Anno XXVII - gennaio 2019 - n. 339 - Distribuzione gratuita
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Imparare dal passato e sognare un futuro diverso Roma & Co.
Roma Tpl: entro marzo 2019 i vincitori della gara d’appalto p. 7
CULTURA
I Musei Vaticani raccontano il capolavoro Amenhotep II p. 37
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Eventi | NUOVE PROPOSTE
Gennaio 2019
S O M M A R I O
direzione editoriale: Edit Italia S.R.L.S. editroma@nuove-proposte.com direttore responsabile: Luigino Borgia lborgia@nuove-proposte.com direttore editoriale: Gianna De Santis vicedirettore: Paolo Sabatini psabatini@nuove-proposte.com grafic director: Stefania Ruggeri grafica@nuove-proposte.com segreteria di redazione: Daniele Martiradonna redazione@nuove-proposte.com (per comunicazioni, eventi e compleanni)
Editoriale e periscopio 4 ● SuperColosseo: record di visitatori 5 ● Buon 2019: i ricordi ci aiutano a essere persone migliori Attualità 6 ● Approvato il piano “Sblocca Roma” 7 ● Roma Tpl: a marzo i vincitori della gara 8 ● Aeroporto Ciampino, riduzione acustica 10 ● Cosentino nuovo segretario generale della Cisl Fp Roma Capitale Rieti 11 ● Microsoft scommette sull’Italia Società 12 ● Matera abbraccia i capolavori di Dalì 13 ● Rischio di abbandono scolastico per la dipendenza da Smartphone 14 ● “Who’s She?”, versione rosa del noto gioco 15 ● La graphic novel sulla morte di McCartney 16 ● Living Coral è il colore del 2019 17 ● Il mondo è sull’orlo di una grave crisi? 18 ● La sfida di Amazon ai giovani
comitato di redazione: Caporedattore Giulio Bussinello responsabili di redazione: Riccardo Borgia, Cristina Monaco, Francesca Coculo, Sara Candiano hanno collaborato a questo numero: Fabio Bogi, Alessandra Broglia, Marcello Casciotti, Anna Crivelli, Arianna Di Biase, Salvatore Giorgio Dino, Carlo Franciosa, Iwona Grzesiukiewicz, Nadia Ludovici, Michele Marocco, Mattia Martiradonna, Marcello Mastino, Diletta Murgia, Sara Pellegrino, Claudia Pennacchio, Antonella Riccardi, Pasquale Tocci, Elisabetta Zazza.
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Salute 19 ● Quando i ricordi riaffiorano… 20 ● Aids: vita normale per il sieropositivo Sport 21 ● Supercoppa italiana tra Juve e Milan 22 ● Roma, riflessione sulle strutture sportive Approfondimento 23 ● Il dilemma: onde o particelle? 30 ● Il pianoforte, elemento magico 31 ● L’app per comunicare con i defunti
Pubblicità in proprio
Focus “L’orrore della Shoah” 25 ● Giornata della memoria 26 ● Intervista a Piero Terracina 28 ● Ludwig Pollak, il mercante d’arte
Abbonamento (spedizione postale)
Spettacolo&cultura 32 ● India, uno spazio fuori dal comune 33 ● Ghione: il teatro dal cuore grande 34 ● Sgambati, il pianista che incantò Liszt 35 ● Il nuovo album di Marco Mengoni 36 ● Dream, quando l’arte incontra i sogni 37 ● L’opera Amenhotep II ai Musei Vaticani 38 ● Intervista a Giulia Lorenzoni 40 ● Recensiti per voi: proposte di lettura 41 ● Incontri e ricordi di Riccardo Cucchi 42 ● Nuove proposte... Al cinema
Edit Italia S.R.L.S. Tel. 06 43598964 - Cell. 335 6611311 edititalia@nuove-proposte.com
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Assaggi & paesaggi 45 ● Subiaco, la culla della stampa 46 ● Aosta e i quattro giganti
Post it 50 ● Auguri
NUOVE PROPOSTE
Si ringraziano gli inserzionisti per il loro contributo che consente la pubblicazione del periodico direzione e amministrazione Via Pio Molajoni, 37 - 00159 Roma Tel./Fax 06 43598964 www.nuove-proposte.com ufficio stampa lettori@nuove-proposte.com
Moda & Tendenze 43 ● Moda sostenibile con la startup Rifò 44 ● Cappotto, il must have dell’inverno
I nostri amici animali 48 ● Nuovo rimedio per curare gli animali Liberamente 49 ● Poesia - Eventi & Co.
annuo ordinario euro 80,00 annuo sostenitore euro 120,00 per abbonamenti: Codice IBAN: IT51 D030 6903 2181 0000 0009 221 BANCA INTESA SAN PAOLO Fil. Roma Tiburtina
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La riproduzione di testi e immagini deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. La responsabilità dei contenuti dei testi è esclusivamente degli autori. Salvo accordi scritti o contratti di cessione copyright, la collaborazione è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
Nuove Proposte - iscrizione nel registro stampa del tribunale di Roma n. 660/92 del 19/12/1992 stampa | Grafica RIPOLI Srl Finito di stampare: gennaio 2019
editoriale
SuperColosseo: record di visitatori per il monumento più amato di Roma
Direttore Responsabile Luigino Borgia
Russo: «Mi auguro che nei 400mila visitatori in più rispetto allo scorso anno ci siano più residenti e più romani». Russo ha anche annunciato che dal 2019 il Colosseo e tutto il Parco archeologico, da poco riorganizzato con nuovi percorsi tattili e una nuova
identità visiva, potranno essere accessibili a tutti gratuitamente una volta al mese e ha spiegato come alla base di questa scelta ci sia «l’obiettivo di attrarre i romani e i residenti». L’ingresso gratuito avverrà «con ogni probabilità l’ultimo giovedì del
mese», nelle ultime due ore di apertura dell’area archeologica. Una decisione presa sulla base della possibilità data dal ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, di effettuare giornate gratuite a scelta dei singoli siti, oltre alle domeniche gratuite rimaste.
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resce anche quest’anno il numero dei visitatori del Colosseo, che nel 2018 si attestano a 7,4 milioni, pari a un incremento sul 2017 del 5,7%. Ad annunciarlo il direttore del Parco archeologico, Alfonsina
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BLACK BOX e la chirurgia guidata
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• MINI INVASIVO • PREDICIBILE • ACCESSIBILE
La chirurgia guidata permette, attraverso un sofisticato programma informatico, di integrare i dati del ragiologo con quelli raccolti dal team clinico, permettendo di progettare l’intervento con il computer e di effettuarlo senza dolore, spesso senza tagli e punti di sutura, con conseguenze minime.
Buone ragioni per affidarsi alla chirurgia guidata
il Dr. Luciano Veccia ha scelto il sistema
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per i suoi pazienti
La tipologia di intervento implanto protesico che viene eseguita in questo studio infatti è:
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perchè riduce al minimo il numero degli appuntamenti. Ne bastano due per ritrovare il piacere di sorridere. Nel primo si rilevano le impronte dentarie e si esegue l’esame radiologico. Nel secondo si effettua l’intervento mininvasivo e si consegnano le nuove protesi.
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grazie ad un avanzatissimo scanner che riproduce virtualmente le arcate dentarie: in pochi minuti, senza il sidagio delle solite e fastidiose paste per impronta.
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perchè la pianificazione computerizzata dell’intervento di inserimento degli impianti e delle protesi garantisce diligenza assoluta ed estetica perfetta.
MININVASIVA perchè attraverso i piccoli forellini
praticati nella mascherina chirurgica gli impianti vengono inseriti con precisione nelle sedi ossee programmate, nella massima parte dei casi senza tagli nè punti di sutura.
PREDICIBILE possibile grazie al motore implanto-
logico TMM2, che permette all’implantologo di determinare anzitempo e con la massima sicurezza la sequenza operativa e l’impianto da inserire. Il tutto con la stabilità ideale per qualsiasi genere di riabilitazione.
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perchè la consistente diminuzione del numero e durata delle sedute incide favorevolmente sui costi a carico dello studio e di quelli applicati al paziente.
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Nuove Proposte gennaio 2019
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periscopio
BUON 2019: I RICORDI CI AIUTANO A ESSERE PERSONE MIGLIORI
Direttore Editoriale Gianna De Santis
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elli o brutti che siano i ricordi fanno parte di noi, della nostra vita. Difficile chiuderli in un cassetto e abbandonarli. In parte forse è giusto, specie quando sono dolorosi e a volte solo il tempo riesce a regalare un minimo di serenità rispetto al passato. In parte invece no, è giusto ricordare, non dimenticare e tramandare questa storia a chi verrà dopo di noi.
Questo è ciò che ha scelto di fare Piero Terracina e chi come lui è riuscito a sopravvivere all’Olocausto. La Giornata della Memoria del 27 gennaio è utile per non far calare l’attenzione su una delle pagine più tristi della nostra storia. E allora in questo caso è giusto ricordare, tenere viva la memoria, perché ciò non accada più, perché dagli orrori del passato si possa imparare e regalare ai giovani un futuro diverso e un mondo migliore. Perché alla fine è questo il sogno di ogni genitore, avere per i figli il meglio che la vita possa offrire. Un mondo di pace, senza guerre. Forse è utopia?
Probabile, ma sognare si può, così come sforzarci di fare il massimo per ottenerlo è un dovere. Io non faccio a “cazzotti” con il passato e con i ricordi, mi piace tenerli a mente, riempire scatole di piccoli attimi di vita. Così come mi piaceva ascoltare da bambina i racconti delle nonne, così come mi piace ancora adesso ascoltare le storie di chi incontro per strada. Perché ogni storia è vita vissuta, e da quella storia si possono trarre insegnamenti, uscirne arricchiti e tramandare ricordi. Con i ricordi possiamo essere persone migliori. Ed è questo l’augurio per il nuovo anno!
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gennaio 2019 Nuove Proposte
attualità
Roma & Co.
APPROVATO IL PIANO “SBLOCCA ROMA” di Paolo Sabatini
Il Comune investirà 313 milioni di euro in tre anni per il rifacimento di strade e infrastrutture
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a Capitale si rifà il look. Secondo il progetto di bilancio di revisione approvato dal Comune, il Campidoglio investirà 313 milioni di euro nel triennio 2018-2020 per intervenire sulla manutenzione urbana e sulla realizzazione delle infrastrutture cittadine. Il piano, ribattezzato “Sblocca Roma”, prevede più nello specifico il rifacimento di diversi manti stradali, riguardanti tra le altre: via dei Cerchi, via Tiburtina, via Boccea, via di Torrevecchia,
parte della tangenziale est, via Palmiro Togliatti, via Tuscolana, viale Castrense, il viadotto dei Presidenti, viale dell’Oceano Pacifico, via Cassia nuova e via della Magliana, per un corrispettivo di 56 milioni di euro, a cui aggiungere altri 172 milioni di euro, 144 dei quali provenienti dalle casse dello Stato, per costruire l’agognato ponte dei Congressi. Ventotto milioni di euro saranno destinati alla manutenzione di scuole materne, asili e centri per gli anziani, mentre 10 milioni serviranno per la realizzazione di impianti antintrusione e per la creazione del sistema di rilevazione della velocità nella galleria Giovanni XXIII. Per interventi di trattamento e depurazione delle acque saranno investiti 23 milioni di euro, mentre all’ammo-
Nuove Proposte gennaio 2019
dernamento degli impianti di illuminazione verranno destinati 6 milioni di euro. Il denaro restante verrà impiegato per riqualificare aree urbane degradate della metropoli.
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Oltre ai 313 milioni previsti, il piano stanzierà poi altri 60 milioni di euro a favore dei Municipi, affinché possano compiere autonomamente operazioni di ordinaria amministrazione.
Roma & Co.
attualità
Roma Tpl: entro marzo 2019 i vincitori della gara d’appalto di Marcello Mastino
Otto anni di affidamento e oltre 30 milioni di chilometri fanno da cornice al bando per l’affidamento della gestione dei bus periferici
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ubblicata lo scorso 22 novembre, la gara per l’affidamento delle linee dei bus della periferia di Roma ha una base d’asta di poco meno di 1 miliardo e migliaia di chilometri interessati. Cifre che hanno richiamato l’attenzione di diversi operatori del settore come Busitalia-Sita Nord srl, società appartenente al gruppo delle Ferrovie dello Stato, e Cilia Italia srl, società con sede a Palestrina, del gruppo francese Ratp Dev Italia srl. Le domande d’offerta, che dovranno essere depositate entro le 10.30 del 18 marzo 2019, interessano due lotti della gara: Roma Est e Roma Ovest. Il primo (dalla Salaria alla Laurentina passando per la Tiburtina, la Tuscolana e l’Appia) riguarda ben 54 linee per una produzione di oltre 16 milioni di chilometri, mentre il secondo (dalla Flaminia a Ostia passando per Trionfale, Aurelia e Magliana) comprenderà il totale di 49 linee con una produzione annua di oltre 13 milioni di chilometri. Una gara insomma da far gola a diversi operatori del settore. Coloro che presenteranno domanda dovranno quindi avere i requisiti necessari per parteci-
parvi tra cui un servizio di trasporto, degli anni precedenti, garantito entro un minimo numero di chilometri. «La pubblicazione del bando ci permette inoltre di mettere fine a una situazione controversa» commenta l’assessora alla Mobilità, Linda Meleo riguardo alle difficoltà della gestione con l’attuale gestore Roma Tpl, soprattutto in riferimento ai ritardi nel pagamento degli stipendi. «Vorrei chiarire per altro che la quantità di chilometri messi a bando è inferiore a quella coperta dall’attuale gestore del servizio, ovvero Roma Tpl. «Il contratto tra Roma Tpl e Roma capitale prevede infatti un aumento graduale ogni anno a partire dal 2012. Aggiungo, inoltre, che, grazie all’apertura della metro C, stiamo guadagnando
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chilometri da poter reinvestire in servizi per i cittadini». Una situazione quindi delicata che però, allo stesso tempo, garantirà il posto di oltre 1700 lavoratori già presenti in questo settore, dato che chi si aggiudicherà la gara si impegna “ad acquisire senza soluzione di continuità tutto il personale dipendente dal gestore uscente, con l’esclusione dei dirigenti, applicando loro il contratto collettivo nazionale di settore e il contratto di secondo livello o territoriale applicato dal gestore uscente”. I dipendenti della Roma Tpl sono stati divisi in due: 885 più 39 ausiliari per il lotto 1 e 730 più 33 ausiliari per il lotto 2 “fatta salva la facoltà di effettuare l’interscambiabilità del personale assegnato [...] previo accordo tra lavoratori e nuovi gestori”.
gennaio 2019 Nuove Proposte
attualità
Roma & Co.
