Il Giornale dei Biologi - N. 4 - Luglio/Agosto 2018

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Biologi Il Giornale dei

Numero 4 Luglio/agosto 2018 www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

MENSILE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Investire nella ricerca Speciale di cinque pagine sul convegno “Genetica ed epigenetica”

Da Caserta, speranze per il futuro Resoconto sul convegno “Terra dei fuochi” PRIMO PIANO

BIOLOGIA DEL PALAZZO

SALUTE

Gran debutto per “Radio Bio” l’emittente online dell’ONB Con lei l’App dedicata al sito

L’alfabeto dell’immigrazione, un vademecum per orientarsi tra le norme italiane ed europee

I biologi Ruggero e Giordano lavorano negli Stati Uniti per combattere i tumori


È arrivata Radio Bio l’emittente online dell’ONB

www.onb.it


Sommario 50 La prima pioggia? 2,4 miliardi

EDITORIALE

3 Una nuova meta

di Vincenzo D’Anna

PRIMO PIANO

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5 Una nuova prospettiva

per la Terra dei Fuochi di Lello Scarpato 10 Arriva l’app dell’ONB e Radio Bio di Lello Scarpato 11 Borsa di studio dell’ONB in memoria di Matteo Vinci di Gabriele Scarpa 12 L’Ordine dei Biologi sbarca a Bruxelles di Lello Scarpato 13 La Telemedicina territoriale di Corrado Marino 14 Ricercatori italiani di Vincenzo Cosimato

16 BIOLOGIA DEL PALAZZO

16 Alfabeto dell’immigrazione di Riccardo Mazzoni

19 La politica italiana dell’accoglienza tra decisionismo e realismo di Riccardo Mazzoni 20 I Biologi nel contratto di Governo giallo-verde per il cambiamento di Pietro Sapia e Gabriele Scarpa

SALUTE

30 Liste d’attesa, trasparenza

delle Regioni a macchia di leopardo di Daniele Ruscitti 31 Rapporto Sanità 2018. Trentino al top di Daniele Ruscitti 32 La biologa Immacolata Andolfo vince il “Junior Research Grant 2018” dalla Redazione 34 Inquinamento e diabete. Il legame che non ti aspetti di Rino Dazzo 35 Italia 2050: un terzo della popolazione sarà over 65 di Domenico Esposito 36 Il progetto di Ricerca EcoFoodFertility raccontato da Luigi Montano dalla Redazione 38 Piante naturali e cura delle malattie venose di Rosa Funaro 40 Fototipo e scelta del filtro solare di Carla Cimmino 42 Il sistema sangue si rafforza di Daniele Ruscitti

L’INTERVISTA

INNOVAZIONE

Intervista all’assessore Bonavitacola di Luca Mennuni 24 Antonio Giordano, una vita tra la ricerca contro il cancro e la battaglia della Terra dei fuochi di Carmine Gazzanni 26 Davide Ruggero, a San Francisco per sfidare il cancro di Carmine Gazzanni 28 Biologi in Europa. Una professione in rapida evoluzione di Corrado Marino

New York di Nico Falco 44 Le forbici molecolari che “tagliano” le malattie genetiche grazie ai lieviti di Francesca Cicatelli 46 App e smartphone nel futuro della Biomedicina di Alessio De Vita

22 La Terra dei fuochi fuori dai cliché

43 Le batterie che illumineranno

AMBIENTE

48 Salviamo il rinoceronte bianco del Nord di Marco Modugno

di anni fa di Francesca Cicatelli 52 La fine utile delle piattaforme petrolifere. Su quelle abbandonate cresce la vita di Giacomo Talignani 54 Il parco Chiribiquete patrimonio mondiale dell’Unesco di Carmen Paradiso 55 Le coste italiane a rischio allagamento entro fine secolo di Nico Falco

SPORT

56 Mbappé, Pogba, Pavard: le anime

della Francia campione del Mondo di Antonino Palumbo 58 Il cambiamento climatico? Si può studiare anche attraverso... il ciclismo di Giacomo Talignani

LAVORO

60 Concorsi pubblici per Biologi dalla Redazione

43 SCIENZE

62 Obesità e neoplasie

di Evelina La Civita, Antonietta Liotti, Vittoria D’Esposito, Teresa Migliaccio, Serena Cabaro, Pietro Formisano e Daniela Terracciano 64 Ecotossicologia nei materiali polimerici di Simona Schiavo, Maria Oliviero, Vincenza Romano, Stefano Dumontet e Sonia Manzo 70 Alimentazione nella donna di Ennio Avolio

CONTATTI

73 Informazioni per gli iscritti POSTA

74 Lettere al Presidente di Vincenzo D’Anna Attualità

Scienze

Contatti


Anno I - N. 4 Luglio/agosto 2018 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa

Biologi Il Giornale dei

Numero 4 Luglio/agosto 2018 www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

MENSILE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Investire nella ricerca Speciale di cinque pagine sul convegno “Genetica ed epigenetica”

Hanno collaborato: Ennio Avolio, Serena Cabaro, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Vincenzo Cosimato, Rino Dazzo, Vittoria D’Esposito, Alessio De Vita, Stefano Dumontet, Domenico Esposito, Nico Falco, Pietro Formisano, Rosa Funaro, Carmine Gazzanni, Evelina La Civita, Antonietta Liotti, Sonia Manzo, Corrado Marino, Riccardo Mazzoni, Teresa Migliaccio, Marco Modugno, Maria Oliviero, Antonino Palumbo, Carmen Paradiso, Vincenza Romano, Daniele Ruscitti, Pietro Sapia, Gabriele Scarpa, Lello Scarpato, Simona Schiavo, Giacomo Talignani, Daniela Terracciano. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi.

Da Caserta, speranze per il futuro Resoconto sul convegno “Terra dei fuochi” PRIMO PIANO

BIOLOGIA DEL PALAZZO

SALUTE

Gran debutto per “Radio Bio” l’emittente online dell’ONB Con lei l’App dedicata al sito

L’alfabeto dell’immigrazione, un vademecum per orientarsi tra le norme italiane ed europee

I biologi Ruggero e Giordano lavorano negli Stati Uniti per combattere i tumori

Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione martedì 24 luglio 2018. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it.

Immagine di copertina: © Leonid Andronov/www.shutterstock.com

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.


EDITORIALE

Una nuova meta di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

C

i apprestiamo a tracciare una prima disamina dell’attuale consiliatura, all’incirca a metà del primo anno di mandato (al netto dei giorni festivi!). Un tempo abbastanza breve per poter fare resoconti, ma piuttosto lungo per evidenziare un radicale cambio di indirizzo e di programma nella conduzione dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Intendiamoci: per una forma di garbo istituzionale non utilizzerò paradigmi comparativi rispetto ad altre gestioni e mi limiterò, in questa sede, a dire che chiunque voglia vedere il nuovo indirizzo conferito all’Onb in questi pochi mesi, ha già, davanti agli occhi, un lungo elenco di cose realizzate e altre parimenti importanti, già programmate e che saranno rese note anche per il tramite della tempestiva ed efficiente comunicazione realizzata dall’Ordine per informare i propri iscritti. Si tratta di chiamare tutti i biologi alla stanga per trascinare il carro sul quale siedono oltre 50mila iscritti e sul quale dovranno sedere altre decine di migliaia di persone laureate in Scienze biologiche o in Biotecnologia. Sì, perché abbiamo il dovere, oltre che la ferma convinzione, di intraprendere una massiccia campagna di sensibilizzazione chiedendo, anche in forza dell’obbligo di legge, a tutti i laureati nelle discipline Biologiche e Biotecnologiche, di iscriversi all’Ordine professionale, eliminando così quella profonda divaricazione che ancora esiste tra gli iscritti e una più larga fetta di laureati che finora ha ritenuto di ignorare, o di abbandonare, l’Ordine stesso. Parlo, per intenderci, delle migliaia di dipendenti pubblici, dei biologi e dei biotecnologi che operano nel campo della sperimentazione, dell’industria e che in generale svolgono attività professionali riferibili all’articolo 3 della legge 396/1967. Una vasta area di colleghi che pur svolgendo attività professionali proprie del Biologo, non è stata mai invitata ad iscriversi all’Ordine. È appena il caso di citare l’area della ricerca biomedica italiana, nella quale i Biologi sono protagonisti indiscussi. Una platea più folta di iscritti che meglio garantirà le esigenze degli Ordini regionali e le relative attività di istituto che questi dovranno svolgere. Non ci siamo proposti di governare l’Ordine dei Biologi per essere i notai dell’esistente, ma di

sovvertire impostazioni anacronistiche, sopperire a lacune della rappresentanza, eliminare la sottostima dell’immagine e del peso politico della categoria dei Biologi. In quest’ottica, abbiamo messo in cantiere le diverse iniziative finora realizzate e annunciate, tra le quali dobbiamo inserire anche un ulteriore adempimento, quello di avere una funzione di stimolo, di denuncia nel mondo scientifico, su problematiche che minacciano e che investono la salute e la qualità di vita dei cittadini. A cominciare dalle grandi questioni legate all’inquinamento, ai veleni che intossicano alimenti, aria, acqua e terra, ovvero che ci peggiorano la vita. I Biologi inizieranno, attraverso le pagine di Bio’s, il Magazine cartaceo edito dall’ONB, in stampa nel mese di ottobre 2018, dall’inquinamento da Glifosati dei cereali e proseguiranno con altre campagne di informazione. Lo stesso faremo mettendo in onda programmi di vario tipo su Radio Bio, che diffonderà ovunque la voce dei dibattiti, covegni, corsi formazione, iniziative territoriali, amplificandone il raggio di azione, valore e la partecipazione. Il Giornale dei Biologi vola nel gradimento dei colleghi con oltre ventimila visioni mensili. È arrivata anche l’applicazione dell’ONB per gli smartphone, che renderà facile e agevole il collegamento col sito dell’Ordine, l’Area riservata per i servizi dedicati a ciascun iscritto, la veloce lettura de Il Giornale dei Biologi e della stessa Radio Bio. Un elemento ulteriore di modernità, per conoscere e farci conoscere dai tanti iscritti “formali” all’ONB e dalle migliaia di colleghi che poco seguono e poco sanno. Infine, anche una vera Fondazione con compiti di Istituto di alto valore, sede delle nostre società scientifiche, luogo di vagliatura dei progetti di ricerca da avviare al finanziamento, alta formazione, da realizzare mediante un comitato tecnico-scientifico di alto profilo composto da personalità del mondo accademico nazionale ed internazionale, di scienziati riconosciuti per la competenza nelle varie discipline scientifiche. Insomma, si tratta di avviare un’altra grande scommessa, che ci possa far crescere e qualificare come Biologi europei, con la speranza che in questa nuova stagione l’Ordine sia accompagnato da altri enti di rappresentanza della categoria.

Abbiamo il dovere di chiedere, anche in forza dell’obbligo di legge, a tutti i laureati nelle discipline Biologiche e Biotecnologiche, di iscriversi all’Ordine professionale

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L’Ordine dei Biologi arriva sul tuo smartphone Scarica l’app


PRIMO PIANO

Una nuova prospettiva per la Terra dei Fuochi di Lello Scarpato

I biologi indicano la “ricetta” per decontaminare ambiente e uomini

T

erra dei Fuochi o Terra dei... Cuochi? Parte da uno dei luoghi più “maletichettati” d’Italia la sfida al disinquinamento ambientale. Una sfida che si può vincere anche a tavola. Lì, in quel laboratorio a cielo aperto eletto dalla comunità scientifica a luogo di sperimentazione di nuove metodologie per contrastare i danni alla salute provocati dalla mano “killer” dell’uomo. Un’occasione di riscatto, per dirla tutta, che prende le mosse proprio dalla “bonifica” dell’organismo umano. Si è discusso di questo nell’ambito del convegno organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi e dal DD Clinic Research Institute Fondazione Onlus, nella sala conferenze dell’Agriturismo Borgorosa, a Francolise (Caserta), lo scorso 7 luglio. “Terra dei Fuochi. La linea di partenza”, questo il titolo dell’iniziativa che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone e che ha riunito, attorno al tavolo, ricercatori, medici, biologi e scienziati, tutti im-

Logo del convegno.

pegnati nel trovare una connessione tra l’alimentazione e la disintossicazione dai metalli pesanti, particolarmente diffusi nei territori inquinati. Alimentazione, esatto. Avete letto bene. Perché la notizia più bella uscita del convegno è che una dieta a base di grani antichi mediterranei e germogli potrebbe essere in grado di combattere quel tipo di intossicazione, anche e soprattutto lì,

nella Terra dei Fuochi, territorio a cavallo tra le province di Caserta e Napoli in cui i cittadini sono più esposti, proprio a causa dei roghi tossici dei rifiuti, all’inalazione di sostanze pericolose. «La scienza che non si occupa della tutela della salute umana non è la scienza del futuro» ha spiegato, in apertura dei lavori, il senatore Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb. Proprio per questo, ha aggiunto «abbiamo deciso di affrontare il tema dell’inquinamento ambientale direttamente nei territori dove si verificano queste emergenze». «Il supporto dei biologi - ha proseguito D’Anna - può favorire la diffusione delle buone pratiche sanitarie e alimentari finalizzate ad acquisire un corretto stile di vita e ampliare le prospettive di longevità. Perché, non dimentichiamolo, ci si depura mangiando». «L’intossicazione da metalli pesanti – ha sottolineato ancora il presidente dell’Ordine - può essere fronteggiata con l’uso di prodotti di questa terra, come il grano Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

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PRIMO PIANO

Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb.

autoctono, ricco di selenio, che disattiva sostanze tossiche come il mercurio e le fa espellere attraverso le feci, diminuendo il rischio di infiammazione». Nella sua introduzione, D’Anna ha parlato, non a caso, di “prodotti di questa terra”. Quella dei “fuochi”, ovviamente. Vi sembra strana tale affermazione? O meglio, vi pare anomalo che su suoli inquinati come sono, in parte, anche quelli di questo spicchio di provincia campana, possano “sbocciare”... elisir di lunga vita? Allora seguiteci. Perché tutto è partito da qui. Qui, in questo angolo di territorio che fin dal 2014 la DD Clinic ha messo nel mirino studiando alcuni centenari che, pur assoggettati all’ambiente in cui vivo-

no, riescono ad espellere, dal loro corpo, diossina e metalli pesanti annullando, in tal modo, l’effetto dei distruttori endocrini. Un fatto, questo, che gli consente di mantenere intatti i loro sistemi di detossificazione. Nell’organismo di questi “vecchietti terribili”, ghiandole endocrine come la tiroide e la pineale, risultano in ottime condizioni e, di conseguenza, ne risentono in positivo anche i ritmi circadiani. In particolare, il fegato, organo detossificante per eccellenza, funziona a gonfie vele. Ma com’è possibile tutto ciò? Come è possibile un simile prodigio in un’area notoriamente tra le più inquinate del Belpaese? L’arcano è presto svelato. È stato osservato che questi centenari mangiano grano autoctono, con basso contenuto di glutine e alto contenuto di selenio. E poi: variano molto l’alimentazione, mangiano molte verdure, pochi zuccheri ed edulcoranti industriali, poche farine raffinate. «Sì, mangiano le verdure del proprio orto!» ha spiegato il dott. Armando D’Orta nel suo intervento, rivelando come le piante, «per difendersi dalle tossicità, producono fitocheratine che, se assunte dall’uomo, possono anche aiutare la «mobilitazione dei metalli pesanti e quindi la loro espulsione». Si è visto, inoltre, che questi longevi riescono ad espellere con le feci alcuni metalli, come il mercurio, grazie al selenio che li sequestra. Insomma una sinergia efficiente e benefica tra il suolo e chi lo coltiva. «L’alimentazione è entrata a far parte delle terapie adiu-

Platea.

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L’intossicazione da metalli pesanti può essere fronteggiata con l’uso di prodotti di questa terra, come il grano autoctono ricco di selenio vanti il cancro come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia» ha osservato D’Orta. Utilissime, in tal senso, sono «le centrifughe di frutta e verdura soprattutto se aggiungiamo i germogli che integrano minerali biodisponibili e che contengono cellule germinali staminali che promuovono l’apoptosi cioè la morte programmata delle cellule cancerose» ha sottolineato ancor lo studioso. In soldoni, la domanda sa un po’ di sintesi: come ci si può disintossicare nelle aree inquinate? Come si può “bonificare” la salute dell’uomo? «Bisogna pensare ai metalli – ha aggiunto D’Orta – come se fossero dei biomarcatori del territorio e agli alimenti come dei farmaci con cui cu-

Grafica dell’evento.


PRIMO PIANO

Giulio Tarro, virologo.

rarsi”. Con una dieta adeguata, dunque “è possibile aumentare ciò che le cellule espellono dal corpo». Quindi, ha aggiunto il biologo «scegliendo dei cibi adatti da ciascun territorio, è possibile fare prevenzione». La dieta detox, perché è di questo che stiamo parlando, «consiste in un sistema oncostabilizzante e immunoprottettivo. Nella pratica, vengono utilizzati alimenti con bassi fattori di crescita a prevalenza di proteine vegetali, grani antichi realmente mediterranei e germogli». «Si evidenzia, inoltre, l’importanza dell’utilizzo dell’estratto di frutta e verdura per preparare in casa un prodotto ricco di fitocomplessi (vitamine), minerali e cellule staminali vegetali (germogli).

Un vero e proprio elisir di lunga vita» ha concluso D’Orta. «La Terra dei fuochi deve diventare la terra del riscatto” ha sostenuto, dal canto suo, il medico ricercatore Andrea Del Buono. «Per disintossicarsi dai metalli pesanti - ha aggiunto - non esiste un ingrediente magico, ma è necessario un corretto stile di vita, anche in relazione all’alimentazione. Bisogna abituarsi quotidianamente a saper utilizzare correttamente gli alimenti». Tra i relatori del convegno di Francolise c’era anche un ospite di spicco, come il virologo Giulio Tarro, per due volte candidato al Nobel, secondo cui “le sostanze tossiche, come la diossina, agiscono sui geni umani e portano trasformazioni cellulari incontrollate, da cui scaturiscono patologie e un precoce invecchiamento”. La dott.ssa Stefania Papa ha illustrato come «l’analisi del capello sia un valido strumento di analisi dei metalli pesanti in traccia. Le Università di Genova, Caserta e Salerno cooperano per produrre dati su una vasta scala di popolazione». «Il cadmio e il piombo, neurotossici e cancerogeni ha detto la ricercatrice - si sostituiscono nell’organismo rispettivamente al calcio e allo zinco, ma anche le nanoparticelle possono essere individuate da tale analisi». Al tavolo dei relatori sedeva anche il dott. Luigi Montano, medico e ricercatore dell’ASL di Salerno, che ha presentato il progetto Eco Food Fertility. «Il liquido seminale è l’indicatore migliore per il biomonitoraggio umano della salute, in

Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Regione Campania, e Vincenzo D’Anna.

L’assunzione di frutta e verdura, grani antichi realmente mediterranei e di germogli rappresenta il vero elisir di lunga vita generale, e della qualità ambientale: è il sistema organo funzionale sentinella. Si riesce a fare una valutazione più complessiva del danno, degli effetti prevalenti e di come bonificare” ha osservato. «Negli ultimi 50 anni la concentrazione spermatica si è ridotta del 50 per cento. I cocktail di sostanze tossiche della produzione industriale e agricola, le radiazioni elettro-magnetiche dei cellulari, il fumo, l’inattività fisica e il cibo industriale hanno azione antiandrogena. Aggiungiamo, poi, che nel Sud Europa, per i cambiamenti climatici, si sta alterando la temperatura dei testicoli che dovrebbe essere di 2 gradi C° al di sotto della temperatura corporea» ha concluso.

Platea.

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PRIMO PIANO

Galleria fotografica del convegno “Terra dei Fuochi. La linea di partenza”, Caserta 7 luglio 2018

Da sinistra, Armando D’Orta, Fulvio Bonavitacola, Vincenzo D’Anna, Giulio Tarro, Andrea Del Buono.

On. Paolo Russo, Vincenzo D’Anna.

Vincenzo D’Anna.

Andrea Del Buono.

Giulio Tarro.

Armando D’Orta.

Stefania Papa.

Paolo Lissoni.

Luigi Montano.

Paola Rossi.

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PRIMO PIANO

Fulvio Bonavitacola.

Giovanni Abbadessa.

Lanfranco Iodice.

Tiziana Stallone.

Gaetano Tessitore.

Massimiliano Berretta.

Bruna de Felice.

Raffaele Di Francia.

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PRIMO PIANO

Arriva l’app dell’ONB e Radio Bio La nuova comunicazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi

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attesa è finita. Dal 23 luglio 2018 è on-air Radio Bio, il canale web radio dell’Ordine Nazionale dei Biologi, raggiungibile dal sito internet www. onb.it. Un nuovo strumento d’informazione online, pensato in maniera snella e immediata, per dare “voce”, in tutti i sensi, alla vasta platea dei biologi italiani e che il consiglio dell’Ordine metterà a disposizione dei propri iscritti. Radio Bio proporrà rubriche, dibattiti e notizie legate al mondo della Biologia, con un target non necessariamente scientifico. Un modo, questo, per rafforzare l’immagine pubblica della nostra categoria. Fornirà, inoltre, un strumento a uso e consumo degli iscritti, che, grazie al nuovo canale dell’Ordine, potranno seguire in tempo reale manifestazioni, corsi di formazione, convegni e congressi organizzati dall’ente. Questo, ma non solo. Perché Radio Bio proporrà anche rubriche di approfondimento sociale, informazione e tanta buona musica (sia classica che moderna) intervallata con riflessioni e aforismi di scienziati e grandi pensatori. Il network, d’altronde, ha come obiettivo quello di parlare a tutti, senza esclusione di sorta, ambendo, in tal modo, a raggiungere anche quella parte di iscritti che poco segue la vita e le attività promos-

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applicata alla quotidianità, un format a cura della facoltà di Fisica dell’Università di Roma La Sapienza.Alle 20.30 e alle 21.30 spazio all’informazione con il Gr Sociale. Nell’arco della giornata poi ci saranno anche 8 momenti di previsioni meteo. E per finire, alle 9, alle 16 e alle 22 la novità di… “Biotube”. Per agevolare ulteriormente la simbiosi tra l’Ordine e i suoi iscritti è stata attivata, sempre dal 23 luglio, un’applicazione dedicata dell’Ordine Nazionale dei Biologi, reperibile anche su Apple Store. All’interno dell’app è possibile consultare agevolmente le notizie pubblicate sul sito istituzionale ed essere avvisati su ogni nuova pubblicazione, consultare il mensile digitale “Il Giornale dei Biologi” e accedere all’Area riservata, lo spazio web dedicato a ciascun iscritto, sulla quale visionare notizie sulla propria posizione professionale, deliberazioni assunte dal Consiglio dell’Ordine, notizie, avvisi e visionare le dirette streaming dei corsi di formazione a distanza. Ricordiamo che l’accesso all’Area riservata è possibile tecnicamente solo per i biologi che abbiano completato correttamente la procedura di registrazione. Per ora ci fermiamo qua, per non svelarvi subito tutte le sorprese che ancora abbiamo in serbo. Buon ascolto e buona navigazione a tutti! (L. S.)

Radio Bio se dall’ente promuovendo, così, una nuova e più proficua interlocuzione. Per ora, lo sottolineiamo, il palinsesto è ancora provvisorio, ma la “scaletta” del programma “abbozzato” già la dice lunga sugli obiettivi, le ambizioni e la mission che la web radio dei Biologi si è posta davanti. Per capirci. Dalle 7 alle 8 e nella fascia compresa tra le 21 alle 22, ci sarà “Un’ora di classica”: citazioni latine, musica classica e lirica mixate. Dalle 8 alle 9 e dalle 22 alle 23 spazio a “Rock and bio”, una finestra spalancata sulla grande musica rock degli anni ’50, con riflessioni e aforismi di grandi scienziati, filosofi, biologi e pensatori. Alle 11 e alle 18 ecco “Fisicast”, la fisica

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Borsa di studio dell’ONB in memoria di Matteo Vinci Un omaggio al biologo calabrese ucciso da un’autobomba di Gabriele Scarpa

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na borsa di studio alla memoria di Matteo Vinci, il biologo calabrese ucciso dalla ‘Ndrangheta, lo scorso 9 aprile, a Limbadi, comune dell’entroterra vibonese. Un gesto dall’alto valore simbolico, ma anche una misura di sostegno finanziario destinata alla ricerca scientifica, decisa e deliberata dall’Ordine Nazionale dei Biologi, per onorare la figura di un coraggioso e stimato collega. Matteo Vinci, quarantaduenne, ex informatore farmaceutico, secondo quanto è emerso dalle investigazioni, fu assassinato dall’esplosione di un’autobomba per non essersi piegato - è stato ipotizzato dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri - alla volontà di un locale clan malavitoso che mirava all’acquisizione dei terreni appartenenti alla sua famiglia per affermare il proprio dominio su quell’area. Nella deflagrazione, che fu terrificante, rimase gravemente ferito anche il padre settantenne di Matteo (l’uomo è stato dimesso solo di recente dal reparto Grandi Ustionati di Palermo).

Matteo Vinci.

Per quel delitto, lo scorso 25 giugno, i carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Ros, hanno fermato sei persone, tutte appartenenti ad una famiglia ritenuta dagli investigatori legata a filo doppio alla ‘Ndrangheta.

Tra loro ci sarebbero sia i presunti esecutori che i mandanti dell’omicidio di Matteo Vinci. E proprio, dunque, alla memoria del coraggioso biologo di Limbadi, il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Biologi, presieduto dal Senatore Vincenzo D’Anna, ha deciso di istituire una borsa di studio da destinare a biologi calabresi che si siano distinti, attraverso studi e pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali o internazionali, nel campo delle scienze biologiche e biotecnologiche, con particolare riferimento all’ecosistema calabrese (terrestre e marino). La borsa di studio, del valore di 12mila euro, potrà essere conferita a iscritti all’Ordine, inseriti sia nell’elenco speciale sia nell’albo professionale, senza distinzione di sezioni o settori di appartenenza, impegnati anche in attività di ricerca scientifica presso le diverse università italiane, gli enti ospedalieri e di ricerca (pubblici e privati) o in strutture con esse convenzionate, che abbiano realizzato progetti di ricerca inerenti al suddetto campo di studio. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 11


PRIMO PIANO

L’Ordine dei Biologi sbarca a Bruxelles L’ONB aprirà una sede di rappresentanza nella città del Parlamento Europeo

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iologi italiani senza più... confini. Nell’ambito delle opportunità offerte dall’Unione Europea per progetti da destinare all’implementazione delle iniziative di sostegno alla categoria dei Biologi, L’ONB, su proposta del presidente, sen. Vincenzo D’Anna, ha di recente discusso e deliberato l’apertura di una sede dell’Ordine a Bruxelles, centro della moderna politica europea e cuore dell’Europa dei nostri giorni. Lo scopo è quello di “rafforzare le collaborazioni internazionali dell’Ordine e selezionare, con tempestività, le potenzialità offerte dalle risorse targate Ue”. Da qui la scelta di adoperarsi per individuare e dunque aprire, in tempi stretti, una sede di rappresentanza dell’ONB nella città in cui ha sede il Parlamento Europeo, in modo da garantire, così, una più “diretta interlocuzione con le istituzioni europee”. Quello di Bruxelles, negli intenti dell’Ordine, potrebbe fungere da laboratorio ideale in cui discutere e approfondire, a livello internazionale, il tema della riforma delle professioni in Italia con un occhio rivolto alle altre realtà del continente europeo, ma non solo. Nell’orizzon-

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Lo scopo è quello di rafforzare le collaborazioni internazionali e selezionare opportunità te della libera circolazione dei professionisti sanitari, dei ricercatori scientifici e della mobilità dei pazienti, l’ONB mira, infatti, ad uscire dalla ristretta dimensione attuale, trasformandosi in un punto di riferimento, ma anche in uno spazio di dialogo e condivisione per affrontare le sfide che la moderna biologia ci propone. Una scienza senza più confini, che richiede e richiederà sempre più una voce comune dei biologi europei. Inoltre, l’ONB, su mandato del Presidente, ha chiesto l’accreditamento al Registro per la trasparenza presso la Commissione e il Parlamento dell’UE, in quanto ente pubblico.

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Ciò contribuirà ad avviare relazioni per suggerire la definizione e l’attuazione delle politiche comunitarie e il processo decisionale delle istituzioni europee. L’Ordine avrà, così, contatti con commissari dell’Ue, funzionari, membri del Parlamento europeo, o i loro assistenti, per rappresentare gli interessi dei biologi. I referenti dell’Ordine prenderanno parte a consultazioni e audizioni pubbliche o dibattiti organizzati dalle istituzioni comunitarie. Parteciperanno inoltre a strutture gestite dall’Ue, quali gruppi di esperti, comitati consultivi, intergruppi del Parlamento Europeo, comitati o forum. L’Ordine potrà offrire consulenze o ricerche sulle attività e le politiche europee che concorrono all’elaborazione delle politiche dell’Unione nei campi di interesse di ambiente, concorrenza, istruzione, pesca ed acquacultura, energia, mercato interno, ricerca e tecnologia, sanità e sicurezza alimentare. L’accreditamento è seguito dal dott. Corrado Marino, responsabile delle relazioni con Ue per conto dell’ONB e referente per il Segretariato congiunto del Registro per la trasparenza Ue. (L. S.)


