CON-CORSO BUENOS AIRES 01
Con-Corso Buenos Aires 01 ideazione Giuseppe Villani a cura di Francesca Rizzardi coordinamento editoriale Pietro Manara progetto
adattamento testi Francesca Rizzardi Con-Corso Buenos Aires Produzione e organizzazione
© All rights reserved 2010 Open Art Milano di Euroweb S.r.l. Corso Buenos Aires 77, 20124 Milano È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo.
Ringraziamenti Annabel Adler, Aleks13, Giovanna Arancio, Laura Barbatelli, Barcamp, Elisa Bergamino, Rossella Bonito Oliva, Costantino Caiafa, Liliana Cecchin, Francesca Chiacchio, Franco Caini, Mara Campaner, Giuseppe Cannistraro, Antonella Ciliberto, Valentina Curà, Alberto Dambruoso, Emanuela Comito, Stefania Crepaldi, Crobu, Guido D'Angelo, Sandra D’Angelo, Rosaria Di Dio, Renato Esposito, Chiara Fagone, Giuseppe Farina, Linda Filacchione, Mario Fois, Lorenza Fragomeni, Raffaele Gavarro, Elena Gavazzi, Carolina Lio, Michele Lombardo, Antonio Maggio, Giancarlo Majorino, Giuseppe Mallia, Monica Martins, Marianna Mendozza, Benedicta Miller, Nico Mingozzi, Marta Mirra, Claudio Missagia, Antonella Nardi, Vittoria Nidasio, Gianguido Oggeri Breda, Daniela Pacchiana, Jessica Paolillo, Maurizio Piccirillo, Moreno Pirovano, Pirro Daniela, Pisano Giacomo, Riccardo Prosperi, Pietro Puccio, Stefano Raffaelli, Rosi Raneri, Alessandra Redaelli, Gianni Riva, Gabriele Romeo, Salvatore Russo, Giorgia Sarti, Alfonso Siracusa, Maria Cristina Spinato, Ignazio Stagno, Valentina Savastano, Carmen Tatò, Alessandro Trabucco, Irene Vairo, Marina Vallese, Carmelo Violi, Caterina Zacchetti, Leopoldo Zaffalon, Giulio Zanet, Igor Zanti.
CON-CORSO BUENOS AIRES 01
OPEN ART MILANO CON-CORSO BUENOS AIRES VINCITORE FINALISTI SELEZIONATI
OPEN ART MILANO
Dalla passione per l’Arte dei suoi fondatori nasce, nel 2009, Open Art Milano, galleria che ha, tra i propri scopi, la promozione di autori emergenti del panorama nazionale ed internazionale. Open Art Milano è un nuovo luogo destinato ai linguaggi del contemporaneo, è un’area espositiva innovativa. La sede, dedicata alla ricerca creativa, per noi non si limita allo spazio fisico, ma si estende alle nuove tecnologie, ecco allora che il sito web, in costante aggiornamento, diviene luogo d'esposizione e promozione. Abbiamo scelto, per raccontarci e raccontare la nostra mission, la parola Open. L’apertura a cui facciamo riferimento ha diverse sfumature e significati. Open è la nostra visione della produzione artistica, che non deve e non può parlare ad un ristretto numero di persone, ma al contrario ha l'obbligo d’essere aperta a chiunque: esperti, semplici appassionati, curiosi di ogni tipo. Open sottende la nostra ricerca nei confronti di autori contemporanei emergenti e per questa ragione nasce il Con-Corso Buenos Aires. Open è l’opportunità, che vogliamo darci e vogliamo dare, d’accesso all’Arte, senza barriere, apprensioni, sospetti e timori. Open è l’approccio all’opera, intesa non come elaborato di una lingua sconosciuta ed incomprensibile, ma come frutto di un linguaggio universale, facile a capirsi, che non ha bisogno di traduttori. Open Art Milano è vitalità creativa.
CON-CORSO BUENOS AIRES
Il Con-Corso Buenos Aires è una competizione on-line, ideata da Open Art Milano e dedicata ai linguaggi del contemporaneo, in particolare fotografia, pittura e scultura. Un web contest voluto per dare visibilità ai talenti emergenti, alle personali ricerche creative, alle poetiche, un’occasione, un’opportunità. Con-Corso Buenos Aires 01, la rivista che state leggendo, è la restituzione di un cammino intrapreso verso la promozione degli autori, una pubblicazione digitale che accompagnerà ogni edizione del concorso.
VINCITORE
LAURA BARBATELLI
Grattacieli Olio su tavola 50x70 cm 2010 Laura Barbatelli è nata nel 1984 a Genova. Vive e lavora a Varazze. Diplomata, presso l'Accademia di Belle Arti di Genova, in Arti visive e discipline dello spettacolo, si occupa di decorazione pittorica. Per Laura la produzione artistica nasce da un’esigenza, psicologica e fisica, da un’attrazione, dal bisogno di voler rappresentare una determinata composizione di colori che, in un particolare momento, suscita il desiderio di dipingere. Osserva il soggetto ed inizia ad immaginare come potrebbe “costruire” l’immagine attraverso le pennellate istintive, ma allo stesso tempo meditate e studiate. Per l’autrice fare arte è un sentimento, una tendenza che nasce dal profondo, un mezzo per trasmettere una visione, un pensiero, uno stato d’animo. Laura dipinge per se stessa, perché la emoziona, riesce a compiere un vero distaccamento dalla realtà, al pari di una preghiera, un rito, un momento intimo con il proprio Io. Il mondo esterno viene percepito attraverso le pennellate guidate dal fascino che alcuni colori accostati suscitano, tutto è in movimento. Laura ha un rapporto vitale con le opere che produce, la commuovono, la stupiscono, la riempiono di gioia e le danno forza. Iconologicamente i dipinti strizzano l’occhio al Post Impressionismo, a Van Gogh in particolare. Osservando le sue opere è evidente il desiderio di comunicare la gioia dell’atto creativo.
