DIRETTORE RESPONSABILE: Alberto Mesca CAPO REDATTORE: Gilberto Scalabrini IN REDAZIONE: Mariano Angioni, Guglielmo Castellano, Claudio Bianchini, Maria Pia Fanciulli, Massimiliano Castellani, Mariolina Savino , Marco Degli Innocenti, Alice Fiordiponti, Mauro Silvestri, Simone Mesca, Emanuele Guerrini, Gloria Parroni. HANNO COLLABORATO: Nando Mismetti, Ufficio Stampa Ente Giostra Quintana, Giovanni Bosi. Casa Editrice: Nuova PromoEdit s.r.l. Via M. Acuto, 49, Foligno (PG) Tel. 0742/321011 - Fax 0742/321012 P.IVA 02987340540 www.nuovapromoedit.it info@nuovapromoedit.it www.ilcittadinoumbria.it - info@ilcittadinoumbria.it Autorizzazione: Reg. Tribunale di Perugia n. 35/1989 Reg. Tribunale di Terni n.07/ dall’82 all’1989 . Sped. in abb. post 45% legge 662/96 art 2 comma 20/b filiale di Perugia GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Nuova PromoEdit - Marco Properzi Segretaria di Redazione: Cinzia Mancia Foto: Archivio Nuova PromoEdit, Alessio Vissani, Foto Futura di Valeriana Sisti, Andrea Pomponi, Giovanni Angelucci, Alberto Gori. PUBBLICITÀ: Nuova PromoEdit s.r.l. Tutto quello che viene pubblicato su “Il Cittadino” riflette unicamente il pensiero degli autori. Foto e testi, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Stampa: Grafiche CMF Foligno(Pg) Finito di stampare Agosto 2009
SOMMARIO Editoriale
La Quintana conquista il grande pubblico
Regione Umbria
Provincia di Perugia
Comune di Foligno
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di Guglielmo Castellano
Ugo Nespolo il maestro del palio della Rivincita
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«Quella volta che Pertini mi fece il baciamano» 10 di Claudio Bianchini Il programma della Quintana
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La sicurezza prima di tutto
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di Alice Fiordiponti
Il Seicento, punta di diamante dell’Umbria
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di Alberto Mesca
Il programma del “Gareggiare dei Convivi”
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Foto di copertina: Andrea Pomponi - Cavaliere al galoppo nel Campo de li Giochi mentre infila l’anello.
Unione Europea
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di Nando Mismetti
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6 Rioni, è l’ora di stupire servizi di Alice Fiordiponti
Viaggio nelle scuderie dal nostro inviato Gilberto Scalabrini
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Da esordiente a campione
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di Alice Fiordiponti
Il palio di San Rocco di Nando Mismetti
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di Maria Pia Fanciulli
Fiera dei Soprastanti di Emanuele Guerrini
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Equitazione: cominciare da piccoli con dai piccoli. Il Pony di Mariano Angioni
Immagini di Quintana
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Notte glamour in via Borghetto
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Dallo splendore della Quintana a quello della città ’ con rinnovato piacere che ci accingiamo a vivere insieme la Giostra della Quintana, la nostra avvincente manifestazione che, al di là dell’acceso agonismo in campo, unisce sempre le donne e gli uomini di Foligno. La Quintana è sempre un appuntamento molto atteso, non solo per i numerosi volontari dei Rioni, che per mesi lavorano con tenace spirito di abnegazione, o per gli abitanti di Foligno che si apprestano a partecipare in vario modo alla Giostra, ma anche per i tanti appassionati di rievocazioni storiche e di competizioni equestri, che giungono a Foligno da ogni dove. E questo lo è ancora di più in questo 63° anniversario, che descrive il lungo cammino di una manifestazione cavalleresca, che è al tempo stesso un pezzo di storia antica e moderna della nostra città. Ringrazio, perciò, il Presidente dell’Ente Giostra della Quintana, Domenico Metelli, per quel suo instancabile impegno, teso alla massima valorizzazione e alla migliore riuscita del nostro principale evento storico cavalleresco. Un caloroso benvenuto, unito all’augurio di un tranquillo e felice soggiorno nella nostra città, lo rivolgo a tutti coloro che diverse parti d’Italia o da altri Paesi, venendo a Foligno per la Quintana settembrina, ci onorano con la loro presenza, trovando, ne sono certo, ospitale accoglienza. Tenere animata la nostra città da giugno a settembre, è uno degli obiettivi che come Amministrazione comunale ci siamo posti, nonostante le difficoltà derivanti dalle limitazioni economiche imposteci dalla legge finanziaria. La Quintana diventa, di fatto, la “manifestazione cerniera” di tutta l’estate folignate, in quanto con le sue due edizioni racchiude in un articolato progetto ludico, culturale e sportivo, tutte quelle iniziative che, come Jazz in Town e Canti e Discanti, Miss Umbria 2009, ci hanno accompagnato da giugno ad agosto, fino a culminare nei tradizionali appuntamenti di settembre, legati alla spettacolarità di “Segni Barocchi Festival”, giunto quest’anno alla XXX edizione e alle avvincenti performance gastronomiche del Festival “I Primi d’Italia”. Ma la Quintana, oltre ad essere una festa e un divertimento, è anche impegno. In particolare per i giovani, che con il loro volontariato apprendono sul campo a lavorare al fianco degli adulti per un obiettivo comune, che è quello di far crescere la città, riscoprendo e valorizzando le sue bellezze, la sua storia e le sue tradizioni. Senza di loro non esisterebbe Quintana! E se il settembre, il mese della ‘movida’ folignate, si preannuncia ricco di piacevoli iniziative, come Amministrazione comunale siamo impegnati per attuare le indicazioni del Piano Strategico, che delinea la città del futuro, con una sorpresa autunnale. Restituiremo presto ai nostri concittadini, completamente restaurato, l’artistico palazzetto Orfini di Piazza della Repubblica (lo stesso dove fu stampata nel 1472 per la prima volta al mondo la Divina Commedia di Dante Alighieri) per ricollocarvi molti servizi pubblici comunali. Questo atteso intervento, unito ai qualificati progetti del PUC 2 (Piano Urbano Complesso) ci restituiranno una Foligno ancora più bella, più funzionale e certamente più vivibile.
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Il Sindaco - Nando Mismetti
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ABBIGLIAMENTO CALZATURE VIA XX SETTEMBRE 60/66 - FOLIGNO - TEL. 0742 342506
Intervista con il Presidente dell’Ente Giostra Domenico Metelli
La Quintana conquista il grande pubblico di GUGLIELMO CASTELLANO ella normale percezione dell’evento di questo ultimo lustro, crediamo sia lecito sostenere, dopo gli anni pirotecnici e pioneristici delle dame “testimonial” (la cui presenza è indubbiamente servita per il “lancio” ed il consolidamento della Giostra di giugno), che il connubio tra Giostra della Quintana – mondo dello spettacolo, ha fatto registrare un periodo di riflusso. L’unica, salvo altre partecipazioni occasionali, a mantenere una presenza ed un legame di questo tipo nell’ambito della Quintana, è stata Federica Moro, splendida madrina di Giostra, ormai da considerare non più come rappresentante di una realtà esterna alla manifestazione che si approccia ad essa per
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motivi di immagine, ma come vera e propria quintanara verace e folignate d’adozione. Da quest’anno, così come precisa Domenico Metelli, nella tradizionale intervista rilasciata al “Cittadino”, si torna all’antico; almeno in determinati aspetti. «Siamo in presenza - dice il presidente dell’Ente Giostra Quintana - di un momento particolarmente favorevole e ricco di opportunità per la promozione della Quintana. Questo grazie alla “fiction” televisiva di qualità, che si è finalmente accorta delle grandi potenzialità della nostra Giostra. Mi riferisco in prima battuta alla serie televisiva Don Matteo, con principale protagonista Terence Hill, che ambienterà un suo
episodio a Foligno, nel periodo della Quintana. Anzi, sarà proprio il nostro evento a fare da sfondo alla storia, all’arcano, che Don Matteo dovrà decifrare e risolvere. Insomma una vera e propria fiction nella fiction. Come non evidenziare poi, la partecipazione nel nostro corteo storico di Martina Colombari che ha voluto ulteriormente incrementare, grazie alla sua bellezza, il valore aggiunto della manifestazione». Ma non solo “Don Matteo”. E non solo “Rai”. «I costumi e le ambientazioni della Giostra della Quintana troveranno spazio e dimensione anche nella nuova fiction di Canale 5 “il Falco e la Colomba” e, sempre in ambito Mediaset, c’è da segnalare una ennesima eccezionale opportunità promozionale che andremo a concretizzare grazie alla preziosa collaborazione della nostra madrina Federica Moro. Federica, infatti, farà parte del cast di “Progetto India”, il nuovo reality targato Mediaset condotto da Paola Perego. Siamo certi che, anche in quel contesto, Federica “sponsorizzerà” alla grande Foligno e la sua splendida manifestazione. Il regolamento del nuovo programma poi prevede che ogni vip partecipante, possa usufruire di tre “tutori” che, da studio, avranno il compito di supporto ed aiuto a chi si trova sul campo; ebbene, Federica Moro ha scelto, tra gli altri, il sottoscritto il quale, in diretta dallo studio Mediaset, si adopererà per dare ancora più risalto alla Quintana». Dopo aver ricordato che i costumi quintanari saranno utilizzati anche sul set del prossimo film di Leonardo Pieraccioni, Domenico Metelli affronta l’argomento Coppa del Mondo di calcio. “Anche in questo caso, il ritorno di immagine che avremo sarà indiscutibile. La presenza a palazzo Candiotti del trofeo sportivo più importante del mondo, conquistato dalla nazionale di Marcello Lippi nel mondiale tedesco del 2006, è per noi motivo di grande orgoglio. Il prossimo 3 settembre, per tutta la giornata, insieme ad alcuni protagonisti di quella straordinaria avven-
tura calcistica, potremo vivere una giornata da incorniciare”. Insomma, una Quintana “d’attacco”, così come la descrive e la racconta il presidente dell’Ente Giostra, che si propone, anzi, si ripropone all’esterno, soprattutto attraverso l’universo che ruota intorno al tubo catodico, con tutte le intenzioni di lasciare il segno. “La nostra tenzone barocca rappresenta una realtà consolidata ed apprezzata nel panorama delle proposte storicoculturali di questo Paese e l’invito rivol-
to al ministro del Turismo e Spettacolo Maria Vittoria Brambilla di presenziare alla gara del prossimo 13 settembre, sottolinea lo spessore di tutte le nostre proposte”. Nel voltare pagina, rispetto all’argomento di apertura, Domenico Metelli affronta l’aspetto legato alle norme che regolamentano la gara al “Campo de li Giochi”, soprattutto alla luce delle recenti novità legislative che hanno normato il settore. «Non abbiamo nessun problema di
sorta anzi, possiamo sicuramente affermare che con l’introduzione delle norme anti-doping e tutela del cavallo, in essere a Foligno già dal 2000, siamo stati dei veri e propri precursori. Non solo rispetto all’intervento del legislatore, ma anche nei confronti di altre manifestazioni similari alla Quintana che si sono via via dotate di regolamenti molto simili ai nostri. E, proprio per connotare e confermare questa direttrice di marcia, ormai imprescindibile, abbiamo invitato a
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Foligno l’on. Francesca Martini, una delle promotrici delle leggi di cui sopra, Gianluigi Giovagnoli e Gaetana Ferri, rispettivamente rappresentante della FISE e dirigente del dipartimento di veterinaria del ministero della Sanità, che avranno occasione di constatare come ed a che livello, la Giostra della Quintana di Foligno promuove fattiva-
mente la salvaguardia del proprio patrimonio ippico». Realtà, scenari, prospettive. Relativamente, a queste ultime, segnatamente alle “voci” che attualmente popolano il sottobosco quintanaro circa probabili proroghe delle magistrature dell’Ente per un ulteriore mandato in deroga alla Statuto, Domenico
Ugo Nespolo, il maestro del palio della Rivincita
diciotto anni di distanza, il grande artista italiano Ugo Nespolo torna a firmare il Palio della Giostra della Quintana di Foligno. E’ lui, infatti, l’autore del
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«Metelli, taglia decisamente “corto”. Non è un argomento all’ordine del giorno - evidenzia il primo dei quintanari - e non è mia intenzione parlarne. Il mio mandato, unitamente a quello delle altre magistrature dell’Ente, scade nel 2010 e, per quanto mi riguarda, non presenterò alcuna proposta in tal senso».
prezioso drappo – una vera e propria opera d’arte – che verrà consegnata al vincitore della Rivincita cavalleresca di domenica 13 settembre, culmine degli appuntamenti rievocativi della manifestazione che affonda le proprie radici nel Seicento. “E’ un ritorno graditissimo quello di Nespolo – sottolinea il presidente dell’Ente Giostra, Domenico Metelli – perché è un maestro autentico e il suo nome nel mondo dell’arte è un punto di riferimento internazionale. Con questo Palio si arricchisce ulteriormente la galleria artistica della Quintana che già annovera altri nomi importantissimi, che la rendono ancor più preziosa e museo di se stessa”. Come sempre, l’individuazione dell’autore del Palio è avvenuta da parte della Commissione composta, oltre che dal presidente Metelli - anche dal vice presidente Marco Mariani e dal presidente della Commissione artistica Stefano Trabalza, grazie alla preziosa collaborazione del dottor Cesare Pippi e della professoressa Anna Maria Rodante, vice presidente del Comitato scientifico della Quintana. E proprio al dottor Pippi va il ringraziamento del presidente Domenico Metelli e della Giostra della Quintana.
Ambra Cenci ci svela segreti, anedotti e curiosità della sua lunga carriera di dama
«Quella volta che Pertini
mi fece il baciamano» di CLAUDIO BIANCHINI
«La mia erede naturale? Giada Cacace». E alle giovani consiglia: «fate le prove dieci giorni prima». 10
i sono persone alle quali il destino sembra aver assegnato un ruolo ben preciso, verrebbe da dire…”cucito su misura”. E l’abito che il destino ha voluto cucire su misura per Ambra Cenci (considerata a pieno titolo tra le donne più affascinanti dell’Umbria) è quello – per l’appunto – da Dama della
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Quintana! Quello di una perfetta Nobildonna folignate del ‘600, quando Foligno era al massimo del suo splendore, ed aveva la fama di ospitare le donne più belle dell’Occidente. La Cenci, così come l’hanno sempre chiamata folignati e quintanari - in un equilibrato mix, di naturale confidenzialità e di dovuto rispetto – non è stata semplicemente una dama: la Cenci ha rappresentato “La Dama”! Diventando un vero e proprio modello di riferimento per tutte coloro che hanno indossato gli stupendi broccati seicenteschi. Si potrebbe dire senza esagerare, e tantomeno senza far torto a nessuno (pardon…a nessuna) che è diventata un’icona della sfilata, ma soprattutto del modo di sfilare. E in quest’edizione che vedrà protagoniste ben due Miss Italia, noi abbiamo voluto incontrare proprio lei, per una lunga chiacchierata: durante la quale ci ha svelato anedotti e curiosità, spiegato il suo modo di vivere la Quintana, offerto consigli alle dame di oggi e … indicato la sua “erede” naturale. «Per me la teatralità è sempre stata importante, è necessario entrare nel personaggio, diventare attrici in una città che si fa essa stessa teatro per i figuranti. Ho sempre cercato, in ogni modo di stupire, affascinare, “maravigliare” - ribadisce più volte, scandendo con forza le due “a” e pronunciandole “aperte” come si diceva all’epoca». E non si può dire che non ci sia riuscita: imprimendo al ruolo della dama quello che si potrebbe ribattezzare come lo “stile Cenci”. Una lunga carriera, a passeggio tra le vie imbandierate di Foligno, durata ininterrottamente per oltre vent’anni. Per non parlare poi delle innumerevoli, prestigiose trasferte, che l’anno vista protagonista fuori dalle mura cittadine, sin dagli anni ’60, chiamata a rappresentare la città e la manifestazione proprio per la sua unicità. L’esordio ufficiale avviene nel 1984 – a spingerla al debutto fu l’invito del Presidentissmo Ariodante Picuti - con un vestito realizzato in appena una settimana con una coperta da letto ed un tessuto damascato della storica ditta Tonti. «La bellezza e la semplicità - rileva - sono sempre il segreto dell’eleganza». E sfogliando l’album dei ricordi, si riper-
corre un film che è poi la storia di tutti i quintanari. Film che si chiude con un lieto fine: nel 2006 quando - sempre come dama del nobile Rione Giotti - consegnò al proprio cavaliere, il Palio del Sessantennale. «Al Giotti mi hanno sempre trattato come una Regina - ci tiene a sottolineare - basti pensare che praticamente ogni anno, mi hanno dato l’opportunità di indossare un abito nuovo». Un piccolo aneddoto. «Prima di ogni sfilata c’era sempre grande attesa per sapere quale vestito avrei portato, come sarebbe stata la mia acconciatura e quali gioielli avrei sfoggiato. C’è sempre stata una sana “rivalità” con le altre dame, ma mai competizione». Smentisce categoricamente ogni “ostilità” con quella che è stata un’altra indiscussa prima donna del Corteo, Gabriella Righi. «Erano solo voci maligne, per me anche Gabriella era stupenda ed inoltre è una mia grande amica - ribadisce - l’unico antagonismo che c’era, era quello tra i rispettivi rioni. Essendo lei, la dama del Croce Bianca (contrada rivale dei giottini) al suo passaggio difronte alla taverna era oggetto di ripetuti sfottò da parte dei miei rionali. Così come a me succedeva da parte dei suoi». Non mancavano però gesti di profonda cortesia. «Prima del Corteo andavo a curare la mia acconciatura da Walter, dove tra l’altro indossavo anche il costume, e i tamburini del Giotti mi aspettavano all’uscita per accompagnarmi sino alla sede». Eh già: il fascino della Cenci ha sempre infiammato folignati e visitatori! «Ricordo l’entusiasmo con il quale gli astanti attendevano il mio passaggio. La gente mi consegnava fiori lungo il percorso, colti semplicemente nei giardini di casa, ma anche rose e persino dei gigli. Al Corso c’era addirittura chi gettava petali di rosa ai miei piedi. E alcuni uomini (tra i quali personaggi di un certo rilievo) con squisita galanteria, mi venivano incontro per baciarmi l’anello. Mi hanno riferito che una volta che, lo storico di fama internazionale Bruno Toscano, nel vedermi sfilare, esclamò: questa è una Regina». Ma la voglia di “maravigliare” ed “eccedere” non gli è valsa solo onori, ma anche – immancabilmente - oneri e contestazioni. «Nel
1986 mi presentai con un abito rosso, e diedi ‘scandalo’. Pensate che ricevetti una lettera ufficiale “di richiamo” direttamente dall’Ente Giostra, nella quale si sosteneva che quello era il colore utilizzato dalle prostitute». Mentre in verità, era interamente ispirato all’iconografia del giglio, emblema di Foligno e simbolo – per eccellenza – della purezza. E pensare che proprio con quel costume, finì riprodotta in cartoline e materiale pubblicitario della manifestazione… Numerosissimi i premi e gli autorevoli riconoscimenti, come quello – attribuitole nel 1993 – come Migliore Dama. Certo, qualche “strappo alla regola” la Cenci lo ha azzardato, con uno stile tutto suo: dal trucco vistoso, all’esuberante sfoggio delle piume. Resta celebre poi, il suo modo di utilizzare il ventaglio…accessorio che anche nella vita quotidiana considera irrinunciabile. «Il ventaglio è stato certamente il mio più grande strumento di seduzione. Saperlo utilizzare è un’arte, ed anche nel ‘600 per le nobildonne era il miglior modo di comunicare». Non a caso ancora oggi si dichiara contraria a corsi di portamento troppo rigidi convinta com’è, ognuna debba poter esprimere al meglio la propria personalità, e torna ad invocare maggiore elasticità nell’interpretazione storica. «Indossare questi preziosi broccati, mi ha dato modo di entrare in luoghi e situazioni, che altrimenti non avrei potuto vivere, rappresentando un lasciapassare per tanti indimenticabili mondi». Come nel 1984, quando a Foligno venne
in visita il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. «C’erano tutte le dame in fila per rendergli omaggio, e prima di me si presentò quella del rione Spada, con un abito nero e passamanerie d’oro. Pertini la “scacciò” dicendo che i suoi colori erano sarcofago. Subito dopo veniva il mio turno, indossavo un bell’abito turchese. Al che, il Presidente esclamò: questi sì che sono bei colori! E mi fece un inchino con tanto di baciamano». Tale episodio venne addirittura ricordato due anni fa, in un articolo apparso su “Repubblica” per ricordare la fama di tombeùr de femme che Pertini aveva. Il consiglio che la Cenci vuol regalare alle dame di oggi (e a quelle di domani), è quello di essere più disinvolte, perché – dice – «bisogna reggere lo sguardo del pubblico ed anzi, saperselo conquistare. Le ragazze dovrebbero fare le prove con costume, scarpe e acconciatura almeno dieci giorni prima, perché hanno la responsabilità di dar vita ad una rappresentazione teatrale». Alla fine del nostro incontro viene da chiedere: a chi tra le giovani dame lascerebbe in eredità il suo scettro di Regina? «Oggi come oggi non ho dubbi, lo affiderei assolutamente a Giada Cacace (figlia del Magistrato dell’Ente Giostra Lucio, ex priore del rione Pugilli) ha davvero una gran classe, molta disinvoltura e specialmente semplicità ed eleganza». Lo “stile Cenci” quindi è destinato ad avere ancora nuovi successi!
