Gennaio 2020 | Anno III - N. 1 | www.onb.it
Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.
Il Giornale dei
CORONAVIRUS “2019-nCoV” Il virologo Giulio Tarro spiega origine, evoluzione e diffusione del virus che ha colpito la Cina
2ª
EDIZIONE
SUMMER SCHOOL
of Environmental Toxicology 2020 Effetti dell'inquinamento sulla salute umana: principali patologie causa di mortalità nei paesi industrializzati
Napoli, marzo-maggio 2020 Quest’anno la Summer School sarà aperta anche a medici e pertanto le attività didattiche saranno implementate con approfondimenti di clinica medica. Sarà assegnata una borsa di studio dall'Onb, per un valore di 12.000 Euro, allo stagista biologo primo classificato che potrà frequentare i laboratori dell’Arpa Campania per un anno.
www.onb.it
II
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
Sommario EDITORIALE 3
34
Biologi, una categoria, finalmente di Vincenzo D’Anna
SALUTE
PRIMO PIANO
24
6
Il nuovo coronavirus della città di Wuhan
10
Etichettatura, tra dubbi e incomprensioni: il ruolo del biologo… a tavola
Scoperto il gene architetto del volto dell’uomo moderno di Daniele Ruscitti
di Giulio Tarro
26
L’escherichia potrebbe favorire l’infarto del miocardio di Daniele Ruscitti
di Stefania Papa
28
Hiv contrastato da vescicole extracellulari
29
La molecola che frena l’Aterosclerosi
30
Le ultime frontiere dell’animazione sospesa
32
Bambini e adulti che giocano: i loro cervelli si connettono
di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti di Sara Lorusso
di Chiara Di Martino
34
Lenti smart per misurare lo zucchero nel sangue di Chiara Di Martino
6
36
Melanoma: in due farmaci una cura efficace
37
Il fumo danneggia (anche) la mente
38
Con le piante, stop allo stress da ufficio
di Riccardo Mazzoni
39
Le innumerevoli proprietà del Maqui
INTERVISTE
40
Genetica e calvizie
42
Aspiranti cervelloni? Il segreto è nello sport
46
Ascolta, impara e condividi
BIOLOGIA DEL PALAZZO 14 16
Non esiste la legge elettorale perfetta
di Riccardo Mazzoni
Germania e Spagna: due modelli da non copiare
18
Coronavirus, parla il virologo Giulio Tarro
20
Così un bronco in 3D ha restituito ossigeno a un bambino di 5 anni
di Carmine Gazzanni
di Carmine Gazzanni
di Domenico Esposito di Nico Falco
di Marco Modugno di Carla Cimmino
di Biancamaria Mancini di Marco Modugno
24
di Teresa Pandolfi, Gaetana La Porta, Giovanni Misasi Attualità
Scienze
Contatti
AMBIENTE 48
Da lupo a cane, il passo non è breve
50
Così le piante diventano strateghe
52
SPORT
di Giacomo Talignani
72
di Giacomo Talignani
di Antonino Palumbo
I predatori dei semi perduti
74
di Giacomo Talignani
54 56
di Gianpaolo Palazzo
STORIA
Calano le emissioni di gas serra in Italia
76
Clima, Italia tra i paesi più a rischio 78
INNOVAZIONE Dal deserto alla luna: la casa smart si adatta a tutto
82
Caccia alle polveri sottili di stufe e caminetti
Lo sportello fiscale dei biologi di Francesco Blasi
La biologia in breve di Rino Dazzo
LAVORO
di Felicia Frisi
63
La serra bioclimatica che riduce la bolletta
65
Bioplastiche dagli scarti di coltivazione
66
di Barbara Ciardullo
BREVI
di Gianpaolo Palazzo
62
La cultura scientifica in età imperiale CONSULENZA FISCALE
di Felicia Frisi
60
95 e non sentirli: Fagnani, l’Highlander delle ultramaratone di Antonino Palumbo
Green economy e superi la crisi
di Gianpaolo Palazzo
59
Olimpiadi ed europei di calcio, ma non solo: i grandi eventi del 2020
84
Concorsi pubblici per Biologi
di Felicia Frisi
di Gianni Reale
SCIENZE 86
Il legame tra ipertensione e nutrizione
90
Nuovi antimalarici nelle zuppe tradizionali
94
Alla ricerca dei parassiti con un Irccs specializzato
Acqua contaminata? Ci pensa il grafene di Pasquale Santilio
60
di Giada Fedri
di Sara Lorusso
di Elena Pomari, Chiara Piubelli, Dora Buonfrate, Manuela Mistretta, Anna Beltrame, Francesca Perandin e Zeno Bisoffi
SCIENZE BENI CULTURALI 68
Il podio dei musei: Colosseo, Uffizi e Pompei
71
A Milano 115mila visitatori per De Chirico
di Pietro Sapia
di Matteo Piccirilli
100 Gli ingredienti della prevenzione di Annalisa Giordano
CONTATTI 109 Informazioni per gli iscritti Attualità
Scienze
Contatti
EDITORIALE
Biologi, una categoria, finalmente di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
C’
è luce in fondo al tunnel. C’è spa- rando il gradimento e l’apprezzamenzio per liberare energie ed idee. to per le molteplici attività messe in C’è un orizzonte da raggiungere cantiere e soprattutto la fiducia di chi (ed i mezzi per poterlo fare). È crede nell’avvenire della nostra profesquesta la considerazione generale che sione, nelle varie e diversificate promi sovviene ogni qualvolta gli indici di spettive di attività da poter intraprenpartecipazione dei Biologi alla vita del dere in luogo dei soliti ed inflazionati loro (e nostro) Ordine si impennano, sbocchi lavorativi del passato. Tuttavia, segnalando il raggiungimento dei tra- l’indice che regala più soddisfazione in guardi auspicati. Un senso di certezza assoluto è quello che segnala l’aumenche soppianta dubbi e perplessità, fuga to della stima che i Biologi cominciano incomprensioni, allevia la a nutrire nelle prospettifatica degli sforzi compiuve offerte dai nuovi campi ti, spazza via le nuvole sul della Biologia ed il miglioAbbiamo appena cammino di un’intera cateramento dell’importanza goria professionale. sociale della categoria cui varcato la soglia Un vecchio adagio reciappartengono. fatidica dei ta che i numeri sono come Non c’è giorno, orun lampione: possono illumai, nel quale i media cinquantamila minare chi vuol vedere le non segnalino una nuoiscritti. La metà cose reali e certe, oppure va scoperta, l’apertura di sostenere l’ubriaco e le nuove prospettive diagnoutilizza l’area sue fantasticherie. Ebbene, stico terapeutiche, l’amnel nostro caso si tratta di pliamento della gamma riservata cifre eloquenti e concrete delle conoscenze nel camvenute a presentarci cerpo biomedico. Ebbene, tezze. Un dato innanzitutto: abbiamo molti di questi eventi vedono i Biologi appena varcato la soglia fatidica dei protagonisti assoluti ancorché persista cinquantamila iscritti, la metà dei quali il rammarico che una gran parte di loro - anche questo è un dato - utilizza l’ac- abbia sì nomi e cognomi italiani ma poi cesso all’area riservata creata dall’ONB operino in laboratori con sedi e denoper i servizi all’utenza e per l’accesso minazioni straniere. Un vecchio andazalla formazione continua (che gratuita- zo quella della “fuga dei cervelli” da una mente forniamo a tutti i nostri iscritti Nazione, la nostra, che ancora spreca le in numero sempre maggiore). scarse risorse di cui dispone assegnanUlteriori sondaggi di opinione tra i dole “a pioggia”, per potentati univerBiologi ci informano che stanno miglio- sitari e sanitari e non per il concreto Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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EDITORIALE
valore della ricerca e delle prospettive altri ordini professionali quali i Chimidi ricaduta pratica che essa stessa pure ci che pure sono interessati alle stesse è in grado di garantire. questioni. E che dire poi della cosiddetta “PiraE che dire dell’annosa vicenda dei mide della Ricerca” che porta il nome Biotecnologi, Biologi a tutti gli effetti, dell’ex ministro Madia? Un ai quali viene vietato l’acespediente legislativo belcesso ai concorsi pubblici lo e buono per creare il tiin Sanità pur essendo loro Occorre un’azione tolo di “ricercatore” salvo in possesso di una più che poi collocare chi ne viene idonea specializzazione? legislativa che insignito - nel nostro caso Di recente l’ONB ha impuriconosca la i Biologi - in un comparto gnato un bando di concorche lo assimila ai tecnici so di un’Asl avendo partiresponsabilità dei sanitari. Insomma titolo ta vinta per i soli Biologi Biologi nel campo e lavori da “Generale” e ma non per i Biotecnolopaga da “Sergente”. Non a gi considerati dalla giuridella ricerca e della caso il 20 di febbraio l’ONB sprudenza una “categoria celebrerà il Forum della a parte”, non depositaria scienza in generale ricerca e dei ricercatori, di sufficiente formazione un evento che sarà ospitauniversitaria per essere to negli spazi del Ceinge di Napoli per ammessa al comparto sanitario pubblichiamare a discutere le associazioni dei co. ricercatori italiani innanzi ad uomini di Occorre sanare questa presunta disescienza e titolari di enti di ricerca ita- guaglianza anche integrando i percorsi liani. di studio universitari per i BiotecnoloOccorre una vasta iniziativa legisla- gi e nel contempo difenderli nelle sedi tiva perché si modifichi questo stato giudiziarie. Un impegno che assumemdi cose e si riconosca il merito e la re- mo al raduno di Firenze del 2019, nel sponsabilità dei Biologi nel campo del- primo forum dei giovani, e che porterela ricerca e della scienza in generale. mo avanti con la speranza che sia risolDi quella scienza che vede impegnati to per il mese di ottobre di questo anno migliaia di nostri colleghi nei laborato- allorquando terremo la seconda ediziori degli Istituti Zooprofilattici e nelle ne di quello stesso evento fiorentino. Agenzie Regionali per l’Ambiente dove La vicenda dei Biotecnologi riporta svolgono, in tutto e per tutto, compiti all’attualità (ed in evidenza) la pretedestinati - per delicatezza, complessità stuosa posizione di tutti coloro i quali e conoscenza - a personale laureato an- continuano a sconsigliare loro l’iscricorché assunto nel comparto e retribui- zione all’Ordine millantando una dito come...tecnico sanitario!! Una incon- versità professionale di fondo che non gruenza che scaturisce dal combinato ha alcun fondamento e che invece, sodisposto della recente legprattutto in campo sanige 3/2018 che destina alle tario, è tutta da recupeprofessioni sanitarie il ruorare a vantaggio esclusivo È necessario lo dirigenziale e le piante degli stessi Biotecnologi. organiche di quegli enti Chi li “sconsiglia”? Taluiscriversi all’Ordine che hanno sotto-collocato ni “venditori di fumo” che quei professionisti. presiedono associazioni per rafforzare l’intera Per paradosso alcudi Biotecnologi spacciate categoria e trovare ni di questi sono stati ilper “ordine professionale” legittimamente assunti ma latitanti nel momento all’interno dell’ONB come tecnici di laboratorio del bisogno ed assenti nei un baluardo a difesa avendo però solo il titocontesti istituzionali ove si lo di “Biologo”, ed assunti gioca la partita del pieno della professione nel comparto come tecniriconoscimento dei Bioloci e quindi con l’obbligo gi-Biotecnologi. di iscriversi presso l’albo professionale Quella della necessità di iscriversi dei tecnici di laboratorio pur non pos- all’Ordine per rafforzare l’intera catesedendone il titolo. Un “guazzabuglio” goria e trovare all’interno dell’ONB un da dipanare quanto prima insieme ad baluardo a difesa della professione e 4
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
EDITORIALE
dei diritti dei professionisti, sarà og- teplici e legittime aspirazioni dei Biologi getto di particolare impegno della nuo- in generale. Crediamo, in perfetta buona va dirigenza e dell’intero Consiglio del fede, che la Nostra cassa di previdenza nostro Ordine professionale. Quello non sia una banca, il cui fine ultimo è la che vogliamo far comprendere appieno realizzazione di intenti lucrativi, néuna è che non si tratta di un cooperativa finanziaria che mero obbligo, di un balzeldebba sostenere le attività lo da pagare solo perché imprenditoriali dei coopeIscriversi significa così stabilisce la legge, ranti. Si tratta dei risparma di una scelta responmi previdenziali dei Biologi poter usufruire di sabile che, se esercitata, iscritti alla Casa, lavoratori servizi, informazioni, accresce prestigio, diritti, autonomi in maggioranza, autorevolezza e forza conche debbono essere utiliztutele legali, trattuale all’intera catezato per i Biologi anche prigoria. Iscriversi significa ma della loro età pensionaformazione e sostegno poter usufruire di servizi, bile. Certo in un contesto per poco meno di 50 informazioni, tutele legali, nel quale esistono limiti di formazione e sostegno per impiego del danaro indicacentesimi al giorno poco meno di 50 centesimi ti nelle normative che dial giorno. Meno di una tazsciplinano la materia. Tutzina di caffè! tavia, sarà bene allargare le maglie e le Quello dell’obbligo di legge per l’iscri- sinergie con l’ONB in una piena e leale zione all’ONB, determinatosi sulla base collaborazione. Leale nel senso che l’atdella tipologia dell’attività professionale tuale dirigenza dell’ONB non si proporrà svolta (a prescindere dal tipo di rappor- in liste concorrenti per partecipare alle to di lavoro), sarà uno dei temi più im- elezioni per l’Enpab. Non c’è alcun motipegnativi per l’anno in corso. Si calcola vo per competere e per creare momenti essere di qualche decina di migliaia il di frizione strumentali o peggio ancora numero degli esercenti la professione di di ricambiare l’improvvida decisione che Biologi, lavoratori autonomi oppure su- l’Enpab assunse nella circostanza del bordinati, che mancano all’appello. Un rinnovo della dirigenza dell’ONB. danno economico e di rappresentanza di L’Ordine però eserciterà una funzione grandi proporzioni che l’incuria e la tra- di garanzia dei diritti e delle prerogative scuratezza dei passati anni ha tollerato e di tutti i Biologi che vorranno partecipaper qualche verso agevolato. Adoperere- re all’evento come elettorato passivo ma mo tutti i sistemi che la legge ci consen- anche attivo. In un sistema di garanzie te per colmare un divario non più tolle- democratiche occorre adottare misure rabile, un danno che si riverbera anche per garantire i diritti costituzionali a tutsu altri Enti come la Cassa di Previdenza ti. Evitare l’adozione di un regolamento dei Biologi e la previdenza stessa. elettorale che tenga fuori la possibilità di Lupus in fabula!! La Caseleggere minoranze, e prosa di Previdenza quest’ancedure di voto l di dubbia no rinnoverà la propria ditrasparenza e garanzia. Se rigenza, con l’auspicio che le elezioni si terranno ancoL’obbligo di legge per la parola “rinnovamento” si ra per via telematica la gel’iscrizione all’ONB, coniughi con “miglioramennerazione delle credenziali to” della capacità gestionaper votare, codici di accesso sulla base della le ed una maggiore apertuper intenderci, credo debtipologia dell’attività ra alla collaborazione con ba essere ripartita tra più l’Ordine dei Biologi. Enti, acciocché nessuno sia professionale svolta Intendiamoci, il Presidepositario della conoscendente Tiziana Stallone gode za per poter manipolare il sarà uno dei temi di un largo consenso e non voto. L’ONB, lo dichiarampiù impegnativi vi sono appunti di sorta da mo in tempi non sospetti elevare. Se divergenze vi (fuori da logiche competitipossono essere è sull’utive ed elettorali) può anche lizzo di massa di circa ottocento milioni svolgere il ruolo di garante. La saggezza di euro, risorsa che deve poter essere dei colleghi dirigenti di Enpab saprà cerimpegnata per venire incontro alle mol- to operare nel senso auspicato. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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PRIMO PIANO
IL NUOVO CORONAVIRUS DELLA CITTÀ DI WUHAN Emergenza sanitaria in Cina: l’epidemia virale causata da “2019-nCoV” di Giulio Tarro*
U
n focolaio di polmonite nella città cinese di Wuhan è stato riportato all’OMS l’ultimo giorno del 2019. Una settimana dopo è stato identificato un nuovo coronavirus (2019nCoV). L’OMS ha stabilito la guida per tutti i paesi per prepararsi alla nuova infezione virale. Dopo 3 settimane le autorità cinesi hanno confermato la trasmissione del virus da una persona all’altra. Nel frattempo singoli casi sono stati riportati in Tailandia, Giappone, Stati Uniti, Russia e Messico. Ad oggi (30 gennaio 2020, ndr) le persone contagiate sono oltre 7mila e 170 le vittime.
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Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
Introduzione Il tratto respiratorio può essere infettato da diverse famiglie di virus che sono in grado di dare complessi sintomatologici di grado sempre più severo dal raffreddore a polmoniti fulminanti. Le infezioni virali respiratorie sono la principale causa di morbidità, ospedalizzazione e mortalità in tutto il mondo; infatti l’influenza e la polmonite sono le cause infettive prevalenti di morte del secolo scorso nel mondo. Ancora le infezioni virali respiratorie sono la causa singola più comune di malattia acuta e di ricorso al medico nonché la prima causa di prescrizione degli antibiotici Riportiamo nella tabella alcuni dati epidemiologici significativi dei virus respiratori umani come la loro incidenza stagionale, le modalità di diffusione, i giorni di incubazione, la loro
frequenza di ospedalizzazione ed infine il campione diagnostico da utilizzare. Patogenesi Sebbene l’estensione della replicazione virale si correla bene con la gravità della malattia, per la maggior parte dei virus respiratori il meccanismo d’infezione è diverso per i vari gruppi. Le infezioni da rinovirus e coronavirus sono in gran parte limitati al tratto superiore respiratorio, mentre i virus influenzali, il virus respiratorio sinciziale, i parainfluenzali ed il virus della SARS nonché gli adenovirus in genere infettano anche le vie respiratorie inferiori. La progressione verso una malattia delle basse vie respiratorie è più comune nei pazienti con deficit immunitari per quel che riguarda tutto il complesso dei virus respiratori. Per molti di questi pazienti la
PRIMO PIANO presenza di anticorpi neutralizzanti nel siero di sangue e nelle secrezioni respiratorie si correla con la protezione dalle infezioni. Per lo più l’immunità dura più a lungo e la reinfezione è meno comune con i gruppi virali che hanno molti siero tipi, per esempio rinovirus ed adenovirus, rispetto a quelli che hanno pochi sierotipi. Sebbene la reinfezione è frequente con i virus parainfluenzali ed il respiratorio sinciziale generalmente la gravità diminuisce con gli episodi successivi. SARS La SARS è una forma unica di polmonite virale al contrario di molte altre polmoniti virali, i sintomi respiratori delle alte vie sono in genere assenti nella SARS, sebbene tosse e difficoltà respiratoria, si osservano nella maggior parte dei pazienti. Nella forma classica i pazienti presentano una malattia generica con febbre, mialgia, malessere e raffreddamento; possono ac-
Virus respiratori umani
Stagione
cadere episodi di franca diarrea. La diagnosi di SARS dovrebbe essere sospettata in qualsiasi paziente con polmonite radiologicamente confermata per chiunque abbia fattori di rischio epidemiologico per la sindrome da coronavirus. Il coronavirus della SARS è stato identificato come la causa di questa sindrome clinica da quando è stata per la prima volta riconosciuta come polmonite atipica non comune nella provincia di Guangdong, Cina, nel novembre del 2002. Nei sei mesi successivi il virus si è diffuso in molte aree geografiche risultando in 8 mila danneggiati e 764 morti. I paesi maggiormente colpiti dopo la Cina sono stati Hong Kong, Singapore, Taiwan e Toronto in Canada. Il virus è di origine animale, ma il serbatoio primitivo è rimasto incerto. Presumibilmente inizialmente dai pipistrelli è passato ad animali più piccoli in particolare lo zibetto, furetto, gatti, topi e scimmie. La Propagazione da una perso-
Modalità di diffusione
Giorni di incubazione
Patogeno nosocomiale Campione diagnostico
ADENOVIRUS
Estate
Aerosol, contatto
4-7
Sì
Tratto respiratorio, gola, congiuntiva, urine, feci, sangue
RHINOVIRUS
Inizio autunno, fine primavera
Mani, gocciole
1-5
Sì
Nasofaringe
CORONAVIRUS
Inverno
Gocciole
2-5
Minore
Nasofaringe
CORONAVIRUS SARS
Autunno, inverno
Mani, gocciole
2-10
Maggiore
Secrezioni respiratorie, nasofaringe, gola, naso, tratto respiratorio basso, feci, siero, plasma
HANTAVIRUS
Tutte le stagioni
Aerosol, morso
Variabile (9-33)
Maggiore
Escreti, siero di sangue
METAPNEUMOVIRUS
Inizio autunno fino a primavera
Mani, gocciole
2-7
Sì
Nasofaringe, tratto respiratorio basso
INFLUENZA VIRUS (A e B) Inverno
Aerosol, gocciole
1-4
Maggiore
Nasofaringe, gola, tratto respiratorio basso
PARAINFLUENZA VIRUS (PIV)
Tipo 1 e 2 autunno, tipo 3 primvera ed estate
Aerosol, gocciole
3-6
Sì
Nasofaringe, tratto respiratorio basso
RESPIRATORY SYNCYTIAL VIRUS (RSV)
Autunno inoltrato fino a primavera
Mani, gocciole
2-8
Maggiore
Nasofaringe, tratto respiratorio basso
BOCAVIRUS (PARVOVIRUS)
Inverno
Contatto, gocciole
2-6
Maggiore
Nasofaringe
na all’altra è stata specialmente frequente nelle case di salute e negli ospedali, ma la trasmissione è stata anche osservata a casa, negli alberghi, nei luoghi di lavoro, negli aerei e nei taxi. È stata anche riportata La trasmissione in laboratorio del coronavirus della SARS ed anche l’origine direttamente dagli animali descritti. La SARS è stata diagnosticata sulla base dell’evidenza epidemiologica, del sospetto clinico e dei test diagnostici. A suo tempo la definizione di SARS è stata fornita dai centri di controllo della malattia e prevenzione di Atlanta (CDC). In particolare una storia recente di viaggio in Cina, Hong Kong o Taiwan o stretto contatto con persone provenienti da questi paesi, entro dieci giorni prima dell’inizio dei sintomi. Un metodo efficiente per produrre anticorpi monoclonali umani da cellule B della memoria ha dimostrato la neutralizzazione consistente del coronavirus della SARS (Elisabetta Traggiai, Stephan Becker e Antonio Lanzavecchia. Nature Medicine 10, 871-875, 2004). Anticorpi monoclonali umani come profilassi per l’infezione da coronavirus della SARS sono stati utilizzati nei furetti (J. ter Meulen et al. The Lancet 26, 6, 2004). MERS Nel settembre del 2012 un nuovo coronavirus umano è stato isolato in un paziente dell’Arabia del Sud con una malattia tipo SARS caratterizzata da febbre, tosse e respiro ridotto. Il paziente è morto per la sindrome respiratoria ed un blocco renale. La sindrome respiratoria del medio oriente è stata definita come MERS (Middle Est Respiratory Syndrome). Un ulteriore passo avanti è stato compiuto nell’identificare anticorpi monoclonali neutralizzanti umani contro questo nuovo coronavirus della MERS (MERS-CoV). Il pericolo di malattie infettive emergenti come la SARS e la MERS, sottolineano la necessità di un approccio immediato che ci permetta di identificare con immediatezza antivirali efficaci per combattere i virus. Il recente successo di identificare anticorpi umani neutralizzanti (mAbs contro MERS-CoV) suggerisce la possibilità di usare queste metodologie per una risposta rapida nei confronti di virus emergenti e con potenziale di causare pandemie [Tianlei Ying, Haoyang Li, Lu Lu, Dimiter S Dimitrov e Shibo Jiang. Microbes Infect. 2015 Feb; 17(2): 142-148].
*
Virologo.
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STATI GENERALI DELLA RICERCA Napoli, 20 febbraio 2020
CEINGE - Sala Convegni, via Gaetano Salvatore 486
PROGRAMMA
13:15 - Lunch break
9:00 Registrazione
SESSIONE 2 - LA PIRAMIDE DEL RICERCATORE
9:30 Saluti Istituzionali Sen. Dott. Vincenzo D’Anna Presidente Ordine Nazionale dei Biologi Prof. Marco Salvatore Dierttore Scientifico IRCCS SDN Prof. Pietro Forestieri Presidente CEINGE-Biotecnologie Avanzate Dott. Attilio Bianchi Dir. Gen. Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale Prof. Antonio Simeone CNR Research Director - IGB Director Dott.ssa Anna Iervolino Direttore Generale Aou Federico II Dott. Giovanni Musci Presidente del Cbui Dott. Gerardo Botti Dir. Scientifico Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale
14:00 - Il nuovo ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria Dott. Giovanni Leonardi
SESSIONE 1 - LO STATO DELLA RICERCA IN ITALIA: LIBERTÀ E FINANZIAMENTI
All’evento sono stati invitati i ministri della Salute e dell’Università e ricerca
10:00 - Il preruolo nell’Università italiana: normativa e percorsi Dott. Bruno Catalanotti 10:30 - Lo stato dell’arte dei profili occupazionali dei dottori di ricerca italiani Dott. Fulvio Musto 11:00- Verso una nuova missione del CNR per il 2020: problemi aperti e spunti di riflessione Dott. Carlo Brondi 11:30 - Costruire l’industria delle Scienze della vita. Il trasferimento tecnologico, biologico e biomedico in Italia Prof. Alessandro Quattrone 12:00 - I Fondi Europei nel Finanziamento della Ricerca Italiana Prof. Francesco Salvatore
12:30 - Tavola rotonda: Aumentare il grado di competitività e di attrattività della Ricerca italiana Chair: dott.ssa Claudia Dello Iacovo Consigliere dell’Onb con delega nazionale alla formazione Dott. Fulvio Musto Dott. Nicola Fantini Dott. Bruno Catalanotti Dott.ssa Cristina Capittini
8
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
14:30 - Le prospettive professionali del ricercatore sanitario Dott. Leonardo Caporali 15:00 - Question time LA PIRAMIDE DEL RICERCATORE Dott. Giovanni Leonardi Prof.ssa Maria Paola Landini Dott. Leonardo Caporali Dott. Giosuè Scognamiglio Dott. Mauro Mazzocut Avv. Alessandro Caruso Dott. Paolo Catarsi 16:30 - Presentazione e firma delle proposte condivise 17:00 - Fine dei lavori
RELATORI
Prof.ssa Maria Paola Landini Direttore scientifico IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna
Dott. Fulvio Musto
Dott. Giosuè Scognamiglio Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale
Dott. Carlo Brondi CoMancio@CNR
Prof. Alessandro Quattrone Professore Dipartimento di Biomedicina cellulare dell’Università di Trento
Presidente del Comitato per la valorizzazione del dottorato
Dott. Giovanni Leonardi Direttore generale della ricerca e dell’innovazione in sanità, Ministero della Salute
Dott. Nicola Fantini CoMancio@CNR
Dott. Leonardo Caporali Presidente ARSI, Associazione Ricercatori in Sanità Italia
Dott. Mauro Mazzocut IRCCS AOU policlinico San Martino - IST
Prof. Francesco Salvatore Professore Emerito di Biochimica Umana Università degli Studi di Napoli Federico II
Avv. Alessandro Caruso Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale
Dott. Bruno Catalanotti Ricercatore in Chimica Farmaceutica Università degli Studi di Napoli "Federico II"
Dott. Paolo Catarsi Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo Dott.ssa Cristina Capittini Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo
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PRIMO PIANO
di Stefania Papa*
L
o hanno ribattezzato il sistema a “semaforo”. Stiamo parlando del Nutri-Score, il modello di etichettatura francese (adottato, tra l’altro, da molti Paesi Ue) messo a punto dai ricercatori dell’università di Parigi e dell’Inserm, concepito per segnalare ai consumatori i cibi che contengono un’alta percentuale di grassi e sale. In Italia, tale sistema - basato su un formato che indica i singoli valori nutrizionali con una scala di cinque colori (dal rosso al verde), a cui corrispondono le prime cinque lettere dell’alfabeto (a-b-c-d-e) - ha letteralmente diviso il settore delle imprese alimentari. Ma non solo quello. Sì, perché, anche il mondo della politica si un po’, diciamo, messo di traverso. Il motivo? È presto detto. Da destra a sinistra, in maniera rigorosamente bipartisan, un po’ tutti hanno sottolineato che un meccanismo del genere rischierebbe di penalizzare, in modo ingiusto, i prodotti della dieta mediterranea. Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza si è schierato, giorni fa, sull’argomento, chiarendo la propria posizione (nel corso di un convegno organizzato da Coldiretti), e dicendosi preoccupato che il Nutri-Score possa penalizzare il “made in Italy” a tavola. “Un modello in cui l’olio di colza è valutato meglio dell’olio di oliva non lo accetteremo mai” ha precisato l’esponente del governo. Di parere opposto, e schierati completamente a favore del “semaforo francese”, si sono mostrati, invece, alcuni scienziati italiani esperti di salute pubblica, epide-
Consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi, delegata alla Sicurezza Alimentare e delegata per le regioni Toscana e Umbria.
*
10 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
miologia, alimentazione e farmacologia, i possiamo non rimarcare come sia triste, quali hanno firmato un articolo a sostegno a tutt’oggi, dover rilevare che su un argodel Nutri-Score pubblicato poi sul portale mento del genere ci sia ancora bisogno di Scienza in Rete. Si tratta, nello specifico, fare chiarezza. di Paolo Vineis, Elio Riboli, Walter RicciarLa domanda di fondo, d’altronde, ridi, Mauro Serafini e Silvio Garattini. mane la stessa: che sia il “modello a sePer costoro “l’adozione di un sistema maforo” oppure la controproposta itadi informazione nuliana dell’etichetta trizionale basato sulle “a batteria” (cui in Il modello di etichettatura queste ore si sta laetichette dei cibi è raccomandata da tut- francese, adottato da molti vorando nelle stanze ti i comitati di esperti del governo), quello nazionali e interna- Paesi dell’Ue, segnala le alte adottato, alla fine, zionali, in particolare concetrazioni di sale e grassi cosa arriva al consudall’Organizzazione matore? E quanto, di Mondiale della Sanità una pur corretta po(OMS)” la quale, è stato ancora evidenzia- sizione scientifica di partenza, risulta poi to, ritiene “che si tratti di una misura effi- anche immediatamente comprensibile da cace per aiutare i consumatori ad adottare parte dell’utente, anche di quello più avcomportamenti alimentari più sani”. veduto e preparato? Ora, lungi da noi volerci schierare Diciamocela tutta, senza troppi giri di nel dibattito. Tuttavia, in quanto Biologi, parole. Talvolta quella che noi crediamo rappresentanti, cioè, a pieno titolo, di una “semplificazione” si tramuta, all’opposto, categoria attiva anche e soprattutto nel in nemica della comprensione. Ed è qui, campo della Sicurezza Alimentare, non tra ricerca e sviluppo, che si nasconde la
PRIMO PIANO
ETICHETTA, TRA DUBBI E INCOMPRENSIONI: IL RUOLO DEL BIOLOGO... A TAVOLA Che sia il Nutri-Score o il modello italiano “a batteria” il sistema adottato, ciò che occorre è far arrivare le informazioni al consumatore
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vera insidia, la vera difficoltà. Lo ribadia- nell’esclusivo interesse dei consumatori mo: che sia il Nutri-Score o il modello ita- affinché questi possano adottare comliano il format che alla fine sarà adottato portamenti nutrizionali più sani e conanche nel nostro Paese, il quesito che in soni al loro stile di vita. E chi se non il casi del genere tutti quanti noi dovremmo Biologo, con le sue speciali competenze porci è il seguente: come ed in che modo e quella particolare attitudine a lavorare far arrivare, nella maniera più corretta, in team che lo contraddistingue, potrebgiusta ed efficace, le be dare una mano a informazioni a chi poi stilarla? Il sistema transalpino si accinge ad acquiInsomma, ormai stare e consumare un lo si è capito. Tutto rischia di danneggiare passa dalla corretdeterminato prodotto i prodotti della dieta ta e consapevole alimentare. divulgazione delle È dunque fondamediterranea informazioni da parmentale che la buona te delle istituzioni scienza si traduca in pensiero operativo ma perché questo ac- preposte. Per dirla con parole semplici: cada è necessario un ultimo fondamenta- bisogna fare in modo che chi legge un’ele passaggio: il varo di una guida che sia tichetta ne comprenda appieno anche il realmente valida fungendo da supporto significato, senza bisogno di... cifrari ed concreto rispetto a quanto essa stessa interpreti! Ed è qui che entra in gioco la dice e contiene, senza fraintendimenti professionalità del Biologo, con la sua poe lati oscuri che poi potrebbero presta- liedricità, la capacità di interfacciarsi con re il fianco a critiche e “bacchettate”. Il la multidisciplinarietà e quella naturale tutto, appare quasi pleonastico ribadirlo, propensione al gioco di squadra che ne fa
il partner perfetto in ogni occasione. Proprio qui, dove gli esperti nel campo della Nutrizione e della Sicurezza Alimentare, sono chiamati ad assolvere una funzione a dir poco strategica per non dire fondamentale, operando in sinergia con gli altri operatori del pianeta sanità. E con un notevole e sempre più crescente impatto sulla salvaguardia della salute pubblica. Per far sì che questo accada, bisogna lavorare per rafforzare l’intesa tra i Biologi e le istituzioni preposte (pensiamo alle Regioni, ai Comuni o al mondo stesso della Scuola) con un discorso a 360 gradi che veda impegnata e coinvolta la nostra categoria in tutti i settori della filiera: dalla produzione, all’imballaggio, dall’etichettatura fino alla distribuzione. E infine all’acquisto del prodotto destinato a finire sulle nostre tavole. È proprio vero, come recita il vecchio adagio, che la conoscenza è sempre maestra del cambiamento. Ma è la consapevolezza la forza che infine lo governa. E che rende più semplici le cose da capire. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Convegno
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO 9:00 - Registrazione dei partecipanti
II. SESSIONE AMBIENTE E SALUTE Moderatore: : Dott. Masiero Antonio
9:00 - Saluti istituzionali Sen. Dott. Vincenzo D’Anna
11:30 - Nuovi strumenti di analisi e gestione del rischio negli impatti sanitari di origine ambientale: il ruolo strategico delle esposizioni negli ambienti di lavoro Dott.ssa Marina Vazzoler
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott. Gennaro Breglia
Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott.ssa Anna Verde
Biologa Specialista, Padova
Prof. Edoardo Gaffeo
12:15 - Sicurezza nell’utilizzo dei gas in ambito ospedaliero Dott. Gennaro Breglia
Commissario dell’Onb per il Veneto Sindaco di Rovigo
I. SESSIONE LEGISLATIVA Moderatrice: Dott.ssa Gloria Fortin 9:45 - Salute nella Costituzione Italiana Rapporti salute e lavoro Dott.ssa Antonella Zangirolami
Medico specialista in Medicina del Lavoro, ex Direttore del Dipartimento di Prevenzione AULSS 18 di Rovigo
Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi Delegato nazionale alla Sicurezza sui luoghi di lavoro
13:00 - Discussione delle sessioni della mattina 13.30 - Light lunch
10:30 - Dal Decreto Legislativo n. 81/2008 e s.m.i. ai nuovi rischi emergenti DOTT. Antonio Masiero Chimico del Servizio di Prevenzione e Protezione AULSS 5 di Rovigo
11:15 - Coffee break
ROVIGO
Best Western Hotel Cristallo Viale Porta Adige, 1
18 aprile 2020
Riferimento per logistica e svolgimento dell’evento: 12 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020 Gloria Fortin (cell. 347 8278408, e-mail: fortin.gloria@gmail.com
III. SESSIONE SICUREZZA Moderatore: Dott. Gennaro Breglia
IV. SESSIONE PRATICA CON ESERCITAZIONI Moderatore: : Dott. Gennaro Breglia
14:30 - Il documento di valutazione dei rischi: dall’analisi dei rischi agli strumenti operativi per la gestione della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro Dr.ssa Gloria Fortin
17:00 - Stesura di una procedura chimica. Studio di casi particolari, formazione di gruppi di lavoro, discussione finale guidata Dott. Claudio Soave
Biologa Igienista Industriale, Rovigo
Chimico Specialista, Verona
Dott.ssa Vittoria Cervi Biologa Specialista, Verona
15:15 - Rischio biologico: il metodo Fmea Dott. Vinicio Baccaglini
Dr.ssa Gloria Fortin Biologa Igienista Industriale, Rovigo
Biologo, Bioanalisi, Centro Medico Rovigo
16:00 - Dal modello di organizzazione e gestione al sistema di gestione salute e sicurezza sul lavoro Dott.ssa Vittoria Cervi Biologa Specialista, Verona
V. SESSIONE CONCLUSIVA Moderatrice: Dott.ssa Gloria Fortin 18:30 - Valutazione dell’apprendimento ad opera dei partecipanti 19:00 - Discussione finale e chiusura dei lavori
16:45 - Coffee break
EVENTO ECM - Numero massimo dei partecipanti: 50
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RadioIlBioGiornale dei Biologi | Gennaio 2020
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BIOLOGIA DEL PALAZZO
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di Riccardo Mazzoni
I
l Parlamento si appresta a modificare la legge elettorale per la dodicesima volta dall’unità d’Italia: è un record che non ha uguali in nessun’altra grande democrazia occidentale. La maggioranza ha presentato una proposta che riporta al sistema proporzionale della prima repubblica, ma con una soglia di sbarramento al 5 per cento che dovrebbe ridurre la frammentazione politica, anche se verrebbe assicurato un diritto di tribuna anche ai partiti minori. Ma le varie simulazioni sui risultati che si produrrebbero in Italia applicando le varie leggi elettorali del mondo, quando applicabili, ai risultati delle ultime elezioni politiche, dimostrano che non esiste, a Costituzione vigente, una legge elettorale in grado di garantire la governabilità del Paese. Finché l’elettorato attivo è diverso tra Camera e Senato e finché il Senato esprime la fiducia come la Camera, la governabilità e la stabilità di governo non si possono realizzare se non per caso, oppure – com’è avvenuto nelle ultime legislature – con accordi parlamenta-
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ri tra partiti che si erano presentati alle ni di fatto dell’assetto rimasto vigente, in elezioni da acerrimi avversari. Senza il particolare per quel che riguarda la forsuperamento del bicameralismo perfet- ma di governo”. Più volte, ancor prima di diventare to, insomma, e con il tripolarismo che si è affermato con la comparsa sulla scena presidente, Napolitano aveva messo in del Movimento Cinque Stelle, la stabilità guardia dal “ripiegare su un approccio conservatore sui temi istituzionali”. Sulresta una chimera. Il problema del rafforzamento del po- la forma di governo, significativo fu ad tere esecutivo è stato presente in tutte le esempio - fin dal discorso di insediamenriforme istituzionali presentate dal 1982 to - il riferimento a un passaggio del dibattito in Assemblea in poi, ma ha sempre costituente: l’approprevalso il mantenivazione “largamente mento dello status Il diverso elettorato maggioritaria”, nel quo, o per il falliesistente tra Camera settembre 1946, mento delle Comdell’ordine del giormissioni bicamerali e Senato non consente no Perassi con cui per le riforme, o per la stabilità di un Governo i costituenti si proil pronunciamento nunciarono “per l’adel popolo con la dozione del sistema vittoria dei “no” nei referendum confermativi. Un segno par- parlamentare da disciplinarsi tuttavia ticolarmente profondo sulla necessità con dispositivi costituzionali idonei a tudelle riforme lo lasciò lo stesso presiden- telare le esigenze di stabilità dell’azione te Napolitano col discorso che fece il 17 di governo e ad evitare le degeneraziodicembre del 2008 al Quirinale, quando ni del parlamentarismo”. Dispositivi poi caldeggiò “la possibile revisione di speci- mai adottati. Senza una riforma costituzionale, fiche norme della Costituzione del 1948”, aggiungendo che “tale revisione appare dunque, è illusorio pensare al ruolo salancor più opportuna dinanzi ad alterazio- vifico delle leggi elettorali, non esisten-
BIOLOGIA DEL PALAZZO
NON ESISTE LA LEGGE ELETTORALE PERFETTA
A Costituzione vigente, non esiste un sistema elettorale che garantisca la governabilità del Paese
done una perfetta. L’ultima in ordine di nale non tentare di rispondere ai ripetempo, il Rosatellum con cui si è votato il tuti appelli del Capo dello Stato perché 4 marzo di due anni fa, è finita nell’occhio si varasse una legge elettorale condivisa. del ciclone proprio perché avrebbe pro- In democrazia le leggi è fisiologico che dotto l’ingovernabilità e costretto le for- le faccia il Parlamento, e non la Corte ze politiche a fare accordi innaturali che Costituzionale con tortuosi “taglia e hanno portato prima all’alleanza Cinque cuci”, e questo lo ha fortunatamente riStelle-Lega e poi a quella, di segno politi- conosciuto la stessa Consulta, anche se camente opposto, tra M5s e Pd. i nostri giudici costituzionali sembrano Ma l’analisi del Rosatellum non può molto più affezionati al criterio della che partire dalla sirappresentanza rituazione in cui si è spetto a quello della trovato a operare governabilità, che è Senza un riforma il Parlamento, quail tratto dicostituzionale è illusorio invece dro che era il frutto stintivo delle demoavvelenato di due pensare al ruolo salvifico crazie funzionanti. sentenze della CorMa la critica più delle leggi elettorali te costituzionale e aspra che fatta al della bocciatura, nel Rosatellum è stata la 2016, della riforma reintroduzione delle Renzi-Boschi. Per effetto di questo com- coalizioni, e qui molti critici hanno dimobinato disposto era dunque necessario strato di avere la memoria corta. Erano approvare una legge che in primo luogo gli stessi, infatti, che avevano definito rispettasse il dettato delle due senten- l’Italicum come una legge eversiva, perze della Corte e che mettesse d’accordo ché avrebbe favorito l’avvento dell’uomo una maggioranza parlamentare più am- solo al comando in quanto introduceva pia possibile. il premio ad un unico partito anziché a Anche perché sarebbe stato almeno una coalizione di partiti. La verità è che sconveniente dal punto di vista istituzio- le coalizioni sono state la risposta italiana
al problema della governabilità e della incidenza effettiva del voto dell’elettore sui governi futuri. Il vero problema è che questa legge non ha risposto al requisito della governabilità, avendo un correttivo maggioritario modesto, visto che solo il 37 per cento dei seggi è attribuito in collegi uninominali. Ma il legislatore non poteva fare oggettivamente di più, visti i paletti rigidi posti dalla Consulta sul problema della rappresentanza. Ora, col ritorno al proporzionale voluto dalla maggioranza, il problema delle coalizioni non si porrà più, perché ogni partito correrà in proprio. La Lega ha riproposto il Mattarellum, la legge con cui si è votato per tre legislature, e con la quale centrodestra e centrosinistra, a seconda della tornata elettorale e del ramo del Parlamento, conquistarono da un minimo del 55 a un massimo del 65 per cento dei seggi in palio. Il Mattarellum garantiva un vincitore certo la sera delle elezioni, non scongiurando però la frammentazione politica, a causa delle coalizioni forzose determinati dalla necessità di ottenere un voto in più degli avversari nei collegi uninominali. No, una legge elettorale perfetta non esiste in natura. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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BIOLOGIA DEL PALAZZO
Come funziona in Spagna
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roprio grazie alle caratteristiche del sistema elettorale, il sistema politico spagnolo si è caratterizzato con una dinamica sostanzialmente bipartitica e con un livello di frammentazione tra i più bassi d’Europa. Ma negli ultimi anni la situazione è radicalmente cambiata. e, il sistema spagnolo non garantisce più né il bipolarismo né la governabilità. Prima di tutto è un modello basato su piccoli collegi plurinominali che creano un effetto di soglia implicita in alcuni casi anche più alta del 5%, mentre ora i collegi in Italia, col numero ridotto di parlamentari da eleggere, dovranno essere necessariamente allargati, e di molto. E’ vero che il sistema elettorale spagnolo è stato per decenni caratterizzato da una dinamica sostanzialmente bipartitica e da un livello di frammentazione tra i più bassi d’Europa: c’erano solo tre partiti nazionali (Popolari, socialisti e Izquierda unida) e tre o quattro partiti regionali rilevanti, ma non è mai stata in discussione l’alternanza al potere tra i soli primi due partiti nazionali, ciascuno dei quali raggiungeva consensi variabili tra il 35 e il 45 per cento. Poi lo scenario è radicalmente cambiato con l’ingresso in campo dei centristi di Ciudadanos e della destra di Vox, tanto che la Spagna è diventata un modello di instabilità politica con quattro elezioni in quattro anni e addirittura due in sette mesi. Per cui, anche in Italia, sarà meglio trovare altre formule. (R. M.).
