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TESTATE DUE NANOPARTICELLE CHE POTREBBERO

Rallentare I Tumori

Uno studio pubblicato su Pnas, a cui ha contribuito l’Università di Trieste, ha progettato e sintetizzato due “cavalli di Troia”, capaci di trasportare la terapia nella cellula

Guerrieri piccolissimi, ma attrezzati per colpire il nemico con precisione chirurgica. Un team di ricercatori di diversi centri internazionali, fra i quali l’Università di Trieste, la China Pharmaceutical University, l’Università di Lodz e l’Aix Marseille University, ha progettato due nanoparticelle capaci di trasportare all’interno della cellula in modo selettivo terapie a base di acido nucleico con l’obiettivo di contrastare la progressione dei tumori. Le terapie moderne basate sul trasporto e sul rilascio di acidi nucleici-macromolecole di due tipi (Dna e Rna) che trasportano o modificano l’informazione genetica nelle cellule, sono un importante campo di ricerca oggi per contrastare malattie gravi, come il cancro metastatico e le malattie genetiche rare.

Il lavoro, pubblicato a maggio sulla rivista Proceedings of the national academy of sciences (Pnas), non si è limitato alla progettazione delle due nanoparticelle ma le ha anche sintetizzate e testate, descrivendo che, per raggiungere la cellula, devono essere “mascherate” perché altrimenti verrebbero riconosciute come agenti esterni e attaccate dal nostro sistema immunitario. I ricercatori dell’Università di Trieste, in particolare, hanno cercato un modo per “ingannare” la cellula, creando due diversi tipi di vettori che utilizzano nanomateriali autoassemblanti: dei “mattoncini” che, ravvicinati, riescono a organizzarsi autonomamente attorno a questi acidi nucleici, nasconderli e trasportarli dentro le cellule in modo selettivo, come una sorta di cavallo di Troia. Gli autori inoltre hanno realizzato due nanoparticelle con caratteristiche diverse tra loro, una specifica per le terapie a base di Rna, un’altra per quelle a base di Dna. È un risultato molto importante perché queste molecole hanno meccanismi e caratteristiche diverse ed è necessario, affinché svolgano la loro funzione terapeutica in modo efficace, che il vettore sia costruito sulla base del modo con cui ciascuna di esse penetra nella cellula.

«Strumenti tailor-made che soddisfino requisiti specifici per diverse applicazioni sono di grande importanza nella ricerca biomedica – sottolinea Sabrina Pricl, professoressa di ingegneria chimica e responsabile scientifico del team Molecular biology and nanotechnology laboratory (MolBnl@UniTs), presso l’Università degli studi di Trieste -. Con questo studio, siamo riusciti per la prima volta a creare due nanoparticelle estremamente selettive. Abbiamo studiato e capito come gli acidi nucleici a base Rna e Dna entrano nella cellula e creato il trasportatore “su misura” per ciascuna di esse, testandone l’efficacia sia in vitro che in vivo e verificandone una grande capacità terapeutica. È un importante traguardo per una medicina sempre più personalizzata». Gli sviluppi dello studio sono vari e riguardano soprattutto la possibilità di produrre le nanoparticelle, che richiede il soddisfacimento di una complessa serie di requisiti imposti dalla prassi relativa alla produzione di materiali per uso farmaceutico e la loro successiva possibilità di essere portati finalmente alla fase clinica di verifica. Al riguardo, lo studio ha dimostrato l’efficacia e la non tossicità delle nanoparticelle.

«Anche se - aggiunge Sabrina Pricl, professoressa di ingegneria chimica e responsabile scientifico del team Molecular biology and nanotechnology laboratory dell’Università degli studi di Trieste -, quando si tratta di nuove molecole di uso farmaceutico, è sempre molto difficile fare previsioni e non bisogna creare false illusioni, queste nanoparticelle sono promettenti per un ingresso nella pratica clinica in tempi rapidi. Vi sono due condizioni che favoriscono questa prospettiva: da una parte, un sistema di nanoparticelle è stato recentemente approvato velocemente in quanto farmaco orfano per una malattia genetica rara, la malattia di Fabry, dall’altra una richiesta ufficiale di sensibilizzazione verso una maggior regolamentazione e un miglioramento dell’iter approvativo dei sistemi nanotecnologici in campo terapeutico è stata consegnata alla Commissione europea dall’Azione Cost “Cancer nanomedicine: from the bench to the bedside”, di cui sono chair – conclude -, congiuntamente ad altri enti che includono, tra l’altro, associazioni di pazienti e enti di sorveglianza e vigilanza sui farmaci».

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