Il Cittadino - Quintana Giugno 2009

Page 1




Sommario

Editoriale di Giovanni Picuti

DIRETTORE RESPONSABILE: Alberto Mesca CAPO REDATTORE: Gilberto Scalabrini IN REDAZIONE: Mariano Angioni, Guglielmo Castellano, Claudio Bianchini, Maria Pia Fanciulli, Massimiliano Castellani, Mariolina Savino , Marco Degli Innocenti, Alice Fiordiponti, Mauro Silvestri, Simone Mesca, Emanuele Guerrini, Gloria Parroni. HANNO COLLABORATO: Ufficio Stampa Ente Giostra Quintana, Giovanni Bosi. Casa Editrice: Nuova PromoEdit s.r.l. Via M. Acuto, 49, Foligno (PG) Tel. 0742/321011 - Fax 0742/321012 P.IVA 02987340540 www.nuovapromoedit.it - info@nuovapromoedit.it www.ilcittadinoumbria.it - info@ilcittadinoumbria.it Autorizzazione: Reg. Tribunale di Perugia n. 35/1989 Reg. Tribunale di Terni n.07/ dall’82 all’1989 . Sped. in abb. post 45% legge 662/96 art 2 comma 20/b filiale di Perugia GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Nuova PromoEdit - Marco Properzi Segretaria di Redazione: Cinzia Mancia Foto: Archivio Nuova PromoEdit, Alessio Vissani, Foto Futura di Valeriana Sisti, Andrea Pomponi, Giovanni Angelucci. PUBBLICITÀ: Nuova PromoEdit s.r.l. Tutto quello che viene pubblicato su “Il Cittadino” riflette unicamente il pensiero degli autori. Foto e testi, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Stampa: Grafiche CMF Foligno(Pg) Finito di stampare Maggio 2009 Foto di copertina: Alessio Vissani - Cavaliere al galoppo nel Campo de li Giochi.

6

4

Ente e Comune pronti a collaborare di Guglielmo Castellano

“La mia prima Quintana” - Vescovo di Foligno di Fabiola Gentili

12

Alla Cena Grande servito il “film della Quintana” di Claudio Bianchini

Il Palio riparatore di Isaac Jeffrey

da

10

15 a 54

Immagini di vittoria!

58

Conoscere il cavalli di Mariano Angioni0

63

Immagini fuori campo

13

L’abbraccio della città alla Quintana La vetrina dei rioni e dei cavalieri di Gilberto Scalabrini e Mauro Silvestri

56 Una dama d’altri tempi di Emanuele Guerrini

60 Tre indimenticabili quintanari

64


ABBIGLIAMENTO CALZATURE VIA XX SETTEMBRE 60/66 - FOLIGNO - TEL. 0742 342506


Editoriale Sulle spalle dei giganti

Q

uesto mio articolo ha la pretesa di chiarire ai folignati più giovani, come noi quintanari di ieri guardiamo la manifestazione sullo scoccare della sua 63° edizione. E’ a cinquant’anni – e mai prima – che arriva lo stato di grazia del quintanaro, quando egli prende effettiva coscienza del bagaglio di esperienze vissute a fare Quintana, anche se poi per un motivo o per un altro ne è venuto fuori. Ma dalla Quintana non è facile uscirne definitivamente. Te ne accorgi a tarda notte, quando ti rendi conto che stai discutendo presso i capannelli dove si riuniscono i contradaioli, oltre ai più celebri sfaccendati della città. A sentirli oggi, questi cinquantenni, sembra che il merito della crescita della manifestazione sia solo il loro e che le generazioni a venire abbiano trovato la strada completamente spianata: il che è un po’ come dire che se Meucci intorno al 1854 non avesse inventato il primo prototipo di telefono, oggi la Tim non avrebbe raggiunto certi fatturati. L’affermazione è vera solo in parte. La continuità della Quintana è garantita dalle sue energie rinnovabili, dall’operosità dei suoi componenti e dalla partecipazione. Il che vuol dire che le sue cellule si riproducono con ricorrente naturalezza. La Quintana è paragonabile a un libro che può essere letto anche da chi non ha troppa dimestichezza con il suo passato, con le ragioni cicliche che ne garantiscono la sopravvivenza. Certe manifestazioni di popolo sono recepite nella misura in cui appartengono di diritto a una peculiare cultura e non a un’altra. La Quintana è coerente con la sua matrice culturale, con il suo patrimonio genetico, con il suo contesto sociale. La nostra città non poteva che darsi un Festa come questa, che si distacca dalle rievocazioni medievali, perché figlia di un’apertura forte verso l’esterno. Foligno conserva la caratteristica di “città spalancata”, di spugna che assorbe e rilascia lentamente le esperienze provenienti dall’esterno. Quest’apertura - con riferimento alla gara, per esempio - può essere ben rappresentata dal fatto che molti cavalieri 4

di Giostra provengono da fuori, tanto che il successo al Campo può ben dipendere dalle gesta di un fantino nato e formatosi altrove. Provate a Gubbio a chiedere se vi fanno imbracciare un Cero. Quando qualcuno – per un motivo e per un altro – esce dalla scena, a Foligno non si strappano le vesti, perché qui il rinnovamento è segno di buon senso e garanzia di continuità, quasi un’attesa necessità. Tipicamente folignate è anche un’onesta criptomnesia, cioè la memoria sommersa di avvenimenti o persone dimenticati dal sé supraliminale quintanaro, che per dirla in parole semplici significa: la Quintana si fa, chi c’è c’è. Questo non vuol dire che il quintanaro non riconosca i meriti dei fondatori o di chi, nei momenti difficili, ha condotto per mano la manifestazione fino ai nostri giorni. Ma se si vuole preservare dai rischi d’impoverimento la macchina organizzativa, bisogna tirare dritto, coniugare al presente le rinnovate esigenze dei rioni e di coloro che li compongono, favorire l’ingresso di idee e persone nuove, senza tuttavia dimenticare l’aforisma newtoniano: "Se ho visto più lontano d'altri è perché stavo sulle spalle di giganti”. E di giganti la Quintana ne ha avuti. Nello scrivere quest’articolo sono stato tentato di citare una decina di nomi che hanno fatto grande questa manifestazione. Poi ho pensato che non sarebbe servito a sconfiggere la memoria sommersa. Preferisco credere che l’opera di questi quintanari e i loro sforzi si siano definitivamente fusi in un risultato unico, che è davanti agli occhi di tutti. Non importa se alle giovani leve cresciute a suon di “filomè, filomè, voglio stare insieme a te” tanti nomi sono oggi oscuri. Il passato fa sempre capolino. Basterebbe che qualcuno si prenda l’impegno di rievocarle, storicizzarle o di riunirle in un libro di memorie, le glorie, le esperienze e le vicissitudini della Quintana moderna, dalla sua riesumazione fino ai tempi di Berlusconi. Perché da quando l’acqua scorre sotto i ponti del Topino, la gente industre di Foligno ha sempre mostrato una cura particolare per il suo presente, senza che questa prevalesse sull’attenzione verso il passato. Giovanni Picuti - abcabc@cline.it



Ente e comune

pronti a collaborare di GUGLIELMO CASTELLANO

P

er la seconda volta da quando, anno 2000, le due Giostre sono state sottoposte ad una profonda opera di “ristrutturazione”, con il varo di due appuntamenti distinti e distanziati nel tempo, il giugno quintanaro versione 2009, tornerà ad incrociare i propri destini con le elezioni amministrative che, poco prima della tenzone 6

del 13 giugno, esprimeranno il nuovo sindaco ed il Consiglio comunale per il prossimo quinquennio. E, visto che, pur nel rispetto dei ruoli e delle “autonomie”, la Giostra della Quintana e l’Istituzione comunale rappresentano, e non poteva essere altrimenti, delle realtà fortemente compenetrate tra di loro, con Domenico Metelli, che incontria-

mo alla vigilia di entrambi gli eventi, orientiamo subito la consueta conversazione con “Il Cittadino” su questo specifico argomento. “L’approccio che l’Ente Giostra Quintana - esordisce il presidente Domenico Metelli - avrà con l’Amministrazione comunale che uscirà vincitrice dalla tornata elettorale amministrativa, sarà, nel solco della tradizione, costruttivo e del tutto amichevole. Aperto e collaborativo. La partnership con il Comune - prosegue Metelli - rappresenta per noi un punto fermo. Imprescindibile. Una delle prime cose che chiederemo ai nuovi vertici istituzionali di Foligno sarà quello di capitalizzare, nel segmento delle prossima legislatura, quanto di buono già impostato negli anni precedenti. Penso alla definitiva sistemazione del “Campo de li Giochi” con la copertura della tribuna dei figuranti e l’adeguamento di quella lato piscina. Oltre a ciò, nostro intendimento, sarà quello di richiedere al Comune la gestione e la concessione all’Ente Giostra dell’impianto stesso, onde consentirci di utilizzarlo, anche per altre iniziative che possono interessare la città, nell’intero arco dell’anno. Poi, proprio dopo la Quintana di giugno - continua Domenico Metelli dovremo confrontarci con le strutture tecniche del Comune, in vista del prosieguo dei lavori di ripavimentazione che dovranno interessare le altre aree del centro storico. Il nostro contributo alla pianificazione degli interventi, in qualità di soggetto interessato, sarà del tutto costruttivo”. Un progetto di ampio respiro, così come tratteggiato da Domenico Metelli, che presuppone, come lo stesso diretto interessato tiene a precisare, un adeguamento istituzionale dei rapporti tra Ente Giostra e Comune. “La Giostra della Quintana - evidenzia in tal senso Domenico Metelli -trova spazio e dimensione adeguata all’interno dello Statuto del Comune varato nel 1991. Da allora, però, molta acqua è passata sotto i ponti. La Quintana è cresciuta ulteriormente, si è guadagnata



nuovi è più importanti spazi di visibilità diventando, di fatto, l’evento ludico e culturale più importante della città. Proprio in considerazione di ciò, auspichiamo che, in sede di eventuale rivisitazione dello Statuto, quanto meno nell’ambito in cui vengono inquadrati i rapporti con la Quintana, si provveda una riformulazione degli stessi, con una stesura dettagliata e regolamentata di tutti i meccanismi che regolano le sinergie tra queste due realtà. Penso che questo passaggio sia fondamentale; ritengo, infatti, che la città debba conoscere quello che il Comune mette in campo per la riuscita della manifestazione più importante che si svolge nel suo territorio. Abbiamo percorso molta strada insieme alle Istituzioni locali. Molto è stato fatto; qualcosa c’è ancora da definire, ma il bilancio dei rapporti è più che positivo e la Quintana - dice Domenico Metelli a chi, a breve, indosserà la fascia tricolore di Sindaco - sarà sempre pronta a dare il meglio di se per il bene di Foligno”. Detto dei rapporti con L’amministrazione comunale “che verrà”, oggetto delle riflessioni di Domenico Metelli, tornano a diventare gli orizzonti interni all’orbe quintanaro. “Vorrei precisare in questa sede, come, malgrado l’attuale periodo di crisi eco-