Federica Moro sarà la grande assente: è in India per partecipare ad un reality di Canale 5; al suo posto sfila Martina Colombari e la Rai girerà le riprese durante il corteo storico di “don Matteo 7”.
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Il programma della Quintana
Dal 31 agosto al 13 Settembre Apertura delle taverne Martedì 1 settembre “Palio di San Rocco” Ore 22,00 Piazza S.Domenico Giovedi 3 settembre Esposizione “Coppa del Mondo” Dalle 10.00 alle 22.00 Palazzo Candiotti “Musici e Sbandieratori Città di Amelia” Ore 22.00 Piazza della Repubblica Venerdì 4 settembre “…un accorto non men che gradito ragionamento…” e “Presentazione del Palio” Ore 18.00 Palazzo Trinci Sala Sisto IV “Compagnia dei Folli” “La caduta dell’Arcangelolucifero” Ore 22.30 Piazza della Repubblica
Sabato 5 Settembre La Bianca Notte Barocca Dalle ore 21.30 Centro storico In collaborazione con Segni Barocchi Festival Domenica 6 settembre “Un pomeriggio con i pony” Ore 17.00 Piazza Matteotti Quintanella di Scafali Ore 22.00 Piazza della Repubblica Mercoledì 9 settembre Palio della Filomè Ore 22.00 Piazza Garibaldi Giovedì 10 settembre Proclamazione vincitore Gareggiare dei Convivi ore 19.00 Palazzo Candiotti Gara dei Tamburini Ore 22,00 Piazza della Repubblica Venerdì 11 settembre Presentazione libro “Le Commedie di Vincenzo Jacobilli” ore 17.30 Palazzo Trinci - Sala delle Conferenze La Staffetta del popolano Ore 21.00 Piazza della Repubblica Vie del centro storico “I Giullari del Diavolo” Ore 22.00 Piazza della Repubblica Sabato 12 settembre Lettura del Bando e Benedizione dei Cavalieri ore 21.00 Piazza della Repubblica Corteo delle rappresentanze rionali ore 22.00 Vie del centro storico Riprese televisive della fiction “Don Matteo 7” Cerimonia del Masgalano Ore 23.30 Piazza della Repubblica Domenica 13 settembre Annullo speciale Poste Italiane Ore 11.00 - 17.00 Porta Romana Giostra della Quintana “La Rivincita” Ore15.00 Campo de li Giochi “Marcello Formica e Paolo Giusti” 12
La sicurezza prima di tutto
onosciuto come l’artefice del cambiamento della pista del Campo de li Giochi, Marco Cardinali, è tutt’ora impegnato nel mantenimento degli ottimi risultati raggiunti dal suo staff, che da anni garantisce un’elevata qualità del percorso di gara, a tutela, soprattutto, dei cavalli. Qual è la cosa che danneggiava maggiormente la vecchia pista?
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«Innanzitutto, prima del mio ingresso all’Ente Giostra, avvenuto ormai dieci anni fa, non c’era una squadra di tecnici che curava la pista di gara ogni giorno dell’anno. C’era poca manutenzione, solo nei due mesi antecedenti la Giostra, ci si occupava del Campo. La carenza era la mancanza di un percorso in grado di salvaguardare il cavallo, cioè di una pista idonea e sicura. Io ed il mio staff abbiamo puntato proprio su questo: la sicurezza dei cavalli. Durante il mio priorato al rione Morlupo già contestavo le condizioni del lotto di gara, ma in quegli anni non ho mai avuto la possibilità di modificare e quindi migliorare la pista. Invece oggi, grazie alla grande opportunità concessami dal Presidente Domenico Metelli e da tutti i priori che appunto hanno giocato la
carta della fiducia nei miei confronti, ho potuto esprimere tutta la mia volontà per portare ai massimi livelli la pista di gara». Cos’è cambiato rispetto a prima per la sicurezza dei cavalli? «Direi, come prima cosa, la qualità e la lavorazione del terreno di gara e poi l’introduzione della legge sulla “tutela dell’animale”. L’obiettivo è quello di avere cavalli sani il giorno della gara, così oggi gli stessi vengono sottoposti ad un calendario di controlli attraverso le strutture italiane più competenti. Infatti 40 giorni prima della gara, ai cavalli viene effettuata una previsita, vale a dire una visita selettiva che determina l’idoneità alla predisposizione del cavallo per effettuare la Giostra: deve possedere caratteristiche adatte, fisiche
e psichiche. La commissione veterinaria che effettua tali previsite è composta da 5 veterinari professionisti, inclusi un radiologo esterno e un veterinario ASL; inoltre ne può far parte ogni altro soggetto che, in qualità di membro di un’associazione animalista, né faccia richiesta. Successivamente, 48 ore prima della gara, ogni rione può iscrivere alla Quintana 2 cavalli; i cavalli iscritti sono sottoposti ad un’altra visita medica e radiologica, in base alla quale vengono dichiarati idonei o meno. La mattina della gara gli idonei vengono ulteriormente esaminati, da un’altra commissione che effettua un prelievo di sangue. I risultati di queste analisi arrivano entro 3 ore, grazie alla collaborazione della clinica veterinaria dell’Università di Perugia. Se nei cavalli non viene riscontrata alcuna positività, grazie al metodo ELISA (esame qualitativo), il cavallo può giostrare. Terminata la gara del singolo cavallo, viene fatto un altro prelievo di sangue, stavolta con un metodo di tipo quantitativo, poi inviato all’Unire Lab di Roma, che risponde entro i 10 giorni seguenti». Oltre al Campo de li Giochi, durante l’anno dove si allenano i binomi? «Ci sono altre due piste: una di allenamento che è sita in zona aeroporto; l’altra è una pista di allungo di 1000 metri, che spero di poter portare presto a 1500». Le condizioni della pista di allenamento sono le medesime del Campo? «No, perché pur essendo molto similare alla pista di Giostra, ha alcune caratteristiche collegate al suolo che non consentono l’uguaglianza, ma la simili-
tudine sì. Sicuramente la Quintana è l’unica manifestazione equestre che ha tre piste di allenamento e questo da quando la mia commissione tecnica è cresciuta in modo stratosferico. Ma ci tengo a dire che nonostante gli sforzi, la mia delusione più grande è legata alla mancanza di un centro tecnico. In dieci anni di mandato sono state fatte promesse, che poi non sono state mantenute, i finanziamenti dovrebbero arrivare da chi vuole che la Quintana funzioni! Il centro tecnico consentirebbe di preparare un vivaio di giovani cavalieri; infatti da quando è caduta la convenzione con il centro Ippico di Colavita, da dove provengono sei dei nostri più giovani cavalieri, non ci sono state strutture analoghe che hanno consentito di trovare abili e volenterosi ragazzi che avrebbero intenzione di giostrare. Sarebbe un sogno avere la collaborazione dei centri ippici del comprensorio che mettessero
a disposizione dei ragazzi appunto per correre la Quintana! Mi consola però il fatto che il cosiddetto “lato piscina”, dopo la proposta dell’amministrazione comunale, diventerà un’area di competenza dell’Ente Giostra, sono felice perché finalmente avrò spazi idonei per il futuro dei cavalli con i relativi boxes. I lavori dovrebbero partire ad ottobre». Dopo 10 anni ti senti soddisfatto del tuo lavoro? «Sì, moltissimo. La risposta poi me l’ha data e quotidianamente me la dà il Campo, per i risultati raggiunti. Rimane però il rammarico per la mancanza del centro tecnico, che avevo progettato sin dai primi anni e comunque per il Campo de li giochi che è incompiuto. Se questo mandato finirà, tornerò a fare Quintana attraverso il mio rione: il Morlupo!» Al. Fi.
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Il Seicento, punta di diamante dell’Umbria di ALBERTO MESCA
Silvano Rometti ncontriamo l’Assessore alla cultura della regione Umbria, Silvano Rometti al quale chiediamo di illustrarci la situazione generale della cultura in Umbria. «In questo ultimo periodo - esordisce l’assessore - l’Umbria sta dimostrando, con impiego di risorse e nuove iniziative, di puntare molto sul bene cultura ritendendola questa, non come uno sfizio o un lusso, ma piuttosto un vero e proprio investimento che deve avere ricadute sulla crescita del nostro territorio regionale. Questo lo si può fare attraverso tanti interventi atti alla valorizzazione del patrimonio culturale, del potenziamento del tessuto di grandi eventi culturali regionali. Tuttavia è importante anche investire su tutte le iniziative in essere anche nei piccoli centri. Ultimamente abbiamo cercato di regolamentare questo settore importante della valorizzazione delle nostre radici storiche, attraverso le molte rievocazioni che la nostra regione riesce ad organizzare. Questa regolamentazione prevede l’istituzione di un elenco delle feste e mani-
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festazioni che presentano i giusti requisiti per essere definite tali; è una politica selettiva che va verso l’istituzione di criteri che ne certifichino anche l’origine e la qualità. Gli investimenti sono quindi in atto su più fronti, l’Umbria punta molto sulla cultura come elemento che migliori la qualità degli umbri ma che diventi anche attrattiva importante per l’economia del turismo al quale l’Umbria stessa punta. Credo di poter dire che che l’Umbria sia in grado di offrire una qualità culturale alta. Tutto questo, tuttavia, si scontra con una situazione di grande difficoltà che questo settore presenta: i bilanci delle istituzioni pubbliche soffrono e spesso è proprio il settore cultura a farne maggiormente le spese. Sono necessarie forme di collaborazione per utilizzare al meglio le risorse che abbiamo. E’ per questo che il nostro lavoro è incentrato a lavorare meglio nella ripartizione delle risorse, adottando quelle iniziative che possano consentirne anche un risparmio». La Quintana è la punta di diamante delle rievocazioni storiche? «La Quintana è una delle punte di diamante per il patrimonio di cultura immateriale della nostra regione, che spesso hanno origini storico-religiose, ma che con il tempo sono diventate di proprietà del popolo. Noi assistiamo in Umbria ad un formidabile sforzo da parte di associazioni locali che, lavorando sulle radici storiche, sono riuscite a mettere in piedi delle rievocazioni che hanno raggiunto livelli internazionali come la Quintana. A Foligno si capisce, in questi giorni di pre-festa, come la città viva intensamente questo rapporto con i rioni, la preparazione del costumi, della gara… sono tanti i tasselli in un evento di grande profilo che riguarda Foligno perché lo vive, ma che ha varca-
to anche le mura cittadine». Si può migliorare il rapporto con questa manifestazione che, sembra, venga un un po’ snobbate dalla istituzioni? «Io non direi che viene snobbata, c’è un sostegno economico anche significativo. Come dicevo prima, è stata approvata una legge regionale sulle manifestazioni storiche che ha l’obiettivo di dare qualche certezza in più dal punto di vista economico e che selezioni quelle che rispettano alcune regole ed elementi storici necessari. Sicuramente la Quintana non ha niente da dimostrare ma ogni anno nascono una serie di feste ed eventi che spesso non rispondono ai requisiti che questa legge vuol regolamentare». Vorrei inoltre sottolineare il fatto che dietro a queste grandi manifestazioni c’è un grande lavoro fatto da persone per lo più volontarie e che dura molti mesi all’anno; spesso si tratta di giovani che impiegano il proprio tempo e le proprie forze per la crescita della propria città. A loro va il mio personale ringraziamento». Sarà presente alla Quintana? «Vengo quasi tutti gli anni, e conto di essere presente anche quest’anno…».
Gareggiare dei Convivi Protagoniste le paste ripiene aranno le paste ripiene il tema fisso del “Gareggiar dei Convivi”, il 34° concorso enogastronomico rionale organizzato dall’Ente Giostra della Quintana di Foligno in scaletta per i giorni 31 agosto e 1, 2, e 7, 8 settembre 2009. Un appuntamento tradizionale quanto qualificante perché vede i dieci Rioni della città impegnati nella preparazione di piatti con prodotti tipici dell’Umbria, con i vini di accompagnamento ai piatti e l’olio extravergine di oliva utilizzato per la loro esecuzione prodotti anch’essi nella regione. Ai fini della classifica finale, stilata da parte di una giuria specializzata (composta da uno storico, un gastronomo, un sommelier) sono oggetto di valutazione il primo piatto quale “Piatto di gara” (“servito di cucina”), il vino, l’allestimento scenografico, coreografico, storico e Il “Piatto di Gara” deve essere comunque inserito in un menù completo (il quale però non è oggetto di valutazione) e sia il “Piatto di gara” che tutte le altre portate del menù, devono essere preparate con ingredienti di base conosciuti nel Seicento. Dunque con la Quintana anche i profumi e i sapori dell’ospitalità e della quotidianità, intesi come lettura di un periodo storico che ha promosso la magnificenza del nostro territorio. La pasta ripiena si è diffusa a partire dal dodicesimo secolo lungo la via del sale. Ne parla già Mastro Martino, il più celebre chef del Quattrocento, che nel suo celebre ricettario “De Arte Coquinaria” descrive il procedimento per preparare i “pastelli con carne”, non molto diversi dai nostri cappelletti. La giuria è composta da: Luciano Piermarini presidente, Angelo Valentini e Alviero Bigi giurati. La Commissione artistica presieduta dall’architetto Stefano Trabalza ha proceduto a palazzo Candiotti al sorteggio per l’ordine delle serate dedicate al “Gareggiar dei Convivi” nei dieci rioni:
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Il calendario 31 agosto ore 20.30 Contrastanga, ore 22.30 Giotti 1 settembre ore 20.30 Spada, ore 22.30 Pugilli 2 settembre: ore 20.30 Badia, ore 22.30 Ammanniti 7 settembre ore 20.30 Croce Bianca, ore 22.30 La Mora 8 settembre ore 20.30 Morlupo, ore 22.30 Cassero 18
Servizi di ALICE FIORDIPONTI d anche quest’anno “torna rinnovellata la tenzone” ed io mi ritrovo quì a scrivere di Quintana. A parlare di una festa che amo, di una festa che tanti folignati capiscono ed apprezzano davvero. Facendo un salto nel passato ricordo come i nostri “nonni” si preparavano per la sfilata storica: parrucche, dame a cavallo…Col passare del tempo alla tradizione è subentrata la modernità ed ora non condivido le acconciature con tanto di frangetta in mostra o piercing in bella vista su dame o tamburini! Il moderno fa parte della vita e della realtà in cui viviamo, ma la Quintana è una rievocazione storica, e a parer mio, la manifestazione più bella di tutte, in cui i personaggi devono calarsi in quei panni, immedesimarsi in un ruolo che le commissioni artistiche rionali gli affidano, ed il loro compito è sfilare, ma sfilare con quella grazia e quella maestosità che nella Quintana è necessaria. Ed un’altra cosa che vorrei chiedere a tutti quelli che in questo momento decidono di leggere questo pezzo è l’applauso. Oh popolo quintanaro non smettete mai di applaudire il corteo! Quando passa il vostro rione l’entusiasmo è naturale, anche se passione vera nasce solo quando il rione è vissuto, ma poi quando sfila la magistratura della Giostra od il resto del corteo, non cessiamo di sostenerlo. Ripagherete le tante fatiche di tutti i popolani che collaborano nei vari rioni, le fatiche dell’Ente Giostra, che ogni anno cerca di gestire meglio la Quintana e soprattutto darete quel qualcosa in più a Foligno, quel qualcosa che forse si è perso per strada, ma che può essere recuperato!
