Partecipazione al tempo del web - Piero Rovigatti

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PARTECIPAZIONE AL TEMPO DEL WEB 2.0 Come cambia (e può cambiare) la percezione geografica e il governo partecipato del territorio grazie alle nuove tecnologie e alle nuove modalità di informazione a distanza

Dipartimento di Architettura, Università di Chieti-Pescara Piero Rovigatti



Proposta Forum Bogotà 2013

Partecipazione al tempo di internet 2.0. Come sta cambiando (e può cambiare) la percezione e il governo partecipato del territorio grazie alle nuove tecnologie e alle nuove modalità di informazione a distanza.

Questo paper esamina il ruolo attuale e potenziale della rete e dei social forum come strumenti complementari nei processi di partecipativi nella pianificazione.

Abstract L’uso crescente di nuovi strumenti informatici – il computer portatile, il telefono cellulare, lo smart phone - assieme alla crescita delle funzioni e delle cose che riusciamo a fare attraverso di essi - come comunicare, ricevere informazioni, orientarci e trovare una direzione e un percorso, anche attraverso la disponibilità di retri wifi sempre più diffuse e potenti - stanno di fatto construendo una condizione del tutto nuova rispetto alla capacità che avevamo, in un tempo appena precedente, di relazionarci col territorio e con i nostri orizzonti geografici. E’ una opportunità da cogliere, anche semplicemente come supporto e complemento alle più usuali tecniche di partecipazioni - incentrate sull'ineliminabile partecipazione “fisica” dei cittadini e delle comunità - affinchè i nuovi strumenti informatici possano essere considerati come nuove opportunità per quanto attiene le pratiche di cittadinanza e il miglioramento delle condizioni di accesso all’informazione, alla produzione di nuove conoscenze, e addirittura all’esercizio di pratiche di partecipazione diretta, o di governo democratico dal basso. Se cambia la nostra percezione del nostro spazio geografico, se aumenta la nostra capacità di leggere e comprendere il territorio in cui abitiamo, costruire, incrementare, sorreggere “reti di rilevamento a base popolare”, all’interno di strutture di dialogo e partecipazione dei cittadini al governo condiviso del paesaggio dovrebbe diventare uno degli obiettivi primari di ogni amministrazione territoriale locale. A condizione di rinunciare ad un’idea tecnocratica delle tecnologie e dei sistemi d’in formazione e costruzione delle conoscenze territoriali, nella convinzione che “I cittadini devono essere sicuri, però, che il governo della città non consideri il lavoro «da fonte popolare» come un modo conveniente per scaricare i propri obblighi”. Come dimostrano alcune esperienze in corso, in Italia, presentate dall'autore nel suo articolo.


Proposta Forum BogotĂ 2013

Partecipazione al tempo di internet 2.0. How is changing (and may change) perception and the government participated in the territory thanks to new technologies and new ways of information at a distance.

The paper examines the current and potential role of the Internet and social forum as a supplementary tool in the processes of participation in urban planning

Abstract The increasing use of new tools - laptop, cell phone, smart phone - along with the growth of the functions and of the things that we can do through them - how to communicate, receive information, orient and find a direction and a path, even trough the availability of wifi networks increasingly popular and powerful - are in fact building a totally new condition with respect to the ability we had, in a time just before, relating ourselves with the territory and with our geographical horizons. It's an opportunity, even simply as a support and complement to the more usual techniques of participation in urban planning process focused on participation "physics" of citizens and communities - so that new tools can be considered as new opportunities with regard to practices of citizenship and the improvement of access to information, production of new knowledge, and even the exercise of practices of participant direct action, or of democratic governance bottom up. If we change our perception of our geographical space, if it increases our ability to read and understand the area in which we live, build, improve, hold up "sensing networks, crowd-based" within the structures for dialogue and citizen participation the government shared the landscape should become one of the primary goals of every local territorial administration. For this, It's necessary, however, give up to an technocratic idea of technologies and information systems , in the belief that "The citizens must be sure, however, that the city government does not consider the job" by popular source "as a convenient way to download their obligations. "As shown by experiences in the course, in Italy, presented by the author in his article.


Partecipazione al tempo di internet Vorrei cominciare questo mio intervento ponendo a tutti voi tre semplici domande. 1

quanti in questa sala sono ora in possesso di un telefono cellulare?

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quanti di uno smart phone o un tablet?

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quanti di voi sono in grado di localizzare in questo momento la propia localizzazione geografica e di identificare attraverso la rete informazioni e conoscenze di natura territoriale (percorsi stradali, servizi alla persona, centri commerciali, luoghi del tempo libero, istituzioni o luoghi sedi di attività politica)?

