rosalba pepi
CATERINA DE’ MEDICI un ricamo a punto filza
a cura di
maria rita faleri
Nuova S1
Immagini:
Testo e disegni:
Luigino Rogante
Rosalba Pepi
Schemi:
Maria Rita Faleri
Stampa:
Bieffe Recanati (MC)
Š 2013 tutti i diritti sono riservati Casa Editrice Nuova S1 s.n.c. di Pietro Cimmino Gibellini & C. Via Albertazzi, 6/5 - 40137 Bologna Italy info@nuovas1.it - www.nuovas1.it Numero ISBN 9788889262641 Prima edizione: febbraio 2013
Introduzione Questo libro nasce per raccontare la storia di un ricamo: il “Caterina de’ Medici”. Non una storia di origini, ma le tappe di un percorso visto attraverso gli occhi e le mani di una ricamatrice. Quando nel 2003 ho conosciuto Rosalba, ero alla ricerca di nuove esperienze in campo tessile; dirigevo come oggi, un gruppo di appassionate ricamatrici, ed anche per questo motivo avevo necessità di conoscere ed imparare nuove tecniche oltre quelle che mi erano state tramandate da mia nonna prima e mia madre poi. Quello che mi colpì allora di Rosalba, era la ricerca puntuale, attraverso i modelli e gli antichi manufatti, della identità propria di un ricamo apparentemente semplice, ma per nulla scontato. Quindi non una generica riproduzione di un disegno, ma lo studio del percorso di un filo attraverso una tela e poi la ricerca di nuovi percorsi e di nuovi materiali capaci di rinnovarne lo stile senza tradirne l’identità. Quello che viene raccontato e descritto in questo volume è un viaggio decennale attraverso i lavori suoi e delle sue allieve che, come me, si sono innamorate di questo Nobile Ricamo. maria rita faleri
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Tutto comincia con un punto:
Il punto filza Il punto più semplice che possiamo eseguire sopra un tessuto con ago e filo, è quello della filza. Un gesto che accomuna culture e periodi storici diversi, che ci hanno lasciato testimonianze di manufatti pregevoli e di indubbio valore artistico. Nel XVI secolo il pittore Hans Holbein il Giovane ha dipinto ritratti della nobiltà ripetendo con attenzione i tratti di piccole filze ricamate su colli, cuffie e polsi dei costumi dell’epoca.
Hans Holbein 1498-1543, Catherine Howard
Esempi di filza li troviamo su frammenti di tessuti ricamati per la biancheria di casa o riprodotti su samplers ricamati con fili di lana o seta, conservati nelle collezioni tessili dei più importanti musei d’Europa; la filza è il punto base di tante tipologie di ricamo popolare in Italia ed è elemento principale di molteplici ricami dell’India e del Giappone. Hans Holbein 1498-1543, Jane Seymour
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Ci sono filze che lavorano il tessuto con punti tirati conferendogli un aspetto più o meno increspato; filze che seguono i contorni di un disegno per poi eseguirne il suo riempimento, altre che a file affiancate costituiscono il riempimento stesso e filze che contano le trame per riprodurre uno schema geometrico-arcaico, tramandato da generazioni di decoratori. La filza del ricamo Caterina De’ Medici appartiene a questo ultimo tipo, procede per fili contati ripetendo con ago e filo i moduli regolari di uno schema geometrico.
