Marilisa Edoni
IL PUNTO COLOGNA
Variazioni su un antico merletto di origine veneziana ad ago
Nuova S1
Š 2013 tutti i diritti sono riservati Casa Editrice Nuova S1 s.n.c. di Pietro Cimmino Gibellini & C. Via Albertazzi, 6/5 - 40137 Bologna Italy info@nuovas1.it - www.nuovas1.it Numero ISBN 9788889262719 Prima edizione: ottobre 2013
Introduzione Questa pubblicazione vuole illustrare un sogno nato per condividere le sensazioni che io vivo e provo nel leggere l’operato di abili mani e di anni trascorsi a tendere punto dopo punto una tela viva, che sa di fiori, di foglie, di preghiere e magari di qualche imprecazione con l’arrivo di un nodo in un filo che avrebbe avuto, anch’esso, la sua parte di storia. Nel 1405, Cologna Veneta, territorio che segna i confini tra le province di Verona, Vicenza e Padova, dopo essere stata posseduta da varie signorie, passò al servizio della Serenissima Veneta Repubblica. All’epoca Venezia e Cologna erano legate, non solo da interessi politici e militari, ma da una via preferenziale che sfruttava la percorrenza nei due sensi il fiume Guà: su di esso si muovevano chiatte stipate di materiali prodotti nella zona, molto noti erano i cordami colognesi prodotti dai monaci che utilizzavano la canapa locale e la sua lavorazione. Da Venezia arrivarono col tempo anche alcune persone che avevano il compito di educare le giovani donne al lavoro manuale, alla preghiera, alla meditazione e alla disciplina: erano suore cappuccine, persone dotate di genio ed arte, alcune come suor Geltrude, al secolo Cattarina d’Orio, così potenti da influenzare la vita delle persone “socialmente” impegnate. I documenti consultati, testimoniano la storia delle trasformazioni nel territorio e dell’alternarsi delle dominazioni, ma nessun manuale o testo scritto finora ha illustrato la tecnica del Punto Cologna tramandato solo oralmente dalle maestre merlettaie.
Il Punto Cologna Il Punto Cologna è un merletto che trae origine dal Punto Venezia, infatti ad importarlo furono le suore capuccine alla fine del 1600 provenienti dalla città lagunare all’entroterra. A Cologna Veneta lo stesso tipo di arte ad ago e filo lungo gli anni successivi subì delle trasformazioni, sia per quel che riguarda la tecnica di lavorazione, sia per il disegno, fino ad assumere un propio caratteristico nome: Punto Cologna. Dal 1700 al 1800 vennero prodotti manufatti che non avevano nulla da invidiare al tema originale veneziano, ma con l’arrivo di Napoleone I° il convento fu smantellato e le suore vennero mandate in altri conventi o rimpatriate nelle case di origine. Dalle poche superstiti il “segreto” del Punto Cologna fu tramandato fino agli inizi del 1900, quando precisamente nel 1907 grazie all’intervento dell’Avv. Antonio Gaspari e alla Sig.ra Teresa Dea Piccini venne fondata l’ultima scuola in Cologna Veneta. L’attività proseguì con successo e riconoscimenti fino alla prima guerra mondiale, poi la società si sciolse. Le merlettaie portarono con loro il segreto fino a sparire. L’ultima depositaria di quel segreto, la Sig.ra W. Zanini, prima di terminare la sua esistenza terrena e dopo una mia discreta insistenza mi svelò i rudimentali insegnamenti di quell’arte che altrimenti sarebbe scomparsa per sempre. Passione e testardaggine poi fecero il resto. 3
Tovaglia per altare - 1700
Tovaglia per altare - 1700 4
Particolare tovaglia - 1700
Particolare tovaglia - 1700 5
Particolare tovaglia per altare - inizi 1900
Particolare tovaglia - inizi 1900 6
Tovaglia per altare - inizi 1900
Il Punto Cologna è come il Punto Venezia e l’Aemilia Ars un “punto in aria”, cioè un merletto ad ago che si autosostiene durante la lavorazione senza l’ausilio di supporti tessili, nel nostro caso anche senza l’uso del tombolo e del murello. È costituito da pieni (fiori, fogliame, molto raramente da immagini umane) e da vuoti sostenuti da ponti e/o ragnetti che sostituiscono completamente la tela. Il passaggio dal ricamo al merletto fu graduale, dalle prime sfilature, poi al reticello, si passò alla definitiva scomparsa di trama e ordito. Ciò accadde a Venezia dove la lavorazione ad ago e a fuselli fu documentata fin dalla metà del 1500. Alla fine di quel secolo i merletti divennero accessori di moda molto importanti e i manufatti vennero esportati in tutta l’Europa. Se dal 1600 il Punto Venezia ebbe una notevole evoluzione grazie ai continui contatti con l’estero, il Punto Cologna rimase quasi inalterato rispetto alle sue origini, variando di poco durante i periodi dal tardo rinascimento al barocco.
