La sezione “News in the material world” nasce dalla collaborazione tra Ponte e ArTec, Archivio delle Tecniche e dei Materiali per l’architettura e il disegno industriale dell’Università IUAV di Venezia, con lo scopo di presentare le innovazioni del mondo “materico” dell’architettura. Dopo la prima uscita, dedicata agli “Smart materials”, la sezione di questo mese ha come tema i “Green surfaces”, ovvero soluzioni che comprendono sistemi integrati di verde in facciata o copertura. Anche in questo caso, “News in the material world” presenta i materiali attraverso una lettura introduttiva e una serie di schede dettagliate, comprensive anche di riferimenti tecnici e commerciali. The section “News in the material world” is the result of a collaboration between Ponte and ArTec, Archives on Techniques and Materials for Architecture and Industrial Design, with the aim to present innovations and new technical solutions coming from the “materic side” of architecture. After the first release, focused on “Smart materials”, the topic of this month concerns the “Green surfaces”, a series of integrated systems for greening roofs and façades. As in the previous magazine issue, “News in the material world” shows the materials through an introduction paper and some detailed product sheets, which also include technical and commercial information.
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Procedure Progetti Processi Prodotti
ArTec
Archivio delle Tecniche e dei materiali per l’architettura e il disegno industriale
GREEN SURFACES Valeria Tatano e Massimo Rossetti Università IUAV di Venezia, Dipartimento Culture del progetto
La Redazione di PONTE sta raccogliendo proposte di progetti di nuove realizzazioni o di riqualificazione e recupero, da pubblicare nella sezione FARE TECNOLOGIA. Compilare il form su www.build.it o contattare la Redazione al n.+39 06 44163764 oppure inviare una mail a: esther.delgado@build.it.
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Edificio CaixaForum a Madrid, degli architetti Herzog & de Meuron. La facciata verde è opera del botanico Patrick Blanc
Un vertical garden posto all’interno del negozio Anthropologie Store, a Londra nel 2008, realizzato da BioTecture Ltd. Il giardino verticale è dotato di impianto di illuminazione artificiale per fornire la luce necessaria alle piante
L’elemento vegetale è un componente del progetto,
GREEN SURFACES Coperture verdi e facciate vegetali costituiscono, oggi un nuovo terreno di confronto tra natura e architettura a cui la tecnica ha dato concretezza operativa offrendo possibilità inaspettate al desiderio dell’uomo di vivere nella natura e con la natura. Così inteso l’elemento vegetale non si propone più solo come scenografia, uno sfondo su cui collocare degli oggetti, ma diviene un componente del progetto come un qualsiasi materiale edilizio, in grado di fornire prestazioni significative all’edificio, contribuendo, ad esempio, a schermare il sole, se posto davanti alle aperture, a mitigare la temperatura dell’ambiente, se addossato alla parete. La vegetazione partecipa in questo modo alla qualità del sistema insediativo, portando un segnale di condivisione allargata a quei principi di sostenibilità ai quali la sfida ambientale chiede di aderire.
La scelta di impiegare l’elemento vegetale, in facciata come in copertura, presenta diversi vantaggi, in primis il controllo delle variazioni microclimatiche (temperatura, umidità, ventosità), poi la depurazione dell’aria, l’attenuazione dei rumori, la depurazione idrica e una azione di filtraggio dalle sostanze inquinanti: benefici che riguardano in parte l’edificio su cui è posto e in parte l’ambiente circostante, allargando ulteriormente il campo d’azione se si considerano gli effetti positivi che una facciata verde può avere sul piano percettivo degli utenti. Le ricerche dimostrano, inoltre, che le coperture verdi sono in grado di attenuare il fenomeno dell’isola di calore urbana, a causa del quale le temperature dei centri abitati possono essere di diversi gradi superiori a quelle delle zone rurali limitrofe. A questi temi si collega una ulteriore tendenza in atto: impiegare la vege-
tazione, in facciata e/o in copertura, con una funzione di sostentamento alimentare. Che si tratti di coltivare insalata o pomodori, è oggi possibile ottenere piccole produzioni familiari collocandole su qualsiasi superficie, anche se non si hanno a disposizione veri e propri orti o giardini. Questi tre modi di declinare l’impiego della vegetazione nel mondo costruito hanno trovato oggi materiali, sistemi e prodotti che rendono possibile a tutti rivestire le proprie abitazioni di quella natura di cui l’uomo urbanizzato sente sempre più il bisogno. Un verde in parte “consolatorio” di campagne e boschi lontani, che ci fa però collaborare come utenti, prima ancora che come progettisti, magari in una parte minima ma concreta, a un progetto di ridefinizione del rapporto con la natura e l’ambiente che è alla base dei principi della sostenibilità.