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a legge proporzionale presentata dalla maggioranza giallorossa è stata chiamata “Germanicum”, ma è una definizione impropria, perché diverge in modo sostanziale dal sistema tedesco. Prima dell’accordo di coalizione, il Pd aveva proposto anche il modello spagnolo. L’iter della nuova legge elettorale in Parlamento non si preannuncia né facile né rapido. Vediamo intanto le caratteristiche di questi due sistemi e come potrebbero essere applicati in Italia. Il sistema elettorale tedesco Come è fatto. Il sistema elettorale tedesco per l’elezione del Bundestag è proporzionale puro, salvo lo sbarramento. Ciascun partito presenta le proprie candidature per metà attraverso liste bloccate e per metà nei collegi uninomi-
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nali-maggioritari a turno unico, ma il 100 per cento dei seggi è attribuito in ragione proporzionale in base ai voti ottenuti dalle liste di partito. Gli elettori esprimono due voti, ma solo il voto per le liste determina quanti sono gli eletti per ciascun partito, compresi quelli nei collegi uninominali. Il voto per i candidati nei collegi uninominali serve solo a determinare (in parte) quali sono gli eletti (tecnicamente il sistema tedesco è definito «proporzionale personalizzato»). Se in base al calcolo proporzionale un partito ha diritto, ad esempio, a 100 seggi e ha vinto 60 collegi uninominali, avrà diritto ad altri 40 eletti nelle liste. Vige pertanto il meccanismo dello scorporo che in Germania non viene mai eluso (diversamente da quanto accaduto in Italia con il Mattarellum). Se in un Land un partito vince un numero di col-
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legi uninominali maggiore del numero di seggi ad esso spettanti in base al riparto proporzionale, mantiene quei seggi in più. In tal caso il numero dei seggi complessivi del Bundestag aumenta in modo corrispondente (la possibilità di seggi in sovrannumero, comporterebbe in Italia una modifica costituzionale). Affinché un partito sia ammesso al riparto dei seggi deve superare la soglia del 5 per cento dei voti a livello nazionale oppure vincere in almeno tre collegi uninominali. Come funziona in Germania. Essendo proporzionale puro (salvo sbarramento), il sistema elettorale tedesco fotografa la realtà esistente. In Germania ha finora fotografato la realtà di un sistema già bipolare per ragioni storiche, culturali e costituzionali. La messa fuori legge dei partiti estremisti negli anni ’50 ha infatti favorito la formazione di due grandi partiti (CDU e SPD), ciascuno attorno al 40 per cento dei consensi, su cui si è finora basato il bipolarismo tedesco. Solo i leader di questi due partiti concorrono alla carica di cancelliere (liberali e verdi non sognano neppure di coltivare questa am-
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GERMANIA E SPAGNA: DUE MODELLI DA NON COPIARE Le caratteristiche dei due sistemi di voto e la loro applicabilità nel nostro Paese
bizione). Però, dopo l’unificazione, è bastato l’accesso al Bundestag di un quinto partito, il PDS (comunisti dell’est e socialisti di sinistra), per mettere in crisi il sistema, con il rischio che quanto nelle ultime elezioni, quando né CDU più liberali né SPD più verdi hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei seggi possa ripetersi molto frequentemente in futuro imponendo quasi sistematicamente la “Grosse Koalition”. Importato in Italia, dunque, non darebbe affatto vita a un bipolarismo come quello tedesco, ma consoliderebbe la fine del bipolarismo, fotografando la frammentazione del nostro sistema politico. In particolare, non avrebbero interesse a stipulare accordi pre-elettorali i partiti che si collocano nel mezzo del continuum destra-sinistra dell’elettorato, mantenendosi così le mani libere, disponibili a formare governi sia di centrodestra che di centrosinistra, con l’obiettivo di utilizzare questa posizione di rendita per dar vita alla ricostruzione del «Grande centro» o, comunque, al «partito di mezzo».
Il sistema elettorale spagnolo Come è fatto. Il sistema elettorale spagnolo è proporzionale, ma con alcune caratteristiche particolari. Il primo elemento è dato dalla dimensione limitata delle circoscrizioni. Esse coincidono con le cinquanta province spagnole. Considerando che i deputati del Congresso (cioè della Camera che esprime la fiducia) sono 350, il numero di rappresentanti che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: varia da uno (solo a Melilla e Ceuta), fino agli oltre trenta di Madrid e Barcellona. In molte circoscrizioni i seggi sono due, tre o quattro. La media è di sette seggi. Agisce pertanto uno sbarramento implicito molto consistente che, insieme alla regola per la conversione dei voti in seggi costituita dal metodo «d’Hondt», tende a sovrarappresentare le formazioni più grandi
L’iter della nuova legge elettorale in Parlamento non si preannuncia né facile né rapido
a scapito di quelle più piccole. Il sistema, inoltre, non consente alcun recupero nazionale dei resti, cioè dei voti non utilizzati nelle singole circoscrizioni per conseguire dei seggi. La legge elettorale prevede anche una soglia di sbarramento formale del 3 per cento a livello circoscrizionale. Essa vale a escludere i partiti molto piccoli nelle circoscrizioni più grandi, come, ad esempio, quelle di Madrid e Barcellona. La soglia di sbarramento formale ha quindi effetti limitati. Questo sistema avvantaggia i partiti più grandi, favorendo pertanto l’aggregazione delle forze politiche più omogenee. Ma, allo stesso tempo, non penalizza le formazioni regionali i cui consensi sono concentrati in specifiche circoscrizioni e consente alle formazioni nazionali capaci di superare la soglia del 3 per cento in sede circoscrizionale di conseguire una rappresentanza parlamentare, sia pure di più ridotta consistenza. Quello spagnolo è dunque giudicato dagli studiosi come il sistema proporzionale con maggiori effetti maggioritari, tra quelli delle principali democrazie occidentali (pur non avendo un formale premio di maggioranza). (R.M.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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INTERVISTE
di Carmine Gazzanni
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assima allerta in Cina per la diffusione del coronavirus, che fa sempre più paura: secondo i dati ufficiali al momento in cui pubblichiamo questo articolo, sono 170 le vittime e oltre settemila i casi registrati. Per frenare l’epidemia arriva anche l’inquietante appello dalla città di Wuhan: «Non venite». La città cinese, epicentro del focolaio del virus simile alla Sars, ha esortato, infatti, tutti a tenersi lontani, cancellando un importante evento del capodanno cinese, proprio nel tentativo di contenere l’epidemia. Nel frattempo sale il livello del rischio anche in Ue e c’è il primo caso di contagio anche a Hong Kong. Ed è per questa ragione che la domanda nasce spontanea: qual è il livello di rischio per l’Europa e, nel caso specifico, dell’Italia? Secondo il professor Giulio Tarro, virologo di fama internazionale e in passato candidato anche al premio Nobel, «non c’è motivo di eccessiva preoccupazione almeno per il momento. Basta fare un confronto con i dati che abbiamo con i due precedenti agenti della stessa famiglia, d’altronde». In che senso, professore? «Il ceppo appartiene alla categoria dei coronavirus, che riguardano le vie respiratorie e causano malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie ben più gravi. Esattamente come capitato negli anni passati con la Sars e la Mers, la cosiddetta “malattia dei cammelli”». Molti in effetti hanno accostato questo virus alla Sars. «Vero, ma la prima cosa che le autorità cinesi e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità hanno sottolineato quando hanno annunciato l’identificazione di un nuovo ceppo di coronavirus è stato proprio il fatto che non ci troviamo di fronte ad una nuova Sars. E, come dicevo, lo dicono i dati: l’epidemia che si diffuse tra il 2002 e il 2003 infettò oltre 8.000 persone
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in Cina causando 774 decessi. Qui siamo no sempre funzionato bene, come nel caso su casi di contagio molto, molto più con- dell’ebola. Certo, essendo questo virus tenuti». trasmissibile per via respiratoria, è più difCos’è invece la Mers? ficile da controllare. Però anche in questo «Appartiene sempre allo stesso cep- i sistemi di monitoraggio aiutano. In Cina, po. Parliamo della “sindrome respirato- per dire, da sempre hanno il controllo terria mediorientale da coronavirus” (Mers, mico prima del passaporto per misurare dall’inglese “Middle East Respiratory la temperatura. Potrebbe essere un’idea Sindrome”, ndr), causata da un virus con prendere spunto e portare un sistema alcune somiglianze simile di controllo con quello della Sars in tutti gli aeroporIl ceppo appartiene e con il nuovo coroti. Questo, però, dinavirus scoperto in penderà anche dalle alla categoria a una Cina. Ma se la Sars decisioni dell’Orgaera stata trasmessa categoria virale che riguarda nizzazione Mondiale dai polli, la Mers è della Sanità». le vie respiratorie stata trasmessa dai Pure in Italia, cammelli. Anche in nel frattempo, sono questo caso, però, i dati che abbiamo del date immediate direttive per un magnuovo virus sono molto più bassi». gior controllo, specie negli aeroporti. Insomma, siamo ben lontani dal «E bene è stato fatto. Sicuramente rischio pandemia? i voli diretti in arrivo dalla Cina in Italia «Diciamo così: il virus non è così “for- devono essere monitorati con massima te” come nei due casi precedenti. Ma ora attenzione. Per il resto c’è da dire che in tutto dipenderà dai sistemi di controllo». passato, come dicevamo prima, il sistema Lei come li giudica? di controllo ha sempre funzionato, anche «C’è da dire che negli ultimi anni han- perché si prevede, nell’eventualità di casi
INTERVISTE
CORONAVIRUS, PARLA IL VIROLOGO GIULIO TARRO
“Il virus non è confrontabile con la Sars. Ma la mascherina può essere d’aiuto” © SamaraHeisz5/www.shutterstock.com
Dunque, quale può essere una sosospetti, l’immediato trasporto allo Spalluzione per prevenire il contagio? lanzani di Roma». «Già al tempo della Sars e poi succesItalia al sicuro, dunque? «Relativamente al sicuro. Quel che è sivamente con la malattia proveniente certo è che non occorre farsi prendere da dai cammelli, furono realizzati degli annessuna psicosi o fobia: i dati ci dicono che ticorpi monoclonali specifici. Lo stesso non c’è questo enorme rischio per l’Italia. studio è stato ripreso e potrebbe portare In concreto, poiché il virus come diceva- all’individuazione di un antivirus anche mo è trasmissibile per via respiratoria, la in questo caso. Ciò, però, non vuol dire cosa migliore resta, che poi ci sia esinelle circostanze in genza di utilizzarcui siamo più vulne- È giusto che i voli in arrivo lo. In passato, nel caso della malattia rabili e con parecchie dalla Cina in Italia dei cammelli, non persone, dotarsi di vengano monitorati fu necessario, per una mascherina». esempio». C’è la possibilicon massima attenzione Insomma, bene tà di realizzare vaclavorare all’indicini ad hoc? «Qui bisogna fare un distinguo. Negli viduazione degli anticorpi ma l’utilizultimi giorni c’è stato chi ha cominciato a zo solo se necessario. E per adesso questo rischio, come promuovere la vaccinazione anti-influenzale che con questo virus, a mio avvi- abbiamo detto, non c’è. Meglio lavorare e so, non c’entra nulla. Che motivo c’è, mi insistere sui controlli e sulla prevenzione. chiedo, di promuovere una vaccinazione E in quest’ottica, almeno per adesso, può anti-influenzale quando questo virus ap- bastare anche la semplice mascherina se partiene a una famiglia batterica comple- ci troviamo in compartimenti piccoli e con più persone allo stesso tempo». tamente diversa?».
Chi è
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iulio Tarro è nato a Messina nel 1938. Si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli con il massimo dei voti e ha dedicato la sua vita alla ricerca sia in Italia sia all’estero. Allievo di Sabin, virologo di fama mondiale, presidente della Commissione sulle biotecnologie della virosfera Unesco, è stato candidato al Nobel per la Medicina.
Giulio Tarro.
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INTERVISTE
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n bronco riassorbibile stampato in 3D per restituire il respiro a un bambino di 5 anni. Quella effettuata solo poche settimane fa all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è un’operazione epocale: parliamo, d’altronde, del primo intervento di questo tipo mai fatto in Europa e, verosimilmente, il primo di una lunga serie. Perché, come dice il dottor Adriano Carotti, il responsabile dell’Unità di funzione di cardiochirurgia complessa del Bambino Gesù che ha coordinato l’intervn, «la stampa 3D in generale, in campo biomedico, rappresenterà nei prossimi anni volano di innovazione e di grandi acquisizioni». Partiamo, però, da principio. Com’è nata l’idea di ricorrere alla tecnologia 3D per curare il piccolo paziente affetto da broncomalacia? «In realtà questa non è stata un’idea nostra. Noi abbiamo utilizzato l’esperienza preliminare del gruppo della Michigan University di Ann Arbor che ha concepito l’idea, effettuato sperimentazione animale preliminare e, infine, eseguito i primi impianti nell’uomo. L’esperienza cumulativa di Ann Arbor ed Atlanta riportata in letteratura consta di 15 impianti eseguiti in lattanti con età media di 8 mesi e con risultati decisamente incoraggianti». Talmente incoraggianti che avete preso spunto da lì. «Noi abbiamo utilizzato la metodica messa a punto dai colleghi statunitensi e l’abbiamo riprodotta fedelmente all’interno del nostro ospedale. Evidentemente abbiamo avuto necessità di utilizzare competenze esterne, sia nella stampa con utilizzazione del biopolimero (98% policaprolattone e 2% idrossiapatite), sia nella sterilizzazione in ossido di etilene a “bassa temperatura”, sia nei test biomeccanici preliminari all’impianto. Ma tutta la fase di progettazione ingegneristica a partire dalle immagini dell’esame TAC (Tomografia Assiale Com-
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COSÌ UN BRONCO IN 3D HA RESTITUITO OSSIGENO A UN BAMBINO DI 5 ANNI Prima operazione di questo tipo in Europa. Il chirurgo Carotti: «Il paziente oggi non ha problemi»
puterizzata) preoperatorio del paziente, co collassato. A meno di un mese dall’interfino alla realizzazione della mesh prelimina- vento il bambino è stato dimesso dall’ospere alla stampa è stato il risultato del lavoro dale, dopo essere stato sottoposto ai primi combinato di specialisti dell’ospedale da me esami di follow-up, in particolare a fibroscocoordinati. È stato un lavoro di squadra del- pia e Risonanza Magnetica Nucleare, che la durata di circa 6 mesi, durante i quali si hanno dimostrato stabilità della correzione è operato alacremente con il supporto del ottenuta». Comitato Etico Ospedaliero e del Ministero Oggi il bambino respira autonomadella Salute, che ci ha guidati nel persegui- mente senza più problemi? mento dell’autorizzazione necessaria per «Sì, il bambino respira autonomamenl’impianto di un dispositivo sperimentale te ed ha notevolissimamente migliorato la ad uso compassionesua funzionalità revole». spiratoria. Nei giorni La stampa 3D in, in campo scorsi ha ricevuto il A cosa ha portato questo lavoro biomedico, rappresenterà primo controllo fibrodi squadra? scopico “a distanza” a nei prossimi anni volano poco più di 2 mesi e «Il 14 ottobre dello scorso 2019 abmezzo dall’impianto, di innovazione biamo eseguito l’imche evidenzia normapianto. Il ricevente di le pervietà del bronco questo dispositivo è stato un bambino di 5 sinistro. Sarà, comunque, sottoposto ad un anni affetto da malacia del bronco princi- follow-up serrato, come è dovuto sopratpale di sinistra secondaria a compressione tutto laddove si impianta un dispositivo vascolare. Nel corso di un intervento car- “sperimentale”: riceverà una nuova Risodiochirurgico in circolazione extracorporea nanza Megnetica Nucleare a 6 mesi dalla della durata di 8 ore e con l’assistenza fibro- precedente ed ulteriori esami fibroscopici, scopica intraoperatoria dei Chirurghi delle almeno fino a completo dissolvimento del Vie Aeree del Laryngo-tracheal Team del biopolimero da cui il dispositivo impiantato nostro ospedale abbiamo rimosso la com- è composto». pressione vascolare e supportato dall’eIn che senso dissolvimento? sterno il bronco malacico con il dispositivo «Sì, perché il materiale con cui il dicustomizzato da noi realizzato, ottenendo spositivo è stato stampato verrà riassorbiun’immediata e stabile riapertura del bron- to in un tempo stimato di 24 mesi, tempo
INTERVISTE
Bronco 3D.
nerale, in campo biomedico, rappresenterà nei prossimi anni volano di innovazione e di grandi acquisizioni. Già oggi il bioprinting permette di stampare substrati cellulari autologhi per la rigenerazione tissutale. Molto è ancora sperimentale, ma la distanza per arrivare alle applicazioni umane sembra essere tutt’altro che eccessiva». © Sebastian Kaulitzki/www.shutterstock.com La ricerca in Italia soffre spesso di un pesante gap con altre realtà internazionali. Queste notizie, però, fanno durante il quale è verosimile pensare ad un ben sperare per il futuro. Cosa manca, consolidamento spontaneo dell’impalcatu- secondo lei, al nostro Paese per provara propria del bronco malacico. Il riassor- re a colmare questo gap? Su cosa bisobimento del dispositivo, quindi, permetterà gnerebbe insistere? una normale crescita del bronco, prerogati«A mio modo di vedere, il problema parva fondamentale degli impianti eseguiti in te da lontano. Nel nostro paese, infatti, c’è età pediatrica». una globale crisi dell’istruzione, che ormai ci Ci tolga una curiosità: cosa sareb- relega al ruolo di fanalino di coda rispetto be accaduto se non si fosse fatto ricor- agli altri paesi dell’Ocse. L’istruzione ormai so a quest’operazione? da decenni non costituisce in Italia priorità «Se non si fosse fatto ricorso a questa delle politiche economiche e sociali. Laddooperazione il bronve non ci sia un’istruco malacico avrebbe zione inclusiva finaIl ricevente di questo dovuto essere sostelizzata allo sviluppo nuto dall’interno con dispositivo è un bambino delle risorse dell’uodispositivi chiamati mo sin dall’infanzia, affetto da malacia del stents. Sebbene gli difficile pensare allo stents abbiano un sviluppo di una menbronco principale loro ruolo ben definitalità analitica volta to nell’adulto, in età alla ricerca. E questo, pediatrica costituiscono un reale problema: senza tenere in considerazione la scarsezza quelli a maglia metallica vengono inclusi di investimenti che in Italia vengono effetall’interno della parete bronchiale, danno tuati per la ricerca: spendiamo l’1,3% del Pil problemi di granulazione, tendono ad inter- in ricerca e sviluppo, quanto Portogallo ed ferire in maniera rilevante con la crescita Estonia. A dispetto di ciò, i ricercatori itabronchiale; quelli di silicone si dislocano liani riescono a produrre risultati eccellenti, con facilità; quelli riassorbibili hanno scarsa anche se poi - per emergere - spesso e voforza radiale, quindi scarsa efficacia». lentieri decidono e/o sono costretti ad emiChe era si potrebbe aprire per la grare all’estero. Credo che ci sia davvero un chirurgia ora? grande lavoro da fare in Italia per favorire la «Sicuramente tutta la patologia malaci- ricerca. I problemi sono sotto i nostri occhi: ca delle vie aeree potrà giovarsi di questo sta a noi affrontarli e risolverli, investendo genere di dispositivi. Ma la stampa 3D in ge- sulle nuove generazioni». (C. G.)
Adriano Carotti.
Chi è
A
driano Carotti è oggi responsabile dell’unità operativa complessa di cardiochirurgia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, esperto internazionale nel trattamento chirurgico dell’atresia polmonare (malformazione congenita nei polmoni). Ha effettuato oltre 2500 interventi di chirurgia del bambino e dell’età evolutiva in pazienti portatori di cardiopatie congenite e acquisite, dal 1998 a oggi, inclusi trapianti di cuore, polmoni e impianti di sistemi di assistenza meccanica cardiocircolatoria. Tra i vari interventi dell’équipe guidata dal dottor Carotti, oltre al bronco in 3D impiantato in un bambino di 5 anni, si segnala, già nel 2012, la ricostruzione delle arterie polmonari in un bambino di un anno e mezzo effettuata per la prima volta in Sicilia.
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3ª
EDIZIONE
CONVEGNO INTERNAZIONALE
NUOVE FRONTIERE DELLA BIOLOGIA
Farmaci biologici, medicina di precisione e scienze omiche: il ruolo dei Biologi
PROGRAMMA 8:30 - Registrazione dei partecipanti
12:50-14:00 - Pausa pranzo
Apertura del convegno
Seconda sessione
9:00-9:30 - Introduzione Sen. dott. Vincenzo D’Anna
14:00-14:45 - L’impatto del microbiota sul sistema immunitario Prof. Fabio Piccini
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Prima sessione 9:30-10:15 - Criticità nella produzione e nel controllo dei farmaci biologici: l’innovazione tecnologica al servizio della qualità Dr.ssa Loretta Bolgan Chimico farmaceutico 10:15-11:00 - L’esaurimento del deuterio mitocondriale limita gli eventi cellulari coinvolti nella proliferazione dei procarioti e dei virus ospitati riducendo l’uso dei farmaci biologici Prof. Laszlo G. Boros, M.D.
Professor of Pediatrics (Endocrinology & Metabolism) - The Lundquist Institute of Biomedical Innovation at the Harbor - UCLA Medical Center - University of California Los Angeles - UCLA School of Medicine
11:00-11:20 - Pausa caffè 11:20-12:05 - Vaccinazione di precisione: la nuova sfida della vaccinologia Prof. Paolo Palma
Academic Department of Pediatrics, Research Unit of Congenital and Perinatal Infection, Children's Hospital Bambino Gesù, Rome, Italy
12:05-12:50 - Potenzialità e rischi delle biotecnologie applicate ai farmaci: il ruolo del biotecnologo nella valutazione del rischio Dr.ssa Sara Buresti Biotecnologa
ROMA - 18 APRILE 2020
SALA CONGRESSI GRAND HOTEL PARCO DEI PRINCIPI VIA FRESCOBALDI, 5
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Università Politecnica delle Marche di Ancona
14:45-15:30 - Dalla genetica all’epigenetica/Hologenomica Prof. Ernesto Burgio
European Cancer and Environment Research Institute
15:30-15:50 - Pausa caffè 15:50-16:35 - Microbiota, salute e invecchiamento Prof. Andrés Moya Integrative Systems Biology Instititute, University of Valencia and CSIC), FISABIO and CIBEResp
16:35-17:20 - Nutrigenomica e nutrigenetica nel trattamento delle malattie degenerative Prof.ssa Laura Di Renzo
Professore Associato Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, Università degli studi di Roma Tor Vergata
17:20-18:00 - Discussione 18:00 - Chiusura del convegno
Società Italiana di Ecologia
Società Italiana di Biologia Marina
MASTER TELEMATICO DI I LIVELLO
CAPITALE NATURALE SERVIZI ECOSISTEMICI E CONTABILITÀ AMBIENTALE
L’Università degli Studi di Napoli “Parthenope", con la collaborazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi, organizza un Master telematico di 1° livello dal titolo “Capitale Naturale, Servizi Ecosistemici e Contabilità Ambientale”. Al Master, di durata annuale, potranno iscriversi ad un costo ridotto n. 100 biologi iscritti all’albo. Per i diplomati del Master sarà possibile l’iscrizione diretta al secondo anno della Laurea Magistrale in Biologia Applicata dell’Università Parthenope con il riconoscimento di 42 CFU (Crediti formativi universitari) su 60 del primo anno.Il Master sarà presentato durante la seconda edizione del Workshop Nazionale dal titolo “Capitale Naturale, Servizi Ecosistemici e Contabilità Ambientale” organizzato da SIBM e SItE in collaborazione con l’ONB. Il workshop si svolgerà a Napoli presso la sede di villa Doria d’Angri dell’Università Parthenope in data 28 e 29 maggio 2020.
Per aggiornamenti, visita il sito internet www.onb.it Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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SALUTE
di Daniele Ruscitti
S
i chiama BAZ1B e il suo ruolo consiste nel regolare, come un direttore d’orchestra, l’attività di decine e decine di geni responsabili delle fattezze del volto o di atteggiamenti di socialità. L’uomo di oggi nasce dallo stesso processo di addomesticazione degli animali: la scoperta, che letteralmente cambia le prospettive dell’evoluzione, arriva dallo studio di due malattie genetiche, che sono state in grado di catturare l’eco della nostra storia lontana per parlarci dell’evoluzione della condizione umana. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto europeo di oncologia e dell’Università statale di Milano, guidato da Giuseppe Testa, direttore del laboratorio di Epigenetica delle Cellule staminali Ieo, professore di biologia Molecolare all’Università di Milano e direttore del centro di Neurogenomica dello Human Technopole, ha aperto una nuova prospettiva sull’evoluzione umana, grazie alla scoperta del gene architetto dei tratti del nostro viso di uomini moderni e dei nostri comportamenti pro-sociali. La ricerca è stata anche pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Sciences Advances. «Insieme al gruppo del prof. Cedrix Boeckx di Barcellona - spiega Giuseppe Testa - abbiamo fornito la prima dimostrazione scientifica della cosiddetta “human self-domestication»: un’idea affascinante che, da radici che risalgono fino a Joahannes Blumenbach e Charles Darwin, era arrivata a ipotizzare che l’evoluzione di noi uomini moderni, rispetto agli umani arcaici tipo Neanderthal, contemplasse un processo simile a quello dell’addomesticazione degli animali. Noi presentiamo infatti caratteristiche del volto e del comportamento che ricordano quelle che distinguono appunto le specie addomesticate da quelle selvagge (e che assieme delineano appunto la cosiddetta “sindrome da addomesticazione”). In
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SCOPERTO IL GENE ARCHITETTO DEL VOLTO DELL’UOMO MODERNO Uno studio apre una nuova prospettiva dell’evoluzione
sostanza, il processo di self-domestication e decine di geni responsabili delle fattezze coinciderebbe con l’emergere dell’essere del volto o di atteggiamenti di socialità. umano che oggi anatomicamente conoscia«Ci siamo arrivati confrontando i nostri mo. Di questa idea era mancata però finora dati sperimentali con le analisi paleogenela prova sperimentale, che noi oggi fornia- tiche degli uomini arcaici. In pratica i cirmo grazie allo studio delle cellule staminali cuiti molecolari che siamo stati in grado di di una coppia di malattie genetiche (va- analizzare nella cresta neurale dei pazienti rianti della sindrome di Williams-Beuren), Willimas-Beuren hanno fatto “parlare” per in cui tanto il viso la prima volta il dna che le caratteristiche dei nostri antenati Lo studio è di un gruppo cognitivo-comporarcaici, dando senso tamentali presentadi ricercatori dell’Istituto alle varianti genetino aspetti tipici del che che li distinguoeuropeo di oncologia e processo di addomeno da noi e che erano sticazione, come ad dell’Università di Milano restate “silenti”, cioè esempio la faccia più funzionalmente inpiccola e le ridotte redefinite, fino a che, azioni aggressive. appunto, non siamo riusciti ad associarle Ricostruendo in vitro il tipo cellulare, la al controllo esercitato da questo gene così cosiddetta cresta neurale, che durante l’em- speciale. Le malattie genetiche, per la pribriogenesi va a formare la faccia, abbiamo ma volta a livello sperimentale, sono stascoperto che uno dei geni alla base di que- te in grado di catturare l’eco della nostra ste malattie, BAZ1B, è stato l’architetto del storia lontana per parlarci dell’evoluzione nostro volto moderno perché regola, come della condizione umana, svelando come le un direttore d’orchestra, l’attività di decine basi molecolari del nostro viso siano state
SALUTE
© metamorworks/www.shutterstock.com
modellate da un gene, già noto anche per i te testabile che nelle specie addomesticate esista un‘alterazione nell’espressione suoi ruoli anche nell’oncogenesi». «L’ipotesi della self-domestication dei geni della cresta neurale, che invece nell’uomo - spiegano i co-autori del lavoro non esiste negli antenati selvaggi. Per gli Alessandro Vitriolo e Matteo Zanella, ricer- esseri umani, non disponendo dei dati di catori del laboratorio di Epigenetica delle espressione genica degli ominidi, abbiamo Cellule staminali Ieo e del Dipartimento verificato la nostra ipotesi confrontando le di Ematoncologia dell’Università di Mila- variazioni genetiche fra uomini moderni e no - non aveva fino arcaici tramite le reti ad ora potuto avere di regolazione dei La ricerca è stata la sua dimostrazione geni presenti appunto in specifiche maempirica perché non anche pubblicata sulla lattie genetiche che riuscivamo a capire i deficit meccanismi genetici prestigiosa rivista scientifica presentano della cresta neurale. ed evolutivi all’origine Sciences Advances Abbiamo così dimodell’addomesticaziostratoche specifici ne, e inoltre non esistevano sistemi sperimentali adeguati per disturbi dello sviluppo neuronale umano, testare questi meccanismi nell’uomo. Noi che causano gli stessi tratti craniofacciali abbiamo superato questa barriera partendo e comportamentali dell’addomesticazione, dalla teoria, emersa di recente, che la base possono far luce sui circuiti genici che mod’origine dell’addomesticazione sia costitu- dellano il viso umano moderno e dunque ita da lievi deficit della cresta neurale. Su possono essere utilizzati per una valida questo presupposto concettuale abbiamo dimostrazione scientifica dell’ipotesi della potuto costruire l’ipotesi sperimentalmen- self-domestication».
Sindrome di Williams-Beuren
È
una malattia genetica rara che si manifesta già dalla nascita o dalla prima infanzia caratterizzata da disturbi dello sviluppo, associati, spesso, a cardiopatie, ritardo psicomotorio, dismorfismi facciali caratteristici e profilo cognitivo e comportamentale specifico. L’incidenza delle forme tipiche è 1 su 20mila alla nascita: questi bambini presentano una facies caratteristica con setto nasale appiattito e punta del naso globosa, bocca larga, con labbro inferiore anteverso, guance prominenti, edema periorbitale, epicanto e, spesso, iride “a stella”. Con l’età, il viso diventa più stretto e assume lineamenti grossolani. Il profilo cognitivo è caratterizzato da deficit visuo-spaziale, che contrasta con le buone capacità di linguaggio.
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SALUTE
di Nico Falco
L’
Escherichia coli, naturalmente presente nel corpo umano e necessario per la digestione del cibo, può rivelarsi un nemico del cuore: una ricerca ha evidenziato che, quando si sposta dall’intestino ed entra nel circolo sanguigno, può avere un ruolo nel ricreare le condizioni che portano all’infarto. La ricerca è stata svolta da un team di cardiologi, cardiologi interventisti, anatomopatologi, patologi clinici e biologi, guidato da Francesco Violi, direttore della Clinica Medica del policlinico universitario Umberto I di Roma, ed è stata pubblicata sull’European Heart Journal; frutto di un’analisi su 150 persone, potrebbe essere l’inizio per la realizzazione di un vaccino preventivo anti-infarto, ma anche per terapie mirate da somministrare in fase acuta. Secondo quanto ricostruito dai ricercatori, il batterio intestinale contribuisce all’infarto trovando una via di fuga dall’intestino e spostandosi quindi nel circolo del sangue e annidandosi nelle maglie del coagulo che ostruisce una delle arterie che ossigenano il cuore. Questo passaggio, spiegano gli studiosi, può avvenire in due modi. La prima possibilità è legata all’alimentazione: il batterio può passare dall’intestino alla circolazione quando si assumono cibi particolarmente grassi. Il secondo caso, invece, riguarda la permeabilità delle pareti intestinali, che è maggiore nei soggetti con malattie cardiache e che in determinati casi permette il transito dei batteri fino alla circolazione e, di conseguenza, al cuore. Le ricerche sono durate 4 anni e sono partite da un’intuizione: gli scienziati avevano scoperto che i pazienti con infarto acuto presentavano alterazioni della permeabilità intestinale e nel loro sangue, e nelle maglie del trombo, era stata rilevata
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la presenza del batterio Escherichia coli. nelle maglie del trombo. L’esperimento Il team ha così analizzato un campione di è stato effettuato su topi a cui è stato 150 persone, divise in tre gruppi di ugua- iniettato il batterio ed è stato appurato le numero: il primo era composto da in- che anche il quel modello l’Escherichia dividui con infarto in atto, il secondo da coli si trovava nelle maglie del trombo in persone affette da patologie cardiache caso di infarto. In particolare, il team di ma senza infarto in atto e gli ultimi 50 ricerca, usando delle tecniche di biologia erano persone sane, molecolare, ha diche hanno fatto da mostrato che il Dna Il batterio intestinale gruppo di controllo. dell’Escherichia coli Nel sangue dei contribuirebbe all’infarto è presente nel circopazienti che erano lo in più del 30% dei trovando una via di fuga soggetti con infarto; arrivati in ospedale con infarto acuto successivamente, in dall’intestino è stata rilevata una un modello speripresenza significatimentale di trombosi, vamente superiore del batterio nel san- ha evidenziato che il batterio era concengue rispetto a quella riscontrata negli trato nel trombo e che, iniettato nei topi, individui sani (soggetti di controllo) e aumenta la trombosi sperimentale. in quelli cardiopatici ma senza infarto in Il legame avviene tramite “Toll-like atto (angina stabile). Maggiore erano le receptor 4”, un recettore di cellule immualterazioni della permeabilità della parete nitarie specifiche presenti nella sede della intestinale dei pazienti infartuati, inoltre, formazione del trombo; gli scienziati hanno più alta era la concentrazione di E. coli visto che, a livello sperimentale, è possibile
SALUTE
L’ESCHERICHIA POTREBBE FAVORIRE L’INFARTO DEL MIOCARDIO
La ricerca è stata svolta da un team di medici, biologi e anatomopatologi © Sirirat/www.shutterstock.com
Intervistato da Fanpage.it, il dottor bloccare questo legame, e di conseguenza fermare l’infarto, usando una molecola Viola ha spiegato che la ricerca apre a intelligente che ha la funzione di inibitore due possibili scenari. «I nostri studi pere che potrebbe diventare la base per un mettono già di immaginare l’utilizzo di farmaco da somministrare durante la fase questo antidoto nei casi di infarto in atto, acuta per ridurre i danni dell’infarto. l’altro versante è quello della prevenzioQuesta scoperta getta le basi per la ne – ha detto – su questo secondo aspetrealizzazione di un to la prima parte è vaccino, da sommiquella dietologica, la nistrare alle persone Lo studio è stato coordinato seconda è la realiza rischio, che possa zazione di un vaccida Francesco Violi del no, cioè evitare che evitare che si creipoliclinico universitario l’E. coli, anche se in no le condizioni che circolo, faccia danni. portano all’infarto, Umberto I di Roma Si tratta di un diseevitando che l’Egno che stiamo imscherichia coli possa causare dei danni anche quando si trova maginando e che ovviamente speriamo nella circolazione del sangue. Precedenti di implementare nel prossimo futuro. Nei studi hanno evidenziato che in caso di in- topi non abbiamo osservato degli effetti farto del miocardio si trovano anche altri collaterali, anzi, quello che abbiamo visto batteri nel sangue, quindi, ritengono gli è stato positivo: questi animali stavano scienziati, è possibile che l’Escherichia meglio, erano molto più attivi quando vecoli non sia l’unico ad avere un ruolo nel- nivano trattati con il farmaco che inibisce la trombosi». la formazione della trombosi.
I numeri
L
e malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in Italia, con 100mila decessi sia di uomini sia di donne. Secondo i dati Istat 2012 ogni anno 75.098 persone muoiono per malattie ischemiche del cuore, 61.255 per malattie cerebrovascolari e 48.384 per altre malattie cardiache. Si tratta di patologie in gran parte prevenibili, perché accanto ai fattori non modificabili, come quelli relativi a età, sesso e familiarità, sono stati individuati quelli modificabili, che sono invece legati a comportamenti e stili di vita, come abuso di alcol, scorretta alimentazione, sedentarietà e fumo, che possono causare anche altre malattie e condizioni cliniche come diabete, obesità, ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa. Le malattie ischemiche del cuore sono la principale causa di mortalità degli uomini (37.958 decessi, circa il 12,8%), mentre, per le femmine, le prime tre cause sono le malattie cerebrovascolari (37.304), le malattie ischemiche del cuore (37.140) e le altre malattie cardiache (28.050).
