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Scritto col sangue I mestrui sono arcaici, sarebbero già dovuti scomparire da tempo, la procreazione non può condizionare l'umanità femminile per più o meno quarantanni della vita di ogni donna, c'è chi muore senza avere vissuto l'ebbrezza della menopausa...i mestrui sono tabù, lo sono ancora oggi, lo pensavo lo sospettavo ne ho avuto conferma con questa ricerca. I racconti nascono da un evento che ho fabbricato su facebook, l'ho mandato a tutti i miei contatti femminili e molte lo hanno mandato ai loro, è stato a vagolare nel virtuale per svariati mesi, risultato ho raccolto appena ventotto racconti, ventotto come i giorni del ciclo, ventotto storie vere, basterebbero alcune di queste per fare capitolare i mestrui, basta, basta questa tirannia di donna su donna, violenza psicologica di madri nonne e zie che lavano col sangue mestruale delle figlie la loro onta il loro essere schiave in un mondo di uomini, uomini che neanche vogliono sapere, uomini che vivono il mestruo a distanza, sono rari quelli che hanno condiviso i loro umori con quello delle donne, sono rare le donne che lo hanno permesso, sì ci sono casi di armonia di indifferenza addirittura di esaltazione ma in fondo i 1
mestrui vengono dalle viscere della terra fanno della donna un essere a parte un essere sanguinante, sanguinano ma non muoiono, le donne sono streghe, ogni donna lo sa e gli uomini ne hanno paura...io non ho figli non ne ho voluti ma ho convissuto con i miei mestrui per infiniti anni, sono stata programmata male potevano risparmiarmi tutto questo sangue e penso a santa caterina la poetessa del sangue, lei che leccava le ferite purulente dei malati...ah le donne le donne sono streghe che fanno le fatture col proprio sangue, bevi, chissà quanti uomini hanno bevuto il mestruo senza saperlo, non fa male non puzza non sporca, non più dello sperma non più della pipì molto meno della cacca...mi ribello ad una condizione di differenza rispetto all'uomo, una differenza che ti penalizza, mi ribello e mi ficco un tampax, sono piegata in due dai dolori mi tuffo a mare e sgocciolo al sole, urlo urlo al mondo intero, ho le mestruazioni! Le ho tanto odiate che se ne sono andate in silenzio velocemente senza lasciare tracce e adesso, adesso che sono in menopausa forse è arrivato il momento di capire il nodo che mi lega a tutte le donne, un unico nodo, e scopro mostruosità familiari incubi...dolore rabbia rassegnazione... e ci metto pure i miei...
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quand'ero ragazza lasciavo sempre gli assorbenti usati in bagno...me li scordavo...mio padre si lamentava...sempre sta mattula...la mattula è il cotone idrofilo...la usava mia madre...non fece mai il passaggio fra mattula e assorbenti... quasi subito decisi che non mi potevo accollare questi matapolli infilati nelle mutande...stavo scomoda limitavano i pensieri...andai in farmacia e ogni mese quei pochi metri diventavano un viaggio un supplizio...guardavo il farmacista in faccia e chiedevo un pacco di tampax sfidando lo sguardo di disapprovazione...sfidando la leggenda che chi usava gli assorbenti interni non era più vergine...lo ero non lo ero? Cazzi miei non sarebbe stato un tampax a decretarlo...la prima volta che li comprai mi chiusi in bagno e studiai attentamente la cartina illustrativa...facile...dopo poco aprirono una specie di market...una sanitaria...erano lì in bella vista sullo scaffale accanto a creme e saponi...potevo comprarli senza più dovere chiedere...fu così che passai dai tampax agli ob...avevano solo quelli...senza applicatore... doveva essere il settantaquattro...estate...c'era l'austerity...le domeniche senza macchina...non mi ricordo...non mi ricordo il momento della scoperta...sapevo cos'erano, mia madre mi aveva preparato già da anni...ricordo solo che ero in viale delle magnolie con mia madre e mio padre e stavamo andando a pranzo dagli zii...mi saranno venute la mattina...ma è quel momento che ricordo come la prima volta...non se ne parlò mai almeno davanti a 3
me i parenti non parlarono mai delle mie mestruazioni...nessuno mi fece i complimenti o mi disse che ero diventata signorina...gliene sarò sempre grata... le ho odiate...le ho odiate da subito da ancor prima che mi venissero...innaturali limitanti dolorose...una presenza con cui ho convissuto per trentasei anni...trentasei...mostruoso...sono passata quasi subito dall'imbarazzo dalla vergogna alla rivendicazione...le mie mestruazioni non potevano essere solo un mio problema...comunicavo al mondo intero...ho le mestruazioni.... un giorno scoprii degli assorbenti meravigliosi...non erano quei cosi rigonfi che si spostavano in continuazione facendoti macchiare le mutande...erano piccoli sottili con l'adesivo per tutta la lunghezza...una scatola di cartone arancione...ah i serena... e piÚ erano dolorose abbondanti e piÚ mi ribellavo...ho sempre fatto il bagno con laghi mestruali e spasmi uterini non ho mai rinunciato a nulla in nome del mestruo... non le ho mai volute non le ho mai accettate...mi sono messa la spirale quasi subito...non volevo desiderare che mi venissero per poter escludere una gravidanza... i mestrui non mi hanno mai dato la sensazione di essere 4
donna...non è cambiato nulla nel mio rapporto con i maschi...prima durante e dopo...nulla di animale od ormonale il desiderio è un fatto mentale... anna farinella
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A Fatima
8 marzo 2013 nzocchè circolo arci scritto col sangue, un viaggio mestruale un ciclo di 28 racconti letture di massimo milani, veronica pecoraino, denise isolana d’agata, maria grazia guttuso in mostra i bracciali menopausa di anna farinella le pezze del marchese di grazia triolo i flussi luminosi di teresa scozzari il schifo 28 foto di mar la pazz le mestruazioni a cinema, montaggio a cura di short
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1 fly Aneddoti sparsi senz'ordine. Pensieri così, della durata di questo caffè. 1 - "Sei diventata signorina", mi disse nonna Assunta abbracciandomi... ma non l'ho mai capita questa cosa della signorina e delle mestruazioni. 2 - Una "prima volta" da manuale. Nessun dolore, nessun trauma, niente ansia. Le ho avute che ero piccolissima. Scuole elementari, grembiule, fiocchetto, e il ricordo dell'assorbente primissimi anni 80, così grande, ma così grande, che quasi il pantalone non mi stava. Ricordo che a volte mi voltavo allo specchio e lo vedevo! Vedevo il rigonfiamento, tanto era gigantesco... e allora di nascosto lo tagliavo da un lato, lo svuotavo un pò e poi lo richiudevo col nastro adesivo. D'un tratto mi sono sentita femmina, ero femmina. E i ragazzini mi giravano intorno, e non perché fossi la più carina, ma perché, ne sono certa, sentivano l'odore. Non parlo dell'odore vero del sangue, ma di qualcosa nell'aria, di qualcosa intorno a me. Qualcosa di sessuale, il richiamo della fertilità. Ero grande, in mezzo a tutti quei grembiulini e fiocchi, io ero grande. 3 - Ricordo che avevo forse 11 anni, ero al mare, in campeggio coi miei genitori... avevo un costume rosso, intero. Facevo una doccia d'acqua dolce per togliere il sale. Un signore in fila dietro me. "Scusami... non aver paura... ma credo che tu debba andare dalla mamma..." E mi guardò tra le gambe. In effetti era acqua e sangue che scorreva, ed io nemmeno me ne ero accorta. Non dissi nulla sul momento, non so perché, forse semplicemente non avevo voglia, o forse non avevo nulla da dire. Lui però scambiò la mia proverbiale e a lui sconosciuta strafottenza per imbarazzo, e mentì spudoratamente. "Non preoccuparti... stai tranquilla...sono un medico..." e sorrise. Le possibilità che quell'uomo fosse davvero un medico, in fila a quella precisa doccia tra dieci, nel momento in cui le mie mestruazioni s'avviavano, erano così poche... ma così poche... La menzogna mi infastidì... e sbottai... 8
"Guardi che non è mica la prima volta... non c'è nessun problema!" Me ne andai, e fu allora che capii che forse questa cosa misteriosa delle mestruazioni avrebbe creato più problemi agli altri che a me. 4 - Ho sempre fatto sport, agonistico, per anni lunghissimi. Quando avevo il ciclo la mia forza era sorprendente. Avevo un'energia in corpo, nelle gambe, nelle braccia, pazzesca... Una potenza che i rimanenti giorni del mese non avevo. Adesso non faccio più sport con quell'intensità, e non so dire se questa cosa vale ancora. 5 - Non ho mai usato assorbenti interni. Primo per quel pericolo di infezioni che i medici non m'hanno mai nascosto, secondo perchè l'idea di un corpo estraneo fisso per ore nella mia vagina mi impressiona, e pure tanto, e ci rinuncio volentieri. E poi il sangue deve uscire... scorrere, è quello il senso... non può rimanere dentro, e stanziare. La trovo orribile questa cosa. 6 - A 16 anni mamma mi accompagnò per la prima volta da un ginecologo. Pillola. Ma cos'era quella roba? Una cosa meccanica, un ciclo finto, senza dolore, due giorni al mese.. Non mi è mai andata giù... E poi quel colore.... dove cazzo era finito il rosso del mio sangue? Così ho smesso. E adesso mi godo il dolore, e non prendo nulla. Abuso di medicinali per il mal di testa... perché è un dolore stupido, che non serve a nulla. Ma il dolore della mia fertilità me lo tengo, mi sento viva, mi si smuove l'anima, mi sento pronta. 7 - E' il mio compagno che porta il conto... sa lui quando devono venirmi, che io (a parte quel primo giorno di sublime intensissimo dolore) non vivo di sindrome né premestruale né postmestruale, che per me è una cosa bella... ma veramente bella... per cui arrivano e vanno via e, psicoemozionalmente, nemmeno me ne accorgo. Qualche giorno prima m'avvisa... "Ce l'hai gli assorbenti amò...? Ti stanno per venire". Oppure... c'è in programma una partenza, qualcosa, e gli faccio: "Amò, ma quand'è che mi devono venire?"
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2 doriana gulmini Intorno al sangue mestruale c'è sempre stato un alone di magia. Come tutti i fatti sconosciuti incuteva timore. La "Constitutio de purificatione a sanguine menstruo"del 1700 vietava alle donne mestruate non solo l'accesso ai sacramenti, ma persino l'ingresso in chiesa..Presso alcune civiltà primitive la donna era considerata tabù, e quindi inavvicinabile durante le mestruazioni. E noi ci portiamo ancora parte di quelle superstizioni e convincimenti Il menarca è ancora una sorta di iniziazione. Al mio primo "sanguinamento", mia mamma e mia nonna mi dissero"Bene ora sei signorina,Non puoi lavarti i capelli, non toccare il prezzemolo nè le piante di casa,non potrai fare il bagno. Soprattutto non dovrai far capire ai maschi quello che ti succede". Io ero ancora piccolina, avevo undici anni. Ricordo che ho cominciato a piangere..In verità ho sempre pensato a quei giorni come ad un impedimento pesante. Io stavo molto male:emicrania, vomito. Sono stata assurdamente felice in due momenti della mia vita:quando ero in gravidanza e dopo che sono entrata in menopausa. Finalmente non dovevo più fare i conti con questo fenomeno che non mi apparteneva...