E’ molto probabile che il dato di questa nostra inchiesta non sia applicabile alla generalità delle persone, o dei quartieri urbani di questa città, o in particolare, ai quartieri marginali a cui si rivolge questo workshop, o allo stesso barrio la cui associazione promuove questa interessante iniziativa. E’ un dato, tuttavia, che nel prossimo futuro un numero sempre maggiore, e crescente, di persone, e in particolare di giovani, farà uso di questo genere di dispositivi – smart phone, tablet, pc portatili - e userà la rete – sempre più diffusa e aperta, per funzioni di tipo geografico e che hanno a che fare con l’”uso” steso della città e delle sue funzioni, di servizio, di scambio, legate al piacere e al tempo libero, e politiche. Su l’avverarsi di questa condizione, un ruolo non indifferente, oltre alle”normali” dinamiche del mercato, che tenderanno inevitabilmente a rendere sempre più accessibile ai più l’acquisto o l’uso dei nuovi dispositivi elettronici di comunicazione, sarà dato dalle scelte dei governi centrali e delle amministrazioni locali di riconoscere l’accesso alla rete come parte di una nuova concezione di welfare, o, come sostengono molti teorici di internet, tale condizione come un diritto inalienabile delle persone nella società contemporanea, e il superamento del “digital divide” un imperativo delle politiche globali sulla disuguaglianza e per lo sviluppo sostenibile.

Mappa 1 Distribuzione geografica dell’uso di dispositivi elettronici in Europa, distinti per tipologia di sistema operativo



Interruzioni recenti o in corso per il traffico verso i prodotti Google


i disordini delle periferie londinesi del 2011 Occorre anche ricordare due episodi storici molto recenti:



Le vicende delle cosidette “primavere arabe”, in Tunisia, Libia, Yemen, Egitto, (e Turchia, a piazza Takrit) dove i giovani rivoltosi o che scendono in piazza per rivendicare maggiore democrazia in paesi fino ad allora preda di feroci dittature, praticamente senza opposizioni e con apparente sostengo popolare, non avrebbero probabilmente raggiunto parte del loro successo politico – oggi messo in discussione dalla degenerazione rapda di quei processi politici – senza l’uso della rete e dei social network.



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Tutto ciò non sarebbe successo, occorre sottolinearlo, se la rete stessa non avesse subito un profondo cambiamento, verso le forme e le modalità d’uso del cosidetto

web 2.0

Noi tutti, peraltro, già adesso, possiamo considerare come alcuni sistemi di informazione a base geografica, di natura e finalitá commerciale come Google maps, ad esempio – permettano il controllo di problemi con cui ci confrontiamo quotidianamente, e orientino già alcune nostre decisioni riguardo ad essi.



L’uso di un piccolo computer portatile multi tasking - come andrebbe meglio definita la nuova fronteira tecnologica dei sistemi di comunicazione teleonica di massa - rende anzi l’operazione dell’orientamento e della indirizzo geografico - dove ci troviamo e dove possiamo/vogliamo andare – un’operazione al tempo stesso immediata e immanente. Potremmo anche dire, che chiunque di noi abbia fatto rapidamente esperienza di tali strumenti, vive già in quella che alcuni esperti chiamavano – e proponevano, come nuova frontiera esperienziale della contemporaneità – come “realtà aumentata” . Non soltanto possiamo conoscere dove siamo e dove siamo diretti – un pallino verde scorre sul nostro visore indicando in tempo reale dove ci troviamo e il nostro movimiento su una mappa geografica semplificata, o a scelta su una mappa satelitare o ibrida – ma possiamo sapere attorno al nostro tragitto della disponibilità di una stazione di servizio, di un centro commerciale, o di un sito archeologico o di un museo da visitare.

Dalla realtà aumentata alla democrazia aumentata Le nuove condizioni di acceso ai dati geografici e territoriali offerte dalla rete e dai nuovi dispositivi elettronici ad alta portabilità – in un mondo tecnologico in costante e perenne crescita e innovazione – aprono in realtà non soltanto alla crescita dell’informazione – o come si usa dire proprio a proposito delle funzioni della rete, dell’infotainment – ma anche a nuove opportunità per quanto attiene le pratiche di cittadinanza e il miglioramento delle condizioni di accesso all’informazione, alla produzione di nuove conoscenze, e addirittura all’esercizio di pratiche di partecipazione diretta, o di governo democratico dal basso. E’ quanto sostengono da tempo diversi autori, ed è quanto sta diventando occasione di esperienza reale per molte associazioni, enti no profit, singoli cittadini, prima ancora di enti pubblici e di amministrazioni territoriali . Come ad esempio nel caso dell’Associazione Italiana per l’Informazione Geografica Libera, la cui missione principale è quella di “sostenere il progetto per lo sviluppo, la diffusione e la tutela del software libero ed open source per l’informazione geografica; principio che in ogni paese democratico dovrebbe essere alla base per una più ampia diffusione e utilizzo dei dati territoriali, il che porterebbe tra l’altro ad una maggiore conoscenza, tutela e rispetto del proprio territorio” , e che si occupa, attraverso il suo sito, di monitorare la disponibilità di dati e di informazioni geografiche resi disponibili dalle Regioni italiane attraverso i siti web. Di fatto, sono sempre più numerose le iniziative che usufruiscono del contributo volontario dei cittadini alla costruzione di mappe e di data base territoriali condivisi, e che impiegano “le persone come sensori della città” (P. Ratti, A. Townsend, 2013), e molto spesso le iniziative di base prevalgono o anticipano quelle istituzionali o delle pubbliche amministrazioni .


