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architetticatanzaro
Poste Italiane - Spedizione in A.P. Tabella D - Autorizzazione S/CZ/67/2009 Valida dal 30/07/2009 - Distribuzione Gratuita
RIVISTA SEMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DELLA PROVINCIA DI CATANZARO
AC - ArchitettiCatanzaro Rivista Bimestrale dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catanzaro Anno VI - n. 04 dicembre 2016 direttore responsabile Arch. Giuseppe Macrì redazione:
Arch. Francesca Savari Arch. Jole Tropeano
042016 stampa SudGrafica - Davoli Marina (CZ) OAPPC Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catanzaro Via Paparo, 13 88100 (Catanzaro) segreteria Angela Calabretta Costantina Talarico Tel. 0961 741120 Fax 0961 743493
Arch. Junior Francesco Materazzo
hanno collaborato in questo numero: Arch. Eros Corapi Arch. Giovanni Casalinuovo Bruno Bevacqua Prof. Arch. Giuppe Conti Arch. Angelo Funaro Arch. Michele Pronestì Arch. Salvatore Donato Rosy Strati Filippo Previtali PierPaolo Voci Arch. Oreste Sergi Pirrò Arch. Maria Teresa Alcaro Arch. Francesco Materazzo Arch. Paolo Scicchitani Arch. Rocco Cristofaro Arch. Francesca Savari Arch. Jole Tropeano progetto grafico e impaginazione Graziella Pittelli
registrazione al tribunale di Catanzaro n. 130 del 12/06/2002 www.archicz.it info@archicz.it in copertina Gli occhi di Dio - 2011 Prof. Antonio Cilurzo Ordinario di Fotografia Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Consiglio dell’Ordine: Giuseppe Macrì Presidente Andrea Lonetti Vice Presidente Silvia Aloisio Vice Presidente Eros Corapi Segretario Pino La Scala Tesoriere Salvatore Aiello Consigliere Giuseppe Giampà Consigliere Francesca Savari Consigliere Jole Tropeano Consigliere Biagio Cantisani Consigliere Francesco Materazzo Consigliere Arch. Junior Chiunque volesse collaborare con noi può inviare materiale e foto all’indirizzo e mail: info@archicz.it
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SALUTI DEL PRESIDENTE - Intervento alla conferenza dell’ordine nazionale su PRG CZ - Eros Corapi
CONCORSI
- Riqualificazione della filanda e delle Logge - S. Vito sullo Ionio - Giovanni Casalinuovo
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ARSARTIS
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CONTEMPORANEAMENTE
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- Un “Fiume” in piena - Attraversando la vita e le opore di Salvatore Fiume - Bruno Bevacqua - Rapporti armonici nella chiesa di Maria Santissima Addolorata a Soverato Superiore - Giuseppe Conti - La ricollocazione virtuale della Pietà di Antonello Gagini - A. Funaro - M. Pronestì - @rckingegno - Salvatore Donato - Dialoghi di Architettura - Rosy Strati - Filippo Previtali - tu sei, egli è ma io sono? - PierPaolo Voci
TERRITORIALMENTE
- La bellezza ritrovata: architettura e arte a Montepaone - Oreste Sergi Pirrò
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GOODESIGNEWS
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GENIUSLOCI
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ARCHI_JUNIOR a cura di Francesco Materazzo - <<De Iuvenis... (riguardo ai iunior)
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- Less in More: intervista all’architetto Giuseppe Carnuccio - Francesca Savari - Intervista Due + 2 - Jole Tropeano - Tenere vivo il fuoco della tradizione ma non adorarne le ceneri - Maria Teresa Alcaro
BIOARCHITETTURA
- Le tecniche della bioedilizia applicata alle nostre abitazioni/uffici - Paolo Scicchitani - Rocco Cristofaro
TIMELINE a cura di Francesca Savari ARCHIBOOK
- Schermature solari
ARCHIWORD a cura di Jole Tropeano FOTOCONTEST 1
2 e le colleghe delegate alla realizzazione di questa rivista, ci condurrà, con un occhio alle peripezie quotidiane della professione, ma con il resto del nostro stesso essere con i piedi ben saldi tra le nuvole del meraviglioso sogno che questa professione sublimemente incarna.
Carissimi colleghi, prosegue con questo nuovo numero della nostra rivista il nostro percorso sulla via dell’Architettura, quella con la A maiuscola, quella di cui ciascuno di noi si è innamorato da ragazzo, più o meno tempo addietro, e per la quale il profondo amore sbocciato negli anni della giovinezza è andato via via sedimentandosi, crescendo magari latentemente, come sacro fuoco sotto la cenere della nostra quotidianità, dei rapporti con i clienti, degli scontri più o meno palesi con gli Enti, delle diatribe su competenze e responsabilità, delle fatture, dei costi di studio e delle ricevute bancarie. Ecco, oggi, respiriamo in qualche modo quell’aria pulita di studio e di indagine. Di conoscenza. Di platonica simpatia e di trasporto verso ciò che intimamente amiamo, abbiamo amato e, con ogni probabilità, continueremo ad amare fino a quando avremo vita. Mettiamo oggi un attimo in secondo piano i tumulti di questi tempi difficili per la professione che ci stanno purtroppo acuendo con iniziative come quella recente del comune di Catanzaro in tema di piano strutturale, relativamente alla quale troverete comunque all’interno del numero la posizione da questo Consiglio dell’Ordine espressa presso il Consiglio Nazionale con la fermezza che ci ha sin dall’inizio del nostro mandato contraddistinto, o della piattaforma SISMI.CA, per camminare ancora una volta tra le emozioni dei nostri sogni di gioventù. Come sempre un cammino di intima e personale gioia per il nostro genius di Architetto che, nel disegno stesso dello splendido lavoro condotto ancora una volta dai colleghi
In proposito mi corre l’obbligo di ringraziare sentitamente le colleghe Francesca Savari e Jole Tropeano per il lavoro continuo e difficoltoso che continuano strenuamente a portare avanti per la produzione della rivista. Un lavoro irto di difficoltà, che si dipana tra la continua rincorsa a racimolare i fondi per poter produrre senza costi per la nostra Istituzione queste pagine e lo strenuo lavoro per la realizzazione di un prodotto di alta qualità, con il contributo, volontario ed amorevole, dei colleghi tutti che porgono il loro lavoro alla crescita dell’intero Ordine nelle persone di Voi iscritti, amici, che ne fruite i contenuti. Ci avviamo, colleghi, verso un periodo importante per la nostra comunità. Un periodo denso di battaglie che non esito a definire campali per il futuro della nostra professione e che ci porterà ad appuntamenti importanti. Il lavoro di questo Consiglio dell’Ordine è sotto i Vostri occhi. Un lavoro intenso che ci porta talvolta a dover nostro malgrado lottare con qualcosa che a volte sembra impersonale, aleatorio, impalpabile. Che pare non volerci Professionisti ma numeri. Ingranaggi indistinti si un meccanismo che alla lunga, purtroppo, potrebbe stritolarci come Uomini e Donne, nella nostra sostanza di cittadini ed esseri umani. Questo non ci intimorisce. Ci sprona anzi ad andare sempre più forte nella direzione che il Vostro incarico ci ha indicato: una difesa strenua e senza mezzi termini di questa bistrattata ma meravigliosa categoria. Auguro a tutti Voi una serena lettura. Un sano e salutare viaggio dentro i vostri sogni. Un momento di tranquillità. Durante questo momento come in ogni giornata della Vostra vita, siatene certi, il Vostro Consiglio dell’Ordine è impegnato senza sosta alla difesa Vostra, dei Vostri diritti e della Vostra serenità di Professionisti. Di Architetti. Un forte abbraccio. Il Presidente dell’Ordine Arch. Giuseppe Macrì
Intervento alla conferenza dell’ordine nazionale su PRG CZ di Eros Corapi architetto - delegato OAPPC Catanzaro Con deliberazione di Giunta Comunale n. 33 del 17 febbraio 2016 il Comune di Catanzaro si è espresso favorevolmente riguardo “la possibilità di formulare un bando che preveda incarichi professionali a titolo gratuito, delegando il dirigente del settore Pianificazione Territoriale all’approvazione dello stesso con determinazione dirigenziale solo dopo il parere della Corte dei Conti. Quest’atto chiude un periodo di tentata concertazione tra il Comune ed il nostro Ordine, durante il quale più volte ci eravamo espressi negativamente rispetto a questa ipotesi con il dirigente di settore e con le autorità politiche e di Governo cittadino, auspicando ed operando nelle più disparate e possibili forme affinchè non si giungesse a tale spiacevole circostanza, ed apre un quadro di contrapposizione tra le parti, da un lato il Comune e dall’altro gli Ordini ed i Collegi Professionali tutti, in testa il nostro, supportati da più esponenti di diverse categorie professionali ed economiche come politiche. Non era quello che volevamo. Il presidente Macrì in primis ha in ogni modo possibile lavorato affinché si potesse giungere ad una sintesi che consentisse alla città di avere il suo degno strumento urbanistico ed al Comune di tutelare le casse. Purtroppo ogni tentativo è risultato vano ed oggi ci troviamo a dover far fronte ad una situazione da cui non pare vedersi uscita. Ma una via d’uscita deve essere trovata, giacché altrimenti si verificherebbe da un lato la paralisi pianificatoria della città e dall’altro una inquietante nuova fattispecie in ragione della quale, all’interno di un mercato che vede i privati già da tempo impegnati a spingere i colleghi ad una inqualificabile gara al ribasso (che non può che essere quantitativa da un lato e qualitativa dall’altro), ora anche la Pubblica Amministrazione si riterrebbe autorizzata, alla luce di un supposto prestigio professionale, a richiedere progressivamente un’opera sempre più improntata all’economicità di per sé, piuttosto che alla massima qualità (e purtroppo le nostre città paiono specchi di un già triste ed intrapreso cammino su questa mediocre direzione) fino a raggiungere il paradosso della gratuità.
Ed allora diremo che è vero, si, che la corte dei Conti ha effettivamente espresso, con deliberazione n. 6/2016, parere favorevole alla fattispecie proposta ma non possiamo non sottolineare alcuni passaggi particolarmente caratterizzanti della deliberazione: • “Giova sul punto richiamare, in estrema sintesi, la necessità che concorrano esigenze istituzionali specifiche, definite e temporanee, cui le pubbliche amministrazioni on possano far fronte “con personale in servizio”. E non è questa circostanza da accostarsi al comune di Catanzaro, giacché non solo il comune di presenta al Suo interno architetti, ingegneri e geometri ma non possiamo dimenticare il novellato dell’art. 24, comma 1 del D.Lgs n.50 del 28.04.2016 (già 163/2006) che recita “Le prestazioni relative alla progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva di lavori, nonché alla direzione dei lavori e agli incarichi di supporto tecnico-amministrativo alle attività del responsabile del procedimento e del dirigente competente alla programmazione dei lavori pubblici sono espletate: a) dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti; b) dagli uffici consortili di progettazione e di direzione dei lavori che i comuni, i rispettivi consorzi e unioni, le comunità montane, le aziende sanitarie locali, i consorzi, gli enti di industrializzazione e gli enti di bonifica possono costituire; c) dagli organismi di altre pubbliche amministrazioni di cui le singole stazioni appaltanti possono avvalersi per legge; d) dai soggetti di cui all’articolo 46. Prestazioni che non sono state in alcun modo richieste a nessuna amministrazione dello Stato, puntando direttamente ai professionisti esterni in chiave gratuita. • È agevole, pertanto, argomentare come l’elemento, normativamente previsto del corrispettivo costituisca un elemento ritenuto non essenziale, ma naturale (cass. N. 5472/1999) nel senso che il contratto d’opera si presume oneroso. La puntuale determinazione del prezzo, dunque può anche mancare, non essendo prevista a pena di nullità.
