lutazione della differente quantità di conoscenza della quale è portatore, relativamente alla progressività dell'arte. Ogni pro dotto artistico, poiché di esso non è possibile verificare la correttezza né la progressività, è un unicum ragionevol mente ingiudicabile rispetto agli altri prodotti artistici e rispetto a questi ragionevolmente sincronico. Ciò significa che per questi prodotti non è possibile definire una trasmis sibilità obiettiva, che sia in grado cioè di comunicare cor rettamente quale sia il livello di conoscenze delle discipline artistiche alle quali appartengono, né di predisporre ad ul teriori produrre correttamente progressivi. Come si vede, se la logica è sempre la logica, l'arte ragionevolmente non è dicibile, né trasmissibile, né tantomeno transitiva. Chiarita, spero, l'ambiguità della domanda iniziale, ne segue che per poter dire, trasmettere, insegnare una qual siasi disciplina artistica è logicamente necessario pre-costi tuirsi un sistema, sempre e comunque certamente arbitra rio. In esso, una volta descritte le caratterizzazioni che si ritiene debba avere un prodotto artistico, è possibile veri ficare la correttezza del successivo prodotto. Si potrà discu tere sulla liceità del sistema di riferimento, resta comun que il fatto che, al limite, ognuno che produce può co struirsi il suo e nessuno potrà obiettivamente dirgli che è scorretto. Sarà scorretto almeno come tutti gli altri. Si potrebbe allora proporre: accordiamoci su un sistema di riferimento, una norma, e su questa verifichiamo la cor rettezza dei prodotti. Ciò può anche essere fatto. Ma questa ipotesi si fonda su un parametro molto opinabile e avventu roso: la stabilità del giudizio umano. Oggi, qui, noi potrem mo accordarci. Ma domani cosa potrebbe accadere? 6• Sorge allora un dubbio. Se quanto detto sembra logica mente ragionevole, come ha fatto la norma classica a durare più di duemila anni? I motivi sono molti, ma penso pos sano essere ridotti a tre. Anzitutto perché essa era una parte della più grandiosa costruzione sitematizzatrice del Tutto che abbia prodotto la civiltà occidentale: quella platonico aristotelica. Finché durò questa, du\ò anche la norma classica. Poi perché essa altro non era se non la razionalizza10
stessi delle arti, nonché delle istituzioni deputate al loro in segnamento e delle figure professionali da immettere sul mercato.
1 Cfr. sull'argomento E. PANOFSKY, La storia dell'arte come disci plina umanistica, in Il significato nelle arti visive (1955), Torino 1962; G. C. ARGAN, la storia dell'arte, in Storia dell'arte, voi. I, 1969; H. HAu SER, _ Le teorie dell'arte. Tendenze e metodi della critica moderna (1958), Tonno 1969; G. KueLER, La forma del tempo (1972), Torino 1976; F. Bo LOGN,\, I metodi di studio dell'arte italiana e il problema metodologico oggi, in Storia dell'arte italiana, voi. I. Torino 1979, pp. 165-283; E. CA STELNUOVO, Arte, industria rivoluzioni, Torino 1985; H. BELTING, La fine della storia dell'arte o la libertà dell'arte (1973), Torino 1990. 2 E. CASTELNUOVO, Per una storia sociale dell'arte, in Paragone, n. 313 1977. 3 Ivi, p. 35. 4 H. BEI.TING, op. cit., p. XI. 5 H. GoMBRICH, Arte e progresso, Bari 1973. 6 H. BELTING, op. cii., p. XIX. 7 F. HASKELL, Inseguendo /'Avanguardia, in Arte e Linguaggio della politica, Firenze 1978, p. 60. 8 H. BELTING, op. cii., p. 13. 9 R. DE Fusco, Design: la forbice di storia e storiografia, in « Op. cit. » n. 82, 1991. 10 Sul problema metodologico cfr. nota 1 e per una lettura strut
turalista vedi i contributi storiografici di F. MENNA e R. DE Fusco. 11 A. CHASTEL, L'uso della storia dell'arte (1980), Bari 1982. 12 Quale storia dell'arte, a cura di C. DE SETA, Napoli 1977; G. C. ARGAN, M. FAGIOLO DELL'ARCO, Guida alla storia dell'arte, Firenze 1977. 13 Sulle accademie cfr. N. PEVSNER, Le Accademie d'arte (1940), To rino 1982; e tra l'altro: L. CARAMEL, F. Pou, L'arte bella. La questione delle Accademie di Belle Arti in Italia, Milano 1978; G. C0NTESSI, Forma ziene e « Belle Arti», in • Op. cit», n. 78, 1990; G. CASSESE, Le Accade mie di Belle Arti nel sistema contemporaneo delle arti, in « Art Lea der», n. 10, 1993. 14 T. MAUJONAOO, Arte, educazione, scienza - verso una nuova crea tività progettuale, in « Casabella », n. 435, 1977. 15 Della conferenza didattica, organizzata dai docenti di storia del l'arte con il contributo degli studenti, ricordiamo principalmente gli interventi di L. Francalanci, T. Toniato, S. Sproccati, G. Alessandri, non ché quello della sottoscritta. 16 Cit. in Atti del I Convegno Nazionale per la riforma Universitaria delle Accademie di Belle Arti, a cura dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, intervento di T. Toniato, p. 28. 17 V. GIANNETTI, L'insegnamento della pit111ra, in « Op. cit. », n. 80,
1991.
1s J. MuKAR0WSKY, La funzione, la norma e il valore estetico come fatti sociali (1966), Torino 1971. 19 R. ARNHEIM, Pensieri sull'educazione artistica, a cura di L. Pizzo
Russo, Palermo 1992, p. 110. 3:> Cfr. HEGEL, Arte e morte dell'arte (1814-22). a cura di G. Scara muzza, Milano 1979; G. C. ARGAN, L'artistico e /'estetico, in Situazioni
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