Il Giornale dei Biologi - N. 9 - Settembre 2019

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Sommario EDITORIALE 3

Per aspera ad astra di Vincenzo D’Anna

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PRIMO PIANO 7

La nutrizione negli anni 2000

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Convegno “Mare futuro” a Bari

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Il ragionevole equilibrio sui social

SALUTE 26

Più di un farmaco al giorno a testa. In Italia spesi 29 miliardi di euro di Daniele Ruscitti

di Vincenzo D’Anna

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Master in Citogenomica e citogenetica a Bari

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Biologi sentinelle della buona e “sana” tavola

di Nico Falco

di Daniela Arduini

di Stefania Papa

Diagnosticare il Parkinson con un semplice prelievo del sangue?

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Collirio contro le retinopatie da un batterio

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Curarsi meglio? Basta vivere nel post giusto

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Cancro al seno, una proteina causa le metastasi

di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti

di Nico Falco

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I super antibiotici che potrebbero salvarci

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Le staminali della leucemia ora visibili al sistema immunitario

BIOLOGIA DEL PALAZZO 16 18

L’azienda Italia è la malata d’Europa

di Riccardo Mazzoni

Deficit, Tav, giustizia, Venezuela: bilancio del Governo “salvo intese”

di Marco Modugno

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L’interruttore che comanda le cellule viventi

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Adenocarcinoma e medicina personalizzata

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New Delhi, il batterio antibiotico-resistente 24

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Il lato nascosto della depressione

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Periodo delle castagne. Verità o falso mito?

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La certificazione del benessere

di Riccardo Mazzoni

INTERVISTE 20

Viva la tv. Ma prima c’è la biologia

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La proteina alleata silenziosa dei tumori

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L’emoglobina chiamata “Vanvitelli”

di Carmine Gazzanni di Carmine Gazzanni di Chiara Di Martino

di Giacomo Talignani

di Marco Modugno

di Carmen Paradiso

di Niccolò Gramigni di Ludovica Vollaro

di Biancamaria Mancini di Carla Cimmino

Attualità

Scienze

Contatti


AMBIENTE 46

La sfida dei biologi ambientali di Carmine Gazzanni

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Roghi in Amazzonia. Gli interventi del Wwf

50

Da “lei” a “lui” in 10 giorni

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Così i video fanno male all’ambiente

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di Felicia Frisi

48

di Giacomo Talignani

BREVI

di Giacomo Talignani

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Agricoltura dimezzata in 30 anni

di Rino Dazzo

di Felicia Frisi

LAVORO

BENI CULTURALI 55

La biologia in breve

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Il Rinascimento italiano in tour di Pietro Sapia

SCIENZE

INNOVAZIONE 56

Insetti come “bioraffinerie”

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La rivoluzione della robotica liquida

Concorsi pubblici per Biologi

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Valutazione della sicurezza dei Chemicals

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Declino cognitivo prima e dopo coronaropatia

di Pasquale Santilio

di Domenico Esposito

di Laura Cattaneo, Giuliano Mazzini, Sara Arnica, Manuela Verri, Maurizia Dossena, Daniela Buonocore

di Sara Lorusso

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Nuove frontiere nella lotta alle metastasi tumorali di Giada Fedri

ECM 76

Il sopralluogo giudiziario di Massimo Pezzuti

CONTATTI 42

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Informazioni per gli iscritti

SPORT 58

Mondiali di atletica. A Doha si sogna in azzurro 44 di Antonino Palumbo

60

Dopo Gibilisco, il nulla: l’Italia e la maledizione d’oro

58

di Antonino Palumbo

Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Per aspera ad astra di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

P

er aspera ad astra. Così reci- in mezzo al guado. Insomma, abbiata il brocardo latino: per ar- mo assestata la macchina burocratirivare alle stelle occorre af- ca, innervata la formazione continua, frontare le terrene difficoltà. impartito chiarimenti e direttive dePer quant’io possa aver conosciuto ontologiche agli iscritti, posto solidi nel corso della mia vita, non esistono bastioni a difesa della categoria dacose di valore che non costino il sa- gli abusivi di ogni colore e genere, crificio di uno sforzo che è pari pro- ricondotto ad un unicum le attività prio al valore delle cose medesime. territoriali sui cui contenuti vigiliaConsiderazioni, queste, mo e sui cui costi contriche si attagliano perfetbuiamo costantemente tamente anche all’attuacon fondi propri. I Biologi devono le condizione gestionaE tuttavia tutto ciò essere in grado le e politica dell’ONB. non basta e non dovrà di operare Una condizione che, per bastare. Non si tratta, consapevolmente quanto migliorata sotto infatti, di spostare semin tutti i settori tutti i profili (servizi, inpre in avanti l’asticella professionali che gli formazione, gratuità di dei doveri e dei compisono propri convegni, master, semiti richiesti agli iscritti nari e della formazione quanto di chiedere di in generale), presenta uniformare comportaancora molte difficoltà. menti e sensibilità verso l’apparteCi sono, infatti, tante perplessi- nenza di categoria. Che sia categoria tà, resistenze, scetticismo, interessi sanitaria meglio ancora per i vantagparticolari cristallizzati nel tempo, gi di coloro che operano nella pubblicresciuti in passato nella più assoluta ca amministrazione ormai come diriincuria degli organismi dirigenti, per genti sanitari e non più come tecnici i quali dobbiamo ancora considerarci sanitari, e come liberi professionisti Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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EDITORIALE

equiparati a categorie già consolida- Incanalare l’attenzione verso sostete e prestigiose. Oggi dobbiamo es- gno e formazione adeguata nei consere al passo delle nuove frontiere fronti di decine di ambiti che sono raggiunte dalla Biologia, approfitta- diventati disponibili. La Medicina di re dei varchi e delle opportunità che precisione con la Genetica Predittitali nuove “varchi” spalancano a mi- va, la Biologia Molecolare e le cure gliaia di professionisti. biologiche ed immunitarie personaIl Biologo può esercitare una tren- lizzate, sono campi aperti sul futuro. tina di diverse attività professionali, Così per l’Ambiente, per anni rima questo deve corrispondere ad una stretto entro ambiti di mera rilevaformazione - informazione che renda zione sul campo dei valori di rifericiascun iscritto in grado di operare mento, del controllo e gestione di consapevolmente un’adeguata scelta impianti di disinquinamento delle “lavorativa”, diversificata e tesa ad acque e dell’aria che oggi deve fare i occupare nuovi spazi anche di tipo conti con la complessità dell’ecotosscientifico. sicologia come impiego pluri-disciDiventa pertanto neplinare per governare le cessario, in tutto questo, molteplici ricadute tosconsiderare l’Ordine non siche e nocive prodotte La medicina un balzello imposto da da metalli pesanti, nano di precisione particelle, inquinanti evitare, ma un amico che con le cure biologiche chimici. ti guarda le spalle quando ed immunitarie Un ambiente sacchegi propri diritti sono migiato che colpisce l’Uonacciati. Un osservatorio personalizzate, sono mo con molteplici danni, che allarghi gli orizzonti campi aperti ai quali l’Esomica, nuova di qualificazione professul futuro disciplina multi-fattoriasionale indicando anche le, deve fornire i mezzi nuove mete. Si, si tratta di allargare le maglie della camicia di attraverso i quali la natura contagiata forza che in passato ha relegato i Bio- possa ritrovare la relativa proteziologi a scelte forzate e che spesso si ne. Anche in questo campo prevarrà è rilevata causa prima di sconforto e il lavoro multi disciplinare di varie di delusione professionale ogni qual figure, dall’ecotossicologo, al genetivolta l’iscritto di turno si sentiva solo sta per i fenomeni epigenetici indote incompreso, oltre che imprepara- ti, al Nutrizionista per riequilibrare to, ucciso dalla camicia di Nesso del l’organismo e depurarlo, ai sistemi di disinquinamento dell’intero habitat qualunquismo e del disfattismo. Ancora, occorre deviare il corso sia urbano che extra. Ci si collega in del fiume dalle abitudini e dalle ri- tal modo ad un altro ambito di impiestrette necessità di impiego dei Bio- go del Biologo: quello della sicurezza logi che agiscono in prevalenza nei alimentare in tutti i suoi aspetti dalla campi di Scuola, Laboratorio, Nutri- produzione alla tavola del consumazione, Ambiente, Pubblico Impiego. tore. 4

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EDITORIALE

Ci sono spazi ovunque, laddove c’è enti? Un progetto legislativo che posla necessità di una valutazione che sa fare in ogni ente locale del Biologo tuteli l’Uomo e l’Ambiente dalla Noxa la sentinella ecologica, il controllotossica e dalle patologie da queste re in loco delle varie problematiche indotta attraverso quello che l’uomo dalle mense, alla VIA ed alla VIS, dai disperde nell’ambiente. Le acque di rifiuti alle acque reflue, della riforemari ed oceani sono fortemente inte- stazione ai parchi pubblici. L’increressate da nuove tipologie di inqui- mento delle pratiche di Procreazione namento come le microplastiche, fat- Assistita, l’embriologia, la citologia, te di materiali non bio degradabile. la seminologia, l’uso ed il trattamenUn problema che richiama lo studio e to delle cellule staminali provenienti l’impiego dei Biologi Marini, di quelli dai laboratori delle cell factory sono che si interessano di pesci cultura in altri campi di inserimento. una Nazione come l’Italia che, sepPotremmo andare avanti con molti pur circondata dal mare, acquista ol- altri esempi che indicano e confermatre confine più dell’80 per cento del no una poliedricità di campi di eserpescato. cizio professionale senza paragoni in La Zootecnia e la Nutrialtre categorie scientifizione animale, l’Agricolche e sanitarie. CompleOccorrono nuove tura ed i suoi inquinanti, tano il campo la ricerca norme che la filiera alimentare, la teorica e quella applicata inseriscano il Biologo sofisticazione degli alinelle varie industrie farmenti e le frodi in commaceutiche ed altri agro come professionista mercio: immaginare che alimentari. Insomma: apindispensabile nei ogni ipermercato, ogni pare veramente strano luoghi di produzione luogo ove si producano, che in giro ci siano ancora alimentare si trasformino e si vendegli untorelli manzoniadano alimenti per uso ni, che incitano i Biologi a umano oppure animale, debba avere non iscriversi all’Ordine, a rinunciare in carico un Biologo abilitato a con- agli orientamenti, alle tutele ed alle trollare il processo in ogni sua fase, opportunità offerte a migliaia di colsia dal punto di vista chimico fisico, leghi. Ancora più straordinaria sarà sia microbiologico, non è distante dal la campagna per portare alla luce i vero. Occorre in questo campo una renitenti all’obbligo di iscriversi che nuova legislazione che inserisca la fi- continuano ad esercitare la profesgura professionale del Biologo come sione senza essere abilitati, oppure soggetto indispensabile. quelli che si cancellano senza cessare E cosa dire dei Parchi Urbani del- l’attività professionale. Sarà una cacle Comunità Montane, delle Riserve cia lunga e difficile tra mille furbizie con la protezione della biodiversità e pretesti frapposti alla applicaziose non che il contributo dei Biologi ne della legge, ma non ci disarmerà. è ancora marginale per numero di A ciascuno il suo, quando possibile. addetti nelle piante organiche degli Spero che bastino. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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Anno II - N. 9 settembre 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Hanno collaborato: Daniela Arduini, Sara Arnica, Daniela Buonocore, Laura Cattaneo, Carla Cimmino, Rino Dazzo, Veronica Di Gaetano, Maurizia Dossena, Domenico Esposito, Nico Falco, Giada Fedri, Felicia Frisi, Carmine Gazzanni, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Sara Lorusso, Biancamaria Mancini, Giuliano Mazzini, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Antonino Palumbo, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Massimo Pezzutti, Daniele Ruscitti, Pietro Sapia, Giacomo Talignani, Manuela Verri, Ludovica Vollaro. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione venerdì 20 settembre 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.

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PRIMO PIANO

La nutrizione negli anni 2000

Primo Congresso Internazionale dell’Onb sui temi dell’alimentazione

di Gianni Zocchi Delegato nazionale alla Nutrizione per l’Onb

I

l Congresso internazionale “La nutrizione negli anni duemila” voluto dal Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, sen. dott. Vincenzo D’Anna, che si terrà a Roma il 4 e 5 ottobre 2019, vuole essere punto di raccordo tra ciò che la scienza dell’Alimentazione ha convalidato fino a oggi e gli scenari futuri di cui la nutrizione potrebbe avvalersi per una lettura più moderna ed efficace. Sarà un momento di aggiornamento importante per tutti i Biologi Nutrizionisti. L’eccellenza dei relatori e dei moderatori in tal senso ne è testimonianza. La presenza di relatori nazionali e internazionali di grande esperienza e spessore professionale ci consente di inserire questo evento tra i più elevati del momento. Il Congresso si riassume in tre macro-momenti per ogni giornata. Il primo servirà a focalizzarsi sulle varie diete oggi utiliz-

zate in diversi ambiti. Il secondo sarà dedicato a tutto ciò che rappresenta la novità in campo nutrizionale. Per ultimo verranno esposti due progetti che daranno nuove prospettive di lavoro ai colleghi. Per andare nei dettagli, ci saranno due sessioni dedicate a varie diete. Poi seguiranno relazioni specifiche e innovative che vanno dal microbiota, alle scienze omiche (proteomica), all’alimentazione intesa come prevenzione nelle patologie degenerative, agli antiossidanti e alla biodiversità nutraceutiche e salute e solo per citarne alcune. A conclusione di entrambe le giornate una sessione dedicata a due progetti che coinvolgono il Biologo Nutrizionista, uno riguardante l’educazione alimentare nelle scuole primarie e l’altro rivolto alla nutrizione e sport. Il comitato scientifico, presieduto dal sottoscritto in qualità di delegato nazionale alla Nutrizione per l’Onb, con la collaborazione del dott. Alberto Spanò, Consigliere dell’Onb che si è impegnato a redigere la prima bozza di programma che a breve sarà pubblicata.


PROGRAMMA 04 OTTOBRE

12.00 Inizio Registrazioni 13.30 Saluti del Presidente dell'Ordine Nazionale dei Biologi Sen. Dott. Vincenzo D'Anna Apertura dei lavori Dott. Gianni Zocchi

LA NUTRACEUTICA E LA BIOCHIMICA APLLICATA ALLA NUTRIZIONE Moderatore: Dott. Gianpaolo Leonetti

DIETE A CONFRONTO Moderatore: Dott.ssa Rosa Lenoci 13.50 La dieta della longevità Prof. VaIter Longo 14.30 An anti-inflammatory diet based on a balance of macronutrients, omega-3 fatty acids and polyphenols to promote a longer healthspan Dott. Berry Sears

15.50 Alimentazione come determinante di salute: dalla biodiversità alimentare alla nutraceutica Prof.ssa Laura De Gara 16.20 The biochemistry of Nutrition: the vitamins and hormones in health and disease Prof. Tilman Grune 16.50 Discussione

15.10 Discussione

UN MONDO DA SCOPRIRE Moderatore: Prof. Renato Fani

IL BIOLOGO OLTRE I NOSTRI CONFINI Moderatore: Dott.ssa Victoria Barygina

17.00 Le nuove scienze - omiche: la proteomica Prof. Andrea Urbani

15.30 Presentazione delegazione Biologi Russi Prof. Viktor A. Tutelian, MD Presidente dell'Accademia delle Scienze Russe

17.30 L'alimentazione nella prevenzione delle patologie croniche degenerative più frequenti (cibi processati e rischi sulla salute) Dott.ssa Anna Villarini 18.00 Discussione 18.10 Chiusura della prima giomata e Aperitivo


PROGRAMMA 05 OTTOBRE 9.30 Apertura Lavori seconda giornata Dott. Alberto Spanò 09.40 Il Biologo Nutrizionista ad indirizzo sportivo. Educare il mondo sportivo ad una pratica corretta dell’alimentazione e dell’integrazione. Progetto ONB/CONI Sport Lab Istituto di Medicina di Scienze dello Sport Prof. Antonio Spataro; Dott. Gianni Zocchi LA DIETA OGGI Moderatore: Prof.ssa Isabella Savini

FONDAMENTI DI NUTRIZIONE APPLICATA Moderatore: Dott.ssa Tiziana Stallone Apertura della Sessione Prof. Gianpaolo Leonetti 14.00 I L.A.R.N. come riferimento per una corretta valutazione dei fabbisogni nutrizionali Dott.ssa Laura Rossi 14.30 Microbiota intestinale, quali informazioni per il Nutrizionista? Dott. Gianni Zocchi 15.00 Discussione INTEGRATORI: USO CONSAPEVOLE Moderatore: Dott. Gianni Zocchi

10.10 La dieta secondo il DNA Prof. Raffaele De Caterina

15.10 Appunti sull’utilizzo appropriato degli integratori Prof. Gianfranco Gensini

10.40 La dieta mediterranea Prof. Alessandro Casini

15.40 Discussione

11.10 La dieta chetogenica applicata Dott. Piero Labate 11.40 Discussione

IL BIOLOGO NUTRIZIONISTA AL CENTRO DI NUOVI PROGETTI Moderatore: Dott. Alberto Spanò

LE NUOVE SFIDE Moderatore: Dott.ssa Maria Rosaria D’Isanto

15.50 Educhiamo i nostri bambini a mangiare per una vita più sana da adulti. Progetto ONB - Edueat e Istituzioni Dott. Sergio Mustica

11.50 Positive nutrition e longevità Prof. Giovanni Scapagnini 12.20 Risposta ormetica degli antiossidanti presenti nella dieta Mediterranea Prof.ssa Annamaria Giusti 12.50 Discussione 13.00 LUNCH BREAK

16.20 Chiusura dei lavori da parte del Presidente O.N.B. Sen. Dott. Vincenzo D’Anna


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PRIMO PIANO

Convegno “Mare futuro” a Bari L’evento dell’Onb dedicato alla conservazione delle nostre acque

“M

are futuro. Conservazione, sostenibilità ferenza ONU del 1992 di Rio de Janeiro, abbia nel frattempo e nuove risorse”. Si discuterà di questo maturato, sempre più, la necessità di porre in atto misure cail prossimo 26 ottobre, a Bari, nell’ampaci di realizzare un nuovo modello di sviluppo, basato sulla bito del convegno promosso e organizeco-compatibilità, in grado di creare una nuova e duratura prozato dall’Ordine Nazionale dei Biologi e spettiva di progresso economico e benessere sociale». Il condall’Arpa Puglia, con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione su vegno “Mare futuro” esprime, pertanto, nelle parole di Durini, uno dei temi ambientali di maggiore l’auspicio «che tutti gli sforzi in atto, interesse del momento: lo “stato di finalizzati alla realizzazione di quel salute” del nostro mare, con particonuovo paradigma che prende il nome lare riguardo all’ambiente marino del di “blue economy”, possano finalmenMediterraneo, serbatoio enorme di te essere premiati, anche al fine di risorse naturali. dare attuazione alla iniziativa della Tra quanti hanno voluto forteCommissione Europea Blue Growth». mente l’appuntamento c’è il dottor Di tutto rispetto, e non potrebbe Maurizio Durini, vicepresidente del essere diversamente, vista la portata CONSERVAZIONE, SOSTENIBILITÀ E NUOVE RISORSE Consiglio nazionale dell’Ordine dei dell’evento pugliese, il parterre dei Biologi e componente del comitato relatori che vedrà, tra gli altri, la parscientifico dell’evento insieme al dottecipazione di esponenti del mondo tor Franco Scicchitano, consigliere accademico e della ricerca scientiBARI, 26 ottobre 2019 dell’Ordine Nazionale dei Biologi, al fica. I lavori saranno inaugurati dal AUTORITA’ PORTUALE professore Genuario Belmonte, dopresidente dell’Ordine Nazionale dei Piazzale Cristoforo Colombo, 1 cente di Zoologia all’Università del Biologi, il senatore Vincenzo D’Anna Sala II Piano Terminal Crociere Salento, al dottor Nicola Ungaro e e dal dottor Vito Bruno, direttore gealla dottoressa Anna Maria Pastorelli nerale dell’Arpa Puglia. dell’Arpa Puglia. Nota di rilievo: per l’organizzaCon il Patrocinio: «Sappiamo quanto l’attuale mozione del convegno sono stati chiesti dello di sviluppo stia incidendo pesani patrocini del Ministero dell’Ambientemente sui delicati equilibri naturali te e della Tutela del Territorio e del del mare» spiega Vincenzo D’Anna, Mare, della Regione Puglia, del CoNIpresidente dell’Ordine dei Biologi, SMa, dell’Università degli studi “Aldo ricordando come «la comunità interMoro” di Bari, dell’Università del Sanazionale, a partire dalla storica Conlento e del CNR.

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BARI, 26 ottobre 2019 AUTORITA’ PORTUALE

Piazzale Cristoforo Colombo, 1 Sala II Piano Terminal Crociere

Programma Modera: Prof. Stefano Piraino – Università del Salento 8.30 Registrazione dei Partecipanti 8.45 Apertura dei Lavori Sen. Dr. Vincenzo D’Anna, Presidente Ordine Nazionale dei Biologi 9.00 Saluti Istituzionali Prof. Avv. Ugo Patroni Griffi, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale Dr. Vito Bruno, Direttore Generale ARPA PUGLIA Dr. Edmondo Iannicelli, Direttore Generale ARPA BASILICATA Dr.ssa Claudia Dello Iacovo, Delegata ONB Puglia e Basilicata 9.45 Tutela del Mare: per una filosofia del dovere Prof. Amedeo Postiglione, Direttore Fondazione ICEF – Presidente Onorario Aggiunto Corte Suprema di Cassazione Cofondatore Forum Europeo Giudici per l’Ambiente 10.15 Stato dell’Ambiente Marino Mediterraneo Prof. Angelo Tursi, Dipartimento di Biologia Università “Aldo Moro” BARI 10.45 Contaminanti emergenti nelle acque e sostenibilità ambientale: lacune conoscitive e criticità normative Ing. Pietro Paris, Responsabile Settore Sostanze Pericolose ISPRA ROMA

Posidonia oceanica nei corpi idrici marino-costieri Dr. Gaetano Costantino, ARPA Puglia 12.30 CBD AICHI target 11 per la protezione del mare entro il 2020: le attività ISPRA a supporto del Ministero dell'Ambiente per l'istituzione di nuove aree marine protette in Italia. Dr. Leonardo Tunesi,Responsabile Area “Tutela biodiversità, habitat e specie marine protette” ISPRA ROMA 13.00 Light lunch 14.00 La Biorobotica per la difesa del mare Dr. Marcello Calisti, Assistant Professor - BioRobotics Institute – Scuola Superiore Sant’Anna PISA 14.30 Il Progetto GAIN (Green Aquaculture Intensification in Europe) Prof. Roberto Pastres, Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica – Università Ca' Foscari VENEZIA 15.00 Gojelly: le nuove opportunità alimentari Dr. Antonella Leone, Istituto Scienze per le Produzioni alimentari – CNR LECCE 15.30 Chiusura dei lavori

Comitato scientifico

11.15 Coffee break 11.30 Il descrittore n.10 della Direttiva “Strategia Marina”: il monitoraggio istituzionale dei rifiuti spiaggiati e delle microplastiche in mare Dr. Nicola Ungaro, Direttore scientifico ARPA Basilicata 12.00 Il ruolo di ARPA Puglia per il monitoraggio istituzionale di

• Prof. Genuario Belmonte – Cattedra di Zoologia Università del Salento; • Dr. Franco Scicchitano – Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Biologi; • Dr. Maurizio Durini – Consiglio Nazionale dei Biologi • Dr Nicola Ungaro – ARPA BASILICATA • Dr.ssa Anna Maria Pastorelli – ARPA PUGLIA

Con il Patrocinio:


PRIMO PIANO

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Il ragionevole equilibrio sui social Sui temi della nutrizione umana si tenga conto della deontologia di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

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ari Colleghi, l’esigenza di trovare un punto di ragionevole equilibrio tra deontologia e utilizzo di strumenti di comunicazione di particolare diffusione, quali social media e simili, è ormai sempre più pressante, anche alla luce della pressoché totale assenza di regole certe che regna nell’uso della rete, da una parte, e, dall’altra, lo stratificarsi di una giurisprudenza ormai univocamente orientata a equiparare i luoghi virtuali a quelli pubblici. Non può infatti sfuggire che, rispetto ad altri utenti, gli iscritti a un albo siano soggetti al rispetto di norme di etica professionale per molti versi sensibilmente più stringenti rispetto a quelle generali; l’impianto deontologico, inteso come il complesso delle regole di comportamento obbligatorie per i professionisti, è un imprescindibile presidio posto a garanzia della funzione che ciascun iscritto è chiamato a svolgere nel rispetto della legge e nell’interesse della collettività. In quest’ottica, e in attesa di una regolamentazione più organica che l’Ordine Nazionale dei Biologi intende approntare, è necessario anzitutto invitare gli iscritti che si occupano di nutrizione umana a un uso accorto dei social media per discutere di questioni di carattere professionale. Negli ultimi anni si è, infatti, assistito a un proliferare incontrollato di soggetti che, pur essendo privi delle necessarie competenze professionali, ovvero travalicando gli ambiti di quelle di cui sono viceversa in possesso, pubblicizzano e commercializzano diete e regimi alimentari. La partecipazione a gruppi, ad esempio, la cui iscrizione è potenzialmente aperta a chiunque, può facilmente condurre a uno scambio di opinioni anche con soggetti non abilitati all’e-

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sercizio della professione sulla prescrizione di diete o l’individuazione di integratori. Si tratta di condotte che l’Ordine Nazionale dei Biologi non può che considerare gravemente contrarie al decoro, alla dignità e al corretto esercizio della professione e che, pertanto, si riserva di segnalare al Consiglio di disciplina. Parimenti si sconsiglia vivamente di utilizzare i social media per chiedere notizie, pareri e consigli su questioni che riguardano fatti e adempimenti amministrativi e legali; questi ultimi devono necessariamente essere posti ai competenti uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Questa iniziativa, come tante altre dell’attuale Consiglio dell’Ordine, si colloca nel solco della rinnovata politica di attenzione al decoro della professione di biologo e alla sua promozione nel contesto di quelle sanitarie, promozione che, in passato, ha stentato a farsi strada anche per la inadeguata considerazione che comportamenti contrari alle più elementari norme di etica professionale, inopinatamente tollerati, hanno contribuito a diffondere nella pubblica opinione.


PRIMO PIANO

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Master in Citogenomica e citogenetica a Bari L’Onb finanzierà borse di studio per i biologi ammessi di Daniela Arduini Delegata nazionale alle Biotecnologie per l’Ordine Nazionale dei Biologi

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l master, organizzato dal Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, insieme all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Consorziale Policlinico e Al Dipartimento Materno-Infantile dell’Ospedale di Venere di Bari, con il Presidio Ospedaliero Centrale “Santissima Annunziata” di Taranto e il Presidio Ospedaliero “Madonna delle Grazie” di Matera, è strutturato per creare figure professionali di alto profilo e con ottime conoscenze teoriche e pratiche, specializzate nell’ambito della citogenetica clinica. Il corso si caratterizza come un percorso formativo interdisciplinare e prevede il coinvolgimento di esperti del settore con competenze ed esperienze diverse, al fine di garantire una formazione ampia e completa. La citogenomica e la citogenetica classica sono due campi, l’uno evoluzione dell’altro, che ad oggi rappresentano strategie di elezione per rispondere analiticamente a una serie crescente di problematiche cliniche, che spaziano dall’oncoematologia alla medicina riproduttiva. Il recente e notevole avanzamento delle tecnologie genomiche ha permesso la fusione delle tradizionali tecniche citogenetiche classiche e molecolari con le moderne strategie di sequenziamento e analisi, in tal modo ottenendo un’accuratezza dei risultati mai raggiunta prima. In questo ambito, la necessità di persone specializzate è in continua richiesta. Si tratta di un corso pensato per tutti coloro (biologi, biotecnologi e medici) che, in un percorso post-lauream, vogliano specializzarsi nel campo delle analisi citogenetiche e nello studio della moderna citogenomica, fondendo le tradizionali tecniche citogenetiche con le moderne strategie di sequenziamento e analisi. Il master è strutturato in sette moduli, ciascuno comprendente lezioni frontali e esperienze dirette in laboratori ospedalieri e

universitari. Tra gli argomenti ci saranno strategie di sequenziamento applicate alla citogenetica clinica, test pre- e post-natale e citogenomica del preimpianto, oncoematologia e recenti tecniche di citofluorimetria e microdissezione dei cromosomi. Alla parte pratica del master sono riservate 155 ore in cui le competenze teoriche acquisite potranno essere utilizzate in laboratorio per rispondere a quesiti pratici di interesse della citogenetica clinica, come il significato clinico dei test citogenetici, le diverse modalità di refertazione e le indicazioni da fornire al paziente. La parte conclusiva vedrà uno stage di 400 ore, durante il quale i partecipanti si interfacceranno con tematiche cliniche specifiche presso le strutture convenzionate presenti in tutto il territorio pugliese, e seminari tematici nell’ambito della citogenomica, tenuti da docenti esperti e di rilievo internazionale. Il master, che sarà coordinato dal professore Mario Ventura, docente associato del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, si propone quindi di creare delle figure professionali, molto richieste dal mondo del lavoro, capaci di poter gestire un’analisi citogenetica in campo clinico e di poterla estendere fino all’uso del sequenziamento per poter rispondere a richieste di mercato come quella dell’analisi prenatale, della fecondazione assistita e dell’oncoematologia. Su proposta della dottoressa Daniela Arduini, delegata alle biotecnologie dell’Ordine Nazionale dei Biologi, il Consiglio dell’Onb ha deliberato lo stanziamento di 2 borse di studio a copertura completa della tassa di iscrizione al master, che sarà destinata ai Biologi regolarmente iscritti all’Ordine. In aggiunta, sono previste altre 3 borse a copertura completa della tassa di iscrizione finanziate dall’azienda Technogenetics KHB group per iscritti all’Onb e 3 borse a copertura parziale (900 euro) per i non iscritti all’albo dei biologi. Per dettagli consultare il sito www.mastercitogenomicabari.it. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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di Stefania Papa*

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hi se non il biologo, con quella rara capacità di guardare a fondo nel “cuore” degli alimenti, per certificare la genuinità dei nostri piatti? Chi se non il biologo, con il suo prezioso carico delle “speciali competenze”, per garantire la sicurezza e la qualità di quello che mangiamo? È di questi giorni la notizia relativa all’operazione dei carabinieri del Nas di Firenze che hanno scoperto e sventato una truffa commerciale arrestando due persone e mettendone sotto inchiesta altre dodici. L’accusa nei loro confronti era quella di aver “corretto” l’olio di semi spacciandolo per extravergine d’oliva, grazie all’aggiunta di sostanze come clorofilla e betacarotene, “scoperte” in laboratorio dai “camici bianchi” dell’Arma. Una frode alimentare, insomma: una “sofisticazione” con potenziali ripercussioni sulla salute del consumatore. Purtroppo notizie del genere sono sempre più frequenti nelle cronache del Belpaese. Lo scorso 8 luglio, per capirci, nella melma del fiume Sarno, uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Europa, furono “pescati” chili e chili di vongole: le analisi effettuate nei laboratori dell’Arpac e dell’Istituto zooprofilattico di Portici (Napoli), rivelarono che questi frutti di mare

Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi, delegata nazionale per la sicurezza alimentare, delegata regionale dell’Onb per Toscana e Umbria.

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erano gravemente dannosi alla salute. E che, se mangiati, avrebbero potuto provocare gravi malattie di origine alimentare come l’epatite e la salmonella. Ancora, ai primi di settembre, nella cella frigorifero di un salumificio del Ferrarese, i carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità hanno scovato 1.800 chili di carne bovina e fermenti lattici scaduti. Merce del valore di circa 40mila euro, che, senza l’intervento delle forze dell’ordine, sarebbe stata senz’altro immessa in commercio. Potremmo andare avanti con almeno un’altra decina di esempi del genere. Ma tutti ci condurrebbero alla stessa conclu- un lavoro fatto a metà. Insomma, per dirla sione: in materia di sicurezza alimentare in altri termini: l’azione di tutela delle ecabbassare la guardia costituisce un grave cellenze agroalimentari e gastronomiche errore. I disonesti sono sempre lì, pronti non può prescindere dalle sinergie. Penad approfittarne. All’opposto, la soglia di siamo a quelle che possono essere messe attenzione va tenuta in atto con le forze sempre elevata, ed dell’ordine (carabiin questo i biologi, polizia, guarLe sofisticazioni alimentari nieri, autentiche sentinelle dia di finanza) a cui della “sana” e buona tocca il monitoraggio hanno importanti tavola, possono forcosì dire ufficiale conseguenze sulla salute per nire un contributo che può tradursi in dei consumatori enorme. A patto però un grosso contributo che siano impiegati per la gran parte delin team. Perché sì, le aziende che operala nostra professione, in materia di con- no in maniera corretta e virtuosa. trolli in tutto il sistema di filiera, è a dir Riepiloghiamo: occorre fare rete. Una poco fondamentale, dalla produzione dei rete territoriale che riconosca e valorizzi singoli alimenti (pensiamo al latte, al pe- la multidisciplinarietà delle professioni, sce, alla carne, ai vegetali) fino alla loro così da creare un asse virtuoso tra sicuconsumazione. Ma senza collaborazione rezza ambientale, sicurezza alimentare, con le istituzioni territoriali preposte e gli sicurezza nutrizionale e salute. In un conaltri operatori del pianeta sanità, il rischio vegno organizzato dall’Ordine nazionale è quello di rimanere a mezza strada: come dei Biologi lo scorso 3 aprile a Bologna, si


PRIMO PIANO

BIOLOGI SENTINELLE DELLA BUONA E “SANA” TAVOLA Sicurezza alimentare, tra speciali competenze e necessità di fare rete

è posta l’attenzione sull’importanza dell’e- trolli e delle sanzioni e della promozione tichettatura e sulla filiera degli alimenti, del “made in Italy”, si è anche evidenziaaffrontando l’argomento della responsabi- to come troppo spesso ci si affidi, incaulità degli operatori nei termini della cor- tamente, a consulenti che non sempre si retta informazione al consumatore. Trop- mostrano sufficientemente edotti in mapo spesso, infatti, teria di etichettatucapita di imbattersi ra. Ecco dunque che in merci confezionatorna d’attualità il riSpesso ci si imbatte in te (e messe in circhiamo alla necessità colazione!) in aperta merci messe in commercio di una “speciale comviolazione della norpetenza” che vede il in aperta violazione biologo svolgere un mativa di settore, delle norme del settore ruolo cruciale nel poiché munite di supportare le buone etichette sprovviste pratiche e generare, delle indicazioni obbligatorie, ma con informazioni fallaci. Da al contempo, un volano virtuoso basato qui la necessità di serrare i ranghi e di rad- sul principio di precauzione. Tradotto in soldoni: servono veri prodoppiare gli sforzi in termini di vigilanza, con un tract d’union che non trascenda fessionisti. E autentici canali di operatidall’origine stessa dei prodotti, a partire vità condivisa con tutti gli operatori del dalla loro produzione fino alla fase dell’im- settore alimentare, correttamente affianballaggio. In quello stesso workshop emi- cati, e consorzi di prodotti regolamentaliano, oltre a discutere dell’indicazione di ti. Solo così il consumatore potrà dormire origine degli alimenti, del sistema dei con- sonni tranquilli.

I Nas

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l Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas) svolge ispezioni sanitarie nei luoghi di produzione, somministrazione, deposito o vendita di prodotti destinati all’alimentazione umana. Negli anni hanno esteso le loro competenze anche a profilassi internazionale delle malattie infettive; sanità marittima, aerea e di frontiera; produzione e vendita di specialità medicinali a uso umano e veterinario, vaccini, virus, sieri; prodotti cosmetici e di erboristeria; produzione di presidi medico-chirurgici, dispositivi medici e diagnostici; igiene, sanità pubblica e polizia veterinaria; produzione e commercio legale delle sostanze stupefacenti per la preparazione di specialità farmaceutiche.