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4 E su questo aspetto lasciamo alle SS.LL. le opportune considerazioni. • Stante le dichiarate difficoltà finanziarie dell’Ente medesimo, ed in assenza di idonee professionalità interne. Ma l’Ente non è in difficoltà. Il nostro non è un Comune in dissesto. Anzi, come ha ricordato il Presidente Macrì in ultimo nel comunicato del 21 giugno u.s. “il piano strutturale aveva una dotazione finanziaria di 550.000 €, come mai oggi si batte cassa? Se il settore urbanistica non era privo di risorse finanziarie, vuol dire che ad un certo momento i fondi per pagare i professionisti erano disponibili. Quindi che fine hanno fatto i soldi?” Tanto detto per dovere di cronaca, non intendo tediare i colleghi con le spesso spiacevoli dichiarazioni che talvolta hanno tristemente investito la stessa persona del Presidente in un crescendo di basse asserzioni. Non mi inoltrerò in dettagli normativi che molto meglio di me conoscete. E non lo farò perché in nulla di questo risiede il senso profondo della battaglia che l’Ordine di Catanzaro ha intrapreso. Le nostre considerazioni di base muovono da principi che riteniamo irrinunciabili per la dignità che l’essere Architetto comporta, che l’essere Cittadini reclama e che l’essere Italiani pretende. Quei principi che a ciascun Ordine qui seduto abbiamo comunicato con nota del 22 giugno 2016 a cui, purtroppo, con profondo dispiacere, abbiamo dovuto registrare la totale assenza di riscontro. E proprio in ragione di questa totale assenza di riscontro da parte Vostra che dobbiamo nostro malgrado domandarci quale sia talvolta il senso di consessi come questo, in cui la professione dell’Architetto si trova rappresentata nella sua forma più alta, ma dove il corporativismo che dovrebbe animarci si vede profondamente svilito. È la nostra battaglia, ma non è solo la nostra battaglia. È la battaglia di ciascuno di Voi e dei vostri e dei nostri associati che vedono la professione ormai sempre più ostaggio di incompetenze, di mediocri interlocutori, di mercimonio culturale e dequalificazione professionale. Di un codice dei contratti che si muove sempre più verso un inqualificabile mercato in cui l’edilizia soppianta l’Architettura. In cui il prezzo di un oggetto è più importante della qualità di un bene. In cui un architetto è solo uno dei “beni” su cui contrattare e non il protagonista, il padre amorevole di un’opera pubblica nata dalla sua arte per il benessere ed il beneficio della collettività. Noi rifiutiamo fermamente questa mercificazione del nostro lavoro e rammentiamo a noi stessi che l’art. 1 della nostra costituzione recita che L’Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro… e noi pretendiamo che lavoro sia, perché abbiamo studiato, sudato e sofferto per svolgere questa professione. L’art. 2 recita che È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese…e noi pretendiamo che l’eguaglianza dei cittadini sia garantita dalla rimozione di quegli ostacoli di ordine economico che oggi ci portano a questa triste contingenza, affinché ciascuno possa prosperare del proprio lavoro con piena dignità. L’art. 4 recita La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società…e noi pretendiamo di poter svolgere onorevolmente, decorosamente ed amorevolmente il lavoro a cui abbiamo dedicato una vita di sacrificio, di devozione e di amore. Ancora, il nostro codice deontologico all’art. 7, comma 1, recita Nell’esercizio dell’attività professionale il Professionista ha il dovere di conservare la propria autonomia di giudizio, tecnica e intellettuale, e di difenderla da condizionamenti di qualunque natura. E quale autonomia può avere chi presta la propria opera senza un adeguato compenso? Sarà capace, colui il quale opera senza poterne trarre sostentamento per la propria famiglia, di difendere da condizionamenti la propria autonomia di giudizio? E l’art. 8, comma 2, È vietata ogni condotta diretta all’acquisizione di rapporti di clientela con modi non conformi alla correttezza e al decoro, potrà essere soddisfatta da chi per mesi se non per anni si troverà immerso in un piano strutturale, con l’impegno che comporta? E come ci comporteremo in relazione all’art. 20, comma 2, La rinunzia, totale o parziale, al compenso è ammissibile soltanto in casi eccezionali e per comprovate ragioni atte a giustificarla. La rinunzia totale o la richiesta di un onorario con costi sensibilmente ed oggettivamente inferiori a quelli di loro produzione e di importo tale a indurre il committente ad assumere una decisione di natura commerciale, falsandone le scelte economiche, è da considerarsi comportamento anti-concorrenziale e grave infrazione deontologica? Quello che chiediamo a questo spett.le Consiglio Nazionale, ai singoli Ordini provinciali qui rappresentati ed ai colleghi tutti è di
non lasciarci soli. Di starci vicini in un momento campale per la nostra professione che non potrà che risultare profondamente ed ineluttabilmente dequalificata da quanto innescatosi con la decisione del comune di Catanzaro. Già numerosi sono gli Enti che si sono mossi sulla medesima linea e tacere ora potrebbe essere un colpo mortale all’impegno che ciascuno di noi ha profuso per una vita nella speranza di poter vivere della professione che ama. In un paese che sempre di più vede i cittadini come vassalli piuttosto che come mandanti. In uno Stato che ha perso la sua dimensione di mandatario in quanto “chi si obbliga a compiere uno o più atti giuridici nell’interesse di un mandante” e che ogni giorno di più ci vessa, ci chiede responsabilità che noi tacendo ci assumiamo ed ora pretende che queste responsabilità, questo nostro operare rettamente, il nostro profondo sacrificio di professionista accorto ed onorevole, sia prodotto senza retribuzione alcuna. Noi ci poniamo oggi a bastione della libera professione. A resistenza ultima di chi, sfinito dalle incomprensibili richieste di una società incontentabile che pare desiderare la nostra definitiva scomparsa, non si china. Tiene la schiena dritta ed in ultima istanza dice no, noi non saremo il vostro prossimo prodotto da svendere. Noi non saremo la prossima vittima della vostra incapacità. Noi non saremo l’ultimo capitolo di un’arte millenaria di cui ci siamo innamorati adolescenti. Noi, semplicemente non vi lasceremo uccidere la nostra professione, la nostra umanità, la nostra vita. L’ordine di Catanzaro non farà un passo indietro da questa posizione. Ricorrerà fino all’ultimo grado possibile per fermare questa meschinità e sarà sulla barricata della difesa di ogni, singolo architetto. Il lavoro si paga.
Fonte: www.edilportale.com/news/2016
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CONCORSI “RIQUALIFICAZIONE della FILANDA e delle LOGGE (LAMIE)” Comune di San Vito sullo Ionio A cura di Giovanni Casalinuovo architetto SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO: Quattro comuni associati della provincia di Catanzaro (Olivadi capofila-CenadiCentrache-San Vito sullo Ionio) hanno presentato -nel 2008- alla regione Calabria un progetto di riqualificazione (progetto NET acronimo di NEW ENVIRONMENT TYPOLOGY) che partiva dal semplice presupposto di mettere in rete i centri storici di questi comuni e far vivere le nuove attività inserite come un unico organismo nell’intento più generale di riqualificare i comuni interi. Il progetto è arrivato terzo nella graduatoria regionale ed ha ottenuto un finanziamento complessivo di circa quattro milioni e mezzo di euro. Ovviamente qualcuno in regione (al momento di rendere esecutivo il finanziamento) ha pensato bene di smembrare il progetto (che doveva funzionare come entità unitaria) in quattro sottoprogetti affidati non più al comune capofila ma ad ogni singolo comune. I due lotti di San Vito sono ormai ultimati. L’intervento di “Riqualificazione della Filanda e delle Logge” di San Vito sullo Ionio è quindi
PROGETTO NET (new environment tipology) centri storici in rete: €4.370.000,00 per i centri storici dei comuni di OLIVADI (capofila) SAN VITO SULLO IONIO CENADI-CENTRACHE STRALCI PER SAN VITO SULLO IONIO: LA FILANDA E LE LOGGE: € 1.573.000,00 progetto e dl: arch.tti GIOVANNI CASALINUOVO - CATERINA GIRONDA - GIUSEPPE STAGLIANÒ ENTRAMBI I LOTTI SONO ULTIMATI: LOTTO 1 - LA FILANDA: IMPRESA ATI MONTISANO SAVERIO & ITES LOTTO 2 - LOGGE: IMPRESA CESIT SRL
parte del più ampio progetto NET, New Environment Typology, che interessa anche i centri di Cenadi, Olivadi e Centrache la cui specifica finalità è quella di riqualificare questi centri partendo da alcune parti del tessuto urbano dei quattro centri storici, sotto il profilo urbanistico, edilizio ed ambientale, mediante la riorganizzazione del sistema dei servizi, ed il contestuale recupero di patrimonio edilizio (pubblico) non utilizzato e marginale rispetto ai centri urbani. Così concepito il progetto NET mira ad attivare un processo di integrazione tra i singoli centri, costituendo una
sorta di unico polo culturale, ovvero un luogo (virtuale e contestualmente fisico) di offerta culturale, con spazi dedicati alle attività artigianali e alle esposizioni (fisse e temporanee) ma che diventa anche centro di formazione con corsi e laboratori di artigianato e antichi mestieri, contribuendo al miglioramento e alla riqualificazione del tessuto urbano. Nell’ambito del progetto NET lo specifico intervento a San Vito sullo Ionio, relativo alla Filanda e alle Logge, si basa su una strategia progettuale più attenta ai valori riconoscibili dell’esistente e as-
sume il concetto di “recupero urbano” con un significato ampio: progetto di “recupero” inteso non come una nostalgica rivisitazione del passato, ma come un modo per confrontarsi col futuro, per attribuire anche ad un piccolo centro la capacità, attraverso l’architettura, di adattarsi alle forme del tempo, partendo dal presupposto fondamentale che il dialogo e confronto tra architetture diverse sia fondamentale per il reinserimento nel tessuto sociale dei centri delle parti più obsolete che spesso sono anche le più emarginate dei centri urbani. Il progetto attraverso un programma integrato di riqualificazione propone il ridisegno di aree del centro storico recuperandole all’urbanità. Attribuisce nuovi significati a vari manufatti architettonici che, pur se con motivazioni e significati differenti, hanno avuto valore per l’identità collettiva e risponde complessivamente alla necessità di mettere a sistema le risorse presenti, valorizzare contestualmente il tessuto fisico e quello sociale e dotare l’ambito territoriale di un complesso di servizi e attrezzature ad oggi mancanti, ma indispensabili per poter avviare azioni volte allo sviluppo socio-economico nell’ambito della filiera turistico-culturale. Nel caso di San Vito, si trattava di rivitalizzare tutta l’area compresa tra il corso principale del paese e la scuola,
con la riqualificazione (la Filanda lotto 1) dell’area anticamente occupata dalla distilleria Pirozzi (le cui attrezzature saranno esposte a lavori collaudati), invece l’altro lotto sempre di San Vito, a valle della chiesa matrice (Le Logge – Lamie lotto 2), ha creato degli spazi pubblici aperti e coperti e dei piccoli laboratori validi sia per dimostrazioni artigianali che per mostre di ogni genere. Rispetto al progetto generale manca il collegamento in rete con gli altri comuni che era un presupposto fondamentale per far funzionare l’intervento nella sua interezza e dare nuova linfa al territorio interessato e che si spera si riesca ad attivare in un futuro prossimo. Tutto questo partendo dal presupposto che il modo migliore di valorizzare il preesistente antico (o vecchio - sul concetto di centro storico ci sarebbe molto da discutere) sia di farlo dialogare con un’architettura moderna dotandolo di funzioni che lo rivitalizzano fornendogli una buona dose di dinamicità atta ad interagire con il tessuto socio-economico del paese. Il complesso della Filanda si presenta con una composizione architettonica ben definita, ha una struttura razionale e una distribuzione chiara e semplice che permette eventuali modificazioni funzionali: l’intento è quello di consegnare al piccolo centro un edificio flessibile, un’architettura del nostro tempo, che sia
insieme tradizionale e coerente alla cultura e al linguaggio architettonico del luogo. Per il ridisegno di questo articolato lotto si è pensato ad una riqualificazione architettonica e urbana attraverso la costruzione di un complesso costituito da tre nuclei principali in unica funzione ed un altro nucleo funzionale costituito dalle logge. Il primo, l’edificio della distilleria, è diventato sala polivalente, il secondo, i depositi\lavorazione, spazio espositivo, l’ultimo, il blocco delle vasche, in parte ad esposizione ed in parte (al livello superiore) uffici. I tre nuclei si presentano come tre architetture distinte ma legate da uno stesso linguaggio progettuale. Cosi concepito l’intero complesso permette la massima flessibilità essendo fruibile anche per parti separate (o sala polivalente o sala espositiva). Il recupero del fabbricato è stato anche occasione per riqualificare i percorsi di accesso ad esso ed è stato recuperato un antico percorso che unisce la filanda con il corso principale del paese. L’intervento sulle logge ha permesso di riportare all’attenzione dei fruitori le arcate di sostegno del sagrato della chiesa, risalenti ad epoca medievale, Anche in questo caso si è scelto il dialogo tra architettura antica ed architettura moderna interfacciandole e facendole funzionare in simbiosi con il resto del territorio. 7
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RIQUALIFICAZIONE DELLA FILANDA CENTRO STORICO DI SAN VITO SULLO IONIO (CZ)
Lâ&#x20AC;&#x2122;intervento realizzato: spazi di esposizioni estemporanee e delle attrezzature della distilleria Pirozzi (operante a San Vito sullo Ionio negli anni 50-60)
LOTTO 2- LOGGE ULTIMATO NEL 2012 Le scelte progettuali, volte alla riconversione delle Logge in laboratori artigianali-espositivi, sono indirizzate a conciliare gli intenti della trasformazione e del riuso del complesso edilizio storico con la conservazione strutturale e architettonica dei suoi caratteri connotanti. L’obiettivo prioritario dell’intervento è quello di rendere compatibile la nuova destinazione d’uso con le caratteristiche costruttive e volumetriche degli edifici esistenti ridando contestualmente vita al complesso e all’area circostante. In tal senso le questioni che il progetto individua e affronta sono di diverso ordine e complessità. Le problematiche maggiori, ai fini del corretto riuso del manufatto, derivano sia dalla configurazione planimetrica (vani-cellule autonome) da conservare - che non trova immediato riscontro nelle esigenze distributive e tipologiche delle funzioni da inserire - sia dalla necessità di trovare un rapporto concreto ed equilibrato con la storia del manufatto e il contesto in cui è posto. A partire da una attenta analisi del manufatto, che ha permesso di individuarne i caratteri peculiari - in sintesi identificabili nella sua ampiezza, nella ripetizione di un sistema compositivo modulare, e nelle precarie condizioni generali con uno stato di degrado avanzato – le scelte progettuali si sono indirizzate più che a soli interventi di restauro, ad un insieme complesso di azioni strettamente necessarie per ripristinare le strutture murarie estere ed adeguare il manufatto alla nuova destinazione d’uso, mantenendo contestualmente una chiara lettura delle caratteristiche del complesso storico delle Logge. Non una asettica azione di restauro né un arbitrario inserimento di nuove funzioni: col progetto, si mira a valorizzare i caratteri testimoniali e simbolici ripristinando le modalità di percezione e fruizione che “reinseriscono” il manufatto nel contesto circostante. Le Logge diventano spazio permeabile e connettivo; l’interno si trasforma da “vuoto” a spazio architettonico destinata ad ospitare le attività artigianali tradizionali del luogo per la produzione di utensili e oggetti tipici della cultura locale. Si mira cioè a configurare questi spazi non come semplici spazi di lavoro ed esposizione ma come luoghi di sperimentazione culturale e socio-economica dei tematismi ai quali è legato, così da potersi configurare nel tempo come un vero e proprio centro di riferimento per lo sviluppo di attività artistiche e culturali per l’intero ambito territoriale. 9
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Coerenza funzionale e distributiva Le caratteristiche dimensionali del manufatto inducono a prevedere un’articolazione spaziale complessa; è prevista l’inserimenti dei laboratori artigianali con le relative attività espositive . Ogni loggia diventa una sorta di
“contenitore” e al tempo di esposizione di se stessa. Al fine di non alterare il valore storico-paesaggistico dell’ambito in cui si inserisce l’edificio, il progetto si pone innanzitutto il problema del riconoscimento dell’ identità del manufatto esistente in relazione alla consistenza materiale e storica dello stesso. Pertanto, nel progetto non vengono negate le caratteristiche formali, materiche e tecniche dell’edificio, ma queste vengono rivisitate al fine di integrare al meglio gli elementi di “modernità” introdotti che l’intervento richiede. Quattro logge contengono ognuna un laboratorio realizzato come se fosse una sorta di gemma incastrata all’interno dell’imponente struttura muraria. All’interno del box trovano posto le attività di produzione ed espositive dell’attività artigianali, mentre sovrastante la struttura troverà posto una intelaiatura metallica che servirà a sostegno di opere d’arte per esposizioni permanenti. La struttura in metallo dei box è nascosta all’interno
da pannelli in legno dl tipo osb lasciati a vista ed esternamente coperte con lastre metalliche. I laboratori si alternano con spazi lasciati completamente aperti a ricavare una sorta di moderna piazza multiculturale. A differenza delle altre logge, l’ultima, rimarrà murata ed è stata sottoposta a sole azioni di restauro, caratterizzandosi come elemento testimoniale della storia del manufatto. Questa articolazione, questa alternanza di pieno e vuoto -dove in realtà anche il vuoto è un pieno funzionale - rappresenta l’ordine implicito del progetto e scompagina ogni idea di centralità o di simmetria.
