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I sommergibili musealizzati di Desirèe Tommaselli
I sommergibili musealizzati
“Dite: guerra per mare, e il pubblico pensa subito a battaglie tra corazzate, a spedizioni fulminee, siluramenti audaci, duelli a viso aperto. Queste invece si possono dire eccezioni. Dino Buzzanti.
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di Desirèe Tommaselli
Sentinelle silenziose e armi insidiose, i sommergibili hanno rivoluzionato le strategie belliche e, al contempo, hanno realizzato l’antico sogno dell’uomo di restare e navigare sott’acqua per lungo tempo. Il sommergibile stimola da sempre l’inventiva e la fantasia di scrittori, sceneggiatori e cineasti, da “20.000 leghe sotto i mari” a “Caccia a ottobre rosso”, fino al recente film “Greyhound”. Non meraviglia, quindi, il successo che riscuotono quotidianamente, e senza flessioni, i battelli Toti e Sauro, donati dalla Marina rispettivamente al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e al Museo Galata di Genova per essere musealizzati. Un’operazione, quella del recupero con finalità museali di interi battelli subacquei radiati, che in Italia ha avuto come primo esempio il sommergibile tascabile C.B. del Museo Henriquez della Guerra per la Pace di Trieste, seguito poi dal sommergibile Dandolo, collocato per volontà della Marina Militare su uno degli scali dell’Arsenale di Venezia nel 2002 e reso accessibile nel 2019. Di queste 4 unità, il Sauro è il primo ed unico ad essere musealizzato in acqua in Italia, nonché tra i pochi al mondo. Esso continua a vivere nel suo elemento naturale, l’acqua salata, offrendo al pubblico l’emozione di una visita immersiva e molto veritiera, anticipata nelle sale del Preshow al terzo piano del museo. Qui, infatti, non solo il visitatore viene introdotto alla storia della sommergibilismo, ma anche al complesso funzionamento del battello attraverso l’esperienza. L’uso del periscopio e dell’idrofono, la guida del sottomarino e il tour virtuale, infatti, preparano il visitatore del museo alla fisica “discesa” nel ventre del sommergibile. Una musealizzazione - quella del Sauro - che è passata anche per l’Arsenale della Marina Militare a Taranto dove sono stati “ripresi” i rumori di bordo dei sommergibili gemelli del Sauro. La visita al battello consiste in una vera immersione tra i rumori dell’equipaggio, delle macchine, dei motori diesel quando si è a quota snorkel nonché tra quelli della camera di comando grazie a tutti i dialoghi che sono stati ricostruiti dal personale della Marina per garantire il massimo grado di fedeltà. Ma quello che è rimasto impresso nella memoria degli italiani, e dei milanesi in particolare, è senza dubbio lo straordinario viaggio attraverso la penisola compiuto dal Toti. All’atto della donazione, nel 2001, il sommergibile era ad Augusta, da dove partì per risalire l’Adriatico e giungere a Chioggia, dove iniziò la navigazione del Po fino a Cremona. Da qui, dove finivano i canali, il Toti non poteva che proseguire via terra. Per volontà
Milano, Museo della Scienza. Una bambina vista il sommergibile Enrico Toti.
