5 minute read
Melanoma. Paolo Ascierto tra i big internazionali
di Chiara Di Martino
Per gli “addetti ai lavori”, il suo nome è da sempre sinonimo di ricerca e lotta al melanoma. Nell’ultimo anno hanno iniziato a conoscerlo un po’ tutti perché a Paolo Antonio Ascierto, 56 anni, oncologo campano in forza all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale, è ascrivibile anche l’intuizione di una possibile cura contro il Covid-19 con il farmaco per l’artrite reumatoide Tocilizumab. Oggi balza in cima alla lista del sito americano Expertscape che lo designa come massimo esperto di melanoma in Italia, secondo in Europa e quarto nel mondo.
Come funziona l’attribuzione di questo riconoscimento? Ne è felice?
«Si basa sulla valutazione del numero e della qualità delle pubblicazioni fatte in un certo campo. È un riconoscimento importante di cui sono molto orgoglioso, soprattutto perché frutto di ricerche cliniche e traslazionali che possono portare al cambiamento della gestione di alcune neoplasie».
A che punto è la ricerca sul melanoma? A cosa sta lavorando?
«La ricerca non si ferma, perché purtroppo gli obiettivi da raggiungere sono ancora molti. Sicuramente un grande passo in avanti è stato fatto con la scoperta per cui il sistema immunitario svolge un ruolo chiave nel melanoma, da lì la nascita dell’immunoterapia, che ha completamente stravolto la gestione e la prognosi dei pazienti affetti da melanoma. Altra scoperta fondamentale è stata quella di farmaci a bersaglio (targeted therapy) efficaci contro l’alterazione genetica del gene BRAF presente in circa il 50% dei pazienti con melanoma. Nonostante grazie a queste strategie si sia in grado di guarire il 50% dei pazienti con malattia metastatica, esiste ancora un’altra metà di pazienti che non ne beneficiano; al momento è su di loro che ci stiamo concentrando nel trovare farmaci più efficaci».
Se dovesse riassumere i punti di svolta
dei suoi studi su questa patologia, quali ri«Ritengo di essere stato abbastanza forcorderebbe? tunato sia nel gruppo di lavoro in cui sono
«Il grande passo in avanti è iniziato con nato, che mi ha permesso di avere basi sol’immunoterapia e la target therapy. Esiste lide da cui partire per poi evolvermi, sia nel una percentuale di pazienti che possono esgruppo di lavoro che ora gestisco, che mi sere considerati ormai guariti da un male che ha permesso di crescere e di ampliare l’orizfino al decennio scorzonte della ricerca. Il so non lasciava scampo. Il prossimo passo Indicato come massimo gruppo è fondamentale per potersi porre è nelle terapie di comesperto di questa patologia in degli obiettivi sempre binazioni, aggiungere un farmaco che agisca Italia, secondo in Europa maggiori e la nostra è una vera e propria su un determinato ree quarto nel mondo squadra che lavora per cettore per raggiungeraggiungere lo stesso re un effetto sinergico scopo». e permettere una maggiore percentuale di Com’è la sua “giornata tipo”? risposte. Il futuro è invece nelle CAR-T, una Non ne esiste una, ogni giornata è divernuova terapia specifica per quel determinato sa dall’altra tra pazienti, reparto, convegni, tumore che agisce, attraverso l’ingegnerizzaricerca, web meeting. È un lavoro molto zione delle nostre stesse cellule del sistema movimentato, che obbliga a dedicarcisi toimmunitario, per renderle in grado di ricotalmente. In genere vado a dormire alle 3 di noscere e distruggere le cellule tumorali». mattina».
Quanto conta il gruppo di lavoro in una Come ha avuto l’intuizione sul Tocilicarriera di successo? zumab? A che punto è la sperimentazione?
MELANOMA PAOLO ASCIERTO TRA I BIG INTERNAZIONALI Lo scienziato del Pascale di Napoli è tra i massimi esperti mondiali riconosciuti dal sito americano Expertscape
© Evgeniy Kalinovskiy/www.shutterstock.com
«Con l’immunoterapia in oncologia abse il farmaco inducesse una riduzione della biamo visto effetti collaterali legati ad una mortalità ad un mese di almeno il 10% e il riiper-attivazione del sistema immunitario. sultato è stato una riduzione di mortalità del Sono anni che utilizziamo farmaci inibitori di 12,6%. Tuttavia, sono emersi altri dati dallo citochine (come l’infliximab, il tocilizumab) studio di fase III recentemente ufficializzati, nella gestione delle tossicità di alcuni di essi. il CoVacta: il tocilizumab, confrontato con L’idea è nata quando, il placebo, non ha diin seguito a confronti con alcuni collabora“Un punto di svolta? mostrato un vantaggio statisticamente signitori e al nostro viroloIl grande passo in avanti è ficativo nel ridurre la go Franco Buonaguro, abbiamo notato che la iniziato con l’immunoterapia mortalità ad un mese. Lo studio però riportempesta citochinica e la target therapy” ta anche che il tempo alla base delle CRS è di dimissione nei pasimile a quella che si zienti trattati con tosviluppa nell’ARDS da Covid-19. In comune cilizumab risulta essere inferiore, i pazienti tra le due vi è una elevata associazione con recuperano prima. Tuttavia, ritengo che ci l’espressione dell’interleuchina 6. Da qui nasiano ancora buoni presupposti per pensare sce l’idea, confermata anche dai colleghi ciche esista un sottogruppo di pazienti che ponesi con cui collaboriamo e che già avevano trebbero beneficiare dalla somministrazione sperimentato il farmaco su 21 pazienti, ottedel Tocilizumab e la chiave potrebbe essere nendo un ottimo risultato su 20 di essi. Il noin alcuni biomarcatori di cui non sono noti stro studio, il Tocivid-19 è stato uno studio i valori nell’ambito degli studi fin qui effetpositivo. Era stato disegnato per verificare tuati».
Paolo Ascierto.
Chi è
Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia, Oncologia e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli (al primo posto in Italia e al nono in Europa nella classifica del sito Expertscape, ideata dai ricercatori della Università della North Carolina), Paolo Ascierto è un punto di riferimento internazionale per la ricerca sul melanoma. Grazie alla sua esperienza, nelle prime fasi della pandemia da coronavirus ha trovato punti in comune tra i suoi studi e il Covid-19, ipotizzando che un farmaco utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide, il tocilizumab, potesse avere benefici anche contro questa nuova malattia. «Il successo del trattamento dipende dallo stato infiammatorio (dovuto alla “tempesta citochinica”) e dal tempo in cui viene somministrato il farmaco – così Ascierto sintetizza lo stato della ricerca -. Lo studio purtroppo queste cose non le ha potute verificare. Ulteriori informazioni potrebbero arrivare dai risultati di altri studi di fase III che stanno valutando l’efficacia di tocilizumab quali l’Empacta e il Remdacta».