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Rioni, è l’ora di stupire
Viaggio nelle scuderie
dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI ono i dieci migliori cavalli purosangue inglesi a sfidarsi nella giostra della Quintana, considerata l’olimpiade dei tornei di antico regime. La "festa" si è nuovamente accesa, la città è tutta un fremito di attesa ed io ho colto l'occasione per passare diversi pomeriggi all'aria aperta, lontano dalla redazione e dal computer, a due passi dal centro storico, perduto nell'atmosfera del verde paesaggio della campagna umbra, fra vecchie pietre e mattoni di casolari dismessi, tutti diversi per dimensioni e criteri architettonici. E’ stato come sfogliare un vecchio album: ho rivisto il contadino che lavorava sodo e non conosceva feste e riposo; il cambiamento sociale causato 40 anni fa dallo spopolamento delle terre con il conseguente abbandono dei casali e infine gli anni 1990, quando un piccolo drappello di giovani iniziò a trasformare questi ruderi disabitati in scuderie. Oggi ne sono stati ristrutturati 8 e quando la festa s’accende ti regalano odori, suoni e profumi di Quintana. Due sono stati i “leitmotiv” del mio viaggio: far conoscere al pubblico dei lettori le strutture dove vivono gli atleti a quattro zampe e dare voce a quanti lavorano nelle scuderie 365 giorni l’anno ma troppo spesso trascurati dalla risonanza mediatica. A Siena li chiamano i Barbareschi e sono gli
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unici, veri custodi del cavallo. A Foligno invece c’è uno staff tecnico, composto anche da veterinari. In ogni scuderia ho trovato un'ineffabile linguaggio colorito che comunque non disturba. Dalle conversazioni ho tradotto quello che ho visto, carpito, scovato e interpretato con l’occhio: pennellate di colore che sono pezzetti d'anima da cui emerge passione e amore per il cavallo e la Quintana. Ma anche gioia, divertimento e felicità. Poi c’è la parte più dolorosa, quella che riguarda la sconfitta. Si sa che è sempre e comunque il risultato di un errore del binomio, ma chi lavora nelle scuderie non può cancellare a cuor leggero il lavoro di un anno. Eppure senti dire che senza dolore è difficile crescere, quindi… obtorto collo si riprepara l’esame. In questo viaggio ho scoperto pure che per essere quintanari doc bisogna, almeno una volta, passare per la scuderia rionale. Per molti è quasi un’impresa impossibile, perché temono il cavallo, non sopportano l’odore forte dello stabbio e non vogliono sporcarsi le mani. I nostri Barbareschi invece li vedi muoversi con disinvoltura, accudire con passione l’animale, senza mai disdegnare forcone, secchio, carriola e stivali. Questa è la Quintana, quella che pochi conoscono e che oggi vi farò scoprire.
Rione Ammanniti
La taverna del rione Ammanniti si trova in via Brunetti. Prenotazioni: 339 7229994
Il nostro magico rione rosa
Ilario Quaglia
lario Quaglia popolano, veterano del rione Ammanniti, ci racconta la sua vita rionale Ci sono novità nel corteo di settembre? «Come tutti ben sanno ad ogni corteo il rione Ammanniti propone sempre qualche bella novità e, quest’anno dovrebbe tornare a sfilare la carrozza rionale». La Locanda della Rosa propone qualche nuova ricetta per questo settembre? «Il nostro menù viene rivisitato ogni Quintana, infatti il nostro cuoco
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Francesco e tutto lo staff della cucina rionale, hanno pensato di introdurre qualche variante al classico menù rionale. Ma resterà una sorpresa fino all’ultimo giorno, quindi…vi aspettiamo numerosi!» La pasta ripiena sarà il tema del Gareggiare dei Convivi. Puoi svelarci qualche anticipazione? «La gara gastronomica per noi è stata sempre una bella sfida che abbiamo affrontato con molto entusiasmo, fatica e tanta preparazione. La nostra ultima vittoria ufficiale è stata nel 2003, ma in realtà avremmo dovuto vincere anche quella di 3 anni fa, con la nostra meravigliosa rappresentazione del torneo cavalleresco. E qui sollevo un po’ di polemica: purtroppo in quell’occasione non siamo stati giudicati per la nostra rappresentazione, ma vennero fatte delle valutazioni, oserei dire “diverse”, per non creare malumori all’interno dei rioni partecipanti, in quanto, al mio rione era stata concessa la possibilità di spostare il giorno della gara,causa maltempo. Così facendo, a mio parere, i giudici non se la sono sentita di farci vincere, “a detta loro“ per non creare malcontenti e questo mi sembra abbastanza assurdo. Con l’occasione vorrei ricordare che le buste dei giurati della gara gastronomi-
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ca non vengono sigillate il che vuol dire che è possibile intervenire in qualsiasi momento. Tutto viene fatto in buona fede sicuramente, però meglio non dare spazio a “chiacchiere” e credo che sia arrivato il momento di rendere ancora più seria la votazione». Volete puntare ancora su una scuderia fuori da Foligno o volete un cavaliere folignate? «Ormai sono anni che il rione ha le scuderie fuori Foligno e credo che continueremo così. Abbiamo delle novità in scuderia è tornato ad aiutarci Nevio Ventangoli come tecnico, una persona che tutto il popolo quintanaro conosce, un uomo di grande esperienza; poi per il resto, tutto può accadere, aspettere-
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mo la corsa». Il sogno per questa Quintana a parte la vittoria? «Nel nostro rione molti sogni sono stati realizzati. Un piccolo sogno sarebbe vedere più giovani vivere la Quintana». Vuoi ringraziare qualcuno in particolare? «Un ringraziamento particolare al nostro Priore e all’economo detti “Il gatto e la volpe” che in questi anni, anche nelle difficoltà, hanno tenuto il rione unito e ci hanno regalato molte vittorie. L’ultimo ringraziamento mi sento di farlo a tutti i popolani dell’ Ammanniti che rendono il nostro rione magico».
Orgoglio metà folignate e metà ascolano Viaggio nella scuderia del Rione Ammanniti manuele Capriotti a cuore aperto. Dai dubbi sul suo futuro alla promessa della Rivincita; dalla sua semplicità di ragazzo riservato alla sua saggezza e viscerale passione per i cavalli: tutto in una lunga chiacchierata. «Ho iniziato a cavalcare su un pony all’età di 5 anni, oggi ne ho 32, e questo dimostra che la mia passione per i cavalli, ereditata da mio padre, non si è mai arresa». L’esordio quintanaro in rosa grigio di Emanuele è avvenuto a giugno 2007 ma non è stato fortunato come quello di Ascoli nel 2003 dove ha consacrato subito la vittoria. Nelle Marche è stato sei volte campione su 11 partecipazioni. A Foligno invece ha combinato un po’ di pasticci sugli anelli. Capriotti vive e lavora a Castignano, un piccolo borgo di 3.000 anime posto alle pendici del monte dell'Ascensione. La stalla, costruita circa 10 anni fa, si trova a 50 metri dalla sua abitazione ed è una struttura moderna in muratura. E’ composta da un lungo corridoio, 7 box, cavalli tutti allineati e solo uno di fronte. Adiacente al fienile c’è la selleria, due paddock e la pista per gli allenamenti delle giostre. Tu sei un professionista dei tornei di antico regime? «No, perché lavoro in una fabbrica di medicinali e, a seconda dei turni, mi dedico a questo hobby». Sei sposato? «Sono fidanzato da circa 10 anni». A lei va bene questa condivisione tra giostre e cavalli? «Diciamo che ormai si è abituata, anche perché conosceva la mia forte passione per i cavalli, quindi per amore sopporta tutto». Chi ti ha insegnato a cavalcare? «Sono un’autodidatta. Ho rubato molto con l’occhio e fatto tesoro di
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Castignano (Ascoli Piceno), la pista di allenamento di Emanuele Capriotti
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Emanuele Capriotti
tutti i consigli degli esperti. Sono entrato nel mondo delle quintane da soli 6 anni». Che cosa è per te il cavallo? «E’ una passione che mi prende dentro e mi fa prigioniero di un sogno; mi dà la forza per resistere, quindi il cavallo è lo specchio di me stesso. Un animale meraviglioso, molto sensibile che ti ripaga sempre con la stessa moneta». Come ti trovi nel rione Ammanniti? «Molto bene, soprattutto con il gruppo ristretto che mi segue e mi lascia lavorare tranquillo». Ti senti un cavaliere “straniero” oppure integrato nel rione? «Mi sento abbastanza integrato nella
Castignano (Ascoli Piceno), l’interno della scuderia di Emanuele Capriotti
Lo staff della scuderia: Pierluigi Torquati, Gianni Bizzarri, Emanuele Capriotti, Michele Angeloni, Marco De Santis, Marco Guidoni, Nevio Ventangoli, Daniela D’Ilario, Roberto Capriotti, Aldo Falcioni, Pierluigi Alesiani, Luigi De Santis e il cavaliere Cristian Cordai.
contrada. Confesso però che il primo anno è stata dura, perché io sono uno che parla poco. Mi rendo però conto che la chiacchiera è spesso mezza partita e chi sa vendere meglio si crea un’immagine diversa. Alla fine, comunque, contano i fatti e io spero in questa Rivincita di dare il meglio di me stesso. Ho bisogno di avere intorno gente che respira a pieni polmoni aria di Quintana». Chi prepara i cavalli? «Io. E’ un grande sacrificio rispetto a chi ha la stalla in loco e pure il cavallo già pronto per le prove. Al mattino presto porto i cavalli al mare a galoppare sulla spiaggia. Un sacrificio che faccio volentieri e non certo per soldi, altrimenti...». Nel 2007 gli anelli sono stati ridotti nel diametro. Che cosa è cambiato nella postura della giostra? «I nuovi anelli hanno ulteriormente selezionato i binomi in tutte e tre le tornate. Soprattutto nell’anello da 5, perché a quella velocità devi cambiare completamente impostazione di galoppo». Delle tre tornate, qual è la più scivolosa? «Io ho trovato difficoltà nella seconda manches e non so spiegare perché. La verità è che questa giostra non ti permette errori e richiede la massima concentrazione in una manciata di secondi». Un pronostico? «I binomi più forti sono Lorenzo Paci, Luca Innocenzi e Daniele Scarponi». Un pronostico su Emanuele Capriotti? «Se riuscirò ad arrivare in finalissima potrò dire la mia!». 27
Rione Badia
La taverna del rione Badia si trova in via San Salvatore Piccolo (P. Garibaldi). Prenotazioni: 349 3200237
L’attesa aumenta il desiderio
Filippo Pepponi
ei rioni scopri come i giovani di Foligno siano più attori che spettatori della Quintana. Uno di questi è Filippo Pepponi, da 16 anni impegnato nella contrada del Badia. Qual è il tuo compito principale in taverna? «Sono entrato a far parte del Rione Badia nel 1993, nel 2007 sono stato eletto come consigliere e da quest’anno sono il responsabile della Taverna. Non ti nascondo la gioia e l’agitazione che ho provato quando il priore Raoul Baldaccini mi ha chiesto di prendere in
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mano la gestione della taverna. Da subito ho visto molto entusiasmo e proprio grazie alla collaborazione e all’impegno di tutti i rionali il mio debutto da responsabile è stato impreziosito dall’inaugurazione della “Saletta delle Ostie”, una suggestiva sala capace di accogliere una cinquantina di persone che deve il suo nome ad un piccolo fornetto di pietra del 1700 che veniva utilizzato per la preparazione delle ostie. Ci sono novità in ambito culinario o nel corteo storico? «Da quest’anno il Rione Badia si avvale della collaborazione dello chef Emanuele Ascani che ha rivoluzionato il menù della taverna presentando tutti piatti dell’epoca, realizzati adattando le antiche ricette. Potrete infatti gustare i ravioli di magro al pesto di ortica e pistacchi con piccione oppure una zuppetta di orzo con verza, pancetta e castagne per poi passare al manzo con ristretta di miele e lavanda o allo spezzato di vitello settembrino con capperi, pasta di alici ed uva e, per i golosi, un tortino di pere alla cannella con salsa di vino o la più classica rocciata, il tutto chiaramente accompagnato da ottimi vini locali». Avete cambiato cavaliere, cosa pensi di questa decisione?
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«Dopo la Quintana di giugno il Consiglio del Rione Badia ha scelto di puntare sul giovane cavaliere folignate Michelangelo Fondi. Il mio non vuole essere un giudizio tecnico ma è semplicemente una di quelle sensazioni che ti corrono sulla pelle: sono entusiasta della scelta, mi aspetto molto da Michelangelo poichè lui ha tutte le caratteristiche per fare una gran Quintana… è giovane, è impetuoso ed ha una gran voglia di vincere per dimostrare a tutta la città qual è il suo valore. In ogni momento potrà contare sull’appoggio del Rione che farà il possibile per metterlo a proprio agio e per fornirgli tutti i mezzi necessari per conquistare la tanto “desiata vittoria”».
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Il fatto che non vincete più da oltre 20 anni penalizza il rione ? «“…il tempo soffoca le passioni più deboli e rinforza le passioni più grandi…” non mi ricordo dove l’ho letto, ma è proprio così che la penso. Vincere è un bel modo per gratificare i propri sforzi ma a vincere è soltanto uno e se dopo tanti anni noi siamo ancora qui a sudare per rincorrere quella vittoria non vedo che penalizzazione possa esserci». Cosa ti aspetti da questa Rivincita? «Non partiamo come favoriti, ma sono convinto che Michelangelo riuscirà a renderci estremamente competitivi e correre una splendida Quintana… quindi forza Michelangelo e sempre forza Badia!»
La svolta è nel progetto Viaggio nella scuderia del Rione Badia i sono anche storie tristi in questo mio viaggio nelle scuderie. In via monte Serano a Scafali basta nominare La Balma e l’emozione del priore Raoul Baldaccini diventa palpabile. La sua voce si fa stentorea durante il racconto incredibile sulla rara, grave e sconosciuta malattia che ha colpito a marzo scorso gli occhi di questo suo purosangue, divenuto improvvisamente cieco. «E’ accaduto tutto all’improvviso il 30 marzo scorso -esordisce Baldacciniquando siamo entrati in scuderia e la Balma non aveva più la vista su entrambi gli occhi. Dai consulti veterani usciva una sentenza davvero dura, perché il consiglio di tutti era di abbatterla per non farla soffrire. Tutto il rione però ha sempre rifiutato questa idea e si è impegnato a salvarla, grazie alla clinica veterinaria di Perugia ma anche e soprattutto al mio oculista personale, Saverio Contu. I risultati che stiamo ottenendo sono eccezionali, perché La Balma ha tanta voglia di vivere ed ha già riacquistato la vista sull’occhio destro, mentre il sinistro sta lentamente riprendendo. Tutto questo con il solo aiuto dei farmaci e di sant’Antonio. E’ stata anche sottoposta a
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Tac per verificare se si fosse trattato di un tumore. Invece è un virus rarissimo e sconosciuto. Ci sono 10 casi in tutto il mondo». Quando andiamo a vedere la Balma nel paddock, al nostro avvicinarsi inizia a galoppare e a tirare calci in aria, come se ci volesse tranquillizzare sul suo stato salute. Trascorre tutto il giorno all’aria aperta e la notte dorme in scuderia dove ci sono 5 box e cinque cavalli. Raoul, quanto costa la gestione della scuderia? «Non è quantificabile, perchè siamo in una struttura dove paghiamo solo paglia e fieno. Ci sono poi le altre spese di routine e quelle impreviste. Insomma, la gestione si aggira intorno ai 20, 25mila Euro l’anno». Infine il discorso scivola sul nuovo Michelangelo Fondi cavaliere, il giovanissimo Michelangelo Fondi. Baldaccini si augura che la Un vero figlio d'arte! Il papà Mauro è il contrada ipotechi questa scelta anche per famoso “Nicchio Volante” degli anni il futuro. «L’ho visto lavorare ed è la foto- 1980 e ‘90. Ha vinto due magiche copia del padre da piccolo: un ragazzo Quintane: 1982 Contrastanga e 1984 La Mora. Adesso spera che il rampollo della motivato e tecnicamente valido». famiglia ripeta le sue indimenticabili imprese. Lo sperano anche i badioli, perchè sono 26 anni che attendono il palio. Cosa insegna un maestro al figlio d’arte? Sorride Mauro Fondi: «Non insegno, dò consigli come ex cavaliere di giostra. E’ stato lo stesso rione Badia a chiedere la mia collaborazione tecnica dopo l’ingaggio di Michelangelo. Ho accettato di buon grado l’incarico che riguarda sia l’addestramento tecnico di cavalli e cavaliere, sia la gestione della scuderia». Come hai giudicato la vittoria del sostituto di Michelangelo al rione La Mora? «Matteo Martelli ha disputato una grande Quintana, sovvertendo tutti i pronostici della vigilia e dimostrando coraggio, carattere e determinazione.