Castiglion Fiorentino, collezione privata, particolare di pag. 9 Il suo nome è un chiaro riferimento al periodo rinascimentale, quando il punto filza era diffuso in tutta Europa, e in particolare alla figura di Caterina de’ Medici, regina di Francia dal 1547 al 1559. Tra le diverse azioni di cui Caterina de’ Medici si rese protagonista durante il suo periodo a corte, ci fu quella di dare impulso all’attività tessile. Così come il bisnonno Lorenzo il Magnifico lo era stato alla corte di Firenze, anche Madama Caterina si comportò da grande mecenate, invitando artisti a disegnare nuovi modelli per ricami e merletti. La fiorente editoria del periodo favorì la loro diffusione con la pubblicazione dei diversi modellari, segnando una traccia nel costume dell’epoca e costituendo un riferimento per i secoli successivi. Ed infatti, alla fine dell’800, ripresi e rivalutati dal movimento dell’artigianato artistico e dalla diffusione del collezionismo, quegli stessi modellari servirono da ispirazione e spunto per le nuove produzioni tessili. Anche il punto filza fu reinterpretato ed in Italia il nome di Caterina de’ Medici fu legato a questa specifica tecnica che da allora non è più stata abbandonata diffondendosi principalmente in tutta l’Italia centrale tra Toscana Umbria e Marche. Molte le testimonianze oggi presenti nel territorio con numerose interpretazioni decorative secondo il gusto del periodo di realizzazione con schemi di ispirazione Liberty o Déco.
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Ciò che caratterizza il ricamo Caterina de’ Medici, distinguendolo dai molti ricami così eseguiti, è il tipico rilievo che assume; la tridimensionalità è dovuta ai materiali che la tradizione ottocentesca ci ha insegnato ad usare: tela di lino rada, quasi una rete, filo di cotone povero a più capi e non ritorto. Il colore naturale del tessuto non sbiancato o grezzo, riempito da un ricamo avorio contribuiscono a rendere l’effetto di morbidezza dell’insieme, una texture forte molto adatta all’arredamento di case di campagna per teli copritavolo o cuscini ma che messa in controluce offre la piacevole sorpresa della leggerezza, in quanto il tessuto rado si perde a tutto vantaggio del ricamo che con la luce diventa unico protagonista. La linea tracciata dai punti necessita di due passaggi per essere completata: filza di andata e filza di ritorno; la prima traccia il percorso con un punto a diritto ed uno a rovescio, una volta concluso il disegno con la seconda si torna indietro passando sui punti lasciati scoperti dalla filza di andata.
Foligno, collezione privata tenda 1925 circa
Definiamo questa tecnica con il nome di DOPPIO PUNTO FILZA. Il disegno è una scrittura modulare continua, dove le interruzioni sono ridotte al minimo e la filza procede quasi ininterrotta fino al completamento del motivo, la superficie finale è quella di un tutto pieno in rilievo, molto ricco per compensare la semplicità della tecnica e dei motivi. Gli elementi tipici del ricamo Caterina de’ Medici sono infatti molto stilizzati; greche e bordi sono formati da sottili delineazioni di alberelli, fiori e animali, provenienti dalla più antica iconografia decorativa medievale e rinascimentale.
Castiglion Fiorentino, collezione privata guida 1930 circa
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Per raccontare questa storia abbiamo diviso il percorso in sezioni, evidenziando i passaggi più significativi di questa ricerca sul ricamo Caterina de’ Medici.
Materia Ciò che caratterizza il ricamo Caterina de’ Medici sono i materiali che tradizionalmente vengono utilizzati: tela rada di lino, filo di cotone povero poco ritorto. Questi materiali sono di colori naturali grezzo e avorio, il risultato è un ricamo tridimensionale in morbido rilievo che rende ben evidente il disegno anche quando il colore del filato è in tonalità con il colore del tessuto.
Fermo, particolare di un centro tavola, collezione privata
Colore Nelle prestigiose collezioni tessili dei musei di tutta Europa sono conservati frammenti di tessuti medievali e rinascimentali ricamati a punto filza con fili di seta policroma in giallo, blu, verde, rosso. Gli schemi ed i soggetti sono quelli tipici del ricamo Caterina de’ Medici, disegni a linea continua, greche, motivi geometrici e animali simbolici. Il lavoro fatto è stato quello di mettere a confronto la tecnica del ‘900 con lo studio di questi ricami antichi, sperimentare. Così sono stati ripresi schemi da manufatti tessili antichi come da affreschi ed interpretati in progetti originali, è stato utilizzato il filo di seta al posto del cotone ed inserito il colore tingendo i materiali con sostanze naturali per recuperare il gusto del passato ed accorgersi che è molto vicino a quello contemporaneo.