ARSARTIS Un “Fiume” in piena Attraversando la vita e le opere di Salvatore Fiume di Bruno Bevacqua storico dell’arte Il 17 luglio del 1956 il transatlantico Andrea Doria (foto 1), considerato la più bella nave passeggeri della flotta italiana, l’orgoglio della marineria nazionale, con 1706 persone a bordo, si staccò dal molo del porto di Genova alla volta di New York dove purtroppo non arrivò mai. Nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 1956, l’ultima sera del viaggio, si scontrò con il mercantile svedese Stockholm e affondò (dopo 11 ore) davanti alle coste statunitensi (foto 2). 46 passeggeri per-
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sero la vita al momento dell’impatto e con loro 6 uomini della Stockholm. Uno dei simboli della rinascita italiana del dopoguerra finì sommerso nell’oceano. Quella che era considerata all’epoca la nave passeggeri più elegante del mondo, oggi giace a 75 metri di profondità, non lontana dalla costa americana. Le pareti del salone di prima classe erano decorate dal murale di Salvatore Fiume (La Leggenda d’Italia), un’opera lunga 48 metri e alta 3 (foto 3-4-5).
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Nato a Comiso in Sicilia il 23 ottobre del 1915, Salvatore Fiume, sin da giovanissimo, dimostrò una straordinaria inclinazione al mondo dell’arte e all’età di 16 anni vinse una borsa di studio per frequentare il Regio Istituto per l’Illustrazione del Libro di Urbino dove ebbe
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modo di apprendere con grande profitto le tecniche della stampa: litografia, serigrafia, acquaforte e xilografia. Terminati gli studi si trasferì nel 1936 a Milano dove entrò in contatto con il mondo intellettuale della città meneghina e conobbe, tra gli altri, Dino Buzzati e Salvatore Quasimodo. Due anni dopo fu a Ivrea dove il presidente della Olivetti, Adriano Olivetti, lo volle come art director della rivista culturale Tecnica e organizzazione la quale annoverava fra le sue fila intellettuali del calibro di Leonardo Sinisgalli e Franco Fortini. Nonostante le sue ricerche nel campo delle molteplici tecniche artistiche procedessero a pieno regime, Fiume ottenne il suo primo successo come scrittore nel 1943 con l’opera letteraria, un romanzo autobiografico, Viva la Gioconda!. (foto 6). Lasciò la Olivetti nel 1946 per dedicarsi totalmente alla pittura stabilendosi a Canzo, nei pressi di Como, dove rilevò una grande filanda dell’Ottocento adattandola a studio che dal 1952 divenne la sua residenza definitiva (oggi è la sede della Fondazione a lui intitolata)
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(foto 7). Nel 1948, vedendo le sue ricerche pittoriche non coinvolgere e convincere il pubblico e la critica, con uno stratagemma singolare, espose una serie di dipinti che riscossero un notevole successo alla Galleria Gussoni di Milano, ispirati al folklore e alla tradizione spagnola con lo pseudonimo di Francisco Queyro, un pittore gitano perseguitato politico esule a Parigi, biografia questa di sua invenzione. La sua prima mostra ufficiale si tenne sempre a Milano, alla Galleria Borromini, nel 1949. In questa sede espose le sue Isole di statue e Città di statue (foto 8), opere ispirate alla pittura rinascimentale italiana e a quella metafisica di Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e Carlo Carrà ma contenenti elementi nuovi quali la fusione e l’unione di pittura, scultura e architettura, edifici concepiti come grandi sculture geometricamente antropomorfe e/o zoomorfe. A riprova del successo dell’esposizione milanese basti ricordare che la Città di statue del 1947, (foto 9) presente in mostra, fu acquistata dal direttore delle Collezioni del
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MoMA di New York, Alfred H. Barr Jr. Nel 1950 Alberto Savinio, fratello di Giorgio de Chirico, favorì la sua partecipazione alla Biennale di Venezia dove espose il trittico Isola di statue (ora ai Musei Vaticani) trovando il favore della critica internazionale come dimostra lo spazio dedicatogli dalla rivista americana “Life”. Trovando in Alberto Savinio un estimatore e promotore della sua opera, nel 1952 Fiume si cimentò nella scenografia e nello stesso anno eseguì per il Teatro alla Scala i bozzetti per le scene e i costumi per La vita breve di De Falla e per Le creature di Prometeo di Beethoven (foto 10). Questa esperienza fu propizia per nuove importanti commissioni: quelle per la Medea di Cherubini (1953), La Fiamma di Respighi (1954), Norma di Bellini (1955), il Nabucco di Verdi (1958) e il Guglielmo Tell di Rossini (1965), oltre alle importanti collaborazioni con altri rilevanti teatri, come il Covent Garden di Londra (Aida di Verdi, 1957), il Teatro dell’Opera di Roma (Medea, 1954), il Teatro Massimo di
Palermo (I Capuleti e i Montecchi di Bellini, 1954) e il Teatro dell’Opera di Montecarlo (Il Campanello di Donizetti, 1992). Risale al 1951 la commissione per il grande dipinto del salone di prima classe del transatlantico Andrea Doria da cui siamo partiti. Fu l’illustre architetto Gio Ponti a scegliere Salvatore Fiume per questa impresa prestigiosa e allo stesso tempo grandiosa. L’artista scelse di rappresentare una città rinascimentale italiana immaginaria con una serie di piazze, vie, loggiati nei quali erano inseriti alcuni dei capolavori degli artisti rinascimentali tra i quali Donatello, Verrocchio, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Giorgione e sculture di varie epoche storiche. A questa città fantastica era affidato il ruolo di ambasciatrice di storia, cultura e bellezza italiane offrendo un ricco palinsesto dei tanti tesori che i turisti stranieri potevano ammirare una volta approdati nel Bel Paese. Le cronache raccontano che l’impatto visivo del salone era tale da far esclamare a molti che la nave fosse stata costruita 13
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intorno al dipinto. Come abbiamo detto ad apertura di questo articolo l’Andrea Doria affondò e del dipinto di Fiume ci rimangono purtroppo solo dei documenti fotografici e video. Fra il 1949 e il 1952 l’artista fu incaricato, su invito dell’industriale Bruno Buitoni, ad eseguire un ciclo di dieci grandi dipinti aventi come soggetto le Avventure, sventure e glorie dell’antica Umbria risolto in chiave di rilettura della lezione dei grandi maestri del Quattrocento come Piero della Francesca e Paolo Uccello (oggi questi dipinti sono conservati nella sala dedicata al pittore a Palazzo Donini a Perugia) (foto 11).
La fama dell’artista varcò i confini continentali e nel 1953 le riviste “Life” e “Time” gli commissionarono, per le loro sedi di rappresentanza newyorkesi una serie di opere aventi come soggetto una storia immaginaria di Manhattan e della Baia di New York che Fiume reinventò come Isole di statue. La Germania fu protagonista nel 1962 di una mostra itinerante di cento quadri del pittore esposti in musei di varie città. Suo fu il bozzetto per il grande mosaico nella basilica dell’Annunciazione a Nazareth in Terra Santa del 1967 (foto 12). Risale al 1973 il viaggio in Etiopia dove nella valle di Babile dipinse con verni-
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ci marine le sue Isole su un gruppo di rocce (foto 13) che l’artista riprodusse in polistirolo, a grandezza naturale, in occasione della grande mostra antologica che Palazzo Reale di Milano dedicò al pittore nel 1974. Sempre in questa sede Fiume presentò per la prima volta al pubblico la Gioconda africana (oggi nei Musei Vaticani), di chiara ispirazione leonardesca, con la quale rendeva omaggio alla bellezza femminile africana (foto 14). Bisognò aspettare il 1976 per vedere esposte alla Galleria l’Isola di Milano le opere di scultura dell’artista, una produzione questa che comprende lavori 17
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di grandi dimensioni come la statua di bronzo al Parlamento Europeo di Strasburgo (foto 15), le sculture degli ospedali San Raffaele di Milano e di Roma e il gruppo bronzeo per la Fontana del Vino a Marsala (foto 16). Molte altre furono le esposizioni in luoghi e musei pregni di storia e in città in cui il dibattito artistico era vivissimo. Basti in questa sede ricordare la grande mostra di pittura a Castel Sant’Angelo a Roma nel 1985; l’esposizione De Architectura Pingendi del 1987 allo Sporting d’Hiver di Montecarlo, inaugurata dal Principe Ranieri di Monaco; l’esposizione nel 1991 dei suoi progetti architettonici alla Mostra In18
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ternazionale di Architettura a Milano, al Palazzo della Triennale (foto 17). Grande importanza ebbero i viaggi nella vita di Fiume come quello compiuto nel 1993 nei luoghi e sulle orme di Paul Gauguin in Polinesia e fu in questa occasione che, per omaggiare il maestro francese, egli donò un suo dipinto al Museo Gauguin di Papeari a Tahiti. Il 3 giugno del 1997, a Milano, Salvatore Fiume morì lasciandoci una vastissima produzione artistica cui molte 19
mostre, in varie sedi nazionali, rendono omaggio. L’ultima operazione in ordine di tempo legata all’opera dell’artista è stata la posa in piazza Piemonte a Milano (sua città d’adozione), il 23 ottobre 2013, nel giorno in cui Fiume avrebbe compiuto 98 anni, del gruppo scultoreo raffigurante le Tre Grazie (foto 18). Sue opere sono conservate in alcuni dei più importanti musei del mondo. I Musei Vaticani ospitano dal 1978 una collezione di 33 opere che ben riassumono i principali temi della produzione dell’artista. Esiste nella nostra bella Calabria un luogo che custodisce delle pitture murali di Salvatore Fiume. Durante l’estate del 1975 l’artista affrescò 13 pareti fra quelle interne ed esterne del castello settecentesco, semidiroccato, di Fiumefreddo Bruzio (Cosenza). Le pitture avevano per soggetto tre storie: due di vita medioevale (foto 19) e una che raccontava la vicenda di una bellissima schiava calabrese imprigionata dai Turchi (foto 20-21-22). L’usura del tempo rese necessaria, nell’estate del 1996, quando 15
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l’artista aveva raggiunto la veneranda età di 81 anni, una ridipintura di gran parte delle pareti interne. Nel 1976, sempre a Fiumefreddo Bruzio, Fiume dipinse i Miracoli di San Rocco (foto 23) sulla cupola della chiesetta dedicata al santo omonimo con quattro storie della sua vita: l’Incontro di San Rocco con il terribile flagello della peste; la Cacciata della morte; la Fede che si diffonde tra le popolazioni colpite dal morbo; il Ritorno alla vita, simboleggiato dalla evocazione biblica di Adamo ed Eva sotto un albero in fiore nel punto in cui era rinsecchito e bruciato. Alla cittadina calabrese l’artista ha lasciato inoltre
delle sculture, installate nelle piazze in un dialogo costante e continuo con gli abitanti (foto 24). * Le pitture murali del castello sono state oggetto di un riuscitissimo intervento di restauro complessivo nel 2015 curato da Giuseppe Mantella e dalla sua équipe.
Bibliografia: - Salvatore Fiume, un anticonformista del Novecento, catalogo mostra, Milano 2011. - Salvatore Fiume, Skira 2015. - Pierette Domenica Simpson, L’ultima notte dell’Andrea Doria, Sperling & Kupfer, 2006. Le foto sono quasi tutte ricavate dal sito internet ufficiale Salvatore Fiume a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti. 23
CONTEPORANEAMENTE Rapporti armonici nella chiesa di Maria Santissima Addolorata a Soverato Superiore di Giuseppe Conti Prof. Ordinario dell’Università degli Studi di Firenze - Facoltà di Architettura
Esiste uno stretto legame fra i rapporti musicali e quelli architettonici ed è proprio a questo aspetto che si ricollegano molte questioni legate all’architettura. Nel libro IX del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti afferma: “Quei medesimi numeri certo, per i quali avviene che il concerto de le voci appare graditissimo ne gli orecchi degli uomini, sono quegli stessi che empiono anco gli occhi e lo animo di piacere meraviglioso”. Dunque la musica e l’architettura sono sorelle, poiché l’occhio percepisce come armonici gli stessi rapporti, fra enti architettonici, rilevati tali anche dall’orecchio come rapporti fra suoni. Questo stesso concetto è stato ripetuto successivamente anche da Leonardo da Vinci a proposito della pittura e da Andrea Palladio. Anche se possiamo essere non del tutto d’accordo con tale affermazione, è tuttavia innegabile che questo concetto influenzò l’architettura per circa tre secoli. Questa teoria non costituisce però semplicemente il risultato di una riflessione autonoma, basata unicamente sulle fonti classiche, a cui lo stesso Alberti fa esplicito riferimento nel suo trattato, ma si pone a coronamento di una tradizione
di pensiero secolare che, durante tutto il Medio Evo, aveva approfondito lo studio del valore simbolico dei rapporti armonici. Occorre tenere presente che durante tutto il Medio Evo questi rapporti musicali erano stati usati nella costruzione delle chiese; a questo proposito è sufficiente citare gli scritti di Villard de Honnecourt. Fino al ‘400 venivano usati i rapporti musicali della scala Pitagorica, la più vicina all’idea corrente di perfezione. I più importanti rapporti pitagorici sono i seguenti: 1/1 unisono 2/1 ottava 4/3 quarta 3/2 quinta 3/1 ottava + quinta Notiamo che in tali rapporti (ed in tutti gli altri della scala Pitagorica) compaiono soltanto i numeri 1, 2, 3 con le loro potenze. Il 3 è il numero della Trinità; questo è uno dei motivi per cui nel medioevo la Chiesa cattolica usava esclusivamente tale scala, che era l’unica riconosciuta valida nell’ambito della teoria musicale medievale. Pietro Abelardo fece notare come i rapporti delle misure del Tempio di Salomo-
ne erano 2/1, 3/2, 4/3. Per questa ragione tali proporzioni sono presenti in molte chiese gotiche, come, ad esempio, la cattedrale di Amiens; in essa il rapporto fra lunghezza e larghezza è 3/2; il rapporto delle dimensioni del transetto è 2/1; lo stesso vale per il presbiterio; il rapporto fra la larghezza del transetto e quella del presbiterio è 4/3.
Figura 1 Pianta della Cattedrale di Amiens
Dobbiamo, tuttavia, osservare che le motivazioni degli architetti medioevali erano del tutto differenti da quelle dell’Alberti, poiché erano legate essenzialmente a questioni religiose. Notiamo, inoltre, che uno dei motivi della ricerca da parte degli architetti del 17
18 Rinascimento di un legame fra musica e architettura, oltre che fra aritmetica, geometria ed architettura, risiedeva nel desiderio di elevare l’architettura al rango di arte liberale; infatti, nel medioevo, l’architettura era considerata troppo manuale per essere paragonata alle arti del quadrivio, cioè: aritmetica, musica, geometria ed astronomia. Collegando l’architettura alle arti liberali, ad essa veniva riconosciuta la stessa importanza. Anche gli accordi, usati dall’Alberti per strutturare la teoria delle aree armoniche, erano quelli della scala Pitagorica.