La Balma
Analizzandola bene questa vittoria si intuisce che non è frutto del caso, bensì del lavoro del predecessore di Matteo che ha reso il cavallo competitivo grazie all’addestramento. Non a caso era un cavallo sul quale nessuno avrebbe scommesso 50 centesimi… ». on quale cavallo giostrerà? Co «Ci siamo messi a tavolino e abbiamo creato un progetto che avrà una scadenza nel 2010. Abbiamo a disposizione 3 giostre e il progetto prevede la ristrutturazione della scuderia al fine di dotarla di cavalli competitivi. Per la Rivincita ho messo personalmente a disposizione anche la mia cavalla No Risk No Glory di 4 anni, mentre il rione ha acquistato a giugno Devil di 9 anni e c’è sempre il veterano Street Booghy di 10». Insomma, sarete spettatori o attori? «Entreremo in campo per fare i protagonisti, quindi svolgere tutte e tre le torna-
Lo staff della scuderia: Mauro Fondi, Raoul Baldaccini, Alessandro Metelli, Marco Rinaldini, Giuseppe Picone, Ilaria De Santis, Simone Valeri.
te. La Quintana, si sa, è ricca di imprevisti e chi vivrà vedrà… nel 1995, l’ottimo cavaliere Lorenzo Paci vinse in sella a Mirko con il decimo tempo». Chi metti nella rosa dei favoriti? «Ogni pronostico in questo tipo di gara è sempre beffardo, comunque alla luce delle prove i favoriti sono Paci, Scarponi e Innocenzi. Come outsider (se recupererà la forma migliore) io vedo Lucio Antici del Morlupo. Potrebbe essere la vera sorpresa della giostra. Ha tutte le carte in regola anche Martelli, ma sarà difficile che si ripeterà la sorpresa, perché sulla carta ci sono binomi più veloci». Michelangelo, come è il rapporto da cavaliere con tuo padre? «Qualche volta papà si arrabbia, ma dopo cinque minuti è acqua passata, perché io seguo molto i suoi consigli che sono frutto di dieci anni di esperienza ». Quale è il motivo del contendere? «Stupidaggini… del tipo io voglio fare la doccia al cavallo e lui invece no…». Che cosa ti aspetti da questa Rivincita? «Spero di fare bene, cioè arrivare fino in fondo alla Quintana, e ripagare così la fiducia che mi ha dato il rione Badia. Certo, i nostri tempi non sono competitivi. Ho iniziato ad allenarmi solo un mese fa, ma ce la metterò tutta. Nel frattempo stiamo lavorando con papà e tutto lo staff tecnico per portare avanti il progetto che abbiamo iniziato». Quante ore dedichi agli allenamenti? «Tutta la giornata. Sveglia alle 5 e in scuderia puntuale alle 5,30. Lavoro fino alle 10, poi nel pomeriggio dalle 17 alle 21». 33
Rione Cassero
La taverna del Rione Cassero si trova in via Cortella. Prenotazioni: 349 6940589.
Al campo col proprio rione
Simone Vetturini
e prime avvisaglie dell’evento non spettano nè alle dame nè ai cavalieri, bensì ai tamburini. Per il rione Cassero, la colonna sonora è diretta da Simone Vetturini. Sei un tamburino a tempo pieno? «Fino al 2002, anno in cui il mio rione ha deciso di prendere come cavaliere Luca Innocenzi, facevo parte anche dello staff della scuderia rionale. In seguito all’ingresso di Luca abbiamo venduto la stalla e così mi dedico appieno alla prove per i pezzi da suonare durante il corteo storico.
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Ormai suono il tamburo dal 1997!» Puoi dirci qualcosa in anticipo in merito alla gara dei tamburini che si terrà il 10 settembre in piazza della Repubblica? «La gara dei tamburini mi piace molto, ma sinceramente preferivo il passato: la gara dovrebbe svolgersi non tutti gli anni, ma saltuariamente, mentre l’esibizione ogni anno. La gara infatti, richiede un impegno maggiore e sempre costante, porta via tanto tempo. Quest’anno abbiamo deciso di proporre un mix tra i classici pezzi del corteo ed un pezzo nuovo creato da noi. L’ultima nostra vittoria risale al 2006, quando l’Ente Giostra affidò ai dieci gruppi rionali un pezzo identico, la difficoltà era quella di far venir fuori nell’uguaglianza una diversità, e noi, ci siamo riusciti. Penso che quella vittoria ce la siamo giustamente meritata». Vuoi farci un pronostico per questa giostra della Rivincita? «No, perché altrimenti porta sfortuna! Voglio però dire che vedo solo quattro rioni favoriti: Croce Bianca con Daniele Scarponi, il Pugilli con Lorenzo Paci, La Mora con Matteo Martelli e noi con Luca! Anzi colgo l’occasione per fargli il più sincero in bocca al lupo!».
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Cambieresti qualcosa nel modo di fare Quintana oggi? «Cambierei l’ingresso al Campo de li Giochi dei dieci rioni. Preferivo la scenografia di molti anni fa. Perchè? «Credo sia più giusto che ogni gruppo, a partire dai tamburini, entri insieme al suo rione. Chi vince ha il diritto di entrare per primo al Campo e quindi ricevere le giuste ovazioni. Invece oggi l’ordine di ingresso dei tamburini come degli armati e degli sbandieratori avviene separatamente ed il maggior danno lo subisce la sfilata che è impoverita dal suono dei tamburi, dalla spettacolarità degli armati e dai giochi coreografici degli sban-
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dieratori. Non farei neanche più suonare i dieci gruppi rionali nello stesso modo al centro dell’otto di gara; ognuno dovrebbe fare il suono che preferisce e dovrebbe appunto accompagnare il rione fino alla tribuna figuranti. Il rione è uno e, secondo me, dovrebbe rimanere sempre compatto, come nella sfilata notturna». Vuoi ringraziare qualcuno in particolare? «Ringrazio tutto il mio rione, i miei tamburini ed il consiglio per l’affetto e la possibilità che mi danno di suonare e li ringrazio anche per la gioia che mi fanno provare, che sarà ancora più grande se vinceremo questa giostra della Rivincita!».
Dieci cavalli da allenare Viaggio nella scuderia del Rione Cassero o chiamano il figlio del vento e, destino della sorte, la sua scuderia è in via Quattro Venti, nella zona della Chiona di Spello. In un vecchio casolare ai piedi del Subasio, abbandonato da anni, sono stati realizzati 8 box, un campo prove per gli allenamenti della Quintana di Foligno e di Ascoli Piceno e un "tondino" per il lavoro in piano. Ci sono inoltre selleria, docce, rimessa attrezzi, 5 paddock e il fienile. Tutto intorno una superficie di due ettari, circondata da un anfiteatro di monti. Dall’esterno la struttura ha un carattere molto spartano, mentre all’interno è un ambiente accogliente. Il primo a venirci incontro è Zac, un gigantesco cane che sembra il ritratto del più feroce mastino napoletano. Fermiamo l’auto e restiamo immobili nell’abitacolo, mentre Zac annusa ruote e cerchioni, poi va a raccogliere una palletta di gomma e inizia a giocare. Luca Innocenzi ci guarda e sorride divertito, poi ci tranquillizza: «Scendi pure, è il cane più buono del mondo!». Zac ha 5 anni e di giorno è docile e paziente, guai però a varcare la soglia del casolare di notte. A lui è affidata la custodia di dieci cavalli da corsa. «Avere una scuderia così grande -esordisce Luca- comporta grosse spese e se i risultati non arrivano diventa pure un grosso problema». Che rapporto hai con il cavallo? «Il mio rapporto con il cavallo è sicuramente di premura e affetto. Il cavallo è un animale fedele e si affeziona all’uomo fin dai primi giorni di vita, concentrando queste sue parti emozionali al momento della competizione». Come si svolge la tua giornata? «La mia giornata è veramente lunga: inizia l’estate alle 6 e si conclude alle 21. In inverno invece lavoro dalle 8 alle 16» Un professionista fai da te? «Si, considerando che i cavalli sono dieci e non c’è solo da accudirli e allenarli, ma anche avere contatti con il veterinario, il maniscalco e con chi ci fornisce paglia, fieno e mangime, allora si capisce che il tempo non è mai sufficiente». Dove ti alleni? «Presso la pista che abbiamo realizzato a ridosso della scude-
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Luca Innocenzi
ria e dove mi alleno per le Quintane di Foligno, Ascoli Piceno, Servigliano, Valfabbrica e Pistoia. Nel periodo estivo la media di partecipazione alle competizioni è ogni due, tre settimane». Perché parli in terza persona plurale? «Perché è mio padre Roberto il proprietario. E’ lui il pilastro portante della scuderia. Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto insieme. Io ho molta passione, papà di più». Andate d’amore e d’accordo o c’è anche qualche litigio? Luca allarga le braccia, ma non è mai graffiante: «Ci sono, eccome! Ma l’importante è che sono sempre costruttivi. Mio padre s’arrabbia molto quando lavoro troppo i cavalli o pretendo troppo
da loro. Allora va su tutte le furie ma è… un fuoco di paglia. Per me papà è un amico, un fratello, un complice con il quale gioco spesso ma ascolto pure i suoi consigli». A differenza delle altre scuderie rionali, qui non ci sono contradaioli a darti una mano. Fai tutto da solo, perchè? «Avendo tanti cavalli è difficile chiedere ai contradaioli di partecipare come volontari allo staff di scuderia. Pertanto, è stato gioco forza organizzarmi in maniera autonoma. Se i rionali però vogliono venire a darmi una mano io sono ben felice». E’ la verità? Sorride Luca: «La verità è che non tutte le contrade hanno la cultura della scuderia. Quando ho accettato di difendere i colori del Cassero sapevo che sarei andato incontro a queste difficoltà. Ma non mi sento affatto svantaggiato. So che devo contare solo sulle mie forze». Non c’è nemmeno lo staff tecnico? «No, lo staff tecnico è fra i migliori della Quintana. Sono aiutato nella preparazione dei cavalli da Simone Bocci, ex cavaliere e attuale allenatore di ippodromo. Sui bersagli invece sono stato aiutato molto dal plurivittorioso Paolo Margasini e da Piero Cruciani, attuale maestro di campo». Chi vincerà questa giostra? «Gilberto, mi chiedi sempre troppo! Non posso fare pronostici, visto che ci metto il cuore anch’io». Gli esperti dicono che è nella rosa dei primi tre probabili vincitori della Rivincita. «Ci azzeccheranno davvero questi esperti?». Scherza Luca, poi sella il cavallo e inizia l’allenamento. 39
Rione Contrastanga
La taverna del rione Contrastanga si trova in via Piermarini. Prenotazioni: 339 5499779
Quintana tutto l’anno!
Francesco Felicioni
l volontariato è la grande macchina che accende il motoro dei rioni e consente da oltre sessant’anni il regolare svolgimento della manifestazione. E’ stato interessante per noi ascoltare Francesco Felicioni. «Sono consigliere rionale ed il mio compito nello specifico è quello di organizzare le manifestazioni collaterali, vale a dire tutto ciò che riguarda la Quintana sia nei giorni caldi di taverna che durante l’anno. In particolare mi occupo della fiera dei soprastanti, del gareggiare dei convivi, della cena grande e della sfilata nel giorno di San
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Feliciano, patrono di Foligno. Questo è il mio secondo mandato da consigliere ufficiale, perché prima ho rivestito la carica di consigliere aggiunto. Inoltre quando Paolo Margasini e Lorenzo Paci, hanno vestito i colori giallo blu del mio rione, mi recavo anche in scuderia per dare una mano». Se tu fossi il priore cosa cambieresti della Quintana e del tuo rione? «Innanzitutto per la Quintana in genere, farei qualcosa per aumentare la partecipazione dei folignati all’interno dei rioni. Ho visto come il progetto scuolaQuintana ha avuto ottimi risultati, infatti far conoscere ai più piccoli cosa sia la Quintana è molto importante. I bambini apprendono presto e sono tutti entusiasti di conoscere i “segreti” della Giostra. Purtroppo però Foligno ha un rapporto conflittuale con la Quintana è ora che tutti si rendano conto che stiamo parlando non di una delle tante feste che si svolgono nel nostro comprensorio, bensì della Festa! Per quanto invece riguarda il mio rione vorrei che vivesse tutto l’anno. Non è possibile che la taverna chiude il 15 settembre e ci si rivede a giugno delll’anno seguente. Vorrei organizzare serate ed incontri frequenti per lasciare sempre aperta la nostra taverna, dovremo organizzarci
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tutti insieme per poterla vivere al meglio senza far niente di trascendentale». Ci sono “voci di corridoio” che sostengono che questa Rivincita sia l’ultima Giostra per cavaliere Gianluca Chicchini. E’ vero? «Io credo che Gianluca stia facendo un buon lavoro ci ha regalato due splendide vittorie nel 2005 e nel 2006. Ho fiducia in lui e nelle scelte che ha preso in merito all’acquisto degli ultimi cavalli arrivati in scuderia. Per il prossimo anno io sicuramente rinnoverò la fiducia nei suoi confronti». Temi qualcuno per questa Giostra? «Molti! Sono convinto che ci sono dei favoriti: il primo ovviamente è il cavaliere con il lauro cinto in ultima vitto-
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ria, Matteo Martelli del rione La Mora. Poi il Croce Bianca, il Pugilli ed il Cassero. Li temo perché so che possono fare bene, ma ciò non toglie il fatto che credo che il mio binomio sia competitivo per questa Giostra della Rivincita. Comunque colgo l’occasione e faccio il mio in bocca a lupo al Furente di Contrastanga!». Vuoi ringraziare qualcuno? «Voglio ringraziare Francesco e Paolo Pacini, amici carissimi che mi hanno insegnato a fare Quintana ed entrambi rappresentano il simbolo del vero quintanaro. Purtroppo sono prematuramente scomparsi. Un altro grazie va a tutti i popolani e a tutti coloro che, a vario titolo, si impegnano all’interno del rione».
La scommessa del Furente Viaggio nella scuderia del Rione Contrastanga uando varchiamo la soglia della stalla, gli addetti ai lavori, tutti ragazzi giovanissimi, sono al lavoro nella scuderia. Con loro c’è anche Gianluca Chicchini, il cavaliere “Furente” che ha vinto molte gare ed è entrato nel cuore dei contradaioli del Contrastanga. In ogni giostra tira fuori la sua grinta e in prova con Larochefocauld ha fatto registrare buoni tempi. Il casolare dove si trova la scuderia è in località Casevecchie. E’ una struttura molto antica fatta di mattoni e pietra. E’ immersa nella tranquillità della campagna circostante, a due passi dal tiro al volo, e circondata da un grande podere dove è stata realizzata la pista prova, anzi l’otto della Quintana. All'interno sono stati realizzati cinque box, doccia, selleria, magazzino ed un ufficio. All'esterno sono stati costruiti tre box di legno con recinti adiacenti e fienile. Con brusca e striglia in mano, c’è anche una simpatica ragazza. E’ Martina Calvari, innamorata con la I maiuscola della scuderia. «La mia passione per i cavalli -dice Martina- è nata praticamente da quando sono nata e dopo aver trascorso tre anni in taverna, da 5 collaboro con lo staff tecnico. Ho frequentato anche la scuola ippica per due anni, poi ho smesso». Una ragazza così giovane a quante cose ha rinunciato per questa scelta? «Ho lasciato tante cose che avevo iniziato ed alcune non le ho iniziate affatto. Il mio non è un capriccio o una scelta temporanea, è la mia vita, la mia felicità. Faccio un po’ di tutto, pulisco anche i cavalli quando non ho paura». Quali difficoltà incontra una donna in quest’hobby? «Tante, anche se io posso dire di essere stata fortunata. Facendo parte di una piccola scuderia c’è molto rispetto nei miei confronti. Questo hobby lo fai soltanto se hai un amore incredibile per i cavalli. E’ un lavoro in cui non esiste domenica, riposo, vento, pioggia». Secondo te, per le scuderie della Quintana ci vorrebbe un’organizzazione diversa o vanno bene così? «Secondo me vanno bene così. Le scuderie comuni, di cui
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Gianluca Chicchini
ogni tanto si parla, non le vedo in modo positivo». Interviene subito Pierluigi Chicchini il quale osserva che «ognuno deve avere i propri spazi e lavorare i cavalli in modo autonomo, lontano da occhi indiscreti d’altri concorrenti». Qual è la giornata tipo in scuderia? «Tutto dipende dalla fascia oraria in cui monta il cavaliere. Nel periodo estivo arriviamo sempre presto, intorno alle 6,30. Prepariamo i cavalli e restiamo in scuderia fino alle 10, prima che il sole picchia forte. Ogni collaboratore ha il proprio compito». Che cosa è il cavallo per la Quintana? Pierluigi resta interdetto per alcuni secondi, come se avesse paura di incartarsi dentro un discorso legnoso, poi commenta: «Il cavallo è il simbolo della nostra giostra e ogni binomio crea quest’immagine altisonante». Quanti cavalli accudite in scuderia?