nomica globale faccia pesare i suoi effetti anche a Palazzo Candiotti, il nostro bilancio è stato chiuso in pareggio. Ma non solo. Siamo riusciti a garantire, pur con molti sforzi, lo stesso livello di finanziamento alle Contrade e, dopo anni di disagi, tutti i Rioni sono stati dotati di proprie, stabili, taverne. Luoghi e scenari finalmente degni di questo nome. Ora mancano all’appello solo due sedi rionali, rispetto alle quali ci stiamo già muovendo per la loro definitiva sistemazione. Di ciò - sostiene il presidente dell’Ente Quintana dobbiamo ringraziare tutti. Dai soggetti istituzionali, Comune e Regione su tutti, ai sostenitori privati, tra gli altri la Cassa di Risparmio di Foligno con la sua Fondazione, che hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo della nostra manifestazione. Unico neo, in questo panorama di grande attenzione e collaborazione nei nostri confronti, è quello rappresentato dall’istiPiazza San Pietro, 6 gennaio 2009 La quintana in visita dal Papa

8

tuzione provinciale. Francamente, in presenza di un evento tra i più importanti della Provincia di Perugia, ci aspettavamo una considerazione diversa e più significativa. Noi continueremo a mettere a disposizione delle città le nostre proposte. Le taverne rionali rappresentano in tal senso delle realtà più che consolidate dove, con costi ancora accessibili, si può usufruire di una cucina e di un servizio di grande qualità. Inoltre, tutte le nostre strutture, siano esse taverne che sedi rionali, sono ancora luoghi sani, dove i nostri giovani possono esprimere, attraverso il volontariato quintanaro, tutta la loro voglia di partecipazione”. Infine un invito a tutti i folignati a farsi parte attiva nei confronti dell’evento Quintana: “dalle colonne de Il Cittadino, che non smetterò mai di ringraziare per la storica opera di divulgazione sul mondo quintanaro, voglio nuovamente sensibilizzare tutti i miei concittadini nel sentirsi più coinvolti nella manifestazione. La Quintana è aperta alla collaborazione di tutti. I Rioni non sono delle roccaforti inaccessibili, tutti possono entrarvi e dare il rispettivo contributo. Più il coinvolgimento sarà significativo, più la Giostra sarà in grado di offrire i suoi prodotti migliori: partecipazione, cultura, divertimento ed emozioni.



Monsignor Gualtiero Sigismondi

“La mia prima Quintana” di FABIOLA GENTILI

I

l battito del cuore quintanaro l’ha aiutato a vincere la trepidazione, il giorno in cui è diventato vescovo. Il suono confortante dei tamburini l’ha condotto all’altare, scandendo uno ad uno i suoi passi verso Foligno. E la Quintana è entrata subito nel suo cuore, tanto che a Natale il Bambinello del suo Presepe giaceva in una culla rionale. Monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno dallo scorso ottobre, è già 10

quintanaro. La Sfida di giugno è la sua prima Giostra ed è grande l’attesa per l’unico evento in grado di scaldare davvero l’anima dei folignati. Eccellenza, come vive questa sua prima Quintana? “La vivo con sentimenti di attesa e di sorpresa. Attesa per una manifestazione che devo ancora conoscere davvero: solo ora, stando qui a Foligno, riesco a comprendere quan-

to la città sia legata alla Quintana. Sorpresa per l’entusiasmo e la passione che questo evento scatena tra la gente. Mi ha colpito molto vedere la città vestita a festa, con le bandiere dei rioni e la stessa Cattedrale addobbata dai quintanari per San Feliciano: è il segno tangibile che la Quintana non è una realtà parallela ma tangenziale alla cultura e alla vita stessa di Foligno”. Che rapporto ha stabilito con i quintanari? “Devo confessare che la Quintana mi ha aiutato a vincere la trepidazione il giorno della mia ordinazione episcopale. Appena sceso dalla Curia di Perugia, per andare in Cattedrale, ho visto una lunga fila di quintanari che presidiava il percorso. Il suono forte dei tamburi e il timido inchino dei tamburini hanno sciolto la mia paura e la mia trepidazione. Il cuore dei quintanari mi ha subito reso vicino ai folignati: sono molto grato alla Quintana per l’ottima accoglienza”.

Ha già un rione preferito? “Nel mio cuore ci sono tutti i quintanari, ma sono vicino di casa del Giotti. A Natale la contrada mi ha donato la propria bandiera e ho adagiato il Bambinello del mio Presepe in quella culla colorata”. Il Palio di giugno è dedicato alla Madonna di Foligno, le piace? “Questo abbinamento è il segno più bello di ciò che è la Quintana: un’occasione d’incontro e uno strumento per dire alla Chiesa locale che deve camminare per le strade della città, come quel Palio sfilerà per le vie di Foligno”.



Alla Cena Grande servito il “film della Quintana”

di CLAUDIO BIANCHINI

L

a corte di una dimora gentilizia, grandi tavolate imbandite di tutto punto, portate di ricercata prelibatezza a deliziare il palato, con spettacoli che allietano anche gli occhi e le orecchie. Era questa la ricetta del vero “banchetto barocco”: un gusto non solo per la bocca, ma per tutti i sensi. Una manifestazione che doveva “meravigliare gli ospiti”, per esaltare l’evento per la quale era stata organizzata. E questo è stata la Cena Grande 2009: una serata indimenticabile, che ha saputo valorizzare al massimo ed al meglio la Quintana. Consacrandola - ancora una volta - come La Festa di Foligno! Lucio Cacace ha saputo unire le sue grandi passioni: la musica, il video e la Quintana in un formidabile mix che ha conquistato i cuori di tutti. Tre filmati proiettati tra una portata e l’altra – dove sono stati riproposti i festeggiamenti di ciascun rione, al Campo de li Giochi, in occasione dell’ultima vittoria. Anni diversi, immagini diverse ma le scene di amore sono sembrate sempre le stesse. E per ogni anno, cantanti dei vari rioni sono saliti sul palco per intonare le colonne sonore di moda in quel preciso periodo. E alla fine, il video – realizzato 12

dallo stesso Cacace – divenuto il biglietto da visita della manifestazione, e presentato con successo alla Bit di Milano. Con un ulteriore colpo ad effetto: i tamburini - tutti insieme - hanno suonato dal vivo accompagnando la melodia barocca di Haendel per un’atmosfera senza tempo. E come per un banchetto barocco che si rispetti: gran finale con fuochi d’artificio!

I VIDEO E LA MUSICA Il sipario su quello che abbiamo ribattezzato a pieno titolo il “Film della Quintana” si è aperto con la proiezione dell’ultimo Palio conquistato dal rione Badia con Fabio Cruciani in sella all’indimenticabile Veronica, sulle note di

Lucio Cacace, organizzatore della serata

Sweet Dreams e What a Feeling. Altra vittoria, altro filmato: si festeggia sotto le Conce con il mitico Gianfranco Ricci, il “cavaliere nero” che su Piccolo Fiore altro protagonista del Campo de li Giochi regala il drappo al rione Spada. Le note sono quelle di “Una storia importante” e di “We are the world”. Ed eccoci agli anni ’90 che si aprono all’insegna del rione La Mora: “Alla round the world” e “Sotto questo sole” segnano le emozioni del popolo del Gelso che si rivede l’impresa di Gianni Vignoli e Malesia. Altra portata, altro filmato: sullo schermo appaiono i festeggiamenti del rione Croce Bianca con Gianluca Chicchini che passa avanti a tutti grazie a Great Gallery e si accomoda sul gradino più altro del podio. L’inno del delirio biancorosso è “Ogni volta” e “Strano il mio destino”. Altro giro altra corsa verrebbe da dire, e siamo subito nel terzo millennio. E’ il 2004 che passa sul maxi schermo, con il rione Morlupo che torna a sollevare il Palio al cielo grazie allo “straniero” Willer Giacomoni su Queen Ascot. I rionali del priore Bosano si esaltano di nuovo sentendo risuonare a Palazzo Trinci “Solo chi si ama veramente” e “A chi mi dice”. E’ la volta dei giottini: la statua del Dio Marte è presa d’assalto dalla felicità incontenibile del Nobile Rione Giotti. La vittoria viene scritta sull’albo d’oro da Daniele Scarponi in sella a Mon Valley, La Giostra della Rivincita si colora del gialloblù del Contrastanga e dal video riappare Gianluca Chicchini, nelle vesti del Furente sulla velocissima Express Dissident. La colonna sonora è quella de “Gli ostacoli del cuore” e di “Call me when your jober”. Il terzo tempo del “Film della Giostra” ricomincia con l’Ammanniti e vede protagonista il giovane Emanuele Capriotti di Ascoli Piceno su Ripanera che vola sulle melodie di “Bruci la città” e “Sognami”. Il video è quasi terminato, i ricordi sono più vicini, ancora vivi e forse ancora più emozionanti: è la vittoria di Luca Innocenzi, portacolori del rione Cassero con la sua Naval War. Per loro è stata scelta “A te” e “Il mondo che vorrei”. Il finale del film lo conosciamo, ma soprat-


tutto i quintanari – ed in particolar modo i puellari – se lo ricordano molto bene. Più che un ricordo è un tributo al rione Pugilli: al folignate Lorenzo Paci che raccoglie al meglio l’eredità del plurivittorioso Paolo Margasini e in sella a Go Betty Go conquista la centesima Giostra per riportare il Palio alle Puelle. L’Aquila Nera torna a volare sulle note di “Non ti scordar di me” e “Invece no”. Ed ora un omaggio a chi, con un’apprezzatissima performance ha reso ancora più magica la serata: Lucio Cacace, Riccardo Pallini, Roberta Bruschi, Cinzia Bibi, Catia Scarponi, Gabriele Serano, Ilaria Accica e Fabio Beltrame. L’arraggiamento dei tamburini è stato curato da Lucio Cacace e dal maestro Mario De Santis.