3 marcella marcix Una riguarda la mia prima volta: giugno 1986, avevo tredici anni e mi trovavo ad affrontare la seconda prova scritta degli esami di terza media. Ricordo che non fu affatto un trauma perché avendo frequentato un collegio femminile (dove mi sono divertita tanto) ero informatissima sulla questione. Quindi le aspettavo. La seconda cosa...e ci pensavo proprio in questi mesi e a questa età...è il fatto stranissimo che io non mi ci abituo mai...anzi 10
ogni volta sempre di più è un "disagio"(dipende da dove sei e con chi sei e perché), una rottura, una cosa che trovo insopportabile, un'ingiustizia fisica, sempre più incomprensibile per me. E' come se, più passano gli anni, meno le tolleri (aspettando la menopausa). Non so se questo accade anche ad altre...farò pure io un sondaggio tra le amiche, ma sono abbastanza abituata alla "diversità" quindi anche se fossi la sola andrebbe bene uguale
4 lorella gallo Mi viene in mente un trinomio di parole, pensando alle mestruazioni: attesa/delusione/indifferenza. Le ho aspettate con ansia da bambina: sorella minore di soli 14 mesi, ero sempre indietro su tutto. Poi sono arrivate, un pomeriggio mentre leggevo su quella poltrona piena di polistirolo, lanciata dalla macchietta di Paolo Villaggio, e chiamata da noi, per questo, Fracchia. Non mi sono sentita affatto piů grande, anzi: solo un fastidioso e diverso mal di pancia. Le ho aspettate con indifferenza per tutto il periodo della mia lunga adolescenza solitaria, senza innamorati. La pillola prima e la nefasta spirale, poi, mi hanno liberata della preoccupazione nei loro confronti, una volta "conquistato" lo status di accompagnata da maschi. Un orologio svizzero, come si dice. Le ho di nuovo attese con fastidio dopo aver deciso di diventare madre: un'altalena di trepidante frustrazione fino alla loro assenza per oltre nove mesi: mmmmmmh, delizia somma. Ellissi corrispondente a interruzioni e gravidanze extra uterine: troppo dolore nel riportarle alla memoria, le lascio lì, sotto le loro ceneri. Un figlio è davvero vita, carne e animo tuoi gemelli non omozigoti, ma gemelli tuoi. E così ho ricominciato ad aspettare quel sangue: ogni volta è tornato insieme al gonfiore delle mammelle che volevano tornare ad essere madri, senza potere più. Un ciclo schizofrenico per anni: mammelle turgide da puerpera e sangue in mezzo alle gambe, di nuovo ogni 28 giorni. 11
Regolare. Attesa e delusione, di nuovo, come quando ero bambina. E ora, dopo tanti anni, dopo il lutto di un matrimonio non ancora digerito, ora di nuovo attesa, delusione, indifferenza. Di tanto in tanto quel sangue non viene a segnarmi le gambe e le notti: mi manda di nuovo il turgore della carne, senza, però, che nessuna parte di me voglia più essere madre. E io mi metto in attesa. Indifferente. Quasi speranzosa di averla fatta finalmente finita con il martirio delle mie interiora piene di cicatrici. Così la delusione si appresta a dilagare insieme al sangue spesso di coaguli che, quando ormai non ci penso più, mi ricorda un passato di fattrice mancata. Io le odio e le accudisco, queste mestruazioni. Le prendo pure in giro, per fingere leggerezza: le chiamo il mio "triciclo" e mi inganno pensando di essermi pacificata con loro, come con me stessa.
5 maria antonietta garofalo Densa e scura come il caffè dei bar,in un pomeriggio qualunque, divenuto improvvisamente importante per gli adulti che avevo intorno. Una macchia da interpretare tra cuoricini rosa e calzini bianchi, nonostante l’età ,appartenuta ad una generazione di “bambine “ tredicenni. Il menarca mi schiuse al mondo delle “signorine” con reggicalze, quelli che usavano le altre donne di famiglia, segnò un passaggio e un approdo: dall’essere libera al fastidio mensile del sangue appiccicoso tra le cosce.
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6 mirtilla A volte pensavo che quella schifosa sensazione di viscido, di sentirmi viscida, lercia, malata, malata nei pensieri … con il sangue delle mestruazioni se ne sarebbe andata. E accadeva. Goccia di sangue. Densa. Sul bianco della ceramica della vasca. Ho abortito. A volte le mestruazioni mi liberano. Mi piace guardare il filo di sangue scuro che cola tra le gambe, perfetto, lineare. Sono viva. Domenica. Gioco, nella testa, ad essere incinta. Mi tocco più volte la pancia. È autunno, ho una tuta da bimba figlia di divorziati. Ho una tuta da bimba amata troppo dalla madre. Sono stata con mamma e nonna a mangiare forse la cioccolata. È domenica del resto. Torno a casa, bimba incinta per essere come i grandi. Faccio pipì. Sulle mutandine rosa c’è una macchia. Mamma è lì davanti, allo specchio del lavandino. Mamma! Lei si volta e sorride con quei suoi denti bianchi, perfetti. Se ci penso ora, lei era, era … era così giovane. (Fingevo la maternità, e mi sono venute)
7 m. Mestrui.... Le prime mestruazioni arrivarono quando avevo 12 anni... Era un'euforia strana mista a imbarazzo e un po' di disgusto. 13
Mia madre era contenta e lo disse a tutti i parenti... Ma perché, mi chiedo ora? Le amiche non ancora mestruate mi dicevano che ero fortunata perché avevo avuto il primo ciclo, e loro invece, ancora niente... Mah, pensavo.... Per qualche mese mi ero convinta che le mie mestruazioni attirassero i ragazzi, come succede con gli animali in calore che sentono l'odore delle perdite delle femmine. I maschi mi facevano delle avances impacciate, ma non sempre... Lo facevano quando avevo il ciclo. Ma che schifo, pensavo. Come cazzo fanno a saperlo? Ad oggi le mestruazioni sono un inconveniente che arriva nei momenti meno opportuni... Sto andando al mare, ed eccole che arrivano... Devo partire con gli amici una settimana, oh ci sono anche delle mie amiche, le mestruazioni... Cazzo. Facciamo sesso selvaggio... Amore, ho il ciclo... Vaffanculo, lo facciamo lo stesso. L'angoscia, però, che prende quando non arrivano è ancora di più una paranoia che ti porta ad essere nevrastenica. Non arrivano... E come minchia faccio ora... Bestemmie in turco. Mestruazioni sì, mestruazioni no... Mestruazioni no, mestruazioni sì...
8 annamaria tedesco Mestruazioni-Prima volta Avevo 11 anni alta flessuosa e un seno di pietra, la VI su 50 Kg, me ne vergognavo, avevo paura che ancora crescesse e lo schiacciavo e coprivo per non esserne impacciata quando correvo coi maschi o m'arrampicavo con loro...Estate ,San leone casa al mare , in bagno poche macchie sulle mutandine , le annuso sanno di acidulo e mandorla amarissima , sono con Isabella la mia amica palermitana che scappa e chiama mia madre urlando Annamaria ha le mestruazioni , Annamaria ha le mestruazioni… Mi chiudo in bagno a chiave , sento risolini e passi , la casa è piena di gente e di uomini , no non uscirò. Arriva mia madre che non so come riesce ad aprire, 14
mi si presenta davanti con fasce e panni come stessi per dissanguarmi , io volevo essere solo lasciata in pace , mi prende per mano e mi trascina fuori quasi fossi un trofeo esibendomi agli altri orgogliosa, guarda mia zia ..." Criscì a picciridda" Io percepisco su di me gli occhi degli uomini, ero carne da macello
9 cris hammer ......il mio rapporto col nobile ciclo e' inesistente nel suo essere imprescindibile.........a 44 anni ancora non ho idea di quando aspettarmi le sue puntuali visite 'every fucking month'..........a volte bussa alla porta in modo brusco ed estremamente doloroso......si trattiene a lungo.....causandomi dei grossi malumori......altre entra in casa in modo discreto e silenzioso......come se avesse le chiavi di casa......fa il suo dovere col minimo disturbo e soprattutto se ne va prestissimo....mai che gli chieda di trattenersi ancora un po'.........per non parlare di quando decide di far visita in momenti poco opportuni...............ricordo pero' che in passato capito' di non presentarsi per un po' con mia grande preoccupazione......come se la sua mancata visita avesse potuto causare dei problemi insostenibili all'epoca.........invece poi arrivò.....in ritardo.....ma arrivò...................non ricordo quanti anni potessi avere avuto la prima volta che mi visitò......ricordo bene invece che indossavo dei pantaloni bianchi.....che ero in classe.....e che ....per la mia felicità..... mi mandarono a casa.......grazie a lui evitai una giornata di scuola.....quindi non mi fu mai particolarmente antipatico............so che presto smetterà' di visitarmi....e non mi mancherà' per niente.....come tutte le relazioni.....prima o poi si arriva a una fine.....e quando vorrà' abbandonarmi.....sarò felice per la sua scelta e per la mia libertà'.............questa e' la mia non relazione col marchese................
