Bianca Rosa Bellomo Carla D’Alessandro Luisa Monteventi
DISEGNI DI
AEMILIA ARS
Nuova S1
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Il merletto sulla quarta di copertina è stato eseguito da Luisa Danielli.
Š 2016 tutti i diritti sono riservati - riproduzione vietata Nuova S1 s.n.c. di Pietro Cimmino Gibellini & C. via Albertazzi 6/5 - 40137 Bologna tel e fax: 051 346050 www.nuovas1.it - info@nuovas1.it
dati editore
Prima edizione: ottobre 2016 Numero ISBN: 9788889262962
Bianca Rosa Bellomo Carla D’Alessandro Luisa Monteventi
Disegni di AEMILIA ARS
Dal libro Merletti e Ricami dell’Aemilia Ars, Bestetti & Tumminelli, 1929: Tav.LXXXII, n. 340. Per il disegno originale si veda pag. 129.
Presentazione
I libri (e le carte) sanno dove devono andare.... Quante volte abbiamo sentito questa frase da una amica libraia! Lo dice per esperienza e per i tanti racconti dei suoi clienti, appassionati, che segue e aiuta nelle loro avventure. Forse è la continua ricerca, la curiosità, la pazienza infinita, ma forse è anche la fortuna che aiuta chi non si stanca mai di arrivare a un libro, a un documento, a stampe, a disegni. Forse è anche quello strano legame che si crea, nel corso delle indagini, tra noi e l'oggetto su cui si studia, quasi una forza di attrazione sconosciuta. Stiamo da anni cercando sulle donne dell'Aemilia Ars: non solo le protagoniste più importanti, ma anche le semplici merlettaie, o le disegnatrici, o le impiegate che, con la loro abilità e la loro dedizione, hanno reso grande una manifattura ben nota nel mondo dei merletti, delle raccolte tessili in musei e istituzioni, dei collezionisti. Il ritrovamento di numerosi disegni, in una cantina, ha fatto riemergere il nome di Anna Ferrarini (1904-1989), disegnatrice dell’Aemilia Ars. Il materiale trovato è vario e copre anche i primi anni dell'Aemilia Ars. La realizzazione di alcuni disegni compare nel libro Merletti e Ricami della Aemilia Ars, 1929, ma ci sono altri disegni, alcuni riconducibili a Guido Fiorini, alcuni proprio di Anna Ferrarini. Le sorprese continuano fino a parti di una tovaglia straordinaria, che, dal nome di chi la ordinò, abbiamo chiamato tovaglia Evans, a una nave, molto famosa, simbolo di Parigi, eseguita nel 1911, e a un piccolo gruppo di disegni del pittore bolognese Ilario Rossi (1911-1994), non noti e mai eseguiti. Ci doveva essere un certo ordine nel materiale. Molte le note di pugno di Anna. Gli anni passati e l'oblio, qualche spostamento, hanno, per così dire, mescolato le carte che, in gran parte, seguendo un nostro criterio, proponiamo in questa pubblicazione convinti che condividere e divulgare sia l'unico modo per far conoscere. Tutto per amore di un merletto. Ringraziamo le allieve, amiche, che ci hanno aiutato a realizzare, nella loro interpretazione, alcuni disegni: Annalisa Binotto, Grazia Carossa, Luisa Danielli, Liliana Ferrari, Paola Nannetti, Scerlina Olivotto, Paola Paglierani, Katia Rivieri. Un grazie particolare a Grazia Carossa per la sua disponibilità.
Bianca Rosa Bellomo
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La famiglia di Anna Ferrarini. Anna, papĂ Paolo, mamma Ida Clarice Pianazzi, Clementina.
