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Delphinis tibi honorem tribuunt! di Manuel Moreno Minuto e Carlo Faggiana
Delphinis tibi honorem tribuunt!
Onori all’ammiraglio Giuseppe “Peppone” Arena, padre dei Sommergibilisti di oggi
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di Manuel Moreno Minuto e Carlo Faggiana
Ci sono uomini che hanno scritto pagine di storia, vivendole in prima persona e tramandando quelle dei protagonisti, delle tradizioni e dei valori di chi ha segnato il percorso prima di loro. A questi, appartiene sicuramente l’ammiraglio di squadra Giuseppe Arena, “Peppone” come lo chiamavano i suoi colleghi sommergibilisti, con familiarità, affetto e ammirazione. Figura amatissima, di grande rilievo professionale e umano, a livello nazionale e internazionale, ha trasmesso passione, vitalità, conoscenza, professionalità, motivazione, modernità, radici e slancio verso il futuro, alle generazioni di Delfini italiani, dal dopoguerra ad oggi. Venuto a mancare lo scorso aprile, l’ammiraglio Arena vive e vivrà nel cuore e nella storia di chi intraprende questa professione, tanto dura e speciale quanto ricca di soddisfazioni e umanità. Nato nel 1931 a Messina, città di Marina e di sommergibili, primo di quattro figli, inizia a coltivare la sua passione per i mezzi subacquei a soli 9 anni, dopo l’incontro con alcune figure di immenso rilievo storico, Primo Longobardo e Romeo Romei, Medaglie d’Oro al Valor Militare, veri e propri eroi sommergibilisti della Regia Marina. Li conosce nel 1940, al rientro da una missione del Regio sommergibile Pier Capponi. Un incontro folgorante che determinò le scelte di un’intera vita. Entra in Accademia nel 1947, diventa Guardiamarina e chiede di essere destinato sui sommergibili. Era il momento storico più basso della sto-
L’ammiraglio Giuseppe Arena durante l’incarico di Direttore Corsi Allievi dell’Accademia navale
ria dei Delfini, a causa del divieto all’Italia post-bellica di avere sottomarini. Fece il primo imbarco sul Giada, uno dei due battelli superstiti della guerra che, insieme al Vortice, fu pietra miliare per la ricostruzione della Componente Sommergibili, di cui l’ammiraglio Arena fu protagonista fondamentale. Dal comando del Vortice, nel 1961, al Calvi, al Tazzoli, al Comando del Secondo Gruppo Sommergibili di Augusta, fino a MARICOSOM nel 1985 da contrammiraglio, diede nuova vita a questa branca della Marina Militare, a rischio di estinzione negli anni ’50. Tra i ricordi più belli, la grande “avventura”, con i due ufficiali del Genio Navale, Rio Corazzi e Duilio Ranieri, della rinascita della formazione dei sommergibilisti, con la Scuola Sommergibilisti di Taranto, che porta ora il nome del primo e la cui conduzione fu affidata per circa un decennio, al secondo, che ne era anche fraterno amico. Così ricordava quei giorni, l’ammiraglio Arena, “quelle lezioni per gli allievi di tirocinio, dopo l’orario di lavoro, in una bettolina arroventata dai raggi solari”, che impostarono le basi di un vigoroso percorso di crescita professionale, culturale e umana degli allievi che in quegli anni vedevano nascere i sottomarini classe Sauro. Amava fare grandi cose e farle in grande. Le sue “imprese” spaziavano dall’ambiente operativo all’Accademia navale, dove negli anni ’70 fu Direttore dei Corsi Allievi. Lì, selezionò una classe di giovani ufficiali sommergibilisti che realizzarono grandi progetti per la Marina e fecero compiere alla Componente un enorme salto di qualità, ancora tangibile con i sottomarini classe U212A e gli avveniristici U212 NFS, frutto di una dirigenza lungimirante, battagliera e coesa nata sui banchi dell’Accademia in quegli anni. La figura dell’ammiraglio Arena non si può descrivere, però, nella sua interezza senza citare le innumerevoli attività svolte con l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, con la Componente e con la collettività civile, dopo la fine del servizio attivo. Nella sua straordinaria traiettoria di vita “da pensionato” è stato protagonista, per oltre trent’anni, di attività culturali e di divulgazione senza sosta, in Italia e all’estero, in migliaia di eventi, cerimonie, conferenze e congressi, in cui testimoniava, con instancabile energia, autorevolezza e “fede”, che è necessario “raccontare per continuare a tramandare e custodire le antiche tradizioni dei sommergibilisti”. È bello ricordarlo nei tanti momenti di lustro che lo hanno visto al centro del Centenario dei Sommergibili nel 1990, con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ed il 38° Raduno Internazionale dei sommergibilisti a Taranto, nel 2001. Il nostro decano, uomo fiero, colto e profondo trovava sempre nei giovani quella linfa vitale che lo ha conservato lucido e operoso fino all’ultimo istante. La sua semplicità ed umiltà nel raccontare le vicende dei sommergibili, in pace ed in guerra, sottolineando di non essere “né un professore né un conferenziere ma un semplice custode di antiche tradizioni”, rendevano il suo stile efficace e mai retorico. La sua voce e le sue idee sono stampate, indelebili, nella testa e nel cuore di migliaia di adolescenti e giovani adulti. Non esiste oggi sommergibilista che non custodisca il ricordo della “conferenza di storia dell’ammiraglio”, tappa obbligata di ogni tirocinio, seguita dalla visita alla “Sala Storica”, sancta sanctorum dei sommergibilisti. Nata nel 2005, su iniziativa di Arena e di Ranieri, raccoglie centinaia di testimonianze della storia di sommergibili ed equipaggi. Racconta un ambiente di straordinario fascino e sacrificio, ma anche di inventiva e passione di migliaia di Marinai degli abissi, dal 1890, ad oggi. Così lo descriveva l’ammiraglio: “L’equipaggio di un sommergibile è un microcosmo unico e irripetibile. Le inusuali, disagiate condizioni ambientali e le specifiche caratteristiche operative del mezzo richiedono a tutti, indistintamente, grande disciplina, preparazione, spirito di sacrificio, alto senso di responsabilità, capacità di adattamento, rispetto reciproco. Un mondo certamente straordinario che muove e opera nel segno più alto della religione del dovere”. Stella polare per i sommergibilisti di ieri e di oggi, l’ammiraglio Arena sarà di certo ricordato per la sua instancabile operosità, la sua passione e grinta mai domata. Ma quello che ci lascia è soprattutto l’indelebile traccia del suo esempio di vita.
Il presidente Francesco Cossiga partecipa ai festeggimaenti a Taranto del Centenario dei Sommergibili nel 1990, ripreso mentre saluta l’ammiraglio Giuseppe Arena