«Per il momento quattro: Riobranco che è di proprietà di Maurizio Conti, responsabile della scuderia, poi ci sono Larochefocauld di 5 anni, Delphin Debrie di 4 e un cavallo che c’è stato prestato per provare sugli anelli». A tessere fili d’oro nel tessuto d’ogni scuderia c’è il cavaliere. Gianluca Chicchini, 5 vittorie, è uno dei signori degli anelli. Gianluca, quanto sono preziosi i ragazzi di scuderia? «Moltissimo e ciò che più affascina è la loro passione basata tutta sul volontariato. S’impegnano con un equilibrio profondo, che sa essere empatico, capace di risonanze sincere con le emozioni e al tempo stesso solido, per tutto l’anno». Quanto tempo dedichi alla Quintana? «Con queste Quintane così spezzate tra giugno e settembre dedico molto tempo
Lo staff della scuderia: Marco Mattioli, Martina Calvani, Federico Pocciati, Pierluigi Chicchini, Luca Manicinelli, Claudio Mariotti, Simone Fiorani, Maurizio Conti.
agli allenamenti, tanto che è diventato quasi un lavoro, soprattutto se devi anche addestrare cavalli nuovi. Con i ragazzi inizio alle 7,30 e termino alle 12. Nel pomeriggio riprendiamo alle 18 e andiamo avanti fino alle 20». Vale la candela? «Assolutamente no! E’ solo la passione che ci sorregge». Quanto è cambiata la giostra dopo il ridimensionamento degli anelli? «Molto! Adesso è una giostra più precisa, quindi non puoi inventare nulla…». Le tre tornate sono sempre molto veloci? «E’ vero, si corrono le tornate sempre con la solita velocità, ma se fai il confronto con le giostre precedenti, ti accorgi che in finale ci arrivano in pochi. Questo significa che la giostra è diventata molto più selettiva». Per l’Ente Quintana è arrivata l’ora di mettere in piedi un vivaio di giovani cavalieri? «Credo proprio di si, ma se uno fa un giro per i maneggi si accorge che sono più ragazze che ragazzi a frequentare i corsi di equitazione. Questo significa che i maschietti preferiscono più giocare a pallone che andare cavallo. Per chi ama questo sport, però, i costi non sono certo uguali a quelli del calcio. Occorrono poi passione, costanza e sacrificio. Oggi invece i giovani vogliono tutto e subito». Un pronostico sulla Rivincita? «Sicuramente i binomi di giugno, quindi penso a Martelli, Scarponi, Innocenti e Paci. La Quintana però è fatta di episodi e quindi possono vincere tutti». 45
Rione Croce Bianca
La taverna del Rione Croce Bianca si trova in via Buta roni. Prenotazioni: 349 2887831
L’indimenticabile 1946 di GLORIA PARRONI gni anno il nostro giornale racconta l’essenziale sul presente e sul futuro della Quintana, poche volte però si sofferma sul passato. Eppure ci sono tanti eventi carichi di particolare significato, come le 17 vittorie del rione Croce Bianca ottenute nella Quintana moderna. La prima nel lontano 1946 che segna il primo anno della rievocazione storica. L’ultima nella Rivincita del 1996 con Great Gallery e Gianluca Chicchini. La prima vittoria però non si scorda mai. In quell’anno fu proprio Gian Livio Sorbi, cavaliere Fedele, a donare al rione il successo dopo una gara emozionante, condotta fra gli applausi incessanti che si levavano dalle tribune. Il ricordo di quella prima Quintana si è trasmesso fino ai giovani contradaioli di oggi. E sembra un resoconto di ieri, e non già di 63 anni fa, apprendere che, finita l’esibizione dei dieci cavalieri, un identico punteggio conseguito dal cavaliere Fedele e dal cavaliere Ardito del Badia, richiedeva, come annunciò solennemente la giuria, un’ulteriore tenzone. Al concludersi della disputa, l’anello continuava però a luccicare, a mò di prezioso ornamento, sulla lancia del Fedele, che in questo modo si imponeva sull’Ardito, Giuseppe Gregori, definito
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dalle cronache del tempo “il più bel cavaliere”. Dichiarata la vittoria del Croce Bianca il maestro di campo, levatosi il cappello piumato come vogliono le regole di cavalleria, consegnava il palio alla dama, Madonna Marisa Rossi, la quale a sua volta lo cedeva al cavaliere. In questo modo Sorbi riconsacrò la vittoria che nel 1613 venne riportata da un altro cavaliere Fedele, sempre del Croce Bianca. Terminò così la prima rievocazione della Quintana, mentre nei rioni si accendeva di nuovo il desi-
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derio di primeggiare al campo de li giochi, proprio come secoli prima anche i lontani antenati avevano certamente atteso e desiderato la vittoria. Per il Croce Bianca passò solo un anno senza vittoria dopo quella del 1946 e il rione tornò a vincere nel 1948, poi nel 1951, 1954 e infine a ritmo serrato dal 1955 al 1958. Ha vinto anche la Quintana olimpica nel 1960 e nel 1986 con la doppietta di Mauro Mazzocchi. Le altre vittorie negli anni 1988, 1989, 1991 e infine nel 1996. Tutti i Palii fanno bella mostra nel signorile palazzo seicentesco dei Butaroni. Per molti anni la contrada è stata guidata dal dottor Francesco Baldassarri, oggi priore onorario.
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Daniele come “Schumi” sulla Ferrari a 4 zampe Viaggio nella scuderia del Rione Croce Bianca lla scuderia del Croce Bianca l’accoglienza è tiepida. Gli addetti ai lavori rispettano le consegne: vietato parlare con i giornalisti de Il Cittadino. Il dictat arriva dall’alto e si capisce che è una dura condizione orchestrata a regola d’arte per “punirci” di una “pagella” scritta due anni fa sui menù, servizi e prezzi delle taverne. Purtroppo, non è stata gradita e i “voti” sono finiti per ingoiare e macinare un pastone di dubbia buonafede tante critiche e malumori. La Redazione però è serena, perché ogni anno si impegna in un confronto a tutto campo con la Quintana. Confronto civile e di reciproco rispetto, in un clima di aperta collaborazione ma ognuno nel proprio ruolo. Insomma, come avrete capito, sono stato proprio io che non c’entravo niente con la culinaria a fare le spese della mutazione genetica della contrada, restando stretto fra l'incudine e il martello del sistema di certi poteri che vorrebbero liberarsi dell'informazione giornalistica che può dar fastidio. Alla fine, dopo un infervorato battibecco fra il nostro editore che ci accompagna e il giovane e simpatico Fabio Casini, uno dei pilastri della scuderia, riusciamo ad intervistare solo il cavaliere Daniele Scarponi. Fabio ci dice chiaro e tondo che gli ordini del vertice rionale sono precisi: tutti devono restare muti come pesci. L’impressione che ho avuto è stata quella dei polli di Renzo: si beccavano fra loro poco prima che gli tagliassero il collo. E’ un paragone forse un po’ troppo scontato, ma non ne trovo di più calzanti, perché non sò spiegare chi abbia torto o ragione in questa vicenda. Purtroppo, il nostro è il mestiere
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Daniele Scarponi
del raccontare, quindi vietare agli altri di parlare con i giornalisti è mortificante. Lo hanno fatto solo i dittatori, di cui non sentiamo affatto nostalgia. Avremmo voluto parlare subito della scuderia del Fedele che si trova in località Moano e del suo staff tecnico, anziché prestare il fianco a questa becera polemica.
Mentre attendiamo che Daniele Scarponi termini l’allenamento, incontriamo, fra pizzichi di zanzare e mosche fastidiose, Gabriele Scarponi, il papà. Racconta: «Seguo mio figlio tutti giorni, esattamente da quando ha iniziato a montare a cavallo. Anche io sono un appassionato di equitazione, ma ho cavalcato solo cinque o sei volte.
Il maestro Umberto Colavita
Un bel giorno sono stato disarcionato e non ho più tentato l’avventura». E’ difficile ai nostri giorni vedere padre e figlio andare d'amore e d'accordo. Loro invece scherzano tranquillamente, hanno un buon dialogo. Daniele hai cambiato casacca per Scala Minore? «Anche per questo, perché Scala Minore mi ha sempre affascinato molto per le sue armoniose linee fisiologiche. Ci sono poi altri motivi, ma preferisco non parlarne, perché dopo 6 anni è arrivata la crisi». Quanti cavalli ci sono in scuderia? «Ci sono tre purosangue meravigliosi:
l’ammiraglia Scala Minore 7 anni, Big More 5 anni e Roxanne 4 anni». Tu sei un dipendente della Umbra Cuscinetti, la fabbrica folignate leader nel mondo che progetta e produce viti a sfera ed ingranaggi. Dove trovi il tempo per allenarti? «Passo 8 ore in fabbrica e le altre 5 ore della giornata in scuderia. Pertanto, in base ai turni di lavoro, dedico il tempo libero all’attività della scuderia. In primavera-estate, quando esco dal turno di notte, alle 6 sono già a Moano e quando ho terminato gli allenamenti vado a casa e mi tuffo quasi in coma sul letto». Quale è il cavaliere che stimi di più e quello che temi per la Rivincita? «Stimo moltissimo Lorenzo Paci, perché è un carissimo amico che conosco da quando frequentavamo la scuola ippica di Foligno che all’epoca si trovava a san Bartolomeo. Con Lorenzo abbiamo mosso i primi passi nel mondo equestre insieme e ci vediamo spesso. Lorenzo Paci è pure fra i cavalieri che temo di più, insieme a Luca del Cassero». Un pronostico su questa Rivincita? «La giostra è per tutti i cavalieri un grosso punto interrogativo. Io, per esempio, ho un cavallo molto veloce, ma vincere il palio non significa solo far registrare tempi da brivido, bensì infilare gli anelli e non abbattere le bandierine. Anche le sezioni di prove sono un po’
La scuderia del rione Croce Bianca vista dall’esterno della staccionata
come gli exit poll. Il giorno della giostra può cambiare tutto e solo se arrivi in finalissima ti rendi conto se sarai il favorito oppure no. Anche in finalissima però si può sbagliare e infrangere i sogni di gloria». Tu, comunque, hai la Ferrari della Quintana, quindi parti con una marcia in più? «E’ vero, ho la Ferrai ma è molto difficile da guidare. Sto cercando di metterla alla mano e sembra che ci siamo quasi riusciti. E’ difficile gestirla al campo de li giochi, perché sente la giostra vorrebbe sempre galoppare. A giugno scorso tra me e Scala Minore non c’era feeling. Considera che quando esce dalla curva e imbocca la diagonale per l’anello è velocissima. Devo essere tempestivo nel drizzare la lancia e carpire il bersaglio, altrimenti… Adesso c’è abbastanza intesa tra noi, perché lavoro molto con le gambe. Scala Minore si allarga molto sotto alla curva dei figuranti, quindi è giocoforza prepararsi prima per fargli affrontare in modo regolare la diagonale, altrimenti rischi di andare fuori pista…». Come ti trovi con il team di scuderia? «Bene, perché i collaboratori non mettono bocca sul lavoro che svolgo. L’unico che corregge i miei errori è il maestro Umberto Colavita, al quale va il mio sincero ringraziamento per i preziosi consigli durante gli allenamenti».
Gabriele Scarponi, papà di Daniele
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Rione Giotti
La taverna del Rione Giotti si trova in Piazza Faloci. Prenotazioni: 348 2618966 337 651196
La storia continua
Stefano Cruciani
umultuoso, passionale, capace di slanci generosi e di sacrifici, di litigi e di contrasti, ma di breve durata. Questo è il mondo rionale: un pianeta eterogeneo per presenze sociali, per età, e per occupazioni. Sempre alla ricerca di novità per stupire. Anche i personaggi che partecipano al corteo sono scelti con cura sempre più attenta, non solo per un’esigenza di carattere estetico, ma per una maggiore ricerca di
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dignità nel ruolo e nel portamento. Ognuno dà il meglio di se e del proprio lavoro, per ben figurare, per sfilare con grazia ed eleganza. Perché tutto sia spettacolo degno e affascinante. Stefano Cruciani, conosciuto da tutti come Recchietta, è un veterano del rione Giotti. Di cosa ti occupi al rione da quando hai lasciato il settore scuderia? «Vivo la taverna e in particolare mi occupo dello smistamento dei primi e quando è affollata mi improvviso cameriere. Ho lasciato la scuderia perché non avevo più tempo. Ma a giugno scorso, tornando in taverna e facendo vita da popolano ho riscoperto vecchi sapori ed emozioni che quasi mi ero dimenticato esistessero». Due cavalieri in due Quintane lo stesso anno, come mai? «Il rione a giugno ha fatto la cosa più giusta: dare fiducia ad un ragazzo della scuderia che già da 2 anni affiancava Daniele Scarponi. Visto che si parla sempre di dare fiducia ai giovani, noi abbiamo deciso di concretizzare questo detto. Ma, purtroppo, visti i risultati di giugno, Giorgio ancora non è pronto per giostrare come dovrebbe e così abbiamo pensato di far correre per que-
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sta Rivincita Luca Veneri, esperto fantino di Arezzo. Il motivo è anche legato al nostro cavallo Baccani, ottimo cavallo che vorremo veder correre visto che è di proprietà rionale. Luca è un cavaliere di esperienza e se devo guardare al mio cavallo, quindi al cavallo del rione, allora condivido questa scelta, perché appunto ho trovato un cavaliere che lo fa girare; ma, se devo scegliere per la giustizia e la coerenza allora vorrei vedere Giorgio crescere e migliorare e, sinceramente, metterlo in panchina vuol dire fargli perdere una Quintana!». Cambieresti qualcosa nel modo di fare Quintana oggi? «Sì, cambierei completamente: tornerei ad un’unica Quintana a settembre, com’era prima, quando il rullio dei tamburi e lo squillo delle trombe alle
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14:30 ti entrava nelle vene e ti faceva battere il cuore a 3000 all’ora. Cosa che oggi, nella Quintana di giugno, non succede più». Vuoi farci un pronostico per questa Rivincita? «Credo che se correrà Naval War vincerà il Cassero. Luca Innocenzi è il cavaliere che oggi rispecchia al meglio il fantino perfetto per affrontare la Quintana. Luca è fluido nelle traiettorie e nelle curve e soprattutto ha un grande affiatamento con la sua cavalla. Da quando parte sembra galoppi sulle rotaie!». Vuoi ringraziare qualcuno? «Ringrazio Amedeo Ciancaleoni che è stato come un padre all’interno del rione, grande quintanaro, sempre disponibile e pronto a qualsiasi sfida, mi ha fatto apprezzare ed amare ancora di più la Quintana!».
In arrivo un “baby” da Moon Valley Viaggio nella scuderia del Rione Giotti ttraverso questo viaggio nelle scuderie trovo il mio taccuino d’appunti pieno di impressioni. Anzitutto la campagna circostante, ricca di casolari appartenuti prima a vecchi signorotti e poi acquistati, o ceduti come liquidazione, ai vecchi contadini. Gente spazzata via dalla storia, dall'inefficienza delle condizioni aziendali e dal basso tasso di produzione. Una di queste cascine abbandonate ospita i cavalli del rione Giotti. E’ una struttura presa in affitto e si trova nella zona di S. Eraclio. Dispone di 8 box e ospita tre cavalli di proprietà della contrada che sono Baccani, Macho Vernacolo e Mon Valley, ed altri di proprietà privata. Oggi c’è aria di festa in scuderia. L’arrivo di Luca Veneri, classe 1974, cavaliere aretino che ha vinto anche nella giostra del Saracino, nella Corsa degli Anelli di Narni e ad Ascoli Piceno, ha portato un vento nuovo. Un vento di speranza in questa giostra della Rivincita. Ne sono convinti gli uomini dello staff tecnico. Una organizzazione perfetta, fino a venti anni fa impensabile. I cavalli-atleti erano presi a noleggio e giravano ad un minuto. Infine, negli anni 1990, ha fatto irruzione il purosangue. Da quel momento il cronometro ha iniziato a fermarsi sotto al minuto e i rioni hanno pensato bene a costruirsi la propria scuderia, cercando i vecchi casolari di campagna. Luigi Consonni racconta: «Questa struttura è stata messa in piedi nove anni fa, con l’insediamento del nuovo consiglio guidato da Alfredo Doni. Tutti i rionali si sono rimboccati le maniche per eseguire i grandi lavori interni di cui aveva bisogno. Ci ha portato pure fortuna, perché abbiamo subito vinto al debutto con Usciaddu de Sedini
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Luigi Consonni con il nostro inviato Gilberto Scalabrini
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Luca Veneri
montato da Lucio Antici. Fu anche record della pista: 55.08. Poi siamo tornati a vincere nel 2004 con Daniele Scarponi su Mon Valley e si sono ripetute le vittorie anche nel 2005 e 2006. Due cavalli veterani che adesso si godono il meritato riposo. Usciaddu, 15 anni, è ancora utilizzato per provare gli anelli e nella sfilata del corteo storico, mentre Mon Valley, purosangue inglese 10 anni, è in dolce attesa. Il puledrino nascerà ad aprile prossimo e sarà il primo baby delle scuderie quintanare o quantomeno di quella del Giotti». Un lavoro intenso per gli uomini di scuderia? «Certo che si, perché è senza soluzione
Lo staff della scuderia: Fabio Cruciani, Tomas Luzi, Gabriele Bini, Simone Paracucchi, Sergio Angeli, Luigi Consonni, Paolo Maracchia, Mattia Quintini, Federico Falsari e Leonardo Grandini.
di continuità -osserva Consonni, anzi l’avvocato Luigi Consonni- e si lavora quasi il doppio quando ci sono cavalli nuovi da addestrare o cavalieri che devono creare il binomio». Quanto costa la gestione annua della scuderia? «Costa molto. Circa 30mila euro l’anno. A questo va aggiunto pure l’ingaggio del cavaliere che varia in base all’esperienza, alla qualità e ai risultati della sua carriera quintanara e non». A proposito di cavalieri, non pensi che sia giunta l’ora di costituire un grande vivaio? «Abbiamo bisogno di due cose: un centro ippico serio, realizzato dalla Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) o dell’Ente Giostra, e di nuove leve, altrimenti saremmo costretti a prendere cavalieri “stranieri”. E’ ovvio che a chi possiede una scuderia in città gli diventa complicato assoldare cavalieri da fuori regione. Complesso sarebbe anche il rapporto del binomio. C’è anche la necessità, da parte delle contrade, di far debuttare i giovani che sono in panchina. A giugno scorso lo abbiamo fatto sia noi che la Mora. Se non ci sarà questo coraggio i rioni saranno sempre costretti a girare intorno agli stessi nomi, pur nel rispetto della loro storia». Per il regolamento tecnico della giostra hai qualche appunto da muovere? «Per la gara no, perché non ci sono più stati incidenti da 9 anni. All’inizio ero un pò scettico sul ridimensionamento degli anelli. Pensavo che avessero tolto spettacolarità e velocità, invece la gara ha mantenuto il suo fascino, grazie anche alla perfezione della pista». 57
Rione La Mora
La taverna del rione La Mora si trova in via Colomba Antonietti. Prenotazioni: 328 8145270 338 6827028
E finalmente è stata vittoria!