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10 veronica Avrò avuto appena 12 anni, ricordo che avevo camminato per una gara di nome la strapalermo , con una amica dei miei io affidata per controllarmi tra la folla, calzettoni tubolari banchi ,pantaloncini di spugna gialli cortissimi ,magliettina bianca con ciliegine stampate molto anni 70, magrissima direi filiforme e ramata , due code lunghe di cavallo con mollettine con pupazzetti , borraccia panino e frittata... cioccolata al latte ,e due scarpe adidas di mio fratello enormi...volevo vincere correre il giorno dopo veniva stranamente a palermo la regina elisabetta... camminai sotto il sole quella domenica , come tutte le domenica sole , e come io credevo fossi una regola dettata da lassù uno dei miei strani soliti pensieri inventati da me ... la domenica sempre sole...durante la gara, fra mille , io avevo come uno strano calore, nervosismo dentro, e dolore al fianco destro e poi sinistro si alternava ,mi gettai in un prato ero ancora una bambina acerba che giocava con le bambole con i pupazzi con il pallone, a raccogliere insetti, ma molto femminile troppo, guardavo con occhi vispi e caldi la vita , i ragazzini, la forza che mi arrivava con un allegria ed una leggerezza quasi fiabesca...ho avuto sempre una fortissima sessualità , passionalità, quasi selvaggia sin da piccolissima che mi arrivava rendendomi leggera, stavo distesa , l'odore del prato, la folla , di mare, una strana nostalgia , malinconia e uno stranissimo insolito male alla testa che mi ha accompagnato sempre ogni inizio e ogni fine mestruazione... .... il caldo ,il sudore , sorsi di fanta ,acqua, le mani sporche di cioccolata ...allacciarmi le scarpe, le ginocchia indolenzite. Volevo camminare non so perché avevo una forza dentro ma anche iniziavo a sentire come uno spillo che mi pungeva il fianco... la gara fini' io arrivai tra le ultime persone non dissi nulla cinzia la ragazza lentigginosa che ra con me penso già donna per timore...distrutta bussai alla porta , percorsi il lungo corridoio di casa dei mie il bagno come sempre era occupato dai miei 4 fratelli che a turno per dispetto mi facevano torture da ragazzini ridendo... andai nel bagnetto di servizio la luce entrava lieve da una finestrina abbassai i pantaloncini e vidi sangue! rosso... paura ebbi paura ...non sapevo cosa fosse, un larga macchia estesa che mi macchiava l'interno delle gambe bianchissime... non sapevo che mi stava per accadere avevo voglia di urlare e i giocattoli mi aspettavano 16
nella mia stanza che dividevo con mia sorella più piccola, mi cercai di medicare... a testa mia... poi corsi nella stanza di mia madre le dissi "mamma che succede !!!!" mia sorella più grande mi guardava arrossita...mentre parlava al telefono da ore ... mia madre aprì un cassetto pieno di lenzuola candide dove nascondeva il suo segreto...il segreto delle donne... prese uno scatolo di assorbenti con dei fiorellini e con rabbia me li tiro nel letto... e mi disse QUASI SCOCCIATA ... " ORA SEI UNA DONNA !" INIZIAI AD URLARLE A MINACCIARLA E A TIRARE TUTTO, MI CHIUSI AL BUIO NELLA STANZA ... dopo ore arrivata stanca a tavola dopo aver perso la gara e aver sciolto i capelli e avere chiuso con le bambole per qualche strana ora , vidi che a tavola mi attendevano tutti ridendo ...facendo rumori con la gola di imbarazzo...ricordo che non toccai cibo... che restai chiusa nella mia stanza per ore che non rivolsi la parola a mio padre come s se fosse stata sua la colpa per giorni, mentre lui con serietà mi osservava...forse l'unico in verità...mi sentii di tradire me stessa ... se ora ci penso mi faccio tenerezza da sola , mi viene da ridere. Ebbi dolori forti ma poi pian piano col tempo non esistevano dolori erano la pace, mi arrampicavo come sempre su gli alberi mentre le mie compagne di scuola poverette stavano a letto scavalcavo come un ragazzino...andavo in bicicletta , correvo, ballavo...mentre le mie amiche come moribonde...doloranti piegate col buscopan..si assentavano,.era restata in me quella parte selvaggia da gatta su gli alberi non mi era stata tolta !quel mistero mai svelato era diventato una cosa normale ... come le altre non avevo piu ' nessuna vergogna assurda, nessun timore ...non ho mai avuto problemi col mestruo mai, era una cosa come le altre ...i miei sogni pero' erano più intensi ,più strani, più curiosi e ho sempre pensato che fossero legati a quel rosso cambiamento,rosso che ti macchia la pelle che esce come da un canale,fiume, un ruscello in piena che colora e macchia e solo l'acqua fredda può smacchiare...da bambine si passa a donne traumatizzante ...ma i traumi sono parte, sono macchie che alcune volte anche con acqua fredda spariscono lasciando segni macchiando stoffe, sedie, poltrone, letti materassi, ricordo i materassi in campagna dove dormivamo in estate tutte le donne di casa ,quando facevamo i letti ad agosto..pieni di macchie larghe come macchie geografiche .... donne, macchie rosso sangue, passione ,vita, figli, macchie ferite come fotografie restano gettate sulla 17
stoffa ... e chissà di quale donna!di quale ragazzina ...di quale madre...stranamente raccontando questo scrivendo questi ricordi mi viene voglia di gelsi, campagna, gelato, primi amori, caldo cicale ...e letti, il mestruo appartiene alla giovinezza come un bocciolo che sboccia germoglia esplode in un polline di calore. veronica pecoraino 12 3 2012 ore 2,,02
11 fatima del castillo A casa mia non si parlò mai di mestruazioni. Era una casa di maschi per maschi. Il fatto che ci fossimo io e mia madre era di poco conto. A scuola le mie compagne ne cominciarono a parlare in prima media. Io capivo poco o nulla. Ma qualcosa si accese nel mio piccolo cervello poco usato. E così cominciai ad appostare la fedele donna di servizio di mia madre, che la sera andava in bagno con un pacchetto sotto il braccio e un foglio di giornale vecchio, per uscirne con un pacchettino che fugacemente andava a buttare nella spazzatura. Una notte attesi. Tutti erano andati a dormire. Scesi dal letto e mi spinsi verso la pattumiera, raccattai il pacchettino e … orrore. L’orrore mi avvolse dall’alluce in su. Passai la notte pensando quale strano male stava consumando la fantesca. Non sapevo a chi e non sapevo cosa chiedere. Ma un giorno a scuola collegai un discorso di una mia compagna con quello strano pacchetttino. Mi feci un’idea tutta mia di quello strano sangue. Era un’idea corrosiva, paurosa L’anno successivo, tutte le mie compagne si erano ormai “formate” io ero sempre indietro di tutto, la vaga idea si reificò nelle mie mutande. Mia madre era partita, come sempre nei miei momenti migliori, ero a casa di mia nonna. Volevo scomparire e sprofondare nel nulla. Ma non avevo alternativa. Mostrai le mutande a mia nonna che guardò con attenzione e mi disse: ti sei fatta la cacca addosso, devi mettere un pannolino…” poi tornerà tua madre. 18
Vergognata e umiliata mi raccolsi in un angolo della casa dal quale sentivo mia nonna fare una telefonata dopo l’altra alle sue amiche e parenti urlando soddisfatta,” Fatima è signorina.” Nella mia vita le mestruazioni hanno rappresentato la vergogna, la malattia il disonore.
12 maria flavia vanni Era il mese di luglio del 1973. Compivo dodici anni quell’esatto giorno, al mare a casa degli zii. Mi accorsi di un fluido vischioso e tiepido che mi faceva morbida la vagina appena un momento prima di sedermi sul water. E mi accorsi poi di un odore diverso che usciva da me, come di ferro, ma dolce, appena un po’ acido e con un sentore di salato al fondo. Mia madre già a suo tempo mi aveva spiegato che sarebbe accaduto, mi aveva detto che sarei diventata donna, ricordo bene che furono proprio queste le sue parole di allora. Era la mia prima uscita senza genitori, andai così a chiamare mia zia, e nel darle l’annuncio le chiamai “ mestruazioni”. La vidi trasalire appena, non si aspettava che le nominassi così direttamente, abituata com’era anche lei come molte ad usare soprannomi diplomatici, pezzette di parole che coprivano la sostanza della natura. Mi offrì i suoi assorbenti, materassini morbidi e gonfi dentro di ovatta, ne sistemai uno dentro al costume e mi avviai al mare. Era un costume intero, turchese luminoso, con un anello di ottone sotto alla scollatura che reggeva le coppe e sovrintendeva un oblò che si apriva al disotto, e mi tatuò lo stomaco con un’ impronta ovale che il sole di Rimini tinse di abbronzatura. Restai così isolata dai giochi dei cugini, tutti più piccoli, che si schiantavano in acqua tutto il giorno.
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Mio zio mi regalò poi una collana, una di quelle che allora usavano, un filo lungo e sottile con tanti chicchi diseguali infilati uno di seguito all’altro. Le più richieste erano quelle multicolori, ma io ne scelsi una dai chicchi arancioni, colore del melone maturo. La indossavo a sera per la passeggiata sul lungomare, come fosse un viatico di femminilità matura. Ho in mente ancora il turchese e l’arancione quando penso alla mia fertilità, che ora si fa intermittente. Occorre combattere questa dittatura della patologia che incatena i corpi e la vita delle donne e degli uomini. Ogni cosa che riguardi il corpo, all'interno di questa società industriale viene plasmata come malattia, come stortura da correggere. Ogni passaggio della vita psicofisica, dalla pubertà alla scoperta del piacere, dalla gravidanza fino alla menopausa viene considerato come disfunzione da compensare, come deviazione da incanalare, come evento da controllare e privare della propria natura spontanea. Non sono malata se sto crescendo Non sono malata se mi tocco Non sono malata se ho un bambino nella pancia Non sono malata se il mio tempo si compie Non voglio pasticche, non voglio cerotti. Ogni cosa a suo tempo. La scrivo ora così come viene mentre mi sale una vampata, e mi viene un po' da ridere.
13 maria fiorini Premetto che in casa mia siamo una maggioranza di donne, io sono la mezzana. La mia crescita è stata all'insegna dell'apertura , magari teorica, ma nel percorso con me, è diventata pratica. Ho avuto le mestruazioni all'età di 11 anni e sapevo già tutto il funzionamento e sinceramente, almeno in 20
apparenza, l'ho vissuta come una cosa naturale. Nella realtà ho sofferto tantissimo di dolori mestruali, con forti contrazioni uterine e ripetuti conati di vomito…tanto è vero che quando ho partorito le doglie mi sono sembrate relativamente dolorose…anzi devo dire che l'esperienza del parto l'ho vissuta intensamente...mi sentivo una donna selvaggia in rapporto stretto con la propria natura. Adesso non ho più grandi dolori mestruali, a parte il classico indurimento dei seni , dei capezzoli ( a volte ho la sensazione che mi scoppino)!!! mio marito, che è africano, tutte le volte che mi cambio l'assorbente mi fa notare che dovrei avere un po' di pudore nei suoi confronti e anche nei confronti di nostro figlio...ma credo sia un problema suo...mio figlio non ci fa neanche caso..
14 maria arcidiacono Sul mio profilo di facebook una volta al mese compare una mela rossa, con la parte inferiore gocciolante. L'immagine l'ho rubata, è una cartolina che acquistai in un museo di Lucca qualche anno fa. Mi sono ispirata alla signora delle camelie, lei sostituiva la camelia bianca con una rossa quando aveva le mestruazioni. Non esercito tuttavia la sua professione, intendo precisarlo. Ho ricordi confusi e imbarazzanti se risalgo indietro nel tempo, penso alle barzellette che ci raccontavamo alle medie: il vampiro che per prepararsi il te usa un assorbente interno. Un mio amico vegetariano ieri sera ha detto che le uova che mangiamo sono le mestruazioni della gallina. Detesto i dolori mestruali, le perdite, gli assorbenti con le ali che aggiungono un tocco fasullo di poesia a un business mastodontico. Le pubblicità sono insopportabili, non c'è fantasia, ironia, è tutto asettico, i liquidi versati sull'assorbente sono azzurri. E l'isterismo lacrimoso ed euforico che s'impadronisce di alcune di noi prima dell'arrivo delle mestruazioni? Il coagulo? La novità delle coppettine a imbuto? Io feci capire ai miei di non essere più vergine acquistando degli assorbenti 21
interni formato maxi. Se fossero gli uomini ad avere il ciclo, gli assorbenti costerebbero meno e due giorni di riposo al mese dal lavoro sarebbero garantiti per legge. Insomma, argomento al centro delle chiacchiere da gineceo assieme alla depilazione, con tanto di classifica dell'analgesico prediletto. Qualcuno è disposto a spiegarmi perché si chiama marchese?