LO CHEF E IL MENÙ “Mi sono sentito come uno di quei cuochi che nel ‘600 avevano la responsabilità e l’onore di organizzare questi grandi banchetti con centinaia di ospiti, numerose pietanze particolari e atmosfere barocche e spettacolari”. Queste, le prime dichiarazioni dello Chef Filippo Artioli, al quale l’Ente Giostra della Quintana ha commissionato l’incarico di allestire la Cena Grande 2009. E’ un emiliano schietto e innamorato del suo lavoro, ma che – grazie proprio a questo evento – ha maturato la decisione di tornare a vivere in Umbria. Due battute sul menù: “non ho voluto proporre piatti eccessivamente creativi e ricercati, ma anzi, ho cercato di valorizzare al meglio la tradizionale cucina medievale e locale, rendendola più vicina ai gusti di oggi”. E il risultato è stato veramente a quattro stelle. Il menù proposto: Zuppa tiepida di fave con sfera di baccalà mantecato al pepe nero; Girella di patate e maggiorana all’amatriciana destrutturata; Cartoccio di faraona, farro, mandorle e zafferano; Stinco di porco al Sangiovese con la sua trippa ai fagioli del Trasimeno; Budino di latte alla vaniglia, insalatina di fragole all’aceto balsamico di Modena; Cremoso cioccolato al rhum.

Il palio “riparatore” di Isaac Jeffrey Isaac Jeffrey. è nato 1956 a New York, ha trascorso la sua infanzia in Svizzera. Ha studiato alla Rhode Island School of Design (BFA, 1977), e alla Camberwell School of Art (Londra). Ha iniziato le sue esposizioni nel 1976, in Svizzera, Stati Uniti d'America e l'Italia. Nel 1977 si trasferisce a New York dove ha curato la pubblicazione di un periodico per artisti. Ha realizzato una galleria d'arte alternativa e partecipa a varie performance d'arte. Dal 1986 vive e lavora in Umbria. I recenti lavori includono tecniche digitali per l'olio su tela. Il palio della giostra è l’icona del cavaliere nero in costume seicentesco di color rosso, in sella ad un cavallo bianco. L’opera è sormontata dalla Madonna con il Bambino e ai lati del cavaliere ci sono i santi

Giovanni Battista, Francesco, Gerolamo e il donatore Sigismondo de’ Conti. «E’ la Madonna di Foligno -dice l’autore con molta riservatezza- un dipinto di Raffaello del 1511 -1512, custodito nella Città del Vaticano, presso la Pinacoteca». Un palio riparatore? Isaac sorride: «Speriamo che sia così» il riferimento è al suo primo palio, quello del 2005, quando mise in sella ad un altro cavallo bianco il patrono della città, san Feliciano, completamente nudo. Fu censurato e ritirato dopo giorni di polemiche, perchè considerato blasfemo e condiviso soltanto da una minima parte della città. Gli domandiamo se il cavaliere nero rappresenta Obama; Isaac Jeffrey non lo dice apertamente, ma tutti sanno che lui, pur vivendo in Italia dagli anni ‘80, è un americano doc. 13



I servizi all’interno di queste pagine sono a cura di

GILBERTO SCALABRINI e MAURO SILVESTRI

M

ille figuranti in costume barocco, dieci rioni, dieci cavalli purosangue pronti a disputare l’olimpiade delle giostre di antico regime, la città imbandierata, le cene propiziatorie della vigilia, la passione sincera di chi alimenta la festa. Ogni anno, a giugno e a settembre, la Giostra della Quintana ci restituisce qualcosa del lontano passato, ci fa compiere un tuffo nel 1600 riproponendo gesta, personaggi e suggestioni, desunti da pazienti e rigorose ricerche di archivio che rinvigoriscono le radici del passato. Ogni anno, c’è un vero bagno di folla. I turisti arrivano con entusiasmo da ogni parte d’Italia per gustare i mille sapori della festa, i mille odori della cucina semplice ma invitante delle taverne, i mille suoni di una rievocazione storica che porta sempre allegria e voglia di vivere. Insomma, una festa autentica, fatta con il cuore e l’anima delle contrade. Anche per noi cronisti non è facile raccontare i riti e le passioni di questa tradizione unica, capace di coinvolgere in un turbinio di sensazioni un'intera comunità. Non è facile, perché anche nel cuore delle quotidiane contese locali, politiche, sindacali, laiciste e clericali c’è sempre lei: la Quintana. Senza questo evento, Foligno sarebbe oggi solamente una città dell’Umbria. Adesso gli eventi si stanno lentamente trasferendo dalla cronaca alla memoria storica dei folignati e la rievocazione cerca, ancora una volta, il suo nuovo volto al passo con i tempi. Bello il corteo storico ma ancora più bella e affascinante è la giostra. In queste pagine dedicate alle contrade ci sono le comparse che bucano l’obiettivo: dame, nobili, paggi e armigeri con sguardi imprevedibili e fascinosi. Ci sono poi i cavalieri che ti fissano quasi a sfidarti. Gli antichi Greci ci hanno insegnato a leggere sui volti delle persone la loro anima. Ma non bastano solo gli occhi, abbiamo bisogno anche della parola che li accompagna. Se queste foto potessero parlare tutte racconterebbero la loro Quintana. Soprattutto i portacolori, giovani e meno giovani, alcuni dei quali sono ad un passo dalla leggenda. I giovani hanno stampata in faccia la voglia orgasmica di vincere, la rabbia e la paura di non essere presi seriamente in considerazione; i secondi la calma dell’esperienza, utile davanti agli imprevisti, e (alcuni) anche il senso di sfida mai indomito.


Rione Ammanniti

I

l Rione Rosa del Priore Fabio Fiordiponti è deciso a stupire ancora una volta. Infatti la sera del Corteo il gruppo dell’Ammanniti si presenterà con tante novità per quanto riguarda i costumi e, con strettissimo riserbo, sta preparando due grandi sorprese. Ma andiamo con ordine. Nel corteggio rionale potranno essere ammirati due nuovi abiti confezionati da Massimo Fiordiponti che vanno ad aggiungersi agli altri usciti dalla sartoria del grande Claudio Cordaro, celebrato costumista per il cinema e la televisione, che ormai è un appassionato rionale. Per quanto riguarda le altre grandi sorprese preparate dalla commissione artistica del rione siamo riusciti a sapere soltanto che riguarderanno le dame, in particolare la prima dama. In sede c’è infatti un meraviglioso costume che aspetta di essere indossato da un grande personaggio. Anche la Taverna della Rosa si presenterà decisamente rinnovata soprattutto negli addobbi e in cucina dove l’ottimo cuoco Francesco Giuliani è sempre pronto a rivisitare nei suoi piatti la tradizione gastronomica secentesca folignate.

La taverna del rione Ammanniti si trova in via Brunetti. Prenotazioni: 339 7229994


17


Il Gagliardo Emanuele Capriotti

Nel grande cuore DEL POP0LO ROSA

E

manuele Capriotti oltre a possedere una elevata tecnica di equitazione, è pure è un ottimo garista. E’ un ragazzo modesto, serio e con tanta voglia di lavorare. I cavalli sono di sua proprietà e lui provvede ad allenarli tutto l’anno presso la scuderia di casa sua che si trova a Castignano, una località di Ascoli Piceno, nelle Marche. Fa tanti sacricifi il ragazzo, si impegna al massimo, è determinato e vorrebbe regalare un’altra vittoria alla contrada. Il popolo rosa dell’Ammanniti lo ama e lo sostiene esattamente come la propria squadra di calcio. Per gli esperti potrebbe essere uno dei probabili candidati al Palio, ma a detta di molti opinionisti che s’intendono di cavalli e cavalieri, Capriotti non costituirebbe certo un incubo per i campioni folignati. Lo dicono convinti, perchè dopo aver vinto la Quintana di due anni fa non ha più prodotto risultati. Durante l’anno, ma solo in alcune occasioni, il rione Ammanniti ha fatto seguire il cavaliere dall’ex plurivittorioso Paolo Margasini. Il grande esperto gli ha dato qualche dritta su come impostare la lancia sui bersagli. Alle prove che abbiamo visto però i risultati non sono stati dei migliori. La cavalla Ripa Nera è una buona cavalla, competitva, ma il binomio non ci pare che possa annoverarsi tra la rosa dei favoriti, anche se il rione spera in una grande Quintana. Capriotti ha provato pure Osaka e Della Mola, due cavalli splendidi ma troppo lenti per una giostra che è l’Olimpiade dei tornei equestri. Osaka ha registrato tempi superiori al minuto, mentre Della Mola vicino a 59”. 18



Rione Badia

F

edele alla propria recente tradizione gastronomica il Badia ha deciso di potenziare quest’anno la suggestiva Hostaria del Centurione di via San Salvatore Piccolo. Per l’occasione la contrada dell’appassionato Priore Raoul Baldacchini ha presentato nei giorni scorsi il nuovo cuoco. Così a deliziare anche i palati pìù raffinati sarà Emanuele Ascani, ottimo professionista e docente dell’Istituto Alberghiero di Spoleto pronto a presentare i piatti-novità di giugno. Una decisa rivisitazione del menù che esalterà appunto nuovi piatti e nuovi sapori. Ma questa non è l’unica novità relativa alla taverna. Infatti, dopo tanti anni i badioli sono riusciti a preparare la famosa Stanza delle Ostie dell’antica abbazia benedettina in una deliziosa tavernetta a fianco dell’entrata principale con pochi coperti, ma con tanti gustosi stuzzichini pronti ogni sera dopo le ore 23. Questa novità caratterizza il mandato del nuovo giovane responsabile della taverna Filippo Pepponi che inizia dunque alla grande valorizzando una delle taverne più belle della Quintana.

La taverna del rione Badia si trova in via San Salvatore Piccolo (P. Garibaldi). Prenotazioni: 349 3200237.