Aeroporto Ciampino: la riduzione acustica non è più un sogno di Marcello Mastino
Il Decreto della conferenza unificata con la firma del ministro dell’Ambiente è il primo passo per il contenimento dell’impatto sonoro del Pastine
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are si sia giunti a un punto di svolta da tempo desiderato: la riduzione dell’impatto acustico dell’Aeroporto di Ciampino. È pronto, infatti, un decreto che riduce l’impatto sonoro del Pastine limitandone il numero dei voli tutt’oggi presenti. Lo scorso 22 novembre la conferenza unificata di Stato, Regione Lazio e Città Metropolitana, ha infatti approvato una bozza di decreto del Ministero dell’Ambiente in cui sono contenute le relative richieste dei cittadini sull’abbassamento acustico e la conse-
dell’Aeroporto G. B. Pastine, ndr) al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati già da tempo». Un passo avanti insomma dopo le analisi condotte da ISPRA e Arpa Lazio, che richiamano maggiormente l’attenzione di Aeroporti di Roma S.P.A. (società che gestisce gli scali romani di Fiumicino e Ciampino) al fine di realizzare tutti gli interventi necessari previsti dal Decreto entro l’anno 2020. Una soddisfazione che non tarda ad arrivare anche dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa che si congratula per l’importante risultato raggiunto «nell’interesse della salute dei cittadini e dell’ambiente». Un provvedimento atteso da tempo che quindi prevede: la sostituzione degli aerei,
guente riduzione dei voli. «È l’ultimo passo che prelude, dopo la firma del ministro Costa, alla vera e propria pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto» afferma il Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale di Ciampino (CRIAAC). «Le prescrizioni ministeriali, accompagnate da un costante monitoraggio sui risultati - continua il Comitato - via via imporranno ad AdR di rimodulare le azioni di contenimento promesse dal Piano (il cosiddetto Piano degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore
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da tutti conosciuti come tali, con aeromobili che garantiscono prestazioni acustiche migliorate e la totale cancellazione dei voli da e per l’aeroporto in questione, tra le 23 e le 6 del mattino. Migliorie che, dettate all’interno della Conferenza Unificata assieme al via libera del ministro dell’Ambiente, daranno via a un risanamento acustico che verterà in direzione degli interventi sugli infissi dei ricettori “sensibili” situati negli edifici più vicini alla zona aeroportuale. Rispetto delle norme, salvaguardia e attenzione della salute delle comunità locali: tre obiettivi necessari al fine di rivolgere e garantire al cittadino, come sempre, la costante e necessaria importanza civile e di salute.
attualità
la nomina
Cosentino nuovo segretario generale della Cisl Fp Roma Capitale Rieti di Michele Marocco
Il neo eletto lancia il rinnovato corso del sindacato: «Una comunità straordinaria fuori e dentro il posto di lavoro»
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na comunità straordinaria di persone determinata a ridisegnare il lavoro nei servizi pubblici». Giancarlo Cosentino, eletto nuovo segretario generale della Cisl Fp Roma Capitale Rieti, lancia così il nuovo corso del sindacato di via Ferruccio al Congresso straordinario che si è tenuto lo scorso 12 dicembre all’Auditorium dell’Inps. «Siamo e dobbiamo essere sempre più comunità di competenze e professionalità per cambiare il modo di pensare e gestire il lavoro pubblico. E allo stesso tempo comunità di persone, professionisti della “presa in carico” dei nostri iscritti che ci chiedono ascolto, supporto e opportunità». Giancarlo Cosentino, 58 anni, sposato e padre di due figlie, è laure-
ato in scienze politiche e dipendente del Comune di Roma Capitale. Proprio nell’Amministrazione capitolina, l’ente pubblico più grande del Paese, ha mosso i primi passi nel sindacato, a partire dagli anni ‘90. Già segretario regionale della Cisl Fp Lazio, dal 2006, per 12 anni, è stato coordinatore della Rsu di Roma Capitale. Eletto con 47 voti su 48, Cosentino archivia la fase di commissariamento della Cisl Fp Roma Capitale Rieti ringraziando il commissario straordinario Marco Ravaioli «per il grande lavoro svolto in questi mesi, lavoro che ci ha confermato con ancora più forza primo sindacato di Roma e Rieti alle Rsu di aprile scorso». Accanto a Cosentino, entreranno in segreteria Giovanni Fusco, 38 anni dipendente del Policlinico Umberto I, ed Emanuela Nieddu, 53 anni dipendente dell’Agenzia per l’Italia digitale. Partecipazione, contrattazione, innovazione e concretezza, saranno le parole d’ordine della federazione cislina guidata da Cosen-
tino: «In piena collaborazione con la Cisl Fp nazionale e con la Federazione del Lazio, sperimenteremo soluzioni avanzate a bisogni nuovi e diversificati, saremo il punto di riferimento e la casa di tutti i lavoratori delle Funzioni centrali, delle Funzioni locali, della Sanità pubblica e privata e del Terzo settore che vorranno credere in questo progetto. Saremo centro di elaborazione e di spinta propositiva nei territori, tra le persone, e nei nostri enti, aziende e agenzie. Una comunità, dentro e fuori dal posto di lavoro, che guarda avanti, con coraggio».
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formazione
attualità
MICROSOFT SCOMMETTE SULL’ITALIA E PUNTA SULLA CRESCITA DIGITALE di Cristina Monaco e Andrea Vitale
La grande azienda informatica vuole dare un’accelerata tecnologica alle imprese nostrane, grazie a un progetto formativo
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n Italia il settore informatico va un po’ a rilento: ci sono tante richieste e offerte lavorative che però non vengono colmate per la mancanza di personale qualificato e specializzato. La Microsoft, la prima azienda di informatica e software al mondo, vuole porre una soluzione a tutto questo con “Ambizione Italia”, un nuovo progetto di formazione digitale. L’obiettivo è quello di rendere il made in Italy competitivo nell’ambito della trasformazione digitale che sta interessando l’intero globo. “Ambizione Italia” vuole dare un contributo alle vecchie professioni e ai lavori del futuro, che dovranno stare al passo con la continua innovazione
tecnologica e l’Intelligenza Artificiale che sta sempre più prendendo piede. Per farlo, si avvale della partnership di The Adecco Group, LinkedIn, Cariplo Factory, Invitalia, growITup e Fondazione Mondo Digitale. La trasformazione digitale delle imprese avverrà attraverso la formazione di personale specializzato sull’aggiornamento di competenze relative l’IT e la riqualifica di quelle già esistenti. «Con il progetto di ecosistema Ambizione Italia ci poniamo l’obiettivo di
raggiungere oltre 2 milioni di giovani e professionisti italiani entro il 2020, contribuendo alla diffusione di una nuova cultura digitale per costruire insieme il futuro del Paese» afferma Silvia Candiani, ceo di Microsoft Italia. Tutto il progetto è volto a rendere l’Intelligenza Artificiale più accessibile e in grado di ampliare le capacità umane, nella visione di un futuro con nuovi scenari, creare nuove professioni e, più in generale, migliorare la vita delle persone grazie alla tecnologia.
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gennaio 2019 Nuove Proposte
società
turismo
Matera, il cuore della Basilicata abbraccia i capolavori dI Dalì di Sara Pellegrino
La città dei sassi è stata nominata Capitale Europea per la cultura 2019 e ospiterà le opere del genio catalano nella mostra intitolata ‘’Persistenza degli opposti’’
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e vie di Matera si tingono di Surrealismo. Saranno proprio i luoghi più antichi e remoti di questo capoluogo di provincia a ospitare le opere di uno dei più grandi artisti degli ultimi tempi: Salvador Dalì, artista poliedrico e dalle mille sfaccettature. La città di Matera metterà in mostra svariate opere dello scultore, pittore e attore: quadri, illustrazioni, sculture e vari oggetti di arredo composti da diversi materiali. Il percorso tra questi oggetti vanagloriosi del passato vedrà anche l’alternarsi di ologrammi e proiezio-
Nuove Proposte gennaio 2019
ni multimediali riguardanti le opere e l’artista. I sassi di Matera, famosi per la loro bellezza e storia, ospitano le opere surreali e diventano un miscuglio di temi chiave per capire il pensiero degli artisti. Nelle opere di Dalì traspaiono alcuni temi tra cui l’ossessione per gli orologi e per il tempo fugace, la sessualità, il dualismo tra scienza e religione, il libero sfogo dei propri pensieri e la libertà di voler rappresentare una realtà astratta e distorta. Si tratta di una forma d’arte complessa in grado di far emergere i desideri dell’inconscio più profondo. Le opere dell’artista spagnolo sono uniche e rare proprio come il territorio in cui sorge Matera. La città ha avuto il privilegio di ospitare questi capolavori grazie all’organizzazione Dalì Universe, che gestisce le opere private dell’artista, e al Circolo La Scaletta, che si impegna per la valorizzazione e conservazione
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del territorio lucano. Sarà possibile ammirare le opere di Dalì fino al 30 novembre 2019.
nuove generazioni
società
RISCHIO DI ABBANDONO SCOLASTICO PER LA DIPENDENZA DA SMARTPHONE
di Alessandra Broglia
C’è una progressiva riduzione della vita sociale in generale. Mentre i genitori sono troppo assenti
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all’ultima ricerca condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo) emerge che la dipendenza da smartphone aumenta nei giovani il rischio di abbandono scolastico. Su un campione di 5.000 ragazzi tra i 13 e i 15 anni, il 38% dichiara di aver fatto 15 assenze medie per rimanere a casa davanti al pc o allo smartphone, il 18% di averne fatte 30 per lo stesso motivo e il 20% ha sfiorato i 100 giorni con rischio, in
questo caso, di bocciatura. In fasce di età successive, tra i 16 e i 18 anni, il 16% dei giovani dichiara di essere stato a casa tra i 50 e i 60 giorni. Gli intervistati hanno inoltre ammesso una riduzione di vita sociale anche fuori dagli ambiti scolastici. Dati che fanno riflettere, anche perché se ci si chiede se sono più maschi o femmine a chiedere ai genitori di rimanere a casa, sono in maggioranza ragazze, specie tra i 13 e i 15 anni, ad assentarsi da scuola circa una ventina di giorni per fare attività social, come osserva Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente di Di.Te. Ma è naturale chiedersi dove siano i genitori, specie con un numero di assenze che rischia di compromettere
l’anno scolastico. «In molti casi - vedi i più problematici - i genitori sono del tutto assenti. Non chiedono al figlio se ha bisogno di un aiuto esterno, e non cercano di motivarlo a trovare insieme soluzioni», sostiene ancora Lavenia. «In
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quelli meno gravi, finché si va a scuola nessun problema – conclude lo psicologo –. Se poi non si ha una vita sociale offline o non si mostra interesse per sport o hobby poco importa: “tanto, c’è tempo” e molti pensano questo».
gennaio 2019 Nuove Proposte
società
giochi da tavolo
“Who’s She?”, la rivisitazione femminile del gioco degli anni ‘90 di Mattia Martiradonna
“Indovina chi” si veste di rosa e passa dal crowdfunding per arrivare al successo: la rete premia le buone idee. Protagoniste le grandi donne del ‘900
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endere più interessante e moderno un vecchio gioco anni ‘80 come “Indovina chi” è l’impresa di Zuzia KozerskaGirard, giovane designer
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di Varsavia. Dalla mente di una donna, di una professionista e di una mamma nasce: “Who’s she?” (indovina chi è lei?). Come si intuisce il gioco si tinge di rosa e le protagoniste diventano le grandi donne del Novecento: Madame Curie, Frida Khalo, Josephine Baker, Mary Anning, e tantissime altre, per un totale di 28 identità. A rendere ancora più unicaw questa riedizione sono le schede dei personaggi da indovinare accompagnate da piccole biografie,
per conoscere e riflettere sulle vite di queste artiste, scienziate e studiose. Altro segno distintivo: il gioco è interamente realizzato in legno e tutto rigorosamente dipinto a mano. Non sarà però la grande distribuzione a mettere sul mercato il nuovo quiz: tutto è cominciato grazie a Kickstarter - piattaforma di crowdfunding - che ha permesso a Zuzia di raccogliere il denaro necessario e poter quindi realizzare i primi pezzi che, a inizio di quest’anno, raggiungeran-
no chi ha contribuito alla campagna di raccolta fondi. Un gioco, come dice la sua ideatrice, nato per ispirare, incoraggiare e lodare tutte le donne. Sopratutto, la piccola donna che l’ha spinta nell’impresa: la sua bambina di 3 anni, Leia. È grazie al suo prezioso contributo se il gioco è arrivato ad avere forma, testandolo lei stessa! Insomma: bisognerà rivedere il repertorio delle classiche domande da “Indovina chi” per cimentarsi con il nuovo “Indovina chi è lei”.
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novità editoriali
società
Chiedi a John: la graphic novel italiana sulla morte di McCartney di Francesca Coculo
Quando i Beatles credettero di perdere Paul: la leggenda più discussa e controversa della musica che affascina milioni di vecchi e nuovi fan
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ono trascorsi cinquant’anni dalla pubblicazione di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, ottavo album dei Beatles, capolavoro indiscusso della musica pop. Era il 1966 e i Beatles stavano già attraversando la crisi artistica che li avrebbe portati, poi, all’inevitabile separazione. Un album diventato famoso anche per un fatto accaduto all’epoca: la notizia (poi smentita) della prematura
sono d’accordo a non far trapelare la notizia. almeno finché non capiremo cos’è successo davvero.
avranno visto arrivare polizia e ambulanza. proviamo a parlare con chi abita in queste ville.
allora non ci siamo capiti. come ha detto brian: “è una faccenda di sicurezza nazionale”.
hanno fatto sparire subito auto e corpo.
giusto. potrebbero pensare che si sia suicidato e-qualcuno qui intorno avrà sentito il botto?!
morte di Paul McCartney. Una notte, dopo una furiosa litigata con i suoi compagni, Paul esce in auto. Poi, l’incidente. Ovviamente, è una leggenda metropolitana, ma sulla quale ci sono ancora molti fantasiosi dubbi. È qui che si inserisce la recente pubblicazione di “Chiedi a John (quando i Beatles persero Paul)” un’originale graphic novel, nata dal genio di Paolo Baron e Ernesto Carbonetti, per la
qui comunque non ci sono segni di frenata: è andato a sbattere senza toccare il freno.
80144 edizioni (€ 16). Gli autori, provano a ricostruire la tragica notte in cui Paul perse la vita e di come John, Ringo e Harrison si improvvisarono investigatori per capire cosa fosse successo al loro bassista e amico. Nel pieno quindi delle registrazioni di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, si snodano le indagini e si fa luce su un altro mistero: chi è allora l’uomo che tutti continuano a credere sia Mc-
Cartney? Paolo Baron e Ernesto Carbonetti non sono nuovi né al mondo dei fumetti né a quello musicale essendo entrambi anche dei musicisti -, ma sicuramente in questo volume c’è tutta la loro personale passione per il quartetto di Liverpool. Una curiosa ricostruzione dei fatti, «la più plausibile» secondo gli autori, attraverso le tavole incredibili che rendo il volume una piccola opera d’arte.
Costruzioni Impiantistica Opere di pittura Ristrutturazioni
COSTRUZIONI E RESTAURI
EDIL 2000 di Luigi De Rossi
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gennaio 2019 Nuove Proposte
società
curiosità
Living Coral è il colore del 2019 Tutte le sfumature del corallo di Anna Crivelli
Una tonalità che esprime vitalità ed energia, ma in modo elegante e delicato. Una nuance legata al mondo della natura
L
a delicatezza del corallo, quelle sfumature che sono sinonimo di vitalità e di energia, ma con delicatezza ed eleganza. Living Coral è il colore del 2019 per Pantone, l’azienda americana esperta in classificazione dei colori, e sta già facendo impazzire tutti. Sì, perché se da una parte il rosso è troppo vivace ma piace sempre a tutti, il corallo permette di avere la stessa vivacità ma con toni più mor-
bidi. Ha quel tocco vintage, poi, che non dispiace affatto. Una nuance arancio tendente al pesca, ma con qualcosa di dorato che spacca! Il mondo della moda, del design e del beauty sono pronti a farsi conquistare da questo colore caldo, anzi la moda della prossima primavera si è già ispirata a questa tonalità, che presto invaderà oltre che il nostro armadio anche l’arredamento di casa. E c’è da giurare che anche molte spose del 2019 avranno qualcosa di “corallo” al loro matrimonio. Pantone ha definito il Living Coral una nuance «luminosa e coinvolgente, simbolo di ottimismo e gioia». Un colore che esiste in natura, quello
del corallo appunto, e che spesso viene usato anche nel mondo della comunicazione. Una tonalità quindi che richiama anche all’ambiente e all’energia della natura stessa, che porta con sé non una scelta semplice ma due messaggi importanti: quello di ottimismo rispetto al mondo in cui viviamo e di at-
tenzione a ciò che ci circonda, come la natura appunto e i cambiamenti climatici. In fin dei conti il “corallo” e le barriere coralline devono essere difesi e protetti, trovano il loro habitat naturale nel mare e lì creano un caleidoscopio di colori ed emozioni: uno spettacolo per i nostri occhi.