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SALUTE
© Liya Graphics/www.shutterstock.com
Hiv contrastato da vescicole extracellulari Studio internazionale firmato anche dall’Università di Bologna
L
e nanoscopiche vescicole extracellulari rilasciate da alrilevato che l’infezione di HIV risultava ridotta. Grazie a questi cuni batteri presenti nel microbiota vaginale potrebbero esperimenti, gli studiosi hanno scoperto anche il meccanismo essere in grado di ridurre la diffusione del virus Hiv. A che porta alla riduzione dell’infezione. L’azione delle vescicole suggerirlo è uno studio realizzato su colture di tessuti e extracellulari, infatti, impedisce all’HIV di aderire alla supercellule umane da ricercatori del National Institutes of Health ficie delle cellule e quindi di infettarle. Per farlo, le vescicole (Usa) e dell’Università di Bologna. agiscono direttamente sul virus, colpendo particolari molecole La ricerca, pubblicata su Nature Communications, potrebpresenti sulla sua superficie esterna che il virus utilizza per be aprire la strada a nuove strategie per ridurre la diffusioaderire alle cellule da attaccare. Lo studio è stato pubblicato ne del virus HIV da uomo a donna. Le vescicole extracellulari su Nature Communications con il titolo “Extracellular vesicles sono piccole particelle sferiche che vengono prodotte da molti from symbiotic vaginal lactobacilli inhibit HIV-1 infection of tipi di cellule. human tissues”. All’interno dell’organismo hanno diverse funzioni, ma in Primo autore dell’articolo è Rogers Nahui Palomino, postgenerale si pensa che permettano il trasporto di informazioni, doc presso il laboratorio diretto da Leonid Margolis del Nichid sotto forma di molecole, da una cellula ad – Eunice Kennedy Shriver National Instiun’altra. tute of Child Health and Human DevelopLa ricerca, pubblicata su ment, National Institutes of Health. Rogers I ricercatori hanno isolato in particolare le vescicole extracellulari prodotte da Nature Communications, Nahui Palomino ha conseguito il suo dotquattro ceppi di Lactobacillus, un batterio torato di ricerca all’Università di Bologna. potrebbe aiutare che gioca un ruolo importante nel prevePer l’Università di Bologna hanno partenire la trasmissione del virus HIV e che è a combattere la malattia cipato Beatrice Vitali e Carola Parolin del naturalmente presente nel microbiota vaDipartimento di Farmacia e Biotecnologie ginale. In laboratorio, i ricercatori hanno e Luca Laghi del Dipartimento di Scienze e aggiunto le vescicole extracellulari prodotte da Lactobacillus Tecnologie Agro-alimentari. In Italia i numeri dell’infezione da ad una coltura di linfociti T umani (una tipologia di cellule del Hiv restano sostanzialmente stabili, con 3.443 nuove diagnosi nostro sistema immunitario) che è stata poi infettata con il segnalate nel 2017. virus Hiv. L’incidenza, pari a 5,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti, Confrontando questa coltura “arricchita” con un’altra è in linea con quella degli altri paesi europei e racconta una senza vescicole, gli studiosi hanno rilevato che nella prima parabola discendente, se si considera il picco di 30 anni fa, con la diffusione dell’infezione di Hiv era molto minore. Inoltre, quasi 27 nuove infezioni di Hiv ogni 100mila abitanti. Ma stiaaumentando la quantità di vescicole, il numero di cellule inmo parlando di un’infezione pericolosa che si potrebbe evitare fettate dal virus si riduceva ulteriormente. Allo stesso modo, con una adeguata consapevolezza di come si trasmette e di aggiungendo le vescicole di Lactobacillus in colture di tessuti come ci si protegge: ecco perchè preoccupa il numero di casi umani (di linfonodi e di cervice uterina), i ricercatori hanno fra i giovanissimi e fra gli stranieri. (D. R.)
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SALUTE
© Christoph Burgstedt/www.shutterstock.com
La molecola che frena l’Aterosclerosi Ricerca condotta da un’équipe guidata dall’italiano Ivan Zanoni
C
i sono nuove possibilità terapeutiche in grado di frenasituazioni di stress. Lo studio si è focalizzato sulla capacità di re l’avanzata dell’ l’aterosclerosi. Grazie ad una ricerca un gruppo di fosfolipidi ossidati, che tipicamente si accumusono stati infatti individuati possibili futuri farmaci in lano nei pazienti aterosclerotici, di modificare il metabolismo grado di bloccare lo sviluppo dei meccanismi infiamdei macrofagi e la loro attività infiammatoria. matori alla base della malattia e di prevenire la formazione La ricerca ha mostrato, infatti, che questi fosfolipidi osdella placca aterosclerotica. sidati sono in grado di potenziare il metabolismo dei macroLa speranza arriva dallo studio “Endogenous oxidized fagi, rendendoli “iper-infiammatori”, aumentandone cioè la phospholipids reprogram cellular metabolism and boost capacità di produrre l’interleuchina 1 beta, una proteina che hyperinflammation” condotto da un gruppo di ricerca interinduce la risposta infiammatoria alla base dell’aterosclerosi. nazionale guidato da Ivan Zanoni del dipartimento di BioSebbene recenti studi abbiano dimostrato una grande tecnologie e bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca in importanza della interleuchina-1 beta nella progressione collaborazione con la Harvard Medical School di Boston e dell’aterosclerosi, fino ad oggi era ignoto come i cambiamenappena pubblicato sulla rivista Nature Immunology. ti metabolici dei macrofagi fossero coinvolti nella produzione Il sistema immunitario è in grado di di questa interleuchina. combattere agenti patogeni e di interve«Il nostro lavoro - spiega il professor nire in caso di alterazioni della funzionali- La patologia è caratterizzata Ivan Zanoni - ha dimostrato come in partà dei nostri tessuti. dall’accumulo di cellule ticolare sia l’ossalacetato, un metabolita Le cellule del sistema immunitache si accumula nei macrofagi in seguito rio sono dotate di una grande capacità infiammatorie e grassi che a stimolazione con fosfolipidi ossidati, il distruttiva, ma allo stesso tempo sono ostruiscono i vasi sanguigni vero responsabile della iper-produzione anche in grado di riparare i tessuti e le di Interleuchina-1 beta e che bloccando cellule danneggiate da tale attività. Se con particolari farmaci la produzione di danno e riparo non sono adeguatamente coordinati, il siossalacetato è possibile, nei modelli animali di malattia, inistema immunitario stesso può portare allo sviluppo di pabire la formazione della placca aterosclerotica». tologie che definiamo infiammatorie, quali, per esempio, In Italia si stima che il 44% dei decessi sia determinato l’aterosclerosi. da malattie cardiovascolari; in particolare il 30% è dovuto ad L’aterosclerosi è infatti caratterizzata dall’accumulo di infarto del miocardio e il 31% all’ictus, entrambe patologie cellule infiammatorie e grassi che portano all’ostruzione dei associate ad aterosclerosi. vasi sanguigni. In Italia 3 milioni di persone sono affette da una malatIl lavoro pubblicato dimostra che alcune molecole protia cardiovascolare: si stimano 200.000 nuovi casi di infarto dotte dal nostro stesso organismo sono in grado di modificamiocardico per anno, di cui 36.000 sono fatali, 50.000 decesre l’attività infiammatoria dei macrofagi, cellule del sistema si/anno per morte improvvisa e 130.000 nuovi casi di ictus immunitario che fungono da sentinelle in grado di attivarsi in all’anno, di cui 60.000 sono causa di decesso. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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SALUTE
di Sara Lorusso
I
l tempo è un fattore chiave dell’azione di tutti i chirurghi. Lo è ancora di più in caso di traumi particolarmente gravi e che fin dall’arrivo in corsia lasciano presagire deboli probabilità di sopravvivenza. È in questo contesto che si inserisce la ricerca di un team guidato da Samuel Tisherman, professore dello Shock Trauma Center dell’Università del Maryland, destinata a recuperare minuti preziosi per l’azione chirurgica d’emergenza. Il procedimento oggetto della sperimentazione, che lo stesso Tisherman indica come “animazione sospesa”, prevede l’abbassamento della temperatura del cervello al di sotto dei 10 °C, così da guadagnare del tempo utile per agire nei casi di traumi gravissimi. Si tratta, in particolare, di casi di ferite da arma da fuoco o da accoltellamento. I pazienti a cui la sperimentazione si rivolge quando arrivano al centro, oltre al trauma, hanno anche subito un arresto cardiaco: la statistica attribuisce loro meno del 5% di possibilità di sopravvivenza. Conosciuta come EPR (Emergency Preservation and Resuscitation), la tecnica di conservazione e rianimazione di emergenza si basa sulla possibilità di procurare un raffreddamento rapido del corpo del paziente, attraverso la sostituzione del sangue con una soluzione salina ghiacciata, iniettata tramite l’aorta. Con l’abbassamento repentino della temperatura, l’attività cerebrale si interrompe quasi completamente, il paziente viene staccato dal sistema di raffreddamento e spostato in sala operatoria. A partire da questo momento il chirurgo, secondo la sperimentazione, dovrebbe avere a disposizione un tempo di circa due ore per provare a intervenire sulle ferite, prima che la temperatura del corpo ricominci ad aumentare. La tecnica prova a inserirsi nella relazione tra la temperatura corporea, la conseguente attività cellulare e il necessa-
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LE ULTIME FRONTIERE DELL’ANIMAZIONE SOSPESA
Una soluzione salina ghiacciata per fermare l’attività cerebrale durante gli interventi
rio apporto di ossigeno ai tessuti. Quando il no sopravvissuti alla sperimentazione delcuore si ferma, il sangue cessa di traspor- la tecnica. Ma ha parlato di un caso su cui tare ossigeno alle cellule: una condizione la stessa è stata applicata e ha condiviso che, dopo circa cinque minuti, procura al l’auspicio di poter divulgare i risultati dello cervello danni irreversibili. Abbassare la studio entro la fine del 2020. temperatura del corpo e del cervello proL’analisi dei risultati, stando a quanduce – questa la linea to spiegato da New guida della tecnica Scientist, sarà fatta Lo studio è stato condotto attraverso la comEPR – un rallentamento delle attività parazione tra dieci da un’equipe guidata da delle cellule, le quali, pazienti su cui sarà Samuel Tisherman di conseguenza, hantestata la tecnica e no bisogno di meno dell’Università del Marylan dieci per cui non sarà ossigeno. possibile effettuare Del procedimenl’intervento di EPR a to ha parlato per prima la giornalista scien- causa dell’assenza dell’equipe specializzata tifica Helen Thomson sulla rivista New all’arrivo della vittima al centro. Scientist, riportando i dati e le caratteriLa ricerca ha ottenuto il via libera dalstiche della sperimentazione, resi pubblici la FDA (Food and Drug Administration) dallo stesso Tisherman nel corso di un sim- degli Stati Uniti d’America a partire dalla posio alla New York Academy of Sciences. deroga al principio del consenso informato Tischerman, ha spiegato la Thomson, del paziente o di un suo familiare in caso in realtà non ha detto quanti pazienti sia- di estrema emergenza. La legislazione sta-
SALUTE
Un tema noto alla letteratura
P
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tunitense, infatti, prevede che nel caso umane». Non è ancora chiaro per quanto in cui il paziente giunga alle cure in con- tempo sia possibile mantenere un individizioni disperate e non ci sia trattamento duo in animazione sospesa e ci sono molti alternativo, l’autorità medica può sul mo- dubbi sui rischi a cui va incontro il pamento decidere di intervenire. Ma la stessa ziente nel processo di riperfusione, con norma prevede anche che, per ricerche e la riattivazione dell’apporto di ossigeno ai sperimentazioni, la tessuti dopo il periopotenziale utenza – in do di sospensione. L’obiettivo della ricerca questo caso coincide Studi precedensostanzialmente con ti avevano già testaè quello di recuperare la popolazione locale to sugli animali, in – debba essere infor- minuti preziosi per l’azione particolare i suini, mata: per questo mol’azione del raffredchirurgica d’emergenza tivo il team di Tisherdamento per ageman ha organizzato volare l’intervento alcuni incontri divulgativi e ha pubblicato chirurgico su traumi gravi. È dagli anni un sito in cui è possibile iscriversi nelle liste ’80 che tecniche simili sono al centro di del dissenso all’eventuale trattamento. sperimentazioni e progetti di ricerca. «Non stiamo cercando di mandare le L’obiettivo, per tutti gli scienziati coinpersone su Saturno – ha detto Tisherman volti, è sempre lo stesso: sospendere a New Scientist, richiamando il nome del- l’animazione di un individuo quel tanto la sperimentazione –. Stiamo cercando di che basta per recuperare tempo utile a guadagnare più tempo per salvare vite salvargli la vita.
er la ricerca scientifica l’animazione sospesa non è più un tema solo teorico. E da tempo anche la ricerca spaziale affronta con interesse la possibilità di rallentare il metabolismo degli astronauti in prospettiva di lunghissimi viaggi nell’universo. Ma la possibilità di sospendere le funzioni vitali e allungare il tempo a disposizione dell’uomo è un tema noto da sempre alla produzione letteraria e artistica. Il racconto “L’uomo dall’orecchio spezzato” (1862) dello scrittore francese Edmond About, da cui sono stati tratti alcuni film e uno sceneggiato, si basa sull’esperimento di uno scienziato tedesco deciso a disidratare un colonnello dell’armata di Napoleone, catturato durante la campagna di Russia, per riportarlo in vita alcuni decenni dopo. Nel testo teatrale “La cimice” (1929) di Vladimir Majakovskij, l’operaio Prisypkin viene accidentalmente congelato durante i festeggiamenti del proprio matrimonio e verrà ritrovato anni dopo, in un mondo completamente cambiato. Anche l’italiano Emilio Salgari toccò il tema nel romanzo “Le meraviglie del duemila” (1907), in cui due esploratori scoprono una pianta esotica il cui principio attivo permette loro di viaggiare nel tempo: è così che approdano nel 2003.
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di Chiara Di Martino
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arà capitato a tutti di giocare con il proprio bambino, un nipote, il figlio di amici, e di avvertire qualcosa di simile a una “connessione” speciale. Non è suggestione, non è un fenomeno paranormale né una magia, tutt’altro: esiste davvero, e lo dice lo scienza. Lo dicono gli studiosi del Princeton Baby Lab secondo i quali esiste una vera e propria “lunghezza d’onda” condivisa tra bambini e adulti, che sperimentano, durante il gioco, un’attività cerebrale simile nelle stesse regioni del cervello. In altre parole, l’attività cerebrale di neonati e adulti si intensifica e decresce contemporaneamente mentre condividono giocattoli e contatto visivo. «Ricerche precedenti hanno dimostrato che i cervelli degli adulti si sincronizzano quando guardano film e ascoltano storie, ma si sa poco su come questa ‘sincronia neurale’ si sviluppi nei primi anni di vita» ha affermato Elise Piazza, studiosa associata del Princeton Neuroscience Institute (PNI) e primo autore di un articolo scientifico pubblicato lo scorso 17 dicembre sulla rivista Psychological Science. Piazza e i suoi coautori - Liat Hasenfratz, studiosa di ricerca associata alla PNI; Uri Hasson, professore di psicologia e neuroscienze; e Casey Lew-Williams, professore associato di psicologia - ipotizzavano che la sincronia neurale avesse importanti implicazioni per lo sviluppo sociale e l’apprendimento delle lingue. Anche per i non esperti è semplice comprendere quanto sia complesso studiare la comunicazione faccia a faccia tra neonati e adulti: la maggior parte degli studi del passato sull’accoppiamento neuronale, molti dei quali condotti nel laboratorio di Hasson, hanno coinvolto la scansione del cervello degli adulti con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), in sessioni separate, mentre si sdraiano e guardano film o ascoltano storie.
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BAMBINI E ADULTI CHE GIOCANO: I LORO CERVELLI SI CONNETTONO I ricercatori del Princeton Baby Lab hanno individuato una sincronizzazione cerebrale durante l’interazione diretta
In questo caso, però, gli studiosi han- un libro: così, nell’esperimento condotto no dovuto fare un ulteriore passo avanti, da Piazza e i suoi colleghi, lo stesso adulto perché si trattava di studiare la comuni- ha interagito con 42 neonati e bambini. Di cazione in tempo reale; serviva infatti un questi, 21 sono stati esclusi perché il loro metodo a misura di bambino per registra- eccessivo movimento vanificava l’indagine re contemporaneamente l’attività cere- (il dispositivo è infatti molto sensibile) e brale dal cervello di neonati e adulti. Gra- altri tre hanno rifiutato di indossare la ‘cazie al finanziamento dell’Eric and Wendy lotta’. In questo modo, allo studio vero e Schmidt Transforproprio hanno partemative Technology cipato complessivaLo studio è stato realizzato mente 18 bambini di Grant, i ricercatori hanno potuto svilupetà compresa tra 9 e con un sistema di pare un nuovo siste15 mesi. ma di neuroimaging neuroimaging, che utilizza L’esperimento è che utilizza la spet- la spettroscopia funzionale stato diviso in due troscopia funzionale sessioni: nella prima, nel vicino infrarosso l’adulto ha trascorso (functional Near-Infrared Spectroscopy, cinque minuti interagendo direttamente fNIRS), che è sicura per la salute dei più con un bambino – attraverso l’uso di giopiccoli e registra l’ossigenazione nel san- cattoli, cantando filastrocche o leggendo gue agendo come un ‘proxy’ dell’attività un celebre libro illustrato per bambini neurale. - mentre il piccolo sedeva sulle ginocL’obiettivo era registrare il coordina- chia dei genitori. Nella seconda, lo sperimento neurale tra neonati e adulti mentre mentatore si è voltato lateralmente e ha giocavano, cantavano canzoni e leggevano raccontato una storia a un altro adulto,
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I soggetti coinvolti
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mentre il bambino giocava con il proprio nell’apprendimento, nella pianificazione e genitore. Il dispositivo ha raccolto dati nel funzionamento esecutivo: finora si era da 57 canali del cervello noti per essere sempre ritenuto che quest’area fosse sotcoinvolti nelle aspettative, nell’elabora- tosviluppata durante l’infanzia. zione del linguaggio e nella compren«Siamo rimasti piuttosto sorpresi ansione delle prospettive di altre persone. che nello scoprire che il cervello infantiQuando si sono ritrovati a tu per tu con le spesso ‘guidava’ il cervello adulto per questi dati, i ricercatori hanno scoperto alcuni secondi, - ha precisato Lew-Wilche, durante le sesliams, co-direttore sioni faccia a faccia, del Princeton Baby il cervello dei bam- La ricerca ha viso coinvolti Lab -: questo ci suggerisce che i bambini bini era sincronizcomplessivamente 18 non ricevono passizato con il cervello bambini di età compresa vamente gli input ma dell’adulto in diverse possono anche guiaree note per essere tra i 9 e i 15 mesi dare gli adulti verso coinvolte nella comla prossima cosa su prensione di alto licui si concentreranno: il giocattolo da racvello del mondo. Quando l’adulto e il bambino sono cogliere, o le parole da dire». «Durante la comunicazione, l’adulto e stati invece allontanati gli uni dagli altri e spinti a interagire con altre persone, la il bambino sembrano formare un circuito connessione è scomparsa. Molte le sorpre- di feedback - ha aggiunto Piazza -: quando se, come, per esempio, l’osservazione per un bambino e un adulto giocano insieme, cui l’accoppiamento più forte si è verifica- i loro cervelli si influenzano a vicenda in to nella corteccia prefrontale, coinvolta modo dinamico».
l Princeton Baby Lab è un gruppo di ricerca nel Dipartimento di Psicologia dell’Università di Princeton (New Jersey) che studia come i bambini attraversano la fase di approfondimento e in che modo la loro capacità ne supporta lo sviluppo. Lo studio è stato condotto da Elise Piazza, professore associato al Princeton Neuroscience Institute, Uri Hasson, professore associato di Psicologia presso il PNI, dal codirettore del Princeton Baby Lab Casey Lee-Williams e da Liat Hasenfratz, studiosa di ricerca associata alla PNI. Il gruppo ha vinto, nel 2016, lo “Schmidt Fund transformative technology award” (insieme a un altro progetto di ricerca) conferito dall’omonimo Fondo impegnato da tempo a finanziare i progetti di ricerca più meritevoli proposti dalla prestigiosa università. Al gruppo, che è già al lavoro sulla fase successiva dello studio volta a studiare come l’accoppiamento neurale si collega all’apprendimento precoce delle lingue in età pre-scolare, è andato un finanziamento di 577mila dollari.
In alto, la fase di sperimentazione. Sopra, due dei componenti del gruppo di ricerca.
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LENTI SMART PER MISURARE LO ZUCCHERO NEL SANGUE Sviluppato da Corea del Sud e Stanford, il dispositivo consentirà anche il trattamento della retinopatia diabetica
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asta prelievi di sangue, stop agli stick per la misurazione del livello di zuccheri: potrebbe essere in arrivo una vera e propria rivoluzione per i pazienti affetti da diabete, grazie a una tecnologia innovativa che arriva dalla Corea del Sud. Una patologia complessa, spesso neanche diagnosticata: secondo i dati pubblicati nel 2017 dalla World Diabetes Federation, nel mondo 415 milioni di persone vivono con il diabete (1 adulto su 11) e questo numero pare destinato ad aumentare a 642 milioni nel 2040. Concentrando lo sguardo sull’Italia, l’Istat restituisce una stima, nel 2016, di oltre 3 milioni di persone con diabete (il 5,3% dell’intera popolazione): oltre a questi, esiste un 3% circa, tra i 35 e i 69 anni, che ne soffra e non ne è a conoscenza. I pazienti affetti da diabete devono misurare il livello di zucchero nel sangue prelevandone un piccolo campione prima e dopo i pasti: attività che, presto, potrebbe non essere più necessaria, grazie
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a una ricerca pubblicata a gennaio sulla Stanford: mettendo insieme le relative competenze, hanno inventato una lente rivista Nature Reviews Materials. Un gruppo di ricercatori della a contatto fotonica intelligente e un diPohang University of Science and Tech- spositivo medico indossabile in grado di nology (POSTECH) ha infatti sviluppato diagnosticare il diabete e curare la retiuna tecnologia che consente la diagno- nopatia diabetica, una delle complicanze più gravi del diabete si del diabete e il che colpisce la retitrattamento della Nel mondo, 1 adulto su 11 na e, in età lavoratiretinopatia diabetica semplicemente soffre di diabete. Nel 2040 va, è la prima causa d’ipovisione e cecità indossando lenti a la patologia affligerà 642 nei Paesi sviluppati. contatto smart al Il team di riLED (Light Emitmilioni di persone cerca ha sviluppato ting Diode o diodo una lente a contatad emissione lumito intelligente con micro LED integrato nosa). A portare avanti lo studio è stato il e fotorilevatore in grado di misurare la professor Sei Kwang Hahn coadiuvato concentrazione di glucosio nei vasi sandal suo gruppo di ricerca in collabora- guigni congiuntivali, analizzando la luce zione con il gruppo guidato da Zhenan NIR (Near Infrared Reflectance). Ma non è tutto: il gruppo ha anche Bao del Dipartimento di Ingegneria Chimica dell’Università di Stanford e David fatto indossare queste lenti a contatto Myung, Professore assistente di oftal- a LED intelligenti a conigli con malattia mologia presso il Byers Eye Institute di di retinopatia diabetica, irradiando luce
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Le eccellenze della tecnologia
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a Pohang University of Science and Technology è un’università privata con sede a Pohang, in Corea del Sud, dedita alla ricerca e all’istruzione scientifica e tecnologica. Nel 2019 si è classificata terza nella lista delle migliori piccole università del mondo pubblicata dal Times Higher Education (THE), editore londinese specializzato in analisi dell’istruzione superiore e classifiche universitarie mondiali. Tra coloro che hanno partecipato alla ricerca sulle lenti a contatto al Led, insieme al prof. Sei Kwang Hahn, lo studente di Dottorato Geon-Hui Lee, oltre ad alcuni studiosi dell’Università di Stanford, in California; molti dei dispositivi studiati dal team sono stati sviluppati dalla società PHI BIOMED, fondata proprio da Sei Kwang Hahn insieme a Wonjin Park (Wonjin Beauty Medical Group) e specializzata in biomateriali smart.
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Gli autori dello studio. Da sinistra Zhenan Bao, Sei Kwang Hahn e Geon-Hui Lee.
ripetutamente per un mese. Con questo guire analisi altamente sensibili sulla ulteriore step hanno potuto conferma- concentrazione di glucosio nel sudore, re che vi era una significativa riduzione potenzialmente utilizzabile per la diagnodell’angiogenesi (produzione di nuovi si diabetica. Inoltre, con la società PHI vasi sanguigni) nella retina e hanno ve- Biomed, è stato sviluppato un sistema rificato la fattibilità clinica della lente a bluetooth che può inviare dati in modacontatto a LED per lità wireless consenla terapia della retendo ai pazienti di tinopatia diabetica. La ricerca è stata pubblicata controllare i risultaQuesto nuovo dispoti della diagnosi sui a gennaio 2020 sitivo, perciò, non propri cellulari. Hahn ha precisolo consentirà ai sulla rivista internazionale sato che al momenpazienti diabetici di Nature Reviews Materials to sta pianificando monitorare il livello la commercializzadi zucchero nel sangue in tempo reale, ma consentirà anche zione di queste lenti a contatto e di altri il trattamento medico per la retinopatia, dispositivi smart in collaborazione con la con trattamenti per la prima volta mirati: Stanford Medical School. «Numerosi dispositivi diagnostici e la fase dei test clinici preliminari dovrebbe iniziare nella prima metà di quest’an- terapeutici basati sulla luce vengono abitualmente utilizzati nella clinica - si legge no. Grazie a questi risultati, inoltre, il nell’abstract che accompagna la pubbligruppo ha sviluppato anche un dispo- cazione -. Hanno spesso un’interfaccia sitivo medico indossabile che può ese- familiare, vengono collegati alla parete o
posizionati accanto al letto, ma solo di recente sono state proposte nuove idee per la realizzazione di dispositivi funzionali impiantabili o indossabili. Molti progressi sono alimentati dallo sviluppo di materiali multifunzionali per dispositivi sanitari fotonici. In questo studio ridiscutiamo i concetti di base e alcuni esempi di dispositivi sanitari fotonici impiantabili e indossabili all’avanguardia per applicazioni diagnostiche e terapeutiche. Innanzitutto, descriviamo i materiali multifunzionali emergenti fondamentali per l’avvento dei dispositivi sanitari fotonici impiantabili e indossabili di prossima generazione e valutiamo il percorso per la loro traduzione nella clinica. Descriviamo, inoltre, casi esemplari di dispositivi sanitari fotonici non invasivi e indossabili in diverse applicazioni anatomiche e, infine, le future direzioni di ricerca per il settore, in particolare per quanto riguarda l’assistenza sanitaria mobile e la medicina personalizzata». (C. D. M.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Melanoma: in due farmaci una cura efficace Dabrafenib e Trametinib come trattamenti medici di precisione di Domenico Esposito
al 90% se il tumore si trova al secondo stadio, presente solo nello strato cutaneo o al più qualche millimetro in profondità. La storia cambia se invece il tumore ha aggredito i linfonodi viil tumore più pericoloso tra quelli della pelle. E si porta dietro cini. Quando ai pazienti viene diagnosticato un melanoma al terzo un dato che fa rabbrividire: il melanoma colpisce, secondo le stadio – si tratta del 15% di tutte le nuove diagnosi di melanoma ultime stime Aiom, sempre più giovani. Gli uomini restano i – la prognosi è di gran lunga peggiore, e si porta dietro un altissimo più a rischio rispetto alle donne, per una patologia che, nel rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico. sesso maschile, rappresenta il 9% dei tumori giovanili (il 7% nel Paola Queirolo, direttore della Divisione Melanoma, Sarcoma e sesso femminile). Tumori rari dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano ha spiegaNella cura di questo tumore sta assumendo una funzione to: «L’evoluzione dello studio del melanoma va di pari passo con la sempre più importante la medicina di precisione. Ai pazienti che storia del progresso scientifico. Oggi possiamo affermare tranquillamente che, con una diagnosi precoce e grazie ai passi in avanti hanno sviluppato metastasi, la somministrazione di farmaci in grado di colpire un bersaglio specifico può risultare fruttuosa anche fatti dalla ricerca scientifica, la storia della malattia tumorale della quando viene effettuata prima che la malattia pelle può essere riscritta. Siamo entrati in una si ripresenti. Nei pazienti con melanoma al nuova era della cura del melanoma. Oggi, con Si tratta di una delle terzo stadio, definiti ad alto rischio, può essel’avvento della medicina di precisione, siamo re prescritta la somministrazione della comriusciti a ottenere terapie efficaci e mirate anneoplasie più pericolose binazione di Dabrafenib e Trametinib come che nella fase adiuvante. tra quelle trattamento adiuvante. Grazie all’utilizzo combinato di DabrafeQuesti due farmaci risultano infatti positinib e Trametinib, possiamo innalzare la soglia che colpiscono la pelle vi per la mutazione BRAF dopo una completa di guarigione dei pazienti con malattia in fase resezione chirurgica. Dabrafenib e Trametinib precoce e con mutazione BRAF che hanno riescono quindi a ridurre drasticamente il pericoloso che il tumore potenzialmente un più alto rischio di recidiva». Michele Del Vectorni all’attacco nei pazienti che presentano questa variazione del chio, responsabile dell’Oncologia Medica Melanomi, Dipartimento Dna. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), come conseguenza di di Oncologia Medica ed Ematologia, Istituto Nazionale Tumori di questa scoperta, ha reso rimborsabili il Dabrafenib e Trametinib, Milano, aggiunge: «Il trattamento con i due farmaci ha avuto effiprodotti da Novartis, nei casi di trattamento del melanoma adiucacia grazie alla sua azione selettiva: riesce in sostanza a spegnere vante. l’attività della proteina BRAF, bloccando così l’evoluzione del tuQuando invece il melanoma viene scoperto in uno stadio ancomore, con un tasso di sopravvivenza molto più alto. Mentre le precedenti opzioni terapeutiche approvate, avevano un alto livello di ra precoce, allo stato attuale delle cose la chirurgia resta ancora il tossicità e scarsi vantaggi in termini di sopravvivenza. Ad oggi, per trattamento di routine. Ad essa viene associata una prognosi buona a lungo termine. Quando il tumore viene diagnosticato nel suo fortuna, la nuova strada intrapresa sembra quella più funzionale primo stadio, il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del 98%; scende alla guarigione dei pazienti».
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Il fumo danneggia (anche) la mente Le sigarette colpevoli asocialità e inclinazione alla depressione
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l fumo non comporta soltanto problemi al fisico, ma anche polmoni, le malattie cardiache, l’ipertensione e il basso peso alla alla salute mentale: sarebbe tra i fattori che influenzano la nascita. I dati sono stati raccolti dall’aprile 2009 nell’università vita sociale, causando meno vitalità e anche una maggiore di Belgrado e dall’aprile 2015 in quella di Pristina, in modo sipropensione a cadere in depressione. Lo suggerisce un remile, in condizioni analoghe e nello stesso periodo dell’anno, cente studio della Hebrew University of Jerusalem’s-Hadasssah per ridurre al minimo la possibile influenza di fattori esterni; la Braun School of Public Health and Community Medicine, che differenza del numero di studenti presi come campioni è stata ha coinvolto anche le università di Belgrado e Pristina ed è stato decisa in relazione alla popolazione complessiva delle due unipubblicato su Plos One. versità, con quella di Belgrado che ospita un numero maggiore Lo studio, scrivono gli autori sulla rivista scientifica, ha voludi persone rispetto a quella di Pristina. to esaminare gli effetti delle sigarette sull’Health Related QualiDalla ricerca è emerso che gli studenti che fumavano abity of Life (HRQoL), ovvero sulla qualità della vita correlata alla tualmente presentavano tassi di depressione clinica molto più salute. Ci sono, però, delle limitazioni: possono essere presenti, alti, doppi o anche tripli, rispetto ai loro coetanei che non fumaaffermano, dei fattori esterni che non sono stati presi in consivano. In particolare, il tasso superiore del 10% è stato riscontraderazione e anche il periodo della raccolta to tra gli studenti dell’Università di Pristina: dati potrebbe essere uno di questi: i dati desoffriva di depressione il 14% degli studenti Lo studio è della Hebrew fumatori, rispetto al 4% dei ragazzi della gli studenti di Belgrado sono stati raccolti sei anni prima rispetto a quelli degli studenti di stessa età ma non fumatori. All’università University of Jerusalem Pristina e in questo lasso di tempo possono di Belgrado, invece, la differenza era meno ed è stato pubblicato esserci stati dei cambiamenti nell’uso del tanetta: le percentuali erano rispettivamente bacco. Servono, insomma, ulteriori ricerche del 19% e dell’11%. sulla rivista Plos One per svelare con precisione i meccanismi che La ricerca ha evidenziato che gli stulegano la salute mentale al fumo. denti fumatori presentavano anche tassi Per la ricerca sono stati presi in esame duemila ragazzi, dei più alti di sintomi depressivi e punteggi più bassi di salute menquali 1.624 dell’università serba (964 del primo anno e 660 del tale, come vitalità e funzionamento sociale, e questo a prescinterzo anno) e 514 di quella cosovara (264 del primo anno e 250 dere da altri fattori che avrebbero potuto influenzare i compordel terzo anno), che si sono sottoposti ai regolari controlli satamenti come le condizioni economiche e socio-politiche. nitari previsti nelle per le università serbe. In entrambi i gruppi Per il professor Hagai Levine, autore principale dello stuc’era una prevalenza di femmine, che costituivano il 63% degli dio, i risultati della ricerca forniscono ulteriori elementi alle tesi studenti di Belgrado e il 53.7% di quelli di Pristina; l’età media che vogliono che la depressione e il fumo siano strettamente degli individui coinvolti nella ricerca è di 20.8 anni. Sono state collegati; sebbene il nesso di causa effetto non sia stato dimostudiate le loro abitudini, il rapporto col fumo e le ripercussioni strato, o perlomeno non lo sia stato ancora, l’esito dello studio, sulla salute dal punto di vista mentale, per scoprire le eventuali aggiunge, suggerisce che il tabacco possa avere degli effetti neconseguenze oltre quelle già note sul corpo come il cancro ai gativi sulla salute mentale. (N. F) Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Con le piante, stop allo stress da ufficio L’interazione con i vegetali migliora lo stile di vita lavorativo
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al paese del Sol Levante arriva la conferma che le pianposizionato una pianta sulle scrivanie dei lavoratori. La ricerte da appartamento, collocate in un ambiente d’ufficio, ca ha visto coinvolgere e analizzare le abitudini e il livello di possono apportare seri miglioramenti allo stile di vita stress di 63 lavoratori. I dipendenti sono stati divisi in due lavorativo: osservarle o interagire con loro, anche sogruppi, e ad ognuno di loro è stato chiesto di riposarsi per tre lamente per qualche minuto, aiuterebbe a ridurre gli stati di minuti quando si sentivano affaticati. stress e dell’ansia. Masahiro Toyoda, Yuko Yokota, Marni BarA differenza del gruppo di controllo, che non prevedeva nes e Midori Kaneko, questi sono i nomi dei ricercatori che l’interazione con la pianta, il gruppo di lavoratori che invehanno condotto questo tipo particolare indagine, basata sull’ace doveva curarne una piccola, manifestava una diminuzione nalisi dell’uso pratico di piccole piante da interno, allo scopo della frequenza cardiaca in modo significativo, dopo un riposo di aumentare la salute mentale dei dipendenti. di 3 minuti e a seguito dell’interazione con il vegetale. Come La ricerca, pubblicata sulla rivista HortTechnology, dell’Agià accennato, l’obiettivo della ricerca era verificare l’effetto merican Society for Horticultural Science, è stata condotta di riduzione dello stress derivante della interazione con una presso l’Università di Hyogo ad Awaji, in Giappone per l’appianta, scelta e accudita dallo stesso soggetto, in un ambiente punto, per verificare scientificamente quadi ufficio reale a seguito di una sensazione le fosse l’impatto psicologico e fisiologico di affaticamento durante le ore d’ufficio. La ricerca è stata condotta indotto dalle piante da interno sull’ansia Ai partecipanti è stata offerta la posdei lavoratori. A differenza della maggior sibilità di scegliere tra sei diversi tipi da dall’Università di Hyogo parte degli altri esperimenti, questo ha tenere sui loro banchi o scrivanie: aeree, ad Awaji, in Giappone, e avuto la particolarità di non essere stato bonsai, cactus san pedro, piante a fogliacondotto in un ambiente di laboratorio, pubblicata su HortTechnology me, kokedama o echeveria. Ad ogni partebensì gli esperti giapponesi hanno calcolacipante è stato chiesto di collocarla vicino to la riduzione dello stress sui dipendenti, al monitor del PC sulla propria scrivania. verificandola proprio in ambienti di ufficio reali, dove il lavoLa ricerca ha dimostrato che l’ansia diminuisce significativaratore era a proprio agio, per non condizionare l’esito della mente con l’interazione attiva (ossia solamente osservando e ricerca stessa. accudendo la pianta) rispetto invece all’interazione passiva «Al momento, non così tante persone comprendono e (ossia scelta tra le sei specie e posizionamento) in ogni fasfruttano appieno il beneficio che gli organismi vegetali posscia d’età e di impiego del campione di soggetti considerato. sono apportare sul posto di lavoro. È proprio per queste moToyoda e il suo team, alla base di quanto emerso dalla loro tivazioni che abbiamo deciso che era essenziale, verificare e ricerca, si sentono di suggerire a qualsiasi tipo d’imprenditore, fornire prove scientifiche di quanto fosse l’effetto di riduzione che collocare vegetali da interno nelle proprie sedi di lavoro, dello stress che le piante possono produrre», afferma il dottor potrebbe essere una soluzione economica e utile per miglioraMasahiro Toyoda. Il team di ricercatori ha studiato i cambiare le condizioni d’ufficio dei dipendenti, promuovendo e facilimenti dello stress psicologico e fisiologico prima e dopo aver tando la salute mentale degli impiegati. (M. M.).