20


21


L’Ardito Emanuele Filippucci

Facile gareggiare DIFFICILE DOMINARE

I

l popolo dei badioli è già in delirio e vive un’atmosfera particolare, perché -si legge nel sito della contrada- “passione e amore sono le parole che risuonano nell’animo del cavaliere Emanuele Filippucci”. Sono ormai tanti anni che è nel mondo dei cavalli ma è solo la passione e l’amore per questi animali che lo hanno fatto andare sempre avanti, spingersi ogni volta oltre il limite, guardare al di là della soglia e tirare fuori il meglio di se stesso e del cavallo. Quando sale in groppa, entra in un altro mondo, sente il cuore del cavallo battere sotto le sue gambe, il fiato sfiorare il suo viso, il galoppo diventare la loro corsa insieme, diventano un unico essere inscindibile!” Una vittoria adesso farebbe bene, premierebbe i sacrifici di tutti, soprattutto spezzerebbe la lunga crisi d’astinenza da palio che dura dal 1983. Ed è con vigore misto a “superbia” che lo staff di Filippucci culla questa speranza. La contrada sembra perseguitata dal malocchio dopo l’uscita di Lorenzo Paci. Quest’anno poi si è aggiunto pure il problema de La Balma che a causa di un virus potrebbe perdere la vista. Il priore Raoul Baldaccini sta lottando per salvarla. Il cavallo di giostra dunque potrebbe essere il veterano Street Boogie che fino ad oggi non ha dimostrato di essere fra i favoriti. Street ha iniziato la sua carriera con Lorenzo Paci e, nonostante la sua scheda anagrafica, resta ancora oggi il cavallo di punta del rione. A disposizione però c’è pure Melinda che in prova ha fatto registrare tempi intorno ai 58”. La scuderia rionale è in località Scafali e qui si svolgono allenamenti e preparazione del binomio. 22


MORETTIALDO impresaedile

s.r.l.

Specializzata in opere di consolidamento, restauro e ristrutturazione di edifici Via delle Ceneri, 3 - FOLIGNO (PG) - Tel. 0742.344592 - Fax 0742.450216


Rione Cassero

N

uovi costumi e gastronomia sono le principali novità di quest’anno all’ombra della Torre Merlata. Oltre alle eleganti cappe per i nobili, la Commissione artistica rionale presenta il nuovo abito per il Priore Giorgio Recchioni che andrà ad arricchire lo splendido parco costumi del corteggio rionale. Anche la gastronomia è in primo piano e la novità di giugno 2009 è la presenza nelle cucine di via Cortella del cuoco Oriano Broccatelli. Oriano, lo ricordiamo, lo scorso anno ha diretto lo staff della cucina solo nell’edizione settembrina, mentre quest’anno sarà disponibile anche in questo periodo pronto a proporre i piatti classici della taverna del Cassero inseriti anche in un particolare menù estivo. Tante, come al solito, le manifestazioni collaterali proposte dal rione. Accanto all’imperdibile Palio di San Rocco, anche quest’anno spazio al “Pertinace”, l’elegante brochure rionale curata dalla coppia collaudata Stefano Brunelli e Moreno Chiacchiera, e all’iniziativa “In Vino Veritas”, in collaborazione con la Cantina Terre de’ Trinci. L’etichetta delle bottiglie di questa edizione porta la firma di un artista folignate del calibro di Um b er to Raponi.

La taverna del Rione Cassero si trova in via Cortella. Prenotazioni: 349 6940589.


25


Il Pertinace Luca Innocenzi

Un binomio che sembra DA PLAYSTATION

A

l campo de li giochi il binomio è così perfetto che sembra girare come se fosse telecomandato. Impossibile non farsi coinvolgere dal suo galoppo e dalle sue tre doti eccezionali: tecnica, potenza, velocità. Lo vedi partire tutto raccolto, con i talloni in basso e le punte in alto; testa e busto eretti, spalle indietro; reni morbidi e infine le gambe che fasciano il cavallo e gli permettono di fare pressione sulla guida, accelerando o decelerando l’andatura con l’aiuto delle mani che sono sempre morbide con il morso. Insomma, ha una monta al top per questo tipo di giostra. Luca Innocenzi è ancora un ragazzo dai lineamenti sinceri e dall’aspetto fiero. Lavora 365 giorni all’anno nella scuderia di sua proprietà, una delle più grandi del mondo quintanaro, con 11 cavalli purosangue da accudire e allenare tutti i giorni. La sua giornata inizia all’alba e termina sempre dopo il tramonto. Li allena tutti con grande entusiasmo e da buon autodidatta li porta sempre al massimo delle loro prestazioni. Un sacrificio che fa volentieri, perché sin da piccolo ha amato il cavallo. In questi giorni ha l’adrenalina a mille. Alle prove ufficiali Luca ha dimostrato di essere sempre fra i big. Con Islanda ha ottenuto un brillante 55”59; degni di nota anche Integral Horse e la veterana Naval War. In questi ultimi anni Luca Innocenzi ha vinto due palii e nelle altre giostre è sempre salito sul podio. Forse ha un carattere un po’ chiuso e qualche volta appare anche antipatico, ma fondamentalmente è un ragazzo determinato, sa quello che vuole dalla vita. Con gli amici ha un rapporto umano straordinario. 26



Rione Contrastanga

I

l rione Contrastanga del priore Maurizio Metelli punta dritto sulla bellezza. La bellezza è naturalmente quella delle dame che quest’anno saranno interpretate solo dalle belle ragazze del rione. Per loro la commissione artistica rionale ha realizzato 3 nuovi abiti, uno proprio per la prima dama, pronti a valorizzare la loro bellezza. Ma la novità più grande arriva dalla Taverna Sette Selle che quest’anno si presenta ristrutturata in molte sue parti, in particolar modo nella Piazzetta. Il popolo di Palazzo Denti, si sa, ogni anno è costretto a fare i conti con le bizze del meteo, e proprio per questo i responsabili della taverna hanno fatto un grande lavoro per garantire lo stesso piacevole servizio anche in caso di pioggia. Un servizio che presenta anche quest’anno un menù rinnovato, frutto della maestria del cuoco Fabrizio Ugolini affiancato dalla signora Franca, completato però con i piatti tradizionali che hanno fatto la storia di una delle prime taverne della Quintana. Quest’anno i ragazzi del rione hanno vinto il torneo misto di pallavolo dei rioni.

La taverna del rione Contrastanga si trova in via Piermarini. Prenotazioni: 339 5499779.


29


Il Furente Gianluca Chicchini

Giostra del riscatto IL VETERANO CI SPERA

C

hi pensava che a fare la differenza nella “giostra della rivoluzione“ sarebbero stati i bersagli piccoli, quelli da 5 centimetri di diametro, ha dovuto ricredersi, perché la selezione l’hanno fatta quelli più grandi. Ne sà qualcosa l’esperto e plurivittoriso cavaliere Gianluca Chicchini, gabbato dal dio Marte proprio sul bersaglio a padella. Il cerchietto bonsai invece ha fatto meno vittime e per il bravo Gianluca è stata davvero una giostra a sorpresa. In sella alla veloce Larochefocauld è subito uscito di scena. La prima manche però è stata densa di colpi di scena anche per altri veterani, che hanno dovuto subito abbandonare la competizione e lasciare spazio ai giovani. La giostra della sfida, dunque, servirà a Chicchini per riscattarsi. Il veterano ci spera e noi incrociamo le dita con lui, perché è un uomo generoso e al campo de li giochi ha sempre offerto un grande spettacolo. Molto probabilmente sarà in sella a Larochefocauld, il cavallo acquistato due anni fa. In prova non abbiamo visto nulla di eccellente per un rione così grande e per un cavaliere così esperto, ma chi è vicino a Gianluca ci dice di avere fiducia. D’altronde, il cavallo ha delle grandi potenzialità e adesso tocca al campione sfruttarle. Gianluca è pure un ottimo preparatore di cavalli. In prova Larochefocauld lo abbiamo visto poco equilibrato e con una foga quasi ingestibile nell’aggredire le curve. Gianluca però ha a disposizione anche una nuova cavalla, Dephin Debrie. Molto probabilmente farà il debutto con questa. 30



Rione Croce Bianca

I

l Rione Croce Bianca non ha cambiato solo il cavaliere scegliendo l’ex giottino Daniele Scarponi, ma quest’anno ha puntato forte anche sul versante storicoartistico. Infatti, dopo la felice e gradita esperienza dello scorso anno, il rione del giovane Priore Andrea Ponti presenta la brochure che illustra il corteggio rionale. La mini guida sarà distribuita agli spettatori di via Umberto I poco prima dell’arrivo del Corteo. Tra le novità di questa edizione c’è quella molto importante che riguarda proprio il corteggio biancorosso. Sfilerà l’intero Consiglio seguito da quello dei Saggi con i veterani del rione, ci saranno proprio tutti per sancire il passaggio del testimone tra il vecchio ed il nuovo gruppo dirigente. Ma la grande novità è il museo degli abiti del rione ricavato nelle stanze della commissione artistica completamente ristrutturate proprio dalle responsabili. Nelle accoglienti stanze della sede di via Butaroni tutti potranno ammirare gli abiti che hanno fatto la storia della contrada tra cui il costume di giostra che hanno indossato tutti i cavalieri dell’indimenticabile Bolero IV.

La taverna del Rione Croce Bianca si trova in via Buta roni. Prenotazioni: 349 2887831


33


Il Fedele Daniele Scarponi

IL RE DELLA VELOCITÀ c’era una volta e c’è ancora L

o scorso anno, in finalissima, la sua abilità da cecchino è fallita sui bersagli da 5 centimetri, ma tutti sanno che il ragazzo ha stoffa da vendere. Monta a cavallo da quando aveva i calzoncini corti e ama la Quintana, perché adora il cavallo, l’atleta a quattro zampe. Nella giostra è lui il vero protagonista. Basta una traiettoria sbagliata, oppure una curva abbordata troppo stretta e addio al palio dopo un anno intero di lavoro e di sacrificio. Daniele Scarponi ha tre cavalli a disposizione per la notte magica della sfida, di cui uno molto giovane, Roxanne, un puledro femmina acquistato quest’anno. Gli altri due della scuderia sono cavalli meravigliosi, come Scala Minore che conosciamo per il suo record della pista ancora da battere (54.37), e Big Moore. Quest’ultimo nelle prove si è imposto all’attenzione di tutti gli esperti, perché non ha galoppato ma volato. Forse è il cavallo più idoneo, più acconcio per Daniele, rispetto a Scala Minore che ha un carattere difficile da gestire. Eppure tanti cavalieri la vorrebbero avere come binomio. Un sogno che ha cullato pure Daniele e pare che sia stato proprio questo il motivo che lo avrebbe fatto separare dal Giotti dopo un matrimonio durato 5 anni. Daniele è un ragazzo serio - dicono gli amici - e si impegna con grande amore. E’ efficiente in tutto. Vive la scuderia a 360 gradi. Parlandoci si capisce che ha tanta voglia di crescere e di migliorare, perchè ama troppo il gioco della Quintana. Al suo fianco c’è un rione formato da tanti giovani come lui. 34



Rione Giotti

G

randi novità al Nobile Rione. Dopo il nuovo Animoso, Giorgio Angeli, in scuderia grandi progetti hanno interessato sia la cucina che il corteggio rionale. Tra i fornelli ci sarà il nuovo cuoco Francesco che ha deciso di rinnovare l’intero menù della Locanda del Prete di Rostoviglio con piatti fedeli alla tradizione e proponendo soprattutto alcune sue creazioni gastronomiche ancora top secret che tutti potranno gustare ogni sera nella storica e sempre accogliente taverna in Piazza Faloci Pulignani. Altre novità e grandi sorprese arrivano anche dal corteggio rionale che si presenta quest’anno decisamente rinnovato e assemblato per stupire. Venerdì sera debutterà infatti un gruppo di personaggi con abiti nuovi che verranno presentati solo nell’immediata vigilia del Corteo. Sempre nel corteggio rionale l’altra novità è un’allegoria che riveste un particolare significato per il Giotti e che i responsabili della commissione artistica non vogliono ancora svelare. Per il resto il Giotti del Priore Alfredo Doni si presenta con il solito nutrito e frizzante gruppo di giovani. La taverna del Rione Giotti si trova in Piazza Faloci. Prenotazioni: 348 2618966-337 651196.