Protezione Civile, un lungo viaggio che inizia nei fervidi anni settanta
Un servizio di attività a tutela della vita umana, dell’integrità fisica, dei beni, degli insediamenti e degli animali
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Il decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 ha previsto l’accorpamento delle norme esistenti all’anno precedente in ambito di protezione civile. Infatti, la L. 30 del 2017 conferisce delega al governo di accorpare la materia in un unicum che parte dal 1970, con la Legge 996 che prevedeva il soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità. Solo successivamente, nel
Nuove Proposte gennaio 2019
1992 con la legge 225, verrà istituito il servizio nazionale di protezione civile, che prevedrà una serie di strutture operative sul territorio e la partecipazione degli Enti, dai comuni allo stato con buona pace del principio di sussidiarietà, introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 2001. Lo Stato presentava una legislazione esclusiva su tutta una serie di materie tra cui la politica estera, l’immigrazione, la difesa e le ff.aa., l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza ed altre materie espressamente enunciate. Mentre la materia “protezione civile” rientrava per la prima volta nella legislazione concorrente. Il servizio nazionale di protezione civile venne riformato dalla legge 100 del 2012. Dobbiamo attendere il 2017 con la legge 30, contenente delega al governo di accorpamento delle norme pregresse in ambito di protezione civile,
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per giungere al codice di protezione civile del 2018, che già nel primo articolo chiarisce la sua portata. Qui si afferma che il servizio è un sistema che esercita la funzione di protezione civile, costituita dall’insieme delle competenze e delle attività volte a tutelare la vita, l’integrità fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali e l’ambiente dai danni o dal pericolo di eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo.
Giulio Bussinello
curiosità
società
Il mondo è di nuovo sull’orlo di una grave crisi economica? di Salvatore Giorgio Dino
Bilanci e dubbi a dieci anni dal crollo di Lehman Brothers, uno dei più grandi disastri finanziari degli Stati Uniti
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ono passati dieci anni dal crollo di Lehman Brothers, l’inizio della più grande crisi finanziaria della storia dal 1929, ed è sicuramente il tempo giusto per fare dei bilanci. È tempo di capirne le cause e soprattutto se le cure abbiano risolto il problema. Tra le micce che fecero saltare tut-
to vi sono state sicuramente i bassi tassi di interesse, la politica degli alloggi negli Stati Uniti, ma anche la deregolamentazione, i bonus dei banchieri, e il cosiddetto “rischio morale”. Il contagio fu velocissimo e in meno di un anno fu endemico. L’economia di tutto il mondo ha cercato soluzioni sostan-
zialmente percorrendo due strade: stampando moneta, come con il “quantitative easing”, ovvero distribuendo denaro alle banche che tecnicamente doveva essere ridistribuito sull’economia locale o con politiche di taglio agli sprechi. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. Le banche non hanno usato qui soldi per alimentare l’economia reale, ma per pulirsi i bilanci e per solidificare le fondamenta di strutture
troppo grandi, mentre le attività di taglio alle spese non hanno retto perché nel frattempo l’economia si era fatta troppo debole e produceva troppo pochi “utili” per permettere un reale cambio di cose. A distanza di 10 anni sono però in molti a dubitare della reale efficacia di queste soluzioni che sono state sperimentate, e ormai gli economisti di ogni paese si stanno domandando se a breve, o a brevissimo, ci potrà essere una nuova crisi.
LA QUARTA ERA DEI COMPUTER: LE MACCHINE SUPER INTELLIGENTI SONO Già REALTà Sono in grado di elaborare una quantità di dati incredibilmente enorme e regoleranno la nostra vita in molteplici settori
L
e grandi rivoluzioni sono talmente stravolgenti e dirompenti che spesso portano alla nascita di una nuova “era”. Possono essere geologiche, umane ma anche tecnologiche e quella dei computer è alla sua quarta: ovvero l’era del computer intelligente. La prima è stata quella segnata dalla creazione dei semiconduttori, che ha permesso di trasportare velocemente le informazioni. La seconda era dei computer è nata con lo sviluppo dei
software per elaborare i dati in tempo reale su questi semiconduttori, facendo di fatto diventare i computer veloci. La terza è stata quando i computer sono stati distribuiti tra le persone, diventando “personal computer”, cosa che ha permesso l’abbattimento dei costi sia di produzione delle macchine che dei loro software, e di creare un balzo in avanti di secoli in moltissimi settori. La quarta era, invece, è appena iniziata ed è segnata da macchine in grado di elaborare una
quantità di dati incredibilmente enorme, la cosiddetta zettabyte, in tempo reale e di software in grado non solo di elaborare queste informazioni, ma di riscriverne il loro codice in autonomia. Ecco che stanno venendo alla luce macchine pensanti, dotate di intelligenza propria, che lavorano in cloud: l’intelligenza
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artificiale è già tra noi. Un’era dominata da macchine molto più intelligenti dell’uomo che parleranno una loro lingua e che dovranno regolare la nostra vita in ogni sua sfaccettatura, dall’agricoltura al settore bancario per esempio, che cambierà in modo drastico.
Salvatore Giorgio Dino
gennaio 2019 Nuove Proposte
società
i segreti del successo
La sfida di Amazon ai giovani: corrieri e “capi” di se stessi di Salvatore Giorgio Dino
Il colosso ha proposto un lavoro, che potrebbe far guadagnare fino a 300mila dollari l’anno, a chiunque possa permettersi un investimento iniziale
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mazon diventa sempre più grande e ha sempre maggiori problemi nel consegnare i miliardi di pacchi. Tra le varie sfide logistiche che affronta ogni giorno c’è quella di chi consegna direttamente nelle nostre case. Così lo scorso giugno Amazon ha lanciato una nuova sfida a chi ha coraggio, voglia di lavorare autonomamente e davvero pochi capitali: di-
ventare un suo corriere in cambio della garanzia di fatturato e mezzi. L’idea è veramente innovativa. In pratica ha lanciato un programma che dà la possibilità a chiunque abbia almeno 30mila dollari sul conto di avere un contratto firmato di distribuzione per Amazon, che viene usato a garanzia - insieme ai soldi sul conto - per avere dalla Mercedes dei furgoni nuovi, in leasing, che vengono immediatamente messi a disposizione a chiunque abbia capacità di diventare capo di se stesso. Una volta arrivato il furgone, Amazon garantisce le consegne minime che permettono di tenere in piedi il business. Il programma ha avuto successo, in pochi mesi hanno
aderito decine di migliaia di imprenditori e Mercedes ha consegnato più di 20mila furgoni a giovani che hanno partecipato al progetto arrivando a creare flotte fino a 40 mezzi a persona. Una mini-galassia autonoma che genera soldi immediatamente. I guadagni variano da persona a persona, soprattutto dipendono
dalla gestione degli affari, e ci vuole del tempo prima di rientrare dei 30mila dollari investiti ma si può arrivare a fatturare fino a 300mila dollari l’anno. Per fare questo Amazon ha consegnato una sorta di manuale ad ogni suo nuovo distributore, spiegando come tagliare le spese superflue e organizzare la gestione del personale.
I segreti di una volontà di ferro: grande disciplina ed efficienza Una ricerca ha mostrato quali sono i comportamenti che ci permettono di essere ben organizzati e di portare a termine senza ansia tutti i nostri “compiti”
È
appena uscita una ricerca che analizza i segreti che accomunano le persone più efficienti al mondo. Questo per capire quali caratteristiche hanno in comune coloro che dimostrano un’incredibile disciplina. La ricerca è molto ampia, sono stati studiati businessmen, fondatori di società ma anche esperti sia del benessere fisico che mentale. La prima di questa qualità sembra essere la capacità di non procrastinare e di evitarlo il più possibile, perchè spesso causa uno stato di ansia continuo. La seconda è l’abi-
lità di spezzettare gli obiettivi in tanti piccoli passi, così che giorno dopo giorno un senso di positività ci persuada. La terza è la capacità di cambiare sensazioni e abitudini negative in positive, modificando il proprio atteggiamento mentale. Ad esempio consigliano di non dire che qualcuno deve risparmiare di più perché è senza soldi, ma piuttosto di mettere il denaro da parte per avere una pensione migliore. E poi ancora la quarta qualità è quella di usare la tecnologia a proprio favore e quando non serve di evitare continue distrazioni.
Nuove Proposte gennaio 2019
Molte delle persone efficienti mettono un timer per calcolare il tempo che lavoreranno lontano dalle distrazioni. La capacità di aggiungere obiettivi faticosi prima o dopo qualcosa che si fa invece con piacere e facilità, così da sentirsi sempre appagati. E infine organizzare la settimana in modo efficiente: si è
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notato che anziché fare molte cose diverse ogni giorno, il segreto delle persone con una super disciplina è quello di fare ogni giorno una parte diversa del proprio lavoro. Ad esempio il lunedì ci si dedica solo alla gestione dei conti e delle spese, il martedì alla casa e così via.
Salvatore Giorgio Dino
ricerca
salute
Quando i ricordi riaffiorano… ecco cos’è la memoria olfattiva di Claudia Pennacchio
Basta un profumo per riportarci a rivivere emozioni dimenticate e far viaggiare la nostra mente indietro nel tempo
uno specifico episodio della nostra vita, talvolta remoto e apparentemente dimenticato. Marcel Proust con la sua madeleine spiega perfettamente le sue modalità d’azione, un odore che colpisce diritto al cuore e in un attimo i ricordi lontani sono di nuovo di fronte a noi, ci assale la nostalgia e ci lasciamo assalire da questa sensazione dolce-amara che ci pervade. La crostata della nonna o la lasagna dei pranzi domenicali in famiglia, il profumo di una persona amata e poi dimenticata, basta un attimo e il passato è di fronte a noi come se il tempo non fosse mai trascorso. Si tratta di un tipo particolare di memoria, che non è razionale o legata a processi logici, essa
“V
i sono profumi freschi come carni di bambini, dolci come oboi, verdi come prati, e altri, corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l’espansione delle cose infinite, come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso, che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi”. Charles Baudelaire descrive così la memoria olfattiva: un profumo, un odore particolare che ci riporta a
è risvegliata dai sensi, non dal pensiero. Ma scientificamente come si spiega questo fenomeno? L’area del cervello deputata all’elaborazione degli stimoli olfattivi è connessa al sistema limbico, vale a dire il nostro cervello emozionale. Grazie alla memoria olfattiva siamo in grado di connettere immediatamente un odore peculiare al ricordo che lo accompagna, e di conseguenza possiamo sperimentare nuovamente le emozioni provate mesi o addirittura anni prima. Questo avviene poiché gli odori consentono l’attivazione della memoria episodica, ovvero quella parte di memoria a lungo termine che ci consente di conservare i ricordi autobiografici.
Il limone è un nostro grande alleato Benefici per salute e bellezza Si ipotizza che i primi luoghi di coltivazione siano stati i territori indiani e del Bangladesh. La parte più utilizzata è il succo, elisir dalle proprietà astringenti e basiche
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l limone o Citrus Limonum appartiene alla famiglia delle Rutacee, i cui alberi e arbusti producono frutti e foglie contenenti oli essenziali. La polpa di questo agrume è composta da acqua, glucosio e acido citrico. Quest’ultimo elemento è fondamentale per il funzionamento del nostro organismo e per la produzione di prodotti di bellezza. Nonostante il sapore aspro, il limone produce un effetto alcalinizzante una volta ingerito ed è consigliato per contrastare l’acidosi. Prodotto essenziale di bellezza per la cute e
per i capelli. La vitamina C contenuta in questo alimento è utile per contrastare i radicali liberi e per combattere acne e punti neri. Mescolando mezzo cucchiaino di succo di limone con il miele si può creare una maschera per il viso che dona alla pelle un aspetto luminoso. Le folte chiome potranno trovare giovamento da questo frutto: basterà unire un po’ di gocce di limone, olio di cocco e miele per avere capelli setosi e lucenti. Le sue proprietà lo rendono un alleato perfetto anche per contrastare l’alitosi. La combinazione di acqua
e limone produce effetti miracolosi, un beneficio per il nostro apparato digerente, per la nostra bellezza estetica ma anche per la nostra parte più profonda e nascosta: l’umore. Questo frutto, infatti, regola il buon umore e facilita il ciclo di Krebs, processo che trasforma in energia
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le sostanze ingerite. Questo agrume dal sapore acre è un toccasana per l’organismo e permette anche di regolare il ph del nostro sangue. Non ci sono controindicazioni particolari ma, come ogni alimento, si consiglia di non esagerare.
Sara Pellegrino
gennaio 2019 Nuove Proposte
salute
ricerca
Aids: il sieropositivo riesce oggI ad avere una vita quasi “normale” di Anna Crivelli
L’aspettativa di vita di una persona affetta da Hiv è pari quasi a quella di un individuo sano. La medicina in questi anni ha fatto passi da gigante
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Aids è la Sindrome di immunodeficienza acquisita, ossia quella patologia provocata dalla presenza dell’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana che danneggia il sistema immunitario. Trent’anni fa era un’affermazione impensabile ma oggi, grazie ai progressi della medicina, le persone sieropositive possono godere di un’aspettativa di vita pari
quasi a quella di una persona sana. Fino all’inizio degli anni Novanta, la vita media per un sieropositivo era ridotta al minimo: il virus dell’Hiv progressivamente si insinuava nel sistema immunitario intaccando le cellule e rendendo l’individuo sempre più debole e vulnerabile. L’unico modo per rallentare questa inarrestabile corsa al deterioramento fisico era una serie di circa
15 farmaci al giorno. Un impegno senz’altro necessario, ma altrettanto difficile. Oggi però le cose sono cambiate: grazie allo sviluppo di farmaci antiretrovirali sempre più efficaci, il corso della malattia ha avuto una svolta davvero decisiva. La ricerca ha fatto progressi, ed è riuscita a condensare quella serie di farmaci in un’unica compressa restituendo alla persona sieropositiva una quotidianità e un’aspettativa di vita pari quasi a quella di una persona sana. I sieropositivi oggi possono condurre una vita normale, avere figli, lavorare, fare sport, perché
questi rivoluzionari farmaci antiretrovirali, pur non sradicando il virus dal corpo, riescono a “domarlo” e a tenerlo sotto controllo, impedendo che l’individuo sieropositivo si ammali. La strada è ancora lunga, ma per la medicina restituire la normalità è già una grande vittoria.
PRENDIAMOCI CURA DELLA NOSTRA PELLE CON gli ELEMENTI NATURALI In commercio ci sono molti cosmetici che utilizzano oli vegetali dalle proprietà emollienti. Anche l’acido ialuronico ha funzioni importanti
I
n inverno per la pelle sono necessari cosmetici naturali formulati con oli vegetali con grandi azioni emollienti, usati per le loro specifiche caratteristiche funzionali, che sono le basi per i prodotti di bellezza mondiale. Per idratare la pelle è necessario l’acido ialuronico che deve essere usato in presenza di pelle secca, screpolata e ruvida, è perciò consigliabile scegliere creme o integratori alimentari. La compattezza e l’elasticità del viso dei gio-
Nuove Proposte gennaio 2019
vani sono dovute proprio alla presenza di questa fondamentale sostanza, la cui concentrazione nei tessuti tende rapidamente a diminuire con l’avanzare dell’età. Tra le funzioni più importanti, esercitate dall’acido ialuronico c’è la stimolazione della produzione del collagene, il ripristino della densità e del turgore cutaneo. Per nutrire la pelle secca, invece, è consigliabile usare gli oli vegetali, fonte concentrata in particolari gruppi di sostanze come gli acidi grassi essenziali. L’azione nutriente, unita alla proprietà emolliente, rende queste sostanze capaci di prevenire rughe e attenuare i rossori cutanei grazie alle virtù lenitive. Nei confronti dei tessuti irritati e smagliature queste sostanze
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donano tono e forte vigore ai tessuti. Tra questi ricordiamo il burro di karité, l’olio di argan e l’olio di germe di grano, che rinforzano il film idrolipidico, la cui mancanza provoca screpolature, desquamazioni e irritazioni.
