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LE “MANI” DI PAFUNDI DIETRO IL TRIPLETE DEL MAN CITY

Il fisioterapista di Pietragalla (Potenza) è dal 2016 nello staff della squadra allenata da Pep Guardiola. Nel “suo” palmares, prima della Champions League, anche Tour de France e titoli olimpici

Cosa accomuna Sir Bradley Wiggins ed Elia Viviani, campioni olimpici di ciclismo, e Erling Haaland, micidiale centravanti del Manchester City fresco vincitore della Champions League di calcio? Le mani, la sensibilità e la competenza di uno Sport Therapist di primo livello. Ex ciclista, italiano di Pietragalla (Potenza), da sette anni nello staff dei Citizens, Mario Pafundi continua a impreziosire la sua bacheca di successi e trofei sportivi, alla corte di un allenatore epocale come Pep Guardiola. In diretta tv, il gigante Haaland lo ha elogiato come «il miglior fisioterapista del mondo, ha rimesso in forma il mio corpo giorno per giorno». Lui, con la sua umiltà, preferisce parlare con il suo lavoro. E quando, lontano da telecamere e microfoni, si confida, con la stessa umiltà dona qualche me- rito anche alla buona sorte: «Alla base di quanto ho costruito però in primis il lavoro e poi la resilienza, la concentrazione, la metodologia e, forse, un po’ di fortuna» è il pensiero di Mario.

La prima vita di Pafundi è stata quella di giovane talento ciclistico, partito dal paese a 15 anni per cercare di far notare le sue virtù. Per anni, all’ingresso del suo paese d’origine, ha campeggiato la scritta “Vai Mario”. La seconda vita è partita nel 2004, dal Team Barloworld di Claudio Corti, per poi passare cinque anni più tardi alla Sky Professional Cycling Team dove ha lavorato (e vinto) negli anni successivi con i vari Bradley Wiggins, Chris Froome ed Elia Viviani. C’è stato il suo prezioso contributo dietro ai successi di questi grandi campioni alle Olimpiadi, al Tour de France, alla Vuelta a Espana, a Mondiali ed Europei su pista. Nel 2016, la terza vita ha portato Mario Pafundi al Manchester City dove, in sette anni, il lucano ha vinto 5 Premier League (la Serie A inglese), 4 Coppe di Lega, 2 FA Cup, un Community Sheld (la supercoppa nazionale) e, finalmente, a inizio giugno 2023, la Champions League.

«Per molti passare dal ciclismo al calcio – è il pensiero di Pafundi, confidato a chi lo conosce bene - era una sfida ardita. Per me no, non sono fra quelli che pensano “chi nasce tondo non muore quadrato”. Nel ciclismo sono stato fortunato a collaborare con squadre importanti con la Barloworld di Claudio Corti, poi col Team Sky e quindi con la Ineos. Nel calcio ho portato la mia conoscenza e la mia esperienza, premiate da risultati incomparabili fra loro: vincere il Tour è diverso da vincere la Champions League che è diverso da vincere un’Olimpiade». Incontrare le persone giuste è un dettaglio importante, ma affatto scontato, per quanti hanno dei talenti professionali. Mario lo sa e per questo si ritiene «fortunato nel passaggio dal ciclismo al calcio a incontrare un uomo come mister Guardiola: una persona generosa, rispettosa, che si fa voler bene da tutti e non si tira mai indietro di fronte alla richiesta di un consiglio o di aiuto».

Al Manchester City, Pafundi si occupa di tutto ciò che riguarda la prevenzione infortuni, la preparazione pre-allenamento e pre-partita il recupero post attività. Con gli anni, l’esperienza e l’intuizione, ha certificato un concetto: non esiste un solo metodo di lavoro, né uno che abbia più successo per tutti. La capacità di un professionista, in qualsiasi ambito, dev’essere quella di adattare il proprio metodo alla necessità dell’atleta e della persona. «Non è accettabile generalizzare un metodo, che per me va ottimizzato in ogni caso» il suo credo. Un po’ come la nutrizione, sul cui fronte Mario ritiene che la collaborazione tra fisioterapisti, preparatori atletici, nutrizionisti, sport science e reparto medico è fondamentale: «Siamo quello che mangiamo e tutti dobbiamo avere un occhio di riguardo sulla nutrizione, l’idratazione e tutto ciò che concerne il recupero biologico dell’atleta».

“Siamo quello che mangiamo e tutti dobbiamo avere un occhio di riguardo sulla nutrizione, l’idratazione e tutto ciò che concerne il recupero biologico dell’atleta”.

I trascorsi da atleta hanno dato una mano al fisioterapista italiano, che di recente ha collaborato anche con gli staff nazionali di Ucraina e Norvegia: «Nel rapporto con gli atleti in generale mi ha aiutato tanto è l’essere stato atleta a mia volta: nel rapporto professionale e umano, nella metodologia, nel sistema di lavoro, nel capire la persona che si ha di fronte». E di fronte, l’ex promettente ciclista diventato fisioterapista di fama mondiale, se n’è trovati un bel po’ di atleti, dai re delle velocità e della montagna nel ciclismo al goleador del momento: «L’importanza di una persona che lavora nello sport, nel mio caso, è ottimizzare, individualizzare la necessità di un atleta. Capire ciò di cui ha bisogno. L’esperienza ti porta a essere flessibile, incontrando l’aspetto culturale, la motivazione, le esigenze fisiche. Ecco: un metodo fondamentale è responsabilizzare l’atleta, far capire che il punto non è fare quello che dice l’allenatore, il preparatore, il fisioterapista, ma essere il king di se stesso».

Professionista di successo, sposato e con due figli, con il triplete del Manchester City Mario Pafundi ha realizzato l’ennesima impresa. Di sogni, però, ne ha ancora: «Tanti. Ma li tengo per me. Altrimenti, come dicevamo da bambini, se li dici poi non si avverano».

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