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Centro termale a Bad Blumau, in Stiria, Austria, 1993-1997, di Friedensreich Hundertwasser. Tutti gli edifici del centro, organizzati all’interno di un ampio parco, presentano coperture verdi pensate come il prolungamento dei giardini a terra
in grado di fornire prestazioni significative all’edificio
L’idea di impiegare il verde negli edifici non è affatto nuova e se i tetti verdi affondano le loro radici nella leggenda dei giardini pensili di Babilonia, sei secoli a.C., e a Le Corbusier si deve il loro inserimento nei principi e nel linguaggio dell’architettura moderna, non sono stati pochi i sostenitori di una visione più “vegetale” del mondo costruito, che dai tetti si è spostata alle pareti e poi all’intero involucro. A partire dagli anni Settanta si sono alternate diverse importanti esperienze, condotte dal gruppo americano dei SITE, Sculpture In The Environment, e da architetti ed artisti, come Emilio Ambasz o Friedensreich Hundertwasser, che hanno proposto architetture contraddistinte da una forte integrazione con l’elemento vegetale, con linguaggi e peculiarità diverse a seconda dell’autore. Il motto “Green over the Gray” di Ambasz o il Manifesto del 1980 “Che
tutto sia ricoperto di vegetazione” di Hundertwasser hanno posto nuove basi teoriche, concretizzate poi in progetti reali, per migliorare la vita delle persone nelle grandi come nelle piccole città, unite dal medesimo destino di cementificazione. Ad aprire una via del tutto nuova, in tempi recenti, è stato il botanico francese Patrick Blanc che ha trasformato un sogno visionario in una realtà planetaria, dando vita ai Mur Végétal o Vertical Garden, una definizione ormai entrata nel linguaggio diffuso. Partendo dall’osservazione delle piante delle foreste pluviali, abituate a vivere in situazioni estreme, con poca luce, su rocce o alberi, Blanc ha realizzato pareti in cui le piante crescono senza terra, sostituendo il substrato naturale con feltri in poliammide, e il sostentamento naturale con una costante distribuzione di acqua e sostanze nutritive. Dall’inizio degli anni No-
vanta, con l’installazione presso la Fondazione Cartier a Parigi di Jean Nouvel, fino al progetto che ne consolida la notorietà: il Museo di Quai Branly completato nel 2005, sempre di Nouvel, Blanc ha sviluppato una tecnica di integrazione tra le piante che consente di ottenere effetti pittorici con specie diverse, combinando gradazioni cromatiche e morfologie eterogenee, inusuali rispetto a quanto siamo abituati a ottenere con i rampicanti, con i quali è possibile abbinare al massimo due o tre piante diverse. Basti pensare che sul muro verde del Museo Branly, in 800 m2 di superficie, sono state poste 15.000 piante di 150 differenti specie provenienti da Giappone, Cina, Europa centrale e Stati Uniti. Il successo è stato mondiale e ha sollecitato il settore edilizio a proporre alternative di prodotto, semplificate nella tecnica e ridotte nei costi, che si sono diffuse rapidamente sotto for-
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Giardino pensile interno. Ospedale all’Angelo di Mestre, Venezia, di Emilio Ambasz
Un tetto verde ha bisogno di grande attenzione progettuale per
ma di piccole e grandi campiture di verde, patchwork in veste di quadri che hanno dato vita a nuovi paesaggi, domestici e urbani. Il sistema di Blanc è talmente semplice da apparire banale: a un pannello in PVC espanso, di circa 10 cm di spessore, connesso a qualsiasi struttura muraria ma non in aderenza, vengono fissati due strati di feltro in poliammide nei quali vengono ricavate delle tasche in cui verranno inserite le piante, senza la necessità del terriccio. Un capillare impianto di distribuzione dell’acqua e delle sostanze nutritive, simile all’apparato circolatorio umano, consente al muro di vivere sia in ambienti esterni che interni, per i quali verranno previste varietà vegetali diverse. Da questo primo brevetto sono derivati molti sistemi che, pur puntando al medesimo obiettivo, un effetto variegato e composito delle piante, hanno scelto per esse mo-
dalità di inserimento diverse, e previsto quasi sempre la presenza di terreno. Le singole piante possono infatti essere collocate all’interno di pannelli in plastica modulare (di solito polipropilene riciclato), con una conformazione alveolare atta ad accogliere la componente bio vegetale. Il pannello viene fissato al muro mediante una sottostruttura con profili verticali metallici, realizzando di solito anche una intercapedine d’aria. Oppure si può optare per materassini in tessuto non tessuto geocomposto, cuciti per ricavare delle camere in cui porre il substrato di coltivazione, o ancora scegliere gabbie modulari in acciaio all’interno delle quali viene posto il substrato di coltivazione costituito da un materassino di diversi strati di feltro riempito di terriccio. Qualunque tipologia di sistema si adotti è indispensabile progettare in modo congiunto la rete di irrigazio-
ne e di alimentazione e scegliere con competenza le piante che verranno poste a dimora, perché per realizzare una facciata vegetale o un giardino pensile il “pollice verde” non basta ed è necessario operare in sinergia con i professionisti giusti. Anche un tetto verde ha bisogno di grande attenzione progettuale, nella scelta del sistema che meglio risponda alle specificità della situazione in cui si inserisce, sia che si tratti di una copertura estensiva che intensiva. Nel primo caso i carichi, gli spessori del terreno, i tipi di piante e la manutenzione risultano minori. La composizione del terreno, accuratamente predisposta, permette di ottenere una copertura estensiva con stratigrafie molto contenute: con 8 cm si possono infatti utilizzare piante appartenenti al genere Sedum, che comprende oltre 600 varietà di piante erbacee perenni, caratterizzate da elevata resistenza allo stress idrico e termico.