Pasquale Tocci
calcio
sport
SUPERCOPPA ITALIANA 2019 UN AFFARE TRA JUVENTUS E MILAN di Paolo Sabatini
Il 16 gennaio a Jeddah, in Arabia Saudita, la sfida rivincita del 2016
I
l primo trofeo calcistico annuale italiano sta per essere conferito. Mercoledì 16 gennaio a Jeddah, in Arabia Saudita, presso il King Abdullah Sports City Stadium, avrà luogo la sfida valida per l’assegnazione
della Supercoppa italiana 2019 tra Juventus e Milan. Il match, che comincerà alle 20:30 ora locale (in Italia saranno le 18:30), si presenta come una rivincita del 2016, quando le due squadre del settentrione italico si contesero il trofeo in Qatar. In quella occasione furono i rossoneri ad avere la meglio, usciti vincitori dal confronto grazie al 4-3 ottenuto ai calci di rigore, dopo l’1 a 1 dei tempi regolamentari. Oggi, come allora, i milanesi non partono con i favori del pronostico, ma nei confronti singoli, e in particolare nelle finali di coppa, riescono tradizionalmente a offrire prestazioni fuori dall’ordinario. D’altra parte al Milan servirà una prestazione super per tenere testa a una Juventus
schiacciasassi in campionato e tra i club più ambiziosi in Champions League. Trascinati da un super Cristiano Ronaldo e dall’esperienza di un gestore come Allegri, i bianconeri puntano a primeggiare in tutte le competizioni, senza l’intenzione di lasciare neppure le briciole agli avversari. A favore del club torinese anche la statistica impietosa: negli ultimi sei confronti con il Milan, tenutisi dal gennaio 2017 ad oggi, includendo le partite di campionato e di Coppa Italia, la Juventus ha sempre vinto, surclassando la formazione di Gattuso con un 4-0 nella finale di Tim Cup scorsa e imponendosi, pur tra qualche polemica, per 2-0 nell’ultimo match di Serie A. Gara ricordata soprattutto per lo
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sfogo frustante dell’innervosito Higuain, risultato quasi calcisticamente impotente di fronte all’eccezionale organizzazione tattica juventina. Se quella di Jeddah potrà essere la partita del riscatto e della rivincita per il Pipita contro la sua ex squadra, che lo ha scaricato senza troppi complimenti a beneficio dell’acquisto di CR7, sarà il verdetto del campo a dirlo.
gennaio 2019 Nuove Proposte
sport
impianti
ROMA, LE Strutture sportive tra innovazione e fatiscenza di Riccardo Borgia
Si va dalla rinascita del Tre Fontane al degrado di Campo Testaccio, passando per lo Stadio Flaminio, ora sottoposto a opera di bonifica
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a Capitale, negli ultimi anni, sta vivendo un momento di stallo per quanto riguarda le opere pubbliche. Alcuni impianti, sono stati ristrutturati per renderli moderni, altri versano nel completo abbandono. Tre esempi che confermano la teoria sono lo stadio Tre Fontane, lo stadio Flaminio e l’ex casa giallorossa Campo Testaccio. Analizzando nel dettaglio, si evince come la prima, costruita per le Olimpiadi del 1960 sia diventata, con i lavori di ammodernamento, all’avanguardia. Caratteristiche principali sono rappresentate dalle nuove tribune da 3000 posti, l’omologazione per i più grandi eventi e un terreno di gioco di ultima generazione con fondo in erba naturale drenante. Il rilancio del Tre Fontane è partito anche dall’utilizzo non solo calcistico ma polivalente e dal nuovo logo, volto a cancellare un passato di abbandono. Altra storia, è rappresentata dall’ormai
ex impianto di rugby a livello internazionale, lo stadio Flaminio. Dopo aver ospitato per trent’anni i più importanti match della palla ovale ha lasciato spazio al degrado. Per tentare di risolvere la questione, nel 2012 tutti gli incontri erano stati trasferiti allo stadio Olim-
Nuove Proposte gennaio 2019
pico. Questo provvedimento provvisorio era volto a permettere i lavori di ammodernamento, poi mai realmente partiti, di una struttura di interesse artistico e storico. Da quel momento in poi c’è stato un “passarsi la palla” tra enti e istituzioni, senza giungere a una soluzione concreta. Dopo anni di abbandono, solo nel 2018 qualcosa si è mosso con un bando di gara per trovare una soluzione insieme al reparto di ingegneria dell’università romana La Sapienza. A fine ottobre sono cominciate le operazioni di bonifica dell’impianto per ripulirlo dai rifiuti. Servirà poi una ristrutturazione degna dei primi progettisti, Pier Luigi e Antonio Nervi. Ultimo ma non meno importante, vista la grandezza della struttura, è Campo Testaccio, che per i nostalgici giallorossi, rappresenta un luogo molto importante dei primi anni di vita della Roma. Dopo la chiusura nel 1940, trova nuova luce solo nel 2000 con la bonifica e l’assegnazione alle giovanili dei giallorossi e dell’Associazione Sportiva Testaccio. Dopo soli otto anni, l’area viene scelta per dei parcheggi sotterranei, da lì arriva il declino. Il progetto prevedeva la costruzione dei posti auto ricoperti successivamente dal nuovo campo. I lavori però si arenarono, quando i primi scavi rivelarono una villa romana. Da quel momento, i cittadini del quartiere hanno chiesto a gran voce una bonifica, ma non sono stati ascoltati fino allo scorso anno, dove grazie a una
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mozione è stato intimato al Senato di procedere ai lavori per una questione di salute pubblica. Il Campidoglio si è mosso quindi stanziando circa 50mila euro, ma secondo le previsioni dovrebbero servire fino a 2 milioni di euro. Il progetto è stato presentato anche all’assessore allo Sport di Roma Capitale, Daniele Frongia. Attendendo novità in merito, strutture storiche di Roma Capitale rimangono nell’abbandono più totale senza una loro strada di rinascita.
scienza
approfondimento
IL DILEMMA: ONDE O PARTICELLE? di Fabio Bogi
L’eterna diatriba fra due scuole di pensiero che, in apparente contraddizione fra loro, cercano di descrivere la realtà
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h sì, è stato veramente un bel dilemma. Il dibattito sulla natura corpuscolare o ondulatoria della luce nacque nel XVII secolo in seguito alla contrapposizione fra le teorie degli scienziati Sir Isaac Newton, inglese, e Christiaan Huygens, olandese. Circa 200 anni dopo lo scienziato scozzese James Clerk Maxwell unificò fra loro elettricità e magnetismo elaborando la prima teoria moderna dell’elettromagnetismo, raggruppando in una teoria tutte le precedenti osservazioni unificandole con le note equazioni che hanno preso il suo nome. Esse dimostrarono che l’elettricità, il magnetismo e la luce erano manifestazioni del medesimo fenomeno, il campo elettromagnetico, e che i campi elettrico e magnetico si propagavano attraverso lo spazio sotto forma di onde alla velocità costante della luce per mezzo di un ipotetico “etere luminifero”. Ma circa quarant’anni dopo, nel 1905, Albert Einstein spiegò l’effetto fotoelettrico, per il quale nel 1921 otterrà il premio Nobel, ipotizzando la luce composta da fotoni, cioè particelle (anche se un po’ particolari rispetto alla normale concezione di parti-
cella) escludendo completamente l’esistenza dell’etere luminifero. Successivamente, nel 1923 lo scienziato statunitense Arthur Holly Compton (premio Nobel per la fisica nel 1927) fece una serie di esperimenti utilizzando i raggi X, in cui dimostrava il comportamento corpuscolare della luce. Nello stesso anno lo scienziato francese Louis De Broglie (premio Nobel per la fisica nel 1929) fece la seguente ipotesi: se le onde luminose si comportavano come particelle allora anche le par-
ticelle si sarebbero potute comportare come onde. Praticamente estese questa possibilità dalla luce anche ad altri tipi di particelle, come, per esempio, gli elettroni. L’idea ebbe conferma quattro anni dopo con gli esperimenti di Davisson Germer (con Thomson, premio Nobel per la fisica nel 1906). Infatti si vide che gli elettroni erano soggetti al fenomeno della diffrazione, tipico delle onde. Niels Bohr (premio Nobel per la fisica nel 1922) su questo parlerà di Principio di Complementarietà, cioè che le particelle manifestino, a seconda delle situazioni, una caratteristica di tipo ondulatorio oppure corpuscolare. Questi sono
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concetti che mal si spiegano con i termini della fisica classica, perché appartengono al campo della meccanica quantistica. Rendiamoci conto che l’immagine dell’elettrone come una pallina serve per dare un’idea, ma nella realtà gli elettroni non sono delle palline che girano intorno a un nucleo fatto di altre palline. Non è così. Infatti, negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, i fisici si accorsero che con la fisica classica non riuscivano a spiegare tutti i comportamenti degli atomi e che ogni cosa era distinta allora in termini esclusivi di onda o di particella. Nella meccanica quantistica si trascendono però le classificazioni tradizionali
gennaio 2019 Nuove Proposte
approfondimento
scienza
di onda/particella. La meccanica quantistica è basata su un impianto matematico complesso e complicato che tenta di descriverci i fenomeni che noi osserviamo. Noi possiamo manipolare le equazioni matematiche in vari modi e interpretarle come fenomeni ondulatori o corpuscolari, ma si tratta pur sempre di equazioni matematiche. Lo stesso Einstein, quando nel 1905 dimostrò l’effetto fotoelettrico, non considerò i fotoni come se fossero delle palline, ma come una densità di energia ripartita su uno spazio molto limitato, veicolata da un’onda elettromagnetica. Per rendere un po’ più semplice quanto appena scritto, facciamo l’esempio dell’acqua: consideriamo il flusso di energia come uno scorrere di acqua. Questo vitale ed essenziale elemento può avere forma liquida o solida (ghiaccio) e viene trasportato dalla corrente stessa e che
anche la medesima acqua ha varie densità a seconda della temperatura: esistono correnti calde e fredde che si comportano come dei fiumi all’interno delle distese del vitale liquido. Consideriamo, quindi, il fotone come una certa quantità di energia
un po’ più densa (e l’elettrone come energia “condensata”) che scorre seguendo il percorso dell’onda elettromagnetica. Anche se ciò non rappresenta pedissequamente la realtà del tutto, può però essere considerato come un primo barlume che
ci dà la possibilità di iniziare a capire i misteri intimi e reconditi della materia e dell’energia spiegati ed espressi molto più chiaramente dalle equazioni della meccanica quantistica, splendide ma incomprensibili ai più. E, per ora, fermiamoci qui.
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L’orrore della Shoah
Giorno della Memoria
focus
per non dimenticare di cosa è capace l’uomo di Elisabetta Zazza
Il 27 gennaio tutto il mondo ricorda l’anniversario della Shoah, lo sterminio degli ebrei consumatosi nella Seconda guerra mondiale
L
a Shoah rappresenta una delle pagine più tragiche e inspiegabili della storia dell’umanità. Crimini abominevoli, silenzi complici, ideologie folli e ottuse riuscirono a calpestare ogni diritto di uguaglianza, mettendo in moto una mostruosa macchina della morte. Come è stato possibile? La tragedia della Shoah è fatta di milioni di vite spezzate nelle camere a gas, fucilazioni di massa, fosse comuni, viaggi terribili senza ritorno. Ma c’è una cosa che neanche la morte può cancellare: le impronte lasciate dalla storia, la memoria di un passato che continua a bussare al nostro presente per ricordarci di cosa è capace l’uomo. «I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa uma-
na può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare», scriveva ne “La banalità del male” Hannah Arendt, filosofa ebrea tedesca. Il saggio fu scritto nel 1963, subito dopo il processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili operativi del genocidio, giustiziato a Gerusalemme per crimini contro il popolo ebraico e contro l’umanità. La vera colpa del gerarca nazista, non meno di tanti altri uomini come lui, mediocri burocrati al servizio del Terzo Reich, fu quella di spingere gli ingranaggi dello sterminio senza alcuna malvagità o esaltazione, ma nella più nuda e meschina inconsapevolezza delle pro-
prie azioni. Nello zelo senza ideologia, nella prassi senza volontà. La follia dei capi che orchestravano e la banalità del male dei loro esecutori portarono a compimento la tragedia del XX secolo. Inutile, a guerra ormai finita, far saltare in aria i forni crematori, bruciare registri e archivi nel tentativo vano dei nazisti in fuga di cancellare le tracce della barbarie. Come sostiene Hannah Arendt, c’è qualcosa che sfugge al controllo dell’uomo: è la memoria. Il 27 gennaio di ogni anno tutto il mondo ricorda le vittime dell’Olocausto nella Seconda guerra mondiale, nell’anniversario del Giorno della Memoria. Quel giorno del 1945 l’esercito dell’Armata Rossa, in avanzata verso la Germania nazista, liberò il campo di concentramento di
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Auschwitz, in Polonia. Solo allora fu chiara la tragedia che si era consumata nei campi di concentramento, al cui ingresso sovrastava la scritta in tedesco Arbeit Macht Frei, “il lavoro rende liberi”. Parole che rivelano tutta la menzogna dietro a quei cancelli, dove i lavori forzati, la condizione disumana di privazione dei prigionieri, le punizioni e il destino finale di morte, contrastavano con il motto stesso. Tra le vittime della Shoah ci furono anche molti italiani. A Roma, il 16 ottobre del 1943, oltre 1000 cittadini ebrei furono rastrellati nel ghetto ebraico e deportati ad Auschwitz. Solo 16 di loro si salvarono.
gennaio 2019 Nuove Proposte
focus
L’orrore della Shoah
Piero Terracina
Uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz ricorda la sua tragica esperienza e riflette sul nostro presente
«State lontano dai nuovi duci e vicino a chi ha bisogno del vostro aiuto» di Elisabetta Zazza
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iero Terracina ha compiuto da poco novant’anni. Dalla fine degli anni Ottanta ha iniziato a dedicare la sua vita alla memoria della Shoah. Ha girato l’Italia e il mondo per raccontare la sua esperienza, incontrando personalità, studenti e gente di ogni cultura e classe sociale. E ancora oggi non si stanca di tramandare la sua storia, attraverso incontri al Centro ebraico italiano “Giuseppe Violante Pitigliani”, sul Lungotevere, alle porte del Ghetto ebraico di Roma. La storia di Piero, come quella di migliaia di italiani di origine ebraica, inizia con le leggi razziali fasciste, che spogliarono gli ebrei di ogni diritto, cacciandoli via da scuole pubbliche, albi professionali e da ogni altra espressione della vita civile. «Ricordo bene la mattina del 16 ottobre 1938, dovevo fare la quinta elementare. Entrai in classe, la maestra fece l’appello e non mi chiamò. Alla fine dell’appello mi
disse che dall’indomani non sarei potuto più tornare a scuola, perché ero ebreo. Conoscevo quella maestra da quattro anni e restai profondamente addolorato da quelle parole. Tornai a casa piangendo e domandandomi che colpa fosse essere ebreo». Come riuscì la sua famiglia ad andare avanti in quel periodo? «La mia era una famiglia di otto persone: genitori, quattro figli e i nonni paterni. Mio padre aveva un ufficio di rappresentanze commerciali e fu costretto a chiudere. Cercò di adattarsi in tutti i modi, finché non gli fu offerto un lavoro come commes-
Nuove Proposte gennaio 2019
so. Poi iniziarono a lavorare anche i miei fratelli e mia sorella, che erano più grandi di me. Tutto sommato quello fu un periodo sereno». Quando iniziò a precipitare la situazione? «A Roma il 16 ottobre 1943 le SS circondarono il ghetto e portarono via tutti. Io e la mia famiglia quel giorno riuscimmo a scappare. Ci eravamo nascosti in un rifugio, ma avevamo paura di essere scoperti. Dovevamo uscire per procurarci da vivere ma significava essere riconosciuti e venduti alle SS. La mattina del 7 aprile 1944, il giorno di Pasqua, bussarono alla porta: erano due SS armati di mitra e un italia-
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no, quello che ci vendette al nemico. Ci caricarono su un’ambulanza e ci portarono nel carcere di Regina Coeli. Mentre eravamo in fila con le facce al muro per essere registrati, mio padre disse a noi figli una cosa che non ho mai dimenticato: “Qualunque cosa accada, siate uomini. Non perdete mai la dignità”. Ma come si fa a mantenere la dignità quando si sta morendo di fame? Quando si guarda con occhi supplichevoli l’aguzzino nella speranza che versi un mestolo in più di brodaglia? Tante volte ho pensato alle parole di papà e devo riconoscere che non sempre le ho rispettate».
