Francesca Ghiggini
BOLOGNA BELLA IMMAGINI DI GIOIELLI DELLA DONAZIONE CAVAZZA AL MUSEO DELLA TAPPEZZERIA: AEMILIA ARS E ALFONSO RUBBIANI
EDIZIONI
NUOVA S1
Š 2014 Tutti i diritti riservati Casa Editrice Nuova S1 snc di Pietro Cimmino Gibellini & C. Via Albertazzi 6/5, 40137 Bologna www.nuovas1.it Numero ISBN: 9788889262733 Prima edizione: aprile 2014
Crediti fotografici
Le immagini dei dipinti conservati nella Pinacoteca Nazionale di Bologna: Madonna in trono con i santi Giovanni Battista, Monica, Agostino Francesco, Procolo, Sebastiano, il donatore Felicini e un angelo musicante, Francesco Raibolini detto il Francia, 1490 ca. Madonna col Bambino in trono e i santi Giorgio, Giovanni Battista, Agostino, Stefano e un angelo, Francesco Raibolini detto il Francia, 1490 ca. Estasi di Santa Cecilia, Raffaello Sanzio, 1513 ca. appaiono su autorizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di BO, FE, FC, RA, RN, Bologna. Il particolare del dipinto Allegoria della Primavera di Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli, 1482 – 85 ca., Firenze, Galleria degli Uffizi, appare su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze; sono vietate ulteriori duplicazioni con qualsiasi mezzo. L’immagine Dame della famiglia Tornabuoni, particolare de La nascita del Battista, di Domenico Ghirlandaio, 1486 – 90, Firenze, chiesa di Santa Maria Novella, coro, appare su autorizzazione del F. E.C. del Ministero dell’Interno, ente proprietario dell’opera e unico titolare dei diritti di riproduzione. Il particolare del dipinto Madonna con il Bambino e i santi Agostino (Gregorio ?), Nicola di Bari e Lucia, di Amico Aspertini, 1515 ca., Bologna, chiesa di San Martino Maggiore, appare su autorizzazione dell’Ufficio diocesano Beni culturali dell’Arcidiocesi di Bologna, ente proprietario dell’opera e unico titolare dei diritti di riproduzione.
Sommario
BOLOGNA BELLA Immagini di gioielli della donazione Cavazza al Museo della Tappezzeria: Aemilia Ars e Alfonso Rubbiani 7
Introduzione
13
I documenti
29
I disegni storici
37
Schede 1 - 7
41
Originale di Aemilia Ars - Tipo Rinascenza
49
Schede 8 - 19
59
Originale di Aemilia Ars
64
Schede 20 - 26
69
Altri disegni
75
Schede 27 - 46
83
Immagini
161
Bibliografia
169
Indice delle immagini
173
Indice dei nomi
Archivi e abbreviazioni ACCB AFC ASF BAB CAGB MDT
Archivio della Camera di Commercio ed Arti di Bologna. Archivio Ditta Fratelli Coltelli, Bologna. Archivio Storico dell’Associazione per le Arti Francesco Francia, Bologna. Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Collezione d’Arte Genus Bononiae. Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Bologna.
Ringraziamenti Benedetta Basevi, Genus Bononiae. Musei nella città. Anna Bertoli Barsotti , Arcidiocesi di Bologna, Ufficio Amministrativo, Beni Culturali. Carla Bernardini, curatrice responsabile delle Collezioni Comunali d’arte di Bologna. Padre Franco Careglio, Responsabile della Biblioteca della Basilica di San Francesco, Bologna. Assunta Denti, Biblioteca Universitaria di Genova, Ufficio Periodici. Franco Faranda, Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Livia Ferlini, Donatella Sabbadini, Archivio Storico della Camera di Commercio di Bologna. Corinna Giudici, Archivio Fotografico della Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico (S.P.S.A.E.) per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini. Vittoria Messere, Ministero degli Interni, Prefettura, Ufficio Territoriale del Governo di Firenze. Per l’aiuto in tutto grazie a Paola Miccaddei, Cristina Peruzzi e alle signore Maria Adelia Pellegrinelli e Elia Zannoni.
Francesca Ghiggini, Storico dell’Arte specializzata in Storia delle Arti Minori, è conservatore del Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi” di Bologna dal 1999. Per la casa editrice CLUEB ha pubblicato Museo Storico Didattico della Tappezzeria. I tessuti copti, 2000 e Dell’ultimo gusto e dell’ultima magnificenza. Il restauro degli arazzi della cattedrale di San Pietro a Bologna, 2008.
