Liliana Babbi Cappelletti
Le sfilature legate
Š 2010 tutti i diritti sono riservati - riproduzione vietata Casa Editrice Nuova S1 s.n.c. di Pietro Cimmino Gibellini & C. via Albertazzi 6/5 - 40137 Bologna info@nuovas1.it - www.nuovas1.it www.facebook.com/merlettiericami.nuovas1 Numero ISBN 9788889262399 Prima edizione: aprile 2010 Seconda edizione: ottobre 2012
Il tipo di ricamo comunemente definito “sfilature”, si esegue su un tessuto a cui vengono tolti (sfilati) un certo numero di fili: viene pertanto chiamato anche “ricamo su sfilato”. Appartiene alla categoria del ricamo in bianco e alla famiglia dei ricami “a giorno”. Se ne conoscono tre tipologie, a seconda del genere di ricamo che si vuole eseguire sui fili di tessuto rimasti: 1 sfilature a fili legati 2 sfilature lavorate con punti a “tessitura” (punto cordoncino, punto rammendo ecc.) 3 sfilature a fili accavallati. Le spiegazioni e i grafici che troverete di seguito tratteranno principalmente delle sfilature di base e del primo gruppo descritto, ovvero delle sfilature a fili legati.
I materiali necessari
Gli aghi consigliati per ricamare su un tessuto sfilato sono generalmente gli aghi con punta arrotondata, ovvero gli aghi definiti “da tappezzeria” e quindi con una comoda cruna in cui inserire il filo. A seconda della grossezza del tessuto si utilizzano aghi dal n° 24 (molto fini) al n° 20, decisamente molto più grossi rispetto ai primi. Si usano aghi a punta arrotondata perché in questo tipo di ricamo si lavora contando i fili, in modo da avere dei mazzetti molto regolari: l’ago da tappezzeria consente di passare tra le trame del tessuto separando molto bene i fili tra loro. Nulla vieta tuttavia, a necessità, di utilizzare normali aghi da ricamo nella misura proporzionata al filato. Per quanto riguarda i cotoni da usare è decisamente difficile dare un consiglio diretto, poiché dipende dalla grossezza del tessuto, dall’effetto che si vuole creare, dalla necessità di usare un colore piuttosto che un altro. Ci si potrà servire quindi di cotoni da ricamo, di cotoni perlati, di cotoni a cordonetto ma anche, come si usava un tempo, del normale cotone per cucire a macchina, soprattutto per eseguire il semplice orlo a giorno su tessuti sottili o di medio peso. È, questo, un filato in puro cotone chiamato tecnicamente “cucirino” - un filato valido per cucire a mano e a macchina - ma generalmente conosciuto come “filofort”. Non solo viene prodotto in una gamma vastissima di colori ma viene offerto in varie grassezze, anche se il più consigliato e il più usato resta pur sempre il n° 50, quello che troviamo nel cestino da lavoro di ogni casa e che serve un po’ per tutti i piccoli lavori femminili. Usare o meno il telaio è una scelta personale, ma per certe tecniche come i punti tessitura, può diventarne indispensabile l’uso, soprattutto se si vuole ottenere un prodotto particolarmente regolare nella tensione dei fili. Ricordo come, da sempre, si può dare enfasi alle sfilature con ricami ornamentali eseguiti sopra, sotto ma anche all’interno, ovvero nel tessuto lasciato appositamente tra una sfilatura e l’altra. A questo fine, le tecniche più usate e consigliate sono il punto reale, il punto scritto, il punto Caterina de Medici, il punto antico, il punto vapore, vari punti di ornamento ma anche tipologie di ricamo classico da eseguire su ramages o motivi ornamentali disegnati ad intrecciare le sfilature stesse. Con l’aiuto di queste lavorazioni si possono creare delle bordure molto alte e importanti, ma anche solo utilizzando le sfilature semplici, ripetendole più Per meglio aiutarci nell’esecuzione delle sfilature legate, ecco i materiali e gli volte, si possono ottenere risultati attrezzi necessari: un bel tessuto, un filato adeguato alla sua grossezza, un ago da ricamo a cruna lunga, forbici e, possibilmente, un telaio di medie dimensplendidi. sioni.
