Innova-[form]azione

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UniversitĂ Iuav di Venezia Dipartimento di Culture del Progetto Quaderni della ricerca

Innova-azione tecnologica


Università Iuav di Venezia - dipartimento di Culture del Progetto Quaderni della ricerca Copyright ©MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Raffaele Garofalo, 133/A-B 00173 Roma [06]93781065 ISBN 978-88-548-7407-7 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. Progetto grafico di Luciano Comacchio - MeLa Media Lab I edizione:luglio 2014


Innova-azione tecnologica a cura di Maria Antonia Barucco

Settore scientifico-disciplinare ICAR/12 Tecnologia dell’Architettura Unità di ricerca Città, Sostenibilità e Tecnologia



Indice

07 Premessa Valeria Tatano 14 Innovazione di processo Maria Antonia Barucco 36 Dall’eccezione alla prassi Giovanni Mucelli, Amedeo Squarzoni 58 Hail to the factory Massimo Rossetti 82 Brevi riflessioni sul dettaglio Claudia Tessarolo

102 Innova-[form]azione Dottorandi ICAR12 108 Più consapevole Daria Petucco 114 Più controllato Valentina Covre 120 Più piccolo Francesca Guidolin 126 Più digitale Emilio Antoniol 133 Officina* 138 English abstracts



Innova - [Form]azione L’innovazione nell’esperienza di formazione dei dottorandi di Tecnologia dell’Architettura.


Introduzione Il contributo sul tema dell’innovazione presentato in questo paragrafo è frutto delle esperienze di studio e ricerca dei dottorandi ICAR12 iscritti alla Scuola di Dottorato Iuav - curriculum Nuove Tecnologie & Informazione Territorio e Ambiente - che collaborano, durante il loro periodo di formazione dottorale, con i docenti di Tecnologia dell’Architettura, autori dei saggi contenuti nel presente volume. La disciplina della Tecnologia dell’Architettura affronta, sia sul piano teorico che su quello applicativo, le principali tematiche inerenti l’industria delle costruzioni. In questo contesto, essa ha sempre trovato nel tema dell’innovazione un importante ambito di studio e ricerca confrontandosi con il ‘nuovo’, sia esso inteso sul piano del prodotto che su quello del processo, con un approccio multiscalare e interdisciplinare. Citando Sinopoli, “le innovazioni nascono con l’obiettivo, espresso o implicito, di dare soluzione ad un problema o ad una esigenza che non si è in grado di risolvere nei modi convenzionali [...]. Talvolta, però, il ‘nuovo’ in edilizia non si basa solo sulla risposta alle esigenze o ad un disagio, ma si spinge più in là: esplora configurazioni non convenzionali per gli elementi dell’edificio, modifica le procedure di concezione e di posa, rimette in discussione l’organizzazione stessa del progetto o del cantiere. In altre parole: coniuga le esigenze funzionali a quelle organizzative e cioè agisce, insieme o separatamente, sul prodotto e sul processo”1. Allo stesso modo anche il percorso formativo di un ricercatore in Tecnologia dell’Architettura deve oggi “spingersi più in là” e cercare nuovi approcci e nuove modalità per rispondere alle rinnovate esigenze e ai problemi del tempo presente. Partendo da questi presupposti, la scelta del titolo “Innova-[Form]azione” ha lo scopo di mettere in luce il particolare punto di vista con cui sono presentate le riflessioni sull’innovazione di seguito esposte. L’occhio è quello di un gruppo di giovani ricercatori in formazione che tentano di coniugare l’approccio accademico, fatto di studio e di ricerca bibliografica, con un’analisi più pragmatica e in grado di riconoscere nella relazione diretta con il mondo Immagine 01. Visita alla mostra “Terre Coltivate” alle Gallerie Piedicastello di Trento, dicembre 2013. 01. Nicola Sinopoli, L’innovazione tecnologica in edilizia: una premessa, pag.7-20, in Sinopoli N., Tatano V. (a cura di), Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, FrancoAngeli, Milano, 2002.

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dell’azienda e della produzione in generale un banco di prova per le conoscenze teoriche acquisite. I testi, le immagini e i riferimenti bibliografici presentati si pongono in tal modo come spunti di riflessione - e di confronto - derivati dalle nostre personali esperienze che, partendo dall’archivio di ArTec quale sede in cui svolgiamo buona parte della nostra attività formativa, si aprono verso altre modalità di apprendimento e di crescita culturale. Tra queste si possono includere le visite ai cantieri, alle aziende e ai laboratori di prova, intesi come momenti di ricerca e verifica sui temi della produzione, così come la frequentazione delle principali fiere nel settore dell’edilizia, vetrine - in costante aggiornamento - dell’innovazione. Allo stesso modo possiamo ricordare i seminari, i convegni, le mostre e le conferenze, da noi organizzate o a cui partecipiamo, in occasione delle quali l’elaborazione teorica delle nostre ricerche si misura con altri punti di vista e altri approcci metodologici. Va inserita in questo quadro di esperienze “extradottorali” anche la collaborazione ad attività didattiche o di ricerca, tra cui quella intrapresa con questo volume, nel quale siamo stati chiamati a confrontarci con i docenti e i ricercatori di questa Università su uno dei temi fondanti per la disciplina della Tecnologia dell’Architettura. Da alcuni mesi il tentativo di mettere in contatto l’ambito accademico con il mondo della produzione passa anche attraverso un progetto denominato OFFICINA*, avviato con il preciso scopo di stimolare il reciproco scambio di idee e conoscenze tra queste due realtà e, allo stesso tempo, con l’intenzione di divulgare e condividere le nostre esperienze formative e di ricerca sviluppate dentro e fuori l’Università. L’innovazione nella formazione passa, in questo caso, soprattutto attraverso nuove modalità di comunicazione che, pur non esulando dalle classiche forme della lezione ex cathedra e della conferenza, si aprono a nuovi strumenti digitali e multimediali quali i video, i social networks fino alla realizzazione home-made di una piattaforma web2 con la quale dare forma ad una rete di contatti e promuovere nuove iniziative. Allo stesso modo, il richiamo fatto nel titolo all’innovazione nella formazione vuole riferirsi anche ad un’esplicita richiesta a cui siamo chiamati a rispondere e che è insita in ogni ricerca e quindi anche in quella di dottorato. La difficile situazione socio-economica di questo periodo, così come le sempre più imprescindibili istanze di sostenibilità3, impongono che un lavoro di ricerca nell’ambito della Tecnologia dell’Architettura ambisca, oggi più che mai, alla definizione di un contributo innovativo rispetto al tema analizzato, affiancando ai tradizionali approcci metodologici della ricerca scientifica una visione che si apra verso altri saperi disciplinari da cui, come tipicamente avviene per l’edilizia, trasferire conoscenze, tecnologie e modelli applicativi.

02. Da gennaio 2014 è on-line il sito www.officina-artec.com che funge da piattaforma web realizzata dai dottorandi in Tecnologia dell’Architettura dell’Università Iuav di Venezia. 03. Intesa nella sua più ampia definizione di sostenibilità economica, ambientale e sociale.