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Le innumerevoli proprietà del Maqui I benefici di flavonolo e antocianina nella bacca della Patagonia la quantità di LDL. Le bacche maqui sono un ottimo aiuto per prevenire l’invecchiamento cellulare e l’insorgere di malattie tumorali; contengono una quantità molto elevata di delfinidina (polifenolo), a bacca di Maqui (Aristotelia chilensis) è l’emergente frutto della presente anche nell’olio extravergine d’oliva, che è risultata la moPatagonia con un alto valore nutraceutico. Appartiene alla familecola antiossidante più importante in natura; si sciolgono bene in glia delle Eleocarpaceae che conta 10 generi e circa 400 specie acqua e non presentano un gusto sgradevole; contengono anche diffuse in Asia, Australia e Sudamerica. È un arbusto sempreelementi quali calcio, ferro e potassio, ma soprattutto vitamina E, verde, la produzione dei suoi frutti avviene attraverso l’impollinaziovitamina B, acido ascorbico e acido pantotenico. Vengono utilizzate ne del maschio che dona i propri gameti alla femmina. È una bacca, in ambito cosmetico perché in grado di giovare alla salute di pelle e di colore blu intenso, ha forma e sapore simile al sambuco, vive in capelli. Sono un ottimo emolliente, la vitamina E assorbita dalla pelle condizioni climatiche particolari per temperatura, piogge violente e, grazie alla sua frazione lipidica, fornisce morbidezza e idratazione prolungata; anti-age, le antocianine combattono i radicali liberi e la e raffiche di vento; condizioni che inducono la pianta a produrre le proprie bacche ricche di antiossidanti, le stesse che le permetloro azione dannosa a carico delle cellule prevenendo la comparsa tono di difendersi dall’ambiente esterno, che delle rughe, ecco perché tali bacche sono insi mostra ostile alla sopravvivenza. Presenta gredienti alla base per la preparazione di diverAppartiene alla famiglia si prodotti cosmetici ad azione anti-aging; ricoun profilo unico di antocianidine, che include elevate quantità di delfinidina-3-O-sambubiostituente, le vitamine del gruppo B favoriscono delle Eleocarpaceae side-5-O-glucoside e delphinidina-3-O-sambula rigenerazione cellulare dell’epidermide e del e conta circa 10 generi bioside, con alti livelli di attività antiossidante, cuoio capelluto, restituendo forza e vigore ai la ricerca su questo prodotto è focalizzata proe 400 specie nel mondo capelli; disinfettante, la vitamina C sviluppa prio sulle formulazioni arricchite con polifenoli un’azione disinfettante che aiuta a prevenire della polpa. la comparsa brufoli e a curare infezioni; astrinNegli ultimi anni infatti è aumentato l’interesse per alimenti o gente; analgesico; antipiretico; cicatrizzante. ingredienti che forniscono effetti benefici per la salute umana, quinNon sono semplici da trovare sul mercato, ma si può ovviare di molti frutti autoctoni di diversi continenti sono stati studiati come utilizzando quelle essiccate, o prodotti a base di maqui, compresse o fonte di alimenti funzionali. Tradizionalmente vengono consumati liofilizzati disponibili nelle erboristerie e nelle farmacie, non è difficicome frutta fresca e secca oppure per preparare tè, succhi di frutta, le però trovare il succo di maqui ottenuto dalla spremitura a freddo marmellate, ma vengono utilizzati anche come agenti antinfiammadelle bacche. La dose giornaliera consigliata non deve superare 25tori, antidiabetici e ipolipidemici, grazie ai loro elevati valori di an55 ml, perché potrebbero risentirne coloro che soffrono di stipsi. Il maqui è diventato il frutto più ricercato in ambito sportivo, da introtiossidanti, grazie al contenuto di flavonolo e antocianina. Secondo durre in integratori e bevande specifiche, in quanto risulterebbe in recenti studi, l’utilizzo di bacche di maqui induce l’aumento dei livelli di HDL prevenendo il deposito di grasso nelle arterie causa di ingrado di favorire il recupero muscolare e sarebbe di supporto alle farto ed ictus, rinforzando poi le pareti dei vasi sanguigni riducono prestazioni sportive.
di Carla Cimmino
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GENETICA E CALVIZIE L’alopecia androgenetica (AGA) come fattore ereditario nell’uomo
di Biancamaria Mancini
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a calvizie maschile più comune è l’alopecia androgenetica (AGA), una condizione ereditaria che porta alla miniaturizzazione dei capelli e alla scopertura delle zone delle tempie, del vertex, del frontale fino a coinvolgere l’intera area superiore del cranio. La sua eziologia è multifattoriale e poligenetica. Da uno studio sui gemelli, è emerso che la percentuale totale di varianza nella calvizie maschile attribuibile a fattori genetici è circa l’80%, sia per la caduta dei capelli ad esordio precoce che tardivo [1]. Markus Nothen scoprì l’associazione di AGA al gene AR (cromosoma X) che codifica per i recettori androgeni e si eredita attraverso la linea materna, per questo gli uomini, avendo solo un cromosoma X ricevuto dalla madre, hanno una perdita dei capelli che spesso riflette quella dei loro nonni materni [2]. L’ipotesi oggi maggiormente accreditata è che l’AGA sia il risultato della maggiore sensibilità dei follicoli piliferi agli androgeni circolanti, pro-
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prio a causa di un aumento del numero di recettori agli androgeni. È stato stimato che il gene AR può conferire fino al 40% del rischio genetico totale, un grado di rischio elevato per un singolo gene, e quindi, emerge la sua responsabilità nel rischio di AGA maschile [2]. Nelle donne invece non è stata dimostrata l’influenza genetica di AR ed è ancora oggetto di discussione se la miniaturizzazione dei follicoli si verifichi principalmente a causa dell’attività degli androgeni. Il progetto GWAS (il più grande studio di associazione pubblicato su tutto il genoma) ha identificato ulteriori varianti geniche, infatti h a
messo in luce otto loci genetici indipendenti collegati proprio alla calvizie e, più recentemente, un documento di revisione ha messo in luce quindici loci associati, due di questi localizzati proprio sul cromosoma X [3-4]. Nel 2008 in un ulteriore studio condotto da Nothen e Kruse, si esaminarono oltre 500.000 posizioni nel genoma umano in 300 uomini con AGA e si scoprì sul cromosoma 20 un ulteriore gene(20p11) coinvolto nella perdita di capelli. Il locus 20p11 può essere quindi trasmesso da entrambi i genitori, ecco perché alcune persone sviluppano AGA nonostante il nonno materno non riporti problemi di calvizie [2-5]. Questi risultati, confermati anche da ulteriori studi successivi, confermano che la calvizie ha un’eziologia poligenica e può dipendere da entrambi i genitori nonostante il coinvolgimento del cromosoma X. Nel 2017 Marioni costituisce uno studio con un campione di 12874 persone in cui viene sequenziato il DNA attraverso una tecnica nota con il nome di “genome-wide”, ovvero l’analisi di quasi 300 regioni genetiche correlate all’alopecia maschile e alla caduta dei capelli. In questo studio molte caratteristiche tricologiche individuali e modelli di perdita di capelli, possono essere spiegate dalla presenza di comuni varianti genetiche sia sui geni autosomici che sul cromosoma X [6]. Tra i geni autosomici coinvolti si trova: RSPO2 collegato alla crescita dei peli nei cani; PGDFA collegato allo sviluppo del follicolo pilifero; EBF1 espresso nelle papille cutanee dei follicoli piliferi maturi; PRR23B responsabile dello spessore del sopracciglio; WNT10A collegato sia ai capelli lisci che ai capelli secchi. Anche la via di trasduzione del segnale WNT risulta coinvolta nell’attivazione della β-catenina, che regola la dif-
SALUTE canismi epigenetici coinvolti nella metilazione del DNA, metilazione che modula la trascrizione [9]. Cobb et al. hanno studiato la metilazione del gene AR, osservando un aumento della sua metilazione nei follicoli occipitali, zona in cui i follicoli non subiscono AGA. Tale risultato suggerisce che un aumento della metilazione di AR protegga i follicoli dalla miniaturizzazione e dalla caduta dei capelli [9-10]. Un altro studio evidenzia che i topi privi dell’espressione del DNA metil-transferasi 1 (DNMT1) ferenziazione dei cheratinociti follicolari, che formano il follicolo pilifero. Tra i geni del cromosoma X troviamo: Il gene AR per il recettore degli androgeni; il gene EDA2R (subito a monte di AR) che svolge un ruolo nel mantenimento di capelli e denti come parte del recettore del fattore di necrosi tumorale. Il gene EDA2R sarebbe coinvolto nell’inizio di AGA attraverso l’attivazione della proto-oncoproteina nucleare c-Jun, che è collegata all’attivazione della trascrizione dell’AR. Anche il gene OPHN1, subito a valle di AR è coinvolto nell’eziogenesi, quest’ultimo insieme al gene ZC4H2, era stato precedentemente al ritardo mentale legato all’X [6]. La rilevanza di AR sul cromosoma X e il forte segnale di associazione di EDA2R confermano l’importanza del lignaggio materno nell’eredità androgenetica dell’alopecia. Tuttavia la varianza emersa dalle varianti del cromosoma X è molto più bassa per l’insorgenza tardiva rispetto alla calvizie maschile ad esordio precoce [6]. Oltre allo studio dei geni coinvolti a livello cromosomico, Heilmann et al. hanno approfondito la struttura poligenica nell’eziologia dell’AGA che tiene conto delle complesse vie biologiche asso-ciate. Hanno così identificato quattro loci di rischio (2q35, 3q25.1, 5q33.3 e 12p12.1) ma il segnale di associazione più forte è stato osservato in 2q35, un locus che contiene il gene WNT10A espres-so nel bulge durante la fase di anagen [7]. Le cellule staminali del follicolo pilifero si trovano pro-prio nel bulge e sono responsabili della continuità e ciclicità del ciclo vitale del capello. Altri 2 loci riscontrati ad alto rischio AGA sono: 20p11 e il gene AR [8]. L’identificazione di 20p11 suggerisce che anche percorsi non dipendenti dagli androgeni sono coinvolti nella patogenesi dell’alopecia e meritano di essere approfonditi. Sono ancora limitati gli studi e le informazioni di-sponibili sui mec-
hanno un fenotipo calvo. DNMT1 è coinvolto nell’attuazione e nella regolazione degli schemi di metilazione per le citochine specifiche del tessuto, e si evince che l’at-tività di questo gene può essere rilevante per lo sviluppo di AGA [2-5]. Sarà rilevante conoscere il profilo di metilazione globale dei pazienti con AGA per identificarne altri geni coinvolti in questa condizione. Nonostante questi importanti contributi recenti è ancora estremamente difficile fare previsioni quando si parla di calvizie.
Lo stress ossidativo
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ella perdita dei capelli è nota l’azione ormonale, ma nuovi studi evidenziano l’influenza dello stress ossidativo nell’invecchiamento cellulare follicolare precoce [I]. Uno dei geni autosomici trovati associati a calvizie per invecchiamento cellulare precoce è il gene SOD2 (cromosoma 6) che codifica per la Superossido Dismutasi Manganese dipendente. L’enzima si trova nella matrice mitocondriale ed è la prima linea di difesa contro l radicali liberi. In assenza di SOD2, l’alta presenza di radicali liberi nelle cellule indurrebbe un danno ossidativo indiscriminato alle macromolecole biologiche poi responsabili di condizioni patologiche e dell’invecchiamento. La presenza della variante sfavorevole promuove certamente l’accumulo maggiore di radicali liberi nelle cellule. Anche La Glutatione Perossidasi, una proteina selenio dipendente, sfavorisce il processo di invecchiamento rimuovendo i perossidi lipidici e l’idrogeno nelle cellule. Tale enzima è codificato dal gene GPX1 (cromosoma 3), e la presenza della variabile sfavorevole minimizza la sua attività enzimatica. Alcuni studi hanno osservato una correlazione della variante GPX1 anche con l’alopecia areata, un disturbo follicolare che porta alla completa perdita dei capelli in specifiche aree circolari [II].
Bibliografia 1. Nyholt DR, Gillespie NA, Heath AC, Martin NG. “Genetic Basis of Male Pattern Baldness.” Journal of Investigative Dermatology. 2003;121(6):1561–4. 2. Hillmer, A., Kruse, R., Nöthen, M. et al. “Genetic Variation in the Human Androgen Receptor Gene Is the Major Determinant of Common Early-Onset Androgenetic Alopecia.” The American Journal of Human Genetics 2005, 77(1), pp.140-148. 3. Heilmann S, Brockschmidt FF, Hillmer AM, Hanneken S, Eigelshoven S, Ludwig KU, et al. “Evidencefora polygenic contribution to androgenetic alopecia.” British Journal of Dermatology. 2013;169(4):927–30. 4. Marcińska M, Pośpiech E, Abidi S, Andersen JD, Vanden Berge M, Carracedo A, et al. “Evaluation of DNA Variants Associated with Androgenetic Alopecia and Their Potential to Predict Male Pattern Baldness. PLoSONE. 2015; 10(5) 5. Nothen, M. and Kruse, R. “Important new hair-loss gene discovered” Uni-bonn.de. Available at: https://www.unibonn.de/Press-releases/important-new-hair-loss-gene-discovered. 6. Ricardo E. Marioni, Saskia P. Hagenaars et al. Genetic prediction of male pattern baldness. Plos Genetics February 14, 2017 7. Heilmann S, Kiefer AK, Fricker N, Drichel D, Hillmer AM, Herold C, et al. “Androgenetic alopecia: Identification of four genetic risk loci and evidence for the contribution of WNT signaling to its etiology.” J Invest Dermatol 2013;133:1489 96. 8. Li R, Brockschmidt FF, Kiefer AK, Stefansson H, Nyholt DR, Song K, et al. “Six novel susceptibility loci for early onset androgenetic alopecia and their unexpected association with common diseases.” PLoS Genet 2012; 8: e1002746. 9. Goldberg AD, Allis CD, Bernstein E. “Epigenetics: A landscape takes shape.” Cell 2007; 128:635 8. 10. Cobb JE, Wong NC, Yip LW, Martinick J, Bosnich R, Sinclair RD, et al. “Evidence of increased DNA methylation of the androgen receptor gene in occipital hair follicles from men with androgenetic alopecia.” Br J Dermatol 2011; 165:210 3.
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SALUTE
ASPIRANTI CERVELLONI? IL SEGRETO È NELLO SPORT Il volume della materia grigia aumenta con l’attività fisica e favorisce abilità e capacità cognitive
di Marco Modugno
A
nno nuovo vita nuova. Ad ogni inizio di nuovo anno è un proverbio che torna sempre di moda e con sé porta tanti buoni propositi che però nella vita pratica rimangono tali. Tra di essi gettonatissimo e sempre in cima alla lista c’è quello di mettersi in forma tra palestra, corsa e varie attività. Da quest’anno la scienza offre un motivo in più per mantenere questa promessa e lo fa attraverso una semplice equazione matematica: più sport, più materia grigia. Uno studio condotto da un gruppo di scienziati tedeschi della German Center for Neurodegenerative Diseases, e successivamente pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings, spiega come saltare in sella ad una bici, correre, approcciarsi alla camminata veloce, o comunque scegliere qualsiasi tipo di attività fisica che faccia battere il cuore, sia una delle scelte migliori da fare per questo nuovo anno. Secondo gli autori di questo lavoro,
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tutte le attività fisiche che comportano un coinvolti sono stati più e più volte esamiesercizio cardiorespiratorio, non solo aiu- nati. Per quello che riguarda il fitness cartano a mantenersi in forma, ma sono un diorespiratorio, è stato possibile misurarlo utilizzando il picco di assorbimento di ottimo allenamento anche per la mente. Lo studio che è stato portato avanti ossigeno e altri standard, valutati mentre su 2013 adulti di due coorti indipendenti le persone praticavano attività fisica con della Germania nord-orientale, porta nuo- una comunissima cyclette. I dati cerebrali ve evidenze di un’associazione fra questo invece sono stati acquisiti effettuando ad ogni soggetto delle tipo di attività fisica risonanze magnetie gli effetti positivi nel volume totale Lo studio è degli scienziati che.Quello che si è del cervello in particolare nella materia tedeschi del German Center osservato ed è emerso è che l’esercizio grigia. In particolare, for Neurodegenerative cardiorespiratorio spiegano gli esperti, Diseases sembri rallentare il il focus è sulle regiodeclino della mateni cerebrali coinvolte ria grigia. Secondo nel declino cognitivo e nel processo di invecchiamento. Il vo- il neurologo della Mayo Clicnic, il dottor lume della materia grigia è importante, in Ronald Petersen, autore di un editoriale quanto sembra essere correlato con varie sulla ricerca in questione, «la caratteristiabilità e capacità cognitive. Questo tipo di ca più sorprendente è l’effetto misurato studio è stato portato avanti in un arco di sulle strutture cerebrali coinvolte nella tempo molto ampio che va dal 1997 fino al cognizione, piuttosto che sulla funzione 2012, in questo lasso di tempo, i soggetti motoria. Un altro aspetto importante –
SALUTE
Chi è
L
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a storia professionale di Matteo Pincella inizia nel 2004, quando arriva al Rugby Viadana con un doppio ruolo, da un lato quello di assistente allenatore under 13 e dall’altro quello di promotore ed iniziatore del gioco del rugby nelle scuole. Settimana dopo settimana, la passione e il senso di responsabilità verso questa disciplina e i suoi giocatori cresceva sempre di più, e di conseguenza aumentava anche la sua ambizione di diventare preparatore atletico della prima squadra. Nel giro di 4 anni ha conseguito vari scatti di ruolo: nel 2005 è diventato preparatore atletico del team under 15 e nel 2009 preparatore della prima squadra. Dal 2010 al 2012 invece, ha curato la preparazione atletica degli Aironi Rugby. Dopo anni di militanza ed esperienze a livello locale, nel 2012 viene chiamato a ricoprire il ruolo di nutrizionista della prima squadra della Juventus e della primavera della Juventus. Si occupa di soluzioni di alimentazione, recupero e supplementazione per questi giocatori professionisti, nonché di prestazioni degli atleti Juventus F.C. Nella sua formazione ha sempre tenuto ben presente il binomio “nutrizione-performance”. Il suo iter di studi universitari è iniziato approcciando le Scienze Motorie che mi gli permesso di studiare l’essere umano in maniera completa, secondo una visione olistica. In seguito, ha perfezionato il suo percorso acquisendo il titolo di biologo nutrizionista, conseguendo così la legittimazione accademica in ambito nutrizionale. Dal 2016 è Nutrizionista della Nazionale maggiore di calcio e responsabile del Dipartimento di Nutrizione dell’Area Performance di Casa Italia.
aggiunge – è che questi risultati possono diorespiratoria comporta anche il dover applicarsi ad ogni soggetto, anche a quelli osservare altre buone abitudini come il mangiare sano, non fumare, tenere sempiù anziani». Sulla base di questi risultati, spiegano pre sotto controllo il proprio peso, evitare ulteriormente gli scienziati coinvolti nel l’ipertensione, ridurre il più possibile zucprogetto, sembra confermarsi un effetto cheri nel sangue e monitorare con attenprotettivo svolto dall’attività fisica contro zione i livelli colesterolo. il declino cognitivo. L’anestesista e fisioloA tal riguardo abbiamo sottoposto go della Mayo Clinic, alcune domande ad Michael Joyner, anaun esperto del settolizzando i dati che re, il Dottore Matteo Le attività fisiche che Pincella, biologo nusono emersi, riflette comportano un esercizio trizionista, Dottore su di essi: «Questi dati dimostrano che cardiorespiratorio allenano in alimentazione e nutrizione umana, l’attività fisica ed il anche la mente Dottore in scienze e fitness sono associati tecniche dello sport, ad una migliore funin ambito sportivo zione dei vasi sanguigni cerebrali. Questo lavoro è importante Nutrizionista della Nazionale maggiore di per via dei dati volumetrici che mostrano calcio e responsabile del dipartimento di un effetto sulla struttura del cervello». nutrizione dell’area performance di “Casa Per gli esperti è dunque raccomandabile Italia”, attualmente Responsabile dell’ueseguire attività fisica e portare avanti un nità di nutrizione, area sportiva, per FC esercizio moderato e regolare di almeno Internazionale Milano. Gli abbiamo sot150 ore settimanali, una buona forma car- toposto alcune domande relative all’argo-
mento appena trattato, alle quali ha esaustivamente risposto fornendo anche degli esempi molto intuitivi per far capire bene quali siano i benefici. Lo studio ci dice che lo sport ha effetti sulla struttura del cervello. Può spiegarci meglio in che modo ciò avviene? «Senza ombra di dubbio partiamo con il dire che un soggetto allenato ha numerosi vantaggi in più rispetto ad uno non allenato, e questa differenza è molto più evidente soprattutto nei più giovani. A livello strutturale, l’attività motoria verte a stimolare le sinapsi cerebrali, rendendo il cervello molto più rapido nel fornire degli output. Per fare un esempio molto banale, ma che ci fa capire bene cosa intendiamo, basti immaginare a questo tipo di situazione: se ci dovessimo trovare in equilibrio su di un piano instabile, e nello stesso momento ci venisse chiesto di rispondere ad una semplicissima tabellina (a parità di conoscenza algebrica degli individui testati), riscontreremo che i soggetti alIl Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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SALUTE lenati risponderanno più velocemente e con maggiore precisione, proprio perché il cervello è più abituato ad analizzare situazioni complesse riguardo stimoli afferenti e di conseguenza fornire output in maniera più rapida e precisa in situazione di difficoltà, a differenza di soggetti che conducono invece uno stile di vita molto più sedentario. Dal punto di vista nutrizionale invece, in un soggetto più allenato, il cervello riesce a gestire ed utilizzare meglio il glucosio, poiché l’individuo riuscirà a mantenere la glicemia più costante nel tempo, senza alti e bassi. L’attività muscolare consente di aumentare la possibilità di immagazzinare i carboidrati introdotti con la dieta sotto forma di glicogeno muscolare, il quale verrà utilizzato localmente dai muscoli stessi per produrre le contrazioni necessarie all’attività motoria. Sappiamo che il cervello si alimenta principalmente di due carburanti, principalmente il glucosio mentre in assenza o forti limitazioni dello stesso, dai corpi chetonici, che sono derivati nel fegato dai lipidi, questi assomigliano molto agli zuccheri in termini di obiettivo (mantenimento dell’attività e della sopravvivenza dei neuroni) ma con elevata velocità di utilizzo». Tra i parametri misurati ci sono quelli legati ai picchi di assorbimento di ossigeno, componente fondamentale nelle attività “cardio”, che ruolo gioca il cervello in questo tipo di meccanismo? «Un ruolo importante in questa fase, più che dal cervello è rappresentato dai mitocondri, che hanno il compito di curare il sistema aerobico. Essi rappresentano una vera e propria centrale energetica delle cellule. Più sono grandi, per quantità e dimensione, più favoriscono la captazione dell’ossigeno. Per far capire tramite un esempio pratico, un soggetto allenato, facendo attività fisica costantemente, impara ad utilizzare e gestire l’ossigeno così da ritardare i processi che producono l’acido lattico. Nei soggetti invece poco allenati, anche una semplice camminata veloce, di pochi minuti, è sufficiente per fare in modo che il proprio organismo, non essendo abituato, produca immediatamente acido lattico. Questo è un aspetto fondamentale che viene utilizzato come indice di salute dell’atleta». Oltre allo sport, è fondamentale mangiare sano, quale consiglio per tornare in forma dopo le feste? «Principalmente dopo le feste prima
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cosa da fare è eliminare gli eccessi che possiamo facilmente ricercare in Zuccheri ed Alcol, seconda cosa da fare è reintrodurre nella nostra alimentazione Frutta e Verdura, quest’ultima, grazie ai composti presenti nella stessa, risulta in grado di ridurre i processi infiammatori dell’organismo senza apportare molte calorie. È importante, anche per i bambini, sostituire parte delle proteine animali di terra con pesce azzurro, ricco di grassi omega 3, i quali hanno dimostrato di migliorare le prestazioni cognitive arrivando addirittura a migliorare notevolmente la grafia durante la scrittura. Per quanto riguarda la frutta secca, 20/30 gr non di più, la dose consigliata e utile alla salute umana, altrimenti si perdono in parte i benefici in quanto l’apporto energetico della frutta secca non è trascurabile. È indicato consumarla non salata, non tostata e non priva della cuticola marrone protettiva». Infine, per tutti quelli che dopo le feste si svegliano con i buoni propositi quale altro consiglio si sente di fornire? «Quello che dico spesso a tutti coloro che si rivolgono a me è: Non importa cosa è meglio fare, ma facciamo!!! È preferibile iniziare sempre con un’attività blanda e progressivamente aumentare carichi di lavoro in termini di volume, densità ed intensità di esercizio. Si può iniziare anche dalla semplice camminata veloce per poi aumentare in maniera crescente: tutto e subito è
assolutamente controproducente poiché rischieremmo di compromettere le capacità di recupero del nostro sistema biologico, il quale come precedentemente detto, ha bisogno di tempo per adattarsi ai carichi crescenti super compensando. La super compensazione è un meccanismo biologico di adattamento che, dopo l’attività fisica, comporta (in acuto) un picco infiammatorio e l’attivazione di ormoni, come il cortisolo, che hanno lo scopo di mobilitare un “vero e proprio cantiere” di rimozione delle strutture biologiche danneggiate e ripristino dell’integrità muscolare. Tale processo si allena, ossia va di pari passo al miglioramento delle proprie prestazioni motorie, direi che è parte integrante del miglioramento delle nostre prestazioni motorie. Questo vale sia per il professionista sia per l’amatore. Per favorire questi processi di recupero è utile evitare il consumo di eccessive quantità di zucchero e di prodotti processati a livello industriale che spesso nascondono grassi raffinati che sbilanciano la nostra dieta sul piano del rapporto tra omega 3 e omega 6, apportando elevate quantità di quest’ultimi. Un eccessivo apporto di omega 6 comporta l’aumento di acido arachidonico all’interno del nostro corpo con conseguente rischio infiammatorio e di irrigidimento delle membrane cellulari. Più le strutture biologiche sono rigide ed infiammate, più, in modo direttamente proporzionale aumenta il rischio di eventi traumatici e patologici per l’organismo».
INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DELLA LOMBARDIA DELL’ONB ASSAGO (MILANO)* 1° febbraio 2020 - Ore 9:30 A seguire - Ore 11:30
GIORNATA FORMATIVA IN BIOLOGIA FORENSE
Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott. Pierangelo Clerici
Vice delegato vicario dell’Onb per la Lombardia
Dott.ssa Elisabetta Rita Galli
Commissario della delegazione della Lombardia
Autorità convenute
www.onb.it
*Strada 1 Milano Fiori, 290 Condominio A1F - 4° piano Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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SALUTE
di Teresa Pandolfi*, Gaetana La Porta*, Giovanni Misasi*
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o stile di vita contemporaneo basato principalmente su un’alimentazione scorretta, eccessiva e altamente calorica e da una scarsa attività fisica ha portato allo squilibrio tra apporto e dispendio energetico che ha condotto, in maniera crescente, ad un problema di emergenza sanitaria a livello mondiale1: l’obesità. Il sovrappeso e l’obesità contano ormai numeri allarmanti e costituiscono uno dei maggiori problemi di salute, non solo nei paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo2 e ad oggi l’obesità rappresenta una delle maggiori sfide del sistema sanitario perché è il più importante fattore di rischio per numerose patologie croniche non trasmissibili come il diabete mellito di tipo 2, ipertensione, patologie cardiovascolari, sindrome metabolica e insulino-resistenza3. L’elaborazione dei dati, derivati dalle indagini di cui al progetto denominato “Piatto della Salute”, a cura dell’Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere di Cosenza (ASBSF) e rilevati presso diverse scuole di Cosenza e Provincia, ha destato preoccupazione in quanto da essa se ne deduce una prevalenza significativa (44% del campione esaminato) di obesità e sovrappeso, oltre alle abitudini errate, che aumentano il rischio di diverse patologie croniche, anche gravi, ad esse correlate. I risultati, pubblicati nell’articolo scientifico: “Obesity of Children in the Province of Cosenza4”, dimostrano come una sana colazione ed un’adegua-
Associazione Scientifica Biologi Senza Frontiere di Cosenza (ASBSF).
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ASCOLTA, IMPARA E CONDIVIDI
Una campagna di sensibilizzazione al corretto stile alimentare dei più piccoli
ta attività fisica favoriscono un regolare sviluppo corporeo e una crescita normopeso. A valle di detti studi, scaturisce l’importanza di intensificare la divulgazione teorico/pratica dei sani principi, tramite una campagna informativa strutturata in maniera innovativa, per rendere i bambini consapevoli di un corretto stile di vita e soprattutto per renderli protagonisti e portavoce delle informazioni trasmesse e così acquisite. L’iniziativa, già patrocinata dall’Ordine Nazionale dei Biologi (prot.
Il progetto nasce a Cosenza e ha il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Biologi
56765/19), nasce da un’idea delle dottoresse Teresa Pandolfi e Gaetana La Porta, biologhe dell’Associazione ASBSF, con il sostegno del Presidente dott. Giovanni Misasi, che vede una prosecuzione della mission, dei programmi statutari e del Progetto “Borghi del Benessere”, volti a fornire un contributo al “miglioramento della qualità della vita”. L’idea si basa sulla divulgazione tramite il ‘passaparola’, da parte di quelli che possiamo definire gli “AMBASCIATORI DELLA SALUTE” - così proclamati al termine di un adeguato percorso formativo, dove i ragazzi possono diventare i veri protagonisti della promozione alla salute. Essi, infatti attraverso le nozioni teorico-pratiche ottenute con i corsi di vari livelli, acquisiranno piccole competenze che renderanno loro in grado di comunicare ai loro coetanei quanto appreso, adottando le modalità e le forme
SALUTE
Sitografia 1.http://wedocs.unep.org/bitstream/handle/20.500.11822/18767/WHO_Obesity_ and_overweight.pdf 2. https://www.epicentro.iss.it/ben/2013/ giugno/2 3.http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_ pagineAree_1000_listaFile_itemName_1_file.pdf 4.http://www.sieds.it/listing/RePEc/ journl/2019LXXIII_N1_RIEDS_07_39_ Iaquinta_Maselli_Pandolfi_Sabella_ ok.pdf. © Evgeny Atamanenko/www.shutterstock.com
più creative che essi riterranno opportuni con l’ausilio dei loro insegnanti e/o capi gruppo extrascolastici. La sinergia con diverse figure istituzionali (Famiglie, Scuole, Enti Comunali, Associazioni), permetterà all’”Ambasciatore della Salute” di portare avanti l’obiettivo di divulgare, in maniera capillare e con l’esempio in prima persona, i principi di un corretto stile di vita. Il nostro AMBASCIATORE DELLA SALUTE diffonderà, quindi, importanti concetti quali il diritto alla salute, il diritto alla divulgazione ai coetanei, il diritto alla parola in contesti pubblici ed il diritto, a loro volta, di appartenere ad un gruppo di ambasciatori della salute pubblica. Diventa questo un modo efficace ed efficiente di diffondere i giusti concetti di uno stile di vita sano sin da piccoli. Più ambasciatori crescono e più la salute diventa contagiosa. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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DA LUPO A CANE, IL PASSO NON È BREVE Dna, domesticazione e intervento umano. Come dal temibile predatore si arriva alla nascita del migliore amico dell’uomo di Giacomo Talignani
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hissà se Dogor riuscirà a fornirci nuovi tasselli nell’infinito puzzle a quattro zampe. Da centinaia di anni gli studiosi di tutto il mondo cercano di capire con esattezza l’evoluzione dal lupo grigio sino a i cani dei nostri giorni, un percorso che ha diverse certezze, ma ancora troppe lacune. Dogor è un cucciolo trovato poco tempo fa in Siberia: era congelato nel perfmafrost, perfettamente conservato, e si crede possa risalire a 18mila anni fa. Ora, attraverso il Dna, gli scienziati stanno cercando di stabilire se fosse un lupo o un cane e l’analisi dei suoi resti è ancor più affascinante perché questo animale potrebbe risalire proprio al periodo in cui le due famiglie iniziarono a divergere. In generale infatti gli esperti, concordi sul passaggio evolutivo da lupo a cane attraverso la domesticazione, si di-
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Uno studio del 2017 racconta come i cani moderni nascano da una singola popolazione di lupi addomesticata tra 20 e 40mila anni fa vidono sulle date di questo avvenimento che potrebbe essere accaduto «anche 40mila anni fa» o, come sostengono i più, circa «15mila anni fa». Se una parte della comunità scientifica ipotizza che gli antenati dei cani potrebbero aver avuto varianti genetiche tali da renderli iper-sociali e più disposti a interagire con gli esseri umani, uno studio del 2017 pubblicato su Nature Communications ci racconta invece che i cani moderni siano frutto del fatto che una singola popolazione di lupi, tra 20 e 40mila anni fa, sia stata addomesticata. Stabilire come ciò avvenne è complesso. Si pensò che inizialmente cuccioli di lupo furono “rubati” dagli uomini e allevati al loro fianco, mentre per molti altri scienziati prevale l’ipotesi della auto-domesticazione, un passaggio graduale. L’idea è quella che gli uomini abbandonassero carcasse e ossa di animali vicino agli insediamenti e che nel tempo, i lupi grigi, prendendo coraggio, abbiano iniziato ad avvicinarsi a noi sino a prendere da mangiare dalle nostre mani. I lupi senza timore, sempre più inclusi nella vita degli umani, iniziarono così a godere della vicinanza con l’uomo e della possibilità di nutrirsi più facilmente e nel tempo furono usati come animali da guardia, compagni di caccia e futuri pastori. Ad esempio, si legge in alcuni studi dell’Università di Aberdeen (Scozia) realizzati in base a ossa rinvenute, l’analisi dei ritrovamenti indica l’avvenuta domesticazione osservando l’appiattimento delle punte delle vertebre che suggerisce come gli animali portassero carichi sul loro dorso, oppure la mancanza di coppie di molari nella mascella inferiore forse legata all’uso di briglie. Mentre altre ricerche giapponesi ci parlano perfino della potenza dello
sguardo dei cani, capaci fissandoci negli occhi di stimolare ossitocina, ormone dell’empatia, e farci affezionare a loro, diverse ricerche si concentrano oggi su come si è arrivati alle varie razze conosciute, circa 400 al momento. Se è accertato che i cani discendano dai lupi grigi, meno semplice è analizzare a ritroso tutti gli incroci avvenuti nei secoli, ma è abbastanza lampante che nella maggior parte dei casi c’è stato lo “zampino” dell’uomo. Uomini che incrociarono esemplari con diverse caratteristiche per arrivare ad avere cani da guardia, guerra, per trainare, cacciare e poi a inizio Ottocento, cosa in cui furono particolarmente abili gli inglesi, perfino da compagnia, salotto o per mostre. A seconda delle aree del mondo, dall’America all’Asia passando per l’Europa, dal lupo grigio si è arrivati a diverse razze, dal dalmata fino al barboncino, ottenute spesso per rispondere a scopi precisi. I cani da compagnia per esempio si stima fossero un capriccio di Maria Giovanna Battista di Nemours, che domandò una razza piccina da poter tenere nel manicotto. I cani da punta, come afgani e levrieri, nacquero dall’evoluzione di un albero genealogico canino della Mesopotamia circa 5mila anni fa. I san bernardo o i rottweiler si crede arrivino dal Tibet e da antichi cani da guardia. Carlini, barboncini o maltesi potrebbero invece essere arrivati da progenitori di Malta, dove furono tentati incroci per ottenere i cani adatti al gioco. Più in generale si distinguono una decina di varietà progenitrici, tra le quali i cani da punta, quelli da fiuto, guardia, compagnia, del nord, da caccia, ma anche acquatici oppure terriers, pinters o pastore. Fra i primi a sfruttare le diverse caratteristiche dei cani furono gli antichi romani che applicarono
processi selettivi. Talvolta le grandi variazioni morfologiche passarono poi per forme involontarie attraverso i secoli, in altri casi l’uomo sfruttò forme di nanismo per usare i cani, come i bassotti, durante la caccia di selvaggina fra i cespugli o le tane. In generale, se si osserva la conservazione dei cani adulti di alcuni tratti morfologici tipici del lupo, si possono osservare quattro gruppi: i cani primitivi, molto “lupini”, fra cui i Siberian Husky. Oppure i pedomorfi di primo grado, con teste allungate, fra cui il bracco o il collie, o di secondo grado, ottimi riportatori, come Golden Retriever o Terranova e infine i pedomorfi di terzo grado, lottatori quali mastini o bulldog. Tutti esemplari frutto di una evoluzione ancora ricca di segreti che, chissà, forse Dogor riuscirà in parte a svelare.
A volte ritornano (anche dopo 250 anni)
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on sorpresa, mentre le popolazioni di lupi si spostano sempre più a valle in certe zone dell’Appennino, a Lodi è tornato a scorrazzare un lupo dopo 254 anni. Era dal 1756 che non era documentata la presenza. Secondo le cronache locali l’animale è stato avvistato e filmato nella zona della bassa del fiume Po di Caselle Landi e Santo Stefano Lodigiano, mentre vagava da solo nella campagna non distante dalle strade e dalle abitazioni. L’esemplare è stato ripreso in alcuni video poi analizzati dagli esperti che confermano la presenza del lupo nel Lodigiano. «Da noi, in pianura, lo davamo per estinto» ha commentato Luca Canova, zoologo e ricercatore universitario. Scambiato inizialmente per un cane lupo cecoslovacco, sui social è intervenuto anche uno dei sindaci della bassa per precisare. «Non è un cane - ha scritto Mario Ghidelli, sindaco di San Fiorano -. Si vede da come si muove e dalla diffidenza che mostra quando si accorge di essere visto» precisando che al momento non si teme nessun particolare pericolo a causa della presenza dell’animale.
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L’alternanza del ciclo produttivo e della fioritura degli organismi vegetali
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COSÌ LE PIANTE DIVENTANO STRATEGHE
eravigliose strateghe. Le piante, regine del mondo vegetale sempre più minacciato dalla crisi climatica in corso, sono capaci di sistemi e strategie inimmaginabili in termini di produzione. In certi anni è un tripudio di fiori e frutti, in altri invece si assiste a una scarsità che appare desolante. Ma cosa c’è davvero dietro a fenomeno della “pasciona”, ovvero quello il meccanismo per cui le piante alternano annate iperproduttive di semi ad altre di scarsa fecondità, che in certi periodi può essere persino nulla? Se l’è chiesto un team di ricercatori spagnoli e italiani in cui è stato fondamentale il anche il contributo di Alessio Collalti, ricercatore del Cnr - Istituto per
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Gli studiosi hanno indagato il fenomeno della “pasciona”, ossia l’avvicendarsi di annate iperproduttive di semi ad altre di scarsa fecondità i sistemi agricoli e forestali mediterranei e di Giorgio Vacchiano, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università Statale di Milano, eletto lo scorso anno dalla rivista Nature come uno degli undici scienziati emergenti del mondo. Il team internazionale di esperti in fisiologia ed ecologia forestale aveva come obiettivo quello di indagare proprio il fenomeno della pasciona sul quale, dal punto di vista scientifico, rimangono ancora molte ombre: perché le piante, in maniera costante, non massimizzano le loro opportunità di generare discendenza sempre e comunque? È una domanda alla quale gli scienziati hanno provato a dare una nuova risposta in uno studio pubblicato di recente su Nature Plants. Per farlo hanno utilizzato una serie di dati provenienti da un dataset globale di serie temporali di produzione di seme da parte di circa 220 specie vegetali. Dati depurati, o per lo meno scollegati, dall’influenza delle variazioni climatiche. Quello che hanno osservato è che l’intensità della pasciona, cioè la variabilità nelle quantità di seme prodotte ogni anno, risulta «tanto più alta quanto più i tessuti delle piante sono poveri in fosforo o azoto». In pratica le piante mettono in atto una vera e propria strategia in base alla presenza di nutrienti. Per esempio, sono state analizzate specie in cui i tessuti fogliari avevano un basso tenore di fosforo e azoto che si sono evolute in ambienti dove la disponibilità di questi nutrienti nel suolo è spesso scarsa, come nelle foreste più fredde o secche oppure soggette a incendi. Queste piante mettevano in atto una sorta di regolazione della produzione di semi proprio in base alla disponibilità di
fosforo o azoto. Risulta infatti impossibile avere «un output riproduttivo costante senza un abbondante rifornimento di nutrienti»: ecco perché le piante hanno evoluto una strategia alternativa ed efficace basata sull’alternanza. Ovvero fiorire e fruttificare tanto negli anni in cui la disponibilità di sostanze nutritive è maggiore per poi “rifiatare” e concentrarsi sull’accrescimento vegetativo nei periodi sfavorevoli. Secondo i ricercatori questa strategia appare vincente per i vegetali dato che le piante sono anche in grado di trarre in inganno gli animali che si nutrono dei semi. La formula è vincente soprattutto per la sua capacità di “fregare” gli animali che si nutrono dei semi: le popolazioni degli animali predatori si riducono nelle annate senza seme e dunque quando le piante entrano in iperproduzione i predatori sono pochi e la gran parte dei semi può disperdersi efficacemente nell’ambiente dando vita alla discendenza di nuovi vegetali. La scoperta dei ricercatori spagnoli ed italiani è stata osservata in diverse foreste temperate italiane ed europee e riguarda vari tipi di piante, da faggi a querce, da pini ad abeti e moltissime altre specie spesso vulnerabili o soggette all’impatto della crisi climatica. «La pasciona può avere effetti a cascata sulle dinamiche forestali (rinnovazione del bosco, composizione specifica e cicli dei nutrienti), sulle funzioni e sui servizi degli ecosistemi (come il sequestro del carbonio), e sulle catene alimentari che coinvolgono uccelli, mammiferi e vettori di malattie umane. Comprendere ciò che determina la quantità di seme prodotto e saper anticipare il verificarsi degli anni di pasciona è utile per decidere quando eseguire gli interventi selvicolturali e per prevedere
le conseguenze su tutta la catena alimentare dell’ecosistema bosco. Ma nonostante un grande volume di ricerche incentrate sulla pasciona, la sua ecologia, il suo emergere nell’evoluzione del regno vegetale, le caratteristiche della sua variabilità spaziale e temporale e i fattori ambientali che la influenzano sono ancora in parte inspiegabili. Ecco perché per comprendere quali sono i fattori responsabili di questo fenomeno stiamo raccogliendo tutti i dati di produzione di seme esistenti per le specie arboree del mondo» spiega il ricercatore Giorgio Vacchiano nel suo blog ricordando come una analisi sempre più approfondita sulla strategia delle piante potrebbe contribuire, in futuro, anche alla loro conservazione o a proteggerle da minacce ambientali e cambiamento climatico. (G. T.).
Un grido di dolore dalle piante?
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nche le piante subiscono uno stress ambientale, una sorta di “dolore” che per i ricercatori dell’Università di Tel Aviv viene esternato con una specie di grido ad alta frequenza. Per poterlo affermare gli scienziati hanno studiato alcune piante di pomodoro e di tabacco privandole dell’acqua e tagliando i loro fusti: le piante “stressate” emettevano particolari ultrasuoni. Nell’esperimento i ricercatori hanno posizionato un microfono a circa 10 centimetri di distanza dalle piante nel tentativo di registrare la loro “reazione”: in sostanza hanno osservato che emettevano ultrasuoni tra i 20 e i 100 kilohertz. Nel caso del fusto tagliato alla pianta di pomodori hanno rilevato l’emissione di 35 ultrasuoni nel corso di un’ora mentre quelle di tabacco ne hanno emessi 15. Lo stesso vale per quando sono state private di acqua. Senza una minaccia o un danno, le piante invece producevano meno ultrasuoni. «Queste scoperte - sostengono i biologi di Tel Aviv - possono alterare il modo in cui pensiamo al regno vegetale che da molti è stato considerato silente fino ad oggi».
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I PREDATORI DEI SEMI PERDUTI Biologi, botanici e genetisti salvano le colture agricole che stanno man mano sparendo
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predatori dei semi perduti, come Indiana Jones, hanno il cappello. Serve a ripararsi dal sole cocente delle zone più remote del mondo. Non hanno né frusta né pistola, ma un’altra arma: la conoscenza. Unita a tanta curiosità e determinazione è quanto basta per affrontare una delle corse contro il tempo più complesse dei nostri tempi: salvare le specie che potrebbero essere perdute per sempre. I predatori delle colture dimenticate sono infatti biologi, botanici, ricercatori e genetisti che da almeno sei anni stanno battendo gli angoli più sperduti del Pianeta a caccia di semi selvatici e non solo. Molti di loro fanno parte del progetto Crop Trust che ha proprio lo scopo di andare a recuperare quelle colture finite nell’oblio e che presto potrebbero estinguersi. Dai primi anni dell’ultima decade ad oggi questi Indiana Jones della scienza hanno raccolto più di 370 specie con lo scopo di ampliare il pool genetico di semi e garantire la sicurezza alimentare del futuro. Più di cento scienziati, proveniente da 25 diversi Paesi, disposti a viaggiare a
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cavallo, in canoa, sul dorso di un elefan- le nefaste previsioni future: la crisi climate o con qualunque mezzo pur di ritrova- tica, temono gli esperti, già nel 2050 pore - dal Guatemala alla tundra, dalle isole trebbe ridurre le produzioni agricole del indonesiane all’Europa - specie selvatiche 30 per cento. Cosa succederà allora, a fine di colture agricole di ogni tipo, dal riso ai secolo, se le colture che oggi conosciamo fagioli, che in futuro potrebbero essere saranno ulteriormente scomparse? Serviranno nuove colture con una determinati per salvare la vita di miliardi maggiore capacità di resistenza agli di persone. Le colture locali che ben conosciamo, eventi meteo devastanti, a inondazioni, caldo, siccità. Per i campi da dove arriprodurle, si crede, vano frutta e verdupotrebbero essera che consumiamo, I gruppi hanno raccolto re determinanti i sono state seleziopiù di 370 specie semi selvatici e le nate nel tempo dagli uomini per il loro per garantire la sicurezza loro straordinarie caratteristiche gevalore nutrizionale: alimentare del futuro netiche, solo così spesso però, proprio si otterranno pataa causa di questa sete, melanzane, riso lezione secolare, la loro diversità genetica risulta generalmen- o varietà in grado di reggere all’impatte bassa. Tutt’altro discorso invece per i to del cambiamento. Gli scienziati del loro parenti selvaggi, semi che rischiano Crop Trust credono che sia fondamentadi estinguersi ma, evoluti in condizioni le la «diversità genetica, di cui gli agridifficili, sono oggi in grado di conservare coltori avranno bisogno per migliorare le una diversità genetica straordinaria. Sono colture in modo da poter alimentare 9 un bene preziosissimo se si considerano miliardi di persone con cibo nutriente».