Massimiliano Tiburzi
a vittoria è il motore che accende i sogni delle contrade, soprattutto quando è forte la crisi d’astinenza per un palio atteso anche da 5 lustri. A giugno scorso un cavaliere esordiente, Matteo Martelli, ha fatto il miracolo ed ha realizzato i sogni dei contradaioli di via Colomba Antonietti. Con Massimiliano Tiburzi, da anni impegnato nella vita rionale della contrada del Gelso, abbiamo intavolato questa chiacchierata sulla splendida vittoria.
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Cosa hai provato dopo 19 anni dal tuo ultimo trionfo? «Ho provato confusione, sì, credo che la sensazione esatta sia proprio confusione. La mia prima vittoria da rionale risale al 1990, quando Gianni Vignoli su Malesia vinse la giostra della Rivincita. Lì, essendo stato appunto il mio primo palio non ero in grado di sapere quale fosse la sensazione più giusta da provare. Ormai ero quasi disabituato all’idea della vittoria, ma finalmente a giugno il palio è arrivato». Te l’aspettavi? «No, assolutamente, ma è stato bellissimo!». Cos’è successo al tuo rione dopo il palio? «E’ scoppiato! La gente era fuori di testa, eravamo tutti su un altro pianeta. Ci siamo lasciati andare, c’era chi piangeva in un angolo, chi si abbracciava…I festeggiamenti sono continuati per giorni, ma la sera della vittoria siamo andati in giro per tutta la città con il nostro palio ed è stato fantastico! Abbiamo aspettato poi l’alba al Campo de li Giochi, lasciando la nostra bandiera in mano al Dio Marte, auspicio di vittoria! E poi il giorno 13 di ogni mese sta diventando un appuntamento fisso del popolo del gelso, che si rivede
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puntualmente per ricordare Matteo, Catalifi e la loro grande impresa». Come ti prepari per questa giostra della Rivincita? «A differenza degli altri anni mi preparo con la calma del vincitore. Avendo già a giugno realizzato un obiettivo che da tanti anni mancava, se non si dovesse vincere problemi non ce ne sono, anche se in fondo la vittoria è quella che sogno, ma in questo momento sono più disposto ad aspettare». Puoi anticiparci qualcosa per il gareggiare dei convivi? «Sì, so che riguarda la scoperta del
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nuovo mondo da parte di Cristoforo Colombo, riveduta e corretta in chiave La Mora. Quest’anno la gara si svolgerà in piazza Matteotti, dove già altre volte abbiamo allestito altre manifestazioni. Non voglio dire di più per non rovinare la sorpresa». Vuoi rivolgere un ringraziamento a qualcuno? «Un ringraziamento lo vorrei fare al “Caso”, perché io per caso sono entrato al rione La Mora 20 anni fa, il caso è quello che decide ogni istante della nostra vita, perché se per caso non fossi entrato al rione, oggi sarei molto più povero come persona!».
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Nella scuderia salotto con stallieri gentleman Viaggio nella scuderia del Rione La Mora ’ una domenica mattina di fine d’agosto di caldo e afa più sopportabile. Nel salotto esterno della scuderia del rione La Mora Matteo Martelli, Mauro Mazzocchi, Massimo Ballanti e Pietro Ottaviani stanno conversando tranquillamente in attesa del mio arrivo. Mauro Mazzocchi è un amico da vecchia data, gli altri invece sono volti e nomi nuovi. La scuderia si trova in via Tamburini, a 300 metri dal campo prova dell’aeroporto ed è una struttura molto accogliente. Un vero gioiellino, scelto con attenzione nell’anno 2002 e subito trasformato da vecchia e fatiscente stalla contadina in un’elegante house horse, dove è piacevole trascorrervi il tempo libero e anche consumare qualche cenetta visto che non manca il barbecue. Tutto intorno, case, campi e lo stupendo anfiteatro dei monti. La scuderia è dotata di sei box con paddok, tondino e foresteria. I cavalli da accudire sono 5:
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Lo staff della scuderia: Mauro Mazzocchi, Massimo Ballanti, Massimo Montanari, Stefano Innocenti, Carlo Marini, Nicola Lupparelli, Mirko Moretti, Pietro Ottaviani, Chiara Bartolomei, Pierluigi Trabalza e Luciano Grandolini. Gaby Danehill (5 anni), Pysi’s Love (12), Catalifi (6), Pino del Nilo (8) e Nuvola. Quelli da allenare però sono soltanto 4, perchè la veterana dal mantello grigio, Nuvola, ha 24 anni suonati e si accontenta solo di partecipare con grande orgoglio alla sfilata nel corteo storico. Una vera pensionata d’oro nella scuderia di contrada e questo dimostra l’amore e il rispetto di questi ragazzi verso il vecchio cavallo atleta bisognoso d’amore e dedizione. Il nostro servizio inizia con le foto, poi ci sediamo in circolo e il primo a rompere il ghiaccio è Matteo Martelli. Qual è il tuo sogno di settembre? «La doppietta!» Tu hai partecipato con successo al Trofeo Quintana nel ‘99 e alla Quintana esordienti nel ‘01, ma sei rimasto fino allo scorso anno in panchina. Perché? «Sono stato vittima di pregiudizi e dicerie che hanno riguardato la mia persona, in particolare la mia altezza e l’impostazione tecnica. A giugno scorso, dopo la mia vittoria, si sono tutti ricreduti. Pertanto, considero questa politica della “panchina” o del lasciare molti giovani cavalieri in purgatorio assoluta-
mente perdente per la nostra manifestazione storico-ippica. Se si continuerà così, fra qualche anno saranno più i cavalieri di fuori regione che i folignati. Pertanto, se io fossi l’Ente Quintana organizzerei ogni anno una Quintana per cavalieri esordienti, creando così un nutrito vivaio». Mauro Mazzocchi, preparatore tecnico di Martelli, è stato uno dei primi “piloti” della grande Ferrari della Quintana, Bolero IV. Mauro ha vinto per il rione Croce Bianca due giostre nel 1988. Condivide la proposta di Martelli e osserva che occorre dare fiducia ai giovani che frequentano le scuderie. Mauro, cosa ne pensi degli anelli più piccoli? «Il ridimensionamento del diametro degli anelli non ha affatto accresciuto la spettacolarità della giostra, perché essa è venuta meno quando sono state apportate alcune modifiche al percorso di gara. Non c’è dubbio che gli anelli più piccoli hanno accresciuto le difficoltà, ma si è livellato il discorso tecnico di guida del cavallo sulla pista». Potresti fare le pagelle dei cavalieri? «Sono tutti e dieci validi».
Quali consigli hai dato a Matteo? «Con Matteo non ci sono consigli da dare. Ci confrontiamo giornalmente e io metto a disposizione la mia esperienza. Matteo è uno dei pochi cavalieri a cui ho fatto da tutor e che segue sempre i suggerimenti alla lettera». Tu hai sempre guidato in giostra il cavallo con le gambe. Hai insegnato questi segreti pure a Matteo? «Le azioni di gambe e redini non sono affatto segreti, bensì l’ordinaria amministrazione per chi pratica l’equitazione. Ogni cavaliere sa benissimo che un cavallo è portato con le redini per il treno anteriore e con le gambe per il treno posteriore». Massimo Ballanti oltre ad essere il responsabile della scuderia è anche vice priore. Tutti i giorni però è in scuderia.
Se tu non avessi realizzato questo sogno di cosa ti saresti occupato nel rione? «Prima di arrivare 8 anni fa in scuderia, nel rione ho svolto diversi ruoli, anche quello d’addetto alla lavastoviglie. Ho realizzato questo sogno, perché sono molto innamorato dei cavalli. Un hobby che richiede molto tempo e anche grandi responsabilità, ma fatto con il cuore». Quanto spendete per la scuderia? «Siamo intorno ai 30.000mila Euro l’anno, ma la cifra può variare, perché sono animali e quindi non si possono pianificare eventuali esigenze». Qual è la giornata tipo? Sorride Ballanti: «In estate sveglia all’alba e alle 5:30 in scuderia per preparare i cavalli che deve montare il cavaliere. Mentre si svolge l’allenamento, puliamo la scuderia. Al rientro, i cavalli sono portati alla doccia, poi sistemati nei box e governati. Alle 9 andiamo tutti al lavoro. Nel pomeriggio solita routine». Pietro Ottaviani, studente universitario, è il tamburino-stalliere. Che cosa significa essere tamburino e uomo di scuderia? «Tamburino significa essere la colonna sonora del rione, uomo di scuderia non lo so ancora, perché sono arrivato sull’onda della vittoria di Matteo. E’ comunque una gioia restare a contatto con la natura e gli animali. Insomma, passo dai ritmi delle percussioni ai nitriti dei cavalli». 63
Rione Morlupo
La taverna del rione Morlupo si trova in via del Campanile. Prenotazioni: 335 6004603 335 8278249
Il successo della taverna
Andrea Di Cicco Pucci
irovagando nelle taverne di Foligno si incontrano i veri quintanari, coloro che non si conoscono per nome, ma per soprannome. A volte i nomignoli derivano da particolari tratti fisici, altre volte da un evento particolare collegato alla vita di queste persone ed altre volte ancora senza motivo, cioè avvengono e basta. Uno di questi casi è Andrea Di Cicco Pucci, detto Topolone, popolano del rione Morlupo. Dopo due anni circa avete ottenuto la nuova taverna, cos’è cambiato rispetto a prima? E’ cambiato tutto! Finalmente abbiamo un luogo di aggregazione. Mi ricordo come prima scherzavamo sul fatto che la sera, una volta che la taverna cessava di lavorare ed il sonno pren-
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deva il sopravvento su di noi, dovevamo “tirar giù il tendone”! Oggi invece chiudiamo la porta e la chiudiamo pure a doppia mandata, data la bellezza della nostra nuova taverna. E tutto il popolo del Morlupo oggi può gridare: “andiamo in taverna!”. Devo dire che lo scorso giugno abbiamo lavorato tantissimo. Vorrei proporre a tutto il mio consiglio, vista la grande affluenza di gente, di mettere fuori dalla porta i numeretti, così la gente si prenota e fa la fila come al supermercato. Colgo l’occasione per invitare tutti a mangiare nel mio fantastico rione, ricordo che il cuoco è il bravissimo Alberto Alessi, super efficiente, così come il suo staff. Qual è il tuo compito al rione? Innanzitutto sono un consigliere, questo è il mio primo mandato. Nello specifico però mi occupo della vendita dei gadgets rionali. Ma un’altra attività che ho sempre svolto è quella di cuocere la carne, oserei definirmi l’uomo del bracere! Chiunque voglia vedermi all’opera può venire ogni sera di Quintana in taverna e vedere la mia dedizione mentre cuocio gli arrosti. Anche nella Fiera dei Soprastanti lavoro incessantemente come bracerista! A volte aiuto anche in cucina, sono un tutto fare. Ed inoltre sono stato capo tamburino, ho smesso lo scorso anno, dopo la Giostra della Rivincita di settembre. Da poco sei diventato papà di una bel-
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lissima bambina, Elisabetta, cosa insegnerai a lei della Quintana? Mi piacerebbe insegnarle tante cose. Le racconterò della vera Quintana, di come Foligno sia una bellissima città quando le sua vie si colorano delle bandiere rionali. Le insegnerò ad amare questa nostra festa e a capire quali sono i veri valori della vita quintanara. E poi lei ha una fortuna più grande della mia: io sono entrato al rione per fare il tamburino quando avevo 14 anni, lei invece non ha ancora tre mesi e già lo scorso giugno è venuta in taverna ogni sera e ha sfilato con me nel corteo dopo la
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Giostra. Vuoi farci un pronostico per questa Giostra? Sì volentieri: vinciamo noi ad occhi chiusi! Conosco la bravura del mio cavaliere, mi fido di lui e di tutto lo staff tecnico. Voglio rivolgere il mio in bocca a lupo a Lucio! Vuoi ringraziare qualcuno? Sì voglio ringraziare il mio priore e tutti i miei amici rionali, per l’affetto e l’amicizia dimostratami in questi anni. Un grazie particolare va alla mia compagna di vita Federica, che mi ha permesso di continuare la vita quintanara, avvicinandosi anche lei al Morlupo!
“Che bella cosa na jurnata ‘e sole” Lucio Antici
Viaggio nella scuderia del Rione Morlupo a scuderia del rione Morlupo si trova nella frazione di Limiti, a metà strada tra Spello e Cannara, nel club ippico Equi.Jumping messo in piedi da Simona Arciero. La struttura, molto elegante ed accogliente, è immersa nell’atmosfera tipica della campagna umbra. Un ambiente accogliente, circondato da un ampio spazio verde adibito a giardino, pista da galoppo, tondino e parco. Tutto è ben lindo e ordinato, tanto che sembra un hotel a 5 stelle. Per i 40 cavalli è quasi una vacanza nel più completo relax di questa verdeggiante pianura punteggiata da girasoli, pioppi, granturco e tanti alberi da frutta, in particolare ciliegi dove la regione Umbria sperimenta l'approfondimento delle conoscenze per migliorare la produttività e lo stato colturale. In realtà siamo in un noto centro d’equitazione, con 4 box riservati a Burika, Cadillac, Estrada e Miss Tubugg che sono di proprietà della contrada. Ci vengono subito incontro il cavaliere Lucio Antici e Luca Trionetti, responsabile della scuderia e altri giovani. Antici è un fantino molto esperto e quando gli chiediamo quanto è cambiata la giostra dopo la riduzione degli anelli, si fa serio in volto: «Con gli anelli così piccoli -esordisce- la giostra è diventata più spettacolare di quanto non lo fosse già. Prima se c’era qualche certezza sui binomi forti e veloci, adesso conta l’estrema precisione sul bersaglio. Io sono uno di quelli che ha pagato lo scotto fino allo scorso anno». Un pronostico su questa Rivincita? «E’ difficile pronosticare, perché i binomi folignati sono sem-
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pre molto forti. In particolare c’è un quintetto molto agguerrito. Uno dei cavalieri da battere è senza dubbio Lorenzo Paci del Pugilli, c’è poi Luca Innocenzi del Cassero che se la gioca molto bene sulla regolarità e meno sulla velocità, il Croce Bianca che ha il cavallo più veloce, Matteo Martelli del Mora che entra in campo come il cavaliere vincente di giugno e altri rioni che diranno sicuramente la loro». Secondo lei, il cavaliere Martelli che è passato dall’esordio alla vittoria è stato aiutato dalla dea bendata, oppure il ragazzo è davvero bravo? «Premetto che non conosco molto bene Matteo, ma a giugno scorso si è dimostrato determinato dall’inizio alla fine ed ha regalato alla sua contrada e alla città una stupenda Quintana. E’ stato molto aiutato dal cavallo che è stato sempre preciso, ma debuttare per ultimo e chiudere in bellezza portandosi a casa il Palio è stata una grande impresa. Un’impresa che ha chiuso la bocca a tante persone, che sono state fino ad oggi capaci solo di criticare. Adesso Matteo dovrà solo dimostrare di essere un cavaliere da Quintana a tutti gli effetti». Lucio Antici che cosa farà? Sorride: «Lucio Antici sta lavorando sodo come tutti gli anni. A giugno siamo partiti da zero, perché abbiamo rimesso in piedi un’intera struttura e c’è venuto a mancare Burika per un piccolo problema. Oggi Burika sarà in campo per la Rivincita, quindi dirà la sua». 68
Il responsabile della parte economica e gestione della scuderia è Luca Trionetti. E’ un tipo solare, da oltre 20 anni incardinato nel rione. Chi lo conosce bene ci dice che è pure l’ombra del cavaliere e che in ogni giostra i suoi ormoni impazziscono. Perchè? «La scuderia si vive per passione, perché la giostra è davvero magica. In ogni sfida, cavaliere e staff tecnico di scuderia sono sempre sotto la lente d’ingrandimento, sia se si vince o si perde». Il cavaliere accetta consigli? «Un consiglio non si nega mai a nessuno, ma alla fine è sempre il cavaliere che
Lo staff della scuderia: Luca Trionetti, Manolo Ortolani, Marco Alessandrini, Mattia Marinangeli, Emanuele Sereni, Leonardo Santi, Andrea Ceccarelli.