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La Telemedicina territoriale La nuova frontiera della professione e dei trattamenti terapeutici di Corrado Marino

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a settembre, in Francia, la generalizzazione della teleconsultazione e della telesorveglianza sarà riconosciuta dal servizio sanitario pubblico. Tali strumenti, da alcuni anni, sono stati già utilizzati dalle assicurazioni private, dove molti clienti accedono a consultazioni a distanza ogni giorno della settimana. Tuttavia, al momento l’offerta sembra essere rivolta soprattutto al piccolo rischio e sembra soddisfare le esigenze di alcune categorie di popolazione, come i giovani lavoratori nelle grandi città. L’Ordine dei Medici aveva manifestato la sua preoccupazione per la creazione di un sistema che, supportato solo dall’assicurazione integrativa sanitaria, duplica l’offerta. Gli assicuratori sanitari sono stati in qualche modo precursori nello sviluppo delle piattaforme di teleassistenza: con un abbonamento mensile, i clienti possono accedere a un teleconsulto e, su appuntamento, a un teleconsulto con uno specialista. Una preoccupazione, questa, per i medici, cui sarà sottratta una discreta fetta di pazienti. Dal 15 settembre, invece, la teleconsultazione riguarderà ogni cittadino e ogni

tipo di specializzazione medica. Al momento, per potervi accedere, il paziente deve essere conosciuto dal medico da almeno 12 mesi e avere una connessione internet sicura. Chi non ha tali requisiti potrà accedervi assistito da infermieri liberi professionisti, oppure recandosi nelle cabine allestite da ambulatori o farmacie. I consulti a distanza saranno fatturati circa 25 o 30 euro dal servizio pubblico. A sua volta il medico potrà ricorrere, ma per un numero di volte limitato, a un altro collega specialista per ottenere un consulto. Esso sarà retribuito circa 20 euro allo specialista e 5 euro al medico richiedente il consulto. Molte sono state le critiche da parte dei medici, preoccupati del fatto che una politica sanitaria al servizio dell’economia lascerà alle sue spalle milioni di malati. Una medicina che non ha più niente del rapporto umano, ma che in compenso sarà economicamente in equilibrio. Essi non si sono accorti di come questo giò avvenga da diverso tempo. Infatti, il sistema sanità, a causa delle tecnologie imperanti e delle necessità di risparmio, ha già visto la scomparsa dei tradizionali laboratori di analisi cliniche monopolizzati

in grossi esamifici, con la buona pace della umanizzazione delle cure, dei professionisti e dell’indotto che vi opera. Si cominciò col dire che, potendosi trasferire i campioni biologici, sarebbe stato agevole accentrare in pochi laboratori quanto prelevato presso i centri di prelievo periferici. Ma questa filosofia economica si sta espandendo anche su altri servizi, come quello farmaceutico o quello della medicina per immagini. Capita sempre più spesso che gli ospedali si servano di strutture mobili gestite da gruppi finanziari per far fronte ad esami di avanzata tecnologia senza fare investimenti economici, ma pagando di volta in volta a prestazione. Ora attendiamo la telemedicina. Se impiegata bene essa potrebbe rivelare la sua efficacia, ma se utilizzata, come certamente lo sarà, anche per indurre economie, darà un altro colpo ai rapporti diretti tra medico e paziente. Sarà questa la nuova frontiera della medicina del territorio che vedrà sempre più cittadini avvicendare la telemedicina con il medico generalista? Il pericolo è quello di mettere fine alla singolarità del rapporto tra il malato e il suo medico. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 13


PRIMO PIANO

Ricercatori italiani Il percorso ad ostacoli dei biologi che operano negli atenei del nostro Paese di Vincenzo Cosimato*

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l mondo della ricerca accademica è uno degli sbocchi professionali tra i più ambiti da Biologi e Biotecnologi. Non è però né l’unica strada possibile, né la più semplice. Quella di intraprendere la carriera universitaria dunque non dovrebbe essere una sorta di prosecuzione naturale del percorso di studi dopo la laurea, come oggi molto spesso accade, bensì una scelta importante che andrebbe presa con la giusta consapevolezza e determinazione. La * Biologo, Patologo clinico

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carriera del ricercatore è infatti un percorso ad ostacoli che comporta anni di studio, spesso non adeguatamente remunerati, di sacrifici nella gestione della vita privata, di disponibilità a lasciare per lunghi periodi, se non per sempre, il proprio paese, senza certezze sulla possibilità di giungere all’obiettivo. Non è una missione impossibile, ma è necessario essere davvero motivati per riuscire ad arrivare in fondo al percorso. Vediamolo in dettaglio. Generalmente tutto inizia con il conseguimento della laurea e l’entrata in un laboratorio di ricerca universitario dove, passando o meno per borse di studio, alla

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

fine si diventa dottorandi di ricerca (PhD Student) dopo il superamento di un esame di ingresso. Il dottorando di ricerca, per tre anni (anche quattro o più, soprattutto all’estero) sarà immerso in un vero e proprio progetto di ricerca che dovrà gestire in modo indipendente applicando idee innovative, il tutto sotto la supervisione di un tutor. Spesso i dottorandi passano una parte del loro progetto in università straniere, aprendosi a nuove realtà che completeranno le loro competenze. Scopo del dottorando è realizzare dei lavori di ricerca da poter pubblicare su rivi-


PRIMO PIANO

© Budimir Jevtic/www.shutterstock.com

ste specializzate e iniziare così a dimostrare competenza di autonomia e gestione. Una volta acquisito il titolo di dottore di ricerca, discutendo una tesi basata sugli articoli pubblicati in quel periodo, si entra nel mondo del post-dottorato, nel quale, lavorando con borse di uno-due anni in laboratori pubblici e/o privati, meglio se in paesi diversi, si può costruire un curriculum scientifico di primo livello. Questo periodo è necessario ad acquisire i titoli per poter concorrere, se è stata scelta la strada accademica, ai vari concorsi per ricercatore di primo livello o RTDa, della durata di 3 anni e prorogabile per altri 2, e successivamente, superando la soglia di diversi indici bibliometrici, l’Abilitazio-

ne Scientifica Nazionale (ASN) (Legge 30 dicembre 2010, n. 240). È quindi possibile concorrere per un contratto di ricercatore di secondo livello o RTD-b, della durata di tre anni. In questo percorso svolge un ruolo centrale l’ANVUR, l’Agenzia (governativa) di valutazione delle università e della ricerca, il cui Consiglio è costituito da sette professori nominati direttamente dal Ministro dell’Istruzione. L’ANVUR agisce principalmente realizzando attività direttamente definite con decreti ministeriali, quali la valutazione della ricerca, le procedure di assicurazione della qualità della didattica (AVA), la valutazione dei compiti amministrativi delle Università, la qualificazione dei candidati

La carriera universitaria non è una prosecuzione naturale del percorso di laurea, ma una scelta da prendere con la giusta consapevolezza e determinazione

alla Abilitazione Scientifica Nazionale. Considerata la cronica mancanza di fondi e i continui tagli alla Ricerca, il percorso di un nascente ricercatore si fa sempre più arduo e, purtroppo, i piccoli centri di ricerca, i progetti circoscritti a una tematica specifica, la ricerca di base, cioè con applicazioni indirette e a lungo termine alla cultura, tecnologia e medicina, sono sempre più a rischio. Sono tuttora in corso vivaci dibattiti sui criteri di rendimento adoperati per la valutazione della ricerca scientifica. In questo contesto, sarebbe utile aprire un tavolo di discussione con tutte le parti interessate per rimettere al centro del Paese, come avviene nei più industrializzati e competitivi, la ricerca come volano per lo sviluppo economico e sociale. Si ringrazia il gruppo “Tempesta di Cervelli” per il lavoro di revisione critico e scientifico svolto nel corso dell’elaborazione dell’articolo. (In collaborazione con “Tempesta di Cervelli”) Bibliografia Legge 30 dicembre 2010, n. 240 (http:// www.camera.it/parlam/leggi/10240l. htm ANVUR - http://www.anvur.it/

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 15


BIOLOGIA DEL PALAZZO

Alfabeto dell’immigrazione I difficili rapporti Italia-Ue

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quarius

È il nome di una Ong e di una sua nave impegnata nei soccorsi dei migranti nel Mediterraneo. Domenica 10 giugno il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha concesso l’autorizzazione alla nave Aquarius di entrare in un porto italiano. A bordo c’erano 629 migranti soccorsi in sei diverse operazioni di salvataggio, tutte sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana. Il nuovo governo spagnolo del premier socialista Sanchez si è offerto di accogliere la nave e i migranti nel porto di Valencia.

di Riccardo Mazzoni

B

locco navale È un’azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un Paese o di un territorio. Il blocco navale è disciplinato dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite. Nel diritto internazionale è considerato un atto ostile nei confronti della nazione di fronte alla quale si vorrebbe attuarlo. La missione europea Eunavfor Med prevede una terza fase nella quale le navi potranno entrare nelle acque libiche per svolgere un’azione più incisiva di lotta ai trafficanti di esseri umani. Per arrivare a questo, però, serve una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e soprattutto una richiesta esplicita da parte della Libia.

C

entri controllati Di nuova istituzione, dovrebbero nascere in tutti i Paesi Ue “volontari”. Ma per il presidente francese Macron (e non solo) dovranno essere istituiti solo nei Paesi di primo approdo (Italia, Spagna e Grecia). Nel documento finale del vertice europeo di Bruxelles il punto 5 spiega cosa sono i “Centri controllati”, da non confondere con gli hot spot che d’ora in poi sono previsti solo fuori dal territorio dell’Ue. Anche questi - come gli hotspot – sono centri chiusi di accoglienza.

C

entri per i rimpatri Sono già stati previsti dal decreto Minniti-Orlando e hanno preso il posto dei

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Cie (Centri di identificazione ed espulsione). Il ministro Salvini ne vuole uno per Regione. Questi Centri per i rimpatri dovranno permettere “di espellere chi va espulso”. Centri di questo tipo sono destinati non ai richiedenti asilo, ma agli irregolari destinatari di provvedimento di espulsione.

Pvv, i polacchi della Nuova destra (Knp) e forse anche il Fidesz del premier ungherese Viktor Orbàn, che potrebbe lasciare il Ppe.Tutti questi partiti hanno mietuto successi a livello nazionale soprattutto per le loro posizioni su due temi cruciali: sicurezza e immigrazione.

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F

E

G

eclino demografico Si ha quando in un Paese il numero delle nascite è inferiore al numero delle morti. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, nella sua relazione al Parlamento, ha affermato che gli immigrati “sono cruciali per la sostenibilità del nostro sistema pensionistico”, questo a causa del continuo declino demografico in Italia. Oggi l’Italia ospita 5 milioni di stranieri residenti (più un milione di naturalizzati), circa l’8,5 per cento della popolazione complessiva. lezioni europee Le elezioni europee del 2019 metteranno a confronto gli europeisti e i populisti euro-scettici. Da una parte i partiti tradizionali – Popolari e Socialisti in primis – dall’altra la super-lista sovranista che potrebbe formarsi nei prossimi mesi. Di questo schieramento, oltre alla Lega dovrebbero far parte il Rassemblement national di Marine Le Pen, la tedesca Alternative fur Deutschland, l’austriaco Fpoe, l’olandese

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

rontex L’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera fu istituita nel 2004 per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali di frontiera. Ha sede a Varsavia e ha il compito istituzionale di aiutare i Paesi dell’UE e della zona Schengen a gestire le loro frontiere esterne. Frontex dovrebbe ora diventare una vera polizia di frontiera col compito di pattugliare i confini europei autonomamente con le proprie guardie. ruppo di Visegrad Il gruppo di Visegrad è un’alleanza tra Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia e prende il nome da Visegrad, cittadina ungherese in cui fu costituito il blocco, nel 1991. Negli ultimi anni si è caratterizzato in particolare per sostenere posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione. Il fronte comune che si è creato tra il nuovo governo italiano e il cartello di Visegrad si oppone alla riforma del Regolamento di Dublino per motivi


© Don Ross III/www.unsplash.com

BIOLOGIA DEL PALAZZO

Paese di primo arrivo. Un’opzione non ammessa dal regolamento di Dublino.

N

ato

opposti: il primo perché vorrebbe imporre più solidarietà e una più equa ripartizione dei migranti; i Paesi dell’Est perché vogliono continuare a non accogliere nemmeno un immigrato. Il denominatore comune di questa alleanza è il ferreo controllo delle frontiere esterne.

H

otspot Sono centri attrezzati per identificare i migranti e tenerli in stato detentivo per un periodo limitato di tempo, fino a identificazione avvenuta. Sono centri già esistenti in Italia e attrezzati per identificare i migranti e tenerli sotto controllo per un periodo di tempo limitato. Negli hotspot la polizia italiana viene aiutata da alcuni funzionari delle agenzie europee Europol, Eurojust, Frontex ed Easo: gli agenti vengono impiegati per identificare i migranti che intendono presentare richiesta d’asilo.

I

nferno Il premier ceco Andrej Babis ha coniato questo termine (Inferno) per negare la disponibilità del suo governo ad accogliere una parte dei 450 migranti sbarcati in Italia a luglio. «Ho ricevuto – ha scritto su Twitter - la lettera del premier italiano Conte in cui chiede all’Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l’inferno. Il nostro Paese non

riceverà alcun migrante. L’unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa».

L

ifeline È il nome della nave di una Ong tedesca ma che batte bandiera olandese. Giovedì 21 giugno la nave Lifeline ha recuperato 224 migranti naufragati dopo essere partiti dalle coste libiche a bordo di alcuni gommoni. Il Governo italiano ha subito avvisato che l’operazione di soccorso era avvenuta in acque libiche e che la Ong aveva dunque violato le norme del diritto internazionale. Per questo motivo, se la nave fosse entrata in acque italiane, sarebbe stata messa sotto sequestro. Il 28 giugno, dopo una mediazione avvenuta fra il premier italiano Conte e il presidente francese Macron, la vicenda si è conclusa con l’ingresso della Lifeline in porto a Malta. I migranti soccorsi al largo della Libia sono stati poi trasferiti in nove paesi dell’Unione europea.

M

ovimenti primari e secondari I “movimenti primari” indicano la rotta percorsa dai migranti per sbarcare nell’Ue dal Paese d’origine. I “movimenti secondari” sono il passaggio da uno Stato Ue all’altro di persone in attesa di asilo nel

È l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico per la collaborazione nella difesa. L’8 giugno il segretario generale dell’Alleanza atlantica Stoltenberg ha comunicato l’intenzione di consolidare ulteriormente la cooperazione con l’Unione europea, già ad un “livello senza precedenti” negli ultimi due anni, soprattutto riguardo ai migranti e alla mobilità militare. «Una maggiore collaborazione per quello che riguarda i migranti è possibile, assolutamente – ha detto - e le operazioni marittime sono parte di questo, attraverso l’Operazione Sophia e la presenza della Nato nell’Egeo e in Turchia».

O

ng

Una Ong è un’organizzazione senza fini di lucro indipendente dagli Stati e dalle Organizzazioni governative internazionali. Il ruolo delle Ong nel Mediterraneo è al centro di una polemica internazionale tra chi lo ritiene essenziale per il salvataggio di vite umane e chi lo giudica invece come un aiuto diretto ai trafficanti di uomini. Alla fine del 2016 il Financial Times pubblicò alcuni stralci di un rapporto di Frontex in cui veniva segnalato il comportamento equivoco di alcune Ong per i loro contatti diretti con gli scafisti in partenza dalle coste libiche. In Italia, l’allarme sul ruolo delle Ong fu lanciato in Parlamento dal procuratore di Catania Zuccaro.

P

orti chiusi L’articolo 19 della Convenzione ONU sul diritto del mare del 1982 stabilisce che il passaggio di una nave nelle acque di un altro Stato è consentito finché “non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero”. Al comma 2g, tra le attività che possono essere considerate offensive, c’è anche lo «scarico di materiali, valuta o persone in violazio-

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BIOLOGIA DEL PALAZZO ne delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”. Il governo italiano ha chiuso i porti alle navi delle Ong sulla base del fatto che queste “consentono che gruppi di persone entrino illegalmente in Italia, e quindi possano essere fermate

Q

uote I ricollocamenti dei migranti per quote destinate a ogni singolo Paese sono stati lo strumento adottato dall’Unione Europea per cercare di alleviare la pressione sui sistemi di accoglienza nazionali di Italia e Grecia. Il piano approvato nel 2015 su proposta della Commissione prevedeva la relocation di 160mila profughi dall’Italia e dalla Grecia in altri Paesi europei, entro due anni. In realtà, dopo l’accordo con la Turchia del 18 marzo 2016, l’obiettivo da raggiungere era sceso al ricollocamento di circa 98mila persone. Al 31 maggio 2018, però, le persone ricollocate dall’Italia sono state solo 12.690 e 21.999 dalla Grecia.

R

egolamento di Dublino Il Regolamento Dublino III, entrato in vigore il primo gennaio 2014, sostituisce il Regolamento Dublino II del 2003, che a sua volta aveva mandato in pensione la Convenzione di Dublino del 1990. Questo regolamento contiene i criteri e i meccanismi per individuare lo Stato membro che è competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di uno Stato extra-Ue. La ratio del Regolamento è semplice: ogni domanda di asilo deve essere esaminata da un solo Stato membro e la competenza ricade sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all’ingresso e al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri. Per questo l’onere dell’accoglienza dei migranti ricade esclusivamente su Italia, Grecia e Spagna.

R

elocation È il programma per la redistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia divenuto operativo nel settembre 2015. I posti messi a disposizione dagli altri Paesi Ue per i ricollocamenti dall’Italia sono stati però solo il 7 per cento del totale richiesto. Il piano europeo di relocation adottato nel 2015 come segno di solidarietà verso Italia e Grecia per gestire la crisi dei migranti è stato dunque un fallimento.

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R

ichiedenti asilo

Di questa categoria fanno parte coloro che, lasciato il proprio Paese d’origine e avendo inoltrato una richiesta di asilo, sono ancora in attesa di una decisione da parte del Paese ospitante riguardo al riconoscimento dello status di rifugiato. Secondo i dati del Viminale, in Italia dallo sbarco alla definizione dello status di un richiedente asilo passano circa tre anni. Nel 2018 ci sono state 42mila domande d’asilo, solo a 7 su 100 viene riconosciuto lo status di rifugiato politico, più un 4 % di protezione sussidiaria. La maggioranza delle domande viene respinta perché non ha fondamento.

S

ar (ricerca e salvataggio) Col termine “ricerca e soccorso”, abbreviato col termine Sar si indicano una serie di operazioni di salvataggio con l’impiego di mezzi navali, aerei o terrestri volti alla salvaguardia della vita umana. Malta ha sempre delegato all’Italia il pattugliamento della sua zona di responsabilità, mentre la Libia e la Tunisia non hanno mai dichiarato qual è la loro specifica area di responsabilità Sar. Di fatto, l’unico soggetto che coordina i soccorsi nel Mediterraneo è l’Italia attraverso l’MRCC di Roma (Maritime Rescue Coordination).

S

piagge sicure È il piano del ministro Salvini per vietare l’abusivismo commerciale e sanitario nelle località di villeggiatura. Il piano, definito nei dettagli con una circolare ministeriale, ha stanziato più fondi alle prefetture delle località turistiche contro l’abusivismo commerciale. Per l’attuazione del piano sono stati messi a disposizione alcuni milioni tratti dal Fondo Unico per la Giustizia, quindi soldi sequestrati alla mafia, distribuiti alle prefetture per far sì che siano pagati gli straordinari agli agenti della polizia locale che pattugliano le spiagge.

T

rattato di Schengen È il trattato europeo che ha permesso di abolire controlli interni tra gli Stati firmatari, creando un territorio dove è garantita la libera circolazione delle persone. Ha permesso l’abolizione di tutte le frontiere interne e la loro sostituzione con un’unica frontiera esterna, nonché l’applicazione di regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d’asilo e controllo alle frontiere. Negli ultimi anni l’ingen-

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

te flusso migratorio e gli attacchi terroristici (in particolare quelli del 13 novembre 2015 a Parigi) hanno spinto alcuni Paesi a reintrodurre i controlli alle frontiere, giustificandoli proprio con il rischio di “minacce gravi per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o di “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne”. Così numerosi Paesi hanno usufruito della sospensione temporanea dal trattato. Nel frattempo, l’Unione europea ha bocciato il progetto del ministro dell’Interno italiano di utilizzare 42 milioni di fondi comunitari per il rimpatrio dei migranti irregolari.

U

nione Europea È un’organizzazione internazionale politica ed economica a carattere sovranazionale che comprende 28 Paesi membri. Oltre che sulle politiche economiche, negli ultimi anni l’Ue è andata in crisi soprattutto per la mancata gestione comunitaria dei flussi migratori. Dal 2013 a oggi la collaborazione tra la Commissione europea e i governi italiani sull’immigrazione c’è sempre stata, a partire dal piano sulle relocations dei migranti, ma si è sempre scontrata con l’ostilità dei Paesi membri che hanno di fatto lasciato soli i Paesi di primo approdo.

V

ertice (europeo) Il Vertice europeo del 28 e 29 giugno doveva dare le prime risposte concrete al problema immigrazione dopo la decisione italiana di chiudere i porti alle navi delle Ong cariche di migranti. È stato firmato un documento unitario, ma subito dopo sono emerse forti divergenze proprio su uno dei punti fondamentali del vertice: l’apertura di centri di accoglienza gestiti dalla Ue. Per il governo italiano non dovrebbero essere solo su base volontaria, ma il presidente francese Macron si è subito sfilato dall’impegno, seguito non solo dal gruppo di Visegrad, ma anche da Belgio e Spagna. Alla fine, il vertice europeo ha lasciato invariate le regole del Regolamento di Dublino.

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one franche Sul tema dell’immigrazione, alcuni sindaci leghisti hanno lanciato l’allarme per l’esistenza, soprattutto nelle periferie cittadine, di “zone franche” in cui i cittadini sono inibiti ad andare in determinate ore, soprattutto quelle notturne. La richiesta è che le istituzioni riprendano possesso di parti di quartieri occupati dalle mafie straniere, soprattutto quella cinese e quella nigeriana.


BIOLOGIA DEL PALAZZO

L

a linea dura sull’immigrazione del ministro Salvini incontra il consenso di oltre il 60 per cento degli italiani, soprattutto perché ha sparigliato il tavolo delle convenienze europee non limitandosi a battere, come si dice, i pugni sul tavolo, ma vietando i porti italiani alle imbarcazioni delle Ong. Una reazione al limite delle regole del diritto internazionale, ma sicuramente efficace dal punto di vista politico e propagandistico. Se questo indurrà l’Unione europea a cambiare verso rispetto all’atteggiamento pilatesco tenuto negli ultimi anni è però tutto da vedere. In realtà, Salvini sta portando avanti con altri mezzi la politica inaugurata dal suo predecessore Minniti, che grazie agli accordi con diversi capi-tribù libici era riuscito a ridurre del 78 per cento i flussi migratori. Non solo: il decreto Minniti approvato dal Parlamento nel marzo 2017 aveva provato ad uscire dall’approccio emergenziale nei confronti di un fenomeno ormai strutturale come quello dell’immigrazione per distribuire in modo più omogeneo e meno invasivo i migranti che arrivano sul territorio nazionale, con una netta discontinuità rispetto ai precedenti governi. Questo in assenza di un sostegno reale dell’Unione europea che, facendosi scudo del Regolamento di Dublino, ha sempre disatteso tutti gli impegni di relocation assunti nei tanti e inutili vertici che hanno portato solo a una serie interminabile di direttive rivelatesi poi punitive per gli Stati di primo approdo come l’Italia e la Grecia. La ratio del decreto Minniti andava già quindi nella direzione auspicata da gran parte dell’opinione pubblica, nel senso di accogliere chi ne ha diritto, accelerando il processo decisionale sulle richieste di asilo e rendendo invece più certi i tempi di rimpatrio per i migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale. Se l’Italia è diventata il primo grande Paese europeo a trazione populista la colpa (o il merito, dipende dai punti di vista) non va ricercata solo nelle politiche dei precedenti esecutivi, ma soprattutto nel

La politica italiana dell’accoglienza tra decisionismo e realismo La riduzione degli arrivi nell’assenza di efficaci indirizzi comunitari

© artjazz/www.shutterstock.com

Parlamento europeo a Bruxelles.

combinato disposto fra le dinamiche globali economiche - bolle immobiliari, crisi finanziarie e invadenza dei Paesi emergenti - e la spinta migratoria che ormai è un fenomeno mondiale, coinvolgendo decine di milioni di persone. Inutile girarci intorno: è stata la crisi migratoria – anche se il concetto di invasione è più una narrazione che una realtà demografica - insieme all’impoverimento dei ceti medi, ad aver alimentato i populismi e i sovranismi. Perché l’Europa è stata sì, negli ultimi sessant’anni, uno scudo storico al ripetersi pavloviano dei conflitti tra popoli, ma la sua gestione centralizzata e burocratica ha di fatto indebolito le democrazie nazionali declinando l’Unione come una sorta di moloch che distribuisce solo pagelle economiche. Crisi economiche e immigrazione, alla fine, sono state una lunga miccia

che hanno fatto esplodere tutte insieme le contraddizioni. Inevitabile, così, la spinta del ritorno alle istanze nazionali che i populisti sono stati pronti a trasformare in nazionalistiche. La colpa di questa deriva non può essere dunque ascritta ai popoli, che in democrazia hanno sempre l’ultima parola, ma all’incapacità dell’Europa di rappresentare e portare a sintesi i vari interessi nazionali. I Paesi della frontiera sud, quella mediterranea, sono stati pervicacemente lasciati soli, permettendo che fosse alimentato e si diffondesse un sentimento anti-immigrati ormai diventato trasversale negli elettorati di destra e di sinistra, ammesso che queste categorie abbiano ancora un senso. Quando Salvini dice che l’Italia non è il campo profughi dell’Unione, tocca una corda molto sensibile, ed è perfettamente inutile che qualche leader europeo versi ora tardive lacrime di coccodrillo. Negli ultimi cinque anni l’Europa ha infatti totalmente abdicato al suo storico ruolo di contemperare solidarietà e sicurezza comune attraverso una serie infinita di direttive assurde e contraddittorie, che hanno sempre nascosto nel freddo linguaggio burocratese un solo sconfortante messaggio: arrangiatevi. L’Ue non è stata capace, né mai ne ha avuto davvero la volontà, di indirizzare gli Stati membri verso una seria politica migratoria, mettendo così potenzialmente in discussione sia la validità di Schengen che la realizzazione del sistema comune di asilo europeo. Il risultato è che la richiesta d’asilo nel nostro Paese è di fatto l’unico canale di ingresso “aperto” per quanti scappano dalla povertà e vogliono intraprendere un progetto migratorio in Europa. Una situazione a cui è giusto ribellarsi. Per questo, in questa lunga estate in cui la questione migratoria resterà al centro del dibattito politico in Italia e in Europa, abbiamo pensato di offrire ai nostri lettori un breve vademecum, pubblicato nelle pagine precedenti, un alfabeto per orientarsi nel labirinto delle norme che dovrebbero regolamentare l’immigrazione. (R. M.) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 19


BIOLOGIA DEL PALAZZO

I Biologi nel contratto di Governo giallo-verde per il cambiamento Acqua, rifiuti, agricoltura, cultura, scuola: prospettive e speranze nel programma per la Nazione varato da Lega e M5S di Pietro Sapia*, Gabriele Scarpa

I

l mondo dei media lo ha ribattezzato “governo giallo-verde”, primo esperimento interamente “made in Italy” di un esecutivo scaturito da un patto di necessità e non da un’alleanza meramente politica. Anzi, a voler essere pignoli, alle ultime elezioni, Lega e M5S si son presentati distinti e separati. Addirittura l’un contro l’altro armati. Salvo poi ritrovarsi, insieme, seduti a un tavolo. Pronti a condividere un “contratto” pensato per il “cambiamento”. Uniti, è proprio il caso di dirlo, in nome della Nazione. O, se preferite, non per affinità ma, appunto, per uno stato di “bisogno”: per provare, insomma, a realizzare un programma scritto a più mani. In realtà sarebbero tanti i punti del “manifesto” targato 5Stelle e Carroccio, che meriterebbero di essere analizzati e approfonditi. Tuttavia, non è certo questa la sede per farne le pulci. Più che altro a noi interessa vedere quali sbocchi potrebbero realizzarsi, per la categoria dei Biologi, nel caso in cui tale programma di * Consigliere Tesoriere dell’ONB

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governo fosse attuato nella sua interez- idrogeologici, la sicurezza alimentare”. E za. Partiamo allora. E iniziamo dall’acqua chi se non il Biologo potrebbe dare una pubblica, uno dei punti caldi del contrat- mano a mettere in atto questa tipologia di to giallo-verde dove, sotto questa voce interventi, grazie alla sua presenza in tutta (che addirittura figura al secondo posto la filiera del prodotto agricolo (autentica della scaletta), si prevede la necessità di garanzia di una maggiore professionalità ai “rinnovare la rete idrica, dove serve” e di tavoli europei)? Questo per non dire della “sicurezza “bonificare le tubazioni dalla presenza di alimentare”, storico cavallo amianto e piombo”. Due azioni che, se realizzate, La nuova politica di battaglia dei Nutrizionisti. Ancora, la professionapotrebbero coinvolgere punterà anche lità del Biologo rientra pure (eccome!) i Biologi, sosulla tutela nella grossa distribuzione, prattutto per quanto conmense scolastiche, cerne gli studi sulla qualidell’ambiente, un nelle nelle piccole imprese di actà dell’acqua dal punto di settore in cui i quacoltura e distribuzione, vista microbiologico. nel mondo della fauna, delAl terzo punto del conBiologi vantano la flora, nella gestione dei tratto, Lega e M5S hanno competenze beni culturali immateriali segnato la voce “Agricoltudel territorio e in tutte le ra e Pesca - made in Italy”. È necessaria, scrivono, “una nuova pre- realtà dove è necessario il controllo qualisenza del Governo italiano a Bruxelles per tativo dell’alimento. Veniamo al quarto punto, quello intiriformare la politica agricola comune” aggiungendo che “è imprescindibile integrare tolato: “Ambiente, green economy e rifiuti le misure di sostegno all’agricoltura con in- zero”. Nel programma si rimarca l’attenzioterventi espressamente finalizzati a realiz- ne verso un sistema ambientale ed econozare obiettivi di interesse generale quali la mico in cui un bene, una volta trasformato tutela del paesaggio, la difesa degli assetti in rifiuto, “deve essere riutilizzato quale