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I brevi saggi che proponiamo raccontano, senza l’ambizione di fornire un quadro esaustivo sull’argomento, alcuni possibili percorsi innovativi che la Tecnologia dell’Architettura sta percorrendo e verso cui possono convergere le nostre ricerche presenti e future. Nel 1989 il CIB4 individuò otto traiettorie dell’innovazione nel settore delle costruzioni suddividendole5 in tre macro filoni. Il primo era riferito all’obiettivo della qualità degli edifici e riguardava la “trasformazione del paesaggio urbano” e il “miglioramento degli standard di vita”. Il secondo riguardava la qualità del prodotto e del processo all’interno del quale venivano definite le tendenze relative “all’approccio funzionale ai materiali”, ai prodotti compositi ossia “due materiali-un prodotto”, “all’industrializzazione delle lavorazioni” e “all’impiego dei robot”. Infine, due traiettorie più trasversali e a servizio di tutte le altre erano individuate nello “sviluppo dei materiali di sintesi” e “nell’impiego sempre maggiore dell’informatica”. A distanza di oltre vent’anni da questa analisi, le nostre esperienze formative, frutto di una contaminazione di conoscenze provenienti anche da altri campi disciplinari, ci portano a constatare l’ancora forte attualità sostanziale dei percorsi allora delineati, nonostante alcune condizioni al contorno siano oggi mutate. All’obiettivo di qualità degli edifici si è andata a sommare e sovrapporre una sempre più attuale esigenza di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente; alle tendenze di miglioramento del prodotto e del processo si è aggiunta una sempre maggiore esigenza di sostenibilità6. Allo stesso modo i due percorsi trasversali relativi ai materiali di sintesi e all’uso dei computer si sono spinti verso nuovi e più sofisticati traguardi rivolgendosi, nel primo caso, al “sempre più piccolo” dove l’uso di nanotecnologie ha aperto nuove strade di ricerca e di sviluppo, e verso il “sempre più digitale” nel settore dell’informatica che risulta sempre più presente e indispensabile anche nei processi di costruzione.

Immagine 02. La sezione infissi della materioteca di ArTec, sede di svolgimento del Dottorato in Tecnologia. 04. CIB, Conseil International du Batiment, oggi International Council For Research And Innovation In Building And Construction. 05. Le otto strade proposte dal CIB sono riportate e discusse da Nicola Sinopoli, a pag. 14 di Sulle tracce dell’Innovazione. 06. Nello schema proposto dal CIB nel 1989 la parola “sostenibilità” non compare ancora esplicitamente ma il concetto e le sue implicazioni sono già sottese in molte delle traiettorie previste dal modello.

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PIU’ CONSAPEVOLE

I sistemi di gestione ambientale come un aspetto dell’innovazione di processo Daria Petucco


Nel 1776 l’economista scozzese Adam Smith individuava nella divisione del lavoro la causa del progresso, sostenendo la sua tesi con l’esempio della produzione degli spilli1. Il processo produttivo iniziava quindi, alle soglie delle prima rivoluzione industriale, a delinearsi come un insieme di singole azioni tra loro consequenziali e concatenate, operate prima dagli uomini e, successivamente, dalle macchine. L’obiettivo di questo tipo di innovazione era quello di produrre più velocemente, a minor costo e con maggiore qualità. Al giorno d’oggi, un’ipotetica produzione di spilli è certamente il risultato di un bagaglio di innovazioni, succedutesi nel tempo, dovute prima dalla divisione del lavoro, quindi dall’automazione dei singoli processi. Tuttavia, il corretto rispondere del processo produttivo alle esigenze esplicitate dal paradigma tempo-costo-qualità2, sembra oggi non essere più sufficiente. A partire dagli anni ‘70 infatti, si iniziano a percepire nuovi tipi di esigenze. Il paradigma, sempre utilizzando un trittico di parole chiave, si amplia quindi a concetti quali le risorse, le emissioni, la biodiversità3. Nel 1992 si tiene a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, prima conferenza mondiale sulle tematiche ambientali. A un anno di distanza, nel 1993, al fine di rispondere alle tematiche sollevate dal meeting rispetto all’istanza di sviluppo sostenibile, si forma la ISO/TC 207, il comitato tecnico per la gestione ambientale, responsabile dello sviluppo e del controllo del compendio di norme ISO 14000, l’insieme di standard internazionali per la gestione ambientale delle organizzazioni. Questi strumenti interpretano il processo produttivo, sia esso mirato alla produzione di spilli o di qualsiasi altro prodotto, come una serie di azioni, consapevolmente programmate e monitorate sulla base della loro interazione con l’ambiente. L’ambiente smette di essere qualcosa che sta al di là dei portoni chiusi delle fabbriche e, da concetto astratto ed estraneo al mondo produttivo, diventa invece il “contesto nel quale un’organizzazione opera, comprendente l’aria, l’acqua, il terreno, le risorse naturali, la flora, la fauna, gli esseri umani e le loro interrelazioni”4. Inoltre, la relazione tra il mondo della produzione e l’ambiente viene valutata in un’ottica globale, ovvero considerando integralmente l’impatto ambientale rispetto a tutte le fasi del processo, e non solamente spostando le eventuali problematiche e gli impatti da un comparto all’altro. Immagine 03. Lezione “Coperture in laterizio”, tenuta da Sandro Zanatta e Bruno Rosa di Cotto Possagno, all’interno del corso di Tecnologia dell’Architettura del prof. Massimo Rossetti, dicembre 2013. 01. Smith A., An Inquiry into the Nature and Causes on the Wealth of Nations, Londra, 1776. Attraverso la divisione del lavoro nella manifattura degli spilli, l’artigiano si occupa solo di uno o alcuni aspetti della fabbricazione, evitando così di dover cambiare continuamente postazione, utensile di lavoro e aumentando in questo modo la produttività. 02. CIB, Agenda 21 on sustainable construction, CIB Report Publication 237, luglio 1999, pag. 42. 03. Ibid. 04. Definizione del termine “Ambiente” data dalla “UNI ISO 14050:2002. Gestione ambientale – Vocabolario”. Questa norma è uno strumento di supporto per l’interpretazione univoca della terminologia utilizzata dalla famiglia delle ISO 14000.