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Armati di Gps, dall’Africa all’Asia marcano le zone delle loro scoperte e si basano su banche genetiche mondiali per confrontare le loro informazioni. Per evitare tigri e rinoceronti hanno viaggiato sul dorso di elefanti, oppure in Ecuador hanno usato speciali stivali rinforzati mentre cercavano una particolare varietà di riso in zone infestate da serpenti. Hanno perfino cercato di raggiungere luoghi difficili della Nigeria, ma a causa delle insurrezioni di Boko Haram sono stati costretti ad abbandonare. In certi casi, come avvenuto in Italia, le scoperte sono state persino fortuite. Nicola Ardenghi dell’Università di Pavia per esempio si è accorto di una © VK Studioi/www.shutterstock.com particolare pianta selvatica mentre guardava fuori dal finestrino di un treno tra Piacenza e Milano. Più in generale, come hanno racconDel resto, sono secoli che i semi vengono raccolti e conservati con più scopi, tato gli stessi ricercatori, «le spedizioni dal semplice giardinaggio sino a progetti non sono una passeggiata nel parco. A di salvaguardia mondiale come quello del- volte sono state pericolose e fisicamente le isole Svalbard. Lì, a poco più di mille impegnative, sotto il sole, fra la polvere, chilometri dal Polo Nord, si trova lo Sval- col pericolo di animali selvatici, dalle sanbard Global Seed Vault, un deposito dei guisughe alle tigri. Le storie dei raccoglisemi che ha lo scopo di fornire una sal- tori di semi spesso assomigliano a scene di vezza contro la perdita botanica acciden- un film di Indiana Jones». Ecco il perché di quel nome curiotale del “patrimonio so, i predatori dei genetico tradizionaraccolti perduti. Uole” delle sementi. Un Per gli esperti, nel 2050 mini e donne che afgigantesco e futurila crisi climatica potrebbe frontano un percorso stico bunker sotto importantissimo per zero dove conservaridurre le produzioni tutti noi. re uno straordinario agricole del 30 per cento Perché, come patrimonio per le ha detto Marie Haga nuove generazioni. ex direttrice esecuCon lo stesso scopo, salvare e preservare, i predatori di colture tiva di Crop Trust, «se vogliamo nutrire agiscono in tutto il mondo, uniti dal pro- una popolazione in crescita, dobbiamo getto CWR - Crop Wild Relatives: in quasi rendere le nostre colture alimentari più 3mila giorni hanno salvato 4.700 campioni resistenti. E solo certe colture selvatiche di semi da 370 piante selvatiche scopren- possono aiutare gli agricoltori a sviluppare do nuovi semi, tra cui specie particolari di le nuove varietà “a prova di clima” di cui avremo bisogno». (G. T.). banane, orzo, patate e altre colture.
Se perfino la nostra riserva di semi è in pericolo
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lle Svalbard, nel cuore di una montagna, c’è uno dei caveau più preziosi del mondo: una banca che contiene quasi un milione di semi importantissimi per il nostro futuro. Lo Svalbard Global Seed Vault è stato progettato e pensato per resistere al tempo e sopravvivere a eventuali catastrofi e disastri naturali. Anche questo incredibile centro che funge da enorme riserva del patrimonio biologico da oltre dieci anni è oggi però minacciato. Qui, in uno degli edifici che dovrebbe essere fra i più sicuri del Pianeta, si stanno infatti facendo sentire gli effetti del surriscaldamento globale, particolarmente impattante proprio in zone come le Svalbard. Mentre si lavora per ottimizzare al meglio il gigantesco deposito, lo scorso anno all’interno della struttura, sono state constatate delle preoccupanti infiltrazioni d’acqua che potrebbero essere un primo segnale d’allarme. Per questo i responsabili del centro stanno ora costruendo nuovi tunnel di cemento armato impermeabile per garantire la sicurezza della sementa. © franco lucato/www.shutterstock.com
Zona delle isole Svalbard.
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di Gianpaolo Palazzo
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iviamo l’antinomia di un Paese che +0,5% delle altre figure professionali. I non è ancora uscito del tutto dalla giovani hanno dato una grossa mano per crisi e vede già all’orizzonte delle raggiungere questi obiettivi di cui andare nubi non rassicuranti sul piano fieri: tra le imprese guidate da under 35, economico. Eppure tra gli italiani ci sono il 47% ha fatto eco-investimenti, contro tanti ottimisti, assetati di futuro che han- il 23% delle over 35. Il 56% delle azienno scommesso e vinto. Lo scopriamo ana- de green impiega denaro nel benessere lizzando i dati del “Rapporto GreenItaly”, economico e sociale dei propri lavoratori curato da Fondazione Symbola e Union- o della comunità di appartenenza, non camere e promosso in collaborazione con dimenticando il mondo del volontariato. Conai, Ecopneus e Novamont, con la par- La svolta dell’economia italiana, insomtnership di Si.Camera e Ecocerved e con ma, verso la sostenibilità e l’ambiente, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e coniugando innovazione, tecnologia, uso della Tutela del Terefficiente di materie ritorio e del Mare. ed energia è in pieno Oltre 432mila aziende La forza delsvolgimento. la green economy industriali italiane hanno «Quando 10 anni nazionale lo scorso fa pubblicavamo il investito in prodotti e anno ha portato un primo “GreenItaly” record negli eco-in- afferma Ermete tecnologie “verdi” vestimenti con quasi Realacci, presidentrecentomila imprete della Fondazione se e con 7,2 punti in più rispetto a quanto Symbola - nel mondo c’erano 25 GW di registrato nel 2011. Sono oltre 432mila le fotovoltaico installato: oggi i GW sono aziende italiane dell’industria e dei servi- diventati 660. La tecnologia ha compiuzi con dipendenti che hanno investito nel to enormi progressi e in questi 10 anni periodo 2015-2018 in prodotti e tecnolo- il costo dell’elettricità da fotovoltaico, gie “verdi” per ridurre l’impatto ambien- dice l’Unep, è crollato dell’81%, e quello tale, risparmiare energia e contenere le dell’eolico del 46%. È già oggi in campo emissioni di CO2. In pratica quasi una su un’economia più sostenibile e a misura tre, il 31,2% dell’intera imprenditoria ex- d’uomo che mette insieme innovazione tra-agricola, mentre e qualità con valori nel manifatturiero e coesione sociale; Tra le imprese guidate sono più di una su ricerca e tecnologia tre (35,8%). da giovani under 35, il 47% con design e bellezNel 2018 il nuza, industria 4.0 e mero dei green jobs ha fatto eco-investimenti, antichi saperi. Già in Italia ha raggiun- contro il 23% delle over 35 oggi l’Italia è la suto 3.100.000 unità, perpotenza europea il 13,4% del totale nell’economia circodell’occupazione complessiva (nel 2017 lare con il 79% di rifiuti totali avviati a era il 13,0%). L’impiego nello stesso riciclo e presenta un’incidenza ben supesettore, durante il 2018, è cresciuto, ri- riore rispetto a tutti gli altri grandi Paespetto al 2017, di oltre centomila unità, si europei: la Francia è al 55%, il Regno incremento del +3,4% in confronto al Unito al 49%, la Germania al 43%».
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La Lombardia, con 77.691 imprese, è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende investitrici nelle tecnologie green. Scendendo dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 21.547 la più virtuosa della Lombardia. Seconda Brescia con 10.201, il terzo gradino del podio è occupato da Bergamo a quota 8.095. Seguono Monza e Brianza con 5.932 e Varese con 5.867. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al secondo posto nella graduatoria provinciale per numero di società “verdi”. Continuando a scorrere le cifre si arriva alle 42.963 aziende del Veneto e al suo secondo posto. Per quanto riguarda le province venete, Padova si colloca al primo posto con 8.502, seconda Vicenza con 7.776, terzo a Verona con 8.258 e poi Venezia con 7.709. Segue a poca distanza Treviso (7.651). Il Veneto vede ben cinque delle sue province nelle prime venti posizioni a livello nazionale per numero d’aziende che effettuano eco-investimenti. Terzo posto con 40.410 per il Lazio ed è Roma, con le sue 30.406 società, la
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GREEN ECONOMY E SUPERI LA CRISI
La svolta dell’economia italiana, insomma, verso sostenibilità ambientale, innovazione e tecnologia provincia più virtuosa della regione, oltre che la prima in Italia nella graduatoria provinciale. L’attenzione verso l’ambiente si osserva pure nella crescita dei brevetti green in Italia: complessivamente 3.500 (10% dei brevetti europei). Un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e un’evoluzione in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. Il nostro, inoltre, è il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia e Stati Uniti, per numero di certificazioni ISO 14001, che fissano i requisiti del sistema di gestione ambientale in una qualsiasi organizzazione. Siamo primi pure nella campagna “Detox” di Greenpace, che si batte affinché nel mondo della moda siano eliminati i prodotti tossici e inquinanti. Su un totale di 80 imprese che in tutto il mondo hanno aderito 58 sono italiane. Andando dalla moda alla possibilità di spostamenti nel 2018 in Italia c’erano 363 servizi di mobilità condivisa, oltre cento in più di quelli del 2015, con oltre cinque milioni di utenti. Numeri e primati, quindi che ci fanno ben sperare per ritornare a essere costruttori di bellezza.
Le professioni “verdi”
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e professioni a maggiore sviluppo di competenze green individuate dal rapporto sono quelle del cuoco sostenibile, installatore di reti elettriche a migliore efficienza, meccanico industriale o meccatronico green, installatore d’impianti di condizionamento a basso impatto ambientale, esperto in gestione dell’energia (in- © PH888/www.shutterstock.com gegnere energetico), promotore edile di materiali sostenibili, giurista o informatico ambientale e specialista in contabilità verde. La difficoltà di reperimento, però, caratterizza i nuovi lavori dedicati all’ambiente: arriva al 41,1% dei casi contro il 24,5% verificato per le professioni non green. Tra i motivi ci sono le maggiori aspettative che le imprese hanno nel caso dei green jobs, per le quali è fondamentale trovare un buon bilanciamento tra preparazione di base, competenza ed esperienza. Le aziende, infatti, dopo le cosiddette caratteristiche personali, come la capacità di problem solving, l’attitudine al lavoro di gruppo, all’autonomia, alla flessibilità e all’adattabilità guardano anche alla predisposizione verso il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale.
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CALANO LE EMISSIONI DI GAS SERRA IN ITALIA
Nel 2019, ridotta dell’1 per cento la CO2, grazie alle nuove fonti di produzione di energia elettrica
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ntorno, invece di alberi, crescevano fabbriche e case, fabbriche e case, sempre più fabbriche e sempre più case, finché non ci fu più cielo né ci furono più stagioni e gli uomini lavoravano molto dicendo ma che caldo boia ma che freddo boia…» Giuseppe Berto, nel suo libro “Oh, Serafina! Fiaba di ecologia, di manicomio e d’amore” del 1973, aveva già immaginato la scomparsa del cielo e il cambio delle stagioni che costringeva molti ad andare in Svizzera per vedere «com’era fatta l’aria pulita». A distanza di 47 anni, qualcosa è cambiato e il nostro Paese ha archiviato il 2019, secondo le stime dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), con un calo delle emissioni di gas serra dell’1% circa. Pochino certo, ma la progressiva sostituzione del carbone con il gas nella produzione di energia elettrica sta dando i suoi frutti. L’analisi del sistema energetico italiano dell’Enea fa risaltare per i primi nove
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mesi dell’anno scorso una riduzione del ziale). «Il dato positivo, comunque, è che 3,5% della CO2 emessa dal settore elet- nel settore termoelettrico la decarbotrico per l’utilizzo maggiore, a parità di nizzazione sta funzionando, - commenta produzione, di gas (+15%), il minor uso di Francesco Gracceva, il ricercatore Enea prodotti petroliferi (-10%) e, soprattutto, che coordina l’analisi - soprattutto grazie di carbone (-30%); nello stesso periodo le al progressivo abbandono del carbone. emissioni nell’ambito dei trasporti e civili Tuttavia, ciò non è sufficiente ad assicuregistrano un calo dello 0,5%. Ad aiutare i rare la transizione verso un’economia low carbon, tenuto conto risparmi nella messa dei cali più modesti in circolazione di gas emissioni negli ad effetto serra è staSecondo il Piano nazionale, delle altri settori e dell’anto anche il clima. Nei il Belpaese dovrebbe damento piatto delle primi tre mesi del fonti rinnovabili che, 2019 le temperaturidurre le emissioni a fine anno, resteranre, mediamente più dell’1,7% l’anno no presumibilmenmiti rispetto all’anno te ferme al 18% del precedente, avevano totale dei consumi, avvantaggiato la riduzione di consumi per il riscaldamento. a fronte di un obiettivo del 30% al 2030 Aprile e maggio, però, si sono dimostrati indicato dal Piano Nazionale Energia e più rigidi dei rispettivi mesi del 2018, por- Clima (PNIEC)». Per raggiungere i traguardi fissati dal tando in regalo una ripresa nei consumi di gas (II trimestre), unita all’aumento degli Piano nazionale l’Italia dovrebbe ridurre le utilizzi di prodotti petroliferi nei trasporti emissioni di gas serra in media dell’1,7% (III trimestre +1% la variazione tenden- l’anno e, inoltre, anche sul fronte prezzi,
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I costi del settore
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er tutto il 2019 il prezzo del carbone è sceso in modo considerevole, raggiungendo una massima variazione negativa nel terzo trimestre, periodo in cui ha subito cali tendenziali intorno al 40% (a seconda delle tipologie di carbone). Tra gennaio e ottobre il prezzo ha perso oltre il 30%. Nel 2019 si è, quindi, consolidata la dipendenza tra prezzi del gas e del carbone, guidata dalla competizione nella generazione elettrica, che costringe il carbone a non restare al di sopra dello switching price, cioè la differenza tra i costi variabili e fissi di produzione a carbone e quelli di produzione a gas. Nei primi nove mesi dello scorso anno la riduzione dei consumi di carbone (-22% rispetto allo stesso periodo del 2018), ha avuto ritmi anche più sostenuti del precedente triennio (-10% medio annuo). In termini di fonti energetiche, il III trimestre ha fatto registrare una nuova forte diminuzione del carbone, quasi un Mtep in meno (Milione di tonnellate equivalenti petrolio), che porta il calo tra gennaio e settembre a circa 1,5 Mtep. Il calo annuale stimato è superiore al 20%, dovuto, per la gran parte, all’eliminazione graduale del carbone nella generazione elettrica.
«il posizionamento internazionale del no- spetto allo stesso periodo 2018) con eostro Paese - sottolinea Gracceva - resta lico e solare che controbilanciano la capoco lusinghiero. I consumatori non do- lata dell’idroelettrico. Sino a settembre mestici pagano le bollette elettriche più 2019 i consumi di fonti fossili sono rialte dell’Ue per le tre fasce più basse di masti invariati guardando ai primi nove consumo e anche le fasce di consumo più mesi dell’anno precedente. elevate, pur avendo una situazione miLa produzione elettrica da Fer (Fongliore, pagano prezzi superiori alla media ti energetiche rinnovabili) è, al contraUe. Per le famiglie, il rio, tornata nel terdato è nel complesso zo trimestre ad una meno negativo, intorcrescita tendenziaIl posizionamento le (+5%), grazie al no alla linea mediana internazionale del nostro maggior sfruttameneuropea (circa metà to dell’acqua, ma della popolazione Ue Paese in tema di consumi nell’insieme rimane paga prezzi superiori è poco lusinghiero con il segno meno a quelli italiani), ma facendo il paragone negli ultimi tre anni con il 2018 (-0,6%). gli incrementi sono stati maggiori sia del tasso medio dei pae- L’energia elettrica ottenuta dallo sfrutsi dell’eurozona (3,1% contro 1,8%) sia ri- tamento di quella idraulica di un bacino spetto all’inflazione (3,1% contro 0,8%)». imbrifero o di un corso d’acqua è comAnalizzando la produzione da rin- plessivamente diminuita di quasi 4 TWh novabili c’è stata una certa stabilità nei terawattora (-10%), laddove fotovoltaico primi tre trimestri del 2019, nonostante ed eolico sono in aumento di poco più di 3 una leggera ripresa nel terzo (+5%, ri- TWh (+9% e +13% rispettivamente).
Riguardo alla sicurezza del sistema energetico nazionale, l’analisi ha messo in luce un contesto nell’insieme favorevole per il settore del gas naturale, grazie all’eccesso di offerta sui mercati di gas naturale liquefatto (GNL). Nel terzo trimestre, difatti, la quota di GNL sulle importazioni italiane ha superato il 20%, piazzandosi al secondo posto dietro all’import di gas naturale dalla Russia e coadiuvando la diversificazione degli approvvigionamenti; ciò ha, inoltre, facilitato il riempimento degli stoccaggi che, a inizio inverno, erano su livelli record in tutta Europa, riducendo i rischi relativi ai problemi di sicurezza dei rifornimenti. La nostra ricchezza, quindi, dipende da come idee e azioni migliorano la vita di tutti, abbandonando la mono-dimensionalità utilità-felicità se si consuma dell’homo oeconomicus. È una seconda via verso il benessere, certo, ma è ecologicamente molto più sostenibile e ci aiuterà a capire che avremo di fronte un’opportunità se entreremo sempre più nell’ottica della “ricca sobrietà”. (G. P.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Giornat a f ormat iva
NUTRIZIONISTI IN... REGOLA: CONSIGLI PER L'USO La professione nel Terzo Millennio: come orient arsi t ra norme, adempiment i e percorsi f ormat iv i
Giovedì 6 febbraio 2O2O dalle 14:OO alle 17:3O Aula Format iva Federfarma Napoli - V ia Toledo, 156
Saluti istituzionali
Tavola rotonda
Sen. Dott. Vincenzo D’Anna
Percorsi formativi, norme e adempimenti: domande frequenti e linee di indirizzo Dott.ssa Claudia dello Iacovo
Presidente Ordine Nazionale dei Biologi
Prof. Vincenzo Santagada
Presidente Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
Dott. Vincenzo Piscopo
Commissario della delegazione dell’Onb per la Campania e il Molise
Apertura dei lavori Il Gruppo di studio di Nutrizione: obiettivi, scopi e attività Dott.ssa Annalisa Giordano
Biologa Nutrizionista, Sub commissario della delegazione dell’Onb per la Campania e il Molise
Dott. Natale Gentile
Biologo Nutrizionista, referente Gruppo di studio di Nutrizione - Delegazione dell’Onb per la Campania e il Molise
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Delegata nazionale alla Formazione e Consigliere Ordine Nazionale dei Biologi
Prof. Vincenzo Santagada
Presidente Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
Avv. Chiara Gala
Responsabile Ufficio Legale Ordine Nazionale dei Biologi
Avv. Mario Ponari
Consulente Privacy Ordine Nazionale dei Biologi
Moderatrice Dott.ssa Sarah Di Lauro
Biologa Nutrizionista, componente Gruppo di Studio Nutrizione
Radio Bio
AMBIENTE
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Clima, Italia tra i paesi più a rischio Ma è anche un laboratorio ideale per la cura del Pianeta
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ulla rivista The Lancet è stato pubblicato il rapporto Councentivati gli interventi in settori come i trasporti, la produzione tdown on Health and Climate Change (Conto alla rovescia di energia pulita o l’alimentazione, che migliorano la salute dei per salute e cambiamenti climatici), che ha visto la collacittadini e che contribuiscono di pari passo in modo sostanziale borazione di 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo, alla mitigazione del cambiamento climatico». tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Banca Per il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, l’Istituto è pronMondiale, la University College di Londra e l’Università di Tsinto a fare la sua parte. «Costruire un futuro sostenibile – ha detto ghua di Pechino. Nello studio sono stati analizzati 41 indicatori - deve essere per tutti un impegno imprescindibile perché la chiave, suggerendo quali azioni intraprendere per raggiungere nostra salute e soprattutto quella delle generazioni future passa gli obiettivi dell’accordo di Parigi, che puntano a contenere l’auattraverso la salute del pianeta. Stiamo lavorando perché anche mento della temperatura media globale al di sotto della soglia l’Istituto possa testimoniare al più presto un modello di sostenidi 2 °C oltre i livelli pre-industriali, perché in questa maniera bilità nell’organizzazione e attraverso le buone pratiche. Tutte si conterrebbero i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici. le Istituzioni, ma anche i cittadini sono chiamati a un’inversione Secondo il rapporto, l’Italia è tra i primi posti in Europa di marcia nelle politiche e nei comportamenti individuali. Ine undicesima nel mondo per mortalità da sieme, riscrivere il profilo italiano di Lancet polveri sottili. Ma è anche un laboratoCountdown è possibile. Noi siamo pronti a I dati del rapporto rio straordinario, grazie alla sua posizione fare la nostra parte». geografica e all’estrema eterogeneità me- The Lancet Countdown on Per quanto riguarda gli eventi avversi teo-climatica, per poter studiare e mettere che interessano l’Italia, Brusaferro ha spiea punto strategie e azioni capaci di mitigare Health and Climate Change gato che «stiamo lavorando perché tutto e contrastare i cambiamenti climatici. realizzato da 120 scienziati questo non ci trovi impreparati. L’Italia, atIntanto, in tutto il Sud Europa, Italia traverso il SSN, sta già affrontando le nuove inclusa, i cambiamenti climatici stanno caudomande di salute conseguenti agli effetti sando un aumento degli eventi meteorologici estremi: ondate del climate change, come ad esempio con il piano di prevenziodi calore, piogge intense, allagamenti costieri, siccità e rischio ne sul caldo, con la formazione del personale e con una informaincendi, insieme ad una espansione di nuove specie di vettori zione che renda il cittadino consapevole ed attento nell’affrondi malattia. tare le nuove sfide. Nei giorni scorsi, si è tenuta una tavola rotonda all’Istituto In questo contesto l’ISS fa la sua parte, mettendo a servizio Superiore di Sanità a Roma, per ascoltare il parere degli esperti della collettività le sue competenze nel ricercare le evidenze sui rischi che corre il nostro Paese e sulle politiche da mettere scientifiche, nel monitorare i fenomeni, nel suggerire approcci in campo per arginare gli effetto negativi del climate change. sicuri e idonei a contrastare i numerosi rischi per la salute con«La salute umana e la salute del pianeta – ha spiegato Paolo nessi ai cambiamenti climatici, dalle malattie infettive a quelle Vineis, docente di epidemiologia ambientale dell’Imperial Colmentali, dalle conseguenze dell’inquinamento atmosferico e lege of London – sono strettamente connesse. Vanno perciò innon alla sicurezza alimentare». (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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DAL DESERTO ALLA LUNA: LA CASA SMART SI ADATTA A TUTTO Si chiama “Moon” e sarà un prototipo di abitazione autosufficiente dal punto di vista idrico ed energetico
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L’appartamento-navicella sarà dotato di un sistema per consentire all’utente di controllarne tutti i consumi
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a sfida è rendere flessibile e adattabile ai vari contesti una casa. Facile con molte soluzioni scientifiche e tecnologiche oggi a nostra disposizione, difficile se si cerca di farlo in un deserto o sulla Luna. Sì, proprio quella invocata da Leopardi nel suo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”: «Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?». A quel silenzio ora vuole rispondere l’Università Roma Tre, la quale con i Dipartimenti di architettura e ingegneria insieme alla Scuola di economia, è stata ammessa, unica italiana, alla competizione internazionale “Solar Decathlon Middle East 2020”, che si terrà a Dubai tra novembre dicembre, in concomitanza con l’Expo Dubai. Per concorrere gli studenti dovranno progettare e costruire il prototipo di abitazione “Moon”, un appartamento-navicella, autosufficiente da un punto di vista energetico e idrico. La casa, com’è ovvio, sarà smart: tutti i consumi potranno essere rilevati e controllati dall’utente. A coordinare gli sforzi del gruppo c’è la professoressa Chiara Tonelli: «Abbiamo pensato di ricorrere alle tecnologie aerospaziali per far fronte alle condizioni climatiche estreme che si possono sperimentare in un ambiente come quello di Dubai, con poca acqua, temperature che d’estate possono raggiungere i 50 gradi e un tasso di umidità fino al 90 per cento. Ad esempio, stiamo immaginando un sistema di riciclo delle acque grigie e nere: la nostra abitazione può essere dotata di una cisterna, senza la necessità di dover costruire una rete idrica e fognaria nel deserto. Se riusciamo nella sfida di rigenerare l’acqua, la nostra casa sarà di fatto più simile ad una navicella spaziale che a un appartamento. Ma allo stesso tempo saremo riusciti nell’intento di fornire un servizio, una risposta
alle esigenze di una comunità che vive in quelle condizioni climatiche». “Moon” aspira a conquistare con intelligenza sia la Terra sia il nostro corpo celeste sul quale abbiamo anche i montes Apenninus, che prendono il nome dalla catena montuosa italiana: «Questa volta, vogliamo la Luna, - continua Chiara Tonelli - perché si tratta di una casa pensata per un clima ostile, caldo e umidissimo, come quello di Dubai, che vediamo come un mondo nuovo da esplorare e comprendere. Ci piace pensarci come degli astronauti in partenza per un nuovo pianeta, un luogo dove immaginare nuovi quartieri in chiave sostenibile e a misura d’uomo, grazie alle più avanzate tecnologie». Saranno utilizzate delle vernici speciali che vengono applicate sulle pareti esterne in grado di resistere alle alte temperature e di disperdere il calore. Per le tende si sta pensando di sfruttare le fibre di basalto, carbonio e vetro, mentre l’energia arriverà da un “vestito” fotovoltaico con superficie bianca, in modo da allontanare la calura. Per gli amanti del pollice verde, poi, si sta pensando a coltivazioni idroponiche che hanno poco bisogno di acqua. Il gruppo del progetto “Moon” è composto da 25 tra studenti e studentesse di Roma Tre. La maggioranza frequenta la laurea magistrale in progettazione architettonica, ma ci sono anche studenti d’ingegneria. Un accordo è in corso di stipula con l’Università indiana “Amity”,
Il gruppo di studio italiano è composto da 25 studenti dell’Univerisità degli Studi “Roma Tre”
che diverrà partner accademico presso gli Emirati Arabi Uniti, dato che una delle sue sedi è a Dubai. La gara si svolgerà nel parco solare “Mohammed bin Rashid Al Maktoum”, che è il più grande del mondo con una superficie di 77 chilometri quadrati, situato a circa venti km dal sito dell’Expo 2020. Il parco solare sarà facilmente raggiungibile con delle navette, le quali porteranno i visitatori alla scoperta anche del prototipo italiano in un lotto che si affaccia sul corridoio principale del campo gara. L’ingresso all’area “Solar Decathlon” è libero. Durante i giorni di gara, dall’1 al 18 dicembre, ci saranno orari per le visite e quelli in cui si terranno le prove del concorso, mentre dal 18 dicembre 2020 al 10 Aprile 2021 il villaggio solare sarà visitabile dalle 9 alle 22. La competizione è agguerrita, ma possiamo farcela, abbinando innovazione, formazione permanente e solidarietà con quel pizzico d’inventiva che agli Italiani non manca mai. (G. P.).
La competizione internazionale
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l “Solar Decathlon”, competizione internazionale ideata nel 1999 dal Dipartimento dell’energia statunitense, si basa sui “sette pilastri” che sono gli stessi obiettivi perseguiti da Expo 2020: sostenibilità, futuro, innovazione, energia pulita, mobilità, smart solutions e felicità. L’obiettivo è progettare, costruire e simulare una vera vita domestica in un edificio residenziale ad alta efficienza energetica, alimentato con la sola energia solare. Dev’essere curata, in maniera particolare, la riduzione dei consumi energetici, grazie alla progettazione d’involucri che garantiscano solo una minima dispersione energetica e una piena autosufficienza, raggiungibile grazie a sistemi basati sulle rinnovabili. I prototipi costruiti dovranno passare attraverso dieci “forche Caudine”, tre monitorate e sette valutate da una giuria internazionale. Le tre prove riguarderanno bilancio energetico, funzionamento domestico e comfort, mentre le sette prove giudicate sono architettura, ingegneria, efficienza energetica, comunicazione, marketing, innovazione e sostenibilità.
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Caccia alle polveri sottili di stufe e caminetti L’Enea ha messo a punto un nuovo sistema di monitoraggio di Felicia Frisi
attività fa parte del progetto Ue “IMPRESS II - Metrology for Air Pollutant Emissions”, che si occupa di sviluppare metodi di analisi e misura di alcuni inquinanti atmosferici, tra cui gli ossidi di e polveri sottili rappresentano uno degli effetti meno apprezazoto e i particolati PM 2.5 e PM10, con l’obiettivo di migliorare zabili dello sviluppo della società contemporanea. Rapprela tecnologia alla base degli impianti di riscaldamento alimentati sentano un problema difficile da affrontare, visto che deria legna e pellet. vano da processi di combustione di cui non è possibile fare a «I moderni apparecchi domestici - spiega Francesca Hugony meno in breve tempo. del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica dell’Enea L’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 400mila sono molto più efficienti per prestazioni e impatto ambientale morti premature, con costi per la salute compresi fra i 330 e i 950 rispetto al passato, ma la combustione di biomasse rimane una miliardi di euro ogni anno in Europa. Oltre il 60% della popolaziofonte importante di particolato ai danni della qualità dell’aria. Per questo l’Unione europea sta andando nella direzione di imporre ne urbana dell’Ue è esposta a livelli di particolato al di sopra delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le target di emissioni sempre più stringenti. Solo in Italia più del 90% caldaie a biomassa, così come gli altri sistemi del PM10 generato dal settore riscaldamento di riscaldamento domestico, sono “i princidomestico deriva proprio dai piccoli apparecOltre il 60% della pali responsabili”. Per proteggere la qualità chi a legna. Finora, per misurare le emissioni della vita dei cittadini, i limiti sugli inquinanti popolazione urbana dell’Ue di particolato sono stati usati metodi diversi atmosferici stanno diventando sempre più e, a volte, dai risultati contrastanti, generanè esposta a livelli rigorosi e ne saranno introdotti anche per do confusione sul mercato». quelli appena regolamentati, come ammoPer avere test accurati e ripetibili, test di particolato eccessivi niaca e fluoruro di idrogeno, per i quali non Enea e Innovhub hanno scelto una stufa a si dispone ancora di metodi di misurazione pellet dalla potenza nominale di 8 kW, con standardizzati a livello Ue. I risultati consentiranno ai regolatori, emissioni stabili (necessarie per fare un confronto tra i diversi agli operatori degli impianti, ai produttori e ai fornitori di servizi campionamenti) per verificare l’affidabilità del nuovo dispositivo. di misurazione di conformarsi ai limiti di emissione e ai requisiti Il sistema consiste in una “camera di diluzione” dove il gas di comdi monitoraggio, sostenendo gli sforzi per garantire aria più pulita bustione viene miscelato con aria secca, filtrata e preriscaldata a in tutta Europa a beneficio della salute pubblica e dell’ambiente. una temperatura costante di 35-40° C. Ma il problema deve essere considerato nel suo insieme. AnIl sistema di campionamento è stato poi inviato ad altri tre lazitutto bisogna avere una precisa contezza dei fattori inquinanti. boratori europei specializzati in quest’ambito: il coordinatore del progetto INERIS (Institut national de l’environnement industriel Per questo motivo Enea e Innovhub - Stazioni Sperimentali per et des risques), DTI (Danish Technological Institute) e RISE (Rel’Industria hanno realizzato un innovativo sistema di misurazione delle polveri sottili emesse da stufe, caminetti e caldaie a biomassearch Institutes of Sweden). Per questa seconda fase, i test sono sa, che punta a diventare uno standard a livello europeo. Questa stati condotti anche su stufe a legna di piccola taglia.
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La serra bioclimatica che riduce la bolletta Il risparmio energetico passa attraverso la “green house”
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na casa verde per tagliare la bolletta, realizzata con una della casa in termini di relax e di “agricoltura domestica”. serra bioclimatica dotata di un orto idroponico (ossia, «In questa prima fase di sperimentazione - dice la ricercafuori dal suolo). È la scommessa dell’Enea che, come trice Patrizia De Rossi - stiamo facendo crescere piante di potestimonia l’articolo precedente, indaga sulle possibilimodoro, ma il nostro obiettivo è di coltivare un vero e proprio tà ecosostenibili legate agli ambienti domestici. orto casalingo, che grazie ai fenomeni fotosintetici e traspiratiAnzitutto, cosa sono le serre bioclimatiche? Dette anche vi delle piante, riduca le emissioni di CO2 della casa e favorisca “serre solari” o “captanti”, sono spazi realizzati in vetro oppure il raffrescamento dello spazio abitato nei periodi estivi». con materiali plastici trasparenti integrate o addossate a un All’interno della serra bioclimatica verrà tenuta sotto conedificio, utili a raccogliere e conservare la luce e il calore del trollo la traspirazione delle piante, per verificare la riduzione sole. La loro realizzazione permette di aumentare lo spazio della temperatura interna grazie all’immissione di vapore acabitabile di un immobile che non viene computato nel calcolo queo proveniente dalla massa fogliare. Questo permetterà di dei volumi abitativi, purché le serre bioclimatiche rispettino le creare un ambiente raffrescato in modo naturale e di favorire normative comunali/regionali. Si tratta di interventi agevolabiil passaggio di aria a temperatura più bassa (serra) verso lo li con le detrazioni fiscali del 50% previste spazio abitato. per le ristrutturazioni edilizie, il cosiddetto A questo proposito, i ricercatori Enea Bonus casa (Art. 16 bis del DPR 917/86) e È un intervento agevolabile stanno individuando le piante con la magnon con le detrazioni fiscali per la riqualifigiore traspirazione per favorire la riduzione con le detrazioni fiscali cazione energetica del patrimonio edilizio della spesa energetica per la climatizzaziodel 50% previste per le esistente, il cosiddetto Ecobonus (ex legge ne estiva. 296/2006). Per rendere la serra bioclimatica uno ristrutturazioni edilizie La serra bioclimatica realizzata dall’Espazio di “economia familiare” e di “agricolnea è di tipo convettivo. «Lo scambio d’aria tura urbana” si prevede l’uso di un sistema con lo spazio abitabile avviene attraverso la finestratura che di coltivazione senza suolo. Le nuove piante verranno coltivate divide la serra posta sulla terrazza dall’ambiente interno e che su un sistema idroponico multipiano dotato di ricircolo della d’inverno viene aperta per convogliare l’aria calda raccolta di soluzione nutritiva. Il metodo “senza suolo” permette infatti di giorno all’interno dell’abitazione. L’obiettivo è di arrivare a un ottimizzare sia i nutrienti che il periodo di crescita e sviluptaglio in bolletta di almeno il 10% per il riscaldamento domestipo delle piante. In questo modo la serra bioclimatica potrebbe co attraverso lo sfruttamento passivo della radiazione solare». essere un “alleato” naturale del tetto e della parete verde per Così Carlo Alberto Campiotti, responsabile del Laboratorio Remigliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale gioni Area Settentrionale dell’Enea - Dipartimento Unità Effidelle abitazioni. cienza Energetica. Quanto ai costi, una serra bioclimatica, fanno sapere dall’EQuesto ambiente, oltre a garantire un risparmio energetinea, può costare dai 100 ai 400 euro al metro quadro, a seconco, può anche diventa un ulteriore spazio abitabile al servizio da dei materiali impiegati. (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI PUGLIA E BASILICATA DELL’ONB Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
BARI* 29 febbraio 2020 Ore 11:30
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott.ssa Claudia Dello Iacovo
Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Puglia e Basilicata
Dott.ssa Anna Barletta
Commissario della delegazione di Puglia e Basilicata
Autorità convenute
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*Via Scipione Crisanzio, 6 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Bioplastiche dagli scarti di coltivazione Dalle piantagioni di pomodoro arriva il contenitore Bio active di Gianni Reale
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ealizzare “food packaging bio-active” dagli scarti della coltivazione del pomodoro? Sissignore, si può fare. Lo ha dimostrato lo studio condotto dalla giovane ricercatrice Concetta Piscitelli che ha sviluppato nuove plastiche biodegradabili e attive finalizzate proprio alla creazione di imballaggi “bio” di prodotti alimentari. L’innovativa ricerca è stata condotta nei laboratori dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, durante la tesi di Dottorato di Ricerca in “Ambiente, Design e innovazione” (31° Ciclo) della giovane biologa campana. L’obiettivo designato è stato quello di garantire la biodegradabilità del packaging riducendone gli aspetti negativi legati allo smaltimento dei rifiuti e, al contempo, migliorare la shelf-life dell’alimento confezionato, preservandone così la qualità alimentare e la sicurezza. Il tutto a esclusiva tutela della salute del consumatore. A partire dalla valorizzazione della filiera produttiva di diverse cultivar di pomodoro, la dott.ssa Piscitelli ha studiato le proprietà antiossidanti e antibatteriche di una molecola bioattiva presente negli scarti della coltivazione della pianta. Dai risultati di tale studio è emerso che la molecola “osservata” al microscopio mostrava un’attività antibatterica nei confronti dei ceppi batterici potenzialmente patogeni per l’uomo e nessun effetto antibatterico, invece, su
ceppi saprofiti, ovvero non pericolosi per la salute umana. Di conseguenza, proprio in virtù delle proprietà antibatteriche della molecola esaminata e grazie al supporto scientifico offerto da figure professionali competenti, quali la prof.ssa Marina Isidori (tutor della tesi di Dottorato e professore ordinario in “Igiene Generale e Applicata”), la prof.ssa Sonia Capece (ricercatrice in “Disegno Industriale” e co-tutor della tesi di Dottorato), la dott.ssa Giovanna Giugliano (esperta in Comunicazione e Sviluppo di nuove soluzioni eco-sostenibili per i packaging alimentari) e la dott.ssa Giovanna Buonocore (ricercatrice presso l’Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Portici), è nata l’idea di incorporare tale “molecola” in polimeri biodegradabili, sviluppando cosi nuovi imballaggi alimentari biodegradabili e attivi, fortemente indirizzati alla sostenibilità ambientale, al rispetto del territorio ed, appunto, alla sicurezza alimentare. Nota di cronaca. Proprio a conferma della bontà del progetto, la rivoluzionaria ricerca è stata presentata al concorso “StartCup Campania 2018”, in occasione del quale il team di prof e dottoresse che ha lavorato al packaging bio-active, è salito sul terzo gradino del podio. L’innovativo studio per lo sviluppo di nuovi imballaggi biodegradabili e attivi è stato presentato anche al Concorso “Premio Nazionale Innovazione 2018”, dove si è visto riconoscere un premio di 25mila euro in servizi. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Acqua contaminata? Ci pensa il grafene Una nuova soluzione al problema della depurazione di Pasquale Santilio
tante università e centri di ricerca e grandi aziende. Sono proprio i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche ad aver u scoperto per caso nel 2004 in un laboratorio inglese, alrealizzato un nuovo composito, a base di grafene, che rende più lorché due scienziati stavano provando ad ottenere uno efficaci i filtri per rimuovere principi attivi di farmaci, cosmetici strato di grafite più sottile possibile. I futuri premi Nobel o detergenti presenti nella rete idrica e spesso non eliminati dai del 2010, impugnato il nastro adesivo e armatisi di tanta trattamenti convenzionali. pazienza, asportarono la grafite una striscia alla volta, fino a riLo studio, condotto in collaborazione con la svedese Chalmanere con uno strato di carbonio monoatomico, prima di quel mers University, è stato pubblicato sulla rivista Nanoscale. La momento ritenuto impossibile. Stiamo parlando del grafene, un capacità di filtraggio del nuovo materiale, realizzato attraverso materiale a due dimensioni, un foglio di carbonio dello spessore la combinazione di fogli di ossido di grafene con membrane di di un atomo, che sta trovando applicazione in tutti i campi della polisulfone e derivati, è stata testata dai ricercatori su camtecnologia, dall’elettronica all’aeronautica, dalla medicina all’epioni di acque contaminate con sostanze quali la rodamina, splorazione spaziale. I pregi del grafene sono numerosi. colorante molto usato in campo tessile e farmaceutico, l’anTuttavia, si tratta di proprietà ossertibiotico ofloxacina e l’antinfiammatorio vate su scala nanoscopica, a livello di un diclofenac, principi attivi presenti in deciÈ un materiale a due singolo foglietto di grafene, spesso privo ne di colliri, compresse, pomate. Vincendi difetti o contaminanti di ogni tipo. Se dimensioni, che sta trovando zo Palermo, uno dei coordinatori del team si passa dal singolo foglietto, prodotto con che ha svolto la ricerca e vicedirettore di applicazione nel campo il nastro adesivo, a materiali macroscopici Graphene Flagship, spiega «Queste molea base di grafene, queste proprietà si decole fanno parte dei cosidetti inquinanti della tecnologia gradano rapidamente, poiché il trasporto emergenti individuati di recente nelle acdi elettroni è disturbato da difetti presenti que potabili e oggetto di attenzione per i all’interfaccia tra fogli contigui, così come il trasporto di calopossibili rischi per la salute e l’ambiente. re. Pertanto, la sfida di tutti i ricercatori del settore è, quindi, Le eccellenti prestazioni sono dovute alle proprietà uniquella di riuscire a sfruttare in modi utili ed affidabili le proche dei materiali bidimensionali, in particolare, alla strutprietà del grafene, sviluppando una nuova tecnologia che si tura dell’ossido di grafene: la disposizione a strati di quebasi su questi nanomateriali. sti foglietti, separati tra loro da distanze nanometriche che Con tale obiettivo, la Commissione Europea ha lanciato nel possiamo controllare, è ideale per intrappolare le molecole 2013 il Graphene Flagship Project, una delle più ambiziose inicontaminanti e più efficiente di quella di classici filtri tridiziative di ricerca europea mai tentate con una durata programmensionali». Le membrane del nuovo composito possono esmata di 10 anni e un budget di 100 milioni di euro all’anno. Il sere recuperate dopo l’uso, lavate con un solvente specifico nostro Paese è impegnato in questo settore di ricerca, con la per rimuovere i contaminanti che hanno raccolto ed essere partecipazione del Cnr, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, di così impiegate nuovamente.