FINALISTI
GIUSEPPE CANNISTRARO
Incappucciati Acrilico e bitume su tela 80x100 cm 2010 Diplomato in pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, docente di Figura e Ornato Disegnato al Liceo Artistico, decoratore e restauratore. In pittura, realizza principalmente appunti di viaggio, dove l'aspetto socio-antropologico e le contraddizioni sono gli elementi principali della personale ricerca. Le opere di Cannistraro hanno origine da appunti di viaggio, fotografie che poi vengono interpretate e sintetizzate. Produrre arte nasce da un'esigenza irrefrenabile di comunicare e testimoniare il personale punto di vista rispetto alla società e, soprattutto alle sue contraddizioni. Negli acrilici, di piccolo e medio formato, Cannistraro coglie, in modo evidente ed oggettivo, gli aspetti politico-antropologici della società contemporanea. L'indagine si spinge, a volte in maniera esplicita ed a volte velata, verso quegli aspetti tipici, anche folkloristici delle mete dei viaggi. Queste mete, spazi, sono non solo fisici,ma anche e spesso ideali, mentali, si pensi ad esempio alla serie sul Comunismo o sull'Islam. Come per molti autori emergenti Cannistraro vive un rapporto quasi morboso con le opere che produce, vissute come spaccato della propria anima da cui è difficile, quasi impossibile, distaccarsi. Sempre alla ricerca di stimoli espressivi e con una poetica in continua evoluzione, Cannistraro è l'uomo della sperimentazione: modi e linguaggi a volte eterogenei ed in apparente contrasto. Il fine, lo scopo ultimo, non è trasmettere un messaggio univoco, ma proporre un'indagine interiore, intima e spirituale, ma anche socioantropologica, in sintesi il tentativo di capire l'uomo e ciò che lo circonda. Tecnicamente i riferimenti sono al mondo di Hopper e Galliano, mentre l'espressività, la poetica richiamano la ricerca di Richter.
CATERINA ZACCHETTI
Primavera e nuvole Argilla refrattaria 17x13x35 cm cad. Le figure che Caterina Zacchetti modella, prendono forma improvvisamente appena le sue mani entrano in contatto con la terra morbida e malleabile. Corpi pieni di vita emergono, passo a passo, dalla massa inerte: la morbida curva di un seno, un imponente fondo schiena, un'accattivante torsione del busto, sensuali apparizioni, elogi alla bellezza e all'incanto della donna. Curve dolci, ma provocanti, caratteristiche della figura femminile. Vita esile, di un'apparente fragilità . Assenza quasi totale della testa, perchÊ le donne sono sognatrici, ma gambe robuste e sinuose, perchÊ nonostante i sogni la donna è forte, indipendente, caparbia, piena di risorse di fronte alla sfida della vita.
EMANUELA COMITO
Integrazione di superficie Tecnica mista su tavola 30x40 cm 2010 Esprime la sua personalità irrequieta attraverso gli impasti pittorici ricchi e vibranti, le texture, le stratificazioni. Le soluzioni materiche sono dense di suggestioni cromatiche: “offerta all’occhio come al tatto”, che richiamano la produzione pittorica italiana del primo Novecento. I lavori sono il personale richiamo alla Natura: vita pulsante, frutto del caos, dell’intensità del gesto, della tensione sperimentale e spesso distruttiva dell’uomo, confusa speranza organica.
SELEZIONATI
ANNABEL ADLER
Libellula Olio su tela 75x103 cm 2008 Quando da Bad Gestein, nelle valli del Salisburghese, è scesa a Vienna per studiare pittura, aveva nella mente e negli occhi la luce e il movimento. Luce dei tramonti che durano un istante, del sole che precipita dietro le montagne e movimento d’acque e di foglie, di uomini. Soltanto alcuni anni più tardi avrebbe scoperto e studiato a lungo il colore, ancora la luce che si riflette sulle vicende per renderle vive. Tanti percorsi, tante fasi, dall’attenzione alla figura per fermare un momento, alla ricerca di un segno che fosse il più essenziale possibile, al periodo del tango per sintetizzare la storia di una passione che dura pochi minuti. Poi la figura che si spezza. L’evento che si frantuma per catturare nel piano la realtà che si esprime nello spazio delle emozioni; per trattenere, rendere leggibile ed offrire una speranza.