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Se si definisce l’innovazione di processo come ciò che riguarda “le modalità di svolgimento di determinate operazioni e gli aspetti organizzativi e procedurali”5, questa nuova concezione, che riorganizza il processo produttivo in un’ottica sistemica di gestione ambientale, può pertanto essere intesa come uno degli aspetti più attuali dell’innovazione di processo. In quest’ottica, per citare alcune riflessioni di Nicola Sinopoli, l’innovazione di processo, dopo aver attraversato il periodo quantitativo e quello qualitativo si colloca ora all’interno dell’ondata sostenibile6. Alcune occasioni di incontro tra l’Università e diverse realtà aziendali7 hanno potuto mostrare degli esempi concreti rispetto a questi temi, solitamente affrontati quasi esclusivamente dal punto di vista teorico all’interno dei saggi sull’argomento. Da queste esperienze è emerso come l’aspetto dell’innovazione di processo, afferente alla sfera ambientale, si concretizzi principalmente attraverso i Sistemi di Gestione Ambientale (SGA). All’interno della famiglia delle ISO 14000, i due documenti che principalmente si occupano di Sistemi di Gestione Ambientale sono la “UNI EN ISO 14001:2004 - Sistemi di Gestione Ambientale - Requisiti e guida per l’uso” e la “UNI ISO 14004:2005 - Sistemi di gestione ambientale - Linee guida generali su principi, sistemi e tecniche di supporto”. Quest’ultima ha le caratteristiche di uno strumento più pratico ed esemplificativo e serve da supporto alla prima - la UNI EN ISO 14001:20048 - che invece elenca e chiarisce quali siano i requisiti necessari per la messa a punto di un Sistema di Gestione Ambientale all’interno di un’organizzazione9. La norma UNI EN ISO 14001:2004 è pensata per indirizzare le aziende alla messa a punto di una politica ambientale strutturata all’interno del proprio processo produttivo. Da questo punto di vista, un primo aspetto innovativo di questa normativa è quello di individuare in prima istanza non solo gli effetti ambientali direttamente controllabili dall’organizzazione (come ad esempio le emissioni in atmosfera, gli scarichi nei corpi idrici, l’utilizzo di energia, ecc.), ma anche quelli influenzabili, relativi a prodotti e servizi utilizzati e forniti dall’organizzazione. Il processo produttivo, con questa impostazione, si amplia perciò ad una serie più complessa e articolata di relazioni e implicazioni. Un Sistema di Gestione Ambientale si compone di quattro fasi, riassunte nelle parole chiave di Plan-Do-Check-Act (PDCA). Previa la messa a punto di una politica ambientale, si inizia con una fase di pianificazione della stessa, quindi si passa alla fase attuativa, a

05. Sinopoli N., Tatano V.(a cura di), Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, Milano, FrancoAngeli, 2002, 06. Sinopoli N.,Tatano V., op. cit. pag.21-42. 07. Ci si riferisce in particolare ad alcuni incontri organizzati all’interno dei corsi di Tecnologia dell’Architettura con le aziende Cotto Possagno e Casa Natura e alla conferenza “Questa svolta tocca a noi” tenuta da Energo Club. 08. La prima versione della ISO 14001 è del 1996. 09. Per organizzazione, si intende “gruppo, società, azienda, impresa, ente o istituzione, ovvero loro parti e combinazioni, in forma associata o meno, pubblica o privata, che abbia una propria struttura funzionale e amministrativa”.

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quella di verifica e infine alla correzione. Ognuna di queste fasi viene monitorata ed è quindi possibile ottenere dei risultati misurabili in grado di stimare se il processo abbia rispettato i parametri stabiliti dalla politica ambientale. La raccolta di questi dati consente di reiterare nuovamente - e in maniera ciclica - la metodologia PDCA apportando le modifiche necessarie, con l’idea di fondo di implementare continuamente il processo. Questo tipo di metodologia permette di affrontare le tematiche ambientali in maniera sistematica, misurabile, controllabile e soprattutto di puntare, fine dichiarato della norma, al perseguimento di un miglioramento continuo. Tale concezione, in passato riservata solamente alle necessità produttive (produrre sempre di più, sempre più velocemente), viene applicata ora anche al controllo del processo produttivo nelle sue interazioni con l’ambiente. “Per conseguire i propri obiettivi e traguardi, un’organizzazione può trovare utile seguire un processo: per ogni impegno di politica, identificare ogni obiettivo e traguardo corrispondente a tale impegno, stabilire uno o più programmi per conseguire ciascun obiettivo e traguardo nonché identificare gli indicatori di prestazione e le azioni specifiche per attuare ognuno dei programmi.”10 La scelta di un’organizzazione di attuare una politica ambientale è un atto volontario, frutto di un’azione consapevole più che di un’imposizione coercitiva. Inoltre, anche i confini entro i quali attuare queste strategie sono liberi: è possibile infatti decidere – consapevolmente - di dotarsi di un sistema di gestione ambientale solo per alcuni aspetti del processo produttivo. Se da un lato questo può apparire come un aspetto negativo, dall’altro lato si possono fare due considerazioni in merito. Una prima riguarda il passaggio da una normativa di tipo command and control11 a una normativa che fornisce piuttosto delle indicazioni. Il vantaggio di attuare una politica di tipo ambientale - seconda considerazione - non viene perciò più dato dal non dover pagare una sanzione ma dall’essere all’altezza di un sistema che si autoregola e che richiede sempre più che i prodotti siano frutto di un processo produttivo certificato, rispettoso dell’ambiente e dell’uomo, sicuro, di qualità12. “Un’organizzazione può inoltre considerare di andare al di là del rispetto delle prescrizioni legali esistenti. Un’eccellente reputazione, il vantaggio competitivo, la capacità di anticipare o influenzare nuove prescrizioni legali, le migliorate prestazioni ambientali e relazioni con il pubblico e le autorità possono compensare i potenziali costi supplementari.”13

10. UNI ISO 14004:2005, pag. 19. 11. Approccio che stabilisce degli standard da rispettare e delle sanzioni ad essi legati. 12. Le altre principali certificazioni per le organizzazioni sono quelle sulla qualità (ISO 9001), sulla sicurezza e salute dei lavoratori (OHSAS 18001), sulla responsabilità sociale (SA 8000), sui sistemi di gestione dell’energia (UNI CEI EN ISO 50001:2011) e sulla certificazione ambientale di prodotto. 13. UNI ISO 14001:2004, pag. 16.

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Secondo la banca dati di Accredia14, ente italiano di accreditamento, in Italia sono 17.867 le organizzazioni certificate con il sistema internazionale UNI EN ISO 14001:2004. Di queste, quasi il 19% rientra nel settore delle costruzioni (si potrebbero poi sommare le quote di altri settori che interagiscono con quello delle costruzioni, quali ad esempio quello del legno e il settore minerario). Un recente indagine sulle organizzazioni certificate UN EN ISO 14001:200415 mette in luce come i maggiori benefici della certificazione siano di tipo organizzativo (46,5%), ambientale (37,3%) e infine economico (16,2%). Per quanto riguarda la prospettive future, la richiesta sembra essere quella dello sviluppo di sistemi integrati di gestione e di informatizzazione del sistema documentale: ulteriori indirizzi dell’innovazione odierna.

Immagine 04. Visita agli stabilimenti Cotto Possagno con il gruppo di ArTec, giugno 2012. 14. www.accredia.it, (ultimo accesso 14.03.2014). 15. Scipioni A.,Mazzi A., Vecchiato C., Benefici, costi e aspettative della certificazione ISO 14001 per le organizzazioni italiane. L’indagine CESQA-ACCREDIA 2013, Novembre 2013.