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Il giardino verticale di un centro commerciale a Rozzano (Milano) è entrato nel Guinnes dei primati come il più grande al mondo: 1263 m2. È stato progettato dall’architetto Francesco Bollani e realizzato dalla ditta Peverelli
Parete verde sulla facciata della Fondazione Cartier a Parigi di Jean Nouvel. La parete è di Patrick Blanc
rispondere meglio alle specificità del contesto in cui si inserisce
Optare per una copertura a verde intensivo significa, invece, a fronte di un substrato colturale che può raggiungere anche i 100 cm, poter scegliere specie vegetali più importanti, compresi arbusti e alberi. Il mercato produttivo offre molteplici tecnologie per realizzare coperture verdi che, a parità di prestazioni, impiegano prodotti e materiali atti ad assolvere più funzioni, seguendo le indicazioni contenute nella norma UNI 11235, Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde. In quasi tutti i casi le aziende sono organizzate per fornire dei “pacchetti” completi, aggiungendo nella stratigrafia anche lo strato colturale e quello di vegetazione, oltre ad offrire spesso forme di contratti di manutenzione per prendersi cura, nel tempo, delle piante messe a dimora. Le differenze più importanti nell’offerta commerciale riguardano l’ele-
mento impermeabilizzante che, spesso, funge anche da strato antiradice, l’elemento drenante e quello per l’accumulo idrico che, nella quasi totalità dei casi, coincidono. L’elemento di tenuta può essere di tipo bituminoso, poliolefinico o di polivinilcloruro. L’elemento di drenaggio e accumulo idrico ha il compito di accumulare acqua durante le precipitazioni meteoriche o le irrigazioni e cederla successivamente durante i periodi di necessità. La capacità di accumulo idrico, per la specifica soluzione progettata, è determinata in relazione all’andamento climatico del contesto, alle specie vegetali previste e alla soluzione tecnica. Le tipologie correntemente utilizzate sono costituite da aggregati granulari (ad esempio perlite) e da elementi prefabbricati (ad esempio pannelli in plastica riciclata).
Nella scelta della vegetazione occorre tenere in considerazione le condizioni climatiche del contesto in cui si interviene, come la radiazione solare, le precipitazioni, l’umidità, la composizione atmosferica, il vento, poiché non tutte le varietà possono risultare adatte. Anche l’apparato di irrigazione riveste un ruolo rilevante: dalla distribuzione “a goccia”, all’integrazione idrica con alimentazione dal basso, fino alla compresenza del sistema di alimentazione dall’alto e dello strato di accumulo e compensazione igrometrica sotto il terreno: numerose sono le varianti adottate dalle aziende del settore. La tecnologia per realizzare una copertura verde può essere impiegata, nel caso di tetti piani e inclinati, dal momento che le problematiche sono simili, con alcune differenze che aumentano all’aumentare della pendenza: per inclinazioni fra i 10° ed
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M2 Metro Station a Losanna, arch. Bernard Tschumi 2006-2008. La piccola stazione, che fa parte di un progetto più ampio di sistemazione viaria, è ricoperta da un tetto vegetale che piegandosi diviene facciata
Nella scelta della vegetazione occorre tenere in considerazione le condizioni climatiche: radiazione solare, precipitazioni, umidità, vento i 15° è sufficiente controllare il dimensionamento strutturale dell’elemento di contenimento perimetrale per contenere i carichi che agiscono sulla copertura; per inclinazioni comprese fra 15° e 20° è necessario applicare nello strato colturale delle geogriglie, o dei geosintetici antierosione. Nel caso, invece, di inclinazioni maggiori di 20° è obbligatorio inserire dei rompitratta drenanti rispetto alla falda, per suddividere la spinta dovuta agli elementi e agli strati superiori. Gli anni che ci separano dai primi tetti giardino di Le Corbusier, in cui le piante erano alloggiate all’interno di fioriere come nelle case sperimentali per il Weissenhof a Stoccarda del 1927, hanno portato a un’offerta di tecniche ampie, mature e collaudate, che consentono di affrontare le situazioni più complesse sapendo di avere a disposizione ogni volta la soluzione più adatta e corretta.