L’orrore della Shoah
Come riuscì a sopravvivere nel campo di concentramento di Auschwitz? «Quando fui portato ad Auschwitz avevo solo 15 anni. A quell’età non si vuole morire e si sopporta qualsiasi sopruso pur di vivere un altro giorno, un’altra ora. Erano tanti quelli che volevano morire, quelli che al mattino, uscendo dalle nostre baracche, trovavamo attaccati al filo spinato dove passava la corrente ad alta tensione. Loro erano quelli che avevano mantenuto la dignità. Io invece mi aggrappai alla vita disperatamente. Quando arrivammo ci rasarono e ci tatuarono il numero sul braccio, che divenne il nostro nome perché così ci chiamavano all’appello. E chi non rispondeva veniva punito. “Si moriva per un sì o per un no”, come scrisse Primo
Levi. Nel campo, io insieme ad altri dovevamo scavare dei canali in una zona paludosa che si allagava quando pioveva. Era un lavoro massacrante, e molti non arrivavano a fine giornata. Ma noi che lavoravamo nel fango eravamo fortunati, perché quelli che ci avevano preceduto ci avevano insegnato a bere acqua dalla terra. Sembra strano, ma non presi mai un’infezione o una malattia, anche perché sarebbe significato andare in infermeria e quella era l’anticamera delle camere a gas. Il 27 gennaio 1945 fummo liberati dall’esercito russo. Quando mi portarono via dal campo pesavo 38 kg, ero in fin di vita. Eravamo rimasti in pochi, quasi tutti erano morti, e molti perirono nei giorni seguenti. Della mia famiglia non ritrovai nessuno. Ero rimasto solo».
Com’è stata la sua vita dopo la liberazione? Dopo Auschwitz ho cercato di ricominciare da capo. Ho avuto una vita normale, fatta di dolori e di gioie, di affetti che ho ritrovato. Alcuni amici erano sopravvissuti, come Sami (Sami Modiano, ndr), che è come un fratello per me. L’amicizia mi ha salvato. Pensa che questi avvenimenti si possano ripetere?
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Certo, sta già succedendo. Ogni giorno muoiono migliaia di persone nell’indifferenza generale. Vorrei dire qualcosa alle nuove generazioni: state lontano dai nuovi duci e vicino a chi ha bisogno del vostro aiuto. Dovremmo tutti guardarci intorno e avere maggiori attenzioni verso chi soffre. Non possiamo voltare la testa dall’altra parte, abbiamo il dovere di tendere la mano.
PERCORSO DI RIFLESSIONE: Diritti e libertà sottratti agli ebrei nell’era fascista “Italiani di razza ebraica: le leggi antisemite del 1938 e gli ebrei di Roma”, la mostra che ricorda le leggi razziali volute dal Duce
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ino al 3 febbraio 2019 è possibile visitare al Museo Ebraico di Roma la mostra “Italiani di razza ebraica: le leggi antisemite del 1938 e gli ebrei di Roma”, in occasione degli ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi razziali fasciste. L’esposizione (biografie, documenti, pagelli, libri di propaganda, fotografie e note
didascaliche), curata da Yael Calò e Lia Toaff, evidenzia gli aspetti storici nazionali e gli intrecci internazionali che portarono all’emanazione delle leggi sulla razza, e che determinarono l’espulsione di migliaia di cittadini ebrei. Il percorso espositivo va dall’emancipazione degli ebrei italiani all’affacciarsi del Fascismo negli anni Venti, fino alle
fatidiche leggi del 1938, volute dal Duce e controfirmate dal re Vittorio Emanuele III. «Continuare a fare memoria è un imperativo morale. Non si è mai immuni dall’odio» dichiara la presidente della comunità ebraica, Ruth Dureghello, con la speranza che tutti i visitatori, in particolare gli studenti, possano trovare spunto da questo passato per riflettere sul presente e sul futuro. La mostra ha una connotazione soprattutto didattica, per far conoscere i diritti e
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le libertà acquisiti dagli ebrei nel Regno d’Italia e comprendere, in un quadro espositivo completo ed esaustivo, quello che di lì a poco avrebbero perduto. Con lo scoppio della guerra la normativa razzista si inasprì ulteriormente e gli ebrei stranieri furono rinchiusi nei campi di concentramento italiani di Borgo San Dalmazzo, Fossoli, Grosseto, Bolzano e, il più terribile, il campo di sterminio nella Risiera di San Sabba.
Elisabetta Zazza
gennaio 2019 Nuove Proposte
focus
L’orrore della Shoah
Ludwig Pollak, il mercante d’arte: gusto raffinato e fiuto incredibile di Elisabetta Zazza
Dalle origini nel ghetto di Praga allo sterminio nel campo di Auschwitz, l’esposizione ripercorre la vita di uno dei più grandi geni del collezionismo di primo novecento
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n occasione dei 150 anni dalla sua nascita, il Museo Ebraico di Roma e il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco riportano alla luce una figura eminente nel panorama culturale e artistico a cavallo tra ‘800 e ‘900, quella del grande archeologo e collezionista ebraico, Ludwig Pollak. La mostra “Ludwig Pollak. Archeologo e mercante d’arte (Praga 1868 – Auschwitz 1943). Gli anni d’oro del collezionismo internazionale. Da Giovanni Barracco a Sigmund Freud” ospita oltre cento opere tra sculture antiche, dipinti, maschere, acquerelli, libri e documenti d’archivio rarissimi, fotografie d’epoca e tantissimi
altri pezzi appartenuti alla sua collezione personale, testimoni di un gusto raffinato e di un fiuto davvero fuori dal comune. Originario di Praga e vissuto a Roma, poi deportato ad Auschwitz insieme alla moglie e ai due figli, dove si consumò il suo
tragico epilogo, Pollak fu uno dei maggiori protagonisti di questa stagione archeologica e del mercato dell’arte internazionale. A lui si deve il ritrovamento del braccio originale del Lacoonte, l’identificazione dell’Atena di Mirone come autentica e altre interessanti scoperte archeologiche. Interessanti sono poi le opere provenienti dal Freud Museum di Londra, testimoni dell’amicizia che legava l’archeologo praghese al fondatore della psicanalisi. Primo direttore onorario del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma, a Pollak si devono anche i primi cataloghi scientifici di oreficeria greca antica e il grande catalogo di bronzi rinascimentali. La Comunità ebraica di Roma, in occasione degli 80 anni dalla promulgazione delle Leggi razziali in Italia, riscopre questo
grande personaggio, a cui va restituito il merito di aver dato un grande contributo alla nostra cultura. La mostra sarà visitabile fino al 5 maggio 2019.
“Ad ora incerta”: gli studenti del Liceo Musicale Farnesina in concerto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma
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l Liceo Musicale Farnesina ricorderà in un concerto dal titolo “Ad ora incerta” le figure di Adorno e Primo Levi. L’evento si terrà il 28 gennaio alle ore 17.00 nella Sala Accademica del Conservatorio di Musica Santa Cecilia in via dei Greci 18 a Roma. Gli studenti del Liceo eseguiranno musiche di Messiaen, Milhaud, Secunda, Cohen, Williams e Bloch, intercalate
Nuove Proposte gennaio 2019
da letture e interventi teatrali. Il concerto che segue la “Giornata della Memoria” vuole, infatti, ricordare attraverso opere musicali e testi scritti i terribili anni delle leggi razziali e la deportazione nei campi di sterminio, portando il pubblico a una riflessione su quanto avvenuto durante le seconda guerra mondiale.
Gianna De Santis
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storia
strumenti musicali
Il pianoforte è l’elemento magico per eccellenza della musica classica di Sara Pellegrino
Uno degli strumenti più affascinanti e diffusi, ma anche uno dei più complicati da suonare, richiede uno studio approfondito e ore di esercitazioni
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ppartiene alla famiglia dei cordofoni e si compone di 88 tasti azionati da un martelletto, che ‘’pizzica’’ le corde facendole vibrare e producendo così il suono. Il suo nome è italiano perché è stata la nostra terra la culla di questo strumento. Il primo pianoforte compare alla fine del Settecento ad opera del fiorentino Bartolomeo Cristofori. L’idea era quella di creare uno strumento differente dal suo predecessore, il clavicembalo, che non aveva la possibilità di dare una dinamica al suono. A differenza del clavicembalo, il pianoforte offre la possibilità
all’esecutore di dare intensità al suono, che può spaziare dal pianissimo al piano e dal forte al fortissimo. Da qui nasce il nome pianoforte o fortepiano come era chiamato in origine. Una delle composizioni più celebri per pianoforte è Für Elise. Il brano viene attribuito a Beethoven e si pensa che sia dedicato a Elizabeth Roeckl, cantante tedesca amica del compositore. Secondo una versione fornita dal musicologo italiano Luca Chiantone, il brano è stato completato da Ludwing Nohl che, una volta trovato il manoscritto originale di Beethoven nel 1856, avrebbe completato il brano. Secondo
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questa tesi il titolo originale sarebbe Für Therese, dedicato a Teresa Malfatti, figlia di un commerciante viennese. La marcia funebre è un tipo di composizione musicale per i cortei dei funerali e per le processioni religiose. Chopin, musicista polacco, è il maggior rappresentante della musica funebre e la Sonata n.2 op.35 è la più famosa. Per scrivere quest’opera Chopin si ispirò al brano di Beetho-
ven “Marcia funebre sulla morte di un eroe”. La marcia turca è un genere che si ispira alle bande dei Giannizzieri, le truppe militari turche. Uno dei compositori più illustri è Mozart. Il suo brano “Rondò alla turca” richiama lo stile delle truppe ottomane presenti sul territorio asburgico, Mozart ha inserito nella partitura una serie di effetti orchestrali come se volesse emulare i sonagli e i tamburi.
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tecnologia
approfondimento
I DEFUNTI RISORGONO GRAZIE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Marcello Casciotti
Dall’India, in via di sviluppo un’app per comunicare via social con i morti
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e a Gesù Cristo ci vollero tre giorni per resuscitare dalle tenebre, una nuova applicazione in via di sviluppo potrebbe accorciare ulteriormente i tempi di attesa per metterci in contatto con le persone nell’aldilà. Secondo uno studio pubblicato su Asian
Journal of Convergence in Technology, due ricercatrici indiane, Shriya Devadiga e Bhakthi Shetty, starebbero brevettando un’app per far rivivere gli individui deceduti grazie al supporto dell’intelligenza artificiale. Più nello specifico il software in questione, ribattezzato Replika Al, si rivela in grado di simulare una conversazione social, utilizzando supporti di chat, tra soggetti in vita e defunti, memorizzando nel proprio database messaggi che sono stati pubblicati dai morti in questione quando erano ancora sulla Terra. Rifacendosi agli specifici stili comunicativi, il programma sarebbe in grado di personalizzare le conversazioni dei trapassati, permettendo a
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parenti e cari amici di simulare un’interazione comunicativa con loro attraverso l’apposita interfaccia. Secondo le ricercatrici questa applicazione dovrebbe permettere alle persone di superare il trauma della perdita vissuta, anche se sulle reazioni e controindicazioni del programma a livello psicologico
ci sono ancora studi in corso. Una delle evoluzioni successive d’altra parte potrebbe essere quella di creare degli umanoidi, ovvero degli avatar, presso cui trasferire tutte le informazioni relative al deceduto, per costruirvi una replica robotica una volta che l’individuo sia passato a miglior vita.
spettacolo & cultura
teatro
India, unO SPAZIO fuori dal comune di Sara Candiano
Uno luogo scenico inusuale e rappresentazioni itineranti rendono questo posto qualcosa di unico e raro nel panorama culturale capitolino
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ato nel 1999 e situato nella cittadella dell’ex fabbrica Mira Lanza, il Teatro India viene associato al Gazometro, monumento contemporaneo che si staglia sulla sponda del fiume Tevere. Il nome è un voluto richiamo alla sede storica del Teatro Argentina. Una delle sue maggiori peculiarità è la distribuzione degli spazi che permette azioni teatrali itineranti, a pianta circolare e a più livelli verticali. Tra le opere della stagione 2018-19 segnaliamo “Petrolio” scritto, diretto e interpretato da Ulderico Pesce (dal 9 al 13 gennaio), porta a teatro la ricchezza della Basilicata ba-
sandosi sulla testimonianza di Giovanni, addetto alla sicurezza dei serbatoi esterni del Centro Olio di Viggiano. La commedia “Gli onesti della banda” - tratta dalla sceneggiatura de “La Banda degli Onesti” di Age e Scarpelli con la regia Giuseppe Miale Di Mauro – racconta con toni ironici la realtà della periferia partenopea. “Sempre Domenica” (dal 21 al 24 febbraio) ideato e diretto da Clara Sancricca e vincitore della quinta edizione del festival Dominio Pubblico – la città agli under 25: la trama si incentra sul tema dell’occupazione e dello scorrere incessante del tempo. “Settimo Cielo”
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(dal 19 al 31 marzo) di Caryl Churchill con la traduzione di Riccardo Duranti e la regia di Giorgina Pi, una testimonianza delle politiche sessuali nell’Africa coloniale di fine ‘800 e della Londra degli anni ’70. Lo spettacolo
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itinerante “Quando non so cosa fare cosa faccio?” (dal 3 al 13 giugno) di e con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che accompagneranno il pubblico lungo viale Marconi per il quinto anno consecutivo.
teatro
spettacolo & cultura
Ghione: il teatro dal cuore grande di Claudia Pennacchio
Una vasta programmazione che alterna opere classiche e spettacoli moderni, con un forte impegno nel sociale
A
due passi dal Vaticano sorge il Teatro Ghione, conosciuto anche come “Teatro del Cuore” grazie al suo rinomato impegno nel sociale, in particolar modo per l’attenzione mostrata nei confronti di persone sorde, ipovedenti e cieche. Come ogni anno la programmazione teatrale offerta è vasta, alternando grandi classici, opere moderne e concerti musicali. In questo mese andranno in scena diversi spettacoli: fino al 13 gennaio Pietro De Silva e Francesco Procopio ripropongono una commedia scritta da Armando Curcio nel lontano 1940. “A che servono questi quattrini”, che tratta il tema della crisi economica, più che mai attuale in questo periodo storico. Seguiranno “Baciami James” (15-20 gennaio) e “L’idea di ucciderti” (22-27
gennaio), che affronta il tema del femminicidio. Dal 29 gennaio al 3 febbraio “Carmen” mostra la forza di una donna che non ha paura di rischiare tutto per la propria libertà. Dal 5 al 10 febbraio torna il grande classico di Pirandello “Uno Nessuno Centomila”, mentre dal 12 al 17 la scena sarà occupata da “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij. Sebastiano Somma dirige e interpreta “Lucio incontra Lucio”, raccontando le vite di Dalla e Battisti (21-24 febbraio). Fino al 3 marzo torna Pirandello con “Il fu Mattia Pascal”, dal 5 al 10 marzo “Se questo è un uomo” di Primo Levi affronta il delicato tema dei lager nazisti. Si passa poi a “Romeo e Giulietta” (12-17 marzo), “Que serà” (1931 marzo),“Aspettando Godot” (4-14 aprile) “Disillusion Comedy & Magic” con Guido Marini e Isabella R. Zanivan (24-28 aprile). Conclude la stagione dal 2 al 12 maggio “Basta che c’è l’amore” e dal 14 al 19 “Ssud”.