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PIU’ CONTROLLATO

I laboratori di prova e certificazione come luoghi e strumenti di innovazione del prodotto. Valentina Covre


Nel delineare le tendenze che connotano il settore dell’edilizia in termini di innovazione, Ernesto Antonini identifica due fondamentali asserzioni che il mercato ha fatto proprie e che costituiscono le fondamenta alle dinamiche evolutive in ambito tecnico. “La prima: che il miglioramento è il motore dell’innovazione, ma che “migliore” è un concetto del tutto relativo - migliore rispetto a cosa? migliore rispetto a quando? quanto migliore? - e non assoluto. La seconda: che la nozione di innovazione dipende strettamente dalle prestazioni che il prodotto o il servizio fornisce.”1 I due contesti individuati - miglioramento e prestazioni - necessitano entrambi di un sistema di parametri e valori di riferimento univocamente definito che non solo ne permette un’identificazione in termini oggettivi su prodotti, processi, servizi ma che predispone a una confrontabilità tra informazioni. Si tratta di parametri che, negli anni, si sono adattati alle nuove esigenze avanzate dai settori di riferimento così come alla sensibilità collettiva ma che, a monte, hanno come minimo comune denominatore un’attenzione e un riconoscimento di validità non solo da parte di pochi soggetti interessati ma a livello internazionale. Sulla scia di un sempre più globalizzato sistema di relazioni economiche, sociali ma anche tecnologiche è stata infatti avviata la stesura di direttive europee finalizzate a dare garanzie di conformità in termini di sicurezza e affidabilità per i prodotti immessi sul mercato. La marcatura CE, introdotta nel 1993 per sistemi generalmente complessi, è diventata un requisito fondamentale anche per gli elementi dal più basso carico tecnologico - un mattone, ad esempio - siano essi standardizzati nelle dimensioni e prestazioni tramite un processo industriale o prodotti artigianalmente con requisiti peculiari.2 Il recente CPR (Construction Product Regulation) 305/2011, entrato pienamente in vigore nel luglio del 2013 in sostituzione della precedente CPD (Costruction Product Directive) 89/106/CEE, conferma questa tendenza. Esso non solo regolamenta la oramai quasi totalità dei prodotti da costruzione ma introduce, per ciascuno di essi e in aggiunta alla marcatura CE, l’obbligatorietà della DoP (Declaration of Performance), che scalza la Dichiarazione di Conformità regolamentata dalla direttiva europea del 1988 e che assicura informazioni affidabili in merito alle prestazioni dei prodotti. Immagine 05. Visita al laboratorio prove di Treviso Tecnologia con il gruppo di ArTec, giugno 2013. 01. Antonini E., I motori dell’innovazione: tendenze e scenari, in Antonini E., Landrisca G. (a cura di), Innovazione, efficienza e sostenibilità del costruire. I risultati delle azioni di ricerca e trasferimento tecnologico del laboratorio LaRCo e del Centro ICOS, RICOS, Bologna, 2007, pagg. 15-25. 02. Negli interventi di recupero degli edifici della città di Venezia, come in molti simili contesti storici caratterizzati da dimensioni delle aperture non omologate, i serramentisti locali mettono in atto il metodo suggerito dalla versione del 2010 delle norma UNI EN 14351-1 per offrire al mercato un prodotto responsabilmente marcato CE dal produttore stesso. Gli standard produttivi e i test sui serramenti vengono monitorati e registrati durante la fase di lavorazione attraverso un idoneo piano di controllo che permette all’artigiano di adempiere contestualmente agli obblighi contrattuali verso la committenza e ai requisiti normativi imposti per i prodotti, definiti dalla norma stessa di tipo “non seriale”.

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Attraverso il sistema delle certificazioni, le garanzie fornite al consumatore assumono dunque un valore aggiunto, in particolar modo all’interno della tecnologia dell’architettura, “un settore da sempre a rimorchio di ben più importanti “locomotive”, una frazione dell’industria nella quale arriva, in tempi più o meno lunghi, ciò che di nuovo - sia esso materiale, prodotto, tecnologia o tecnica di management - è già da tempo apparso altrove.”3 E’ proprio alle ibridazioni tra materiali e sistemi costruttivi figlie del tipico meccanismo di questo ambito disciplinare, contraddistinto dall’aprirsi verso contesti più ampi per incorporare conoscenze e saperi4, che le certificazioni forniscono attendibilità e credibilità. Caratteristiche, queste ultime, verificate soprattutto in termini di prestazioni attraverso test di laboratorio, come il CPR 305/2011 conferma, ritenendo ormai imprescindibili e intrinseche (al prodotto, all’edificio, al processo) le attenzioni verso aspetti di sostenibilità ambientale che i molteplici marchi ed etichette assicurano (Ecolabel, EPD, LEED, GBC, ecc). I laboratori di prova e certificazione si inseriscono quindi in un dialogo con le imprese finalizzato alla valorizzazione dei prodotti sia da un punto di vista strettamente economico che divulgativo, comunicando, su mercati interni e internazionali, gli esiti delle proprie verifiche e agevolando l’accesso a queste informazioni. Il ruolo strategico e la loro possibilità di accedere a canali preferenziali, parallelamente, consentono alle aziende di innescare processi virtuosi lungimiranti e volti all’innovazione, in costante aggiornamento con le dinamiche europee e con le possibilità di usufruire delle risorse economiche messe a disposizione a livello comunitario.5 L’intraprendente iniziativa di numerose imprese di dotarsi di un proprio laboratorio per le prove e la validazione dei prodotti6, senza dover quindi ricorrere a enti qualificati esterni ma soprattutto ottenendo il marchio cercato in tempi drasticamente ridotti, innesca inoltre nuove forme di mercato. L’azienda stessa si propone e diventa luogo della certificazione per prodotti e sistemi provenienti da parallele realtà (operazione che si contraddistingue per la sua onerosità e che per tale motivo, come generalmente avviene ad esempio nella progettazione di una chiusura vetrata, rientra tra le voci di costo sin dalle fasi precontrattuali), incrementando ulteriormente - sia qualitativamente che tipologicamente la propria offerta al mercato.

03. Sinopoli N., Nuove traiettorie per l’innovazione, in IUAV Alumni (a cura di), Il progetto di architettura. Gestione e Controllo di Interventi Complessi, Franco Angeli, Milano, 2012, pagg. 15-27. 04. Lo stesso sistema di certificazione dei prodotti di edilizia è l’esito di un trasferimento tecnologico dall’ambito degli elettrodomestici, primi tra tutti nella storia a dover fornire garanzie per la sicurezza in uso. 05. Il programma strategico per la ricerca e l’innovazione denominato Horizon 2020 mette a disposizione più di 70 miliardi nel periodo 2014-2020. Uno dei tre pilastri attorno a cui si struttura il programma si focalizza sul supporto a piccole e medie imprese virtuose, con l’obiettivo di incrementarne il potenziale di crescita. 06. Dal 2011 un accordo tra l’ente di ricerca nonchè laboratorio certificato ift Rosenheim e l’azienda italiana Secco Sistemi ha permesso a quest’ultima di installare all’interno del proprio stabilimento produttivo un’apparecchiatura per effettuare prove e verifiche sui propri prodotti validi ai fini della marcatura CE.