decide, perchè è lui che va in giostra e noi sposiamo la sua scelta, sia se corre con un nostro o un suo cavallo». Che cosa sognate oggi? «Lo straccio! Noi il palio lo chiamiamo così e quando arriva è un beneficio rigenerante per tutti. Solo pochi pensano che è il frutto di un anno d’allenamento e di sacrificio per tutti. D’altronde siamo tutti volontari e molti dei nostri ragazzi si alzano tutti i giorni alle 5:30 per onorare l’impegno con la scuderia. Nel periodo di Quintana, dismessi gli abiti da stallieri, andiamo a servire in taverna». E’ vero che alla vigilia della giostra pernottate nella stalla per fare compagnia al cavallo o vegliare sulla sua incolumità? Sorride Luca: «L’ultima volta che lo abbiamo fatto è stato nel 2004 e ci ha portato fortuna, perchè abbiamo vinto lo straccio con Willer Giacomoni. Quest’anno ripeteremo l’esperienza… per scaramanzia… aggiungo inoltre che da oltre 20 anni, nel giorno della giostra, tutti noi della scuderia andiamo al campo de li giochi e cantiamo “o sole mio…”. Che bella cosa na jurnata 'e sole in cui identifichiamo lo straccio. Magari non lo scriva questo segreto, altrimenti domenica 13 ci troveremo i Carabinieri a redarguirci per disturbo alla pubblica quiete…». 69
Rione Pugilli
La taverna del Rione Pugilli si trova in via Mentana. Prenotazioni: 392 8956271 338 1039676
Sogno e batticuore
Simone Rosati
n calcolo approssimativo consente di asserire che è davvero rilevante la ricchezza dei costumi rionali, che sono un patrimonio che si amplia e si rinnova nel corso degli anni. Oggi però gli sguardi sono puntati anche e soprattutto sul cavaliere di giostra. E lo saranno ancor di più domenica 13, quando tutto il popolo seguirà gli attimi della sua corsa fino a quando il sole illanguidito lascerà il varco, da lontano, alle prime parvenze della sera. Solo allora sapremo chi avrà scelto la vittoria, se ci saranno brindisi e acclamazioni, se all’ombra delle
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Puelle tutti vorranno festeggiare e toccare l’eletto. Simone Rosati, popolano del rione Pugilli è dal 1991 che lavora instancabilmente in taverna. Di cosa ti occupi all’interno del rione? «Faccio un po’ di tutto! Quando il rione si è trasferito dalla Torre dei Cinque Cantoni all’ex carcere mandamentale di via Mentana, ho dipinto tutta la nuova taverna. Amo la Quintana e il Pugilli sopra ogni cosa!». Cosa pensi dei tuoi tamburini? «Credo che siano unici e meriterebbero ancora di più dei risultati che hanno ottenuto fino ad oggi. Hanno avuto per anni un valido maestro: Moreno Serenelli, Mastrone per la gente di Quintana. Lo scorso luglio sono stati protagonisti indiscussi nella gara regionale che si è svolta a Valtopina. Sono arrivati primi, superando gli altri gruppi locali». Cambieresti qualcosa nel modo di fare Quintana oggi? «Anche se la Quintana di giugno inizia ad avere importanza e il numero dei turisti aumenta ogni anno, io tornerei alle classiche due Quintane di settembre. Questo perché sono un tradizionalista. Un unico evento nell’arco dell’anno crea più attesa e desiderio di vincere». Ci puoi anticipare qualche novità per il corteo e il gareggiare dei convivi?
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Sì: il primo settembre avremo la gara gastronomica, saremo il secondo rione, quindi l’Ente Giostra arriverà alle 22:30. Abbiamo deciso di chiudere la taverna al pubblico, vogliamo creare un’atmosfera solo per la giuria. Le coreografie, come al solito, saranno allestite da tutti i popolani. Più non posso dire, voglio che sia una sorpresa». Vuoi ringraziare qualcuno in particolare? «Ci tengo a dire “grazie” a tutti i popolani e a coloro che ogni anno portano gente nuova al rione, le nuove leve, chiamiamole così, sono troppo importanti perché solo in questo modo la Quintana può crescere».
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Grandi nitriti di vittoria Lorenzo Paci
Viaggio nella scuderia del Rione Pugilli istese verdi di frumento, pennellate di rosso dei papaveri tra le giovani spighe e sfumature di giallo dei fiori di campo. Siamo a Scafali, nella zona rurale, e attraverso una stradina di campagna raggiungiamo la scuderia del rione Pugilli. Mi attendono il cavaliere Lorenzo Paci e l’ex plurivittorioso Paolo Margasini. Due colossi della giostra: Paolo, 44 anni, ha vinto 11 Palii nella Quintana di Foligno e 9 in quella di Ascoli; Lorenzo, 31 anni, ha esordito in giostra nel 1993. Aveva appena 15 anni, era un cucciolo ma disputò una gara regolare sperando nel fato. Il suo cavallo Nibbio non fu veloce ma, stranamente, i migliori sbagliarono e lui vinse il Palio per il Giotti. E’ poi tornato sul podio dei vincitori nel 1996, 1999, 2001. Le suona di santa ragione ai suoi avversari anche nel 2008 su Go Betty Go. Questo ragazzo, laureato in medicina, ha incontrato l’ippica per caso. Gli esperti però non hanno dubbi: è il favorito della Rivincita, perchè è un binomio perfetto. Obtorto collo, lo sostengono pure gli avversari. Un medico odontoiatra prestato alla Quintana o viceversa? «Viceversa, perché ho iniziato ad andare a cavallo all’età di 10 anni e verso i 13 ho frequentato la scuola ippica di Foligno tutti i giorni. Adesso ho una scuderia di proprietà a Foligno e faccio l’istruttore». Nella Rivincita tu sei in pool position? «Si, come il Croce Bianca, il Cassero e La Mora con l’eccellente Martelli che ha conquistato il Palio al debutto». Quante ore dedichi agli allenamenti? «In estate quasi cinque ore al giorno, perché partecipo anche alle gare di salto ostacoli. In inverno solo tre ore». Soddisfatto dello staff di scuderia? «A tutti dico Grazie con la G maiuscola. C’è anche Paolo Margasini che gentilmente mi aiuta a tenere in movimento i quattro cavalli». Che cosa cambieresti nel regolamento di giostra? «Nulla, perché i fatti stanno dando ragione alle scelte compiute. La riduzione del diametro degli anelli ha contribuito a rendere la gara più
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spettacolare, anche se più difficile per i cavalieri. Adesso è una vera corsa all’anello, mentre prima era una corsa al galoppo. Positiva anche la scelta dei controlli antidoping, perchè se i cavalli non sono in ordine non possono correre. L’unico neo è l’organizzazione delle prove ufficiali: quattro giri per tutti e i rioni divisi in due gruppi per evitare attese snervanti. Occorre inoltre più manutenzione per il campo prova all’aeroporto: c’è un divario enorme tra questo e il campo di gara». Come si porta un cavallo al top? «Imparandogli il mestiere, quindi assi74
Lo staff della scuderia: Paolo Margasini, Maurizio Di Salvo detto Pippo, Marco Albanesi, Daniele Baldoni, Lara Barbetta, Giada Cacace, Piero Egidi, Mauro Cruciani, Andrea Ornielli e Gianfranco Bonamente.
curare all’animale una grande serenità e lui eseguirà tutto alla perfezione». Esiste il cavallo morfologicamente adatto per la Quintana? «Assolutamente no. Se andiamo a vedere tutti i cavalli che hanno vinto le giostre, ognuno ha caratteristiche fisiche diverse». Go Betty Go, la macchina da guerra del Pugilli, il cavallo che disegna le curve, vive nel box con una capretta di 6 anni. Si chiama Adelaide ed è la sua dama di compagnia. A presentarci i cavalli di contrada è Paolo Margasini. Oltre a Go Betty Go ci sono Go Karna, Duchessa e Nigretta. Quest’ultima è l’ultima arrivata e si è subito rilevata una grande sorpresa. Paolo, un pronostico dall’alto della tua esperienza? «Difficile, perché la Quintana anche se non è per tutti e dieci i cavalieri, almeno lo è per otto». Per il futuro della giostra occorre un vivaio di giovani promesse? «Se ne parla da anni ma il problema batte il passo. C’è anche da dire che oggi essere cavaliere di giostra significa fare tanti sacrifici e molti ragazzi non sono disponibili. Ai miei tempi invece era un divertimento frequentare la scuderia. Oggi i giovanissimi preferiscono la discoteca». Piero Egidi ascolta e scuote la testa: «Noi volontari lavoriamo tutto l’anno. Ci organizziamo in turni e c’è pure chi stacca dal lavoro notturno alle sei del mattino e prima di andare a casa a dormire passa alla stalla per fare il suo dovere». 75
Rione Spada
La taverna del Rione Spada si trova in via delle Conce. Prenotazioni: 333 7365603 347 5047762
“Rifacciamo gli scherzi?”
Diego Cirocchi
osì, mentre il dio Marte attende per la giostra della Rivincita gli ardimentosi e magnifici dieci, in questi giorni il tempo brucia lo spazio che ci divide dal giorno fatidico. Il programma del settembre folignate si dipana in una serie di appuntamenti, mentre l’ansia del popolo degli spatari riassume ed afferra prepotentemente all’ombra delle Conce solcate dal fiume Topinello il volto consueto della festa. La memoria è spesso difficile da organizzare, ma i quintanari sono un popo-
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lo speciale. Un popolo che vive ogni anno un racconto che si fa storia ed immagine di una delle più belle rievocazioni seicentesche d’Europa. Diego Cirocchi, ex capo tamburino del rione Spada, ci racconta la sua esperienza nella vita rionale. Qual è la tua mansione all’interno del rione? «Nessuna perché non ho mansioni particolari. Oserei definirmi anche un pò negato nel gestire la cucina o la taverna, quindi per amore del tamburo, ho suonato la batteria 7 anni e mi dedicherò sempre ai tamburini. Anche se ho dovuto prendere questa difficile decisione, per motivi legati soprattutto al lavoro, ho deciso di mettermi a totale disposizione per dare una mano a quello che è stato il mio gruppo per ben 12 anni!». Un pronostico per la Rivincita? «Non sono un tipo che fa pronostici perché si dice portino male! La mia speranza è ovviamente legata alla vittoria del rione. E poi per uno spadaro un’altra grossa speranza è che non vinca mai il Moro o se invece dovesse vincere il Pugilli, non vorrei mai arrivare secondo, meglio ultimo, ma secondo mai!». Cambieresti qualcosa nel modo di fare Quintana oggi?
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Mi piacerebbe tornare al passato: avere di nuovo le due classiche Quintane a settembre. Il primo motivo è per non dedicare troppo tempo alla manifestazione, nel senso di spezzare gli impegni fra giugno e settembre e, il secondo perché la Quintana si deve svolgere durante il vespro settembrino, perché è più bella e più vera! Un’altra cosa che non mi piace è il troppo accanimento tra i rioni, soprattutto il giorno della Giostra, mi ritengo una persona sportiva. Infatti lo scorso giugno, nella Giostra della Sfida, quando Massimo è uscito di pista non ho “gufato” gli altri binomi, anzi ho aspettato che il Palio venisse consegnato al più bravo tra i bravi! E poi una cosa reintrodurrei: la notte degli scherzi. Era molto carina e divertente, ricordo un
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anno in cui la taverna era gremita di gente e, a quell’epoca la gente cenava nel portico adiacente alle Conce e arrivò un bancale pieno di letame che ovviamente esalava un odore nauseante tutt’intorno. Un’altra volta invece noi, sempre per scherzo, rapimmo un consigliere del Contrastanga, facemmo un video minaccioso con lui incatenato e poi, come tutti gli scherzi, finì con una grossa risata ed un bicchiere di vino!». Vuoi ringraziare qualcuno in particolare? «Sì ringrazio tantissimo Roberta Rosignoli e Ilenia Vitello che pue essendo molto esigenti, sono in fondo disponibilissime. Ringrazio poi tutti i miei tamburini e faccio loro il mio in bocca al lupo!».
Fucina di entusiasmi Viaggio nella scuderia del Rione Spada l sole schiaccia sotto l’afa d’agosto la pianura e le campagne. Quando arriviamo alla scuderia del rione Spada sono quasi le 10 e uno dei due cavalli della contrada, sudato dopo l’impegnativo allenamento, è già alla doccia. A fare lo shampo all’animale sono due giovanissimi collaboratori di Massimo Gubbini. Hanno entrambi un fisico da fantino e sono in perfetta tenuta da equitazione. Ci dicono che non c’è di meglio che unire due passioni. Nel loro caso sono i cavalli e la Quintana. Poi si punzecchiano con qualche battuta. In fondo sono ragazzini che studiano ma, al tempo stesso, s’impegnano in scuderia quasi tutto l’anno e mai nessuno ne parla, perchè questo settore resta sempre dietro le quinte, lontano dagli onori della cronaca. Eppure è il più importante, perché richiede fede, sacrifici e fremiti di attesa. Se è vero, come è vero, che le prime avvisaglie della festa spettano ai tamburini, è altrettanto vero che il successo della nostra Quintana si deve allo spettacolo della giostra, considerata l’olimpiade di tutti i tornei di antico regime. Il gioco, infatti, rasenta la perfezione e il regolamento non lascia nulla al caso: da 60 anni offre il Palio della vittoria solo a chi possiede, in misura superiore agli altri, precisione e ardimento. L’Audace Massimo Gubbini, classe 1983, è salito più volte sul podio a Foligno, mentre ad Ascoli Piceno ha vinto quest’anno, per la seconda volta consecutiva, la Quintana per i colori del sestiere di Porta Tufilla. E’ un cavaliere esperto, soprattutto ha stile da vendere. «Nella vita -ci dice- per me contano enormemente gli affetti e l'amicizia. Per montare a cavallo ci vuole prima di tutto una cosa importante, il cuore!». Quel cuore così grande che a giugno scorso, dopo la giostra della Sfida durante la
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Massimo Gubbini
quale Paradise Hour’s è uscita di pista, sembrava essere entrato in sofferenza con la contrada. Uno strappo ricucito in extremis con l’ingresso di Emanuele Filippucci, che oggi è il suo “tecnico” di fiducia. «Con Filippucci - osserva Massimo - sto preparando Paradise Horse». Perchè hai chiamato al tuo fianco Filippucci? «Perché è una persona molto esperta». Con quanti cavalli ti alleni? «Con i due che sono in scuderia: che sono Paradise Hour’s e Sopran Ginestra». Quante ore dedichi agli allenamenti? 80
Lo staff della scuderia: Emanuele Filippucci,Giacomo Crescimbeni, Damiano Roccetti, Annalisa Buffone, Jacopo Cirocchi e Andrea Carbonetti.
«Dedico circa 5 ore. Considerando che abbiamo solo due cavalli a disposizione non sono poche, mentre l’inverno scorso con 4 cavalli l’impegno era quasi il doppio e non avevo l’aiuto costante di questi ragazzi». Quale è l’avversario che temi di più nella giostra della Rivincita? «Tutti e nessuno, nel senso che il giorno della Giostra ognuno dà sempre il massimo. Ci sono, comunque, binomi che hanno grande esperienza e precisione». Cosa si prova prima di entrare in pista? «Tanta tensione, ma io cerco sempre di scaricarla o gestirla, perché la gara si gioca sui nervi prima ancora che con la lancia e il cavallo». Quanti sacrifici bisogna sopportare per essere al top delle prestazioni? «Tanti, per non buttare via ore, giorni, settimane e mesi di allenamento». Quando ad Emanuele Filippucci chiediamo quali sono i consigli che dà a Massimo, allarga le braccia e sorride: «Non ne ha molto bisogno, perché è un cavaliere molto bravo e preciso. Io suggerisco semmai come preparare al meglio i cavalli». Un pronostico sulla Rivincita? «Lorenzo Paci è sicuramente il grande favorito. C’è poi la sorpresa Martelli della Mora. A giugno il debuttante non ha vinto, bensì stravinto da veterano». Mentre lasciamo la scuderia, ecco arrivare anche la mamma di Massimo Gubbini.Per la signora Nicoletta, che lo ha cresciuto con amore, Massimo è davvero un… pezzo 'e core. 81
Matteo Martelli
Da esordiente a campione di ALICE FIORDIPONTI l suo nome non era apparso tra i favoriti della Giostra di giugno, ma Matteo Martelli, venticinquenne folignate, ha scavalcato i veterani di Campo ed ha consegnato il Palio al rione di via Colomba Antonietti. Da quanto tempo è che sognavi di correre al Campo de li Giochi? «Dal primo momento in cui ho iniziato ad andare a cavallo ho sempre avuto
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questo sogno: poter correre la Giostra. La mia è una famiglia quintanara e, sono cresciuto con questa passione e finalmente ho realizzato il mio sogno». Che cosa hai provato nello scendere in pista alla terza tornata per ultimo? Sorride Matteo, il suo sguardo mi lascia intendere che rivive quegli attimi come fosse adesso. «Ho capito che era tutto nelle mie mani
ed in quel momento mi sono sentito una specie di robot, non capivo più nulla, non vedevo nessuno, neanche i flash! Era il momento di entrare e sono andato». A chi hai dedicato questa vittoria? «Ad Azzurra, mia compagna nella vita e a nostra figlia che nascerà a giorni». Tutti dicono che sei alto per essere un fantino. Cosa ne pensi? «Sono alto un metro e 87 e questo invece che penalizzarmi, mi aiuta ad essere più preciso nella guida del cavallo». Che rapporto hai con Catalifi? «L’ho ribattezzato Ciccio, per la sua struttura imponente. E devo ammetterlo: con lui è stato amore a prima vista». Farai il bis? «L’obiettivo è questo». Temi qualcuno per questa Rivincita? «Sarà una bellissima Quintana. Purtroppo o per fortuna è un gioco molto strano, dove anche chi arriva per ultimo può vincere. Ma i binomi che più temo sono: il Croce Bianca, per la velocità di Scala Minore e l’esperienza di Daniele, il Pugilli sempre per la velocità di Go Betty Go e l’affidabilità di Lorenzo e il Cassero per la precisione di Naval War e la regolarità di Luca». Oltre ai soliti favoriti c’è qualcuno che potrebbe stupire come hai fatto tu? «Penso che Massimino possa trovare la giornata giusta per segnare il suo nome nell’Albo d’Oro della storia della Quintana». Vuoi ringraziare qualcuno? «Un grazie a mio padre e a Mauro Mazzocchi. Loro sono stati e, continuano ad essere, mio padre prima e Mauro ora, i miei due grandi punti di riferimento. Un grazie particolare va anche a mio nonno, personaggio noto in ambito quintanaro, perché proprietario di molti cavalli che hanno fatto la storia della Quintana, come Prince, Veronica, Ringo… Un ulteriore grazie alla scuderia rionale e a tutto il rione La Mora. Ci tengo a dire che mi trovo benissimo, sono fiero di rappresentarlo e di correre anche questa Giostra della Rivincita per loro e con loro».