Figura 2 Rettangoli con rapporto base/altezza rispettivamente 1/1 3/2 4/3
Figura 3 Rettangoli con rapporto base/altezza rispettivamente 2/1 3/1
Le idee dell’Alberti non erano nuove; si trovavano già nel Timeo di Platone ed in Vitruvio; lo stesso Severino Boezio affermava che “l’orecchio è colpito dai suoni nello stesso identico modo in cui lo è l’occhio dalle impressioni ottiche”. L.B. Alberti applicò le sue teorie delle proporzioni musicali alle sue opere architettoniche, fra le quali cito, a titolo di esempio, il Tempio Malatestiano a Rimini. Anche Filippo Brunelleschi, secondo quanto afferma il suo biografo Antonio di Tuccio Manetti, andò a Roma per conoscere il modo di costruire degli antichi e le loro proporzioni musicali.
È interessante notare che anche in architettura i rapporti cambiarono in concomitanza del mutare dei rapporti musicali; infatti, il Palladio e il Vignola introdussero in architettura i rapporti di terza e di sesta che erano stati introdotti da Gioseffo Zarlino nella sua scala naturale. Tali rapporti, i quali, a differenza della scala Pitagorica, contengono il numero 5, furono usati in opere architettoniche anche nei secoli successivi: 5/3 sesta maggiore 5/4 terza maggiore 8/5 sesta minore 6/5 terza minore In questo articolo vengono esposti i risultati dei miei studi riguardanti i rapporti armonici presenti nella chiesa di Maria Santissima Addolorata a Soverato Superiore. Questa chiesa fu uno dei primi edifici ad essere costruiti dopo il terremoto del 1783 e fu consacrata, presumibilmente, nel 1785. Il suo stile architettonico è quello neoclassico; tale stile, in auge fra il la seconda metà del XVIII e la prima metà del XIX secolo, aveva come punto di riferimento il Palladio. Per questo non deve meravigliare la presenza, nella chiesa di Soverato, degli stessi rapporti usati dal Palladio nelle sue opere, come possiamo vedere nelle figure successive.
Figura 3 Facciata. Rapporto di quinta
Figura 4 Facciata. Rapporto di quarta
Figura 5 Facciata. Rapporto di quarta
Figura 6 Portale. Rapporto di terza maggiore
Figura 7 Esterno. Rapporto 3/1, ottava + quinta
Anche nell’interno della chiesa si trovano rapporti armonici.
Figura 10 Interno. Rapporto di sesta maggiore e rapporto 3/1, ottava + quinta
restauro, nella quale si può notare la presenza di un rapporto di quarta, che oggi non esiste più. Nella chiesa è presente la famosa Pietà di Antonello Gagini del 1521; questa statua è perfettamente inscrivibile in un rettangolo i cui lati sono in rapporto di quarta. Anche questa circostanza può avere un preciso fondamento storico. Antonello era figlio dello scultore Domenico Gagini che, secondo il Vasari, è stato allievo di Filippo Brunelleschi (presumibilmente dal 1444 al 1446). Proprio a Firenze Domenico sarebbe venuto a conoscenza dei rapporti armonici che avrebbe, successivamente, insegnato al figlio. Inoltre, nel 1505 Antonello compì un viaggio a Roma dove ammirò le opere create da Michelangelo, il quale usava i rapporti musicali in diverse sue realizzazioni.
L’interno della chiesa fu ristrutturato nel 1984-85 e furono apportate alcune modifiche, come l’aggiunta di due gradini per accedere al presbiterio. Questo ha falsato il rapporto musicale dell’ingresso del presbiterio stesso. Per fortuna abbiano una foto fatta prima del suddetto
Figura 8 Interno. Rapporto di ottava
Figura 9 Interno. Rapporto 1/1, unisono
Figura 11 Interno. Rapporto di quarta
Figura 12 Pietà del Gagini. Rapporto di quarta
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La ricollocazione virtuale della Pietà di Antonello Gagini Architetti Angela Funaro e Michele Pronestì
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appunto la “Pietà”. Ed è proprio dalla strada che collega Soverato ai comuni di Chiaravalle, Cardinale e Petrizzi che è ben visibile. Spiccano, a prima vista, le due torri poste sugli angoli, una a pianta circolare ed una a pianta quadrata di diverse epoche, che portano a chi osserva a pensare sia un castello (vedi figura 1). Partendo proprio dall’ordine agostiniano in Italia, si è effettuato uno studio sul Vescovo d’Ippona, figura considerata importantissima per l’unità e la dottrina della chiesa. Sant’Agostino fissò il suo pensiero scrivendo un testo intitolato “ Regola per i 3
All’opera scultorea, la Pietà, di Antonello Gagini ci siamo interessati nell’elaborazione della nostra tesi di laurea dal titolo Fruizione e Valorizzazione del Convento di Santa Maria della Pietà, Petrizzi, Cz e successivamente da giovani architetti, a livello sperimentale. Il Convento di Santa Maria della Pietà, fondato nel 1510 dal Beato Francesco da Zumpano, è situato su un’ampia vallata che faceva parte, a quel tempo, del territorio di Soverato, località chiamata
servi di Dio”, costituito da norme che orientavano la Vita Comune sulla base dei principi di povertà, castità ed obbedienza. In Calabria fino alla fine del 400 l’Ordine agostiniano non aveva una precisa identità e fisionomia, anche se già dal 1145, esistevano conventi che osservavano la regola di Sant’Agostino. E’ grazie a Padre Francesco da Zumpano che in Calabria si ha una notevole diffusione dell’ordine agostiniano. Nel 1652 la bolla Innocenziana prevedeva la soppressione dei conventi agostiniani esistenti in Italia, ma dopo molte proteste alcuni furono riaperti. 4
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Dopo il terremoto del 1783 il governo Borbonico abolì tutte le case religiose colpite dal sisma e destinò le rendite al sollievo dei terremotati. Nel 1809 Murat emanò il decreto di soppressione degli ordini religiosi. Nel 1818 con la restaurazione borbonica si sottoscrisse il trattato di Terracina che garantiva piena libertà religiosa. Ma nel 1861, con l’Unità d’Italia, Eugenio di Savoia dichiara decaduto il trattato di Terracina, espropriando le tenute dei conventi al risanamento delle casse dello stato. Successivamente il convento fu acquisito da un’importante famiglia del posto. Attualmente il complesso architettonico, debitamente ristrutturato, è usufruito e destinato a struttura polivalente ricettivaalberghiera, non considerando i ruderi della chiesa che al momento sono lasciati senza destinazione d’uso. (vedi figura 2).
Tutto lo spazio occupato dall’impianto della chiesa, nel progetto, è stato ipotizzato come spazio museale-espositivo (vedi figura 3). A protezione dello spazio, si è ipotizzata una copertura che non risultasse pesante ed invasiva, scegliendo delle semplici capriate metalliche su cui sono state fissate delle vele così da formare un velario, come quello utilizzato negli antichi teatri romani e meglio rappresentato nella ricostruzione del modello 3D (vedi figura 4). Proprio, nel transetto, unica parte rimasta con la copertura originale, è stata pensata la collocazione virtuale della statua, la Pietà di Antonello Gagini. L’opera, custodita attualmente nella Chiesa di Maria Santissima Addolorata di Soverato Superiore, un tempo era ubicata nella chiesa del Convento, per questo la scelta di ricollocarla nella sua ubicazione naturale.
Per effettuare il rilievo della statua della Pietà si è utilizzato il software photoscan che si avvale della strategia structure from motion. Il sofware consente di orientare in automatico un set, anche molto grande, di immagini, di generare una nuvola di punti densa dell’oggetto ed infine di elaborare una texture che restituisce un modello 3D di qualità fotografica (vedi figura 5). Il perché viene citato ricollocamento virtuale è per il semplice motivo che non si è pensato di riportare la statua fisicamente nella chiesa, ma piuttosto di farla “rivivere” e farne apprezzare la sua bellezza, tramite un sistema di proiezione con uso della tecnica dell’ologramma, un’installazione che rende fruibile l’opera nella sua tridimensionalità, come se fosse fisicamente sul posto (vedi figura 6). Si consiglia di scansionare il QR-code sotto riportato per poter apprezzare il modello tridimensionale da qualsiasi dispositivo mobile. 6
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A Chiaravalle Centrale, popolosa cittadina calabrese in provincia di Catanzaro, opera con successo, già da alcuni anni, l’associazione @rkingegno. Ci spiega meglio le attività e i contenuti del sodalizio il neo presidente, l’architetto Salvatore Donato. di Salvatore Donato architetto Cos’è l’associazione @rkingegno, qual è la sua genesi e cosa si propone di fare sul territorio calabrese? “L’associazione, i cui scopi principali sono di natura sociale e culturale, è formata da professionisti, architetti ed ingegneri la cui sfera di interesse gravita nella città di Chiaravalle Centrale. Nasce quasi casualmente, circa cinque anni fa, mentre erano in corso degli incontri fra tecnici per la redazione del Piano strutturale comunale. Complice il periodo natalizio e gli input del precedente presidente, l’ing. Mimì Daniele, ci siamo ritrovati in tanti attorno all’idea che, oltre il lavoro e la professione, era giusto impegnarci in qualcosa di più che lasciasse una impronta culturale di una certa rilevanza sociale. Tutti concordi nel dire che questo sarebbe stato possibile se si fosse avviato un percorso comune, e non singolarmente, in cui riunire le esperienze di tutti noi professionisti per incidere positivamente, con iniziative pubbliche ed in collaborazione con gli enti pubblici, sulla vita sociale e culturale della città, capirne i cambiamenti ed indirizzarli verso percorsi che riteniamo più consoni. Ad oggi fanno parte attivamente della nostra associazione la maggior parte dei professionisti chiaravallesi, sia anziani che giovanissimi di ambo i sessi”. Quali le attività svolte finora? “Fino a poco tempo fa l’associazione, sotto la presidenza dell’ing. Daniele, si era concentrata su un unico obiettivo: dare degli input ai redattori del Psc affinché lo strumento urbanistico in via di definizione potesse diventare uno strumento di crescita della collettività, con un reale scopo di progresso della città. Purtroppo, l’ex presidente ha incontrato delle resistenze da parte della vecchia amministrazione comunale
che non ha saputo cogliere il senso e l’opportunità che la nostra iniziativa stava offrendo! La mia elezione a presidente ha
dato, obiettivamente, una forte scossa, sia per il mio carattere vulcanico sia per le mie idee di rivoluzione culturale molto radicate in me. Il messaggio che ho voluto subito trasmettere è stato quello di non aver paura di un cambiamento radicale di rotta: solo noi possiamo determinare un cambiamento positivo del nostro futuro. Da qui sono nate molteplici iniziative di alto profilo culturale, con incontri e seminari che hanno coinvolto esponenti della cultura architettonica affermati in ambito internazionale, anche in collaborazione con gli ordini professionali. Mi riferisco ai seminari di formazione ed alle lezioni tenute: dall’archistar Marco Casamonti, fondatore dello studio Archea; dall’architetto Maya Azzarà; dall’artista Visualizer3D Filippo Previtali, dello studio AL_A di Londra (Amanda Levate Architect). Ed infine, particolare successo e riscontro hanno avuto gli incontri con il matematico prof. Giuseppe Conti, dell’Università di Firenze. Manifestazioni itineranti sul territorio, che hanno coinvolto più scuole e città. Tutto questo ha permesso alla nostra associazione di guardare in positivo verso il futuro, con speranza verso nuovi obiettivi: si è preso coscienza che realmente possiamo determinare quel processo di cambiamento e di rivoluzione culturale, tanto sperato, che elevi il livello professionale, partendo proprio da una piccola cittadina di periferia e suscitando interesse anche da parte della nuova amministrazione comunale”.
di idee, laboratori aperti e mostre con ospiti di caratura internazionale. Dovrebbe essere questo un evento principe col quale tentare di rilanciare le zone interne del nostro territorio, fulcro centrale della nostra città. Un programma ambizioso ma realizzabile, sperando che chi amministra anche a livelli superiori ci dia un contributo e soprattutto le aziende private credano nel nostro progetto”.
E allora qual è la programmazione futura? “Abbiamo in programma una serie di iniziative, in collaborazione con gli ordini professionali, i comuni, le associazioni, i poli culturali e scolastici. Proporremo un nuovo seminario con crediti formativi dell’arch. Maya Azzarà, autrice del libro “Case anche per bambini”, con l’obiettivo di coinvolgere scuole, genitori e librerie locali. In collaborazione con il Comune lavoriamo per il ripristino della Biblioteca pubblica, con nuove idee per renderla più funzionale: una sala studio per gli universitari, degli internet point, ecc. Pensiamo, poi, alla istituzione di un fondo librario per studenti e scolari meno abbienti, con corsi di recupero gratuiti per gli studenti in difficoltà. C’è in cantiere l’ipotesi di un seminario di rilievo internazionale sul e nel nostro centro storico, in collaborazione con l’Università di Firenze. E poi, ancora: una mostra di pittura internazionale (Alessandro del Pero); un Festival della creatività (a fine luglio) con una intera settimana di eventi dedicati all’arte, all’architettura ed all’urbanistica, con concorsi 23
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Dialoghi di Architettura
La visualizzazione 3D nell’architettura e nel Design di Rosy Strati in collaborazione con Filippo Previtali
Si è svolto lo scorso 18 Agosto presso il Palazzo Staglianò di Chiaravalle Centrale un interessante incontro, organizzato dall’associazione Arkingegno di Chiaravalle C.le, con l’artista 3D Filippo Previtali, patrocinato dal Comune Di Chiaravalle Centrale e dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti della provincia di Catanzaro. Filippo Previtali è un affermato 3D Visualiser, specializzato in immagini di architettura, da quasi 10 anni collaboratore associato dello studio di architettura londinese AL_A, per il quale cura l’immagine di tutti i progetti. Lo studio opera a livello internazionale realizzando opere di varia natura, dal residenziale agli uffici, con una spiccata predilezione per musei e grandi strutture. Ha infatti firmato alcuni dei più prestigiosi 1
recenti progetti museali e culturali nel mondo, tra cui il Nuovo Museo di Arte, Architettura e Tecnologia di Lisbona ( MAAT ), inaugurato solo poche settimane fa, e il restyling del Victoria & Albert Museum di Londra, la cui nuova ala verrà aperta al pubblico nel corso del 2017. L’incontro ha voluto concretizzare il tentativo di avvicinare gli Architetti calabresi alla pratica della visualizzazione 3D come strumento di supporto alla progettazione, e non semplicemente orientato alla rappresentazione del risultato finale. Attraverso una carrellata di immagini che illustravano i progetti realizzati da AL_A negli ultimi cinque anni, Filippo Previtali ha descritto come lo studio lavora utilizzando le immagini tridimensionali per studiare le ampie possibilità progettuali che si 2
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aprono impiegando materiali e finiture differenti e valutandone gli effetti visivi con luci e inquadrature diverse. Si è parlato di come le immagini 3D vengano sviluppate parallelamente al progetto, modificando le scelte progettuali e di conseguenza venendo esse stesse costantemente alterate per sperimentare nuove direzioni e guidare i progettisti alla ricerca delle forme e dei dettagli perfetti. Previtali ha spiegato il ruolo fondamentale che la visualizzazione tridimensionale gioca anche nell’illustrare il progetto ai Clienti, di come venga curata nei minimi particolari per creare ambientazioni e atmosfere in linea con le esigenze espresse dalla Clientela. Dalla scelta delle inquadrature a quella delle categorie di persone rappresentate nelle immagini, dalle sfumature di colore degli alberi all’orario della giornata illustrato per catturare la giusta luce solare. Tutto viene accuratamente scelto per illustrare quella che potrebbe essere la vita intorno ad ogni architettura e il modo in cui questa potrebbe realisticamente essere utilizzata quotidianamente. Particolare attenzione è stata rivolta ai concorsi di architettura e al ruolo fondamentale giocato dalle immagini 3D nel catturare l’essenza delle soluzioni proposte e comunicarla in maniera diretta alla giuria.