BARCAMP - Donatella Bartoli e Teresa Campioni
Venere 2000/1 Pastello su carta e pastello su carta assemblati su carta 68x47 cm BARCAMP nasce nel 1999 dalla collaborazione di Donatella Bartoli e Teresa Campioni, due artiste romane operanti singolarmente già da tempo. Risultato di tale collaborazione sono i BIQUADRI che intendendo “fare il verso” agli effetti speciali creati al computer. Le opere vengono realizzate mediante l’assemblaggio di due lavori individuali, tagliati in piccoli pezzi, ed alternati su un nuovo supporto. Hanno esposto in collettive e personali. Nel 2004 hanno fondato il gruppo artistico Disconnessi. Loro opere compaiono in collezioni pubbliche e private e sono state pubblicate su riviste d’arte e stampa specializzata.
COSTANTINO CAIAFA
Identità Olio su tela 80x100 cm In arte SHARK o ONITAFAIAC da writer ha acquistato sicurezza e ha definito il proprio stile: spazi aperti su un cielo sconfinato il “passaggio del tempo, dal trasporto meccanico al muro di cemento”. Ha meditato il colore, in Sardegna, della pittura, scultura e dei murales che narrano le vicende di una così antica terra. Ha iniziato a utilizzare i colori ad olio per raccontare un passato in un presente tradizionale, ma la svolta dei supporti di recupero (legno, cartone, teli di plastica e di stoffa),è venuta con il trasferimento a Milano. Abita vicino alla Via Gluk e rimane folgorato da quel contenitore di passaggio, dove tutto è in continuo mutamento, la Stazione Centrale. Clochard e prostitute, lingue di razze diverse che s’intrecciano, stili di una realtà quasi surreale. Ha ritratto gli estremi di una parte di questa città che brulica, scavando dentro se stesso, scovando identità sotterranee, terribili e inverosimilmente sensuali. La figura umana è sezionata, come in una sovrapposizione di fotogrammi fotografici. Tutto si trasforma e nulla si distrugge. Nel 2006 l’evoluzione stilistica, un profondo mutare nell’impatto con la superficie pittorica, semplificare ulteriormente, anima, corpo e mente.
FRANCO CAINI
Scream Collage su tavola 2009 Sempre attento a nuove forme d’espressione, sul finire degli anni Novanta trova, nei manifesti pubblicitari, la fonte principale della propria ispirazione. Nel Dicembre del 2006 espone alla galleria La Soffitta con la nota critica di Stefano Berni, docente di filosofia, il quale lo definisce come un postmoderno nella sua opera di de-costruzione e ricontestualizzazione dei messaggi discorsivi. Nel Giugno del 2007 Pierfrancesco Listri, critico d'arte, ha elogiato gli strappi geniali di Franco Caini e il modo di utilizzare i frammenti del mondo dell’immagine, per ricostruirla secondo una sintassi e una logica che diventa un linguaggio personale pieno di significati sociali, politici ed, anche, sottilmente ludici.
LILIANA CECCHIN
Stazione Porta Nuova, Torino Olio su tela 130x100 cm 2009 Liliana Cecchin ha, al centro della personale poetica, la metropoli. La racconta in scorci che hanno il sapore di scatti fotografici immediati, registrati nell’urgenza di fermare l’istante. I luoghi che elegge a soggetto, quando sono riconoscibili, sono stazioni della metropolitana, marciapiedi affollati. I momenti, intuitivamente, le ore di punta. La fretta si legge nelle posture dei corpi, nei visi affondati nelle sciarpe, nella totale mancanza di sguardi che s’incontrano e di qualsiasi forma di dialogo. La pennellata pastosa, la costruzione dei volumi per zone di luce e ombra, con i visi ridotti ad una semplice macchia rosa rafforzano il senso d’anonimato. Una sensazione portata all’estremo nelle tele in cui decide di abbassare l’inquadratura, riducendola alle gambe ed ai piedi. Lì la distanza tra i personaggi e lo spettatore aumenta ulteriormente, la piccola folla è relegata al fondo dello spazio del quadro, non ci sono più i visi a darci l’illusione di poter azzardare un riconoscimento. In queste tele talvolta arriva a ridurre la tavolozza ad una monocromia sui toni dell’azzurro o del marrone. L’interpretazione della scena è messa in forse, lo sguardo si ferma spaesato alla ricerca di punti di riferimento e, quando esso arriva a leggere il significato, coglie all’istante il sentimento: Sempre più soli tra la gente, percorriamo la vita/che scorre sotto ai nostri piedi
ANTONELLA CILIBERTO
Laghetto Acrilico, bitume, china, olio, plastica su tela 60x60 cm Comincia ad avvicinarsi alla pittura nel 2003 spinta dalla voglia di esprimere le proprie emozioni con colori e materie tattili. Gli inizi sono caratterizzati da soggetti immaginari e da scene illusorie, surreali; la voglia di abbandonare le forme solide è travolgente, l'astratto e l'inconsistente, mano e mente dissociate, le tecniche da conseguire. Si avverte la sensazione di trovarsi di fronte ad opere dove si compenetrano differenti tempi e gusti: quelli d’alcune Avanguardie novecentesche e quelli di un astrattismo di più recente espressione. Gocce, linee senza fine, movimento, spugnature, tratti e forme irregolari, giochi di colori, oltre i limiti dello spazio della tela. Dipinge stati d'animo, momenti, giochi, sogni e persino colori. Non vuole “spettatori” che ammirano paesaggi o scene di facili traffici di vita quotidiana. Vuole che chi guarda sia partecipe alle note colorate dell’Io, che è sempre imperfettamente conosciuto anche all’autrice. La libertà del gesto: “è questo il mio verace messaggio”.