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018


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BIOLOGIA DEL PALAZZO

materia seconda per la produzione e di un nuovo bene”, in contrapposizione al modello di “economia lineare” in cui “i beni diventati rifiuti sono avviati semplicemente a smaltimento dopo il loro utilizzo”. Nel contratto si ribadisce, inoltre, l’importanza della gestione dei rifiuti a “filiera corta”, “il recupero di materia come il compost per ridurre i fertilizzanti chimici e l’irrigazione” e si sottolinea la necessità di una “mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole”. “È necessario altresì - proseguono gli estensori - snellire il procedimento di bonifica definendo accuratamente responsabilità e metodologie, salvaguardando i controlli per individuare i responsabili delle contaminazioni e la tutela delle matrici ambientali, garantendo la trasparenza dei dati e la partecipazione dei cittadini”. Frasi che sembrano fatte apposta per i professionisti Biologi. Anche qui, infatti, non mancano campi di applicazione per la nostra categoria le cui competenze, lo ricordiamo ai non addetti ai lavori, spaziano dalla valutazione dell’impatto ambientale al controllo (in partecipazione con altri ambiti multidisciplinari) ambientale dell’aria,

dell’acqua e del suolo. Inoltre il Biologo può tre che di “implementare l’organizzazione partecipare alle varie fasi di “modificazio- dei percorsi e delle strutture di sostegno ne” del rifiuto inteso in tutto il suo ciclo, ma alle patologie cronico-degenerative e oncoanche e soprattutto nel suo riciclo. logiche”. Nel programma si sostiene anche Proseguiamo e arriviamo al punto 7, la necessità, “per dare attuazione all’articodove il “contratto di governo per il cam- lo 14 della legge n. 161/2014”, di “assumere biamento” dedica ampio spazio al capitolo personale medico e sanitario” in modo da “Cultura”, parlando delle eccellenze artisti- abbattere il “problema dei tempi di attesa che, ma anche dei tesori nel campo della susseguente anche alla diffusa carenza di musica, del teatro e del cinema, di cui la medici specialisti, infermieri e personale Penisola è costellata, da Nord a Sud. Tutta- sanitario”. via, riconoscono gli estensori del programIdentica prospettiva sembra profilarsi ma “nonostante tali risorse, l’Italia non nell’ambito della Scuola, ma anche in quelsfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando lo Universitario e nel campo della Ricerca in alcuni casi i propri beni e il proprio patri- Scientifica in generale, capitoli che pure monio culturale (in molti casi riconosciuto sono compresi nel contratto di governo dall’Unesco patrimonio mondiale dell’uma- elaborato da Lega e 5Stelle. “La cultura nità, ndr) nella condizione di non essere si legge in un passaggio - rappresenta un valorizzati a dovere”. mondo in continua evoluzione. È necessaPensiamo solo per un istante ai centri rio che anche i nostri studenti rimangano storici dei nostri paesi che cadono in rovi- sempre al passo con le evoluzioni culturali na, ai monumenti e alle tele erosi dal tempo e scientifiche, per una formazione che rape dalle intemperie, alle erbacce che copro- presenti uno strumento essenziale per afno e quasi avviluppano i ruderi dell’antica frontare con fiducia il domani”. Roma, alle centinaia di quadri stipati negli Pensiamo solo per un istante alle conscantinati dei nostri musei, ammuffiti, scro- tinue e sempre più frequenti conquiste stati e ormai dimenticati. della moderna Biologia. Non passa giorno Quanto e quale lavoro potrebbe svilup- (o quasi) senza che un Biologo non salga parsi per i Biologi chiamati a cimentarsi, in agli onori delle cronache per questa o per sintonia con restauratori, artisti ed esperti quell’importante scoperta. Quale occasione di altre discipline, nel valutare (e poi ripa- migliore, allora, per potenziare e migliorare rare) l’esatta entità dei danni che madre l’offerta didattica nel campo della Biologia natura, e spesso anche la mano dell’uomo, con un maggiore investimento in termini di hanno inflitto alle perle custodite nei for- cattedre, studi e progetti riservate ai nostri zieri del Belpaese? professionisti? Un intervento, il più delle volte, salviFin qui il nostro focus. Parziale (e di fico, per non dire provvidenziale nell’indi- parte) ovviamente. Perché tanto ancora ci viduazione, ad esempio, del batterio o del sarebbe da scrivere e perché volto a scrufungo che ha aggredito quella particolare tare, nelle pieghe del contratto di Governo, tela o ha danneggiato la coalla ricerca di appigli e anIl manifesto del lonna di un tempio antico. coraggi sicuri per la nostra Proseguiamo. In ambicategoria. nuovo esecutivo to sanitario, un altro degli E poi, fuor di metafosarà l’occasione argomenti caldi del conra: non è detto che ciò che tratto di governo giallo-verviene fissato sulla carta poi per la categoria de, soprattutto alla luce del possa anche tramutarsi in di dimostrare recente inserimento della concreta realtà. Come dire? il suo valore figura del Biologo nel monDalle parole ai fatti, il pasdo delle professioni sanita- e la professionalità so, soprattutto in politica, rie, potrebbero spalancarsi non è mai breve e sopratnuove e più interessanti tutto non è affatto scontaprospettive, soprattutto laddove si sottoli- to. La palla passa ora ai protagonisti della nea la necessità, da parte degli estensori del “cosa pubblica”. A quelli che quel contratto contratto, che non vi sia alcuno squilibrio lo hanno scritto e sottoscritto. Da parte no“tra le prestazioni istituzionali e quelle ero- stra non ci resta che attendere e sperare gate in regime di libera professione” non- che dal programma scaturisca quell’occaché il bisogno, pure sostenuto, di “poten- sione che i Biologi italiani attendono da ziare la ricerca biomedica svolta all’interno tanto tempo per dimostrare tutto il loro del sistema sanitario e dalle università”, ol- valore e la loro professionalità. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 21


L’INTERVISTA

La Terra dei fuochi fuori dai cliché Intervista all’assessore Bonavitacola Il vice presidente della Giunta campana, con delega all’Ambiente, parla di bonifica e del piano per il trattamento dei rifiuti

di Luca Mennuni

L’

espressione Terra dei fuochi è ormai di uso corrente, ma spesso per indicare problemi diversi. In termini stringenti, dovrebbe riguardare il contrasto al fenomeno dei roghi selvaggi di rifiuti abbandonati. Si tratta sia di accumulo di rifiuti solidi urbani sia di rifiuti speciali derivanti da un mercato parallelo di smaltimento illecito a nero. Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Giunta regionale campana, è un profondo conoscitore del fenomeno, vista anche la sua delega all’Ambiente. Guida questo assessorato dal 2015, anno in cui ha smesso i panni di deputato, optando per il governo del suo territorio d’origine. Assessore Bonavitacola, come sta affrontando la Regione Campania il problema della Terra dei fuochi? «Con la delibera n. 549/2016 la Giunta regionale ha approvato un programma organico che si fonda sull’allestimento di presidi territoriali, il monitoraggio con apparecchiature di rilevazione in tempo reale, la piena collaborazione con i vigili del

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fuoco. Anche se con gradualità, si tratta di cupazione è l’azione di governo, continua un modello che pian piano sta andando a e senza soste. Anche sulle bonifiche. Ma regime, ma già adesso comincia a dare frut- procediamo con ordine e distinguiamo i diti positivi. Poi per Terra dei fuochi si può versi piani dell’azione in questa complessa intendere il problema generale della boni- materia. Questi piani sono essenzialmente fica di tante zone inquinate della Regione. quattro». Si tratta di temi complessi che vengono dal Ce ne parli pure nel dettaglio. passato. Non c’è dubbio che, durante la «Si tratta della bonifica e messa in sifase emergenziale, la Campacurezza delle 49 micro discaLa Regione ha riche di rifiuti solidi urbani nia sia diventata terra di violenze ambientali inaudite. Ma disseminate in ambito regioapprovato un ci sono siti inquinati che erenale per le quali è intervenuprogramma ta procedura d’infrazione UE ditiamo anche da un passato e successiva condanna. Della più lontano, segnato da sceldi presidi e leratezze industriali di varia bonifica e messa in sicurezza monitoraggi di singoli impianti di particonatura, penso per esempio lare allarme ambientale ad agli idrocarburi a Napoli Est torritoriali esempio ex Resit e Novame all’area di Bagnoli». Spesso i media considerano spac- biente a Giugliano e Cava Monti a Maddaciata la Terra dei fuochi, destinata a loni. Della bonifica dei due siti inquinati in un degrado permanente, senza possi- territorio campano di competenza statale, Bagnoli Coroglio e Napoli Est. Della bonibilità di redenzione. «Noi non ci facciamo distrarre da cam- fica dei quattro siti inquinati in territorio pagne mediatiche che spesso travalicano campano di competenza regionale: Litorale il dato scientifico. La nostra prima preoc- Domizio Flegreo e Agro Aversano; Area ve-

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018


L’INTERVISTA Palazzo Santa Lucia, sede della Giunta della Regione Campania. Nel riquadro, Fulvio Bonavitacola, vice presidente campano, con delega all’ambiente, e Vincenzo D’Anna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi.

suviana costiera con preesistenze siderurgiche, cantieristiche e metalmeccaniche; ex discarica di Pianura; bacino idrografico del Fiume Sarno». Qual è lo stato di avanzamento di questi piani d’azione? «Per alcuni interventi i lavori sono in corso, come nel caso dell’ex Resit. Più in generale, stiamo aggiornando il piano regionale delle bonifiche avendo a base l’insieme di queste tematiche. Abbiamo stipulato un accordo quadro con Invitalia per l’utilizzo di 100 milioni di euro. Siamo già in fase operativa per il completamento delle caratterizzazioni dei siti. Entro qualche mese si potranno fare le conferenze di servizi sui progetti e passare agli appalti dei lavori». Oltre alla bonifica, l’altro tema fondamentale per uscire dall’emergenza è il trattamento dei rifiuti. Come verrà potenziato? «Il primo potenziamento deve essere di governance del sistema. Dopo decenni di commissari, abbiano fortemente voluto e

Il ruolo dei biologi è prezioso e mi auguro che anche in futuro potranno garantire il loro qualificato apporto Cosa cambierà, secondo lei, con il approvato la legge 14/2016, che riordina le competenze ed istituisce gli Enti d’ambito passaggio delle competenze sulla Terper aree ottimali. Abbiamo rimesso il ciclo ra dei fuochi dal Ministero dell’Agriin mano ai Comuni, nelle forme associati- coltura a quello dell’Ambiente, come ve previste dal Codice dell’ambiente. Ora previsto dal recente decreto? «È presto per dirlo. Intanto vediamo i Comuni devono fare la loro parte, assumendo ogni responsabilità del caso. Ogni quale sarà il testo definitivo che verrà apambito dovrà avere il suo Piano che perse- provato. Poi potremo commentare». Inasprire le pene per i reati ambiengue l’equilibrio del ciclo, in attuazione del nuovo Piano Regionale del dicembre 2016. tali può essere una strada da seguire Il nuovo Piano dice cose chiare: no a nuovi per porre una argine a questo fenometermovalorizzatori, sì alla differenziata da no o dobbiamo rassegnarci all’inquinaportare al 65 per cento (oggi siamo al 51, mento del territorio, non solo in Camche è in media nazionale e al primo posto pania, ma in tutta Italia, e confidare delle regioni meridionali), sì agli impianti di unicamente nella corretta educazione civica futura dei nostri figli? compostaggio». «Bisogna agire sui due piani. Da un Cosa è stato fatto e cosa si farà per lato le pene, per le quali prima dell’entità la corretta depurazione delle acque? «Anche qui, a soli cinque mesi dall’en- è importante l’effettività dell’espiazione. trata in carica dell’attuale Giunta regionale, Se le pene sono severe, ma i reati vanno è stata approvata un’organica e moderna in prescrizione, si svilisce il ruolo punitilegge di riordino che istituisce l’Ente idrico vo e deterrente della sanzione penale. Poi campano, organo di governo a livello regio- è importante mantenere alta la sensibilità nale del ciclo delle acque, ma espressione sociale e di massa su questi temi, che pardei Comuni associati. Mentre l’Eic diventa lano al futuro dei nostri figli. La scuola è pienamente operativa, stiamo concentran- fondamentale». Come giudica l’impegno dei biologi, do risorse e azioni per l’adeguamento degli impianti di depurazione e delle reti di col- che di recente hanno tenuto un convelettamento. Sull’acqua siamo impegnati su gno sulla Terra dei fuochi a Francolise più fronti per garantire il servizio anche nei (Caserta), al fine di prevedere forme periodi critici di siccità in tutti i territori. innovative di lotta all’inquinamento Poi ci sono numerosi interventi di efficien- ambientale e alla diffusione delle buone pratiche sanitarie e tamento impianti e reti, per I piani d’azione alimentari per tutelare la 200 milioni di euro, a valere salute umana? su fondi europei e del Patto riguardano «Molto positivamente. Sud». la differenziata Abbiamo bisogno di evitare Come giudica la nomina a ministro dell’ambien- e il risanamento due vizi, entrambi sbagliati: l’allarmismo propagandistite di Sergio Costa, che in passato si è occupato del delle discariche e co e modaiolo da un lato, secondo cui tutto è veleno, fenomeno della Terra dei delle acque e il negazionismo difensivo fuochi, quando era comandante regionale, in Campania, del Cor- dall’altro, secondo cui è tutto a posto. La verità è il superamento di questi errori, po forestale dello Stato? «Non spetta a me dare giudizi perso- verso l’affermazione dei dati scientifici ognali. Conosco il Ministro e sono convinto e gettivi. In questo, il ruolo dei biologi è prefiducioso di una positiva e proficua collabo- zioso e mi auguro che anche in futuro non razione. Conosce bene i problemi per avere mancheranno di garantire il loro qualificato apporto». già svolto ruoli importanti nella materia». Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 23


L’INTERVISTA

I ricercatori italiani sono tra i migliori di tutto il mondo

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apoli-Philadelphia. Un sottile filo rosso lega due città così distanti. È un filo fatto da ricerca, amore per la scienza, desiderio vivo di cercare e trovare la strada per migliorare la vita dell’uomo. Che si tratti della cura del cancro o che si parli del dramma della Terra dei fuochi. Al centro lui, Antonio Giordano, oncologo, professore di Medicina all’Università di Siena e direttore dell’Istituto Sbarro per la ricerca sul cancro e la medicina molecolare alla Temple University di Philadelphia. Poche settimane fa il suo team è arrivato a una scoperta sensazionale: «Il cancro al polmone e il mesotelioma – spiega Giordano – potrebbero in futuro essere controllati attraverso strategie terapeutiche tese a riattivare l’attività di oncosoppressore di una di Carmine Gazzanni particolare proteina. I risultati ottenuti riattivando altri geni da noi scoperti che controllano la crescita cellulare (come cdk9 e cdk10 e la NSPs, Novel Structure Proteins) lasciano poi intravedere possibilità applica- nosa questione della Terra dei fuochi, Siamo di fronte ad un business miliardario, tive del tutto nuove rispetto ai tradizionali sua terra d’origine. Qual è adesso la si- quello dei rifiuti tossici, che vede coinvoltrattamenti chirurgici e chemioterapici. tuazione attuale dal suo punto di vista? te molte Regioni e parti vitali della nostra Oggi il nostro studio si è incentrato prin«Amo la mia terra e mi dispiace saper- società: da imprenditori senza scrupoli alle cipalmente sul cancro al polmone, ma po- la maltrattata. La situazione della Terra dei stesse associazioni criminali, che si servono trebbe essere valido anche fuochi non è sicuramente mi- a loro volta di professionisti per falsificare Il tumore contro altri tipi di tumore». gliorata. Sarebbero necessari le bolle di accompagnamento dei carichi Possiamo immaginare, interventi di bonifica che non velenosi o le analisi chimiche». al polmone dunque, un futuro in cui sono mai partiti. Ancora oggi Qual è il filo che lega ricerca, preci saranno larghi margini e il mesotelioma benzene, pigmenti di cromo, venzione ed emergenze ambientali? per sconfiggere il cancro? solfato di piombo, tutte so«Le quantità di rifiuti tossici prodotpotrebbero «Sicuramente. Ogni giorstanze cancerogene, ritrovate ti in Italia, negli ultimi due decenni, sono no si registrano progressi, in futuro essere nei terreni e nelle falde ac- disastrosamente cresciute. Tutto questo si non solo rispetto alle nuove quifere, trasformano la Cam- è inevitabilmente tradotto in uno squilibrio controllati cure sempre più personalizpania, come altre zone del del nostro stato di salute. L’attenzione della zate, ma anche rispetto alla prevenzione». mondo, in un laboratorio di cancerogenesi scienza è stata rivolta, però, soprattutto alla Lei è un professionista e un ricer- a cielo aperto». diagnosi precoce piuttosto che alla sua precatore di fama mondiale. Da oncologo Di chi è la responsabilità? venzione primaria. La realtà di oggi, quindi, è più volte intervenuto anche sull’an«Sono molteplici e a differenti livelli. vede un costante aumento dell’incidenza

Antonio Giordano, una vita il cancro e la battaglia dell

Lo scienziato italiano che lavora negli Usa a capo del team che ha scoperto il gene che riduce i tumo

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Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018


L’INTERVISTA Nella foto grande, Antonio Giordano e il suo team. In basso, in questa colonna, una veduta di Napoli, città natale dell’oncologo, e uno scorcio di Philadephia, dove svolge parte della sua attività.

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a tra la ricerca contro la Terra dei fuochi

ori

dei tumori. Per tali ragioni ritengo che sia contattato per far partire un progetto di necessaria ogni attività di biomonitoraggio biomonitoraggio. L’idea è quella di proceal fine di far emergere sempre più la stret- dere all’esclusiva valutazione dello stato ta correlazione tra inquinamento e cancro di intossicazione di pazienti residenti nei e costringere la società a mettere al primo comuni identificati come Terra dei fuochi». posto l’uomo e la “sua casa”, Lei ha modo di conOgni giorno cioè l’ambiente, piuttosto che frontarsi con più realtà l’economia e il business». a livello mondiale. Esiste si registrano A riguardo ha siglato un deficit tra ricerca ameprogressi con l’ospedale di Marciaricana e italiana? nise un accordo per la cre- sia per le nuove «Negli Usa fare ricerca è azione di un centro studi più semplice. La burocrazia cure sia per e ricerche contro il canitaliana conta e condiziona cro. Qual è il fine che si è la prevenzione ancora troppo». prefissato? Quali sono i pregi del«Marcianise ha manifestato una forte la ricerca italiana? sensibilità nei confronti della contamina«Direi senz’altro il valore dei ricercazione ambientale da agenti potenzialmen- tori. Mi piace lavorare con gli italiani perte nocivi per la salute umana. Sono stato ché sono molto creativi. I tanti che sono

© mandritoiu/www.shutterstock.com

costretti a emigrare sono desiderosi di dimostrare le loro capacità. E, infatti, inseriti in un sistema che funziona, raggiungono risultati significativi e scientificamente importanti. Diventano tra i migliori ricercatori al mondo». Il deficit italiano rispetto agli altri Paesi risponde più a una questione politica o culturale? «Direi entrambe. In Italia si investe poco in tutto ciò che genera cultura, a partire dalla scuola che vive di penalizzazioni. Gli investimenti dedicati alla ricerca scientifica sono in costante decrescita e proprio per questo i giovani ricercatori italiani continuano a migrare». Cosa dovrebbe cambiare rispetto al passato per avere una ricerca competitiva? «Investire sulla ricerca significa credere nel futuro, significa azionare il motore delle politiche dello sviluppo e dell’innovazione». Ultima domanda: come immagina la sua Campania tra vent’anni? Avremo ancora “terre dei fuochi”? «Sono un uomo che ama pensare in positivo. Voglio pensare che il mio popolo saprà risvegliarsi valorizzando al meglio le sue immense, infinite risorse». Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 25


L’INTERVISTA

«I

l segreto è pensare l’impensabile, non fermarsi mai ai metodi convenzionali di ricerca». Raggiungiamo il professor Davide Ruggero via Skype. Lavora presso il Dipartimento di Urologia e la Scuola di Medicina dell’Università della California di San Francisco, ma è in Grecia per partecipare ad un convegno. Sta girando il mondo per atenei ed enti di ricerca dopo la sua sensazionale scoperta: un meccanismo biologico che blocca la proteina responsabile della crescita e proliferazione dei tumori aggressivi, provocando la morte delle cellule cancerose e la conseguente riduzione della malattia. Un importante traguardo, non c’è che dire. E innovativo, direi… «Le modalità di ricerca sono sempre tante, ognuno poi sperimenta nel modo migliore. Io e il mio team cerchiamo sempre di trovare dei nuovi modi di fare ricerca, di pensare l’impensabile». Ricostruzione in 3D dell’RNA. Cosa che probabilmente non è da tutti… «Un limite della ricerca è che c’è sempre ripetizione perché casomai ci sono dei fondi fosse essenziale capire i meccanismi che e allora ti adegui alla “convenzione”. Sareb- permettono il passaggio da Rna a proteibe bene pensare fuori dagli schemi, invece». ne. L’Rna, infatti, ha un codice e questo Ed è qui che è nata la sua ricerca? codice dev’essere letto dalle cellule per la «Esattamente. Finora abbiamo con- produzione di proteine». tinuato a studiare le cellule cancerogene E cosa si è scoperto? sempre partendo dalle stes«Che le alterazioni di La ricerca se premesse. E per questo questo processo, in maniera molti studi sono proceduti sorprendente, sono fattodev’essere in maniera conservativa, fori-chiave per la crescita e l’icalizzandosi sul tentare di il primo pensiero nizio dei tumori. Partendo da capire solo come nei tumori tale presupposto, abbiamo di uno Stato. il passaggio da Dna a Rna sia ora nuovi composti che blocSenza ricerca alterato, senza considerare cano le alterazioni della “trale proteine che vengono pronon c’è futuro duzione” da Rna a proteine e dotte. Il nostro lavoro, invehanno un effetto sul cancro». ce, è partito da un focus diverso». Una scoperta rivoluzionaria, dunCioè? que. E ora? «Ci siamo detti: “Pensiamo in modo «Prima di questa ricerca si riteneva differente”: tutte le cellule, anche quelle che ci fosse solo un modo possibile di legcancerogene, hanno una loro vita, durante gere il passaggio da Rna a proteina, quela quale i fattori principali che le determi- sta traduzione. Tutti pensavano che non ci nano sono proprio le proteine. Sono loro a fosse distinzione tra cellule normali e candire cosa fare. Ci siamo detti, allora, che cerogene. Noi siamo stati pionieri: oggi ci

Davide Ruggero, a San Francisco per sfidare il cancro Il biologo calabrese combatte i tumori partendo da Rna e proteine

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sono diversi team nel mondo che lavorano su questo campo». Immagino ci sia stata grossa soddisfazione, specie nei confronti dei detrattori e di chi diceva che era tempo sprecato… «Sin dall’inizio c’era molto scetticismo. Andare fuori dagli schemi è sempre rischioso, devi passare grosse barriere. Ma quando riesci, provi un senso di gratificazione inspiegabile. Ti ossessioni, per anni. Ma è un’ossessione positiva e produttiva. Bisogna avere perseveranza, devi essere sempre open mind. Anche quando ti criticano, devi sempre filtrare e cercare di capire quello che si sta sbagliando. Se poi hai ragione provi felicità, soddisfazione intellettuale, rivalsa. È il fuoco che hai dentro che arde sempre e continua finché uno non smette di fare ricerca. Ci sono persone che pensano di fare ricerca ma non hanno più questo fuoco e lì è il problema». Allora le chiedo: sarebbe stato possibile fare uno studio simile in Italia?


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L’INTERVISTA

L’Università della California

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a sede di San Francisco dell’Università della California, dove insegna e fa ricerca il biologo Davide Ruggero, è interamente dedicata alle scienze della salute e alla ricerca nel settore biomedico. È stata fondata come Toland Medical College nel 1864 e dal 1873 si è affiliata all’Università della California. Ospita cinque scuole: la scuola di medicina, la scuola di farmacia, la scuola di dentistica, la scuola di infermieristica e la divisione dottorale. Ha circa cinquemila studenti.

Davide Ruggero.

Ci sono profonde differenze con «(Ride) Diciamo che sarebbe stato gli Usa? quasi impossibile». «In molte università in Usa durante il Perché? «Specie quando hai idee fuori dagli dottorato segui dei corsi, ti insegnano a schemi devi fare i conti con tutta la buro- fare ricerca e a scrivere una ricerca. In Itacrazia, tutta la piramide: il capo, il gran- lia spesso il dottorato è quasi la manovalande capo, il capo del grande za, una sorta di schiavetto del capo… una catena per cui E invece dovrebIn Italia ci sono professore. diventa difficile fare anche be essere completamente molti meno il semplice esperimento. In diverso: con il dottorato terItalia poi ci sono molti meno mini l’università ed entri nel fondi, anche mondo dove devi imparare fondi, anche meno donazioni di privati, meno fel- meno donazioni ad essere scienziato, ad esselowship, per cui quello che di privati e meno re intellettualmente indipendente, ad imparare a scrivere succede è che se le risorse fellowship un paper, a fare esposizioni in non sono tante, non riusciinglese». rai mai a finanziare progetti Non ha mai pensato di tornare in “rischiosi”. Ma il problema di fondo è il Italia? sistema». «Negli anni scorsi ancora me lo chieIn che senso? «Faccio un esempio: se fai un dotto- devano. Non lo so. In questo momento rato in Italia ma non hai risorse, non hai sarebbe molto difficile. Come scienziato strumenti… è normale che diventa diffici- non escludo mai alcuna ipotesi. Diciamo così: ad oggi tornerei solo se ci fossero le riuscire».

condizioni per migliorare la mia ricerca. Ma ad oggi la vedo difficile. Forse è un’utopia». Ma non le manca la “sua” Calabria? «Certamente. I rapporti con amici e familiari… Quando ce li hai, quasi li disprezzi. Poi ti mancano e ci ripensi… Indimenticabili le cene calabresi con gli amici: sette ore di relax e spensieratezza, col buon vino. E poi il mare: sono a San Francisco e il mare è vicino. Ma in Calabria è tutta un’altra cosa». Da dove dovrebbe ripartire la ricerca italiana? «Dall’istruzione. Gli studenti italiani devono essere competitivi: se uno studente italiano fa il dottorato in Italia deve essere competitivo con quello di Harvard. E deve avere gli strumenti per esserlo. Seconda cosa: stanziare fondi. Ci dev’essere un altro tipo di mentalità: la ricerca dev’essere il primo pensiero di uno Stato. Senza ricerca non c’è futuro». (C. G.) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 27


L’INTERVISTA © brichuas/www.shutterstock.com

Biologi in Europa Una professione in rapida evoluzione Intervista ad Harm Smit, presidente dell’ECBA di Corrado Marino

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o incontrato Harm Smit, presidente della Associazione dei Biologi delle Comunità Europee (ECBA), per discutere di un’azione comune attraverso un rimodellamento dell’ECBA, secondo le nuove esigenze del mercato e del libero scambio. Dr. Smit ci può accennare la storia e il perché della creazione di ECBA? «Nel 1975, le associazioni di biologi dei diversi paesi della allora CEE si sono federate nell’associazione dei biologi delle Comunità europee (ECBA). La sua creazione è stata opportuna, dal momento che il progressivo sviluppo dei rapporti tra i diversi Stati aveva indotto altre organizzazioni di liberi professionisti a interessarsi di attività congiunte. Oggi ne vede ancora la necessità? «Verso la fine del secolo la necessità di contatti internazionali tra le organizzazioni di biologi cominciò a declinare. Le decisioni

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nazionali sulla organizzazione scientifica dei singoli Paesi hanno prevalso su un’agenda europea congiunta. Anche le aspettative dell’ECBA non sono state all’altezza delle sue capacità, a causa delle significative differenze normative che investono i biologi nei diversi Paesi. In alcuni la professione è regolamentata e sotto controllo degli Ordini professionali, in altri non esiste alcunché, in altri ancora vi sono organizzazioni scientifiche cui ci si può volontariamente iscrivere». Cosa rappresenta oggi l’ECBA? «L’ECBA rappresenta la biologia a livello internazionale ed è l’organizzazione europea che si occupa della biologia attuale e futura. Lo fa da un punto di vista strategico, in stretta associazione con i suoi membri. I risultati dipendono fortemente dalla cooperazione tra gli organismi membri e non tanto dalle attività dell’organizzazione stessa dell’ECBA. L’attuale elenco di Paesi attivi è cresciuto dai 7 del 2015 ai 12 oggi».