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La lunga sequenza di immagini ha spaziato attraverso varie tipologie e scale di progetti, mostrando ai presenti diversi livelli di rappresentazione e illustrando come questi abbiano articolato e plasmato le scelte progettuali, ma anche definito il rapporto con i Clienti, che attraverso le immagini prendono piena consapevolezza del lavoro che l’Architetto svolge per loro e acquisiscono ancora più fiducia nel professionista che hanno scelto. Previtali si è infine soffermato sulle evoluzioni più recenti della visualizzazione tridimensionale, ovvero i video, sempre più richiesti soprattutto per progetti commerciali. Con i video la rappresentazione dell’architettura raggiunge la sua dimensione più completa, illustrando forme, luci e i materiali in un susseguirsi di viste che riproducono l’effetto di attraversamento dello spazio e la reale e fisica sensazione di percorrerlo in tutte le direzioni. L’incontro ha sicuramente rappresentato una realtà lavorativa molto lontana da quelle vissute dai professionisti locali, e per questo ha notevolmente affascinato i presenti, trasportandoli in un mondo di pura creatività e sperimentazione progettuale. Ma soprattutto ha aperto una finestra interessante sulla visualizzazione 3D come strumento che non si limita a mostrare un risultato più o meno finale, ma che offre un continuo supporto alla progettazione, favorendo la sperimentazione creativa, dando più sicurezza nelle soluzioni proposte e fortificando il rapporto con il Cliente. 9
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Riferimenti fotografici: 1 Visualizzazione per nuovo edificio sanitario a South Hampton (UK). Progetto di AL_A. 2 Immagine per il concorso interazione per la nuova sede del London School of Economic. Progetto di AL_A. 3 Immagine per la nuova piazza pubblica del Victoria and Albert Museum di Londra. Progetto vincitore di AL_A. 4 Immagine per nuovo centro commerciale a Mosca. Progetto di AL_A. 5 Visualizzazione per un nuovo ristorante a Brighton (UK). Progetto di Owen Architects. 6 Progetto vincitore per la nuova moschea di Abu Dhabi. Progetto di AL_A. 7 Proposta per concorso interazione per il nuovo museo Guggenheim di Mumbai. Progetto di AL_A. 8 Visualizzazione per una nuova piazza a Ipswich (Uk). Progetto di Waind Gohil Architects. 9 Immagine pubblicitaria per oggetto di design. Progetto di AL_A. 10 Immagine per nuova sede Sky Tv di Londra. Progetto di AL_A. 11 Immagine della sala principale del nuovo museo di Lisbona.
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tu sei, egli è ma io sono? di PierPaolo Voci* Il Personal Branding che cosa è? Il tuo Personal Brand è la ragione per cui un cliente, un datore di lavoro o un partner ti sceglie. Il Personal Branding è il processo per identificarla, coltivarla e comunicarla nella maniera più efficace possibile. Se sei uno: sviluppatore/designer/ architetto/avvocato/blogger/project manager/scrittore/etc. come fai a distinguerti da tutti gli altri: sviluppatori/ designer/architetti/avvocati/blogger/ project manager/scrittori/etc. là fuori sul mercato? Attraverso la strategia! Definire una strategia Fare Personal Branding significa impostare una strategia per individuare o definire i tuoi punti di forza, quello che ti rende unico e differente rispetto ai tuoi concorrenti e comunicare in maniera efficace cosa sai fare, come lo sai fare, quali benefici porti e perché gli altri dovrebbero sceglierti. Altrimenti saresti percepito come uguale a tutti gli altri e quindi sarebbe impossibile distinguerti! Senza un Personal Brand sei solo un bravo professionista! Quali i vantaggi? Fare Personal Branding significa puntare finalmente sul proprio asset principale: se stessi! Vuol dire “farsi comprare” in anticipo, attrarre più opportunità congruenti rispetto a quello che sai fare meglio. La strategia di Branding costituisce le fondamenta di ogni buona azio-
Ovvero: l’architettura è arte. L’arte è comunicazione ma se non comunichi non sai fare l’arte dell’architettura. Le qualità di un professionista si misurano anche in base ai ricordi e alle relazioni che sviluppa sia nel mondo digitale che nel mondo reale. Insieme sono la molla che fa scattare la decisione del cliente di affidarsi ad un professionista piuttosto che ad un altro. Ma come si costruiscono relazioni, ricordi ed aspettative? Semplice, attraverso il Personal Branding!
ne di comunicazione e di Marketing. Ad esempio se tu volessi rifare la grafica al tuo sito, sapresti spiegare i tuoi obiettivi ad un Web Designer? Sapresti spiegargli quale messaggio, quale promessa, a chi comunicarli e quali immagini stimolare nelle loro menti? Facendo Personal Branding sì: con un grande risparmio di denaro e risorse.
Cosa non è Non c’entra con il “vendere meglio se stessi“, dando un’immagine falsa di sé o facendo percepire un valore aggiunto che in realtà non c’è. Vendere richiede molto tempo e implica un alto tasso di fallimento. Molto meglio spiegare con chiarezza la ragione per cui dovremmo essere scelti e fare in modo che siano gli altri a cercarci! Il Personal Branding non coincide con il Social Media Marketing o con l’avere un Blog personale. Prima di preoccuparti di usare bene i servizi digital è bene essere sicuro di avere un senso per il tuo mercato! Cosa è cambiato Oggi la nostra immagine è sempre meno sotto il nostro controllo ed è de-
finita in continuazione dal nostro “pubblico”, dai clienti, da chi conta nel nostro specifico settore, dai partner e collaboratori, da tutti coloro che si confrontano e conversano su di noi, soprattutto online. È sicuramente sempre più importante essere online e partecipare attivamente a questo processo. Per questo diciamo che Internet e in particolare i Social Media oggi possono essere considerati il doping del Personal Branding. Se in passato si insisteva sulla promozione personale e il “costruirsi” un’immagine a tavolino, oggi con il Web2.0 e i Social Media, il Societing e “la conversazione”, si parla di trasparenza, condivisione, collaborazione, networking… Oggi su può dire che un Personal Brand non esiste senza la capacità di generare un’influenza. Un Brand non esiste senza la forza di aggregare una community. Si parte dalla propria personalità e unicità, dai propri punti di forza, per costruire una relazione duratura e a due vie con il proprio pubblico, capace di rafforzare e addirittura, molto spesso, migliorare il proprio Brand e attrarre nuove opportunità. Il Personal Branding è coerenza, è autorità. Essere un’autorità (influencer) Si, non è molto semplice. Personalmente ritengo si possa scrivere un intero articolo dedicato al concetto di autorità.
Le persone hanno opinioni differenti su cosa sia l’autorità e su quali siano i metodi per raggiungerla. Sicuramente l’autorità è il titolo a cui tutti aspirano ma che nessuno vuole ammettere. Ma come si guadagna autorità? In questo caso, non so di preciso come ottenerla, ma posso fare delle ipotesi: La fiducia genera autorità! Tutto inizia e finisce con la fiducia. Se vuoi realmente distinguere i tuoi contenuti nel tuo business dovrai fare in modo che le persone abbiano fiducia in te. In che modo, allora, è possibile che le persone si fidino di te? Una cosa è certa, le persone sono creature abitudinarie. Prova ad inserirti nella routine quotidiana di qualcuno, vedrai che inizierà a fidarsi di te! Cosa significa ciò? Mi spiego meglio. Se inizierai a interagire con i post delle persone che la pensano come te, che hanno stessi interessi, che magari rientrano nel tuo target di utenti, e farai questa operazione quotidianamente noterai che a poco a poco si creerà un legame. Quello che voglio farti capire con questo mio articolo sul marketing relazionale è che, come professionista, devi concentrarti su una porzione di pubblico alla volta, senza eccedere facendo comunicazione di massa. Certo, non avrai risultati immediati, dovrai sicuramente investire energie per arrivare a conoscere le persone. Ma è fondamentale costruire un rapporto con loro! Una persona che abbia raggiunto un certo livello di autorità avrà ottenuto questo “potere” dai suoi seguaci, lettori, clienti, ecc. Questo, però non vuol dire che queste persone sappiano tutto su un determinato argomento.
Lascia che ti spieghi: La più importante tattica di persuasione che si può utilizzare con i contenuti non ha nulla a che fare con la scrittura di un articolo, con un post sui social, ecc.! Non è necessario conoscere tutto per diventare una figura d’autorità nella vita di qualcuno, basta condividere ogni giorno un po’ di te stesso. È una (tua) utilità in sè e per sè. Bisogna concentrarsi sulle persone, aiutarle se hanno bisogno, in questo modo si inizierà ad avere un riscontro. Quando la gente sentirà di potersi fidarsi di te, ti prenderanno sulla parola, a quel punto però fai attenzione a non deluderli! Non è quindi necessario conoscere tutto per fare la differenza! Basta presentarsi ogni giorno e fare del tuo meglio. Si tratta per lo più di ciò che sei. Non perdere questa qualità! Crea una tua reputazione attraverso contenuti di alta
qualità, sii presente per le persone quando hanno bisogno di te e fai tutto questo in modo coerente, mentre ti occupi del resto del tuo lavoro. Ricorda, la prima persona che devi convincere è te stesso! “non credo nel marketing digitale, credo nel marketing in un mondo digitale. C’è una grande differenza”. Clive Sirkin. Dimenticavo: nel prossimo articolo parlerò di come creare contenuti di valore che ti aiutino a costruire coerenza e autorità.
PIERPAOLO VOCI - A Roma non mi laureo, ma per poco, in Sociologia, perchÈ passo direttamente alla pratica. Ritornato a Catanzaro, nel 2007 fondo l’agenzia di comunicazione integrata Shape Beyond Graphic della quale sono Direttore creativo e Digital strategist. Nel frattempo creo anche il blog dell’agenzia http://www.shapebureau.com/ mettichemipiace/con il quale cerchiamo di “educare” ed aiutare PMI, PA e liberi professionisti all’uso dei nuovi media. Sono specializzato nella creazione di Piani di comunicazione ma nel “tempo libero” sviluppo siti web e gestisco i social dei clienti. Nonostante il mio congenito daltonismo, sono un creativo dai mille colori (ne vedo solo sette, ma ne mostro settemila, almeno). Di me dicono che mi trovo sempre al posto giusto nel momento giusto. Sarà! “Se non puoi migliorare il tuo prodotto, migliora la tua pubblicità.” PierPaolo Voci.