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Il podio dei musei: Colosseo, Uffizi e Pompei La Top 30 del 2019 redatta dal Ministero dei Beni Culturali anche per Castel Sant’Elmo, che passa da quasi 225.000 a 267.000 visitatori salendo dal trentesimo al ventisettesimo posto con un +18,7% di ingressi, e per Palazzo Reale, che con una crescita di visitatori dell’11% arriva a oltre 270.000 biglietti staccati che valgono l patrimonio museale italiano fa invidia al mondo. In tutte il venticinquesimo posto in classifica, due posizioni in più rispetto le regioni del Paese abbiamo delle eccellenze di conservaall’anno scorso. Bene in termini di crescita anche le Terme di Cazione del patrimonio artistico e archeologico che continuano racalla a Roma, con un aumento del 10,9% dei visitatori sul 2018, e a riscuotere successi e a rappresentare anche un’attrazione il Castello di Miramare a Trieste, con un +10,7% di ingressi. Buon turistica rilevante risultato anche per Palazzo Ducale di Mantova, che da 324.000 viIl Ministero dei Beni Culturali ha comunicato la Top 30 dei sitatori passa a oltre 346.000 ingressi, un incremento del 7% su musei e dei parchi archeologici statali del 2019. Vi troviamo conbase annua che gli permette di salire di tre posizioni e piazzarsi al ferme e novità, con il podio stabilmente occupato dal Colosseo, diciottesimo posto in classifica. con oltre 7,5 milioni di visitatori, le Gallerie degli Uffizi, con quasi Complessivamente, fa sapere il Ministero, nei primi trenta mu4,4 milioni di ingressi, e Pompei, con circa 4 milioni di presenze. sei e parchi archeologici statali sono no entraSeguono la Galleria dell’Accademia di Firenze ti nel 2019 quasi 30 milioni di visitatori (circa e Castel Sant’Angelo, realtà che da molti anni occupano la cima della classifica della Top 30. Nelle Marche e a Napoli si è 700.000 ingressi in più rispetto al 2018 con Tra i primi cinque istituti, in termini assoluti registrato un vero e proprio un incremento del 2,4%) che rappresentano più della metà dei visitatori dell’intero sistema da segnalare la crescita di Pompei che vede aumentare di 160.000 unità i biglietti staccati boom di visitatori. Ottima museale statale. Non presenti nella Top 30, ma con un’otnei soli scavi. la performance di Matera tima prestazione, da segnalare i musei della Nelle Marche e a Napoli si è registrato un Basilicata, che nell’anno della Capitale eurovero e proprio boom di visitatori. La Galleria pea della cultura hanno visto crescere gli ingressi di circa 50.000 Nazionale delle Marche, con circa 70.000 biglietti in più rispetto unità, con un tasso di incremento prossimo al 20% tanto da poter ai quasi 195.000 visitatori del 2018, segna un +36,8% e sale di parlare di un vero e proprio “Effetto Matera” nei principali luoghi sette posizioni, entrando al ventiseiesimo posto in TOP 30, dove della cultura lucani. mancava dal 2012. A seguire una crescita significativa dei musei Inoltre, dalla loro istituzione nel luglio del 2014 a oggi, le donapoletani, capeggiata dal Museo di Capodimonte, che aumenta meniche gratuite hanno portato oltre 17 milioni di persone nei soli del 34,2% i visitatori e con quasi 253.000 ingressi scala quattro pomusei statali, con un effetto volano sugli ingressi a pagamento e sizioni in classifica e entra nella TOP 30. Significative affermazioni con benefici importanti per i musei più piccoli che hanno beneficiato di campagne di comunicazioni nazionali, con numerose edi* Consigliere tesoriere dell’Onb e delegato zioni da record in cui la presenza nei musei è stata superiore a per Emilia-Romagna e Marche. quella di una giornata di campionato di calcio di “Serie A”.
di Pietro Sapia*
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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI LAZIO E ABRUZZO DELL’ONB ROMA* 3 marzo 2020 - Ore 16:00
Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott. Alberto Spanò
Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Lazio e Abruzzo
Dott. Gianpaolo Leonetti
Commissario della delegazione di Lazio e Abruzzo
Autorità convenute
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*Viale Marco Polo n. 84 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI PIEMONTE, LIGURIA E VALLE D’AOSTA DELL’ONB TORINO* 13 marzo 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott. Valter Canavero
Delegato regionale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
Dott. Alessandro Miceli
Commissario della delegazione di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
Autorità convenute
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*Via Alberto Nota, 3 Terzo Piano Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020 www.onb.it
BENI CULTURALI
A Milano 115mila visitatori per De Chirico La mostra, con numerosi capolovori, è stata allestita a Palazzo Reale De Chirico si infiltra in una pittura che smette di sottoporsi al principio di razionalità schopenhaueriano: le ambientazioni atemporali e cosmiche e gli oggetti sottratti ai loro naturali contesti i è appena conclusa a Milano, a Palazzo Reale, la mostra evidenziano la rottura con il principio di causalità. Il pittore vuole d’arte dedicata ad uno dei più geniali artisti del ventesimo così evidenziare, come la realtà, spoglia di spazio- tempo causalità secolo: Giorgio De Chirico. È stato percorso espositivo coma descriverla e rinchiuderla, assuma un carattere misterioso, inposto da capolavori che hanno ricostruito il periodo della sua trigante; trasmette all’uomo un senso di alienazione e solitudine, maturità artistica e della consacrazione internazionale, della fama incapacità cioè di riconoscere la realtà abituale. e dei trionfi. I visitatori sono stati 115mila. Sono le enormi ombre del monumento di Dante in Piazza L’esposizione si è potuta realizzare grazie ad opere provenienti Santa Croce a Firenze ad ispirarlo, qui capisce come nell’ombra dai principali musei internazionali. Un viaggio complesso dell’opera proiettata da un oggetto ci sia un affascinante mistero: l’ombra rappresenta un’immagine traslata della realtà suscitandoci l’affadi De Chirico pieno di enigmi e misteri pittorici e che si svela, nelle sale di Palazzo Reale, come un ricco racconto di grande attualità. scinante dubbio che la realtà stessa non sia l’ombra di qualcosa di Un percorso costruito sulle immagini e sulla più profondo. Soggetto ricorrente di De Chirisua pittura “vista da vicino”, dal mondo della co è il manichino, collocato sopra una colonna La sua pittura influenzò, di strumenti di precisione, quali riga, squadre. mitologia greca, al rapporto con la figura materna, aspetto messo in evidenza anche dagli Il manichino rimanda infatti all’idea platra gli altri, artisti come splenditi ritratti della madre, alla scoperta tonica di uomo senza volto: l’uomo in questa René Magritte, Max Ernst realtà è presente senza identità ma disaggrerivoluzionaria ed inaudita della pittura metafisica che influenzò tutti i pittori surrealisti e gato, spaesato, fuori dal suo naturale contesto. e Salvador Dalì folgorò, tra gli altri, René Magritte, Max Ernst, Spesso un orologio tra gli edifici che sottolinea Salvador Dalì. Siamo abituati ad immaginare l’ora del tramonto. In secondo piano uno o due un De Chirico in veste enigmatica, creatore di visioni e paesaggi uomini assistono alla scena, non sono ben discernibili e sembrano urbani illusori al di là del peso che invece ha avuto sullo studio trovarsi proiettate come ombre in questa nuova realtà. E sono prodella figura umana. prio le ombre irreali le protagoniste della scena, che si proiettano Il suo sguardo impassibile campeggia in moltissimi autoriin modo irreale su tutta la scena, come se fosse un palcoscenico. tratti degli anni Quaranta e Cinquanta, dove appare in spiazzanti Sullo sfondo si trova spesso una locomotiva a vapore che tracostumi barocchi o addirittura senza veli; la riflessione sulla figusmette il senso di attesa e rimanda al lavoro del padre del pittora umana porta a ripensare costantemente anche i termini della re. La Grecia e il mito classico, declinati in modo diverso, saranno sempre presenti anche nel sentimento di grande nostalgia che metafisica, come dimostra la costante evoluzione del tema del lo accompagnerà tutta la vita nei confronti della sua infanzia e lo manichino. L’idea di De Chirico è l’assenza di riproduzione della realtà sulle tele che per lui rappresentano la sola ricerca di comspingerà a muoversi continuamente, ogni volta strattonato tra la plesse relazioni fra le cose. voglia di partire e il rimpianto.
di Matteo Piccirilli
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di Antonino Palumbo
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e tutti aspettano l’estate, un motivo ci sarà. Un’attesa che, in anni come il 2020, è ancor più giustificata. Un indizio? Scrivere Tokyo sarebbe troppo generico, dire Wembley potrebbe essere fuorviante, specie per gli amanti della musica. Ebbene: Tokyo sarà il cuore pulsante della trentaduesima edizione dei Giochi olimpici, in programma dal 22 luglio al 9 agosto. Wembley, invece, sarà la sede della finale dei Campionati europei di calcio. Olimpiadi ed Europei, però, sono soltanto due tra i più attesi eventi sportivi di un 2020 assai promettente, per i tifosi e per tutti gli appassionati. Dal futsal all’atletica, dal ciclismo allo sci, passando per il golf e il canottaggio e senza dimenticare le Paralimpiadi (25 agosto-6 settembre). SEI NAZIONI - Per gli amanti del rugby, il primo giorno cerchiato in rosso è sabato 1° febbraio, con l’Italia impegnata a Cardiff con il Galles. L’8 si va in Francia, Saint-Denis, il 22 il debutto casalingo con la Scozia, cui seguiranno la trasferta di Dublino e l’ultimo atto a Roma con l’Inghilterra. ATLETICA / 1 - L’appuntamento indoor più importante sarà nel weekend del 13-15 marzo quando andranno in scena i Mondiali Indoor a Nanchino (Cina). Prima, per gli italiani, ci saranno gli Assoluti di Ancona, nel fine settimana del 22-23 febbraio. FORMULA 1 - Il 15 marzo parte da Melbourne, in Australia, il Campionato del mondo. Sette giorni prima, invece, la prima gara del Motomondiale, in Qatar. CANOTTAGGIO - In primavera, invece l’Italia ospiterà due prove di Coppa del Mondo a Sabaudia (10-12 aprile) e Varese (1-3 maggio). Dal 16 al 23 agosto sarà la volta dei Mondiali delle specialità non olimpiche a Bled, in Slovenia. NUOTO - Budapest ospita dall’11 al 24 maggio i Campionati europei. Due anni fa l’Italia fu terza nel medagliere, ma seconda per podi totali. Prima settimana dedicata al
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OLIMPIADI ED EUROPEI DI CALCIO, MA NON SOLO: I GRANDI EVENTI DEL 2020 Attesa anche per le rassegne continentali di nuoto e atletica
nuoto, la seconda dedicata ai tuffi, al nuo- blino, Glasgow, Londra, Monaco di Baviera to in acque libere e al sincronizzato. Fra i e San Pietroburgo. OLIMPIADI - Dopo 46 anni, l’evento a protagonisti ci sono Gregorio Paltrinieri, Gabriele Detti, Federica Pellegrini e Simo- cinque cerchi torna a Tokyo. La cerimonia na Quadarella, che faranno la “prova gene- ufficiale è in programma il 24 luglio, ma i rale” per le Olimpiadi. primi incontri di calcio e softball si disputeCALCIO - Salutaranno già due giorni to il campionato e le prima, seguiti a ruota Dopo 46 anni, l’evento finali di Champions (il 23) con canottaged Europa League, gio e tiro con l’arco. a cinque cerchi torna sarà tempo di EuroTra gli italiani da a Tokyo. Il 24 luglio la medaglia, il ginnasta pei. C’è una rinata Marco Lodadio (anelItalia che fa sognare cerimonia ufficiale li), il judoka Manuel tra le squadre più amLombardo, il karabiziose pronte a darsi battaglia sportiva dal 12 giugno al 12 luglio, teka Luigi Busà, ma anche Frank Chamizo in 12 città di altrettanti Paesi. Una formula nella lotta, Vincenzo Nibali nel ciclismo e nuova, che celebra il 60° anniversario della l’ampia batteria di nuotatori. Senza dimenmanifestazione, giunta all’edizione numero ticare il Settebello nella pallanuoto e l’Ital16. E saranno proprio gli azzurri a dare il volley femminile, il 4 di coppia maschile nel “La” all’evento, nel match con la Turchia in canottaggio e la ricca pedana della scherprogramma all’Olimpico di Roma. Nel giro- ma, la disciplina che ha fruttato all’Italia ne degli azzurri anche Galles e Svizzera. Si circa un quarto delle medaglie olimpiche giocherà anche ad Amsterdam, Baku, Bil- (125 su 578) e degli ori (49 su 207) conbao, Bucarest, Budapest, Copenaghen, Du- quistati dal 1896.
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PARALIMPIADI - Quattromila e 400 tonella Palmisano e Massimo Stano nella atleti, 22 discipline, 537 eventi medaglia. marcia, Yeman Crippa su 5000 e 10000 meQuesti alcuni numeri dell’edizione numero tri e con le staffette 4x400. Filippo Tortu e 16 dei Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Davide Re puntano a gare da protagonisti Le novità assolute sono il para badminton rispettivamente nei 100 e nei 400 metri. e il para taekwondo. La canoa passa da 6 CALCIO A 5 - Dal 12 settembre al 4 ottoa 9 eventi medaglia, bre la Lituania ospita promettono sorpreil Mondiale. Gli azzurSalutato il campionato se anche il tiro a seri cercano la qualificagno, il tennistavolo, e le finali di Champions zione nel Turno Elite la scherma e le bocdi qualificazione, che ed Europa League, sarà li vede opposti a Porce. L’Italia? Dopo il togallo, Finlandia e bottino-record di 39 tempo di Europei Bielorussia. La prima medaglie a Rio 2016, avanza, la seconda si valse il nono posto nel medagliere, c’è ancora voglia di stupire gioca il pass nel playoff con una tra Spagna, e stupirsi. Tra i settori forti della squadra Serbia, Ucraina e Francia, ad aprile CICLISMO - Il fascino dei Grandi Giri e azzurra, il nuoto, l’atletica leggera e... Bebe Vio. oro individuale nel fioretto quattro delle Classiche Monumento è indubbio, ma anni e pluricampionessa europea e mon- l’appuntamento clou della stagione è sempre il Mondiale, che quest’anno si disputerà diale. ATLETICA / 2 - Dal 25 al 30 agosto in Svizzera dal 20 al 27 settembre. Dopo gli riflettori puntati sugli Europei di atletica, ori U23 in linea e Junior a cronometro nel a Parigi. Speranze di podio per l’Italia con 2019, l’Italia vuole tornare a imporsi anche Gianmarco Tamberi nel salto in alto, An- tra gli élite.
Le novità in Giappone
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inque discipline insolite e molti più premiati alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Novità assoluta per le Olimpiadi saranno il karate (80 atleti fra Kata e Kumite), l’arrampicata sportiva (40), il surf (40) e lo skateboard (80 partecipanti tra Street e Park), mentre per il baseball (maschile, 6 squadre da 24 atleti) e softball (femminile, 6 squadre da 15 giocatrici) si tratta di un ritorno dopo le apparizioni del 1996 e del 2008. Crescerà il numero di medaglie assegnate anche in altre discipline: nel nuoto saranno assegnate anche negli 800 metri stile libero maschili, nei 1.500 metri stile libero femminili e nella staffetta 4×100 metri mista mista, finora presenti solo ai Mondiali; nell’atletica leggera, invece, farà il suo esordio la staffetta 4×400 metri mista. Gli sport presenti saranno 44, con 18 nuove gare in programma e 474 atleti in più. In totale si assegneranno 339 titoli, contro i 306 di Rio de Janeiro.
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a salute. E la serenità. Sono questi i primi traguardi che ha raggiunto. Gara dopo gara. Maratona dopo maratona. Ora, a 95 anni, l’ultramaratoneta veronese Walter Fagnani, sente che potrebbe essere giunta l’ora di smettere, anche se solo sulle lunghe distanze. Questioni fisiche ma anche organizzative, come ha raccontato l’evergreen delle lunghe distanze dopo l’ultima gara del 2019: «A 95 anni, si è come neonati – le sue parole al Corriere del Veneto – bastano pochi mesi e il fisico reagisce agli stimoli in modo completamente nuovo. Nel mio caso, non può che peggiorare. E anche se nel 2020 mi sentissi in perfetta forma, impiegherei troppo tempo per percorrere il tragitto, rischiando di mettere in difficoltà gli organizzatori». E così l’ultima Cento Chilometri di Walter Fagnani “rischia” di essere quella del Passatore, da Firenze a Faenza, proprio con la quale si era cimentato agli inizi della sua carriera di appassionato di lunghe distanze. Da allora, di anni, ne sono passati quasi cinquanta. Prima, il giovane Walter aveva corso solo per necessità. Durante la Seconda Guerra Mondiale, vissuta da autista, sfuggito dopo l’Armistizio ai fascisti che volevano farlo arruolare a tutti i costi nell’esercito di Salò. Ma anche dopo il conflitto bellico, in sella a una bici, per andare a trovare la futura moglie Lorena, sposata nel 1949 e poi madre dei suoi quattro figli. La corsa all’aria aperta la scoperta dopo i quarant’anni. Una scoperta diventata presto abitudine, quindi passione. Chilometro dopo chilometro, chilometri dopo chilometri. Poco più di 42, quelli della maratona corsa per la prima volta nel 1972. Molti di più, quelle delle ultramaratone, scoperte nel 1973 su quel continuo e mozzafiato saliscendi dell’appennino tosco-emiliano, che conduce i runner da
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95 E NON SENTIRLI: FAGNANI, L’HIGHLANDER DELLE ULTRAMARATONE
“Il mio segreto è non arrivare mai primo, ma saper dosare le forze, senza esagerare”
Walter Fagnani.
Firenze a Faenza. E pur avendone corse e i paesi di questa nostra bella Italia» ha più di cento, tra classiche e “ultra”, quel- raccontato Non è un cacciatore di record, Walter, la del Passatore gli rimasta nel cuore: «La mia preferita resta sempre quella del Pas- ma di salute e serenità. Ad oggi comunque satore: ne ho affrontate oltre quaranta detiene il primato nazionale della 100 km edizioni». su strada in 17 ore, 35 minuti e 4 secondi, A maggio dello stabilito chissà come scorso anno, alla rimai proprio a Faenza Berrettini è al numero spettabilissima età di nel 2016. L’anno pri94 anni e 8 mesi, ha ma, a maggio, aveva 8 della Classifica Apt, coperto con la sua firmato la miglior Fognini al 12, Sinner prestazione monandatura e con i suoi diale della categoria tempi i 100 km fra (classe 2001) al 78 M90, chiudendo l’al’ex capitale d’Italia mata gara tosco-ee la città delle ceramiche. Ci ha messo 18 ore, 15 minuti e miliana in 18 ore, 9 minuti e 4 secondi. 34 secondi, e una media di 5,5 chilometri Il precedente primato era stato stabilito nel lontano 1992 dal tedesco Adolf Weidall’ora. Obiettivo raggiunto. «Il mio segreto è non arrivare mai mann, che a 91 primavere aveva coperto primo. So dosare le forze, senza esagera- la distanza tra Biel e Bienne (Svizzera) in re: corro solo se me la sento. Altrimenti, 22 ore, 35 minuti e 13 secondi. Certo, all’icammino. L’agonismo non mi interessa, la nizio del millennio il buon Walter ci metgara la faccio solo su me stesso: godo della teva 15h44’ a collegare Firenze a Faenza. fatica, il premio che cerco sono le emozio- Ma gli anni passano anche per uno tenace ni che si provano attraversando i boschi come lui. E pazienza se qualche altra ot-
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Giuseppe Ottaviani.
L’ultracentenario Ottaviani © Stefan Schurr/www.shutterstock.com
tima prestazione del passato è stata bat- perché il tempo stringe e Walter non ha mai tuta da un “giovanotto” assai arzillo come smesso di far mancare il suo supporto alla Antonino Caponetto, classe 1931, attuale cara Lorena, a partire dalla preparazione primatista della 100 km nelle categorie del pranzo a mezzogiorno. Così, da un po’ M65, M75, M80 e M85, oltre che nella ma- si è limitato a queste passeggiate immerso ratona, nella 50 chilometri e nella 24 ore nella natura, non prima ovviamente di aver di corsa su strada. comprato il giornale Come ama raced essersi concesso contare, infatti, per Il diciottenne altoatesino, la sua dose di notizie Fagnani le ultramafresche al circolo deentrato nella top 100, ratone sono sempre gli anziani. Del resto, dodici mesi fa era il Walter è sempre stastate la soluzione to uno di quelli che, semplice ed efficace numero 551 quando inizia a corper liberare la testa rere, rischi di vederlo dai pensieri, perché «dopo aver fatto cento chilometri a piedi, rientrare all’ora di cena. In attesa di capire se davvero smetanche i problemi quotidiani sembrano più piccoli». Iniziano a diventare più affronta- terà con le ultramaratone e quali saranno bili sin dai primi passi dell’allenamento, tra i prossimi obiettivi, restano impresse le Borgo Venezia e le colline delle Torricel- sue parole: «Il premio che cerco sono le le, a Verona, e poi tra uliveti e ottocente- emozioni che si provano attraversando i sche torri austriache, fino all’ultimo tratto boschi e i paesi di questa nostra bella Itaasfaltato di una dozzina di chilometri che lia. Dopo qualche chilometro il corpo reaha tracciato per i suoi allenamenti. Con il gisce alla fatica e vince l’affanno. In quel tempo, ha dovuto ridurre il raggio d’azione, momento raggiungo la serenità». (A. P.).
È
sempre Giuseppe Ottaviani il “nonno d’Europa” dell’atletica leggera. Nato il 20 maggio 1916, commendatore della Repubblica per alti meriti sportivi, detiene attualmente i primati mondiali M100 nei 60 metri (indoor), nel salto triplo (indoor e outdoor), nel lungo (indoor), nel getto del peso (indoor), nei 200 metri (indoor), nel martellone (outdoor) e nel pentathlon lanci (outdoor) e i record europei outdoor nel lungo, nel disco, nel martello e nel giavellotto. L’ultima sua impresa, a 103 anni suonati, è stata la partecipazione ai Campionati Europei Master di Jesolo, nella disciplina del salto in lungo, lo scorso settembre. Allo stadio Picchi, il portacolori del Gs Effebi Fossombrone - unico in gara tra gli M100 - ha esordito con tre nulli, poi ha ottenuto salto valido a 0,64 metri accolto dall’esultanza del pubblico. Ovazione ancor più forte nel sesto e ultimo tentativo, nel quale si è migliorato di un centimetro arrivando a 0,65 metri.
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LA CULTURA SCIENTIFICA IN ETÀ IMPERIALE Cenni sugli studi scientifici realizzati nel periodo che va dal I al IV secolo d.C.
di Barbara Ciardullo
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urante l’età imperiale le discipline scientifiche conoscono un notevole sviluppo, cui corrisponde una letteratura mirata a diffonderne la conoscenza. Infatti, il II secolo d.C. è un’età di intensa vita culturale, in quanto la stabilità politica e la protezione assicurata a maestri e scuole, a partire da Adriano fino a Commodo, favoriscono le condizioni per una capillare diffusione del sapere, soprattutto attraverso lo scambio di conoscenze tra la cultura latina e la cultura greca. Nei secoli, che stiamo vagliando, la distanza tra la scienza e gli sviluppi del pensiero filosofico si riduce gradualmente per il ruolo importante che vanno ad assumere il calcalo geometrico e la speculazione matematica, per cui letteratura filosofica e scientifica sembrano unite logicamente tra di loro. Nel II sec. d. C. Claudio Tolomeo, uomo di grande competenza, nel Museo di Alessandria procede all’attivazione di vari
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ambiti scientifici, come la stesura di una esperienza farmacologica acquisita come grande Guida Geografica, la composizione medico militare sotto i regni di Claudio e di 13 libri di Astronomia, di quattro libri Nerone, e di Sorano di Efeso, di cui ci redi Astrologia e di lezioni-dispense scritte sta un trattato ginecologico. Ma gli studi di ottica. Da questi manoscritti emerge il medici raggiungono il loro culmine nel II forte e ambizioso carattere di Tolomeo di secolo d.C. con l’opera di Claudio Galeno insistere sulle conoscenze acquisite attra- di Pergamo, uno dei più noti dell’età impeverso una loro sistemazione complessiva. riale dopo Ippocrate; quest’ultimo ancora oggi viene consideNel campo della rato il padre tutelare Matematica impordei medici per i vari tante è pure l’opera Nel II secolo d.c. fu insegnamenti etidi Pappo di Alessanrealizzata la stesura di ci comportamentali dria, vissuto tra la impartiti per il buon fine del secolo III e il volumi di geografica, svolgimento dell’eIV sec. d.C., per i suoi astronomia a astrologia sercizio della profestentativi di avvicinasione sanitaria. re la speculazione Il greco Galeno matematica alla Dialettica e alla Teologia, momenti di conside- nasce a Pergamo nel 129 o 130; il padre revole rilievo per l’oratoria, la pedagogia e Nikon, un architetto e proprietario terriero la religione. Anche l’ambito della medicina cerca, grazie ai suoi enormi mezzi econoconosce una produzione rilevante, grazie mici, di guidarlo verso l’educazione filosoalle figure di Pedano Discoride, vissuto nel fica, ritenuta necessaria per intraprendere I secolo d.C., che nell’opera “Sulla materia la carriera poetica, ma per un sogno che lo medica” in 5 libri mette in evidenza la sua colpisce grandemente viene spinto ad av-
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viarlo allo studio della medicina. Le prime richiamato a Roma per il notevole succesesercitazioni di apprendistato sanitario so nel mondo della medicina e, infine, la iniziano all’età di 17 anni con il medico Sa- morte lo coglie nel 200 d.C. Poiché vuole tiro, che gli insegna in modo minuzioso la proporre una definizione di alcuni princistruttura anatomica di un corpo. Galeno pi fondamentali dell’arte medica, Galeno per acquisire esperienza medicale va nel si trova ad imbattersi in due impostazioni 150 a Smirne e poi, ad Alessandria, che al- o tendenze prevalenti, a partire dall’età lora era il maggiore centro di studi di Ana- ellenistica. Dapprima l’orientamento tratomia; torna di nuovo dizionale, che fona Pergamo, dove per dava la conoscenza alcuni anni diviene sullo studio Galeno iniziò a compiere medica anatomico e fisiolomedico dei gladiatori, acquistando le sue prime esercitazioni gico dando, quindi, fama nel campo della di apprendistato sanitario importanza a questo tipo di excursus saniscienza per i suoi inall’età di 17 anni tario e non alla prassi terventi curativi. Si terapeutica. reca a Roma nel 161 Ad Alessandra, o 162, quando regna a Roma Marco Aurelio, di cui diventa il invece, contro questa corrente di pensiemedico personale e proprio a Roma tiene ro si costituisce una scuola empirica, che corsi di formazione di Anatomia a figli di contesta l’approccio teorico o dogmatico eminenti rappresentanti dell’aristocra- alla disciplina, privilegiando l’osservaziozia, di personaggi della media borghesia ne dei singoli casi patologici e della specie della burocrazia imperiale. Galeno, poi, ficità dei soggetti, come ad esempio le reritorna a Pergamo, ma poco dopo viene azioni individuali alla malattia e alla cura.
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Galeno, forte della sua esperienza acquisita, mostra di essere equidistante dalle due tendenze, riconoscendo sia l’importanza della scienza anatomica sia la necessità di conoscere l’individualità del malato. Infatti, tra le opere che Galeno scrisse in greco, ricordiamo “Il metodo terapeutico” e, poi, “L’Arte medica”, che rimane il testo fondamentale di medicina fino al XVII secolo. La sua teoria principale è quella ippocratica degli umori (bile nera, bile gialla, flegma e sangue), che debbono essere mantenuti in equilibrio, attraverso apposite diete per avere una buona salute fisica. Inoltre, con la tecnica del taglio della struttura anatomica degli animali, Galeno studia i nervi, i muscoli, la circolazione sanguigna e analizza molte malattie fisiche e psichiche. Quindi, nei primi secoli dell’età imperiale, la cultura scientifica e, in primo luogo, quella sanitaria conosce un grande impulso e tutta protesa ad innovare le metodologie tramandate dall’antichità, cadute ormai in disuso per l’avanzamento dell’esperienza e della ricerca. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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CONSULENZA FISCALE
di Francesco Blasi*
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etrazione delle fatture ricevute a dicembre e gennaio 2019: attenzione alla detrazione corretta dell’IVA senza incorrere in sanzioni A fine anno occorre monitorare attentamente l’arrivo delle fatture di acquisto per determinare il momento in cui è possibile detrarre l’Iva. Il diritto alla detrazione dell’imposta relativa ai beni e servizi acquistati o importati sorge nel momento in cui l’imposta diviene esigibile (cioè nel momento in cui il cedente diventa debitore verso l’Erario di quella Iva) ed è esercitato al più tardi con la dichiarazione relativa all’anno in cui il diritto alla detrazione è sorto ed alle condizioni esistenti al momento della nascita del diritto medesimo. Quindi il momento a partire dal quale è possibile detrarre l’Iva acquisti è determinato dall’esigibilità dell’imposta, individuata dal momento di effettuazione dell’operazione ai sensi dell’articolo 6 D.P.R. 633/1972 (consegna o spedizione per la vendita di beni, pagamento o emissione della fattura per le prestazioni di servizi). Il contribuente per poter detrarre l’Iva deve annotare nel Registro acquisti le fatture e le bollette doganali relative ai beni e ai servizi acquistati o importati nell’esercizio dell’impresa, arte o professione, comprese quelle emesse a norma del secondo comma dell’articolo 17, anteriormente alla liquidazione periodica nella quale è esercitato il diritto alla detrazione della relativa imposta e comunque entro il termine di presentazione della dichiarazione annuale relativa all’anno di ricezione della fattura e con
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Consulente fiscale dell’Onb.
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riferimento al medesimo anno. Facciamo un esempio: DDT per acquisto di un bene datato 5.10.2019, fattura elettronica emessa il 31.10.2019 e pervenuta al cliente l’1.11.2019. L’Iva è esigibile (per il fornitore) con il mese di ottobre 2019 e la verserà il 16.11.2019. La detrazione dell’Iva (per il cliente) è fissata al momento in cui essa diventa esigibile (ottobre) per cui è possibile, pur se pervenuta in novembre, detrarla nel mese di ottobre. Ma il Fisco non si lamenterà di certo se invece sarà detratta nel mese di novembre. Questa regola, inspiegabilmente, non vale per le fatture d’acquisto a cavallo dell’anno. Occorre quindi procedere ad analizzare le fatture di dicembre 2019/ gennaio 2020 distinguendo tra: fatture ricevute e registrate nel mese di dicembre, che rientrano nella liquidazione Iva di dicembre 2019; fatture datate dicembre 2019 ricevute nel mese di gennaio 2020,
che saranno registrate nel mese di gennaio 2020 e confluiranno nella liquidazione Iva del mese di gennaio 2020; fatture ricevute nel mese di dicembre 2019 non registrate a dicembre 2019 (ad es. causa ferie di Capodanno): per tali fatture, salvo che vengano aggiunte al dicembre, è possibile detrarre l’Iva ma solo nella dichiarazione annuale Iva relativa all’anno 2019, da presentare entro il 30 aprile 2020, annotandole in apposito sezionale; fatture ricevute nel mese di dicembre 2019 e registrate dopo il 30 aprile 2020: l’Iva sarebbe persa, salvo la presentazione di una dichiarazione annuale Iva integrativa. Il cessionario/committente che non ha ricevuto la fattura dovrà inoltre verificare se eventualmente tale fattura sia stata emessa dal cedente/prestatore e semplicemente non recapitata ma messa a disposizione nell’Area riservata dell’Agenzia delle entrate, nella sezione
CONSULENZA FISCALE
LO SPORTELLO FISCALE DEI BIOLOGI Novità e anticipazioni utili a chi esercita la libera professione
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“Fatture e corrispettivi”: in questi casi il SdI rende comunque disponibile al cessionario/committente la fattura elettronica nella sua area riservata del sito web dell’Agenzia delle entrate, comunicando tale informazione, unitamente alla data di messa a disposizione del file, al soggetto trasmittente, affinché il cedente/prestatore comunichi al cessionario/ committente che la fattura elettronica è a sua disposizione nella predetta area riservata. In questa circostanza, ai fini fiscali, la data di ricezione della fattura è rappresentata dalla data di presa visione della stessa sul sito web dell’Agenzia delle entrate da parte del cessionario/committente, che rappresenta il momento a partire dal quale sarà possibile detrarre l’Iva per quest’ultimo. Il SdI comunica, infine, al cedente/ prestatore l’avvenuta presa visione della fattura elettronica da parte del cessiona-
rio/committente.
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egime forfetario (le regole 2020) È un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni. La legge di bilancio 2020 ha apportato alcune modifiche alla disciplina, introducendo, tra l’altro, un nuovo requisito di accesso, una nuova causa di esclusione e un sistema di premialità per incentivare l’utilizzo della fatturazione elettronica. Requisiti di accesso Accedono al regime forfetario i contribuenti che nell’anno precedente hanno, contemporaneamente: conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000 euro (se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate); sostenuto spese per un importo comples-
sivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari. Anche chi inizia un’attività può accedere al regime forfetario, comunicando nella relativa dichiarazione ai fini Iva di presumere la sussistenza dei requisiti. Cause di esclusione Non possono accedere al regime forfetario: le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfetari di determinazione del reddito; i non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato: i soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi; gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari ovvero che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente; le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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CONSULENZA FISCALE ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, fatta eccezione per chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni; coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro, tranne nel caso in cui il rapporto di lavoro dipendente nell’anno precedente sia cessato (sempre che in quello stesso anno non sia stato percepito un reddito di pensione o un reddito di lavoro dipendente derivante da un altro rapporto di lavoro). Reddito e tassazione Chi applica il regime forfetario determina il reddito imponibile applicando, all’ammontare dei ricavi conseguiti o dei compensi percepiti, il coefficiente di redditività previsto per l’attività esercitata (allegato n. 2 - pdf alla legge n. 145/2018). Dal reddito determinato forfetariamente si deducono i contributi previdenziali obbligatori, compresi quelli corrisposti per conto dei collaboratori dell’impresa familiare fiscalmente a carico ovvero, se non fiscalmente a carico, qualora il titolare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi; l’eventuale eccedenza è deducibile dal reddito complessivo. Al reddito imponibile si applica un’unica imposta, nella misura del 15%, sostitutiva di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionale e comunale, Irap). Nel caso di imprese
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familiari, l’imposta sostitutiva, applicata sul reddito al lordo dei compensi dovuti dal titolare al coniuge e ai suoi familiari, è dovuta dall’imprenditore. Il reddito assoggettato al regime forfetario rileva sempre quando, per la spettanza o per la determinazione di deduzioni, detrazioni o benefìci, anche di natura non tributaria, le norme fanno riferimento al possesso di requisiti reddituali. Maggiori vantaggi per chi avvia una nuova attività L’imposta sostitutiva è ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività in presenza di determinati requisiti: il contribuente non ha esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare; l’attività da intraprendere non costituisce, in nessun modo, mera prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni; se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non supera il limite che consente l’accesso al regime.
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esto al Sud Professionisti 2020: finanziamento da 50mila a 200mila euro anche per consulenti e professionisti Sei un professionista iscritto ad un albo o consulente con meno di 46 anni (non compiuti) e vuoi avviare la tua at-
tività professionale e risiedi nel Mezzogiorno? Finalmente le Agevolazioni previste dal Bando Resto al Sud sono state estese anche ai Professionisti. È l’incentivo che sostiene la nascita di nuove attività professionali avviate nelle regioni del Mezzogiorno. Il Finanziamento Resto al Sud offre un’agevolazione fino a 200mila euro per l’avvio di nuove attività professionali da parte di giovani professionisti fino a 45 anni. Quali Regioni sono agevolate dal Bando Resto al Sud? Puoi richiedere il finanziamento se hai meno di 46 anni d’età e sei residente in una di queste 8 Regioni: • Abruzzo • Basilicata • Calabria • Campania • Molise • Puglia • Sardegna • Sicilia Se vuoi ottenere l’agevolazione non devi essere quindi titolare di alcuna attività di impresa. Cosa succede se hai già un contratto di lavoro? Se hai un rapporto di lavoro a tempo indeterminato in corso puoi presentare la domanda per richiedere Resto al Sud ma devi essere pronto ad abbandonare il tuo posto di lavoro nel caso in cui risultassi vincitore del finanziamento. Quali attività sono finanziabili dal Bando? Sono finanziabili le attività professionali come, ad esempio le attività di: • farmacisti; • infermieri professionali; • medici; • psicologi; • agronomi; • forestali; • architetti; • geometri; • ingegneri; • chimici; • periti agrari; • periti industriali; • giornalisti. Quali sono le attività escluse dal Bando Resto al Sud? • Agricoltura, Silvicoltura e Pesca; • Commercio all’ingrosso e al dettaglio; • Attività immobiliari;
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Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria; • Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico. Agevolazioni: Il finanziamento copre il 100% delle spese ammissibili e consiste in: • contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento complessivo • inanziamento bancario pari al 65% dell’investimento complessivo, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI. Gli interessi del finanziamento sono interamente coperti da un contributo in conto interessi. Apri da solo? Puoi richiedere fino ad un massimo di 50mila euro. Apri con dei soci? Puoi richiedere fino ad un massimo di 200mila euro. Esempio Pratico: Attività in forma singola o in forma associata: n. 1 Socio con meno di 46 anni: Massimo finanziamento agevolabile = 50.000 euro; n. 2 Soci con meno di 46 anni: (2 X 50mila)= 100mila euro; n. 3 Soci con meno di 46 anni: (3 X 50mila)= 150mila euro; n. 4 Soci con meno di 46 anni: (4 X 50mila)= 200mila euro. Per richiedere il contributo messo a disposizione da Resto al Sud, bisogna compilare una serie di allegati e documenti relativi al tuo progetto imprenditoriale e caricarli sulla piattaforma informatica messa a disposizione da Invitalia. Il tuo progetto deve contenere: • i tuoi dati ed eventualmente quelli dei tuoi soci • la descrizione dell’attività per la quale stai richiedendo l’agevolazione; • l’analisi del mercato di riferimento sia per quanto riguarda la domanda
che l’offerta; la tua strategia commerciale; gli aspetti tecnici e produttivi del progetto; • gli aspetti organizzativi del progetto; • i dati economico-finanziari. Tutti gli schemi e la documentazione che caricherai sulla piattaforma dovranno essere firmati digitalmente dal legale rappresentante, o dalla persona fisica che presenta la domanda. Ricordati che devi avviare l’attività successivamente all’esito positivo della domanda di agevolazione, quindi non dovrai aver sostenuto delle spese o avere già ricevuto delle fatture. Quali sono le spese ammissibili? • Arredamenti, macchinari, impianti ed attrezzature; • programmi informatici e servizi per le tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione, es: computer, software, hardware ecc…; • spese relative al capitale circolante inerente allo svolgimento dell’attività d’impresa fino al 20% del programma di spese; • spese per materie prime, materiali di consumo, semilavorati e prodotti finiti • utenze e canoni di locazione per immobili; • ristrutturazioni edili relative a interventi di ristrutturazione e/o manutenzione straordinaria, fino al 30% del programma di spesa. Quali sono le spese NON ammissibili? • leasing e del leaseback, fatta eccezione dei canoni di leasing maturati entro il termine di ultimazione del progetto imprenditoriale cioè entro 24 mesi; • •
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beni di proprietà di uno o più soci dell’impresa richiedente le agevolazioni e, nel caso di soci persone fisiche, anche dei relativi coniugi ovvero di parenti o affini dei soci stessi entro il terzo grado; • investimenti per la sostituzione di impianti, macchinari e attrezzature; • commesse interne; • macchinari, impianti e attrezzature usati; • spese notarili, imposte, tasse; • acquisto di automezzi, fatta eccezione per quelli strettamente necessari al ciclo di produzione di cui al Programma di spesa o per il trasporto in conservazione condizionata dei prodotti; • di importo unitario inferiore a 500 euro; • relative alla progettazione, alle consulenze e all’erogazione di compensi ai dipendenti delle imprese individuali e delle società. In cosa consiste l’agevolazione? Ecco due casi pratici: Agevolazione in caso di Attività esercitata in forma singola: per ogni socio con i requisiti, si possono ottenere 50mila euro così suddivisi: • 17.500 euro di contributo a fondo perduto (il 35% di 50mila) da non restituire; • i restanti 32.500 euro di prestito a tasso zero (il 65% di 50mila) da restituire in 7 anni. Agevolazione in caso di Attività svolta in forma associata: • 35mila euro a fondo perduto (il 35% di 100mila), • 65mila euro prestito a tasso zero (il 65% di 100mila) da restituire in 7 anni. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo
ONCOLOGIA Team italiano scopre cellule ultraresistenti
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ei tumori del colon è presente una piccola popolazione di cellule quiescenti che agiscono diversamente dalle altre. Non si moltiplicano attivamente e sono caratterizzate da un’aumentata resistenza alle terapie e da un più elevato potenziale cancerogeno, detto staminalità tumorale: possono cioè rimanere inattive per anni, per poi risvegliarsi all’improvviso. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità del dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare, nell’ambito di uno studio finanziato grazie al sostegno dell’Airc. Comprendere i meccanismi che regolano queste cellule potrebbe essere di fondamentale importanza per mettere a punto terapie più mirate ed efficaci nella lotta a questo tipo di cancro, che ogni anno colpisce cinquantamila italiani, un uomo su tredici e una donna su ventuno.