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

Come definisce la biologia moderna? «La biologia di oggi rappresenta uno dei campi scientifici in più rapida evoluzione e che invade rapidamente e incorpora altri settori scientifici. La biologia ha superato lo stato di una disciplina scientifica di base e sta gradualmente diventando oggetto di applicazione in aree diverse, come l’ambiente, il cibo e la salute umana, in modo competitivo o complementare con altre discipline. Non solo è una combinazione delle classiche discipline biologiche, ma integra anche chimica, fisica, matematica e scienze computazionali. Questa integrazione di discipline ci consente di portare la biologia a un livello inimmaginabile di comprensione del funzionamento dei sistemi viventi». Ma l’opinione pubblica cosa conosce di questa professione? «Per affrontare questo interesse da parte della società, molte organizzazioni nazionali di biologi hanno già cambiato il loro modo di


L’INTERVISTA

Harm Smit, presidente dell’ECBA.

esprimersi, andando incontro alle esigenze del pubblico. Cerchiamo di usare concetti facili da comprendere, come la salute, l’ambiente e il cibo per descrivere i benefici della biologia per la società. Questi argomenti sono molto più comprensibili della biologia molecolare, dell’ecologia e della miriade di altri campi della biologia. I biologi hanno la responsabilità e la capacità di sviluppare la nostra società in modo sostenibile, redditizio e salutare». Ritiene i Biologi obbligati a contribuire alla soluzione di problematiche di cui hanno competenza? «Parlerei di orgoglio, non di obbligo. I campi in cui i biologi possono dare un contributo alla società sono molto importanti per un futuro sostenibile del pianeta, non solo in termini di sostenibilità, ma anche in salute, agricoltura, cibo eccetera. Come biologo, sapendo che puoi davvero contribuire a risolvere alcuni dei difficili problemi del nostro pianeta, potresti dover considerare di sostituire la parola obbligo con responsabilità. Perché se sei orgoglioso di essere un biologo, parlare e agire diventa automatico». L’ONB ha iniziato ad attivare le procedure per il riconoscimento di sub qua-

lifiche settoriali, in Italia e in Europa. Inoltre sta procedendo al suo accreditamento in Europa, con l’istituzione di un ufficio a Bruxelles. Ritiene significativa questa strada? «Si, molto importante e significativa. È lodevole che i biologi italiani abbiano iniziato questo percorso e saremo felici di accodarci a loro per affrontare l’argomento. Quindi, prima di tutto, dovremo definire un insieme qualitativo e quantitativo di abilità e conoscenze che ogni biologo in Europa avrebbe dovuto acquisire nei propri studi curricolari. In secondo luogo, dovremo definire un insieme qualitativo e quantitativo di abilità e conoscenze per i biologi professionisti. Ter-

zo, dovremo descrivere come un biologo può contribuire alla soluzione dei problemi. Questo è importante perché credo fermamente che la società e i biologi non siano pienamente consapevoli di ciò che possono mettere in campo». È ottimista verso il futuro? «La spinta, l’entusiasmo e le importanti attività che la recente compagine dell’Ordine dei Biologi ha messo in atto in un breve lasso di tempo, trascina tutti noi verso una visione ottimistica anche a livello europeo. I cambiamenti ci saranno, ma richiederanno molto impegno e lavoro. Scoraggiarsi non è da noi, tutto inizia con la conoscenza di noi stessi e con una più spinta collaborazione».

I campi in cui i biologi possono dare un contributo alla società sono molto importanti per un futuro sostenibile del pianeta

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Liste d’attesa, trasparenza delle Regioni a macchia di leopardo Sul podio ci sono Basilicata, Emilia Romagna e Lazio

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ampania, Molise e Toscana non rendono disponibile alcun report; Calabria, Lombardia e Umbria rimandano ai siti web delle aziende sanitarie, senza effettuare alcuna aggregazione dei dati a livello regionale; 9 Regioni e una Provincia autonoma rendono disponibile solo l’archivio storico sui tempi di attesa con range temporali e frequenza degli aggiornamenti molto variabili. L’obbligo per le Regioni, previsto dal 2013, di rendere noti i tempi delle liste d’attesa, è largamente disatteso, con solo quattro di queste e la provincia di Bolzano che mettono a disposizione del pubblico i dati completi e aggiornati. Dal rapporto della Fondazione Gimbe, sulla trasparenza delle liste d’attesa emerge così un’Italia a macchia di leopardo con più ombre che luci. Solo in cinque offrono sistemi avanzati di rendicontazione pubblica sui tempi di attesa: la Provincia autonoma di Bolzano riporta per le 58 prestazioni i tempi di attesa nelle aziende sanitarie riferiti a un preciso giorno di riferimento del mese precedente (30 maggio 2018). La Valle d’Aosta riporta i tempi di attesa nelle aziende sanitarie per oltre 100 prestazioni riferite al mese precedente (giugno 2018). L’Emilia-Romagna, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere per 50 prestazioni il numero e la percentuale di prenotazioni erogate dal-

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Si tratta di un obbligo previsto dal 2013 ma largamente disatteso le aziende sanitarie entro i tempi massimi previsti. Il portale della Regione Lazio offre per 44 prestazioni le stesse modalità di rendicontazione dell’Emilia Romagna, ma non permette di confrontare le performance per singola prestazione tra differenti aziende sanitarie. La Basilicata, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere in tempo reale i tempi di attesa per le prestazioni erogate da ciascuna azienda sanitaria e di consultare l’archivio storico 2014-2018 dei tempi medi di attesa per tutte le prestazioni in tutte le strutture sanitarie. Non consente, invece, di confrontare in tempo reale i tempi di attesa per singola prestazione tra differenti strutture. «Al fine di contrastare questo inaccettabile livello di mancata trasparenza – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - auspichiamo che il nuovo Piano nazionale per il Governo delle liste di attesa definisca criteri univoci per rendicontare pubblicamente i tempi di attesa, per

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consentire ai cittadini di partecipare attivamente al miglioramento dei servizi sanitari e per fornire a Istituzioni e ricercatori una base univoca di dati per confrontare le performance regionali, anche ai fini di un inserimento di tale indicatore nel monitoraggio degli adempimenti Lea». «Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati prodotti da un’indagine della Fondazione Gimbe sulla trasparenza del governo delle liste d’attesa. Il Lazio, secondo questa autorevole indagine indipendente, si colloca tra le Regioni al top per un sistema avanzato di rendicontazione secondo classi di priorità» ha spiegato l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Socio-sanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato. «Oggi il nuovo sistema di monitoraggio consente di valutare la percentuale di risposte aderenti ai tempi previsti dalle singole classi di priorità. Accedendo al portale www.salutelazio. it ognuno può avere conoscenza dei tempi di attesa a livello regionale e per singola Asl. Il dato complessivo dell’ultima settimana rappresenta un rispetto dei tempi pari al 78,7% delle prenotazioni che sono state complessivamente 28.301 nell’ultima settimana (il dato è migliore per le visite 84,8% e minore per la diagnostica 71,6%). Questo dato rappresenta un passo in avanti importante, ma l’obiettivo rimane quello di arrivare al 90% di rispetto dei tempi di attesa». (D. R.)


SALUTE

Rapporto Sanità 2018 Trentino al top

I

l Trentino ha la sanità migliore d’Italia e vince la classifica dei servizi sanitari offerti dai diversi territori. A certificarlo è il Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità (Crea) dell’università di Roma “Tor Vergata”, che ha presentato il rapporto 2018 sulla «misura delle performance dei Servizi Sanitari Regionali». La Provincia autonoma di Trento guida il gruppetto «dell’eccellenza», di cui fanno parte anche Provincia autonoma di Bolzano, Toscana, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna e Veneto. Mentre Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna si posizionano nell’’area critica occupando, nell’ordine le ultime 7 posizioni; e Valle d’’Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio, Abruzzo si posizionano in un’area di performance intermedia a metà classifica. Le dimensioni prese in considerazione sono quella sociale (equità), esiti, appropriatezza, innovazione ed economico-finanziaria. A giudicare la sanità delle regioni è stato un comitato di esperti che conta 100 rappresentanti delle diverse categorie di “stakeholder’’: utenti, istituzioni, professioni sanitarie, management aziendale e industria medicale. «In ogni caso - osservano gli esperti del Crea - il divario tra chi opera in regioni in sostanziale equilibrio e chi in regioni in piano di rientro tende a ridursi, proporzionalmente al progressivo superamento delle condizioni di “ritardo’’ delle regioni in piano di rientro».

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Lo certifica il Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità (Crea) dell’università di Roma “Tor Vergata”

Dal rapporto emerge che i livelli maggiori di tutela della salute garantiti dai territori più virtuosi sono raggiunti da quelli che più hanno puntato sulle politiche di integrazione tra sanità e sociale. «Una misura necessaria per migliorare la performance nell’ambito della tutela della salute e dell’inclusione» si legge nel rapporto. Altro aspetto rilevante è che i risultati migliori sono figli di maggiori investimenti economici. «Queste province e regioni spendono un po’ di più, erogano più servizi e hanno risultati migliori» ha spiegato Federico Spandonaro, presidente di Crea Sanità, che ha evidenziato in particolare l’esempio offerto dal Trentino sul

fronte dell’assistenza agli anziani. «La Provincia autonoma di Trento – ha sottolineato - in tutta l’area della residenza per gli anziani ha livelli superiori di 3 volte rispetto alla media nazionale. È la prova che chi stanzia di più, produce risultati migliori». Positivo il commento dell’assessore alla Salute e Politiche sociali della Provincia Autonoma di Trento, Luca Zeni. «È un riconoscimento importante perché colloca il Trentino al vertice fra le sanità italiane. Il risultato è frutto di un patto che coinvolge politica, professionisti e cittadinanza. È un premio – ha ricordato - per le scelte fatte e al tempo stesso è un riconoscimento per i nostri medici, i nostri infermieri, il personale sanitario, ma anche la nostra popolazione: lo stile di vita sano, le corrette abitudini alimentari, sportive e nella vita quotidiana hanno determinato questo tipo di classifica». Di segno opposto il giudizio dell’assessore alla Sanità della Regione Sardegna, Luigi Arru. «Prima di arrivare a conclusioni affrettate, i soliti urlatori seriali, leggano e si sforzino, per quanto possibile, di comprendere quanto riportato nel documento – ha spiegato - Una cosa che forse a qualcuno è sfuggita nella fretta di fare commenti poco informati e di chiedere le dimissioni di chicchessia». L’assessore ha ricordato che gli stessi parametri della ricerca cambiano di anno in anno, non è dunque possibile un confronto sulle posizioni in classifica rispetto ai periodi precedenti. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 31


SALUTE

Premiato il suo progetto di ricerca sulla Stomatocitosi Ereditaria, una particolare forma di anemia

La biologa Immacolata Andolfo vince il “Junior Research Grant 2018”

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i definisce anemia la riduzione patologica dell’emoglobina che determina una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. L’anemia colpisce approssimativamente un miliardo e 600mila persone in tutto il mondo. Di questi individui, circa il 10 per cento presenta un’anemia rara trasmessa in maniera ereditaria. All’interno di questo vasto gruppo, si collocano le anemie derivate da alterazioni della membrana eritrocitaria, una struttura molecolare altamente complessa, che conferisce integrità, resistenza meccanica e deformabilità al globulo rosso, e che al contempo garantisce il mantenimento dell’omeostasi ionica di tale cellula. La Stomatocitosi Ereditaria è un’anemia emolitica trasmessa come carattere autosomico dominante, facente parte di tale gruppo, e caratterizzata da un’alterata permeabilità ai cationi della membrana cellulare dei globuli rossi. Il fenotipo di tale anemia è estremamente variabile e con un ampio range di gravità dei sintomi che vanno dall’emolisi cronica con richiesta di trasfusioni fino ad un’anemia lieve. La maggiore complicanza è la presenza del sovraccarico di ferro a livello epatico che può evolvere in epatosiderosi e cirrosi epatica. Spesso, tali pazienti sono diagnosticati in età adulta a causa proprio del sovraccarico di ferro. La patologia può anche presentarsi in una forma detta sindromica con pseudoiperkalemia, ovvero aumento della concentrazione ematica del potassio, e/o edema pre-perinatale. La complessità di questa patologia rappresenta da anni una sfida professionale per la dottoressa Immacolata Andolfo, genetista e dottore di ricerca presso il Dipartimento di Medicina Molecolare e

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Il premio viene conferito dalla Società Europea di Ematologia

Biotecnologie Mediche dell’Università FeIl lavoro di ricerca sarà effettuato presderico II e CEINGE, biotecnologie avanza- so il CEINGE nel team di ricerca, leader te di Napoli. Recentemente la Andolfo è internazionale nel settore delle patologie risultata vincitrice del “Judel globulo rosso, diretto nior Research Grant 2018” Questa patologia dal Professore Achille Iopremio conferito dalla Solascon e dalla Ricercatrice cietà Europea di Ematolo- riduce l’emoglobina. Roberta Russo. gia (European Hematology Ne consegue che il Lo scopo di tale proAssociation, EHA, https:// getto, in primis, prevede sangue riesce ehaweb.org/) che prevel’utilizzo di tecniche di de il finanziamento di un sequenziamento di nuoa trasportare progetto di ricerca di duva generazione (NGS) del meno ossigeno rate biennale. L’EHA, imDNA al fine di migliorare, pegnata da anni nel campo in termini di qualità, costi dell’ematologia sia benigna che maligna, e tempi, la diagnosi dei pazienti affetti da ogni anno finanzia quattro progetti di ri- Stomatocitosi ereditaria. Tale obiettivo cerca per i migliori giovani ricercatori in diagnostico risulta permeante in virtù delcampo europeo. la frequente sottostima della diagnosi e si

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SALUTE

Nella pagina accanto, illustrazione delle cellule del sangue. Nella foto a sinistra, Immacolata Andolfo riceve la targa premio del “Junior Research Grant 2018”. Nella foto di gruppo, il team di ricerca di cui fa parte. Da sinistra, Antonella Gambale, Roberta Russo, il professor Achille Iolascon, Immacolata Andolfo (vincitrice del grant), Gianluca De Rosa, Francesco Manna, e Barbara Rosato. In alto, in questa colonna, la scenografia del palco del “Junior Research Grant 2018” e il logo della Società Europea di Ematologia

affianca ai precedenti workflow diagnosti- nico, determinando l’alterazione dello staci. Accanto alla finalità diagnostica, il pro- to di idratazione del globulo rosso e quindi getto prevede una componente di studio le manifestazioni fenotipiche peculiari. In funzionale dei meccanismi aggiunta, tramite la creamolecolari che determinazione di modelli cellulari Gli anemici no le diverse manifestazioingegnerizzati, mediante nel mondo sono ni patologiche. In particotecnologia CRISPR/CAS9, lare, una seconda parte del un miliardo e 600 si potrà valutare il ruolo progetto sarà incentrata specifico del meccanocetmilioni. Uno su sull’approfondimento della tore nel determinare le alfunzione del gene PIEZO1, terazioni del metabolismo dieci si ammala precedentemente identidel ferro (che determinaereditariamente ficato dallo stesso gruppo no il sovraccarico a livello di ricerca come princiepatico) e di conseguenza, pale gene causativo di tale patologia. Le definire i possibili margini di azione anche mutazioni in questo gene, il cui prodotto a livello terapeutico. Attualmente, infatti, proteico agisce come meccanocettore, ne per i pazienti sono disponibili solo terapie incrementano la capacità di trasporto io- palliative che prevedono supplemento con

acido folico e vitamina B12, trasfusioni nei casi di crisi emolitica e terapia chelante del ferro per il sovraccarico di ferro. I dati generati da questo studio consentiranno, quindi, di definire con completezza lo scenario in cui si pone la Stomatocitosi ereditaria, partendo dalla fase diagnostica sino alla gestione e al trattamento dell’anemia, passando attraverso la valutazione delle possibili complicanze. Inoltre, i risultati di tale studio potranno essere utili non solo per altre anemie caratterizzate sia da alterazione dell’idratazione degli eritrociti sia da sovraccarico di ferro, quali ad esempio, anemia falciforme e beta talassemia, ma anche per tutte le patologie legate ad alterazioni del metabolismo del ferro. (Dalla redazione) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 33


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Inquinamento e diabete Il legame che non ti aspetti © Khongtham/www.shutterstock.com

In America spiegano come lo smog favorisca lo sviluppo della malattia di Rino Dazzo

È

altamente nocivo per le vie respiratorie, può provocare tumori, favorire lo sviluppo di malattie cardiache e renali. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, però, l’inquinamento da smog contribuisce in maniera rilevante anche allo sviluppo del diabete. Lo sostiene una ricerca condotta da esperti e analisti della Washington University School of Medicine in St. Louis. Lo studio ha preso in esame un campione di un milione e 700mila ex militari statunitensi senza storie di diabete alle spalle, messo in relazione con i dati relativi alle analisi del particolato fine pm 2,5 rilevati dal sistema di monitoraggio ufficiale della Epa, la Environmental Protection Agency americana, e da alcuni satelliti della Nasa. La ricerca si è protratta per otto anni e mezzo e ha portato a delle conclusioni sorprendenti. I ricercatori, infatti, hanno evidenziato il legame significativo intercorrente tra i livelli di inquinamento e lo sviluppo del diabete. Un numero consistente di soggetti presi in esame ha sviluppato il diabete nel

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corso dello studio, con un’incidenza maggiore a seconda del maggior grado di inquinamento delle varie località di residenza. Tra i veterani esposti a livelli da 5 a 10 microgrammi di particolato fine 2,5, costituito cioè da particelle di diametro inferiore o uguale a 2,5 microgrammi per metro cubo, il 21 per cento ha sviluppato la malattia mentre la percentuale è aumentata di tre punti, fino al 24 per cento, tra i soggetti esposti a livelli di inquinamento tra gli 11,9 e i 13,6 microgrammi. Negli Stati Uniti la soglia di inquinamento è proprio di 12 microgrammi per metro cubo di aria, mentre in Italia è più che doppia: 25 microgrammi. Ovviamente questi dati non dimostrano una relazione diretta tra inquinamento e diabete, ma inducono comunque a riflessioni sul nesso tra aria inquinata e la malattia, le cui prime cause, in ogni caso, sono riconducibili alla sedentarietà, alla mancata pratica di attività fisiche o sportive, al sovrappeso e all’obesità. Un ambiente sano e pulito, anche a livello atmosferico, può comunque contribuire a tenere lontano il rischio di contrarre il diabete, un aspetto sinora scarsamente

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considerato. Lo smog, infatti, è complice dello sviluppo della malattia e, secondo gli autori dello studio, è corresponsabile del 14 per cento di tutti i casi di diabete nel mondo: circa tre milioni e 200mila casi. Curiosamente, tre milioni e 200mila sono proprio i diabetici italiani. Per il gruppo di ricerca della Washington University School of Medicine in St. Louis, i dati emersi nel corso dello studio dovrebbero indurre le autorità statunitensi e di tutto il mondo a ribassare ulteriormente la soglia di inquinamento, portandola da 12 (o da 25) microgrammi per metro cubo a massimo 5 microgrammi. Negli Stati Uniti, come del resto in Europa, sono invece forti le pressioni perché la soglia sia piuttosto innalzata. Il particolato fine pm 2,5 è costituito da particelle prodotte in quasi tutti i processi di combustione industriale, dai motori di auto e motoveicoli agli impianti di riscaldamento a legna, giusto per fare qualche esempio, ed è stato individuato da vari studi come primo responsabile di numerose patologie che affligono l’organismo umano, tra cui citiamo ictus e tumori.


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Italia 2050: un terzo della popolazione sarà over 65

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Vecchiaia e aumento delle patologie croniche nel report dell’Istat di Domenico Esposito

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el 2050 la popolazione italiana conterà due milioni e mezzo di persone in meno, con un terzo della popolazione che avrà oltre 65 anni. È un dato che spaventa, quello dell’invecchiamento del nostro Paese. E inoltre l’aumento della vita media avrà anche altre ripercussioni negative: si registrerà un incremento dei soggetti sottoposti a condizioni patologiche richiedenti cure a lungo termine, di quelli non autosufficienti e che saranno esposti di conseguenza al rischio di rimanere soli e socialmente emarginati. Tutto ciò farà crescere la spesa per le cure degli anziani, con l’altro lato della medaglia che sarà rappresentato da una diminuita forza produttiva dell’Italia. Sono queste le previsioni elaborate dall’Istat per Italia Longeva e presentate al Ministero della Salute in occasione della terza edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine. «Non bisogna trascurare un fisiologico margine di incertezza, ma è chiaro che il quadro generale che viene fuori da questa analisi è quello di un Paese che ben presto dovrà fare i conti con una rilevante questione di soste-

nibilità strutturale», ha specificato il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva. Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, ha aggiunto: «Se volessimo curare tutti i malati in ospedale, significherebbe rendere le nostre città, da Milano a Roma e a Palermo, dei reparti a cielo aperto. Per questo le cure sul territorio diventano un obbligo per combattere la fragilità e l’insufficienza psico-fisica degli anziani». Non si può quindi più rinviare il potenziamento dell’assistenza domiciliare attraverso una rete territoriale di presidi sociosanitari e socioassistenziali. «C’è poi la disabilità - aggiunge Bernabei - che nel 2030 interesserà 5 milioni di anziani, e diventerà la vera emergenza del futuro e il principale problema di sostenibilità economica nel nostro Paese. Essere disabile vuol dire infatti avere bisogno di cure a lungo termine che, solo nel 2016, hanno assorbito 15 miliardi di euro, dei quali ben tre miliardi e mezzo pagati di tasca propria dalle famiglie». Ipertensione, diabete, demenza, malattie cardiovascolari e respiratorie: saranno questi i principali nemici contro cui combattere. E diventa difficile prevedere di far-

lo se si guardano i dati poco incoraggianti relativi alla disponibilità di posti letto all’interno delle strutture sociosanitarie, siano esse pubbliche o private. «Il rischio da evitare assolutamente – ha concluso il professor Bernabei, è che l’Italia possa diventare un enorme e allo stesso tempo disorganizzato ospizio, all’interno del quale verranno costretti a lavorare a più non posso i giovani che dovranno sostenere milioni e milioni di anziani soli e disabili. Per questa ragione non basterà solo prevenire le malattie, ma sviluppare una rete assistenziale basata su competenze e tecnologia. È la famosa tecnoassistenza di cui parliamo da anni: bisogna scommettere su una LongTerm Care matura e moderna, che a suo modo sarà l’esame fondamentale, il vero banco di prova per il futuro del Paese. Se questa partita andrà persa, sarà vana qualsiasi altra riforma della sanità, del lavoro e della previdenza sociale». Un quadro non proprio idilliaco quello dipinto da Bernabei e Alleva, ma che impone alla classe politica che governa l’Italia di porre le basi affinché queste previsioni possano non diventare una realtà amara per chi dovrà subirla.

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coFoodFertility è un progetto di ricerca multicentrico e multidisciplinare che, in un’ottica di prevenzione primaria e al fine di procedere con interventi più precoci a salvaguardia della salute attuale e futura delle popolazioni che vivono in contesti ambientali più sfavorevoli, introduce un approccio integrato e diretto di valutazione del rischio biologico precoce, individuando nel seme maschile una chiave di lettura affidabile per meglio valutare il peso dell’inquinamento ambientale sulla salute umana e per svelare i meccanismi più fini del rapporto Ambiente-Salute. In sostanza, a differenza degli studi di epidemiologia classica che valutano il rischio salute “contando” gli esiti finali del danno alla salute (mortalità, incidenza, ricoveri per malattie, tumori ecc.), EcoFoodFertility valuta i segni più precoci di modificazione funzionale o strutturale, prima che si manifesti il danno clinico, puntando sui cosiddetti Organi-SPIA, come l’apparato riproduttivo, dove il seme maschile rappresenta un fluido ideale, facilmente studiabile, una vera e propria Sentinella dell’Ambiente e della Salute generale. Il progetto è diviso in due parti: la prima, è un studio sistematico di biomonitoraggio umano volto a verificare eventuali differenze di rischio fra maschi sani residenti in contesti ambientali a diversa pressione ambientale valutabili attraverso l’analisi quali-quantitativa nel seme e sangue (anche di capelli e urine) di diversi contaminanti ambientali come metalli pesanti, diossine, pcb, idrocarburi policiclici aromatici, ftalati, parabeni, pesticidi, nanoparticolato ed i loro effetti biologici con lo studio di diversi biomarcatori, ossidativi, immunologici, proteomici, genetici, epigenetici, metabolomici ecc. La seconda parte è, invece, di prevenzione e di intervento per compensare e modulare gli effetti dell’inquinamento ambientale sull’uomo. Il progetto e la Terra dei Fuochi Il progetto è partito da Acerra, in relazione alla questione “Terra dei Fuochi”, per chiarire con un metodo diverso da quelli finora adottati, se effettivamente vivere in queste aree rappresenti un rischio maggiore per la salute rispetto ad altre e, soprattutto, per avvia-

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re in tempo strategie concrete di prevenzione di più ampia portata per la salvaguardia della e/o sistemi di compensazione del danno alla Salute Pubblica. salute, andando così oltre la protesta, con una I primi studi e risultati ottenuti proposta che vale per tutte le “Terre dei FuoI primi studi retrospettivi che abbiamo chi” presenti in Italia e nel mondo. Attualmen- presentato già oltre tre anni fa dimostravano te è in fase esecutiva su maschi in diverse aree una differenza statisticamente significativa di d’Italia ed anche in Europa come Spagna e maggior danno al DNA spermatozoario, verifiGrecia. Ci stiamo preparando per allargarlo in cata addirittura con due tecniche, nei soggetaltri paesi non solo europei e da poco abbiamo ti residenti nell’area della “Terra dei Fuochi” avviato anche un protocollo rispetto a quelli dell’area sperimentale al femminile. del Cilento. Su queste basi, Il progetto Un nuovo ruolo alla abbiamo avviato due studi è partito da Acerra stavolta prospettici di biofertilità Il seme umano dà informonitoraggio su 222 maschi in relazione mazioni sullo stato di salute sani, omogenei per età, indialla questione ambientale del territorio in ce di massa corporea e stili cui vivono le persone ed al di vita. In un primo gruppo della “Terra contempo informazioni sullo metalli pesanti nel seme e dei Fuochi” stato di salute generale. Quinsangue, valutando la qualità di può rappresentare uno seminale, la frammentazione strumento potente che i policy maker possono del DNA spermatico, la capacità antiossidante utilizzare per la sorveglianza sanitaria, il moni- totale e l’attività degli enzimi antiossidanti, su toraggio ambientale e per innovativi program- un secondo anche la lunghezza dei telomeri su mi di prevenzione primaria e “anteprimaria” leucociti del sangue e su spermatozoi. I risul(preconcepimento), non solo per le patologie tati li abbiamo pubblicati su due riviste interriproduttive, ma per quelle cronico-degenera- nazionali (Reproductive Toxicology nel dicemtive, dall’ipertensione al cancro, che interes- bre 2016 e International Journal nel settembre sano l’adulto nella generazione presente e in 2017) dove abbiamo riscontrato nei maschi quelle future in relazione alle nuove evidenze residenti in “Terra dei Fuochi” rispetto a quelli scientifiche sugli effetti transgenerazionali in- residenti nell’Alto-medio Sele, in provincia di dotte dagli inquinanti e dai cattivi stili di vita Salerno, un eccesso statisticamente significasui gameti e ciò, ovviamente, proietta la Fer- tivo di diversi metalli: alluminio, rame, mangatilità e la stessa Andrologia in una dimensione nese, nichel e soprattutto cromo. A maggiore

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Il progetto di Ricerca EcoFoodFertility raccontato da Luigi Montano

La salute dell’apparato riproduttivo come specchio della salubrità ambientale

bioaccumulo si accompagnava una riduzione vivono in aree ambientali più compromesse, della motilità degli spermatozoi, un aumento bisognerebbe applicare una serie di presidi, della frammentazione del DNA spermatico, anche di tipo nutraceutico, quando necessari, una ridotta capacità antiossidante e, soprattut- per “Bonificare l’uomo delle Terre dei Fuochi to quest’ultima, così come la riduzione dell’at- d’Italia e d’europa”. Il modello EcoFoodFertilitività di alcuni enzimi antiossidanti erano valu- ty, infatti, proprio per il portato innovativo deltabili nel seme e non nel sangue, che insieme a la proposta di prevenzione a tutela della salute differenze viste anche nei telomeri spermatici non solo riproduttiva, attraverso un progetto e non in quelli leucocitari ci hanno fatto capi- finanziato dal Ministero della Salute su alcure non solo che la residenza ne aree ambientali critiche sembra avere un peso impord’Italia, come l’area di BreI risultati sono tante, ma che il seme stesso scia-Caffaro, Val di Sacco nel stati pubblicati sembra essere più precoce e frusinate, Terra dei fuochi, sensibile all’esposizione amsta declinando appunto tale sulle riviste bientale rispetto alla matrice intervento su giovani dai 18 Reproductive sangue e ciò sembra ulteriorai 22 anni. mente essere confermato da Il seme umano, spia Toxicology e Int. altri dati che stiamo sempre della salute ambientale Journal più acquisendo. Il liquido seminale è un “Bonificare” l’uomo bioaccumulatore di sostanze In attesa dei tempi lunghi della bonifi- contaminanti e, a differenza dell’ovogenesi (la ca e/o meglio dell’arresto dell’inquinamento, riserva ovarica nella donna è già presente alla che sarebbe ovviamente la prima vera opera nascita e si consuma poi fino alla menopausa), di prevenzione primaria, si comincia ad esse- la spermatogenesi nel maschio, dalla pubertà re operativi con indicazioni preventive di tipo in poi, rappresenta un processo continuo con informativo/educativo e con vere e proprie più replicazioni, più possibilità di mutazioni, misure di compensazione del danno partendo dunque più sensibilità agli stress endogeni ed dalla considerazione che lo stile di vita e l’ali- esogeni. Per tali motivi può essere considerato mentazione, con determinati regimi nutrizio- una cartina di tornasole sia della salute genenali, può modulare l’effetto dell’inquinamento rale dell’individuo che dell’Ambiente. ambientale ed aiutare a potenziare le difese Un’alimentazione corretta può ridurantiossidanti e detossificanti dell’organismo. re il peso degli inquinanti ambientali In definitiva, per proteggere le popolazioni che Gli spermatozoi sono cellule sensibili e