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L’AZIENDA ITALIA È LA MALATA D’EUROPA O si inverte la rotta o ci sarà la recessione di Riccardo Mazzoni

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a crisi di Governo è scoppiata in pieno agosto, ma i sintomi della dissoluzione del governo gialloverde erano nell’aria da tempo, già da prima delle elezioni europee di fine maggio che hanno ribaltato a favore della Lega i rapporti di forza nella maggioranza. Per cui andare avanti avrebbe rappresentato un salto nel buio, e si è così aperta la corsa contro il tempo per evitare l’esercizio provvisorio a fine anno. Le elezioni anticipate sembravano ormai cosa fatta, ma il colpo di teatro messo in atto da Renzi ha ribaltato la situazione e aperto la strada al difficoltoso accordo per un governo giallorosso tra i due grandi ex nemici Cinque Stelle e Pd. Ma il problema vero che la politica dovrà affrontare è la manovra d’autunno che dovrà disinnescare come prima cosa le clausole di salvaguardia Iva da 23 miliardi, che se scattassero darebbero un’ulteriore mazzata ai consumi e quindi alla

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crescita del pil, che a fine anno sarà a cui l’industria è andata in sofferenza a quota zero, facendo precipitare definiti- causa anche dell’incertezza politica. Lo spread a livelli abnormi ha fatto il resto. Il vamente l’Italia in recessione. L’aria che soffia sulle nostre industrie settore metalmeccanico, che rappresenta è già pesantissima a causa dell’assenza di più del 50 per cento dell’export italiano, politiche adeguate da parte di un Governo sta registrando delle frenate preoccupanche per 14 mesi è stato quasi esclusiva- ti dovute alla congiuntura internazionale mente concentrato a e all’assenza di polirincorrere promesse tiche economiche in In Italia, il settore senza mai tradurle grado di rimettere in benefici per l’ecoin moto la produziometalmeccanico ne. Non è quindi un nomia reale. L’esperappresenta oltre caso che l’Italia sia rienza dell’esecutivo gialloverde lascia un il 50 per cento dell’export scesa all’ultimo posto delle classifiche Paese stanco e incateuropee e del G7 tivito sia dal punto di vista istituzionale che da quello economi- per crescita economica. Un esempio per tutti: in Lombardia, una delle locomotive co e sociale. Le politiche assistenziali – reddito di economiche non solo italiane ma eurocittadinanza e quota 100 - non hanno fun- pee, nel primo semestre di quest’anno la zionato, il mantra della decrescita felice meccanica ha visto una ripartenza decisa si è rivelato un boomerang ed è manca- dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali. to del tutto il rilancio degli investimenti Rispetto agli ultimi 6 mesi del 2018, per pubblici e l’incentivo a quelli privati, per quanto riguarda i lavoratori coinvolti, la


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cassa integrazione ordinaria ha registrato te le imprese la possibilità di agganciare una variazione del 64 per cento, mentre l’innovazione digitale, filone su cui l’Italia quella straordinaria del 71. è in gravissimo ritardo rispetto agli altri Preoccupa anche il ricorso alle proce- Paesi industrializzati. Un gap che va sudure di licenziamento collettivo che han- perato – e ci vorrà del tempo - attraverso no visto un aumento del 189 per cento. misure di riorganizzazione tecnologica e Un segnale molto più che preoccupante organizzativa e intervenendo in parallelo che dovrà essere per adeguare le inpreso in seria confrastrutture e le reti siderazione da chi Sarà necessario rimettere digitali, vie utili pure avrà l’onere di guiin moto gli investimenti a creare lavoro al dare il Paese: per inpari dello sblocco dei per favorire economia vertire questo trend, cantieri e delle gransia dal punto di vista di opere. e occupazione dello sviluppo sia Bisognerà recudell’occupazione, si perare un protagonidovranno rimettere in moto gli investi- smo non velleitario nell’Unione Europea menti collegandoli, possibilmente, a un dopo mesi di contrasti improduttivi, anprogetto complessivo di Paese: l’Industria che perché le Borse internazionali sono 4.0, che il governo gialloverde ha colpe- inquiete per la guerra commerciale tra volmente e inspiegabilmente accantona- Stati Uniti e Cina, dopo la minaccia di to, sarà la strada obbligata per restare in ritorsioni da parte di Pechino alle impocorsa nella competizione industriale. È sizioni tariffarie da parte di Trump. Non assolutamente indispensabile dare a tut- solo: ci sono gravi rischi di un nuovo pos-

sibile default del debito argentino e per la possibile recessione dell’Eurozona, dopo che i dati del secondo trimestre hanno mostrato segno meno per la Germania e il Regno Unito. E se la Germania rallenta, sono dolori anche per noi, considerando il livello di interscambio economico tra i due Paese: in Germania esportiamo infatti gran parte della nostra manifattura. L’Italia è un Paese povero di materie prime, e quindi condannata a esportare, e deve quindi preoccuparci molto il fatto che i dati dell’export comincino a mostrare segnali negativi che, inevitabilmente, si stanno traducendo in ulteriori rinvii degli investimenti, in ritardi tecnologici e digitali, in scarsi appeal per gli investitori esteri e in problemi occupazionali a cui nessun reddito di cittadinanza potrà dare risposta. La sfida d’autunno sarà dunque improba, e ci vorranno decisioni coraggiose per invertire una rotta che ha fatto diventare l’Italia il fanalino di coda d’Europa. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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embra passato politicamente un secolo dalle elezioni del 4 marzo 2018, che videro affermarsi il Movimento Cinque Stelle come primo partito e che portarono, dopo ben 89 giorni – la crisi più lunga della storia repubblicana – alla formazione del governo Conte. La maggioranza gialloverde nacque in modo assolutamente anomalo sulla base del “Contratto per il governo del cambiamento”, un compromesso che non ha funzionato e che portò nel giro di pochi mesi allo sforamento del rapporto deficit/Pil. La decisione del governo di attuare un così imponente scostamento dei parametri di bilancio rispetto a quanto contenuto nel Documento di economia e finanza della primavera 2018 fu giustificata dalla volontà di rilanciare i consumi interni attraverso misure di sostegno al reddito i cui effetti si sono rivelati però del tutto aleatori. La maggior parte degli interventi realizzati attraverso i numerosi decreti legge approvati - decreto dignità, decreto concretezza, decreto semplificazione, quota 100 e reddito di cittadinanza, legge spazza corrotti - non hanno infatti prodotto l’auspicato aumento dei consumi, il rilancio dell’occupazione e il superamento del precariato lavorativo. L’introduzione del reddito di cittadinanza non ha abolito la povertà, l’ha solo stabilizzata, codificata ed estesa nelle fasce più deboli della società con un aggravio insostenibile per quel ceto medio su cui ricadrebbe il maggior peso fiscale del finanziamento del reddito di cittadinanza, qualora il ricorso al deficit non fosse più praticabile. Il governo italiano, il 18 dicembre 2018, rispondendo ai rilievi mossi dalla Commissione Europea alla Legge di bilancio 2019, per scongiu-

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rare l’avvio di una procedura d’infrazione per debito eccessivo, si è impegnato a migliorare i saldi finali contenuti nel bilancio dello Stato, garantendo di poter recuperare consistenti risorse finanziarie dai risparmi ottenuti grazie alla minor platea di beneficiari di reddito e quota 100 rispetto a quella prevista. Le modifiche introdotte hanno dovuto, pertanto, necessariamente tenere conto dell’evoluzione del quadro macroeconomico, che evidenziava un peggioramento conseguente anche al cattivo andamento del commercio internazionale. Ma le valutazioni tecniche e politiche della Commissione europea hanno ancora una volta certificato uno squilibrio del deficit strutturale e un peggioramento dei conti pubblici con ulteriori, forti ripercussioni negative sull’economia italiana. Le misure economiche del governo Conte non hanno quindi sanato riduzione del debito che sia sostenibile. la situazione di deficit e di debito ecces- L’altro capitolo assolutamente deficitario sivo, con effetti negativi sulla credibilità nell’azione del governo è quello riguardell’Italia e sul suo sistema economico. dante il rilancio infrastrutturale di tante Alla luce della stagnazione economi- opere strategiche sulle quali la maggioca in cui è entrato il nostro Paese, e con- ranza ha avuto una posizione assolusiderando i dati che tamente contradcontinuano a regidittoria, culminata La maggior parte degli strare minori entrail 5 agosto con le te rispetto alle premozioni riguardanti interventi finalizzati al visioni, le politiche la Tav Torino-Lione di bilancio avrebbe- rilancio dell’economia non in cui si è verificata ro dovuto porsi l’o- ha portato gli effetti sperati la situazione parabiettivo di coniugadossale che ha vire la sana gestione sto due membri del delle finanze pubbliche, soprattutto in governo presenti esprimere due pareri questa particolare fase congiunturale, contrastanti. Un episodio eclatante, che con l’adozione di politiche di sostegno ha messo definitivamente a nudo l’amalla ripresa economica e, nel medio ter- biguità di un contratto di governo che mine, alle prospettive di crescita. Un si- su un punto fondamentale come le infrastema economico solido e competitivo è strutture strategiche, indispensabili per infatti presupposto essenziale per finan- far crescere economia e occupazione, ze pubbliche sane e per un sentiero di era del tutto ambiguo rispetto alle reali


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DEFICIT, TAV, GIUSTIZIA, VENEZUELA: BILANCIO DEL GOVERNO “SALVO INTESE” Panoramica sulla situazione economia del nostro Paese e obiettivi del futuro Governo

necessità del Paese e alle richieste pres- plessità e preoccupazioni, provocando santi delle imprese. Anche sulla politica malumori all’interno della stessa magestera l’azione del governo si è rivelata gioranza, per l’opacità ed indeterminaframmentata e divisa, facendo emergere tezza degli impegni assunti e per la connotevoli divergenze nella gestione del- duzione anomala delle trattative senza le più delicate situazioni di crisi come un previo confronto democratico sul quella del Venezuepiano internazionale la, riguardo alla quae nell’ambito dei riUn sistema economico le – a differenza di spettivi parlamenti. tutti gli altri governi Ultimo capitolo solido e competitivo occidentali - non ha dolente: la maggioè essenziale per riconosciuto Guairanza uscente non dò come legittimo è stata in grado di finanze pubbliche sane presidente ad inteapprovare una ririm per arrivare nel forma organica della più breve tempo possibile ad elezioni giustizia. Dopo aver approvato il decrepresidenziali con le dovute garanzie de- to cosiddetto spazza corrotti che ha di mocratiche. Non solo: il Memorandum fatto abolito la prescrizione mandando d’intesa Belt and Road Iniziative - BRI in soffitta la durata ragionevole del pro-, meglio noto come la “nuova Via della cesso prevista dalla Costituzione, infatSeta”, firmato a Roma nel mese di mar- ti, non è stato fatto un solo passo avanti zo dal Presidente cinese Xi Jinping e dal su una riforma che il ministro BonafePresidente Conte, ha destato forti per- de aveva annunciato come epocale. Lo

scontro sulle intercettazioni e sulla durata delle indagini preliminari ha rivelato infatti una concezione molto diversa tra i Cinque Stelle e la Lega. I grillini non vogliono porre limiti alle intercettazioni e prevedono la divulgazione senza limiti sui giornali di tutto ciò “che è di interesse pubblico”, ossia anche delle parti che non hanno alcuna rilevanza penale, ma la Lega è contraria e anche su questo punto ogni mediazione è risultata impossibile. Neppure la revisione del sistema di elezione del Csm, che pure era scritta nel contratto di governo, è andata in porto. È finito così, dopo 14 mesi, il governo che ha unito sovranisti e populisti e che dopo la fase iniziale si è scontrato con le sue contraddizioni genetiche procedendo solo con provvedimenti approvati “salvo intese”, dalla giustizia all’autonomia differenziata, che hanno di fatto paralizzato l’Italia. (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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INTERVISTE

VIVA LA TV. MA PRIMA C’È LA BIOLOGIA di Carmine Gazzanni

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li studi biologici? «Sono stati fondamentali per dotarmi di quella serietà nel fornire l’informazione che fa la differenza fra un divulgatore onesto e attendibile e un propinatole di notizie poco o affatto veritiere». Francesco Petretti è uno e tante cose assieme. È volto noto della televisione (i suoi documentari e le sue analisi in onda su Rai5 nella trasmissione Wild Italy e su Rai3 nella seguitissima Geo&Geo sono diventati ormai un marchio di assoluta affidabilità scientifica), è ornitologo, è scrittore. Ma è anche e soprattutto biologo. «È come avere uno scheletro dentro, una spina dorsale che sorregge e guida ogni mio intervento, da quelli scritti a quelli televisivi». La scienza prima di tutto, insomma. «Il metodo scientifico è un ottimo sistema anche per sviluppare quell’umiltà che deriva dalla consapevolezza che la Scienza richiede studio, impegno, cautela». Biologo, ornitologo, scrittore, conduttore. Quale professione sente più sua? «Dipende un po’ dai periodi. Quando sono molto stanco vorrei essere soprattutto un ornitologo e perdermi nell’osservazione della vita degli uccelli, che per me è anche fonte di relax. Scrivere significa raccogliersi in se stessi e il mio ultimo libro, Luoghi quasi selvaggi (Orme Editori), è quasi un testamento e un condensato del mio modo di vedere la realtà che mi circonda. Conduttore lo divento quanto mi entusiasmo a condividere le mie osservazioni e le mie sensazioni con il pubblico: a quel punto sento di avere una grande responsabilità e faccio di tutto per rimanere me stesso e non deludere chi mi segue». Sin da bambino lei ha avuto un rapporto quasi simbiotico con la natura. Quanto ha influito anche

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Parla Francesco Petretti volto di Wild Italy e Geo&Geo

quest’aspetto nella sua formazione e non mi ha mai condizionato. Pur avendo nella sua professione? fatto gli studi classici, che considero an«Da bambino avevo due grandi pas- cora oggi un grande punto di partenza, sioni, interessi e modi di occupare il tem- il mio mondo era lì, nelle savane e nelle po libero: il disegno e l’osservazione degli foreste, con mille animali che mi aspettaanimali, a cominciare da grilli e formiche vano. Ho solo dovuto scegliere fra Scienper poi passare agli uccelli, ma senza mai ze Naturali e Scienze Biologiche, e nella dimenticare che la natura è un grande scelta delle seconde ha molto giocato la quadro del quale non bisogna trascurare considerazione che il corso di studi fosse nessun dettaglio. Il disegno mi ha portato concluso anche da un inquadramento proa sviluppare un’atfessionale, cioè l’albo titudine a concepidell’Ordine dei BioloQueste patologie vengono gi. E quindi che fosse re l’inquadratura e quindi a passare poi più duttile e adatto classificate come rare se all’attività documenper affrontare poi le taristica e fotografi- hanno un’incidenza di 2 casi sfide per cercare una ca, la passione per gli occupazione». ogni 10mila persone animali mi ha sempre Dal mondo acsorretto e, se vogliacademico, poi, il mo, condizionato facendomi a volte sce- salto alla televisione. Cosa preferisce gliere anche strade di vita solitaria purché oggi: stare dietro la cattedra o davanpotessi dedicarmi all’osservazione, allo ti la telecamera? studio degli animali». «Mi piace stare con gli studenti, ma E poi, come detto, c’è la biologia. mi piace anche stare con il pubblico teHa scelto sin da subito di intrapren- levisivo: è come se davanti al televisore dere questa strada o aveva davanti a sedesse una sterminata classe di studenti sé anche altri desideri e possibilità? (Geo&Geo, su Rai3, è seguita da 2 milio«Di fronte avevo la possibilità di una ni di telespettatori, ndr). Certo, con gli comoda collocazione nello studio di mio studenti c’è una interazione continua, un padre, avvocato, ma la cosa per fortuna po’ come fare teatro rispetto a televisio-


INTERVISTE

Francesco Petretti.

Chi è

F ne e cinema: il pubblico è davanti a te e ti «Credo che ci sia bisogno di fermare l’efa capire se stai annoiando o suscitando morragia di giovani che vanno via: sono la interesse». nostra ricchezza, il nostro futuro. PermetIn che maniera, in un mondo tele- tere che vadano a prendere una specializvisivo che troppo spesso ama il “tra- zazione all’estero è giusto e opportuno, ma sh”, le trasmissioni di divulgazione poi devono tornare qui a mettere in pratiscientifica possono avere un peso ca, con il lavoro, le conoscenze acquisite. È oggi? una follia questa fuga, qui c’è tantissimo da «La televisione come tutte le cose è fare, anche nel settore della biologia appliuno strumento formidabile che può fare cata alla conservazione e alla gestione delle male o bene, dipende risorse; è quindi neda chi la fa. Il pubblicessario che la politiIn Italia c’è una legge per ca sappia mettere in co è molto migliore di come lo si vuole far lo SNE (Screening Neonatale piedi un vero “Piano passare, anche fra i Marshall” per garanEsteso) che ci invidia ragazzi c’è un forte tire a chi studia con interesse, un desiprofitto di trovare tutta Europa derio per programmi un inserimento nel serie, informativi. Ho mondo del lavoro. La la sensazione che il trash sia amato più da ricerca in Italia va avanti, come molte altre persone adulte o avanti negli anni, che dai cose, a saltelli: vette di eccellenza insuperaragazzi che invece hanno una venerazio- te anche all’estero e baratri di pressappochine, un vero culto per i divulgatori scien- smo, anche la formazione universitaria ne tifici che ovviamente devono saperli affa- risente; équipe di grande valore con eccelscinare». lenti corsi di studio da una parte e docenti Lei è uno dei pochi, per le tante stanchi e demotivati, dall’altra, che non sanattività che porta avanti, ad avere no entusiasmare e arricchire. Mi auguro che uno sguardo a tutto tondo sul mondo ogni giovane abbia sempre la possibilità di della scienza. Quali sono i limiti della scegliere il meglio e che questa scelta condiricerca in Italia? zioni la qualità degli atenei».

rancesco Petretti, insegna Biologia della Conservazione all’Università di Perugia. È membro del Comitato scientifico del WWF e ha diretto i programmi per la Biodiversità della stessa associazione, occupandosi di tutela delle risorse naturali e di specie minacciate. Membro della «Species Survival Commission dell’International Union for Conservation of Nature» e del «Working Group on steppe birds di Birdlife», si dedica da anni allo studio dell’ecologia e del comportamento degli uccelli rapaci. Ha commentato la serie Great Migrations di National Geographic in Italia e ha curato la realizzazione di documentari naturalistici che sono stati trasmessi dalle maggiori reti televisive italiane. Tra i suoi scritti: L’aquila dei serpenti (Pandion edizioni), Atlante della Natura in Italia (Editore Pizzi), Enciclopedia Animali da salvare (Rizzoli), La Natura in Tasca (Mondadori). Dal 1997 è esperto naturalista del programma Geo&Geo per Rai3 ed è consulente scientifico di vari programmi televisivi (Quark, Passaggio a Nord Ovest, Explora) ed è autore dei documentari Wild Italy, trasmessi da Rai5.

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INTERVISTE

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n nuovo tassello nella lotta al cancro. Un tassello utile a comprendere lo sviluppo dei tumori solidi, la parte maggiore di quelli che colpiscono gli esseri umani. La scoperta, pubblicata sulla rivista Biochimica et Biophysica Acta - Molecular Basis of Disease, si deve al gruppo dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: «I tumori – spiega la professoressa Debora Angeloni, biologa molecolare a capo del team di ricerca – hanno un’alleata silenziosa in una proteina che li aiuta a nutrirsi e che potrebbe diventare un nuovo bersaglio per affamarli, bloccando la crescita dei vasi sanguigni che li nutrono». Tutto ruota intorno alla proteina Mical2. Di cosa si tratta? «Nei tumori solidi viene deregolata una miriade di proteine che hanno funzioni diverse. Alcune di queste hanno un ruolo chiave nella fase iniziale, altre nello sviluppo e nella progressione della malattia tumorale. La proteina Mical2 ha un ruolo importante nella vita ordinaria della cellula: modifica l’aspetto del citoscheletro, una componente della cellula che serve a conferirle una forma, a farla aderire alla superficie e a farla interagire con le cellule circostanti. Per questa ragione Mical2 ha la potenzialità di regolare indirettamente diversi passaggi della vita della cellula». E nei tumori solidi cosa accade? «Nei casi analizzati abbiamo visto che Mical2 è molto più presente rispetto alle altre proteine circostanti. E questo permette alle cellule tumorali di muoversi, di essere più mobili e, dunque, di distaccarsi dalle cellule circostanti. In pratica, Mical2 consente alle cellule tumorali di diventare metastatiche. Ma non solo». Cioè? «Col lavoro pubblicato abbiamo dimostrato che Mical2 è presente anche nei

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vasi sanguigni che accompagnano la cre- a qualunque sperimentazione nell’uomo scita del tumore. Bisogna sapere, infatti, bisogna vedere gli effetti nell’animale. che il tumore solido manda dei segnali Faccio un esempio: noi prendiamo un tobiochimici ai vasi sanguigni circostanti pino con un tumore e gli iniettiamo una che spingono alla gemmazione di alcuni molecola che abbatte Mical2; lì bisogna di questi vasi che si distaccano. E conti- rispondere alla domanda: “Questo trattanuano a crescere come fossero dei tralci mento riduce il tumore sì o no?”. Purtropdi una vite che si allontanano dal tronco po, però, c’è un problema». principale. Questi vasi sanguigni cosiddetQuale? ti di “neo-formazione” sono fondamentali «In Italia la sperimentazione animale perché non solo perè spesso contrastata, mettono all’ossigeviene chiamata anLa proteina Mical2 no di raggiungere il cora vivisezione che tumore e dunque lo è una cosa orribile e consente alle cellule nutrono e lo fanno fuori da ogni logica. tumorali di diventare crescere, ma in qualIl modello animale, che modo diventano metastatiche. Ma non solo invece, è fondamenanche finestre d’intale perché quello in gresso per l’espanvitro non ha la stessa sione metastatica dei tumori stessi». complessità e affidabilità della sperimenQuale strada apre questa ricerca? tazione animale». «Il nostro obiettivo è colpire Mical2 A proposito di ricerca: secondo non solo nelle cellule tumorali, ma anche molti osservatori il gap da colmare nei vasi sanguigni di neo-formazione: se rispetto ad altri Paesi è ancora pronoi distruggiamo quest’albero vascolare fondo per l’Italia. Quali sono – se ci che nutre il tumore, siamo convinti di po- sono – i fronti su cui investire? ter affamare il tumore e dunque di impe«Credo che, a dispetto di quanto dirgli di crescere». spesso si dica, la ricerca di base sia fondaQuali saranno i prossimi step? mentale. I Paesi che noi riteniamo avan«È difficile dirlo. Prima di procedere zati investono tantissimo nella ricerca di


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INTERVISTE

Asinistra, illustrazione 3D della distruzione di una cellula cancerogena.

LA PROTEINA ALLEATA SILENZIOSA DEI TUMORI Parla la professoressa Angeloni: «Colpire Mical2 per affamare le cellule tumorali e impedire loro di crescere»

base. Parliamo di una ricerca che sembra no correttamente, hanno un’importanza a fondo perduto, ma che in realtà dà sem- fondamentale: controllano la proliferaziopre frutti: è solo dalla ricerca di base che ne delle cellule, la loro evoluzione, la loro deriva la vera innovazione. Non si può morte, e così via. Insomma si occupano innovare partendo da ciò che già si co- degli elementi base della vita cellulare. nosce: per cambiare i paradigmi occorre Questo spiega perché il tumore sia diffiqualcosa di nuovo, e dunque occorrono cile da contrastare». ricerca e sperimentazione continue. E Impresa ardua, dunque? questi sono due aspetti fondamentali per «Io non so se saremo in grado un un Paese che vuole crescere». giorno di controllare tutti gli aspetti della Crede che sia vita cellulare. L’idea immaginabile un ad oggi è trasformaL’obiettivo è colpirla, futuro in cui il ture il tumore in una more non sarà più malattia cronica. non solo nelle cellule considerato un Questo potrebbe cancerogene, ma anche male spesso incuavvenire grazie ad rabile? nei nuovi vasi sanguigni una personalizza«Non ho una rizione del tumosposta, ovviamente. re: capendo, cioè, Però se noi guardiamo ai fatti vediamo come agire sulla malattia x del paziente y che ad esempio il tumore della mammel- e così via. Quello che a volte non si sa, inla era una sentenza senza speranza fino fatti, è che il tumore come tale non è una a qualche anno fa e oggi la percentuale malattia, ma è una collezione di un cendi guarigione è molto elevata. Un proble- tinaio di malattie diverse e ciascuna poi ma molto importante con il cancro è che in ogni paziente si declina con peculiarii geni che vengono deregolati, sono geni tà differenti. La battaglia che abbiamo di molto importanti e molto antichi, che pro- fronte è enorme. Ma le innovazioni che babilmente sono comparsi già quando noi vediamo anno dopo anno sono altrettansiamo diventati organismi pluricellulari. to importanti e lasciano ben sperare per Dunque sono geni che, quando funziona- il futuro». (C. G.)

Debora Angeloni (in primo piano, a sinistra), con la sua équipe.

Chi è

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ebora Angeloni si è laureata in Scienze Biologiche all’Università di Pisa, ha conseguito il dottorato di ricerca in Chemioterapia all’Università di Milano. Ha trascorso 5 anni negli Stati Uniti, come ricercatrice all’NIH (National Institute of Health) a Bethesda (Maryland), dove avrebbe avuto la strada spianata come docente, ma ha deciso di tornare in Italia, ricominciando da zero come ricercatrice al Cnr e al Sant’Anna, sempre con contratti a tempo determinato fino alla stabilizzazione, a oltre 40 anni. Oggi dirige i laboratori di Scienze mediche dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con cui ha raggiunto importanti risultati col suo team di ricerca.

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INTERVISTE

di Chiara Di Martino

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orta la firma di un team di ricerca campano la scoperta di una nuova variante dell’emoglobina, che consentirà la cura di patologie gravi come l’anemia cronica. Pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Clin Biochem, il lavoro ha portato all’identificazione di un “alter ego” della proteina, rimasto finora sconosciuto. L’emoglobina (indicata con il simbolo Hb) è una proteina globulare che ha il compito di trasportare ossigeno ai tessuti ricevendo, in cambio, l’anidride carbonica da eliminare: formata da quattro componenti, una delle quali è il ferro, appare evidente già da queste poche righe quanto la sua carenza possa essere dannosa per l’organismo. Alterazioni della sintesi di questa proteina possono, infatti, determinare alcune anemie congenite gravi: è il caso di una bambina affetta, fin dalla nascita, da anemia cronica, e rimasta per anni senza diagnosi certa. Ora, grazie ai ricercatori dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, la strada verso una terapia efficace sembra essere spianata. Nella squadra giunta a questo importante risultato, il biologo Saverio Scianguetta, classe 1979 e dal 2006 operativo nel laboratorio di Biologia Molecolare e Cellulare della clinica pediatrica dell’Ateneo. È lui a spiegare, nel dettaglio, come si è arrivati a questa scoperta e quali implicazioni può avere nel campo della diagnostica. Dottor Scianguetta, qual è stata la genesi di questa scoperta? Quanto tempo è stato necessario per arrivarci? «L’emoglobina, una proteina implicata nel trasporto di ossigeno ai tessuti, è necessaria per la nostra sopravvivenza. Alterazioni della sintesi di questa proteina possono determinare quadri clinici complessi, come alcune anemie congenite gravi. Con il nostro studio è stata iden-

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L’EMOGLOBINA CHIAMATA “VANVITELLI” Consentirà di curare patologie rare. Intervista al biologo Saverio Scianguetta

tificata una nuova Hb variante, denomi- in tempi molto brevi e non viene evidennata “Emoglobina Vanvitelli”, dal nome ziata ai comuni esami diagnostici. È stato del nostro Ateneo. La bambina, affetta necessario processare i campioni ematici da una forma di anemia emolitica conge- e mettere a punto le tecniche in maniera nita, è rimasta senza diagnosi certa per molto accurata per giungere alla diagnoanni, prima di arrivare al nostro centro. si definitiva. Sono stati necessari diversi Essendo condizioni mesi di esperimenti rare, le varianti emoper identificare e caSi tratta di una variante globiniche spesso ratterizzare la nuova non sono consideraHb anomala». che ha preso il nome te nella diagnostica Da chi è comdell’ateneo campano dove posto il team che differenziale delle anemie emolitiche ci ha lavorato? è stata fatta la scoperta congenite, soprat«Il team di stututto se sono predio ha visto coinvolti senti altri segni clinici confondenti, come il prof. Silverio Perrotta, direttore dell’ela bassa saturazione di ossigeno, che più matologia e oncologia pediatrica dell’Unispesso implica una patologia respiratoria versità Vanvitelli, la Dott.ssa Maddalena o cardiaca sottostante. Nella nostra pa- Casale, ricercatrice presso il Dipartimenziente, la bassa saturazione d’ossigeno to della Donna, del Bambino e di Chirurè dovuta alla presenza dell’emoglobina gia Generale e Specialistica e primo nome anomala, che tuttavia non veniva identifi- del lavoro appena pubblicato per la parte cata dalle indagini comuni. Diagnosticare clinica e me: il mio ruolo è stato quello di questa nuova variante dell’emoglobina è mettere a punto la diagnostica di primo stato molto complesso, perché la protei- livello e le tecniche di biologia molecolana è altamente instabile, cioè si degrada re che hanno permesso di individuare la


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INTERVISTE

Saverio Scianguetta.

Chi è

S mutazione genetica mai descritta finora analitiche al fine di migliorare le capacità responsabile della formazione della Hb diagnostiche». Quali sono le aspettative per i anomala. A questo lavoro ha collaborato anche, eseguendo gli esperimenti di pazienti? «Potranno giovarsi di una diagnosi Proteomica per l’isolamento e la caratterizzazione della nuova emoglobina, il più precoce e mirata, evitando esami e gruppo di ricerca del ricoveri non diriCeinge Biotecnolomenti. Inoltre, una Alterazioni della sintesi di diagnosi definitiva gie Avanzate sotto la guida del prof. Piero questa proteina possono, permette terapie Pucci». mirate ed efficaci, Quali sono le infatti, determinare alcune volte a combattere le complicanze a patologie che poanemie congenite gravi breve e a lungo tertranno trarre vanmine». taggio grazie a Sono in cantiere ulteriori svilupquesta scoperta? «Le varianti emoglobiniche clinica- pi dello studio? «Certamente continueremo a lavoramente significative sono malattie rare di cui ancora oggi non si conosce bene re sulle emoglobinopatie, che è il nostro l’evoluzione clinica e i possibili scena- campo di ricerca preferenziale. In partiri terapeutici. La scoperta di una nuova colare, le varianti emoglobiniche sono un variante emoglobinica apre la strada a ambito molto affascinante e in continua nuove conoscenze su possibili meccani- evoluzione. È necessario seguire i pazienti smi molecolari non pienamente chiari. nel lungo termine per studiare l’evoluzioQuesto caso evidenza la complessità ge- ne della malattia e garantire loro prospetnetica delle emoglobinopatie e le insidie tive di vita migliori».

averio Scianguetta è nato a Vibonati, in provincia di Salerno, 40 anni fa. Fa parte del team che ha portato all’identificazione di una nuova variante dell’emoglobina che consentirà interessanti sviluppi per la cura di diverse patologie, molte delle quali rare. Laureato nel 2005 in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” Scianguetta si è poi specializzato in Genetica Medica nel 2010, presso lo stesso Ateneo. Nel 2017 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Medicina Traslazionale all’università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Presso il laboratorio di Biologia Molecolare e Cellulare della clinica pediatrica dell’università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli - afferente al Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica – lavora dal 2006, nel team di ricerca del Prof. Silverio Perrotta, Direttore dell’Ematologia ed Oncologia Pediatrica dell’AOU “Vanvitelli”. Scianguetta si occupa, in particolare, della diagnostica molecolare delle malattie ematologiche rare, tra cui le emoglobinopatie.

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SALUTE

PIÙ DI UN FARMACO AL GIORNO A TESTA IN ITALIA SPESI 29 MILIARDI DI EURO Nel 2018 i cardiovascolari si confermano i più consumati. Seguono le medicine per l’apparato gastrointestinale © Yuriy Golub/www.shutterstock.com

di Daniele Ruscitti

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li italiani consumano sempre molte medicine, troppe. Ogni cittadino prende in media più di un farmaco al giorno e la spesa complessiva per i medicinali supera i 29 miliardi di euro l’ anno. E poi, soprattutto gli anziani, spendono sempre di più di tasca propria ma in alcuni casi pur avendo la prescrizione non seguono correttamente la terapia. L’analisi è contenuta nel rapporto Osmed sul consumo dei farmaci presentato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Nel 2018 i medicinali dell’apparato cardiovascolare si sono confermati la categoria maggiormente consumata dagli italiani (e restano al secondo posto in termini di spesa), seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici. Le statine, tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa,

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tra quelli dell’apparato gastrointestinale aderenza ci sono anche gli inibitori della e metabolismo, e gli altri antiepilettici, formazione del’acido urico (per il 57,5% tra quelli del sistema nervoso centrale, dei pazienti è bassa) e la terapia con stasono le categorie a maggior impatto sul- tine (41,6%). Il consumo di antidepressila spesa convenzionata. Sul fronte degli vi, sottolinea il rapporto, è leggermente acquisti da parte delle strutture sanitarie aumentato negli ultimi anni, passando pubbliche, le categorie a maggior spesa da 39 dosi al giorno ogni mille abitansono state gli anticorpi monoclonali, tra ti nel 2013 a 42 nel 2018. La prevalenza d’uso aumenta con gli antineoplastici; l’età e nelle donne si gli antivirali per il trattamento delle in- Statine, inibitori di pompa mantiene più elevafezioni da Hiv in as- e antiepilettici le categorie ta per tutte le fasce anagrafiche. Marche sociazione, tra gli ana maggior impatto sulla e Sardegna sono le timicrobici generali regioni che usano per uso sistemico, e spesa convenzionata più dosi. Per quanto i fattori della coaguriguarda i consumi, i lazione del sangue, tra i farmaci del sangue e per gli organi farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto (487,4 dosi emopoietici. Pur essendo sempre molto prescritti, al giorno ogni 1000 abitanti). I farmaci con un trend in aumento negli ultimi anni, dell’apparato gastrointestinale e metagli antidepressivi sono tra i farmaci per bolismo sono al secondo posto, quelli del cui c’è meno aderenza alla terapia, con il sangue e organi emopoietici al terzo. I far40% dei pazienti che non segue la prescri- maci antineoplastici e immunomodulatori zione. Sul podio delle terapie con meno costituiscono la categoria terapeutica a


SALUTE

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Aumentano i consumi di generici e biosimilari

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ontinua la crescita sia della spesa sia dei consumi dei farmaci a brevetto scaduto. Crescono anche i consumi e la spesa di quelli equvalenti. Ben quattro principi attivi appartenenti alla categoria degli inibitori di pompa (pantoprazolo, lansoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo) compaiono nella lista dei primi 20 principi attivi a brevetto scaduto, con una spesa rispettivamente di 272,3, 164,1, 151,5 e 142,2 milioni di euro. Nel 2018 i farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato l’82,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 65,9% della spesa convenzionata. La spesa dei faramci a brevetto scaduto è maggiormente concentrata nella categoria di quelli cardiovascolari e antimicrobici, con un’incidenza rispettivamente dell’84,5% e dell’84% sulla spesa convenzionata della categoria. I dati del 2018 confermano l’incremento dell’utilizzo dei biosimilari disponibili in commercio già da diversi anni, come ad esempio della follitropina (+55,2%), delle epoetine (+24,4%), della somatropina (+22,3%) e dei fattori della crescita (+12,7%).

maggiore impatto sulla spesa farmaceuti- alla diminuzione della spesa farmaceutica convenzionata netta (-4,2%) e della ca pubblica (5.659 milioni di euro). Complessivamente nel 2018, oltre 40 spesa per i farmaci in distribuzione diretmilioni di assistiti hanno ricevuto alme- ta e per conto (-3,6%). no una prescrizione di farmaci con una La spesa a carico dei cittadini, comprevalenza d’uso pari al 67%, mentre la prendente la spesa per compartecipaspesa totale è risultata di 29,1 miliardi di zione (ticket regionali e differenza tra euro, di cui il 77% rimborsato dal Servizio il prezzo del medicinale a brevetto scasanitario nazionale. duto erogato al paDai dati del rapporto ziente e il prezzo di Il 40% dei pazienti emerge che la spesa riferimento), per i farmaceutica terrinon segue le prescrizioni medicinali di classe A acquistati privatatoriale complessiva per disturbi legati mente e quella per i è stata pari a 20.781 farmaci di classe C, milioni di euro in alla depressione ha registrato un aucalo rispetto all’anno mento del +3,8% riprecedente dell’1%. La spesa pubblica territoriale, compren- spetto al 2017. La spesa per l’acquisto di siva della spesa dei farmaci erogati in medicinali da parte delle strutture saniregime di assistenza convenzionata e in tarie pubbliche (pari a circa il 40% della distribuzione diretta e per conto di classe spesa farmaceutica totale) è stata di 11,9 A, è stata di 12.402 milioni di euro, ossia miliardi di euro (197,45 euro pro capiil 60% della spesa farmaceutica territo- te) e ha fatto registrare rispetto all’anriale, ed ha registrato, rispetto all’anno no precedente un andamento pressoché precedente, una riduzione del 4%, dovuta stabile (+0,9%).