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Il sostanziale cambio di paradigma risiede però nell’innovazione del ruolo assunto da questi luoghi. Essi non si collocano più in maniera limitativa a valle di un processo statico e precostituito, a validarne o meno i risultati, ma si inseriscono fin dalla fase di elaborazione di un prodotto rendendolo da subito, e probabilmente per primo sul mercato, il più prestazionale e conforme alle normative vigenti. La metodologia di ricerca così delineata consente uno sviluppo innovativo del prodotto particolarmente serrato soprattutto nel caso in cui il laboratorio sia interno all’azienda, in perfetta aderenza con il ciclo di Deming (Plan-Do-CheckAct) che inserisce la fase di verifica in un continuum migliorativo. Le collaborazioni messe in campo con Università, Istituzioni, Enti di varia natura7 consentono inoltre un coinvolgimento di saperi multipli che riesce a tenere a vista i più ampi orizzonti e i più stringenti limiti. I laboratori di prova diventano dunque luogo e strumento di diffusione dell’innovazione di prodotto a supporto delle imprese, con un’offerta dai margini di ampliamento sempre espandibili ma allo stesso tempo dotata di specificità e adeguatezza, messa a punto dai team di ricerca calibrati sul prodotto che la rete di interazioni favorisce.

Immagine 06. Il laboratorio prove interno dello stabilimento di X-Lam Dolomiti, Trento. 07. Il sistema di laboratori CERT, Centro di Certificazione e Test di Treviso Tecnologia, è uno dei pochi centri italiani abilitati ad effettuare test su prodotti da costruzione validi per la marcatura CE. I soggetti che collaborano con l’azienda italiana apportano saperi e approcci diversificati come quelli che giungono, a titolo esemplificativo, dall’Università Iuav di Venezia, dalla Stazione Sperimentale del Vetro, dal Fraunhofer Institute e da Confartigianato. Durante la visita che il gruppo di ArTec ha effettuato presso il centro di Oderzo, sede non solo del laboratorio prodotti ma di altre verifiche che riguardano il settore metrologico, chimico industriale e agroalimentare, è stato possibile assistere a test di reazione al fuoco su materiali edili e prove riguardanti la prestazione termica su infissi in legno.

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PIU’ PICCOLO

Nanotecnologia: l’innovazione diventa materia(le) Francesca Guidolin


“Why cannot we write the entire 24 volumes of the Encyclopaedia Britannica on the head of a pin?”1 Così, 55 anni fa, il premio Nobel Richard P. Feynman inaugurava quello che sarebbe divenuto il campo d’azione principale dell’innovazione tecnologica alle soglie del XXI secolo. Bisognava aspettare 5 anni, tuttavia, per la nascita del neologismo “nanotecnologia”, coniato da Norio Taniguchi2. Si apriva così la strada alla possibile realizzazione scientifica di quell’immaginario del mondo dell’infinitamente piccolo, che dall’Alice di Lewis Carrol al “Fantastic Voyage” di Richard Fleischer, era già da tempo sintomatica dell’interesse nei confronti dell’ingrandimento di scala nel mondo ancora inesplorato dell’atomo da parte dell’uomo, per definizione l’essere vivente maggiormente evoluto alla manipolazione della materia.3 Come già era successo nel XIX secolo, con l’introduzione del ferro e del vetro in architettura, e successivamente del calcestruzzo, anche la scoperta dei materiali nanostrutturati ha aperto nuovi campi di indagine metodologica e di modelli produttivi nell’edilizia, con la sostanziale differenza che in questo caso l’oggetto della progettazione non era più un prodotto, ma la materia stessa di cui esso era costituito. L’atteggiamento di Eric Drexler del MIT, nel definire questa scienza alla scala del nanometro (109) come “[…] la tecnologia a livello molecolare che ci potrà permettere di porre ogni atomo dove vogliamo che esso stia”4, esemplifica l’esigenza della società e del mercato attuale, spinta verso una necessità persistente di controllo dell’ambiente circostante e un potenziamento continuo delle prestazioni del prodotto. Certo, all’epoca della prolusione di Feynman, non si erano ancora fatti i conti con le implicazioni che l’effettiva fattibilità della cosa avrebbe comportato: ora sappiamo che la realizzazione della sua fantasia sui 24 volumi richiederebbe 87.000 anni.5 Oggi il panorama delle nanotecnologie risulta molto complesso. Il carattere essenzialmente

Immgine 07. Superficie rivestita con nanofilm in vetro (Nanopool® GmbH) presente in ArTec. 01. Estratto della prolusione “There’s Plenty of Room at the Bottom” di Feynman R. (dicembre 1959) 02. Il termine viene utilizzato dal ricercatore dell’Università di Tokio, Taniguchi N. per indicare il campo delle trasformazioni a livello nanometrico, pari a un miliardesimo di metro. 03. A questo proposito Ashby M. ricorda che le ere geologiche dell’uomo vengono identificate in base alle sue capacità di manipolazione e trasformazione dei materiali. “Making implies the use of materials” Ashby M., Ferreira P., Schodek D., Nanomaterials, nanotechnologies and design , Elsevier, 2009. pag. 17. 04. Drexler E., Engines of Creation, the coming era of nanotechnology, Anchor books, 1986. 05. Bottani C.E., Vedere e manipolare gli atomi: dal sogno di Feynman ai materiali del futuro, prolusione tenuta nel 2008, all’Inaugurazione del 146°anno accademico 08|09 del Politecnico di Milano.

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trasversale di questo nuovo filone dell’innovazione ha permesso uno sviluppo “orizzontale” della ricerca e della produzione, verso i più disparati campi applicativi6. Per quanto riguarda l’edilizia, l’assodato meccanismo del trasferimento di tecnologie da altri settori, rappresenta una situazione particolare: nel caso delle nanotecnologie infatti, è il mondo naturale, anziché quello artificiale, a fornire materia di studio e ispirazione. Le zampe del geco, le foglie del fiore di loto, i denticoli dermici dello squalo o gli occhi delle falene, sono solo alcuni dei principali riferimenti di questo trasfert, che hanno stimolato un eterogeneo sviluppo delle prestazioni del prodotto. I processi di lavorazione dei nanomateriali (la cosiddetta Revolutionary technology del bottom up, e l’Evolutionary technology7 del top down) consentono la produzione di prodotti le cui prestazioni sono controllate e selezionate (high performance materials) o variabili in risposta al contesto degli stimoli esterni (smart materials). Del primo gruppo fanno parte i materiali strutturali (compositi fibrorinforzati FRP, i calcestruzzi ad alte prestazioni), i termostrutturali (fibre ignifughe, ceramici avanzati, ecc.), e i trattamenti superficiali con alte prestazioni ambientali (rivestimenti fotocatalitici, vetri selettivi o autopulenti8, rivestimenti nanostrutturati antiusura e anticorrosione); nel secondo gruppo rientrano i PCM (Phase Change Materials) e i biomateriali. È proprio l’affermata tendenza alla sostenibilità a spingere molte aziende al potenziamento del prodotto tradizionale già inserito nel mercato, verso l’implementazione delle prestazioni proprie dei nanostrutturati. Alcuni dei risultati di ricerca sono già entrati a far parte del panorama architettonico: i rivestimenti nanostrutturati autopulenti che Richard Meier utilizza nella Chiesa Dives in Misericordia, o nel Museo dell’Ara Pacis a Roma, sfruttano l’azione fotocatalitica dell’ossido di titanio consentendo così il mantenimento delle caratteristiche estetiche dell’involucro più a lungo; o ancora, l’utilizzo di calcestruzzo nanostrutturato trova ampio impiego nella realizzazione di grandi luci, come nella passerella ciclopedonale di Rudy Riciotti a Seul, o nella struttura e i sistemi di schermatura del MUCEM a Marsiglia. Le rilevazioni di mercato effettuate riportano una crescita ad andamento esponenziale. L’ultimo censimento delle organizzazioni italiane del settore nanotecnologico, condotto da Nanotec e AIRI nel 2010, conta un totale di 189 enti, a fronte dei 20 del 20049.