Introduzione
Il fondo documentario della Società Aemilia Ars conservato al Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, venne donato nel 1994 dalla signora Flavia Cavazza che volle fare qui pervenire una gran parte dei documenti di proprietà della nonna paterna, la contessa Lina Bianconcini Cavazza, patronessa e direttrice dell'Azienda Merletti e Ricami a punto Antico della Società. La maggior parte della documentazione è logicamente relativa a questo settore1: risulta invece un unicum la presenza di un album2 che contiene un insieme di disegni e fotografie dell'epoca di gioielli, la maggior parte dei quali provenienti da uno dei settori di alto artigianato artistico che facevano parte dell'originaria struttura di Aemilia Ars. Come è noto, la Società per azioni Aemilia Ars, venne fondata a Bologna il 3 dicembre 1898 per “(...) promuovere e facilitare lo studio, la buona produzione e la commerciabilità delle arti decorative e industrie artistiche nella Regione Emiliana, allo scopo preciso che quanto è arredamento e decoro interno della casa, acquisti una praticità migliore ed un miglior senso artistico (...)”3.
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Il fondo documentario (MDT, Carte Aemilia Ars) è formato dagli Statuti, dai regolamenti, dai libri sociali, dalla corrispondenza e da materiali grafici e a stampa prodotti dalla Società. Sono qui conservate anche le bozze preparatorie relative alla pubblicazione del libro Merletti e ricami della Aemilia Ars della casa editrice Bestetti e Tumminelli (1929) e la rassegna stampa dell’Azienda. Il materiale è stato ordinato da Nadia Trebbi Tommasini in occasione della donazione ed è diviso in quattro categorie principali: "Documenti della Società", "Lettere", "Testo introduzione Elisa Ricci", "Opuscoli" e "Foto merletti", riposte in 19 unità di confezionamento, buste di carta ed album ad anelli, descritte con l’indicazione del contenuto specifico nell’elenco redatto in questa occasione, B. Argelli, 2001, p. 239 e O. Ghetti Baldi, 2001, p. 79, nota 5. 2 MDT, Carte Aemilia Ars, album 19. 3 Aemilia Ars Società protettrice di arti e industrie decorative della Regione Emiliana, Statuto, 1898, pp. 3 - 4, in D. Davanzo Poli, 2001, p. 96.
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La Commissione esecutiva della Società, presieduta da Alfonso Rubbiani, direttore artistico, si impegnava a fornire ”buoni disegni e buoni modelli”4 realizzati da un ristretto gruppo di artisti, a selezionati artigiani bolognesi e maestranze specializzate della regione Emilia Romagna. Per l’esposizione e la vendita dei manufatti era prevista una sede di prestigio, aperta nell’aprile del 1900 nel centro di Bologna, in via Ugo Bassi, descritta dalle cronache dell’epoca come un deposito - mostra di mobili e ceramiche, lampade e oggetti in ferro battuto, lavori in argento, gioielleria, cuoio cesellato e bulinato, ricami, terrecotte “(...) un insieme cioè notevolissimo di lavori acconci all’abbellimento della casa.”5. Fin dalla fondazione della Società, Francesco e Lina Cavazza appaiono nel Consiglio degli azionisti, che ha come presidente Cesare Ranuzzi Segni, e la contessa è già membro della Commissione esecutiva; il 2 ottobre 1900 l’assetto di Aemilia Ars venne modificato in Società anonima cooperativa e la presidenza affidata a Francesco Cavazza6. Nel 1903, malgrado il successo ottenuto nella Prima Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna di Torino dell’anno precedente7, la Società venne messa in liquidazione e gli oggetti ancora conservati in deposito furono venduti in un’asta tenuta il 7, 8 e 9 gennaio del 1904 a Firenze, presso il Grand Hotel Baglioni8. Francesco Cavazza decise quindi di puntare esclusivamente sulla produzione che già si era rivelata “(...) prediletta dal pubblico d’ogni paese (...)” e pertanto "(...) mostravasi la più utile e sicura, così socialmente come economicamente: cioè l’industria dei merletti e ricami a punto antico.”9; la