VALENTINA CURÀ
Spiegazioni logiche e stati d’abbandono Tecnica mista su legno 124x81 cm 2010 Nei suoi dipinti usa diverse tecniche: l’acrilico, la tempera, la china, la penna a sfera ed il pastello. Nelle sue opere c’è una costante: la figura umana, maschile o femminile, come soggetto di un’ambientazione, spesso urbana, fatta d’edifici, labirinti, paesaggi naturali d’ispirazione surreale. I suoi “manichini grafici”, hanno una fisicità vicina al reale, un reale guardato con ironia e provocazione. In alcuni dipinti vi è un’allusione allo sgretolarsi dell’uomo, inteso come essere portatore di valori, oggi privato di pensiero rispetto ad un mondo che lo “manipola” costantemente. L’individuo, imprigionato in un mondo estraneo, divorato da esso, galleggia al di sopra di una realtà urbana uguale ed anonima, spersonalizzata. L’essere umano è “torturato”, tagliato, duplicato, rattoppato, gonfiato, vittima di una realtà avversa che gli impedisce di pensare. I bei volti classici delle sue raffigurazioni tradiscono angoscia e tristezza. Volti voraci, si guardano intorno attoniti, osservando quello che accade e preoccupati di quello che avverrà, lottando ferocemente fra di loro per la sopravvivenza.
SANDRA D’ANGELO
Meta-Physical Body Elaborazione fotografica La sua ricerca si avvale dell'uso del computer come strumento musicale e pennello virtuale. Per ogni serie di fotografie crea una composizione sonora che viene scelta in base al tema. In Meta-Physical Body indaga l'idea della mutazione e della personale consapevolezza della trasformazione del proprio corpo nel pre e post operatorio. Si tratta di una collaborazione reale con un noto chirurgo italiano. Partendo da immagini mediche, analizza il concetto di corpo ed il significato soggettivo che esso assume dopo una trasformazione chirurgica. Il suo lavoro indaga l'idea dell'essere “altro”. I corpi rappresentati nell'opera quanto più si osservano tanto più, agli occhi dello spettatore, mutano. Ci accorgiamo che, pur rimanendo simili a se stessi, essi cambiano e si trasformano in segno, in gesto, in altre forme viventi. Il corpo è rappresentato come se fosse in bilico tra essere e non essere, realtà e desiderio, fisicità ed immaterialità, identità ed assenza, fisica e metafisica.
ROSARIA DI DIO
I gioielli del tempo Stampa fotografica a colori La Madre Terra ci sostiene ed essa, incessantemente, si trasforma. Vive, muore, si rigenera all’interno di un ciclo quaternario: Primavera, Estate, Autunno, Inverno. L’indagine conoscitiva di Rosaria accende la sua lente d’ingrandimento sulle trasformazioni e all’interno di un itinerario biologico. Rosaria mostra un mondo che di solito non vediamo o che ci rifiutiamo di vedere: il deteriorarsi della materia, infatti, non rientra nelle coordinate del modello di cultura dominante che vuole cristallizzare ed omologare “il bello”. In questa ricerca visiva, Rosaria si è spinta oltre, mostrandoci una gamma di protagonisti in corso di trasformazione: carote, fragole, limoni, arance. Tutti questi elementi sembrano diventare “altro”. Rosaria fotografa universi ignoti, ma presenti nelle dinamiche degli organismi viventi, riportandoci nella dimensione del “vedere”: atto sintetico, intuitivo e conoscitivo, dove il soggetto calma il turbinio della mente, si concentra per contemplare, per stupirsi e meravigliarsi, ma anche per avere rivelazioni, essendo un tutt’uno con la vita. Vedere è atto della coscienza, nel guardare, invece, la mente sconfina nel labirinto della distrazione. Le fotografie artistiche dell’autrice ci offrono un salto nell’inesplorato.
GIUSEPPE FARINA
Funerale Tecnica mista 100x150 cm Figlio d’Arte, fin da giovanissimo studia musica con Giuseppe Molino e teatro con Enzo Garinei. All’età di trent’anni entra a far parte dello staff di suo padre Armando Farina, importante testimonianza della pittura contemporanea italiana. Con il passare degli anni affina la sua tecnica pittorica informale e astratta e inizia la sua avventura artistica intimistica. Per un decennio il suo lavoro si divide tra teatro e arte contemporanea. Collabora con molti artisti emergenti tra cui Marco Tamburro e Marinella Senatore. La sua ricerca è in continuo movimento, sempre in contaminazione con gli altri generi artistici che tratta. Ha da poco inaugurato una personale alla Galleria Alfonso Grassi di Salerno.