Luigi Montano, uro-andrologo, ASL Salerno, Coordinatore del Progetto di Ricerca EcoFoodFertility, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana.

alimentazione e stili di vita rappresentano una importante causa, insieme ai fattori ambientali (insulti chimici e fisici), di riduzione della qualità seminale. Eppure l’Italia, e in particolare la Campania, è la patria della dieta mediterranea, un regime dietetico che evidentemente stiamo perdendo di vista e proprio uno studio pilota che abbiamo presentato a due congressi europei di Andrologia a Copenaghen e di Teratologia a Budapest nel 2017 e pubblicati sulla rivista Reproductive Toxicology, sempre nel 2017, indicano il ruolo protettivo di questo regime alimentare sulla morfologia spermatica. Frutta e verdura di stagione, cerali integrali, semi, legumi coltivati soprattutto secondo tecniche agroecologiche, ricchi di sostanze antiossidanti e attivatori delle catene detossificanti contrastano l’effetto, per esempio, proossidante degli inquinanti e quindi dovrebbero rappresentare la forza salute della fertilità e di quella complessiva. A tal proposito, in questo periodo stiamo portando avanti, grazie a un finanziamento del Ministero della Salute, un trial clinico randomizzato su giovani maschi dai 18 ai 22 anni, non fumatori residenti in tre aree pilota d’Italia. Il progetto consiste nel valutare prima lo stato di contaminazione ambientale nei diversi soggetti residenti nelle tre aree ed i loro eventuali effetti e poi a random un intervento di modifica dello stile di vita per valutare la capacità di tale intervento di ridurre il bioaccumulo di inquinanti a partire dai metalli pesanti e di modificare i biomarcatori d’effetto. Quale il rischio salute da inquinamento per le nuove generazioni Gli inquinanti attraverso meccanismi diretti e indiretti, inducono alterazioni genetiche ed epigenetiche dei gameti maschili che, se non riparate nelle fasi successive alla fecondazione, possono favorire aborti, malformazioni congenite e suscettibilità a molteplici malattie non solo nel bambino, ma anche nell’adulto. In sostanza, la stessa aspettativa di vita sana può essere già compromessa alla nascita per le epimutazioni trasmissibili in particolare per via paterna, considerando l’estrema sensibilità degli spermatozoi e questo si traduce in una preoccupazione fondata per la salute delle generazioni future. (Dalla redazione) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 37


SALUTE

L’

Piante naturali e cura delle malettie venose Supporto e integrazione dei trattamenti con Aesculus hippocastanum, Condroitin solfato, Vitis vinifera e Silicio organico per il riequilibrio del glicocalice

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di Rosa Funaro

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eziopatogenesi della malattia cronica venosa si basa su modificazioni di carattere strutturale a carico della parete venosa in associazione al processo infiammatorio, che si innesca a seguito di alterazioni emodinamiche che costituiscono il maggiore aspetto accessorio delle malattie venose sia negli stadi precoci che in quelli più avanzati della patologia. Con le alterazioni del flusso venoso, si può verificare l’attivazione della cascata infiammatoria e l’apertura dei canali ionici, la riduzione dell’ossido nitrico e lo stress ossidativo, che contrastando la biodisponibiltà di NO ridurrebbe la produzione di ATP, oltre alla produzione di citochine e l’induzione dell’espressione di molecole di adesione leucocitarie. Questo processo sembra iniziare a livello dei recessi valvolari e potrebbe essere la causa delle infiltrazioni leucocitarie, che danno il via alla degenerazione delle valvole. Le modificazioni emodinamiche, che si verificano all’interno del vaso, sono trasmesse all’endotelio tramite il glicocalice, che funge da trasduttore di stimoli meccanici in stimoli biochimici. L’evento determinante è la dissoluzione del glicocalice che espone le cellule endoteliali al flusso ematico promuovendo l’adesione, l’infiltrazione leucocitaria e piastrinica con rilascio di fattori trombogenetici, di radicali liberi, riduzione dell’attività fibrinolitica e danno per la matrice extracellulare, fondamentale nella funzione venosa. Le più importanti sostanze, prodotte dai leucociti, dalle cellule ematiche, sono le metalloproteinasi. Queste vengono attivate e specie MMP-2 MMP-9, concorrono alla distruzione della matrice extracellulare e inibiscono la contrazione delle cellule muscolari lisce sia direttamente che indirettamente. A tal proposito l’utilizzo dell’Aesculus hippocastanum, ricco di saponine, la cui miscela chiamata escina, glucosidi cumarinici e triterpenici, tra cui l’esculina, procianidine tannini e flavonoidi, amidi e grassi insaturi risulta avere proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive, antiedemigene e vasocostrittrici. Inoltre tali sostanze agiscono anche sulla riduzione dell’attività dell’elastasi e della ialuronidasi, enzimi che indeboliscono l’endotelio dei vasi e la matrice extracellulare. L’azione protettiva a livello dei capillari e decongestionante si verifica nel


SALUTE

L’Ippocastano

Con le alterazioni del flusso venoso, si può verificare l’attivazione della cascata infiammatoria e l’apertura dei canali ionici, la riduzione dell’ossido nitrico e lo stress ossidativo

L’

miglioramento dell’attività del microcirco- fornito il prodotto nutraceutico formulalo attraverso la diminuzione della permea- to con componenti per sostegno venoso, bilità dei capillari stessi e favorendo così il utilizzato su 93 soggetti di entrambi i sessi drenaggio linfatico. (20 uomini e 73 donne), avevano una età Inoltre, come supporto al trattamen- compresa tra 22 e 91 anni, aventi ricevuto to già descritto, oltre all’utilizzo di sicilio una diagnosi di IVC con linfedema, ulceorganico, capace di regore, flebiti, vene varicose ed Il glicocalice lare la formazione della erisipela, in seguito a visita matrice extracellulare e il traduce gli stimoli specialistica. metabolismo del calcio, i I pazienti sono stati meccanici in Picnogenoli da Vitis vinifetrattati con nutraceutico ra sono un concentrato di a base di principi attivi nabiochimici e li polifenoli, sostanze ad attiturali somministrato quotitrasmette vità antiossidante e antindianamente prima dei paall’endotelio fiammatoria, con proprietà sti principali per tre mesi. antiaggreganti piastriniche Tali principi attivi sono che controllano pesantezin grado di agire a diverza e dolore, conseguente alla stasi venosa. si livelli fisiopatologici dell’IVC, al fine di Non ultime, le proantocianidine oligo- migliorarne i sintomi e contrastarne, nei meriche, che costituiscono una famiglia di limiti del possibile, il principio patologico. polifenoli naturali, appartenenti alla classe Sono stati misurati il tempo di riempimendei bioflavonoidi, presenti in elevate con- to delle vene degli arti inferiori e il volume centrazioni nei semi di uva rossa con for- di sangue movimentato dopo svuotamento tissima azione antiossidante sono risultate delle vene mediante metodica di reografia molto efficaci sia nella fase di induzione a luce riflessa prima di iniziare il trattache nella fase di propagazione della peros- mento e alla fine del periodo di studio. sidazione lipidica. È stata inoltre effettuata la valutaTale capacità sta nell’inibire l’enzima zione della sintomatologia mediante quexantina ossidasi, promotostionario, prima di iniziare re della formazione dell’ail trattamento e dopo tre L’Aesculus nione superossido. Inoltre, mesi. Questo studio ha hippocastanum dati di farmacocinetica indimostrato che il trattadicano un forte tropismo mento con l’integratore ha proprietà delle OPC per i tessuti ricnutraceutico è stato efficaantiossidanti, chi di glicosaminoglicani, ce nell’aumentare il tempo come ad esempio le pareti antinfiammatorie di riempimento delle vene dei vasi sanguigni e tale degli arti inferiori e mie vasoprotettive azione si manifesta in pargliorare la sintomatologia ticolare con un notevole associata ad IVC dopo tre rafforzamento delle pareti capillari. mesi di trattamento, in assenza di effetti A sostegno della funzione di questi collaterali. composti vi sono i risultati di uno stuTali risultati andranno ulteriormente dio condotto dall’Università di Modena confermati mediante ulteriori studi, unita(Network del Secondo Parere), con il mente ad una valutazione a lungo termine supporto dell’azienda Phytoitalia che ha della efficacia del trattamento.

Ippocastano o castagno d’India (Aesculus hippocastanum L., 1753) è un albero della famiglia Sapindaceae, diffuso in Europa. Si usa spesso come ornamentale o come pianta isolata. Crea una zona d’ombra molto grande e fitta e può raggiungere un’altezza di 25-30 metri. La chioma raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro, pur rimanendo molto compatta. L’aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. Sui rami ci sono grandi gemme opposte, rossastre. La corteccia è bruna e liscia e si desquama con l’età. Le foglie dell’ippocastano sono decidue e ciascuna può arrivare a oltre 20 cm di lunghezza. Il picciolo non ha stipole, ma una base allargata ed è solcato da una fenditura. Le foglie hanno una colorazione verde brillante nella pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore. La pianta ha fiori ermafroditi a simmetria bilaterale, costituiti da un piccolo calice a 5 lobi e una corolla con 5 petali bianchi, spesso macchiati di rosa o giallo al centro. La fioritura avviene nei mesi di aprile e maggio. I frutti sono grosse capsule rotonde e verdi, con corti aculei, che contengono un grosso seme o anche più semi marroni che prendono il nome di castagna matta. Hanno un sapore amaro e un odore molto sgradevole durante la cottura. Tra l’altro sono leggermente tossici e non commestibili. Sopporta bene le basse temperature e non ha particolari esigenze in fatto di suolo. Resiste, invece, poco alla salinità dei terreni e all’inquinamento, a cui risponde con un arrossamento fogliare e un disseccamento. Si distingue da altre piante ornamentali a foglie palmate per il fatto che ciascuna foglia è composta non da un’unica lamina divisa più o meno profondamente, ma da 5-7 foglie più piccole, completamente formate. Dal vero castagno si distingue per la forma delle foglie: il castagno le ha semplici, inserite alternate sul ramo, l’ippocastano le ha composte.

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SALUTE

Tipo e quantità di melanina sintetizzata sono determinati geneticamente, ma vengono influenzati

Fototipo e scelta del filtro solare

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l fototipo di un individuo è definito dalla qualità e dalla quantità di melanina presente nella pelle in condizioni normali, non fa altro che indicare le reazioni della pelle all’esposizione agli UV e il tipo di abbronzatura che ne deriva. Il colore della cute normale dipende quindi principalmente dal tipo e dalla distribuzione dei pigmenti melanici. La melanina è responsabile di cinque colori base della cute e dei capelli: nero, bruno, rosso, giallo e bianco (assenza di melanina o depigmentazione). È possibile distinguere la pigmentazione melanica in: 1) costituzionale, geneticamente determinata in assenza di esposizione al sole o di altre influenze; 2) facoltativa, indotta dall’esposizione solare (abbronzatura). La sua intensità è variabile a seconda della regione corporea e del gruppo etnico di appartenenza. La forma più comune di melanina biologica deriva dal metabolismo dell’amminoacido tirosina ed è un polimero costituito da unità monomeriche, che possono essere di due principali tipi: i) indolchinone un derivato del 5,6-diidrossiindolo (DHI); ii) acido 5,6-diidrossiindolo-2-carbossilico (DHICA). L’enzima tirosinasi, biosintetizzato dai melanociti, catalizza gli eventi iniziali della melanogenesi, ovvero è qui che avviene la conversione della tirosina in dopachinone (o-chinone) e la formazione di melanina è data da eventi biochimici, che caratterizzano il metabolismo della tirosina nei melanociti. Tipo e quantità di melanina sintetizzata nell’individuo sono determinati

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Come proteggere la pelle dall’esposizione ai raggi UV di Carla Cimmino

geneticamente, ma possono essere influen- nosissimi UV-B. Negli organismi viventi il zati da tutta una serie di fattori ormonali e colore nero infatti sembra essere associato ambientali, sesso, età, esposizione ai raggi esclusivamente alle melanine. UV e stati infiammatori. I filtri solari invece sono sostanze in A questi fattori si possono talvolta ag- grado di assorbire o schermare le radiaziogiungere una serie di anomalie di sviluppo, ni UV parzialmente o totalmente. Tali filtri genetiche o acquisite, caratterizzate da di- sono studiati sia per proteggere dagli UV-B minuzione o aumento della (280-320 nm) che dagli sintesi melanica (ipomela- Il colore della pelle UV-A (320-380 nm). nosi e ipermelanosi). È possibile distinguere dipende Alcuni di questi disori filtri in: 1) CHIMICI che principalmente dini pigmentari sono ben agiscono proteggendo la conosciuti e includono dalla distribuzione pelle dalle radiazioni solari l’albinismo, la vitiligine, le tramite assorbimento e/o dei pigmenti macchie mongoliche e il diffusione. melanoma. I filtri chimici appromelanici Il ruolo fondamentale vati è possibile classificarli della melanina, una volta come derivati dei compoassorbita dai cheratinociti è quello di costi- sti: PABA e derivati, cinnamati, antranilatuire una barriera protettiva alla penetra- ti, benzofenoni, salicilati, dibenzoilmetani, zione di dosi eccessive di radiazioni solari derivati della canfora e fenil-benzimidaultraviolette, tra cui, in particolare, i dan- zolsulfonati.

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SALUTE

Sono sostanze di sintesi, che han- grazie alla loro opacità e al loro potere rino una struttura chimica costituita da un flettente. Tali filtri fisici, hanno un’elevata anello aromatico e due gruppi funzionali in azione protettiva contro gli UVB e UVA, grado di agire da donatori o da accettori di senza il rischio degli effetti indesiderati, elettroni. che invece possono verificarsi se si impieQuesti assorbono selettivamente i rag- gano filtri chimici, associando, quindi, un gi UV, che hanno lunghezza d’onda corta, alto fattore protettivo ad un elevato grado e li convertono in radiaziodi sicurezza d’uso. Vengoni a lunghezza d’onda magno utilizzati soprattutto I filtri solari giore e meno energetiche. quando ci si trova davanti sono sostanze Tra tali filtri impiegati, è a casi di elevata sensibiliche possono stato inserito da qualche tà alla luce (pelle chiara, anno il Tineosorb S e M, tendenza all’eritema) e per assorbire che risulta altamente efaree cutanee molto sensio schermare ficace e ad ampio spettro, bili (naso, labbra ecc.). contribuendo alla prevenNella scelta del prole radiazioni UV zione del fotoinvecchiadotto solare da utilizzare al mento e dei melanomi, momento di un’esposizione contrastando i raggi UVAII e UVB; 2) FI- agli UV devono essere considerati diversi SICI o schermi minerali (ossido di titanio fattori: il fototipo cutaneo, più chiara è la e ossido di zinco), funzionano come spec- pelle, più alto deve essere l’indice di prochi in quanto riflettono tutte le radiazioni tezione da utilizzare; lo stato della pelle,

Il fototipo

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er fototipo si intende una classificazione utilizzata in dermatologia, determinata sulla qualità e sulla quantità di melanina presente in condizioni basali nella pelle. Esso indica le reazioni della pelle all’esposizione alla radiazione ultravioletta e il tipo di abbronzatura che è possibile ottenere. Conoscere il proprio fototipo è fondamentale per preservare la salute della propria pelle e per esporsi senza rischi alle radiazioni solari. In dermatologia si distinguono sei tipi di fototipo, a seconda delle caratteristiche dell’individuo e della reazione all’esposizione ai raggi ultravioletti. La pelle di ogni persona, a seconda del fototipo, contiene una certa quantità di melanina, che è responsabile dell’abbronzatura: il fototipo VI è quello che ne contiene di più, mentre il II è quello che ne contiene di meno. La quantità di melanina presente nelle persone di fototipo I è nulla o comunque quasi insignificante e proprio per questo anche una minima esposizione alla luce solare può provacare danni alla salute. I bambini, a parità di fototipo, necessitano creme con fattori di protezione più alti degli adulti. ovvero se sono presenti cicatrici, se ci si è sottoposti peeling chimici, o se ci sono macchie sulle superfici esposte; le sedi cutanee maggiormente esposte devono essere più protette; le condizioni di salute generale dell’individuo, in caso di malattie autoimmuni, vitiligine. Per scegliere un buon filtro solare in base al fototipo, è importante tener presente alcune regole fondamentali: che non sia fototossico o fotosensibilizzante; che abbia stabilità fotochimica e termica; che abbia elevata impermeabilità nei confronti della cute; spettro di assorbimento all’UV che sia conforme a quello riportato sulla confezione. Ricordiamo che per proteggersi adeguatamente dai raggi solari, è indispensabile spalmare una quantità sufficiente di prodotto su tutta la superficie corporea in maniera omogenea, ripetendo l’operazione ogni ora durante l’esposizione. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 41


SALUTE

Il sistema sangue si rafforza Un piano per garantire l’autosufficienza. L’obiettivo è raggiungere 860mila chili di plasma entro il 2020 di Daniele Ruscitti

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romuovere la donazione periodica, volontaria, anonima e gratuita del plasma e del sangue, aiutando il nostro paese a raggiungere al più presto la completa autosufficienza. Un obiettivo ambizioso che nel 2020 potrebbe conoscere già i primi risultati importanti. Il sistema sangue italiano si rafforza grazie alla collaborazione avviata tra il Centro nazionale sangue (Cns) e la Federazione internazionale delle Organizzazioni di donatori di sangue che hanno firmato un accordo per avviare insieme progetti ed eventi. Nel 2017 è stata di circa 830mila chili la quantità di plasma messa a disposizione delle industrie per la produzione di farmaci fondamentali per una serie di patologie, dall’emofilia ad alcune immunodeficienze, con un aumento dell’1,8 per cento rispetto al 2016. L’obiettivo è quello di raggiungere 860mila chili nel 2020, per ridurre al minimo la dipendenza dal mercato dei medicinali plasmaderivati che si basa prevalentemente sulla materia plasma prima fornita da un unico paese,

gli Usa che, con circa del 5 per cento della popolazione mondiale raccolgono (anche a pagamento) oltre il 60 per cento di tutta la quantità del plasma disponibile al mondo. «Garantire l’autosufficienza e la sicurezza del plasma e del sangue è fondamentale – sottolinea Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Cns -. Si pensi ad esempio alle persone con talassemia, di cui ogni 8 giugno si celebra la giornata mondiale: questi pazienti hanno bisogno di trasfusioni periodiche continue, tanto da assorbire più del 10 per cento del sangue raccolto. Per questi pazienti è importante che alcune Regioni migliorino l’organizzazione della raccolta di sangue, in modo da poter sempre garantire le trasfusioni necessarie senza alcun ritardo sui programmi terapeutici, anche durante il periodo estivo. L’esperienza della Fiods, che rappresenta oltre 80 paesi e 18 milioni di donatori volontari e non remunerati, può essere un aiuto prezioso per condividere buone pratiche da adottare e allo stesso tempo per far conoscere quelle già in atto in Italia nei paesi che

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ancora non hanno un sistema come il nostro basato sulla donazione volontaria e non remunerata, che è riconosciuto tra i migliori a livello internazionale». L’accordo quadro, spiega Gian Franco Massaro, presidente Fiods, sarà poi declinato in diverse iniziative specifiche. «Siamo felicissimi di questa collaborazione con il Cns – afferma Massaro – e speriamo che dia frutti soprattutto nel settore della raccolta del plasma, in cui l’Italia non è ancora autosufficiente, mentre sul sangue l’obiettivo è già raggiunto. Allo stesso tempo l’esperienza italiana potrà essere utile nei nostri progetti internazionali nelle zone in cui invece il sistema sangue è ancora indietro, soprattutto in Africa, Asia e America Latina».


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INNOVAZIONE

Le batterie che illumineranno New York

Investimenti da 260 milioni di dollari per l’energy storage urbano di Nico Falco

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na città alimentata con batterie, con un gigawatt e mezzo di energia negli accumulatori. Una rivoluzione del sistema energetico, da completare con un piano di investimenti da 260milioni di dollari ai quali potrebbero aggiungersi altri fondi privati e che porterebbe anche a un picco positivo anche nell’occupazione. Il progetto arriva da New York, dove la svolta alla green economy diventa sempre più uno dei capisaldi della programmazione di crescita. Si parte da un assunto: le metropoli hanno bisogno di energia in quantitativi enormi e i mezzi di produzione tradizionali non bastano più, né sul piano economico né su quello della disponibilità delle risorse. Si punta quindi all’ottimizzazione, al risparmio, ma soprattutto a fonti alternative che possano garantire nuova linfa vitale per le attività della city e che siano valide anche in prospettiva di ulteriore crescita. Si stima che oggi i centri urbani, dove vive oltre il 50 per cento della popolazione mondiale, consumino il 65 per cento dell’energia generata in tutto il mondo. New York, nel caso specifico, nel 2017 è riuscita a ottenere una diminuzione dei consumi, stimata in un 10 per cento per gli edifici pubblici e privati e in un taglio del 14 per cento delle emissioni di CO2 relative.

La Grande Mela ha già diminuito i consumi energetici pubblici e privati del 10% nel 2017 È un risultato positivo, ma si devono creare le condizioni perché i dati di un singolo anno possano diventare la regola, fino ad arrivare a una stabilizzazione su parametri accettabili. La soluzione individuata è quindi quella dell’energy storage, puntando su sistemi di accumulo di energia elettrica diffusi per tutta la città; il piano di investimenti, per un totale di 260 milioni di dollari, è stato annunciato agli inizi dell’anno dal governatore Andrew Cuomo. La città potrà contare sull’aiuto della Green Bank di New York, istituto finalizzato alla promozione di iniziative a basso impatto ambientale e per lo sviluppo della green economy e la generazione di energia pulita; l’obiettivo è di raggiungere entro il 2025 la capacità di stoccaggio di 1500 MW. Le ripercussioni non si fermerebbero soltanto al recupero energetico. La mossa

di Cuomo è infatti anche politica: non solo va contro le regole dettate da Trump, che aveva imposto una linea di stabilità, ma il progetto potrebbe fare da modello per altre metropoli interessate a investire nel rinnovabile; i nuovi impianti, inoltre, garantirebbero anche un risvolto occupazionale importante: si stima che soltanto per il programma per lo storage nascerebbero 30mila nuovi posti di lavoro, senza contare l’indotto indiretto. Di pari passo, diventa sempre più centrale il ruolo delle batterie al litio, per le quali si stanno creando le basi di progetti ad hoc. Agli inizi di maggio, sempre a New York, è stata diffusa una nuova guida all’energy storage, realizzata da un network di atenei, enti governative e centri di ricerca, tra cui City University of New York (Cuny) Smart Distributed Generation Hub, Fire Department of New York (Fdny), NYC Department of Buildings (Dob), Consolidated Edison e la New York State Energy Research and Development Authority (Nyserda). L’obiettivo è quello di promuovere e diffondere le buone pratiche nel settore e di aumentare le capacità di immagazzinare energia nei sistemi cittadini, portandola dai 4,8 MWh finora installati a 100 MWh entro il 2020. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 43


INNOVAZIONE

Le forbici molecolari che “tagliano” le malattie genetiche grazie ai lieviti

Gli scienziati dell’Università di Trento hanno elaborato le “cesoie” di precisione del genoma

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l taglia e cuci non fa bene alla “lingua”,ma al Dna sì. Certo, anche se fastidioso, il gesto quotidiano dei “gazzettini umani sparlatori” bisogna pur ammettere che una cosa la insegna: esercitare l’azione, ripeterla la rende più perfetta e attendibile. Una sorta di shokunin giapponese: chi ogni giorno ripete gli stessi rituali e gesto per la costruzione interiore. È edificante insomma. Allo stesso modo a Trento l’ha spuntata l’antico proverbio del tarlo alla noce e l’ostinazione ha premiato il team trentenne di Anna Cereseto di cui fa parte Antonio Casini che fa ricerca al Cibio, Centro di Biologia Integrata dell’Università di Trento. Lì gli scienziati hanno messo a punto le forbici, il rasoio, le cesoie di precisione chirurgica del genoma. Merito dei lieviti e di Darwin se il taglio del Dna ha permesso, per la prima volta in assoluto, di ipotizzare cure delle malattie genetiche non nello stadio embrionale ma negli adulti. Lo studio, pubblicato su Nature Biotechnology, la rivista più accreditata del settore, ha aperto le porte al ripristino di funzioni venute meno in vita o alla guarigione da mali rari. Certo è un piccolo tassello ancora ma anche un balzo che fa scalare più gradini con un solo salto cancellando, con un colpo di spugna, l’impasse che bloccava la scienza: evitare di tagliare in maniera errata per non arrecare maggiori danni all’uomo. Perché il modo per recidere il genoma era già stato scoperto nel 2012 ma era un metodo impreciso e si rischiava di tagliare puntualmente altre parti di Dna con effetti imprevedibili sui soggetti.

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Lo studio, messo a punto da un team di trentenni, è coordinato da Anna Cereseto di Francesca Cicatelli

L’illuminazione da cui è derivato il migliore dei mondi possibili: vince il più criterio per individuare il metodo di in- adatto a crescere nelle condizioni in cui è cisione è venuta proprio dalla teoria evo- “indotto” a crescere. luzionistica: utilizzando cellule di lievito Utilizzando delle caratteristiche visie seguendone lo sviluppo bili era quindi possibile in base alla legge del più Lo studio è stato selezionare i lieviti con la “adatto”. A ciascuna delvariante di Cas9 migliore pubblicato le cellule di lievito è stato nelle condizioni in cui è somministrato un mutante stato messo a crescere. su Nature della proteina Cas9. I muAlla fine del processo di Biotechnology tanti erano generati casualselezione, sono state tied è ispirato mente, quindi a priori non tolate solo le cellule con era possibile sapere chi la Cas9 più performante. a Darwin avrebbe “tagliato” meglio. Ma come erano riconosciLe cellule sono state bili le cellule “evolute”? modificate in laboratorio per capire quan- Semplicemente in base al colore: le cellule do la proteina Cas9 si comportava bene o di lievito cambiano a seconda della specitagliava a casaccio. È appunto il proces- ficità del mutante contenuto diventando so di evoluzione che favorisce la crescita rosse se il mutante taglia bene oppure risolo degli organismo che contengono il manendo bianche.

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INNOVAZIONE

Crispr-Cas9 nella ricostruzione in 3D.

I ricercatori quindi, come allevatori, to, che è un organo facile da raggiungere, si hanno selezionato le cellule rosse per l’e- usano particelle di polimeri biocompatibili diting di precisione. in alternativa ai vettori. Una volta provato Ma come verrà somministrata all’essere Crispr-Cas9 in laboratorio toccherà passaumano questa formula prore all’uomo. Ora si apre la teica miracolosa chiamata Si ipotizza di poter strada delle sperimentaCrispr-Cas9? Con vettori vizioni. Già iniziate a quanto curare patologie pare in Cina ma con risultarali svuotati geneticamente delle loro caratteristiche non solo nello stato ti non ancora resi pubblici. tossiche e patogene e riemL’approccio più semplice embrionale pite con il Dna che permetsarà con le malattie del sante di esprimere all’interno gue, il cui le cellule malate ma anche delle cellule la Cas9. I virus possono essere modificate negli adulti sono molto bravi a entrare fuori dal corpo e infuse con nelle cellule e a consegnatrasfusioni: tra queste la re il materiale. In questo caso i vettori non talassemia e l’anemia falciforme, come sta potendosi riprodurre si dissolvono o me- avvenendo a Stanford con un’italiana tra i glio restano nel corpo umano inattivi senza coordinatori della ricerca del dipartimento, danni. Il futuro sarà anche scoprire come Maria Grazia Roncarolo, ex direttrice dell’Iespellerli e smaltirli. Ad esempio per il fega- stituto Telethon per la terapia genica.

L’ateneo trentino

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l Centro di Biologia Integrata dell’Università degli Studi di Trento è una struttura didattica e anche polo di ricerca in campo biologico. Due i corsi di laurea attivi: Scienze e Tecnologie Biomolecolari (I livello) e Biotecnologie Cellulari e Molecolari (II livello). Lo scopo principale è quello di formare dei professionisti esperti in ambito biologico, che possano trovare occupazione soprattutto nel campo della ricerca, settore nel quale il centro è molto attivo. Proprio per questa ragione gran parte della formazione avviene in laboratorio.