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La Commissione esecutiva era nominata annualmente dal Consiglio degli azionisti e, oltre alla fornitura e alla scelta dei disegni e modelli, si occupava anche “delle convenzioni coi produttori, propaganda e pubblicità, scelta della produzione degna di incoraggiamento e di mostra, direzione ed esercizio delle vendite nella mostra permanente”, cfr. Aemilia Ars Società protettrice di arti e industrie decorative della Regione Emiliana, Statuto, 1898, p. 3. 5 R. Pantini, 1902, pp. 11 - 12. Nello Statuto del 1900 è precisato che le percentuali del ricavato trattenute dalla Società erano quanto bastavano per coprire le “(...)spese d’ordinario esercizio (...)”, cfr. Aemilia Ars Società anonima cooperativa per il miglioramento delle industrie artistiche ed arti decorative in Emilia - Romagna, Notizia - Statuto, 1900, p. 6 6 Aemilia Ars Società anonima cooperativa per il miglioramento delle industrie artistiche ed arti decorative in Emilia - Romagna, Notizia - Statuto, 1900, p. 8. 7 Cfr. Disegni storici, p. 33 - 34, nota 149. 8 Catalogo della vendita Aemilia Ars, 1904, p. 12. I mobili in precedenza erano tenuti in deposito a Firenze presso il magazzino di Nicolò Bellacci, che “accondiscende di tenerli fino al 6 gennaio del 1904”, CAGB, 2011/AeA/doc0119 - Protocollo Aemilia Ars 1903, 7 dicembre 1903, n. 34. 9 F. Cavazza, 1903, p.n.n. 3, in D. Davanzo Poli, 2001, p. 96, nota 11. 8
direzione della Società venne assunta da Lina Bianconcini Cavazza10 mentre la direzione artistica rimase affidata ad Alfonso Rubbiani, che mantenne la carica fino alla morte11. Rubbiani fu la figura che influenzò maggiormente la vita artistica bolognese negli anni compresi tra gli ultimi due decenni dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Scelse di dedicarsi all’arte dopo gli studi di giurisprudenza: l’esordio avvenne nel 1882 con due guide dedicate, rispettivamente, all’Appennino e al centro e ai dintorni di Bologna; nel 1883 fa parte della locale Deputazione di Storia patria e collabora con il professor Tito Azzolini ai lavori di restauro del Castello di San Martino di Soverzano presso Minerbio, di proprietà del conte Felice Cavazza12. L’anno seguente inizia una serie di ricognizioni nel centro della sua città natale alla ricerca di elementi storici, come le decorazioni tre - quattrocentesche in terracotta, realizzando una serie di assaggi, rilievi, fotografie e perizie e acquisendo pertanto una straordinaria conoscenza del tessuto urbano, che gli procurerà un posto di membro della commissione per il piano regolatore del 188513. Nel 1886 venne costituita la Commissione per la Fabbrica di San Francesco14: Alfonso Rubbiani venne subito nominato Direttore dei restauri e in quello stesso anno iniziò i rilievi e le indagini preliminari con la collaborazione di Achille Casanova ed Edoardo Collamarini15. É soprattutto durante gli interventi nelle cappelle absidali, che prevedono il restauro 10
Lina Bianconcini Cavazza già dal 1899 aveva iniziato ad insegnare il “punto antico” ad alcune ragazze di modesta condizione sociale. Dai documenti relativi si parla ancora di fase sperimentale durante il secondo semestre del 1900 e si considera il 1901 l’anno di inizio vero e proprio della Sezione Merletti e Ricami, con sede in via Ugo Bassi 21 a Bologna, cfr. Aemilia Ars. Le biancherie ricamate a punti antichi, 1901, p.n.n.2, in D. Davanzo Poli, 2001, p. 96 e nota 13. 11 Bologna, 1848 - 1913. 12 La direzione dei lavori era stata inizialmente affidata al professor Tito Azzolini ma Alfonso Rubbiani venne associato dopo breve tempo,”I lavori di ristauro (...) furono intrapresi nel 1883 (...) affidandone (...) la direzione al cav. prof. Tito Azzolini; direzione a cui io venni associato per cortesia d’entrambi”, A. Rubbiani, 1885, pp. 4, 5, in O. Mazzei, 1981, p. 54. I lavori di restauro del castello, acquistato dal conte Felice Cavazza nel 1882, vennero completati entro il 1888, O. Ghetti Baldi, 2001, pp. 63 - 64. 13 G. Zucconi, 2001, pp. 33 - 34. 14 La commissione venne costituita dal cardinale Battaglini con apposito decreto il 5 aprile 1886; era composta dal conte Nerio Malvezzi, presidente, dal marchese Tommaso Boschi, segretario, dal conte Francesco Cavazza, tesoriere; i consiglieri sono il conte Giuseppe Grabinski, il marchese Carlo Alberto Pizzardi, il cavalier Alfonso Rubbiani e il conte Luigi Salina, cfr. O. Mazzei, 1981, p. 54. e O. Ghetti Baldi, 2001, p. 54. Per questo argomento, cfr. anche E. Baldini, 2013, pp. 22 – 30. 15 Per le biografie di Edoardo Collamarini e di Achille Casanova, cfr. E. Baldini, 2001, pp. 253 - 254. 9