dei vertici della Marina Militare fu pianificata l’impresa che necessitava di tutta una serie di accorgimenti e interventi, resi possibili grazie alla sinergia e al sostegno (anche economico) delle industrie italiane e alla collaborazione con il Politecnico di Milano che svolse gli studi tecnici sul percorso. Il Toti, infatti, avrebbe dovuto raggiungere il centro della città, passando sulle strade di origine romana e sopra il sistema della metropolitana e delle condutture. Pertanto, si individuò il percorso più idoneo e furono costruiti anche speciali ponti che scaricassero il peso alle estremità della strada invece che al centro. L’8 agosto 2005 ebbe inizio lo straordinario viaggio del sommergibile attraverso la Pianura Padana. Appoggiato su uno speciale carrello da 250 ruote, fu trasportato per le campagne fino a Milano. Il 14 agosto alle 7:00 del mattino furono spenti i motori dello speciale camion che aveva portato il sottomarino al museo; quella notte di metà agosto una folla inaspettata di persone accorse in strada ad attendere il passaggio del Toti. Il battello in secco girò tra i palazzi milanesi, arrivando a distare con la sua prora anche solo un metro e mezzo dai balconi. Il “grande cetaceo d’acciaio” giunse a destinazione, “totalizzando un percorso netto”. Altrettanto ingegnoso dovette sembrare, nel 1928, anche il trasferimento della torretta del sommergibile Provana a Torino; l’occasione fu rappresentata dall’Esposizione per il X Anniversario della Vittoria del primo conflitto mondiale, esposizione alla quale la Regia Marina partecipò con una mostra curata dall’Ufficio Storico, allora diretto dal capitano di vascello Guido Po. Il padiglione della Marina presentava “cimeli della Vittoria navale” non solo al suo interno, ma anche all’esterno dove furono allestiti un treno armato, una stazione radiotelegrafica e la torretta del Provana; questa, proveniente da La Spezia, fu posizionata su un treno e trasferita a Torino via ferrovia. Dalla stazione di questa città raggiunse il padiglione della Marina attraverso tronconi di rotaie provvisorie che venivano spostate dopo il transito. La porzione del Provana, smontata nell’Arsenale della Spezia delle casse esterne di zavorra e della torretta con periscopio, una volta giunta a destinazione fu rimontata e interrata all’ingresso del padiglione della Mostra della Marina, così da dare l’impressione di “sorgere dai flutti”. Davanti al Provana furono collocate le ancore delle corazzate austroungariche Teghettoff e Viribus Unitis, posizionate poi, nel giugno 1929, davanti alla facciata di Palazzo Marina a Roma. La torretta di comando col suo periscopio e l’alloggio del comandante (uno spazio di 2 mq) costituirono una vera e propria attrazione per i visitatori della mostra di allora. Trasferita presso la sede dell’ANMI di Torino nel 1933, la torretta del Provana è il primo caso italiano di musealizzazione - sebbene parziale - di un sommergibile, nonché l’unico battello italiano risalente alla Prima guerra mondiale che sia giunto parzialmente fino a noi (oltre al Medusa, la cui solo porzione di prora è custodita nel Museo Storico Navale di Venezia). Al contempo è anche monumento ai caduti del mare, aspetto non secondario che ben esemplifica il processo di sacralizzazione cui vengono tradizionalmente sottoposti i cimeli nei Musei e nelle Sale Storiche delle Forze Armate. Il patrimonio di memorie legate alla storia dei sommergibili italiani non si esaurisce nei casi citati; esiste, infatti, una miriade di oggetti conservati tra la Sala Storica del comando Flottiglia Sommergibili presso l’Arsenale della Marina Militare di Taranto, il museo Storico Navale di Venezia, il Museo Tecnico Navale della Spezia, ma anche nel Palazzo Marina a Roma e nel Sacrario delle Bandiere a Roma, nonché nelle diverse Sale Storiche della Forza Armata. Un patrimonio, questo, diffuso sul territorio nazionale e spesso “frammentato” in forza del valore sacrale ed evocativo riconosciuto agli oggetti. Parti recuperate dal glorioso sommergibile Scirè, ad esempio, sono state assegnate al Sacrario delle Bandiere, ai due musei della Forza Armata e a Palazzo Marina. Ognuno di questi luoghi custodisce un frammento di quel battello per conservarne e perpetrarne la memoria, per tramandare e comunicare attraverso di esso la storia e i valori della Marina. All’origine della “frammentazione” dei materiali ci sono ragioni di ingombro o di impossibilità di un totale recupero; per cui delle unità navali è possibile conservare principalmente solo alcuni selezionati elementi. Ma nella “diffusione” dei diversi frammenti presso diversi Comandi e Istituti si possono, invece, riconoscere motivazioni ideali. Gli oggetti vengono infatti prelevati e distribuiti come vere e proprie reliquie, e come tali offerti alla contemplazione del visitatore, esaltandone il forte valore evocativo e “totemico”. Questo trattamento riservato agli oggetti storici è frutto di una scelta precisa che rappresenta uno degli elementi caratteristici della tradizionale museologia militare, differenziandola da quella della guerra sensu lato.
Genova, museo del Mare Galata. Sommergibile Nazario Sauro in esposizione, visitabile anche all’interno.
Tra sacro e profano
Storie, miti, misteri, leggende, fede, scienza e superstizione: non vi è mondo straordinario che non abbia narrazioni avvincenti in cui i fatti della storia si mescolano ad aneddoti suggestivi. Di generazione in generazione, di equipaggio in equipaggio, di battello in battello, alcune eroiche, altre cameratesche, spirituali o al confine con l’inspiegabile, altre raccontate al cinema: sono solo alcune, ma sono “ordinarie storie fantastiche” di sommergibilisti.