37


L’Animoso Giorgio Angeli

IL CUCCIOLO DELLA GIOSTRA all’attacco dei campioni A

maggio il “Campo de li Giochi” torna ad animarsi scaldando l’entusiasmo di migliaia di spettatori. Per la Foligno quintanara è il momento più esaltante, il momento della sfida che arriva a compimento per i Rioni. Cavalli e cavalieri vanno a raccogliere i frutti di un lavoro durato mesi e mesi di allenamento. Quest’anno scende in pista anche Giorgio Angeli. E’il debuttante più giovane, il cucciolo della Quintana. Ha 19 anni ma al suo attivo conta diverse partecipazioni a giostre e tornei di antico regime. E’figlio d’arte. Suo padre è un carabiniere del mitico reggimento a cavallo di Roma che, attraverso il Gruppo Squadroni esegue il celebre carosello storico in piazza di Siena. Giorgio ha esordito nelle prove tirando fuori tutta la sua classe. E’ circondato dall’affetto dei contradaioli, in particolare del suo priore Alfredo Doni, che parla di gioia, fatiche e speranze. Giorgio Angeli è un bravissimo ragazzo. Ha iniziato a cavalcare giovanissimo, montando i cavalli di proprietà del padre. Si è imposto anche nelle gare di Valfabbrica e Nocera Umbra. Certo, è giovanissimo quindi come cavaliere deve ancora crescere e farsi strada. E’ stato incardinato in un gran rione che ha pure una grande scuderia, dove lavora un forte ed affiatato staff che, con massima serietà e impegno, ha messo a proprio agio il cucciolo della giostra, sgravandolo da ulteriori responsabilità. I cavalli a disposizione sono tre: due del rione e uno del cavaliere. Quest’ultimo è Russu Malupelu. Baccani, di proprietà della contrada, è un gran cavallo: ha girato a meno di 57” ma forse il cavaliere non è ancora pronto per disputarci la giostra. In sella a Russu Malupelu, anche se più lento, Giorgio è apparso più raccolto ed equilibrato. 38


ATTILIO

MESCA

Stazione di Servizio Autolavaggio

Via F. Santocchia, 163 S.Eraclio di Foligno (PG) Tel. 0742 670276

Autofficina

Specializzata Impianti GPL - Metano Via F. Santocchia, 8/a S.Eraclio di Foligno (PG) Tel. 0742 670084


Rione La Mora

I

n via Colomba Antonietti l’entusiasmo è sempre alle stelle. Il rione La Mora del Priore Decio Barili si prepara come al solito ad una grande edizione della Quintana di giugno. Corteo e taverna non verranno stravolti perché, come dicono da queste parti, squadra che vince non si cambia. Solo qualche ritocco agli abiti degli armati e a qualche piatto. Si punterà allora alle sorprese. E in proposito ce ne sono due in particolare che sono dei veri e propri sogni. La prima, ovviamente, il rione spera di riceverla dal giovane Generoso, Matteo Martelli. Il debuttante ha dimostrato di saperci fare e i moraioli stravedono per lui. L’altra sorpresa il rione la attende dal Comune e dall’Ente e si chiama nuova sede. Dopo tanti anni il Priore spera davvero che questo 2009 possa essere l’anno buono. Le accoglienti Cantine del Gelso propongono quest’anno una gustosa novità agli appassionati di carne: si chiama Tamanta ed è una bistecca da un chilo, ma se volete assaggiarla insieme alle altre specialità non vi dimenticate mai di prenotare.

La taverna del rione La Mora si trova in via Colomba Antonietti. Prenotazioni: 328 8145270 338 6827028.


41


Il Generoso Matteo Martelli

UN BEL CORAZZIERE al debutto con Catalifi

M

atteo Martelli, 26 anni, arriva in giostra con un grande entusiasmo e voglia di emulare i grandi della Quintana. E’ agguerrito e lo si può capire benissimo, perché come giovane cavaliere è rimasto al palo per qualche anno. Inspiegabilmente - ci dice un suo coetaneo - ha vissuto nell’ombra dopo aver partecipato al corso cavalieri della Sif (scuola ippica Foligno) e alla Quintana esordienti. Insomma, una piccola stella al debutto, intorno alla quale c’è tanta curiosità e attesa. Il rione La Mora, dopo la separazione da Fondi Michelagelo, ha chiamato come suo portacolori Matteo. Si dice che Fondi sia stato “disarcionato” per motivi di interferenze nella gestione tecnica, ma si parla anche di incompatibilità. Insomma, nessuno spiega in modo chiaro. Sicuramente qualcosa è successo e forse anche qualche consiglio di troppo di papà Mauro, il famoso “Nicchio volante” della giostra, potrebbero aver causato il corto circuito. Comunque, Martelli è stato ripescato dopo una prova-confronto con il giovane cavaliere Leonardo Polli. L’esame è avvenuto sulla pista dell’aeroporto e a dare i voti ai due esaminandi sarebbe stato un tecnico d’eccezione: il plurivittorioso Mauro Mazzocchi, responsabile tecnico della scuderia rionale dal 2007. Con il suo fisico da corazziere, Matteo Martelli è un po’ troppo alto per ricoprire il ruolo di cavaliere, ma viste le prove il rione si attende degli ottimi risultati. Sarà in sella a Catalifi che, alle prove, ha girato con molta precisione. Ha provato anche Gaby Danehill. In scuderia ci sono pure SoCrazy Song, Pino del Nilo e Pisy's Love il colonnello. La scuderia è nella zona di Sant'Eraclio ed è dotata anche di tondino e foresteria. 42



Rione Morlupo

I

l rosa del Morlupo torna finalmente a sventolare per le vie del centro. Quest’anno, infatti, come promesso dal Priore Marco Bosano, una volta arrivata finalmente la taverna ecco di nuovo anche le bandiere che ritornano a garrire in corso Cavour, nelle altre vie del rione e in prossimità della taverna in Piazzetta Beata Angela. Il rione ha investito molto proprio sulla taverna che quest’anno si presenta ancora più bella e accogliente con la nuova sala per il braciere per esaltare la qualità delle carni e gli altri servizi in attesa di completare anche il piano superiore che andrà ad aumentare lo spazio e la bellezza dell’intero complesso. Rinnovato anche il parco costumi dove spicca il nuovo abito del Baldo, Lucio Antici. In cucina molte novità anche nel menù proposto nella taverna de Lu Lupu Moro dall’ottimo cuoco Alberto Alessi, chef professionista dell’Istituto Alber ghiero di Todi che già lo scorso anno, al debutto tra i fornelli del rione, ha riscosso un grande successo. La nuova taverna ha completato il movimento di crescita del Morlupo permettendo a tutti i rionali di proporre pregevoli iniziative e di vivere finalmente senza patemi per tutto il periodo della Quintana.

La taverna del rione Morlupo si trova in via del Campanile. Prenotazioni: 335 6004603 335 8278249


45


Il Baldo Lucio Antici

Una nuova casacca PER LA VITTORIA

L

o scorso anno, nella giostra della Rivincita fu l’ultimo cavaliere a calcare il campo de li giochi. Aveva un piccolo margine di vantaggio su Lorenzo Paci. Rivediamo alla moviola la sua finalissima: sul Campo de li Giochi scende un silenzio quasi irreale, è appena partito Lucio Antici. Il palio è praticamente a sua disposizione, ma l’insidia è in agguato: sull’ultima diagonale Scala Minore si allarga, il cavaliere è costretto a correggerla ma perde la mira sul bersaglio. Anello mancato. Dagli spalti si leva un boato assordante. Si è aggiudicato però la tornata più veloce in assoluto: 54”69 nella prima carriera. Passano i mesi e,dopo una sofferta separazione dal Croce Bianca, Lucio Antici approda al Morlupo. In scuderia dispone di una rosa di cavalli quasi tutti nuovi per il campo de li giochi. L’unico con un po’ di esperienza è Burika. Come si ricorderà fu portata in giostra dal veterano e plurivittorioso Riccardo Conti. Secondo i soliti bene informati Lucio sarà in sella proprio a Burika per disputare la sfida di giugno. Ha provato anche gli altri, fra cui Cadillac che sembra molto affidabile. Come al solito però è difficile scoprire Antici, perché in prova non spinge mai l’acceleratore fino in fondo. Apprezziamo questo suo modo “segreto” di creare il binomio e sabato 13, quando aprirà il gas, conosceremo finalmente le potenzialità del suo cavallo. Lucio dunque è fra la rosa dei primi cinque favoriti e vuole consegnare a tutti i costi il palio alla contrada, in crisi d’astinenza dal giugno 2004. Per gli esperti avrebbe la vittoria della sfida a portata di mano, perché questo cavaliere autodidatta, pur non avendo una formazione tecnica, è sempre riuscito ad ottenere il massimo dai cavalli di giostra. 46



Rione Pugilli

I

campioni in carica del Pugilli presentano tante novità in questa edizione estiva della Giostra. Si parte dalla taverna dell’Aquila Nera in via Mentana che a giugno si presenta davvero tirata a lucido. Pavimenti nuovi nelle stanze, nuovi tendaggi e bellissime composizioni di fiori per accogliere i tanti avventori. Ai fornelli c’è sempre l’ottimo Daniele Bianchini che presenterà un menù diverso ogni giorno con tantissime ricette nuove, senza stravolgere però quella che è la tradizione vincente della taverna puellara. Anche il parco costumi è stato rinnovato per l’occasione e l’arte di Daniele Gelsi, la sartoria di Gualdo Tadino che lavora per il cinema e la Tv, potrà essere ammirata grazie all’imponente nuovo costume della prima dama che è davvero un inno al barocco. L’altra sorpresa che stupirà sicuramente gli spettatori del Corteo è la grande allegoria che la commissione artistica rionale ha preparato per venerdì sera. Si sa solamente che il tema principale è la vittoria per celebrare appunto quella recentissima del Moro, Lorenzo Paci.