MARIO FOIS
Abyssal monster #18 Tecnica mista, vernici industriali e smalto su tela 40x40 cm Microcosmi, cellule policrome vive e pulsanti che emergono da sfondi di un nero profondo e avvolgente che ha il sapore di terra fertile, di spazio oscuro, siderale: questo è il mondo catturato nelle tele di Mario Fois, un mondo astratto che, solo nell’occhio dello spettatore, sfiora il figurativo. Con casualità, solo apparente, i colori, densi e corposi, si dispongono e creano forme in cui la fantasia può scorgere creature degli abissi marini, configurazioni nebulose del sistema solare, macro ingrandimenti di cellule, lucenti minerali e geoidi come in un caleidoscopio. Composizioni raffinate e misurate che hanno fatto proprie e interpretato le lezioni di Mirò e Kandinsky per spingere la ricerca sulla forma e sul colore oltre i confini conosciuti. Mario Fois manifesta un’intensa passione per la geometria frattale dilatata ad una dimensione pittorica estremamente espressiva, dove ritmo e armonie cromatiche si amalgamano come note di una sinfonia o un’equazione perfetta. Affiora dalle sue opere una luminosità intensa e vitale, in equilibrio con le forme e la gamma cromatica, miscelata con la perizia, quasi scientifica, di fissare sulla tela interi universi in miniatura. Le sua opera è una raffinata sintesi di elementi in equilibrio: contenuto, forma, colore, comunicazione.
ALEKS13
Glory Love Inchiostro su carta La prima scintilla creativa nel 1998, l’ha portato, dopo una serie di ricerche e sintesi, al lavoro di oggi, passando per le più svariate tecniche pittoriche, dall’olio all’acrilico, allo smalto su tela o tavola, seguendo la più pura espressione cromatica sempre brillante di luci al neon. La sua passione nasce da un attento studio dei maestri del passato, focalizzando l’attenzione su periodi cruciali dell’arte come il passaggio fra Ottocento e Novecento. Lo studio di quelle forme espressive e culturali che hanno scardinato l’estetica e il pensiero dell’epoca, fondendosi più avanti con quella vena pop necessaria allo sviluppo della società stessa, lo ha portato ad unire linguaggi apparentemente diversi, senza dimenticare la forma e la potenza del soggetto. Il suo lavoro – che lui stesso definisce PopHardnuveauArtCore – è la sintesi e l’incontro, tra la più seria ricerca del contenuto, del simbolo e la “superficialità” decorativa.
MICHELE LOMBARDO
Il maestro e il bambino Pvc 70x50 cm Ed. di 5 2008 Michele Lombardo, siciliano, artista, fotografo sperimentale, ricerca una forma espressiva veloce e meditata allo stesso tempo. La Sicilia, immagine del mondo, sotto il suo cielo: degrado e solitudini. La sua è un’Isola, alternativa alla retorica turistica, gli skyline spartani, ma intensi, ricordano i film di Sergio Leone. Il Mediterraneo, i palazzi in arenaria privi di prospetto, la diaspora dei giovani che fuggono via da una terra che è solo il ricordo di un Eden promesso e mai compiuto. Tutto in Lombardo è inciso in una lastra interiore prima che si faccia opera.
GIUSEPPE MALLIA
Miraggio in una tormenta di sabbia Olio su tela 90x60 cm 2010 Giuseppe Mallia non ama seguire le avanguardie contemporanee, non cerca di stupire con ricerche estetiche audaci, non sperimenta nuove tecniche, non sceglie temi drammatici per comunicare le sue emozioni e si allontana da qualunque problematica. Il suo racconto s’ispira al quotidiano: disegna oggetti, indumenti e composizioni floreali, il tutto attraverso un’estrema precisione del segno. Mallia è un attento osservatore della realtà e il suo merito è quello di ridare agli elementi il proprio fascino. Ogni cosa cela dietro di sé ricordi, impressioni, sentimenti, sensazioni che non possono essere cancellate. L’autore concepisce il dipinto come un’immagine comunicativa e predilige indirizzarsi verso un linguaggio figurativo. Ciò che colpisce è la sincerità con cui Mallia stabilisce un rapporto con la Natura.
MARIANNA MENDOZZA
59rue Rivoli UOMO Cammini, udendo il vento a cui dai un nome, per poterti illudere di sapere dove ti porterà senza la tua prepotenza senza la tua umanità. corri, corri, grida, aspetta, mai ritornerà. Marianna Mendozza è nata a Napoli nel 1977. Ha conseguito il Diploma di Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli con il professor Raffaele Canoro. “La realtà-visione” è un appellativo, un modo per caratterizzare, di primo acchito, quel fondersi creativo che si attaglia all’universo poetico di Marianna Mendozza. L’approccio è mediato da un impatto figurale intrigante e simbolico che, però, non lascia spazio a facili emozioni: si tratta di una sequenza di scene crude, di satire impietose, una successione d’immagini caratterizzate da cromie spesso non naturalistiche e titolate con caratteri graffianti. Sono da rilevare i tratti grafici espressivi e sfuggenti e le pennellate movimentate ed inquiete. La ricerca di senso ed equilibrio, le ossessioni legate al femminile, i segni della povertà, l’incombere della minaccia nucleare, i problemi razziali, le trappole mediatiche, le difficoltà nei rapporti, il deterioramento ambientale, sono alcune delle tematiche sociali affrontate con accortezza, allontanando la didattica, come si addice all’arte. Marianna Mendozza indaga in maniera espressionistica una delle problematiche più dibattute della nostra contemporaneità: il nucleare e le conseguenze sull’uomo e la natura. Figure deformate a causa dei danni dovuti alle scorie radioattive, corpi di un azzurro livido e grotteschi come nei personaggi di Otto Dix e George Grosz
NICO MINGOZZI
La scatola Tecnica mista 70x100 cm Ăˆ nato a Portomaggiore (Fe). Ha frequentato l'Istituto d'arte Dosso Dossi conseguendo il diploma di maestro d'Arte. Le sue opere sono eseguite con tecnica a matita in bianco e nero, china, acquerello o colori ad olio. Vive e lavora a Borghi (FC).