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La preparazione delle sfilature Le sfilature vengono eseguite o agli orli, per fermarli e decorarli, oppure all’interno del tessuto per creare motivi più o meno complessi ma sempre geometrici. La sfilatura eseguita ai lati, accanto agli orli: deciso l’altezza dell’orlo, si prede, in 2 angoli opposti (A e B), la misura di tessuto necessaria ad eseguire l’orlo. Da questi angoli si tira un filo per ogni lato fino a quando questi si incrociano. Ora si tagliano i fili in tutti e quattro gli angoli tenendosi circa a 2 cm dal loro punto di incrocio. Con leggerezza e aiutandosi con uno spillo si potrà sfilare il filo restante fino al punto di incrocio (schema 1). Preparato ed imbastito l’orlo tenendolo vicino e parallelo a questo primo filo tolto, si passerà alla preparazione completa della sfilatura togliendo fili o gruppi di fili sempre verso l’interno dell’arredo e a seconda del lavoro che si intende fare. La sfilatura eseguita all’interno del tessuto: si prendono dapprima le misure avendo come punti di riferimento angoli, orli, centro dei lati o di tutto il tessuto ecc., poi si imposta il lavoro togliendo dapprima un solo filo, ricontrollando le misure e poi sfilando il restante numero di fili a seconda del lavoro prescelto. Se c’è un ricamo a interrompere le sfilature, pre1 se le misure adeguate, prima si organizzano queste e poi si disegna e si lavora il ricamo stesso. Quando si prepara il tessuto per eseguire una sfilatura, è importante tagliare i fili almeno 4-5 cm prima del punto in cui dovrà iniziare la sfilatura stessa - schemi 2 e 3 - in modo che si possa in seguito fermarli con facilità.
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Come fermare i fili tagliati I fili rimasti agli angoli verranno nascosti all’interno dell’orlo e fermati in seguito insieme a questo, utilizzando o il punto smerlo o il punto asola o il punto cordoncino, mentre per fermare al meglio ciò che resta dei fili tagliati all’interno del tessuto si possono usare due diverse maniere: 1 - i fili tagliati e “sfilati” dal tessuto vengono infilati in un ago e “ritessuti” passando alternativamente sopra e sotto tra i primi 5 - 6 o più fili di trama o di ordito - schemi 4 e 5 - facendo attenzione a dare la giusta tensione ai fili stessi. In questo caso, come già detto, è importante che questi fili siano di almeno 4 - 5 cm di lunghezza per meglio infilarli nell’ago (naturalmente un ago a punta arrotondata). Fermati tutti, è opportuno tagliarli lasciando sul rovescio uno o due millimetri di filo in eccedenza, in maniera che, al primo lavaggio, questi possano assestarsi nella loro nuova sede. Questo metodo si consiglia quando il tessuto non è troppo fine e i fili da fermare non sono in numero eccessivo. Se il lavoro è ben eseguito, questo tipo di fermatura non richiede altre rifiniture.
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Nella parte in basso e a sinistra di questa immagine, in cui un doppio punto quadro scambiato rifinisce un piccolo orlo fermato con la tecnica definita “dente di gatto con pippiolini”, possiamo osservare come i fili tagliati per eseguire la sfilatura siano stati “ritessuti” all’interno della stoffa, verso gli orli. Questa operazione, eseguita insieme alla sfilatura stessa prima della fermatura dell’orlo, risulta così “pulita” da non richiedere altre rifiniture.
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2 - I fili tagliati e “sfilati” dal tessuto vengono ripiegati in bell’ordine sul rovescio. Con un filo in tinta, in genere un normale cotone da cucire n° 50, si fermano con tanti piccoli punti - o si esegue una doppia filza, oppure si esegue il punto indietro - facendo attenzione a rimanere ad una distanza di non più di uno o due fili dal margine. Una volta compiuta questa operazione, così come illustra lo schema 6, si procederà a rifinire il bordo della sfilatura con un punto smerlo, come indicato negli schemi 7 e 8, oppure con tecniche alternative quali il punto cordoncino, il punto asola oppure ancora un leggero sopraggitto di fermatura. Questo secondo metodo va bene con qualsiasi tipo di tessuto.
