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TUMORE PROSTATA: SCOPERTA UNA CAUSA
L’infiammazione cronica è un potenziale fattore di rischio
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cancers
Una delle neoplasie più frequenti negli uomini è certamente il tumore della prostata; al fine di individuare le possibili cause e i processi che portano il tessuto prostatico sano a diventare tumorale sono stati condotti numerosi studi tra cui quello relativo all’esame dell’infiammazione cronica della prostata. Infatti, questo processo genera una serie di eventi chimici, biochimici e cellulari all’interno della ghiandola prostatica e, pertanto, potrebbe rappresentare un potenziale fattore di rischio di sviluppo o di progressione del tumore.
Recentemente su questa forma tumorale è stato pubblicato sulla rivista internazionale Cancers uno studio, il Pros-IT2, promosso dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova e diretto da Stefania Maggi, dirigente di ricerca della sezione di Padova-Invecchiamento del Cnr-In.
A proposito del Pros-IT, la studiosa ha dichiarato: «Oltre al coordinamento dello studio, il Cnr ha curato la creazione della banca dati ed effettuato le analisi statistiche, grazie alla stretta e continua collaborazione tra Marianna Noale, ricercatrice del Cnr-In e respon- sabile statistico del progetto, e i referenti clinici dei centri partecipanti. Il progetto Pros-IT Cnr, il cui scopo era il monitoraggio della qualità della vita nei pazienti affetti da tumore di prostata, ha permesso di raccogliere dati in 97 centri di urologia, radioterapia e oncologia italiani e di rispondere a numerose e importanti questioni inerenti alla qualità di vita dei pazienti trattati per tumore di prostata, evidenziando la centralità dell’approccio multidisciplinare, con oltre 10 lavori pubblicati su riviste indicizzate».
Per il Pros-IT2, sono stati raccolti i dati da circa 200 pazienti, di ciascuno dei quali sono stati valutati in media 11 prelievi bioptici prostatici, per un totale di oltre 2mila prelievi analizzati.
Stefania Maggi ha spiegato: «La maggiore criticità negli studi in questo campo è rappresentata dalla complessità nel definire e quantificare l’infiammazione prostatica. In particolare, la sede del tessuto ghiandolare interessata dal processo infiammatorio, il grado e l’estensione dell’infiammazione possono variare molto da soggetto a soggetto. Pertanto, gli studi su piccole popolazioni presenti in letteratura danno spesso risultati parziali e inconcludenti».
Lo studio ha permesso, invece, di definire per la prima volta con grande precisione il rapporto tra infiammazione e tumore prostatico. A tal proposito, Marianna Noale ha precisato: «In particolare, abbiamo chiarito che la presenza di infiammazione di grado elevato, localizzata in sede peri-ghiandolare (nel tessuto stromale che circonda il tessuto ghiandolare) e con un pattern di presentazione multifocale, è più frequentemente associata a neoplasia prostatica».
Questa importante scoperta può avere immediate ricadute cliniche, suggerendo ad esempio uno screening mirato per determinare una diagnosi precoce nei soggetti che presentano una infiammazione prostatica.
Il progetto triennale denominato Provide, acronimo di PRotein and biOmolecules sources for nutritional security and biodiversity of bakery products in a circular food system, conta su un finanziamento di circa un milione di euro e vede la partecipazione di un Consorzio di sei partner internazionali, tra cui Enea. L’obiettivo è la realizzazione di nuovi prodotti da forno ad elevato valore aggiunto attraverso l’utilizzo di proteine e molecole benefiche ricavati da scarti dell’industria agroalimentare.

Claudia Zoani, ricercatrice Enea della Divisione Biotecnologie e agroindustria e referente del progetto, ha spiegato: «Pane, pizza, biscotti e molti altri prodotti da forno sono tra gli alimenti più comuni e convenienti da consumare in luoghi, tempi e condizioni diverse. Ed ora, grazie a questo progetto, avranno tra i loro ingredienti nuove fonti proteiche e molecole dalla funzione nutrizionale e nutraceutica per rispondere alla crescente domanda di una dieta diversificata, sana e sicura. Inoltre, queste molecole possono essere estratte direttamente da sottoprodotti di altre filiere agroalimentari. In questo modo, saremo in grado di promuovere concretamente la sostenibilità e la circolarità delle produzioni e ridurre gli scarti, garantendo qualità e sicurezza dei nuovi prodotti». I ricercatori sono al lavoro sui nuovi ingredienti benefici provenienti da scarti lattiero-caseari, semi oleaginosi e residui di fermentazione della birra.
La ricercatrice di Enea ha aggiunto: «Abbiamo concluso due attività strategiche per il progetto, ossia l’identificazione e l’estrazione delle molecole e le attività dei focus group nei diversi Paesi, Italia inclusa, finalizzate a valutare l’accettabilità dei nuovi prodotti da parte dei consumatori. Ed ora sono in corso le prove di panificazione e la caratterizzazione dei nuovi prodotti da forno in termini di qualità e sicurezza alimentare».