Nel 2018 sono state consumate 1.572 dosi di farmaci al giorno ogni 1.000 abitanti ovvero, considerando anche i consumi in ospedale e quelli a carico del cittadino, in media ogni italiano, inclusi i bambini, ha assunto al giorno circa 1,6 dosi. Il 72,3% delle dosi è stato erogato a carico del Servizio sanitario nazionale, mentre il restante 27,7% è relativo a dosi di medicinali acquistati direttamente dal cittadino (acquisto privato di classe A, classe C con ricetta e automedicazione). Per quanto riguarda l’assistenza territoriale complessiva, pubblica e privata, sono state dispensate quasi 2 miliardi di confezioni, in riduzione del 2,5% rispetto all’anno precedente. Diminuiscono sensibilmente le confezioni dei farmaci di classe A acquistati privatamente dal cittadino (-24,9%), mentre aumentano quelle dei farmaci di automedicazione (+4,1%), dei farmaci di classe C con ricetta (+3%) e rimangono stabili le confezioni dei farmaci di classe A erogati in distribuzione diretta e per conto. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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SALUTE

di Nico Falco

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n nuovo studio potrebbe portare a nuovi sistemi di diagnosi del Parkinson, molto più veloci, precisi e non invasivi: potrebbe bastare un prelievo di sangue per capire se il paziente è affetto dalla malattia, anche prima che si manifestino in modo evidente i sintomi. La chiave è in alcuni lipidi prodotti dalla flora intestinale che, hanno accertato i ricercatori, risultano carenti in presenza della malattia; l’efficacia di questo sistema è stata valutata del 90%. Lo studio ha evidenziato il rapporto tra questi grassi prodotti nel microbiota e la malattia di Parkinson, soprattutto nelle donne, e suggerisce, come avevano già fatto altri lavori precedentemente pubblicati, un collegamento tra le alterazioni nella popolazione di batteri che vivono nell’intestino e l’insorgenza di malattie tra cui il Parkinson. La ricerca è stata realizzata da un team dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento) e Fondazione Santa Lucia (Fsl) Irccs di Roma ed è stata pubblicata sulla rivista internazionale “Metabolomics”. I coordinatori del lavoro sono i ricercatori Iit Andrea Armirotti e Angelo Reggiani, con la collaborazione del ricercatore Fsl Gianfranco Spalletta e dell’Unità di Biologia Computazionale del Centro ricerca ed innovazione della Fondazione Edmund Mach. Gli studiosi hanno verificato i livelli di 7 particolari lipidi, i Nape (N-acil fosfatidiletanolammine), che tra i ruoli hanno quello di proteggere le cellule mantenendone l’integrità strutturale. Sulla base delle ricerche è stato appurato che i neuroni, quando vengono danneggiati, “prelevano” i Nape dal sangue e di conseguenza diminuisce la concentrazione circolante nell’organismo; questo meccanismo è lo stesso che scatta in caso di Parkinson, che determina proprio un danneggiamento delle cellule

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DIAGNOSTICARE IL PARKINSON CON UN SEMPLICE PRELIEVO DEL SANGUE?

Uno studio italiano prova a rendere più semplice l’accertamento di una delle più diffuse patologie neurodegenerative

che compongono il cervello. Lo studio, inol- li da misurare con un semplice prelievo di tre, conferma ancora una volta il ruolo che sangue, hanno il potenziale per diventare, hanno alimentazione, stile di vita, stress dopo doverosi studi di verifica e validazioemotivo e fattori ambientali nell’insorgen- ne, un indicatore efficace della malattia di za di malattie legate al sistema nervoso: si Parkinson. I dati da noi raccolti indicano tratta infatti di fattori che possono alterare che questi lipidi sono in grado di identificala popolazione batterica nella flora inte- re la malattia nelle donne con una efficacia stinale, diminuendo prossima al 90%. La di conseguenza la vera sfida è adesso Si potrebbe capire se il concentrazione di capire quanto preNape, necessai per paziente sia affetto dalla cocemente possiamo preservare l’integrità usare i Nape per premalattia ancor prima che dire l’insorgenza fudelle cellule nervose. Nel caso in cui la compaiano sintomi evidenti tura del Parkinson». flora intestinale sia Per la ricerca alterata, e ci sia una è stato analizzato il minore concentrazione di Nape, il corpo sangue di 587 persone, suddivise in 294 non avrebbe quella “riserva” per riparare le donne e 293 uomini; tra i campioni usati, cellule e questo porterebbe ad un aumento 268 erano di pazienti con morbo di Pardella probabilità di insorgenza del Parkin- kinson e 319 di soggetti che non erano son. affetti dalla malattia neurodegenerativa. I «Il nostro studio – spiega Andrea Armi- ricercatori hanno analizzato e confrontato rotti, dell’Iit, tra i coordinatori dello studio il sangue degli individui sani e di quelli ma- dimostra che questi lipidi plasmatici, faci- lati; è emerso così che tra quelli affetti da


SALUTE

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Parkinson la concentrazione di questo tipo rologico, che però permetteva una diagnodi grassi era diminuita del 15% rispetto a si con alto margine di incertezza (15-20%), quelli sani, e che la diminuzione è ancora e quello autoptico, con cui si otteneva più evidente nelle donne, dove la percen- una diagnosi certa esaminando i “corpi di tuale raggiunge anche il 25%. Lewy” nelle cellule nervose. SuccessiI risultati della ricerca hanno por- vamente è stato introdotto Datscan, un tato al deposito del brevetto dell’uso tracciante radioattivo da usare per la scindei Nape (numero tigrafia del cervello, 102017000126773) che restituendo una come indicatori di Lo studio conferma il ruolo stima della quantità danni al sistema che hanno alimentazione, delle terminazioni nervose dopaminernervoso, da parte dell’Istituto l’Istituto stile di vita, stress emotivo giche presenti dava una diagnosi più afitaliano di tecnologia e fattori ambientali fidabile. Nel 2017, e della Fondazione invece, nuovi studi Santa Lucia (Fsl) Irccs di Roma. La tecnica potrebbe diventare, hanno paventato la possibilità di ottenenel giro di pochi anni, un nuovo sistema re la diagnosi con la risonanza magnetica, utilizzato nella pratica clinica per lo scre- non esponendo l’organismo a radiazioni ma ening diagnostico, preferibile a quelli ora solo a un campo magnetico, e individuando utilizzati per la minima invasività e per il le variazioni nella quantità di neuromelanina, la cui concentrazione diminuisce probasso costo. Fino a 20 anni fa per diagnosticare il gressivamente con la morte dei neuroni Parkinson le uniche vie erano l’esame neu- dopaminergici.

Quanti sono gli ammalati?

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on esiste un registro dei malati di Parkinson. In Italia si ritiene che ci siano circa 230mila persone affette dalla malattia, secondo dati diffusi dal Ministero della Salute. Ma sulla base di stime più recenti, effettuate sul numero di farmaci specifici venduti, i malati di Parkinson e parkinsonismi sarebbero molti di più. I sintomi iniziano a manifestarsi quando è danneggiata una percentuale tra il 50 e il 60% dei neuroni dopaminergici; in quella fase la malattia è già comparsa da circa 6 anni. Le cause non sono ancora note. L’età più frequente di insorgenza è tra i 59 e i 62 anni, ma la forma giovanile si manifesta anche prima dei 40 anni. La più importante Fondazione privata per la ricerca sul Parkinson è quella dell’attore Michael J. Fox, a cui la malattia fu diagnosticata nel 1991, quando aveva 30 anni ed era nel pieno del successo dopo aver girato i tre film di Ritorno al Futuro.

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SALUTE

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Collirio contro le retinopatie da un batterio Una ricerca dell’Iss sulla rivista Neuroscience

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n collirio contro le retinopatie arriva direttamente da “Aver dimostrato che agire sull’attività della proteina Rac1 un batterio. Un risultato positivo dietro l’altro, un insia in grado di migliorare la funzionalità in una retina già comsieme di analisi e test che aprono spiragli molto posipromessa - sottolinea Carla Fiorentini - apre la strada a nuove tivi. Il mondo dei microrganismi si sta rivelando una strategie terapeutiche mirate a patologie della vista nella cui miniera per la ricerca. E così grazie a uno studio condotto dai patogenesi esiste un’importante componente neuro-infiamricercatori dell’Istituto superiore di sanità (Iss) su una proteimatoria. Parlo di malattie altamente invalidanti come la rena batterica, è stato infatti ottenuto un collirio che potrebbe tinopatia ipertensiva, la retinopatia diabetica ed il glaucoma, migliorare la vista nei casi di retinopatia. per le quali ad oggi non esistono cure”. La ricerca, pubblicata sulla rivista Neuroscience, mostra Questa ricerca nasce da una collaborazione multidisciche la somministrazione topica tramite collirio di una soluplinare che ha coinvolto diversi ricercatori del Centro naziozione contenente la proteina batterica Fattore citotossico nale per la salute globale, del Centro nazionale per la ricernecrotizzante 1 (Cnf1) di Escherichia coli “è stata in grado ca farmacologica e terapia sperimentale (Iss), del Centro di di migliorare le prestazioni visive in un modello animale di riferimento Scienze comportamentali e salute mentale (Iss), retinopatia ipertensiva, una condizione – insieme a colleghi del Dipartimento per la spiegano dall’Istituto superiore di sanità Sicurezza alimentare, nutrizione e saniLa terapia prevede – che si riscontra in soggetti con elevati tà pubblica veterinaria (Iss), del Dipartivalori di pressione arteriosa sistemica, mento malattie cardiovascolari, dismetala somministrazione che altera il corretto funzionamento delboliche e dell’invecchiamento (Iss) e del la retina portando a una perdita graduale di una soluzione contenente Dipartimento di Farmacia e biotecnologie della vista”. la proteina batterica Cnf1 dell’Università di Bologna. Dunque, è emerso che il Cnf1, tramite “In particolare - conclude Fiorentini la modulazione dell’attività della proteina Laura Ricceri, Andrea Matteucci e Stefano Rac1 nella retina, potrebbe agire come anti-infiammatorio, Loizzo hanno dimostrato l’efficacia del trattamento topico con consentendo un miglioramento la funzionalità visiva. La proil Cnf1 sulla retinopatia da ipertensione, oltre che da un punto teina Rac1 appartiene alla famiglia delle Rho GTPasi, piccole di vista biochimico, anche attraverso analisi di tipo comporproteine regolatorie già note per essere coinvolte nei processi tamentale ed elettrofisiologico che rendono questi risultati infiammatori e nella risposta allo stress ossidativo a livello vapiuttosto incoraggianti per lo sviluppo di un nuovo potenziale scolare. farmaco”. Questi risultati confermano studi precedenti, pubblicati Più di un milione di persone oggi in Italia soffrono di retisempre dal gruppo di Carla Fiorentini del Centro nazionale nopatia diabetica: una patologia collegata al diabete, che colper la salute globale (Iss): è stato dimostrato che l’uso del pisce gli occhi. Infatti, chi soffre di diabete di tipo 1 e di tipo2 Cnf1 ha risultati molto incoraggianti su modelli di altre malatpuò subire un deterioramento dei vasi sanguigni del tessuto tie con una componente neuro-infiammatoria. della parte fotosensibile dell’occhio, cioè la retina. (D. R)

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SALUTE

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Curarsi meglio? Basta vivere nel posto giusto Tutti i numeri e le curiosità del rapporto di Cittadinanzattiva

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egione che vai, cura che trovi (forse). Disuguali a seconprattutto i pazienti del Lazio, della Campania e della Calabria. da del luogo di residenza. Dal riconoscimento dell’invaliSolo una su tre afferma che visite ed esami per la gestione dità e dell’handicap al sostegno psicologico, dalle liste di della patologia sono prenotati direttamente dallo specialista, attesa per visite ed esami all’accesso ai farmaci, i cittamentre la maggioranza dei cittadini deve provvedere autonodini con malattie croniche e rare sperimentano sulla loro pelle mamente, attraverso il Cup (60%) o recandosi direttamente che l’accesso e la qualità delle cure nel nostro paese non è agli sportelli ospedalieri. uguale per tutti. A certificarlo il rapporto sulle politiche della I piani di cura personalizzati sono attuati solo in alcune recronicità di Cittadinanzattiva. altà e per il 40% delle associazioni non esistono affatto. Anche Disuguaglianze che non sono state colmate dal piano nai percorsi diagnostici-terapeutici, laddove esistono, valgono zionale delle cronicità: sebbene questo sia stato ormai forsolo per alcune patologie e soltanto in alcune regioni. In tema malmente recepito da 15 regioni, esso risulta, nella maggior di assistenza ospedaliera, il 70% lamenta di doversi spostare parte dei territori, profondamente disatteso nei fatti come dalla città in cui risiede; il 53% denuncia la mancanza di perdimostrano i dati forniti dalle 47 associazioni del Coordinasonale specializzato, uno su tre lunghe liste di attesa per il mento nazionale delle associazioni dei maricovero. Non sono pochi i casi di chi è colati cronici (Cnamc). Una questione “che stretto a pagare una persona che l’assista Secondo le associazioni durante il ricovero (lo denuncia il 23%) ed va affrontata con urgenza, soprattutto alla luce del recente dibattito sul regionalismo dei malati, la prevenzione anche i casi di chi si porta i farmaci da casa differenziato”, avverte Antonio Gaudioso, (17%). Nel caso delle Rsa e lungodegenze, rimane la cenerentola segretario generale di Cittadinanzattiva. il primo problema è accedervi a causa delle Scorrendo i dati del rapporto, la prelunghe liste di attesa (63%), segue come della sanità italiana venzione resta la cenerentola della sanità problematica la mancanza di specialisti italiana: soltanto una associazione su tre (37%) e la necessità di pagare una persona certifica la realizzazione di corsi di prevenzione a livello naper assistere il malato (26%). zionale che, in oltre l’80% dei casi, sono promossi dalle stesse La riabilitazione non è totalmente garantita dal servizio associazioni. Oltre l’80% denuncia ritardi nella diagnosi, imsanitario nazionale, visto che per un’associazione su cinque il putabili alla scarsa conoscenza della patologia da parte di mecittadino deve integrare a proprie spese per avere le ore suffidici e pediatri di famiglia (70%) e al poco ascolto del paziente cienti e uno su tre deve addirittura provvedere privatamente (42%). del tutto. Molto carente l’integrazione tra assistenza primaria e Non va meglio per l’assistenza domiciliare che, seconspecialistica (lo denuncia il 73%), così come la continuità tra do l’82% delle associazioni, viene erogata solo in pochi casi; ospedale e territorio (69%); il 41% denuncia inoltre la mancainoltre per il 70% le ore non sono comunque sufficienti, per ta personalizzazione delle cure. Più di due associazioni su tre il 53% mancano figure specialistiche, in particolar modo lo (68%) denunciano lunghe liste di attesa: ad esserne afflitti sopsicologo. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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SALUTE

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ome un vigile che riesce a sbloccare un ingorgo, anche quelli più difficili e “a croce uncinata”, e fa scorrere il traffico. Il ruolo di fluidificazione della proteina Rab5A era stato già osservato alcuni anni fa, ma oggi si è scoperto che, quando le cellule vengono liberate, il tumore modifica la matrice extracellulare e diventa così in grado di invadere il tessuto circostante. Il meccanismo, che è alla base della diffusione delle metastasi, è al centro dello studio pubblicato su Nature Materials e realizzato dall’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) e dall’Università degli Studi di Milano, col sostegno di Airc e Fondazione Cariplo. Obiettivo della ricerca, scoprire se esiste una “firma geometrica e meccanica” che metta in relazione la forma delle cellule delle neoplasie e il potenziale invasivo, in modo da individuare i tumori a maggiore rischio di metastasi e agire con una terapia su misura. La ricerca italiana ha preso in esame il carcinoma mammario intraduttale (Dcis), una delle forme più frequenti di cancro al seno (20% delle diagnosi); questo tumore è caratterizzato da lesioni primarie all’interno del dotto mammario, che vengono immobilizzate dalla forte compressione da parte del tessuto esterno. Nel 70% dei casi resta localizzato, ma nel restante 30% il tumore assume proprietà fluide e si diffonde nell’organismo, dando luogo a metastasi. «Questa caratteristica rende questo tipo di tumore un modello ideale per studiare la relazione tra transizione di stato e il potenziale di metastatizzazione - spiega Giorgio Scita, a capo dell’Unità Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali dell’Ifom e professore ordinario di Patologia generale alla Statale - due anni fa avevamo constatato come Rab5A, una proteina che regola la capacità delle cellule di internalizzare membrane e recettori, fosse sorprenden-

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CANCRO AL SENO, UNA PROTEINA CAUSA LE METASTASI Lo studio è stato pubblicato su Nature Materials e realizzato dall’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) e dall’Università degli Studi di Milano

temente capace di indurre la fluidificazio- cellulare andata incontro a solidificazione ne di un tessuto di cellule epiteliali dense e e a permettere l’acquisizione di movimenti impaccate. Ciò che emerge oggi dai nostri collettivi fluidi e scorrevoli». laboratori è che questa motilità, osservata La connessione tra il processo regolato in un modello di tumore particolarmente da Rab5 e la transizione da stato più solido sensibile a questo fattore, quale appun- a più liquido, spiega Giorgio Scita, è stata to il carcinoma intraduttale mammario, è analizzata usando «un sistema sperimentaanche associata alla le costituito da sferoicapacità del tumore di tumorali immersi L’Airc (Fondazione per la in una matrice di coldi modificare la matrice extracellulare lagene che riproduce ricerca sul cancro) e la e invadere il tessuto il microambiente che Fondazione Cariplo hanno tipicamente il nostro circostante». Per studiare il organismo sviluppa sostenuto la ricerca comportamento del per limitare la cretumore in base alla scita di un tumore. proteina gli scienziati hanno ingegnerizza- Sfruttando tecniche di ingegneria genetica, to cellule di ghiandola mammaria e hanno microscopia avanzata e biofisica, le cellule elevato la presenza di Rab5A. «Quindi – tumorali sono state osservate in diretta per spiegano Andrea Palamidessi, Chiara Ma- monitorarne le modalità di movimento e la linverno e Emanuela Frittoli, i primi autori sua capacità di modificare la rete di fibre dello studio – abbiamo osservato che que- di collagene allo scopo di generare canali sta semplice manipolazione è sufficiente a e vie di fuga attraverso le quali invadere il risvegliare la motilità di una popolazione resto dell’organismo».


Fabio Giavazzi, ricercatore della Sta- all’università di Palermo, e per le verifitale di Milano, e Roberto Cerbino, docente che sono stati usati sistemi più complessi, di Fisica applicata presso l’ateneo, co-fir- compresi tessuti umani derivati da pazienmatari con Scita anche del primo articolo ti con carcinoma mammario intraduttale. sulla proteina Rab5A (2017), hanno spie- Lo studio ha dimostrato che la proteina gato che, per esaminare le caratteristiche Rab5A è presente in livelli molto più eledel tessuto e le forze che gli sferoidi eser- vati nelle sezioni invasive, confermando citano sulla matrila relazione non solo ce in 3D, sono stati con la fluidificaziosviluppati «modelli e Preso in esame il carcinoma ne ma anche con la algoritmi innovativi modifica delle cellule mammario intraduttale tumorali che comper l’analisi quan(Dcis), che rappresenta il portano le proprietà titativa dei filmati invasive. acquisiti» e che è 20% delle diagnosi «La prossima sfistato fondamentale da - conclude Scita l’utilizzo di marcatori fluorescenti che sono stati dispersi nella sarà cercare di capire, attraverso lo studio matrice: seguendo le loro fluttuazioni sono delle proprietà dinamico-meccaniche, se state ricavate le informazioni sulle forze di esiste una correlazione tra la forma della trazione esercitate dalle masse tumorali cellula e il suo potenziale invasivo, e se è possibile usare questa ‘firma geometrica e sulla matrice. I dati sono stati validati con la collabo- meccanica’ per individuare il 30% di quei razione con l’Unità di Istopatologia Ifom, carcinomi duttali mammari che possono coordinata da Claudio Tripodo, docente acquisire proprietà invasive». (N. F.)

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SALUTE

I numeri

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n Europa negli ultimi 30 anni i progressi della medicina hanno salvato oltre 5 milioni di vite, riducendo la mortalità in particolare dei pazienti affetti da cancro al seno con le nuove terapie e la diffusione dello screening mammografico nelle donne fra i 50 e i 69 anni. Le stime sono contenute nella pubblicazione sulla rivista Annals of Oncology a firma del team guidato da Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’Università di Milano. Il carcinoma mammario resta quello responsabile della maggior parte dei decessi in Europa, al secondo posto in Italia, dopo quello al polmone. Malgrado il numero di morti tenda a non diminuire, per motivi principalmente legati all’invecchiamento della popolazione (nel 2019 sono previsti 92.800 decessi contro i 92mila del 2014), le nuove terapie e la diagnosi precoce hanno portato a miglioramenti sensibili, riscontrati soprattutto nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni, dove si prevede una diminuzione dei tassi di mortalità del 16%, mentre per la fascia tra i 70 e i 79 anni la percentuale è del 6%.

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I SUPER ANTIBIOTICI CHE POTREBBERO SALVARCI Nei laboratori francesi progettati due farmaci importanti per la salute umana

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uper potenti e super resistenti. Nel campo della medicina e della biologia arrivano due nuovi supereroi prodotti in laboratorio: degli ultra-antibiotici capaci di stendere i batteri killer, anche quelli così tenaci come lo Stafilococco aureus multi-resistente. La nuova speranza nello scontro fra titani, da una parte i batteri più duri a morire e dall’altra gli antibiotici più potenti, arriva da un team di ricercatori francesi. La squadra di Brice Felden dell’Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale) e Université de Rennes 1 insieme a scienziati del Rennes Institute of Chemical Sciences (ISCR) partendo da una particolare tossina è riuscita a mettere a punto due super antibiotici che potrebbero essere fondamentali per le nostre cure. I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati di recente sulla rivista PLOS Biology nel report intitolato “Novel antibiotics effective against gram-positive and -negative multi-resistant bacteria with limited resistance”. I nuovi antibiotici, efficaci anche contro infezioni multi-resistenti come ad esempio la Pseudomonas aeruginosa, promettono ottimi risultati dato che sembrano in grado di avere perfino una efficacia a lungo termine. Negli ultimi anni il problema delle resistenze agli antibiotici si è fatto sempre più drammatico. Non è semplice individuare nuove molecole naturali con una azione antibatterica: si è cercato, per sconfiggere batteri sempre più potenti, di utilizzare

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SALUTE

I report dell’Oms riportano come ogni anno circa 700mila persone muoiano per infezioni resistenti agli antibiotici mix di farmaci già in uso e sperimenta- antibiotica». Grazie alla nuova ricerca re nuove tecniche molte volte risultate gli scienziati hanno creato partendo da vane. L’Organizzazione mondiale della questa tossina alcune molecole in grado Sanità e l’Onu, nel rapporto dell’UN Ad di conservare la funzione antibiotica e hoc Interagency Coordinating Group “scartare” quella tossica. on Antimicrobial Resistance (Iacg) ci Due di quelle create e testate sui ricordano che ogni anno circa 700mila topi da laboratorio con setticemia e inpersone muoiono per infezioni resisten- fezioni cutanee si sono rivelate efficaci: ti agli antibiotici, un sconfiggono le infenumero che se non zioni senza appunto verranno escogitate risultare tossiche. Il gruppo di studio soluzioni efficaci poIn più, altri dettagli ha creato molecole trebbe portare quefanno ben sperare sta cifra a 10 milioni che conservano la funzione il team di ricercadi morti all’anno nel tori francesi: i suantibiotica delle tossine per antibiotici non 2050. In dodici mesi sono 230mila i morti sono risultati tossici legati solo alla tunemmeno a dosi alte bercolosi resistente e a queste vanno ag- (anche 50 volte più della dose minima) giunte le persone decedute per vari tipi e i batteri che sono stati lasciati in condi infezione, da quelle sessuali a quelle tatto con questi farmaci non sono stati respiratorie oppure legate alla alimen- in grado di sviluppare una resistenza alle tazione. Sono invece circa 33mila, ogni molecole. anno in Europa, le morti causate sempre I nuovi composti sono dunque ben dai batteri resistenti ai farmaci e di que- tollerati alle dosi attive e privi dei prosti circa un terzo (10mila) in Italia. blemi di tossicità renale spesso risconIn assoluto, nel Vecchio Continente, trati con questo tipo di soluzioni in espeil Belpaese è uno rimenti passati. «Li degli stati che paga abbiamo testati a Le nuove sostanze maggiormente come dosi da 10 a 50 volte numero di vittime più alte del dosaggio sono state efficaci l’assenza di cure efefficace senza rilecontro Staphylococcus e vare tossicità» ha ficaci. Ecco perché la scoperta francePseudomonas aeruginosa specificato ancora se potrebbe esseFelden. re estremamente In collaboraimportante. «Nel 2011 - racconta Brice zione con il team del chimico Michèle Felden - abbiamo scoperto che una tos- Baudy Floch è stata dunque sintetizzata sina prodotta dallo Stafilococco aureus, una nuova famiglia di cosiddetti peptidoil cui ruolo è facilitare al batterio patoge- mimetici (questi peptidi sono ispirati ai no l’infezione, è anche allo stesso tempo peptidi batterici naturali, ma sono stati capace di uccidere altri batteri presenti ridotti e modificati). Le molecole create nel nostro corpo. Quindi abbiamo identi- sono risultate particolarmente efficaci ficato una molecola con una duplice pro- persino per lo Staphylococcus aureus prietà, da una parte tossica e dall’altra resistente e la Pseudomonas aeruginosa.

Per lo scienziato a capo del team «queste molecole rappresentano promettenti candidati per lo sviluppo di nuovi antibiotici che possano fornire terapie alternative per le resistenze antimicrobiche». Per sapere se i nuovi super antibiotici saranno davvero efficaci nella guerra contro i batteri e in grado di salvare centinaia di migliaia di vite umane adesso il team di ricercatori francesi spera di poter presto passare dalla sperimentazione in laboratorio sui topi a quella clinica sugli esseri umani. (G. T.).

In Italia se ne fa un uso eccessivo

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e infezioni batteriche in un anno in Italia uccidono circa 10mila persone, quasi trenta ogni giorno. Un triste primato per l’Italia che è uno dei Paesi che paga più vittime in Europa. Un morto su tre nell’area economica europea per infezioni da batteri resistenti è dunque italiano: secondo gli esperti il problema della resistenza potrebbe essere legato anche all’uso sbagliato che si fa degli antibiotici, dato che ne usiamo troppi e spesso in modo ingiustificato. Altro dato allarmante è l’uso di questi nelle diete degli animali diretti poi alle nostre tavole. Inoltre si aggiunge il problema della prevenzione e dell’igiene. Recentemente gli esperti del Gisa (il Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica) hanno calcolato che “almeno una morte su tre è prevenibile con semplici accorgimenti” a partire dall’igiene e la pulizia delle mani in ambito sanitario, per poi passare a dispositivi di protezione individuale, attenzione per gli accessori (come smartphone, anelli, orologi dove possono attaccare i batteri) sino alla pulizia degli ambienti domestici, la corretta gestione dei rifiuti e quella degli animali da compagnia.

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mportante la scoperta, delle proteine chiave del “mascheramento”, da parte di un team di scienziati svizzero – tedeschi appartenenti alle Università di Basilea, Tubinga e Heidelberg. Dopo questo passo fondamentale, ora l’obiettivo degli scienziati è quello di diventare più furbi della malattia stessa. Questo importante studio, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Nature”, dimostra come le cellule staminali della leucemia riescano a proteggersi dall’attacco delle nostre difese immunitarie sopprimendo una molecola bersaglio delle cellule killer, rendendo così la terapia praticamente innocua. Questo meccanismo protettivo, che potremmo definire una sorta di “mantello dell’invisibilità”, però può essere ingannato e combattuto sia attraverso la somministrazione di farmaci sia con nuovi possibili approcci terapeutici mirati. La percentuale di pazienti colpiti da leucemia mieloide acuta che spesso incappano in una ricaduta dopo un trattamento apparentemente positivo è abbastanza elevata. Nel mirino di questa ricaduta ci sono proprio le cellule staminali della leucemia: quelle che riescono a sopravvivere alla terapia, si è dimostrato che sono infatti le responsabili del ritorno della malattia. Come emerso dallo studio, queste cellule possiedono meccanismi di protezione che fanno in modo di renderle resistenti alla chemioterapia. La domanda che la scienza si è posta a tal riguardo è: in che modo queste cellule riescono a sfuggire alle nostre difese immunitarie? Il team di scienziati delle Università di Basilea e Tubinga, del Centro tedesco per la ricerca sul cancro (Dkfz), dell’Istituto di Heidelberg per la tecnologia delle cellule staminali e la medicina sperimentale (HI-Stem) e del Consorzio tedesco per il cancro (Dktk),

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hanno studiato approfonditamente que- tural killer”. I ricercatori hanno inoltre sto fenomeno, scoprendo un meccani- potuto approfondire lo studio monitorando i progressi della loro scoperta sui smo veramente sorprendente. I ricercatori hanno analizzato le dei topi: sugli animali a cui erano state cellule di ben 175 pazienti colpiti da trasferite le cellule della leucemia dei leucemia mieloide acuta e sono giunti pazienti, i ricercatori sono riusciti a diall’importante scoperta che le stamina- mostrare che, mentre le normali cellule li tumorali sopprileucemiche erano mono le proteine controllate dalle Le staminali tumorali Nkg2d-L sulla loro “Natural killer”, le superficie. Queste cellule staminali hanno meccanismi di leucemiche negatiproteine però sono proprio quelle che invisibilità che le rendono ve a Nkg2d-L invece sfuggivano alla cacconsentono alle celresistenti ai farmaci cia delle difese imlule “Natural killer” munitarie. «Una tale di riconoscere le cellule danneggiate, quelle infette e quelle connessione tra le proprietà delle cellule tumorali, e di ucciderle se necessario. In staminali e la capacità di sfuggire al siquesto modo le staminali della leucemia stema immunitario era sconosciuta fino sfuggono alla distruzione da parte del si- a questo momento», sottolinea la dottoressa Claudia Lengerke dell’Ospedale stema immunitario. Le cellule leucemiche non staminali, universitario di Basilea e dell’Università d’altra parte, presentano queste moleco- di Basilea. «Un meccanismo fondamentale di le bersaglio sulla loro superficie e sono quindi tenute sotto controllo dalle “Na- questa resistenza immunitaria è proprio


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SALUTE

LE STAMINALI DELLA LEUCEMIA ORA VISIBILI AL SISTEMA IMMUNITARIO

La scoperta migliorerà l’efficacia dell’immunoterapia contro i tumori

la soppressione di segnali di allarme le proteine “chiave” sulla loro superficie, come Nkg2d-L sulla superficie cellula- e sono state quindi riconosciute ed elire», aggiunge il dottore Helmut Salih minate dalle cellule “Natural killer”. «I risultati ai quali siamo giunti, modall’Ospedale universitario di Tubinga. Giunti a questa importante scoperta, lo strano in che modo le cellule staminali step successivo ora diventa quello di sta- del cancro ingannano intelligentemente bilire cosa si nasconda dietro a questo il nostro sistema immunitario. Essere straordinario mecriusciti a chiarire canismo protettivo. il meccanismo sotQuesti sistemi di Gli scienziati hanno tostante rende ora potuto notare che molto più semplice protezione sono stati poter stabilire un le cellule staminali della leucemia pro- smascherati da ricercatori piano di contrattacco a questa malatducono una quantisvizzero-tedeschi tia», conclude Antà particolarmente dreas Trumpp del elevata di Parp1, un enzima che apparentemente blocca Centro tedesco per la ricerca sul cancro. la produzione di Nkg2d-L. Una serie di Con questa importante scoperta, la riceresperimenti preclinici sempre condot- ca fornisce dunque delle solide basi per ti sui dei topi ha potuto dimostrare che combattere le cellule staminali leucemil’enzima svolge effettivamente un ruolo che maligne con nuove armi, combinando davvero importante: negli animali che in particolare inibitori di Parp con cellule sono stati trattati con farmaci atti ad ini- natural killer. Gli scienziati stanno inoltre bire l’enzima Parp1, le cellule staminali pianificando di valutare questo approccio leucemiche hanno nuovamente espresso in uno studio clinico ad hoc. (M. M.).

L’enzima PARP1

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er PARP [Poli-(ADP-ribosio)-polimerasi] si intende una proteina coinvolta in una serie di processi cellulari di riparazione del DNA e di apoptosi, ossia la morte cellulare programmata. Il PARP-1 è tra i componenti essenziali del Base Excision Repair (BER), ossia la riparazione dei danni arrecati al DNA delle cellule tumorali, che nascono sia dalla naturale instabilità del suo genoma sia dall’azione dei tradizionali chemioterapici e radioterapici. I dati più recenti suggeriscono l’utilità di inibire l’enzima PARP1 per aumentare l’efficacia della chemioterapia e per ridurre la progressione tumorale attraverso un meccanismo anti-angiogenico. L’attivazione di PARP è collegata alla capacità che i tumori hanno di resistere ai trattamenti farmacologici. Inibendolo, quindi, risulta attenuata la capacità delle cellule cancerose di resistere agli agenti alchilanti ed è ripristinata, invece, la sensibilità alla chemioterapia. Inattivando PARP, nel nucleo si accumulano frammenti danneggiati di DNA, a singolo e a doppio filamento. Dalla loro mancata riparazione consegue un arresto della crescita cellulare e della sua divisione, che conduce all’apoptosi.