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Strumenti e Materiali
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Ago Filo Cartoncino Carta adesiva trasparente Carta da lucido o velina Carta carbone Tela Forbici Pinzetta Punteruolo Ditale
Ago È lo strumento più importante. La scelta del suo calibro è conforme al calibro del filo che decidete di usare. Non è conveniente che tra ago e filo vi sia sproporzione: se l’ago è troppo grosso rispetto al filato, si rischia di traumatizzare e allargare troppo i punti tra i vari passaggi. Suggerisco quindi di tenere in considerazione queste misure: n.ri 9-10-12 Es: ago n. 9-10 per lino o cotone n. 80 ago n. 10-12 per lino o cotone n. 100 ago n. 12 per lino o cotone n. 120 ed oltre. 8
Filo Dal 1600 i primi filati per i manufatti furono il cotone bianco od ecrù e il lino prodotto nelle Fiandre. Ancor oggi questi sono i più usati, benchè si possa sfruttare ogni sorta di materiale da cucito. Il lino, non essendo ritorto, ha la particolarità di essere imperfetto e questa rende difficoltosa l’esecuzione del lavoro. Esso talvolta si sfibra, soprattutto in prossimità della cruna dell’ago, a causa del microtraumatismo del ditale metallico. La resa del lavoro però ripaga l’impegno, perché il merletto risulta estremamente gradevole al tatto. Il cotone è il filato più versatile, in commercio si trova una svariata scelta di misure e di colori. Consiglio di cominciare con un unico colore bianco od ecrù, sperimenterete in un secondo tempo colori più scuri e policromie. Per il calibro regolatevi in base ai vostri limiti visivi, ma ricordate che più sottile è il filato, più pregiato sarà il risultato. Alcune allieve, per non rinunciare al filato sottile, fanno uso di lenti di ingrandimento. Consiglio di utilizzare inizialmente un semplice cotone da cucito: il n. 50 per il fondo (guepure) e un cotone più grosso, il n. 20 per i bordi e le imbottiture. Il titolo indica la grossezza del filato: più alto è il numero più sottile è il filato. Questa non è una regola assoluta perchè può variare secondo la marca.
Cartoncino Il cartoncino è la base su cui viene sviluppato tutto il lavoro: é in pratica il vostro telaio, l’unico supporto rigido su cui lavorare. È bene sceglierlo colorato per contrastare il bianco del filato, ma non troppo vivace per non stancare gli occhi. ll colore preferito dalle maestre merlettaie del passato era il giallo ocra prodotto artigianalmente proprio per questo uso specifico. Si presume che fosse proprio il continuo passaggio dell’ago su questo colore a rilasciare un pigmento che conferiva ai merletti un “tocco di antico”. Personalmente utilizzo un cartoncino arancione su cui, dopo aver riportato il disegno con carta carbone, applico una pellicola di carta adesiva trasparente che potenzia la resistenza del cartoncino e protegge il filo dal colore del disegno. I grandi lavori sono eseguiti in più pezzi assemblati tra di loro in un secondo tempo, ad es. il “bolero” (vedi foto a lato), apparentemente senza cuciture, è costituito da 5 pezzi uniti durante le fasi finali di ogni singolo sviluppo su cartoncino. 9
Carta Adesiva Trasparente Si trova facilmente in cartoleria, in vendita in rotoli o a metratura. Applicatela sul cartoncino in modo omogeneo, evitando bolle d’aria o increspature. Ritagliate le parti eccedenti a filo del bordo del cartoncino.
Carta da Lucido, Velina e Carta Carbone Se elaborate personalmente il disegno ricalcatelo sulla carta da lucido o velina centratelo sul cartoncino e ricalcatelo con la carta carbone.