06. Una panoramica dei materiali nano strutturati presenti sul mercato è presente nell’archivio del gruppo Material ConneXion (www.materialconnexion.com). 07. La seconda strategia è quella che l’ European White Book on Fundamental Research in Materials Science raccomanderebbe di privilegiare, da Bottani C.E., op.cit. pag.7. 08. È possibile visionare alcuni dei materiali sopracitati presso ArTec: tra questi, il vetro autopulente Plikinton Active®, Spaceloft Aerogel Blanket® della Aspen Aerogel, il “vetro liquido” Nanopool® GmbH. 09. In Sposito A., Nanotecnologie: stato dell’arte e prospettive per l’architettura, in Nanotech for Architecture, Atti del I convegno Internazionale, Palermo, 26/28 Marzo 2009.

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Analogamente il Woodrow Wilson Center, nel suo Nanotechnology Consumer Products Inventory conta 1628 prodotti, a fronte dei 475 del marzo 2007.10 Questi dati sono rappresentativi dei trend di crescita del mercato11, che tuttavia presenta delle ombre. Dal punto di vista della ricerca e dell’applicazione di queste nuove scoperte tecnologiche, si assiste da una parte all’aumento degli investimenti12, alla nascita di veri e propri distretti per le nanotecnologie, in collaborazione con gli enti universitari e statali, come Veneto Nanotech e CIven, dall’altra alla persistente presenza di problemi applicativi nell’ambito pratico: mancano infatti delle piattaforme di interazione e comunicazione delle opportunità che il campo delle nanotecnologie offre, soprattutto nell’ambito dell’edilizia, settore tradizionalmente ermetico nei confronti dell’innovazione. L’importanza della creazione di una rete di contatti, per l’interazione, l’informazione e dialogo interdisciplinare nel campo dell’innovazione tecnologica, ha portato i dottorandi del corso di dottorato in Tecnologia dell’Architettura, congiuntamente ad ArTec (Archivio delle Tecniche e dei materiali per l’edilizia e il disegno industriale) ad approfondire le relazioni con l’esterno, in una visione necessariamente multidisciplinare e aperta, attraverso la partecipazione a convegni e conferenze e con il proprio contributo nell’ambito di eventi informativi del settore13. È assodato che la ricerca volta all’innovazione necessiti, a questo stato delle cose, della coesistenza di una salda componente interdisciplinare, connessa tuttavia al mantenimento della specificità delle singole competenze settoriali. L’affinamento di questo approccio sistematico e la convivenza di questi due aspetti, presuppongono una nuova metodologia, indispensabile per l’innovazione che si fa materia come nel caso delle nanotecnologie, le quali, per la loro stessa natura, impongono un sostanziale approfondimento di scala e un necessario affinamento delle competenze specifiche. D’altra parte, “una delle cose che ci distingue dalle nostre precedenti generazioni è che abbiamo visto i nostri stessi atomi.”14. La soluzione di questo “compromesso” è alla base della sfida aperta dal mondo del nano, affinché questo piccolo grande scenario innovativo non si traduca in una prospettiva senza orizzonte. Immagine 08. Archivio di Material ConneXion Italia, centro di ricerca sui materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili. (foto Material ConneXion Italia) 10. In Sposito A., op.cit. 11. Per ulteriori informazioni riguardo ai trend di mercato del settore, Rossetti M., La rivoluzione dell’infinitamente piccolo, in Legnolegno, n°29/2009. 12. Rossetti M., op.cit. 13. V. Festa dell’Europa (www.comune.venezia.it/europedirect) e seminario “Nuovi Materiali Nuove Sfide”, di Treviso Tecnologia, (www.tvtecnologia.it). 14. Darrow K., The Renaissance of Physics, in Drexler E., Engines of Creation, the coming era of nanotechnology, Anchor books, 1986.

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PIU’ DIGITALE

Software e sistemi digitali per la produzione e la comunicazione innovativa del progetto Emilio Antoniol


In un saggio del 2000, intitolato Architettura&Computer1, viene affrontato il tema dell’introduzione di sistemi digitali nel processo progettuale indagandone rischi e potenzialità in un periodo storico in cui l’uso del computer si stava progressivamente diffondendo anche nel settore dell’architettura. Oggi, a poco più di dieci anni dalla pubblicazione di tale volume, la digitalizzazione e l’informatizzazione nell’ambito delle costruzioni sono una realtà con cui tutti noi ci confrontiamo quotidianamente e che rientra nel più ampio concetto di “Mass Innovation”2 espresso nell’omonimo saggio di Ingrid Paoletti del 2011, nel quale il digitale diventa una delle basi di partenza per un nuovo tipo di innovazione diffusa che coinvolge molti ambiti disciplinari differenti. Infatti, se da un lato la miniaturizzazione dei dispositivi hardware, accompagnata da una loro sempre maggiore capacità ed economicità, ha reso il computer uno strumento d’uso quotidiano sia nella prassi progettuale che in molti aspetti legati alla produzione edilizia, dall’altro, lo sviluppo di software dedicati per l’architettura ha avviato una vera è propria ‘rivoluzione informatica’ che “[...] ha modificato i paradigmi del progetto contemporaneo innovando i processi di apprendimento, di elaborazione e di produzione”3. Dopo la diffusione dei sistemi CAD (Computer Aided Design), iniziata in edilizia a partire dagli anni ‘80, la rivoluzione digitale in corso è quella del BIM (Building Information Modeling) che, a partire dai primi anni 2000, sta trovando una sempre maggiore applicazione in tutti i campi dell’architettura. Tale trasformazione non riguarda solo l’introduzione di nuovi software o linguaggi dedicati ma definisce un vero e proprio cambiamento nella concezione del progetto: partendo da un sistema vettoriale, in due o tre dimensioni, come quello CAD si passa ad un sistema di modellazione solida dove le singole parti dell’edificio sono concepite come elementi parametrici tridimensionali. In quest’ottica, il BIM può essere definito come “un prodotto o rappresentazione digitale intelligente, come un processo di collaborazione e gestione dei dati in modo aperto e condiviso e come un processo di gestione del ciclo di vita di un edificio, dalla sua progettazione fino alla sua dismissione”4. Esso è quindi un sistema di progettazione integrata che inizia con la realizzazione di un modello tridimensionale, dove Immagine 09. Interattività al Muse di Trento, dicembre 2013. 01. Salvioni G., Architettura&Computer. Strumenti digitali per la gestione e la redazione del progetto di architettura, Kappa, Roma, 2000. 02. La “Mass Innovation” è, nella definizione di Ingrid Paoletti, un nuovo paradigma di innovazione, applicabile anche al settore delle costruzioni, in grado di diffondersi in modo rapido e su larga scala rispondendo alle esigenze degli utenti e del mercato, rivolgendosi contemporaneamente alle grandi e alle piccole imprese, e in grado di rispondere a un variabile contesto economico e sociale.Cfr. Paoletti I., Tardini P., Mass Innovation. Emerging Thechnologies in Construction, Maggioli, Rimini, 2011, pag. 7. 03. Conti C., Rappresentazioni grafiche e disegni di dettaglio fra progetto e produzione, pag. 113, in Tatano V. Dal manuale al web. Cultura tecnica, informazione tecnica e produzione edilizia per il progetto di architettura, Officina, Roma, 2007. 04. Definizione tratta dal National Building Information Modeling Standard™, National Institute of Building Sciences, 2007.