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L’interruttore che comanda le cellule viventi Si chiama Lockr e aiuterà a contrastare cancro e malattie autoimmmuni una cellula, questi nuovi interruttori hanno dimensioni ridottissime, misurano solo otto nanometri sul lato più lungo. «La capacità di controllare le cellule con proteine progettate introduce ockr è il nome che è stato dato all’interruttore sviluppauna nuova era della biologia» racconta El-Samad, professore di to da un gruppo di bioingegneri guidati da David Baker biochimica e biofisica della University of California di San Frandel Medicine Institute for Protein Design della Washincisco, che ha guidato lo studio insieme al biologo David Baker. gton University. Si tratta di un’assoluta novità, infatti è la «Così come i circuiti integrati hanno consentito l’esplosioprima volta che viene creato un interruttore proteico completane del settore dei chip per computer, questi interruttori biomente artificiale in grado di poter funzionare all’interno di cellogici versatili e dinamici potrebbero presto aprire la strada al lule viventi con il compito di modificare o addirittura controllo preciso del comportamento delle cellule viventi comandare i complessi circuiti interni della cele, in definitiva, della nostra salute». Non avendo una controparte nel mondo naturale, Lockr si distingue lula stessa. I risultati di questo innovativo studio, sono stati pubblicati sulla rivista scienda tutti gli altri strumenti del settore delle biotecnotifica “Nature”, e potrebbero avere diverse logie. È tra i primi strumenti di biotecnologia interaimplicazioni dal punto di vista pratico. mente concepiti e costruiti in laboratorio dall’uomo. Gli scienziati sono riusciti a dimoCon una versione di Lockr testata all’interno del strare che Lockr è adattabile a diverse lievito, il team di ricercatori è stato in grado funzionalità e può essere “programmadi dimostrare che si poteva far degradato” per modificare l’espressione genica, re una specifica proteina cellulare in un reindirizzare il traffico cellulare, degradato momento a scelta dei ricercatori. dare proteine specifiche e controllare le Riprogettando l’interruttore, sono stati interazioni con altre proteine. È inoltre in grado anche di dimostrare lo stesso possibile anche utilizzarlo per costruire effetto nelle cellule umane coltivate in lanuovi circuiti biologici che si comportino boratorio. come sensori autonomi. Questi circuiti hanno Per poter rimanere in salute, le cellule deil compito di rilevare i segnali dall’ambiente vono essere in grado di controllare i loro processi interno o esterno alla cellula e rispondere apbiochimici. Un’attività anormale in un solo gene o © Anton Nalivayko/www.shutterstock.com portando le dovute modifiche richieste. Per far l’accumulo della proteina sbagliata può andare a sconcapire in modo pratico di cosa si parla, basti pensare al volgere l’equilibrio di una cellula. Questo potrebbe portare alla morte cellulare o al cancro. Lockr offre agli scienziati un nuovo compito che svolge un termostato quando rileva la temperatura modo di interagire con le cellule viventi. Potrebbe quindi consentidell’ambiente, facendo in modo che un sistema di riscaldamento o raffreddamento si spenga automaticamente non appena si re una nuova ondata di terapie per malattie diverse come il cancro, è raggiunta la temperatura desiderata. Una volta assemblati in i disturbi autoimmuni e altro ancora.

di Marco Modugno

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Adenocarcinoma e medicina personalizzata La chemio-immunoterapia per combattere le neolplasie polmonari resistenza ai trattamenti chemioterapici e un’evoluzione molto aggressiva della malattia. Oltre alle mutazioni, questo tipo di tumore presenta delle anomalie molecolari che indicano alle cellule adenocarcinoma polmonare è l’isotipo più frequente tra i malate di proteggere il loro genoma dagli effetti tossici dei farmatumori polmonari, spesso associato all’abitudine voluttuaci. A tutto questo si aggiunge l’impossibilità che tali mutazioni coria del fumo di sigaretta e talvolta legato a mutazioni e/o esistano con i noti bersagli molecolari e quindi essere contrastati riarrangiamenti genici. Tra gli eventi che determinano la con farmaci molto efficaci. «La presenza di mutazioni di KEAP1/ neoplasia, particolarmente conosciuti sono le mutazioni di alcuni NFE2L2- spiega Marcello Maugeri-Saccà - rende la chemioteesoni EGFR, le traslocazioni di ALK e ROS1 e le mutazioni rapia standard priva di efficacia. Se a questo si unisce una C-MET e RET. tendenza degli adenocarcinomi con mutazioni di Grazie alla medicina di precisione, oggi è KEAP1/NFE2L2 a non presentare concomitanti alterazioni genomiche efficacemente contrapossibile individuare il “corredo” molecolare di ogni singolo tumore e da qui valutare il stabili con farmaci a bersaglio molecolare ad trattamento terapeutico più efficace da oggi in uso, si viene a delineare un nuovo applicare. Per alcune tipologie tumorasottotipo molecolare terapeuticamente li la chemioterapia risulta inefficace e orfano». Nello studio sono stati presi in quindi, in virtù delle caratterizzazioni esame oltre 1.400 adenocarcinomi otmolecolari, si può intervenire con tetenuti da due diverse fonti (MSKCC e rapie alternative. L’adenocarcinoma TCGA). L’orientamento dell’oncologia polmonare, che rappresenta il 60 per medica per il trattamento del tumocento delle diagnosi di tumori polre del polmone è sempre più verso monari che ogni anno si registrano in protocolli integrati di chemio-immuItalia (40mila casi), recentemente è noterapia, ma resta il dubbio sul suo © Gustavo MS_Photography/www.shutterstock.com stato oggetto di uno studio, pubblicaeffettivo funzionamento. to sul prestigioso Journal of ThoraciResta da verificare un possibile © Solar22/www.shutterstock.com cOncology (la rivista ufficiale dell’ Internesso tra la presenza di queste munational Association for the Study of LungCancer, IASLC), da tazioni e l’efficacia dell’immunoterapia. «Quando parliamo di parte di un team multidisciplinare dell’IRCCS Istituto Nazionale personalizzazione del trattamento anti-neoplastico - sottolinea Tumori Regina Elena, coordinato da Marcello Maugeri-Saccà, onGennaro Ciliberto, direttore scientifico IRE - significa una più accurata selezione del trattamento in relazione allo specifico cologo medico presso l’Oncologia Medica 2. repertorio molecolare del singolo tumore. Questo studio apre Lo studio ha preso in esame una tipologia di adenocarcinoma polmonare, con mutazioni in due geni appartenenti allo stesso nuovi scenari su nuovi e personalizzati approcci che ci vede network molecolare (KEAP1 e NFE2L2), che presenta una forte particolarmente impegnati».

di Carmen Paradiso

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New Delhi, il batterio antibiotico-resistente La Toscana è la regione più colpita, con trenta decessi ma raccomandazione contenuta nel pieghevole distribuito negli ospedali dalla Asl è quella di lavarsi correttamente le mani, primo veicolo di diffusione delle infezioni. In particolare, si raccomanda nizialmente sembrava che la presenza del batterio New Delhi ai pazienti una corretta igiene delle mani dopo aver usato i servizi (o NDM) fosse sporadica. Poi la situazione è cambiata. Si tratigienici, dopo aver mangiato e prima di entrare in contatto diretta di un enzima prodotto da alcuni particolari batteri presenti to con altre persone. Dopo essersi lavati le mani, si legge nelle nell’intestino, i quali hanno la potenzialità di annullare l’effetto brochure, occorre “chiudere il rubinetto e la maniglia della porta di numerose tipologie di antibiotici. Un vero e proprio meccaniutilizzando la carta usata per asciugarsi le mani”, così da ridurre smo di antibiotico-resistenza, sviluppato da batteri normalmente al massimo ogni possibilità di trasmissione di germi. “Per contrapresenti nella flora intestinale umana che possono diventare vistare la diffusione dei germi multiresistenti - spiega la Asl - sono rulenti in seguito all’esposizione prolungata a determinati antistate messe a punto procedure aziendali omogenee, standardizzate e regolamentate da indicazioni di misure irrinunciabili dove biotici. Tra le regioni in Italia che sembrano essere più colpite c’è la Toscana: tra novembre 2018 e agosto 2019 il batterio infatti l’elemento chiave è il tempestivo riconoscimento del paziente coavrebbe causato oltre 30 morti. lonizzato/infetto e il loro rapido isolamento”. Sono stati diversi gli studi nell’ultimo peDa anni la Asl Centro ha avviato iniziative Non tutti i soggetti che riodo. Tra questi quello della rivista britanper contrastare il diffondersi delle infezioni, nica “Medical news today” secondo cui non in particolare di quelle ospedaliere, “anche entrano a contatto tutti i soggetti che entrano in contatto con riservando specifici percorsi formativi ai sacon i batteri restistenti batteri resistenti ne diventano poi portatonitari”. Tra i commenti degli esperti si segnari e solo una bassa percentuale dei soggetti la quello di Maria Triassi, del dipartimento di ne diventano portatori portatori potrà poi contrarre un’infezione. Il sanità pubblica della Federico II di Napoli: rischio di diffusione del batterio sarebbe alto «Ciò che sta accadendo in Toscana – ha dettra le strutture sanitarie. Secondo gli esperti, questi possono trato - dovrebbe farci riflettere sull’uso, ma soprattutto sull’abuso, smettersi per contatto per cui diventa fondamentale osservare degli antibiotici. Questo superbatterio è anche la conseguenza un’attenta igiene personale per non correre rischi. Per quanto dell’impiego non sempre motivato e razionale di strumenti preriguarda i sintomi l’infezione è analoga a tante altre. Il paziente ziosi per la salute, che però adoperiamo con eccessiva leggerezaccusa febbre, infezione del tratto urinario, eruzioni cutanee imza. Il problema è che in questo momento nessuno è al sicuro, provvise, dolori al torace, polmonite, problemi neurologici e in basta che un portatore inconsapevole si sposti in Campania (o in determinati casi anche disturbi gastrici e artriti. Per contrastare qualsiasi altra regione) per iniziare a contare nuove vittime. Se questo superbatterio è resistente agli antibiotici probabilmente è la diffusione delle infezioni da microrganismi multiresistenti agli resistente anche ai disinfettanti, quindi le misure di contenimenantibiotici (primo tra tutti proprio il super batterio New Delhi) l’Asl Toscana Centro ha avviato una campagna informativa rivolta to devono basarsi sulla prevenzione della contaminazione rinforai pazienti e alle loro famiglie sulle procedure da adottare. La prizando le misure di barriera e la ricerca dei portatori».

di Niccolò Gramigni

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Il lato nascosto della depressione Genetica ed epigenetica tra le cause una patologia subdola sfazione e sollievo praticamente in nulla. Esistono molti tipi di depressione, per la verità, che possono assumere aspetti anche molto diversi tra loro. Ma tutti restano tremendamenna società che lascia i ragazzi morire, una società te terribili e potenzialmente fatali. che non riesce a prendere le giuste misure contro un Le cause di questo disturbo includono fattori ambientamale, la depressione, che colpisce quasi il 20 per cenli e genetici. Psicologici, psicosociali, ambientali, ereditari, to della popolazione italiana (e che non a caso l’Orgaevolutivi ma anche biologici. Ed è su questi ultimi aspetti nizzazione mondiale della Sanità ha indicato come la seconda che occorrerebbe focalizzare l’attenzione degli studiosi. Qui, malattia più diffusa al mondo dopo le patologie cardiovascodove i biologi, in particolare, sono chiamati a fornire il prolari), è una società sconfitta in partenza. prio contributo. Non a caso qualche anno fa il professor RoAnna (il nome è di fantasia) aveva solo 18 anni. Già ad bert Sapolsky della Stanford University, ha parlato di un vero e proprio “circolo vizioso” tra biologia ed esperienza che può aprile, a detta dei suoi genitori, aveva tentato di farla finita. Lo scorso 12 settembre è stata trovata priva di vita: imarrivare a scatenare il “male oscuro”. piccata in un parco giochi del quartiere La maggior parte delle teorie “biologiSant’Ippolito, a Roma. che” legate alla depressione, si concentraGli studiosi indagano Un epilogo orrendo, quello di una giono infatti sui neurotrasmettitori (o “neuvane vita, di un calvario ancora più tragiromediatori”), sostanze che veicolano le sui neurotrasmettitori, co. Ma anche un episodio sul quale sarebinformazioni fra i neuroni, attraverso la sostanza che veicolano be bene attivare tutti i canali della ricerca trasmissione sinaptica. scientifica. Nessuno escluso. Perché quel le informazioni fra neuroni E in particolare su monoamine come male può e deve essere sconfitto, a patto la serotonina, la norepinefrina e la dopadi tenere alta la guardia. E di coinvolgemina, che sono naturalmente presenti nel re tutte le anime che compongono il variegato pianeta delle cervello per facilitare la comunicazione tra le cellule nervo© Gustavo MS_Photography/www.shutterstock.com professioni sanitarie. se. Ed eccolo il punto d’incontro. Eccolo il crocevia dove il Nel nostro Paese, la depressione è ancora scambiata per corredo genetico (vulnerabilità) e l’ambiente (quantità di “tristezza”, forse perché i sintomi sono simili. Chi ne soffre, eventi stressanti) arrivano a “scontrarsi” definendo l’impatto infatti, mostra frequenti e intensi stati di insoddisfazione, che avranno gli ormoni dello stress sull’organismo umano e la tendendo a non provare piacere nelle comuni attività quopossibilità o meno di poter sviluppare il disturbo. Insomma: tidiane, vivendo in una condizione di costante malumore e genetica ed epigenetica. Da qui non si scappa. E da qui si deve ripartire. Perché, con pensieri negativi e pessimisti circa se stessi, gli altri e il occorre ribadirlo, se non curato bene, questo disturbo rischia proprio futuro. La depressione però, è più subdola e interessa tutti gli di portare il soggetto al suicidio ma una società che ama defiaspetti della vita del singolo che non riesce a trovare soddinirsi “civile” non può permettere che ciò accada.

di Ludovica Vollaro

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PERIODO DELLE CASTAGNE VERITÀ O FALSO MITO? Il ciclo vitale dei capelli e il ruolo della melatonina nell’alternanza delle stagioni di Biancamaria Mancini

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uante volte, dopo l’estate, abbiamo notato un’aumentata caduta dei capelli e ci siamo sentiti dire di non preoccuparci perché è il periodo delle castagne? Esiste davvero una relazione tra le castagne e le spazzole o i lavandini che si riempiono di capelli? Ebbene sì, si tratta di un fenomeno fisiologico che accompagna il cambio stagionale autunnale! Ecco perché si fa riferimento alle castagne: il tipico prodotto di questa stagione. Ma come fanno i capelli ad accorgersi del cambio stagionale anche quando la temperatura è ancora calda e non cambia lo stile di vita? La risposta è nel nostro ritmo circadiano che registra la variazione delle ore di luce rispetto a quelle di buio. L’ormone sensibile al rapporto buio/luce è la melatonina che modula il ciclo vitale del capello sincronizzando la fase di telogen e provocando una copiosa caduta nei 2-3 mesi successivi. Per lo stesso motivo, tale fenomeno si ripete nel cambio stagionale primaverile. Fortunatamente, quando il ciclo vitale del capello è fisiologico, il capello caduto viene sempre sostituito garantendo il mantenimento di una copertura costante.Questo aspetto curioso della nostra natura è un retaggio ancestrale della muta animale. Infatti, proprio in quel periodo, gli animali subiscono una muta completa mentre noi, uomini e donne indifferentemente, perdiamo solo il 20-30% della capigliatura. E menomale! In questa stagione, i banchi e le vetrine di farmacie, parafarmacie, erboristerie e parrucchieri, si riempiono di prodotti anticaduta di vari tipi, spesso in base a mirate strategie di marketing. Nelle situazioni in cui la variazione della capigliatura è reversibile, alcuni di questi rimedi possono realmente apportare un beneficio coadiuvando il ritorno alla normalità. Quando però il ciclo vitale del capello non è più fisiologico perché ci sono delle problematiche tricologiche latenti o già in corso, il cambio stagionale può portare alla luce problematiche più profonde. Infatti, in assenza di un’adeguata ricrescita, la copertura non si ripristina totalmente e inizia lo sconforto di vedersi cambiati esteticamente in un processo degenerativo che scorre inesorabile verso la scopertura definitiva. E allora, che fare? In effetti i rimedi suggeriti sono molteplici e diventa sempre più difficile sceglie-

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SALUTE re cosa fare e a chi affidarsi. La scelta di come salvaguardare la propria capigliatura è sempre molto personale e dipende dalla nostra informazione e/o dalle indicazioni che ci vengono fornite. Per scegliere bene è indispensabile una corretta informazione così da avere un barlume di luce in questo periodo autunnale. La dottoressa Rossella Niro, laureata in chimica farmaceutica e tossicologica ed esperta di tricologia, ci spiega che, «per comprendere l’utilizzo di un determinato rimedio tricologico, occorre partire dalla natura dello stesso. Tra le sostanze comunemente in uso cita quelle catalogate come farmaci ma anche quelle che rientrano nella Medicina Complementare Alternativa (CAM). Tra i farmaci per la cura dell’alopecia androgenetica (AGA), riconosciuti dalla Food and Drug Administration (FDA), fa riferimento a Minoxidil e Finasteride sottolineando che, i loro principi attivi nascono finalizzati alla cura di altre patologie ma, per il loro effetto secondario, sono stati successivamente sfruttati nella cura dell’AGA, e approfondiamo con quanto segue». Il Minoxidil rientra tra i farmaci per la cura dell’ipertensione nella classe dei vasodilatatori diretti. Agisce provocando rilassamento della muscolatura liscia vasale arteriolare: attiva i canali del potassio sensibili all’ATP. I suoi effetti collaterali dopo somministrazione orale, non lo rendono farmaco di scelta per la cura della patologia, poiché causa forte ritenzione idrosalina, conseguenze cardiovascolari e irsutismo per aumento del flusso ematico cutaneo con effetto trofico. Proprio per l’ipertricosi oggi, il suo maggiore impiego è nel trattamento di AGA attraverso somministrazione topica. Da studi in vivo (Olsen et al, 2002/ Lucky et al., 2004) il trattamento topico ha mostrato una ricrescita di capelli dopo 3-4 m e s i , interruzione della risposta alla sospensione del farmaco e

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Quanti capelli abbiamo?

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arliamo spesso di capelli, bruni, biondi, rossi, lunghi, corti, lisci e ricci, ma quanti sono effettivamente i capelli sul nostro cuoio capelluto? Abbiamo circa 100mila capelli sul nostro capo, ma ci sono soggetti che ne hanno molti di più, fino a 150mila. Non tutti sanno che le persone con i capelli rossi sono quelle che ne hanno di meno, la loro media è di circa 80mila capelli. I soggetti invece con capelli bruni sono nella media dei 100mila capelli e i soggetti con capelli biondi arrivano ad una media di circa 120mila, i più dotati! È vero però che il capello biondo è più sottile di quello bruno, di fatto non è esteticamente evidente la differenza di numero fra i soggetti con diversa pigmentazione dei fusti capillari. Se vogliamo invece saper la densità di distribuzione sul cuoio capelluto, per ogni cm2 contiamo circa 200-250 capelli, ovvero circa 80 unità follicolari. Ebbene sì, parlare di capelli e di unità follicolari non è la stessa cosa, infatti da ogni unità follicolare fuoriescono più capelli alla volta. In prossimità del frontale troviamo unità follicolari da 1-2 capelli, mentre più verso l’occipitale le unità follicolari presenti sono composte da 3-6 capelli!

L’alopecia

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uando si parla di perdita di capelli, di diradamento o di calvizie si sente spesso utilizzare il termine “alopecia” a volte pronunciato con l’accento sulla e (alopècia) ed altre con l’accento sulla i (alopecìa). Cosa vuol dire alopecia, da cosa deriva, qual è la pronuncia corretta? Alopecia deriva dal greco alṓpex che significa volpe, infatti è tipico della volpe subire una muta stagionale a chiazze. Nel periodo in cui cambia il pelo la volpe appare a chiazze glabre o diradate, da cui il riferimento alla perdita della copertura del capillizio. Se facciamo riferimento al termine alṓpex la pronuncia sarà alopècia, mentre se ci riferiamo alla parola greca alōpekía, ovvero volpinità, la pronuncia sarà alopecìa. In entrambi i casi non siamo in errore. Non tutti sanno che il nostro proverbio “il lupo perde il pelo ma non il vizio” deriva proprio dal più antico detto romano attribuito all’imperatore Vespasiano “Vulpis pilum mutat, non mores” ovvero “La volpe cambia il pelo, ma non il comportamento”.

ricomparsa dei sintomi presenti all’inizio della terapia. Gli effetti collaterali che possono scaturire dal trattamento topico sono l’irritazione in corrispondenza del sito di applicazione (cute secca, dermatite, eritema), nelle donne ipertricosi in aree diverse da quella trattata, reazioni allergiche, formicolii, edema. La Finasteride rientra tra i farmaci per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) tra gli antiandrogeni poichè la crescita e la proliferazione delle cellule prostatiche sono sotto il controllo del DHT. Agisce inibendo la 5-α-reduttasi, enzima responsabile della conversione del testosterone in DHT, oggi ritenuto il principale responsabile di AGA. Il trattamento orale, in genere deve essere protratto per almeno 3 mesi prima di osservare dei risultati e, quando sospeso, determina un ritorno alla condizione iniziale. Come possibili effetti collaterali si riporta diminuzione del

desiderio sessuale, difficoltà nel raggiungimento dell’erezione, riduzione della quantità dell’eiaculato e depressione. La dottoressa Niro considera i fitoterapici tra i CAM più utilizzati in tricologia, sia per bocca sia per via topica. Gli integratori alimentari sono i più ampiamente dispensati, sebbene studi recenti ne raccomandino un uso coscienzioso basato su effettive carenze fisiologiche e che tenga conto delle interazioni con eventuali terapie farmacologiche in atto (B. Mancini, C. Romagni. GdB Maggio 2019. Anno II-N.5. Pag.44-45). Ad uso cosmetico sono preziose opportune combinazioni di principi attivi di estrazione naturale in grado di agire su diverse condizioni parafisiologiche senza incorrere in effetti collaterali e/o di assuefazione quali Serenoa Repens, Urtica Dioica, Pantenolo, Trifolium Pratense e Caffeina. Anche su quest’ultimo punto è sempre bene essere indirizzati da professionisti nel settore in seguito ad analisi tricologica. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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SALUTE

di Carla Cimmino

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a sensibilizzazione che riguarda problematiche legate all’ambiente, per la popolazione occidentale, non è più relegata ai soli fattori di rischio igienico-sanitari, ma anche al benessere, questo inteso come percezione della qualità dell’ambiente di vita e come disponibilità di risorse naturali. Le cause di questi fattori di rischio sono correlate a cambiamenti ambientali globali: urbanizzazione, frammentazione del territorio e degli ecosistemi, globalizzazione e maggiore mobilità sociale, nuove tecnologie, domanda di energia e di risorse idriche, aumento dell’uso di sostanze chimiche persistenti nell’ambiente, sicurezza alimentare, cambiamenti climatici che amplificano la vulnerabilità ambientale di rilievo per la salute, il benessere e lo sviluppo sostenibile. È cresciuta la consapevolezza tra la popolazione circa l’importanza dell’ambiente di vita per il proprio benessere e la propria salute. Oltre l’80 per cento dei cittadini europei associa la qualità della vita ai fattori ambientali e in Italia l’86 per cento dei cittadini percepisce la qualità della vita come dipendente da fattori ambientali. La tematica “ambiente e salute” è una delle quattro principali priorità per le politiche ambientali dell’Unione Europea. Ormai il mercato si muove verso nuove richieste, ovvero il benessere e il comfort per l’uomo, con protocolli che certificano la qualità e la sostenibilità degli edifici. Non è più sufficiente valutare un edificio per le sue performance, ma sono fondamentali anche il benessere fisico e mentale in tutti i suoi aspetti: dall’aria alla luce, dall’acqua al suono. Arriva così dagli Stati Uniti “Well”, ideato da Rick Fedrizzi. Si tratta di un protocollo studiato per verificare e cer-

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tificare il livello di benessere per chi vive Vitae. A Milano Assago, negli edifici negli ambienti costruiti, verificandone la Nuova Gioia 22, e a Roma, negli edifici salute fisica e il benessere mentale, che dell’Enel, si sta già sperimentando la mette in risalto la capacità di riprodur- validità della certificazione, la cui misre l’ambiente della natura, tutto in uno sione è migliorare la salute umana e il spazio delimitato da pareti. benessere intervenendo sull’ambiente Si basa su evidenze scientifiche e “costruito”. analisi di performance, è il frutto di una Alla base della ricerca sono state ricerca durata 6 prese in consideraanni. Sono stati conzione sette aree che siderati dei criteri e devono garantire il Oltre l’80 per cento benessere dello stimessi a punto da un dei cittadini europei le di vita quotidiateam formato da architetti e ingegneri, associa la qualità della vita no, all’interno delle quali si devono mimedici, psicologi, ai fattori ambientali surare, monitorare nutrizionisti e ane infine certificare tropologi della Cole prestazioni. lumbia University. Lo standard è gestito dall’Interna- Benessere psicofisico Stimola il legame tra la natura e tional Well Bulding Institute (Iwbi) ed è rilasciato dalla Green Business Certi- l’essere umano, la consapevolezza delle fication Inc (Gbci), la diffusione in Ita- persone riguardo la propria salute e il lia avviene attraverso il Green Building proprio benessere anche mentale, elimiCouncil e l’associazione no profit Apta nando fonti di stress.


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SALUTE

LA CERTIFICAZIONE DEL BENESSERE

Ambiente, stili di vita e disponbilità delle risorse favoriscono la salute umana

I luoghi di lavoro

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Acqua Comfort Deve essere accessibile a tutti gli ocGli ambienti sono meno rumorosi e cupanti, così se ne incentiva l’utilizzo, di quindi più confortevoli, puliti e tranquilli. Fitness qualità controllata, con assenza di metalli, Stimola all’attività fisica, perché pre- disinfettanti, cloro ecc. vede la presenza di scale più facilmente Aria accessibili all’interno di edifici rispetto agli Deve essere garantita un’elevata quaascensori, strutture dedicate come parchi lità dell’aria utilizzando materiali atossici, pubblici, piste cicladeve esserci costanbili, palestre e centri te monitoraggio e sportivi. manutenzione degli Migliorare l’ambiente impianti dedicati al Illuminazione dell’aria, Adotta strategie “costruito”, come lo spazio ricambio utilizzando anche filche sfruttano la luce di lavoro, favorisce tri antiparticolato. naturale e riducono la serenità delle persone Adottando queal minimo l’utilizzo di sto protocollo l’Euquella artificiale, riropa garantisce per i spetto all’ attività che suoi immobili maggiore produttività, un bisi svolge in ogni ambiente dell’edificio. glietto da visita per chi guarda dall’esterno, Alimentazione Promuove la “consapevolezza alimen- perché si evidenza maggiore benessere per tare”, favorendo la sana alimentazione e coloro che occupano tali spazi, più relax, abolendo i distributori automatici creando meno stress e maggiore responsabilità verambienti dedicati, dove consumare i pasti. so gli ambienti che permettono ciò.

a continua ricerca del benessere nei luoghi in cui si trascorre il proprio tempo é fondamentale, la si desidera nella casa in cui si abita e nel luogo di lavoro; può essere garantita assicurando contemporaneamente comfort termico, qualità dell’aria, comfort acustico, comfort visivo. Comfort termico, ovvero uno stato psico-fisico in cui l’individuo esprime soddisfazione riguardo al microclima ambientale, non avvertendo sensazione né di caldo né di freddo, quindi neutralità termica. Qualità dell’aria, che dipende dalla concentrazione degli inquinanti presenti: principalmente polveri, gas indesiderati, fumi. Si parla di comfort respiratorio dell’aria Interna (Indoor Air Quality), che deve garantire quello stato di soddisfazione di un individuo nei confronti dell’aria che respira. Comfort acustico, benessere percepito da un individuo durante lo svolgimento di una qualsiasi attività all’interno di un campo sonoro. È infatti necessario garantire l’assenza di disturbi, la buona ricezione, l’intellegibilità. Comfort visivo, stato in cui l’individuo può svolgere nel modo migliore i diversi compiti (visual task) che è chiamato ad assolvere. La definizione dall’American Society of Heating Ventilation and Air-Conditioning Engineers – ASHRAE riassume il tutto in queste parole: “Il corpo umano si trova in uno stato di benessere (comfort termo-igrometrico) quando lo stato della mente esprime soddisfazione rispetto all’ambiente circostante”.

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AMBIENTE

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iceva Andy Warhol: «Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare». E forse, chissà, i biologi ambientali in fondo sono davvero anche un po’ artisti. Certamente, però, sono scienziati e ricercatori di prim’ordine nello studio del mondo ambientale. Sebbene se ne parli poco se non nell’ultimo periodo, questa “nuova” figura in realtà esiste da sempre. Purtroppo, però, è stata ed è spesso oscurata da professionisti più noti, nonostante loro per primi, per la natura stessa dei loro studi e delle loro ricerche, si siano serviti (e continuano a farlo) in modo diretto o indiretto dei biologi ambientali. Ma allora la domanda torna: chi sono costoro? Che cosa fanno? Qual è il loro mondo? «È assolutamente errato l’immaginario collettivo secondo il quale il biologo è solo colui che opera in ambito clinico», ragiona il consigliere dell’Ordine che più si è speso su questo fronte, Franco Scic- architetti – che programmano, pianificachitano. no, progettano e realizzano attività umaCi sono variegate possibilità, infatti, ne, indirizzandoli ad evitare di dannegche si aprono dinanzi al biologo. Una di giare in modo irreversibile, permanente queste è proprio quella ambientale: grazie le risorse ambientali e i loro relativi ecosial background universitario che ha affron- stemi. Ed è proprio questo il ruolo-chiave tato nel suo corso di che riveste il biologo studi, questo proambientale: una sorL’Ordine sta ricevendo fessionista è l’unico ta di condicio sine ad avere una visione qua non per tutti gli dai comuni richieste di globale e dettagliata altri studi e ricerche biologi per la valutazione in campo ambientadell’ambiente perché ha imparato metodi, le. ambientale tecniche e ricerche «Non sorprende per salvaguardarlo allora – dice ancora da attività umane pianificate, program- Scicchitano – che sempre più università mate, progettate o realizzate. Bisogna, stiano inserendo un corso di laurea ad infatti, partire da un assunto fondamen- hoc nei loro piani di studi». tale: tutelare l’ambiente significa supporE non è un caso che, dopo anni di tare professionisti di ogni genere – dai stasi, poche settimane fa il ministro costruttori agli ingegneri passando per gli dell’Ambiente, Sergio Costa, ha nomina-

LA SFIDA DEI BIOLOGI AMBIENTALI Una figura in espansione su cui

sta puntando il nuovo Ordine dei Biologi

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to la nuova commissione ministeriale Via (Valutazione d’Impatto Ambientale) e Vas (Valutazione Ambientale Strategica), inserendo anche un biologo ambientale. «Non solo – precisa Scicchitano –. L’Ordine sta ricevendo da diversi comuni italiani richieste di biologi per inserirli nelle commissioni tecniche locali di valutazione ambientale. Si stanno aprendo importanti margini anche lavorativi ed economici per i nostri iscritti». Il che non è cosa da poco. Aveva visto bene, dunque, l’Ordine già con la legge istitutiva del 24 maggio 1967 quando, all’articolo 3, precisando l’oggetto della professione del biologo, si elencavano i campi di indagine allargando l’asse della ricerca, oltreché all’uomo, anche ad animali e piante. Ma non è detto che lo statuto non possa essere modificato per rendere ancora più esplicito il riferimen-


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Biologi ambientali al lavoro.

Oggetto della professione di Biologo (art. 3 della Legge 396/67)

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to al mondo ambientale: «C’è un tavolo permanente istituito dall’Ordine in cui ci sono vari docenti universitari che si stanno occupando di verificare se c’è esigenza di modificare lo statuto, individuare nuove figure professionali ed eventuali nuovi corsi di laurea, senza dimenticare l’esame di Stato che è rimasto com’era 50 anni fa», spiega ancora Scicchitano. Che aggiunge: «Da questo tavolo uscirà fuori un documento che porteremo al governo e vedremo come e cosa migliorare». Insomma, i cambiamenti non spaventano; né potrebbero farlo per chi dedica e ha dedicato la propria vita alla ricerca, che per essenza è apertura al nuovo e sfida all’esistente noto. Ecco perché non intimoriscono neanche quei dissidi che pure ci sono stati in epoche passate: «A lungo abbiamo dato “fastidio” ad altre professioni e ad altri ordini che pensava-

ormano oggetto della professione di biologo: a) classificazione e biologia degli animali e delle piante; b) valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo, degli animali e delle piante; c) problemi di genetica dell’uomo, degli animali e delle piante; d) identificazione di agenti patogeni (infettanti ed infestanti) dell’uomo, degli animali e delle piante; identificazione degli organismi dannosi alle derrate alimentari, alla carta, al legno, al patrimonio artistico; mezzi di lotta; e) controllo e studi di attività, sterilità, innocuità di insetticidi, anticrittogamici, antibiotici, vitamine, ormoni, enzimi, sieri, vaccini, medicamenti in genere, radioisotopi; f) identificazioni e controlli di merci di origine biologica; g) analisi biologiche (urine, essudati, escrementi, sangue; sierologiche, immunologiche, istologiche, di gravidanza, metaboliche); h) analisi e controlli dal punto di vista biologico delle acque potabili e minerali; i) funzioni di perito e di arbitratore in ordine a tutte le attribuzioni sopramenzionate. L’elencazione di cui al presente articolo non limita l’esercizio di ogni altra attività professionale consentita ai biologi iscritti nell’albo, né pregiudica quanto può formare oggetto dell’attività di altre categorie di professionisti, a norma di leggi e di regolamenti.

no di avere l’esclusiva nel campo ambien- valutare eventuali danneggiamenti da tale. Abbiamo, però, difeso le nostre tesi. parte delle attività umane per via di una E alla fine abbiamo vinto: ci sono senten- cattiva gestione delle risorse ambientali; ze, sia al Tar sia al Consiglio di Stato, che è colui che valuta le relazioni tra matrici riconoscono l’importanza della biologia in ambientali e attività umana programmata questo ambito di ricerca». o da programmare, pianificata o da piaBisogna abbannificare, progettata donare, dunque, l’io da progettare, indea del biologo solo Si tratta di professionisti che dicandone le evencamice bianco e la- accettano la sfida dei tempi tuali, potenziali o voro di laboratorio. Il acclarate ricadute moderni in cui la tutela ricercatore ambiendannose temporanee tale è, innanzitutto, della natura è fondamentale o permanenti, revermultitasking: è colui sibili o irreversibili che opera in laborasugli ecosistemi. torio, in campo, in ufficio, in uno studio Un professionista nuovo, dunque. Al di progettazione, a scuola. È colui che va passo coi tempi e che accetta la sfida dei in campo e preleva la matrice ambienta- tempi. La più importante, forse, considele per sottoporla a valutazione analitica; rando come l’inquinamento ambientale sia è colui che attraverso l’elaborazione del uno dei terreni più sdrucciolevoli per la nodato analitico biologico ambientale può stra e per le future generazioni. (C. G.) Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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AMBIENTE

di Felicia Frisi

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l Wwf (Fondo mondiale per la natura) ha lanciato ripetuti allarmi sui roghi che, come è noto, stanno interessando la foresta amazzonica. Dall’inizio dell’anno, gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto allo stesso periodo del 2018. In occasione del recente G7 di Biarritz, il Wwf ha indirizzato ai rappresentati dei Governi riuniti in Francia una richiesta di intervento immediato per risolvere un problema di proporzioni mai così preoccupanti. Nelle ultime settimane si è manifestato nitidamente il pericolo che vada in fumo il 5% di foresta, oltre al 20% già perduto, prima che si arrivi a un punto di non ritorno (tipping point) oltrepassato il quale la foresta amazzonica non sarà più in grado di contribuire alla regolazione del clima globale. Secondo il Wwf «non solo il patrimonio naturale è in pericolo. Oggi è corsa contro il tempo anche per proteggere le comunità locali che vivono della foresta, soprattutto quelle che sono riuscite ad avviare produzioni sostenibili senza distruggere la foresta primaria. L’urgenza è di impedire che gli incendi si espandano ulteriormente, poiché la stagione secca, che rafforza il propagarsi delle fiamme, non è ancora finita. Il Wwf sta lavorando per affrontare l’emergenza, insieme ai partner locali, per fermare gli incendi e assistere le comunità in crisi». Allo stesso tempo, il Wwf richiama la necessità di una pressione politica per affrontare le cause che sono alla radice degli incendi e avviare il processo di ripristino ecologico. Senza interventi urgenti il terreno bruciato è destinato a degradarsi con dilavamento, erosione, desertificazione, amplificando i rischi prodotti dai cambiamenti climatici. Queste le azioni messe in atto dal Wwf in Brasile e Bolivia, i Paesi più colpiti dagli incendi:

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ROGHI IN AMAZZONIA GLI INTERVENTI DEL WWF Gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto al 2018

• Contrasto immediato degli inperso casa e tutti i loro beni. Questo cendi nelle aree più vulnerabili: il Wwf vuol dire dare aiuto medico e negli sta dotando il personale delle aree spostamenti, in collaborazione con protette di rifornimenti essenziali, inpartner locali ed esperti di gestione clusi veicoli e attrezzature di emergendelle emergenze. Donne in gravidanza za per combattere gli incendi in corso. e bambini sono stati evacuati in aree Gli uomini e le donne che stanno lapiù sicure ma hanno bisogno di tutto: vorando per spegnere il fuoco handal cibo, all’acqua potabile, dalle cono bisogno di mezzi di trasporto per perte, al latte e alle medicine. raggiungere gli incendi, così come di • Pressione politica per il futubenzina per i loro veicoli. C’è bisogno ro dell’Amazzonia: in questi giorni il anche bisogno di Wwf sta fornendo maschere, pale, consulenza diretta Il Wwf ha indirizzato una ai leader del G7 sulla torce elettriche, batterie e altre valutazione econorichiesta di intervento attrezzature. A mica della devastacausa dell’inten- immediato ai rappresentati zione prodotta dagli sità degli incendi del recente G7 di Biarritz incendi. Il presidene dell’ulteriore te internazionale del rischio di propaWwf Pavan Sukdev gazione, il Wwf sta anche formando ha incontrato il presidente Macron, nuovi i vigili del fuoco nelle comunità che ha chiesto di analizzare il valore locali per consentire loro di sostenere economico della perdita causata dagli gli sforzi delle squadre già presenti e incendi nelle ultime due settimane. dei ranger del parco. Questi dati saranno auspicabilmente • Assistenza alle comunità per riutilizzati dai leader dei governi del G7 durre gli impatti dell’emergenza: con per sviluppare una strategia a lungo il sostegno dei gruppi di donne e delle termine per la conservazione dell’Aorganizzazioni locali, il Wwf è impemazzonia. gnato nel fornire assistenza alle comu• Sostegno alle comunità locali nità colpite dagli incendi che hanno per la protezione dell’Amazzonia: le


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comunità indigene svolgono un ruolo sorse vengano destinati ad aiutare le cruciale nella protezione dell’Amazcomunità e i governi locali a sviluppazonia. Il ruolo del Wwf è quello di re piani di prevenzione degli incendi e sostenerli nelle loro battaglie e lavodella deforestazione. rare con loro per sviluppare progetti • Continuare a lavorare affinché di conservazione e per proteggere le governi e aziende mettano in piedi loro foreste. In particolare serve aiuto filiere non più responsabili di deforenella sicurezza e difesa. Molti leader stazione. dei movimenti delle comunità indige• Educare le persone e i consune rischiano infatti la vita nelle battamatori sui pericoli della deforestazioglie in difesa dell’Amazzonia. Il Wwf ne e su cosa possiamo fare tutti per sta inoltre mocontribuire a ferbilitando un ulmarla. Il pericolo è che, teriore sostegno • Continuare a pubblico per una proteggere con un di questo passo, vada risposta immediasistema integrato di in fumo il 5% di foresta, ta da parte del goparchi, riserve e terverno brasiliano ritori indigeni il più oltre al 20% già perduto sull’emergenza in grande ecosistema Amazzonia. forestale del pianeta. • Lavorare con le comunità indiPer il futuro dell’Amazzonia, invece, il gene per un utilizzo sostenibile delle Wwf ha stilato un programma che si può risorse e per il contrasto delle attività riassumere in questi punti: illegali e criminali. • Ripristinare le aree danneggiate. • Assicurare che l’Amazzonia, in • Mantenere in tutti i modi alta la quanto pilastro cruciale degli equilipressione sui governi dell’Amazzonia bri della biosfera, venga riconosciuta perché diano risposte rapide e concrecome bene inalienabile dell’umanità te per affrontare la deforestazione e la e la sua distruzione considerata a lotta agli incendi in Amazzonia. tutti gli effetti un crimine contro l’u• Ottenere che fondi, mezzi e rimanità.

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Foresta amazzonica.

La foresta

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Amazzonia è una regione dell’America meridionale in cui è presente una foresta pluviale tropicale che ricade in diversi stati: Brasile, Colombia, Perù, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Suriname, Guyana e Guyana francese. È la più grande foresta del mondo, con i suoi 5,5 milioni di metri quadrati di estensione ed è oggetto di un processo di deforestazione, principalmente per ampliare la superficie agricola e quella da destinare all’allevamento. Ad appiccare i roghi, sarebbero soprattutto i soggetti interessati a sfruttare economicamente le aree sottratte alla foresta. Dal 1970 a oggi è andato in fumo il 20% della foresta amazzonica.

