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FERRARI, LA FELICITÀ È

UNA 24 ORE (DI LE MANS)

Il Cavallino Rampante è tornato a gareggiare nella mitica gara endurance francese, rompendo un tabù che durava dal 1965

“After 50 years we are back”. Ovvero: dopo 50 anni, siamo tornati (a vincere). A chi ama i motori, la “24 Ore di Le Mans” dirà più di qualcosa. Per chi non ha dimestichezza con l’argomento, basti dire che si tratta di una delle più prestigiose competizioni automobilistiche della storia, assieme al Gp di Monaco di Formula 1 alla 500 miglia di Indianapolis, alla Parigi-Dakar e al Rally di Finlandia, solo per citarne alcune.

A rendere ancor più speciale l’edizione del Centenario di questa corsa, disputata per la prima volta nel 1923, è stato appunto un grande e vittorioso ritorno: quello della Ferrari. Assente, infatti, da mezzo secolo alla “24 Ore di Le Mans”, il Cavallino Rampante è infatti andato a segno con il terzetto formato da Alessandro Pier Guidi, James Calado e la new entry Antonio Giovinazzi. I tre piloti scrivono il loro nome nell’albo d’oro, succedendo nella storia di Maranello a Masten Gregory, Jochen Rindt e Ed Hugus, che si imposero nel lontano 1965.

A La Sarthe, la Ferrari ha posto fine a cinque anni di dominio della Toyota, giunta stavolta seconda con Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa, mentre il trio Kobayashi-Conway-Lopez, vincitore del 2021, è uscita anzitempo dalla contesa per un incidente nelle prime fasi notturne. Pier Guidi è stato capace di mantenere ritmo e concentrazione, anche dopo un fuori pista nella nottata e anche sotto il nubifragio: in condizioni assai difficili è arrivato a girare 15 secondi più veloce dei rivali. È stato lui, Alessandro, a portare la Ferrari verso la bandiera a scacchi nell’ultimo stint, e a commentare via radio: “After 50 years we are back”. Grazie anche ai suoi compagni di team: Calado si è confermato rapidissimo, soprattutto negli stint della domenica mattina, e Antonio Giovinazzi ha dato il suo contributo di pulizia e freddezza, pure quando ha dovuto girare con gomme da asciutto mentre iniziava a diluviare.

«Sapevamo di avere una buona macchina, molto veloce - ha raccontato Alessandro Pier Guidi, 39enne piemontese - ma è un progetto giovane, e può succedere di tutto. Siamo riusciti a spingere per 24 ore. Non sapevo cosa aspettarmi, ma alla fine è riuscita a condurci al traguardo». Ingegnere meccanico, Pier Guidi è stato il primo a salire sulla Ferrari 499P, quando sono iniziati i test a Fiorano, nel luglio 2022. E aver sviluppato la vettura gli ha permesso non solo di gestire al meglio un paio di pit stop da brivido (con la Ferrari che non partiva), ma anche di cercare il setup migliore.

Dal canto suo, Antonio Giovinazzi si è preso una bella rivincita, dopo l’agrodolce esperienza in Formula 1 (terzo pilota Ferrari, poi Sauber e Alfa Romeo) e la trascurabile parentesi in Formula E. Per il driver pugliese, però, vincere con la Ferrari qualcosa di importante era soprattutto «il sogno che avevo da bambino». Com’è maturato, è presto detto: «Grazie all’unione tra noi piloti, ingegneri e meccanici. E poi col lavoro: lungo, sfiancante, ma determinante». (A. P.)

Lo hanno ribattezzato Plastic Man, per la sua capacità di rispondere colpo su colpo quando l’avversario crede di averlo messo all’angolo. O anche Nole, diminutivo del suo nome di battesimo: Novak. Un nome che ha ispirato, facile facile, anche il maligno soprannome di No Vax perché, pur non essendosi mai apertamente dichiarato tale, il tennista serbo Novak Djokovic ha sempre rivendicato la libertà di scegliere di non farsi somministrare il vaccino anti-Covid. Scelta discussa che lo ha tenuto fuori da alcuni dei tornei più importanti del circuito Atp nel 2022, per poi tornare a dominare ovunque quest’anno. E con la recente vittoria al Roland Garros, a Parigi, il 36enne serbo è diventato il tennista più vincente di tutti i tempi, oltre a essere l’uomo dei record. Il successo in finale contro Casper Ruud è stato il numero 1058 (su 1268 partite) da professionista, quinto nella storia dopo Jimmy Connor (1274), Roger Federer (1251), Ivan Lendl e Rafael Nadal (1068).

Con 23 successi in 35 finali (primato di finali), Djokovic è il tennista più vincente nelle prove del Grande Slam in ambito singolare maschile superando Rafael Nadal (22): 10 Australian Open (record assoluto), 7 Wimbledon, 3 Us Open e 3 Roland Garros. Nessun altro atleta è stato capace di aggiudicarsi almeno tre volte tutti i tornei dello slam. «Sono particolarmente felice ed emozionato – le parole di Djokovic durante la premiazione dello Slam francese-. Questo è sempre stato lo Slam più difficile per me. Raggiungere questo record è un sogno che si avvera e ai più giovani voglio dire che se vogliono raggiungere un traguardo, nella vita, con impegno e dedizione potranno farlo».

Nell’era Open, Djokovic è uno dei due tennisti – con Rod Laver - ad aver vinto consecutivamente (anche se non nello stesso anno solare) tutte e quattro le prove dello Slam, ma il solo a realizzare l’impresa su tre superfici differenti. Come Rafa Nadal e Ken Ro-

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