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ad ogni elemento sono associate caratteristiche proprie (geometriche, fisiche, materiche, economiche, ambientali, ecc.) e prosegue con le fasi di analisi, gestione del cantiere e manutenzione fino all’eventuale dismissione dell’opera5. Sebbene ad oggi esistano ancora problemi legati all’interoperabilità tra dati e formati di output provenienti da software differenti, sono già molte le applicazioni in cui viene impiegata la modellazione 3D così come il BIM. La possibilità di simulare e visualizzare su un modello tridimensionale non solo l’aspetto finale dell’edificio ma anche il suo comportamento statico, energetico o l’andamento delle varie fasi di costruzione fornisce al progettista nuovi strumenti per il controllo dell’opera sia nei suoi aspetti formali, come la dimensione o la posizione degli elementi del progetto, sia nella definizione dei dettagli costruttivi, dando la possibilità di intervenire sulle stratigrafie o sui dettagli di montaggio agendo direttamente sul modello. Alcune sperimentazioni pratiche, relative all’uso di modelli tridimensionali come strumenti di controllo degli edifici, sono state raccolte nel volume ‘Schermature Solari’6 nel quale, attraverso l’utilizzo di modelli realizzati con il software Ecotect Analysis 2010, è stata valutata l’efficacia dei frangisole del Palazzo dei Filatori ad Ahmedabad di Le Corbusier e della sede del Comune di Bologna di Mario Cucinella. Un secondo aspetto relativo alla digitalizzazione del settore edilizio riguarda le modalità di diffusione dell’informazione e di comunicazione del progetto. Nell’introduzione al saggio citato in apertura il prof. Morabito scrive: “[...] il computer è un ‘prodotto’ dell’informatica: una scienza nata per gestire l’informazione, elemento primario per decidere e scegliere correttamente”7. Decisione e scelta sono azioni fondamentali in un processo edilizio che vede non solo l’esigenza di definire forme e funzioni dell’edificio ma anche di scegliere i materiali, gli strumenti e le tecnologie più appropriate per la sua realizzazione. Sul tema della digitalizzazione dell’informazione tecnica, che passa oggi soprattutto attraverso la rete internet, il saggio “Dal manuale al web”8 ben descrive il fenomeno, tuttora presente, del proliferare quantitativo dell’informazione spesso in contrasto con la sua efficacia e affidabilità. Tuttavia, oggi si presentano nuovi scenari e strumenti che, partendo dal web, tentano di definire una maggior integrazione tra il digitale e il reale. Un esempio possono

05. L’uso dei sistemi BIM si sta diffondendo non solo negli studi progettazione ma anche, e forse in modo ancora più evidente, tra le aziende del settore delle costruzioni quale strumento per la gestione e il controllo delle fasi di realizzazione e messa in opera dei componenti edili. Per approfondire l’argomento si veda anche: Rossetti M., Antoniol E., BIM, Building Information Modeling, pag. 76-79 in Nuova Finestra n. 396, Novembre 2013, DBInformation. 06. Tatano V., Rossetti M., Schermature solari. Evoluzione, progettazione e soluzioni tecniche, Maggioli, Rimini, 2012. Per la verifica dell’efficienza delle schermature si veda in particolare il cap. 4, pag.81-105. 07. Cfr. Morabito G., Presentazione del libro Architettura&Computer. Strumenti digitali per la gestione e la redazione del progetto di architettura. 08. Tatano V. (a cura di), Dal manuale al web. Cultura tecnica, informazione tecnica e produzione edilizia per il progetto di architettura, Officina, Roma, 2007.

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essere i codici QR9 (Quick Response code) che consentono, mediante un generico dispositivo portatile connesso alla rete web, l’accesso alle informazioni tecniche o commerciali su un prodotto; o ancora, si pensi allo sviluppo della ‘realtà aumentata’ quale strumento di arricchimento della percezione del mondo reale10. Essa, attraverso l’uso di specifiche applicazioni per dispositivi portatili, fornisce all’utente contenuti informativi di tipo digitale, aggiuntivi rispetto a quelli derivanti dalla realtà stessa, che possono spaziare dalle informazioni di tipo turistico, agli orari dei negozi fino ai dati tecnico-commerciali su prodotti di consumo. Allo stesso modo anche la produzione edilizia cerca nuove strade di innovazione sempre più digitali. Se ormai da alcuni anni la possibilità di eseguire lavorazioni su misura, ma allo stesso tempo di estrema precisione, è una realtà grazie alle macchine a controllo numerico, la “mass customization”11, ossia la possibilità di realizzare prodotti personalizzabili su disegno dello stesso cliente, si sta orientando verso l’autoproduzione degli oggetti grazie, da un lato allo sviluppo di software di modellazione 3D sempre più diffusi e intuitivi, ma anche grazie a nuovi strumenti di produzione come i robot da costruzione o le stampanti tridimensionali. Queste, inizialmente sviluppate per la realizzazione di piccoli oggetti a matrice polimerica di varia forma, possono, nelle più recenti proposte di ricerca, realizzare in maniera automatica componenti in metallo, plastica o argilla fino a produrre intere cellule abitative “stampandone” le pareti con un apposito composto a base cementizia12. La produzione architettonica si discosta in questo modo dai metodi costruttivi basati sull’assemblaggio di componenti precostituiti per volgersi verso nuovi approcci produttivi in cui il digitale si è ormai inserito a tutti i livelli del processo: da quello ideativo, supportato da sempre nuovi strumenti per la modellazione e la visualizzazione tridimensionale dell’opera, a quello produttivo con sistemi che trovano nell’automazione e nella personalizzazione una costante spinta innovativa, fino a quello della comunicazione del progetto che individua nei nuovi supporti digitali lo strumento per tentare di varcare l’attuale frontiera tra ciò che è virtuale e ciò che è reale. Immagine 10. Dimostrazione di INDEXLAB della realizzazione con braccio robotico di superfici a doppia curvatura su pannelli in polistirolo, Fuorisalone 2014, Milano. 09. Nati alla fine degli anni ‘90 in Giappone per la tracciabilità dei componenti nel settore automobilistico, oggi i codici QR sono diffusi in molti settori anche grazie alla libera licenza di distribuzione rilasciata dalla Denso Wawe. Anche nell’edilizia, un sempre maggior numero di produttori assegna ai propri prodotti codici QR di riconoscimento che consentono, tramite un dispositivo portatile connesso alla rete, di accedere alle schede tecniche, ai moduli di contatto o ad informazioni sul prodotto in modo rapido e efficace. 10. Il concetto di ‘Realtà Aumentata’ è noto fin dagli anni ‘40 ma la sua diffusione si ha solo a partire dagli anni ‘80 con le prime applicazioni in ambito militare e poi medico. Più di recente il suo utilizzo si è diffuso anche nel campo della comunicazione e dell’informazione grazie soprattutto all’avvento di dispositivi portatili quali gli smartphone o i primi prototipi di GoogleGlass. 11. Cfr. Paoletti I., op.cit., pag. 29. 12. Uno dei più interessanti esempi di questo tipo è la tecnologia Contour Crafting sviluppata dal Dr. Behrokh Khoshnevis dell’Università della California. Per approfondire si veda il sito www.contourcrafting.org.