La lezione di Le Corbusier appare, però, in parte tradita. Noi oggi parliamo sempre più spesso di “tetti verdi” e sempre meno di “giardini pensili” o di “giardini sospesi”. Non si tratta solo di una questione terminologica ma delle potenzialità espressive e funzionali che molte delle coperture verdi contemporanee hanno smarrito. Il giardino sospeso di Ville Savoye, ad esempio, svolge un ruolo tecnico (“il tetto è massa termoregolatrice, radici e sabbia lasciano filtrare l’acqua lentamente”, diceva Le Corbusier), ma ha soprattutto un significato progettuale: è un’estensione della casa verso l’esterno, la continuazione di una passeggiata verticale che culmina nel solarium dopo aver attraversato gli spazi interni, la possibilità di osservare il panorama circostante da un punto di vista sopraelevato e molto altro. Alcuni dei nostri tetti verdi sem-
brano semplicemente “colorati” di verde, corretti nella stratigrafia, realizzati a “regola d’arte”, ma estranei all’edificio su cui sono posti e non sfruttati in tutte le possibili funzioni. Un tetto verde decorativo svolge tutti i ruoli positivi cui prima si accennava ma smarrisce le potenzialità progettuali che la storia ci ha insegnato a riconoscergli. Per approfondire Abram P., Il verde pensile. Progettazione dei sistemi. Manutenzione, Sistemi Editoriali, Napoli 2011 Bellini O.E., Daglio L., Verde verticale, Maggioli, Rimini 2009 Mottura G., Sforza Fogliani L.B., I tetti verdi, 22 progetti: immagini, rendering e DWG, Maggioli, Rimini 2011 Tatano V. (a cura di), Verde. Naturalizzare in verticale, Maggioli, Rimini 2008
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PARETI VERDI FLEXIVERDE®
© Poliflor Materassino sistema Flexiverde®
Azienda produttrice Poliflor www.poliflor.net
Parete Flexiverde® prima della vegetazione
Il sistema di verde verticale brevettato da Poliflor costituisce una possibilità di rivestimento sia per edifici di nuova costruzione che esistenti, così come per pareti verticali o inclinate sia interne che esterne. Flexiverde® è costituito da un insieme di materassini fissati alla parete tramite una struttura metallica leggera fatta di montanti, traversi, staffe di ancoraggio e cavi in acciaio. Il materassino, delle dimensioni di 550x630x80 mm, 43 è costituito da un doppio strato di uno speciale geotessile Rock® PEC (prodotto da TenCate) dello spessore di 1,9 mm, cucito in modo tale da formare delle lunghe camere parallele che contengono il substrato di coltivazione. Queste camere vengono fissate su ambo i lati di una geogriglia in poliestere ad alta tenacità monoaccoppiata a tessuto non tessuto, in direzione ortogonale alla massima pendenza di installazione. All’apice e nella parte posteriore dell’elemento così composto sono presenti delle asole che ospitano le barre in acciaio inox per il fissaggio alla sottostruttura, l’ala gocciolante per l’irrigazione e le tasche per il concime naturale (queste ultime sono presenti nel caso in cui il materassino venga vegetato in sito). Il substrato di coltivazione è composto da perlite dal diametro di 1-3 mm e la particolare cucitura del geotessile fa sì che essa non subisca assestamenti dovuti alla gravità quando posto in opera. Al materassino viene infine applicato un ultimo strato prevegetato in vivaio o non. Nel primo caso esso può essere costituito da un pannello CONFINA o da una zolla di Sedum (composta da un mix di sabbie di lapillo, sabbie di pomice e torba su supporto di fibra di cocco non tessuta spalmata di lattice), entrambi commercializzati dalla stessa Poliflor. Nel secondo caso dei tasselli plastici fissano alle camere in TNT, un geotessile agugliato in fibra di cocco, fustellato in modo tale da ricavare delle tasche nelle quali inserire le piante selezionate. In entrambe le soluzioni lo strato finale è fissato al materassino in modo tale che le radici penetrino nel substrato delle camere, aggrappandosi ad esso. Le dimensioni delle tasche consentono l’inserimento di piante aventi un “diametro vasetto” di 80-90 mm, facendo complessivamente raggiungere all’elemento un peso di 50-60 kg/m2.
V.C. VEGETALIS® Nella realizzazione di pareti verde verticali l’azienda francese Greenwall propone il sistema Vegetalis®, distribuito in Italia dalla Peverelli Srl. Il sistema è costituito da gabbie metalliche in acciaio zincato (la cui rete è realizzata con funi del diametro di 4 mm e con una maglia di 3x3 cm) contenenti il substrato colturale. Quest’ultimo è composto da sfagno, un muschio estremamente leggero e che cresce in condizioni di scarsità d’acqua. Il substrato così costituito permette la coltivazione di diverse specie vegetali e favorisce una penetrazione da parte delle radici delle piante tre volte superiore a quella di un terreno classico. Le sue capacità igroscopiche (lo sfagno può assorbire acqua fino a un peso venti volte superiore al suo) consentono poi alle piante di resistere maggior© Valeria Tatano mente a interruzioni dell’irrigazione, a condizioni climatiche particolarmente secche così come a venti caldi. Realizzazione con sistema Vegetalis All’interno del substrato vegetale vengono inseriti i tubi del sistema di irrigazione a goccia, che permettono di conservare una costante e ideale idratazione. Azienda produttrice Ogni 2,4 m di muro vegetale viene poi posizionata una vasca di raccolta orizzontale per Greenwall l’acqua in eccesso, che viene ri-immessa nel circuito di irrigazione. I moduli, dal peso di www.greenwall.fr 45 kg/m2 e dalle dimensioni di 60x20x8,5 cm, vengono prevegatati in vivaio per essere www.peverelli.it poi ancorati tramite staffe a L a una griglia metallica, fissata a sua volta con tasselli alla superficie verticale da rivestire. L’installazione avviene in modo tale da lasciare un’intercapedine d’aria continua lungo tutta la parete retrostante, proteggendo la stessa dall’irraggiamento solare diretto. Il sistema è inoltre facilmente smontabile e gli elementi che lo compongono possono essere riciclati (l’acciaio) o utilizzati per il compostaggio (lo sfagno).