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Modena, Museo Civico D’Arte Frammento di fascia di lino cm 68 x 7, ricamata in lino a formelle ottagonali in sequenza, definite sopra e sotto da quattro petali contrapposti e con motivi di animali e lettere all’interno; databile come motivi tra ‘400 e ‘500, l’ottimo stato di conservazione fa pensare ad una datazione più recente, fine ‘800. (1) La fascia è stata il riferimento per progettare la guida con formelle ottagonali a tutto fondo, ricamata con sete policrome a tintura naturale, ricamo VIII.
1) - Maria Luisa Rizzini, La Collezione Gandini Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo, scheda 5, foto Alain Claverie
Modena, Museo Civico D’Arte Frammento di tovaglia databile seconda metà del sec. XVI, tela di lino ricamata a doppio punto filza in seta azzurra su motivo a stella con volute. (2) Questo stesso motivo, nel ricamo IX, è stato inserito al centro di un bordo con geometrie a rombo e uccellini affrontati, l’ispirazione principale è data dal colore azzurro del ricamo originale che domina l’insieme.
2) - Maria Luisa Rizzini, La Collezione Gandini Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo, scheda 8, foto Alain Claverie
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Cortona, Chiesa di San Francesco La reliquia del cuscino di San Francesco è contenuta in una fodera di seta rossa finemente ricamata in oro e seta policroma. Il disegno di questo prezioso ricamo medievale è stato già ripreso all’inizio del secolo scorso dalla tessitura artistica umbra e preso a modello per i ricami X, XI, XXVIII, le due facce del cuscino hanno disegni diversi: da un lato, all’interno degli anelli concatenati, si alternano un’aquila ed un leone, dall’altro lato un fiore di loto ed un motivo geometrico a stella. (3)
3) - Graziella Palei, L’eredità del Padre le reliquie di San Francesco a Cortona, Edizioni Messaggero Padova, foto di Gaetano Poccetti.
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A Milano alla fine del ‘400, nell’affresco di Santa Maria delle Grazie, Leonardo da Vinci dipinge l’Ultima Cena. Da questo affresco cogliamo un particolare tessile, il bordo turchino della tovaglia perugina che copre il tavolo, la definizione dei particolari ci ha permesso di ricostruire il disegno di questo bordo e ricamarlo con la tecnica del ricamo Caterina de’ Medici su una tovaglia contemporanea, ricamo VII.
Buratto Il termine Buratto sta ad indicare una tessitura a garza di lino o canapa prodotta in diverse altezze ed utilizzata come base per il ricamo. Il buratto viene tessuto con un apposito telaio a licci che, con un movimento del pedale, provoca una torsione tra due fili dell’ordito ad ogni passaggio di trama. La misura del telaio limita la misura dell’altezza del buratto che non supera i 50 cm, per questo motivo vengono ricamati bordi che possono essere inseriti o applicati come rifinitura su tende o altri manufatti. L’aspetto è quello di una rete a buchi quadrati, con un ordito doppiato intrecciato da una trama a filo semplice; comunemente viene chiamata con questo termine una tela rada a fili un po’ grossi che riproduce l’effetto a rete del buratto. Il punto filza eseguito su questa tela prende 1 trama per punto, sia in orizzontale che in verticale, il punto diagonale prende 1 incrocio. Modena, Museo Civico D’Arte Tramezzo, buratto in lino ricamato a doppio punto filza in seta cremisi (4).