La taverna del Rione Pugilli si trova in via Mentana. Prenotazioni: 392 8956271-338 1039676


49


Il Moro Lorenzo Paci

SOGNANDO LA FESTA ad un passo dalla leggenda L

o sa bene Lorenzo Paci di essere ad un passo dalla leggenda. Tanto vicino alla storia che potrebbe in questa giostra della sfida toccarla con la lancia, come ha fatto a settembre scorso quando “La Fortuna e il Valore” -declamati dal Bando- gli hanno dato “il vanto di altissimo honore”. Ha girato nei seguenti tempi: 55”32; 55”10; 54”85. Al rione si respira già aria magica. Lorenzo ha quattro cavalli a disposizione, tutti puro sangue inglesi. Mentre scriviamo non ha ancora deciso quale sceglierà, ma i bene informati dicono che sarà in sella a Go Betty Go, 9 anni, il cavallo che lo ha portato al trionfo nella rivincita 2008. Con Go Betty Go il grande cavaliere ha creato un binomio perfetto. Non è escluso però che possa scegliere anche Nigretta con la quale ha fatto delle prove eccellenti. Personaggi vicino alla scuderia dell’Aquila Nera sono convinti che sarà proprio Nigretta il cavallo debuttante di giostra. A sua disposizione ci sono poi Gokarna e Duchessa, due discreti animali. Lorenzo è un cavaliere eccellente, molto determinato ed è pure un bravissimo preparatore di cavalli. Sa quello che vuole - ci dice un amico e per gli altri nove rivali è il cavaliere da battere. Alle prove (ha dominato sempre in termini di tempo e di regolarità) lo abbiamo visto esagerare un po’, nel senso che chiede sempre il massimo anche a cavalli con poca esperienza. Ma lui vuole vederci chiaro sin dall’inizio. E’ sostenuto da un grande staff e anche da un grande rione guidato da Roberto Molari. In scuderia ci sono fra gli altri Piero Egidi, Maurizio Di Salvo detto Pippo, Giada Cacace e Lara Barbetta. 50



Rione Spada

S

arà il nuovo addobbo una delle grandi e gradite sorprese di quest’anno che il rione Spada del Priore Simone Capaldini ha preparato per la città. Nuovi portabandiera sono stati creati per accogliere i vessilli nuovi di zecca che andranno a completare l’addobbo delle strade rionali, ma la novità più grande riguarderà Palazzo Trinci, gioiello architettonico nei confini del rione, e Piazza del Grano, cuore pulsante della contrada. Il corteggio rionale si presenta con tanti abiti nuovi sia per quanto riguarda il gruppo dei nobili che le dame frutto del grande e certosino lavoro di ricerca della commissione artistica rionale avviato già da tempo. Rivoluzione anche in cucina dove la brava cuoca Edelweiss Ricci Busciantella presenterà quest’anno un menù rinnovato, specialmente questo di giugno, che è un mix tra tradizione e novità. Sotto lo splendido Portico delle Conce, anche in questa edizione, gli avventori della taverna potranno degustare, quindi, un menu particolarmente adatto a questo periodo.

La taverna del Rione Spada si trova in via delle Conce. Prenotazioni: 333 7365603 347 5047762


53


L’Ardito Massimo Gubbini

Il cavaliere nero UN GIGANTE DELLA TECNICA M

assimo Gubbini, classe 1983, è uno veramente tosto. Detiene quello che con 54 secondi e 36 centesimi è il record nell’otto del Campo de li Giochi. Lo scorso anno ha portato al debutto con grande successo un cavallo difficile, Sopran Ginestra. Ha girato sempre con grande velocità, affrontando le curve allo stesso ritmo del rettilineo, giungendo sempre preciso sul bersaglio. Massimo è un bravissimo ragazzo e anche un'atleta versatile. Da anni ottiene eccellenti risultati non solo nelle giostre di antico regime, come ad Ascoli Piceno dove ha vinto gli ultimi due palli, ma anche nelle gare del salto ostacoli. Per la giostra della Sfida è fra i primi cinque favoriti. Da mesi sta preparando 4 cavalli (di cui tre nuovi): Sopran Ginestra, Paradise House, Eevee e Runa. Quest’ultimo è un anglo-arabo-sardo di dieci anni. A gestire gli acquisti e la preparazione dei cavalli ci pensa Franco Melosso, ascolano, un tecnico della scuderia che gode della massima fiducia di Gubbini. Alle prove lo abbiamo visto in perfetto tandem con Sopran Ginestra e, secondo gli esperti, sarebbe l’unico cavallo idoneo per giugno. Lo scorso anno con Sopran Ginestra fece registrare i seguenti tempi: 55"73; 56"72 e 57"24. Troppo alti per un campione come Massimo Gubbini che è abituato a tagliare l’aria e a gareggiare con Ferrari a quattro zampe. La scuderia rionale si trova in località Scafali ed è stata attrezzato dalla contrada per la migliore preparazione sia del cavaliere che dei cavalli. 54





Una dama d’altri tempi di EMANUELE GUERRINI

G

iorni fa sfogliando un libro sui fatti di cronaca locale fra le tante curiosità sono andato a rileggere i nomi dei cavalieri e delle dame di giostra del 1946. Guarda caso la dama del rione La Mora del 1946 era Virginia Ceccarelli, un nome a me non nuovo; infatti, oltre ad un rapporto professionale, mi lega ad essa una cordiale amicizia e una reciproca stima. Pertanto, sempre mosso dalla curiosità, sono andato a trovarla a palazzo Ceccarelli situato nel cuore di Foligno all’interno del territorio del rione La Mora, palazzo che dopo gli eventi sismici del ’97 è ritornato agli antichi fasti del passato. La professoressa Virginia, come sempre mi ha ricevuto nel suo studio e le ho chiesto se era disponibile a rilasciare un’ intervista per il Cittadino: di buon grado ha accettato ed abbiamo iniziato il nostro colloquio. La scelta di sfilare per il rione La Mora fu presa per il semplice fatto che la sua famiglia risiedeva all’interno del territorio rionale o fu una scelta casuale? Qui c’è da fare una piccola premessa, mio padre l’Ing. Decio Ceccarelli che all’epoca ricopriva l’incarico di capo dell’ufficio tecnico del Comune di Foligno, venne contattato dal Geom. F. Cecchini dal Dott. C. Botti e dall’Avv. G. Galligari, riesumatori della Giostra del 1613, e gli fu proposto di rivestire la carica di priore del rione La Mora, considerato anche che abitavamo, come tutt’ora, all’interno delle “mura” del rione. Pertanto, la scelta non dico fu casuale ma una conseguenza; infatti, nello stesso pomeriggio in cui vennero a trovarci a casa mi proposero di sfilare per il 58

rione. Da chi le fu proposto di sfilare per la Giostra del 1946 ? Un nome ben preciso non c’è, ricordo solamente che mio padre, figura molto austera e rigida con noi figli, non si oppose in quanto ero ancora una ragazzina. Perché quanti anni aveva ? Quattordici anni. A questa giovane età come ha vissuto questa rievocazione storica che per la città di Foligno rappresentava un evento nuovo? Non nego che ero confusa, avevamo il palazzo invaso dai figuranti ai quali ricordo preparammo una sorta di pranzo sia prima del corteo che della giostra, inoltre contribuimmo a realizzare con degli scampoli di stoffa che avevamo in casa delle coccarde per le scarpe, allora ognuno utilizzava le proprie. Infine, il giorno della Giostra entrando al Campo de li Giochi sopra al carro, insieme alle altre dame provai un’emozione grandissima, che solo il cuore di un quintanaro può capire. Che atmosfera si respirava nella città che era appena uscita dagli eventi bellici? Era una città fortemente provata dalla guerra che riprendeva lentamente la sua quotidianità e la società di Mutuo Soccorso in occasione dei festeggiamenti per l’Autunno folignate organizzò vari eventi che trovarono il loro culmine nella Giostra che oramai si ripete incessantemente da 63 anni. Quale è il rapporto che la lega attualmente al rione La Mora? Oltre al senso di appartenenza mi lega ad esso un sentimento profondo, fatto di bellissimi ricordi legati alla

mia adolescenza e alla figura di mio padre. Attualmente partecipo alla manifestazione in maniera più defilata ma una cosa a cui tengo molto e piace fare è addobbare le finestre e il balcone del mio palazzo con i drappi del rione. Chi fu a scattarLe questa bella foto in bianco e nero che conserva gelosamente sopra al Suo pianoforte a coda? La foto fu scattata nello Studio fotografico Carmine che era situato a Corso Cavour; ci vennero scattate altre foto, una molto bella era quella scattata al Campo de li Giochi sul carro delle dame. Professoressa, Lei ha insegnato a molti giovani. La Quintana in questi ultimi anni ha sviluppato un nuovo progetto chiamato La Quintana a scuola con lo scopo di far conoscere ai ragazzi la storia, la tradizione e tutte le attività che ruotano intorno alla manifestazione. Lei che ne pensa? Ritengo che sia un’ iniziativa interessante poiché è importante che i giovani si avvicinino ai rioni, inoltre rappresenta un investimento per il futuro in quanto spetta ad essi continuare e tramandare lo spirito e la tradizione quintanare.


w w w. f o l i g n o n e w s . i t Notizie da Foligno e comprensorio (Bevagna - Gualdo Cattaneo - Montefalco - Nocera Umbra - Spello - Trevi - Valtopina)


Chi si avvicina all’equitazione per la prima volta o già la pratica, sia per passione sia per diletto o per professione, dovrebbe conoscere colui che, per primo, ha voluto trasporre in un articolato e complesso testo l’arte dell’equitare: SENOFONTE (ca. 430/25-335 a.C.).