V.C. Le schede dei materiali sono state redatte da Emilio Antoniol, Valentina Covre, Daria Petucco
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segue PARETI VERDI Pannello vegetato prima dell’installazione
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© ELT Easy-Green™
Azienda produttrice ELT EasyGreen™ www.eltlivingwalls.com
LIVING WALL La ditta canadese ELT EasyGreen™ propone, per il rivestimento di superfici verticali, il sistema modulare Living Wall. Esso è costituito da pannelli in HDPE (polietilene ad alta densità) di colore nero dalle dimensioni 30x30 cm, in classe B di resistenza al fuoco e riciclabile al 100%. Ogni elemento è suddiviso in celle che ospitano lo strato colturale (generalmente terriccio) e che possono, a seconda dei casi, essere prevegetate o vegetate in opera. Le celle hanno un’inclinazione di 30° rispetto al piano orizzontale, sono profonde 18 cm e presentano sul fondo una serie di fori che permettono il drenaggio e il passaggio d’aria tra una cella e l’altra. I fori, non continuando sul retro del pannello, facilitano il crearsi in ogni cella di una zona di ritenzione idrica, richiedendo così un minor dispendio d’acqua per l’irrigazione e permettendo alla pianta una maggiore autonomia durante i periodi di siccità. La parte superiore del pannello è conformata in modo tale da convogliare l’acqua proveniente dai tubi per l’irrigazione in ciascuna cella, così come il bordo inferiore allontana l’acqua in eccesso e alimenta il pannello sottostante, posto in opera ad una distanza non superiore a 4 mm. Sul retro di ciascun pannello sono presenti due guide, anch’esse inclinate di 30° che ne permettono il fissaggio e il bloccaggio per gravità alla struttura metallica retrostante, distribuendo inoltre il peso dell’elemento su tutta la sua larghezza. La stratigrafia (completa di pannello, substrato di coltura, piante e sistema d’irrigazione) raggiunge complessivamente un peso di circa 73 kg/m2, permette di controllare le temperature interne degli edifici nonché di proteggere la struttura dalla aggressione della luce e delle perturbazioni atmosferiche.
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Casa Bricault in California
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© Geoplast S.p.A. Parete con sistema Wall-Y®
Azienda produttrice Geoplast SpA www.geoplast.it
Particolare della griglia Wall-Y®
Wall-Y®, la soluzione per il verde verticale della Geoplast, si compone di un supporto verticale per rampicanti da fissare alla parete, sul quale vengono ancorate le vaschette per la piantumazione. Uno degli aspetti interessanti del sistema Wall-Y®, oltre al suo design formato da un grigliato irregolare, è dato dalla semplicità di installazione. Il supporto verticale consiste in una griglia, formata da moduli di dimensioni 58x58 cm, in polietilene ad alta densità (PEHD), disponibili nella colorazione bianca o verde. Il peso di ognuno è di 1,5 kg, con elevata resistenza meccanica e buona resistenza all’umidità e ai microrganismi. L’incastro tra i pannelli avviene per doppia sovrapposizione. Ogni modulo è predisposto di quattro piedini con foro allineati verticalmente – due negli angoli superiori, due appena sotto la metà del modulo – necessari per il fissaggio a parete mediante tasselli a pressione (Ø8x80 mm). I piedini, di altezza 2,5 cm su uno spessore totale del pannello di 7,5 cm, hanno inoltre la funzione di distanziare il supporto per la vegetazione dalla parete, lasciando quindi lo spazio necessario per la ventilazione e la predisposizione dell’impianto di irrigazione (preferibilmente ad ala gocciolante). Il secondo elemento essenziale del sistema è la vaschetta nella quale inserire il substrato e piantare le piante. Di dimensioni 58x22x20 cm e anch’essa in PEHD, viene fissata mediante due agganci agli stessi tasselli a pressione che ancorano la griglia alla parete. È dotata di fori sul fondo per il drenaggio dell’acqua. La disposizione delle vaschette sul supporto a parete è libera e viene consigliato, per ottenere un effetto di verde uniforme, di agganciare un vaso ogni quattro moduli in senso verticale e ogni uno o due in senso orizzontale. La scelta della piante è dettata dal gusto dell’utente, da fattori climatici e di esposizione della parete.
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segue PARETI VERDI PARETE VEGETALE
© Adriana Casalin Particolare del sistema proposto da Sundar
Azienda produttrice Sundar Italia www.sundaritalia.com
Il sistema di verde verticale proposto da Sundar Italia sia per superfici interne che esterne sfrutta le caratteristiche e i vantaggi offerti dalla tecnica colturale idroponica. Esso è costituito da un pannello di supporto in PVC espanso rigido di densità 0,8 g/cm2 e spessore 10 mm al quale vengono fissati 4 strati di feltro, ognuno rispondente a una necessità funzionale. Un primo strato in materiale riciclato è impiegato per la distribu- 45 zione dell’acqua e il consolidamento radicale; un secondo feltro con film ANTIALGA per la crescita e propagazione delle radici; un terzo strato di protezione usato per la distribuzione dell’acqua e un ultimo strato in feltro in polipropilene di colore verde con caratteristiche prettamente strutturali. Il feltro è fissato al pannello rigido in più punti tramite graffe in acciaio inox; in esso vengono quindi fatte delle incisioni per l’inserimento della vegetazione selezionata (circa 60-80 piante/m2 ), creando una serie di tasche ciascuna delle quali può reggere un peso di 80 kg. La messa in opera del sistema comprende la realizzazione di una struttura di supporto al pannello vegetale in alluminio, resina e acciaio inox, che permette di creare una colonna d’aria profonda circa 30 mm lungo l’intera parete dell’edificio. Oltre a questo vengono inserite all’interno del pannello di radicazione le linee per l’irrigazione e la fertilizzazione. Alla base del sistema è quindi necessario predisporre delle canaline di scolo per la raccolta dell’acqua in eccesso e, nel caso di ampie superfici coperte, un punto di scarico ogni 3 metri.