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GENETICA Sei varianti congenite di ansia e disturbi da stress
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i ansia non ce n’è una sola. I ricercatori della Yale University hanno condotto uno studio su circa 200mila ex soldati Usa che ha individuato sei varianti genetiche legate a questa particolare risposta naturale allo stress. Alcune di queste varianti erano già state identificate come fattori di rischio per schizofrenia, disturbo bipolare o disturbo post-traumatico da stress. Nella ricerca, pubblicata sull’American Journal of Psychiatry, si è analizzato soprattutto il legame tra ansia e depressione e si è scoperto che alcune varianti sono risultate collegate a geni preposti a governare l’attività dei geni stessi. In uno di questi casi si trattava di una variante di un gene coinvolto nel funzionamento dei recettori per gli estrogeni dell’ormore sessuale, il che spiegherebbe perché le donne hanno una probabilità doppia rispetto agli uomini di soffrire di disturbi legati all’ansia.
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SENSORIALITÀ Mappate le emozioni evocate dalla musica: sono 13
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uante emozioni può scatenare la musica? Tredici. Le hanno contate gli scienziati dell’Università della California, che hanno chiesto a oltre 2500 persone quali risposte emotive scatenasse in loro l’ascolto di canzoni di ogni genere. Ecco i tredici sentimenti dominanti ricavati dall’analisi dello studio: divertimento, gioia, erotismo, bellezza, calma, tristezza, sogno, trionfo, ansia, paura, irritazione, sfida e un esplosivo senso di carica. Ma come hanno fatto i ricercatori a ricavare queste conclusioni? Traducendo i dati forniti dagli intervistati e spostando i cursori associati alle risposte all’interno di una mappa audio interattiva. Il brano più energetico? Le Quattro stagioni di Vivaldi. Quello più pauroso? La colonna sonora di Psycho. Mentre Let’s Stay Together di Al Green è risultato un potentissimo evocatore di sensualità.
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INNOVAZIONE Asfalto al grafene, scalo di Fiumicino primo a testarlo
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MICROBIOLOGIA
aeroporto di Fiumicino in prima fila nella sperimentazione di un innovativo modello di asfalto contenente Gipave, un additivo polimerico a base di grafene. Lo scalo capitolino è il primo intercontinentale a testare l’efficacia del nuovo modello di pavimentazione, che ha fornito ottime risposte in ambito stradale in Italia e nel Regno Unito. L’asfalto al grafene ha mostrato un notevole aumento della resistenza alla fatica e della sopportazione delle escursioni termiche: ha vita doppia rispetto agli altri tipi. A Fiumicino queste caratteristiche potranno essere testate in situazioni di grande stress, visto che la zona della sperimentazione sarà interessata da un elevato traffico di aeromobili. L’asfalto Gipave è un prodotto 100% made in Italy, sviluppato, tra gli altri, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. © Kateryna Kon/www.shutterstock.com
Scoperte le molecole che neutralizzano la malaria
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a capacità di resistenza della malaria non ha più segreti. I ricercatori dell’Istituto Pasteur e del Cnrs, il centro francese per la ricerca scientifica, hanno individuato il meccanismo che consente ai parassiti del genere Plasmodium, responsabili della malattia, di trasformarsi nel passaggio dalle zanzare infette agli esseri umani. A entrare in gioco in questo frangente, come hanno rilevato gli studiosi tra cui un’italiana, Paola Barbara Arimondo, è un particolare processo chimico, la metilazione del Dna. I ricercatori sono riusciti a identificare delle molecole capaci di inibire questa trasformazione genetica e di eliminare il parassita nel sangue in sole sei ore, ovviando alla sua capacità di resistenza all’artemisinina. Ogni anno la malaria colpisce più di duecento milioni di persone al mondo e questa scoperta potrebbe rivelarsi fondamentale nella lotta a questa pericolosa malattia. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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LAVORO
Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica di Milano Scadenza, 5 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Difficult to control hypertension: an integrated approach for the identification of the metagenomics, molecular, biochemical and theapeutic determinants in large populations”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica di Milano Scadenza, 5 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Advanced genetic engineering to study and treat monogenic diseases”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 6 febbraio 2020 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, part-time al 80%. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 6 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’En-
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docrinologia e l’Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali di Pozzuoli (Napoli) Scadenza, 6 febbraio 2020 Ubblica selezione per il conferimento di un assegno di ricerca per lo svolgimento di attività di ricerca da svolgersi presso l’Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali di Pozzuoli (Napoli) nell’ambito del programma di ricerca “GoodbyWaste: Obtain GOOD products – exploit BY-products – reduce WASTE”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Verbania Scadenza, 7 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei programmi di monitoraggio microbiologico del lago di Varese e del fiume Bardello, finanziato nell’ambito del progetto Aqst (salvaguardia e risanamento del lago di Varese) e “Indagini limnologiche del lago Maggiore, triennio” finanziato dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-svizzere. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine di Bologna Scadenza, 7 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca Enduruns “Development and demonstration of a long-endurance sea surveying autonomous unmanned vehicle with gliding capability powered by hydrogen fuel cell”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Torino Scadenza, 10 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze agrarie/biologiche” da usufruirsi presso l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – Cnr, sede istituzionale di Torino. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - Portici (Napoli) Scadenza, 10 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze agrarie/biologiche” da usufruirsi presso l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Cnr, sede secondaria di Portici. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Pisa Scadenza, 10 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “Studi funzionali della plasticità dei circuiti ippocampali e corticali nei processi di memoria”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica di Verbania Scadenza, 10 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno di ricerca professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca prin 2017 enterprising, “Interactions between hydrodynamics and biotic communities in fluvial ecosystems: advancement in the knowledge and understanding of ecosystems sustainability by the develop-
LAVORO ment of novel technologies with field monitoring and laboratory testing”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Cagliari Scadenza, 11 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca dal titolo “Consumo di alcol, comportamenti alcol-correlati e trasmissione dopaminergica in ratti Sardinian alcohol-preferring esposti ad un ambiente arricchito semi- naturalistico”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali di Portici (Napoli) Scadenza, 12 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Compositi polimerici multifunzionali basati su materiali cresciuti”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Bari Scadenza, 13 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle scienze della terra e dell’ambiente da usufruirsi presso l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Cnr – Sede secondaria di Bari. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Tecnologie Biomediche di Milano Scadenza, 14 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Piattaforma proteomica clinica”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino di Genova Scadenza, 14 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “CLAIM – Cleaning Litter by developing and Applying Innovative Methods in european seas”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica Molecolare di Pavia Scadenza, 18 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Medicina e biologia” da usufruirsi presso l’Istituto di Genetica Molecolare “Luigi Luca Cavalli-Sforza”
del Cnr di Pavia. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti “Eduardo Caianiello” di Napoli Scadenza, 19 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito progetto del progetto europeo “Photo-piezo-actuators based on light sensitive composite (pulse-com)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli Scadenza, 20 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Napoli Scadenza, 21 febbraio 2020 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Integration Of Cutting-Edge Spectroscopic And Imaging Techniques For The Structural Analysis Of Living-Cell Machineries From The Atomic To The Cellular”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Politecnico di Milano Scadenza, 6 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 09/E3 - Elettronica, per il Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria. Gazzetta Ufficiale n. 2 del 0701-2020. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 6 febbraio 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di prima fascia, settore concorsuale 07/I1, per il Dipartimento di biologia ambientale. Gazzetta Ufficiale n. 2 del 07-01-2020. Università di Catanzaro “Magna Graecia” Scadenza, 6 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, per il settore concorsuale 05/E2 - Biologia molecolare. Gazzetta Ufficiale n. 2 del 07-01-2020. Azienda Sanitaria Locale 4 di Chiavari Scadenza, 6 febbraio 2020 Conferimento dell’incarico quinquennale, rinnovabile, di dirigente medico ovvero diri-
gente biologo ovvero dirigente chimico, disciplina di patologia clinica, per la direzione della S.C. Laboratorio analisi. Gazzetta Ufficiale n. 2 del 07-01-2020. Università di Verona Scadenza, 9 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/A2 - Fisiologia vegetale, per il Dipartimento di biotecnologie. Gazzetta Ufficiale n. 3 del 10-01-2020. Università Vita-Salute San Raffaele di Milano Scadenza, 9 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E2 - Biologia molecolare, per la facoltà di medicina e chirurgia. Gazzetta Ufficiale n. 3 del 10-01-2020. Agenzia Italiana del Farmaco Scadenza, 16 febbraio 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di undici posti di dirigente sanitario biologo, già dirigente biologo delle professionalità sanitarie, a tempo indeterminato e pieno. Gazzetta Ufficiale n. 5 del 17-01-2020. Università di Torino Scadenza, 16 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/B1 - Zoologia e antropologia, per il Dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi. Gazzetta Ufficiale n. 5 del 17-01-2020. Università di Pavia Scadenza, 20 febbraio 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di medicina molecolare. Gazzetta Ufficiale n. 6 del 21-01-2020. Ospedale Policlinico San Martino – Genova Scadenza, 20 febbraio 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, area medica e delle specialità mediche, disciplina di genetica medica, a tempo indeterminato e con rapporto di lavoro esclusivo, per la S.S. tumori ereditari. Gazzetta Ufficiale n. 6 del 21-01-2020. Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza, 25 febbraio 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e pieno, settore concorsuale 05/H1 - Anatomia umana, per il Dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie. Gazzetta Ufficiale n. 6 del 21-01-2020.
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SCIENZE
Il legame tra ipertensione e nutrizione Ruolo della dieta e della corretta alimentazione sull’insorgenza e il decorso delle patologie cardivascolari e i loro effetti sul microbiota intestinale
di Giada Fedri
L’
ipertensione è un fattore di rischio primario per le malattie cardiovascolari tra cui ictus, infarto, insufficienza cardiaca e aneurisma. Quasi la metà degli adulti negli Stati Uniti ha la pressione alta senza esserne consapevole e nel 95% dei casi la causa resta ignota, definita proprio per questo “ipertensione essenziale”. Sebbene quest’ultima rimanga in qualche modo misteriosa, è stata collegata a determinati fattori di rischio, in particolare familiarità, il sesso, l’età e la razza. Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave nel controllo della pressione sanguigna, sia in soggetti sani che in condizioni patologiche: è ormai assodato che una dieta ricca di sodio aumenti la pressione sanguigna, mentre potassio, magnesio e fibre possano invece aiutare a mantenerla nei livelli consigliati. Nonostante ci sia una correlazione tra basse assunzioni di calcio e il tasso di individui che soffrono di pressione alta, non ci sono prove valide che la sua integrazione prevenga l’ipertensione. Al centro di numerosi studi sono anche gli oli di pesce, in particolari gli acidi grassi “omega-3”, che in grandi quantità possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna, ma il loro effettivo ruolo nella prevenzione non è del tutto chiaro. Proprio per l’importanza che la scelta attenta degli alimenti ha nell’insorgenza e nell’evoluzione dell’ipertensione, spesso i medici raccomandano diete denominate DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) come primo approccio clinico alla patologia, consigliando l’aumento del consumo di frutta, verdura, cibi integrali, pesce, pollame e la riduzione di cibi ricchi
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di grassi saturi, colesterolo e grassi trans, carni rosse, bevande zuccherate e particolare attenzione è concentrata nell’assunzione di sodio. Quest’ultimo, è un nutriente essenziale e il catione primario nel fluido extracellulare, richiesto in numerosi processi fisiologici come mantenimento del volume extracellulare e dell’osmolalità, dei potenziali di membrana e di diversi processi di trasporto trans-membrana. Da un punto di vista evolutivo, l’assunzione di sodio è pas-
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SCIENZE sata da 1 grammo al giorno nelle colture primitive ed è rimasta tale per migliaia di anni [1] fino ad arrivare a circa 9-12 grammi al giorno nei paesi occidentali moderni [1], e parallelamente si è verificato un incremento dei problemi di salute, in particolare quelli legati al sistema cardiovascolare. Sono stati condotti un numero schiacciante di studi che collegano l’ipertensione all’assunzione di alimenti ad alto contenuto di sodio sia nell’uomo [2] che in modelli sperimentali animali [2]–[5], che hanno portato allo sviluppo di due teorie principali. Secondo la prima, la ritenzione di sodio e di conseguenza di acqua nei fluidi extracellulari genererebbe un aumento iniziale della gettata cardiaca in grado di influenzare in modo fondamentale lo svolgersi dell’ipertensione perché l’aumento del flusso al di là del bisogno dei tessuti produrrebbe, per © Sharif Pavlov/www.shutterstock.com autoregolazione, una progressiva vasocostrizione con inevitabile comprone: alimenti specifici (come i dolcificanti ad alta intensità tra cui missione della natriuresi della pressione renale e di alterazioni il sucralosio, l’aspartame e la saccarina, gli additivi alimentari, associate al volume sanguigno e alla circolazione periferica. gli emulsionanti e in generale gli alimenti trasformati) e schemi La seconda teoria si concentra sui meccanismi neurogenici dietetici in disequilibrio possono influenzare sia l’abbondanza che portano a risposte simpato-eccitative a diversi livelli e, di che la proporzione reciproca delle centinaia di tipologie di batconseguenza, all’aumento della pressione arteriosa. In effetti, teri intestinali. diversi studi recenti hanno confermato l’ipotesi che l’ipertenAlcuni prodotti metabolici del microbiota intestinale, come sione dipendente dal sale coinvolga e scaturisca da meccanismi la trimetilammina prodotta a partire dalla fosfatidilcolina ed neurogenici [6]–[8] per via dell’aumento del deflusso simpatico ossidata a trimetilammina N-ossido, la carnitina e l’acido indoverso i vasi sanguigni periferici e agendo sulla resistenza perilepropionico assunti con la dieta, sono implicati direttamente ferica totale [9]. I cambiamenti nella composizione ionica del in un aumentato rischio di aterosclerosi e ai principali eventi liquido cerebrospinale (CSF) di ratti spontaneamente ipertesi cardiovascolari avversi [15]. Un altro meccanismo che conferma (SHR) nutriti con diete ricche di sodio, influenzano fortemente l’associazione tra disbiosi intestinale e patologie come l’ipertenil controllo dell’attività del nervo simpatico e pertanto, possono sione, è l’attivazione cronica del sistema nervoso simpatico e l’ svolgere un ruolo fondamentale nel controllo della pressione alto rilascio di noradrenalina (NA), individuata come la compoarteriosa [10]. Lo stesso meccanismo è stato dimostrato anche nente neurogena che contribuisce all’inizio, al mantenimento e nell’uomo [11], dove l’aumento dell’impulso simpatico al sistealla progressione dell’ipertensione [16]. ma cardiovascolare ha portato cambiamenti nella conduttanza La disbiosi provoca inoltre un aumento della permeabilità della membrana del potassio attraverso il plesso coroideo, inintestinale e dello stato infiammatorio, portando a uno squilifluenzando la concentrazione di sodio nel CSF [12], variando brio nel contenuto di batteri produttori di acidi grassi a catena di conseguenza il gradiente elettrochimico celebrale e l’attività corta (SCFA) e nei livelli plasmatici di lipopolisaccaride (LPS): neuronale nelle regioni che controllano l’output simpatico, danquesti prodotti, lavorando insieme, elevano la spinta simpatica do un ulteriore prova che la nutrizione generale degli animali è al midollo osseo e ad altri organi linfoidi e possono agire come uno dei principali fattori di rischio per gli ipertesi (basti pensamodulatori dell’attività delle cellule del midollo aumentando la re che anche la sola restrizione proteica può provocare disfunproliferazione e il rilascio di progenitori mieloidi e altre cellule zioni cardiovascolari [5]). pro-infiammatorie, aumentando così l’infiammazione periferica Nell’eziogenesi e nel decorso dell’ipertensione ha un ruolo e centrale, evento critico per l’insorgenza dell’ipertensione. chiave anche il microbiota intestinale, inteso come l’insieme dei Diversi studi hanno dimostrato che il trapianto di microbiomicrorganismi, principalmente batteri, autoctoni e di origine ta fecale (FMT) da donatori ipertesi, sia di esseri umani che di alimentare che popolano il tratto gastro-intestinale, fondamenratti, aumenta la pressione arteriosa dell’ospite, confermando tali per molti aspetti della salute umana, inclusi tratti immuniche la sola disbiosi intestinale svolga un ruolo addirittura cautari, metabolici [13] e neuro-comportamentali [14]. sale dell’ipertensione [17]. La disbiosi è causata principalmente dall’invecchiamento, Per dimostrarlo, un gruppo di ricerca ha trattato reciprocada un cattivo stato di salute, dall’assunzione di farmaci, da un mente con trapianto di microbiota fecale (FMT) due gruppi di errato stile di vita ed ovviamente da una scorretta alimentazioIl Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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SCIENZE ratti, il primo con individui normotesi (ratti Wistar-Kyoto, WKY), e l’altro con ratti che sviluppano ipertensione spontaneamente (SHR): sia la pressione sistolica che diastolica basale subivano una riduzione senza variazione della frequenza cardiaca a seguito dell’FMT da ratti WKY a SHR, e allo stesso modo, il FMT da SHR a WKY aumentava la pressione basale. All’aumento della pressione sanguigna, era associato un incremento sia della produzione di specie reattive dell’ossigeno reattive guidate dall’ossidasi NADPH, sia delle citochine pro-infiammatorie e cellule immunitarie nel nucleo para-ventricolare cerebrale (PVN) collegato a livelli plasmatici di noradrenalina e tirosina idrossilasi incrementati rispetto al gruppo di ratti normotesi. L’aumentata attività simpatica quindi agisce anche a livello del midollo osseo (BM) con conseguente aumento delle cellule infiammatorie, che migrano verso il PVN e aumentano la neuro-infiammazione [18]. A riprova, quando trattati con microbiota fecale del gruppo di controllo, le condizioni nei topi SHR tornavano alla normalità, si stabilizzava la pressione sanguigna e si verificava la riduzione dell’infiammazione del PVN cerebrale, dell’attività della NADPH ossidasi e dell’eccitazione simpatica. Tuttavia, è importante specificare che altri prodotti metabolici del microbiota intestinale come il butirrato, l’acetato e il propionato, noti per i loro effetti anti-infiammatori e per le spiccate proprietà anti-ipertensive [19], [20], sono centrali nel controllo della circolazione sanguigna. L’analisi del DNA fecale a seguito dei FMT, ha permesso di identificare i batteri dei generi Blautia e Odoribacter come principali responsabili della correlazione negativa con l’aumento della pressione sistolica basale: già precedenti lavori hanno dimostrato che un’elevata abbondanza di Odoribacter nel microbiota intestinale in donne in gravidanza è associata a una riduzione della pressione arteriosa [21], poiché il butirrato prodotto da questa famiglia è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, con effetti diretti sulle regioni del cervello che regolano la pressione sanguigna. Invece, il FMT dai WKY ai ratti ipertesi, ha portato ad un esaurimento della famiglia Peptococcaceae, batteri che riducono i solfati, utili nella regolazione della pressione basale [22] e nella soppressione del deflusso simpatico. Una recente ricerca cinese ha analizzato i batteri intestinali di 41 persone con livelli ottimali di pressione ematica, 99 soggetti affetti da ipertensione e 56 in una condizione pre-ipertensiva [23]: nei soggetti con problemi di ipertensione e pre-ipertensione, gli studiosi hanno riscontrato una presenza eccessiva di due specifici batteri, ossia la Prevotella e la Klebsiella. Secondo una recente ipotesi, intaccare il microbioma intestinale potrebbe partecipare allo sviluppo di ipertensione arteriosa agendo anche direttamente sul metabolismo degli adreno-corticosteroidi endogeni, gli ormoni sintetizzati a livello della corteccia del surrene [24]. È noto che l’aumento della concentrazione plasmatica di sodio riduca la secrezione di renina, dell’angiotensina ematica II e, quindi, il riassorbimento di sodio da parte dei reni [25]. Gli ormoni steroidei regolano i livelli di pressione arteriosa attraverso il legame e l’attivazione dei recettori dei mineralcorticoidi (RM) espressi in diversi distretti inclusi i reni, dove modificano l’omeostasi del sodio e di conseguenza la ritenzione idrica. In condizioni normali l’aldosterone lega i recettori dei mineralcorticoidi permettendo uno scambio equilibrato di sodio, in particolar modo a livello dei nefroni,
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mentre l’enzima 11 beta-idrosteroide deidrogenasi (11βHSD) converte tramite ossidazione il cortisolo, anch’esso affine per i recettori RM, in cortisone, la sua forma inattiva, impedendo un sovra-eccitamento dei recettori stessi. L’enzima 11 beta-idrosteroide deidrogenasi esiste in due isoforme, 11βHSD1 e 11βHSD2, e la sua inibizione, a causa di mutazioni genetiche o da fattori come l’acido glicirretico e composti analoghi, porta ad un accumulo di cortisolo che, sommato all’aldosterone fisiologico, determina una massiccia attivazione dei recettori mineralcorticoidi con conseguente aumento di escrezione di sodio dai tubuli renali, ritenzione idrica, edema e aumento pressorio generale. 11β-HSD2 agisce come un enzima “guardiano” che protegge il recettore mineralcorticoide dall’eccesso di cortisolo, previene la ritenzione di sodio e acqua nello stato normoteso, regolando la concentrazione di cortisolo e cortisone. L’acido glicerretinico (GA) inibisce l’11β-HSD2 renale ed è in grado quindi di provocare l’ipertensione e sembra che alcuni batteri intestinali, secondo la recente teoria dei denominata l”ipotesi GALFs” (glycerrhetinic acid-like factors), siano in grado di produrre fisiologicamente metaboliti simili al GA, con proprietà e struttura analoga e provocare quindi effetti simili. Alcune specie batteriche delle famiglie Clostridium ed Eggerthella sono in grado di produrre enzimi che metabolizzano i glucocorticoidi influenzandone la concentrazione, e di trasformare inoltre i corticosteroidi in GALFs con conseguen-
SCIENZE te aumento di inibizione di 11βHSD [26]. Questi risultati sono congruenti con le prove di studi precedenti che suggeriscono una forte correlazione tra ipertensione e disbiosi intestinale, stabilendo una relazione causa-effetto tra pressione sanguigna elevata e microbiota alterato. E’ quindi di fondamentale importanza preservarne l’equilibrio biologico con un corretto stile di vita e un’alimentazione equilibrata, e valutare l’uso di probiotici nel trattamento della disbiosi intestinale come potenziale approccio, quando possibile, alla riduzione dell’ipertensione neurogena e alla modulazione dell’attività simpatica centrale.
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SCIENZE
Nuovi antimalarici nelle zuppe tradizionali Un team dell’Imperial College di Londra ha coinvolto gli alunni di una scuola primaria multiculturale nell’analisi di ricette casalinghe con proprietà antipiretiche
di Sara Lorusso
A
lcune zuppe, tramandate dalla tradizione, di famiglia in famiglia, possiedono un’importante concentrazione di proprietà antimalariche. Tutto merito delle reazioni che in quelle ricette si scatenano e che bloccano, o rallentano, la crescita del Plasmodium falciparum, uno dei parassiti della malaria più pericolosi. Una recente ricerca sviluppata dall’Imperial College di Londra1, in collaborazione con l’Eden Primary School del quartiere Haringey a North London, ha messo sotto osservazione proprio le tradizionali preparazioni brodose che spesso, per tradizione, sono state utilizzate come rimedi a vari malanni. Lo studio “Screen of traditional soup broths with reported antipyretic activity towards the discovery of potential antimalarials” è stato pubblicato a novembre del © PongMoji/www.shutterstock.com 2019 sulla rivista medica
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Archives of Disease in Childhood. Il contesto di partenza, con i conseguenti obiettivi scientifici, richiama alcuni dati collegati alla diffusione della malaria: da un lato i livelli di resistenza sempre più elevati ai farmaci conosciuti a base di artemisinina, dall’altro l’origine antichissima di questo farmaco, presente da secoli nella tradizionale medicina cinese. Da qui l’idea di indagare ulteriormente, nella speranza di individuare nuovi antimalarici. La ricerca, commentata da Jake Baum, del dipartimento di Scienze della vita dell’Imperial College, è uno studio in doppio cieco (double-blind control procedure), con l’inconsapevolezza, cioè, delle informazioni fondamentali, almeno nella prima fase di indagine, sia da parte dei soggetti esaminati sia degli sperimentatori. Gli studenti coinvolti
SCIENZE hanno prodotto diversi campioni di zuppe casalinghe, di cui sono stati esaminati gli estratti filtrati. La multiculturalità delle classi della scuola ha messo a disposizione molteplici ricette di minestra e tipologie di brodo, afferenti a provenienze geografiche di tutto il mondo, tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Gli estratti di zuppa filtrata sono stati testati per la loro capacità di inibire la replicazione del parassita mediante il saggio di crescita asessuato2 e per la loro capacità di bloccare la trasmissione del parassita attraverso la zanzara (inibendo lo sviluppo del gamete maschile).3 Gli estratti di brodo sono stati sottoposti a processo di incubazione con colture in vitro di Plasmodium falciparum, la cui vitalità è stata verificata dopo 72 ore. La ricerca ha esaminato complessivamente 56 minestre, alcune delle quali già abitualmente collegate dalla tradizione culturale di riferimento al trattamento naturale della febbre. Dal punto di vista metodologico, la sperimentazione ha seguito un protocollo rigoroso che ha coinvolto anche i piccoli allievi della scuola primaria. I bambini hanno trasportato la zuppa da esaminare a scuola in provette di plastica da 15 ml. Un primo test ha verificato semplicemente il gusto, per confermare la salubrità della preparazione. I campioni sono stati congelati all’arrivo a scuola e successivamente scongelati, centrifugati per 5 minuti a 1000 GE, passati in un filtro sterilizzato da 0,2 µm e divisi in dosi da 1,5 ml per il trasporto in laboratorio. La fase di raccolta ha portato in laboratorio sessanta zuppe, ma di queste alcune risultavano troppo dense per il filtraggio, a causa dell’elevata presenza di olio e il conseguente blocco dei filtri. Per questo sono state escluse, e il totale delle preparazioni entrate nella ricerca si è ridotto a 56. Al termine del procedimento, cinque delle zuppe analizzate hanno mostrato una capacità superiore al 50% di rallentare lo sviluppo del parassita, a malattia già avviata. Per due di questi cinque campioni è stata rilevata un’inibizione del parassita paragonabile a quella osservata con la diidroartemisinina (DHA), il farmaco antimalarico più diffuso. Altre quattro ricette sono risultate oltre il 50% efficaci nel bloccare la capacità dei parassiti di maturare in una forma che infetta le zanzare, stoppando potenzialmente il processo di trasmissione. È vero che i campioni di zuppa non sono stati prelevati direttamente dagli scienziati, ma gli stessi spiegano di non ritenere la condizione un valore negativo per la ricerca perché non è emersa alcuna reazione particolare collegata a un ingrediente specifico. Si sono avute reazioni inibitorie sia in zuppe vegetariane sia in zuppe di carne, a base di brodo di pollo o di manzo. Il brodo di pollo non è quindi il solo preparato conosciuto con proprietà antipiretiche.4 Gli autori, inoltre, fanno notare che molti campioni di zuppa hanno agevolato lo sviluppo dei parassiti o la maturazione dei gameti, confermando l’idea che l’apporto di lipidi favorisca la crescita dei parassiti. Per quanto riguarda le condizioni preliminari della sperimentazione, il sangue umano utilizzato, fornito dall’Interstate Blood Bank, era di individui che non avevano assunto né aspirina nelle due ore precedenti né alcun farmaco antimalarico nelle due settimane precedenti il prelievo. La Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020 © Jukov studio/www.shutterstock.com
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SCIENZE crescita asessuata è stata analizzata mediante un saggio con Plasmodium SYBR Green standardizzato, che misura il DNA del parassita. Una piccola conferma alla validità del metodo impiegato per lo sviluppo della ricerca è arrivata in corsa, come raccontano gli stessi autori nel paper scientifico. Durante la fase di unblinding, una volta rivelate le informazioni di partenza delle preparazioni esaminate, i ricercatori hanno scoperto che due delle zuppe per cui era stata osservata la stessa reazione sul parassita erano formate dai medesimi ingredienti: quelle zuppe erano state portate da due fratelli, alunni in classi diverse dell’istituto, che avevano consegnato la medesima zuppa preparata a casa. Lo studio - firmato con Braun anche da Ursula Straschil, Kathrin Witmer, Michael J. Delves, del dipartimento di Scienza della Vita, e da Stephen D. Marks del dipartimento di Nefrologia pediatrica del Great Ormond Street Hospital for Children - appare importante alla luce dei dati preoccupanti sulla diffusione della malaria, ancora oggi una delle principali cause di mortalità infantile nel mondo. Ogni anno, spiegano in premessa gli autori della ricerca, mezzo milione di bambini5 nel mondo è vittima della malattia. I dati più recenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO)6 fanno emergere, sì, i progressi generali fatti nel contrastare la malattia. Ma pongono contemporaneamente l’attenzione su aree e condizioni di grande squilibrio.
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Nel 2018, si legge nel “World Malaria Report 2019”, si sono verificati 228 milioni di casi di malaria in tutto il mondo, rispetto a 251 milioni di casi nel 2010 e ai 231 milioni di casi nel 2017. La maggior parte dei casi di malaria si sono verificati nella regione africana dell’OMS (213 milioni di casi, pari al 93%). Diciannove paesi dell’Africa subsahariana e l’India sopportano quasi l’85% del carico globale di malaria, e sei Paesi sommano in sé oltre la metà di tutti i casi di malaria nel mondo: Nigeria (25%), Repubblica democratica del Congo (12%), Uganda (5%) e Costa d’Avorio, Mozambico (4%) e Niger (4%). E se è vero che il tasso di incidenza della malaria è diminuito a livello globale tra il 2010 e il 2018, passando da 71 a 57 casi ogni mille abitanti a rischio, il trend ha subito un drastico rallentamento a partire dal 2014, stabilizzandosi a livelli quasi identici per tutti gli anni più recenti. La regione delle Americhe dell’OMS, inoltre, ha registrato un aumento del tasso di incidenza, a causa dell’aumento della trasmissione della malaria nella Repubblica Bolivariana del Venezuela. Tra le diverse specie di Plasmodium, il Plasmodium falciparum è il più nocivo, con la responsabilità del 99% dei decessi. Ciò che preoccupa è soprattutto l’aumento della resistenza alle terapie note, anche rispetto ai farmaci di prima linea che utilizzano terapie di combinazione a base di artemisinina (ACT). Un processo che tende a disinnescare i pro-
SCIENZE gressi fatti finora nella lotta alla mortalità da malaria. I risultati ottenuti dall’impiego dell’ACT nel contrasto alla malaria sono stati talmente rilevanti per l’umanità, da aver convinto il Karolinska Institutet di Stoccolma ad assegnare, nel 2015, il premio Nobel per la medicina a Tu Youyou, medico cinese che scoprì l’impiego del principio attivo artemisinina contro il plasmodio della malaria. Tu Youyou ha è stata determinante nell’individuazione del componente e, soprattutto, nell’invenzione del procedimento di preparazione più efficace, capace di salvare milioni di vite a partire dagli anni Settanta. La scienziata, nel pieno della Rivoluzione Culturale Cinese e mentre le popolazioni di vaste aree dell’Asia meridionale erano piegate dall’epidemia di malaria, fu chiamata a guidare un gruppo di ricerca dopo i fallimenti delle prime indagini sulle molecole sintetiche conosciute, quando il governo coinvolse l’Accademia Cinese di Medicina Tradizionale. Cominciò così la rassegna sistematica delle erbe fino a quel momento conosciute dalla tradizione medica locale, comprese le piante della famiglia Artemisia, nota in Cina con il nome di “Qinghao”. «Il Qinghao – ha spiegato Tu Youyou nella Nobel Lecture – è una delle erbe più comuni prescritte da oltre duemila anni nella pratica medica tradizionale cinese». Veniva utilizzata per regolare la temperatura, disintossicare il sangue, contrastare la febbre ricorrente da malaria, combattere l’ittero «Sono state utilizzate tutte le specie della famiglia Qinghao. Al momento della ricerca sull’artemisinina, due specie di Qinghao erano elencate nella farmacopea cinese e ne venivano prescritte anche altre quattro. I nostri studi hanno dimostrato che solo l’Artemisia annua contiene quantità significative di artemisinina». La svolta arrivò con un’intuizione di Tu Youyou rispetto al processo di estrazione del principio attivo dalla pianta che fosse in grado di mantenerne intatte le proprietà: non più decotto in acqua bollente, ma estratto dalle foglie e dagli steli della pianta e lavorato a bassa temperatura con acqua ed etere etilico. «Si potrebbe commentare che in fondo si sia trattato di un normale processo di scoperta di farmaci. Tuttavia, non è stato un viaggio semplice, quello alla scoperta dell’artemisinina di Qinghao, una medicina cinese a base di erbe con oltre duemila anni di applicazione clinica, specialmente negli anni ’70, quando l’accesso alla ricerca in Cina era poco significativo.»7 A distanza di decenni la nuova emergenza malaria ha convinto il team dell’Imperial College a recuperare la relazione con il tradizionale ricorso alle erbe nel quotidiano, per indagare nuovi possibili composti antimalarici. Il professor Jake Baum ha dichiarato: «La malaria uccide più di 400.000 persone all’anno e infetta oltre 200 milioni, ma la resistenza ai nostri farmaci di prima linea continua a emergere. Potremmo dover guardare oltre lo scaffale della chimica nota per individuare nuovi farmaci, e i rimedi naturali non dovrebbero essere fuori dalla nostra lista di indagine, proprio come dimostrato dall’artemisinina.» Lo studio, al momento, non ha fatto ancora il passo successivo, l’isolamento di principi attivi relativi alle zuppe particolarmente interessanti dal punto di vista dei risultati. Sarebbe necessario, inoltre, che il processo di preparazione
della zuppa fosse standardizzato, così da provare a isolare il componente attivo e pensare a possibili test e trial clinici. Ma, fanno notare orgogliosamente Baum e colleghi, la ricerca fatta con i bambini dell’Eden Primary School riproduce in qualche modo il processo di ricerca e scoperta dell’artemisinina creata dal Qinghao. Non si può escludere di trovare, con ulteriori studi, un componente antinfettivo di origine naturale. C’è anche un altro forte valore di conoscenza che rafforza questa ricerca. Lo studio ha coinvolto in modo diretto e pratico i bambini dell’Eden Primary School, che hanno approcciato a un metodo scientifico e alla ricerca di laboratorio, e hanno capito che anche le ricette di famiglia possono rappresentare una risorsa non ancora sfruttata per l’indagine. Un esperimento positivo nell’insegnamento della relazione tra rimedi naturali, medicina tradizionale e scoperta di farmaci, basata sull’evidenza scientifica. «È davvero interessante trovare potenziali percorsi per lo sviluppo futuro di farmaci in qualcosa come la zuppa della nonna. In tutta onestà – ha detto Baum - la vera forza dello studio è stata tuttavia quella di coinvolgere i bambini nel percorso di comprensione della differenza tra un rimedio naturale e una vera medicina: la risposta è l’evidenza! I bambini hanno capito che le zuppe potrebbero davvero diventare un farmaco, se provate e testate nel modo giusto.» Sullo sfondo, resta la sfida globale. Tra il 2015 e il 2018, solo 31 Paesi, in cui la malaria è ancora presente in modo strutturale, ne hanno ridotto significativamente l’incidenza o si trovavano nel percorso di abbattimento che li avrebbe portati a ridurre l’incidenza della malattia del 40% entro il 2020. Senza un’accelerazione del processo, ricorda il report dell’OMS, gli obiettivi fissati dalla Strategia Tecnica Globale della Malaria (GTS) 2016-2030 non saranno raggiunti.
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SCIENZE
Alla ricerca dei parassiti con un Irccs specializzato Trent’anni di attività e studi condotti dal Dipartimento di Malattie Infettive-Tropicali e Microbiologia (DITM) di Negrar di Valpolicella
di Elena Pomari*, Chiara Piubelli*, Dora Buonfrate*, Manuela Mistretta*, Anna Beltrame*, Francesca Perandin* e Zeno Bisoffi*
È
nel cuore della Valpolicella e dei vigneti dell’Amarone, a Negrar, in provincia di Verona, che si trova la “Cittadella della Carità”, un complesso di strutture sanitarie e socio-sanitarie che comprende anche l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria al quale nel 2018 è stato conferito il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) per le malattie infettive e tropicali.
Le malattie tropicali Le malattie tropicali sono molto più diffuse di quanto si immagini. Non a caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le considera di primario interesse. Se da un lato le regioni tropicali del mondo sono le più colpite da queste malattie rispetto ai Paesi a clima temperato, negli ultimi anni il cambiamento climatico, lo spostamento di animali e insetti, l’aumento del flusso migratorio e dei viaggi stanno facendo sempre più emergere il concetto di “one health”, ossia un approccio multidisciplinare collaborativo per affrontare il tema della salute delle persone. Si tratta di un movimento internazionale basato su collaborazioni intersettoriali, ivi compresi gli Istituti
* Dipartimento di Malattie Infettive-Tropicali e Microbiologia, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella, Verona
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di Ricerca, in cui viene presa in considerazione l’interazione tra ambiente di vita e di lavoro, popolazioni animali ed ecosistemi. Questo approccio viene da sempre applicato presso il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e di Microbiologia (DITM) diretto da Zeno Bisoffi, professore associato all’Università di Verona. Si tratta di una realtà unica in Italia, che comprende al suo interno l’area clinica e l’area diagnostica nella quale medici, biologi, infermieri e tecnici di laboratorio interagiscono quotidianamente.