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Da “lei” a “lui” in 10 giorni I segreti e le caratteristiche del Thalassoma bifasciatum, il pesce che cambia sesso di Giacomo Talignani

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il mutamento di sesso, ma devono appunto essere messi in modalità “on/off” da un particolare segnale. Quest’ultimo arriva in una circostanza definita: quando viene a mancare il maschio in un gruppo. I labridi testa azzurra infatti vivono in gruppi composti da femmine con un solo esemplare maschio. Quando il maschio muore o per qualche motivo viene a mancare dal gruppo, la femmina più grande in soli dieci giorni si trasforma in un “lui” ponendosi a capo del “team” di pesci. In pochissimo tempo, nell’ordine di minuti, cambia il comportamento, in ore trasforma il suo colore e il mutamento completo, con tanto di ovaie che diventano testicoli capaci di produrre sper-

ma, avviene in una decina di giorni. Per i ricercatori, che hanno sequenziato l’RNA e effettuato analisi epigenetiche, tutto questo accade quando specifici geni vengono attivati nel cervello e nelle gonadi. Si osserva un «completo ricablaggio genetico della gonade - sostiene Erica Todd dell’Università di Otago - i geni necessari per mantenere l’ovaie vengono prima disattivati e quindi un nuovo percorso genetico è costantemente attivato per promuovere la formazione dei testicoli». Fra le oltre cinquecento specie di pesci che posseggono questa

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el breve tempo in cui noi ci siamo godute le tanto desiderate vacanze nelle profondità degli oceani un pesciolino blu cambia improvvisamente sesso. Da femmina diventa maschio in soli dieci giorni. Questa straordinaria capacità, nota in diverse specie animali, anche se solitamente con tempistiche differenti, è stata finalmente studiata da vicino da un team internazionale di ricercatori guidato da alcuni accademici neozelandesi che hanno pubblicato su Science Advances un report sul labride testa azzurra, pesce che vive fra le barriere coralline. Il “Thalassoma bifasciatum”, pesce della famiglia dei labridi conosciuto come “bluehead wrasse” cambia sesso in maniera repentina quando è attivato da un segnale esterno. Come ha spiegato Jenny Graves, professoressa dell’Università La Trobe, fra le autrici dello studio, il segreto è legato alla attivazione o meno di alcuni geni che non cambiano dopo

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Questa straordinaria capacità è già nota in diverse specie animali, ma con tempistiche completamente differenti “plasticità” tale da permettere una rever- più aggressivi e sono portati a difendere sione sessuale completa in risposta a sti- con tutte le loro armi a disposizione il promoli ambientali questo labride è un caso prio territorio in modo che possono enesemplare per capacità di reazione a uno trarvi soltanto altre femmine. Questi studi sull’inversione sessuale stimolo sociale. I ricercatori hanno osservato da vicino, all’interno delle barriere sono collegati, spiega la dottoressa Jencoralline, come quando il maschio dalla ny Graves, ad un progetto di ricerca su testa azzurra che accompagna un “harem” un comportamento simile nelle “australian dragon lizards”, di decine di femmine lucertole drago augialle muore, la femLa trasformazione c’è se, straliane studiate mina più grande si dall’Università di trasformi (cambianper diverse ragioni, Canberra. do rapidamente coviene a mancare «Per le lucertole lore) in maschio per il fattore scatenanreagire alla mancanil maschio del gruppo te del cambiamento za. Si crede che sia il sessuale è la temperilascio di cortisolo a innescare una massiccia riprogrammazio- ratura, che prevale sui geni dei cromosomi ne epigenetica e nuove funzionalità dei sessuali maschili e fa sì che gli embrioni si geni legati alla differenziazione sessuale. sviluppino come femmine» spiega Graves. Agisce appunto nel cervello delle fem- «Ciò che abbiamo osservato è che l’invermine promuovendo un cambio di com- sione delle lucertole e dei labridi coinvolportamento da femmine non aggressive ge alcuni degli stessi geni e dovremo svia femmine con tratti dominanti e agisce luppare altre ricerche per saperne di più». Si deve ancora comprendere molanche nelle ovaie, reprimendo i geni che codificano l’enzima responsabile della to sui meccanismi del piccolo pesce che vive nelle barriere produzione di estrocoralline dei Caraibi, geni. In alcuni pasle stesse dove qualsaggi il DNA sembra In poche ore l’esemplare che hanno fa è stato riscrivere in sostanza osservato anche il il destino sessuale riesce a cambiare comportamento del delle cellule. Per biocomportamento, colore Serranus Tortugalogi e studiosi di Otae organi sessuali rum, un pesciolino go questo studio ci che come raccontato aiuta a capire come in una ricerca pubi fattori ambientali promuovano il cambio di sesso mediante blicata su Behavioral Ecology è in grado una cascata genetica che riprogramma le di cambiare il proprio ruolo sessuale adovaie in testicoli proprio attraverso la rior- dirittura fino a venti volte al giorno, una ganizzazione del macchinario epigenetico. sorta di caso estremo di ermafroditismo. Una volta passato da “lei” a “lui” in soli In più, nello straordinario mondo di questi dieci giorni questo labride registra inoltre animali capaci di cambiare in breve temun’altra curiosa caratteristica: quando i po il proprio sesso, quest’ultimo ci regala pesci femmina diventano maschi allo stes- anche un altro “record”: nonostante si traso tempo spesso risultano anche molto sformi rimane sempre fedele al partner.

Thalassoma bifasciatum.

Nel pesce anemone tutto parte dal cervello

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n un nuovo studio condotto da Justin Rhodes, neuroscienziato dell’Università dell’Illinois, viene raccontato come nei pesci anemone (Amphiprioninae), detti anche pesci pagliaccio, il cambio di sesso che avviene per necessità per esempio quando una femmina scompare, parte tutto dal cervello e solo successivamente coinvolge le gonadi e gli organi sessuali. Questo a volte può accadere anche dopo mesi o anni. Nello studio pubblicato su Hormones and Behaviour viene descritto nel dettaglio come la trasformazione sia dunque da ricercare soprattutto nel processo cerebrale. Per raccontare cosa avviene i ricercatori hanno eseguito esperimenti in laboratorio seguendo lo sviluppo comportamentale di 17 coppie di pesci pagliaccio.

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ideo killed the radio star”, s i o n i cantavano quarant’anni fa i g l o b a l i The Buggles. A distanza di di anidride decenni pare che l’obiettivo carbonica. Aldei video assassini sia cambiato: non più tri servizi a cui siale stelle della radio, ma l’ambiente in cui mo estremamente legati, come ad esemviviamo. pio i video on demand, incidono sullo Mentre si osservano filmati di gattini, 0,3 per cento di emissioni pari a 100mila folli imprese sportive o qualunque conte- tonnellate l’anno di CO2. In totale l’intero nuto virale che passa per il nostro telefoni- settore digitale rappresenta oggi il 4 per no spesso non si conferisce il giusto peso cento di tutte le emissioni globali mentre all’inquinamento che i video online pos- in termini di elettricità mondiale internet sono produrre. A semplificarci le cose ci da solo consuma il 7 per cento. ha pensato uno stuIl think tank frandio francese di The cese che ha realizzaNel 2018, Shift Project che ha to lo studio ricorda quantificato il tutto: la riproduzione di video che è necessaria una è stato calcolato che “moderazione digitaha generato 306 milioni le”, ovvero arrivare il fabbisogno energetico per visualizzare al punto di usare una di tonnellate di CO2 i video contribuisce bassa definizione, inall’1 per cento delle serire il divieto di auemissioni globali. In sostanza i filmati onli- toplay e altri sistemi per stabilire criteri di ne oggi inquinano quanto l’intera Spagna. priorità d’uso ed evitare il costante consuNel solo 2018 l’energia consumata per mo di energia. Se si pensa che le “serie” a la visualizzazione di video online ha ge- cui siamo tanto affezionati insieme a tutti nerato 306 milioni di tonnellate di CO2, i video su richiesta arrivano a generare le appunto la quantità di gas serra emessa stesse emissioni di quelle del Cile, oppure annualmente dalla penisola iberica. Spes- i porno le stesse di tutte le famiglie franso non si pensa infatti all’energia necessa- cesi, è facile immaginare il peso dei filmati ria, a partire dai server e dal consumo di in termini ambientali. elettricità, per fruire Secondo il report di tutte quelle imma“The Unsustainable In totale l’intero settore Use of Online Video” gini di cui siamo quotidianamente ghiotti, il consumo globale digitale rappresenta anche quelle più picdei video, da quelli oggi il 4 per cento canti. Con poca sorsu Youtube sino ai presa, Shift Project di tutte le emissioni globali social, è in costante sottolinea infatti che crescita ed è pari al 9 nel traffico totale dei per cento annuo. Un dati video ben il 27 per cento viene dal filmato di 10 ore contiene in totale più dati mondo del porno. dell’intero archivio testuale di Wikipedia: Si tratta di una quantità impressionan- più usufruiremo dei video più sarà neceste e il bacino dell’intrattenimento erotico sario un dispendio di energie costante che finisce per pesare sullo 0,2% delle emis- metterà in difficoltà un Pianeta già stretto

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nella morsa del cambiamento climatico, ricordano gli analisti di The Shift Project. Loro sostengono che sia dunque arrivato il momento di adottare una certa “sobrietà digitale”, dove i video vengano fruiti con un sistema moderato, senza quella sorta di dipendenza a cui oggi siamo abituati. Per poter fare ciò, spiegano, serve passare per una regolamentazione legislativa, ad esempio da parte dell’Unione Europea, dato che «non basteranno né l’autoregolamentazione delle piattaforme di trasmissione né le decisioni volontarie degli utenti» dicono i francesi. Per cercare di aiutare consumatori e governi a comprendere l’impatto dei “video killer” il gruppo ha rilasciato una sorta di guida per migliorare le abitudini quotidiane di coloro che visualizzano i filmati. A questa si aggiunge una interessante estensione creata per il motore di ricerca Firefox che permette di misurare il proprio impatto in termini di produzione di gas serra. Una soluzione simile a quella di molti portali che oggi ci indicano a quante emissioni contribuiamo quando decidiamo ad esempio di usare l’auto oppure l’aereo nei nostri spostamenti. Non è una novità


AMBIENTE

COSÌ I VIDEO FANNO MALE ALL’AMBIENTE

Una ricerca francese racconta come il web contribuisca all’1 per cento delle emessioni globali che i flussi di dati e tutto il sistema necessario per permetterci la visualizzazione di elementi interattivi generi inquinamento. Recentemente anche Banca Etica ha tracciato alcuni report per descrivere come l’invio di dati a distanza passi per enormi server e data center che chiaramente consumano tanta energia. Una decina di anni fa McAfe raccontava invece come lo “spam” da solo fosse responsabile di gas serra creati da tre milioni di auto, al pari dell’inquinamento prodotto da 7,5 milioni di litri di benzina. Ecco perché, tornando ai video, «se vogliamo essere seri sugli obiettivi di transizione energetica è indispensabile prendere in considerazione l’impatto del digitale, che è in crescita esponenziale» ha spiegato il direttore del think tank Matthieu Auzanneau. «Non si tratta di essere pro o contro tale uso del web. Si tratta di evitare che risorse preziose per la società non patiscano un sovra-consumo provocato da altre risorse considerate meno essenziali. Nel Ventunesimo secolo, non scegliere non è un’opzione possibile. La domanda è: siamo pronti?». A ognuno di noi, mentre guarda il suo video, la risposta. (G. T.).

Quanto inquina una mail?

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e inviamo e ricevia© studiostock/www.shutterstock.com mo ogni giorno. Già, ma quanto inquina una mail? Secondo una recente ricerca degli studiosi ambientali del Servizio per i Consumatori bavarese (Verbraucher Service Bayern) «una e-mail senza allegati è fonte dell’emissione di circa 10 grammi di anidride carbonica, corrispondente al carbon footprinting – impronta di carbonio – di un sacchetto di plastica» ha spiegato Marianne Wolff del team del Verbraucher Service Bayern. In passato anche l’Agenzia francese per l’ambiente aveva effettuato un’analisi su come l’utilizzo di posta elettronica possa incidere sui consumi energetici e di conseguenza su emissioni di gas serra e surriscaldamento globale. Per loro una sola mail da 1 megabyte arrivava a emettere «fino a 19 grammi di CO2». Si stima che il numero di mail inviate ogni giorno ammonti a 190 miliardi: cifre che danno l’idea di che impatto ambientale possa avere l’uso di tecnologie digitali.

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AMBIENTE

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Agricoltura dimezzata in 30 anni Per l’Agenzia Europea per l’Ambiente, sarà l’effetto della crisi climatica

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agricoltura dei Paesi europei è a rischio. Secondo il rapIn Italia, le associazioni che aderiscono alla campagna Camporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea), la cribia la Terra (Federbio, Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiensi climatica che sta interessando il continente avrà serie te e Wwf) sono concordi nell’affermare che «l’impatto dei camconseguenze sulle coltivazioni. Si stima che le ondate di biamenti climatici si sta già facendo sentire sui nostri campi: calore, la siccità, le alluvioni e gli eventi meteorologici estremi estati caldissime o, al contrario, troppo piovose stanno mettenpotrebbero far diminuire la produzione agricola irrigua del 50% do a serio rischio le colture mediterranee. Occorre che le ponell’arco dei prossimi 30 anni. Se poi si lancia uno sguardo ancolitiche agricole nazionali ed europee smettano di premiare chi ra più in là nel tempo, alla fine di questo secolo la diminuzione inquina, chi abusa di pesticidi dannosi per la fertilità dei suoli potrebbe arrivare all’80%. Questo scenario apocalittico colpirà e la salute umana e incentivino le pratiche agricole rispettose soprattutto l’Europa del Sud, investendo in pieno Italia, Spagna, del Pianeta». Francia e Grecia. Una speranza può essere riposta nell’agricoltura biologica. Attualmente l’agricoltura copre il 40% della superficie euro«Il tasso d’assorbimento della CO2 dei suoli nell’agricoltura conpea. Gli addetti occupati in forma diretta sono 22 milioni, che si venzionale – spiegano le associazioni di Cambia la Terra – è pari raddoppiano se si prende in considerazione all’1%. In quelli bio sale al 3,5%. L’agricoll’intera filiera alimentare. tura biologica, inoltre, aumenta la sostanza A fine secolo, È possibile che il dato complessivo del organica nei suoli e già questo li mette in dimezzamento delle coltivazioni in tre dela diminuzione potrebbe condizione di assorbire grandi quantità di cenni possa variare, in base anche alla traCO2, trattenere l’acqua e renderla disponiarrivare fino all’80%, sformazione dei sistemi di produzione. Ma bile assieme agli alimenti nutritivi anche in è verosimile che almeno il 15% del reddito sopratturro nel sud Europa caso di carenza di piogge. degli agricoltori sarà dissipato. Le stesse pratiche agroecologiche L’agricoltura convenzionale non è esente escludono il ricorso a sostanze di sintesi da colpe in questa crisi climatica che sta alterando il naturale che vengono prodotte con ampio consumo di combustibili fosciclo di coltivazione delle piante. Infatti, l’attuale sistema produtsili. Inoltre, l’agricoltura biologica richiede la copertura vegetativo delle campagne produce il 10% dei gas serra. Mentre il 38% le permanente dei suoli, la presenza di siepi, zone naturali nei del metano, che destabilizza il clima, viene dagli allevamenti. campi che non solo facilitano il mantenimento della biodiversità Ecco perché, scrive nel suo rapporto l’Agenzia Europea per ma anche la creazione di microclimi più favorevoli. Tutte forme l’Ambiente, «per arrivare all’obiettivo europeo di emissioni zero di adattamento al clima che cambia». al 2050, un aumento del sequestro di carbonio sarà necessario Per concludere, commentano da Cambia la Terra, «il bio nei settori agricoli e forestali. Così come un cambiamento nei utilizza il più possibile cultivar agricoli adattati ai climi locali: consumi e nella dieta (per quanto riguarda carne, latte e uova) la nostra agricoltura tradizionale, soprattutto nel meridione, è può aiutare a ridurre ulteriormente le emissioni dalla produzione fatta di specie e di sementi già in grado di affrontare periodi di agricola». siccità e grande calore». (F. F.)

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BENI CULTURALI

Vergine delle Rocce (National Gallery, Londra).

Madonna della Loggia (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Il Rinascimento italiano in tour Leonardo e Botticelli al centro di due esposizioni a Londra e in Russia Altro artista, altra testimonianza dell’appeal del Rinascimento anche lontano dei nostri confini. Stavolta l’evento ruota attorno a un dipinto che andrà in trasferta in Russia. Si tratta l Rinascimento è uno dei migliori ambasciatori culturali del della Madonna della Loggia di Sandro Botticelli (1445-1510) nostro Paese in tutto il mondo. Sul versante artistico, le opeche dagli Uffizi di Firenze partirà per un tour in cui sarà prore pittoriche di Leonardo, Michelangelo, Botticelli, Raffaello tagonista del V Eastern Economic Forum di Vladivostok e del e tanti altri rappresentano un tesoro che tutti ci invidiano. VIII Forum internazionale della Cultura di San Pietroburgo. Le Tra il Quattrocento e il Cinquecento, la nostra Penisola era il mostre organizzate dalle Gallerie degli Uffizi, con il patrocinio cuore pulsante delle arti nel mondo fino ad allora conosciuto. dall’ambasciata italiana a Mosca. Molte opere sono esposte in Italia. Altre, all’estero, con l’e«L’esposizione della Madonna della Loggia di Sandro Botsempio per eccellenza della Gioconda esposta al Louvre. ticelli, in occasione della prima partecipazione dell’Italia al Forum economico orientale di Vladivostok, costituisce –spiega Nell’epoca che viviamo, c’è una generalizzata (se volete, globalizzata) sete di conoscenza dell’arte italiana. Anche per Pasquale Terracciano, ambasciatore italiano a Mosca – una preonorare il cinquecentenario dalla morte di ziosa occasione per presentare la straordiLeonardo Da Vinci (1452-1519), la Nationaria bellezza dell’arte italiana nell’Estremo La Vergine delle Rocce nal Gallery di Londra dedicherà una mostra Oriente russo, dove in passato l’Ambasciata multimediale, dal 9 novembre 2019 al 12 di Leonardo e la Madonna d’Italia a Mosca non aveva mai organizzato gennaio 2020, al dipinto “La Vergine delle mostre con le eccellenze della nostra arte della Loggia di Botticelli pittorica. L’opera verrà esposta alla Galleria rocce”, seconda versione esposta a Londra della precedente e omonima tavola conser- protagoniste delle mostre Nazionale Primorye di Vladivostok, e poi, vata al Louvre di Parigi. da novembre, al Museo Statale Ermitage di I ricercatori britannici hanno fatto San Pietroburgo, compiendo un suggestivo un’indagine con strumenti tecnologici sul dipinto, scoprendo percorso ideale lungo tutto il territorio della Federazione. Si che al di sotto dello strato pittorico, si nascondono i disegni tratterà quindi di un evento unico, dal grande valore simbolico, preparatori di Leonardo che sono diversi dal risultato finale che risponde all’intento di portare la nostra cultura anche nelle dell’opera. Con il sistema della fluorescenza a raggi X sono regioni più distanti, rendendo la nostra arte più accessibile ai dunque stati rivelati schizzi inediti, mai visti prima, che pomoltissimi amanti dell’Italia in tutta la Federazione». tranno deliziare il palato artistico di chi vorrà prendere parte al Dal 4 settembre al 6 novembre, la Madonna della Loggia “Leonardo: Experience a Masterpiece”, questo il titolo dell’esarà esposta a Vladivostok. Mentre dal 17 novembre al 16 febbraio 2020, sarà possibile ammirarla a San Pietroburgo. Anche sposizione. Al visitatore sarà offerta un’esperienza multisensole persone non vedenti potranno apprezzare il capolavoro che, riale in quattro sale, con la ricostruzione di un ambiente simile a quello di una cappella per ricreare l’aspetto della sua collograzie all’istituto di credito russo Sberbank, è stata riprodotto cazione originale. in un esemplare tattile con audioguida.

di Pietro Sapia

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INNOVAZIONE

Scarabeo stercorario.

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Insetti come “bioraffinerie” Una ricerca dell’Enea per produrre energia e nuovi materiali La bioconversione si caratterizza per un’elevate efficienza, considerato che le larve riescono a metabolizzare e ridurre in soli 15 giorni fino all’80% del volume del substrato organico. Inoltre, l Centro Enea Casaccia ha condotto uno studio circa l’utilizalcuni studi hanno dimostrato che il microbioma, cioè l’insieme zo di un dittero, il “Black Soldier Fly”, che si nutre di materia del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totaorganica in decomposizione per produrre biocarburanti, matelità dei microrganismi di un ambiente definito, dell’apparato diriali biodegradabili e fertilizzanti agricoli. L’obiettivo del progerente del “Black Soldier Fly” riesce a modificare la microflora getto è alimentare le larve di un insetto saprofago con cibo di cui del substrato, riducendo la carica di eventuali batteri nocivi come è particolarmente “ghiotto”, vale a dire i fanghi di depurazione di Escherichia coli e salmonella enterica e senza che le larve ne diacque reflue, letame e scarti dell’industria agroalimentare o della ventino portatori. gestione del verde. Silvia Arnone, ricercatrice del Laboratorio Biomasse e Biotecnologie per l’Energia dell’Enea, ha sottolineato la valenza Nel corso della crescita, le larve riescono ad operare la bioconversione di questi substrati organici, trasformandoli in modell’obiettivo volto «a incrementare l’efficienza del processo e calecole quali i lipidi, proteine e polisaccaridi, ratterizzarlo determinando il profilo nutrizioche possono trovare applicazione in camnale e lipidico e il contenuto di polisaccaridi Un insetto saprofago si po energetico, cosmetico, farmaceutico e come la chitina negli stadi maturi dell’insetto agroindustriale. con la prospettiva di amplificare e migliorare alimenterà di fanghi di La peculiarità del progetto, sviluppato la strategia di utilizzo di questa specie, che in collaborazione con il laboratorio di Ento- depurazione, acque reflue finora è stata considerata solo nella produmologia sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico zione di farine proteiche per la zootecnia». e scarti alimentari Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Sono oltre 4000 le specie di insetti saRomagna, è rappresentata da una vera e proprofagi che, nutrendosi di materia organica, pria “bioraffineria”, che punta ad utilizzare materiali da smaltire permettono al substrato di decomporsi e diventare nuovamente per ottenere biocarburanti avanzati, ma anche nuovi materiali, disponibile per piante ed altri esseri viventi, recitando così un come bioplastiche e rivestimenti biodegradabili. importante ruolo nel ciclo della vita. Il team dell’Enea, a concluOltre alla biomassa di insetti, attraverso il processo di bioconsione della presentazione del progetto, ha dichiarato: «Prove versione si ottengono deiezioni e residui che possono avere un preliminari con tre regimi alimentari e diverse composizioni del elevato valore agronomico se utilizzati come ammendanti utili per substrato hanno fornito risultati incoraggianti, propedeutici alla favorire la crescita delle piante in agricoltura o nel florovivaismo. messa a punto di prove sperimentali su una scala maggiore con fanghi in combinazione con altre biomasse di scarto, come la Gli ammendanti organici naturali appartengono alla categoria che frazione organica dei rifiuti urbani o il digestato, cioè un sotcomprende qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od organica, capace di modificare e migliorare le proprietà e le carattoprodotto derivante dalla fermentazione anaerobica delle bioteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno. masse».

di Pasquale Santilio

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INNOVAZIONE

© successfulalexey78/www.shutterstock.com

La rivoluzione della robotica liquida Micro gocce magnetiche sviluppate da ricercatori americani e cinesi mentale essendo stato il primo autore dello studio. Insieme hanno scoperto che queste nanoparticelle - in totale circa un milione - hanno formato una membrana solida, grazie all’interazione delle uando due giganti del panorama mondiale, come Stati gocce, che si sono unite creando una sorta di muro. Le gocce Uniti e Cina, decidono di collaborare, non può che nasono state materialmente inserite mediante l’utilizzo di una bobiscere qualcosa di importante. È quanto accaduto negli na magnetica collegata a una soluzione oleosa. ultimi mesi grazie a una cooperazione tra scienziati a Questa bobina ha spinto le nanoparticelle di ossido di ferro stelle e strisce e asiatici. Un gruppo di studiosi è infatti riuscito verso la direzione prevista, e dopo essere stata rimossa dai ricera sviluppare un materiale riconfigurabile, a base di micro gocce catori, è arrivata la sorpresa: in maniera per certi versi inaspettaliquide magnetiche. ta le gocce hanno continuato a muoversi, gravitando in maniera Questo tipo di materiale, utilizzato in particolari stampanti perfetta l’una verso l’altra all’unisono, riuscendo perfino a formare una sorta di misterioso e affascinante vortice. La ricerca ha poi 3D modificate all’occorrenza, potrebbe generare tutta una serie di dispositivi liquidi rivoluzionari, arrivando addirittura a proevidenziato che, una volta che le nanoparticelle bloccate in sudurre una generazione di “robotica liquida”. perficie si magnetizzano, riescono a spostare Una scoperta a dir poco rivoluzionaria, che l’orientamento magnetico all’intera goccia, Questo tipo di materiale in maniera permanente, rendendola un vero si è guadagnata la pubblicazione sulla rivista specializzata “Science”. Gli studiosi sono sta- sarà utilizzato in particolari e proprio materiale solido. ti capaci di analizzare gocce della grandezza I ricercatori hanno inoltre osservato stampanti 3D modificate come le proprietà magnetiche della goccia di un millimetro, che sono state prodotte da una soluzione ferro-fluida contenente miliarriescano a restare integre anche se vengoall’occorrenza di di nanoparticelle di ossido di ferro con un no divise in gocce ancor più sottili e piccoli, diametro di 20 nanometri. quanto la dimensione di un capello. Le gocTom Russell, professore emerito dell’Università del Massace possono quindi mutare la loro forma, riuscendo ad adattarsi chussetts Amherst che ha guidato il gruppo di ricerca, ha spieall’ambiente circostante. Ad esempio, possono passare da una digato con orgoglio i risultati ottenuti: «Nessuno era mai stato in mensione sferica a una dimensione cilindrica, assumendo le più grado di osservare qualcosa del genere prima d’ora. Siamo riuscisvariate forme. Senza che queste mutazioni vadano a intaccare le ti a creare un nuovo materiale con caratteristiche uniche nel suo loro proprietà magnetiche. genere, sia liquide che magnetiche. Con l’applicazione di questa Russell ha asserito come il loro moto possa essere controllato scoperta si aprono scenari che erano impensabili». anche da remoto, attraverso l’impiego di un magnete esterno. In definitiva, questo rivoluzionario studio ha dimostrato che il mateNel gruppo di ricercatori capitanato da Russell, che lavora riale liquido analizzato potrà aprire nuove frontiere grazie all’apanche per il Laboratorio Nazionale Lawrence Berkeley come scienziato esterno di facoltà, figura Liu Xubo, dell’università di plicazione permanente delle gocce modificate. È lecito, quindi, Tecnologia Chimica di Pechino, il quale ha avuto un ruolo fondainiziare a parlare di una robotica liquida legata ai magneti.

di Domenico Esposito

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SPORT

di Antonino Palumbo

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e speranze della marcia, l’en-plein delle staffette (tutte e 5 qualificate), la certezza di poter coronare con risultati gratificanti un momento felice. L’atletica italiana si affaccia con animo sereno e al contempo pugnace ai Campionti del Mondo di atletica leggera 2019, in programma a Doha (Qatar) dal 27 settembre al 6 ottobre al Khalifa International Stadium. Dai primi salti di qualificazione del Lungo maschile all’arrivo della staffetta 4x400 metri maschile, sulla pista, sulle pedane e sulle strade della capitale si alterneranno 3.500 atleti di 205 Paesi in 48 discipline (24 maschili, 24 femminili), mentre sulle tribune sono attesi 30mila appassionati da tutto il mondo, oltre al pubblico di casa. Come sempre, gli Stati Uniti sono i favoriti per il medagliere generale: le 30 medaglie vinte a Londra due anni fa (10 ori, 11 argenti, 9 bronzi) sono parte di un bottino assoluto ben più cospicuo che parla di 153 vittorie, 107 secondi e 93 terzi posti. Alle spalle degli americani c’è la Russia per numero di medaglie totali (170, escluse quelle dell’ex Urss), il Kenya come vittorie complessive (55). L’Italia è quindicesima. Sette i campioni uscenti a stelle e strisce che difenderanno il titolo: Tori Bowie, Kori Carter, Emma Coburn, Phyllis Francis, Justin Gatlin, Sam Kendricks, Brittney Reese and Christian Taylor. Ma non saranno loro le uniche stelle, anzi. Attesissimo è il nuovo astro della velocità statunitense, Noah Lyles, che poche settimane fa, nella tappa di Diamond League a Parigi, ha percorso i 200 metri in 19”65 battendo il record del meeting appartenente a Usain Bolt. Il 22enne di Gainesville, figlio d’arte (il padre Kevin fu oro nella 4x400 ai Mondiali di Goteborg nel 1995), punta anche alla gara regina della velocità, i 100 metri, avendo trionfato in Diamond League – primo sprinter della storia a riuscirci – anche su questa distanza. Principa-

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MONDIALI DI ATLETICA A DOHA SI SOGNA IN AZZURRO La rassegna iridata è in programma dal 27 settembre al 6 ottobre

le avversario sarà il connazionale Christian La sfida fra Dina Asher-Smith, già oro nei Coleman, da un paio d’anni l’uomo più ve- 200m al Khalifa International Stadium in loce del mondo. L’Usada, l’agenzia america- Diamond League, e la campionessa olimpina antidoping, ha infatti ritirato le accuse ca e mondiale Shelly-Ann Fraser Price. La di violazione dei protocolli: per tre volte il rincorsa al podio del Lancio del martello del 23enne di Atlanta, argento a Londra 2017, giovane qatariota Ashraf Amgad El Seify, , non aveva indicato la pronto a esibire una reperibilità per i condelle sue rinomate catrolli antidoping. Fra Sono 65 i convocati azzurri, priole all’indietro cele gare da non perdelebrative. Il tentativo 34 uomini e 31 donne, re ci sono il Triplo madi record del mondo quasi il doppio rispetto di Nijel Amos, 25enne schile, con Christian della Botswana, che Taylor e Will Claye, alle ultime edizioni quest’anno sugli 800 due dei tre atleti cametri ha stabilito la paci di superare i 18 metri (Taylor 18,21 a Pechino 2015, Claye seconda prestazione di sempre (1’41”89. Storie, come quella di Annu Rani, gia18,14 a Long Beach quest’anno), oltre al “divino” Jonathan Edwards, la cui misura vellottista indiana, la cui forza fu notata dal di 18,29 metri è rimasta irraggiungibile per fratello durante una partita a cricket e i cui tutti da Goteborg 1995. Occhio anche al Tri- primi attrezzi per allenarsi furono canne di plo femminile, con la venezuelana Yulimar bambù. O come quella di Dafne Schippers, Rojas reduce dalla seconda misura all-time iridata sui 200 metri a Pechino e Londra, cui ad Andujar (Spagna) una gara maschile di è stato intitolato a Utrecht un ponte ciclaSalto con l’asta che si prevede tiratissima. bile e pedonale che prosegue stendendosi Difficile scegliere, fra le storie da seguire. su un tetto verde di una scuola. Un’altra


SPORT

Gianmarco Tamberi in una foto del 2013.

Nel 1983 la prima edizione

I © Herbert Kratky/www.shutterstock.com

olandese Sifan Hassan, etiope d’origine, af- Ruth Chepngetich, keniana, terza donna più fronterà 1500m, 5000m & 10,000m, fresca veloce di sempre nella maratona malgrado di record del mondo nel miglio che ha sfilato non abbia un allenatore. E gli italiani? Sono 65 i convocati azzurdopo 23 anni a Svetlana Masterkova. Dal cricket proviene pure Tomas Walsh, neozelan- ri, 34 uomini e 31 donne, un numero quasi dese, campione uscente del lancio del peso, doppio rispetto alle ultime edizioni di Peche vuole confermarsi chino (34), Rio (38) malgrado le insidie di e Londra (36). Un È un rinascimento per il rinascimento, anche Crouser (Usa) e Romani (Brasile). se nessuno si illude nostro Paese, anche se La vita, del resto, di mietere trionfi in nessuno si illude serie. Le speranze di è fatta di sfide. Lo sa Soufiane El Bakkali, di mietere trionfi in serie medaglia si concentrano sulla marcia con marocchino, primaEleonora Giorgi (50 tista stagionale nei 3.000 siepi, chiamato a interrompere il do- km), Antonella Palmisano e Massimo Stano minio keniano nella specialità. E lo sa la spa- (20 km), ma anche nel salto in alto con l’acgnola Julia Takacs, che proverà a rovinare coppiata Gianmarco Tamberi-Stefano Sottila sfida Russia-Cina nella 50 km femminile, le. Attenzione anche alla staffetta 4x100m specialità destinata a sparire dopo Tokyo maschile e alle due staffette 4x400, guidate 2020. Lo sanno Juan Miguel Echevarria, rispettivamente da Davide Re e Raphaela 21enne cubano, volato lo scorso anno a Lukudo, e alle vincitrici delle Universiadi, Stoccolma a 8.83 (ventoso) nel salto in lun- Ayomide Florunso (400 ostacoli, staffetta), go, ottava miglior prestazione di tutti i tempi Luminosa Bogliolo (100 ostacoli), Daisy comprese quelle wind assisted, e la keniana Osakue (disco) e Roberta Bruni (asta).

campionati del mondo di atletica leggera sono un evento agonistico internazionale a cadenza biennale organizzato dalla IAAF e assegnano i titoli mondiali delle diverse specialità dell’atletica leggera maschile e femminile. La prima edizione si disputò nel 1983 a Helsinki, in Finlandia. Fino al 1991 l’evento si è tenuto ogni quattro anni (come i Giochi olimpici), per poi passare alla cadenza biennale, negli anni dispari. Sedici le edizioni disputate, prima di Doha: dieci in Europa (Russia esclusa), cinque in Asia, una di là dell’Atlantico a Edmonton, in Canada. La Finlandia (Helsinki 1983 e 2005), il Giappone (Tokyo 1991, Osaka 2007) e la Germania (Stoccarda 1993, Berlino 2009) hanno ospitato due campionati del mondo. L’edizione 2021 sarà ospitata a Eugene, nell’Oregon, dal 6 al 15 agosto, con gli Stati Uniti che finalmente romperanno il digiuno a livello organizzativo. Poi ci sarà la prima volta dell’Ungheria: dal 12 al 20 agosto 2023 sarà il National Athletics Centre di Budapest a calamitare l’attenzione di tutti gli appassionati.

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l primo oro non si scorda mai. Il problema è che, da italiani, rischiamo di scordarci l’ultimo vinto dalla nostra nazionale ai Campionati mondiali di atletica leggera. Perché se fra il trionfo di Alberto Cova a Helsinki 1983, prima rassegna iridata della storia, sono passati vent’anni e altri nove successi azzurri, da Parigi 2003 ne sono trascorsi altri sedici e sette edizioni dei Mondiali senza aurei sorrisi. I saltatori Antonietta di Martino (alto) e Andrew Howe (lungo) hanno assaggiato l’argento a Osaka 2007, così come la maratoneta Valeria Straneo a Mosca 2013. Poi ci sono sei bronzi, due per Alex Schwazer, quattro dei quali nella marcia - due per Alex Schwazer (50 km), uno per Giorgio Rubino (20 km) e Antonella Palmisano (20 km) - e i rimanenti nel salto in alto con la solita Di Martino, quello di Berlino arrivato in differita (dettagli nel boxino). Un’aura di nostalgia e di “tempo che fu” ammanta dunque il ricordo e il racconto degli ori italiani ai Mondiali. Normale, se si considera - fra le altre cose - che nel 2003 non c’erano ancora né Facebook, né Whatsapp e il Wi-Fi sul telefonino era ancora di là da venire. Nel lontanissimo 1983, invece, furono inventati i il primo cellulare e lo swatch, scoperto il primo buco nero e nuovi protosistemi extragalattici, effettuato il primo trapianto di embrione. C’era ancora il Muro di Berlino, il bancomat non era ancora stato inventato e i Queen dovevano ancora regalarci perle d’arte come “Radio Ga Ga” e “A kind of magic”. A kind of magic, una specie di magia come l’impresa di Alberto Cova nei 10mila metri a Helsinki, il 6 settembre del 1983. Il Ragioniere è il campione d’Europa in carica, ma in pochi “puntano” su una sua vittoria. A cento metri dalla fine Cova è quinto, poi ingrana una marcia impossibile per chi lo precede. Ne passa quattro

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con le ultime 25 falcate, l’ultimo ad arren- già argento nei 10.000 metri a Roma e pridersi, incredulo è il tedesco Werner Schil- matista stagionale dei 3mila siepi davanti al francese Raymond Pannier. Il francese dhauer. Quattro anni dopo è Roma a ospitare crolla in finale, mentre il calabrese va via i Mondiali. Per l’Italia il bilancio è ottimo a metà gara e trionfa resistendo al ritorno in assoluto, con record di medaglie (5) di Melzer e Van Dijck, con il nuovo record e finalisti (13), ma italiano e il primato stride l’assenza totadei campionati. Nella prima rassegna le di donne in finale: Passano quattro l’unica volta in 15 iridata della storia, Alberto anni, si va a Tokyo edizioni. Il 30 agosto ma la nazionale itaCova vinse sui 10mila liana si perde per 1987 è una domenica strada, anche se non storica per lo sport. metri a Helsinki letteralmente. L’uniSette meno venti: co a rimanere sulla Ben Johnson vince i 100 metri in 9”83 davanti a Carl Lewis, retta via è Maurizio Damilano, che bissa il che diventerà il campione dopo la vicenda trionfo di Roma con il nuovo primato dei doping del rivale canadese. Sedici minuti campionati e appena nove seondi sul rusdopo, Stefka Kostadinova trionfa nell’alto so Mikhail Shchennikov. Sontuosa la profemminile in 2,09m, record mondiale an- va degli azzurri: De Benedictis è 4°, Arena cora imbattuto. Alle 19.21 entra nell’O- 7°. Quella di Damilano rimarrà l’unica melimpico un sorridente Maurizio Damilano, daglia dell’Italia nella terza edizione dei 30enne piemontese, olimpionico a Mosca Mondiali. Migliorato, ma senza ori, il bilancio dei 1980, che regala all’Italia il primo oro iridato di Roma. Poi tocca a Francesco Panetta, podi a Stoccarda 1993 (quattro), la Nazio-


SPORT

Alberto Cova vince i 10mila metri a Helsinki nel 1983.