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Parete verde Sundar in fase di installazione
COPERTURE VERDI PERLIROOF® E GROWMAT® La perlite espansa è il materiale che connota i sistemi di tetto verde Perliroof®. Si tratta di una roccia vulcanica effusiva che, sottoposta ad un processo di espansione, presenta una struttura costituita da microcavità alternate a celle stagne. Grazie a queste particolari caratteristiche la perlite espansa svolge diverse funzioni all’interno del pacchetto di tetto verde, tra cui l’accumulo di umidità e di sostanze nutritive, che cede poi al terreno sovrastante; una funzione di drenaggio e un effetto termoregolatore. L’utilizzo di questo materiale è stato in particolare calibrato per un sistema di tetto verde estensivo adatto ai climi mediterranei e quindi maggiormente sottoposto a stress idrico. La soluzione si basa sull’utilizzo di GROWMAT®, un materassino che associa la perlite (eventualmente unita a sostanze organiche o inorganiche) ad una stuoia di fibre di cocco, che per le sue caratteristiche chimico-fisiche e grazie all’assenza di semi infestanti riduce Materassino GROWMAT® la manutenzione. Il materassino ha dimensioni di 80x110-120 cm e spessore variabile di 5-20 cm in base al tipo di vegetazione e alla relativa necessità di accumulo idrico. Azienda produttrice Viene prodotto in due versioni. Una prima è costituita da un feltro di geotessuto caPerlite Italiana srl landrato trapuntato con tessuto non tessuto contenente la perlite espansa e nel cui www.perlite.it lato superiore – quello a contatto con la vegetazione – è posta una stuoia in fibre di cocco. La seconda versione invece è realizzata trapuntando tra loro due stuoie di fibra di cocco e creando così una serie di sacche parallele al cui interno si trova la perlite. Le due soluzioni possono essere provviste anche di anelli angolari utili a fissare i materassini in caso di tetti inclinati. Le talee di sedum vengono seminate direttamente sui materassini umidificati e successivamente viene steso un sottile strato di ghiaia calcarea a pezzatura di 2-4 cm. I materassini vengono posti al di sopra di una geo-membrana drenante e quindi dello strato di impermeabilizzazione.
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segue COPERTURE VERDI TETTO VERDE DAKU
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© Daku Italia s.r.l. Particolare del pannello DAKU FSD
Azienda produttrice Daku Italia Srl www.daku.it
Uno degli aspetti più interessanti dei sistemi di copertura verde Daku, presenti nelle versioni estensivo e intensivo sia per tetto piano che inclinato, è dato dalla soluzione di drenaggio e accumulo idrico del pacchetto. Tali funzioni sono incorporate in un unico elemento, DAKU FSD 20 e 30, un modulo base di polistirene espanso sinterizzato (EPS) di dimensioni 125x130 cm, spessori 62 e 80 mm, posato a secco e incastrato agli altri moduli mediante battente perimetrale. Prendendo in analisi un sistema di tetto verde estensivo –soluzione con spessore contenuto (16 cm) e che a fronte di provati benefici energetici e ambientali necessita di poca manutenzione – l’utilizzo dell’EPS, materiale leggero, consente sia di contenere il peso del tetto verde (115 kg/m2 a massima saturazione), sia di isolare termicamente. Per quanto riguarda la forma di Daku FSD, esso è suddiviso in due parti. La parte superiore si interfaccia con il substrato. Nello specifico, la stratigrafia risulta essere: Daku Stabilfilter, un geotessuto con funzione di filtro, stabilizzatore dell’apparato radicale e diffusore capillare di umidità; Daku Roof Soil 2, un substrato di 8 cm costituito da sostanze organiche e granulato di materiale vulcanico (lapilli e pomice), integrato da un fertilizzante a rilascio controllato (Daku Plus Estensivo); una miscela di 6/7 varietà di sedum, calibrata in base al clima. Il modulo, nella sua parte superiore, accumula quindi l’acqua piovana proveniente dal substrato e ne restituisce circa l’80% attraverso condensazione e micro-evaporazione. L’accumulo idrico, nell’ordine di 16-24 l/m2, avviene attraverso una serie parallela di celle, dotate di troppo pieno. Lo spazio tra l’estradosso della lastra e il troppo pieno consente l’areazione ed evita che l’acqua venga a contatto con gli strati superiori. La parte inferiore del modulo si trova a contatto con la membrana impermeabile del tetto piano. Presenta delle scanalature perimetrali e trasversali nelle quali sono presenti cinque fori di diametro 15 mm comunicanti con il troppo pieno e utili a smaltire un eccessivo accumulo di acqua, che può essere quindi convogliata grazie alle pendenze verso i pluviali.
