Op. cit., 118, settembre 2003

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mento dei ritratti fotografici degli africani attualmente pre­ senti in laguna con quelli che spuntano nei dipinti di Carpaccio e Veronese suscita un vivido confronto tra la citta di Otello e l'odiema societa multirazziale. Lo stesso padiglione della Gran Bretagna si affida al1' eccesso coloristico del nigeriano-londinese Chris Ofili, ii quale su un cupo saturarsi di pareti rosse, verdi e nere, che sono i colori dell'intemazionale africana, pone i suoi qua­ dri improntati da un decorativismo etnico e da un segno quasi primitivo, fatti sl di pittura, ma anche di lustrini ed escrementi di elefante. Allara nella quasi inesistenza della pittura ben venga la metafora del Ritorno dell'artista del padiglione russo in cui i tre artisti presenti con diverse de­ clinazioni affrontano proprio la pittura nel suo fare pro­ cessuale, poiche non vogliono pill assurgere ad un ruolo che non gli compete, non intendono pill diluire la loro opera nelle discussioni filosofiche, non cercano piu di conquistarsi un posto nell'urliverso dei mass-media e di internet, o di influire sulla realta sociale. L'arte non ri­ cerca pill una legittimazione esterna, ma la trova al­ l'interno delle proprie risorse. In altre parole, l'artista "ritorna" ad essere se stesso9. Ricco di stimoli ed originale e ii padiglione di Israele. Michal Rovner ha compiuto una ossessiva e feroce opera di riduzione su riprese video che inquadrano scene ani­ mate da molte persone moltiplicate specularmene o ripe­ tute in sequenza, fino a farci apparire niente piu che lo zampettare di una miriade di silhouette antropomorfe, or­ mai prive di identita. Assistiamo a un movimento di massa che non porta a niente e ricorda ii brulicare di microsco­ piche entita sub-cellulari. In La. Zona, mostra che rappresenta l'Italia, a cura di Massimiliano Gioni, preferiamo soffermarci, piu che sulle partecipazioni inevitabili di Diego Perrone e Patrick Tuttofuoco, alle quali si puo aggiungere quella, estema ai giardini, di Paola Pivi - i tre, si sa, hanno alle spalle gal­ lerie molto potenti - sulla quasi inedita Anna de Manincor, autrice di un video duro e scarno, dove alcuni giovani, uno 53


dopo I' altro, ficcano gli occhi nella telecamera procla­ mando: «Io non faro figli per questo paese». Vanno anche ricordati gli Al2, che hanno progettato lo stesso padi­ glione che ospita la mostra. Quello dei rapporti tra arti vi­ sive, architettura e urbanistica e un tema attualissimo, che meriterebbe ben piu di un accenno, sviluppato com'e, in Biennale, anche da Gabriel Orozco in Ritardi e rivoluzioni e dalle sezioni Zona d'Urgenza di Hou Hanru e La strut­

tura della crisi. Tratta di architettura, ma soprattutto de] nostro modo di esperire lo spazio, Olafur Eliasson, nel padiglione da­ nese, autore di uno spettacolare percorso a caleidoscopio che ci conduce nelle meraviglie della percezione. Considerato che nel Padiglione Italia ci si imbatte in un lavoro del belga-svedese Carsten Htiller, la cui logica non e troppo distante, dobbiamo sottolineare che pure questo e un terreno che la ricerca, soprattutto di matrice nord-eu­ ropea, sta perlustrando con ottimi risultati. Paradossalmente in questa Biennale e decisamente poco rappresentato un altro dei temi piu consueti nel di­ battito internazionale del popolo no-global, quello delle emergenze ecologiche, se si eccettua l' intervento, freddo e godibilissimo, dell'islandese Ruri, a favore della sal­ vaguardia delle cascate del suo paese in pericolo di estinzione per sfruttamento idrico. Si tratta di una serie di fotografie su pellicola trasparente inserite in una strut­ tura minimale, quasi un archivio-classificatore, che, una volta estratte dalle guide scorrevoli, azionano un mec­ canismo audio in cui e registrato ii suono, la voce di quella specifica cascata. Un vero sollievo nell'impossi­ bile calura di questa estate e nella fatica fisica e men­ tale di seguire la proliferazione eccessiva del numero delle sedi espositive. La rassegna di taglio storico al Museo Correr, Pittura I Painting. Da Rauschenberg a Murakami 1964-2003, stacca nettamente dal resto della Biennale, dove la pittura si vede assai di rado. Bonami giustifica la scelta di partire dal maestro del new dada che, proprio alla Biennale 54