Il palio di SAN ROCCO Il Palio di San Rocco è ormai una tradizione rispolverata dal Rione Cassero da molti anni. Una manifestazione che è diventata parte integrante delle iniziative collaterali ed immancabile nel calendario quintanaro. E’ seguita sempre da un pubblico numeroso che, assiepato dietro le transenne, non si lascia sfuggire l’occasione per vedere quei “deliziosi” ciuchi correre intorno la Piazza di San Domenico.
L’appuntamento è per martedì 1 settembre alle ore 22
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NOTTE GLAMOUR IN VIA BORGHETTO Atmosfere da metropoli cool e spazi perduti per il fashion d’autore di Walter e Chiara Crucianelli. Uno straordinario spettacolo della moda tra volti e tendenze del futuro. n guizzo, uno scintillio, un lampo di luce. Si salpa dal tempo per percorrere rotte poco battute, seguendo pensieri arditi, lasciandosi sedurre dalla scia della creatività. La vela si gonfia, prende il vento, e il viaggio comincia. In una di quelle notti, quando in città l’eco di antiche parole risuona… “le donne, i cavalier. l’arme e gli amori”, una porta si apre, invitante, sul futuro. Sipario. Il fashion show sta, per, iniziare! L’idea è ovviamente la loro, di Walter e Chiara Crucianelli, ideatori, registi, originali creatori, eclettici trend setter. Sono loro che mentre la Foligno barocca ritrova antichi gesti, irrompono con il glamour più cool in una vellutata serata di Quintana. L’appuntamento, attesissimo, ha conosciuto già lo scorso anno un cambio di scena (innovare è l’anima del gioco sostiene Walter): dal salone in via Piermarini si è entrati nella multimedialità di Officina 34, - via Istituto Denti 34 – fucina di eventi, di sperimentazione, un loft dove stili e tendenze si fanno fashion style d’autore. Questa volta padre e figlia, hair-stylist di grido, capaci di captare, anticipare, e sorprenderci, l’hanno pensata davvero alla maniera di un trendy time metropolitano. Che si chiamerà “Moda in via Borghetto”, titolo dalle suggestioni retrò per un evento all’avanguardia, audace, sorprendente, anticonvenzionale. Riduttivo parlare di sfilata, la moda c’è e si vede, bellissima, intrigante, ma a dominare la scena sarà il dialogo tra arti, che distilla ed esalta, che unisce e separa, linguaggi e colori, stati d’animo e desideri. Via Borghetto è una strada che lambisce l’Officina, e tutto avverrà qui, giovedì 10 settembre, a partire dalle 21. Sì, proprio qui, in questa antica via a ridosso del Corso cittadino, decaduta e decadente, che tornerà a pulsare di vita, a riproporsi ad una città che l’ha forse dimenticata, in uno spettacolo sfavillante che accenderà la notte. Una serata magica, che vedrà sfilare allegorie del domani, dove la moda flirterà con l’arte contemporanea, il “qui ed ora” con la video art di Nicola Raggi. Tac, tic, tic un tacchettio buca il silenzio e il buio, veicolando passioni, emozioni, stati d’animo, innescando uno scambio senza fine tra straordinario e quotidiano, tra haute couture e prêt-à-porter. Una festa dell’arte e del fashion, dove l’immagine si fa azione e il sogno irrompe nella realtà, lasciandovi le sue tracce. Come finisce? Ovviamente con un fuoco d’artificio (metaforico), con sorpresa top, con delizie da gourmet, con le nuove tendenze lì, a proporre una donna che dalle esplorazioni siderali torna sulla terra, sobria, chic, femminile, sensuale. Con una chiara parola d’ordine: personalità. "Perché il nemico numero uno – commenta Walter – è la beauty-routine, la bellezza sempre uguale a se stessa e per tutti identica”. Che il suo mantra sia da sempre "cambiamento" è d’altronde noto. “Sperimentare, divertire, e se ci riusciamo, scombinare – aggiunge – è lo spirito con cui Chiara ed io proponiamo i nostri eventi”. Il loro segreto è uno. La voglia di rimettersi in gioco, di accogliere nuove sfide, di guardare lontano, per rendere più bello l’oggi. Il mood richiesto? Essere se stessi, innanzitutto. Perché loro lo sono, con tanta voglia di creatività, di emozioni, di sogni, e un cuore che trabocca di passione. Con l'applauso delle stelle. Maria Pia Fanciulli
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di EMANUELE GUERRINI a Quintana è giunta all’appuntamento settembrino e con essa tutta la serie di eventi che ci ruotano introno, tra cui la Fiera dei Soprastanti. Ma per saperne di più abbiamo posto qualche domanda all’Arch. Stefano Trabalza magistrato dell’Ente Giostra – Presidente della Commissione Artistica. Anche per l’Arch. Trabalza le ferie sono finite e appena tornato dalle vacanze si è tuffato subito al lavoro, infatti chi lo cerca lo può sicuramente trovare a Palazzo Candiotti, quartier generale dell’Ente Giostra dove sta preparando con i suoi più stretti collaboratori l’undicesima edizione della Fiera dei Soprastanti primo appuntamento del calendario quintanaro. Quest’anno la fiera sarà sempre in via Arti e Mestieri ma anche se la location è la stessa dell’anno passato le novità non mancano, annuncia Trabalza. Sentiamo dalla voce del Presidente quali sono queste innovazioni. «Come già anticipato, per ragioni di cantieristica ancora legate agli eventi sismici del ’97 si è dovuti ripiegare nel quartiere de li Cipischi che ben si presta a questo tipo di manifestazione, ma sicuramente qualche rinnovamento l’avremo innanzi tutto c’è stata una minuziosa scelta dei banchi introducendo dei nuovi espositori che porteranno merci rare e pregiate valorizzando di più l’aspetto degli scambi commerciali tipici delle fiere seicentesche e riducendo il numero di banchi alimentari. Ciò non toglie che gli avventori che prenderanno parte alla manifestazione non potranno soddisfare i propri desideri enogastronomici con i prodotti tipici-locali già in uso nel seicen-
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La Fiera dei
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to e tuttora punto di forza del nostro territorio». Per l’allestimento delle scenografie e dei banchi di chi si avvale? «La commissione artistica si compone di alcuni collaboratori, i quali mi aiutano non solo da un punto di vista organizzativo - scelta della disposizione dei banchi, delle merci, dei tessuti ecc. - ma soprattutto nell’aspetto pratico; infatti, per ottenere il risultato finale c’è un gran lavoro dietro le quinte ed ognuno di loro ha dei compiti ben precisi da svolgere, anzi colgo l’occasione attraverso le pagine del Cittadino per ringraziare pubblicamente tutti, perché anche loro come me sottraggono del tempo al proprio lavoro e alle loro attività per assicurare la buon riuscita della manifestazione». Che altro tipo di lavoro richiede la fiera? «Oltre all’allestimento iniziale che indubbiamente è il più gravoso dovendo curare tutti i minimi dettagli e particolari ad esempio la copertura della segnaletica stradale presente delle cabine dell’Enele ecc., poi c’è tutto il lavoro di ripristino dello stato quo ante ovvero lo smantellamento dei banchi lo smontaggio dei tendaggi ecc. Proprio per questo l’Arch. Trabalza invita noi de Il Cittadino a compiere un viaggio dietro le quinte per rendersi conto oltre che del lavoro della passione che anima i quintanari nel far si che la manifestazione raggiunga sempre i più alti livelli. In conclusione ci piace citare la frase di Ovidio che sintetizza meglio lo spirito che anima i veri quintanari nei confronti della Giostra e della quintana tutta: “Nec sine te, nec tecum vivere possum”. Buona Quintana a tutti!!!». 89
Equitazione: cominciare da piccoli, dai piccoli. Il pony. di MARIANO ANGIONI
uando negli anni ’70 cominciai ad interessarmi assiduamente di cavalli avevo poco più di 14 anni e le mie esperienze pregresse erano limitate a cavalli da tiro leggero (calesse) o da lavoro. Dopo i primi rudimenti sull’arte equestre, perché di arte si tratta, imparai ad apprezzare il cavallo dal punto di vista meramente sportivo dedicandomi alle discipline olimpiche, in particolare il salto ostacoli ed il completo. Ricordo però che nelle scuderie del Centro Ippico Militare di Agnano, dove svolgevo principalmente la mia attività sportiva, oltre ai cavalli da scuola e da concorso, vi era anche una piccola e simpatica pony di nome Pinky, una sorta di avelignese in miniatura con il ventre assai prominente, un trotterello
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molto raccorciato che rendeva difficile stargli in sella ed una groppa talmente larga da non consertirti di stringere le gambe. Pinky era stata vinta in un concorso ippico dalla squadra di equitazione della Scuola Militare “Nunziatella”, di cui anch’io facevo parte, ed in breve era divenuta la mascotte del maneggio oltre che il divertimento di tutti noi allievi e il mezzo più usato, ed oggi avremmo aggiunto più ecologico, per passare l’erpice ed il rullo nei campi in sabbia del Centro. La piccola pony, insieme ai suoi simili che ora come allora popolano i parchi urbani per il divertimento dei bimbi che salendo in sella pensano di essere già grandi cavalieri o forse meglio magnifici cowboys come quelli dei film o dei fumetti, crearono in me, come penso in moltissime altre persone, l’immagine del pony basso e tarchiato,
oserei dire paffuto, dalla lunga criniera e dalla folta coda che si muove goffamente. Quando quasi tre anni fa mio figlio Niccolò espresse il desiderio di montare a cavallo, con evidente mia grande soddisfazione, mi avvicinai nuovamente, dopo quasi vent’anni al mondo dell’equitazione, mai realmente abbandonato ma apprezzato e seguito non più da cavaliere ma sotto altri aspetti quali lo studio, la passione e la partecipazione a vario titolo a manifestazioni dedicate al nobile animale, come giostre e tornei. E fu così che, a poca distanza dall’abitazione di famiglia in Cannara, mio suocero, altro grande amante dei cavalli oggi purtroppo scomparso, scoprii un piccolo centro ippico, l’Equi Jumping, di cui non conoscevo l’esistenza. A dirigerlo vi trovai Simona Arciero, istruttrice federale e mia vecchia conoscenza, cui affi-
dai volentieri Niccolò scoprendo che i primi rudimenti dell’equitazione (ma anche i secondi ed i terzi) venivano impartiti agli allievi con i pony invece che con mastodontici cavalli. Fu Simona a spiegarmi che la FISE, Federazione Italiana Sport Equestri, ormai da qualche anno, sta sponsorizzando l’attività equestre per i più giovani attraverso i pony, sia quelli descritti precedentemente ma anche altri che sembrano e sono cavalli in miniatura, belli, potenti, elastici, nevrili e capaci di confrontarsi con i loro simili dalla mole più imponente, ciò proprio per favorire l’approccio con l’animale che poteva, precedentemente, risultare sproporzionato fra bambino e cavallo. Sostanzialmente oggi potremmo definire il pony un cavallo di ridotte dimensioni. La FEI, Federazione Equestre Internazionale, ha stabilito che un cavallo può essere ufficialmente detto pony solo se misura - scalzo - 148 cm al garrese, oppure 149 cm - se ferrato, poiché la misurazione viene di norma effettuata su pony in condizioni atletiche e di gara, le misure in tale sede non dovranno superare mt 1.50 senza ferri e mt 1.51 con ferri (Circ. FISE, BA/Prot. 1190 del 05.02.2007). Comunque, il termine “pony” può essere utilizzato per qualunque genere di cavallo dalle dimensioni ridotte, senza badare con esattezza alle misure o alla razza, infatti alcune razze annoverano soggetti adulti sotto i parametri d’altezza per un pony ma che sono tuttavia considerati “cavalli” ed hanno la possibilità di partecipare a competizio-
ni ufficiali in qualità di cavalli. Coloro che hanno scarsa familiarità con gli animali potrebbero confondere un pony adulto con un cavallo giovane ma, sebbene un puledro che stia raggiungendo le dimensioni di un cavallo adulto possa essere non più alto di un pony durante i primi mesi di vita, è palese la sua differenza morfologica, qualunque puledro infatti ha una figura più slanciata con le zampe sottili ed esageratamente lunghe rispetto al corpo. È stato così che ho imparato che vi sono al mondo pony che atleticamente non hanno nulla da invidiare ai cavalli e che ho cominciato a conoscerli meglio. Lo scorso anno poi, ho avuto il
piacere di partecipare, come genitore di Niccolò selezionato per rappresentare l’Umbria, alle Ponyadi, una sorta di olimpiade nazionale dedicata ai pony, dove ho vissuto per quattro giorni un mondo meraviglioso fatto di piccoli uomini e piccoli cavalli che, però, si muovono facendo tutto ciò che uomini e cavalli fanno da sempre. Alla manifestazione erano rappresentate tutte le specialità dell’equitazione, olimpiche e non olimpiche; sono innumerevoli! Dai Pony Games, vere e proprie competizioni a squadre che avvicinano attraverso il gioco i bambini all’animale e che comprendono gimkane e caroselli in costume dove l’affiatamento fra cavalli e cavalieri ed il gioco di squadra hanno una valenza pedagogica di elevatissimo livello, all’Horse Ball, altro gioco di squadra con l’uso di una palla con sei maniglie di cuoio che dopo alcuni passaggi fra i giocatori deve
Niccolo insieme al suo pony Orlando
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essere scagliata, stando ovviamente a cavallo, in una sorta di canestro. Ma non basta, per gli appassionati dell’ippica ci sono le corse Pony Trotto e Pony Galoppo, con le stesse regole delle più importanti competizioni dei nostri ippodromi nazionali, e poi ancora la Monta da Lavoro dove sostanzialmente vengono replicate in forma ludica le performances dei cavalieri che con le loro cavalcature curano e movimentano il bestiame; la Monta Western o Equitazione Americana con gare di abilità a cavallo; il Polo, forse uno dei giochi equestri a squadre più spettacolari e conosciuti al mondo, con una storia talmente antica che si fonde con la storia del cavallo stesso e fa risalire la prima partita addirittura al 600 a.c. fra Persiani e Turcomanni. Ancora sono presenti tutte le discipline non olimpiche contemplate dalla FISE: gli Attacchi, il Volteggio, l’Endurance ed il Reining. La disciplina Attacchi consiste sostanzialmente nel condurre una carrozza trainata da uno o più animali attraverso un percorso prestabilito anche con ostacoli, o effettuando figure e movimenti che mettano in evidenza l’addestramento dell’animale “attaccato”. Il Volteggio è una sorta di ginnastica acrobatica eseguita da uno o più volteggiatori su un cavallo in movimento bardato con un “fascione” al posto della sella e girato alla corda da
un “longeur” a terra che garantisce il movimento costante dell’animale. L’Endurance o Fondo Equestre si svolge in aperta campagna, lungo tracciati che possono andare dai 30 chilometri delle categorie di avviamento ai 160 delle prove più impegnative. Il Reining invece, che vuol dire “lavorare di redini”, trae le sue origini dal lavoro con il bestiame svolto nei ranch dai cowboys americani che utilizzavano i cavalli per radunare, muovere e contenere le mandrie nelle vaste praterie ma anche per catturare e marchiare il bestiame. Infine le discipline olimpiche: quella principe del Salto Ostacoli, dove i concorrenti debbono affrontare, all’interno di un campo di gara circoscritto (in erba o in sabbia, all’aperto o “indoor”) un percorso composto da ostacoli mobili costruiti in legno composti da vari elementi come barriere, tavole, cancelli e balaustre; il Dressage che ha lo scopo di mettere in evidenza le andature naturali e l’attitudine del cavallo in completa sintonia con il cavaliere; il Concorso Completo, gara con classifica combinata articolata su tre prove, una di dressage, una di cross country lungo un tracciato su terreno vario disseminato di ostacoli naturali e fissi come laghetti, macerie, tronchi abbattuti, cataste di legna, fossi, staccionate, banchine, ed altri, da affrontare entro un tempo prestabilito, ed infi-
ne la terza prova del salto ostacoli con le stesse regole della disciplina madre. Credetemi è stata una grande emozione che gli appassionati di cavalli non dovrebbero mancare almeno una volta nella vita! Ringrazio per questo Niccolò che davanti ad avversari di grande spessore, provenienti da tutta Italia e scelti fra i migliori per ogni regione, è riuscito comunque ad ottenere un ottimo piazzamento con il suo pony Orlando concludendo tre giornate di gara all’ottavo posto. Ma il vero scopo di questo pezzo, forse per la passione che racchiude divenuto troppo autobiografico, era quello di lanciare un invito ed un’idea all’Ente Giostra della Quintana e alla città di Foligno: una realtà dove la massima manifestazione cittadina è imperniata sul cavallo, che annovera da sempre la presenza nel territorio di una scuola d’equitazione, la SIF Società Ippica Folignate, ed oggi può vantare anche un altro centro d’elite come l’Equi Jumping di Spello, potrebbe o forse dovrebbe studiare, sponsorizzare ed attivare, attraverso i pony, una bella scuola di giostra, che probabilmente tutti invidierebbero e che consentirebbe a giovanissimi cavalieri di cimentarsi prestissimo anche in manifestazioni importanti in ambito nazionale.
Hourse Ball, gioco di squadra
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