CLAUDIO MISSAGIA
Senza titolo Claudio Missagia prosegue lungo la strada della tradizione pittorica apportandone al contempo nuova linfa. I dipinti sono eseguiti a tempera su tele di juta. Un artista genuino, autentico che vive l'esperienza artistica come un dono da restituire agli altri. I suoi lavori si distinguono per un’atmosfera onirica, si avverte una dimensione trasognante alimentata dalla stesura "sporca� dei colori che velano la superficie e le conferiscono una sorta di sfuocamento.
ANTONELLA NARDI
Stratificazioni Le opere grafico-pittoriche di Antonella Nardi sono tutte incentrate sull'idea di metamorfosi dei segni. Segni naturali, organici che si articolano e danno vita a complessi motivi d'aggregazione. Il senso compositivo ci suggerisce l'intento progettuale e l'ambizione: indagare le memorie naturali per scorgere minuscoli frammenti di comprensione dell'essere. In principio c'è il vaglio delle materie: le carte, il carbone, gli inchiostri, i pigmenti. Poi lo studio dei processi: la piegatura delle carte, i trattamenti a frottages chiaroscurali, le pigmentazioni fluide delle superfici. Infine, il momento della manipolazione: il gesto. Queste sono le tappe necessarie a preparare la via, la strada è segnata e si apre, si fa ampia, e la mano si adopera a tracciare, a colmare di scritture infinite, via via più concentrate, foglio dopo foglio, le mappature possibili di articolati percorsi. Nelle opere su carta rifoderate su tela, che prima di ricevere le iniziali stesure di fondo vengono ripiegate sino a formare un semplificato schema reticolare, è riscontrabile un senso originale e diagrammatico, dove si registrano quelle che potremmo definire delle “topografie interiori”. Mappature complesse che consentono di scoprire le lente trasformazioni morfologiche e le più nascoste e dense stratificazioni.
VITTORIA NIDASIO
Senza titolo Soluzioni cromatiche sofisticate, spatolate geometriche e rarefatte che sollecitano lo sguardo ad indagare e nel medesimo tempo appagano per l'abbondanza del segno. La resa atmosferica rarefatta e avvolgente la scelta attenta della gamma dei colore (giungendo talora a suggestioni bicromatiche giocate sulle semplici gradazioni di tono) vanno di pari passo con una ricerca espressivo - contenutistica di grande potenza lirica e fonte di continue suggestioni. La produzione è per lo più rivolta alla rappresentazione paesaggistica soprattutto urbana, con soluzioni che, pur non rinnegando totalmente una base tradizionale figurativa, si sviluppano con una certa originalità. Le sue vedute urbane non nascono da semplice evidenza esteriore, ma da veri e propri svisceramenti del paesaggio, che diviene entità viva, pulsante, mutevole. Riproposizione architettonica dei suoi abitanti di cui diviene filtro, vedute di città che sono quasi un riassunto della vita che si svolge in esse, senti la vita ma non la vedi, puoi intuire ma non vedere, puoi sentire il brusio ma non le parole.
GIANGUIDO OGGERI BREDA
Tra sogno e inquieto scansione di volto e peli animali 100x70 cm 2009 Le produzioni artistiche di Gianguido Oggeri Breda rivedono in chiave post-contemporanea, tramite l'utilizzo di un mezzo seriale e quasi “anti-artistico” come lo scanner, l’impiego dei media come riflesso di una sindone che non rivela dettagli finiti e completi. La sua arte è vicina ad una “trasfigurazione” che, per mezzo di un’impronta nascosta, cerca di rivelare la genesi umana “senza un corpo”, o con un “corpo violento” che vede esplodere e figurare visivamente le performance “in carne e ossa” vicine ad una Body Art rigenerata da Marina Abramovic.
MAURIZIO PICCIRILLO
Il riflusso L’arte visiva è l’ultimo territorio artistico esplorato dall’autore. Ha iniziato negli anni Ottanta con la musica, proseguendo negli anni Novanta con la poesia per poi, da circa un paio d’anni, scoprire l’arte digitale. Tutto ciò è avvenuto nel momento in cui ha sondando il mondo misterioso e affascinante dei frattali. Il suo intento, è stato fin dall’inizio, quello di unire la scienza matematica alla creatività artistica. Tramite questo sodalizio, gli piace pensare che possa esistere un sistema immediato, con un tocco elegante ed empatico, di trasmettere la propria poesia e la propria musicalità. Tecnicamente, il lavoro artistico di Maurizio Piccirillo consiste nell’elaborazione digitale attraverso un programma informatico di generazione di frattali che, in un secondo tempo, vengono stampati su carta fotografica professionale ed assemblati in base alle location, ai materiali che utilizza e al progetto specifico a cui sono destinati.