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Anna Ferrarini Anna Ferrarini fu una delle ultime disegnatrici dell'Aemilia Ars. Avevamo sentito parlare di lei dalla nostra maestra: Antonilla Cantelli (1914-2008). Quando Antonilla parlava e ricordava, il volto si distendeva in un sorriso. Anna, che lavorò per l'Aemilia Ars dal 1923 al 1970, era stata una amica e, insieme, avevano affrontato gli anni della guerra. Allora non c'era molta richiesta per i merletti, quelli veri, ad ago, quelli meravigliosi ma anche, per il tempo e l'abilità necessaria, molto costosi. Si ripiegava su ricami su tulle. Durante una mostra, ci contattò una persona che viveva, e vive, nello stesso stabile dove Anna Ferrarini visse l'ultima parte della sua vita, in via Mazzini. Questa gentile signora, Francesca, ci procurò un appuntamento con alcuni parenti. Quanto riporteremo è il frutto di un paio d'ore di ricordi, discorsi, racconti. La mamma di Anna, Ida Clarice Pianazzi, veniva da Zocca mentre il papà Paolo era di Bologna ed aveva un buon lavoro al Dazio. Le due figlie, Anna e la sorella Clementina (detta Tina), crebbero con una buona educazione. Si parla, per Anna, di un diploma in disegno ma non si sono ancora trovati riscontri. Le due ragazze erano di bell'aspetto, alte, 1.70 Anna, 1.75 Clementina. Con occhi castano-verde Anna e verdegrigio Clementina, sottili nella corporatura e di aspetto "fine". Perché, dopo tanto tempo, si ricordano così bene gli occhi? Crediamo che non sia solo per il colore ma anche per qualcosa di speciale che brillava dentro. Di Anna si ricorda la grande bravura nel disegno, la gentilezza d'animo e il buon carattere. Si ricorda anche la sua passione per le piante che coltivava sul terrazzo che dava sulla città. All'epoca dell'intervista il terrazzo era vuoto. C'erano, in un angolo, alcuni vecchi vasi: uno ci è stato regalato. Per ricordo. Quando Clementina rimase vedova le due sorelle decisero di abitare insieme. Clementina ricamava ma non pare ci sia stata molta collaborazione con Anna: le loro vite artistiche erano autonome. Dopo il 1970 Anna non lavorò più per l'Aemilia Ars ma continuò a disegnare per alcune amiche merlettaie fin verso il 1985. Gli ultimi anni della sua vita sono stati dolorosi, segnati da malattie e da continui ricoveri. Riposa nella nostra Certosa. La storia dell'Aemilia Ars è nota ma ci sono ricordi scritti da persone che vissero in prima persona alcuni periodi importanti. Molte storie si intrecciano con altre storie. Negli anni '70, Giorgio Calligaris1 discendente della famiglia Navone - tre generazioni nella produzione e nella vendita, ad altissimo livello, di merletti e ricami - venne invitato a tenere una conferenza sull'Aemilia Ars al Rijksmuseum di Amsterdam. Nonostante possedesse il testo del 1929 volle, di persona, prendere contatto con chi poteva dare informazioni di prima mano. Venne a Bologna e incontrò Anna Ferrarini. Le righe che seguono, scritte da Anna Ferrarini, sono state copiate dal manoscritto originale nel rispetto completo del testo. La testimonianza è preziosa e mette ben in evidenza i punti fondamentali che si devono tener presente quando si parla di Aemilia Ars. Vale la pena ricordare che la conferenza al Rijksmuseum - accompagnata da proiezione di diapositive - dovette avere allora un gran successo. Il pubblico era formato da signore di una certa età, l'ora pomeridiana e la penombra - necessaria ad una buona proiezione - sembravano assecondare una certa disposizione ad assopirsi.... Eppure i commenti alla fine furono: "Signor Calligaris, è andata benissimo: pochissime si sono addormentate." Alla fine dell'800 un piccolo gruppo di artisti e di aristocratici tentò coraggiosamente di adoperarsi per la rinascita dell'artigianato in Italia già così mortificato e stroncato dal così detto "Stil nuovo". Ispiratori e animatori dell'impresa furono l'artista poeta Alfondo Rubbiani e la Contessa Lina Cavazza - alla quale nei primi tempi si unì la Contessa Carmelita Zucchini.