15 elena acquati Io non parlerò di averle ma di non averle perché non le ho....da ormai 12 anni e di anni ne ho 45. Nessun fatto drammatico alla base di questa cosa: ho scelto come contraccettivo una spirale ormonale il cui funzionamento consiste appunto nella eliminazione delle mestruazioni e che si fa sostituire dalla ginecologa ogni 6 anni. La mucosa uterina é cosí poco sviluppata che le si hanno due o tre volte l'anno e così scarse che a proteggersi basta un salvaslip. Niente dolori di nessun tipo, ma i gonfiori e gli sbalzi di umore rimangono, tanto che so benissimo quando ho le mie cose anche se non le ho. Se sono felice? SI sono felicissima. Io ho sempre odiato le mestruazioni, fin dalla prima volta che le vidi e le subii, perché per me è sempre equivalso a "subire" non ad "avere". Per me erano sporche, puzzavano, facevano male e limitavano la mia libertà. Una settimana al mese sottratta ad una vita piena è tanto. Erano abbondantissime, dolorosissime. credo di aver provato tutto il possibile, dall'omeopatia alla pillola... anche con la pillola erano...diciamo sopportabili. Non avevo problemi di endometriosi erano semplicemente cosí come in tutte le donne della mia famiglia. Due giorni al mese passati a letto ( e tutte le mattine le lenzuola da cambiare causa macchia rossa), perché camminare con gli assorbenti da incontinenti e piegate in due dai dolori non è bello: quelli interni in questi giorni venivano spinti fuori dai grumi di muco e sangue che scendevano a pioggia. Costante anemia e carenza di ferro la conseguenza e costanti cure. Nonostante tutto lottavo contro questa cosa che, dal mio punto di vista di ragazzina, si era 22
presa possesso di me. Non capivo le donne che le inneggiavano ne tanto meno quelle che facevano sesso e sport durante, ma come facevano? Non avevo problemi morali al riguardo, ma con quel mal di pancia, di schiena, di gambe, la puzza di sangue e il sudore cattivo, i capelli grassi, la pelle unta, i brufoli, il peso (che ogni volta aumentavo, causa ritenzione idrica di almeno 5 kg) davvero fare sesso non mi veniva nemmeno in mente e al sol pensiero mi venivano crampi alla pancia. A 33 anni, dopo la nascita di mio figlio, sperai in un miglioramento del quadro complessivo, ma peggioró. Dopo il parto ci volle un mese prima che smettessi di sanguinare e dopo tre mesi, anche se allattavo, tornarono belle come il sole e peggio di prima in quanto abbondanza, solo meno dolorose, ma comunque inaccettabilmente limitanti. A quel punto, d'accordo con la mia ginecologa, decidemmo per questa spirale e da allora mi sono riappropriata della mia esistenza. Un esame del sangue, molto particolare fatto a causa di un'operazione importante che dovetti fare, stabilii che il problema era causato dal fatto che una mutazione genetica mia, fa si che un anticorpo nel sangue lo renda il mio sangue piú fluido, bloccando e/o attaccando certi processi che non sto a spiegare perché faccenda complessa. Teoricamente dovrei addirittura girare con un passaportino rilasciato dall'ospedale (vivo a Berlino da 18 anni) dove sia scritta questa cosa, dato che in caso di incidente e ferite, rischio di dissanguarmi. La morale di questa storiella è la seguente: delle donne e del loro corpo, non ci si occupa in modo adeguato. La cultura della sofferenza e della sopportazione è dura a morire, non c'è da stupirsi se in molte si rifugiano nella manipolazione degli altri, piuttosto che lottare per se stesse. A nessuno è mai venuto in mente di prendermi sul serio, quando lamentavo il problema: "Sono cose di donna, le hanno anche le altre: e non si lamentano come ti lamenti tu". Al mio far presente che essere limitate nel lavoro per una settimana al mese è tanto, mi si rispondeva: "E prenditi un antinfiammatorio!!! ma anche due!!!" Un pensiero va alle donne della mia famiglia cui invece toccò di sopportare. Un ultima precisazione: l' assicurazione medica non mi passa questa spirale, che è piuttosto costosa (circa 600 euro). La motivazione è la seguente: "Perché non è oggetto di cura, dato che non esiste malattia accertata ma solo predisposizione genetica (?!!!) e perché le conseguenze non sono considerate invalidanti, ma risolvibili con il riposo ( provate voi a non lavorare una 23
settimana al mese. Ma il problema è che non mi credono, forse, avrei dovuto allegare gli assorbenti usati con un test dna) ( sono convinta che per un qualsiasi altro disturbo limitante dell'attività lavorativa che non siano le mestruazioni un rimedio me lo avrebbero trovato, sono pronta a scommettere qualsiasi cosa. adesso mi ci hai fatto pensare e sono arrabbiata se ci penso. dei costi mi importa poco la spirale posso pagarla. io. e le altre? comunque ho calcolato e fra pillola, assorbenti interni ed esterni, medicine e visite, risparmio un casino con la spirale! ;-D)
16 laura buccino 10 Settembre 1979, 9 anni, in colonia a Marina di Massa, dalle suore. Il mio costume giallo canarino diventò arancione tra le gambe ed una suora mi avvertì di lasciare la spiaggia, prima che qualcuno se ne accorgesse!! Restai un tempo che mi parve infinito in una cabina, nel caldo soffocante, con questa macchia aliena che si allargava sempre di più. Alla fine qualcuno mi portò il mio primo assorbente. Mia madre credeva di avermi istruita a dovere, ma in realtà mi aveva parlato tanto di fiori e api, niente di cose pratiche, dai quattro anni, tutte le sere prima di addormentarmi. Altro che fiabe! Ovviamente passai l'inferno fino a 13 anni,dolori terribili, mestrui di 7-8 giorni, finché scoprii gli assorbenti interni(che le suore vietavano perché avremmo perso la verginità e nessuno ci avrebbe sposate). Dal primo "ob" mi sentii rinata e non ci ho rinunciato fino alla menopausa. Ne tengo uno in ricordo dei vecchi tempi e per ricordare che le suore dicono solo sciocchezze.
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17 fiammetta maniscalco Il passaggio della mia infanzia/adolescenza è stato segnato da questo “strano e misterioso” fenomeno: Le MESTRUAZIONI, (parola di per se sgradevole e difficile da pronunciare, la lingua mi scivola sempre su quel“STR” ed è per questo che d’ora in poi le chiamerò gli OSPITI, il mio imprinting è senz’altro stato negativo!). Per nulla preparata da mia madre, accadde un giorno in cui i miei genitori erano fuori città per un week end, e mi affidarono alle “cure” di una vecchia zia zitella da tutta la vita, per nulla preparata ad una simile evenienza/emergenza. Tutto cominciò con uno “strano” Mal di pancia. La zia mi disse: te lo avevo detto di non mangiare tutte quelle merendine!!! (effettivamente m’ero ingozzata di ciambelline della Mr. Days, ma, ahimè, i dolori non erano dovuti all’indigestione). Esortata dalla zia decisi di andarmi a sedere un po’ sulla tazza del cesso per vedere se riuscivo a “liberarmi” (parole sue, buon’anima). Spingi e spingi… spingi e spingi… ma “della santa cacchina” nemmeno l’ombra! Vabbè, prendo la carta igienica, mi do un’asciugatina e come di solito fanno i bimbi (e a volte anche gli adulti curiosi) tiro su la carta e la osservo… Oh mio Dio! Con gran stupore (misto ad orrore), faccio la triste scoperta che quel pezzettino di carta immacolato si era intriso di un rosso pallido… sto sanguinando??? Sto sanguinando!!!! Sanguino dalla mia” patatina”!!! Sto morendo!?... Oh Gesù! Piango. Esco dal bagno, mortificata, colpevole, per quella piccola emorragia che non avevo procurato io, che non avevo voluto… ma c’era! Forse da li a poco sarei morta e non avrei più rivisto mamma e papà… e c’era quella zia che non capiva il mio dolore, che non immaginava neanche cosa stesse accadendo tra le mie gambe,dentro il mio corpo, io stavo morendo e lei continua a rinfacciarmi quelle merendine del cazzo! Il dolore più profondo, costante e acuto che una ragazzina di 12 anni possa provare (e lo è ancora oggi a 35 anni, cazzo!!!) una morsa letale che provoca 25
spasmi, vomito, crisi di pianto disperato (ancora oggi a 35 anni!!!)… i miei ospiti sono cosi, Violenti! La zia capisce (illuminata da tutti i santi che avevo cominciato a nominare) che forse la Mr. Days non c’entra… in realtà confesso… perdo sangue!, come un bene prezioso da preservare… perdo sangue! Mi prende per mano e con amore mi tira giù gli slip che nel frattempo erano stati violati da quella emorragia sempre più invadente, me ne fa indossare una paio puliti e li protegge cominciando ad arrotolarci su della carta igienica e ovatta, mattola! (non sapendo dove mia madre tenesse gli assorbenti e non avendone lei in casa sua da quando anni prima perse quel privilegio/schiavitù dell’ovulazione… Non sapevo un cazzo! Non capivo un cazzo! Sapevo solo di stare malissimo, di avere una matassa di carta igienica e mattola tra le gambe e che forse di li a poco sarei morta! L’ovulazione?!... Cellule non fecondate?! Mestruo? Ma di che cazzo stiamo parlando!!?!?! Io STO SANGUINANDO! Io sto male!!! Mia madre più avanti provò a spiegarmi che quei dolori che provavo nulla erano al confronto dei dolori del parto… PARTO?!... se voleva essere un incoraggiamento alla maternità fu mal riuscito! Crescendo tutto questo prese un significato nuovo, l’arrivo del ciclo, significava: ok! per questo mese è andata bene, non sei diventata madre! E credetemi, ci sono stati mesi in cui ho atteso con devozione e terrore l’arrivo del ciclo! Se dovessi dire in DUE parole cosa significa per me il mistero degli Ospiti userei UNA sola parola DOLORE! È un dolore fisico, è un dolore emotivo, gli ormoni vanno per i fatti loro creando degli stati emotivi labili (crisi di pianto immotivato, iper sensibilità nei confronti del mondo, ira anche detta arraggio). Il capitolo assorbenti è un altro mondo ancora, gli assorbenti “interni erano tabù, terrorizzata dalla “penetrazione”, di cui tanto mia madre mi parlò, in seguito l’arrivo dei miei ospiti (devo dire che come educatrice sessuale non è stata un granchè la cara mamma, per fortuna Dio ha creato le Amiche!), la PENETRAZIONE, mi disse è una cosa DOLOROSA (e per carità di dolore ce n’era già abbastanza), invadente!!! 26
Da EVITARE!!!! Il tampax lo scoprii solo in età adulta (18 ANNI), dopo il mio primo rapporto sessuale mi sentii autorizzata a metterci dentro quello che più mi pareva!!! Comodo, per carità, ma ho sempre avuto il terrore che quel maledetto filo si potesse rompere (ad una mia amica è successo, l’accompagnai io dal ginecologo e credetemi non fu bello!!!) e che quel siluretto rimanesse in me per l’eternità! Non vi nego che tutte le volte che lo uso (solo quelle necessarie d’estate!!!) lo faccio con una certa reticenza! Per riassumere: Cosa sono le mestruazioni? Sono il promemoria che ogni donna è portatrice sana di vita, e la loro manifestazione cosi violenta potrebbe essere il segno del dolore di tale mancanza (se volessi leggere la cosa in forma poetica) o forse (se dovessi essi più realista) sono solo una gran rottura di coglioni! Ma come tutte le cose della vita di cui ci si lamenta, so che il giorno in cui i miei ospiti non verranno più a trovarmi, li rimpiangerò, perché in fondo nel mistero della loro esistenza c’è il mistero dell’essere donna.