RICCARDO PROSPERI
Ritratto di Chiara Le figure dominano incontrastate ogni suo dipinto, non hanno un vero e proprio carattere ritrattistico, semmai sono costruzioni volumetriche emblematiche. Una rappresentazione espressionista, dove l’abilità si unisce alla fresca e immediata interpretazione del vero, dandole la forza della personalità. Una pittura che riesce a cogliere la luce e le sue vibrazioni, le ombre e i volumi, frutto di un’elaborazione teorica che si fonda su una sperimentata conoscenza delle potenzialità luminose dell’olio e dell’acrilico. Lavori che dimostrano una notevole maturità segnica e cromatica, che si accompagna al gusto scenografico, al senso formale dell’armonia e ad una forte capacità espressiva.
PIETRO PUCCIO
Persone Facce che s'affacciano sfacciate e sfaccettate. Sono le Persone di Pietro Puccio. Sono dietro i veli e i tagli del tempo psichico, del tempo sensazione, del tempo percezione. Sono visi accavallati, sono sguardi riparati, sono ri-emozioni dentro vetri appannati, ricostruzioni di personalità da molti punti di vista contemporanei che si fermano nel rettangolo classico della pittura. Dentro al rettangolo sopravvivono, più che in uno scatto di foto o in un filmato, i lineamenti insieme e i tratti e rimangono ognuno spingendo per emergere, danno colpi all'altro per stringersi ed apparire. A volte pare che a rivivere in queste pitture siano i segni segreti, quelli più intimi, quelli che in vita non hanno mai osato, se non per qualche istante, venire fuori, nei momenti di rabbia, nei momenti di estasi, nei momenti di realtà di sé. La pittura materica di Puccio riporta al gremito della realtà, restituendo il transitare dei vissuti. Il movimento che anima le scene e le figurazioni, di insolita forza visionaria e sotterranea, è qua e là fermato e riarticolato da stati geometrici, scientifici quasi, d’assestamento. E' un andirivieni di ripetizioni variate, di mutamenti incorporati che riconducono a stacchi filmici, in una fascinazione d’ambiguità.
STEFANO RAFFAELLI
Walking serie n°2 120x120 cm Studia improvvisazione jazz con Franco D'Andrea, Dave Holland, Jan Christensen, Mike Melillo, Harold Danko e Lew Soloff. Negli ultimi anni ha suonato in Italia, Austria, Germania e Francia con musicisti (e amici) quali Tino Tracanna, Bruno De Filippi, Rosalynn Robinson, Davide Di Gregorio, Gianni Basso, Rudi Migliardi, Irio De Paula, Francesco Bearzatti, Alan Farrington, Gilson Silveira, Michael Rosen, John Arnold e molti ancora. Dal 1995 ha pubblicato vari dischi di musica elettronica, jazz, nu-jazz per le label Erga, Self e Mediane. Nel febbraio 2009 pubblica Malastrana, disco in piano solo (Splasch Records). Ad agosto 2010, sempre per Splasch Records pubblica Insomnia-Malastrana Quartet (M. Rosen-sax, John Arnold-drums, Flavio Zanon-doublebass). Dal 2007 è Direttore Didattico al CDM di Rovereto per i tre settori Musica, Teatro e Danza. Docente presso la stessa scuola per i corsi di Pianoforte Jazz e per i laboratori di composizione e arrangiamento. All'attività di musicista affianca la passione per l'arte pittorica contemporanea che lo porta a produrre ed esporre regolarmente i propri lavori in Italia.
GIANNI RIVA
Collana Acrilico su pvc 150x100 cm Dopo una fase iniziale di tecnica sospesa fra grafica e pittura volge l'interesse verso il genere urban art e, successivamente, verso il genere Pop che traduce, come alcuni hanno definito, in Liquid Pop. La ricerca creativa di Riva parte da un indagine approfondita e meticolosa dei caratteri che sottendono la produzione Pop americana ed italiana, per giungere alla realizzazione di acrilici su pvc, materiale non nobile e quindi Pop per eccellenza, attraversati da saette cromatiche, fisicamente bidimensionali e ricchi di profondità empatica. Riva si concentra esclusivamente sulla resa pittorica, il suo è uno sguardo fresco, a volte ironico, ma mai provocatorio o critico verso la società contemporanea, l'obbiettivo dichiarato è lo studio del colore, delle sue infinite possibilità. La donna è il soggetto per eccellenza, la musa, l'icona. Donne portatrici di mistero, essenza visiva del fascino muliebre che energicamente viene svelato ad esprimere "l'insostenibile leggerezza dell'essere" che, non può essere spiegata, ma diviene creatrice di un legame, un filo rosso, con chi osserva.