L’istituzione del DITM Il DITM nasce come “Centro per le Malattie Tropicali” (CMT) nel 1989 per decisione della Fondazione Don Giovanni Calabria per le Malattie tropicali, istituita nel 1988 dall’Opera Don Calabria, da Medici con l’Africa (Cuamm) e dall’Ummi (Unione medico missionaria italiana). La Fondazione aveva come obiettivo quello di dare un supporto clinico e diagnostico ai missionari calabriani, e non solo, e ai volontari che rientravano da terre di missione, bisognosi di cure. A porre la prima pietra della Fondazione fu Papa Giovanni Paolo II il 17 aprile del 1988, che in occasione della visita pontificia alla diocesi di Verona incontrò gli ammalati e gli operatori dell’ospedale. Gli scopi che la Fondazione si diede nel suo primo statuto erano ambiziosi e lungimiranti, quali: svolgere attività di diagnosi e cura delle patologie tropicali; sviluppare attività di ricerca in ambito clinico, parassitologico ed epidemiologico; promuovere
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la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori e svolgere un’azione informativa destinata alla profilassi delle patologie del viaggiatore. Nel corso degli anni, il CMT ha risposto a tali scopi, tanto da diventare nel 2013 Centro di riferimento regionale per le malattie tropicali. In quell’anno il laboratorio fece un grande passo in avanti diventando il primo laboratorio in Italia ad eseguire tutta la diagnostica di routine per parassiti intestinali utilizzando metodiche di biologia molecolare. Successivamente nel 2014, il DITM ottenne il riconoscimento ufficiale di Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la strongiloidosi e altre “Malattie Tropicali Neglette”. Da marzo 2019 il professor Bisoffi è coordinatore del network europeo TropNet. Negli anni, il DITM si è caratterizzato per un’attività di ricerca traslazionale, clinica ed epidemiologica che ha permesso di produrre un interessante numero di pubblicazioni e di ottenere nel 2018 il riconoscimento per il Sacro Cuore Don Calabria di IRCCS per la disciplina Malattie Infettive e Tropicali (http:// www.salute.gov.it). Le tre principali aree di ricerca sono: Malaria e altre infezioni trasmesse da vettori, Strongiloidosi e Malattie tropicali neglette. Tra gli obiettivi principali del DITM rientra anche la cooperazione con i Paesi tropicali. Buona parte dello staff del Dipartimento ha effettuato periodi di cooperazione sanitaria all’estero e continua a collaborare in modo puntuale a progetti sul campo.
aree tropicali. Il DITM infatti raccoglie la più ampia casistica nazionale nell’ambito delle malattie tropicali e parassitarie. In 30 anni di attività, sono stati trattati oltre 1.500 casi di malaria, malattia causata da un emo-protozoo del genere Plasmodium, di cui cinque sono le specie di interesse umano (Plasmodium falciparum, P. vivax, P. ovale, P. malariae, P. knowlesi). La malaria da P. falciparum (Figure 1 e 2) rappresenta il 90% delle infezioni malariche in Africa. Il DITM è centro di riferimento per viaggiatori e migranti, ed inoltre sta ponendo una forte attenzione alle problematiche della possibile trasmissione della malaria applicata alla medicina delle trasfusioni [1–4]. Oltre alla malaria, il DITM si occupa anche di altre patologie veicolate dalle zanzare: dal 2010 il Dipartimento è infatti coordinatore scientifico del progetto regionale di sorveglianza epidemiologica delle “febbri estive” per la Regione Veneto, prima regione in Italia a realizzare un programma di questo tipo. Si tratta di patologie come quella causata dal virus West Nile[5–8], che nella maggioranza dei casi è asintomatico o si manifesta con febbre autolimitante, ma che in persone anziane o immunocompromesse può interessare il sistema nervoso centrale con gravi complicanze. Il DITM affronta anche malattie complesse come la malattia di Chagas[9,10], dovuta a un emo-protozoo (Trypanosoma cruzi) trasmesso all’uomo principalmente da una cimice (triatomina). La malattia è endemica in America Latina continentale dove si stima colpisca 8 milioni di persone con circa 12.500 morti l’anno, ma sono descritti dei casi anche in area non endemica. L’infezione non trattata perdura per tutta la vita e può essere trasmessa attraverso la donazione di sangue[11], di organi o da madre a figlio. Può interessare anche i viaggiatori che si recano in area endemica. In genere asintomatica all’acquisizione, nel 20-30% colpisce il cuore o l’apparato digerente, e può causare danni irreversibili e potenzialmente fatali (ad esempio morte improvvisa da aritmia). E’ particolarmente grave nelle forme acute
Le emergenze tropicali Fedele alla sua vocazione, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria continua ad accogliere i missionari, immigrati che arrivano principalmente dall’Africa e viaggiatori che per motivi vari rientrano da soggiorni in Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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Fig. 1: A sinistra, trofozoiti di P. falciparum in striscio sottile (Giemsa, 1000x). A destra, gametocita di P. falciparum in striscio sottile (Giemsa, 1000x).
del neonato e nella riattivazione nel soggetto immunodepresso. Oltre alle parassitosi da protozoi, il DITM si occupa anche di infezioni provocate da elminti come per esempio la schistosomiasi, o bilharziosi, causata da trematodi del genere Schistosoma. Esistono diverse specie di Schistosoma, che provocano principalmente patologia a carico dell’intestino (Schistosoma mansoni, S. mekongi, S. intercalatum, S. japonicum) o dell’apparato uro-genitale (S. haematobium). E’ una parassitosi presente in numerosi Paesi in Africa, Sud-Est Asiatico e Sud America. Tuttavia negli anni 2014 e 2015 sono stati rilevati alcuni casi autoctoni in Europa, per l’esposizione al parassita nelle acque del fiume Cavu, in Corsica [12–14]. Da qui l’invito ai viaggiatori che avessero fatto dei bagni in tali acque a eseguire esami di screening. Lo Schistosoma si trasmette per penetrazione della cute da parte delle forme larvali del parassita presenti in acque infestate. Si stima che i soggetti interessati siano almeno 300 milioni (probabilmente una sottostima), con più di 200.000 morti/anno in Africa Sub - Sahariana. La malattia nelle sue diverse forme può condurre a gravi danni agli organi interessati (neoplasia della vescica, fibrosi epatica, infertilità...)[12,15,16]. Il DITM negli ultimi anni ha trattato oltre 600 casi di Schistosomiasi [17,18]. Il DITM, inoltre, è l’unico Centro collaboratore OMS – tra i 276 presenti in Europa – che si occupa di strongiloidosi (Figura 3)[19], una elmintiasi provocata da Strongyloides stercoralis (e raramente da S. fuelleborni) largamente diffusa in Paesi a basso-medio reddito, ma sono riportati numerosi casi anche in paesi non tropicali, tra cui l’Italia. Si stima che diversi milioni di persone al mondo (almeno 370) ne siano affette. Difficoltà diagnostiche e scarsa attenzione al problema fanno però presupporre che i dati finora a disposizione sottostimino il numero di Paesi dove la patologia è diffusa e di soggetti colpiti[20,21]. La trasmissione avviene per penetrazione della cute da parte delle larve del parassita, che vivono in terreni contaminati da deiezioni di soggetti infettati. L’infezione, che è in grado di persistere a vita nei soggetti colpiti, non deve essere sottovalutata, data l’elevata mortalità in persone immunocompromesse. Fondamentale, quindi, è la diagnosi precoce. Nel corso della sua storia, il DITM ha gestito diverse centinaia di casi (la casistica
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maggiore in Italia e probabilmente in Europa). Sempre rimanendo in tema di elminti, il DITM tratta anche la filariosi umana[22–24], un’infestazione che colpisce più di 150 milioni di persone al mondo, soprattutto in Paesi dell’area tropico-subtropicale. Nove sono i nematodi conosciuti che provocano la filariosi umana una volta trasmessi da insetti ematofagi. La filariosi linfatica è causata da Wuchereria bancrofti, Brugia malayi e B. timori, elminti che si localizzano nel sistema linfatico provocando danno cronico che porta alla cosiddetta elefantiasi; altre filarie si localizzano nelle cavità sierose (Mansonella perstans), mentre le filarie che risiedono nel tessuto sottocutaneo provocano la loiasi (Loa loa), che può causare edemi migranti (“edemi di Calabar”) e talora complicazioni gravi, e la cosiddetta cecità dei fiumi o oncocercosi (Onchocerca volvulus).
Anche per chi viaggia Una delle caratteristiche principali del DITM è quella di offrire, in un’unica sede, un’attività di consulenza destinata
Fig. 2: Trofozoiti di P. falciparum in goccia spessa (Giemsa, 1000x).
SCIENZE alla vaccinazione e alla profilassi pre-viaggio e di controllo al rientro se sorgono dei problemi. Una delle tipologie di migranti è quella rappresentata dai “VFR” (visiting friends and relatives), ovvero immigrati che si sono stabiliti da noi da molti anni e che tornano nel Paese di origine per brevi periodi. In generale però, il DITM offre assistenza a qualsiasi tipologia di viaggiatore: dall’abituale all’occasionale, dal lavoratore al turista, da chi rimane all’estero per pochi giorni o per lungo tempo, dalle donne in gravidanza alle persone che già soffrono di altre patologie.
Le malattie infettive rare Dal 2015 il DITM è stato inserito tra i Centri interregionali del Veneto per la gestione e certificazione delle Malattie Infettive Rare (Deliberazione della giunta regionale n. 763 del 14 maggio 2015) che includono morbo di Hansen, malattia di Whipple e malattia di Lyme [25,26]. Tali patologie infettive sono state definite rare poichè si stima abbiano una prevalenza nella popolazione inferiore a 5 casi ogni 10.000 abitanti, sebbene esista il problema della sottonotifica dei casi. Il centro è abilitato sia alla diagnosi che alla gestione clinica e terapeutica del paziente con malattia infettiva rara sia alla certificazione per l’esenzione alle spese sanitarie. Il morbo di Hansen, meglio conosciuto come lebbra, è una malattia cronica contagiosa causata dal Mycobacterium leprae. Il germe viene trasmesso con i droplets provenienti dal naso, bocca di un soggetto malato (multibacillifero) o da eventuali lesioni ulcerative. Una minima percentuale dei soggetti infettati svilupperà la malattia dopo pochi mesi fino a 20 anni dal contagio con comparsa prevalentemente di lesioni cutanee, polineuropatia e patologia oculare. La maggior parte dei casi si concentra nei Paesi tropicali e subtropicali, in particolare India, America Latina e Africa. Occasionali casi vengono riportati anche in Europa, nei migranti provenienti da questi paesi o nei soggetti europei che hanno soggiornato in area a rischio per molti anni (ad esempio missionari). La diagnosi è complessa e richiede un’esperienza clinica e una specifica procedura diagnostica che si avvale dell’identificazione microscopica e mole-
colare (DNA di M. leprae nei pezzi bioptici) del germe. Il centro oltre a seguire regolarmente diversi pazienti in trattamento con più farmaci distribuiti dall’OMS si dedica, in collaborazione con centri specializzati internazionali (Brasile e Stati Uniti), alla ricerca di nuove tecniche diagnostiche dirette all’identificazione precoce dei casi. La malattia di Whipple è un’infezione cronica causata dal batterio Tropheryma whipplei su cui molti aspetti non sono ancora del tutto chiari. T. whipplei è un batterio che può colonizzare il tratto gastroenterico in maniera transitoria o persistente senza provocare sintomi e quindi malattia. Tuttavia, alcuni soggetti predisposti, se colonizzati, possono sviluppare negli anni la malattia localizzata con interessamento di un solo organo (articolare ad esempio) o la malattia classica con interessamento di più organi (articolare, intestinale, neurologico ed oculare). La modalità di acquisizione dell’infezione e l’attuale epidemiologia della malattia sono aree non completamente chiarite così come la gestione terapeutica, che necessita l’assunzione di antibiotico per tutta la vita. La malattia di Whipple classica in Italia è definita rara poiché colpisce non più di 3 persone su milione di abitanti. Tuttavia, è molto probabile che i casi siano sottonotificati a seguito sia della scarsa conoscenza della malattia da parte dei medici sia dalla necessità di effettuare indagini invasive per permettere la diagnosi di certezza (endoscopia gastrointestinale con multiple biopsie dell’intestino tenue). Il centro, a seguito della collaborazione con il centro di riferimento mondiale sulla malattia di Whipple di Marsiglia, dispone della biologia molecolare per la rilevazione del DNA di T. whipplei in diversi liquidi corporei (feci, saliva, urine e sangue). La positività di questi permette di discriminare i pazienti da sottoporre alle indagini più invasive per la diagnosi di certezza. Attualmente, diversi pazienti sono già stati identificati e confermati mediante l’immunoistochimica del centro di Marsiglia e sono in cura presso il centro. La malattia di Lyme, o Borreliosi di Lyme, è una malattia causata da una spirocheta, la Borrelia burgdorferi, trasmessa a seguito di morso di zecca infetta. La malattia prende il nome dalla città americana di Lyme, nel Connecticut, dove è stata
Fig. 3 A sinistra, larva rabditoide L1 di S. stercoralis in campione fecale arricchito secondo Ritchie modificato (400x). A destra, larva filariforme L3 di S. stercoralis da coltura su agar (400x).
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SCIENZE descritta per la prima volta nel 1975 sebbene la malattia sia diffusa in diversi paesi dell’Europa e dell’Asia. In Italia la malattia è riportata in molte Regioni del Nord e Centro Italia. Sebbene sia considerata una malattia infettiva rara, nel 2018 nel Veneto sono stati notificati 137 casi di malattia definendo la regione endemica. Dopo alcuni giorni dal morso di zecca infetta, nella maggior parte dei casi compare un eritema cutaneo nella sede del morso che si estende in maniera centrifuga definito eritema migrante cronico, raramente associato ad una sindrome simil-influenzale (febbricola, cefalea, astenia e artro-mialgie diffuse), definita malattia di Lyme precoce localizzata. In assenza di trattamento, nelle successive settimane evolve nella malattia di Lyme precoce disseminata caratterizzata da piccoli eritemi diffusi in tutto il corpo o nella forma neurologica precoce caratterizzata da sintomi neurologici aspecifici come nevralgia o cefalea persistenti o paralisi dei nervi periferici (prevalentemente il nervo faciale). Eccezionalmente, se non trattata la malattia evolve nella malattia di Lyme tardiva più difficile da guarire con interessamento di diversi organi a seconda della Borrelia coinvolta: cutaneo, articolare, neurologico. Il riconoscimento precoce con il conseguente trattamento antibiotico con farmaco idoneo evita l’evoluzione in questa ultima fase. Il centro, oltre a rappresentare un riferimento per la rapida gestione del paziente e notifica della malattia per monitorare l’epidemiologia in Regione, organizza ogni 2 anni un Congresso di aggiornamento sulla malattia coinvolgendo specialisti di tutta Europa.
I laboratori e la Ricerca All’interno del DITM è presente l’Unità Semplice di Microbiologia e SAELMT (Servizio Autonomo di Epidemiologia e Laboratorio per le Malattie Tropicali) costituita da più sezioni: la sezione di parassitologia e di biologia molecolare per malattie tropicali; la sezione di Batteriologia e di Virologia. Ciascuna di esse è dotata di spazi e strumentazioni moderne, atte a consentire lo svolgimento di attività di diagnosi tradizionale (es. esami colturali e sierologici) e innovativa (es. MALDI-TOF, biologia molecolare e sequenziamento di DNA); quindi garantisce prestazioni di alta qualità, grazie anche alla stretta collaborazione con le attività assistenziali e di ricerca. Vengono svolte infatti indagini di laboratorio per la ricerca di infezioni ad eziologia batterica, micotica e parassitaria, con circa 77.500 campioni analizzati all’anno. L’attività di ricerca del DITM è incentrata prima di tutto sulle patologie più frequentemente trattate nel centro e quelle che più caratterizzano la medicina tropicale, dei viaggi e delle migrazioni. In particolare il DITM è stato ed è promotore e collaboratore di studi mono e multicentrici finanziati dal Ministero della Salute, oltre che dalla Commissione Europea, atti a migliorare la conoscenza di diversi aspetti di queste malattie. In primo luogo, tra gli obiettivi vi è quello di ottimizzare le procedure di laboratorio al fine di poter garantire una diagnosi corretta[27–30]. Scopo quindi dei ricercatori del DITM è quello di sviluppare test sensibili e rapidi, come quelli basati sulla ricerca del DNA del patogeno[31,32] (es. parassita, batterio, virus), che permettono anche di identificare le mutazioni che causano resistenza ai farmaci. Recentemente, i laboratori sono stati ulteriormente qualificati con l’introduzione di strumentazioni all’avanguardia come la droplet digital PCR[33], una tecnologia che permette di aumentare la sensibilità della rilevazione del genoma o parti di esso quando presen-
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te in quantità molto limitata. Inoltre è in progetto un ampliamento anche in ambito “omico”, per la metagenomica[34], la trascrittomica e la proteomica finalizzate alla ricerca di nuovi biomarcatori utili allo sviluppo di test diagnostici, prognostici o di nuovi target per farmaci.
Innovazione e tecnologia Tra le attività di ricerca scientifica, obiettivo del DITM è anche la ricerca traslazionale ossia il trasferimento dei risultati delle ricerche sia di base sia cliniche alle applicazioni. Infatti presso il Laboratorio per le Malattie Tropicali ci si serve di test diagnostici disponibili commercialmente, ma anche di test messi a punto dai ricercatori del laboratorio stesso. Inoltre, il DITM è Centro di riferimento per la validazione di nuovi test diagnostici e da alcuni anni il laboratorio collabora con una ditta esterna per l’allestimento del programma di Valutazione Esterna della Qualità (VEQ) in parassitologia.
Altre attività del DITM Scopo del DITM è anche di promuovere la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori sanitari destinati ad operare nei Paesi in via di sviluppo e non. In particolare, vengono svolti un “Corso di laboratorio di base per le malattie tropicali” (giunto alla 22esima edizione), un “Corso di logica clinica” e un “Corso di medicina pre-viaggio e post-viaggio”. Oltre a questi corsi consultabili sul sito www.tropicalmed.eu, il Dipartimento accoglie e forma: - studenti del corso di laurea in Tecniche di laboratorio biomedico e specializzandi in Malattie infettive dell’Università di Verona, con la quale è in essere una convenzione; - studenti che richiedono di svolgere un periodo di formazione ai fini della produzione della tesi - studenti e specializzandi che desiderano espletare un periodo di formazione/stage fuori sede - studenti per alternanza scuola lavoro
Divulgazione Tutte le iniziative del DITM sono consultabili presso: https://www.sacrocuore.it/ http://www.tropicalmed.eu. Bibliografia 1. Verra F, Angheben A, Martello E, Giorli G, Perandin F, Bisoffi Z. A systematic review of transfusion-transmitted malaria in non-endemic areas. Malar J. 2018/01/18. 2018;17: 36. doi:10.1186/s12936-018-2181-0 2. Calleri G, Behrens RH, Schmid ML, Gobbi F, Grobusch MP, Castelli F, et al. Malaria chemoprophylaxis recommendations for immigrants to Europe, visiting relatives and friends - A Delphi method study. Malar J. 2011. doi:10.1186/1475-2875-10-137 3. Leoni S, Buonfrate D, Angheben A, Gobbi F, Bisoffi Z. The hyper-reactive malarial splenomegaly: A systematic review of the literature. Malaria Journal. 2015. doi:10.1186/s12936-015-0694-3 4. Bisoffi Z, Buonfrate D. When fever is not malaria. Lancet Glob Heal. 2013. doi:10.1016/s2214-109x(13)70013-5 5. Gobbi F, Napoletano G, Piovesan C, Russo F, Angheben A, Rossanese A, et al. Where is West Nile fever? Lessons learnt from recent human
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Gli ingredienti della prevenzione Dalla Scuola Medica Salernitana al Fondo mondiale per la ricerca sul cancro: la cultura dell’alimentazione come strumento di prevenzione per le malattie
di Annalisa Giordano*
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he l’alimentazione corretta sia un elemento fondante per mantenere un buono stato di salute non è certo una novità. Se ne parla da millenni. Già nel quarto secolo avanti Cristo Ippocrate nella sua opera “De diaeta” spiegava come proprio il cibo fosse uno strumento fondamentale per combattere gli squilibri fisici che causano le malattie, ma avevano già toccato l’argomento Celso (I sec d.C.), Galeno (II sec d.C.) e dopo Oribasio (IV sec d.C.) ed Antimo (VI sec d.C.). Tali concetti furono ulteriormente ribaditi dallo stesso Ippocrate nel “sistema degli umori” ove pescano le radici della Scuola Medica Salernitana che è stata la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo, antesignana delle moderne Università e che all’epoca ha aperto la strada alla cultura della prevenzione. Le norme igieniche alla base delle dottrine della Scuola sono raccolte in un’opera in versi latini il “Regimen Sanitatis Salernitanum” ed anche in questi versi è possibile riscoprire la saggezza della medicina antica: «Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta».
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Biologa nutrizionista.
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«Se ti mancano i medici, siano per te medici queste tre cose: l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta». (Scuola Medica Salernitana, Regimen Sanitatis Salernitanum)
«Perché il sonno ti sia lieve/la tua cena sarà breve Se gli umor serbar vuoi sani/lava spesso le tue mani. Se non hai medici appresso/farai medici a te stesso/ questi tre: anima lieta/dolce requie e sobria dieta». (L’Ora di Storia vol. 1)
ECM La Scuola Medica Salernitana è emblema della profondità delle radici storiche che legano la cultura della prevenzione al valore dell’alimentazione. In definitiva dunque, i termini dieta o regime dietetico in riferimento al mondo antico, esprimono un concetto che va oltre il nutrimento. La dietetica era, infatti, una delle tre branche fondamentali della medicina antica, insieme alla chirurgia e alla farmacologia, i cui strumenti d’intervento erano costituiti anche da esercizi ginnici e sportivi, dal lavoro, dai bagni, dal sonno ed il cui fine non era solo quello di curare ma anche e soprattutto di conservare e prevenire. In particolare, i medici dei secoli scorsi ritenevano che l’alimentazione dell’uomo dovesse rispettare quattro regole: varietà, personalizzazione, flessibilità e moderazione. E questo valeva sia per i sani che per i malati. La giusta dieta per ognuno veniva prescritta tenendo conto di tutti gli aspetti che caratterizzano una persona (attività, età, costituzione e sesso), ossia ciò che complessivamente determina l’“individualità fisiologica del singolo”(1).
Dieta e prevenzione La stretta relazione tra alimentazione e salute è oggi ampiamente descritta in letteratura. Gli studi scientifici parlano chiaro: non solo la quantità ma anche e soprattutto la qualità dei cibi che scegliamo di mangiare e con cui scegliamo di nutrire il nostro organismo incidono significativamente sull’aumento o sulla riduzione del rischio relativo di ammalarsi nel corso della vita. Il primo studio osservazionale che possiamo citare è sicuramente il “Seven Countries Study” (2),avviato negli anni ’50 del secolo scorso dal biologo e fisiologo statunitense Ancel Keys, conosciuto come il padre delle Dieta Mediterranea. In tale studio vennero messe a confronto le diete adottate da Italia, Stati Uniti, Grecia, Finlandia, Paesi Bassi, Yugoslavia e Giappone per verificarne benefici e criticità in termini di salute cardiovascolare. I risultati di tale studio non lasciavano molti dubbi: l’aderenza ad uno stile alimentare mediterraneo, basato prevalentemente sul consumo di alimenti di origine vegetale come cereali e derivati (pasta e pane integrali), legumi, frutta, verdura e olio extravergine di oliva e su un consumo moderato di prodotti di origine animale come la carne, latticini e pesce riduceva l’incidenza delle malattie cardiovascolari.
Tali osservazioni sono state confermate dal progetto EPIC(3) (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) un mastodontico studio di coorte avviato negli anni ’90 che rappresenta, ad oggi, la più vasta indagine epidemiologica svolta in 10 paesi d’Europa e che ha coinvolto circa 521.000 persone in 25 anni con il coraggioso scopo di investigare i rapporti tra dieta, fattori ambientali e stili di vita con l’incidenza del cancro e di altre malattie croniche. Quello che emerge è che mangiamo troppi zuccheri semplici, troppa carne conservata, troppi cibi industrialmente lavorati, cibi che fanno ingrassare, infiammano il nostro organismo, alterano il metabolismo e l’equilibrio ormonale, creando così nel nostro corpo le condizioni ottimali per lo sviluppo di malattie come il diabete, le malattie cardiovascolari ed il cancro, solo per citarne alcune. A tal proposito il Professore Franco Berrino, medico epidemiologo già referente del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) in Italia, afferma “Una delle conoscenze più solide, ripetutamente confermate, è che chi è in sovrappeso si ammala di più dei vari tipi di tumore, e chi si è ammalato, se in sovrappeso, ha più difficoltà a guarire”.
Focus su alimentazione e prevenzione dei tumori Nel 1997 l’American Institute for Cancer Research (AICR) ed il World Cancer Research Fund (WCRF) hanno pubblicato un grosso volume di sintesi di oltre cinquant’anni studi epidemiologici di ricerca sulla relazione tra alimentazione e cancro: Food, Nutrition and the Prevention of Cancer: a global perspective (4). Nel 2007 Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro ha poi condotto, con criteri standardizzati ed un protocollo rigoroso, un’opera imponente di revisione sistematica di tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori (5) allo scopo di: - studiare in che misura dieta, attività fisica e composizione corporea potessero incidere sul rischio di sviluppare un tumore; - diffondere raccomandazioni basate su evidenze scientifiche per ridurre l’incidenza del cancro. Nel Maggio 2018 è stato diffuso il terzo report del WCRF (6) che ha sottolineato come sedentarietà ed assunzione di cibi raffinati, ad elevato contenuto calorico e naturalmente poveri di micronutrienti ed antiossidanti, rappresentino un catalizzatore per lo sviluppo di sovrappeso ed obesità, condizioni che, soprattutto se accompagnate ad Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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ECM osteo-sarcopenia ed accumulo di grasso viscerale, si attestano tra le principali cause dell’aumento drammatico dell’incidenza delle patologie tumorali in tutto il mondo. Il lavoro del WCRF è diventato il punto di riferimento per lo sviluppo di nuove politiche e strategie di prevenzione e per la definizione di fattori di rischio e fattori di protezione. Il rapporto si chiude con un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione primaria del cancro attraverso gli stili di vita che rappresentano dunque un “insieme di scelte di stili di vita salutari” che possono avere un importante impatto sul rischio che un soggetto ha di sviluppare il cancro nel corso della propria vita. Tali raccomandazioni riguardano principalmente il peso corporeo, l’attività fisica, la rinuncia al consumo di bevande zuccherate ed ai prodotti lavorati industrialmente (in particolare le carni rosse processate), la limitazione del consumo di alcol e carne rossa, l’aumento del consumo di cereali, frutta, verdura e legumi e l’allattamento al seno, indicato come strategia di prevenzione del cancro della mammella e utero per la madre e fattore di protezione importante per la salute del neonato. Il rapporto introduce, inoltre, un concetto nuovo ed importante: le regole che riguardano dieta e movimento restano valide anche per chi di tumore si è ammalato già rappresentando un elemento prezioso per la prevenzione terziaria delle patologie oncologiche.
Le 10 raccomandazioni del Fondo mondiale per la ricerca del cancro (WCRF) (7): 1) Mantenere un peso corporeo sano: l’aumento di peso, sovrappeso e obesità aumentano il rischio di sviluppare 12 tipi di tumore, tra cui tumori a carico di intestino, mammella (post menopausa), prostata (cancro avanzato), pancreas, endometrio, rene, fegato, cistifellea , esofageo (adenocarcinoma) e tumori ovarici. Il mantenimento di un peso sano - attraverso una dieta equilibrata e una regolare attività fisica aiuta a ridurre il rischio di sviluppare il cancro. La raccomandazione è di rimanere più snelli possibile, entro i valori normali di peso corporeo
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dall’età di 21 anni evitando l’aumento di peso e l’aumento della circonferenza di vita durante l’età adulta; 2) Mantenersi fisicamente attivi: svolgere attività fisica moderata come ad esempio camminare a ritmo veloce, per almeno 30 minuti al giorno. Mano a mano che aumenta la resistenza, fissare l’obiettivo di 60 minuti al giorno di attività moderata, oppure di 30 minuti al giorno di attività fisica intensa. Limitare le abitudini sedentarie, come guardare la televisione e giocare ai videogames. E’ infatti dimostrato che l’attività fisica protegge contro il cancro al colon, seno ed endometrio. L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia di svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana (va bene anche camminare, nuotare o svolgere attività domestiche) oppure 75 minuti di attività fisica vigorosa (corsa, ciclismo, aerobica); 3) Consumare una dieta ricca di cereali integrali, vegetali, frutta e legumi: il consiglio è quello di mangiare almeno 30 grammi di fibre e cinque porzioni (almeno 400 grammi) di verdura e frutta al giorno mantenendo un mix composto da diverse quantità di verdure e di frutta di diversi colori, tra cui rosso, verde, giallo, bianco, viola, arancio, compresi i prodotti derivati del pomodoro e vegetali della famiglia dell’aglio. E’ inoltre suggerito il consumo di cereali integrali e/o legumi ad ogni pasto limitando gli alimenti raffinati ricchi di carboidrati e amido; 4) Limitare il consumo di fast-food ed altri cibi processati ricchi di grassi, amidi e zuccheri: limitare il consumo di alimenti alta densità energetica e poveri di micronutrienti (alimenti ricchi di grassi e/o zuccheri aggiunti e/o bassi in fibra con un contenuto energetico di più di circa 225-275 kcal per 100 grammi). Gli alimenti ad alta densità energetica non trasformati, come noci e semi, hanno dimostrato di non contribuire all’aumento di peso se consumati moderatamente, e sono preziose fonti di sostanze nutritive; 5) Limitare il consumo di carni rosse e carni processate: limitare il consumo di carni rosse (manzo, maiale e agnello, capra) a non più di tre porzioni a settimana, equivalenti a circa 350-500 grammi di carne cotta. Bisognerebbe inoltre evitare o comunque limitare fortemente il consumo di carni lavorate, cioè salumi, insaccati, carni affumicate o conservate con sale o altri prodotti chimiche; 6) Limitare il consumo di bevande zuccherate: meglio bere acqua o bevande non zuccherate, incluso Tè e caffè senza zucchero aggiunto. Il caffè, ricordano gli esperti, ha probabilmente anche un effetto protettivo contro il tumore al fegato e all’endometrio. I succhi di frutta andrebbero consumati in quantità limitate; 7) Limitare il consumo di alcool: ci sono evidenze che l’alcol sia tra le cause del cancro alla bocca, faringe, esofago, fegato, colon, seno e stomaco. Non c’è una soglia di consumo alcolico sotto la quale il rischio di cancro non aumenti, almeno per alcune forme. Il consumo va limitato a non più di due bicchieri al giorno (200 cc) per gli uomini e un bicchiere al giorno (100 cc) per le donne. I bambini e le donne in gravidanza non devono consumare bevande alcoliche. Un bicchiere
ECM contiene circa 10-15 grammi di etanolo, equivalente a 100-150 cc di vino. I superalcolici andrebbero pertanto evitati; 8) Non utilizzare integratori per la prevenzione del cancro: non c’è evidenza scientifica forte del fatto che gli integratori alimentari, a parte il calcio nel caso del cancro al colon-retto, possano ridurre il rischio di tumore. Per la maggioranza delle persone, avvertono gli esperti, è più probabile che cibo e bevande sane proteggano da tale rischio di quanto non facciano gli integratori. Le esigenze nutrizionali dovrebbero essere soddisfatte solo attraverso la dieta. Quando ciò non è possibile, in caso di malattia o di dieta inadeguata, è bene assumere integratori sotto controllo medico; 9) Per le madri allattare i neonati al seno se possibile: è bene somministrare al neonato fino al sesto mese esclusivamente latte materno ed aggiungere solo dopo altri liquidi e alimenti inclusa l’acqua. L’allattamento al seno protegge sia madre che figlio: l’allattamento protegge la madre dal rischio di cancro alla mammella ed i bambini allattati da sovrappeso o obesità e, dunque, dalle forme di tumore per le quali il sovrappeso rappresenta una causa; 10) Dopo una diagnosi di tumore seguire le raccomandazioni se possibile: anche i pazienti oncologici dovrebbero seguire le raccomandazioni per la prevenzione del cancro ove possibile. Chi si ammala di tumore dovrebbe ricevere assistenza nutrizionale da un professionista esperto della materia. Se ciò non è possibile, e salvo diverso avviso medico, il malato oncologico dovrebbe seguire le raccomandazioni per la dieta, il peso forma, e l’attività fisica. A corollario delle 10 raccomandazioni restano valide le indicazioni che riguardano la riduzione dell’esposizione al tabacco ed alle radiazioni solari e la riduzione dell’apporto di sale con la dieta al fine di garantire un apporto giornaliero di sale minore di 6 grammi che corrispondono a circa 2,4 grammi di sodio e ridurre l’introito di acidi grassi saturi in conformazione trans, fattori che insieme possono aiutare a prevenire anche altre malattie cronico-degenerative. Oltre alle raccomandazioni del WCRF In Europa nel 2014 è stato pubblicato il Nuovo Codice Europeo Contro il Cancro (8) , su iniziativa di una Commissione Europea nata per informare i cittadini in merito a quanto è possibile fare per diminuire il rischio di sviluppare un tumore. E’ stato stimato, infatti, che circa il 30% dei tumori in Europa potrebbe essere evitato se tutti seguissero queste 12 indicazioni definite “i 12 pilastri della prevenzione”. La prima edizione del Codice europeo contro il cancro è stata pubblicata nel 1987. Da allora le raccomandazioni sono state riviste e aggiornate periodicamente alla luce delle scoperte scientifiche più recenti; la revisione è curata da un gruppo di medici, scienziati e altri esperti dell’Unione Europea, se-
lezionati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Il codice mutua le regole per l’alimentazione dal WCRF ma fornisce anche indicazioni più ampie sull’esposizione ad agenti ambientali non collegati alle proprie abitudini a tavola.
Alimentazione e tumori al seno L’alimentazione rappresenta dunque un validissimo strumento sia per la prevenzione primaria (che, ricordiamo, ha il suo campo d’azione sul soggetto sano e rappresenta l’ insieme di attività, azioni ed interventi tesi a ridurre il rischio di sviluppare patologie nel corso della propria vita e che, attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività) che per la prevenzione terziaria (ossia l’insieme di azioni volte al controllo e contenimento di esiti più complessi di una patologia ed ha come obiettivo quello di evitare o comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti migliorando la qualità di vita dei pazienti oncologici). Quindi se da un lato, adottare stili di vita e alimentari poco sani, è associato all’insorgenza di numerose patologie, dall’altro, “mangiare in modo sano” sembra importante anche quando si ha già avuto una diagnosi di tumore. L’alimentazione può essere, infatti, un valido alleato per il successo delle terapie oncologiche (9) ,un supporto alle cure mediche e, dopo le terapie, uno strumento utile per aiutare il corpo a superare la malattia e migliorare la prognosi e la qualità di vita. A tal proposito, in Italia, un gruppo di ricerca dell’epidemiologia dell’ Istituto dei Nazionale dei Tumori di Milano ha avviato nel 1995 sotto la guida del già citato Professore Franco Berrino prima e successivamente della Professoressa Anna Villarini (biologa nutrizionista PhD e Specialista in Scienze dell’Alimentazione) un pioneristico studio di intervento alimentare Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2020
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ECM denominato Progetto DIANA (dall’acronimo Dieta e Androgeni), un trial clinico randomizzato multi-istituzionale rivolto a donne con diagnosi di carcinoma mammario non metastatico arrivato alla quinta edizione nel 2012. Tra gli endpoint del progetto DIANA-5 (9) quello di valutare se una sana alimentazione e stili di vita sani potessero incidere sul rischio di recidive nel carcinoma mammario. Il progetto ha coinvolto circa 2000 donne reclutate in vari centri italiani. Ai gruppi di intervento sono state proposte classi di cucina naturale guidate da medici, biologi nutrizionisti e chef di fama nazionale al fine di aiutare le pazienti a tradurre le indicazioni provenienti dalla letteratura scientifica internazionale in buone pratiche in cucina. Infatti pur essendo ormai un’evidenza robusta che basare l’alimentazione quotidiana prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, non industrialmente raffinati, con un’ampia varietà di cereali integrali, legumi, verdure e alcune pozioni di pesce e frutta possa contribuire a prevenire l’insorgenza del cancro e di molte altre patologie è difficile cambiare le proprie abitudini per mancanza di ricette e menù adeguati (10). I risultati dalla prima edizione del progetto DIANA ad oggi sono stati molto interessanti. Si è visto, infatti che riequilibrando la dieta è possibile ridurre la concentrazione ematica di alcuni fattori di rischio endocrino-metabolici che, più di altri, favoriscono lo sviluppo dei tumori della mammella e ne ostacolano la guarigione quali: 1. Alti livelli di ormoni sessuali liberi: androgeni prima, estrogeni dopo la menopausa e bassi livelli di sex hormone-binding globulin- SHBG); 2. Alti livelli di insulin-like growth factor 1 (IGF-1): associati al consumo eccessivo di proteine animali e latte; 3. Sovrappeso ed obesità: condizioni che favoriscono l’insorgere di infiammazione e la resistenza all’insulina, inoltre il grasso addominale favorisce i processi di conversione del testosterone in estrogeni; 4. Resistenza all’insulina: l’insulina stimola la sintesi ovarica di androgeni, aumenta i recettori cellulari dell’ormone della crescita e riduce i la produzione epatica di SHBG. Gli studi hanno dimostrato che modificando l’alimentazione è possibile ridurre i fattori di rischio associati al tumore alla mammella culminando in un: - Miglioramento dello stato di salute psicofisica globale delle pazienti; - Riduzione degli effetti collaterali associati alle chemioterapie (in particolare nausea, stipsi, diarrea, vomito e stanchezza); - Riduzione dell’aumento di peso corporeo: registrato nelle donne in terapia con corticosteroidi, chemioterapici e terapia ormonale (la menopausa indotta nelle pazienti con tumore mammario determina una riduzione del metabolismo basale). Inoltre le donne in sovrappeso partecipanti ai vari progetti sono dimagrite (in media 3 Kg con una riduzione media di 2,4 cm della circonferenza della vita) senza che venisse loro richiesto di fare calcoli di calorie di pesare gli alimenti. Nel 2016 è nato, sempre all’Istituto dei Tumori di Milano, il progetto DianaWeb (11) che si avvale della tecnologia per bypassare i limiti territoriali e permettere a tutte le donne che hanno avuto nelle loro vita diagnosi di tumore al seno di aderire alla sperimentazione.
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Conclusioni Gli studi osservazionali ed in particolare gli studi di coorte hanno dunque confermato nell’uomo il valore della dieta come fattore ambientale modificabile, su cui cioè è possibile intervenire, per la prevenzione primaria di molti tipi di patologie cronico-degenerative tra cui i tumori. E’ stata inoltre testata l’attività pro o antitumorale di svariati componenti della dieta è stata testata in studi sperimentali in vivo ed in vitro ampiamente disponibili sui principali database di letteratura scientifica in campo biomedico. Tuttavia, se ci soffermiamo sulle evidenze scientifiche che indicano l’esistenza di un nesso causale tra singoli alimenti e tumori, ci rendiamo conto che la robustezza dei dati è ancora scarsa. Una possibile spiegazione risiede nell’effetto di matrice dei cibi ossia nel fatto che i singoli alimenti, benché possano esercitare un documentato ruolo benefico o tossico, non vengono quasi mai consumati da soli ma sempre nel contesto di un pasto più complesso. Per questo motivo la ricerca negli ultimi anni si sta orientando verso un approccio scientifico più globale, approfondendo lo studio di “pattern alimentari” (i.e. dieta mediterranea, DASH Diet o Healthy Eating pattern) al fine di intercettare indicatori globali (ad esempio Healthy Lifestyle pattern o aderenza alle raccomandazioni del WCRF) e fornire informazioni complessive che non riguardano solo gli stili di vita in senso stretto (i.e. dieta, abitudine al fumo, attività fisica, peso corporeo ecc.) ma anche il grado di benessere psicofisico dell’individuo, il contesto sociale, il livello di stress e l’atteggiamento mentale in un’ottica biopsicosociale ritornando così alla saggezza di Ippocrate che oggi troviamo perfettamente cristallizzata nella definizione del termine salute fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descritta come “uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia”.
Bibliografia e sitografia 1) https://www.sevencountriesstudy.com/ 2) https://epic.iarc.fr/ 3) WCRF/AICR (1997). Food, Nutrition and the Prevention of Cancer – a Global Perspective. Washington D.C. 4) WCRF/AICR (2007). Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer – a Global Perspective. Washington D.C. 5) https://www.wcrf.org/dietandcancer 6) https://www.wcrf.org/dietandcancer/cancer-prevention-recommendations 7) Norat T et al., European Code against Cancer 4th Edition: Diet and cancer. Cancer Epidemiol. 2015 Dec;39 Suppl 1:S56-66. doi: 10.1016/j. canep.2014.12.016. Epub 2015 Jul 9 8) Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici (Ministero della Salute, Dicembre 2017) 9) Villarini A. et al. Lifestyle and breast cancer recurrences: the DIANA-5 trial, Tumori. 2012 Jan-Feb;98(1):1-18. doi: 10.1700/1053.11494 10) Prevenire i tumori mangiando con gusto. A tavola con Diana (Anna Villarini, Giovanni Allegro Sperling e Kupfer A tavola con Diana) 11) http://www.dianaweb.org/
INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI EMILIA-ROMAGNA E MARCHE DELL’ONB BOLOGNA* 20 marzo 2020 Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott. Pietro Sapia
Consigliere tesoriere dell’Onb e delegato regionale di Emilia-Romagna e Marche
Dott. Massimo Zerbini
Commissario della delegazione di Emilia-Romagna e Marche
Autorità convenute
*Via Corticella 89/2
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Il Radon negli ambienti di vita e di lavoro
Napoli - I febbraio 2020 Sede regionale dell’Onb, via Toledo 156
Anno III - N. 1 gennaio 2020 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it
Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Gennaio 2020 | Anno III - N. 1 | www.onb.it
Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.
Il Giornale dei
Hanno collaborato: Anna Beltrame, Zeno Bisoffi, Francesco Blasi, Dora Buonfrate, Barbara Ciardullo, Carla Cimmino, Rino Dazzo, Chiara Di Martino, Domenico Esposito, Nico Falco, Giada Fedri, Felicia Frisi, Carmine Gazzanni, Annalisa Giordano, Gaetana La Porta, Sara Lorusso, Biancamaria Mancini, Riccardo Mazzoni, Giovanni Misasi, Manuela Mistretta, Marco Modugno, Gianpaolo Palazzo, Antonino Palumbo, Teresa Pandolfi, Stefania Papa, Francesca Perandin, Matteo Piccirilli, Chiara Piubelli, Elena Pomari, Gianni Reale, Daniele Ruscitti, Pasquale Santilio, Pietro Sapia, Giacomo Talignani, Giulio Tarro. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi.
CORONAVIRUS “2019-nCoV” Il virologo Giulio Tarro spiega origine, evoluzione e diffusione del virus che ha colpito la Cina
Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione giovedì 30 gennaio 2020. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione. Immagine di copertina: © Lightspring/www.shutterstock.com
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INAUGURAZIONE DELLA SEDE REGIONALE DI TOSCANA E UMBRIA DELL’ONB FIRENZE* 28 marzo 2020 - Ore 10:30 Interventi: Sen. dott. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Dott.ssa Stefania Papa
Consigliere dell’Onb e delegato regionale di Toscana e Umbria
Dott.ssa Antonella Gigantesco Commissario della delegazione di Toscana e Umbria
Autorità convenute
*Via dei Brunelleschi, 4 108
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Master universitario di II livello
INQUINAMENTO AMBIENTALE, VALUTAZIONE DEI RISCHI E POSSIBILI STRATEGIE DIAGNOSTICHE PER LA TUTELA DELLA SALUTE AMBIENTALE E DELL’UOMO Massimo 25 allievi. Borse di studio dell’Onb per i propri iscritti www.onb.it
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