18 es azioni umane Ventinove giugno millenovecentosettantatre La cerimonia del mio primo mestruo si è svolta in un pomeriggio casalingo. Mia madre in soggiorno curva sull'ago come fosse vecchia cent'anni, mio padre nel letto con sottofondo televisivo sonno-veglia. Fino a quel giorno in casa mia c'era il non detto, una specie di dissociazione educativa in cui io, secondo loro, non ero presente. Ma i bambini assorbono tutto come una spugna d'acqua senza bisogno di racconti e avevo già incontrato l'uomo dei palloncini, quello col cazzo duro che roteava la lingua davanti a noi bambini e quello che se lo sbatteva forte forte all'angolo degli alimentari e più mi avvicinavo – curiosa di scoprire che strano gioco fosse – più si dimenava e contorceva. Avevo pure capito che mio padre faceva la stessa cosa insieme alla 27
fruttivendola di fronte casa e che mia madre cuciva e scuciva non so bene che cosa. In questo quadretto familiare più o meno tipico dell'epoca o forse no, in cui le donne che fumavano per strada erano tutte puttane, sono arrivata alla mia adolescenza facendo credere ai miei genitori tutto quello di cui avevano bisogno. Una specie di voto per loro troppo fragili. Vado in bagno abbasso le mutande e vedo l'inattesa macchia rossa. Mi prendo cinque minuti. Il tempo di decidere se fare finta di niente e poi chiamo. ''Mamma'' ''Ehh....'' ''Vieni in bagno...'' Il tutto con intonazione tranquilla per non farla impressionare che era già impressionata di suo. ''Mamma mi è venuta quella cosa...''. Non potevo certo chiamare il mestruo col suo nome! Genitali attributi e componenti annessi avevano tutti un soprannome, figuriamoci il mestruo. Il mestruo esce dalla fica, si amalgama con i peli, i peli si attaccano alle grandi labbra, certe volte il sangue arriva pure all’inguine, mestruo uguale a femmina, femmina unta di sangue uguale a sesso sporco. La variante purificatrice poteva essere: che il sangue scorra e lavi tutte le colpe come ha fatto col santo volto sacrificato da spine e dolori per le nostre anime. Ma era un concetto troppo ostico da discutere in un cesso con le mutande in mano e il mestruo che iniziava a stillare. Mia madre di bello e buono mi allunga uno schiaffo, io allibisco (ma non tanto) aspettando la spiegazione del rito: ''adesso sei diventata signorina'' fu la risposta e poi, incapace di prendersi la responsabilità del prossimo intervento aggiunge: ''la nonna mia diceva che da oggi in poi quando vedi quella cosa (il cazzo) vedi il diavolo''. Poi aggiunge: ''però quando ti sposi puoi fare i figli e i figli li vuole il signore''. I conti non mi tornavano... il diavolo e il signore erano troppo inguaiati in questa storia, come se si contendessero qualcosa che non li riguardava. La fica è mia e la gestisco io. 28
Non sapevo cosa indossare e nel frattempo arriva mio padre chiamato per l'evento da mia madre, arriva silenzioso e con un atteggiamento distante insolito tra noi. Praticamente in cinque minuti per una macchia di sangue cambio generalità e rapporti familiari. Mi sento davvero sporca e pronta solo per figliare come una vacca, con il crocifisso in alto a sedare i muggiti varie ed eventuali. Mia madre mi passa un panno di stoffa bianca (assorbenti in casa non ce n'erano), e mi spiega come avvolgerlo e posizionarlo manco fossi una deficiente; mi dice di non meravigliarmi che quando lei era giovane si usava solo la stoffa, si lavava a mano e si stendeva in terrazza al riparo da occhi indiscreti. La sacra sindone. Io immolata all'idea del concepimento verginale. Che il mestruo fosse in connessione con una serie di accettazioni incondizionate, tra il sacro e profano, il divino e la fertilità, il dono da esibire e la discrezione più assoluta, era dimostrabile da una serie di consigli e superstizioni, che già ai miei tempi, nel mio sud, per fortuna erano cose da raccontare ma a cui non dare troppa retta. Per esempio si diceva che una donna col mestruo non poteva fare il bagno, non poteva lavare i capelli, né bagnare i piedi, soprattutto non poteva fare sesso. Non poteva toccare le piante perché appassiscono, fare il pane perché non lievita, travasare il vino perché diventa aceto e via dicendo. Mia madre mi sibilava tutte queste storie col pretesto che un po' mi affascinavano, dove corpo e mistero sembravano le psicomagie di Jodorowsky che avrei scoperto più tardi. Appunto, il mestruo era quello e basta, ricco di contraddizioni, vanto e dolori... tant'è che quando mi contorcevo sul letto alle prese con la pancia che s'imbrigliava, a casa nessuno se ne importava. Era il mestruo, non una malattia! Ma io stavo male davvero e mi drogavo con le pastiglie bevute col liquore strega per accelerarne l'effetto. Poi il tempo ha fatto il suo corso, i dolori si sono alleviati forse perché le spine e le magie sono state sostituite dalla cosa più entusiasmante più bella più attesa che avesse a che fare col mestruo: col mio ragazzo in una 500 senza 29
sedili reclinabili scoprimmo che con le mestruazioni la voglia di scopare aumentava in maniera straordinaria incontrollabile e tutta la pancia la fica il culo le gambe e la schiena esplodevano di odori ormoni e colori, in estasi carnale.
19 alessia di pietro ho il ciclo mestruale.. di nuovo. dieci giorni di distanza dal precedente. giorni rossi.. che cosa mi vorrà dire il sangue.. i segreti della vagina. è natale. il ginecologo è in ferie. la vagina protesta. 31 gennaio test di papanicolaou . che minchia mi faranno con quegli strani arnesi.. rituale irato di dolore. rituale irato. sarà u n lunedì domenicale.
20 era gennaio, di pomeriggio, ero a catechismo, quarta elementare. sono scappata a casa perché quel dolore mi faceva pensare che sarei dovuta andare sul water. invece no, era sangue. ho chiamato la mamma che ha pianto tutta la settimana, non capivo. ero solo orgogliosa perché, prima di tutte le altre, come un fenomeno, avevo varcato la soglia degli adulti. quell'anno, è esplosa la mia femminilità, la più alta, un seno grande, una piccola donna -ora dico, un vero fenomeno da baraccone- una serie infinita di equivoci, uno scambiarmi per la maestra, per la sorella di mia madre, per una stra-bocciata, e in ultimo, più importante, una nuova preda per gli sguardi maschili. equivoci che si risolvevano in sorrisi imbarazzati, senza che nessuno potesse 30
difendermi, nè io da me stessa. sangue subito regolarissimo, ciclo perfetto, con il quale io non avevo ovviamente alcuna dimestichezza, sedie dell'aula sporche di sangue, pantaloni, corse a casa a cambiarmi, sangue che colava da ogni dove, sempre sangue, con una scadenza impeccabile che io non mi ricordavo di prevenire. Non so Anna.. io non sono una fatalista, ma a volte qualche domanda me la faccio. Mio padre era un uomo incapace di effondere sentimenti, duro, granitico, una specie di generale. Io la prima figlia, femmina. Mai un fiocchetto o un vestito rosa o un bacino o un che cazzo ne so. Mi ha insegnato a leggere e a scrivere a 4 anni, mi voleva coi pantaloni, mi trattava come un adulto. L'unico suo rifugio era la notte- è buio, nessuno giudica- la notte nel lettone, mille storie, mille racconti, un affetto implorato che si trasformava in narrativa orale. Questo largo anticipo del menarca tante volte mi fa pensare a una vendetta marcata della mia femminilità sul suo volere. infatti si è allontanato da me con imbarazzo e mutismo. Condivido De Andrè, il sangue come una colpa. il sangue come tappa tangibile dell'abbandono. Prima da mio padre, poi dagli uomini. Da quelli che le aspettano che non vogliono rogne, a quelli che non le vogliono -che sei impuraIl sangue mi parla della solitudine che abbiamo col mondo maschile. Ma c'è una cosa, Anna, il sangue è rosso. Rosso come tutte le passioni. Questo che ho scritto l'ho scritto ora, a 40 anni, tutto ormai pensato e rivoltato, è difficile per me farti capire come invece 'era' , come era quella bambina che bambina non era. non ho mai giocato, sono sempre stata 'la grande', sempre, ovunque, in tutte le situazioni, tutte, tutte quelle che puoi immaginare. non mi sono perdonata, ovviamente, come cultura cattolica vuole. vuole una colpa e io ce l'ho bella grande, donna quando l'anagrafe non vuole.