DOPO GIBILISCO, IL NULLA: L’ITALIA E LA MALEDIZIONE D’ORO Dal 2003 nessun primo posto. Da Cova a May, le imprese che sanno di nostalgia

nale si esalta a Goteborg nel 1995. E fra una vita troppo breve: se n’è andata a 45 le sei medaglie scintillano due successi, di anni, nel 2015. Dalla marcia di Sidoti a Michele Didoni nella 20 km di marcia e di quella di Ivano Brugnetti: il suo argento Fiona May nel salto in lungo, entrambi da- nella 50 km di Siviglia 1999 diventerà oro tati 6 agosto. Da poco naturalizzata italia- solo due anni più tardi, dopo la squalifica na dopo il matrimonio con l’astista Gianni per doping di German Skurygin. NessuIapichino, l’ex giana differita, invece, maicana d’Inghilterper la festa dorata L’ultimo oro iridato ra firma allo stadio di Fabrizio Mori nei Ullevi la prima delle dell’Italia, ad oggi, è quello 400m ostacoli, con sue quattro imprese il record mondiale di Giuseppe Gibilisco stagionale. Il livoriridate (due ori, un nese sfiorerà il bis a argento e un bronnell’asta a Parigi 2003 Edmonton, dopo il zo) che faranno di lei Giubileo, vincendo l’atleta italiana più medagliata ai Mondiali. Il secondo succes- l’argento. L’ultimo oro iridato dell’Italia, ad oggi, so arriverà nel 2001 a Edmonton, Canada, con un solo centimetro di vantaggio sulla è quello di Giuseppe Gibilisco nell’asta a Parigi 2003. Dopo due errori a 5,75 metri, russa Tatjana Kotova. Il sorriso di Annarita Sidoti, lo scric- l’atleta siracusano alza l’asticella e resta in ciolo d’oro della marcia italiana, è la car- gara, poi batte il record italiano a 5,85 e tolina azzurra di Atene 1997. La “marcia- si mette tutti alle spalle volando oltre i 5 trice tascabile” messinese, che doveva metri e 90. Da quel 28 agosto, l’oro iridato essere riserva, finisce la 10 km femminile è diventato una maledizione che nessun in trionfo. Avrà una carriera luminosa, in azzurro è riuscito a sfatare. (A. P.)

Antonietta Di Martino.

La 42esima medaglia

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arà Antonietta Di Martino a festeggiare la medaglia italiana numero 42 nella storia dei Mondiali. Nessun inatteso ritorno all’attività agonistica: a dieci anni da Berlino 2009, alla primatista nazionale azzurra riceverà a Doha la medaglia di bronzo del salto in alto femminile, per la squalifica retroattiva della russa Anna Chicherova, allora seconda. Di Martino giunse infatti quarta, preceduta anche da Blanka Vlasic e da Ariane Friedrich, che si vestirà d’argento. Per l’atleta di Cava de’ Tirreni si tratta della terza medaglia iridata, dopo l’argento di Osaka 2007 e nei fatti prima del bronzo a Daegu 2011. Nelle sedici edizioni mondiali disputate sinora, l’Italia ha vinto 11 medaglie d’oro, 15 d’argento e 16 di bronzo. Quella di Di Martino è la decima medaglia iridata della nostra nazionale nei salti, la terza nell’alto. La disciplina che ha portato più podi all’Italia, tuttavia, resta la marcia: con 14 podi totali: 5 ori, 4 argenti e 5 bronzi, l’ultimo firmato dalla pugliese Antonella Palmisano ai Mondiali di Londra 2017.

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BREVI

LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo

CLIMA L’oceano Indiano sta aiutando quello Atlantico

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n tempi di cambiamento climatico anche gli oceani si danno una mano l’un l’altro. I ricercatori di Yale e dell’Università della California a San Diego hanno pubblicato uno studio in cui si dimostra come l’oceano Indiano stia aiutando a mantenere attiva la circolazione delle correnti nell’oceano Atlantico. Amoc, il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, è un complesso meccanismo attraverso cui acqua calda affluisce nel nord dell’Atlantico in superficie e acqua fredda a sud in profondità. Da una quindicina d’anni il meccanismo sta andando a rilento, ma a compensarlo c’è un effetto a cascata. Se le acque dell’oceano Indiano diventano più calde, infatti, generano più piogge, sottraendo aria – e pioggia – all’Atlantico, le cui acque diventano più saline, meno diluite e dunque in grado di portare il freddo più velocemente del solito.

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INQUINAMENTO Le particelle tossiche arrivano fino alla placenta

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rrivano fin dentro la placenta, come dimostrato dagli autori di uno studio condotto dai ricercatori della Hasselt University, in Belgio: sono i combustibili fossili e potrebbero influenzare negativamente anche la gravidanza. Il gruppo di ricerca, coordinato da Tim Nawrot, ha infatti preso in esame 28 donne che vivono in aree inquinate, trovando tracce di particelle di nero di carbonio o nerofumo all’interno della placenta. Per individuarle hanno utilizzato laser a impulsi di luce a elevatissima frequenza: i valori più alti di particelle sono emersi nelle placente delle dieci madri che vivevano nelle aree meno salubri, con oltre 2,32 microgrammi di nero di carbonio per metro3. Non è ancora chiaro se le particelle raggiungano o meno il feto o se siano davvero in grado di avere effetti dannosi sulla gravidanza, quesiti che saranno oggetti di ulteriori studi.


BREVI

INNOVAZIONE Una scansione oculare per trovare l’Alzheimer

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er diagnosticare l’Alzheimer potrà essere sufficiente una scansione degli occhi. I ricercatori del Centre for Eye Research e dell’University of Melbourne, in Australia, hanno infatti sfruttato una particolare tecnica di scansione per identificare mutamenti nella retina che precedono di vent’anni l’insorgenza della malattia. Lo studio utilizza imaging ipersprettrali per proiettare nell’occhio una luce con i colori dell’arcobaleno, consentendo di esplorare compiutamente la retina. Cosa si cerca? I riflessi di amiloide beta, una proteina che si accumula in grandi quantità nel cervello con l’approssimarsi della malattia. Attualmente i test per l’Alzheimer, come la puntura lombare e la tomografia cerebrale, sono costosi e invasivi: col nuovo metodo australiano, invece, sarà come andare dall’oculista.

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AMBIENTE Nelle montagne c’è il tesoro della biodiversità

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DIABETE

e montagne, grazie alla combinazione tra il suolo montuoso e il clima eterogeneo, pur occupando soltanto il 25% della terraferma ospitano l’85% delle specie tra anfibi, uccelli e mammiferi. Un ruolo chiave per la conservazione delle biodiversità, che però potrebbe essere minacciato dai cambiamenti climatici e dal conseguente spostamenti di animali e vegetali in altre zone dove la loro esistenza non è garantita. Su questo tema Science ha pubblicato una rassegna di 7 articoli in occasione dei 250 anni dalla nascita del naturalista Alexander von Humboldt. Gli articoli sono una testimonianza dell’eredità di von Humboldt, che col suo lavoro ha gettato le basi per la comprensione della biodiversità terrestre. Oggi, una delle regioni più ricche di biodiversità è quella delle Ande settentrionali, dove c’è la metà dei tipi di clima di tutto il mondo. © Andrei Dubadzel/www.shutterstock.com

Il diabete 2? Si può riconoscere già a otto anni

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l diabete può essere individuato – e prevenuto – già a otto anni d’età. Lo affermano i ricercatori dell’Università di Bristol, in Inghilterra, esibendo i risultati di uno studio genetico presentato al 55mo Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete. Analizzando le informazioni genetiche relative a un campione di 4mila giovani in salute, i ricercatori hanno accertato come la maggiore suscettibilità al diabete di tipo 2 da adulti sia collegata in età infantile a parametri come la densità del colesterolo e delle lipoproteine nel sangue. Trattando queste caratteristiche metaboliche, si potrebbe prevenire il futuro sviluppo del diabete 2 anticipando di circa 50 anni la naturale evoluzione della malattia. «Se vogliamo prevenire il diabete dobbiamo essere in grado di sapere come tutto comincia» spiega Joshua Bell, co-autore della ricerca. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Milano Scadenza, 30 settembre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca di tipologia “C” - “Assegno senior” nell’ambito del progetto finanziato dalla Alzheimer’s association (Usa) per la tematica: “Role of extracellular vesicles in the propagation of synaptic dysfunction”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Lesina (Foggia) Scadenza, 30 settembre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno di Tipologia A) “Assegni di Ricerca Professionalizzanti” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca dal Titolo: “Sviluppo di metodologie innovative per lo sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche della Laguna di Lesina (CathUpFish)” finanziamento FEAMP 2014/2020. Misura 1.44 Pesca nelle acque interne fauna/flora - Reg.UE. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie Informatiche di Genova Scadenza, 30 settembre 2019 Selection procedure for one fellowship (assegno professionalizzante) for conducting research activities in the frame of research programme “TEACUP:Innovative methods and techniques for computationally modeling, analysing and comparing digital models of proteins” cod. RLFO18ASSRIC/68/1, “Funded by the programme european social fund Liguria region 2014-2020, axis 3 “Education and training”, specific objective 10.5, “Incre-

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asing the levels of competence, participation and training success in university and / or equivalent education”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Alimentazione di Avellino Scadenza, 9 ottobre 2019 Bando ad evidenza pubblica, per soli titoli, per l’attivazione di un tirocinio formativo e di orientamento da svolgersi presso il Cnr - Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr) con sede ad Avellino. L’attività di formazione riguarderà la “Purificazione di anticorpi e test ELISA per identificare virus patogeni in suini”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Napoli Scadenza, 10 ottobre 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, part-time 50% presso l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 3 ottobre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di 2 borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’Endo-

crinologia e l’oncologia sperimentale “G. Salvatore” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Patologia Molecolari di Roma Scadenza, 4 ottobre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Histone h3k9 methyltransferase g9a in the patho-epigenetic deregulation of rhabdomyosarcoma” Tipologia B:) “Assegno Post Dottorale”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Bari Scadenza, 7 ottobre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei programmi di ricerca: “Ecoloop”, “Prin 2017 (c5clfb)”, “Meproware”, “Demoware”, e “Ius_optima”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Fisiologia Clinica di Reggio Calabria Scadenza, 7 ottobre 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca “Epidemiologia clinica, fisiopatologia e genetica del rischio cardiovascolare connesso alle malattie renali ed all’ipertensione arteriosa”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Università di Firenze Scadenza, 26 settembre 2019 Avviso di mobilità per la copertura di un


LAVORO posto di categoria D, a tempo indeterminato e pieno, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per il laboratorio di spettrometria di massa, da assegnare al Dipartimento di scienze biomediche, sperimentali e cliniche “Mario Serio”. Gazzetta Ufficiale n. 68 del 27-08-2019.

Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Napoli Scadenza, 17 ottobre 2019 Selezione pubblica, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di ricercatore III livello, a tempo determinato. Gazzetta Ufficiale n. 74 del 17-09-2019.

Ministero della Salute Scadenza, 29 settembre 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di tre posti di dirigente sanitario biologo, disciplina di igiene degli alimenti e della nutrizione, a tempo pieno ed indeterminato, per le esigenze degli uffici centrali. Gazzetta Ufficiale n. 69 del 30-08-2019.

Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Brindisi Scadenza, 17 ottobre 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica, per la conta, vitalità, manipolazione, crioconservazione e scongelamento cellule staminali emopoietiche CD34 per trapianto autologo e allogenico. Gazzetta Ufficiale n. 74 del 17-09-2019.

Università di Catanzaro “Magna Graecia” Scadenza, 26 settembre 2019 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/F1 - Biologia applicata. Gazzetta Ufficiale n. 71 del 06-09-2019. Università di Genova Scadenza, 3 ottobre 2019 Procedura di selezione, per esami, per la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo determinato e pieno, per la durata di un anno, per una unità di personale da inquadrare nella categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, presso il Dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi. Gazzetta Ufficiale n. 70 del 03-09-2019. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 10 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato, per il Dipartimento di scienze e biotecnologie medico-chirurgiche. Gazzetta Ufficiale n. 72 del 10-09-2019. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 10 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/B2, per il Dipartimento di biologia e biotecnologie Charles Darwin. Gazzetta Ufficiale n. 72 del 10-09-2019.

Università di Milano-Bicocca Scadenza, 20 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 06/A2 - Patologia generale e patologia clinica, per il Dipartimento di biotecnologie e bioscienze. Gazzetta Ufficiale

n. 75 del 20-09-2019. Università di Milano-Bicocca Scadenza, 20 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/D1 - Fisiologia, per il Dipartimento di biotecnologie e bioscienze. Gazzetta Ufficiale n. 75 del 20-09-2019. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 20 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1, per il Dipartimento di scienze biochimiche A. Rossi Fanelli. Gazzetta Ufficiale n. 75 del 20-09-2019. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 20 ottobre 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/B1, per il Dipartimento di biologia ambientale. Gazzetta Ufficiale n. 75 del 20-09-2019.

Mettiti in Ordine Per svolgere la professione di Biologo, la legge chiede l’iscrizione all’ONB. Se non l’hai ancora fatto, entra nella famiglia dei Biologi per dare sempre più forza alla categoria

Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata di Foggia Scadenza, 13 ottobre 2019 Conferimento di una borsa di studio per laureati in scienze biologiche o biotecnologie, da fruirsi presso la S.D.P. di Matera. Gazzetta Ufficiale n.73 del 13-09-2019.

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SCIENZE

Valutazione della sicurezza dei Chemicals Il contributo della citometria a flusso nella determinazione in vitro degli effetti di sensibilizzazione cutanea

di Laura Cattaneo*, Giuliano Mazzini**, Sara Arnica*, Manuela Verri*, Maurizia Dossena*, Daniela Buonocore*

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egli ultimi 15 anni sono stati fatti importanti progressi nella messa a punto, nella convalida e nell’accettazione a livello normativo di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Le principali metodologie alternative sviluppate riguardano ambiti ed endpoint tossicologici differenti, tra cui la determinazione della sensibilizzazione cutanea potenzialmente indotta da sostanze chimiche (chemicals), presenti, ad esempio, in prodotti cosmetici e dispositivi medici destinati ad essere messi in commercio (Commissione Europea, 2016). Una sostanza viene definita sensibilizzante cutaneo quando è in grado di indurre una risposta allergica conseguentemente al contatto della stessa con la pelle, come stabilito dal Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche (United Nations Globally Harmonized System of Classification and Labelling of Chemical, UN GHS) (OECD, 2016). La determinazione del potenziale di una sostanza di indurre una reazione di sensibilizzazione cutanea rappresenta una componente importante nella valutazione della

Lab. Di Farmacobiochimica, Nutrizione e Nutraceutica, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Lazzaro Spallanzani”, Università di Pavia. ** Servizio di Citometria a Flusso dell’Istituto di Genetica Molecolare, CNR Pavia. *

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sicurezza dei composti chimici ed una caratteristica rilevante nel contesto delle diverse normative europee per la protezione della salute umana e dell’ambiente (EURL-ECVAM, 2017); infatti, informazioni su questo endpoint tossicologico sono richieste in differenti contesti giuridici, inclusi il Regolamento CE 1907/2006 per la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (“REACH”) e il Regolamento CE 1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele. Inoltre, la determinazione della sensibilizzazione cutanea è un parametro richiesto nella valutazione della sicurezza dei prodotti cosmetici come stabilito dal Regolamento Europeo 1223/2009 (Ezendam et al., 2016). La necessità di sviluppare e validare metodi alternativi alla sperimentazione animale nasce a partire dall’emanazione della Direttiva 2010/63/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, che ha abrogato la precedente Direttiva 86/609/CEE (Direttiva 86/609/ CEE) ed è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 4 marzo 2014, n. 26. Tale direttiva prevede che la Commissione e gli Stati membri contribuiscano all’elaborazione e alla convalida di approcci alternativi idonei a fornire lo stesso livello d’informazione o un livello più elevato, di quello ottenuto nelle procedure che prevedono l’utilizzo di animali; l’obiettivo finale è il raggiungimento della completa sostituzione delle procedure in vivo a fini scientifici ed educativi (Direttiva 2010/63/UE).Per


SCIENZE In questo contesto si inserisce questa ricerca, il cui scopo è stato quello di classificare come “sensibilizzante cutaneo” o “NON sensibilizzante cutaneo” prodotti finiti per uso cosmetico, applicando un nuovo metodo in vitro, messo a punto avvalendosi delle recenti Linee guida OECD n. 442E (OECD, 2016) e del protocollo n. 158 EURL-ECVAM (DB-ALM, 2017), in accordo con l’UN GHS. Il metodo utilizzato è lo human Figura 1. Istogramma relativo al picco di fluorescenza FITC-mediata ottenuto dall’analisi citofluorimetrica (canale di acquisizione FL-1). Cell Line Activation Test (h-CLAT) che Cellule marcate con anticorpo anti-CD54/FITC: a) CTR- (cellule non trattate); b) Controllo positivo (cellule trattate con NiSO4∙6H2O); c) permette di discriminare sostanze in C2016/1629 (cellule trattate con il prodotto indicato [500 µg/ml]). grado di indurre una reazione di sensibilizzazione da contatto dalle sostanze che non hanno capacità sensibilizzante.h-CLAT è basato sul terzo evento chiave dell’Adverse Outcoi prodotti cosmetici, attualmente disciplinati dal Regolamento me Pathway (AOP) della sensibilizzazione cutanea cioè l’attiEuropeo 1223/2009, è vietato testare sia i prodotti finiti sia i vazione delle cellule dendritiche e permette la quantificazione singoli ingredienti cosmetici o una combinazione di questi, sugli dei cambiamenti nell’espressione di due marcatori di superficie animali a partire rispettivamente da Settembre 2004 e da Marzo cellulare, le molecole CD54 e CD86, che sono associate al pro2009 (testing ban). cesso di attivazione dei monociti e delle cellule dendritiche e Da Marzo 2009, è proibita anche la vendita in Europa di sono implicati nel processo di reazione di sensibilizzazione. Il prodotti ed ingredienti cosmetici testati su animali per tossicità metodo originale che è stato sperimentato (nel lavoro di tesi) genetica, tossicità acuta, irritazione cutanea e oculare (markesi avvale oltre che dei dati di fluorescenza (riferiti ai marcatori ting ban); il divieto su altri endpoint, come tossicità riprodutticlassici di cui sopra) anche delle informazioni morfologiche deva, tossicità a dosi ripetute e tossicocinetica, è entrato in vigore rivate dai parametri di scatter normalmente raccolti nell’analisi nel Marzo 2013. Con queste stringenti tempistiche è risultato citometrica a flusso. urgente e indispensabile per l’industria cosmetica sviluppare test validati che sostituiscano i test in vivo; per tale motivo è Materiale e metodi stato proprio questo settore che più di altri, ha portato avanti Gli esperimenti sono stati realizzati utilizzando la linea celgran parte dello sviluppo e della validazione dei metodi alterlulare di monociti umani THP-1 esposti per 24 ore con i prodotti nativi (Coppi et al., 2013). Diversi metodi di prova in chemiin analisi e con NiSO4•6H2O, sostanza utilizzata come controllo co/in vitro sono stati convalidati dal laboratorio di riferimenpositivo [100 µg/ml]. In seguito al periodo di esposizione, le celto dell’Unione europea per le alternative alla sperimentazione lule vengono opportunamente marcate con due anticorpi specianimale (EURL-ECVAM) e/o concordati a livello internazionale fici diretti contro i marcatori cellulari da ricercare; gli anticorpi da Organisation for Economic Co-operation and Development impiegati sono legati al fluorocromo fluoresceina isotiocianato, (OECD) (Regolamento Europeo n. 1688, 2016). Per l’OECD, che fornisce il segnale di fluorescenza. attualmente sono tre i metodi che consentono di valutare la La modulazione dell’espressione dei 2 marcatori cellulasensibilizzazione cutanea che non prevedono la sperimentaziori viene valutata mediante la tecnica della citometria a flusso ne animale per i quali sono state stabilite le linee guida e che (utilizzando il citofluorimetro CyFlow® Space, Sysmex Partec) sono stati accettati: Direct Peptide Reactivity Assay, acronimo (OECD, 2016).Sono stati testati due prodotti finiti di crema soDPRA (OECD TG442C), il metodo ARE-Nrf2 Luciferasi o Keralare per bambini a protezione molto alta e a protezione alta, che tinoSensTM (OECD TG442D) e il terzo saggio chiamato human differiscono solo per alcune componenti e di seguito denominaCell Line Activation Test, acronimo h-CLAT (OECD TG442E) ti “campione” e identificati rispettivamente: (Ezendam et al., 2016). Figura 2. Distribuzione biparametrica correlata FSC/SSC delle cellule THP-1 ottenuta dall’analisi citofluorimetrica : a) cellule incubate con anticorpo monoclonale specifico per la glicoproteina di membrana CD54; b) cellule con il nickel solfato esaidrato [100 µg/ml] incubate con anti-CD54; c) cellule incubate con anticorpo monoclonale specifico per la glicoproteina di membrana CD86; d) cellule con il nickel solfato esaidrato [100 µg/ml] incubate con anti-CD86.

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SCIENZE più strettamente funzione della complessità morfologica della superficie e dell’interno (granulazioni citoplasmatiche, lobature nucleari, ecc.) delle cellule.

Risultati Sulla base dei risultati ottenuti, è stato possibile affermare che il campione 2016/1628 testato può essere classificato come NON sensibilizzante cutaneo perché i “valori soglia” di RFI relativi ai due marcatori cellulari stabiliti dalla linea guida OECD per classificare un chemical come sensibilizzante (RFI ≥ 200% per il CD54, RFI ≥ 150% per il CD86) non vengono raggiunti o superati per entrambe le concentrazioni di prodotto testato. Diversamente, invece, il campione 2016/1629 può essere classificato come sensibilizzante cutaneo perché il “valore soglia” di RFI relativo ad uno dei due marcatori cellulari, CD54, stabilito dalla linea guida OECD per classificare un chemical come sensibilizzante (RFI ≥ 200%), viene superato per la concentrazione di [500 µg/ml] di prodotto testato. Oltre all’analisi dei risultati di fluorescenza, molto importante si è mostrata l’analisi dei grafici dotplot (figure 2 e 3), che ha permesso di osservare l’eventuale effetto sensibilizzante dei campioni in esame e di ottenere alcune informazioni riguardanti la morfologia delle cellule. In particolare, è stato possibile osservare l’effetto sensibilizzante del nickel solfato esaidrato con la formazione di due sottopopolazioni di cellule nettamente distinte tra di loro: per il parametro FSC, la sottopopolazione di cellule che risente dell’effetto del nickel tende a diminuire di volume, spostandosi sulla sinistra della sottopopolazione di cellule che morfologicamente non sembra risentire dell’agente chimico (figura 2b e figura 2d). Per quanto riguarda l’esposizione delle cellule con il campione 2016/1628 (figura 3), queste non mostrano particolari e rilevanti differenze per entrambi i parametri dalle cellule di controllo negativo o dalle cellule sottoposte ad incubazione con l’anticorpo monoclonale; questa caratteristica si rispecchia sia per la concentrazione di [4 µg/ml] che [20 µg/ml]. Diversamente, per le cellule che vengono sottoposte ad esposizione con il campione 2016/1629 (figura 4) si può osservare un cambiamento nella morfologia cellulare; in particolare, tende a variare il parametro SSC ossia quello che identifica la complessità e la

Figura 3. Distribuzione biparametrica correlata FSC/SSC delle cellule THP-1 ottenuta dall’analisi citofluorimetrica: e) cellule trattate con il campione 2016/1628 [4 µg/ml] incubate con anti-CD54; f) cellule trattate con il campione 2016/1628 [20 g/ml] incubate con anti-CD54; g) cellule trattate con il campione 2016/1628 [4 µg/ml] incubate con anti-CD86; h) cellule trattate con il campione 2016/1628 [20 µg/ml] incubate con anti-CD86.

campione 2016/1628, testato alle concentrazioni di [20 µg/ml] e [4 µg/ml]; • campione 2016/1629, testato alle concentrazione di [500 µg/ml] e [100 µg/ml]. Le determinazioni al citofluorimetro permettono di ottenere una misura diretta del valore di fluorescenza medio delle cellule ed espresso in termini di Mean Fluorescence Intesity (MFI), che è stato ottenuto mediante analisi dell’istogramma relativo al picco di fluorescenza FITC-mediata; esempi di picchi di fluorescenza sono riportati nella figura 1. Le lunghezze d’onda di eccitazione e di emissione del citofluorimetro utilizzato erano rispettivamente di 488 nm (Argon laser) e 527 ± 30 nm (FL-1).Ottenuti quindi i valori di MFI, i risultati finali sono poi riportati come intensità di fluorescenza relativa ed espressi in termini di Relative Fluorescence Intensity (RFI); quest’ultimo valore viene calcolato mediante il rapporto tra il valore MFI delle cellule che sono state trattate con i campioni 2016/1628 o 2016/1629 o con il controllo positivo (DNCB o NiSO4) e il valore di MFI delle cellule non trattate con i campioni in esame ma marcate con l’anticorpo specifico per uno dei due marcatori. Tale valore viene espresso come valore percentuale RFI (%) e viene calcolato secondo la seguente equazione: RFI = • MFI cellule trattate con campione - MFI cellule di controllo negative • MFI cellule non trattate - MFI cellule di controllo negative Il valore di RFI permette di valutare l’espressione dei due marcatori cellulari CD54 e CD86 e la loro eventuale modulazione in seguito ad una stimolazione delle cellule da parte del campione preso in esame: 2016/1628 (tabella 1); 2016/1629 (tabella 2) o nickel solfato esaidrato (tabelle 1 e 2); la valutazione dell’espressione dei due marcatori è stata effettuata per entrambi i prodotti in esame in tre prove sperimentali indipendenti che sono state effettuate in tre giorni differenti e non consecutivi.L’analisi in citometria a flusso multiparametrica ci ha inoltre consentito di “raccogliere” per ciascun campione anche i valori correlati (come dot plots) Figura 4. Distribuzione biparametrica correlata FSC/SSC delle cellule THP-1 ottenuta dall’analisi citofluorimetrica: i) cellule dei parametri di Forward Scatter (FSC) trattate con il campione 2016/1629 [100 µg/ml] incubate con anti-CD54; l) cellule trattate con il campione 2016/1629 [500 µg/ml] e di Side Scatter (SSC). Il primo è correincubate con anti-CD54; m) cellule trattate con il campione 2016/1629 [100 µg/ml] incubate con anti-CD86; n) cellule trattate con il lato alla dimensione (massa) della cellula campione 2016/1629 [500 µg/ml] incubate con anti-CD86. che lo ha generato, mentre il secondo è

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SCIENZE Bibliografia

granulosità cellulare. Le cellule esposte al campione 2016/1629 alla concentrazione di [500 µg/ml] mostrano infatti uno spostamento della popolazione cellulare verso l’alto a indicare un aumento del parametro SSC (figura 4l e figura 4n); questo cambiamento, seppur con minore rilevanza, si osserva anche alla concentrazione di [100 µg/ml] del medesimo campione (figura 4i e figura 4m).

Conclusioni Il metodo human Cell Line Activation Test (h-CLAT) è un saggio adottato a livello internazionale per la valutazione in vitro della sensibilizzazione cutanea. Tale saggio impiegato e descritto in questo lavoro, si è rilevato essere un metodo valido per la discriminazione tra sostanze sensibilizzanti e sostanze che non hanno capacità sensibilizzante. Tale test ha contribuito ad aggiungere una parte importante per il raggiungimento dell’obiettivo finale dell’applicazione ed il recepimento a livello Comunitario della Direttiva 2010/63/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (Direttiva 2010/63/UE). Inoltre il contributo della citometria a flusso con l’analisi correlata dei parametri FSC/SSC (che valuta lo stato della morfologia cellulare) ha permesso di supportare i dati di RFI ottenuti dall’analisi fluorimetrica e di fornire una migliore interpretazione finale del risultato, a completamento del metodo eseguito in accordo con le linee guida OECD.

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1. Commissione Europea, 2016, Relazione della Commissione al Parlamento Europeo e al consiglio sulla messa a punto, sulla convalida e sulla legalizzazione di metodi alternativi alla sperimentazione animale nel settore dei cosmetici. 2. Coppi G, Ceriotti L, Talamini G, Meloni M, Dossena M. Dalla tossicologia classica ai metodi alternativi. Cosmetic Technology 2013;16:17-25. 3. DB-ALM, 2017, Protocol n. 158: human Cell Line Activation Test (h-CLAT) In: https://ecvam-dbalm.jrc.ec.europa.eu/ methods-and-protocols/ [10/03/2017]. 4. Decreto Legislativo 4 marzo 2014 n. 26, Attuazione della Direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana Serie Generale n.61 del 14 marzo 2014. 5. Direttiva 2010/63/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L. 276/33. 6. Direttiva 86/609/CEE del Consiglio del 24 novembre 1986 concernente il ravvicinamento delle disposizione legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L. 358/1. 7. EURL-ECVAM, 2017 In: https://eurl-ecvam.jrc.ec.europa.eu/validation-regulatory-acceptance/topical-toxicity/skin-sensitisation [10/03/2017]. 8. Ezendam J, Braakhuis HM, Vandebriel RJ. State of the art in non-animal approaches for skin sensitization testing: from individual test methods towards testing strategies. Arch Toxicol 2016; 90:2861-2883. 9. OECD, 2016, OECD Guideline for the Testing of Chemicals No.442E: In vitro Skin Sensitisation: human Cell Line Activation Test (h-CLAT) In: http://www.oecd-ilibrary.org/environment/oecd-guidelines-for-the-testing-of-chemicals-section-4-health-effects_20745788 [10/03/2017]. 10. Regolamento CE 1223/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici. 11. Regolamento CE 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e reca modifica al Regolamento (CE) n. 1907/2006. 12. Regolamento CE 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un’agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE e che abroga il Regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il Regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/ CE e 2000/21/CE. 13. Regolamento UE 2016/1688 della Commissione del 20 settembre 2016 che modifica l’allegato VII del Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la registrazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (“REACH”) per quanto riguarda la sensibilizzazione cutanea.

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SCIENZE

Declino cognitivo prima e dopo coronaropatia Il contributo di Rovio et al sull’opportunità d’intervenire sulla traiettoria delle funzioni cognitive

di Sara Lorusso

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ono molti i fattori di rischio condivisi tra patologie cardiovascolari (CVD) e declino cognitivo. Li accomunano: diabete mellito, elevati livelli di pressione arteriosa, obesità, elevati livelli di colesterolo delle lipoproteine a bassa densità, iperglicemia e una serie di abitudini negative quali l’inattività fisica, la dieta inadeguata e il fumo. Si tratta di fattori ormai storicamente collegati a entrambe le patologie, sia nella mezza età sia nell’età avanzata. Un recente studio guidato da K. Yaffe ha però fatto notare come sia molto più ampio di quanto finora comunemente accettato l’arco temporale in cui questi fattori di rischio iniziano a esercitare la loro influenza sulla salute del sistema cardiovascolare e sulla funzione cognitiva dell’individuo. Lo studio ha analizzato 3.381 adulti che, al basale, avevano un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, con 25 anni di follow-up: la funzione cognitiva è stata valutata al termine del follow-up (nel periodo 2010-2011) attraverso valutazioni e test (l’equipe ha fatto ricorso al Digit Symbol Substitu-

tion Test, allo Stroop Test e al Rey Auditory Test di apprendimento verbale). L’analisi condotta ha fatto emergere che la pressione sanguigna sistolica e diastolica cumulativa più elevata e la glicemia a digiuno erano costantemente associate a una peggiore cognizione in tutti i test somministrati. Da qui la conclusione che un’esposizione ai fattori di rischio cardiovascolare (CVRF) dalla prima alla mezza età adulta, soprattutto sopra le linee guida raccomandate, viene associata a una peggior cognizione nella mezza età. Le patologie cardiovascolari non hanno solo un ruolo determinante sulla mortalità in tutte le società avanzate; sono anche una delle voci di costo più rilevanti della spesa pubblica. Il report 2018 dell’American Heart Association ha diffuso alcuni dati indicativi. Nel biennio 2013-2014, ictus e malattie cardiovascolari sono costati alla sanità americana il 14% della spesa totale, più di qualunque altro gruppo di patologie altrettanto rilevanti. L’AHA, inoltre, prevede che entro il 2035 il 45,1% della popolazione americana sia © A Aleksii/www.shutterstock.com

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proiettata verso una delle forme di CVD. Tra il 2015 e il 2035, secondo la stima, i costi diretti e indiretti relativi alle patologie cardiovascolari rimarranno relativamente stabili per i cittadini tra i 18 e i 44 anni, aumenteranno leggermente per la fascia di popolazione compresa tra i 45 e i 64 anni e subiranno un incremento notevole nel gruppo 65-80 anni. Anche le alterazioni della funzione cognitiva sono una materia urgente delle politiche sanitarie di molti Paesi. Uno studio del 2017 ha messo in chiaro il quadro generale: se nel 2015 a livello globale le persone con alterazione delle funzioni cognitive erano circa 47 milioni, nel 2050 il dato è destinato a triplicare. Si stima che il costo globale della demenza nel 2015 negli Stati Uniti si sia attestato a 818 miliardi di dollari; di questa spesa, quasi l’85% gravava sulla famiglia del paziente e sul sistema sociale. Non si tratta quindi più di problematiche collegate alle sole età più avanzate dell’individuo. Alcuni studi di tipo longitudinale hanno fatto emergere quanto un sistema cardiovascolare compromesso da fattori di rischio presenti sin dalla giovane età, possa avere effetti sui tessuti cerebrali. I fattori di rischio sono noti e sono quelli associati allo sviluppo dell’arteriosclerosi o quelli capaci di procurare stress ossidativo, disfunzione endoteliale, e risposte immunitarie avverse. Un contributo recente dei ricercatori Suvi P. Rovio, Katja Pahkala, Olli T. Raitakari, sull’opportunità di intervento sulla traiettoria delle funzioni cognitive, ha messo a sistema le valutazioni recenti più interessanti sull’associazione tra disturbi cardiovascolari e declino cognitivo. Definire la prospettiva della funzione cognitiva nella vita del paziente è importante, fanno notare, per agire in anticipo e provare a individuare quei fattori di rischio che possono causare il processo di degrado della traiettoria cognitiva stessa.

In particolare, Rovio e i colleghi recuperano lo studio del gruppo guidato da Wuxiang Xie imperniato sulla valutazione del declino delle funzioni cognitive di un paziente, prima e dopo una coronaropatia. L’indagine è stata sviluppata a partire da una vasta mole di dati, messi a disposizione dall’ELSA (English Longitudinal Study of Aging). L’indagine ha, inoltre, tenuto conto di tre domini cognitivi: memoria verbale, fluidità semantica e orientamento temporale. La cardiopatia coronarica è un possibile fattore di flessione della traiettoria del declino cognitivo in età avanzata. Per giungere a questo punto, la ricerca di Xie et al. ha confrontato le traiettorie cognitive di soggetti per i quali durante la fase di follow-up era emersa la cardiopatia coronarica e quelle di soggetti che non avevano subito l’evento. Il punto di partenza sono le considerazioni conclusive di precedenti studi sul tema, secondo cui la malattia cardiaca coronarica (CHD) potrebbe essere associata a un declino cognitivo accelerato, ma senza che sia stato mai definito il modello temporale del declino stesso. Così lo studio del 2019 ha provato a determinare la traiettoria cognitiva, prima e dopo la diagnosi di CHD, con particolare riferimento alla fascia di popolazione con più di 50 anni. La ricerca ha valutato 7.888 persone, di cui 3.260 uomini e 4.628 donne, con un’età media di circa 62 anni. Il tasso annuale di declino cognitivo prima della diagnosi di coronaropatia nei soggetti che avevano subito il verificarsi di CHD era simile a quello dei partecipanti che non ne hanno dato segno. Allo stesso tempo, con lo studio è emerso che tra i soggetti a cui era stata effettuata diagnosi di CHD non si era © Naeblys/www.shutterstock.com

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verificato declino cognitivo a breve termine. Ma negli anni successivi alla diagnosi di CHD, la capacità di cognizione generale, la memoria verbale e l’orientamento temporale sono diminuiti in modo significativamente più rapido rispetto all’andamento della traiettoria registrata precedentemente all’evento. Xie, Zheng e Zhong concludono dunque che il verificarsi di CHD è associato a un declino cognitivo accelerato dopo, ma non prima, dell’evento. Ecco perché, suggeriscono, si dovrebbe porre l’attenzione sul decadimento cognitivo a lungo termine correlato alla malattia coronarica. Il passaggio successivo nell’indagine di questa associazione è offerto da Rovio e colleghi. Rispetto ai risultati ottenuti da Xie et al., fanno notare che la mancata associazione a breve termine fra eventi di patologia coronarica e accelerazione del declino cognitivo in qualche modo supera gli studi precedenti, secondo cui il legame fra salute cardiovascolare e funzione cognitiva va correlato esclusivamente a un danno della struttura cerebrovascolare prodotto dall’evento cardiovascolare. Un altro dato della ricerca di Xie ha destato l’interesse di Rovio e colleghi: se non sono state rilevate particolari differenze nella traiettoria del declino cognitivo prima del verificarsi di CHD tra quanti non ne hanno sofferto e quanti ne sono rimasti colpiti, allora si può arrivare a ipotizzare che le indicazioni subcliniche del declino possano risalire a periodi molto lontani rispetto a quando le stesse si palesano in modo chiaro tale da diventare oggetto di diagnosi. Nella valutazione di Rovio, inoltre, risultano interessanti i dati relativi ai pazienti a cui è stato diagnosticato l’evento di patologia coronarica: avevano tutti mostrato livelli sopra la norma dei fattori di rischio (pressione arteriosa sistolica e diastolica, indice di massa corporea, errato stile di vita). Da qui, l’ipotesi che quella stessa presenza d’allerta di fattori di rischio abbia avuto un ruolo - se non addirittura causato - nel decadimento della funzione cognitiva. Una lettura possibile è che le traiettorie delle funzioni cognitive siano uguali per entrambi i gruppi oggetto di studio (con o in assenza di CHC) e inizino a divergere solo quando la patologia coronarica compromette la funzione vascolare cerebrale.