GIORGIA SARTI
Good luck Giorgia Sarti è un’artista che compone lusinghiere forme del mondo vegetale e animale, strutturate secondo temi contemporanei e corposamente antirealistiche; è chiara nella composizione la traccia di un disegno sapiente, di uno studio prospettico al di fuori dai canoni classici della storia dell’arte, con un’esecuzione in punta di pennello. Dall’altra parte, come se avvenisse uno sdoppiamento, applica una pittura che contempla la rappresentazione estremamente realistica. Le sue immagini scaturiscono da una cultura interiorizzata e ricollegabile all’iconografia surrealista, da cui Giorgia si differenzia inserendo nelle opere oggetti reali, veri, esistenti che hanno delle relazioni in comune (l’erba con la lumaca, i papaveri e il grano, gli uccelli e il volo), inoltre in alcune rappresentazioni i luoghi non compaiono completamente estranei al soggetto raffigurato; le situazioni che vi si creano generano all’osservatore un’inattesa visione che sorprende per la sua assurdità e perché contraddice le nostre certezze. Inoltre non va dimenticato che la sua pittura è carica di significati simbolici e nulla è posto a caso; nell’opera Good Luck l’uovo, che nelle rappresentazioni cristiane rappresenta il ritorno alla vita, qui assume il ruolo di montagna che la povera coccinella deve percorrere per raggiungere la meta. L’ordine classico degli elementi, con i loro significati, viene completamente scardinato
ALFONSO SIRACUSA
Fresh Art “Materia”. Vorresti chiedere quanto pesa per Alfonso Siracusa. Vorresti chiedere il significato di certi segni, di certe forme simboliche che si rincorrono in molte sue opere. Alchimia e simbologia, ad esse evidentemente connesse, non sono le uniche vie per capirle e interpretarle. C’è qualcosa d’ironico ed enigmatico, che si avverte nella soggettività dell’autore e che fortunatamente impedisce una semplice sovrapposizione ai codici sopraccitati. Molto spesso le forme dipinte trovano un rimando ad elementi reali extrapittorici. Siracusa utilizza gli oggetti per arrivare a concetti come il tempo, lo spazio, l’universale, lo spirituale. Egli esprime un sentimento di disagio verso la quotidianità e, conseguentemente, prova a modellarla con lo scopo di sostenere altre ragioni. Quanto pesa allora la “Materia”? Esattamente quanto il suo contrappeso spirituale.
MARINA VALLESE
Senza titolo Il segno precede il significato e ne guida la ricerca. L’assenza di senso compone il segno abbandonandosi al suo ritmo. A volte basta a se stesso, si nutre d’impressioni e sensazioni, testimonianza pura del suo esistere nello spazio. Mentre emergono figure, immagini e ricordi, si compongono significati più o meno compiuti. Significato, senso e coerenza d’idee, come nella vita, sono traguardi difficili, che spesso si raggiungono attraverso vie tortuose che non pretendono di essere universali. Ritmo, segno, ferma volontà di ricercare e uscire dal vuoto e l’esperienza che necessita la gestione della libertà, guidano il lavoro, che in rapporto all’idea è sempre troppo e sconnesso. Alla fine resta il distacco, l’osservazione e la scelta. Allo spettatore l’impatto, la navigazione tra approdi di senso, l’attribuzione di una propria significazione.
CARMELO VIOLI
Scatole di cartone Olio su tela 80x130 cm 2008 Marta Mirra Scatole e mobiletti abbandonati fanno intravedere un contenuto semplice: bottiglie, prese elettriche, giocattoli e vasi che proiettano l’osservatore in una dimensione di domestica memoria involontaria. Un “tempo ritrovato” attraverso la sensazione visiva prodotta da un colore, da una consistenza o da una percezione tattile che conduce a luoghi mentali irreperibili dalla memoria volontaria e che invece si manifestano all’improvviso, in un modo incontrollato e subitaneo attraverso quella involontaria. E non è possibile non cedervi.
LEOPOLDO ZAFFALON
Avatar: the new Golgota Acrilico e digigrafia su tela 67x92 cm 2010 Maestro d’Arti Grafiche Applicate, illustratore, pubblicitario e comunicatore per immagini, con una vocazione per l’espressione sintetizzata. Nella sua produzione artistica, Leopoldo Zaffalon descrive le sue verità con l’armonia secca, acuta ed imparziale propria della sintesi grafico-pittorica, in cui la realtà è analizzata, sezionata e ricomposta in simboli (nuova Arte Simbolista), in flashback, in immagini popup, per una lettura disponibile alla sensibilità del pubblico. Le tecniche utilizzate sono diverse e in continua evoluzione, i temi sono quelli della percezione di una realtà spesso schizofrenica e, a volte, oscura.
GIULIO ZANET
Senza titolo Olio e smalto su tela 100x70 cm 2009 Nel suo lavoro la realtà sembra prima impressa sull’opera e poi sciolta, in prossimità di colare via. Questo senso di sfuggevolezza e incompletezza rappresenta il disagio di trovarsi in un confronto continuo con situazioni da fiction, dove esagerazioni, omissioni, deviazioni dei valori e stimoli artificiali rendono confuso e approssimativo ogni tentativo di razionalizzare il mondo. Su tale sfondo caotico si distinguono poi più nettamente alcuni simboli cardine della società d’oggi, come i miti del sesso e dell’apparenza, tracciati però da contorni vuoti che ne sottolineato l’essere inconsistenti.