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21 Mestruazioni che vengono e vanno, vagabonde ma fedeli compagne indesiderate del mio “ciclo” di vita. A circa 13 anni l'orribile scoperta : macchie rosse sporcano, invadono, la mia intimità, per tornare ogni mese, inesorabili ospiti sgradite. Puntuali quasi sempre, dolorose poco, forse perché al dolore fisico sono abituata da anni o forse perché a differenza della mia compagna che le vive come un incubo e si imbottisce di buscopan, buscofen ecc. ecc. rientro nella percentuale di chi le “soffre” poco...mi risparmiano? Per niente!...prendono da un'altra parte...fiumi come lava scorrono fuori da me per cinque giorni abbondanti...mi tolgono le forze, il ferro necessario al mio corpo viene perso e non riacquisito...le ho provate tutte...ferrograd, ferlixit, sideral, multiferro..persino le flebo...niente da fare...prendo il tranex per limitare i danni ma non ho tregua... Per non parlare poi della famosa “sindrome” premestruale...passo da lacrime insensate , alla frenesia di dovere rassettare tutto, ad un senso di instabilità fisica e mentale che mi fanno sentire “pazza” e desiderosa che arrivino quanto prima ...così mi tolgo il pensiero... In estate non le sopporto...c'è caldo e l'assorbente mi fa sentire più impacciata del solito...e sopratutto mi fanno saltare almeno una settimana di mare.....se mi vengono quando sono in ferie è la fine...su due settimane una è andata a farsi friggere..per colpa loro....che stress.... Loro...sono quasi un'entità astratta...non le vedo come qualcosa di mio forse perchè sfuggono al mio controllo....ecco...è come se in quei giorni fossi posseduta...sono loro che comandano...non posso fare nulla senza considerare di averle addosso.... Le odio, le detesto e ne farei volentieri a meno...quando entrerò in meno pausa faro' una festa per brindare al loro addio...per sempre...!!!! Modi con i quali le ho sentite chiamare: Mestruazioni, mestruo, ciclo, le (mie )cose, ospiti, indisposizione, mar rosso, i parenti, problemi femminili, le mie amiche, le camurrie, quei giorni, il periodo, mi sono venute, regole, cose di femmine, il marchese, il flusso. 32
22 sabrina sciortino Non ricordo molto del momento in cui sono diventata "signorina"...anche perchè lo sono ancora.. Ricordo però la sensazione. Ero circondata da zie, avevo e ho sempre avuto accanto mia madre che mi aveva già preparata all'evento. Sono stata la prima figlia, la prima nipote e tutto questo l'ho vissuto con un certo senso di responsabilità nei confronti di tutti...ma principalmente nei confronti di mia sorella. Ricordo che in quel momento ho sentito come se, finalmente, fossi entrata a far parte di loro, della loro complicità, ora avrei potuto capire, avrei potuto ascoltare i loro discorsi, avrei potuto andare con loro al cinema a vedere " la febbre del sabato sera", che allora era vietato ai minori di anni 14. Loro non mi ci hanno portato perchè avevo 10 anni, e io non capivo, io avevo le mestruazioni, ero grande, non capivo perchè non potevo andare con loro, e l'ho vissuta come una cattiveria. Non ho avuto particolari traumi fisici quando è successo, tranne un dolore strano e fastidioso alle gambe, ma ricordo che il mio primo pensiero è stato che tutto questo lo avrebbe dovuto vivere mia sorella, ed ero preoccupata, angosciata, non sapevo come poteva prenderla, era troppo piccola, era indifesa, era come se in qualche modo avessi voluto evitarglielo. Per il resto, non era cambiato poi tanto nel mio modo di essere, io continuavo a giocare con i soldatini e con le pistole,io facevo la guerra, io continuavo a difendere le ragazzine indifese dai ragazzini bulletti, anche dandogli legnate, io continuavo ad essere quella che ero e quella che in fondo sono ancora, ma qualcosa non quadrava per me, mi chiedevo sempre, ma come potevo continuare a fare tutte queste cose se avevo le mestruazioni? Come potevo continuare a giocare? Poi ho capito. Ho capito che in qualche modo ho sempre legato l'evento delle mestruazioni alla maternità, istinto che io non ho mai avuto, quindi per me, o avevo le mestruazioni o non le avevo era esattamente la stessa cosa. Poi ho capito ed ho elaborato che essere donna non è necessariamente essere mamma. Essere donna è tante cose, è anche non essere un uomo. 33
23 maria grazia guttuso Nella mia famiglia il giorno di ferragosto è un evento, festeggiamo infatti l’onomastico di mia madre e siamo soliti invitare zii e cugini. E’ quasi un pranzo di Natale, pasta al forno e coniglio alla cacciatora, ma un giorno di tanti anni fa l’ho vissuto come un giorno nefasto. Mia madre mi aveva spiegato che cosa fossero le mestruazioni e che se queste mi avessero raggiunto in una giornata di scuola, scoprendo delle macchie di sangue sporcare le mie mutandine, non avrei dovuto preoccuparmi, ma ricorrere ad un assorbente. Invece alla fine della terza media, in quella bella giornata di caldo, per l’onomastico della Madonna dell’Assunzione, si rivelarono ai miei occhi quasi fossero un’apparizione. Per niente contenta e piena di vergogna fu uno dei giorni più brutti della mia vita. Ricordo che gli auguri non furono diretti solo a mia madre ma anche alla mia persona. Restai tutto il tempo in camera mia, arrabbiata ed infastidita da questa malefica presenza. Da allora ho sempre vissuto quel giorno come una maledizione, poiché al fastidio si è aggiunto il dolore. Passavo le notti insonne e poi la scoperta dell’antalgil…ve lo ricordate? Adesso, invece, mi servo del buscofen, ma dopo otto ore non è più efficace e così cinque mesi fa, non prendendo il gastroprotettore, sono finita in ospedale per un’ epigastralgia acuta. Chiunque mi conosca sa che prima di fare qualcosa faccio il calcolo delle mie mestruazioni; lo sanno tutti, familiari, amici e colleghi di lavoro, ma non finisce qui, sanno che durante la fase premestruale devono perdonare qualunque cosa faccia o dica: i miei ormoni impazziscono ed un altro essere sembra impossessarsi di me, quando esagero mi giustifico dicendo che in Inghilterra alle donne che commettono un reato nella fase premestruale viene attenuata loro la pena. E’ chiaro questo grado di civiltà noi ce lo sogniamo!!!!! Insomma, per me avere le mestruazioni è un vero incubo!!!!
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24 denise isolana d’agata Il sangue iniziò ad uscire dalla mia fica all’età di nove anni, era d’estate e stavo giocando per strada con gli altri bambini, vicino casa di nonna (nel quartiere popolare del paese, vicino la stazione circumetnea). Mi ricordo che sono rientrata a casa e li vi era mamma ed una sua amica, il pomeriggio le donne prendevano il caffè freddo, le quali mi fecero abbassare le mutandine. Vidi una macchia ma non mi ricordo un pensiero, non credo riuscii a capire. Mi diedero un assorbente e mi spiegarono come metterlo, lo misi ma dovetti ( sotto loro ordine) cambiare la gonnellina, che mi piaceva tanto, era fresca, con un paio di pantaloni. Non riuscivo a capire..Ritornai a giocare ma non avevo la mia gonnellina..Ricordo il suo colore: rosso. Era bella la mia gonnellina, tutta pieghettata mi arrivava sino alle ginocchia. "Adesso devi stare attenta, non giocare cosi come fai tu, ti devi calmare, non correre in quel modo", cosi mi disse mia nonna nella tarda serata di quel giorno "strano"...."non potevo correre più come prima", mi continuavo a dire. Ma perché? Perché non potevo saltellare? Cosa avevo fatto di male? Andai da mia madre, dopo qualche tempo (avevo già finito le elementari ed iniziavano le medie) e le dissi il perché di quelle parole, il perché mi uscisse sangue dal fiorellino ed il perché al mio amichetto che giocava con me non uscisse. Mia madre mi invitò a non prestare attenzione alle parole della mia nonna: "la nonna è vecchietta, lo sai". Ma non mi bastava..ma dimenticai. Continuai a saltellare ma non capii mai perché al mio amichetto non uscisse il sangue..La sensazione che mi ha accompagnato è stata un senso di sporco, di impossibilità (in quei giorni) di fare tutto ciò che facevo negli altri giorni..ma quell’amichetto, quell’amichetto non aveva ad ogni mese il mio stesso problema..Non era gonfio, non aveva dolori..si, perché il mio ciclo mestruale è stato sempre ed è contrassegnato da forti dolori uniti a sbalzi d’umore, piango, rido, grido..Lui no, ne ero sicura.
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25 la prima volta che le ho avute avevo 12 anni...una vita fa...ricordo che andai in bagno e le vidi...naturalmente sapevo cosa fossero e che sarebbero arrivate prima o poi ma mi prese lo stesso un gran scoramento e mi misi a piangere...anche perché mia nonna lo disse subito al marito di mia zia e io mi vergognavo da morire...Con l'andare del tempo ho avuto un ottimo rapporto con loro...il cambiamento d'umore...i piccoli dolori non mi davano fastidio e ,anzi,le ho sempre considerate una sorta di sfogo del mio organismo...le avevo ed era come una specie di purificazione...lo so che e' strano ma e' cosi'....Ho sempre avuto il terrore della menopausa....forse perché e' coincisa con la prima delle tante depressioni di mi madre ma ,adesso che ci sono vicina,mi sto abituando all'idea....Loro non le ho più ogni mese e mi spiace....non le ho mai guardate con fastidio e mi spiace che fra un po'..non so quando,non ci saranno più...
26 polos Il Progestillure … Sono andata a fare la spesa e il commesso mi ha chiesto che profumo usavo! Ho risposto che dipendeva dai giorni del ciclo.. Il Primo è inutile che ne utilizzi uno qualunque perché tutti i pori liberano un meraviglioso Progestillure che attira … infatti, mi trovo sempre attorniata da cani, anche se non in calore (loro?! Anche questo può diventare un problema.. soprattutto se devi stare tutto il giorno in un ufficio con i colleghi e non hai qualche momento per te che non sia in bagno! Ma io lo considero scomodo..); il Secondo cerco di stare il più vicino alle pescherie dei dintorni di casa mia, così nessuno mi chiede se ho appena pulito chili di gamberi e calamari per preparare una zuppa di pesce conservata nel mio balcone a 40 ° al sole per tre giorni. Il Terzo comincio a riappropriarmi dell’olfatto e posso mettere un leggero deodorante che mi fa avvicinare alle pozze di alghe morte 36
senza far credere di esserci inciampata per caso ed essermi imbrattata per sbaglio i vestiti, ora lavati con acqua calda e asciugati dentro casa, senza un filo di vento! Beh.. il Quarto, siamo agli Sgoccioli, il che non è sempre che migliori la percezione olfattiva dei miei umori..! Ma almeno sento che si sta avvicinando la fine.. che posso indossare i miei meravigliosi pantabianchi senza tampax, pannolone o assorbente con ali! Senza è ormai assodato: sporco assicurato, sangue for ever ! Insomma tutto questo ciarlare per esternare oltre ai miei odori, i miei umori … i quali preparano i primi; sono gli uni indissolubilmente legati agli altri. Il mondo come una testa di Gorgone: attorno a me e nel mio corpo tutto si pietrifica e dei lunghi serpenti si avviticchiano attorno al mio collo impedendomi ogni movimento e ogni tipo di pensiero che non sia un grumo amorfo di colore rossiccio-nerastro!