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TERRITORIALMENTE La bellezza ritrovata: architettura e arte a Montepaone. Il patrimonio storico artistico della chiesa Matrice di Maria SS. Immacolata. di Oreste Sergi Pirrò architetto 1
“Il patrimonio storico artistico della chiesa Matrice di Maria SS. Immacolata” è il tema dell’importante giornata di studi che ha visto relazionare, a Montepaone, nella giornata del 3 marzo, alcuni studiosi del settore circa le problematiche storiche, artistiche e architettoniche legate all’’antico centro del soveratese. L’evento culturale, quest’anno alla prima 3
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edizione, è stato promosso e organizzato dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Catanzaro, nell’ambito della programmazione avviata per la formazione continua degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, e dall’Associazione “Solidales” di Montepaone, in collaborazione con “L’Occhio del Pavone. Studi-Ricerche-Archiviazio-
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ni”, con il patrocinio dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, del Comune, della Parrocchia di Maria SS. Immacolata e dell’Istituto Comprensivo Statale “M. Squillace” di Montepaone. L’importante giornata culturale, curata dal prof. Saverio Candelieri, ha avuto lo scopo di mettere in luce i molteplici aspetti dell’espressione architettonica e figurativa locale e di promuovere una riflessione sui problemi di tutela e recupero di un patrimonio culturale importante le cui preziose testimonianze, nel tempo, se da una parte sono state salvaguardate e valorizzate, dall’altra, per diverse ragioni, sono state distrutte o trascurate. Per questi motivi, la prima parte dell’evento ha riguardato le scuole, ed in particolare le classi dell’Istituto comprensivo Statale “Mario Squillace”; guidate dal vice parroco D. Pietro Pulitanò, dal geom. Massimiliano Cappuccino e dall’arch. jr. Brunella Russo, hanno visitato la mostra curata dall’arch. Oreste Sergi Pirrò che, con l’ausilio di slides, ha posto l’attenzione sia sull’evoluzione urbanistica e architettonica del centro storico, sia sulla definizione dei criteri di attenzione verso i beni culturali, soprattutto, verso quelli ecclesiali, i quali, come nel titolo della mostra, risultano essere la maggiore testimonianza storica, sociale e culturale per la comprensione della genesi e delle vicende storicheartistiche dell’antica “Montepavone” e del suo maggiore edificio sacro di cui sono, insieme, memoria visiva e narrativa. Un viaggio, pertanto, nella storia identitaria di Montepaone, del suo centro storico, dei suoi palazzi (Mattei, Rossi, Pyrrò, Di Siena, Pelaggi) e delle sue chiese, quella Matrice dedicata all’Immacolata e quella di S. Nicola detta dell’Addolorata, raccontati, in un arco di tempo ascrivibile tra i secoli XVI e XIX, attraverso documenti, tele, statue,
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argenterie e paramenti sacri che, per un giorno, sono stati esposti nella chiesa matrice trasformata, per l’occasione e nella sua interezza, in museo di se stessa. La giornata di studio, all’interno di questo quadro formativo e alla luce di una rinnovata attenzione sui beni culturali ecclesiastici, ha posto l’accento non solo sul ruolo, più o meno determinante, in quest’ampio arco temporale, di molti artisti attivi nel mezzogiorno d’Italia e, in particolare, nell’antica Diocesi di Squillace e nei territori della Diocesi “nullius” della Certosa di S. Stefano di Serra S. Bruno, di cui Montepaone faceva parte, ma anche di committenti o “illuminati” personaggi storici montepaonesi, come Mons. Francesco Antonio Spadea, vescovo di Aquino e Pontecorvo dal 1742 al 1751, che, per volontà testamentaria, donò alla Matrice dell’Immacolata un calice in argento, tre pianete, un piviale e un parato di sette reliquiari lignei settecenteschi. La tavola rotonda, moderata dalla giornalista Rossella Paone, oltre alla presenza di autorità civili e religiose, tra i quali l’arcivescovo emerito mons. Antonio Cantisani, ha registrato gli interventi di saluto del parroco D. Nicola Ierardi, di D. Massimo Cardamone, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di CatanzaroSquillace, dell’arch. Francesca Savari, consigliere dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Catanzaro, di Rosario Bressi per l’Amministrazione Provinciale
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di Catanzaro, di Mario Migliarese, Sindaco di Montepaone, del dott. Baldo Esposito, consigliere della Regione Calabria, e del prof. Saverio Candelieri, Presidente dall’Associazione “Solidales” di Montepaone, il quale ha introdotto i lavori ponendo l’accento sulla rilevanza della conoscenza, ad oggi non ancora esaustiva, del cospicuo patrimonio culturale di Montepaone e del suo territorio. Tre gli ambiti di studio intorno ai quali si sono incentrate le relazioni che hanno sottolineato ed evidenziato il sottile rapporto tra immagine, decorazione, culto e spazio prima e dopo la ricostruzione set31
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Approfondimento Il progetto di restauro e di ricostruzione dell’antica chiesa matrice di Montepaone, dedicata alla Vergine Immacolata, fu affidato all’ingegnere e agrimensore Vito De Luca, noto in Calabria per aver operato negli anni della Cassa Sacra (1784-1796) come tecnico nel ripartimento di Catanzaro. Il lavoro gli fu affidato dall’Uditore D. Marcello De Mauro, ministro della Regia Giunta di Cassa Sacra, e il progetto fu redatto e presentato all’economo curato, al sindaco e ai nobili cittadini di Montepaone, eletti in pubblico parlamento, il 17 maggio 1793. Il disegno e la pianta furono accompagnati da una perizia dettagliata nella quale, i lavori da eseguirsi rispettando “la Regola dell’Arte, furono stimati in 1048,80 ducati. Altri progetti documentati, redatti dal De Luca, sono: la Chiesa Madre dell’Addolorata di Soverato, di cui rimangono i disegni, e quella arcipretale della SS. Annunziata di Isca.
tecentesca post terremoto, argomento sviluppato negli studi dell’arch. Oreste Sergi Pirrò (Dottore di ricerca Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria) che ha esaminato ed approfondito 7
il rapporto tra “contenitore” e “contenuto” in un excursus storico su “Montepaone tra arte e fede: la chiesa Matrice e i suoi arredi liturgici”; in quelli di Dario Puntieri (Dottore di ricerca Università Federico II di Napoli) che ha analizzato e posto a confronto gli “Sviluppi e modelli architettonici tardo settecenteschi nella facciata della chiesa Matrice di Montepaone”, ed infine in quelli di Mario Panarello (Centro Studi sulla Cultura artistica dell’Italia Meridionale “Giovanni Previtali) che ha esaminato e verificato i diversi “Risvolti artistici a Montepaone tra XVI e XVIII secolo”. Interventi che, improntati sul tema dell’architettura, delle opere d’arte, della suppellettile liturgica e dello spazio sacro ad esse connesso, ha messo in risalto, sulla base di ricerche recenti ed inediti dati archivistici, figure di architetti, artisti e artefici che, nei secoli, hanno operato nella progettazione, costruzione e abbellimento dell’antico edificio sacro montepaonese, ricostruito all’indomani del sisma del 1783. Progettato dal Regio Ingegnere Vito De Luca, fu ricostruito e restaurato grazie all’impegno di quattro nobili del tempo: il “Dottor Fisico” D. Francesco Saverio Rossi, il “Dottor Fisico” D. Saverio Ranieri, il “Dottor Fisico” D. Brunone Pirrò e il Magnifico Giuseppe Pirrò che nel 1793, eletti “in pubblico 8
parlamento”, si fecero garanti, in nome proprio e con i loro beni personali, davanti al popolo e al sindaco D. Antonio Pelaggi, di ricevere la somma stanziata dalla Cassa Sacra e di assicurare il lecito utilizzo dei fondi e l’esecuzione a regola d’arte dei lavori. Quest’ultimi, protrattisi negli anni seguenti, portarono alla definitiva consacrazione, avvenuta nel 1846 per mano di mons. Concezio Pasquini, vescovo pro tempore di Squillace, e alla consecutiva definizione degli spazi, in uno stretto connubio tra architettura, arte, liturgia e ornamento. Le conclusioni dei lavori sono state affidate a Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, che, nel congratularsi per l’ottima riuscita dell’iniziativa, ha fortemente ribadito il valore alto della bellezza dell’arte, frutto prezioso che resiste all’usura del tempo e attraverso il quale, ancora oggi, si deve rendere percepibile e affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, e di Dio. Riferimenti fotografici: 1 Nicola D’Ajello, Ostensorio, Napoli primo quarto del XVIII sec., particolare. 2 Invito della Giornata di Studi. 3 Facciata della chiesa Matrice di Montepaone progettata dall’ing. Vito De Luca (1793). 4 Palazzo Pyrrò (1858). 5 Un momento del convegno. Da sinistra: Saverio Candelieri, Rossella Paone, mons. Vincenzo Bertolone, Oreste Sergi Pirrò, Mario Panarello, Dario Puntieri. 6 Madonna del Rosario, fine del XVI sec., particolare. 7 Mappa catastale di Montepaone con evidenziazione dello sviluppo urbanistico (dis. arch. O. Sergi Pirrò). 8 Manifattura Italia centro-meridionale, Pianeta di mons. Francesco Antonio Spadea, metà del XVIII sec., particolare.
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34 rimangono delimitati e protetti da una quinta di setti murari, pieno/vuoto, senza rinunciare alla relazione diretta con il paesaggio. Che tipo di rapporto c’è tra natura e costruzione, in architettura?
Less is More:
intervista all’architetto Giuseppe Carnuccio a cura di Francesca Savari architetto In ogni creatura “architettonica” c’è sempre una fonte di ispirazione, quale quella seguita in quest’opera? Il tipo architettonico cui ho fatto riferimento è la casa a patio. La casa a patio della città della storia è fondata su un principio di introversione e di isolamento dall’esterno, quasi un recinto, che obbliga le stanze ad aprirsi verso lo spazio centrale. A questa forma - sviluppatasi in epoca moderna, chiusa su sé stessa e aperta soltanto mediante il vuoto
zenitale del patio - si oppone la casa belvedere, il cui perimetro, per tutta la sua estensione, si apre mediante grandi finestre tese a proiettare l’interno verso il paesaggio. L’istinto umano tende a manifestare una volontà di chiusura verso il mondo, come una sorta di difesa, in maniera istintuale. E, una delle forme nelle quali l’architettura materializza questo istinto universale e inestinguibile è proprio il patio. Il patio da me proposto è il frutto di un riassemblaggio di parti diverse, le quali si legano intorno a una successione di spazi scoperto/coperto/scoperto, che
Un nuovo oggetto può irrompere nella natura trasformandola, oppure può assecondarla mascherandosi in essa. Né l’uno, né l’altro. Ho preferito relazionarmi, per determinare una nuova condizione di natura. Da questo sono partito. Dall’idea che il nuovo oggetto deve autorappresentarsi, avere una sua determinata, originale, capacità d’espressione, ma in relazione agli altri spazi, sempre trovando compimento nella natura, che seco deve accoglierlo. In una parola tutto questo costituisce il topos, in uno con la posizione del manufatto rispetto alla strada, la distanza rispetto ad essa e alle dimensioni del lotto su cui insiste. In poche parole perché quella forma così elementare? Alla fine, ogni mia opera realizzata, o anche solo disegnata, a me appare come fosse sempre la stessa: la ripetizione degli elementi dell’architettura, l’ap-
plicazione delle regole, delle proporzioni, la verifica del rapporto aureo nelle piante e nei prospetti. Lavoro rifacendomi alla memoria, consciamente e inconsciamente, sedimentata e arricchita da riferimenti agli architetti dell’antichità e a quelli contemporanei, alla storia intesa nella sua complessità, ma anche alla tecnologia, e mai sono alla ricerca di forme per destare meraviglia. L’architettura non ha tempo, è fatta per durare, al di là degli stili. L’idea di tradizione mi sorregge sempre, e non è incompatibile con quella di innovazione, poiché quando si nega all’architettura la possibilità di vincolarsi alla tradizione la si pone a un passo dallo sradicamento, vale a dire, dall’incapacità di appartenere a un luogo e di poter continuare con la sua presenza la cultura di quel luogo. Che relazione c’è tra forma e bellezza in architettura? La bellezza di un’architettura non dipende tanto dalla sua costruzione e dai suoi interni, quanto dal luogo su cui sorge, dal rapporto che stabilisce con il paesaggio e/o con l’intorno urbano, con la città nel suo complesso. Quanto più una forma è essenziale, tanto più è aderente al senso di ciò che deve raccontare. Una forma complessa
è una forma che distrae dal significato. Una forma essenziale esprime direttamente il suo senso. Tutto questo ho ricercato. Una forma essenziale che aspira ad esprimere direttamente il suo senso, determinerà nel tempo, anche per questa opera, la sua capacità di essere funzionalmente reversibile. Vale a dire potrà, con facilità, essere destinata a qualsiasi altra funzione, senza dover intervenire nella sua espressione architettonica originaria che potrà continuare a rimanere un distillato di un’idea complessa.
ziali, dal suo concepimento, dal concept design è stata posta in un rapporto dialettico, di dialogo con la pittura di Roberto Giglio, posta all’interno, e la scultura di Gianni Verdiglione, posta all’esterno.
Come mai sono presenti opere d’arte sia all’esterno che all’interno dell’opera? La Legge n. 717/1949 ‘arte negli edifici pubblicià rilanciata da un più recente decreto del Ministero delle Infrastrutture, del 2007, prevede l’obbligo - per edifici pubblici nei cui quadri economici compaiono lavori superiori a un miliardo delle vecchie lire (ca. €. 500.000,00 di oggi) – di destinare il 2% alle opere d’arte, le quali devono essere concepite sin dalle prime fasi del progetto architettonico, la cui inottemperanza determina la non collaudabilità dell’opera stessa. Nel caso di specie non ricorreva l’obbligo, ma per scelta si è proceduto comunque. E l’architettura sin dalle sue fasi ini-
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GOODESIGNNEWS Intervista Due + 2 di Jole Tropeano architetto
Francesca Arcieri, Antonella Serra, Saverio Rizzuto, Alessandro Rizzuto. Tre architetti, un farmacista con la passione per il design. Un unico gruppo. Due+2. Insieme per un casting. Per un’idea progettuale. Per un concorso: Open design Italia, che per la prima volta nel 2015 si è diviso in tre tappe. Una città, Napoli, dove hanno presentato il loro progetto ad Open Design Challenge. Abbiamo parlato con i Due+2 che ci hanno illustrato la loro idea progettuale, con la quale hanno superato al prima fase selettiva a Napoli. Grazie a questa piccola vittoria hanno avuto la possibilità di esporre nella Basilica Palladiana di Vicenza, per una settimana, nel mese di giugno 2016. Perché due+2?
Perché avete scelto il ferro?
Siamo due ragazze e due ragazzi. Combiniamo due materiali nelle nostre idee progettuali. Cerchiamo la sintesi tra la matericità del ferro e la purezza delle forme, tra semplicità e linearità. La nostra continua ricerca sui materiali ruota attorno alle applicazioni del ferro nell’interior design e le sue proprietà di solidità e stabilità.
Foto Andrea Grande
Saverio Rizzuto, grazie al padre, di professione fabbro, è cresciuto in officina. Durante i suoi studi architettonici è riuscito a trasferire la sua propensione per le forme e l’attenzione ai dettagli materializzandoli in oggetti di design. Da qui nasce TAVOLO TRE. Pensato come tavolo versatile. Tavolo rettangolare con struttura in ferro e piano in legno massello. Le mensole in ferro poste sotto il piano lo caratterizzano. Le operazioni manuali di saldatura e piegatura del ferro sono lasciate a vista. (mettere accanto foto tavolo tre) Il tavolo è stato esposto durante la Catanzaro design week, nel mese di settembre 2016, presso il complesso monumentale del San Giovanni del capoluogo calabrese. Cosa significa per voi il design artigianale? Di fatto, il complesso processo di lavorazione del ferro no può venire in modo corretto se non grazie all’esperienza del
mastro artigiano: piegatura, saldatura ecc. Un professionista nella lavorazione del ferro, capace di prevedere, di quantificare ,controllare e trovare le varie soluzioni per ogni singolo caso. Durante il processo di lavorazione, l’esperienza del maestro e la sua capacità di lavorare in perfetta sintonia con il designer sono fondamentali per il controllo delle forme e la buona riuscita delle operazioni, per dare vita ad un oggetto unico: artigianale e artistico. In due + 2 il mastro artigiano è considerato autore del pezzo tanto quanto il designer.