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Tuttavia, prosegue la valutazione di Rovio, il quadro teorico potrebbe rivelarsi più delicato: potremmo dover assumere che le attuali metodologie di monitoraggio cognitivo non siano state, in realtà, capaci di individuare differenze, anche minime, tra i due gruppi di studio (con o in assenza di CHC). Alla luce di queste considerazioni appare necessario spingere sul fronte della valutazione della funzione cognitiva, non solo nell’ambito della ricerca scientifica, ma anche nel contesto clinico. Solo una maggiore precisione della valutazione può presupporre all’individuazione di una corretta correlazione tra la traiettoria di declino della stessa e gli effetti dell’evento cardiovascolare. Nonostante il bias evidenziato nel metodo, lo studio di Xie riesce comunque a evidenziare il ruolo chiave della salute cardiovascolare sull’andamento della traiettoria cognitiva del paziente. Ecco perché Rovio, Pahkala e Raitakari concludono segnalando come gli interventi mirati sui fattori di rischio della malattia coronarica potrebbero ottenere un impatto positivo non solo sui fattori di rischio del declino cognitivo, ma anche sui possibili fattori scatenanti la flessione della traiettoria cognitiva. Con una conseguente azione preventiva che produrrebbe guadagno in termini di autonomia dell’individuo e riduzione della spesa pubblica. Bibliografia 1 Yaffe K., Vittinghoff E., Pletcher M.J., et al., Early adult to midlife cardiovascular risk factors and cognitive function, Circulation (2014). 2 Benjamin E.J., Virani S.S., Callaway C.W., et al., Heart disease and stroke statistics—2018 update: a report from the American Heart Association, Circulation (2018). 3 Livingston G., Sommerlad A., Orgeta V., et al., Dementia prevention, intervention, and care, Lancet (2017). 4 Xie W, Zheng F, Yan L, Zhong B., Cognitive decline before and after incident coronary events, J.Am Coll Cardiol (2019).


SCIENZE

Nuove frontiere nella lotta alle metastasi tumorali L’enzima UGDH come candidato a marker diagnostico e target terapeutico nelle patologie neoplastiche

di Giada Fedri

L’

incessante ricerca di approcci terapeutici all’avanguardia per la cura dei tumori, dimostra come l’efficacia dei trattamenti dipenda non solo dalla complessità biologica del cancro, ma anche dalle caratteristiche intrinseche delle cellule tumorali. La crescita indipendente e potenzialmente illimitata, la creazione di micro-ambienti vascolarizzati resistenti ai segnali esterni, la capacità di invasione e di metastasi sono da anni al centro degli studi per lo sviluppo di nuove terapie in ambito oncologico. Negli ultimi decenni, la ricerca si è concentrata principalmente sullo studio dei meccanismi molecolari alla base della riprogrammazione del metabolismo energetico, delle dinamiche di elusione della risposta immunitaria e della stimolazione infiammatoria, sull’instabilità genetica e la cascata di mutazioni ed eventi epigenetici necessari alla differenziazione tumorale [1]. La forza dello sviluppo, della crescita e dell’evoluzione tumorale, risiede nella capacità di sfruttare le risorse metaboliche e le vie di segnalazione di cellule sane al fine di creare micro-ambienti favorevoli alla propria proliferazione, espansione e diffusione. Le mutazioni degli oncogeni e dei geni soppressori del tumore causano alterazioni di numerose vie di segnalazione intracellulari per consentire un accelerato metabolismo delle cellule tumorali, che ripro-

gettano per la sopravvivenza e crescita a discapito delle cellule circostanti. Il microambiente biochimico influenza ulteriormente il fenotipo metabolico delle cellule neoplastiche, determi© Giovanni Cancemi/www.shutterstock.com

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nando la resistenza o meno alle terapie convenzionali e dunque determinando prognosi del paziente. Tra questi è di crescente interesse il processo della glicogenosintesi, e nello specifico il ruolo dell’enzima UDP-glucosio-6-deidrogenasi (UGDH) nella accrescimento e nella progressione neoplastica. In condizioni di normalità, il glucosio presente nel fegato e nei muscoli, a seguito di reazioni a catena, è convertito in UDP-glucosio, substrato di reazioni di ossidoriduzione da parte dell’UGDH che genera l’acido UDP-glucuronico [2], precursore essenziale nella sintesi di glicosaminoglicani come l’acido ialuronico (HA) e il condroitin-solfato (CS), molecole chiave in diversi meccanismi cellulari e nei processi di sviluppo [3]. E’ già stato dimostrato che l’aumento dell’acido glucuronico UDP può portare a un’eccessiva produzione di proteoglicani incluso l’HA, direttamente coinvolto nella promozione della normale crescita e migrazione cellulare. I frammenti di HA hanno una potente attività angiogenica e possono favorire l’invasione e la metastasi alterando la motilità e il ciclo cellulare delle cellule di carcinoma, modulando inoltre l’adesione alla matrice extracellulare e alle cellule endoteliali [4][5]. L’aumento della sua concentrazione infatti, è implicato in diverse patologie

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come il glioblastoma[6] ed è coinvolto nella progressione dei tumori epiteliali come quelli del seno [7], del colon [8] e della prostata [9]. In quest’ultimo, l’eccesso di HA combinato con l’aumento di UGDH favorisce la crescita del tumore manipolando il ciclo cellulare, la proliferazione, la motilità e l’invasività delle cellule tumorali prostatiche [10]. D. Huang et al. hanno proposto l’UGDH come potenziale bio-marcatore dopo la β-catenina per lo screening di individui a rischio nella fase pre-maligna del tumore alla prostata [11]. Infatti, l’UGDH è un prodotto genico nettamente sovra regolato in risposta all’aumento di specifici ormoni nelle cellule del carcinoma mammario [12], quindi un organo secernente androgeni come la prostata, potrebbe avere un meccanismo simile per aumentare l’espressione di UGDH [13]. Uno studio ha dimostrato come l’inibizione della sintesi ialuronica possa ridurre l’angiogenesi tumorale e quindi limitare la crescita in vivo dei tumori della prostata umana[14], proponendo così un nuovo intervento terapeutico mirato a limitare la disponibilità di precursori mediante l’inibizione dell’UGDH. Anche i polifenoli, già noti per le proprietà anti-mutageniche, antiossidanti e di regolazione dell’angiogenesi, hanno dimostrato di essere efficaci in modo specifico anche sull’attività di UGDH e sulla proliferazione di cellule di carcinoma mammario umano [15] agendo in modo specifico sulla morfologia cellulare e sulla vitalità; e si ipotizza una condizione similare nelle cellule di carcinoma prostatico. D’altra parte la biodisponibilità orale dei polifenoli è molto bassa ed è difficoltoso raggiungere concentrazioni plasmatiche simili a quelle proposte in vitro. Inoltre per essere assorbiti, i polifenoli necessitano di coniugazioni metaboliche mediante metilazione, solfatazione o glucuronidazione, riducendo ulteriormente la loro effettiva efficacia terapeutica. Fino a pochi mesi fa, non era mai stata valutata la relazione tra l’espressione proteica di UGDH ed i fattori clinico-patologici dell’invasione vascolare e linfatica, le metastasi linfonodali e la prognosi dei pazienti in caso di tumori secondari. A questo scopo, il gruppo del Dr. Yang Weiwei della “Shanghai Institute of Biochemistry and Cell Biology” (SIBCB) dell’Accademia Cinese delle Scienze ha studiato e scoperto i procedimenti molecolari relativi all’espressione e la localizzazione di UGDH e lo specifico meccanismo molecolare d’azione in caso di metastasi al polmone [16]. Tramite la tecnica dell’RNAi, è stata abbattuta l’espressione di 111 enzimi in cellule di carcinoma, dimostrando che il knockdown di UGDH, espresso principalmente nel nucleo, ini-


bisce notevolmente la migrazione delle cellule tumorali: dopo l’attivazione dei recettori EGFR, UGDH fosforilato sulla Tirosina 473 (Y473) si lega all’antigene R Hu (HuR), migliorando così la stabilità dell’mRNA di SNAI1. L’aumento dell’espressione della proteina SNAIL a sua volta avvia la transizione epiteliale-mesenchimale delle cellule tumorali, promuovendone così la migrazione e lo sviluppo di metastasi del cancro del polmone. La via di segnalazione coinvolta è PI3K/Akt, comune a numerose condizioni patologiche per il suo ruolo chiave nell’inibizione dell’apoptosi, l’aumento della sopravvivenza cellulare, la proliferazione e l’invasione [17][18]. Anche il confronto della sopravvivenza di pazienti con carcinoma polmonare, trattati sia con radioterapia adiuvante standard che chemioterapia dopo l’intervento chirurgico, ha sottolineato come la presenza di alti livelli di pUGDH (Y473) sia strettamente collegata ad un’aspettativa di vita più bassa e maggior rischio di metastasi. Inoltre, i livelli di pUGDH (Y473)

Bibliografia 1 D. Hanahan and R. A. Weinberg, “Hallmarks of cancer: The next generation,” Cell, vol. 144. pp. 646–674, 2011. 2 J. W. Huh, H. J. Lee, M. M. Choi, S. J. Yang, Y. Y. Seung, W. K. Dae, Y. K. So, Y. C. Soo, and S. W. Cho, “Identification of a UDP-glucose-binding site of human UDP-glucose dehydrogenase by photoaffinity labeling and cassette mutagenesis,” Bioconjug. Chem., vol. 16, pp. 710–716, 2005. 3 M. Rizzotti, D. Cambiaghi, F. Gandolfi, S. Rindi, R. Salvini, and G. De Luca, “The effect of extracellular matrix modifications on UDP-glucose dehydrogenase activity in cultured human skin fibroblasts,” Basic Appl. Histochem., vol. 30, pp. 85–92, 1986. 4 A. G. Bharadwaj, K. Rector, and M. A. Simpson, “Inducible hyaluronan production reveals differential effects on prostate tumor cell growth and tumor angiogenesis,” J. Biol. Chem., vol. 282, pp. 20561–20572, 2007. 5 C. Ricciardelli, D. L. Russell, M. P. Ween, K. Mayne, S. Suwiwat, S. Byers, V. R. Marshall, W. D. Tilley, and D. J. Horsfall, “Formation of hyaluronan- and versican-rich pericellular matrix by prostate cancer cells promotes cell motility,” J. Biol. Chem., vol. 282, pp. 10814–10825, 2007. 6 O. Oyinlade, S. Wei, B. Lal, J. Laterra, H. Zhu, C. R. Goodwin, S. Wang, D. Ma, J. Wan, and S. Xia, “Targeting UDP-α-d-glucose 6-dehydrogenase inhibits glioblastoma growth and migration,” Oncogene, vol. 37, pp. 2615–2629, 2018. 7 P. Auvinen, R. Tammi, J. Parkkinen, M. Tammi, U. Ågren, R. Johansson, P. Hirvikoski, M. Eskelinen, and V. M. Kosma, “Hyaluronan in peritumoral stroma and malignant cells associates with breast cancer spreading and predicts survival,” Am. J. Pathol., vol. 156, pp. 529–536, 2000. 8 K. Ropponen, M. Tammi, J. Parkkinen, M. Eskelinen, R. Tammi, P. Lipponen, U. Ågren, E. Alhava, and V. M. Kosma, “Tumor cell-associated hyaluronan as an unfavorable prognostic factor in colorectal cancer,” Cancer Res., vol. 58, pp. 342–347, 1998. 9 S. Aaltomaa, P. Lipponen, R. Tammi, M. Tammi, J. Viitanen, J. P. Kankkunen, and V. M. Kosma, “Strong stromal hyaluronan expres-

nei tumori di pazienti con recidiva metastatica erano molto più alti di quelli nei tumori di pazienti senza recidiva, correlando in modo univoco i livelli di mRNA di UGDH con la malignità e la prognosi peggiore di pazienti con carcinoma polmonare. Questi dati indicano che l’espressione e la localizzazione di UGDH possono essere usati come marcatore diagnostico precoce di tumori secondari polmonari e come indicatore prognostico sfavorevole; ed evidenziano UGDH come potenziale target terapeutico efficace. Le terapie convenzionali dimostrano una buona efficacia sui tumori primari, anche se maligni ma un effetto ridotto sui secondari. Individuare dunque un marcatore precoce, specifico e affidabile per la diagnosi di eventi metastatici e comprendere i meccanismi molecolari alla base di migrazione e invasione, è il traguardo da raggiungere per ridurre drasticamente la mortalità dei pazienti oncologici, che ad oggi è causata al 90% dagli eventi metastatici.

sion is associated with PSA recurrence in local prostate cancer,” Urol. Int., vol. 69, pp. 266–272, 2002. 10 R. H. Tammi, A. Kultti, V. M. Kosma, R. Pirinen, P. Auvinen, and M. I. Tammi, “Hyaluronan in human tumors: Pathobiological and prognostic messages from cell-associated and stromal hyaluronan,” Seminars in Cancer Biology, vol. 18. pp. 288–295, 2008. 11 D. Huang, G. P. Casale, J. Tian, S. M. Lele, V. M. Pisarev, M. A. Simpson, and G. P. Hemstreet, “UDP-glucose dehydrogenase as a novel field-specific candidate biomarker of prostate cancer,” Int. J. Cancer, vol. 126, pp. 315–327, 2010. 12 J. Lapointe and C. Labrie, “Identification and cloning of a novel androgen-Responsive gene, uridine diphosphoglucose dehydrogenase, in human breast cancer cells,” Endocrinology, vol. 140, pp. 4486–4493, 1999. 13 B. J. Sommer, J. J. Barycki, and M. A. Simpson, “Characterization of Human UDP-glucose Dehydrogenase,” J. Biol. Chem., vol. 279, pp. 23590–23596, 2004. 14 M. A. Simpson, C. M. Wilson, and J. B. McCarthy, “Inhibition of prostate tumor cell hyaluronan synthesis impairs subcutaneous growth and vascularization in immunocompromised mice,” Am. J. Pathol., vol. 161, pp. 849–857, 2002. 15 E. Y. Hwang, J.-W. Huh, M.-M. Choi, S. Y. Choi, H.-N. Hong, and S.-W. Cho, “Inhibitory effects of gallic acid and quercetin on UDP-glucose dehydrogenase activity,” FEBS Lett., vol. 582, pp. 3793–3797, 2008. 16 X. Wang, R. Liu, W. Zhu, H. Chu, H. Yu, P. Wei, X. Wu, H. Zhu, H. Gao, J. Liang, G. Li, and W. Yang, “UDP-glucose accelerates SNAI1 mRNA decay and impairs lung cancer metastasis,” Nature, vol. 571. pp. 127–131, 2019. 17 E. Anagnostopoulou, C. Papanastasopoulou, M. Papastamataki, A. Kotsiou, Z. Topouzoglou, N. Anagnostopoulos, and N. Sitaras, “Serum Hyaluronic Acid Levels Are Altered in Acute Leukemia Patients: Potential Prognostic Implications,” Acta Haematol., vol. 138, pp. 44–51, 2017. 18 M. Wu, M. Cao, Y. He, Y. Liu, C. Yang, Y. Du, W. Wang, and F. Gao, “A novel role of low molecular weight hyaluronan in breast cancer metastasis,” FASEB J., vol. 29, pp. 1290–1298, 2015.

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Il sopralluogo giudiziario Cenni storici, legislazione vigente e analisi delle pratiche legate alle indagini sulla scena del crimine

di Ph.D. Massimo Pezzuti

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in dalla notte dei tempi, si sono svolte pratiche evocanti l’attuale prassi medico- legale, anche se la figura del medico e degli esperti della scena del crimine, risultava spesso non bene delineata da un punto di vista professionale, ed era in molti casi scavalcata dalla figura del giudice. Procedure giudiziarie assimilabili all’odierno sopralluogo giudiziario già esistevano nell’antico Egitto, come si desume dai papiri di Oxyrinchus, ritrovati alla fine dell’800’ nella città di Ossirinco, attuale città di el-Bahnasa, in una antica discarica al centro città, grazie all’opera di vari archeologi tra cui, in particolare, Bernard Grenfell ed Arthur Surridge Hunt. Tali manoscritti in lingua greca e latina risalgono al II –III secolo d.C. e riportano le ispezioni che venivano eseguite sul luogo del reato, cui partecipavano delle figure ben delineate: vi era un “magistrato locale” (stratega), due rappresentanti del luogo in qualità di “testimoni” , “un funzionario pubblico” con mansioni di cancelliere, “lo scriba” (nomografo) che stendeva il verbale, nonché il “perito” che poteva essere il medico pubblico distrettuale ed un medico libero esercente. Tuttavia è nel tardo romano verso la fine del IV secolo d. C. che questa attività si perfezionò sistematicamente, a tal punto che i sopralluoghi giudiziari si facevano i tutti i casi di morte violenta, di lesioni personali, od di infortuni. Tra l’altro, considerato che l’autopsia era in quei tempi un atto straordinario, i cadaveri di soggetti deceduti per morte violenta od inattesa, venivano esposti alla pubblica piazza per due giorni, affinché tutte le persone che

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avevano competenze specifiche in materia esprimevano il proprio giudizio sulla possibile causa del decesso. Nel primo Medioevo, nonostante l’influenza esercitata dal diritto romano sulle legislazioni barbariche, non risulta ad oggi provato l’intervento del medico –legale nel processo giudiziario.Solo agli inizi del XIII secolo cominciò ad affermarsi l’importanza della “perizia” nell’istruttoria processuale ad opera di Pontefici romani di cui vi è traccia nelle Decretali di Innocenzo III (1209) e di Papa Gregorio IX (1243). Norme riguardanti l’intervento dei periti nei procedimenti giudiziari civili e penali vennero emanate dalle “Constitutiones Augustales” di Federico II (1231); Tra il 1250-1300 si sviluppò così una vera “organizzazione peritale” in tutte le città medioevali dell’Occidente: gli statuti comunali prevedevano l’opera del medico ogni qualvolta si doveva istruire un processo per lesioni personali , morte violenta, veneficio, o stupro; si formò inoltre in molte città un corpo specializzato di periti giurati detti “medici delle ferite” che eseguivano autopsie giudiziarie ordinate dalla autorità inquirente per far luce sulle morti criminose o sospette tali; fiorì in quei tempi la cosiddetta “chirurgia forense” con la quale i chirurghi attraverso l’esame ispettivo dei cadaveri o con l’ausilio dell’autopsia avevano il compito di stabilire la natura , la gravità e la letalità delle lesioni , redigendo infine referti e rapporti medico-legali. Anche in Cina in epoca corrispondente al XIII secolo, il sopralluogo giudiziario era un atto fondamentale della procedura


ECM penale cinese. A tal proposito è stato ritrovato un manuale di tecniche del sopralluogo “Shi- Yong-Lu” (1217) scritto per fissare le regole di ispezione e rimozione dei cadaveri. La tecnica del sopralluogo andò perfezionandosi nei secoli seguenti fino all’epoca contemporanea, quando nella seconda metà dell’ottocento (1860), sotto l’indicazione scientifica e medico-legale, dettarono una regolamentazione molto precisa ed accurata sulla ricognizione dei cadaveri nei casi di reato. Le scuole di criminalistica, sorte fiorenti tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, specialmente in Francia, Svizzera ed Italia, apportarono contributi notevoli allo studio teorico-pratico del “sopralluogo giudiziario” cosicché lo stesso assunse una nuova ed rivoluzionaria connotazione nell’ambito del processo penale. Il sopralluogo giudiziario che fino a quei tempi era stata una considerata una attività tecnica di tipo empirico, basata sull’esperienza e la bravura personale del singolo operatore, tale da poter essere assurta alla tipologia delle arti e dei mestieri svolta “dai bravi artigiani del scena del crimine” assumeva una veste innovativa basata sul “metodo scientifico”, sull’esame oggettivo- metodologico e sull’impiego di tecniche e protocolli condivisi a livello internazionale. Nasceva così lo studio vero e proprio di una comunità scientifica internazionale che si confrontava e metteva a punto un nuovo approccio di “tipo scientifico” fornito dallo studio coordinato, dalla pubblicazione di trattati e dalle proficue collaborazioni tra i più noti studiosi criminologi, biologi, antropologi, medici, naturalisti, giuristi e filosofi dell’epoca. Il sopralluogo giudiziario divenne così fonte di informazioni preziose e l’atto primo nell’ambito di qualunque inchiesta giudiziaria, fornendo le risposte utili alla caratterizzazione dei delitti e dei loro colpevoli. In questo nuovo scenario si distinsero tantissimi scienziati dell’epoca tra i quali Alphonse Bertillion, Cesare Lombroso, Fransis Galton, Giovanni Gasti e Salvatore Ottolenghi. Nato in Francia (1853-1914), Alphonse Bertillion fu inventore del I metodo di identificazione giudiziaria : padre della “antropometria giudiziaria”, ideò un nuovo metodo di segnalamento antropometrico detto “Sistema Bertillion” per l’identificazione dei recidivi, basato su 14 misurazioni antropometriche ( diametro cranio, lunghezza degli arti superiori ed inferiori, lunghezza delle dita di piedi e mani , lunghezza naso, caratteristiche dell’orecchio destro e sinistro che venivano annotate sul “cartellino foto-segnaletico” con foto a mezzo busto frontale e laterale del pregiudicato (ancora oggi utilizzato). Il cartellino foto-segnaletico attraverso le foto del soggetto ed attraverso l’analisi di tutta una serie di misure antropometriche doveva

costituire il cosiddetto “portait parlé” ossia il ritratto parlato del delinquente il quale poteva quindi essere facilmente identificato. Egli istituì moltissimi corsi di formazione per tutte le polizie europee, ma tale tecnica risultò fallace in quanto le misurazioni fatte dagli operatori non erano mai precise (poco accurate): il sistema Bertillion fu abbandonato con l’introduzione del “finger-printing o impronta digitale” di Galton ed Henry. Cesare Lombroso Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista italiano, da taluni studiosi definito come padre della moderna criminologia. Esponente del positivismo, è stato uno dei pionieri degli studi sulla criminalità, e fondatore dell’antropologia criminale. Il suo lavoro è stato fortemente influenzato dalla fisiognomica, dal darwinismo sociale e dalla frenologia. Le sue teorie si basavano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall’uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano il comportamento socialmente deviante. Di conseguenza, secondo lui l’inclinazione al crimine era una patologia ereditaria e l’unico approccio utile nei confronti del criminale era quello clinico-terapeutico. Solo nell’ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella determinazione del comportamento criminale. Sebbene a Lombroso vada riconosciuto il merito di aver tentato un primo approccio sistematico allo studio della criminalità, tanto che ad alcune sue ricerche si ispirarono Sigmund Freud e Carl Gustav Jung per alcune teorie della psicoanalisi applicata alla società, la maggior parte delle sue teorie sono oggi destituite di ogni fondamento. Presso l’Università degli Studi di Torino è attivo dal 1876 un Museo di antropologia criminale da lui stesso fondato; Il museo contiene 684 crani e 27 resti scheletrici umani, 183 cervelli umani, 58 crani e 48 resti scheletrici animali, 502 corpi di reato utilizzati per compiere delitti più o meno cruenti, 42 ferri di contenzione, un centinaio di maschere mortuarie, 175 manufatti e 475 disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, folcloristici abiti di briganti, persino tre modelli di piante carnivore. C’è anche lo scheletro di Lombroso, che egli, spegnendosi un secolo fa, volle lasciare alla

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ECM scienza, così come il suo volto conservato sotto formalina (non esposto). Fransis Galton Nato in Inghilterra (1822-1911) è stato un esploratore, antropologo, statistico, climatologo e patrocinatore dell’eugenetica (scienza che studia la selezione genetica), Galton dedicò buona parte della sua vita ai suoi studi sulle impronte digitali, già iniziati da altri suoi predecessori. Un’impronta digitale è una traccia lasciata dai dermatoglifi dell’ultima falange delle dita delle mani; i dermatoglifi invece sono il risultato dell’alternarsi di creste e solchi; essi sono presenti sui palmi delle mani, sulle piante dei piedi e sui polpastrelli delle dita. Le creste variano in ampiezza da 100 ai 300 micron, mentre il periodo cresta-solco corrisponde all’incirca a 500 micron. La condizione di assenza di impronte digitali in medicina prende il nome di adermatoglifia. Il metodo di identificazione mediante impronte digitali era stato già introdotto da William James Herschel negli anni 1860, e il suo uso in ambito criminale e giudiziario già proposto da Henry Faulds nel 1880. Ma furono le ricerche di Galton, congiuntamente a quelle svolte da Edward Henry nel medesimo periodo, a impostare su base scientifica lo sviluppo e le applicazioni di questo metodo, favorendone quindi l’effettiva adozione nelle aule giudiziarie. Fransis Galton è passato alla storia per l’introduzione del metodo di identificazione umana del “finger-printing o impronta digitale”, basato sulla discontinuità delle creste che vengono chiamate “minuzie”, o “dettagli di Galton”, in suo onore; esse possono essere fatte corrispondere semplicisticamente alle terminazioni o alle biforcazioni delle creste (vedi l’esempio in Figura, dove il cerchio evidenzia una terminazione e il quadrato, una biforcazione), anche se in dettaglio la loro forma può essere descritta in modo più preciso: esistono ad esempio minuzie a forma di punto, uncino e biforcazione multipla. Tale sistema fu introdotto in Italia e perfezionato da Giovanni Gasti (funzionario di Polizia) nel 1907. Salvatore Ottolenghi Nato ad Asti (1861-1934), è stato medico, antropologo, filosofo e giurista italiano, fondatore della Polizia Scientifica Italiana (1903) e primo Direttore del Servizio Polizia Scientifica. Ottolenghi si laureò in medicina e chirurgia a soli 23 anni, nel 1884, presso l’Università di Torino. Inizialmente attratto dall’oculistica, venne convinto da Cesare Lombroso a dedicarsi all’antropologia ed alla psichiatria, diventando nel 1885 assistente del professore. Al fianco di Lombroso fino al 1893, l’Ottolenghi ebbe modo di compiere studi approfonditi in fisiognomica, in

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frenologia e nelle discipline degenerazioniste e alieniste, sulla base dei testi di Giovanni Battista Della Porta, Johann Kaspar Lavater, Franz Joseph Gall, Johann Gaspar Spurzheim, Benedict Augustin Morel, James Cowles Prichard e Henry Maudsley. In seguito ottenne la Cattedra di medicina legale a Siena, rimanendovi fino al 1903, anno in cui si trasferì a Roma proseguendo l’insegnamento universitario. In questa città fu il promotore della fondazione della Scuola di Polizia Scientifica, alla quale diede un indirizzo antropo-biologico. Allievo di Cesare Lombroso, creatore della disciplina della criminologia scientifica, Ottolenghi fu infatti il primo studioso delle tecniche di investigazioni scientifiche e già nel 1897 fondò con Giuseppe Alongi la “Rivista di Polizia Scientifica”. Il sopralluogo “moderno” nasce dalla straordinaria intuizione di Salvatore Ottolenghi di trasferire il metodo scientifico, applicato con successo nel campo dell’identità preventiva e giudiziaria attraverso il c.d. “ritratto parlato”, in analogia al “portait parlé” di Bertillon, (Ottolenghi, 1910-1932) anche all’attività principale dell’indagine giudiziaria, ovvero il sopralluogo. Prima di Ottolenghi, il sopralluogo giudiziario non aveva una sua precisa collocazione come momento autonomo nell’indagine giudiziaria: l’approccio sulla scena del crimine era basato più sull’intuito, sull’empirismo e sull’esperienza dell’operatore di polizia, piuttosto che su precise regole e sulla rigorosa osservazione delle stesse. Con Ottolenghi si è assistito, di fatto, alla codificazione delle attività proprie del sopralluogo giudiziario; in tal modo le attività di investigazione tecnica hanno acquisito dignità di investigazione scientifica. Le “massime” del sopralluogo giudiziario possono ancora oggi essere mutuate dagli insegnamenti di Ottolenghi. Nei primi anni del 1900 in Italia Salvatore Ottolenghi fu promotore della fondazione a Roma della Scuola di Polizia Scientifica, alla quale diede un indirizzo bio-antropologico, mentre in Francia, a Lione, Edmund Locard creò il primo laboratorio forense, iniziando ad elaborare il “principio di interscambio”, espresso formalmente nel 1920, secondo cui quando un individuo, nell’ambito di un crimine, entra in contatto con un oggetto o un’altra persona, lascia sempre delle tracce sull’oggetto o sulla persona e l’oggetto o persona lascia sempre delle tracce sull’autore del crimine. Ottolenghi proponeva un metodo analitico-obiettivo. Sosteneva, infatti, che il compito di chi interviene nel sopralluogo “non è quello di risolvere problemi giudiziari, ma di fare indagini che portano alla constatazione di dati di fatto, che permetteranno poi di poter risolvere questi problemi” (Ottolenghi, 1910-1932). Non si può arrivare a fare ipotesi sul reato, sulle modalità in cui si è svolto, sulla persona del reo se prima non sono stati raccolti i dati di fatto, i quali costituiscono il punto di partenza per la formulazione di ipotesi. Tutto il lavoro delle indagini e di sintesi del giudizio finale


ECM deve essere, quindi, compiuto attraverso il “metodo analitico-obiettivo”. In particolare, alla formulazione dell’ipotesi finale si perviene attraverso l’interpretazione e la singola valutazione di ogni dato raccolto, rispetto alle varie ipotesi diagnostiche; attraverso la comparazione fra il significato e il valore dei diversi dati di fatto raccolti; attraverso le considerazioni comparative delle varie ipotesi possibili, secondo il significato dei diversi dati di fatto fra di loro concordanti ed infine attraverso le conclusioni sulla specie di reato. Partendo dalla raccolta dei dati di fatto, si procede ai successivi momenti dell’indagine diretta: osservazione e descrizione, attività che consentono di giungere al c.d. “ritratto parlato” del sopralluogo, nonché conservazione e fissazione di tutto ciò che è presente all’atto del sopralluogo. A proposito del “ritratto parlato del luogo del reato” lo stesso Ottolenghi aggiungeva che esso “rappresenta il documento più importante di tutto l’incartamento processuale, la base di qualsiasi altra indagine di polizia giudiziaria per l’accertamento dei reati e la ricerca dei rei” . In definitiva Ottolenghi definì il moderno sopralluogo giudiziario articolato in quattro fasi fondamentali: 1) Osservazione della scena del crimine (atto di acceso ispettivo ed esame dei luoghi) 2) Descrizione fedele (descrizione verbalizzata dello stato dei luoghi, degli oggetti e di tutto ciò che poteva essere ritenuto utile per rivivere in momenti successivi l’evidenza del fatto reato) 3) Documentazione iconografica (documentazione fotografica dei reperti trovati e descritti) 4) Repertazione (ricerca e prelievo delle tracce e dei corpi del reato) La necessità di regolamentare una così delicata attività di primo accertamento fu avvertita in Italia fin dall’inizio del secolo scorso, quando l’allora Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti Mario Fani emanò la Circolare n° 1667 del 24 luglio 1910 relativa agli accertamenti dei reati e rivolta ai Procuratori Generali presso le Corti d’Appello del Regno d’Italia. Nella Circolare venivano suggerite le norme riguardanti le indagini in corso di sopralluogo giudiziario: “[…] In ogni caso di sopraluogo - si tratti di reati contro le persone o di reati contro la proprietà -si deve procedere col primo intervento ad un esame completo, ordinato allo scopo che nulla rimanga di non osservato e si evitino le contestazioni tanto frequenti sui particolari del fatto e sulle circostanze nelle quali viene compiuto. Gioverà poi procedere a fissare uno schizzo o meglio con la fotografia, in tutti i casi più importanti, i particolari più interessanti del sopralluogo e specialmente la posizione del cadavere, dei mobili e degli altri oggetti eventualmente trovati”. Successivamente con Circolare della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza (01/02/1923) si richiamava l’attenzione del personale di Polizia Scientifica al corretto sopralluogo per l’accertamento della verità ed evitare possibili contestazioni di consulenti ed esperti.

Il moderno sopralluogo giudiziario Il sopralluogo giudiziario è definito come “quel complesso di attività, a carattere scientifico, che ha come fine la conservazione dello stato dei luoghi, la ricerca e l’assicurazione delle cose e delle tracce pertinenti al reato, utili per l’identificazione del reo e/o della vittima, nonché per la compiuta ricostruzione

della dinamica dell’evento e per l’accertamento delle circostanze in cui esso si è realizzato” Occorre preliminarmente rilevare però che tale definizione, alla luce delle modifiche apportate al nuovo codice di procedura penale, non è del tutto corretta: la stessa espressione può risultare riduttiva e fuorviante, portando a ritenere che sia un’attività di esclusiva pertinenza e competenza della polizia giudiziaria ( polizia investigativa), quando, invece, compiti di indagine, altrettanto importanti, sono da attribuire al consulente del P.M. e a quello dell’indagato o della persona offesa. L’espressione sopralluogo giudiziario quindi deve oggi essere inteso con una accezione più ampia da poterlo inquadrare in “quel complesso di attività poste in essere dalla polizia giudiziaria, dal consulente tecnico del Pubblico Ministero e della difesa, aventi natura tecnica e scientifica, esperibili sul locus commissi delicti, sia nell’immediatezza della scoperta del fatto di reato che nell’esecuzione di eventuali successivi accessi, finalizzate ad isolare, descrivere ed analizzare lo scenario, nonché ricercare, esaminare e repertare le tracce ivi rinvenute”. Il sopralluogo giudiziario rappresenta il punto di partenza di ogni attività investigativa e l’analisi della scena del crimine condotta con una metodologia operativa razionale, obiettiva, completa e scientificamente corretta diventa, quindi, determinante per l’esatta comprensione dell’evento criminoso grazie all’attività coordinata delle diverse figure professionali che, a vario titolo, intervengono nel suo contesto. Il sopralluogo giudiziario del XXI secolo ha le seguenti caratteristiche fondamentali: - Tecnologico: poiché utilizza mezzi e strumentazioni all’avanguardia per l’osservazione, la descrizione, la ricerca tracce, la repertazione e la catena di custodia dei reperti sequestrati. - Multidisciplinare: nei sopralluoghi complessi ( quali quelli relativi ad un omicidio, disastri di massa, calamità naturali ecc.) oltre alla squadra di intervento dei sopralluoghisti spesso, a seconda dei casi, troviamo il medico-legale, unità cinofile con cani addestrati alla ricerca di persone o di sostanze, l’antropologo forense, il genetista forense, l’entomologo forense, il botanico forense, l’odontologo forense, il criminologo, ecc. ; tali figure professionali collaborano strettamente tra loro in modo ordinato e coordinato sia in fase di sopralluogo che nella successiva fase degli accertamenti tecnici, allo scopo di ricostruire la dinamica dei eventi del fatto delittuoso e risalire all’autore del reato. - Coordinato: nella squadra di intervento degli specialisti della scena del crimine vi è sempre la figura del responsabile del sopralluogo, che solitamente è il più alto in grado e la persona più esperta che rappresenta l’equivalente del team leader del “centro di comando” del modello di indagine americano ( come vedremo più avanti è il luogo fisico in cui si posiziona la squadra dei sopralluoghisti sulla scena del crimine, e che rappresenta la sala regia nella quale si studia la metodologia di approccio per l’intervento da dover eseguire, si preparano gli strumenti ed i dispositivi idonei all’intervento, si comunica con tutte le altre figure professionali presenti sul posto. - Riproducibile nelle aule di giustizia: attraverso l’utilizzo di fotografie ad alta risoluzione, riprese video, di strumenti tecnologici che forniscono misurazioni esatte di distanze, angoli, e prospettive, di software dedicati per la ricostruzione della scena del crimine virtuale in 3D, è possibile riprodurre in modo Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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ECM fedele l’accadimento del fatto reato, e far rivivere attraverso la visione di un video la dinamica dei fatti, i movimenti della vittima e dell’offender, le vie di fuga ecc. - In qualità: il sopralluogo giudiziario è certificato ISO9001 ed è costituito da procedure e protocolli scritte per le varie tipologie di intervento. A tal proposito bisogna comunque tener presente che, considerata la vasta varietà degli scenari di fronte ai quali possono trovarsi gli operatori di polizia sulla scena del crimine, diventa difficile standardizzare ogni singola operazione eseguita. Nonostante tali problematiche, grossi sforzi si stanno facendo allo scopo di poter accreditare nei prossimi anni, il sopralluogo giudiziario secondo la normativa europea ISO IEC 17020.