del 1964, sconvolse il pubblico e vinse il premio princi­ pale, in virtu della sua capacita di accogliere la realta, in via diretta, nella tela: Quando Robert Rauschenberg creo Kite [opera esposta sia nel '64 che oggi], l'astra­ zione rappresentava ancora per gli europei il miglior modo per riferirsi al loro stato esistenziale e alla Ioro identita ferita. La tela fungeva da simbolo dell'impos­ sibilita di vedere ii mondo dopo l'orrore della seconda guerra mondiale. [ ...] Tuttavia, mentre Fontana squarciava

la

tela

senza

trovarci

nulla

sotto,

Rauschenberg trasformava la sua tela in un recipiente, uno schermo su cui la vita poteva riapparire conti­ nuamente, portando alla nuova consapevolezza che cio che accade non e sotto la tela, ma da quest'altra parte della tela 10 • In questo modo Bonami legge il lavoro dell'americano come la prima tappa di quell'estroversione che caratte­ rizza l'impostazione di questa Biennale, di contro all'in­ troversione di quella che egli definisce "astrazione euro­ pea". Ci chiediamo, pero, a che astrazione si faccia rife­ rimento: all' informale, come pare evidente? Ma esso non aveva forse un quasi esatto corrispettivo nell'espressioni­ smo astratto americano? E siamo poi cosi sicuri che un Fontana non ci parli del mondo? In fondo ritomiamo sem­ pre al medesimo postulato che caratterizza questa Biennale, e che ci lascia dubbiosi: che per influire sul reale l'artista debba esercitare al livello della realta stessa, come se la virtualita delle forme fosse il teatrino dell'au­ toreferenzialita, senza possibilita di sbocchi. In tempo di guerra gli artisti si arruolino! Il termine ad quern della carrellata di pittura e I'e­ mergente star giapponese Takashi Murakami, talento davvero straordinario, capace di rendere I'immaginario di plastica e pixel della nostra epoca in dipinti - e sculture - dall'impatto irresistibile. Nel mezzo troviamo, con accurata esemplificazione, piu o meno tutte le ten­ denze che hanno caratterizzato la pittura degli ultimi de­ cenni, portandola a un grado di raffinata sofisticazione

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che raramente ci capita di riscontrare nelle altre espres­ sioni artistiche. Una sofisticazione che funziona anche in senso retroattivo, considerata la revisione cui e stato oggetto il realismo comunista di Guttuso con La Vucciria, eletto a precursore di quella ricerca che rivi­ sita la figurazione piu smaccata e narrativa, su di una consapevolezza programmatica, dobbiamo pen) ammet­ terlo, di tutt' altra natura. Dispiace, infine, che autori come Anselm Kiefer, Peter Halley e Gerhard Richter siano rappresentati da piccoli la­ vori, assolutamente poco significativi rispetto all'ampio respiro delle loro opere, soprattutto considerando la re_te intemazionale di galleristi e privati che hanno concorso al prestito dei quadri. Eppure un indiscutibile piacere rive­ dere/ritrovare la pittura dopo l'estenuante visita di una Biennale noiosa e caotica, tanto da far pensare con no­ stalgia ad una pratica che sembra ormai desueta, soffocata da tecnologie di software sempre piu sofisticati o da informi allestimenti. Forse l' opportunita di essere pre­ senti alla Grande Mostra che fa fare agli artisti opere di­ mostrative di grandi idee e Ii porta ad estremizzarle con una certa megalomania, tanto da far rimpiangere l'indub­ bia qualita delle fiere d'arte in cui i galleristi, con occhio attento al visitatore e possibile acquirente, scelgono una produzione, magari dello stesso autore presente in Biennale, piu consona alla trasmissione di un pensiero creativo.

e

e

1 F. BONAMI-M.L. FRISA (a cura di), Sogni e conjlitti - La dit­ tatura dello spettatore. 50esima esposizione intemazionale, cat. della

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mostra, Marsilio, Venezia 2003, p. XXI. 2 Ibidem, p. 292. 3 Cfr., ad esempio, la rccensione di S. BOTI'INELLI in www.exi­ bart.com. 4 Intervista a Carlos Basualdo, in «Flash Art», n. 240, giugno­ luglio 2003, p. 94. ' F. BoNAMI-M.L. FRISA (a cura di)! op. cit., p. 4.


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SoL LE giugno 1967.

WITT,

Paragraphs on conceptual art, in «Artforum»,

F. BONAMI-M.L. FRISA (a cura di), op. cit., p. 423. 8 Ibidem, p. XXI. 9 V. MISIANO, 11 ritomo dell'artista, in F. BONATI-M.L. cura di), op. cit., p. 586. •0 Ibidem, p. 424. 7

FRISA

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