architettonico ma anche il ripristino degli assetti decorativi e arredi16 , che Rubbiani riesce a costituire un’équipe di artisti17, la cosiddetta gilda di San Francesco, un’organizzazione artistica esemplata sul prototipo delle antiche corporazioni medievali di mestieri18, dalle quali mutua il nome e nella quale si realizza una piena collaborazione incrociata tra artisti e artigiani19. Il prestigio di questa équipe, conquistato durante i lavori di restauro della basilica di San Francesco, si accresce con il rinnovo del Palazzo Rosso di Bentivoglio e della dimora cittadina di via Castiglione, di proprietà del marchese Pizzardi, e del Palazzo di via Farini dei conti Francesco e Lina Cavazza20; quasi come logica conseguenza, gli stessi artisti e artigiani della gilda di San Francesco confluirono poi nella Società Aemilia Ars. L’idea di creare oggetti, arredamenti e complementi d’arredo necessari e utili ad un uso quotidiano ma estremamente raffinati e accordati tra loro e con gli spazi architettonici, per realizzare una decorazione globale e armonica degli spazi abitativi, si inserisce in una ricerca di rinnovamento artistico e di una nuova concezione estetica che coinvolge, in un breve intervallo di tempo, quasi l’intera Europa ma della quale ha la priorità storica la Gran Bretagna, con il movimento Arts and Crafts21, punto di arrivo di una serie di ricerche e dibattiti sull’estetica della produzione industriale, avviata in Inghilterra già dalla metà del XVIII secolo, in coincidenza della prima fase della rivoluzione industriale22. 16
C. Bernardini, 2008, p. 58. Tra questi apparivano Giulio Casanova, Augusto Sezanne, Alfredo Tartarini e Alberto Pasquinelli, per le biografie cfr. E. Baldini, 2001, pp. 253, 258 - 260. 18 C. Bernardini, 2008, p. 58. 19 Questi in un primo tempo furono di varia provenienza ma dopo qualche anno vennero sostituiti da manifatture e maestranze italiane, in prevalenza emiliano romagnole. Esemplare a tale proposito è la realizzazione delle vetrate, in un primo tempo affidata a botteghe straniere, quali la Ditta Champigneille di Parigi e la Ditta Tiroler Glasmalerei di Innsbruck mentre la realizzazione delle vetrate della Cappella di Sant’Antonio da Padova e della cappella Santi venne affidata alla ditta di Attilio Fabbri di Bologna, O. Ghetti Baldi, 2001, pp. 55 - 57. 20 Il marchese Carlo Alberto Pizzardi già nel 1890 aveva affidato a Rubbiani il restauro del castello di Bentivoglio, O. Mazzei, 1981, p. 60 e O. Ghetti Baldi, 2001, p. 63. 21 Per una precisa panoramica sul percorso evolutivo delle Arts and Crafts in Inghilterra e, in seguito, in Europa, si rimanda al fondamentale studio di Orsola Ghetti Baldi, 2001, pp. 42 - 52. 22 Un ruolo di primo piano fu svolto da Josiah Wedgwood (1730 - 1795) con lo stabilimento Etruria; il fattore catalizzante che accompagnò fin da principio la sua produzione di ceramica fu l’adesione ai motivi e alle forme delle immagini della suppellettile greca, etrusca e romana, che iniziarono a circolare dal 1752 - 1755. Era prevista una produzione di oggetti d’arte e prodotti d’uso comune: ma la vera rivoluzione riguarda quest’ultima categoria per la quale, grazie allo studio metodico della suppellettile antica, riuscì a 17
