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L’IMPORTANZA DELLA FORMA DEL CERVELLO
Un nuovo studio promette di superare la “teoria della rete” e di aiutare a combattere alcune malattie cerebrali direttamente dalla sua forma, aprendo nuove strade per esplorare come il cervello contribuisce alle differenze individuali nel comportamento e al rischio di malattie psichiatriche e neurologiche».
A fargli eco è stato anche il professor James Pang, primo autore dello studio, secondo cui «il lavoro apre alla possibilità di comprendere gli effetti di malattie come la demenza e ictus prendendo in considerazione i modelli della forma del cervello, che sono molto più facili da gestire rispetto ai modelli dell’intera gamma di connessioni del cervello». Del re- sto già in passato alcuni studi avevano suggerito che il modello di funzionamento del cervello variasse da individuo a individuo. Uno in particolare era stato pubblicato su “Science”, con la neuroscienziata Stephanie Forkel, della Radboud University di Nimega, in Olanda, tra le autrici del lavoro, pronta a sottolineare: «Ognuno ha un cervello diverso, che non è per niente come quello che conosciamo dai libri di testo». Proprio questo è l’aspetto più importante delle recenti scoperte dei ricercatori australiani, tali da poter portare al superamento della “teoria della rete”. (D. E.).
Causa dolore intenso alle articolazioni, gonfiore, rigidità e perdita di funzionalità. Di solito colpisce le mani, i piedi e i polsi, e la stanchezza è un sintomo comune. I pazienti possono sperimentare improvvisi peggioramenti dei sintomi, noti come riacutizzazioni, che sono difficili da prevedere. Pertanto, la remissione clinica rappresenta un obiettivo cruciale per i reumatologi, considerando le opzioni terapeutiche attualmente disponibili.
L’artrite reumatoide è una patologia reumatica infiammatoria e cronica che ha un impatto significativo sulla vita delle persone, sia dal punto di vista emotivo che fisico, oltre a rappresentare un onere economico rilevante in termini di costi diretti e indiretti. Colpisce circa 23,7 milioni di persone in tutto il mondo, di cui circa 300mila in Italia, con 5mila nuove diagnosi ogni anno. Dal punto di vista economico, l’artrite reumatoide comporta costi diretti legati alle spese sanitarie per il percorso assistenziale dei pazienti, come ricoveri ospedalieri, cure infermieristiche, prestazioni specialistiche, fisioterapia, dispositivi ortopedici e farmaci. Inoltre, le persone affette da questa patologia spesso subiscono una riduzione della produttività lavorativa, il che si traduce in costi indiretti come l’assegno ordinario di invalidità, le pensioni di inabilità e le indennità di accompagnamento.
Sono state condotte delle analisi sui costi della malattia, realizzati in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che hanno evidenziato l’impatto economico legato alla gestione dei pazienti adulti con artrite reumatoide in fase attiva da moderata a severa. Lo studio sottolinea l’importanza della remissione clinica come obiettivo comune per i reumatologi e i pazienti, poiché ciò consentirebbe di ridurre il peso economico sia per il sistema sanitario nazionale sia per i pazienti stessi. Questa patologia causa dolore intenso alle articolazioni, gonfiore, rigidità e perdita di funzionalità. Di solito colpisce le mani, i piedi e i polsi, e la stanchezza è un sintomo comune. I pazienti possono sperimentare improvvisi peggioramenti dei sintomi, noti come riacutizzazioni, che sono difficili da prevedere. Pertanto, la remissione clinica rappresenta un obiettivo cruciale per i reumatologi, considerando le opzioni terapeutiche attualmente disponibili.
Negli ultimi 20 anni sono stati compiuti notevoli progressi che hanno permesso a molti pazienti di raggiungere la remissione, caratterizzata dall’assenza completa o rara manifestazione dei segni e dei sintomi della malattia. I pazienti in remissione hanno una migliore qualità di vita, maggiore funzionalità fisica e una maggiore capacità lavorativa rispetto a quelli con bassa attività di malattia. In Italia, l’onere economico associato all’artrite reumatoide supera i 2 miliardi di euro all’anno. Circa il 45% di questo onere (circa 931 milioni di euro) rappresenta i costi diretti sostenuti dal sistema sanitario nazionale. Circa 205 milioni di euro sono spese dirette non sanitarie sostenute dai pazienti, mentre circa 900 milioni di euro sono costi indiretti attribuibili alla perdita di produttività dovuta a giorni di lavoro persi o prestazioni previdenziali.
Americo Cicchetti, professore ordinario di Organizzazione Aziendale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore di Altems, afferma che i risultati dell’analisi rappresentano i primi dati italiani sul valore economico della remissione nell’artrite reumatoide. Si evidenzia l’impegno economico sia del paziente che del caregiver. La mancata remissione, soprattutto nelle forme più gravi della malattia, comporta assenteismo e perdita di produttività, sia per il paziente sia per il caregiver. I pazienti possono perdere oltre 5 giornate lavorative al mese, corrispondenti a una perdita economica annua di più di 12mila euro, mentre i caregiver perdono in media 25 ore al mese, pari a una perdita economica di circa 450 euro all’anno.
Il supporto e il coinvolgimento delle associazioni di pazienti sono fondamentali. Antonella Celano, fondatrice e presidente dell’Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare (Apmarr), afferma che la remissione clinica deve essere l’obiettivo principale nel trattamento dell’artrite reumatoide. La remissione può essere interpretata in modi diversi da paziente a paziente. Alcuni la considerano come l’assenza totale di sintomi, mentre per altri si verifica solo occasionalmente. La remissione, specialmente quando è continua e duratura, consente alle persone con artrite reumatoide di condurre una vita normale, continuando a lavorare e mantenendo una vita sociale appagante. L’obiettivo delle associazioni di pazienti è fornire un supporto concreto a tutte le persone affette da malattie reumatiche. Il percorso verso l’accettazione della malattia è lungo e difficile, e l’artrite reumatoide è spesso un argomento tabù poiché non è ancora molto conosciuta come le malattie cardiovascolari o oncologiche. Vivere con l’artrite reumatoide rappresenta una sfida non semplice che impone di fare delle rinunce. Numerosi pazienti affetti da artrite reumatoide, non essendo in grado di raggiungere una remissione completa della malattia, si trovano costretti a vivere una vita compromessa. Tuttavia, è importante sottolineare che il lavoro sinergico tra aziende, professionisti clinici, associazioni di pazienti e istituzioni riveste un ruolo fondamentale per migliorare la qualità di vita di questi pazienti. (C. P.).
Artrite Reumatoide
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Nuove Diagnosi In Italia
Si tratta di una patologia reumatica infiammatoria e cronica che ha un impatto significativo sulla vita delle persone dal punto di vista emotivo, fisico ed economico
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