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spettacolo & cultura
musica
GIOVANNI SGAMBATI, IL PIANISTA CHE INCANTò LISZT E WAGNER di Iwona Grzesiukiewicz
Il compositore romano “dagli occhi belli” fondò una scuola gratuita di pianoforte, violino e violoncello. Era il primo Liceo Musicale che poi divenne il Conservatorio di Santa Cecilia
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iovanni Sgambati è una figura centrale nel panorama tardoromantico italiano, perché riuscì a riportare l’Italia al centro della civiltà musicale europea. Nato a Roma il 28 maggio 1841 e avviato alla musica in famiglia a Trevi, torna nella capitale nel 1854, dove studia con Tiberio Natalucci (allievo di Nicola Zingarelli) e con Giovanni Aldega. Non studia per diventare pianista, ma per Maestro di Cappella. Il cambiamento inizia dall’incontro con Franz Liszt che, nel 1861 si trasferisce da Weimar a Roma, rimanendovi fino al 1870 e tornandovi poi ogni anno per qualche mese, fino al 1885. Non è un caso che Liszt, (più vecchio di 30 anni rispetto a Sgambati) lo considerasse quasi come un figlio, rimanendo oltre modo colpito dal suo enorme talento musicale. In pochi anni gli insegna tutto, prima a comporre e poi a guidare un’orchestra. Ed è grazie alla spinta di Liszt che Sgambati dirige per la prima volta a Roma le sinfonie di Beethoven
nel 1867, ancora non conosciute. Inoltre Wagner lo raccomanda a uno degli editori più potenti dell’epoca, il tedesco Schott. E la stima gli giunge anche da Grieg e Ibsen oltre che dal giovane Richard Strauss e da D’Annunzio. Nel 1864 Sgambati compone il primo Quartetto per archi, e due anni dopo il Quintetto op. 4. Con Tullio Ramacciotti ed Ettore Pinelli avvia in questi anni le Matineés Musicali: la prima risale al 10 dicembre 1862 in una saletta austera di via del Vantaggio, fra il Tevere e via del Corso. Quattro anni dopo avviene l’esecuzione della Dante-Symphonie di Liszt (presente all’evento) diretto da Sgambati, tra febbraio e marzo 1866 a Palazzo Poli, presso Fontana di Trevi (da allora Sala Dante). Nel 1869, a soli 28 anni, Sgambati fonda una scuola gratuita di pianoforte, a cui si associano Ettore Pinelli per il violino e Ferdinando Forino per il violoncello, primo nucleo del futuro Liceo Musicale (poi Conservatorio di Santa Cecilia). Iniziano per Sgambati
gli anni d’oro: nascono il Concerto per pianoforte ed orchestra op. 15, il Preludio e fuga op. 6 e la Prima Sinfonia. Fonda nello stesso anno la Società Romana del Quintetto. Nel 1883 compone la Seconda Sinfonia e, per l’anniversario della morte di Re Vittorio Emanuele II, un Requiem. Dopo il 1900 il furore futurista e il nazionalismo aggressivo lo spingono ai margini della vita culturale. La sua vicenda è uno spaccato di storia che parte dalla Roma papalina all’Unità, fino all’era giolittiana. Sgambati ha lasciato un enorme archivio, secondo solo a quello verdiano di S. Agata. La sua casa-museo in piazza di Spagna 93 è stata conservata con amore fino agli anni ’80 dagli eredi, poi fu acquistata dallo Stato. Sgambati riposa a Roma nel cimitero monumentale del Verano.
Due grandi appuntamenti con la musica alla Basilica SANTISSIMI Apostoli di roma Proseguono in questo mese di gennaio i concerti della IX Stagione Concertistica della Camera Musicale Romana
Valerio Mola (contrabbasso) e Dario Guidobaldi (batteria). Domenica 27, invece, sempre alle ore 18,30 Giulia Buccarella al violino e Giuseppe Campagnola al pianoforte presenteranno “Il ‘900 russo e francese: due scuole a confronto”, con musiche di S. Rachmaninov, S. Prokof’ev, E. Ysaÿe, I. Stravinsky e M. Ravel. Un ringraziamento al direttore artistico della Camera Musicale Romana e al soprano Elvira Maria Iannuzzi, la cui competenza unita all’impegno e all’amore per la ricerca nel campo musicale ci permettono di gustare questi pomeriggi veramente speciali.
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ontinuano in questo nuovo anno i concerti promossi dalla Camera Musicale Romana in via del Vaccaro n. 9, a Roma, presso la Basilica dei Ss. Apostoli, a pochi passi dall’omonima celeberrima piazza. Domenica 13 gennaio alle ore 18,30 verrà eseguita “Suite per Cello and Jazz Piano Trio” di Claude Bolling, musiche per violoncello, pianoforte, contrabbasso e batteria, con Paolo Andriotti (violoncello), Nicola Rigato (pianoforte),
Nuove Proposte gennaio 2019
Iwona Grzesiukiewicz
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musica
Il quinto lavoro del cantante di Ronciglione pubblicato dalla Sony Music è il risultato di due anni e mezzo di viaggi oltreoceano di Elisabetta Zazza
Foto di Carolina Amoretti per gentile concessione
spettacolo & cultura
vita”), un imperativo verso se stessi (“Voglio”), un racconto autobiografico (“Mille lire”) in cui il cantante fa un bilancio del proprio percorso alla soglia dei trent’anni. L’artista si perde in nuovi sound, sperimentando il suo talento e “sporcando” il suo stile con una voglia esagerata di essere ora selvaggio e accattivante, ora romantico e malinconico, ora ammiccante e sensuale. La voglia di spaziare trabocca in ognuno dei 15 inediti, in un crescendo musicale ed emotivo dalle mille sfumature e suggestioni. Ben tre personaggi vengono evocati: Frida Kahlo, Muhammad Ali e Amália Rodrigues, simboli di una modernità eroica e geniale che hanno ispirato i brani
Marco Mengoni, il suo “Atlantico” è un album che sa di mondo
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scito lo scorso 30 novembre e anticipato da due brani di grande impatto e sonorità, “Voglio” e “Buona vita”, due poli opposti ma complementari di un disco multiforme e di altissimo livello. Dopo un
lungo silenzio, il cantante originario di Ronciglione torna con una veste nuova e accattivante: più maturo e sicuro di sé, pieno di grinta e di energia e pronto a scalare di nuovo le classifiche. Per due anni e mezzo ha viaggiato inten-
samente, assimilando suoni e ritmi affascinanti da culture d’oltreoceano. Affamato di nuovi spunti, Mengoni ha tradotto in musica questa grande esperienza e ne è uscito un album che sa di mondo. Un inno alla vita (“Buona
“La casa azul”, “Muhammad Ali” e “Amalia”. Elementi che arricchiscono ulteriormente il mare magnum di “Atlantico”. A dieci anni di carriera Mengoni celebra con il suo quinto album l’inizio di una nuova maturità.
I Hate my Village, nuova band italiana dal suono magico Dopo il singolo “Tony Hawk of Ghana”, il 18 gennaio esce l’omonimo album del trio esplosivo unito dalla ricerca del ritmo e dall’amore per l’Africa
È
uscito il 23 novembre il singolo “Tony Hawk of Ghana” che anticipa l’uscita dell’album di una nuova super-band. Un gruppo che più italiano non si può, accomunato da due passioni: la ricerca del ritmo e l’amore per l’Africa. Sono gli “I Hate my Village”, band formatasi dall’incontro di Fabio Rondanini alla batteria (Calibro 35, Afterhours) e Adriano Viterbini alla chitarra (Bud Spencer Blues Explosion). Sono
stati i vari palchi delle loro tournée a farli incontrare. Poi il progetto e la voglia di ricerca di un nuovo groove e di concretizzare la loro grande passione. Tante jam e tanti incontri in sala prove, finalmente vedono la luce nove brani e un nuovo sound che colora la musica dei due con ritmi africani. Manca solo una voce e la più adatta è sembrata subito quella di Alberto Ferrari (Verdena), che viene immediatamente coinvolto nel progetto. Il risultato è quello di suono magico, nuovo e del tutto originale nel panorama italiano, grazie anche al contributo di uno dei produttori più visionari della musica: Marco Fasolo. In uscita il 18 gennaio il risultato di questo lungo la-
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voro di ricerca e creatività, per La Tempesta International, 9 tracce per l’album d’esordio che porta, per questo, lo stesso nome della band: I Hate my Village. Un album che vuole abbattere tutte le frontiere - iniziando da quelle musicali unendo il ritmo del continente africano al suono degli strumenti occidentali.
Francesca Coculo
gennaio 2019 Nuove Proposte
spettacolo & cultura
mostre
Dream, quando l’arte contemporanea incontra i sogni tra gioco e magia di Gianna De Santis
Suggestiva l’audioguida, con le voci di quattordici attori italiani che ci portano nel mondo onirico. L’esposizione al Chiostro del Bramante è aperta fino al 5 maggio
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opo Love ed Enjoy, dove l’arte incontrava l’amore e il divertimento, in “Dream” l’arte contemporanea incontra i sogni, e si chiude così la trilogia ideata e curata da Danilo Eccher. La mostra al Chiostro del Bramante (fino al 5 maggio) è un viaggio esplorativo tra le opere di numerosi artisti accompagnati dai suggestivi racconti di un’audiogiuda davvero sorprendente. Quattordici voci di attori italiani, infatti, sono parte integrante della mostra. L’audioguida ci porta in questo viaggio nel mondo dei sogni con i racconti scritti da Ivan Cotroneo e narrati da Giulia Bevilacqua, Marco Bocci, Cristiana Capotondi, Matilda de Angelis,
dell’animo umano, che spesso ci lascia una chiave per leggere ciò che ci accade nel presente e non riusciamo a comprendere. E così viaggiando tra luci e ombre, tra il tempo che passa e spazi che disorientano siamo un tutt’uno con le opere d’arte di Bill Viola, Anish Kapoor, Luigi Ontani, Mario Merz, James Turrell e Anselm Kiefer.
Isabella Ferrari, Brando Pacitto, Alessandro Preziosi, Alessandro Roja, Valeria Solarino e Simona Tabasco, solo per citarne alcuni. Questa esposizione è un percorso che si fa ad occhi aperti, ma basterà socchiuderli per vivere l’essenza pura dell’ascolto per poi riaprirli e gustare la magia delle opere. Il pubblico riesce ad evadere dalla realtà, si immerge in veri e propri quadri che regalano un momento di puro e sano inconscio. Sembra una magia il gioco della pioggia o il mondo ovattato della caverna, una magia in cui è bello perdersi anche solo per pochi minuti. Ma il sogno è anche un’espressione profonda
A Palazzo Braschi una RASSEGNA sul legame tra arte e Chiesa Il Museo di Roma ospita fino al 17 febbraio una mostra dedicata ai radicali cambiamenti voluti da Paolo VI e la sua apertura agli artisti
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ra a voi tutti, artisti che siete innamorati della bellezza e che per essa lavorate: poeti e uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro e cineasti... A voi tutti la Chiesa del Concilio dice con la nostra voce: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!». Così ha inizio la lettera che Paolo VI, Papa Montini, scrisse nel 1965 a tutti gli artisti, siglando un legame che pochi
pontefici decisero di instaurare con i fautori dell’arte. Ed è proprio in onore di questa affinità tra arte e Chiesa che fino al 17 febbraio il Museo di Roma a Palazzo Braschi ha allestito l’esposizione “Paolo VI. Il Papa degli artisti”. Ripercorrendo la storia dal Concilio di Trento fino al Concilio Vaticano II, la mostra si propone come un’occasione unica per rievocare gli ultimi eventi che hanno determinato nella Chiesa radicali cambiamenti, tanto sul
Nuove Proposte gennaio 2019
fronte teologico-dottrinale quanto sul versante artistico, portando epocali ventate d’innovazione. Utilizzando un linguaggio astratto e concettuale, l’esposizione intende mettere in luce nello specifico il legame di Paolo
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VI con l’arte contemporanea, indagandolo attraverso quelle forme espressive che consentono di tradurre il messaggio evangelico in maniera più esplicita e comprensibile agli uomini.
Diletta Murgia
mostre
spettacolo & cultura
I Musei Vaticani raccontano il capolavoro Amenhotep II di Gianna De Santis
La statua in prestito dal Museo Egizio di Torino arriva a Roma grazie al progetto “Collezioni in dialogo”. Si potrà ammirare fino al 30 giugno
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n grande capolavoro del Museo Egizio di Torino (il più antico nel suo genere) arriva a Roma grazie al progetto “Collezioni in dialogo”, che vedrà i Musei Vaticani collaborare con le più importanti istituzioni museali internazionali. Si tratta della statua di Amenhotep II in granito rosa, un prestito importante che si potrà ammirare fino al 30 giugno, e che proviene dal grande tempio di Amon-Ra di Karnak, sulla riva orientale di Luxor, l’antica Tebe. È
la prima volta che la statua esce dalla magnifica Galleria dei Re per trovare posto nel meraviglioso Museo Gregoriano Egizio del Vaticano, ideato da Papa Gregorio XVI nel 1839. Un’iniziativa fortemente voluta dal direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, e possibile grazie alla collaborazione e alla disponibilità del direttore del Museo Egizio, Christian Greco. «Ogni collezione museale è uno spazio di dialogo – spiega Barbara Jatta –. Per questo abbiamo deciso di consacrare dei luoghi privilegiati per evidenziare la ricerca attraverso il “dialogo” in tutte le sue accezioni. In questo primo appuntamento è il Museo Gregoriano Egizio e la statua di Amenhotep II è il simbolo di una rinnovata ma consolidata politica di apertura culturale». Un dialogo quindi tra le istituzioni mu-
seali che può portare solo un arricchimento ai cittadini. La scultura del sovrano Amenhotep II (XVIII dinastia, fine del XV sec. a.C.) fa parte della collezione di Bernardino Drovetti, Console generale di Francia, acquistata dai Savoia nel 1824. Il faraone regnò per 26 anni proprio quando l’Egitto era una delle potenze più importanti del Mediterraneo orientale. Anni di potere e di fiorenti attività, di un’arte sobria ed elegante, armoniosa e proporzionata. Lo sguardo è fiero, l’espressione conciliante, il corpo prestante per un sovrano che protegge i suoi sudditi, e indossa le vesti tipiche mentre fa un’offerta alla divinità. Al Museo Gregoriano Egizio la statua è stata posta come se fosse il dio Sole su un tempio, a illuminare la terra e la vita. «Un capolavo-
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ro – dichiara il curatore del Museo Gregoriano Egizio, Alessia Amenta – raccontato nel suo valore simbolico più profondo al grande pubblico dei Musei Vaticani, attraverso un originale allestimento: il faraone inginocchiato nell’atto di offrire agli dei celebra il principio fondante della cultura egizia, vale a dire la rivalsa della caducità dell’uomo attraverso la regalità legittimata».