4) - Maria Luisa Rizzini, La Collezione Gandini Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo, scheda 27, foto Alain Claverie
Laboratorio tessile Alice, ricamo su buratto: punto rammendo Più comunemente il buratto viene ricamato riempiendo i buchi a punto rammendo seguendo gli antichi schemi dei modellari cinquecenteschi.
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Trasparenza
Fermo, Palazzo dei Priori, particolare di affresco
La ripetizione di un motivo semplice fino a riempire uno spazio è la caratteristica di questa sezione, ispirate alle grate in ferro queste speciali grate di lino e seta messe davanti ad una finestra creano un sottile velo di separazione tra il privato ed il mondo esterno. Innumerevoli sono le fonti di ispirazione per questa tipologia di disegni, dalle pavimentazioni ai ferri battuti, agli affreschi, per ciascun modello la difficoltà è quella di trovare il senso di lavoro per tracciare una linea continua dei punti senza interruzioni ne ripassi. Gli schemi sono preparati con differenze di colore per suggerire il percorso, ma possono esserci altre soluzioni ugualmente efficaci e continue.
Momenti da ricordare Una tela di lino leggera, 11 fili a cm, ricamata con un filo di seta avorio, ottiene un effetto molto raffinato che ben si addice all’occasione celebrativa di un matrimonio, trasformando l’aspetto di un ricamo rustico in qualcosa di prezioso e delicato. Ciascun punto prende 3 trame, ma sono talmente sottili che i punti risultano molto piccoli, così è possibile giocare con le proporzioni e mettere nello stesso lavoro fiori lavorati a 3 trame con altri a 4 e 5 trame, arrivando anche a raddoppiare i punti per creare effetti più accentuati, è questo il caso della tenda/velo, ricamo XXXI, dove uno stesso disegno di fiore è stato interpretato in diverse proporzioni, singolo e assemblato a quattro.
Laboratorio tessile Alice, bomboniere
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Lana Il lavoro di ricerca prosegue con l’inserimento di un altro materiale: la lana. Ci sono tradizioni che utilizzano questa fibra animale nei loro ricami dal nord Italia al nord Europa all’America centrale ma nel ricamo Caterina de’ Medici in particolare non era ancora stata provata. Ho ricamato con lane autoctone toscane, di qualità Garfagnina e Amiatina, un po’ ruvide e difficilmente utilizzabili per l’abbigliamento ma perfette per questa tecnica perché tengono la torsione e con il lavaggio si ammorbidiscono prendendo volume. La tipologia dei disegni proposti è quella della tradizione cambiandone però la proporzione; facendo riferimento ad un singolo modulo di un disegno ripetitivo, sono stati moltiplicati i punti aumentando le misure finali a seconda del progetto decorativo. L’idea che ho seguito è quella della sostenibilità: nell’uso dei materiali, nell’interpretazione della tradizione e nel trattamento del tessuto, lasciato naturale e senza stiratura.
Laboratorio tessile Alice, tenda, particolare
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La tecnica Il ricamo Caterina de’ Medici è un ricamo a fili contati, segue uno schema geometrico riportato dalla carta al tessuto con la tecnica del Doppio Punto Filza. A ciascun quadretto dello schema corrisponde un dato numero di trame, a seconda della pesantezza della tela, da 2 a 3 a 4 trame, nelle diverse direzioni: orizzontale, verticale, diagonale intendendo questo punto come la diagonale di due trame per due o tre per tre o quattro per quattro. Il Doppio Punto Filza consiste in una filza di andata e una di ritorno.
Nel passaggio di ritorno l’ago viene infilato da un lato per poi uscire da quello opposto del punto di andata, la linea ottenuta è una linea ritorta in morbido rilievo ed uguale sia a diritto che a rovescio.
Notare l’esecuzione di un incrocio, che può essere un fiore a 4 petali o il passaggio di una linea trasversale: si lavora in senso rotatorio intorno al punto centrale, questa tecnica evidenzierà il centro conferendo grazia all’insieme del motivo.
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fine anteprima
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