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Ecco una immagine ravvicinata e ingrandita di una sfilatura legata: come possiamo osservare ogni “gruppetto” di fili è formato da vari mazzetti o colonnine unite insieme. In questo caso, per ottenere ogni singola colonnina, si è lavorato con l’orlo a giorno doppio, facendo molta attenzione a prendere sempre lo stesso numero di fili.
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Come preparare “i mazzetti” Per poter procedere al meglio nell’eseguire le sfilature a fili legati, è meglio suddividere i fili di tessuto rimasti in tanti mazzetti (o colonnine) regolari. Il numero di fili che ogni volta dovranno essere uniti dipende sempre da quale sfilatura si deve eseguire, oltre che naturalmente dalla grossezza del tessuto. A volte capita di vedere, soprattutto in vecchi arredi, che i mazzetti non sono stati preparati e che si è lavorato direttamente sui fili sciolti: questo avviene generalmente quando si esegue una tessitura sui fili (esempio a punto rammendo) o quando la ricamatrice è stata un po’ troppo frettolosa e trascurata. Le tecniche che consentono di formare dei mazzetti perfetti sono fondamentalmente due, l’orlo a giorno ed il punto quadro o resca, ma un tempo e soprattutto in altri paesi venivano adoperati a questo scopo anche dei punti generalmente utilizzati come solo ornamento (il punto incrociato, il punto corallo, il punto indietro scambiato o punto alveare, il punto spirito o punto cretese, il punto a zig-zag semplice e doppio, ecc.). Orlo a giorno (o giornino) e punto quadro sono considerate sfilature vere e proprie, utilizzate spessissimo anche da sole, così come sono e nelle loro varianti (orlo a giorno doppio e scambiato, punto quadro doppio e scambiato). Queste due tecniche sono definite anche “sfilature semplici”: tutti gli altri tipi di sfilature vengono invece chiamate “composte”, poiché generalmente eseguite con più tecniche differenziate. Prima di spiegare come si lavorano le sfilature legate sarà quindi opportuno descriverne e illustrarne l’esecuzione.
L’orlo a giorno o “giornino”
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Viene eseguito di norma sul rovescio dell’arredo. Dopo aver “sfilato” dal tessuto un certo numero di fili a seconda dell’altezza che si vuole ottenere, se si è vicini ad un orlo (poiché l’orlo a giorno viene utilizzato spessissimo per “fermare” l’orlo al tessuto stesso) si inizia entrando con l’ago dentro a questo e nascondendo in esso almeno 2 o 3 cm di filo. Se invece il giornino è lontano da questi, si incomincia con una piccola filza eseguita subito sotto la sfilatura (schema 9): in questo caso, l’ago uscirà esattamente nel punto in cui si dovrà iniziare il lavoro. Si passa con l’ago da destra verso sinistra sotto 3 o 4 fili, come illustrato nello schema 10, quindi si esegue un punto verticale subito accanto al mazzetto di 3 o 4 fili, prendendo in verticale 2 fili di tessuto (schema 11). Si procede ripetendo la sequenza sino al termine della sfilatura.
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Importante: nel caso il giornino debba fermare anche l’orlo, in questo ultimo passaggio si prendono insieme 1-2 fili del tessuto sottostante all’orlo e 1-2 fili dell’orlo stesso. Si consiglia di prendere unicamente i fili dell’orlo solo quando si utilizza un cotone colorato. Al termine della gugliata o del lavoro, passare con l’ago sotto il filo, che si presenta in diagonale, degli ultimi 5-6 punti, così come illustrato nello schema 12. Naturalmente, se si è vicini ad un orlo, inserire il filo direttamente al suo interno.