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INNOVAZIONE

App e smartphone nel futuro della Biomedicina I “cellulari” diventeranno dei piccoli laboratori d’analisi di Alessio De Vita

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n tempi di forte innovazione tecnologica, è lecito aspettarsi che, anche nel campo della medicina digitale e soprattutto nel mobile, le app assumano un ruolo sempre più importante? Secondo alcuni articoli di rassegna review e su specifiche applicazioni sperimentali, lo smartphone avrà un ruolo importante nella medicina del futuro perché ha un impatto importante e diversificato. Lo sviluppo di app nell’ambito della sanità digitale viene oggi definito con il termine: mobile Health o m-Health. Questo settore, sfruttando la grande diffusione di device portatili, consente di utilizzare al meglio tutte le potenzialità della digitalizzazione anche in medicina. Gli smartphone, se associati a specifici biosensori, possono essere utilizzati per misurare la pressione sanguigna, la glicemia, il ritmo cardiaco; la lista può essere molto lunga. L’utente ha anche la possibilità di trasformare un te-

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lefono cellulare in uno scanner, in un oto- necessitino di un controllo ferreo dei disposcopio, un oftalmoscopio, un microscopio sitivi utilizzati. Il Dipartimento della Salute o qualsiasi tipo di biosensore presente sul americano, è sostanzialmente favorevole a mercato. Gli smartphone si apprestano a queste app, ma si auspica che gli smartphodiventare dei piccoli laboratori di analisi ne, i biosensori e i software che effettuano misurazioni critiche siano che includono test per la sottoposti a controlli che funzionalità renale quella L’evoluzione ne dimostrino la precisioepatica e tiroidea solo per nell’ambito della ne. Negli Stati Uniti molti si citare alcuni esempi. augurano che possa nasceNecessità di controlsanità digitale re un’agenzia indipendente li e regolamentazione viene definita che si occupi di regolamenLa stessa Food and Drugs Administration (l’a“mobile Health” tare il settore. Le aziende dovranno genzia del Governo ameo “m-Health” realizzare delle app orienricano che si occupa di tate al consumatore finale regolamentare i prodotti che vengono immessi in commercio, da- con un’interfaccia user friendly, chiara angli alimenti fino ai farmaci) ha dato il suo che a chi non mastica di biomedicina. Uno benestare per l’utilizzo di alcune di queste studio qualitativo condotto sulle esperienapp in ambito biomedico sostenendo che le ze dei pazienti afflitti da disturbi alimenmisurazioni critiche come quelle della gli- tari ha dimostrato che l’utilizzo di app di cemia, pressione arteriosa e ritmo cardiaco auto-monitoraggio nel trattamento medico

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INNOVAZIONE

I device, associati a specifici biosensori, possono misurare pressione sanguigna, glicemia e ritmo cardiaco. La lista può essere molto lunga siano ancora un forte elemento discriminante nell’uso delle nuove tecnologie per la salute. Esistono, infatti, alcuni potenziali rischi associati all’uso delle app che vanno evidenziati. In primo luogo, la mancanza di accuratezza è una preoccupazione reale. Ad esempio un dispositivo mobile potrebbe perdere la precisione che aveva al momento della sua uscita dalla fabbrica. Questo sarebbe un importante problema di sicurezza; infatti, molte app quando vengono rilasciate non richiedono una calibrazione successiva. Un secondo elemento di preoccupazione è legato alla sicurezza dei dati monitorati dai vari dispositivi. Questo è un problema che deve essere affrontato in fretta, perché tutto ciò che è digitalizzato può essere anche violato, la privacy dei dati, soprattutto in questo caso, è molto importante. Il terzo rischio è legato al livello di emotività dei pazienti. © Billion Photos/www.shutterstock.com Per alcune persone potrebbe essere molto difficile gestire i propri parametri copuò avere dei risultati concreti e ben evi- stantemente visualizzati sullo smartphone. denti. Si prospetta una rivoluzione epocale Si preoccuperebbero dei loro dati e questo che, se ben guidata dagli organismi pre- monitoraggio continuo potrebbe creare dei posti, potrebbe avere delle conseguenze forti stati d’ansia. È importante stabilire in precedenza estremamente positive in ambito sanitario. quali pazienti non siano La frequente conoscenza dei propri parametri bio- Nel 2017, uno studio adatti a questo tipo di misurazioni e come si può rimedici, porterebbe a una ha evidenziato la durre questo tipo di ansia. maggiore consapevolezza sul proprio stato di salute, scarsa conoscenza I medici dovranno rendersi conto che la mobile Health spingendoci a modificare i delle funzionalità non è adatta per tutte le nostri comportamenti e a persone. cambiare lo stile di vita. biomediche Sviluppi e interessi Precauzioni nell’uso: dei “mobile” commerciali potenziali rischi e sicuGli interessi che ruotarezza dei dati Non è tutto oro quello che luccica. Uno no attorno allo sviluppo delle app mediche, studio statistico condotto l’anno scoro in vanno ben oltre il commercio digitale. Sono Germania ha evidenziato ancora la scarsa interessati allo sviluppo di app, i servizi saconoscenza da parte degli utenti di molte nitari nazionali, che possono abbattere i coapp biomediche. Lo studio, inoltre, mette sti riducendo il ricorso al medico da parte in luce come le differenze socio-culturali del paziente, e sono interessate le grandi

aziende legate al mondo della medicina, perché le app sono una fonte preziosa di dati. Soltanto gli sviluppi dei prossimi anni ci diranno se la cosiddetta m-Health sarà sotto il controllo degli enti governativi o se in un sistema profondamente liberista, il settore verrà gestito dalle grandi aziende. In ogni caso, non potrà mai sostituire il rapporto diretto e fiduciario con il medico curante e con i Laboratori di diagnostica avanzata, di genetica ed epigenetica medica, di immunoematologia e di diagnostica per immagini.

Riferimenti Hayes et al. BMC Medicine 2014 Personalized medicine: risk prediction, targeted therapies and mobile health technology. Daniel F Hayes1, Hugh S Markus2, R David Leslie3 and Eric J Topol4. Telemed J E Health. 2015 Feb; 21(2): 97-104. A systematic review of quality assessment methods for smartphone health apps. BinDhim NF1, Hawkey A, Trevena L. JMIR Mhealth Uhealth. 2018 Jun 22;6(6):e10253. Patient Experiences Using a Self-Monitoring App in Eating Disorder Treatment: Qualitative Study. Lindgreen P1, Lomborg K2, Clausen L1,2,3,4. J Med Internet Res. 2017 Apr 5;19(4):e101. Using Smartphones and Health Apps to Change and Manage Health Behaviors: A Population-Based Survey. Ernsting C , Dombrowski SU , Oedekoven M , O Sullivan JL , Kanzler M , Kuhlmey A , Gellert P .

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AMBIENTE

L’ultimo maschio è morto a marzo e si è passati dai 2mila esemplari degli anni ’60 a 2 sole superstiti, madre e figlia, che vivono in Kenya

Salviamo il rinoceronte bianco del Nord Gli scienziati italiani lavorano per clonare la specie e scongiurarne l’estinzione di Marco Modugno

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o scienziato Cesare Galli annuncia la sua sfida più grande: salvare il rinoceronte bianco del Nord. In tutto il globo sono rimaste due esemplari femmine e l’estinzione è ormai certa. La sfida è ardua e gli ostacoli molteplici, ma un team internazionale di scienziati guidati da Galli, papà di Galileo, il primo toro clonato, e di Prometea, la prima cavalla, si stanno impegnando per raggiungere l’obiettivo. Come annunciato sulla rivista Nature Communications, il primo step è stato superato creando in provetta i primi embrioni ibridi da ovociti di rinoceronte bianco del Sud e spermatozoi di rinoceronte bianco del Nord. Galli, fondatore di Avantea, laboratorio cremonese specializzato nella riproduzione assistita di animali di grossa taglia, conta di avere entro un anno la prima gravidanza. La gestazione di un rinoceronte è di 16 mesi e si attende con ansia il primo cucciolo “ibrido”, che proverà come sia tecnicamente possibile dare una discendenza alla specie. Solo allora si potrà procedere al tentativo di una prole cento per cento del Nord. Thomas Hildebrandt, del Department of Reproduction Management del German Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research a Berlino, sottolinea come questo esperimento sia «una prima assoluta con altissima possibilità di dar luogo ad una gravidanza in una madre surrogata, nel caso specifico le femmine del Sud daranno una mano portando nel loro grembo i piccoli». A fine 2017, spiega Galli, sono stati fatti maturare 30 ovociti. Mentre 17 ovociti di rinoce-

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ronte femmina del Sud sono stati fecondati arrivando all’ovaia per raccogliere l’ovocita. con maschi della stessa specie, ottenendo Lo stesso procedimento, ma utilizzando un 3 embrioni e 13 ovociti sono stati fecondati catetere, si adotta per trasferire l’embrione con seme congelato di esemplari del Nord nella madre surrogata. deceduti e hanno generato 4 embrioni ibriOgni ovocita è stato spedito ad Avandi. Grazie al continuo lavotea, dove si sono sviluppate ro del team di scienziati, si procedure per maturare e Nel 2017 è riusciti ad ottenere altri 2 fecondare tramite iniezione sono maturati embrioni ibridi. intracitoplasmatica di sper30 ovociti. I ricercatori hanno domatozoi (Icsi) e coltivare vuto di volta in volta adotl’ovocita. Il team tare varie tecniche di riGrazie a questo procesdi scienziati produzione. Uno dei primi so, per la prima volta si sono problemi da risolvere è staottenute blastocisti di rinoha ottenuto to quello della raccolta degli ceronte sviluppate in vitro. ovociti. I rinoceronti, infatti, due embrioni ibridi Il team ha inoltre derivato hanno una cute inscalfibile due linee di cellule staminae prelevarli non è stato semplice. Con un li da blastocisti del Sud con tutte le caratecografo è stato individuato il follicolo e con teristiche tipiche delle staminali embrionali un ago è stata perforata la parte intestinale, e un’elevata capacità di differenziazione in

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Il più grande tra i Rinocerontidi

diversi tipi cellulari, che sono state spedite cellule staminali della Kyushu University, a Berlino dove si lavora per differenziare i l’obiettivo è quello di produrre cellule gergameti. Altro passo importante per preve- minali primordiali in vitro da staminali plunire l’estinzione della specie è quello della ripotenti indotte (Ips), ottenute da cellule ricerca sulle cellule staminali, poiché gli somatiche crioconservate in passato da 13 esemplari in vita sono poindividui di rinoceronte chi, 2 femmine e 4 maschi, bianco del Nord. Per preservarne e ciò non garantirebbe, con Secondo Galli «è un la conservazione operazione sostenibile avla sola riproduzione assistita e la fecondazione in valorata da studi fatti da sarà importante vitro, l’autosufficienza della colleghi di San Diego, dove condurre ulteriori è emerso che la variabilità specie con tutte le variabili genetiche. generica dei 13 individui e approfondite A tal proposito sono del Nord è maggiore di tutta ricerche sulle stati coinvolti esperti di la popolazione del Sud mescellule staminali sa assieme». “cellule bambine” e, come spiegano Sebastian Diecke Jan Stejskal, direttore del Max Delbruck Center for Molecular Me- dei progetti internazionali nel Safari Park dicine di Berlino e Katsuhiko Hayashi del Dvur Kralove in Repubblica Ceca, sottolinea © Olha Rohulya/www.shutterstock.com Dipartimento di Biologia e medicina delle come il successo dello sviluppo di un em-

Il rinoceronte bianco, detto anche rinoceronte camuso, è un mammifero perissodattilo della famiglia dei Rinocerontidi, di cui è il più grande rappresentante. Dopo le tre specie di elefanti, è il più grosso animale terrestre. Ha una colorazione grigiastra e una lunghezza testa-tronco di 320-370 cm, un’altezza al garrese di 190-200 cm e un peso di 2.900 kg. Raramente, gli esemplari maschili può raggiungere una lunghezza di 5 metri e un peso di 3.600-4.000 kg. Il corno anteriore può arrivare a essere lungo anche 170 cm. Le labbra sono di foggia quadrata, e lo rendono dunque un pascolatore. Il suo habitat naturale sono le grandi savane africane. È di indole più tranquilla rispetto al rinoceronte nero e spesso forma piccoli branchi che possono superare i dieci individui. La gestazione di questo animale dura circa 16-17 mesi, al termine dei quali nasce un solo piccolo, in casi eccezionali due. Grazie alla sua possente mole, non ha nemici naturali. In caso di fuga, i piccoli hanno l’abitudine di correre davanti alla madre, ciò li protegge dalle aggressioni di iene e leoni.

brione in vitro sia un passo importante per raggiungere l’obiettivo della prima nascita di un rinoceronte bianco del Nord con riproduzione artificiale. Galli è ottimista ed evidenzia come, combinando la ricerca sulle staminali e la riproduzione assistita, si fornirà un modello per salvare tutte quelle specie seriamente minacciate dal pericolo di estinzione. Attualmente la situazione del rinoceronte bianco del Nord è disperata. L’ultimo maschio è morto nel marzo 2018, si è passati da 2000 esemplari negli anni ’60 a 2 sole superstiti, madre e figlia, attualmente tenute in custodia a Ol Pejeta, vicino il monte Kenya. Galli conclude con la speranza di avere entro l’anno i permessi dalle autorità locali per procedere al prelievo degli ovociti, così da avere entro cinque anni il primo esemplare puro. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 49


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Per i ricercatori si tratta di una “firma” chimica sulle prime terre emerse del Pianeta

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e forme di vita primitive avranno preso bene, magari sulle note di Singing in the rain, la prima pioggia di 2,4 miliardi di anni fa. Non foss’altro perché una “doccia primordiale” era proprio quel che ci voleva per l’evoluzione dei procarioti e la “tonificazione” dei continenti. Qualcosa di più vasto della pioggia nel pineto a cui ci ha abituati D’Annunzio, che ne anticipava, però, con i suoi versi, l’ambientazione: “Sulle soglie del bosco non odo parole che dici umane ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane”. Deve essere andata più o meno così con lo scroscio più antico del mondo. E ha lasciato il segno: un’orma impressa, senza scampo, sulle rocce sedimentarie primitive. La scoperta, pubblicata dalla rivista Nature, è di un gruppo dell’università americana dell’Oregon, guidato dal geologo statunitense Ilya Bindeman. Per i ricercatori è una firma chimica sulle prime terre emerse sul Pianeta. Ma come si è arrivati alla datazione della pioggia? Sono stati analizzati 278 campioni di roccia raccolti in tutto il mondo e ricostruita la storia chimico-biologica a partire dal momento in cui i minerali sono stati esposti agli agenti atmosferici: ebbene la prima goccia sarebbe caduta su queste rocce circa 2,4 miliardi di anni fa, quando emersero i primi supercontinenti mentre intorno l’albedo, che rifletteva la grande quantità di luce proveniente dallo spazio, avviò un processo che potremmo definire di ossigenazione globale: i cambiamenti atmosferici sarebbero stati accompagnati da un progressivo aumento dell’ossigeno nell’aria. L’albedo, d’altro canto, ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione del clima del nostro pianeta: la variazione di rifrazione di luce assorbita, per esempio, a causa della contrazione della copertura di

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neve o per l’aumento delle superfici, inci- il nucleo terrestre, il cosiddetto “mantello”. se direttamente sul bilancio energetico del «La crosta - ha spiegato Bindeman - deve pianeta e quindi sul clima e sul meteo. La essere spessa per rimanere fuori dall’acqua terra, emergendo dall’acqua, cambiò, dun- e la consistenza dipende dalla sua quantità que, anche l’albedo del pianeta (l’ammon- ma anche dalla temperatura e dalla viscositare di luce riflessa). tà del mantello. Quando la Terra era calda Inizialmente il globo sarebbe dovuto e il mantello era morbido, non potevano esapparire blu con delle nubi sere sostenute montagne bianche viste dallo spazio. grandi e alte». Da questi Lo scroscio più La prima terraferma avrebclimatici deantico ha lasciato cambiamenti be perciò modificato il modo rivano, infatti, la modifica in cui il pianeta rifletteva la un’orma impressa dello spessore e la stratifiluce solare. Le terre emerse, cazione della crosta terresulle rocce che allora sarebbero state stre. Il mantello, divenuto sedimentarie pari a due terzi di quelle atpiù freddo, sarebbe stato tuali, avrebbero reso meno in grado di sopportare vaprimitive “duttile” la superficie del ste distese di terra sopra pianeta nel riflettere la luce il livello del mare. Per la e questo ha comportato un raffreddamento prima volta, secondo Bindeman, la Terra del clima. I continenti, secondo la ricostru- avrebbe visto la neve e sperimentato le ere zione dei geologi, sarebbero emersi in pa- glaciali. Nel periodo compreso tra 2,4 e 2,2 rallelo con i cambiamenti su larga scala av- miliardi di anni fa, infatti, si contano ben venuti nello strato compreso tra la crosta e due glaciazioni.

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La scoperta dell’Università dell’Oregon, pubblicata su Nature

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Ci troviamo nell’era arcaica della Ter- cora organizzate al punto che da sole sara, per intenderci Archeozoica, Primigenia, rebbero andate incontro alla morte per ineProterozoica, Precambriana, durata 3,9 mi- dia, salvo optare per l’ingestione reciproca. liardi di anni, ritenuta la preistoria. Ma im- Fino a quel momento, quindi, l’atmosfera mergiamoci nel tempo. Si assistette appun- era priva d’ossigeno. Queste prime forme di to all’emersione dall’oceano, che cablava il vita, avendo un nucleo unicellulare, si molmondo, dei blocchi continentali più antichi. tiplicavano per scissione in un modo molto L’attività vulcanica era fersemplice, e si propagavano, vida, così come i fenomeni tutte eguali come la prima La prima goccia orogenetici frequenti, con cellula senza alcuna evoluè caduta quando zione. Alcune cellule iniziacatene montuose a rocce verdi, che alla fine dell’era rono a muoversi sviluppanemersero sfociarono nel corrugamendo delle piccole code: ecco i supercontinenti allora organismi flagellati e to montuoso huroniano. Il clima era caldo-umido per il mentre avveniva ciliati. Altri ancora, apatici vapore acqueo proveniente o senza motilità, scelsero di l’ossigenazione dall’attività vulcanica. Fu avvinghiarsi ad altre celluallora che comparvero in le, su cui trascorrere l’esimare le prime forme di vita, le cellule pro- stenza. Alcuni diventarono ospiti operosi, cariote, da cui si formeranno i primi virus: altri dannosi. La pioggia e il tempo hanno erano costrette a vivere a spese di altri per- fatto il resto. Insomma ora nelle giornate ché, proprio loro, antenate dei minacciosi uggiose sappiamo fin dove retrodatare i virus, erano sprovviste di difese e non an- pensieri. (F. C.)

Spostiamo anche le lancette degli oceani

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a nuova datazione porta indietro nel tempo anche le lancette degli oceani. La scienza ne aveva attestato la formazione intorno a 4,2 miliardi di anni fa, quando si formarono le nubi a seguito del raffreddamento del pianeta, ma ora qualcosa è da rivedere. Più si raffreddava il pianeta più si formavano nubi e pioggia, da cui la nascita dei mari. La pioggia fu per innamorati e sequestratori: così ininterrotta e fragorosa da riversarsi con una tale violenza che plasmò valli per via dello sfaldamento delle montagne. All’inizio dell’Archeano, la Terra era probabilmente già coperta dagli oceani e la nuova atmosfera conteneva ammoniaca, metano, vapore acqueo, anidride carbonica e azoto. Tutto l’ossigeno libero si sarebbe legato all’idrogeno o combinato nei minerali della superficie. © katatonia82/www.shutterstock.com

La prima pioggia? 2,4 miliardi di anni fa

Si è arrivati alla datazione analizzando 278 campioni di roccia di tutto il mondo

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Secondo i ricercatori danesi, nelle profondità delle impalcature gli animali marini hanno creato dei nuovi habitat. Eliminarle vorrebbe dire alterare gli ecosistemi

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i prego, non rimuovete studio pubblicato sulla rivista Frontiers in quella piattaforma petro- Ecology and the Environment , sono alcuni lifera». Se queste parole ricercatori guidati da Jonas Teilmann della fossero pronunciate dai Aarhus University. In due-tre decenni, inleader di qualche multinazionale potreb- fatti, i ricercatori sostengono che attorno bero sembrare un’estrema difesa dei pro- ai pali sottomarini, i tubi e le altre infrapri interessi economici, ma strutture delle piattaforme, che accade se l’appello è centinaia di specie di pianLe leggi gridato a gran voce da un te e animali marini abbiainternazionali gruppo di biologi? La rino trovato un importante chiesta, che a prima vista riparo per la riproduzione. impongono lo può apparire paradossale, Si crea, di fatto, un vero e smantellamento arriva infatti proprio dalla proprio ecosistema sotto gli delle strutture scienza. Il motivo è sempliimpianti di estrazione e se ce: quei giganteschi mostri questi fossero all’improvoffshore piazzati in mezzo al mare, viso smantellati i preziosi che per anni hanno estratto equilibri dell’habitat scomrisorse dal sottosuolo, come gas e petrolio, parirebbero subito. una volta dismessi godono di una seconda Ad aderire allo studio e alla richiesta di e inaspettata vita. Fungono infatti da casa non abbattere alcune strutture è un gruppo per una straordinaria biodiversità. internazionale di circa 30 scienziati: chieIl problema è che per leggi internazio- dono di valutare caso per caso la situazionali tutte le piattaforme petrolifere offsho- ne delle piattaforme dismesse. «Lasciando re così come le turbine eoliche, che solita- certe strutture potremmo garantire una mente rimangono operative maggiore biodiversità in per venti o trent’anni, una Già quattro anni fa, mare» spiega Teilmann. volta dismesse devono es«Queste spesso assicurano uno studio sere smantellate. Da qui la anche che le aree circodecisione di un gruppo di stanti o sotto le piattaforcaliforniano biologi di lanciare un appelme non siano oggetto delle dimostrò la loro lo affinché questo non avpesanti reti da traino che venga: una volta fuori uso spesso trasformano i fonimportanza per infatti, proprio nelle promarini in un deserto l’ambiente marino dali fondità attorno a piattaforuniforme con scarsa biodime, turbine e altre struttuversità». re, cresce a dismisura la vita del grande blu. Per dimostrare quanto affermato, i riIn passato fu calcolato che, in certe zone, i cercatori hanno mappato e fotografato a pesci erano addirittura quasi 30 volte più più riprese il brulicare della vita sotto le riproduttivi rispetto a quelli di altre aree. A piattaforme, in particolare quelle del Mare raccontare l’importanza di alcune di queste del Nord, dove una di queste - dopo 25 strutture ormai abbandonate, in un nuovo anni di servizio - dovrà essere smantellata

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a breve. «Sono piene di merluzzi - afferma Teilmann quasi incredulo - e in alcuni casi hanno la stessa funzione di una barriera corallina naturale». In tutto il mondo si contano circa 7.500 piattaforme petrolifere e di gas e tra 10mila e 20mila turbine eoliche che, dopo anni di funzionamento, dovranno essere rimosse. Una operazione che potrebbe costare nel tempo - si stima - sino a cento miliardi di dollari. Evitare la loro rimozione dunque, secondo gli scienziati, sarebbe positivo anche in termini di risparmio. Una considerazione che il gruppo ha fatto notare a politici, autorità e istituzioni, chiedendo di ripensare alle attuali normative sullo smantellamento. Circa quattro anni fa, uno studo dell’Occidental College di Los Angeles, stabiliva proprio le basi che fortificano questo appel-


AMBIENTE

La fine utile delle piattaforme petrolifere Su quelle abbandonate cresce la vita Le strutture dismesse diventano la casa della biodiversità

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lo. Alle pendici di piattaforme della California era infatti stato registrato una biodiversità enorme e “felice”: in quell’area i pesci erano 27 volte più riproduttivi rispetto alle scogliere naturali al largo della costa. Il team, dal 1995 al 2011, aveva esaminato 16 piattaforme petrolifere o di gas e sette scogliere rocciose, analizzando il numero e la dimensione dei pesci presenti in ciascun habitat e per evitare sovrastime aveva incluso poi nell’analisi solo pesce presente entro due metri da ogni struttura, escludendo così gli esemplari solamente di passaggio. I risultati, pubblicati su Pnas, parlavano chiaro: i pesci intorno alle piattaforme erano “decisamente più abbondanti”. «Le strutture delle piattaforme supportano una comunità di invertebrati che, insieme alle risorse galleggianti come il

plancton, costituiscono la base della catena alimentare a supporto dei pesci associati con la piattaforma» aveva spiegato uno degli autori dello studio, Jeremy Claisse. Addirittura, per supportare la loro tesi, in quel caso i ricercatori esaminarono e confrontarono i dati di uno dei siti piattaforma con la vita di una barriera corallina dell’isola polinesiana di Moorea. Ebbene: anche la quantità di vita di quell’isola, con una produttività ittica di 74,2 grammi per metro quadrato all’anno, era inferiore rispetto a quella attorno agli impianti dismessi californiani. «Questi risultati dimostrano la potenziale importanza di strutture artificiali nel migliorare gli habitat naturali, e dimostrare inoltre che lasciandole sul posto dopo il loro utilizzo, se fatto bene, possono riscontrarsi benefici per l’ambiente marino». (G. T.)

Piattaforma petrolifera

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na piattaforma petrolifera è una struttura imponente utilizzata per l’esplorazione di aree marine in cui si trovano potenziali giacimenti di idrocarburi. Vengono utilizzate anche per la perforazione di pozzi petroliferi, nel caso sia certa l’esistenza del giacimento. Una volta terminato il pozzo, la piattaforma può essere usata per estrarre idrocarburi, oppure può essere spostata in una località diversa per eseguire una nuova perforazione.

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Il parco Chiribiquete patrimonio mondiale dell’Unesco

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In Amazzonia, il polmone verde più ricco di biodiversità al mondo di Carmen Paradiso

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l parco Chiribiquete dell’Amazzonia colombiana è stato dichiarato patrimonio naturale e culturale dell’Unesco. Dopo essere stato ampliato, arrivando a coprire una superficie di 4,3 milioni di ettari, è diventato il parco nazionale più grande e ricco di biodiversità al mondo. Il lavoro di rinascita è durato oltre due anni e l’ampliamento ha riguardato 1,5 milioni di ettari. Si calcola che gli alberi della nuova area riusciranno a stoccare da soli 171 milioni di tonnellate di carbonio. Grazie alla nuova estensione sono state messe in protezione oltre 708 specie, in particolare il cedro Cedrela, odorata e la Pachira quinata, due piante a rischio estinzione. Nel progetto di riqualificazione, la grande collaborazione del Wwf ha consentito di mettere a riparo alcune specie animali in via di estinzione, come il tapiro di pianura, la lontra gigante, il formichiere gigante, la scimmia lanosa colombiana e il giaguaro. Il parco è la riserva naturale dove abita l’unica specie endemica dell’Amazzonia co-

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lombiana, il colibrì Smeraldo Chiribiquete, e dove si ripopolano oltre trecento specie di uccelli, di farfalle e di formiche. Oltre all’aspetto ambientale, anche quello culturale è stato oggetto di attenzione da parte dell’ente parco, insieme al ministero e all’Istituto Colombiano de Antropología e Historia (Icanh). «Le formazioni rocciose presenti, che contengono antiche pitture rupestri – spiega Mary Lou Higgins, direttore del Wwf - rappresentano un patrimonio unico per il suo valore biologico, culturale, idrologico e archeologico». Un patrimonio di vitale importanza per i gruppi indigeni, alcuni dei quali ancora oggi sconosciuti o in isolamento volontario. Il traguardo raggiunto è molto importante per l’Amazzonia e per la conservazione delle foreste a livello globale, ma rappresenta anche un passo decisivo per la protezione degli ecosistemi chiave in Colombia. Un’altra presenza culturale importante è il complesso di pittogrammi archeologici, considerato il più grande d’America: cinquanta murales monumentali, più di 75mila

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diverse rappresentazioni, alcune risalenti a oltre 20mila anni fa. Questo grande tesoro del parco era rimasto oscuro per problematiche legate a deforestazione, cambiamenti climatici e, non ultimo, i conflitti dei guerriglieri. L’impegno da parte degli ambientalisti sarà massimo, considerando che l’Amazzonia rientra tra le 11 regioni al mondo con il più alto rischio di deforestazione. Dal canto suo, il governo ha rassicurato gli ambientalisti, garantendo il massimo impegno al fine di rafforzare tutte le azioni tese alla conservazione. Di fondamentale importanza sarà la vigilanza di quelle che sono le minacce che affliggono la Colombia, come le coltivazioni di cocaina, l’agricoltura intensiva, l’estrazione mineraria, miniere illegali e insediamenti abusivi. I dati evidenziano, purtroppo, che il 60 per cento della deforestazione della Colombia avviene in Amazzonia, pertanto l’impegno e la vigilanza in questo senso dovrà essere massimo.