Inquadramento legislativo del sopralluogo giudiziario Il sopralluogo giudiziario come già detto è rappresentato dal qual complesso di attività eseguite sul luogo dove è stato consumato un reato, finalizzate ad osservare, individuare, raccogliere e fissare tutti gli elementi utili alla ricostruzione dell’evento e alla individuazione dei responsabili. Secondo la legge penale le attività tecniche che vengono espletate in fase di sopralluogo assurgono alla natura di rilievi tecnici (rilevi descrittivi, rilievi fotografici, rilievi planimetrici, rilievi dattiloscopici ed eventualmente plastici) che consistono nella mera descrizione, individuazione e acquisizione degli oggetti presenti sulla scena del crimine, senza alcuna attività di carattere critico-valutativo che porti alla elaborazione di risultati. Tale attività viene espletata in base ai seguenti articoli previsti dal codice di procedura penale: - Articolo 55 c.p.p. (funzioni della polizia giudiziaria) 1. La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne glia autori, compiere gli atti necessari per assicurarne le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale. 2. Svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dalla Autorità Giudiziaria. Il sopralluogo in tale contesto normativo rappresenta quindi una indagine diretta prevista nell’ambito degli accertamenti urgenti, costituendo un mezzo di ricerca della prova. Il mezzo di ricerca della prova è strumento procedurale previsto dal diritto processuale penale italiano che può essere esperito ai fini dell’individuazione delle fonti di prova; si dividono in atti tipici ed atti atipici: rientrano negli atti tipici i mezzi di ricerca della prova quali perquisizioni, ispezioni, sequestro probatorio e intercettazioni; rientrano negli atti atipici per l’appunto il sopralluogo giudiziario. La verifica positiva di tale prova può avvenire attraverso i mezzi di prova e le fonti di prova: - I mezzi di prova come disciplinati dalla legge penale sono tutti gli atti processuali (perizia, testimonianza, esperimento giudiziale, ecc) attraverso i quali il giudice opera la verifica della prova - Le fonti di prova sono le persone, le cose o i documenti dai quali può essere desunta, la dimostrazione dell’esistenza di circostanze rilevanti ai fini della decisione. Tali fonti presentano al giudizio, tanto che funzione essenziale della p.g. e del P.M. è organo quella di assicurare le fonti di prova, ai sensi

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dell’art. 55. tutte le cose (ad esempio analisi dei reperti) e le persone che consentono la verifica della prova. - Articolo 348 c.p.p. (assicurazione delle fonti di prova) 1. Anche successivamente alla comunicazione della notizia di reato [347], la polizia giudiziaria continua a svolgere le funzioni indicate nell’articolo 55 raccogliendo in specie ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto e alla individuazione del colpevole 2. Al fine indicato nel comma 1, procede, fra l’altro: a) alla ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato nonché alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi; b) alla ricerca delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti; c) al compimento degli atti indicati negli articoli seguenti. 3. Dopo l’intervento del pubblico ministero, la polizia giudiziaria compie gli atti a essa specificamente delegati a norma dell’articolo 370, esegue le direttive del pubblico ministero ed inoltre svolge di propria iniziativa, informandone prontamente il pubblico ministero, tutte le altre attività di indagine per accertare i reati ovvero richieste da elementi successivi emersi e assicura le nuove fonti di prova; 4. La polizia giudiziaria, quando, di propria iniziativa o a seguito di delega del pubblico ministero, compie atti od operazioni che richiedono specifiche competenze tecniche, può avvalersi di persone idonee le quali non possono rifiutare la propria opera. - Articolo 354 c.p.p. (Accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone. Sequestro) 1. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria curano che le tracce e le cose pertinenti al reato siano conservate e che lo stato dei luoghi e delle cose non venga mutato prima dell’intervento del pubblico ministero. 2. Se vi è pericolo che le cose, le tracce e i luoghi indicati nel comma 1 si alterino o si disperdano o comunque si modifichino e il pubblico ministero non può intervenire tempestivamente, ovvero non ha ancora assunto la direzione delle indagini, gli ufficiali di polizia giudiziaria compiono i necessari accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose. In relazione ai dati, alle informazioni e ai programmi informatici o ai sistemi informatici o telematici, gli ufficiali della polizia giudiziaria adottano, altresì, le misure tecniche o impartiscono le prescrizioni necessarie ad assicurarne la conservazione e ad impedirne l’alterazione e l’accesso e provvedono, ove possibile, alla loro immediata duplicazione su adeguati supporti, mediante una procedura che assicuri la conformità della copia all’originale e la sua immodificabilità. Se del caso, sequestrano il corpo del reato e le cose a questo pertinenti. 3. Se ricorrono i presupposti previsti dal comma 2, gli ufficiali di polizia giudiziaria compiono i necessari accertamenti e rilievi sulle persone diversi dalla ispezione personale. Inoltre esistono casi nei quali il sopralluogo giudiziario può avvenire anche non nella immediatezza dei fatti su delega del magistrato inquirente (P.M.), come recita il seguente articolo: - Articolo 370 c.p.p. (Atti diretti ed atti delegati) 1. Il pubblico ministero compie personalmente ogni attività di indagine. Può avvalersi della polizia giudiziaria per il compimento di attività di indagine e di atti specificamente delegati, ivi compresi gli interrogatori ed i confronti cui partecipi la persona sottoposta alle indagini che si trovi in stato di libertà, con


ECM l’assistenza necessaria del difensore. 2. Quando procede a norma del comma 1, la polizia giudiziaria osserva le disposizioni degli articoli 364, 365 e 373. 2-bis. Se si tratta di uno dei delitti previsti dagli articoli 572, 609 bis, 609 ter, 609 quater, 609 quinquies, 609 octies, 612 bis e 612 ter del Codice penale, ovvero dagli articoli 582 e 583 quinquies del codice penale nelle ipotesi aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri 2, 5, 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, del medesimo codice, la polizia giudiziaria procede senza ritardo al compimento degli atti delegati dal pubblico ministero. 2-ter. Nei casi di cui al comma 2 bis, la polizia giudiziaria pone senza ritardo a disposizione del pubblico ministero la documentazione dell’attività nelle forme e con le modalità previste dall’articolo 357. 3. Per singoli atti da assumere nella circoscrizione di altro tribunale, il pubblico ministero, qualora non ritenga di procedere personalmente, può delegare, secondo la rispettiva competenza per materia, il pubblico ministero presso il tribunale [o la pretura] del luogo. 4. Quando ricorrono ragioni di urgenza o altri gravi motivi, il pubblico ministero delegato a norma del comma 3 ha facoltà di procedere di propria iniziativa anche agli atti che a seguito dello svolgimento di quelli specificamente delegati appaiono necessari ai fini delle indagini.

La scena del crimine La scena del crimine è lo spazio fisico ove si è svolta l’azione delittuosa o i luoghi riconducibili ad essa. Partiamo da un concetto fondamentale. Ogni scena del crimine, intesa come il luogo in cui è stato commesso un delitto o i luoghi in qualunque modo riconducibili a questo, è “unica”. Nel senso che non esistono mai due scene del crimine uguali. Si potrebbe affermare, che la sola coerenza delle scene del crimine è rappresentata dalla loro incoerenza e dalla costante diversità e complessità delle stesse. Possiamo distinguere, rispetto ai luogo od ai luoghi di accadimento di un reato, fondamentalmente due tipologie di scena del crimine: 1. La scena del crimine “primaria” 2. La scena del crimine “secondaria” Questa classificazione non deriva dall’ordine di importanza della scena ma connota semplicemente la sequenza dei siti coinvolti dal delitto. La scena del crimine primaria infatti è quella relativa al luogo o ai luoghi in cui ha avuto inizio il fatto

reato. La scena del crimine secondaria è invece il luogo che in qualche modo è collegato alla scena del crimine primaria. Ad esempio nel caso di una persona che viene uccisa in una camera di albergo e ritrovata insanguinata sul letto, ci troviamo di fronte ad una scena del crimine di tipo primario; il luogo dell’omicidio, è l’unico sito di interesse degli operatori di polizia ai fini dell’indagine, poiché il delitto inizia e si consuma nel medesimo ambiente. Diversamente, analizziamo il caso di una rapina in una gioielleria dove i malfattori, dopo una colluttazione con il proprietario, si danno alla fuga a bordo di un’auto che viene successivamente ritrovata in aperta campagna; in tale fattispecie di reato ci troviamo di fronte ad una scena del crimine primaria rappresentata dai locali della gioielleria, ed una scena del crimine secondaria costituita dall’auto utilizzata dai delinquenti per la fuga. La distinzione si basa sul “dove” e, conseguentemente, sul “quando”, è stato commesso un delitto, dato che la scena primaria precede la secondaria. Non è sempre agevole per gli operatori che svolgono il sopralluogo giudiziario comprendere se si è di fronte ad una scena del crimine primaria o una secondaria; ad esempio un cadavere ritrovato in aperta campagna, potrebbe essere stato ammazzato sul posto del ritrovamento (che in tal caso costituirà la scena primaria) o altrove, ed essere stato trasportato successivamente sul luogo del ritrovamento (che in tal caso costituirà la scena secondaria). Inoltre l’individuazione tra i due tipi di scene può essere ulteriormente complicata nei casi di “staging” ossia la cosiddetta messa in scena posta in opera dal criminale o da suoi complici per depistare le indagini o disorientare gli investigatori. Ai fini dell’indagine scientifica non è detto che la scena secondaria sia meno significativa rispetto alla primaria, e ciò differisce da caso a caso. Ad esempio come nel caso della rapina in gioielleria sopra citata, mi è capitato personalmente di analizzare il DNA su reperti sequestrati sulla scena del crimine primaria senza ottenere utili risultati, ed estrapolare, invece, il profilo genetico dei malfattori, sui reperti sequestrati nell’auto abbandonata utilizzata per la fuga. Le informazioni desumibili dalle anche minime tracce fisiche rinvenute sulla scena del delitto, come abbiamo visto, sono numerose e quasi tutte importanti. Ma Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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ECM za per cui è fondamentale che essa sia: - Preservata (impedire la dispersione o l’alterazione delle tracce che l’autore ha lasciato sulla scena, fino all’intervento delle squadre di intervento, che è deputata alla loro raccolta); - Evacuata (allontanare i soggetti non direttamente interessati) - Controllata (consentire l’accesso alla scena soltanto a coloro la cui presenza è strettamente necessaria) - Protetta (utilizzare percorsi predefiniti, ed impedire la contaminazione della scena, ovvero che sulla scena vengano lasciate tracce non connesse al fatto reato, ma ad eventi successivi all’intervento delle forze dell’ordine).

Delimitazione dell’area della scena del crimine

esse, come vedremo, rischiano di essere subito compromesse, disperse o, quel che è peggio, alterate, fin dai primi istanti della cognizione della notitia criminis. La scena del crimine, molto spesso fornisce informazioni fondamentali per individuare il cosiddetto “iter criminis”, ma è solo l’occhio attento ed esperto degli operatori che riesce a decifrare il susseguirsi degli eventi e trovarne la chiave di lettura andando a ritroso nel tempo. L’analisi, la ricostruzione temporale e la dinamica degli eventi per risalire agli autori di un reato seguono un iter tecnico-scientifico che si articola in due fasi connesse strettamente tra loro : i rilievi tecnici eseguiti sulla scena del crimine con il cosiddetto metodo a ritroso (che va indietro nel tempo) ed i cosiddetti accertamenti tecnici eseguiti dagli specialisti nei laboratori di indagini scientifiche che molto spesso forniscono fonti di prova utili nel dibattimento per la conseguente condanna del reo.

Il primo intervento sulla scenda del crimine Il primo intervento degli operatori di polizia sulla scena del crimine o dei cosiddetti “first responder” (volante Polizia, o gazzella dei Carabinieri) è di fondamentale importanza, in quanto essi seppur non specificatamente addestrati per le operazioni tecniche, hanno il delicato compito e la responsabilità di cristallizzare lo stato dei luoghi. L’attività delle pattuglie delle forze dell’ordine che per prime vengono notiziate dell’evento e si portano sul posto è stata nel passato per molto tempo sottovalutata e posta in secondo piano. I primi momenti di una indagine sono sempre quelli maggiormente informativi, pertanto sono molto delicati. L’inosservanza di poche semplici regole di contenimento sulla scena del crimine da parte degli operatori del primo intervento molte volte ne ha determinato la contaminazione e/o l’inutilizzabilità dei risultati nel dibattimento. L’operatore di volante (Polizia o Carabinieri) deve tenere sempre presente che egli stesso, personale di altri uffici investigativi ed i soccorritori sanitari (secondo il principio di interscambio di Locard,) possono essere potenziali fonti di contaminazione, per cui qualunque tipologia di operazione effettuata deve essere eseguita in modo da prevenire la contaminazione e/o perdita di preziose informazioni sulla scena del crimine. La scena del crimine dovrà quindi essere messa in sicurez-

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Data l’estrema variabilità dei contesti in cui si può essere chiamati ad intervenire, non è possibile fornire criteri univoci per effettuare tale provvisoria delimitazione. Essa dovrà tuttavia ispirarsi a due principi di carattere generale: - includere il luogo in cui è avvenuto il reato, le vie di accesso e di fuga e tutte le pertinenze dove si ritiene si possano rinvenire tracce dell’azione delittuosa o dell’autore del delitto; - in relazione alla tipologia di reato ed alle caratteristiche del locus commissi delicti delimitare l’area più ampia possibile, non essendo prevedibili a priori tutte le esigenze investigative che possono sorgere nel corso del sopralluogo. Delimitazione area gialla Quindi nello specifico si esegue una prima delimitazione più ampia, la cosiddetta area gialla, che dovrà possedere un unico varco di accesso; tale varco che dovrà essere attentamente piantonato da un operatore il quale avrà il delicato compito di impedire il transito a chiunque non sia stato preventivamente autorizzato e dovrà annotare tutti i soggetti transitati prendendo nota anche degli orari di entrata ed uscita. Tali semplicissime precauzioni agevolano la gestione della scena del crimine, eliminando le molteplici difficoltà di dover ricostruire a posteriori, tante volte in modo disordinato ed inesatto, il numero, l’orario degli accessi e l’identità dei soggetti autorizzati. Qualora ne ricorrono le condizioni e ve ne sia la necessità, saranno compiute in tale area e/o esternamente, una serie di attività ispettive e di controllo nelle aree limitrofe alla scena del delitto, alla ricerca di oggetti, o di tracce fisiche (evidence) immediatamente ricollegabili al fatto.


ECM Delimitazione area rossa Più internamente poi si esegue una seconda delimitazione, la cosiddetta area rossa, che rappresenta “l’epicentro del delitto”, ossia quell’area circoscritta al sito in cui si è verificato il fatto reato; in tale zona potranno accedere esclusivamente gli operatori del sopralluogo, il magistrato, i soccorritori, il medico legale, il responsabile dell’ufficio investigativo. Infine si ritiene opportuno segnalare quanto viene riportato nel manuale di tecniche investigative della scena del crimine di Barry Fisher “ Techniques of Crime Scene Investigation” relativo al corretto approccio alla scena di un delitto da parte del personale generico non qualificato (First responder) su cosa fare e su cosa non fare sulla scena del crimine al fine di evitare errori grossolani e ridurre il rischio di contaminazione; inoltre le linee guida dell’ U.S. Department of Justice “ A guide for Low Enforcement” ci permettono di schematizzare, come riportato sotto, alcune operazioni che è indispensabile effettuare sulla scena del crimine dal personale del primo intervento e dagli specialisti. Coca fare - Delimitare con appositi nastri la scena del crimine (delimitazione primaria più esterna e delimitazione secondaria più interna) - Allontanare familiari della vittima, operatori di polizia non direttamente coinvolti nell’intervento, giornalisti, curiosi e permettere l’ingresso di solo personale indispensabile alle operazioni tra i quali magistrato, personale sanitario, polizia mortuaria, dirigente dell’ufficio operante) - Annotare ogni modificazione della scena del crimine, notata o riferita, od interventi inappropriati di terzi presenti sul posto prima dell’intervento della squadra sopralluoghi o di altro personale specializzato - Registrare accuratamente la posizione degli oggetti prima di rimuoverli (attenzione: non tentare di rimettere gli oggetti nella posizione originaria) - Fare attenzione a sé stessi come fonte di inquinamento delle prove - Utilizzare i dispositivi di protezione individuale (DPI) atti ad evitare ogni tipo di contaminazione (mascherine, calzari, guanti in lattice, camici monouso, copricapo, bisturi e tamponi sigillati, buste di carta e/o plastica - Utilizzare tutta la strumentazione e le sostanze occorrenti in dotazione per rilevare tracce biologiche, impronte evidenti e latenti, residui dello sparo, ecc. - Eseguire repertazione di ogni singolo reperto separatamente, con cambio di guanti da una repertazione a quella successiva e/o tra i vari ambienti della scena del crimine - Seguire solo il percorso di entrata ed uscita prestabilito della scena del crimine - Chiudere i reperti al fine di evitare contaminazione e/o crosscontaminazione. Cosa non fare - Non permettere o effettuare un accesso indiscriminato, soprattutto senza verbalizzazione - Non fumare sulla scena del crimine - Non parlare agli astanti quando non è necessario - Non utilizzare il telefono cellulare

- Non modificare la posizione del cadavere o degli oggetti e più in generale lo stato dei luoghi - Non maneggiare le armi del delitto - Non usare bagni, pc, fogli di carta, non masticare chewingum - Non confidare che altri facciano ciò il lavoro che è stato incaricato ad ogni singolo operatore.

Intervento del personale sanitario Occorre inoltre tenere presente il fatto che l’intervento del personale sanitario, sebbene necessario, inevitabilmente comporta la modificazione delle condizioni in cui si trova la vittima e, quantomeno, dell’area nelle sue immediate vicinanze, con possibile dispersione di tracce concernenti l’autore del reato, presenti sia sulla vittima, sia sulla scena. È pertanto compito dell’operatore di polizia osservare le loro operazioni, al fine di rendere conto di ogni modificazione prodotta sulla scena, con particolare attenzione a: - posizione e postura originarie della vittima; - stato degli indumenti indossati (aperti, chiusi, lacerati, ecc.); - stato degli oggetti nelle sue vicinanze; - aree dove il personale sanitario ha agito. Infine è indispensabile indicare a tale personale un unico percorso di entrata ed uscita, affinché le loro attività risultino il meno invasive possibile rispetto a quelle successive degli specialisti del sopralluogo.

Intervento della squadra sopralluoghi

Preparazione dell’intervento Avuta notizia della richiesta di intervento da parte degli operatori di polizia presenti sul posto dove si è verificato il reato, il responsabile della squadra di intervento cerca di acquisire le maggiori informazioni possibili in relazione alla tipologia di reato, al luogo in cui si è verificato ( se al chiuso o all’aperto, se angusto o meno, se illuminato o meno ), al numero di vittime coinvolte nell’evento, alle modalità di intervento degli operatori già presenti sul posto, alla presenza o meno del personale sanitario, alle eventuali modifiche accidentali o necessarie, per l’eventuale intervento dei soccorritori già avvenuto (sanitari, o vigili del fuoco); inoltre egli terrà in considerazione le condizioni metereologiche del momento, dell’ora, e delle condizioni di luminosità. In base all’acquisizione di tutti gli elementi sopra indicati, il responsabile predispone il numero di elementi della squadra che dovrà intervenire, sceglie la tipologia di auto da dover utilizzare, organizza la preparazione della strumentazione e dell’equipaggiamento da dover portare al seguito che varia da caso a caso.Porterà al seguito la valigetta del sopralluogo che conterrà tutti i dispositivi, attrezzi e sostanze utili alla ricerca, alla repertazione ed alla catena di custodia di tracce biologiche ed impronte digitali (evidenti o latenti), residui dello sparo, ecc. La squadra sopralluoghi porterà a seguito, inoltre, tutti i dispositivi di protezione individuale (D.P.I.), quali mascherine, tute, calzari, occhiali trasparenti, camici monouso ecc. che hanno la duplice funzione di proteggere l’operatore da possibili contaminazioni di liquidi biologici, da esalazioni pericolose, e allo stesso tempo proteggere la scena del crimine da contaminazioni dell’operatore.

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ECM ha messo in atto un camuffamento della scena del crimine ossia staging, un sopralluogo superficiale potrebbe scambiare un omicidio per un suicidio).

Intervento sulla scena del crimine La squadra sopralluoghi intervenuta sulla scena del crimine si posiziona nell’area denominata centro di comando secondo il modello americano; come già detto tale spazio fisico è fondamentale per l’organizzazione della squadra e rappresenta la sala di regia nella quale si studia la metodologia di approccio per l’intervento da dover eseguire, si preparano gli strumenti ed i dispositivi idonei all’intervento, si comunica con tutte le altre figure professionali presenti sul posto. Nei paesi anglosassoni il centro di comando è coordinato da una figura ben precisa ovvero il “Crime Scene Manager” che un ufficiale che ha il compito esclusivo di coordinare il sopralluogo, eseguire il briefing operativo, impartire precisi ordini ai propri collaboratori della squadra, assicurare il corretto svolgimento dello stesso e gestire tutte le situazioni emergenziali. In Italia tale figura non è istituzionalmente istituita, per cui tale lavoro viene eseguito dal componente della squadra più alto in grado gerarchicamente e solitamente il più esperto. Il sopralluogo giudiziario viene eseguito sulla base di quattro fasi fondamentali: 1. Osservazione della scena del crimine; 2. Descrizione della scena del crimine 3. Individuazione ed esaltazione delle tracce 4. Repertazione e conservazione delle tracce. Osservazione della scena del crimine L’osservazione della scena del crimine è la fase più delicata e fondamentale di tutto il complesso di attività successive che vengono eseguite; rappresenta un momento durante il quale gli specialisti della scena del crimine utilizzando un approccio analitico- obiettivo, scevro da ogni convinzione od ipotesi personale, devono stabilire la strategia di intervento in base allo scenario che si trovano ad affrontare, provvedono all’organizzazione delle attività, predispongono l’area tecnica ed individuano i corridoi tecnici per evitare la contaminazione e/o la modificazione della scena. L’osservazione dovrà eseguita in modo da determinare un sopralluogo asettico ed approfondito, volto a raccogliere il maggior numero di informazioni possibili in modo da inglobare tutte le ipotesi possibili che hanno potuto determinare quel tipo di scenario. (in un omicidio, ad esempio, dove l’assassino

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Descrizione della scena del crimine La descrizione della scena del crimine avviene attraverso i cosiddetti rilievi descrittivi utilizzando la metodologia sistematica introdotta nei primi anni del 1900 dal Salvatore Ottolenghi. La descrizione degli ambienti avviene con le seguenti regole: - dal basso verso l’alto - dal generale al particolare - da destra verso sinistra - dall’ esterno verso l’interno. Ad esempio nella descrizione di un ambiente chiuso, il sopralluoghista che entra in una stanza, luogo del reato, inizia a descrivere l’ambiente e gli oggetti in esso contenuto a partire dalla parete sulla propria destra, poi continuerà con la parete di fronte a lui, poi analizzerà quella alla sua sinistra, ed infine la parete alle sue spalle. Per ogni parete che descrive si muoverà dal basso verso l’alto, e descriverà ogni oggetto individuato seguendo un ordine preciso che va dal generale al particolare, procedendo dall’esterno verso l’interno dello stesso; di ogni oggetto poi ne descriverà la sede, la posizione, la direzione, la forma, le dimensioni (con l’ausilio di una striscetta metrica), il colore, l’odore e lo stato di aggregazione. Inoltre per ogni oggetto individuato o di un cadavere rinvenuto all’interno di un ambiente chiuso od aperto è fondamentale individuare l’esatta collocazione sulla scena del crimine. A tale scopo si utilizzano due metodi a seconda delle esigenze: - il metodo delle ascisse e delle ordinate - il metodo della triangolazione. Ad esempio nel caso di un omicidio, una ciabatta insanguinata ritrovata sul pavimento di una camera, verrà collocata esattamente nello spazio, utilizzando il metodo delle ascisse e delle ordinate; verranno in pratica effettuate due misurazioni, utilizzando la fettuccia metrica, rispetto alle due pareti della stanza che fanno angolo rispetto all’oggetto da dover repertare, a partire dal suo centro. Altro metodo che può essere utilizzato è il metodo della triangolazione, che utilizza la misurazione di due punti di riferimento fissi nell’ambiente rispetto all’oggetto da posizionare e ne disegna virtualmente un triangolo. Un esempio può essere la necessità di dover collocare nello spazio un oggetto denominato reperto A in un luogo aperto; per fare ciò si individuano due punti fissi nello spazio, come ad esempio due alberi secolari rispetto al reperto A e si effettua la cosiddetta “triangolazione”. La descrizione della scena del crimine viene ulteriormente


ECM - Integrità delle informazioni acquisite e replicabilità - Simulazione attraverso la realtà virtuale - Presentazione visiva dei risultati ottenuti in dibattimento Rilievi planimetrici: i rilievi planimetrici seguono, nell’ordine, i precedenti rilievi e consistono nella riproduzione su supporto cartaceo di quanto precedentemente rilevato, ponendo gli oggetti e le tracce nell’esatta posizione rispetto alla scena del crimine; essi vengono eseguiti attraverso attente misurazioni che vengono riportate su schizzo planimetrico definito schizzo speditivo che, successivamente, sarà restituito graficamente nella planimetria finale.

Alcune definizioni

integrata dalla acquisizione di: rilievi fotografici e video, rilievi planimetrici, rilievi plastici, rilievi dattiloscopici. Rilievi fotografici e video: sono di cruciale importanza in quanto fissano visivamente ciò che viene descritto nel verbale di sopralluogo che verrà redatto alla fine delle operazioni; rappresentano un modo per rivivere la scena del crimine avendo la sensazione di stare sul posto anche a distanza di diversi anni. Vengono utilizzate fotocamere e videocamere ad alta risoluzione con obbiettivi in grado di fotografare il generale ed i particolari dello scenario e dei reperti con elevata nitidezza e contrasti di luce; inoltre è possibile utilizzare apparecchiature tecnologiche per ottenere una documentazione iconografica virtuale in tre dimensioni. A tale scopo vengono utilizzati ad esempio alcuni strumenti tecnologici quali: - Stazione Sphero-cam: è una fotocamera ad alta risoluzione che ruota intorno ad un asse verticale, che permette di eseguire foto a 360° gradi sulla scena del crimine; tale strumento attraverso la correlazione di due foto dello stesso ambiente, ci permette così di avere una visione tridimensionale della scena del crimine nella quale si ha la possibilità di navigare virtualmente ed avere una misurazione precisa e dettagliata di tutti gli elementi raffigurati in essa. - Laser Scanner 3 D: potente fotocamera ad alta risoluzione con zoom autoregolante e campo visivo a 360°; tale strumento permette un’alta velocità di acquisizioni delle immagini e funzione sia con la luce che con il buio; con l’utilizzo di software di grafica 3D dedicati, tutte queste informazioni possono essere elaborate allo scopo di poter effettuare l’analisi e la ricostruzione dettagliata della scena del crimine, ottenere misurazioni accurate degli oggetti all’interno della scena del crimine virtuale, ricostruire possibili traiettorie balistiche di proiettili sparati da un arma da fuoco, verificare l’attendibilità di un testimone, ricostruire simulazioni virtuali quali l’azione di uno strumento lesivo (ad esempio modalità di utilizzo del corpo del reato come coltello, pistola, bastone ecc.), l’interazione tra vittima ed omicida ecc. L’utilizzo di tali strumenti tecnologici e l’elaborazione digitale restituiscono al moderno sopralluogo giudiziario quattro caratteristiche fondamentali: - Oggettività scientifica

Reperti, tracce, repertazione, accertamenti tecnici Nella trattazione dei manuali o lezioni sull’argomento, si parla genericamente del termine traccia sulla scena del crimine. Ma a questo punto è doveroso fare una precisazione tecnica sul termine “traccia” individuata sulla scena del crimine ; in realtà l’utilizzo di tale termine non è concettualmente corretto in quanto sul locus commissi delicti, gli investigatori specializzati nel sopralluogo vanno alla ricerca di oggetti, macchie di sangue, indumenti, formazioni pilifere, armi, oggetti atti ad offendere ecc. riconducibili al fatto reato, che una volta raccolti e sequestrati ai sensi dell’art.354 c.p.p. come già indicato in precedenza, diventano reperti.. Tali reperti successivamente all’esecuzione del sopralluogo vengono inviati ai laboratori di investigazioni scientifiche per i successivi accertamenti tecnici che si espleteranno a seguito di delega del magistrato ai sensi dell’art. 359 c.p.p.(accertamenti ripetibili) o dell’art. 360 c.p.p. (accertamenti irripetibili eseguiti con le garanzie difensive e quindi con l’eventuale presenza di avvocati e consulenti di parte); L’azione che permette la raccolta e la conservazione dei reperti sulla scena del crimine è chiamata repertazione o repertamento. La traccia, invece, è una campionatura eseguita nella fase degli accertamenti tecnici (successivi al sopralluogo e che avvengono solitamente in laboratorio) che ad esempio può essere generata dal taglio di un pezzetto di stoffa di un passamontagna utilizzato per una rapina, che rappresenta il reperto sequestrato sulla scena del crimine. In definitiva, nei laboratori di genetica forense, ad esempio da un singolo reperto possiamo campionare una o più tracce utili per gli accertamenti tecnici ai fini della tipizzazione di un eventuale profilo genetico del reo. Tracce di sangue, di liquido seminale, di urina o di qualsiasi altro fluido biologico ritrovato sulla scena del crimine, opportunamente prelevate con idonei dispositivi, rappresentano un reperto e non una traccia. Le tracce del reato devono essere individuate, esaltate, repertate e conservate.

Ricerca o individuazione L’individuazione delle tracce sulla scena del crimine segue sempre una metodologia ordinata e specifica che varia da caso a caso, a seconda se ci troviamo in ambienti chiusi o aperti, in luoghi circolari o quadrati, in aree piccole o grandi da dover scandagliare. Esistono vari metodi di ricerca delle tracce tra i quali abbiamo: - Metodo a spirale o a cerchi concentrici: l’area di ricerca viene percorsa dall’operatore secondo una linea a spirale previa Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019

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indicazione esatta del luogo di partenza; tale metodo viene utilizzato preferibilmente per la ricerca di tracce negli spazi privi di barriere fisiche - Metodo a griglia : l’area di ricerca viene ripartita secondo linee orizzontali e verticali in modo da delineare dei corridoi precisi da dover percorrere; il primo corridoio verrà percorso dall’alto verso il basso,mentre il ritorno verso l’alto, verrà effettuato a partire dal secondo corridoio adiacente al primo; stessa operazione si effettuerà spostandosi orizzontalmente da destra a sinistra; tale metodo è indicato per aree molto grandi all’aperto (ad esempio nell’omicidio di Yara Gambirasio il campo nel quale fu ritrovato il cadavere fu suddiviso con tale metodo) - Metodo a zone o dei quadranti: l’area viene ripartita in quadranti a settori numerati, per facilitare l’individuazione topografica della posizione dei reperti ritrovati; ogni quadrante può essere ulteriormente suddiviso in altre quattro porzioni; metodo usato per la ricerca delle tracce all’interno di luoghi come garage, palazzi, cortili ecc. - Metodo a ruota o a raggi: la squadra di specialisti si pone al centro dello spazio ed inizia la ricerca dall’interno verso l’esterno lungo ipotetici raggi; tale metodo è indicato per gli spazi di piccole dimensioni e di forma circolare.

Esaltazione L’esaltazione o evidenziazione riguarda le tracce biologiche e le impronte digitali. Il sangue latente viene esaltato con il

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luminol che è una sostanza che reagisce chimicamente in una reazione di ossidoriduzione con il ferro presente nell’emoglobina dei globuli rossi. Tale sostanza, utilizzata in condizioni di completa oscurità e altamente tossica in forma liquida, necessita di dispositivi di protezione individuale, come mascherine, occhiali protettivi, guanti e tuta; in caso di positività produce una luminescenza al buio di un colore azzurro-blu visibile per pochi secondi. Bisogna infine fare attenzione in quanto il luminol può dare falsi positivi poiché esso reagisce anche con diverse sostanze che contengono ferro o metalli simili, quali ruggine, candeggina, succhi di frutta, vegetali ecc.). Altri fluidi biologici quali liquido seminale, urina, saliva, sudore ecc. possono essere evidenziati con le luci forensi o luce U.V. (300-400 nm). L’esaltazione delle impronte digitali sulla scena del crimine avviene o con metodi di rilevazione ottici quali luce bianca, lampada U.V., luci forensi o con metodi di rilevazione fisici quali l’utilizzo delle cosiddette polveri esaltatrici o con l’utilizzo del cianacrilato per impronte datate. Il crime.scope 400 ad esempio, è una sorgente di luce molto versatile, con la possibilità si selezionare diverse lunghezze d’onda (da 390 a 630 nm), da poter utilizzare sia sulla scena del crimine sia in laboratorio, per la ricerca di : impronte digitali su superfici porose e non, impronte di calzature, fluidi biologici, fibre, formazioni pilifere, vernici ecc.


ECM Repertazione e conservazione La repertazione è l’azione fisica di acquisizione degli oggetti, delle impronte digitali e delle tracce biologiche di interesse, presenti sulla scena del crimine. La repertazione rappresenta un momento fondamentale del sopralluogo giudiziario, in quanto da essa dipendono l’esito dei successivi accertamenti tecnici eseguiti in laboratorio, e più in generale l’andamento del processo e l’individuazione del colpevole del reato. Una buona repertazione è il risultato di una attenta osservazione della scena del crimine, di una sapiente ricerca degli oggetti presenti su di essa, di una critica ed oculata valutazione di quali oggetti dover acquisire. Altro aspetto fondamentale sono le modalità di repertazione che devono scongiurare ogni possibilità di contaminazione da parte dell’operatore che si ricorda essere sempre fonte potenziale di rilascio di DNA e di impronte digitali ; ma è necessario evitare anche la cross contaminazione che può avvenire dal contatto o strofinamento accidentale tra i reperti stessi; in relazione a quanto detto gli operatori del sopralluogo che avranno già indossato i dispositivi di protezione individuale (DPI) ( tuta, mascherina, calzari, copricapo, guanti) in fase di repertazione devono avere l’accortenza di entrare in contatto e maneggiare i reperti il meno possibile, allo scopo di evitare la contaminazione e la cancellazione di eventuali impronte digitali utili presenti sul reperto, devono provvedere alla sostituzione dei guanti monouso per ogni singolo reperto acquisito, e nel passaggio da una ambiente ad un altro; devono utilizzare tutta una serie dispositivi utili e formalmente validi per acquisire tracce di fluidi biologici; devono repertare singolarmente ogni reperto e mai più cose insieme . Analizziamo nello specifico le modalità di repertazione dei fluidi biologici quali sangue, saliva, liquido seminale ecc. Le tracce possono essere rinvenute in forma liquida, semisolida, essiccata su substrato asportabile, essiccata su substrato non asportabile, e quindi a seconda dello stato fisico della traccia e della natura del substrato la repertazione delle tracce può avvenire per: raccolta (picking), adesione (lifting), grattamento (scraping), aspirazione (vacuum sweeping), pettinamento (combing) e ritaglio (clipping). Attualmente sia per le tracce fresche che secche, vengono utilizzati, secondo i protocolli europei per una corretta repertazione dei dispositivi ad hoc prodotti, validati e certificati. Tali dispositivi sono dei tamponi sterili con fibre di nylon che hanno un elevato potere assorbente, di diverse forme a seconda della tipologia e consistenza della traccia, che imbrigliano le cellule della presunta sostanza biologica e proteggono il DNA da umidità, proliferazione batterica, cross contaminazione con altri reperti, grazie alla presenza sulla loro superficie di agenti antimicrobici e di sostanze essicanti. Allo scopo di mantenere la catena di custodia dei reperti, che consiste in una sorta di tracciatura registrata del reperto dal momento dell’acquisizione fino alla distruzione, gli esperti devono infine conservare tali reperti in idonee buste di sicurezza numerate ed antieffrazione e infine redigere un verbale di sopralluogo che contiene tutti gli elementi salienti delle fasi espletate. Tali reperti giunti in laboratorio verranno conservati in idonei locali e, a seconda della tipologia di reperto, verranno sistemati a temperatura ambiente o nei frigoriferi a -20°C o a -80 °C in attesa dei successivi accertamenti tecnici. Il Giornale dei Biologi | Settembre 2019 © Nic Neufeld/www.shutterstock.com

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