elena nell’Arsenale di La Spezia il 19 giugno 1904 (fotografie Ufficio storico della Marina militare, fondo Fraccaroli).

L’Arsenale e il Museo tecnico navale

Il Museo della Marina fu istituito con Regio decreto nel 1925. La legge, in verità, andava a formalizzare uno stato di fatto giacché l’istituto, inteso come raccolta di oggetti di interesse storico scientifico, esisteva all’interno dell’Arsenale fin dalla sua fondazione. Qui erano state infatti trasferite le collezioni relative alla Marina piemontese, il cui nucleo originario coincideva con quanto sopravvissuto del museo dell’arsenale sabaudo di Villafranca (vicino Nizza), formatosi a partire dai cimeli della battaglia di Lepanto e ordinato nel 1775 dal guardiamarina Felix de Costantin. Nella Real Marina sarda approntata dal vice ammiraglio Des Geneys, de Costantin, diventato direttore dell’Arsenale di guerra di Genova col grado di maggior generale, trasferì in questa sede le raccolte del museo di Villafranca, cui aggiunse alcuni cimeli raccolti a Cagliari. Arricchitasi di testimonianze della Marina toscana e di quella napoletana dopo l’unificazione, la collezione dell’Arsenale di Genova fu trasferita a La Spezia, trovando sede nel fabbricato dei mezzi di esaurimento dei bacini piccoli e venendo posta alle dipendenze della direzione

A destra: varo della R. N. Regina Margherita nell’Arsenale di La Spezia il 30 maggio 1901; in basso: la “sala dei documenti” e la “ sala di architettura navale” del medesimo Museo (foto Archivio del Museo storico navale di Venezia).

Artiglieria e Armamenti. Il museo, interno all’Arsenale, rimase chiuso durante la Prima guerra mondiale, nel corso della quale molti materiali andarono perduti. Negli anni successivi alla Grande guerra, in pieno boom dei musei militari, l’istituto spezzino fu riordinato e collocato negli spazi più ampi della vecchia “sala a tracciare” della direzione delle Costruzioni. Progettato nel 1922 e iniziato nel 1923, fu inaugurato nel giugno 1924. Con il riallestimento e l’atto istitutivo successivi al primo conflitto mondiale, il ruolo “comunicativo” del museo spezzino, che nei decenni precedenti aveva raccolto testimonianze della produzione arsenalizia, veniva identificato con il “mostrare nell’evoluzione del materiale, l’opera tenacemente svolta per formare la nostra potenza marittima e condurre la nostra flotta a lla agognata e meritata vittoria” (Nani Mocenigo). Durante la Seconda guerra mondiale i locali adibiti a museo crollarono e i danni al patrimonio dell’istituto furono notevoli. Dopo il conflitto il direttore dell’epoca, Luchetti, svolse una frenetica attività di individuazione e recupero di materiali, anche incoraggiando le donazioni, nel tentativo di risarcire come

possibile le perdite e in previsione della inaugurazione del museo nella sua nuova sede, a sinistra della porta monumentale dell’Arsenale, avvenuta il 12 maggio 1958. La scelta di spazi - a La Spezia come a Venezia - non più interni allo stabilimento bensì facilmente accessibili al pubblico esterno è la chiara manifestazione della volontà della Forza armata di far “conoscere a larghe masse di visitatori, cittadini e turisti nazionali e stranieri, quanto può servire a porre in giusta luce l’operato della Marina, ad avvicinare, soprattutto i giovani, alla vita del mare e alla conoscenza di quelle tradizioni che ne costituiscono la vera essenza e la più bella legge morale” (Luchetti).

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