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SISTEMA DI TETTO VERDE SEIC
© Seic Tetto verde intensivo Seic
Azienda produttrice Harpo Spa www.harpogroup.it
Fase di realizzazione del tetto verde
Uno degli aspetti maggiormente interessanti dei tetti verdi Seic è l’attenzione alle sinergie tra i vari strati che compongono il sistema. Le soluzioni stratigrafiche e le singole caratteristiche dei materiali che realizzano il pacchetto, sia esso estensivo, intensivo leggero o intensivo, sono quindi variabili in base alla specifica applicazione. Prendendo ad esempio un sistema di tetto verde intensivo, il substrato Seic è scelto in base agli aspetti chimico fisici delle piante, a loro volta calibrate al contesto di riferimento. Due sensori, posti all’interno del substrato e collegati ad un sistema di controllo dell’irrigazione che rileva il potenziale dell’acqua (Medi Watersafe), regolano la quantità e i tempi di irrigazione necessari. La granulometria del substrato influenza la scelta della dimensione dei fori del telo filtrante (MediFilter M1) al di sopra del quale è posato, per evitare così il dilavamento del materiale o l’intasamento. Al telo filtrante viene inoltre richiesta una bassa deformabilità, così da consentire il passaggio d’aria tra la sua faccia inferiore, appoggiata al sottostante elemento in plastica per l’accumulo idrico, il drenaggio e l’aerazione (MediDrain MD 40). L’areazione di questa zona è in più garantita dalla forma e dalla spaziatura delle cuspidi che caratterizzano questo pannello. Inoltre, tale geometria consente il formarsi di una rete di canali per lo scorrimento dell’acqua per un drenaggio continuo su tutta la superficie della copertura. Al di sotto viene quindi posizionato un feltro ritentore (Idromant 4) che, con fibre speciali ad alta adesione all’ l’acqua, è utile per un rifornimento idrico di soccorso per la vegetazione.Gli elementi descritti vengono posizionati sopra l’impermeabilizzazione antiradice e le consuete stratigrafie di copertura. Lo spessore totale, a seconda delle specie vegetali scelte, varia da 15 a 50 cm e il peso è di circa 1400 kg/m3 in condizioni di massima saturazione.
D.P.
PON TE
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R OCE DUR E
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ROGETTI
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ROCESSI
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RODOT T I
FARE TECNOLOGIA
n. 3-2013
ORTI VERTICALI FLORAVIP S
Floravip S è un sistema modulare per la realizzazione di orti o giardini verticali costituito da moduli in feltro, con supporto semirigido in polipropilene alveolare, da fissare su una parte di sostegno mediante semplici ganci o tasselli. Ogni pannello, delle dimensioni di 77x100 cm, è provvisto di 15 tasche per la piantumazione per un peso complessivo a vuoto di 1 kg. Ogni elemento è dotato di impianto per 47 l’irrigazione a goccia e viene fornito con un kit di accessori per il raccordo con altri pannelli cosi da poter realizzare intere pareti verdi. Il sistema è stato pensato per ottimizzare e facilitare la manutenzione della parete vegetale. Infatti le piante non vengono direttamente piantumate nelle tasche ma vanno precedentemente inserite in un apposito “fazzoletto” di contenimento, anch’esso in feltro, che evita il radicamento dei vegetali sul pannello principale, preservando così il supporto da rotture e semplificando le operazioni di sostituzione delle piante. Eventuale substrato di riempimento va aggiunto solo all’interno del fazzoletto di contenimento e non nelle tasche del pannello. Questo evita anche la diffusione di malattie tra le diverse © Tutor International piante poiché ognuna è, a tutti gli effetti, separata dalle altre. Per queste caratteristiche Floravip S su parete di sostegno il prodotto si presta particolarmente alla piantumazione di specie orticole che vanno sostituite con cadenza stagionale o annuale. Il sistema è idoneo sia per l’applicazione Azienda produttrice in esterno, sulle pareti di un edificio o su appositi supporti, che all’interno. In questo Tutor International Srl caso viene fornito anche un sottovaso, in ABS nero, per la raccolta dell’acqua in www.tutorinternational.com eccesso. Oltre al pannello base, Floravip S, sono disponibili anche le due versioni Floravip SI e Floravip PLUS. La prima è dotata di un telaio in alluminio anodizzato, color marrone, che ha lo scopo di irrigidire il pannello per applicazioni su pareti di gradi dimensioni. Floravip PLUS è invece un sistema composto da due pannelli base sovrapporti e irrigiditi da un telaio in alluminio connesso ad una vasca di raccolta e accumulo dell’acqua. Il tutto è completato da un sistema di pompe per il ricircolo dell’acqua cosi da consentire una irrigazione costante e può essere anche dotato di ruote per lo spostamento.
E.A.