27 mar IL SCHIFO 28 - O mestruo – la vessazione della donna – manifestato dai genesi – in un ciclo di 28 giorni appicoso –destruente - disumano - doloroso – importuno – inutile –oneroso ridiccolo appicoso – in un ciclo di 28 giorni farsi strada fra le gambe un fiume appicoso puzzolente del sangue stanito grazie –quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei- son- donn- a/e-hhh destruente – in un ciclo di 28 giorni l’anima & il corpo feminile è in palio d’un constante cambiamento ormonale al gradi grave diversi- un cambiamento dei ormoni colla forza ad destruire pure il umore più leggere e cambiar noi nei essere triste, schizzato & piagnucoloso, insomma insopportabile
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grazie –quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei- son- donn- a/e-hhh doloroso – in un ciclo di 28 giorni si tornerà un dolore phisicale che sfogarsi in modi svariati come mal di testa anzi emicrania, mal di pancia anzi convulsion del basoventre, mal di schiena, mal di gambe, mal di ninfe o semplicemente un dolore armonico dal testa fine alle punti di piedi, una carnagione come una morta, un umore come una depressiva cronicamente animato del solo desiderio di murire o fottare la mondo nel culo grazie –quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei- son- donn- a/e-hhh importune – in un ciclo di 28 giorn ciclo la ibido come i cani ficci – bello – peccato - per un paio di giorni ciclo la libido come la zittadella – peccato che –non eri capace terminare I tuoi momenti ficci ai giorni di libido cagnesco – viviamo la vollutà nei famose giorni schiffosi sanguinate- e l’atto amoroso fa maialata simile all carneficina…. non parliamo d’ estate quando fa 40° gradi ….. il momento quandi svegliamo doppo la note, un bagno alla spaggia, un viaggio lontano di gradevolezze come aqua corrente inutilenatura in un ciclo di 28 giorni. la natura che dar orginine a creature, piante, animali & fenomeni che colmanno (colmare) la capienza dell spiroto umano in suo dovizia dei colori, formi, profumi & divinità che colma la capienza perché non stata possible far di noi individuoi chi si possono prolificare senza sto maledetto ciclo di 28 giorni – saremo pieno di quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei dimostrazioni di riconoscenca che sonon- donn- a/e-hhh dal schiffo 28 onerosoin un ciclo di 28 giorno si fotte via soldi per cottone pigiato ad infilarsi numeroso nelle ficce - come esisterà nient altro, niente più delizioso ad lasciarsi infiliare –sciaquaremo soldi ingiù la cesso per evitare sporce, puzze, situazione imbarazzante ed ad manifestare quello che dobbiamo essere – donne – belle – luminose – cultivate & fragante 38
grazie –quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei- son- donn- a/e-hhh ridiccoloridiccolo al sottoscritta tutte chi fanno finta d’appreziazione stocicolo di 28 giorni – ridoccolo quelli chi fanno la menstruo una manifestazione lodabile, soportabile, piacevole molto donna, una roba molto femminile delle ste 28 giorni cicloloso - appicoso –destruente - disumano - doloroso – importuno – inutile –oneroso – ridiccolo – siete non quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei- son- donn- a/e-hhh ma un paio di voi insomma: dio ho creato la mondo fra 7 giorni – perché dobbiamo soffrire 4 volte in più? abbiamo facile qua – donne eurpeano – abbiamo acesso al aqua corrente, abbaimo mutande assai, vivamo in una mondo del conusm che ha inventato l’assorbente igenico & l’assorbente igenico interno…. ma che fai che non lo hai, che fai che non hai soldi & non c’é l’aqua corrente pulito in un ciclo di 28 giorni? ringrazimo la genesi – ??? !!!! quattromiliardi sessantatremilioni centoventiduemilaedue virgolazerosei GRAZIE dalle ste 4.063.122.0092, 06 donne che siamo
28 cloe ereuto una santa è per disperazione quando si finisce per rivolgersi ad una santa è per disperazione, ovvero per il sentimento che non vale più investire fino in fondo le proprie speranze in quanto si riconosce ora come vano, avendo sentito l’essenziale su cui conviene scommettere. Sul moto di questa sensazione affidarsi a lei per il caso di averla incontrata, non di conoscerla appieno. Si potrebbe dire che la relazione con una santa è come quando ci si innamora di una persona nuova, appena presentata, cui si confidano quasi immediatamente, magari senza 39
rendersene conto, delle speranze di felicità. E’ pure qualcosa di più, scegliere un invisibile e fargli fede, facendo fede, in un certo senso, anche al credo popolare, comune, perché raramente ci si imbatte in una santa di cui si è le sole devote. O almeno questo non era il mio caso. Scelsi o fui scelta, era la santa più importante della città, la patrona addirittura. Quella che aveva scalzato le quattro che insieme rivestivano il suo ruolo prima. Mi si fece presente sottoforma di monte. Non ne ho ricordi netti, ma so che accadde quando una mattina dalla terrazza di casa smisi di guardare l’orizzonte del porto alla mia destra e iniziai, invece, a sentire un legame magnetico con il monte alla mia sinistra. Era il periodo di Natale e faceva caldo, c’era il sole. Ma sempre inverno era e quindi una volta era caldo, l’altra piovoso. Il primo segno fu che il giorno possibile per avvicinarmi a quel monte e seguirne i sentieri a piedi fino al santuario, c’era un sole forte. Poi, che il compagno che mi ero scelta non mi aveva abbandonata e mi telefonò, quasi all’ultimo in verità, ma non mi ha abbandonata. Volevo potere mettere da parte i timori della strada da sola, i pericoli lungo i sentieri del pellegrinaggio. Il percorso mi era selvatico, sconosciuto. Volevo goderne appieno e lui poteva proteggermi e nello stesso tempo credere in quello che stavamo facendo, senza esserne del tutto, anzi quasi per nulla, al corrente. Gli chiesi di accompagnarmi il giorno del mio compleanno. Devo chiederti una cosa, ma mi devo mettere una voce per la quale tu non possa dirmi di no. Intendevo una voce seria. Non formulai la domanda, mi pare che riuscì ad intuirla, forse ne avevamo parlato in precedenza? Non ricordo, ma disse di sì. Poco prima di passarlo a prendere racimolai nella borsetta rossa tutta una serie di piccoli oggetti legati a delle persone che volevo fossero, come noi, benedette quel giorno dalla santa. Speravo in qualche favore e in una grazia. Più d’una a dire il vero, ma da comporre in una sola, forse. Come se, avvicinando alla santa le persone attraverso un oggetto che era una parte di loro, saremmo ricadute tutte nel campo magnetico della benevolenza e della benedizione. Per me, chiedevo la conferma di non essere malata. Lo sapevo, non so bene come. Avevo le mestruazioni regolarmente in quel periodo e questo era un segno importante. Più o meno regolarmente, perché, nonostante la terapia, non mi rassegnavo all’idea che sarebbe stato bene prendere nota su un calendario 40
della data ogni mese. Questa noncuranza dev’essere un residuo di quell’attitudine a volersene dimenticare, a fare di finta di non avere un corpo sessuato, che mi contraddistingue da sempre. Solo ora, per fortuna e per necessità, sto cambiando sguardo. Fino ad un certo momento questa capacità di dimenticare mi era tornata utile; mai un dolore mestruale, mai un crampo, né vomito, quasi neanche vergogna. Talmente facevo finta di niente che per qualche mese sparirono. Era la prima volta che andavo a vivere a parigi, una casa con le assi di legno al pavimento, un balcone strettissimo e un camino murato. Avevamo costruito un paravento per dividere il mio letto dal corridoio che portava nell’unica altra stanza. I primi mesi lì il mio corpo divenne del tutto opaco. A ripensarci un giorno soffrii anche per strada uno stato di debolezza assolutamente unico fino ad ora, vicino allo svenimento; lo avevo attribuito alla separazione dal mio fidanzato di allora, appena ripartito. Infatti sarà stato anche questo. Non sapevo cosa succedeva all’interno del mio corpo, e non lo so neanche ora. Ogni tanto quando mi ci concentro, costruisco delle ipotesi. Che mi convincono più o meno. Cerco di attenermi ai fatti, ma tali sono le contraddizioni e i misteri che anche i fatti perdono consistenza. Lavoro tanto sulle coincidenze. Per esempio che la seconda volta l’amenorrea si ripresentò sempre a parigi, a distanza di cinque, sei anni, quando abitavo in una grande casa con la terrazza nello stesso quartiere. Ci misi abbastanza a rendermi conto che qualcosa non andava. Circa dieci mesi, poco meno. Il periodo di una gravidanza. Che non vivevo, ma a cui stavo dando come un tempo del mio corpo. Se riguardo le foto di quel periodo, vedo le guance gonfie, i seni tondi ostentati da maglie che li facevano presenti. Probabilmente neanche di quelle forme mi accorgevo, per me era sempre tutto lo stesso. Come se il mio corpo potesse non cambiare. La ginecologa mi disse che le ovaie si erano rimpicciolite leggermente e l’utero appariva come rattrappito. Mi suonò di morte. Iniziai a dirlo, con sempre meno strafottenza, poi le analisi del sangue diedero l’allarme rosso. La prolattina era decine di volte superiore al livello consentito. C’era, non c’era, c’era il microadenoma all’ipofisi. Cos’era l’ipofisi, dove. C’era. Dalla santa mi aspettavo di avere conferma che non era diventato più grande di un anno fa, che fosse magari scomparso, un giorno magari scomparirà. E’ 41
stata una risonanza magnetica, pura esperienza sonora, mistica elettronica punk, a farmi sentire la sua voce. Avevo sempre pensato che il sangue si lavasse con l’acqua calda invece una volta mia nonna, o mia madre, mise del ghiaccio a contatto con le mie mutande sporche. E sulla scia di questo insegnamento, quando Malika macchiava le lenzuola, io correvo al freezer. Mi stupivo io stessa di quanto entrare in contatto con il suo mestruo mi facesse sentire privilegiata. Ostentavo fieramente che non mi facesse schifo. Tra me e lei c’è stata una storia strana e in parte segreta anche a noi stesse. Non ho sue notizie da molto tempo, ormai quasi due anni. Ho voluto allontanarmi da una coincidenza che ha segnato i nostri corpi. Da quando ne sono stata cosciente anche io, prima, forse, la sapeva solo lei. Me l’ha detto una volta in cucina. Che lei e Thomas volessero avere un bambino, lo annunciavano a tutti, ma Malika in cucina mi ha spiegato perché non ci riuscivano. A quanto pare il suo corpo produceva troppa prolattina, come se in effetti la gravidanza ci fosse già stata e il figlio già nato. Non si è mai voluta fare, che io sappia, le analisi per accertarsi o meno del tumore all’ipofisi. Il suo orizzonte di credenze non lo comprendeva. In questo aveva mantenuto un orientamento dell’origini, algerine da entrambi i genitori. Dall’Algeria veniva il carbone che bruciava ogni tanto il sabato pomeriggio, quando in casa c’eravamo solo io e lei. Dopo avere pulito e sistemato tutto, ogni tanto mi chiamava. Scendevamo in cucina e metteva a riscaldare in un braciere del carbone speciale. Non ricordo se mettesse sopra poi una polvere o degli odori, dell’incenso magari. Facevamo il giro delle stanze, solo quelle che ci stavano a cuore, la mia, la loro, il salone. Poi mi diceva di allargare le gambe e ci passava sotto con il fumo, faceva lo stesso sotto di lei. Fa bene alla fertilità. Voleva che anche io avessi dei bambini. A volte, al pensiero di un legame incantato, mi prende paura. Ma, appunto, non so cosa le sia successo e lei non sa cosa sia successo a me. Trattenevo quando sentivo che stavo rischiando troppo. Era il pegno. Impegnavo le mie mestruazioni al banco del destino. Quanto più mi privavo della mia potenza prima, tanto mi aspettavo la sorte dovesse restituirmi in termini di felicità. Questo era il patto tacito che avevo fatto, faccio ancora?, 42
con il diavolo o chi per lui. Quale parte di me avesse stretto l’accordo, non lo ricordo. Il corpo ha ubbidito e nello stesso tempo non ci è stato quando è sembrato che l’altra parte non avesse rispettato pienamente l’intesa. Non voleva lasciarmi riscattare il pegno, una volta il patto esaurito. Io avevo avuto la salvezza dopo il rischio, la soddisfazione, gli attimi di felicità durante il periodo di amenorrea, ma il diavolo o chi per lui non voleva darmi indietro le mie mestruazioni. La prima volta che accadde devo averlo impietosito per le condizioni tragiche in cui versava la mia esistenza: gli esami da sostenere in una lingua ancora straniera, la lontananza da tanti affetti, i pochi soldi. Ma quando si verificò ancora, invece, decise che avevo avuto troppo e meritavo una paura grande. Avevo tirato la corda. Così il tributo in sacrificio non bastava mai. A chi andava il mio sangue? A chi i miei ovuli? Chi generava al mio posto? Non lo posso sapere. Forse, però, a nessuno. Semplicemente andavano persi, riassorbiti. A dire il vero, non mi interessava per niente. Ora sì, vorrei saperlo, non per rivendicarli, ma per potere eventualmente andarli a cercare. E sanguinare. Mi piace sanguinare. A tal punto che vorrei il mio ciclo durasse oltre il tempo fissato dalla natura della mia vita. Perché ad un certo punto si smette? Non potrebbe essere per tutta la vita? Ho le stesse pretese della bioscienza. Ci sono sette lune da ora alla fine dell’anno. prima luna: sono state le ciliegie che ho mangiato ieri a farmi sanguinare. E’ la stagione. Le ho morse, ben pestate con i denti, riscaldate e si sono raggrumate, rosse, nella mia pancia. Poi stanotte si sono trasformate in sangue dolce. Dico che sono state loro perché ho sentito la poltiglia appesantirsi nel basso ventre, distribuirsi da una parte e dall’altra. Erano buonissime; almeno quattro pugni le ho mangiate nella strada dal mercato a casa senza aspettare, con la polvere. Poi le altre me le hanno regalate. L’avidità era dovuta all’albero che ho sotto casa, nel giardino dei vicini, irraggiungibile. Dopo i fiori bianchi, le foglie, era venuto il tempo dei frutti, e sono ciliegie. I merli vanno e se le rubano, senza sforzo. Le beccano, le torturano, rotolano sotto l’impulso, fino a che da qualche parte resta il nocciolo, la carne staccata. Il mio sangue stamattina odora di strage. Siamo nel mese delle commemorazioni.
