
3 minute read
MALATTIE CARDIOVASCOLARI 18 MILIONI DI DECESSI ANNUI IN TUTTO IL MONDO
Rappresentano la prima causa di morte in Italia. Gli obiettivi sanitari sono quelli di garantire la continuità assistenziale sul territorio, prescrivendo le cure adeguate
Le grandi sfide del sistema sanitario riguardano l’implementazione delle conoscenze dei medici per aumentare la prescrizione delle terapie raccomandate per le malattie cardiovascolari, garantire una continuità assistenziale e terapeutica ai pazienti sul territorio e rafforzare la rete per il trattamento dell’insufficienza cardiaca. Queste sfide sono evidenziate dai numeri: ogni anno nel mondo muoiono 18 milioni di persone a causa di malattie cardiovascolari, di cui l’85% per malattia cardiovascolare aterosclerotica. In Italia, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte.
Le malattie cardiovascolari hanno anche un impatto economico significativo, non solo in termini di costi diretti, ma anche indiretti, come la perdita di produttività. I clinici concordano sul fatto che livelli elevati di colesterolo LDL non sono solo un fattore di rischio, ma la causa stessa della malattia, con alterazioni che iniziano già in giovane età. Circa il 73% degli uomini e il 43% delle donne nella mezza età mostrano segni di malattia subclinica.
L’esposizione accumulata al colesterolo-LDL rappresenta un fattore predittivo fondamentale per il rischio di malattia. Inoltre, lo scompenso cardiaco rappresenta una sfida significativa. In Italia, è la principale causa di ospedalizzazione nelle persone oltre i 65 anni, con un impatto clinico, sociale ed economico rilevante. Ogni anno, provoca circa 190mila ricoveri, con una spesa annua di circa 3 miliardi di euro, di cui l’85% è attribuibile ai ricoveri stessi. La spesa media per paziente è superiore a 11.800 euro all’anno. Il 50% dei pazienti con scompenso cardiaco muore entro cinque anni dalla diagnosi. In Lombardia, ci sono oltre 26mila ricoveri per scompenso cardiaco ogni anno, con un tasso di riospedalizzazione del 13,7% e una mortalità del 9,2% entro 30 giorni. Il costo medio annuo per questi pazienti è di 11mila euro, con l’80% correlato ai ricoveri. Tuttavia, solo il 58% dei pazienti cardiologici assume le nuove terapie raccomandate, che riducono la mortalità e le ospedalizzazioni. È necessario intervenire per implementare le conoscenze dei medici affinché prescrivano maggiormente tali farmaci e per garantire che i pazienti ricevano una corretta assistenza e follow-up regolare.
La maggior parte dei pazienti con scompenso cardiaco viene ricoverata in Medicina interna e spesso sono fragili. Questa fragilità dovrebbe essere un motivo ulteriore per ottimizzare la terapia medica. Anche nei pazienti con scompenso cardiaco cronico noto e ben compensato, è necessario rivalutare la terapia poiché l’assenza di una cura ottimizzata, in conformità alle linee guida, porta a un alto numero di ricoveri per recidiva di scompenso acuto. Inoltre, esiste una gamma di farmaci ben tollerati dai pazienti che possono essere utilizzati in questa situazione.
La fragilità del paziente, secondo il direttore del Dipartimento di Area Medica Ao Asst Settelaghi e presidente nazionale Fadoi-Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, Francesco Dentali, non dovrebbe essere un motivo per non prescrivere la terapia. Anche nei pazienti “stabili”, è necessario rivalutare la terapia poiché le evidenze scientifiche dimostrano che questi pazienti avranno frequenti ricoveri per scompenso nel follow-up, in queste situazioni è opportuno agire preventivamente.
Il Direttore sanitario della Asst Spedali Civili di Brescia, Camillo Rossi, afferma che i pazienti cronici con scompenso cardiaco presentano una prevalenza significativa a livello internazionale e richiedono una gestione integrata, multidisciplinare e multiprofessionale. Rossi sottolinea l’importanza di avvicinare il luogo di cura al paziente e di utilizzare sistemi integrati di monitoraggio e controllo mediante strumenti avanzati. Inoltre, le importanti innovazioni nella ricerca di nuovi farmaci richiedono un approccio multidisciplinare e la revisione delle linee guida internazionali.
Carlo Borghetti, membro della III Commissione sanità della Regione Lombardia, ritiene che migliorare la presa in carico delle persone a rischio di scompenso cardiaco possa aiutare a prevenire le complicanze di questa patologia cronica, che è una delle principali cause di ospedalizzazione, soprattutto tra gli anziani, e che il Servizio Sanitario Nazionale debba investire maggiormente in risorse umane, strutture, ricerca, farmaci e innovazione per garantire una migliore presa in carico.
© Leyn/shutterstock.com
Infine, Giulio Gallera, membro della III Commissione sanità della Regione Lombardia, evidenzia l’importanza di monitorare attentamente i cambiamenti della società al fine di individuare le criticità e rispondere adeguatamente con campagne di prevenzione specifiche; di investire risorse, inclusa l’implementazione della telemedicina, per portare le competenze dei professionisti sanitari in tutte le aree della Lombardia. L’integrazione tra medicina ospedaliera e territoriale è fondamentale nella gestione dei pazienti cronici, garantendo un monitoraggio costante dell’efficacia terapeutica.