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Le coste italiane a rischio allagamento entro fine secolo L’allarme lanciato dall’Enea

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lcune aree costiere italiane potrebbero diventare un ricordo. Il mare potrebbe “mangiare” decine di chilometri quadrati, sommergendo spiagge e zone agricole. E potrebbe accadere in un futuro non troppo remoto: entro la fine di questo secolo. Non è un film di fantascienza, ma la previsione dell’Enea, che ha presentato le nuove mappe del rischio allagamento per le variazioni di livello del Mar Mediterraneo determinate dai cambiamenti climatici e dalle caratteristiche geologiche della Penisola. «Negli ultimi 200 anni – dice il geomorfologo Fabrizio Antonioli dell’Enea - il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 millimetri l’anno anno solo negli ultimi due decenni. Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 chilometri quadrati di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana». Le aree in pericolo sono sette. Quattro sono nell’Italia continentale, sul versante adriatico: 3 in Abruzzo (Pescara, Martinsicuro, in provincia di Teramo e Fossacesia,

Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3mila anni in provincia di Chiesti) e una in Puglia (Lesina, in provincia di Foggia). Gli altri territori a rischio sono invece su tre isole: sei chilometri quadrati a Granelli (Siracusa), due chilometri quadrati a Valledoria (Sassari), qualche centinaio di metri quadrati a Marina di Campo, sull’Isola d’Elba (Livorno). Le zone si aggiungono a quelle dell’area costiera dell’alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, nel golfo di Taranto e nelle piane di Oristano e Cagliari; altri punti a rischio sono stati segnalati in Toscana (Versilia), Lazio (Fiumicino, Fondi e altre zone dell’Agro pontino), Campania (piana del Sele e del Volturno) e in Sicilia (costa di Catania e delle isole Eolie). Le mappe sono state rese pubbliche a luglio a Roma durante il vertice di Enea sui cambiamenti climatici e le variazioni del Mediterraneo che ha riunito esperti italiani di organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui ministero dell’Ambiente, MIT di Boston, CNR, ISPRA, INGV, CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Durante i lavori è stato presentato

anche il nuovo modello climatico targato Enea e MIT di Boston che, col supercalcolatore CRESCO6 dell’Enea, integra dati oceanografici, geologici e geofisici per ottenere previsioni dettagliate e a breve termine. «Il Mediterraneo è molto particolare – spiega il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di Modellistica climatica e impatti dell’Enea – prima di tutto somiglia più a un lago che a un mare, essendo un bacino semichiuso alimentato principalmente dall’Oceano Atlantico, più alto di 20 centimetri e anche dal Mar Nero, più alto di 50 centimetri. Il modello che stiamo realizzando, unico al mondo – continua Sannino – combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri, principalmente da Groenlandia e Antartide, l’espansione termica dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e dalle maree, ma anche i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia». (N. F.) Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 55


SPORT

Mbappé, Pogba, Pavard: le anime della Francia campione del Mondo Dal gran cuore dell’attaccante al carisma dell’ex juventino fino ai

sorprendenti colpi del terzino che non si aspettava la convocazione

di Antonino Palumbo

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l cuore di Kylian Mbappé, la testa di Paul Pogba. E la (seconda) lingua di Benjamin Pavard. Tre ragazzi, di età compresa fra 19 e 25 anni, tre campioni del mondo. Tre storie della Francia delle meraviglie, tornata sul tetto del mondo vent’anni dopo il trionfo casalingo dei Bleus targato Zinedine Zidane. I Bleus hanno alzato al cielo il trofeo creato dallo sculture italiano Silvio Gazzaniga, battendo in finale per 4-2 la Croazia, lo stesso risultato con il quale, agli ottavi, avevo rispedito oltreoceano l’Argentina di Lionel Messi. Kylian Mbappè Lottin non ha ancora vent’anni (li compirà a dicembre), ma si è già distinto come uno dei giovani calciatori più forti al mondo, prima nell’accademia Inf Clairefontaine, poi nelle giovanili e nel-

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la prima squadra del Monaco e nell’ultima stagione con il Paris Saint Germain, vincendo in dodici mesi due scudetti con due club diversi. E da protagonista. Ai mondiali, con il numero 10 sulle spalle, come Platini e Zidane, ma con virtù differenti, ha deciso il match con il Perù (1-0), poi ha firmato la doppietta nel 4-3 che ha fatto piangere l’Argentina e infine ha lasciato il segno nella finale con la Croazia, conquistando il Mondiale e il titolo di miglior giovane del torneo. Il gol più bello, Kylian, l’ha segnato però a champagne già stappato. L’attaccante francese ha detto di non volere soldi per rappresentare la propria nazione e ha scelto di devolvere i circa 500mila euro guadagnati con il trionfo in Russia alla Premiers de Cordée, un’associazione che propone programmi sporti-

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

vi gratuiti per aiutare disabili e bambini malati ricoverati negli ospedali. Migliaia i bambini coinvolti nelle iniziative della Premiers de Cordée, tremila le scuole sensibilizzate e 150 volontari impegnati quotidianamente. Un gol già annunciato prima della rassegna iridata, ma non per questo meno bello. In squadra, Mbappè, ha avuto del resto un ottimo esempio: Paul Pogba, più volte protagonista di eventi benefici, come “BigShoe11” due anni fa per 22 bambini africani bisognosi di cure o l’amichevole in Colombia a favore della Fundacion Cuadrado, impegnata a togliere i ragazzi dalla strada e garantire loro un futuro migliore. Una partita nella quale Pogba segnò un gol assai curioso, eseguendo la celebre “dab” mentre depositava il pallone in porta dopo


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La Juventus giocherà con una divisa realizzata in plastica riciclata

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incere è l’unica cosa che conta. In campo (o sul campo, come direbbero i suoi tifosi), ma anche fuori. Nella storica estate che ha portato a Torino il portoghese Cristiano Ronaldo, uno dei calciatori più forti e vincenti di tutti i tempi, la Juventus sorprende ancora. Il club campione d’Italia negli ultimi sette anni sarà il primo a portare in serie A un outfit in plastica riciclata. La terza divisa per la stagione 2018-2019 è infatti realizzata con poliestere cento per cento riciclato che contiene Ocean Plastic di Parley: si tratta un tessuto creato La terza divisa della Juve, indossata da Pjanić. dalle plastiche raccolte negli oceani. Contraddistinto da multiple tonalità di grigio sulle quali si staglia, in giallo, il logo della Juventus, il nuovo kit del team torinese nasce proprio dalla virtuosa collaborazione fra adidas e Parley for the Oceans, un’organizzazione che lavora da anni in difesa degli oceani, stimolando strategie globali che possano evitare la loro distruzione. Fra queste, ridisegnare lo sportswear attraverso materiali innovativi. Ed è una strategia di innovazione quella che la Juventus porta avanti con la sua terza divisa per la prossima stagione, abbinando la modernità nelle linee e nei colori a una tecnologia all’avanguardia, con uno sguardo innovativo all’ambiente. “Unendo tecnologia performance a un design eco-innovativo - si legge sul sito della società bianconera - interpreta l’impegno per l’ambiente in perfetto stile Juventus: essere sempre i primi a raccogliere nuove sfide e raggiungere nuovi traguardi”. aver saltato il portiere. Ragazzo dal gran cuore, Pogba. Ma anche un talento che, sbocciato in Italia con la maglia della Juventus e prodigo di delizie tecniche che hanno mandato in visibilio i tifosi bianconeri fra il 2012 e il 2016, sembra aver raggiunto oggi una dimensione da campione grazie a un’impressionante crescita mentale. Testa, oltre ai piedi. Un piglio da leader, oltre ai numeri da guascone. Più gotico e meno barocco. Oltre alle prestazioni “monstre” in mezzo al campo, resteranno indelebili del Mondiale di Paul Pogba i due discorsi fatti ai compagni nello spogliatoio prima delle sfide con Argentina e Croazia. «Voglio vedere dei guerrieri in campo stasera” e «Messi o non Messi a me non frega nulla, andiamo a prenderci questa c... di Coppa del Mondo» alcuni passaggi dell’o-

melia pre-Argentina. Poi, prima della finale: «Non so quante partite così abbiamo giocato nelle nostre carriere, nelle nostre vite, ma qui cambierà tutto. Cambierà la storia». E ancora: «Stasera ci dobbiamo guadagnare un posto nella memoria dei francesi, dei loro figli, dei loro nipoti. Oggi solo 90 minuti ci separano dalla storia. Quindi ora vi guardo, non voglio gridare. Andiamo in campo come guerrieri. E dopo voglio vedere le lacrime. Lacrime di gioia, non lacrime di tristezza». Lacrime come quelle di Benjamin Pavard, all’inizio di maggio, subito dopo una lezione di tedesco, la lingua che sta cercando di imparare visto che da due anni gioca nello Stoccarda. Pavard, numero 2, difensore classe 1996, era al corso di tedesco e con il cellulare spento, quan-

do è stato sommerso da una valanga di messaggi Whatsapp. Uno diceva: “Vai al mondiale”. Poi la telefonata con il ct Didier Deschamps e la certezza che, sì, era tutto vero. Pavard è stato uno dei grandi protagonisti della Francia a Russia 2018 e non solo per il meraviglioso gol d’esterno destro con l’Argentina (cross a uscire dalla sinistra di Hernandez ed esterno destro di prima intenzione, da fuori area, all’incrocio dei pali opposto), raggiunta sul 2-2 prima dell’esplosione di Mbappé. Chissà cosa ne pensano i dirigenti del Lille, che lasciarono partire Pavard per appena cinque milioni. Anche lo scorso novembre, in occasione della prima convocazione in nazionale, Benjamin era al corso di tedesco. Quando avrà altri desideri da esprimere, sa dove farli avverare. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 57


SPORT

Il cambiamento climatico? Si può studiare anche attraverso... il ciclismo Scienziati belgi hanno osservato la variazione della vegetazione attraverso i filmati del Tour delle Fiandre degli ultimi 35 anni di Giacomo Talignani

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“muri” ci parlano. Se li ascoltiamo raccontano di un inevitabile avanzare del cambiamento climatico, di primavere che arrivano prima, di temperature che non accennano a calare anche nei Paesi che immaginiamo più freddi del nostro. Ma i muri in questo caso non sono le pareti di cemento: si tratta delle grandi ed epiche salite di una delle più importanti gare ciclistiche al mondo, venuta inaspettatamente in soccorso della scienza. È innovativo e particolare il metodo con cui i ricercatori dell’università di Gand, in Belgio, hanno deciso di studiare il surriscaldamento globale: lo hanno fatto analizzando il Tour delle Fiandre, sfida ciclistica che da oltre un secolo, fin dal 1913, appassiona gli sportivi di tutto

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il mondo. Lungo le strade che ospitano la magnifica Bruges o la capitale Bruxelles si snoda infatti una competizione fatta di volate, fughe e vittorie, imprese e ritiri che possono aiutare gli scienziati a capire come cambia il mondo. La gara in linea lungo le terre fiamminghe, che ogni anno si tiene intorno ad aprile, si snoda sempre attraverso lo stesso percorso fatto di “muri”, ovvero tratti di salite brevi e ripide spesso pavimentati in pavé, che per 250 km sono costellati da alberi e piante “europee” di varie specie. Ecco: queste piante, riprese anno dopo anno dalle telecamere delle televisioni (come la VRT belga), sono la chiave per capire come nel corso di decenni l’innalzamento delle temperature sia riuscito a

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trasformare i paesaggi, la natura, le nostre vite. Studiare quegli alberi infatti, secondo i ricercatori, fornisce una serie di dati che in altri casi, senza prove tangibili del mutamento anno dopo anno, sono difficili da reperire. Gli scienziati hanno così deciso di analizzare le riprese televisive degli ultimi 35 anni in cui si potevano notare sempre le stesse piante, osservando foglie, colori, fiori e confrontandoli con i dati dell’innalzamento delle temperature. Hanno visionato oltre 200 ore di video delle gare che si sono svolte nel Tour dal 1981 sino al 2016, selezionando 20 alberi “chiave” da analizzare ad ogni passaggio delle due ruote. Da qui, la costruzione dei dati individuando la presenza o l’assenza


SPORT

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di foglie, la colorazione, le dimensioni, i cambiamenti e accostandoli alle tabelle relative ai gradi. Una grande mole di indicazioni che rivela come la primavera - nonostante nel mondo da Donald Trump ai vertici di alcuni paesi arabi si continuino a negare gli effetti del cambiamento climatico - negli ultimi dieci anni “spunti” sempre prima. Negli anni Ottanta infatti quasi nessun albero aveva foglie durante il passaggio della corsa di primavera. Ma dal 2006 al 2016, il 45 per cento delle piante aveva almeno iniziato a “buttare” fuori le prime foglie, ricordano i ricercatori che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Methods in Ecology and Evolution. Il team, guidato da Pieter De Frenne, precisa che l’anticipo della fioritura si può vedere già dai primi anni Novanta. In particolare sono stati analizzati alberi come la magnolia, il biancospino o betulle e

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In alto il castello di Minnewater, a Bruges (Belgio). In basso una panoramica di Bruxelles (Belgio).

altri che potevano dare indicazioni sulla fioritura: in molti casi quella “massima” avveniva ben prima del previsto a causa di temperature aumentate in media di 1,5 gradi rispetto agli anni Ottanta. Un “anticipo” che i ricercatori valutano come un aspetto negativo. «Arrivando alla fioritura prima, questo significa che sfioriranno prima e ciò va ad influenzare animali, altre piante e perfino interi ecosistemi. Alcuni dei fiori che crescono sotto questi alberi potrebbero non essere in grado di ricevere abbastanza luce solare per fiorire. Di conseguenza, gli insetti potrebbero ritrovarsi senza nettare» specifica De Frenne. Fra biciclette che sfrecciavano, maglie dai colori variopinti e riprese di ogni tipo, da quelle fatte dall’alto degli elicotteri sino alle immagini effettuate via moto, gli scienziati hanno studiato fotogramma dopo fotogramma per analizzare ogni foglia: una idea decisamente innovativa nel campo della fenologia. In questa parte della biologia che studia i rapporti tra fattori climatici e manifestazioni sta-

gionali di alcuni fenomeni della vita vegetale, animale e altro ancora, l’utilizzo di dati ottenuti da filmati non è una novità, ma quello di prenderli da gare sportive è un curioso passo avanti per la ricerca. «Il nostro metodo potrebbe essere utilizzato per raccogliere dati su altri aspetti importanti per la ricerca ecologica o evolutiva, come la salute degli alberi, il livello dell’acqua nei fiumi e nei laghi e la diffusione di specie invasive. Solo raccogliendo dati dal passato saremo in grado di prevedere gli effetti futuri dei cambiamenti climatici su specie ed ecosistemi» precisa ancora De Frenne. Anche se spesso con percorsi che variano edizione dopo edizione, sistemi simili di studio potrebbero essere quindi applicati ad altri sport, oppure al nostro Giro d’Italia o al Tour de France di luglio. Non solo “muri” dunque, ma anche antiche strade, campi, aree sportive all’aperto e tutto ciò che attraverso il prezioso archivio delle riprese televisive possa aiutarci a capire il reale impatto del cambiamento climatico. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 59


LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Istituto di Farmacologia Traslazionale di Roma Scadenza 31 luglio 2018 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Persistent and latent viral infections: mechanisms controlling viral reactivation/replication and chronic/degenerative damages” PRIN 2015. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Istituto di Farmacologia Traslazionale di Roma Scadenza I agosto 2018 Pubblica selezione per il conferimento di un assegni (Tip. di Assegno: A) “Assegni Professionalizzanti”) per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Sviluppo di nanobiotecnologie per applicazioni diagnostiche e terapeutiche in oncologia e medicina rigenerativa”. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Istituto di Bioscienze e BioRisorse di Bari Scadenza 9 agosto 2018 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno “post dottorale” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Biodruba – Biodiversità delle drupaceae della Basilicata” – Psr Basilicata 2014-2020 mis. 10.2. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Ismar – Istituto di Scienze Marine di Venezia Scadenza 2 agosto 2018 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di la-

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voro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Scienze Marine, Sede di Venezia. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico di Firenze Scadenza 2 agosto 2018 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 10 comma 3 lettera b) del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Collaboratore Tecnico Enti di Ricerca VI° livello, presso la Sede Secondaria di Firenze dell’Istituto sul’Inquinamento Atmosferico. Per informazioni, www. cnr.it. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Struttura della Materia di Trieste Scadenza 6 agosto 2018 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 10 comma 3 lettera b) del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Collaboratore Tecnico Enti di Ricerca VI livello, presso l’Istituto di Struttura della Materia Sede Secondaria di Trieste. Per informazioni, www.cnr.it.

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Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Nanotecnologia di Lecce Scadenza 6 agosto 2018 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto NANOTEC del CNR – Sede Primaria di Lecce. Per informazioni, www.cnr.it. Consiglio Nazionale Delle Ricerche – Ismar – Istituto di Scienze Marine di Ancona Scadenza 13 agosto 2018 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle “Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’istituto di scienze marine del Cnr-sede di Ancona. Per informazioni, www.cnr.it. Università di Salerno Scadenza 2 agosto 2018 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto, categoria D, a tempo indeterminato, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, esperto nel settore della diffrazione a raggi-X, del Dipartimento di chimica e biologia, riservato prioritariamente ai volontari delle Forze armate. Gazzetta Ufficiale n. 52 del 03-07-2018. Università di Siena Scadenza 2 agosto 2018 Procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato junior e pieno, settore


LAVORO concorsuale 05/E1 – Biochimica generale. Gazzetta Ufficiale n. 52 del 03-07-2018. Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Scadenza 2 agosto 2018 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di igiene, epidemiologia e sanità pubblica. Gazzetta Ufficiale n. 52 del 03-07-2018. Università di Firenze Scadenza 9 agosto 2018 Mobilità per la copertura di un posto, categoria C, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, riservato al personale in servizio presso le amministrazioni pubbliche a tempo indeterminato e pieno, da assegnare al Dipartimento di biologia. Gazzetta Ufficiale n. 54 del 10-07-2018. Università di Milano-Bicocca Scadenza 9 agosto 2018 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/E2 – Biologia molecolare, per il Dipartimento di biotecnologie e bioscienze. Gazzetta Ufficiale n. 54 del 10-07-2018 Università del Salento Scadenza 9 agosto 2018 Procedura di selezione per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato e pieno, per il Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche ed ambientali. Gazzetta Ufficiale n. 54 del 10-07-2018. Azienda Ospedaliera «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro Scadenza 9 agosto 2018 Concorsi pubblici, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di dirigente biologo, ruolo sanitario, servizio di anatomia e istologia; un posto di dirigente biologo, ruolo sanitario, laboratorio chimico clinico; due posti di dirigente biologo, ruolo sanitario, servizio di procreazione medicalmente assistita; un posto di dirigente biologo, ruolo sanitario, Servizio immunotrasfusionale. Gazzetta Ufficiale n. 54 del 10-07-2018.

55 del 13-07-2018 Università “La Sapienza” di Roma Scadenza 16 agosto 2018 Valutazione comparativa, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/F1 - Biologia applicata, per il Dipartimento di biotecnologie cellulari ed ematologia. Gazzetta Ufficiale n. 56 del 1707-2018. Azienda Sanitaria Provinciale di Catania Scadenza 16 agosto 2018 Procedure di stabilizzazione riservate al personale precario per la copertura di tre posti di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica. Gazzetta Ufficiale n. 56 del 17-07-2018.

Università di Camerino Scadenza 16 agosto 2018 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto a tempo determinato trentasei mesi e pieno, di categoria C, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per le esigenze dell’Erbario della Sezione botanica della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria. Gazzetta Ufficiale n. 57 del 20-07-2018. Università di Catanzaro “Magna Græcia” Scadenza 16 agosto 2018 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/F1 - Biologia applicata. Gazzetta Ufficiale n. 57 del 20-072018.

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Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro Scadenza 12 agosto 2018 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di collaboratore tecnico professionale, esperto in sistemi e processi biotecnologici, categoria D, a tempo pieno ed indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018 61


SCIENZE

Obesità e neoplasie L’approccio dei mezzi condizionati provenienti da adipociti differenziati in vitro consente lo studio del ruolo dei fattori adipocitari sulle caratteristiche di aggressività delle cellule tumorali

di Evelina La Civita*, Antonietta Liotti*, Vittoria D’Esposito*,**, Teresa Migliaccio*, Serena Cabaro*, Pietro Formisano*,**, Daniela Terracciano*

L’

obesità è una patologia in continuo aumento in tutto il mondo. Studi epidemiologici hanno evidenziato che essa rappresenta un fattore di rischio sia per l’incidenza del cancro sia per la mortalità ad esso correlata. Gli adipociti rappresentano uno dei più abbondanti tipi cellulari che circondano le cellule tumorali. Essi rispondono a stimoli nutrizionali e metabolici e rilasciano adipochine, citochine, chemochine e fattori di crescita che possono influenzare molti aspetti della progressione del tumore, dall’invasione locale, all’insorgenza di metastasi, alla resistenza ai farmaci. Dati epidemiologici indicano che il tessuto adiposo può influenzare il decorso del carcinoma prostatico e questa correlazione appare ancora più evidente se si considera la localizzazione anatomica dei due tessuti. Nel carcinoma prostatico extracapsulare, infatti, le cellule cancerose invadono il tessuto adiposo periprostatico venendosi a trovare in stretta interazione con esse. In questo contesto le adipochine, agendo in maniera autocrina e paracrina, giocano un ruolo fondamentale nel condizionare il microambiente tumorale. Tuttavia, non è ancora chiaro se i fattori secreti dagli adipociti siano coinvolti direttamente nella progressione del cancro alla prostata. * Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università degli studi di Napoli “Federico II” ** URT Genomica del Diabete & CNR/Ieos, Napoli

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SCIENZE stromale (SVFs) (Figura 1). In seguito è stata centrifugata e il pellet risospeso in mezzo specifico di coltura per cellule mesenchimali staminali di tessuto adiposo. L’utilizzo di mezzo specifico di crescita per il tempo necessario alla propagazione delle cellule consente la selezione delle sole cellule mesenchimali staminali. Per accertarci della sola selezione di questo tipo cellulare, inoltre, le cellule sono state analizzate al FACS per i marcatori di leucociti e cellule endoteliali. In seguito, abbiamo indotto il differenziamento adipocitario in tali cellule attraverso la somministrazione di insulina e glitazoni e Figura 1. Frazione vasculo-stromale del tessuto adiposo (SVF). La frazione vasculo-stromale (SVF) è costituita da cellule mesenchimali staminali da tessuto adiposo (ADSC): cellule staminali multipotenti in grado di differenziare in osteoblasti, condrociti e adipociti , cellule ematopoietiche utilizzato gli adipociti ottenuti per ricavare il mezzo condizionato (Fi(Haematopoietic cells), macrofagi (macrophages) residenti nel tessuto adiposo e cellule derivanti da capillari e venule che irrorano il tessuto; periciti gura 2). (percytes), cellule endoteliali (endothelial cells) e cellule progenitrici endoteliali (endothelial progenitor cells). Il sistema dei mezzi condizioUn approccio interessante per studiare il cross-talk tra adiponati si è rilevato un buon modello per mimare il microambiente cita e cellula tumorale è rappresentato dal sistema dei mezzi contumorale al fine di valutare l’effetto del secreto adipocitario nel dizionati. Questo approccio è stato utilizzato in precedenza per condizionare aggressività del cancro alla prostata resistente alla l’identificazione di adipochine, quali CCL5/Rantes, IL-8 e IGF-1, castrazione. come fattori promuoventi l’aggressività del cancro alla mammella. Le cellule MSCs possono essere isolate da diverse tipologie Tale sistema prevede il trattamento di cellule tumorali di candistrettuali di tessuto adiposo. Infatti, recentemente si sta pocro alla prostata con il mezzo in cui sono stati tenuti in coltura nendo attenzione sul tessuto adiposo epicardico, confinante con per 24 ore adipociti differenziati da cellule mesenchimali stamiil miocardio, il quale da un lato può risultare come importante nali multipotenti, isolate da pazienti con cancro alla prostata. fonte di cellule staminali per la medicina rigenerativa, dall’altro Per ottenere gli adipociti differenziati abbiamo trattato biopcome modello ex vivo per lo studio delle adipochine nella regolasie di tessuto adiposo periprostatico provenienti da pazienti affetzione della fisiopatologia delle malattie cardiovascolari. ti da carcinoma prostatico sminuzzandolo meccanicamente sotto In futuro sarà comunque necessario caratterizzare la compocappa a flusso laminare, aggiungendo una soluzione contenente sizione del mezzo condizionato tramite l’utilizzo di un ELISA in collagenasi e incubando a 37 gradi centigradi per un’ora, in modo multiplex in grado di identificare più adipochine nello stesso temda scomporre l’architettura tridimensionale del tessuto adiposo. po. L’identificazione delle molecole coinvolte e del meccanismo Dopo l’incubazione la miscela ottenuta è stata lasciata sotto attraverso cui operano potrebbe essere cruciale per l’identificacappa per dieci minuti, in modo da far affiorare gli adipociti mazione di nuovi biomarcatori e target farmacologici per il trattaturi, la fase inferiore, costituita dalle cellule della frazione vasculo mento del carcinoma prostatico androgeno indipendente.

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Figura 2. Differenziamento adipocitario di cellule MSC da tessuto adiposo periprostatico. (a) Cellule SVF differenziate in adipociti maturi; (b) Adipociti maturi colorati col OilRed-O.

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SCIENZE

Ecotossicologia nei materiali polimerici Studio sugli effetti acuti e cronici di liscivati di polipropilene, polietilene e polistirene su organismi di diversi livelli trofici

di Simona Schiavo*,**, Maria Oliviero*,**, Vincenza Romano**, Stefano Dumontet**, Sonia Manzo*

L

a contaminazione ambientale causata dalla ampia diffusione di materiali plastici in tutto il mondo è un tema di grande preoccupazione. Pellets di plastiche vergini di diversi polimeri sono spesso usati negli studi di ecotossicità come materiali di riferimento. In questo lavoro di ricerca abbiamo valutato l’effetto, acuto e cronico, di lisciviati di polipropilene (PP) e polietilene (PE) e di polistirene (PS) su organismi appartenenti a diversi livelli trofici: batteri, crostacei, piante. Per valutare la tossicità relativa dei polimeri studiati e per definire il loro possibile rischio ecotossicologico in ambiente è stato utilizzato un indice di integrazione TBI (Test Battery integrated Index). Sulle piante Sorghum saccharatum, Lepidium sativum e Sinapis alba non sono stati osservati effetti tossici rilevanti, mentre è stata ottenuta una significativa tossicità per il test cronico (21 giorni di esposizione) con Vicia faba. L’effetto maggiore, invece, (50%) è stato registrato per Daphnia magna in seguito ad esposizione cronica. Il TBI ci ha permesso di classificare il rischio di tossicità associato ai materiali studiati come segue: PP> PS> PE. La tossicità del PP potrebbe essere dovuta alla presenza di solventi (metanolo, cicloesano) impiegati per la sua produzione, mentre la tossicità del PS ad un processo di depolimerizzazio-

C.R. ENEA, Portici (Na) Università Parthenope Dipartimento di Scienze e Tecnologie *

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ne in acqua che ha portato al rilascio di stirene; i lievi effetti tossici e la temporanea biostimolazione del PE potrebbero essere attribuiti agli additivi termoregolatori presenti nelle resine polietileniche. I nostri risultati hanno evidenziato, quindi, che anche i materiali polimerici vergini possono rappresentare, se dispersi in ambiente una problema non trascurabile.

Introduzione La plastica è un materiale relativamente recente, la cui produzione industriale ha avuto inizio solo nel 1907 (Pretting e Boote, 2010). Le caratteristiche intrinseche della plastica, ovvero resistenza nel tempo, leggerezza e costi contenuti, l’hanno resa uno dei prodotti più utilizzati sia nell’ambito industriale che nella vita di ogni cittadino. Di conseguenza il consumo globale di materie plastiche è attualmente in costante aumento, con oltre 240 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno. Geyer et al. (2017) stimano che la quantità cumulativa di rifiuti di plastica, dal 1950 al 2017, ammonta a circa 6 miliardi di tonnellate. Gli stessi autori stimano che questo valore aumenterà fino a 25 miliardi di tonnellate entro il 2050. Il massiccio impiego ed il basso livello di riciclaggio dei prodotti in plastica, la persistenza nell’ambiente, sono i principali responsabili dell’accumulo di plastica e microparticelle di plastica sia negli ecosistemi terrestri che marini (Barnes et al. 2009). I polimeri plastici di solito non sono considerati materiali pericolosi, poiché il loro elevato peso molecolare e la loro insolubilità in acqua li rendono non bio-disponibili e biochimica-


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SCIENZE mente inerti (da Costa, 2018). Tuttavia, diverse molecole quali manenza dei materiali in acqua: cfr. UNI EN ISO 10802:2004) residui monomerici, oligomeri, residui di catalizzatori, solventi di pellet di plastica vergine, che si suppone siano privi di addi polimerizzazione e una vasta gamma di additivi, utilizzate ditivi e/o residui monomerici, al fine di separare gli effetti dedurante i processi produttivi sono invece note come sostanze rivati dalla plastica vergine stessa da quelli dovuti a sostanze pericolose (Crompton, 2007). chimiche utilizzate durante la produzione del manufatto e o Queste sostanze tra cui ftalati, ritardanti di fiamma broassorbite dall’ambiente, diffusibili in acqua. murati, bisfenolo A, formaldeide, acetaldeide, 4-nonilfenolo e Tuttavia, l’assenza di composti lisciviabili nelle plastiche molti composti organici volatili, possono essere debolmente è ancora oggetto di valutazione così come la stima della loro o non affatto legate affatto alle macromolecole polimeriche e eventuale tossicità. possono, a loro volta, essere rilasciate in ambiente come riporIn questo lavoro abbiamo valutato l’eventuale ecotossicitato da numerosi autori (Henneuse-Boxus and Pacary, 2003; tà, acuta e cronica, di lisciviati di polimeri plastici mediante Kim et al. 2006; Mutsuga et al. 2006; Fernandes et al. 2008; una batteria di saggi ecotossicologici composta da organismi Tønning et al. 2010). appartenenti a livelli trofici diversi: a) batteri Vibrio fischeri Una volta rilasciate in ambiente, a causa di fotodegrada(tossicità acuta), b) le piante Sorghum saccharatum, Lepizione ed alla abrasione meccanica, le plastiche possono essere dium sativum e Sinapis alba (tossicità subcronica) e Vicia faba ridotte in particelle di piccole dimensioni <5mm (micropla(tossicità cronica) c) il crostaceo Daphnia magna (tossicità stiche) in grado di diffondersi ampiamente in ambiente e di acuta e cronica). accumularsi nella catena trofica. Inoltre le microplastiche posPer integrare i risultati relativi ai vari saggi e per definire sono adsorbire molti inquinanti persistenti, ad esempio i PCB, il loro possibile rischio ecotossicologico in ambiente di acqua organoclorurati e metalli pesanti (Mato et al. 2001; Rios et al. dolce è stato utilizzato un indice di tossicità integrato TBI 2007). (Toxicity Battery Integrated Index) (Manzo et al. 2008). Questo processo fa sì che una piccola superficie quale quella di una microparticella possa concentrare grandi quantiMateriali e metodi tativi di inquinanti, favorendone la dispersione negli ambienti acquatici e l’accumulo nella catena trofica (Rios et al. 2010) Materiali polimerici (effetto cavallo di troia). I test di tossicità sono stati eseguiti utilizzando i lisciviati Lo studio dell’impatto dei residui plastici su diverse matrici di tre diversi polimeri: polipropilene (PP), polietilene (PE) e ambientali richiede un approccio multidisciplinare che integri polistirene (PS). I materiali polimerici si presentavano come l’analisi chimica (Wagner et al. 2014, Syberg et al. 2015) ed i test Pellets della dimensione >5mm. ecotossicologici. Pellet di plastica vergine di diversi polimeri sono spesso usati negli studi di tossicità come materiali di rifePreparazione dei campioni e lirimento. In generale, lo studio della tossicità dei polimeri sciviazione plastici presenti nell’ambiente include l’esposizione I test sono di organismi test a lisciviati (soluzioni ottenute stati condotti dalla persecondo la procedura

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SCIENZE standard italiana ed europea (UNI EN ISO 10802:2004) utilizzando acqua pura (resistività 18MΩ) come soluzione di lisciviazione in un rapporto liquido/solido di 10 (L/S = 10). Ogni campione (PE, PP, PS) è stato sottoposto ad agitazione per 24 ore a temperatura ambiente. Alla fine del processo di lisciviazione, il campioni sono stati filtrati, con filtri Whatman porosità di 11 µm per rimuovere eventuali frammenti di materiale.