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Il movimento Arts and Crafts prese il nome dall’Arts and Crafts Exibition Society, fondata a Londra nel 1887: la sede espositiva era collocata nella New Gallery di Regent Street23. Nei circoli Arts and Crafts arte e mestiere, disegno e manifattura, erano considerati tutt’uno e, pertanto, era considerato essenziale che chi progettava un manufatto, si occupasse anche della sua realizzazione. Gli esponenti di punta del movimento, John Ruskin e William Morris, condannavano l’idea di una eccessiva specializzazione e divisione del lavoro nelle discipline artistiche, dal momento che ritenevano che questa separazione si fosse affermata dopo il Rinascimento, epoca indicata come modello di perfezione artistica, con una totale integrazione tra Arti Maggiori e Minori24. Particolarmente ispirato al Cinquecento italiano, fu Charles Robert Ashbee25, il più importante disegnatore di gioielli del movimento Arts and Crafts; laureato in architettura a Cambridge, nel 1881 decise di fondare la School of Handicraft: collocata a Toynbee Hall, un centro filantropico nell’Est End di Londra, divenne la sede di una serie di esperimenti sulla lavorazione dei metalli condotti sulla base dei trattati di Benvenuto Cellini sull’oreficeria e sulla scultura, da lui stesso tradotti dall’italiano. Nel 1888 fondò la Guild of Handicraft, una cooperativa di artigiani, nella quale erano osservate molte delle regole del movimento Arts and Crafts. La produzione prevedeva infatti esclusivamente pezzi unici di qualità altissima, con lavorazioni totalmente artigianali, mantenendo il più possibile l’integrità del materiale, senza sottoporlo ad alterazioni, tendenza che nel settore gioielleria si tradusse con un largo uso di pietre taglio cabochon e di perle scaramazze. Nel 1905 per la Guild of Handicraft iniziarono le prime difficoltà economiche, in maggior parte dovute dalla concorrenza della ditta Liberty di Londra, che propose modelli ispirati ai disegni di Ashbee ma realizzati meccanicamente e, pertanto, di minore costo e larghissima diffusione, che portarono, nel 1907, al fallimento e, l’anno successivo, alla liquidazione volontaria della ditta26.
produrre stoviglie perfettamente funzionali ad un’uso quotidiano espresse con linee di altissimo valore estetico, F. Bologna, 1972, pp. 150 - 153. 23 L. Parry – K. Livingstone, 2005, pp. 10 – 11. 24 V. Becker, 2001, pp. 93 – 95. 25 Per l'influenza di Ashbee nel settore gioielli di Aemilia Ars, cfr. I documenti, pp. 26 - 27 e Originale di Aemilia Ars, p. 62. 26 V. Becker, 2001, p. 102. 11
Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi� di Bologna 12
Immagini
1, Bologna, Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Carte Aemilia Ars, album 19, p. 45, Cartoncino con nota esecutiva di Alfonso Rubbiani e marchio a secco Aemilia Ars, china su cartoncino, mm 57 x 105, 1898 – 1903.
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2, Bologna, Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Carte Aemilia Ars, album 19, c.10r., Cartoncino con margine forato e due fotografie dell’epoca di pendenti, mm 198 x 248.
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3, Bologna, Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Carte Aemilia Ars, album 19, c. 6 r., Recto di pendente, fotografia dell’epoca del disegno di Alfonso Rubbiani per Aemilia Ars (qui doc.), Bologna, 1898 - 1902.
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4, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Madonna col Bambino in trono con i santi Giovanni Battista, Monica, Agostino, Francesco, Procolo, Sebastiano, il donatore Felicini e un angelo musicante, Francesco Raibolini detto il Francia, 1490 circa, olio su tavola, cm 189 x 164, inv.583, part.
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4a, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Madonna col Bambino in trono con i santi Giovanni Battista, Monica, Agostino, Francesco, Procolo, Sebastiano, il donatore Felicini e un angelo musicante, Francesco Raibolini detto il Francia, 1490 circa, olio su tavola, cm 189 x 164, inv. 583.
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5, Bologna, Museo della Tappezzeria “Vittorio Zironi�, Carte Aemilia Ars, album 19, c.5v. , Bozzetto del recto di un pendente con rubini e zaffiri, manifattura bolognese, Aemilia Ars, Alfonso Rubbiani (qui attr.), 1898 - 1903.
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