Tela Per riuscire a fissare l’imbastitura al disegno è necessario rivestire con un pezzo di tela la parte posteriore del cartoncino, che altrimenti rischierebbe di essere tagliato dal filo e reso meno solido dai numerosi passaggi dell’ago durante l’imbastitura. Può essere utilizzato qualsiasi ritaglio di tela bianca, purchè ricopra interamente il retro del cartoncino. Le brave merlettaie di una volta applicavano una tela di dimensioni tali da coprire e a proteggere il lavoro in esecuzione ogni qual volta veniva riposto. 10
Forbici Tenete a disposizione 2 paia di forbici: piccole e grandi. Una forbicina con punte aguzze ed affilate per tagliare le gugliate di filo e, soprattutto, per staccare l’imbastitura al termine del lavoro. Un paio di forbici grandi è utile per la preparazione del lavoro, cioè per tagliare cartoncino, plastica e tela.
Pinzetta
Utilizzate una normale pinzetta per sfoltire le sopracciglia nell’ultima fase del lavoro. Quando il merletto viene staccato dal cartoncino presenta sul suo retro tutti i fili recisi dell’imbastitura. Questi fili possono essere facilmente rimossi con la pinzetta prima di passare al lavaggio.
Punteruolo Il punteruolo è utilizzato normalmente nel ricamo inglese per allargare trama e ordito senza rompere la tessitura, nel nostro caso è utile per la produzione di anelli di filo nella costruzione di ragnetti e cerchiolini della misura desiderata. In sua sostituzione si possono utilizzare stuzzicadenti, legnetti con punta conica o quant’altro suggerisce il vostro ingegno.
Ditale Non è solo utile, ma necessario anche per le più refrattarie al suo uso: sia nel forare il cartoncino con l’ago nell’imbastitura, sia nel rifinire il pizzo con alte e spesse imbottiture.
Come per tutti i lavori manuali la fonte di luce è molto importante. Cercate di lavorare in un ambiente luminoso o, eventualmente, sotto una fonte di luce proveniente dalle spalle. Se dovete utilizzare la lente d’ingrandimento sappiate che esistono in commercio ampie lenti dotate di luce neutra. 11
Dal Disegno alla Progettazione Il disegno classico segue le forme barocche originali del 1600, dove foglie e fiori si contendevano lo spazio con le barrette, chiaro è il richiamo ai numerosi ponti di Venezia, in un gioco di pieni e vuoti senza seguire un obbligato andamento geometrico e simmetrico. A differenza del coetaneo pizzo a tombolo il merletto ad ago consentiva un’elaborazione più variegata delle forme collocate tra i ponti di appoggio. Prima di avventurarvi in nuove progettazioni troverete in questa pubblicazione alcuni disegni che vi aiuteranno a comprendere l’uso dei pieni, dei vuoti e dei loro collegamenti. Noterete che molti spazi vuoti necessitano della presenza di qualche elemento con il quale ancorare le guipure* tra di loro o con i bordi del merletto. La scelta dell’uso di ponti e/o ragnetti è condizionata dall’esigenza di un equilibrio nella visione globale dell’elaborato. L’uso del cartoncino come telaio è molto versatile, ma non consente alle mani di muoversi su un’ampia superficie. I grandi disegni necessitano di essere suddivisi in piccole sezioni che verranno lavorate separatamente ed assemblate prima delle fasi finali. Nella foto a lato, in arancione la sezione centrale del corpetto, in verde le strutture di attacco alle sezioni laterali I grandi lavori di un tempo erano frutto di numerose merlettaie; i pezzi alla fine venivano assemblati dalle mani sapienti della maestra. *Guipure, in dialetto veneziano ghipur, è la tela costruita dall’ago e filo che sostituisce completamente trama e ordito.
L’Imparaticcio La prima esperienza, prima di avventurarvi in opere complicate, è l’imparaticcio. Ricordare questa tecnica non è semplice, ma non impossibile. È appunto in questo modo che prenderete confidenza con i punti che costituiranno il “punto in aria”. L’imparaticcio è la vostra scuola, utile per capire meglio la gestione del filo, come lavorano le vostre mani senza trama ed ordito, come corrergervi. Questa è l’unica occasione in cui è consentito sbagliare e trasgredire.
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fine anteprima
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