L’orlo a giorno doppio o a colonnette e l’orlo a giorno scambiato Eseguito l’orlo a giorno su un lato del tessuto sfilato, lo si può ripetere anche sull’altro (schema 13), naturalmente avendo cura di realizzare i mazzetti prendendo sempre gli stessi fili già legati nella parte opposta. Per quanto riguarda l’orlo a giorno scambiato, la tecnica è identica a quella dell’orlo a giorno doppio, ma in questo caso è fondamentale eseguire i mazzetti con un numero di fili pari (in genere 4 o 6 ma anche di più se il tessuto è sottile e i fili tolti sono numerosi) perché, quando si gira il lavoro per completare il ricamo, si inizia con un mazzetto di fili in numero uguale alla metà dei fili del mazzetto della parte opposta (solo 2 o 3 fili: vedi la freccia 1 nello schema 14). Di seguito si esegue un secondo mazzetto prendendo insieme la metà rimasta della colonnetta con la metà della successiva (schema 14 freccia 2). Nella stessa maniera viene eseguito anche il punto quadro scambiato.
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L’orlo a giorno in verticale
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Facile da eseguire, era un tempo utilizzato per ricamare più velocemente dovendo fermare degli orli molto bassi. Questi infatti sono piuttosto difficili da tenere in mano se posizionati nella maniera tradizionale, cioè verso la ricamatrice, mentre il tessuto dell’arredo è verso l’esterno. Si esegue sul rovescio, tenendo con la mano sinistra il lavoro verticalmente e l’orlo posizionato verso sinistra: si inserisce l’ago all’interno dell’orlo in modo da nascondere l’inizio della gugliata, per poi uscire esattamente nel punto in cui dobbiamo partire con il ricamo. L’ago, tenuto in verticale, passa sotto ai tre o più fili subito al disopra del filo in uscita dal tessuto (schema 15 freccia 1), per uscire esattamente al punto di inizio del lavoro (schema 15 e schema 16 freccia 2). L’ago ora, tenuto in orizzontale, “prende” uno o due fili del tessuto sotto all’orlo e uno o due fili dell’orlo stesso (schema 17 freccia 3), per riprendere poi la sequenza così come possiamo osservare nello schema 18. Attenzione: come già ricordato, nel fermare con il giornino l’orlo ad un tessuto, a piacere si possono prendere o non sia i fili del tessuto sotto all’orlo sia i fili dell’orlo stesso: personalmente consiglio di procedere sempre in questa maniera, a meno che il filo con cui si esegue l’orlo a giorno non sia colorato.
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Il punto quadro (o resca) eseguito sul rovescio l punto quadro può essere eseguito sia sul rovescio sia sul diritto del lavoro. Nel primo caso (il punto quadro eseguito al rovescio) si procede con il ricamo da sinistra verso destra: questo metodo è particolarmente raccomandato poiché consente anche, durante la sua esecuzione, di attaccare gli orli con facilità e con meno passaggi. Si prepara il lavoro togliendo un primo filo nel punto desiderato e poi un secondo a distanza in genere di 4 o più fili a seconda della grossezza del tessuto. Per iniziare il primo punto si può, a piacere, sia lasciare in sospeso un pezzo di filo sull’altro lato della stoffa - quel tanto sufficiente per poterlo in seguito fermare sotto il lavoro già eseguito- e inserire l’ago nel punto da cui si desidera partire (schema 19), sia eseguire tra i 4 fili una piccola filza che ci porti al centro del punto in cui si dovrà lavorare (schema 20: sconsigliato però se il filo è colorato).
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In questo secondo caso (schema 21), si prosegue con un punto verticale, inserendo l’ago dietro i 4 fili lasciati ed uscendo al di sotto di questi (schema 21, passaggio 1-2). Ora, lavorando dove è stato tolto il filo inferiore, si esegue un punto orizzontale inserendo l’ago sotto i quattro fili verticali che sono a destra del filo in uscita dal tessuto (schema 22, freccia 3) ed uscendo al punto 4, cioè nello stesso punto da cui il filo esce dal tessuto (schema 22, passaggio 3-4): in questo modo si è eseguito un “mazzetto” legando 4 fili.
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