La nozione di smart city e di città piattaforma Occorre anche ricordare due episodi storici molto recenti: Molte delle notazioni fin svolte conducono, più o meno direttamente, all’idea, oggi molto praticata anche in senso politico e urbanistico, di smart city e di smart territory. Da tempo, molte città contemporanee tendono a presentarsi come città frizzanti, intelligenti , all’interno di un’idea di sviluppo che se da una parte tende a veicolare forti contenuti ideologici - confondendo elementi del linguaggio politico, proprio delle amministrazioni pubbliche, con quello del linguaggio pubblicitario, nell’idea di sviluppo e di “competizione tra città” che tanto benessere e sviluppo dovrebbe portare alle città stesse e alle popolazioni di ogni classe socialeche le abitano -dall’altra può essere invece interpretata in modo più democratico e progressivo. E’ quanto sostiene un autore come Tim Berners-Lee, tra i creatori del WEB, quando contrappone all’idea, forse già usurata, della smart city – spesso intesa come realtà tecnocratica e regressiva, quella della “cità piattaforma”. “L’intreccio di storia, geografia e innovazione è la chiave interpretativa delle smart cities, tutt’altro che un fenomeno meramente tecnologico. E’ la logica della piattaforma, congegnata in modo da motivare la collaborazione, la nascita di nuove imprese e servizi, la partecipazione alle decisioni. “Una città piattaforma può contare sulla disponibilità di dati aperti, sula personalizzazione dei servizi, sull’integrazione della connessione di persone, oggetti, sensori e molto altro”, dice Berners-Lee. “E su questa base può avviare uno sviluppo cogliendo le opportunità della rete globale” . E ancora: “La smart city non va vista ome un’ente erogatore di servizi, ma come una struttura che abilità la loro generazione: publbica, privata, associativa”. Occorre anche osservare come al programma Smart City la stessa Unione Europea ha deciso, dal 2010, di dedicare risore importanti: la previsione è tra i 10 ed i 12 miliardi di Euro, in un arco di tempo che si estende fino al 2020, es è molto probabile che tali risorse verranno indirizzate per colmare il digital divide interno ai paesi dell’Unione, e a progetti complessi dove una buona parte delle azioni verrà indirizzata sul versante delle telecomunicazioni e dei sistemi di comunicazione immateriale, se è vero che uno dei principali caratteri della città e dei territori smart è dato dall’attenzione data dai amministratori e dagli attori della governance locale alla crescita e alla diffusione dell’economia della conoscenza.



L’esempio del traffico Mappa Google traffic a Roma, attorno al Colosseo .... Osserviamo che questa mappa non sarebbe possibile - come mappa dinamica, perennemente aggiornata e credibile, attraverso il contributo volontario di una quota rilevante di utenti – senza l’interazione con tali utenti.



Potremmo già fare molti altri esempi.

Le app che permettono di noleggiare un taxi, e di seguire gli spostamenti in tempo reale, assieme al grado di efficienza del servizio stesso, garantendo sulla sua sicurezza (posso sapere dalla app il nome del conducende, dove si trova e quanto tempo impiega a raggiungermi). “ La funzione del traffico su Google Maps è un buon esempio. Invece di construire una costosa rete di appositi sensori lungo le strade, Google interroga costantemente una grande rete di volontari anonimi i cui dispositivi cellulari riportano lo stato dell’ ultima ora, rivelando così dove il traffico è scorrevole, rallentato e bloccato. L’ informazione è inviata agli automobilisti attraverso applicazioni di mappatura in diversi modi: strati colorati che indicano la velocità del traffico, stime dei tempi di percorrenza che indicano i ritardi o un fattore per determinare percorsi alternativi. Questi dati consentono agli utenti di analizzare la rete di circolazione della città in tempo reale e capire quanto tempo è necessario per andare dal punto A al punto B. Sebbene Google sia senza dubbio una piattaforma non di base, questo esempio mostra come la condivisione di dati all’ interno di un gruppo possa avere un impatto enorme nell’ aiutare la gestione delle infrastrutture urbane. Questo scenario illustra inoltre il modo in cui le città intelligenti possono essere sia un luogo in cui socializzare sia un luogo più efficiente senza imporre ordini dall’ alto; scegli il percorso migliore sulla base delle osservazioni di persone come te, invece essere diretto da ingegneri del traffico”. C. Ratti, A. Townsend, Op. cit.