Tossicità acuta Vibrio fischeri Il test di inibizione della bioluminescenza è stato eseguito secondo quanto descritto nel protocollo del fornitore (Microtox®: Modern Water, New Castle, DE). I batteri liofilizzati sono stati reidratati con l’acqua ultrapura. I batteri luminescenti sono stati esposti a 9 diluizioni seriali (1: 2) di PE, PP, PS. La tossicità del campione è stata valutata misurando la diminuzione dell’intensità della luce prodotta dai batteri luminescenti. La diminuzione della luminescenza è stata valutata dopo 5, 15 e 30 minuti di esposizione. I risultati sono stati espressi come percentuale di inibizione della luminescenza rispetto al controllo, usando la formula di Abbott (Abbott, 1925).

Daphnia magna Il test acuto con D. magna è stato eseguito secondo la procedura OECD (2004). Sono state preparate quattro concentrazioni di lisciviato (100%, 75%, 50% e 25%) per ogni polimero. Dieci individui, di età inferiore a 24 ore, sono stati trasferiti in piastre di Petri ed esposti a 10 ml di ciascuna diluizione a 20 ± 2 ° C. Dopo 24 e 48 ore sono stati registrati l’immobilizzazione e la mortalità degli organismi. I test sono stati eseguiti in triplice

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Figura 1: Mortalità (A) e riproduzione (A) (effetto%) per D. magna esposta a PE, PP, PS (21 giorni di esposizione).

copia. I risultati sono stati riportati come percentuale di effetto rispetto al controllo (Abbott, 1925).

Tossicità subcronica sulle piante I test di allungamento radicale e di inibizione della germinazione sono stati effettuati su semi di S. alba, S. saccharatum e L. sativum, secondo quando previsto dal metodo UNICHIM 10780/2003. 10 semi sono stati posti in piastre di Petri (5 repliche per polimero), rivestite con carta da filtrobagnata con i lisciviati dei polimeri testati. Le piastre di Petri sono state poi incubate al buio a 25 ± 2 ° C in sacchetti di plastica chiusi per evitare l’evaporazione. Dopo 72 ore, si valuta il numero di semi germinati (n) e la lunghezza della radice (L). L’indice di germinazione (IG) e L’inibizione dell’allungamento radicale (IAR%) sono stati calcolati come segue: % IG = [(Gc / Gk) * (Lc / Lk)] * 100% IAR% = (Lk-Lc) / Lk) * 100 Dove:


SCIENZE sulla batteria di organismi selezionati: in particolare, D. magna ha riportato il massimo effetto nell’esposizione cronica. In Figura 1 sono IG % IAR % IG % IAR % IG % IAR % riportati gli effetti dei lisciviati di PE, PS e 90.7 5.3 PP in termini di percentuale di sopravvivenza PE 101.4 28.6 125.7 14.4 (Fig. 1a) e di riproduzione (Fig. 1b) (numero 83.5 PP 41.8 91.8 56.6 7.9 16.5 di naupli/numero di individui) dopo i 21 giorni di esposizione. 97.3 PS 70.5 92.8 29 -5.6 2.7 La sopravvivenza è stata fortemente inibita da PP e PS, con tassi di mortalità pari al Tabella 1. Indice di germinazione (IG%) e inibizione dell’allungamento radicale (IAR%) per S. saccharatum, L.sativum e 69% per PS e 50% per PP. I primi individui S. albaesposti a lisciviati di PE, PP, PS. morti sono stati registrati dopo 4 giorni per PP, 7 giorni per PS e 11 giorni per PE. L’effetto negativo aumenta Gc= n°medio semi germinati campione con il tempo di esposizione per PP e PS, mentre per PE il tasso Gk= n°medio semi germinati controllo di mortalità risulta essere sempre molto basso (circa il 7%) Lc= lunghezza radicale media campione (Fig. 1a). Lk= lunghezza radicale media controllo La riproduzione di D. magnaè inibita dall’esposizione al PP, mentre nessun effetto è visibile per PS e PE fino alla seconda settimana di esposizione. A partire dalla terza settimana PS Tossicità cronica raggiunge quasi il 100% dell’effetto, per PE, invece, si osserva un aumento del tasso di riproduzione a partire dal 14 ° giorno Daphnia magna (Fig. 1b). Il saggio cronico con D. magna è stato eseguito facendo riNon sono stati osservati effetti tossici rilevanti sui semi di ferimento al metodo OECD (1998). Venti neonati (<24h) sudS. saccharatum, L. sativum e S. alba (tab. 1), mentre si evidendivisi in 5 camere test sono stati esposti a50 ml della diluizione zia una significativa tossicità per V. fabain seguito a 21 giorni da testare (50% e 75%). di esposizione (fig 2). Tra i 3 polimeri testati, PS ha mostrato i I dafnidi sono stati alimentati due volte a settimana con più alti effetti negativi con valori che superano il 50% per tutti Pseudokirchneriella subcapitata e Saccaromyces cerevisiae gli endpoint considerati. In particolare, l’effetto negativo più (1.5 x 105 cellule mL-1) in concomitanza con il rinnovo del pronunciato è stato registrato sull’allungamento della radice, mezzo di esposizione. Tutti gli esperimenti sono stati eseguiti l’endpoint più sensibile tra quelli considerati in questo lavoro. in un ciclo di luce controllato (16 ore di luce: 8 ore di buio). I Tra i test acuti, il test di inibizione della bioluminescenza risultati sono stati espressi in termini di mortalità e inibizione con V.fischeri risulta essere il più sensibile (Fig. 3). PS esercidella riproduzione. ta l’effetto tossico più alto (25%). Nessuna differenza è stata registrata tra i 3 tempi di esposizione (5, 10 e 15 min). Vicia faba L’effetto tossico dei lisciviati di polimeri vergini, osservato Il test cronico con V. faba è stato effettuato secondo quanin questo lavoro, potrebbe essere dovuto a residui di sostanze to descritto in Monteiroet al.(2009). In breve, i semi di V. faba chimiche utilizzate nella produzione di polimeri e sostanze agsono stati coltivati in soluzione idroponica (Hoagland and giunte non intenzionalmente (impurità, prodotti di degradaAmon, 1950) aggiungendo alla soluzione acquosa i lisciviati da zione), catalizzatori, solventi e additivi facilmente lisciviabili saggiare. (Teuten et al. 2009). Per ogni polimero sono state effettuate 5 repliche (3 plan-

Polymers

S. saccharatum

S. alba

L. sativum

tule per ogni replica). L’esperimento è stato condotto in condizioni controllate: 16 ore di luce: 8 ore di buio, temperatura di 25 ° C durante il giorno e 16 ° durante la notte. Dopo 21 giorni, sono stati valutati i seguenti parametri: peso fresco, peso fresco delle parti aeree, parti aeree a peso secco radici di peso fresco, radici di peso secco, numero di foglie, lunghezza delle radici, lunghezza delle parti aeree.

Integrazione dei dati Per ogni polimero, i risultati dei diversi test sono stati integrati utilizzando il test di tossicità Toxicity Battery integrated Index (TBI) descritto in Manzo et al.(2008). Il rischio ecotossicologico derivante dall’integrazione è definito come segue: non significativo (TBI ≤ 5%), medio (5 <TBI ≤ 20%), alto (20 <TBI ≤ 50%), molto alto (TBI> 50%).

Risultati e discussione I risultati di questo studio evidenziano che i lisciviati di plastica vergine PP, PS e PE esercitano effetti tossici diversi

Figura 2: Valutazione di endpoint diversi per V. faba esposta cronicamente (21 giorni) a lisciviati di PE, PP e PS.

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SCIENZE L’approccio TBI adottato ci ha permesso, quindi, di classificare il rischio di tossicità associato ai materiali studiati come segue: PP> PS> PE. Il PP ha mostrato un elevato rischio ecotossicologico (TBI = 12,4%), PS presentaun rischio moderato (TBI = 8,4%) e PE trascurabile (TBI = 4%). La tossicità del PP potrebbe essere correlata alla presenza di solventi (metanolo, petrolio, cicloesano) impiegati per la sua produzione(Harding et al. 2007), mentre la tossicità del PS è probabilmente dovuta alla depolimerizzazione, avvenuta in acqua, seguita dal rilascio di stirene(Gibbs et al. 1997; Thaysen et al. 2018). I lievi effetti tossici del PE ed il leggero effetto biostimolante sul tasso di riproduzione di D. magna potrebbero essere attribuibili agli additivi termoregolatori ad effetto estrogenico presenti nelle resine polietileniche (Murphy, 2001; Yang et al. 2011;). Figura 3 Inibizione della bioluminescenza (effetto%) per V. fischeri esposto a PE, PP, PS (5, 15 e 30 min).

Tenendo conto che la variabilità delle risposte degli organismi testati è tipica degli studi ecotossicologici, l’uso di un algoritmo di integrazione dei dati è stato di grande aiuto per classificare il rischio posto da tali sostanze chimiche.

Conclusioni Sebbene le plastiche vergini sono spesso usate negli studi di tossicità come materiali di riferimento, durante l’esposizione in matrici acquatiche potrebbe verificarsi il rilascio di additivi biodisponibili e di sostanze sconosciute, che provocano effetti negativi sugli organismi testati specialmente quando

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SCIENZE esposti cronicamente. I risultati di questo studio evidenziano come i lisciviati di plastica vergine PP, PS e PE esercitano diMato Y, Isobe T, Takada H, Kanehiro H, Ohtake C, Kaminuma versi effetti tossici sulla batteria di organismi selezionati: in T (2001). Plastic resin pellets as transport medium for toxic particolare, D. magna ha riportato il massimo effetto nell’espochemicals in the marine environment. Environmental Science sizione cronica e V. fischeri in quella acuta. and technology, 35 (2), 318-324. Non sono stati osservati effetti tossici rilevanti sui semi di Monteiro M S, Santos C, Soares A M V M, Mann R M (2009). S. saccharatum, L. sativum e S. alba, mentre si evidenzia una Assessment of biomarkers of cadmium stress in lettuce. Ecosignificativa tossicità per V. faba in seguito a 21 giorni di espotoxicology and Environmental safety, 72(3), 811-818. sizione. Inoltre, l’approccio TBI adottato per l’integrazione dei Murphy, J. (Ed.) (2001).Additives for plastics handbook. Eldati sulla tossicità ci ha permesso di classificare il rischio di sevier. tossicità associato ai materiali studiati come segue: PP> PS> Mutsuga M, Kawamura Y, Sugita-Konishi Y, Hara-Kudo Y, TaPE. I nostri risultati, quindi, evidenziano come anche la plastikatori K, Tanamoto K (2006). Migration of formaldehyde and ca vergine potrebbe essere responsabile di effetti tossici non acetaldehyde into mineral water in polyethylene terephthalate trascurabili e suggeriscono quanto sia necessario monitorare (PET) bottles. Food Additives and Contaminants, 23: 212–218. anche il rilascio accidentale in ambiente di questi materiali duOECD (1998). Daphnia magna reproduction test. OECD guiderante la produzione e il trasporto. lines for testing of chemicals 211, Paris, france.

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SCIENZE

Alimentazione nella donna Lo studio pilota chiamato Cyclicity Diet ha documentato il collegamento tra variazioni degli ormoni femminile e dieta

di Ennio Avolio*

O

gni donna può mantenersi in forma a lungo, se la sua alimentazione asseconda le proprie variazioni ormonali. Nessun cibo è da demonizzare. Esistono solo cibi con effetti diversi in momenti diversi. Questo è quello che emerge dalla nostra ultima ricerca scientifica che ha portato alla nascita di Cyclicity Diet (dall’omonimo libro), una strategia alimentare che aiuta la donna a fare pace col cibo. Si tratta di un primo studio pilota che spiega in modo chiaro e documentato il collegamento delle variazioni cicliche degli ormoni femminili e della dieta, con suggerimenti pragmatici da introdurre immediatamente nella vita quotidiana, con un piano alimentare scandito in 28 giorni e durante la menopausa, che contrasta l’infiammazione di origine metabolica al fine di ripristinare le normali vie biochimiche. Alcuni macronutrienti in un determinato istante, infatti, possono incidere maggiormente sul bilancio energetico e quindi sul peso, per via delle condizioni fisiologiche legate alla danza degli ormoni, cui ogni donna è sottoposta dall’età fertile alla menopausa. Questo succede perchè ormoni e cervello sono legati a doppio filo. Infatti, il meccanismo biologico degli ormoni coinvolti nel ciclo ovarico (estrogeni, progesterone e androgeni), correlato a diverse funzioni del cervello (asse ipotalamo-ipofisi-ovaio), influenza il comportamento alimentare della donna e

Biologo Nutrizionista, Ricercatore Presidente Associazione Scientifica Biologi Calabresi

*

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quindi il suo conseguente equilibrio nel peso. Gli ormoni che regolano le fasi principali del ciclo sono il GnRH, l’FSH, l’LH, il progesterone e gli estrogeni. Gli ormoni sono secreti in vari siti e in particolare il GnRH viene secreto dall’ipotalamo, la gonadotropina FSH e l’LH sono secreti dalla ghiandola pituitaria anteriore, mentre gli estrogeni e il progesterone sono secreti dalle ovaie. Il GnRH stimola il rilascio di LH e di FSH da parte dell’ipofisi anteriore, che a sua volta stimola il rilascio di estrogeni e di progesterone dalle ovaie. Questi stimoli, naturalmente, hanno un effetto importante sul bilancio energetico della donna che porteranno ad aumentare o diminuire il dispendio energetico, a prescindere dall’attività fisica, nelle diverse fasi del ciclo ovarico. In particolare, a farla da padrone sono estrogeni e progesterone: gli estrogeni perché riducono l’appetito e l’intake (fabbisogno) energetico e il progesterone perché ha un effetto appetito-sti-


SCIENZE molante. Questo significa che ci si può mantenere in forma, migliorando aspettativa di vita e invecchiamento, anche assumendo un’alimentazione più ricca di grassi, come il cioccolato fondente, se si è nella fase premestruale - con più alti livelli di progesterone e più voglia di cibi grassi e dolci - ma riducendo i carboidrati raffinati e preferendo i cibi proteici per appagare la sensazione di fame, se si è in quella follicolare - con livelli di estrogeni più elevati, in cui dovremo optare per cibi dall’effetto più diuretico, per contrastare la ritenzione idrica, per fare un esempio. Cyclicity Diet parte dall’assunto che durante le prime due settimane, cioè dal 1° giorno della mestruazione al 14-17° giorno, periodo di ovulazione, grazie agli estrogeni il metabolismo è più attivo e anche l’equilibrio glicemico è migliore, infatti le donne si sentono più energiche, più scattanti, più toniche, per questa ragione è consigliabile iniziare la dieta il primo giorno di mestruazioni, per aumentare l’aderenza al piano dietetico e Da sinistra, Claudio Pecorella ed Ennio Avolio. garantirne il successo. Durante le due settimane successive all’ovulazione, cioè dal va (giorni 5-11), fase periovulatoria (giorni 12-15), fase luteale 18° al 28° giorno (se il ciclo è regolare), si comincia a percepire (giorni 16-28)- nelle fasi di transizione alla menopausa e duranuna sorta di “frenata”, aumento del gonfiore e ritenzione idrica, te la menopausa - ai cibi, ricchi di proprietà antiossidanti come oltre che voglia di dolci: colpa del calo di serotonina che procioccolato fondente, olio extra vergine d’oliva, frutta secca, voca anche un calo dell’umore. È proprio in questa fase che il avocado, frutti di bosco, curcuma, perché contrastano l’infiammetabolismo e la gestione degli zuccheri da parte dell’insulina mazione “silente” che è correlata alle disfunzioni metaboliche cambia e dovrebbe quindi cambiare l’alimentazione. e cardiovascolari, oltre ad essere fonti di vitamine e minerali. O ancora, se si è in menopausa, la perdita di estrogeni, inÈ importante assumere cibi ricchi di Omega 3 come pesce dipendentemente dall’invecchiamento, aumenta la sintesi del azzurro e olio di canapa, perché aiutano a prevenire malattie tessuto adiposo totale e ne modifica la distribuzione, portando cardiovascolari, ischemie, tumori, la donna ad aumentare di peso anche mangiando quantità di in particolare al seno e al colon, cibo esigue. Il cambiamento nella concentrazione di questi orpatologie neurodegeneratimoni ovarici in questa fase tende ad alterare anche quello che ve in donne di tutte le età, è il bilancio energetico ed è per questo motivo che le donne in ma soprattutto aiutano a post-menopausa tendono ad aumentare velocemente il peso se ridurre le vampate di calonon sottoposte a regimi alimentari controllati. re in menopausa. Via con Vademecum dei super cibi anti-età: Via libera, quindi, nelle carboidrati a basso indice diverse fasi del ciclo- follicolare (giorni 1-4), follicolare tardi-

L’Associazione Scientifica Biologi Calabresi

L’

Associazione Scientifica Biologi Calabresi (A.S.B.C.) non ha scopo di lucro, è indipendente, apartitica, aconfessionale e improntata a principi di democraticità. Ha i seguenti scopi rigorosamente scientifici e culturali: la divulgazione della conoscenza delle molteplici funzioni del biologo,dedicare attenzione particolare al corretto e concreto sviluppo della professione mediante iniziative dedicate ai giovani, anche attraverso la realizzazione di attività formative mirate, istituzione di centri di formazione, promozione di congressi, tavole rotonde, conferenze, corsi di aggiornamento e formazione, dibattiti, campagne di opinione; collaborazione con l’Ordine Nazionale dei Biologi, l’ENPAB, il Ministero della Salute, l’ISS, le Università, le Regioni, le Aziende Sanitarie e gli altri organismi e istituzioni sanitarie pubbliche e private interessate allo studio e all’approfondimento di problematiche in campo biologico e sanitario, elaborazione di linee guida, promozione di trials di studio e di ricerche scientifiche finalizzate e rapporti di collaborazione con altre società e organismi scientifici, diffusione della propria attività istituzionale anche mediante pubblicazioni editoriali di studi, ricerche, materiale informativo inerente a tematiche sanitarie e ambientali, svolgere attività di volontariato rivolta a servizi per la tutela sociale e ambientale, l’assistenza, l’educazione sanitaria ed ecologica, nonché qualunque altra attività che si appalesa nella professione del biologo, promuovere attività ricreative in genere, viaggi sociali e di studio, corsi di studio sia nell’ambito nazionale che all’estero. L’Associazione, i cui soci sono biologi, è strutturata in gruppi di lavoro in considerazione della peculiarità che ha sempre caratterizzato il biologo, dalla eterogeneità e dalla complessità delle competenze allo stesso riservate: patologia clinica, tossicologia, nutrizione, genetica, procreazione assistita, biologia ambientale e marina, qualità e sicurezza.

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SCIENZE e allenamenti con i pesi 2 giorni alternati, attività cardio fitness 2-3 giorni (ad es. aerobico anaerobico alternato tipo circuito) visto il graduale miglioramento delle capacità prestative prevalentemente di tipo aerobico con la presenza di più acidi grassi circolanti e un minor catabolismo proteico; fase periovulatori (12-15) allenamento moderatamente pesante. Fase luteale (16-28) L’alta capacità prestativa si prolunga per una settimana circa in questa fase in cui si consiglia di proseguire con allenamenti di controresistenza moderatamente pesanti fino al giorno 21 circa. Il consiglio è di alternare allenamenti con i pesi con un allenamento cardiovascolare con l’obiettivo di ottimizzare il dispendio energetico già fisiologicamente più alto in questa fase soprattutto se finalizzato al dimagrimento. Dal giorno 22 inizia una graduale diminuzione delle capacità prestative no alla fase mestruale dove si consiglia la riduzione progressiva dei carichi di lavoro.

Cyclicity Diet

C

yclicity Diet è un protocollo sperimentato su un gruppo di pazienti presso la Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata (Prof. Antonino De Lorenzo) ed è attualmente in fase di sperimentazione la valutazione della sua efficacia clinica per una migliore gestione di alcune patologie - quali ovaio policistico, endometriosi, patologie cardiovascolari - presso la Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata (Prof. Antonino De Lorenzo), il laboratorio di Fisiologia e Patologie Metaboliche della University of California di San Diego (Prof. Sushil Kumar Mahata) e il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, Università della Calabria (Prof. Marcello Canonaco).

glicemico (frutta e verdura) e cibi ricchi di proteine altamente digeribili, come il pane di segale o integrale, la quinoa, i semi di zucca o di girasole. Via libera anche ai cibi ricchi di ferro, da associare a cibi ricchi di vitamina C che ne facilitano l’assorbimento, per compensare le perdite ematiche della fase mestruale, ma anche calcio, limitando l’apporto di sodio, che ne ostacola l’assorbimento. Ecco perché, rucola a volontà, agretti, verdure a foglia verde (cicoria catalogna, cime di rapa, rucola e lattuga), broccoli, sedano da costa, finocchio, cavoli e porri. Infine, serve attenzione a garantire il giusto apporto di vitamina D, contenuta in buone quantità nei legumi secchi, carciofi, cardi, indivia e spinaci. Questa vitamina, infatti, nell’età senile diminuisce, nel caso, va integrata secondo le linee guida, per la protezione della salute delle ossa, soprattutto in menopausa, dove si promuovono i benefici di fitoestrogeni, fibre solubili e altri componenti. Via libera anche ai digiuni intermittenti di 16 ore (nella fase follicolare tardiva con assenza di colazione), perché l’azione antinfiammatoria è il fine ultimo di questa dieta. Il digiuno permette la formazione dei corpi chetonici che sono utilizzati come fonte energetica per il cervello. Nel digiuno la chetonemia non è un fatto patologico ma un adattamento biochimico fondamentale per assicurare una lunga sopravvivenza. Lo scopo del digiuno controllato nella donna ha l’effetto di favorire l’innalzamento dell’umore e combattere lo stress ossidativo e i livelli d’infiammazione insieme al mantenimento del peso e al rafforzamento del sistema immunitario. Una restrizione calorica controllata permette al corpo della donna di controllare l’infiammazione perché, l’infiammazione cronica, diventerebbe nel corso del tempo dannosa per il nostro organismo. Esercizio fisico: L’attività fisica consigliata oscilla in base alla capacità prestativa della donna: ridotta (1-4) e potenziata tra il 16° e il 28° giorno. Si parte quindi da walking streching, © Raj tecniCreationzs/www.shutterstock.com che di rilassamento, yoga; passando da un allenamento [fase follicolare (5-11)]: gradualmente più intenso con circuiti specifici

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CONTATTI

Informazioni per gli iscritti Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 10:00 alle ore 12:00 e dalle ore 15:00 alle ore 17:00, il venerdì dalle ore 10:00 alle ore 12:00. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o tramite posta elettronica, all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. È possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni. Gli uffici della sede di rappresentanza, in via Icilio 7, forniscono esclusivamente i certificati di iscrizione. Per tutte le altre richieste, quali domande di cancellazione o iscrizione, passaggi albo/elenco e informazioni sullo stato dei propri pagamenti, è necessario rivolgersi agli uffici della sede operativa, in via della Piramide Cestia 1/C. Per avere risposte a quesiti più complessi o che richiedano la consultazione dei fascicoli personali degli iscritti, le richieste dovranno essere inoltrate esclusivamente a pezzo lettera o posta elettronica.

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CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

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POSTA Per quesiti di carattere generale scrivi a ufficiostampa@onb.it

Lettere al Presidente di Vincenzo D’Anna Validazione referti Vorrei chiedere se il biologo iscritto alla scuola di specializzazione in Patologia e Biochimica clinica può firmare/validare un referto. Se sì, il referto può essere validato in un’altra struttura del SSN o in laboratori di analisi privati? Naturalmente sto parlando di una struttura diversa da quella in cui frequento la scuola di specializzazione. G. C. Egregio dottore, con riferimento al quesito posto, le significo che, in linea generale, il biologo iscritto all’Ordine, in applicazione dell’art. 3 della legge 396/67 (oggetto della professione), e come peraltro confermato dal Tar Lazio, sez. I, decisione n. 1454/85 e dalla decisione del Consiglio di Stato n. 528/91, può eseguire analisi e dirigere un laboratorio o i settori specialistici ad esso collegati. Ad ogni modo è necessario verificare la specifica disciplina della regione ove è situato il laboratorio, in relazione al tipo di laboratorio (se autorizzato o accreditato), per conoscere eventuali ulteriori requisiti per ricoprire l’incarico di direttore. Riconoscimento titoli esteri Sono una biologa iscritta in Italia che lavora in Spagna come nutrizionista. Vorrei sapere se in questo Paese ho la possibilità di fare questo mestiere come in Italia e se sia possibile convalidare il mio titolo di studio. L. C.

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Gentile dottoressa, lo studente o il professionista che abbia conseguito in Italia titoli accademici o professionali ha diritto, in linea di principio, a vederli riconosciuti nel Paese estero in cui dovesse racarsi per ragioni di studio o di lavoro. In ogni caso, le norme o le procedure che regolano il riconoscimento all’estero sono diverse da Paese a Paese. Per ottenere maggiori informazioni dovrà rivolgersi al Paese che la ospita. In alternativa può chiedere informazioni nei centri che si occupano del riconoscimento dei titoli accademici esteri, istituiti per facilitare la libera circolazione internazionale.

tal caso, dovrà fare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione. 2) Il Ministero della Salute, per quanto concerne il riconoscimento dei titoli abilitanti allo svolgimento della professione di Biologo. Il decreto di riconoscimento del titolo emesso dal Ministero consente, previo superamento di eventuali misure compensative consistenti in un tirocinio di adattamento o in una prova attitudinale, di iscriversi all’Ordine dei Biologi e svolgere la relativa professione in Italia. La invito, pertanto, ad informarsi presso l’Università o il Ministero per avere maggiori ingormazioni. Dalla Chimica alla Nutrizione

Equipollenze estere Ho conseguito un master di due anni all’Università della Tasmania. Ho inziato questo master dopo aver ottenuto a Catania la laurea triennale in Scienze Biologiche. Vorrei fare l’esame di Stato e iscrivermi alla Sezione A dell’Albo. Vorrei sapere se la formazione fatta in Australia possa essere considerata come una Specialistica, dal momento che ho ottenuto 120 crediti formativi universitari. G. M. Egregio dottore, il riconoscimento o l’equipollenza dei titoli di studio, a seconda delle finalità (di studio o professionali) sono di competenza di diverse autorità italiane: 1) Dell’Università, per quanto concerne l’equipollenza dei titoli di studio esteri di livello accademico. In

Il Giornale dei Biologi | Luglio/agosto 2018

Sono una laureata in Chimica, che sta valutando di prendere una seconda laurea, in Biologia, per ottenere il titolo di nutrizionista. Mi interesserebbe capire cosa devo fare. So che occorre iscriversi all’ONB, ma per essere nutrizionista è necessaria una laurea in Biologia magistrale o è sufficiente una triennale. V. V. Gentile dottoressa, per svolgere la professione di biologo nutrizionista è obbligatoria l’iscrizione all’Ordine dei Biologi, nella sezione A dell’Albo. Le classi di laurea specialista e/o magistrale ammesse per l’iscrizione sono: Biologia; Biotecnologie agrarie; Biotecnologie industriali; Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche; Scienze della nutrizione umana; Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio.


Dal 25 maggio 2018 è in vigore il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali. Prendine visione sul sito internet dell’Ordine Nazionale dei Biologi



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