Op. cit., 87, maggio 1993

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lutazione della differente quantità di conoscenza della quale è portatore, relativamente alla progressività dell'arte. Ogni pro­ dotto artistico, poiché di esso non è possibile verificare la correttezza né la progressività, è un unicum ragionevol­ mente ingiudicabile rispetto agli altri prodotti artistici e rispetto a questi ragionevolmente sincronico. Ciò significa che per questi prodotti non è possibile definire una trasmis­ sibilità obiettiva, che sia in grado cioè di comunicare cor­ rettamente quale sia il livello di conoscenze delle discipline artistiche alle quali appartengono, né di predisporre ad ul­ teriori produrre correttamente progressivi. Come si vede, se la logica è sempre la logica, l'arte ragionevolmente non è dicibile, né trasmissibile, né tantomeno transitiva. Chiarita, spero, l'ambiguità della domanda iniziale, ne segue che per poter dire, trasmettere, insegnare una qual­ siasi disciplina artistica è logicamente necessario pre-costi­ tuirsi un sistema, sempre e comunque certamente arbitra­ rio. In esso, una volta descritte le caratterizzazioni che si ritiene debba avere un prodotto artistico, è possibile veri­ ficare la correttezza del successivo prodotto. Si potrà discu­ tere sulla liceità del sistema di riferimento, resta comun­ que il fatto che, al limite, ognuno che produce può co­ struirsi il suo e nessuno potrà obiettivamente dirgli che è scorretto. Sarà scorretto almeno come tutti gli altri. Si potrebbe allora proporre: accordiamoci su un sistema di riferimento, una norma, e su questa verifichiamo la cor­ rettezza dei prodotti. Ciò può anche essere fatto. Ma questa ipotesi si fonda su un parametro molto opinabile e avventu­ roso: la stabilità del giudizio umano. Oggi, qui, noi potrem­ mo accordarci. Ma domani cosa potrebbe accadere? 6• Sorge allora un dubbio. Se quanto detto sembra logica­ mente ragionevole, come ha fatto la norma classica a durare più di duemila anni? I motivi sono molti, ma penso pos­ sano essere ridotti a tre. Anzitutto perché essa era una parte della più grandiosa costruzione sitematizzatrice del Tutto che abbia prodotto la civiltà occidentale: quella platonico­ aristotelica. Finché durò questa, du\ò anche la norma classica. Poi perché essa altro non era se non la razionalizza10


























stessi delle arti, nonché delle istituzioni deputate al loro in­ segnamento e delle figure professionali da immettere sul mercato.

1 Cfr. sull'argomento E. PANOFSKY, La storia dell'arte come disci­ plina umanistica, in Il significato nelle arti visive (1955), Torino 1962; G. C. ARGAN, la storia dell'arte, in Storia dell'arte, voi. I, 1969; H. HAu­ SER, _ Le teorie dell'arte. Tendenze e metodi della critica moderna (1958), Tonno 1969; G. KueLER, La forma del tempo (1972), Torino 1976; F. Bo­ LOGN,\, I metodi di studio dell'arte italiana e il problema metodologico oggi, in Storia dell'arte italiana, voi. I. Torino 1979, pp. 165-283; E. CA­ STELNUOVO, Arte, industria rivoluzioni, Torino 1985; H. BELTING, La fine della storia dell'arte o la libertà dell'arte (1973), Torino 1990. 2 E. CASTELNUOVO, Per una storia sociale dell'arte, in Paragone, n. 313 1977. 3 Ivi, p. 35. 4 H. BEI.TING, op. cit., p. XI. 5 H. GoMBRICH, Arte e progresso, Bari 1973. 6 H. BELTING, op. cii., p. XIX. 7 F. HASKELL, Inseguendo /'Avanguardia, in Arte e Linguaggio della politica, Firenze 1978, p. 60. 8 H. BELTING, op. cii., p. 13. 9 R. DE Fusco, Design: la forbice di storia e storiografia, in « Op. cit. » n. 82, 1991. 10 Sul problema metodologico cfr. nota 1 e per una lettura strut­

turalista vedi i contributi storiografici di F. MENNA e R. DE Fusco. 11 A. CHASTEL, L'uso della storia dell'arte (1980), Bari 1982. 12 Quale storia dell'arte, a cura di C. DE SETA, Napoli 1977; G. C. ARGAN, M. FAGIOLO DELL'ARCO, Guida alla storia dell'arte, Firenze 1977. 13 Sulle accademie cfr. N. PEVSNER, Le Accademie d'arte (1940), To­ rino 1982; e tra l'altro: L. CARAMEL, F. Pou, L'arte bella. La questione delle Accademie di Belle Arti in Italia, Milano 1978; G. C0NTESSI, Forma­ ziene e « Belle Arti», in • Op. cit», n. 78, 1990; G. CASSESE, Le Accade­ mie di Belle Arti nel sistema contemporaneo delle arti, in « Art Lea­ der», n. 10, 1993. 14 T. MAUJONAOO, Arte, educazione, scienza - verso una nuova crea­ tività progettuale, in « Casabella », n. 435, 1977. 15 Della conferenza didattica, organizzata dai docenti di storia del­ l'arte con il contributo degli studenti, ricordiamo principalmente gli interventi di L. Francalanci, T. Toniato, S. Sproccati, G. Alessandri, non­ ché quello della sottoscritta. 16 Cit. in Atti del I Convegno Nazionale per la riforma Universitaria delle Accademie di Belle Arti, a cura dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, intervento di T. Toniato, p. 28. 17 V. GIANNETTI, L'insegnamento della pit111ra, in « Op. cit. », n. 80,

1991.

1s J. MuKAR0WSKY, La funzione, la norma e il valore estetico come fatti sociali (1966), Torino 1971. 19 R. ARNHEIM, Pensieri sull'educazione artistica, a cura di L. Pizzo

Russo, Palermo 1992, p. 110. 3:> Cfr. HEGEL, Arte e morte dell'arte (1814-22). a cura di G. Scara­ muzza, Milano 1979; G. C. ARGAN, L'artistico e /'estetico, in Situazioni

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