Giorgio Calligaris ha donato a Palazzo Davanzati, Firenze, l'archivio della manifattura Navone, la sua collezione di merletti e i libri sui merletti e ricami. Santina Fortunato ha pubblicato un libro che descrive La ditta di merletti e ricami di Francesco Navone, 2006, ed. edifir, coprendo un periodo che va dal 1870 al 1978. 1
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Gli animatori, i collaboratori e i Soci, ebbero la gioia di veder realizzato il loro sogno, perché fu un rifiorir dell'artigianato artistico. Lavori in legno ad intagli ed intarsio - lavori in ferro battuto - rilegature raffinate ricami, merletti, montature di gioielli. Vendite, commissioni, premi, tutto lasciava credere che si riuscisse a vincere la battaglia contro il mal gusto ma fu breve speranza - quando il risultato tecnico e artistico superava le speranze, mancarono i già scarsi finanziamenti e la Società fu costretta nel 1903 a sciogliersi. Intanto dal 1900, la Contessa Lina Cavazza, aveva silenziosamente e fervidamente lavorato. Sapeva che a Bologna non mancavano abilissime ricamatrici che sprecavano mirabili punti a seguire brutti disegni. Le riunì e insegnò loro quel punto reticello antico capostipite di tutti i merletti e che nell'uso comune prese il nome di Aemilia Ars. Le operaie divennero sempre più numerose ed esperte e così la bella arte femminile, entrata timidamente a far parte della Società, rimase la sola a realizzare il programma, portandone il nome con onore in tutto il mondo. Si costituiva una Società anonima cooperativa allo scopo di esercitare l'industria del merletto e ricamo secondo la più eletta regola e tradizione dell'arte, senza togliere la donna dal focolare domestico. Nella Sigla rappresentante la Società Aemilia Ars è raffigurato l'antico focolare, cioè l'ambiente dove la donna lavorava. L’istituzione ebbe anche carattere cooperativo perché ad ogni lavoratrice veniva distribuita una quota sugli utili generali, in proporzione al lavoro compiuto. Il rapido crescere e allargarsi della istituzione condusse ad ottimi risultati tanto che la Società ebbe commissioni da S.M. la Regina Madre, da molte case signorili d'Italia e dall'estero. Il punto reticello (capostipite di tutti i punti) di disegno geometrico e il punto in aria si alternarono con il punto reale, rilevato, e alle piccole volute del punto riccio, ottenendo un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti. Dal 1500 al 1700 a Bologna fiorirono le arti della tessitura, del ricamo e delle trine. Bologna aveva da allora ammirazione ed amore per quest'Arte femminile. Nella pittura del Costa in S. Giacomo Maggiore, gli abiti dei Bentivoglio sono arricchiti da fregi ricamati e merletti. A Bologna furono pubblicati due fra i più importanti volumi sull'arte della trina. Il più antico è quello del bolognese Passarotti, "Libro di lavorieri"2, dedicato alla Serenissima Margarita d'Este Duchessa di Ferrara. I disegni riprodotti, per i punti usati, non hanno nulla di geometrico e sono ispirati da fiori, tralci, animaletti. In questo raro volume ogni fregio è dedicato a una dama bolognese ed è composto da emblemi araldici e da simboliche allusioni a ciascuna di loro. L'altro libro del 1639 è un grande album intitolato "Vari disegni del merletto" ed è di Bartolomeo Danieli bolognese - altri merletti sono riprodotti in ritratti eseguiti dalle pittrici bolognesi Lavinia Fontana e Elisabetta Sirani - sono modelli di trine. All'inizio della prima guerra mondiale l'Aemilia Ars dovette chiudere il laboratorio. Ma la Contessa Cavazza non volle abbandonare le sue collaboratrici che furono adibite a cucire biancheria per i soldati. Così si riuscì a dare alle donne un sicuro costante guadagno ed anche a pagare i debiti che le difficoltà dei tempi di guerra avevano portato. Appena finita la guerra il lavoro venne ripreso immediatamente. Altra iniziativa della Contessa Cavazza fu la creazione di una filanda3 nel Castello di S. Martino, dei conti Cavazza. In telai venivano tessute a mano tele perfette con bellissimi disegni. Dal 1923 al 1932 fu il periodo d'oro dell'Aemilia Ars. Nel 1925 riunite tutte le lavoranti e collaboratrici, nel grande salone di palazzo Cavazza, fu festeggiato il 25o anniversario della fondazione. A tutte la Contessa regalò un ditale d'argento con incise due date 1900-1925. Malgrado il lavoro sempre intenso, si era nel 1934, le cose non andarono del tutto bene. Pochi centimetri di merletto richiedono ore di paziente lavoro e quindi (era) necessario tenere prezzi non certo alla portata di tutti. Ancora per due anni il laboratorio rimase aperto con sacrifici e disinteresse da parte delle collaboratrici che spontaneamente rinunciarono a metà dello stipendio. Ma difficoltà si abbatterono ancora - con le Sanzioni 2
Il Libro di lavorieri, 1591, è stato ristampato dalla Nuova s1, 2016.
