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STAMINALI SEMPRE IN MOVIMENTO PER STABILIRE LA COLORAZIONE DEI CAPELLI
Un team di ricercatori dell’Università di New York ha scoperto che l’incanutimento dei capelli è dovuto ad un fallimento cellulare delle cellule staminali dei melanociti
Icapelli bianchi sono stati spesso argomento di dibattito estetico: lasciarli naturalmente grigi, tingerli, tagliarli, ma ora dopo più di 10 anni di lavoro, un team di ricercatori dell’Università di New York ha scoperto che l’incanutimento dei capelli è dovuto ad un fallimento cellulare delle cellule staminali dei melanociti. È proprio così, ogni capello contiene delle cellule staminali nella zona del bulge, a metà altezza del follicolo; queste staminali nel tempo più che esaurirsi rimangono bloccate ed è arrestando la migrazione nei compartimenti di differenziazione che cessa la produzione di melanina e i fusti ingrigiscono perdendo il colore naturale.
Bibliografia
• Qi Sun, et al: “Dedifferentiation maintains melanocyte stem cells in a dynamic niche”
Nature 616, 774–782 (2023).
• B. Mancini “La biologia dell’incanutimento”
Giornale dei biologi Novembre/dicembre 2020.
Anno III - N. 11/12. Pag 52-53.
Già nel 2011 si era scoperto come due gruppi di cellule staminali controllano congiuntamente il colore dei capelli: le staminali follicolari e le staminali melanocitarie (McSC). Si era già visto inoltre come la proteina Wnt fosse la coordinatrice dell’attivazione di queste cellule e determinasse il funzionamento dei melanociti.
Questo nuovo lavoro, condotto dai ricercatori della Grossman School of Medicine, si è concentrato sulle McSC della pelle dei topi, presenti anche nell’uomo. Il colore dei capelli dipende dal fatto che le McSC, che si moltiplicano continuamente e si spostano lungo il follicolo, vengano segnalate per diventare cellule mature che poi produrranno i pigmenti proteici responsabili del colore. La novità è che la ricerca pubblicata su Nature dimostra che queste cellu- le sono straordinariamente plastiche: durante la normale crescita dei capelli, queste cellule si muovono continuamente sull’asse di maturazione mentre transitano tra i compartimenti del follicolo pilifero in via di sviluppo. Nello specifico, il team di ricerca ha scoperto che le McSC si trasformano tra il loro stato di cellule staminali più primitive ad una fase successiva di maturazione a seconda della loro posizione, una trasformazione spesso reversibile. Infatti, è proprio all’interno dei diversi compartimenti anatomici follicolari che le McSC sono esposte a diversi livelli di segnali proteici (WNT) che ne influenzano la maturità.
I ricercatori sono riusciti a seguire e tracciare gli spostamenti delle cellule in vivo nei topi, grazie a tecniche per la visualizzazione in vivo in 3D e a tecnologie per il sequenziamento dell’RNA in tempo reale. Incredibilmente le McSC si differenziavano mentre si muovevano tra un compartimento e l’altro del follicolo pilifero e poi ritornavano indietro ripristinando lo stato di staminali. Un dato davvero nuovo che smantella il dogma della unidirezionalità staminale-cellula differenziata. In aggiunta, i dati raccolti dimostrano anche che col passare del tempo, man mano che i capelli cadono e ricrescono durante i diversi cicli vitali all’interno del follicolo, sempre più staminali perdono la loro peculiare capacità di muoversi su e giù bloccandosi letteralmente in alcune zone del follicolo e perdendo la capacità di rigenerare pigmento. In pratica, con l’invecchiamento le McSC restano intrappolate nel rigonfiamento della zona del bulge, non maturano e non riescono a scendere nella zona germinale del bulbo dove la proteina Wnt le avrebbe indotte a trasformarsi in melanociti che producono pigmento. Durante l’invecchiamento, vi è quindi un accumulo di McSCs bloccate che non contribuiscono più alla rigenerazione della progenie dei melanociti.
Questo nuovo modello di manutenzione McSC evidenzia un livello di plasticità precedentemente sconosciuto. L’obiettivo degli esperti è ora capire come ripristinare la motilità dei melanociti per riportarli fisicamente nel loro compartimento germinale, dove possono continuare a produrre pigmento.
Tutto il mondo cosmetico si sta domandando se questa scoperta possa davvero portare a recuperare il colore dei capelli senza dover più ricorrere alla tintura o ancora meglio a prevenirne l’incanutimento.
I meccanismi rivelati in questa nuova pubblicazione si riferiscono a condizioni biochimiche e biologiche presenti nei topi, ma è possibile che tali meccanismi siano gli stessi anche nell’uomo, servono senza dubbio ulteriori studi di conferma. Se così fosse sarebbe utile, e di grande potenziale, studiare un procedimento capaci di invertire o prevenire l’ingrigimento dei capelli umani aiutando le cellule bloccate a tornare tra i compartimenti di differenziazione dei capelli nel follicolo. Il grande entusiasmo sollevato per questa scoperta necessita ancora di alcune riflessioni da considerare: l’elevata prevalenza dell’ingrigimento dei capelli nella storia evolutiva dell’uomo suggerisce che potrebbero esserci svantaggi specifici nel mantenimento a lungo termine delle McSC. Su questa linea, un’implicazione di questa scoperta è che la marcata capacità dei melanociti normali di mantenere la capacità di auto-rinnovamento dopo aver subito la differenziazione potrebbe almeno in parte essere alla base della natura plastica del melanoma, patologia in cui non si arresta la produzione di melanina.
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