PRATICO WALL UP®
© Wall Up Sistema PRATICO Wall Up per orto verticale
Azienda produttrice CO.A.R Srl www.wallup.it
PRATICO Wall Up® è un sistema modulare per la realizzazione di orti e giardini verticali. È disponibile in varie colorazioni e viene fornito in kit per il montaggio fai-da-te. È un sistema adatto sia all’uso su pareti esterne sia per l’applicazione su balconi o terrazzi visto il ridotto ingombro dovuto ad uno spessore finale di soli 22 cm. I moduli, della larghezza di 60 cm o 90 cm, sono sostenuti da due montanti verticali in acciaio galvanizzato, verniciato a polvere e provvisto di copri profili che vanno connessi alla muratura attraverso tasselli o ancoraggi. PRATICO Wall Up® consta poi di u<na serie di vasi per contenere il substrato per la coltivazione, realizzati in alluminio, sempre verniciato a polvere. Ogni colonna può presentare diverse configurazioni che contano da uno fino a sette vasi sovrapposti adatti per la piantumazione di ortaggi, fiori o piccoli arbusti. Ogni vaso è collegato a quello inferiore mediante un sistema di raccolta dell’acqua in eccesso che viene così convogliata ad una vasca di accumulo collocata alla base del sistema e nascosta da un carter metallico. In alternativa, per installazioni molto grandi che rivestono intere pareti, ogni modulo può essere collegato direttamente ad una tubatura di scarico. Il sistema Wall Up offre inoltre una ampia gamma di complementi e soluzioni di rivestimento per pareti verdi tra cui anche un sistema di “verde mobile” costituito da un totem autoportante che funge da supporto per il sistema di verde verticale. Tale sistema, denominato MURETTO Wall Up®, è dotato di un impianto con pompa elettrica che permette l’irrigazione e il ricircolo dell’acqua ed è quindi adatto per l’uso interno in abitazioni, fiere o allestimenti.
E.A.
FARE TECNOLOGIA
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RO CE DUR E
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ROCESSI
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RODOTTI
P O N T E n. 3-2013
segue ORTI VERTICALI ORTOVASO
Il prodotto Ortovaso è frutto della collaborazione del designer Angelo Grassi con il Laboratorio San Rocco che produce oggetti in terracotta fin dal 1959. Il sistema Ortovaso è stato pensato per la piantumazione e la coltivazione in verticale di ortaggi, fiori o piccoli arbusti, ponendo grande 48 attenzione alla qualità del design della composizione finale. La materia prima che costituisce i vari componenti è la terracotta, ottenuta da una argilla di origine italiana denominata Galestro Colorobbia®, che il designer Grassi ha plasmato in cinque forme differenti. La configurazione del prodotto è a colonna, a base rettangolare, composta da diversi moduli sovrapposti. Il primo funge da vasca di raccolta dell’acqua in eccesso e © Laboratorio San Rocco presenta gli interni smaltati per garantire la tenuta; il secondo modulo serve, invece, per l’ispezione della vasca e del sistema di pompaggio Ortovaso dell’acqua mentre, al di sopra, sono collocati un numero variabile di elementi per la piantumazione vera e propria. Questi presentano forature diAzienda produttrice verse e denominazioni distinte sulla base del tipo di bucatura. L’elemento Laboratorio San Rocco, Angelo Grassi “Grattacielo” presenta quattro fori quadrati, il “Palafitta” quattro incisioni Design verticali, i moduli “Attico” e “Bi attico” presentano uno o due lunghi tagli www.laboratoriosanrocco.com orizzontali mentre il sistema “Nido di rondine” ha cinque piccole tasche www.angelograssi.it orizzontali simili, per l’appunto, ad un nido. Ogni modulo viene riempito di substrato idoneo alla coltivazione e presenta un sistema di drenaggio che consente all’acqua di defluire dalla cima del sistema fino alla vasca di raccolta. Le colonne sono disponibili in due larghezze differenti, 60 cm o 80 cm, e possono essere composte in modo vario e combinato per realizzare singoli porzioni o intere pareti. Oltre al color terracotta base, Ortovaso è disponibile anche in versione scura “Terra Etrusca”.
E.A. VOLET VÉGÉTAL Il progetto del Volet Végétal è frutto di un’idea dello studio parigino di design Barreau&Charbonnet, presentata al concorso “Jardin Jardin” nel 2012. Il sistema, attestatosi ai primi posti della competizione, è stato realizzato come prototipo nel maggio del 2012 e messo in opera in un appartamento di Parigi. Nel frattempo è stata avviata la fase di ingegnerizzazione della produzione per la vendita, che dovrebbe partire nei prossimi mesi. Il prodotto, pensato come un kit di montaggio fai-da-te, è stato concepito dagli ideatori per i piccoli appartamenti privi di giardino e si adatta con facilità a diverse dimensioni e tipologie di finestra o balcone. Il set è composto da due barre metalliche, che vengono © Barreau&Charbonnet installate a pressione alla base e alla sommità degli stipiti della finestra, da un telaio principale di forma trapezoidale (110x150x120 cm) e da una serie di telai Sistema Volet Végétal nelle varie posizioni rotanti con funzione porta vaso. Il tutto è completato da cavi e carrucole che consentono di abbassare o sollevare il sistema. Durante la movimentazione i Azienda produttrice telai porta vaso ruotano mantenendo le piante sempre in verticale. Il prototipo Design Studio Barreau&Charbonnet è stato pensato per sostenere da tre a otto vaschette, di materiale plastico e www.barreaucharbonnet.com di varia dimensione, dove piantumare piccoli ortaggi e piante aromatiche. Il funzionamento del prodotto è duplice: il posizionamento orizzontale rende possibile l’irrigazione delle colture, che si trovano così esposte alla piena luce solare e che contribuiscono alla decorazione dei balconi, mentre in verticale il sistema funge da schermatura solare, filtrando la luce grazie alla presenza delle piante che si trovano in questo modo in posizione idonea per la raccolta.
E.A.