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seconda luna: quando mi chiedevo dove andassero a finire i miei ovuli, l’inconscio sospettava le responsabili della mia propria nascita. Erano loro che nei sogni concepivano e partorivano. Forse a suo tempo questi mai nati li avevano desiderati pur senza generarli. Nel presente assoluto invece nascono. E’ il terzogenito di mia madre, maschio. Tondo, dorme pasciuto mentre le urlo che se mi avesse accudita nello stesso modo, ora starei meglio. Mia nonna aspetta a ottantasette anni un figlio. Al telefono ce lo annuncia la zia tra il felice e il rassegnato per le scappatelle sessuali della vecchia. Tra tante giovani della famiglia, ci si sarebbe aspettati fosse un’altra la prossima. Era andata per i campi con uno, forse un parente di un parente. Non ci sono limiti di età, è un caso raro ma possibile. Si crede, ossessionate, che la gravidanza sia un rischio costante. Poi, come per protocollo, si decide di non correrlo. In verità a me sembra una remota realtà, che si allontana per amore del mio stesso sesso. Non tutte le combinazioni sono possibili. E’ una legge di natura alla quale vorrei ribellarmi, ma sarebbe a vuoto. Come non volere invecchiare. Tutt’al più vorrei svelare l’inganno. Escogitare un sotterfugio. Non reggerebbe, perché non vedrei i miei occhi mescolati ai tuoi, i miei zigomi e le tue anche, le forme delle mani e delle gambe. Si conserverebbe il mistero della nascita e degli esseri invisibili che la permettono. Si farebbe sostanza, carne. E in questo mondo di certezze ci deluderebbe, ma forse, chissà, forse, lo accetteremmo lo stesso. terza luna: non ho bisogno di rileggere i vecchi diari. Certe cose si sanno. I rifiuti, le rinunce, le attese, tutto resta nella testa, il distacco, il senso di abbandono. Mi tocchi sempre lì. Tra la pelle della pancia, ai lati delle cosce, sulle unghie lunghe dei piedi. I capelli crespi che non saranno lisci. Quello che non sarà mai. Il desiderio, la tensione, il blocco. Magari la prossima volta. Restare fedeli all’invisibile senza riuscire ad amare. Diventare sterili. Tu che sanguini. Ti accompagno in ospedale. Addormentato ti aprono, ma non possono trovare niente. La tua vescica è solo un luogo di passaggio per gli ovuli che io rifiuto. Si sono annidati in te perché eri il più vicino. Che shock. Come per compensare, le tue braccia diventeranno muscolose. Diventare uomo, confermarlo. Anche quando non vorrei. Tutti i 25 giorni io sento il mare una parte di me, eppure me ne tengo lontana. Dicono da sempre che 44
siamo momentaneamente incompatibili. Al limite che ora potrei smettere di crederci. So già allora cosa potrebbe capitare. Un doppio salto mortale indietro nel tempo, sbattere la schiena sulla superficie per farmi aprire al massimo il collo dell’utero. Ne nascerebbe l’imprevedibile, finiremmo ad appendere quei famosi quadri. quarta luna: voglio partorire senza dolore. Mentre salgo le scale dell’ospedale, voglio partorire senza un medico, non dovere venire in un posto come questo. E, allo stesso tempo, non rischiare niente per le mie scelte. Voglio chi mi sia accanto. Ora solo, però, mi è chiaro che mi confondo non perché non so con chi fare un figlio. Ma a chi. Un figlio lo si deve volere dare a qualcun altro, ad una donna, ad un marito, non importa. Al mondo, almeno. Il dramma è quando il tuo corpo te lo chiede ma, tu, in effetti, non sapresti a chi darlo. Forse è per questo che gli uteri delle madri surrogate funzionano; portando alla nascita per altri, non vanno a male. Una gravidanza si perde, se non è destinata a nessuno o non si sa bene a chi. Volere un figlio per sé, mi pare impossibile, sarebbe semplicemente come raddoppiarsi e solo chi non si conosce abbastanza, potrebbe averne la tentazione. Oggi, invece, io ho toccato il mio osso, come una pesca. Devo averlo deciso una volta per tutte. Mi faccio mordere, mangiare, scavare. E forse un giorno questo osso lo partorirò. quinta luna: ho trovato un appiglio alla realtà. Sei tu. Non vuoi essere, né sarai mai, mio marito o mia moglie. Eppure abbiamo deciso di avere dei figli, partorirli insieme, fare combaciare le nostre pance. Quando ce lo siamo detto eravamo tra i pesci di un’isola che non conoscevo. Si sono allargati i miei orizzonti che di mare e di isole pensavano già di sapere tutto. Esiste un altrove che mi assomiglia. Ha il gusto dell’origine, senza averne le pretese. Questo mi ha convinta che a partorire potresti essere tu, potrei essere io e anche qualcun altro. Scherzando abbiamo detto: forse uno sparo. Ha il corpo tutto grigio e, quasi nella coda, una unica striscia nera. Ci nuotava intorno quando un pezzo del tuo sangue, che è più coraggioso del mio, si faceva tutt’uno con il mare. E’ andato avvicinandosi. In una sola apertura lo ha
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mangiato. Chissà che non ne sia rimasto incinto. Da lì in poi, abbiamo iniziato a fantasticare sui pesci. sesta luna: il desiderio ha una violenza. E’ affermativo, come sbattere forte una mano sul tavolo per fare stare zitti tutti intorno. Dirti che potrebbe avere la pelle intorno agli occhi e della fronte come te, mi è costato più caro. Ho dovuto girare l’osso del tuo collo, senza arrivare a romperlo. Orientare i bulbi dei tuoi occhi. Allentare i muscoli delle braccia. Fissare le tue labbra affinché si muovessero. Anche la musica, gli orgasmi, l’esaltazione sono fatica. Basta guardare le facce di chi suona o canta, mentre lo fa. Non so ancora in cosa sono riuscita. Forse per questo ho pensato, mentre camminavo a londra sotto la pioggia di notte, che una ulteriore violenza poteva essere una soluzione. Che qualcuno mi prendesse, non importa chi, imponendomi la sua scelta con la forza. Mi violentasse, rendendomi anche madre. Inorridita, mi sono ritrovata a immaginarlo come una possibilità. Poi mi sono venute in mente tutte le dee aggredite che hanno partorito un destino speciale. E ho pensato che deve essere da lì quell’immaginario. Mi sento una dea pronta a partorire un destino speciale. settima luna: inizia ad una certa ora della mattina, di solito, la discesa. E’ un rosso a darmi l’allarme. In genere è qualcosa che ascolto o ho ascoltato che non mi dà pace. All’inizio è solo un fastidio, poi, prima o dopo, diventa un chiodo. Incontro allora tutti i miei demoni, facciamo festa. Per questo mi accompagna la musica che amo di più, le voci che possono vivificare la mia ipofisi. Si sveglia. So che si rilassa mentre penso a tutte le guerre che ho in corso. Una l’ho già vinta, ed è l’aborto delle scorse notti. Quando il bambino d’oro è andato ai morti, il mio utero era rilassato e vuoto. Accanto a me c’era una lupa, dall’altra parte, poi, ho ritrovato diversi oggetti. Sono magici. Un ago, mutande di pizzo leggero, fili tesi da un punto all’altro del muro, una cagna addormentata, una leva, una pistola apparentemente carica, una matita appuntita. Ho passato la lingua sui denti. Erano affilati. Ho massaggiato l’ipofisi. Da li’ ho iniziato a pensare che avevo conosciuto la tortura, l’attrazione e la seduzione, la musica, l’inseguimento, la potenza di capovolgere il mondo, di specchiarmi in una pozza di sangue dopo uno 46
scoppio. So che potrei cavare gli occhi al mio nemico, se serve, come insegna Gandhi. La lupa invece non mi mangerà, mi terrà solo nella sua bocca per proteggermi mentre attraversiamo, felici, il bosco. Alle nostre spalle i roghi, alzando gli occhi, ci ritroveremo al sud. Una santa bisogna ringraziarla comunque, per le grazie esaudite e per quelle non compiute, anzi forse soprattutto per queste ultime perché ti ha evitato di andare nella direzione desiderata ma forzando il destino. In fondo la domanda che si fa ad una santa non è fammi la grazia, assomiglia piuttosto ad una verifica del desiderio: è cosa giusta volere questo? sta nel mio, nostro destino? Lei ti risponde con atti e omissioni. Ormai mi viene da chiamarti solo Rosalia, senza l’appellativo che ti dovrebbe nobilitare. Per me sei Rosalia ed abiti nel castello che vedo dalla terrazza, ma so che ti posso trovare più spesso nella grotta a riposare al fresco.
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Conclusione ciclo La cosa che mi colpisce in molti racconti è l'accettazione del dolore, la rassegnazione, quasi un'espiazione, retaggio cattolico? E poi le leggende e i pregiudizi sugli assorbenti interni, perdita di verginità infezioni corpo estraneo e poi la paura della pillola anticoncezionale meraviglioso regolatore mestruale, quasi a voler restare prigioniere, perché perché non c'è ribellione? cura di se, il dolore non è naturale, dovremmo imparare ad avere più stima di noi a sentire il corpo e ragionare con la testa. C'è ancora tanto pudore, vergogna, paura. Alcuni racconti sono anonimi per desiderio di chi li ha scritti, non ho fatto correzioni, la scrittura scorre come il mestruo, intima e personale. Ringrazio tutte per avermi scritto, per avere raccontato, perché parlare di mestruazioni è parlare di donne è parlare con noi stesse per altre noi. anna farinella
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