Conoscere il cavallo di Mariano Angioni

F

ra il 594 e il 591 a.C., Solone (ca. 638540 a.C.), legislatore giurista e poeta ateniese, con la sua Riforma Costituzionale, istituì un corpo di duecento cavalieri creando di fatto una nuova classe sociale che per reddito potesse mantenere appunto un cavallo. Dopo di lui Pericle (495-429 a.C.) portò il numero dei cavalieri a un migliaio e a duecento gli arcieri a cavallo, cifre modestissime di fronte all’imponenza, per esempio, della cavalleria persiana. Tutti sanno che tessali e macedoni furono cavalieri eccelsi così come gli spartani invece soffrirono del “complesso del cavallo” guardandolo sempre con sospetto. Ma fu nelle colonie, in Sicilia e soprattutto a Siracusa, che l’ippica fiorì in modo particolare e i suoi tiranni svilupparono a tal punto l’allevamento fino a ottenere una lunga serie di vittorie ad Olimpia, nei giochi. Ad Atene il cavallo fu segno di distinzione e simbolo di bellezza e anche di vanità. Basti ricordare la passione folle per i cavalli di Fidippide nella commedia “Nuvole” di Aristofane (450-388 a.C.). A cavallo si viaggiava, si andava a caccia, si commerciava, si cominciava anche a combattere. In

60

questo clima è quasi naturale sentire il bisogno di pubblicare manuali per i cavalieri ma solo due sono i testi, dei molti probabilmente composti, pervenuti fino a noi, quello assai frammentato di Simone di Atene e quello completo di Senofonte, il “Peri Ippikes”. Simone di Atene era un professionista, un écuyer, un preparatore di puledri e un istruttore che dava lezioni di equitazione, arricchitosi al punto da potersi dedicare una statua di bronzo ad Atene sul cui basamento erano scolpite le sue performance equestri. Del suo trattato, privo di valore letterario, conosciamo soltanto un capitolo e qualche frammento ed è quindi difficile giudicarne la portata tecnica. Egli, comunque, stabilisce che, come per un atleta, anche per il cavallo sono essenziali le proporzioni e consiglia a chi volesse acquistare cavalli veramente buoni di andare in Tessaglia. Scarta la teoria che il mantello possa determinare la qualità dell’animale, ma invita a scegliere un soggetto dal colore unito, corto in alto (cioè dal garrese alla groppa), piccolo in basso (probabilmente intendendo corto di stinchi). Raccomanda appiombi perfetti, zoccolo non troppo

grande né piccolo, la parte cornea “spessa e risuonante come un cimbalo”, pastorale “elastico, inclinato, con tendini asciutti, petto non troppo largo, ma la spalla più lunga possibile. L’incollatura, larga alla base, deve terminare leggera ed elastica all’attacco con le ganasce e sufficientemente lunga per portare la nuca alta”. Dal portamento della coda “elevata e lunga”, dall’espressività della testa, dalle orecchie piccole e mobili, dalla groppa larga, viene fuori il disegno di un cavallo assai vicino all’arabo, o meglio agli stupendi cavalli di Fidia (ca. 490-430 a.c.). Simone non fa errori nel suo scritto né trasmette superstizioni come faranno invece gli scrittori del quindicesimo e del diciassettesimo secolo; solo qualche affermazione dovuta alla pignoleria di uomo di maneggio è contestabile e lo rende diverso da Senofonte che usò il cavallo in maniera squisitamente sportiva. Senofonte era un appassionato di cavalli per tradizione familiare e per il piacere di montare a cavallo sulla cui groppa, nel 401 a.C., raggiunge l’amico Prossene o Prosseno, per marciare con Ciro il Giovane (423-401 a.C.) che voleva subentrare al fratello maggiore Artaserse II (464-424 a.C.) sul trono di Persia. Alla fine della sfortunata spedizione il contingente greco, pur sbandato, trovò dei buoni condottieri fra cui lo stesso Senofonte che dovrà vendere, con la morte nel cuore, il proprio cavallo per cinquanta darici, per potere, con un’epica marcia nota come dei “Diecimila”, fatta con animali razziati, tornare in patria ad Atene. Una gioia pari al dolore della perdita del proprio destriero la proverà quando alcuni amici gli faranno dono proprio di quello stesso cavallo che erano andati a cercare per lui in Tessaglia presso un mercante. È probabile che Senofonte, amicissimo di Agesilao (ca. 469-427 a.C.), re di Sparta, servisse nella cavalleria spartana e per questo venne ad un certo punto esiliato da Atene. L’esilio lo costringerà a concludere la sua carriera di ufficiale ma non a mettere fine a quella di appassionato di equitazione. Ricevuta da Sparta la proprietà di Scillunte, nei pressi di Olimpia, continuò lì ad occuparsi di cavalli e quando decise di dedicare parte del suo tempo libero di gentiluomo di campagna ai libri, ai ricordi, non mancò di comporre opere nelle quali il cavallo divenne protagonista. Dopo l’Ipparchico (Manuale per il comandante militare di cavalleria) e il Cinegetico (Caccia con i cani) scrisse il Peri Ippikes che potremmo tradurre semplicemente “Sull’equitazione”. Non si tratta di un’opera sistematica, ma di una piacevole conversazione, quasi una


raccolta di consigli per i figli, per gli amici e per gli ateniesi. Egli salta brillantemente da un argomento all’altro secondo l’umore, il trasporto del momento e la memoria, creando un libro affascinante, immediato, con cui descrive gesti, accorgimenti, precauzioni che ancor oggi adoperiamo comunemente nel gestire il nostro cavallo. Suggerisce una monta schietta, naturale fatta di buone maniere, contraria a qualunque pedanteria e violenza, e dimostra di aver capito la natura del cavallo, la sua psicologia, e quindi il modo più conveniente per trattarlo e assoggettarlo alla volontà del cavaliere. Insiste nella convinzione che sia necessario ottenere “la migliore disposizione da parte del cavallo, affinché i suoi movimenti siano belli”. ”Un ballerino, difatti”, aggiunge, “balla bene quando danza con entusiasmo e non quando balla forzato”. Ripercorre le affermazioni di Simone di Atene e ne giustifica la presenza nel suo lavoro come comprova delle proprie affermazioni coincidenti con quelle di uno specialista, pur mettendone in evidenza tutte le lacune. Per l’esame di un cavallo raccomanda di cominciare sempre dai piedi paragonando l’animale a un edificio che se non ha fondamenta sicure, per bello che sia, non servirà a nulla. Esamina la corona, i rapporti tra anteriore e posteriore, la conformazione della “muraglia” per salvaguardare “quel triangolo molle e delicato della forchetta”. Il pastorale deve essere “inclinato quel giusto per evitare che il nodello urti il suolo in terreni coltivati o pietrosi e non troppo dritto per evitare durezze d’andatura”. Gli stinchi debbono essere solidi ma asciutti per evitare il formarsi di varici. In quanto all’andatura, “un cavallo che alza è meno soggetto ad inciampare e fatica meno di uno che rade il suolo” (Simone faceva però notare che i cavalli dall’andatura radente sono i più veloci). “Un garrese elevato offre al cavaliere un assetto più sicuro e un’aderenza più solida alle spalle e al corpo del cavallo, così come il dorso doppio consente di sedere più comodi. Le costale profonde e rigonfie verso lo stomaco rendono il cavallo più conveniente per la solidità dell’assetto ...” indicazioni assai interessanti per desumere il tipo di equitazione e l’assetto del tempo. La saldezza del cavaliere al cavallo si otteneva dunque attraverso l’aderenza delle natiche, delle cosce, del polpaccio e, solo in qualche caso, delle ginocchia, come in ogni cavaliere che monti a pelo e per il quale una groppa larga e doppia è più vantaggiosa, qualità già messa in evidenza da Omero (Iliade, libro II, 765). Senofonte, uomo di mondo che, tra l’altro, aveva messo in bocca a

Socrate (nell’Economico) frasi e sentenze da grande conoscitore di ippologia, cosa che stupisce visto che Socrate non fu mai un grande cavaliere, sorvola sull’addestramento del puledro sostenendo che chi può praticare l’equitazione ha dalla sua fortuna e meriti e perciò sarà più conveniente per lui dedicarsi alla politica, al governo, a una professione nobile più che addestrare puledri, attività da lasciare a chi se ne intende. Raccomanda tuttavia di “fare come quando sì manda un figlio presso qualcuno perché impari un mestiere, specificando per iscritto quello che dovrà sapere al ritorno”. Tornando sul trattamento del puledro avverte che “il cavallo non si contenta di amare l‘uomo, ma lo desidera quando si rende conto che questi provvede a sfamarlo, a togliergli la sete, a difenderlo dagli insetti”. Raccomanda di accarezzarlo sovente, di parlargli, di affidarlo a un palafreniere calmo e prudente che lo abitui a passeggiare tra la folla, a prendere contatto e confidenza con tutte le cose della nostra vita, rumori, luci. Qualora il cavallo ne avesse paura, “bisogna dimostrargli che non c’è nulla di terribile in quell’oggetto, in quel rumore”. Suggerisce, prima di acquistare un cavallo, di provarlo in esercizi a otto, di cambiare sovente di mano per vedere se abbia o no le barre falsate. Barre falsate, bocca insensibile sono la grande preoccupazione di Senofonte che rispecchia la facilità con la quale il morso greco, molto duro, causava accidenti alla bocca del cavallo. “Bisogna anche rendersi conto se, lanciato a forti andature, sa arrestarsi prontamente e acconsente a compiere una mezza volta. Un cavallo che non obbedisce è non solo inutile, come un servitore o un soldato disattenti, ma sovente si comporta esattamente come un traditore”. Nel quarto libro parla della scuderia, come dev’essere situata, arieggiata, protetta “perché la mangiatoia non venga vuotata dai ladri”. Avere insomma il cavallo sottocchio “per curare in tempo le coliche, rendersi conto se sia stanco o sovrallenato”. Il suolo non deve essere umido né sdrucciolevole,

costituito di pietre della grandezza dello zoccolo. “Tanto occorre ingegnarsi a rendere duri gli zoccoli, altrettanto bisogna rendere dolce la bocca”. Durante il governo “pulire la testa con uno straccio umido e il dorso soltanto la mano e non con strumenti duri, per evitare di ferire il ‘seggio’ del cavaliere”. Usa infatti la parola che significa il dorso di un cavallo montato in contrapposto a, il dorso nudo. Il cavallo deve essere coraggioso, svelto, maneggevole, saltare fossi e muri, affrontare scarpate e discese sia direttamente che obliquamente. Qualora esitasse, portarlo gradualmente a queste difficoltà “perché un cavallo bene istruito fa ogni cosa, a condizione, naturalmente, che sia robusto e non infingardo”. In quanto ai cavalli ombrosi o paurosi o di cattivo carattere, suggerisce di scartarli perché “lanciandosi contro gli altri cavalli o sugli uomini procurano guai anche legali al proprietario”. I greci evidentemente usavano cavalli interi, facili ad avventarsi sugli altri cavalli, ed erano restii ad adoperare il castrone, del quale Senofonte parla nella Ciropedia elogiandone la duttilità e l’uso assai comune nella cavalleria persiana, “la migliore del mondo”. Sconsiglia sia i cavalli pigri, che costringono il cavaliere a un lavoro di gambe fastidioso, quanto quelli che, per eccesso di sangue, finiscono per prendere la mano e trascinare il cavaliere in situazioni pericolose. Commuove il suo consiglio di lavare con molta frequenza ciuffo, criniera e coda “ornamenti dati dagli Dèi”, di non tagliare i crini alla sommità del collo, di lasciarli anzi lunghi per offrire la più facile presa al caval i e r e . Afferrare la criniera sulla parte alta del-

