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TRIS D’ASSI

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TICINO MOTORI

TICINO MOTORI

Tris d’Assi di questo numero è particolare. Non pubblica contributi di scrittori e giornalisti amici di Kerb Motori. Vuole ricordare Roland Ratzenberger, a vent’anni dalla scomparsa, e Andrea De Cesaris. Rendiamo merito anche al premio ricevuto dal nostro Ed Heuvink.

ROLAND VIVE NEL CUORE DI RUDOLF

Foto Andy Blackmore Design, Sutton Images, Dennis van Loenhout-http://www.devl.nl, Rudolf Ratzenberger, formulapassion.it/ayrton-senna-tribute/Antonio Azzano

Quel week-end a Imola vent’anni fa fu davvero maledetto. Il dio dei motori aveva deciso che avrebbe riscosso il suo tributo di sangue, immolando un pilota sull’altare della passione. In realtà la nera signora non si accontentò e chiese un tributo maggiore, inaudito. Cercava la carneficina, Moloch senza pietas. Durante quel fine settimana del 1994 successe di tutto e morirono due uomini: un grandissimo campione plurititolato, Ayrton Senna da Silva, e un pilota al debutto in F.1, Roland Ratzenberger. Con trascorsi anche a Le Mans e in F.3000 giapponese. Il clamore legato alla triste parabola del campionissimo, in preda a una crisi interiore e di risultati, fece passare in secondo piano la scomparsa del driver austriaco; che vive sempre nella memoria di tanti tifosi, ma soprattutto nei cuori dei genitori Margit e Rudolf. Il padre ancor oggi attraverso i cimeli del figlio, alimenta il suo ricordo. Nella bellissima foto del collega Dennis van Loenhout, Rudolf ha in mano il suo casco, proprio quello che Roland aveva in testa al momento dell’ascesa al cielo. E’ fotografato dal lato destro, quello non danneggiato, e dalla terrazza dell’Hotel Stein dove lui e Margit diedero il ricevimento di nozze, si ammira lo Schloss. “Guarda Roland, la tua Salisburgo. Lo vedi il castello?”, sembra dire Rudolf. Tra i coniugi Ratzenberger e Don Sergio Mantovani, cappellano dei piloti, è nata una bella amicizia. Si scrivono sovente e lo scorso maggio si sono rivisti a Imola per la ricorrenza. Li vediamo sotto, dopo la Messa a suffragio. Ha 87 anni Don Sergio, ha conosciuto tutti i più grandi fenomeni e ne ha visti tanti accomiatarsi anzitempo dalla scena. Quel fine settimana di primavera, a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, non portò bouquet di fiori, ma corone funebri. Il venerdì in prova Barrichello si salvò per miracolo, quando la sua Jordan s’impennò decollando sul cordolo contro le reti, cappottando. Il brasiliano perse conoscenza, si fece male, ma si salvò. Non era però un bel presagio. L’indomani la Simtek di Ratzenberger uscì di pista tirando dritto a oltre 300 km/h e la decelerazione risultò fatale. Il dramma si stava consumando, sempre più atroce che mai. Era dalla morte di De Angelis nel 1986, che nessun asso era più perito in F.1. Una cappa plumbea scese su Imola e la domenica la gara iniziò subito male, con la Lotus di Lamy centrare la Benetton di Letho, ferma sulla griglia di partenza. I detriti finirono in tribuna ferendo alcuni spettatori. Poi ci fu lo straziante dramma di Senna con la Williams, ma non era ancora finita. A pochi giri dal termine, dopo un pit-stop, la Minardi di Alboreto perse una ruota, che andò a ferire diversi meccanici. Diabolico scoprire tutti che gli incidenti avvennero per guasti meccanici e non per errori al volante. (a.citt.)

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