Foto Andrea Grande
Come riuscite a fondere l’artigianalità con la contemporaneità? La nostra mission è fare sentire chiunque a casa propria, è il senso dell’abitare contemporaneo, è lo scorrere di un flusso continuo: la vita, la cultura, la tecnologia, questo naturale evolvere delle cose esige una risposta attenta. Il design di qualità è una sintesi di tecnica, di costi, materiali, funzione, uso, sostenibilità. Tale concentrazione di significati, associazioni e possibilità deve trovare la propria esperienza in forma uniche ed essenziali. I progetti due + 2 comunicano la loro essenza in una forma all’apparenza semplice e naturale. Oggetti che sembrano frutto di una creazione spontanea, ma sono invece il risultato di una ricerca rigorosa e precisa “Less in More”. [cit.] Cosa è che caratterizza il vostro stile progettuale? Due + 2 offre una collezione di arredamenti per la casa e per l’ufficio, con un focus centrato sulla produzione di mobili in ferro che sono il core business dell’azienda, se pur orientata per la zona living. L’offerta spazia anche alla sala da pranzo e alla zona notte. Lo stile Due + 2 fonda su alcuni valori car-
dine che poco hanno a che fare con le mode e che vogliamo invece accostarsi al benessere emotivo. La bellezza è nella pulizia delle linee, dove è nella sottrazione che richiede il valore estetico dell’eleganza. La contemporaneità è espressa nel silenzio di un segno progettuale carico di espressività estetica per la scelta dei materiali e per il senso delle proporzioni. Dove risiede, per voi, l’eleganza di un oggetto? Il termine lusso inteso come eccesso, abbondanza gratuita, si addice poco a due+2. Più aderente all’estetica dell’azienda è il concetto di misurata eleganza che si traduce in forme essenziali e materiali base. Il mondo due + 2 è fatto di buone maniere e di buon gusto, di gentilezza estetica.
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GENIUSLOCI Tenere vivo il fuoco della tradizione ma non adorarne le ceneri IL CASTELLO NORMANNO- SVEVO DI SQUILLACE UN OTTIMO ESEMPIO DI GESTIONE, TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI di Maria Teresa Alcaro architetto
1. IL DIBATTITO CULTURALE SULLA GESTIONE E VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI La gestione del patrimonio culturale nel nostro Paese è da tempo oggetto di acceso dibattito, di proposte di modelli giuridici, organizzativi e di analisi economiche. Tante sono state le obiezioni che hanno una origine comune nell’idea che le politiche di gestione dei beni culturali (musei, monumenti, aree archeologiche) tendano a collocarsi lungo due modelli opposti: da un lato le politiche che privilegiano la conservazione, lo studio e la ricerca, dall’altro le politiche che puntano sulla fruizione di massa, la divulgazione e la promozione culturale. Le prime concepiscono il “bene culturale” essenzialmente come un luogo speciale di protezione (tempio), le seconde lo configurano piuttosto come un ambito di commercializzazione e di comunicazione (impresa). Nel dibattito sull’innovazione della gestione dei beni e delle attività culturali è quindi sempre più inevitabile una riflessione parallela e non esclusiva tra scelta del modello giuridico
e definizione del progetto strategico ed organizzativo di sviluppo. Ora, il dato normativo che emerge dalla Costituzione e dal Codice dei beni culturali pone un vincolo alla destinazione del patrimonio culturale di appartenenza pubblica: tale vincolo è la fruizione della collettività. Il combinato disposto degli artt. 2, ultimo comma, e 3, primo comma, del Codice dei Beni Culturali (Decreto Legislativo n. 42 del 2004) fa emergere come la funzione di tutela, costituzionalmente affidata allo Stato (e più in generale al soggetto pubblico, non essendo delegabile a ciò il privato), e che consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette ad individuare i beni culturali, e a garantirne la protezione e la conservazione, abbia come finalità e come vincolo stesso la pubblica fruizione. Proprio la finalità della pubblica fruizione costituisce l’elemento adatto a ricondurre ad unità la divisione effettuata tra tutela e valorizzazione con la riforma del Titolo V della Costituzione. Il godimento del patrimonio culturale diventa allora elemento da rendere comune sia alla tutela sia alla valorizzazione: s’individua, si protegge
e si conserva affinché il bene possa essere offerto alla conoscenza e al godimento collettivi. Va infine considerato come, per sua natura, ogni luogo della cultura si contraddistingue per un intenso scambio di conoscenze tra l’interno e l’esterno dei propri confini, e addirittura, in senso temporale, prolunga la propria azione verso le generazioni future. Per questo, una riflessione a parte meritano le forme di “organizzazione a rete”. Reti, sistemi, poli museali e distretti culturali, sono termini ormai quindi indissolubilmente legati al tema della valorizzazione del patrimonio culturale del Paese, ma anch’essi non del tutto esplorati dal punto di vista dei dispositivi interni di funzionamento e, quindi, delle condizione necessarie per il contenimento dei costi, il miglioramento delle qualità e la maggiore efficienza dell’utilizzo dei fattori produttivi. Se per un verso tutto ciò introduce elementi di complessità nuovi nelle politiche di valorizzazione dei luoghi della cultura, è d’altra parte evidente come il settore dei beni e delle attività culturali potrà in futuro assurgere a protagonista delle politiche territoriali solo a condizione di un’attenta progetta-
zione e gestione capace di intercettare le indicazioni delle politiche culturali più avanzate e, soprattutto, di accrescere la capacità di impostazione strategica e controllo operativo delle risorse, delle attività, in definitiva degli strumenti dell’organizzazione. Dunque, proprio a partire dal rinnovamento delle gestioni, in forma singola o associata, dalle loro modalità di funzionamento interno e dalla qualità delle relazioni che instaurano con l’ambiente di riferimento, ci si potrà attendere una lenta e durevole crescita del “settore culturale”, ponendo le basi per una fecondazione incrociata tra le filiere produttive a essa strettamente connesse e i settori economici tradizionali, ricostruendo un legame che non dovrebbe mai essere trascurato. 2. IL COMPRENSORIO RICADENTE NEI COMUNI DI SQUILLACE, STALETTÌ E MONTAURO, NEL MEDIO IONIO CATANZARESE Il comprensorio ricadente nei Comuni di Squillace, Stalettì e Montauro, nel Medio Ionio catanzarese, seppur con caratteristiche diverse, trova nel turismo balneare una forte sorgente di reddito,
in particolar modo quello di Stalettì con le località turistiche di Pietragrande, Caminia e Copanello. Il comprensorio offre però altre attrattive, legate in particolare modo ai beni culturali che trovano nel borghi medievali di Squillace e Montauro centri storici riconosciuti d’eccellenza dalla Regione. Oltre ai centri storici ed alle chiese e ai palazzi che li contraddistinguono, tutti di origine medievale, i tre comuni offrono importanti siti culturali, in parte di proprietà pubblica in parte privati, come il Castello normanno-svevo di Squillace, la Grangia di Sant’Anna a Montauro, la chiesetta di San Martino di Copanello e il castrum di Santa Maria del Mare a Stalettì, solo per citarne alcuni. Questi siti sono stati oggetto di interesse scientifico da parte di Università italiane e straniere e di importanti interventi di tutela e valorizzazione da parte dello Stato e degli Enti locali. I tre Comuni nel tempo si sono anche dotati di tre Musei civici che sono stati nel 2012 oggetto di finanziamento da parte della regione Calabria nell’ambito del POR CALABRIA FESR 2007/2013 ASSE V – Risorse Naturali, Culturali e Turismo Sostenibile, finalizzato alla qualificazione ed alla valorizzazione del sistema museale regionale.
3. I CONTENUTI DEL “PROGETTO IMPRENDITORIALE” PER IL COMPRENSORIO - POR CALABRIA FESR 2007/2013 (CCI N° 2007 IT 161 PO 008) Decisione della Commissione Europea C (2007) 6322 del 7 dicembre 2007; ASSE V - RISORSE NATURALI, CULTURALI E TURISMO SOSTENIBILE Obiettivo Specifico 5.2 - Valorizzare i beni e le attività culturali quale vantaggio comparato della Calabria per aumentare l’attrattività territoriale, per rafforzare la coesione sociale e migliorare la qualità della vita dei residenti; Obiettivo Operativo 5.2.5 - Sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali all’interno delle filiere della valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale; Linea di Intervento 5.2.5.1 - Azioni per sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali all’interno delle filiere della valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale; AVVISO PUBBLICO PER LO SVILUPPO DI ATTIVITÀ IMPRENDITORIALI ALL’INTERNO DELLE FILIERE DELLA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO E DELLA PRODUZIONE CULTURALE Il progetto di “attività imprenditoriale” vincitore del bando, è stato redatto dalla società “ I giardini di Hera” s.r.l., a maggioranza femminile, localizzata sul 39
40 territorio di riferimento. La proposta imprenditoriale è basata sostanzialmente sulla creazione di un polo di eccellenza creato dalla messa in rete di cinque beni culturali distinti, i musei civici di Squillace, Stalettì e Montauro, il castello normanno-svevo di Squillace e la Grangia di Sant’Anna a Montauro, sulla qualità dei servizi offerti e sulla loro condivisione. La messa in rete di beni culturali diversi costituisce un’eccezionalità per la regione che attualmente presenta un solo caso simile, quello costituito dalla rete dei Musei di Seminara e Bagnara, in provincia di Reggio Calabria. L’obiettivo non è quindi solo quello di accogliere il turista con servizi di qualità, ma di invogliarlo a visitare il territorio già prima del suo arrivo in loco e di supportarlo durante il suo soggiorno. La piattaforma multimediale visitabile anche on-line è, sotto questo punto di vista, uno strumento d’impatto, di facile utilizzo, vocato ad un turismo consapevole ed internazionale. L’oggetto del progetto, ispirandosi all’art.2 del Codice ICOM secondo cui i Beni Culturali devono essere conservati a beneficio della società e del suo sviluppo, ispira la sperimentazione di servizi di elaborazioni elettroniche di dati in grado di organizzare percorsi di visita integrati Castrum novum
tra i beni culturali presenti su un dato territorio, incrementando nel contempo la fruizione diversificata dell’offerta culturale. L’innovazione della proposta imprenditoriale può essere così sintetizzata: • la proposta realizza contemporaneamente una rete di siti culturali e una rete di servizi al fruitore, attualmente quasi inesistente sul territorio regionale; • la proposta incentiva la creazione di economie di filiera che sfruttano le ulteriori risorse del territorio (enogastronomia, artigianato, natura), esaltandone le peculiarità e mettendole in rete; • la fruizione è resa possibile su due livelli, reale (quindi in loco) e virtuale (attraverso la fruizione telematica online), aumentando la capacità di comunicazione e di promozione dei siti, aumentando l’accessibilità alle informazioni sui siti (generali o più specificatamente scientifiche), aumentando l’accessibilità alle informazioni sul territorio e sulle sue ulteriori peculiarità con la possibilità di un’implementazione ed aggiornamento in tempo reale. La rete dei siti diventa attraverso la piattaforma multimediale “real time”, volano non solo di se stessa ma di tutto il territorio. Castrum vetus
4. I PUNTI DI PUNTI DI FORZA DELLA CITTÀ DI SQUILLACE Squillace è un borgo di origine medievale fondato nella seconda metà dell’XI secolo dai Normanni. Si sviluppa su un colle naturalmente difeso su tre lati (est, sud e nord), mentre quello ovest degrada più dolcemente verso l’entroterra. La difesa è anche garantita dalla presenza del fiume Alessi e da un suo affluente, il Ghetterello, che circondano su tre lati il colle. La sommità della collina presenta due punti più alti dove si trovano il Castello Normanno-Svevo (castello nuovo) Castrum novum (dove novum sta per il castrum che sarebbe stato impiantato dai Normanni e utilizzato dalla famiglia dei Principi aragonesi e dai Borgia), e Castrum vetus (castello vecchio) che tradizionalmente il popolo indica come “La Torretta”, uniti in origine dal muro di cinta. L’area castellana di Squillace, che ancora sopravvive al terremoto del 1783, è tra le più singolari della Calabria giacché si sviluppa in due impianti di notevole importanza storica, strategica e paesaggistica. Una piattaforma più bassa degrada verso est: qui si trova la Cattedrale fulcro dell’abitato medievale che presenta il
tipico sviluppo a chiocciola, con strette stradine e vicoli densi di case, costituendo l’esiguità dello spazio una difesa in più per il castello, ultimo e più potente baluardo dell’insediamento. Dalle sue origini fino ai giorni nostri Squillace ha mantenuto quasi intatto il suo patrimonio artistico, architettonico, naturalistico e ambientale, capace di proporre economie e di predisporre indotti dell’utilizzo di tale bene, di creare scambi culturali, flussi turistici, capacità imprenditoriali. 6. IL CASTELLO NORMANNO SVEVO DI SQUILLACE IN FESTA TUTTO L’ANNO I Giardini di Hera S.r.l., Ente gestore in esclusiva del Castello di Squillace, organizza all’interno del castello “eventi- appuntamento” che rappresentano un’importante occasione di promozione turistica e visibilità per la Città di Squillace e al contempo favorendo occasioni di stimolo alle realtà produttive del luogo. Gli eventi organizzati soddisfano sia “desideri culturali” (il Define your lifestyle, ha svelato come il 50 per cento degli italiani in vacanza abbia sete di conoscenza, puntando ad arricchire il soggiorno con visite ed eventi culturali e teatrali dimostrando come la cultura scalza il buon cibo e lo shopping, che si rivelano essere al centro dei desideri del 20 per cento degli intervistati) sia desideri di “solidarietà sociale” come raccolte fondi per calamità naturali (n.d.r). Arte, cinema, teatro, musica, danza, letteratura ect. sono appuntamenti costanti nella storica roccaforte normanna, che investono non solo la città di Squillace ma anche le zone limitrofe, trasformando il castello e il suo borgo in un grande “parco tematico”. Tantissime sono le attrazioni, giochi, spettacoli, laboratori, attività, corsi, workshop e tante altre
sorprese che offrono la possibilità alle famiglie Calabresi e ai Turisti di passare una o più giornate imperdibili nel borgo Squillace. Alcuni esempi: • Caffè Letterario “Karkadé”, avente come tema le Donne, ed in particolar modo le Donne mediorientali, da sempre vittime di soprusi, ingiustizie e violenze. Un viaggio narrato e cantato, attraverso le meravigliose poesie di Nazim Hikmet, Jacques Prévert, Virginia Woolf e molti altri, accompagnato dal trio di chitarre formato dal M° Enza Sciotto (docente di chitarra classica presso l’ISSM P.I. Tchaikovsky di Nocera Torinese), Luca Laganà e Federica Le Piane, che eseguiranno musiche di Enrique Granados, Leopold Weiss, Fabrizio De André e Vito Nicola Paradiso. • “Concerto dell’Orchesta di Chitarre della Calabria” diretta dal Maestro Enza Sciotto, docente di chitarra classica presso l’ISSM P.I. Tchaikovsky di Nocera Torinese, con l’esecuzione di musiche di Vito Nicola Paradiso, Edvard Grieg, Antonio Vivaldi e Nicola Piovani. • IL CASTELLO DI SQUILLACE SI TRASFORMA IN UN PARCO TEMATICO PER BAMBINI Dal 18 al 20 agosto 2016 a Squillace (CZ) arriva il primo grande evento per famiglie con bambini in Calabria: giochi, spettacoli, laboratori. • “Oh Ke Bel Castello” è organizzato dalla toscana BabyOut srl (editore delle omonime App per dispositivi mobili) e I Giardini di Hera srl. L’evento, che non ha beneficiato
di nessun finanziamento o contributo pubblico ha ricevuto il patrocinio gratuito del Comune di Squillace,della Provincia di Catanzaro e dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI). Marcella Pinta bona (BabyOutsrl): “Dopo aver pubblicato l’App Baby Out Calabria ora facciamo un grande evento, pensato non solo per l’intrattenimento dei bambini, ma anche per la formazione dei genitori. Nella parte superiore del castello e in altri angoli del borgo abbiamo infatti in programma tantissimi corsi e workshop rivolti a genitori di bimbi di ogni età”. Gianluca Tassone: “E’ il primo evento che organizziamo in Calabria, insieme a BabyOut vogliamo rendere la Calabria a misura di Famiglia con Bambini, pensiamo non solo ai Turisti, ma anche e soprattutto ai Calabresi”. Chiara Raimondo (I Giardini di Hera srl): “Con Oh Ke Bel Castello iniziamo,insieme a Baby Out, un percorso che vuole attrarre le famiglie nelle diverse strutture da noi gestite.” • ARTE NEL CASTELLO DI SQUILLACE PER AIUTARE LE POPOLAZIONI TERREMOTATE La storica roccaforte normanna ha fatto da cornice, venerdì 9 settembre, a una serata di musica, danza, teatro, arte, enogastronomia e soprattutto educazione. Le infinite espressioni dell’arte, quando essa solcando i mari e le tempeste delle emozioni, giungono a chi ne ha bisogno, per dare quell’attimo eterno di pace che rasenta il ritorno del sole. Tante possono essere le metafore, ma uno solo è il messaggio: l’arte parte senza distanze né confini. E non vi sono confini a delimitare l’onda della solidarietà e del rispetto che dalla Calabria, attra41
42 versa in questi giorni le catene appenniniche, per giungere alle tante vittime del terribile terremoto che ha colpito l’Italia centrale: un messaggio di arte e amore che parte proprio da un simbolo della cultura e della storia bruzia; affinché, in caso di terremoto, la propria casa non diventi una tomba. L’apertura è prevista alle ore 18:00, grazie ad un’offerta libera e all’interno sarà allestita una mostra di Pittura, fotografia, teatro e una rassegna di musica che ci accompagnerà fino a tarda notte. Tanti gli artisti, più o meno noti dell’intero panorama calabrese che si esibiranno nelle diverse fasi della serata: esponenti di quella cultura del fare che hanno raccolto subito l’invito a portare un messaggio di speranza e solidarietà, grazie al linguaggio più “naturale” del mondo.