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Le due diverse copertine, in stoffa, del libro del 1929, vengono da questa filanda. 8
l'esportazione del tutto nulla - non più possibile avere il lino che veniva dal Belgio, e la Società fu posta in liquidazione (1936). Prima della liquidazione la Contessa aveva donato al Comune di Bologna un campionario di merletti e ricami e quasi intera la collezione Malvezzi consistente nell'esecuzione dei disegni del Passarotti. Tutto questo si può ammirare nella Galleria di Palazzo d'Accursio. Resta a ricordo una splendida pubblicazione del 1929 voluta dalla Contessa Lina Cavazza, nella quale illustra i più memorabili lavori eseguiti dalle ricamatrici bolognesi: "Merletti e Ricami dell'Aemilia Ars". Il Volume si compone di 4 parti. Disegni copiati dal rarissimo libro del Passarotti - quelli copiati da altri modelli antichi - quelli adattati a usi moderni sempre tratti da antichi disegni e quelli tratti da artisti di oggi, i più, del Rubbiani, di Casanova, Collamarini. L'Aemilia Ars fu acquistata nel 1936 dalla Signora Lena Bonaveri e la contessa rimase sempre preziosa consigliera e ispiratrice fino al 1942 quando il 14 maggio chiuse la sua nobile esistenza. La Società Aemilia (Ars) posta in liquidazione nel 1936 fu rilevata dalla Sigra Lena Bonaveri, in proprietà fino al 1945. Dal 1943 al 1945 (tempo di guerra) l'attività del laboratorio fu quasi nulla poiché nel 1943 il negozio fu parzialmente colpito - fortunatamente senza danni alla parte artistica. A guerra finita l'Aemilia Ars riaprì laboratorio e negozio e fu rilevata dalla Signora Maria Losi Garagnani e porta ancora il nome di Aemilia Ars. Queste note mi sono state richieste. Sono state scritte da me: nel 1923, giovanissima, entrai all'Aemilia Ars ed ò goduto di tutto il miglior periodo. A guerra finita, quando si è riaperto il laboratorio, ò ripreso il mio posto di lavoro: interpretazione a ricamo, a merletto dei vecchi disegni di veri artisti. Variazioni e modifiche di questi disegni quando ciò si richiedeva. Accanto a me erano donne intelligenti e sensibili che lavoravano con lo stesso amore. Oltre ai miei ricordi vissuti, altri li ho raccolti dalle collaboratrici dei primi anni dell'Aemilia Ars. Dalla Signora Lena Bonaveri4 , Signorina Bice Ronchetti5 e Fanny Gregori6 . Dal 1945 sono rimasta ancora al mio lavoro fino al 1970 - ininterrottamente dal 1923 al 1970. Anna Ferrarini
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Lena Bonaveri (1882-1960 ), Maddalena Comellini Bonaveri.
Bice Ronchetti (1870-1950), Letizia, fu una delle prime merlettaie dell'Aemilia Ars. Si scrisse: L'arte del ricamo ebbe in lei un insigne cultore che nell'intreccio sapiente dei suoi fili porterà lontano il ricordo del suo nome. 5
Fanny o Fannie Gregori (1857-1931), Francesca era figlia di Luigi Gregori, pittore, che, per molti anni fu "artista residente" all'Università di Notre Dame, Indiana. La sua cultura, la sua buona conoscenza della lingua inglese e francese, la frequentazione, assieme al padre, del mondo artistico e commerciale, la resero perfetta per seguire il negozio e per prendere contatti in Europa. Fu vicedirettrice dell'Aemilia Ars. 6
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Avvertenza Le immagine che seguono, se non scritto altrimenti, sono in grandezza naturale. Verrà citato spesso il libro Merletti e Ricami dell’Aemilia Ars, Bestetti e Tumminelli, 1929, che indicheremo brevemente con MRAA.
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Capitolo 1 Inserti Gli inserti possono essere utilizzati in tanti modi, con o senza la rifinitura esterna. Abbiamo raggruppato elementi con dimensioni e forme simili, anche se gli stili sono diversi.  
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Indice
Presentazione
pag. 5
Anna Ferrarini
pag. 7
Capitolo 1 - inserti
pag. 11
Capitolo 2 - bordi
pag. 31
Capitolo 3 - vasi
pag. 59
Capitolo 4 - cornici
pag. 69
Capitolo 5 - animali
pag. 73
Capitolo 6 - fontane
pag. 87
Capitolo 7 - 4 stagioni
pag. 91
Capitolo 8 - tovaglia Evans
pag. 97
Capitolo 9 - realizzazioni
pag. 113
Capitolo 10 - la nave
pag. 129
Capitolo 11 - Ilario Rossi - disegni
pag. 133
Capitolo 12 - Anna Ferrarini - disegni
pag. 137
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«Cos’è un merletto? Un disegno creato dall’ago o dai fuselli con pochi soldi di filo. Il disegno è, dunque, nei nostri lavori, il personaggio principale.» [Elisa Ricci, La Domenica del Corriere, 27 settembre 1925]
L’Aemilia Ars era nota, oltre che per la perfetta esecuzione, per i bei disegni, una selezione dei quali - originali - viene riportata in questa pubblicazione.
ISBN 978-88-8926-296-2
€ 25,00
9 788889 262962