Simili sistemi potrebbero essere applicati ai servizi di tipo sanitario o assistenziale. Pensate cosa potrebbe voler dire una app simile

ambulanze sanitarie, o ai mezzi di soccorso in caso di incidente stradale, o addirittura nella gestione e pronto intervento dei pompieri, o dei mezzi di soccorso in caso di catastrofe artificiale o naturale... applicata alla gestione delle





ESEMPi DI SISTEMI WEB 2.0 già attivi Vorrei ora illustrare alcuni esempi di sistemi già attivi in questo senso, o di progetti ancora a livello sperimentale, che già adoperano il web 2.0, o la base di rilevamento di dati a supporto popolare – crowed based – per obiettivi di natura pubblica e collettiva


Il progetto Eyes on world, dell’Agenzia Europea per l’Ambiente


L’uso di Google Maps durante il terremoto aquilano del 2009


La mappa sulla qualità dell’acqua dei Comitati per l’Acqua pubblica in Italia, dopo i referendum contro la privatizzazione dell’acqua



Il progetto “degrado urbano�




Mappe sulla presenza della criminalitĂ organizzata


Alcune Conclusioni In che modo questi sistemi possono acquisire interesse e rilevanza anche nei processi partecipativi legati alle trasformazioni e ai progetti urbani?

Il ruolo delle associazioni Il ruolo dei facilitatori Il ruolo delle pubbliche amministrazioni Le opportunitĂ I rischi


Alcune raccomandazioni finali E’ possibile, , costruire strumenti e programmi che favoriscano l’interazione tra cittadini e amministrazioni, associazioni, strutture di produzione di informazioni, dati, conoscenze di un territorio, secondo l’idea che da tale sistema si acquisisca maggiore partecipazione, consapevolezza delle questioni e delle possibili soluzioni, conoscenza comune. Che la costruzione e la condivisione di maggiori e costituiscano una formidabile occasione di cittadinanza se ne sono accorte molte associazioni di cittadini, spesso in modo spontaneo, sviluppando progetti interessanti ad alto valore sperimentale.

nuove mappe digitali condivise tra associazioni di base e cittadini, per avviare “osservatori territoriali” sulle condizioni di degrado del territorio, sulla sicurezza urbana, sulla prevenzione e mitigazione dei rischi territoriali (a partire da quello sismico), sulla condizione d’uso delle reti e delle infrastrutture, sulla gestione e l’uso dei beni comuni, a partire ad esempio dal tema dell’acqua inteso come bene pubblico primario. Innumerevoli sono, in potenza, le occasioni e i temi su cui costruire e condividere

Reti sociali di conoscenza dovrebbero divenire strumento primario di interesse collettivo e pubblico, e favorire addirittura la soluzione concreta di alcuni problemi, meglio e prima del ricorso agli


Cosa fanno le pubbliche amministrazioni? Cosa si può/deve fare, verso un governo partecipato del paesaggio? Aldilà di alcune rassicuranti esperienze, sono ancora molto pochi i comuni e le amministrazioni pubbliche che hanno intrapreso questo percorso, favorendo lo sviluppo di reti sociali di produzione e condivisione di conoscenze territoriali. Anzi, in molte regioni, l’accesso all’informazione geo-

uno ruolo importante, sia in termini di ricerca che di partenariato inter istituzionale, potrebbe essere svolto proprio dalle Università, verso l’obiettivo di produrre nuove modalità di governo partecipato del paesaggio e del territorio. nisti. Su questo versante c’è ancora molto da fare, e

costruire, incrementare, sorreggere “reti di rilevamento a base popolare”, all’interno di strutture di dialogo e partecipazione dei cittadini al governo condiviso del paesaggio dovrebbe diventare uno degli obiettivi primari di ogni amministrazione territoriale locale.

in cui abitiamo,

A condizione di rinunciare ad un’idea tecnocratica delle tecnologie e dei sistemi d’informazione e di costruzione delle conoscenze territoriali,

“I cittadini devono essere sicuri, però, che il governo della città non consideri il lavoro «da fonte popolare» come un modo conveniente per scaricare i propri obblighi”, ma costituisca invece la base per il rafforzamento del potere locale e di accesso alle decisioni. e nella condizione che







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