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NATURA E CULTURA L’ACCOPPIATA VINCENTE DEL TURISMO IN ITALIA

Il volume d’affari legato ai viaggi è tornato ai livelli precedenti alla pandemia

In cima alle preferenze vacanze a sfondo ecosostenibile e in località fuori rotta

di Rino Dazzo

Quant’è bello viaggiare in Italia. Lo Stivale si conferma uno dei principali poli d’attrazione turistica sia per quel che riguarda il turismo interno – italiani che si spostano da una località all’altra alla scoperta delle infinite attrazioni del Bel Paese – sia per quel che concerne il turismo da altre nazioni. Solo Spagna, Francia e Germania hanno attratto più visitatori nell’Unione Europea, nell’ultimo anno. Per l’Italia, che ha catalizzato il 14,5% dei turisti in ambito

Ue, i dati sono relativi al 2022 e sono molto incoraggianti. Le presenze complessive sono risalite: 142 milioni, circa 40 in meno rispetto all’ultimo anno prima della pandemia, il 2019, con saldi raddoppiati e triplicati rispetto al 2020 e al 2021, gli anni più bui segnati da virus e restrizioni. E le proiezioni per il 2023 sono ancora più rosee. Le ha formulate l’Istituto di Ricerca Ircm, sulla base dei numeri forniti dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart) per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio: previste 158 milioni di presenze, di cui 87 provenienti dall’Italia e 71 dall’estero.

Ma quale tipo di turismo è praticato dai tanti che scelgono il nostro paese per le vacanze, i weekend o per soggiorni più prolungati? Gli esperti del settore, tra cui gli analisti di Vamonos Vacanze, hanno tracciato l’identikit perfetto dei viaggiatori, con differenze anche marcate tra un “tipo” e l’altro. La prima motivazione che spinge così tanti turisti ad andare in giro per l’Italia è di tipo naturalistico. Al di là dei monumenti, dei borghi, dei musei e degli innumerevoli poli d’attrazione di un paese che racchiude un numero elevatissimo di patrimoni UNESCO nei suoi confini, sta prendendo sempre più piede un tipo di turismo esperienziale, in cui il territorio diventa luogo dove immergersi tutto d’un fiato, vivendolo in ogni suo aspetto. Passeggiate a piedi o in bici, trekking, escursioni, scampagnate in montagna, al lago, in spiaggette nascoste, spesso fuori dai grandi circuiti: è il turismo 3.0 tanto amato di questi tempi, in cui il luogo visitato è apprezzato e soprattutto rispettato. Un turismo sostenibile e bioetico, dove il soggiorno in case e dimore rustiche supera quello nelle strutture alberghiere e che predilige in particolare territori come la Maremma toscana e laziale, il Gargano, il Salento interno, ma anche la Riviera romagnola, i grandi laghi del Nord, la Versilia, Langhe e Roero.

Al secondo posto nelle preferenze dei viaggiatori c’è un tipo di turismo più classico, quello legato all’eccezionale patrimonio culturale italiano. «Il profilo è del tutto trasversale perché si tratta di un viaggiatore alla ricerca e all’apprezzamento del patrimonio storico-artistico e architettonico, ma anche ai tesori naturalistici e all’enogastronomia, insomma attento alla cultura a 360 gradi», scrivono gli specialisti di Vamonos. «Una volta a destinazione, il turista culturale si dedica a visite in centri storici (35,3%), monumenti (30,1%), palazzi e castelli (28%), musei (25,3%) e siti archeologici (18%). Ma il dato più interessante è quello che vede il turista culturale fare anche tante escursioni e gite nella natura (57,1%), più del turista medio italiano (47%)», si legge invece nell’ultima relazione dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart). Un profilo di turista, al pari di quello precedente, dalla notevole dimestichezza con gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie: il 65%, infatti, utilizza esclusivamente canali online per scegliere, pianificare e prenotare il soggiorno nelle destinazioni preferite.

E il budget? Andare in giro per musei e siti di interesse culturale, ad esempio, costa mediamente qualcosa in più (140 euro al giorno) rispetto a un turismo più prettamente naturalistico (127), mentre la classica giornata al mare si rivela più economica, sia pure relativamente: 116 euro.

E il budget? Anche quello è influenzato dal tipo di vacanza che si sceglie. Andare in giro per musei e siti di interesse culturale, ad esempio, costa mediamente qualcosa in più (140 euro al giorno) rispetto a un turismo più prettamente naturalistico (127), mentre la classica giornata al mare si rivela più economica, sia pure relativamente: 116 euro. Ci sono poi differenze significative tra italiani e stranieri. I primi sono più tirati (74 euro al giorno per l’acquisto di beni e servizi durante la vacanza), i secondi più di manica larga (93). «Un turista su cinque è alla ricerca di nuove esperienze e destinazioni da scoprire», osserva la nuova presidente Isnart, Loretta Credaro. «Questo è un fenomeno emergente da non sottovalutare nella programmazione dell’offerta turistica locale e che ha l’obiettivo di mettere in luce anche le piccole eccellenze del territorio. Il buon rapporto qualità/prezzo è un must del turismo culturale che rappresenta un fattore decisivo di scelta per italiani e stranieri, complice anche il carovita degli ultimi mesi. La tendenza, sempre più condivisa tra la domanda turistica, è rivolta a una ricerca di qualità dell’intero sistema di offerta locale. La vera chiave di successo per una destinazione turistica italiana è da ricercare nel dialogo e nel coordinamento delle iniziative messe in campo dai vari soggetti attivi, pubblici e privati, della filiera di ospitalità allargata».

Di pari passo con la crescita vertiginosa del turismo naturalistico e culturale, negli ultimi anni è esplosa un’altra forma sempre più specifica e mirata di viaggi, un fenomeno noto come turismo enogastronomico. Secondo quanto riportato null’ultimo Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, il sesto della serie, curato da Roberta Garibaldi, il 58% dei viaggiatori italiani nel 2022 ha compiuto un viaggio finalizzato principalmente alla scoperta delle eccellenze alimentari e vinicole del territorio: nel 2016 erano appena il 21%. Quasi dieci milioni di turisti che si sono spostati perché animati dal desiderio di conoscere meglio i prodotti dei posti di destinazione.

Tra le attività più gettonate, come si legge nel rapporto, ci sono «le degustazioni in vigna e negli uliveti, eventi che abbinano gusto-arte-musica, lavoro abbinato alla vacanza nelle aree rurali, sino ad arrivare a nuove proposte quali andar per boschi a raccogliere piante e frutti selvatici, corsi di sopravvivenza e attività ludiche come escape room e caccia al tesoro». Le escursioni in fattorie, cantine e caseifici sono tra le prime richieste dei viaggiatori. Tra le altre caratteristiche del «nuovo» turismo enogastronomico, poi, ci sono il desiderio di staccare dalla routine quotidiana e dalla tecnologia e di stare il più possibile a contatto con le comunità locali, praticando uno stile di vita sostenibile e salutare.

Come spiega la curatrice del rapporto, Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management presso l’Università degli Studi di Bergamo, «tutte le regioni vantano una ricchezza che può essere ulteriormente valorizzata. È importante preservare e valorizzare il patrimonio culinario italiano, i paesaggi, le piccole botteghe e gli artigiani del gusto, per garantire una crescita nel lungo periodo costante, armoniosa ed equilibrata nel rapporto tra mete più rinomate e le meno note aree in-

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