61


l’incollatura era dunque un atto abituale (quanto per noi eccezionale) per mantenersi in equilibrio. Infatti, a causa della durezza dei morsi, il cavallo tendeva ad elevare la testa (con una incollatura nella posizione naturale il cavaliere, invece, tende ad aggrapparsi ai crini vicini al garrese). Senofonte insiste sullo splendore della criniera, della coda, e per garantirci che sono doni degli Dèi aggiunge: “Tanto è vero che le giumente al prato non si lasciano avvicinare dagli asini, per la monta, se hanno i crini lunghi. E per questo che gli allevatori di muli tagliano i crini alle cavalle in primavera”. Curiosa ma squisita inverosimiglianza di queste giumente fiere e poi violate da un colpo di forbice. “Al vedersi così disonorate”, sostiene infatti Polluce, uno dei commentatori di Senofonte, “esse perdono la loro fierezza e si lasciano avvicinare dall’asino”. È probabile che la coda, invece, impicciasse nell’accoppiamento data la differenza di statura dei due animali. Coglie ancora nel segno quando insiste sulla dolcezza di mano per calmare i cavalli nervosi e sull’azione graduale sulle redini per fermarli. “Le galoppate prolungate e calme placano il cavallo nervoso”, avverte, “più che i cambiamenti di direzione frequenti”. Invita poi ad evitare di galoppare con questi cavalli in compagnia perché i cavalli di sangue hanno più forte lo spirito di emulazione. Ad usare la voce per tranquillizzare gli animali emotivi e sensibili, e fare il verso con la lingua per sollecitarli. Così in guerra, al suono delle trombe, non spingerli, piuttosto fermarli, perché si tranquillizzino e non prendano la mano. “Se si vuole far apparire brillante un animale, astenersi dal dargli di sperone e trattenerlo nel contempo sul morso. Così facendo lo si scombussola. Occorre mano molto leggera per insegnargli a elevare l’incollatura e a flettere la testa, portarlo sotto di posteriore, il che provoca in lui movimenti eleganti ed elastici che anche esso ama. Ed ecco la prova che il cavallo sì compiace di ciò: quando intende farsi ammirare da altri cavalli, e particolarmente dalle giumente, inarca l’incollatura, la coda e si muove con azione rilevata e pomposa”. “Fare del lavoro ad andatura fiera”, è il termine usato da Senofonte per l’alta scuola, “tutti esercizi”, afferma, “che stupiscono la gente e che le fanno mormorare proprio quegli aggettivi, focoso, nervoso, impetuoso, terribile a vedersi, che formano invece gli aspetti negativi della vera equitazione. Ma a cavallo ci si apparenta agli dei: guardate le statue di un dio, di un eroe a cavallo, non sono meravigliose? A vedere un cavallo bello, bene addestrato e ben montato non se ne prova un piacere estetico?”. 62

Le descrizioni di come mettere la briglia, come avvicinare un cavallo (“avanzando dal lato sinistro, guardarlo con fermezza negli occhi e avvicinarsi risolutamente alla sua spalla”), come allontanarsene (“uscire dallo stallo senza titubanze e senza fretta”), sono commoventi: il tempo non è passato. Per montare in sella raccomanda il metodo persiano, il nostro “dare la gamba”, oppure saltare in appoggio, con molte precauzioni, badando bene all’esatta tensione delle redini, mentre scarta l’uso di fare inginocchiare il cavallo o farlo piegare sul posteriore, metodi usati ancor oggi dai beduini. Infine arriva a parlare dell’armatura del cavaliere sotto le armi: una corazza perfettamente su misura, un “collo” che se ben fatto può proteggere fino al naso, un elmo della Beozia NOTEREF _Ref211174560 \h \* MERGEFORMAT 5 “che copre bene e non impedisce di vedere”, una manopola che copra spalla, braccio, gomito e mani, pieghevole e rientrante, in grado di proteggere le manchevolezze della corazza sotto le ascelle. Per la mano destra raccomanda che sia libera e protetta al massimo da “ali” alle cerniere, l’avambraccio riparato da una cnemide (protezione) di ferro, indipendente. E raccomanda di proteggere anche il cavallo con un frontale, un pettorale, cosciali (cosa, questa, non molto chiara, in quanto Senofonte sostiene che servono per proteggere anche le cosce del cavaliere). Infine parla della sella ( ), della sua imbottitura per dare l’assetto più sicuro al cavaliere e non procurare fiaccature al dorso del cavallo. Raccomanda al cavaliere stivali e sciabola piuttosto che spada, in quanto “i colpi di taglio, partendo dall’alto, sono più efficaci di quelli di punta”; affermazione che ci garantisce di un assetto solido del cavaliere greco, che altrimenti

non avrebbe potuto maneggiare la sciabola; e il giavellotto anziché la lancia, anzi due secondo il costume persiano. “Si lanci il giavellotto procedendo a forte andatura, drizzandosi sulle cosce, e subito si faccia compiere una mezza volta al cavallo per rientrare nelle linee”. Non esistono staffe, non esiste ferratura. Per salire in sella propone, oltre all’appoggio, di aiutarsi con la lancia, la mano sinistra al garrese (una specie di salto con l’asta). Si parla di gualdrappa imbottita e guarnita, ma non la si può chiamare sella, nella Ciropedia Senofonte parla di ephippia fatti distribuire dal re ai suoi ufficiali per una parata militare. L’ephippion, infatti, esisteva, ma non veniva usato sempre. Un passo interessante lo si trova ancora nella Ciropedia quando Senofonte riferisce dei persiani “che adoperano più coperte sui loro cavalli che a letto, poiché curano di più essere mollemente seduti che non stare solidi a cavallo”. L’ephippion del bronzo equestre di Alessandro appare prolungato posteriormente come a proteggere il ventre del cavallo, mentre è svasato davanti in modo da non toccare e compromettere il garrese. Senofonte paventa infatti piaghe sul dorso, ma non quelle, ben più gravi, sul garrese, forse perché l’ephippion non poteva danneggiare questa parte delicatissima. Quanto detto sinora rende Senofonte padre della moderna equitazione e, senz’altro, il miglior maestro per il cavaliere dei nostri giorni che non può, di conseguenza, esimersi dall’approfondirne la conoscenza. Non si hanno notizie certe né sull’autore né sul manuale se non il titolo, probabilmente attribuito in epoca successiva alla stesura “De forma et delectu equorum”.


Amedeo Ciancaleoni

Tre indimenticabili quintanari

T

Umbro Mariani

Alberto Moretti

re cuori che continuano a battere per la Quintana. Sono quelli di Amedeo Ciancaleoni, Umbro Mariani ed Alberto Moretti. Tre grandi quintanari che quest’anno ci hanno lasciato, ma che, ne siamo certi, continueranno a seguire da lassù quel sogno che li ha accompagnati per una vita. Già, che sogno la Quintana! Per il primo, nato proprio nel 1946 in quella casa di Piazza Faloci che ora ospita la sede del suo rione Giotti, la Giostra davvero ha accompagnato tutta la vita. Amedeo, indimenticabile amico, ha fatto di tutto per lei: dal giovanissimo personaggio in costume al Priore Onorario, dal Maestro di Campo al Vice Presidente. Per più di 50 anni Ciancaleoni ha segnato la manifestazione contribuendo a farla crescere con le sue intuizioni ed i suoi scritti che affollano l’archivio storico dell’Ente. Ricordiamo solo la magnifica idea di aprire le taverne e quella di sommare i tempi delle tre tornate, due novità che hanno fatto fare passi da gigante alla Quintana sia sul versante della promozione che su quello squisitamente tecnico. Con il sorriso incorniciato dai baffi, Amedeo non si fermava davanti a nulla e riusciva a convincere tutti della bontà dei suoi suggerimenti. Le sue grandi qualità di mediatore sono passate alla storia. La Quintana, si sa, accende gli animi, ma Amedeo riusciva alla fine a mettere tutti d’accordo nel supremo interesse della Quintana. Un altare, quello del Dio Marte, al quale anche Umbro Mariani ha dedicato la sua vita. Appassionato rionale dell’Ammanniti, Umbretto si è specializzato ben presto ai fornelli della taverna dove ha regalato entusiasmanti, indimenticabili convivi di pesce. Anche lui dal rione è passato all’Ente Giostra dove per anni si è occupato anche della logistica del Campo de li Giochi, dalla gestione dei pass per i fotografi e della regolarità della gara come esperto giudice di pista, sfidando la sua atavica paura per i cavalli. Cavalli che invece hanno esaltato le gesta pionieristiche del primo cavaliere plurivittorioso della Quintana. Sì, proprio Alberto Moretti, cavalier Gagliardo dell’Ammanniti classe 1914, primo grande campione che è riuscito a vincere con entrambi i percorsi della Giostra: quello a zero con il Dio Marte posizionato sotto la tribuna e quello ad otto, l’attuale appunto, con il Belli Simulacrum all’incrocio delle diagonali. Le sue vittorie, quando ancora si giostrava con la lancia originale dei Lanceri di Montebello, sono legate al grande Vaporetto, capriccioso e velocissimo baio, e a Faro sempre per il rione Ammanniti. Anche Alberto, come ogni grande quintanaro, ha regalato la sua esperienza e la sua passione alla manifestazione collaborando con l’Ente Giostra come Magistrato e raccogliendo fin dalla prima edizione del 1946 tutte le foto e gli articoli della Quintana. Il nostro ricordo è breve, ma inversamente proporzionale alla grandezza dei tre quintanari scomparsi quest’anno. E vogliamo ricordarli così proprio all’apice del loro e del nostro sogno. 63





Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.