gennaio 2019 Nuove Proposte
spettacolo & cultura
intervista
Giulia Lorenzoni una “Stella” brilla nel Paradiso delle signore
di Arianna Di Biase
La cantante, attrice, scrittrice e interprete si racconta per la prima volta senza filtri. Ha solo venticinque anni ma ha una valigia ricca di esperienze notevoli
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iulia Lorenzoni, attrice, scrittrice e interprete, rappresenta l’archetipo ideale dell’artista polivalente. A soli 25 anni, infatti, la sua valigia (parola che ritroviamo anche nel titolo del suo libro) è piena di esperienze, un insieme di mondi in cui è cresciuta e si è formata, tra cui la musica e
il canto. Ora la vediamo tutti i giorni in tv su Rai Uno nel “Paradiso delle signore”, che da fiction si è trasformata in lunga serialità. Giulia Lorenzoni per la prima volta si racconta senza filtri, svelandoci i segreti e i sogni che si nascondono nella dolceamara sinfonia della vita. Come descriverebbe il suo personaggio nel “Pa-
Nuove Proposte gennaio 2019
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radiso delle signore”? Interpreto Stella D’Anna, una cantante di jazz molto sofisticata e appassionata del suo lavoro. Un discografico porta Tina, una delle protagoniste, a vedere Stella al fine di prendere esempio dalla sua bravura, frutto di anni di studio, tecnica e arduo lavoro. Si rivede nel personaggio che interpreta? Il personaggio rispecchia molto la mia filosofia di vita perché, da cantante e insegnante di canto, tengo tantissimo alla tecnica e trovo sia l’unico modo di esprimersi. Se un cantante ha solo un grande cuore non avrà mai successo e, ugualmente, se ha solo la tecnica non emozionerà. La tecnica aiuta a liberare le nostre capacità e, soprattutto, a non avere limiti. Quali sono le difficoltà che ha incontrato? In realtà non ho studiato come attrice televisiva, ma ho recitato numerose volte in teatro. Infatti, il ruolo prevedeva all’inizio soltanto la registrazione di un brano e invece, mentre mi stavo preparando per andare in scena, mi hanno dato il copione in mano con battute da imparare in poco tempo. L’unica cosa che mi ha un pochino turbato sono state le tempistiche, perché la-
intervista vorando tutti i giorni come insegnante di canto, da un giorno all’altro ho dovuto imparare la partitura con la musica. Quali sono le figure che influenzano e hanno influenzato la sua curiosità artistica? Nel mio percorso ho avuto tanti esempi e tanti modelli. A tredici anni ho cominciato con il rock e l’hard rock, avevo quattro band e non studiavo. Le mie amiche uscivano di nascosto per vedere il fidanzato e io invece uscivo di nascosto per fare le prove, finché mia mamma non mi ha dato un ultimatum, ho fatto un provino a una scuola di musica e ho iniziato a studiare con Daniela Carletti. Un giorno però sono arrivata in anticipo alla lezione e ho ascoltato attraverso le pareti una voce emozionante, ho avuto una sorta di rivelazione divina. Quella voce era di Ella Fitzgerald, io avevo solo sedici anni ma da quel momento il jazz mi ha com-
pletamente assorbito. Come l’ha aiutata la musica durante la sua vita? La musica ti scava dentro e, a volte, ha tirato fuori anche lati negativi della mia personalità. Quando ho deciso di intraprendere il percorso musicale, la mia famiglia non stava attraversando un periodo facile e nessuno mi sosteneva, infatti facevo quattro lavori. A un certo punto ho mollato tutto e ho iniziato a fare serate, a sostenermi economicamente con la musica, ho imparato da autodidatta a stare su un palco, a creare un contatto con il pubblico. La musica mi ha insegnato a credere in me stessa. Quali sono le sue grandi passioni, oltre il canto e la recitazione? Essendo una performer e un’insegnante a tempo pieno ho poco tempo per me stessa, ho solo venticinque anni ma ne sento quaranta a volte sulla pelle. Nel tempo libero adoro dipingere, una
spettacolo & cultura
passione che non deriva da uno studio, proprio perché non voglio che diventi un lavoro. E inoltre, scrivo, una passione che ho sempre avuto e si è trasformato in un lavoro vero e proprio, infatti ho da poco pubblicato il mio libro. Di che cosa si tratta? Il libro si intitola “Una valigia di perplessità” (produzione Lovemorenation, Youcanprint Editore, 10,00 euro) è una raccolta di mie riflessioni e canzoni sull’amore, in particolare riguardo un evento traumatico che ho vissuto quest’anno. Questo libro ha dato vita alla realizzazione di un concerto con orchestra che si terrà ad aprile presso l’Auditorium Parco della Se un cantante Musica, in cui canterò e ha solo reciterò. un grande cuore Che cosa spera per il non avrà mai futuro? successo, se ha Spero che la mia musica continui ad arrivare alle solo la tecnica persone, a confortarle, non emozionerà a non farle sentire sole.
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Baby, le aspettative TRADITE DELLA SERIE TV sullo scandalo delle giovani squillo La mini fiction di Netflix, ispirata ai fatti di cronaca avvenuti a Roma nel 2014, è mediocre, ha una trama piatta e poco intrigante
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aby, la nuova serie made in Italy diretta da Andrea De Sica e scritta dal collettivo di giovanissimi dei Grams, affiancati da Isabella Aguilar e Giacomo Durzi è online su Netflix dal 30 novembre. La strategia di pubblicizzazione quasi insistente ha creato una crescente curiosità soprattutto per l’argomento principale attorno a cui ruota tutta la trama, lo scandalo del giro di prostituzione delle giovani minorenni dei quartieri alti di
Roma che ha sconvolto l’opinione pubblica nel 2014. Anche se gli sceneggiatori avevano specificato che la serie non avrebbe seguito puntualmente i fatti di cronaca, fin da subito la trama si rivela piatta e poco intrigante, dipingendo un ambiente adolescenziale avulso dalla realtà. Il primo tentativo fallimentare è la trasposizione di un background americano alla “Gossip Girl”, dalle divise collegiali agli allenamenti in mastodontici campi di atletica, si cade subito in cliché stranieri, distanti dal contesto italiano. Gli attori si mostrano incapaci di sostenere le poche battute dei dialoghi, passando da un pianto patetico a una gioia smisurata
nel giro di pochi secondi, in una sorta di giostra emozionale che lascia lo spettatore perplesso e confuso. Forse, unico elemento positivo, oltre alla scelta di colonne sonore molto attuali, è l’utilizzo quasi isterico dei social, protagonista virtuale attorno
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al quale si costruiscono tutte le vicende. Il finale aperto lascia intuire la possibile realizzazione di una seconda stagione, che ci auguriamo non sia priva di spunti narrativi e mediocre quanto la prima.
Arianna Di Biase
gennaio 2019 Nuove Proposte
spettacolo & cultura
libri
Nonostante tutto il resto… Io amo e vivo La raccolta di poesie di Amalia Varone con la prefazione di Armando Di Lillo
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a scrittrice, poetessa e giornalista Amalia Varone è alla sua terza raccolta di poesie. Dopo l’ermetico “Farfugliante Cuore” e l’opera in dialetto “Guardanneme ‘ntuorno”, ha dato alla luce “Nonostante tutto il resto… Io amo e vivo”. Una raccolta di poesie in lingua italiana, che parlano al lettore con consapevolezza, con una presa di coscienza e la voglia di mettersi per una volta in primo piano, quell’io amo e vivo, nonostante tutto il resto, il passato e il vissuto. La scrittrice ci porta con sé in questo percorso di maturazione, che passa inesorabilmente attraverso il dolore e la gioia, le lacrime e i sorrisi, le ombre e le luci. Insomma attraverso l’amore e tutte le sue sfumature. Quella di Amalia Varone è una scrittura che va incontro al lettore e lo travolge come un fiume in piena, con poca punteggiatura ma carica di emozioni e di vita. Questa raccolta di poesie è un inno all’amore, ad amarsi, ad essere donna, madre e amica. Ad essere protagonista della propria vita, senza nascondersi dietro le paure, ma vivendo pienamente ogni singolo istante. Gianna De Santis
Nuove Proposte gennaio 2019
La condanna di John Doyle
Calata Capodichino
Il noir di Letizia Sebastiani ha un tocco di fantasy, una condanna a morte, una sconcertante verità
Un racconto oltre i confini della memoria nel fumetto di Mattia Labadessa
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ohn Doyle è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Su un diario trascrive i più profondi segreti della sua vita, tra cui la verità sull’omicidio della moglie, nonché la ragione della sua reclusione. La storia: quando John trovò uno strano simbolo rosso sulla parete della nuova casa, lo coprì con un’abbondante passata di vernice bianca, ignorando completamente che gli avrebbe fatto vivere una doppia vita e una doppia famiglia. Ciò che all’inizio può sembrare affascinante e allettante può nascondere pericoli che, se ignorati, possono portare alla catastrofe. Se volete scoprire la verità sulla storia di John Doyle non vi resta che pre-ordinare il libro sulla piattaforma di crowdfounding Bookabook.it, aiutando l’autrice a pubblicare il suo quarto romanzo. Letizia Sebastiani è una maestra e aspirante psicologa forense, nonché mamma a tempo pieno. Da sempre appassionata di racconti horror e scrittura, in questo noir ci fa entrare nella storia del mite e apparentemente insignificante Doyle, sospesi tra il nostro mondo e ciò che lui chiama “dall’altra parte”. Claudia Pennacchio
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omo Uccello deve affrontare un viaggio in taxi verso l’aeroporto di Capodichino, dove lui stesso ogni tanto si reca per guardare le partenze e gli arrivi. Attraverso il dialogo con il tassista, il vaso di Pandora viene scoperchiato, tutti i dolorosi ricordi del protagonista si riversano sulle pagine, senza filtri né censure. Pur mantenendo la malinconica ironia che aveva contraddistinto i primi volumi, “Le cose così” e “Mezza fetta di limone”, il fumettista napoletano si supera, andando a toccare picchi di drammatica poeticità. Anche lo stile grafico semplice e lineare dai toni cromatici del rosso e del nero su sfondo giallo, spesso si fondono tra di loro, per suscitare nel lettore un senso di soffocamento e di angoscia. Anche se Labadessa ha più volte ribadito di voler sfuggire da qualsiasi etichetta si cerchi di imporgli, può forse rappresentare la voce di una giovane generazione che ha un bisogno quasi fisiologico di urlare al mondo la paura del baratro, del nulla, della morte. Arianna Di Biase
libri
spettacolo & cultura
RICCARDO CUCCHI: UNA VOCE COMPLICE PER TUTTI GLI SPORTIVI di Alessandra Broglia
Lo storico radiocronista della Rai racconta nel libro “Radiogol: trentacinque anni di calcio, minuto per minuto” ricordi e incontri di una vita passata nel mondo del pallone
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iccardo Cucchi, storico radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto” (titolo coniato da Sergio Zavoli), ha unito tante testimonianze del mondo dello sport in “Radiogol: trentacinque anni di calcio, minuto per minuto”, edito da “Il Saggiatore”, già alla terza ristampa. Il libro del giornalista, che in Rai ha seguito otto Olimpiadi e sette Mondiali di calcio, sa incuriosire e far riflettere sui valori sportivi, anche per chi non si sente vicino al calcio. Usa un linguaggio semplice ma eterogeneo, con quel sottile passo indietro, che ricorda lo stile di Zavoli, dove i fatti e le persone sono protagonisti. Di Riccardo Cucchi colpisce il sorriso ironico, un po’ “giocondesco”, dispensatore di cronica positività. Come ha percepito l’evolversi del linguaggio calcistico nei suoi anni di carriera? Come la società è cambiata così il modo di raccontare il calcio, alcuni termini sono
gli stessi del progenitore Nicolò Carosio, ma entrando in un dettaglio puramente tecnico, voglio ricordare la vecchia Inter di Herrera, con il fuorigioco che è un’azione da parte di un radiocronista molto semplice da raccontare, e paragonare quel tipo di gioco al mitico Guardiola del Barcellona. Toccava la palla 40 o 50 volte, nello spazio di 20 metri, costringendo noi narratori a sforzi incredibili, per mantenere ritmi alti nell’esporre le azioni di ogni giocatore. Una volta si inventavano locuzioni, rimaste poi nella storia. Oggi, parlando in negativo, si usano termini tecnici o bellici, come “bomba”, che non approvo, per esprimere il calcio di punizione di particolare efficacia, poiché ricorda le guerre e bisognerebbe essere molto prudenti con terminologie di questo tipo. Nel libro parla di Sandro Ciotti ed Enrico Ameri: cosa le hanno lasciato? Il loro dualismo e competizione penso siano state la
fortuna di “Tutto il calcio minuto per minuto”, perché molto diversi, “amicinemici” ma molto corretti e insieme hanno costruito storia e mito del programma. Ameri aveva una voce calda, era un grande narratore e trascinatore; Ciotti usava un linguaggio tecnico, ricco e ironico, e aveva un inconfondibile timbro. La sintesi di entrambi può essere la base del radiocronista perfetto. Sostituirli è stata un’eredità pesante e ho cercato di non farli rimpiangere troppo. Un episodio di fair play non contenuto nel libro? Paolo Di Canio, in una partita giocata in Inghilterra, circa 10-12 anni fa, si trovò di fronte il portiere che usciva verso di lui e mentre tentava di tuffarsi per afferrare il pallone si infortunò. Di Canio aveva davanti la porta vuota, ma preferì calciare fuori la palla, perché riteneva ingiusto sfruttare il vantaggio del portiere infortunato; un grande gesto di sportività. Mi permetto ironicamente di dire che oggi potrebbero rivedere questa scena gli allenatori dei settori giovanili, perché sembrano più impegnati a insegnare come fare i furbi, piuttosto che le regole
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del fair play del calcio. I mondiali del 2006? Un’avventura straordinaria, ma con un triste ricordo legato a Gianluca Pessotto della Juventus. Tentò il suicidio per una crisi personale, mentre i suoi compagni di squadra erano impegnati nella finale. Ricordo le lacrime di Cannavaro, quando giunse la notizia e lo sgomento di tutta la Nazionale. Si salvò, siamo felici che stia bene, ma credo che quell’episodio contribuì a motivare la squadra e a giocare per lui. Il calcio può sembrare privo di umanità, ma episodi come questo evidenziano quanto sia alto il valore delle persone.
gennaio 2019 Nuove Proposte
spettacolo & cultura
cinema
NUOVE PROPOSTE... AL CINEMA
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a cura di Sara Candiano
Un tuffo nel passato con Mary Stuart e nel futuro con l’avvincente e super tecnologico secondo capitolo di Ralph Spaccatutto
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uspiria di Luca Guadagnino dal 1° gennaio al cinema. La danzatrice americana Susie Bannion si trasferisce a Berlino nel 1977 e, dopo aver attratto l’attenzione della coreografa Madame Blanc, conquista il ruolo di “prima ballerina”. Con il passare del tempo il legame tra Susie e la coreografa si intensifica, andando al di là di una semplice collaborazione lavorativa. Stessa data per il secondo capitolo di Ralph Spacca Tutto – Ralph Spacca Internet di Rich Moore e Phil Johnston. Da quando Ralph ha incontrato la sua piccola amica Vanellope le cose nel mondo dei videogiochi vanno alla grande. La routine è però sempre più noiosa: gli spazi sono limitati, non c’è modo di variare la propria attività. Tutto cambia quando un guasto al volante di Sugar Rush minaccia di distruggere definitivamente il gioco di cui Vanellope è protagonista. L’unica soluzione è quella di comprare un nuovo volante su Ebay, ed è per questo che i due eroi decidono di avventurarsi nel mondo ignoto di Internet. Nello stesso giorno anche Aquaman di James Wan. Jason Momoa interpreta il protagonista del film ispirato al fumetto di Mort Weisinger e Paul Norris. Dal 10 gennaio Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno. Il film racconta la storia di tre amici che decidono di organizzare un “Tour Criminale” di Roma per scoprire i luoghi teatro delle scorribande della Banda della Magliana e fare soldi facili. A causa di uno scherzo del destino, però, i tre si ritrovano catapultati direttamente negli anni Ottanta, ritrovandosi faccia a faccia con i membri della banda. Stessa data per City of lies – L’ora della verità di Brad Furman. L’ex-detective Russell Poole ha dedicato la sua vita ai cold case legati agli omicidi delle due star del rap The Notorius B.I.G. e Tupac Shakur, uccisi nella seconda metà degli anni ’90. Russell tornerà a indagare sui casi insieme a un reporter con l’unico scopo di smascherare il coinvolgimento dei poliziotti corrotti di Los Angeles.