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Il sito web di OFFICINA* Il progetto OFFICINA* nasce nel dicembre 2013 da un’idea del gruppo di dottorandi in Tecnologia dell’Architettura dell’Università Iuav di Venezia, in risposta ad una sempre più forte esigenza di comunicare e condividere gli esiti delle molteplici attività di ricerca legate al loro percorso di formazione. Tali attività, spesso svolte in collaborazione con altri ricercatori, docenti o persone orbitanti attorno all’archivio ArTec, comprendono lezioni, conferenze, mostre, visite in cantiere o in azienda e rappresentano un importante contributo alla formazione dei dottorandi coinvolti nel progetto sia da un punto di vista metodologico che culturale, fornendo nuovi stimoli alla ricerca e nuove interazioni anche al di fuori dell’Università. Proprio questo ultimo aspetto trova, nell’ambito della tecnologia dell’architettura, un significativo riscontro nella collaborazione con le aziende o le imprese quali importanti attori del processo edilizio ma anche con enti, associazioni culturali o studi di progettazione in veste di portatori di nuove idee, visioni e approcci ai problemi affrontati nel corso del dottorato. L’intenzione di fornire una risposta applicativa alle esigenze appena descritte, ha portato, tra le varie cose, alla realizzazione di una piattaforma web - www.officina-artec.com - che potesse risultare facilmente accessibile e adeguatamente flessibile per adattarsi alle diverse esigenze che si sarebbero potute presentare con lo svilupparsi dell’iniziativa. Infatti, la necessità di condividere materiali e informazioni con caratteristiche alquanto differenti tra loro - dai contributi su libri o riviste, dalle conferenze alle lezioni, passando per le sequenze fotografiche fino ai video - ha da subito richiesto un supporto, adattabile a vari formati digitali, in grado di raccogliere tali attività e dare loro un’organizzazione sistematica. Proprio per queste caratteristiche di flessibilità e accessibilità il sito web, seppure ancora in costruzione, si già è dimostrato un valido strumento per la condivisione e l’interazione; inoltre, data la sua natura “artigianale”, quale prodotto realizzato dai dottorandi ICAR12, è diventato uno anche strumento di riflessione in merito alle modalità più efficaci per la comunicazione delle proprie ricerche. L’interfaccia principale del sito web è suddivisa in tre sezioni: Research, Publication e ArTec. Esse raccolgono i diversi contenuti classificandoli, attraverso l’utilizzo di categorie e tag, in alcune sottosezioni specifiche per ogni macro-categoria. In tal modo è possibile filtrare i Immagine 11. La homepage del sito web www.officina-artec.com.

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contenuti visualizzabili in base alle proprie esigenze scegliendo, per esempio, di selezionare le attività svolte da un singolo dottorando o quelle inerenti ad uno specifico argomento. La suddivisione in Research, Publication e ArTec tende a definire tre specifici ambiti di lavoro in cui siamo impegnati. Research: La sezione raccoglie gli stati di avanzamento delle ricerche di dottorato sviluppate in Tecnologia dell’architettura ma anche altre attività di ricerca, legate a progetti europei o nazionali, a cui partecipa il gruppo di persone che gravita attorno al progetto OFFICINA*. Tra questi vi sono ricercatori, assegnisti e dottori di ricerca che continuano la loro attività in collaborazione con l’Università Iuav, ma la sezione è aperta anche al mondo esterno con l’intento di coinvolgere nel progetto aziende, enti e associazioni. Publication: La sezione raccoglie le varie pubblicazioni dei membri di OFFICINA* in parte consultabili integralmente, in parte in forma di abstract. Alcune di esse sono frutto di attività di ricerca, altre derivano dalla partecipazione a convegni o conferenze; inoltre la sezione raccoglie i contributi dei dottorandi pubblicati su riviste del settore. In tale ottica, questa categoria diventa una sorta di “bibliografia ragionata” in cui sono raccolte le principali tematiche di lavoro e ricerca sviluppate dai singoli dottorandi. ArTec: Delle tre sezione ArTec è quella che meglio descrive lo spirito del progetto OFFICINA*. Essa infatti raccoglie attività di varia natura svolte da un gruppo di persone eterogeneo che lavora presso l’Archivio delle Tecniche e dei materiali per l’architettura e il disegno industriale dell’Università Iuav di Venezia. Oltre alle lezioni tenute all’interno dei corsi di tecnologia da docenti e professionisti, sono qui raccolte le iniziative culturali o formative promosse da OFFICINA* tra cui viaggi, visite in cantiere o in azienda, mostre ed eventi in genere, intesi come momenti di crescita importanti per la formazione dottorale. Con questi presupposti, la sezione ArTec si presenta come un vasto contenitore di idee e di esperienze frutto della partecipazione e dell’interazione tra più attori che contribuiscono, nel loro insieme, alla crescita culturale e personale di chi lavora in questa sede. Un’ultima nota meritano le modalità individuate per la divulgazione di questo progetto. Oltre alla sezione News, che raccoglie i promemoria degli eventi, mettendo in evidenza le iniziative più interessanti, la pagina di OFFICINA* è collegata ad alcuni social networks Facebook e Twitter - in quanto strumenti di diffusione delle notizie ad ampio raggio e ad alcune piattaforme web gratuite - Issuu, Flickr e YouTube - per la condivisione di materiale multimediale. Tali pagine diventano così un archivio in costante crescita dove sono raccolti materiali fotografici, lezioni e seminari, pubblicazioni, video, ed ogni altro contributo che possa essere utile alla riuscita di un progetto che vede nella divulgazione delle idee il suo obiettivo primario.

Immagine 12. Collage delle pagine del sito www.officina-artec.com.

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Bibliografia

_Antonini Ernesto, Landriscina Giulia (a cura di), Innovazione efficienza e sostenibilità del costruire, Bologna, Ricos, 2008. _Sinopoli Nicola, Tatano Valeria (a cura di), Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, Milano, FrancoAngeli, 2002. _Sinopoli Nicola, La tecnologia invisibile. Il processo di produzione dell’architettura e le sue regie, Milano, FrancoAngeli, 1997. _Tatano Valeria (a cura di), Dal manuale al web. Cultura tecnica, informazione tecnica e produzione edilizia per il progetto di architettura, Officina, Roma, 2007.

Immagine 13. Visita al Fensterbau 2014 di Norimberga.


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