Nuove Proposte gennaio 2019
Maria Regina di Scozia di Josie Rourke dal 17 gennaio nelle sale. Il film è incentrato sulla storia di Mary Stuart, regina di Francia a 16 anni e vedova ad appena 18. Invece di risposarsi, Mary decide di tornare in Scozia per reclamare il trono legittimo. Ma al suo ritorno scopre che Elisabetta I è stata proclamata sia Regina di Inghilterra che di Scozia. Il conflitto intestino tra le due regine andrà avanti per anni tra violenza, intrighi e cospirazioni. Dal 24 gennaio Peppermint di Pierre Morel. Una storia di vendetta di una madre che decide di partire per dare un senso alla sua vita, tentando di lasciare il passato alle spalle. Nello stesso giorno Compromessi Sposi di Francesco Miccichè. Scoppia l’amore tra una fashion blogger di Gaeta e un aspirante cantautore, nonostante le apparenti differenze. Nel giro di pochissimo tempo decidono di sposarsi, ma i due futuri suoceri non sembrano approvare l’unione. Si alleeranno con un unico scopo: quello di impedire le nozze dei figli. Riusciranno nell’impresa? L’esorcismo di Hannah Grace di Diederik Van Rooijen dal 31 gennaio al cinema. Una ragazza muore in seguito a un esorcismo. Mesi dopo, durante un turno notturno in obitorio, Megan Reed prende in consegna un cadavere sfigurato. Da quel momento comincia ad avere visioni inquietanti, probabilmente legate a una forza demoniaca impossessatasi del corpo deforme. Stessa data per Green Book di Peter Farrelly. Siamo nella New York degli anni ’60. Tony Vallelonga è il buttafuori del Copacabana, ma il locale deve chiudere per un paio di mesi. Con una moglie e due figli, Tony deve trovare un lavoro alternativo. L’occasione si presenta con il dottor Donald Shirley, musicista in tour, che chiede a Tony un supporto. Ma il rapporto tra i due sembra quasi impossibile: Donald è afroamericano e Tony, italoamericano, è cresciuto con una pessima concezione delle persone di colore.
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novità
moda e tendenze
moda sostenibile, con la startup Rifò gli abiti hanno UNA seconda vita di Cristina Monaco
Rigenera tessuti e scarti di lavorazione per dare nuova “luce” agli indumenti, riducendo l’uso di acqua, energia e prodotti chimici
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garantire la lotta allo spreco nel mondo tessile ci pensa Rifò, una startup innovativa che permette di rigenerare tessuti usati o scarti di lavorazione, in nuovi prodotti di alta qualità. Una vera e propria economia circolare, secondo il founder di Rifò, Niccolò Cipriani: «Un modello per dare nuova vita a vestiti che le persone considerano un rifiuto da buttare o da nascondere nel proprio armadio». Come funziona? Si inizia dalla raccolta di indumenti di scarto tramite associazioni e aziende del settore. Poi si selezionano i tessuti per colore, materiale e qualità, e vengono privati di cerniere e guarnizioni. Infine si trinciano e sfilac-
ciano per riportarli allo stato di fibra. Da qui inizia la seconda vita del tessuto, che viene filato e da cui nascono i nuovi capi. La rigenerazione non solo conserva la stessa qualità del materiale, ma abbatte anche i costi originali. Tutti i capi rigenerati sono Made in Italy (realizzati interamente nel distretto tessile di Prato) e prodotti con il metodo artigianale a “calata”, una tipologia di pro-
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duzione che garantisce minimo scarto di materiale, poiché permette di cucire i capi senza alcun taglio, e assicura dei risultati molto pregiati. Grazie a questo progetto si dona nuova vita alle rimanenze delle lavorazioni, riducendo del 90% l’uso di acqua e di prodotti chimici, del 77% di energia e del 95% le emissioni di CO2. Ma non finisce qui, la startup ha grandi aspettative. Dopo il successo online prevede di aprire un negozio nel 2019, allargare la raccolta di indumenti anche ad altri paesi e raccogliere i propri prodotti per poterli riparare o riciclare nuovamente.
gennaio 2019 Nuove Proposte
moda e tendenze
sfilate
Cappotto, il must have dell’inverno di Cristina Monaco
Bon ton, maschile o effetto Teddy: torna di tendenza il soprabito in tutte le sue forme
anche in un rosa acceso per Max Mara. Infine, per dare un tocco di originalità e freschezza ai classici cappotti dritti, arrivano i dettagli in pelliccia: sul collo, sulle maniche o sulle tasche.
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opo il predominio di piumini e parka degli ultimi anni, in questo 2019 torna in auge il “signor Cappotto”, rinnovato in forme, materiali e dettagli. Principalmente in panno di lana per tener caldi anche negli inverni più freddi, il cappotto torna senza dubbi nella tinta beige/marrone, a cui seguono il Principe di Galles e tutti gli altri motivi tartan. E che dire del nero? Immancabile, il grande classico. Seguendo le tendenze over dell’ultima stagione, il cappotto con il taglio uomo
è di gran voga, concedendo un’aria più rigorosa anche a uno street-look: non a caso è stato protagonista sulle passerelle di Calvin Klein per coronare le sue linee pulite e minimaliste. Direttamente dagli anni ’50 invece il cappotto in stile bon ton, con la classica forma ad “A”: stretto sul petto e in vita, per poi aprirsi dal fianco in giù. Modellato sulla figura, la mette
Nuove Proposte gennaio 2019
subito in risalto. Attenzione però: tutto l’outfit dovrà essere in stile bon ton altrimenti si rischia un mix letale di accostamenti. Il cappotto in shearling trova una nuova vita: il montone (pelle fuori e pelo dentro) si ripropone nei classici colori del beige e del nero, fino ad arrivare a versioni più pop come rosa o verde. Molti gli stilisti che hanno optato per il Teddy, il cappotto in lana lavorata “effetto orsetto” che sprigiona calore e morbidezza solo a guardarlo. Nei classici colori nero, beige e grigio, ma
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fuoriporta
assaggi & paesaggi
Subiaco, la culla della stampa: custoditi preziosi manoscritti
di Diletta Murgia
Le bellezze dell’alta Valle dell’Aniene, i monasteri di Santa Scolastica e San Benedetto rendono celebre la cittadina arroccata in provincia di Roma
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mmerso tra i colori dell’alta Valle dell’Aniene, Subiaco può vantare la sua presenza nella lista dei borghi più incantevoli nella provincia romana del Lazio. Potendo godere di un’invidiabile posizione, la cittadina si erge all’interno del Parco naturale dei Monti Simbruini, l’area protetta più estesa della regione. Pregna di storia e scenografia,
di importanti avvenimenti legati ad altrettanti protagonisti storici di riguardo, Subiaco serba tra le sue vie arroccate numerose attrattive culturali che vedono in due luoghi sacri i loro principali monumenti: nello specifico, il monastero benedettino di Santa Scolastica e quello di San Benedetto. Tra essi, il primo risulta essere l’unico monastero sopravvissuto dei tredici fondati da San Benedetto da Norcia nella valle dell’Aniene, ovvero il più antico che si conservi al mondo dell’ordine benedettino. All’interno del monastero, la biblioteca nazionale custodisce preziosi manoscritti, pergamene e i primi incunaboli in Italia, impressi da due tipografi tedeschi
nel 1465: la presenza di tali opere fa quindi di Subiaco la culla della stampa in Italia. Degno di nota anche il monastero di San Benedetto: eretto su una parete di roccia del Monte Taleo. Si compone di un complicato labirinto di ambienti, chiesette, cappelle, talvolta ricavate dalla roccia, che risulta essere completamente
rivestito da una preziosa decorazione pittorica di varie epoche: dalle prime opere bizantine del secolo VIII al prezioso ritratto di San Francesco (1223), dalle pitture di Magister Consolus (XIII secolo) fino ai notevoli affreschi di scuola senese e umbro-marchigiana che decorano la chiesa superiore e altri ambienti.
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assaggi & paesaggi
giramondo
Meraviglie d’Italia:
Aosta, la sua incantevole valle e i quattro giganti di Carlo Franciosa
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l Monte Bianco, il Monte Rosa, il Monte Cervino e il Gran Paradiso, vette che superano abbondantemente i 4000 metri, dominano la Pianura Padana della più piccola e suggestiva regione alpina: la Valle d’Aosta, incastonata nel cuore delle Alpi Occidentali. Dopo il cantone elvetico del Vallese, è la regione europea con la maggiore altitudine media: 2016 metri sul livello del mare. La sua esi-
Nuove Proposte gennaio 2019
gua superficie (3262 kmq) cela, come in uno scrigno, una natura rigogliosa, ambienti immacolati e una cultura che identifica una civiltà millenaria. In questi luoghi l’immagine turistica della Valle d’Aosta trova il suo riscontro più immediato. L’insieme delle ricchezze naturali e paesaggistiche rappresentano, infatti, il suo vero patrimonio, alla conservazione del quale i valdostani riservano da secoli il loro massimo im-
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pegno. Nei 70mila ettari del Parco nazionale del Gran Paradiso, il più antico d’Italia, stambecchi, camosci, marmotte e aquile reali dimorano indisturbati e rappresentano una fotografia esemplare della fauna alpina. Tra le numerose aree pittoresche spicca il Parco regionale del Mont Avic, un intersecarsi di valli e cascate modellate dall’azione dei ghiacciai, che comprende una distesa di pini uncinati, numerosi laghi, tor-
giramondo
Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso paesaggi affascinanti d’inverno e spettacolari d’estate biere, acquitrini e un faggeto popolato da ermellini, pernici, lepri e fagiani. Antichi reperti megalitici testimoniano che questa valle era abitata sin dall’epoca neolitica. Incastonata nel crocevia delle Alpi Occidentali, divenne sin dal periodo classico un’importante zona di transito e di collegamento con la Gallia. Augusta Praetoria, l’odierna Aosta, fu costruita nel 23 a. C. dai romani. Alla convergenza delle strade conso-
lari transalpine, i bastioni - l’impianto urbanistico e le porte d’accesso alla città - ancora oggi visibili evidenziano la sua posizione strategica. Città fra le più belle e sconosciute della nostra penisola. Come un luogo troppo a lungo trascinato e dimenticato è bello riscoprirlo, percorrere le strade del centro con il selciato lastricato di pietre squadrate che odorano di storia, passeggiate fra i monumenti anneriti dal tempo,
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assaggi & paesaggi
l’Arco di Augusto, il più noto, la Porta Petronia, il Campanile di Sant’Orso, il Teatro Romano. Ecco le testimonianze di un’antica gloria che sopravvive, per chi ha sentimento e curiosità dei resti attuali, tanto numerosi e importanti da fare di Aosta la città più importante dopo Roma per ricchezza di reperti. La città di Aosta è forse un caso unico in Italia: per molti, infatti, è meno conosciuta di altri centri minori come Courmayeur, conosciutissima in tutto il mondo, Cervinia, la simpatica cittadina sotto il sontuoso Cervino, Saint Vincent per il suo Casinò più grande d’Europa. Pila, in posizione panoramica di fronte al massiccio del Monte Bianco; Cogne, il principale centro della valle omonima, alla confluenza del torrente Valnontey. Alloggiando invece ad Aosta valle, è possibile ogni giorno in pochi minuti visitare una località diversa. Lo stesso discorso vale per il turismo estivo o escursionistico, che può trovare in Aosta non solo una base di partenza ma anche tutto il corollario di attività e interessi che completano e integrano la vacanza quali, ad esempio, i servizi di intrattenimento, serate mondane al Casinò. Da non perdere i castelli feudali, molti dei quali Fénis, Verrès, Issogne, tuttora visitabili, che rappresentano un’intensa storia medievale. La regione più piccola d’Italia ospita i maggiori «Quattromila» del territorio nazionale: il Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa, il Gran Paradiso. Il passato glorioso di questa regione si ripercuote nel folklore valdostano di antiche tradizioni, tramandato da generazioni, e nella cucina tipica, che valorizza squisitamente i «prodotti poveri» di cui può disporre una regione montana. Primi piatti sovente a base di cacciagione, ottimi salumi come la «nocetta», il lardo di Arnad, il prosciutto di Bosses… delizie anche per il palato più esigente. Il traforo del Monte Bianco e del Gran San Bernardo hanno trasformato una regione, un tempo isolata nel cuore delle Alpi, in un importante nodo di comunicazione con l’Europa.
gennaio 2019 Nuove Proposte
i nostri amici animali
curiosità
Ematik, il rimedio rivoluzionario per curare le ferite degli animali di Diletta Murgia
Una start up italiana ha dato vita a una tecnologia in grado di ripristinare i tessuti degli amici a quattro zampe
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i chiama Ematik ed è un innovativo sistema in grado di rigenerare in appena 40 minuti una seconda pelle a un animale ferito: partendo dal sangue di quest’ultimo, infatti, questa tecnologia sarebbe in grado di migliorare lo stato dell’epidermide accelerandone la rigenerazione. Realizzato dall’azienda Prometheus - una start up con sede in provincia di Modena, precisamente a Mirandola, fondata da quattro giovani under 30 - Ematik si basa su di un procedimento unico nel suo genere che vede il
fulcro del suo operato in una biostampante 3D in grado di lavorare le cellule, mantenendole vive per tutto il processo di stampa. Questa azienda che principalmente si occupa della realizzazione dei tessuti organici in 3D per la ricerca farmaceutica e la medicina rigenerativa, si apre quindi al mercato con una rivoluzionaria tecnologia tutta italiana destinata a cambiare radicalmente l’approccio alla cura delle lesioni alla pelle degli animali, inferte o subite accidentalmente. Difatti, Ematik sarebbe in grado di garantire
Nuove Proposte gennaio 2019
tempi brevi di guarigione, senza cicatrici e con meno dolore a cani, gatti e cavalli. L’approvazione ricevuta in ambito medico e il prodigioso utilizzo potrebbe consentire un domani ad Ematik di essere impiegato anche nella
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cura delle ferite inferte agli esseri umani, ma per questo bisognerà ancora aspettare. Disponibile sul mercato a partire da febbraio 2019, questa cura rivoluzionaria è al momento disponibile già in pre-ordine.
la poesia
liberamente
Pensieri d’inverno
La Ricetta del Mese
POESIA DI
Antonella Riccardi
C
PASSATELLI IN BRODO
un che di gioioso, sul métro di sempre che corre negli abissi di una galleria
a cura della Redazione
Ingredienti per 4 persone • • • • • • • • •
he vengano i bei pensieri nell’ansioso andare in una sera come tante,
150 grammi pane grattugiato 150 grammi parmigiano 3 uova 1/2 limone scorza 1 litro brodo di carne 1 noce burro un po di noce moscata q.b. sale q.b. pepe
aspirando l’inverno dalle accese stazioni, a tratti morendo in frammenti di vento. Che ridano le fossette di sorrisi silenziosi per le strade esauste col naso all’aria ai tetti luminosi della città subito sotto il cielo, il cuore sull’istante alla casa ancora più dolce,
Procedimento:
a voci di una festa che s’eleva dolce e lontana come cantici d’alleluia verso sciami di stelle.
Preparare un brodo di carne e, nel frattempo, prepara il composto dei passatelli. Mischia il pane grattugiato con il parmigiano reggiano in un piatto, poi aggiungi il burro ammorbidito e la scorza di limone. Mescola gli ingredienti per ottenere un impasto omogeneo. Poi in una ciotola sbatti le uova con sale, pepe e la noce moscata grattugiata. Uniscile alla miscela di pane e intanto mescola con una paletta per amalgamare gli ingredienti. Lavora quindi l’impasto con le mani sulla spianatoia: deve risultare un composto piuttosto sodo. Avvolgilo nella pellicola e mettilo in frigo per mezz’ora. Prepara a questo punto i passatelli. Devi dividere il composto di pane e formaggio in qualche pezzo. Mettili nello schiacciapatate uno alla volta premendo con decisione, finchè usciranno tanti cilindretti. Tagliali con il coltello alla lunghezza di 4-5 cm e distribuiscili man mano su carta da forno infarinata. Porta a ebollizione il brodo di carne in una pentola; aggiungi i passatelli, mescola delicatamente e cuoci per circa 2 minuti. Quando i passateli affioreranno in superficie saranno cotti e li fervirai nei piatti fondi con altro parmigiano.
Vengano i bei pensieri in giacche pesanti e scialli, per ognuno vengano, come quell’antica luce d’amore, come qualcosa che è sempre mancato.
l’Angolo
a cura di Nadia Ludovici
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Vignetta
della
gennaio 2019 Nuove Proposte
post-it
auguri
Benvenuti
Gemellini
da zio Piero e Ada Nuove Proposte gennaio 2019
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