L’intero ricavato sarà conteggiato pubblicamente e devoluto direttamente alla Croce Rossa Italiana. • “TARANTA E DINTORNI” TRA ARTE MUSICA E MESTIERI “Manifestazione che avrà come cornice piazza castello con alle spalle il suggestivo castello Normanno che si erge maestoso”. L’Edizione 2016: danze popolari coinvolgeranno gli abitanti e i visitatori di Squillace mediante corsi gratuiti di tarantella. Nelle vie del centro i maestri dell’arte effettueranno dimostrazioni di lavorazione pratica dell’ argilla, con la possibilità per i passanti di essere coinvolti direttamente e di divertirsi con un’esperienza pratica di lavorazione della ceramica.
I vicoli adiacenti l’imponente Castello Normanno si popoleranno di stand rappresentativi dei vari prodotti tipici dell’enogastronomia locale e regionale nonché di spazi di dimostrazione, esposizione e vendita di prodotti dell’artigianato Squillacese e Calabrese. Numerose mostre ed opere saranno esposte e realizzate grazie alla collaborazione di vari Artisti per dare colore e lustro alla suggestiva cornice del Borgo Antico di Squillace e per creare “il bello e il giusto” “la cultura antica e l’arte riscoperta”. • CASTELLO A COLORI “ una veste nuova per una nuova vita” – in attesa dello spettacolo “Dejavu apparente tra musica e teatro”.
ARCHI_JUNIOR
a cura di Francesco Materazzo architetto junior
ˇ >> De Iuvenis… (riguardo ai iunior) << La scelta del titolo di questo articolo non è a caso, infatti la parola latina iuvenis (giovane, che in età moderna viene usata in varie lingue europee per lo più con la grafia junior, poi italianizzata “iunior”), è in contrapposizione a senior (dal latino più grande). Sono esattamente le parole, pervenuteci quindi dagli antichi latini genitori della nostra stirpe, che oggi suddividono le Sezioni A (senior) e B (iunior) dei nostri Ordini Professionali di appartenenza. E’ certo che non era intenzione degli antichi latini creare con due semplici parole usate nel loro gergo quotidiano, un solco, dapprima sociale e di riflesso professionale, oggi sempre più profondo che sembrerebbe incolmabile. Riepilogare articoli di leggi, sentenze, circolari ministeriale e che siano, ormai non è più il caso, considerato che nelle menti di tutti gli architetti iunior equivalgono alle reminiscenze delle poesie più tortuose del liceo… fatto è che dalla nascita della nostra professione di iunior, il solco succitato invece di essere colmato dalle varie istituzioni nazionali e dai vari ordini professionali è stato barricato. Questo muro innalzato da tutte le istituzioni ha fatto si di rilegare ai margini professionali l’architetto iunior, facendogli ricoprire il solo ruolo di “sagoma”, infatti allo scadere dei M.A.V. dell’Inarcassa, lo iunior esiste… come esiste al momento delle tasse dell’Ordine di appartenenza o al momento delle varie votazioni istituzionali… ma per la
nostra identità professionale… solo strette di spalle. A nulla sono servite le tante battaglie dei vari Consiglieri provinciali della Regione Calabria, anzi una sola vinta, paragonabile a quella di Pirro, vale a dire di bloccare le indecorose approvazioni di progetti strutturali e/o direzione lavori di Geometri agli uffici dell’Ex Genio Civile, per il resto innalzamento di muri su muri. Per questo la Nostra categoria oggi chiede una sola parola d’ordine: “COMPATTEZZA”… quella compattezza mai nata tra gli iscritti di Sezione A e quelli di Sezione B, cioè tra i Senior e gli Iunior. In effetti nessun Iunior può dire di avere senso d’appartenenza alla propria categoria professionale essendo sempre stato rilegato ai margini di una professione mai decollata. E per restando in tema di latino, e più precisamente in letteratura, in una celebre opera di Niccolò Macchiavelli “Il Principe”, l’autore cerca di spiegare il rapporto tra due forze, la virtù e la fortuna: la fortuna risulta dominare sulla virtù e Machiavelli, davanti a questa triste consapevolezza, afferma l’importanza della volontà e dell’audacia nell’azione (le virtù), le sole che potranno domare la fortuna. E proprio questo che manca nella politica al CNACPP ed ai vari Ordini Professionali, la volontà e l’audacia di essere forti e convincenti dinnanzi a tutti gli Enti a far valere la nostra professione, la nostra libertà lavorativa, il nostro diritto
di crearci un lavoro con un giusto limite, strutturale (nello spirito della normativa) e non creativo. La fortuna poi spetta crearsela a tutti gli Iunior d’Italia, esenti da colpe e vittime di un delitto professionale che ha ben più di un colpevole… primo su tutti la premeditazione per proseguire poi con la retrogradezza culturale di funzionari tecnici che pensano allo Iunior come un solo “disegnatore / assistente” di un Senior. Noi Iunior chiediamo a grande voce un maggiore coinvolgimento degli Ordini Professionali di tutta la Calabria alla partecipazione della professione, alla difesa della nostra dignità ed annullamento di ogni pregiudizio in ogni sua forma… chiediamo a gran voce un’assemblea straordinaria per farci riunire e dare spazio ai nostri pensieri, alle nostre perplessità, chiediamo semplicemente volontà ed audacia dei Presidenti e dei Consiglieri per non farci sentire solo un “numero” su un pezzo di legno freddo, per non farci sentire come una “tassa ingiusta”, per non farci sentire come uno dei tanti “voti anonimi” di fine mandato! Noi vogliamo sentirci appartenere ad una categoria professionale, essere orgogliosi del nostro “numero”, essere contenti alla Posta di pagare un “tassa”, perché ad una tassa corrisponde un servizio, ed ai vari fine mandato avere cosi un diritto: cioè quello di scegliere “il Presidente” e non “un Presidente”. 43
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BIOARCHITETTURA Le tecniche della bioedilizia applicata alle nostre abitazioni/uffici Architetti Paolo Scicchitano e Rocco Cristofaro La sede dello Studio tecnico Associato C&S, sita nel Comune di Cortale, provincia di Catanzaro, sorge su di un lotto caratterizzato da una edificazione di tipo residenziale che risale alla metà del 1800. La realizzazione della nuova sede, mediante intervento di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione a parità di volume, in prima istanza era ipotizzata utilizzando e ampliando i locali della ex residenza “Famiglia Messina”, mediante baraccatura interna in c.a. su idonea platea di base sempre in c.a. Un’analisi più attenta, in seguito alla demolizione delle sole ripartizioni interne in termini tecnico-economici ha orientato
l’iter progettuale ad ipotizzare l’abbattimento delle ripartizioni interne esistenti e realizzare una nuova struttura da collocare all’interno della stessa scatola muraria, ma con caratteristiche strutturali antisismiche e parametri di efficienza energetica elevati. Caratteri generali del progetto: • Nel progettare la struttura è stata posta particolare attenzione nel dosare aspetti che ne denotino un carattere di tipo direzionale ma anche caratteristiche di tipo comunitario; • Per quanto riguarda la flessibilità spaziale sono stati studiati spazi articolati per gli ambienti riservati dei diversi componenti (architect founder dello studio), gli spazi comuni, la sala comune di partner, l’ambiente di attesa e di snodo con il piano superiore, gli spazi per la catalogazione dei documenti, archiviazione testi e supporti informatici relativi alle opere già realizzate ed in fase di cantiere, e la loro consultazione oltre alla realizzazione di una foresteria; • Il rapporto tra interno ed esterno è stato un altro fattore fondamentale, pertanto sono state predisposte aperture identiche alle preesistenti verso il giardino esterno in modo da non alterare l’aspetto originario del vecchio manufatto in senso di dialogo con gli spazi circostanti. • Per quanto riguarda gli elementi costruttivi presi in esame, sono stati privilegiati materiali quali in prevalenza il legno da lasciare a vista per la struttura di copertura visibile dall’ambiente di attesa e snodo con il piano superiore, in modo da caratterizzare fortemente l’ambiente.
Inoltre una struttura prevalentemente in legno di tipo lamellare a telaio con idonea coibentazione denota caratteristiche costruttive, statiche e termiche elevate che consentono di ridurre i costi gestione e migliorare il confort dei fruitori, oltre a tempi rapidi di esecuzione. Descrizione tecnica delle lavorazioni ed elementi costruttivi: Per la realizzazione dell’opera è stata eseguita in prima fase la demolizione delle partizioni interne dell’edificio esistente, avendo cura di lasciare integra la sola muratura esterna con le relative modanature e cornici. Ultimate le operazioni di demolizione la fase successiva ha riguardato lo scavo di sbancamento per la formazione del piano di posa delle fondazioni della nuova struttura interna che è stata realizzata con travi cordolo in c.a. 40 x 70 cm su piastra di magrone dell’altezza di circa 15 cm leggermente armato con rete elettrosaldata del filo 5 e maglia 15 x 15. All’interno delle vasche delle travi di fondazione è stato creato vespaio areato con casseri in polipropilene da h. 30 cm e sovrastante soletta armata s = 5 cm. Successivamente è stata predisposta adeguata impermeabilizzazione delle fondazioni con membrana bituminosa al poliestere da 4 mm, onde evitare il contatto diretto del legno con lo strato di cls delle fondazioni. La struttura portante è stata progettata e realizzata a struttura intelaiata di legno e costruita piano per piano (“platform frame”), con piani rigidi (con massetto) sui solai calpestabili del Piano primo e con sistemi di tramezzatura interna leggeri sempre in legno. Per la struttura portante sono stati utilizzati telai in legno lamellare LL GL24H, coibentati con pannello idrorepellente FIBRANgeo B‐050 in lana di roccia biosolubile con densità nominale 50 kg/m3 trattato con resine termoindurenti. L’intera coibentazione è stata racchiusa da ambo i lati dei telai da pannelli in OSB (Oriented Strand Board). Per tale prodotto
si intende oggi un pannello di legno a struttura simmetrica composto da trucioli piatti o scaglie di legno, di lunghezza compresa tra 60 e 150 mm, larghezza tra 10 e 35 mm e spessore tra 0,4 e 0,6 mm (massimo 1,0 mm), con orientamento della fibra in direzione longitudinale. I trucioli esterni vengono orientati parallelamente alla direzione di produzione, mentre quelli dello strato intermedio presentano un`orientazione casuale. Tutte le pareti perimetrali ed a contatto con la tamponatura esterna sono state rivestite esternamente con lastre di cemento rinforzato tipo Aquapanel® Outdoor, dello spessore totale di 12,5 mm, caratterizzata da una trasmittanza termica U pari a 0,35 W/m2K con sfasamento termico di 12 ore circa. Verso l’interno è sempre stata prevista una intercapedine per l’installazione degli impianti anch’essa coibentata con materassino in lana di roccia biosolubile e finitura superficiale con lastre sovrapposte in cartongesso.
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La copertura inclinata, del tipo ventilata, anch’essa realizzata in legno lamellare, LL GL24H è stata coibentata con triplo strato di pannelli in polistirene estruso XPS (5+5+5 cm) monostrato, riciclabili, di lunghezza 240 cm e larghezza 60 cm con superficie liscia, ottenuta con tecnologia di estrusione, con profili maschio femmina sui 4 lati (tipo STYROFOAM™ MP-TG prodotto dalla Dow Building Solutions) con certificazione sistema ISO 9002, esenti da HCFC e HFC e, quindi, libere da sostanze dannose per lo strato di ozono e conformi ai requisiti della Direttiva Europea EC2037/2000 ed espanse con anidride carbonica riciclata (CO2). Conclusioni L’edificio realizzato, composto da due livelli fuori terra, rappresenta, per le sue caratteristiche costruttive, un buon esempio di edilizia sostenibile, o meglio detta bioedilizia. Le principali motivazioni per cui si può definirla tale sono il tipo di materiale utilizzato per la sua costruzione e gli impianti che sono stati predisposti. Per essere un esempio di edilizia sostenibile, pertanto anche nella scelta dei materiali, è stato fondamentale l’uso di componenti che hanno dato garanzia di un alto grado d’isolamento termico e che hanno permesso un minor impatto ambientale sia nel corso del loro ciclo produttivo che nel trasporto al cantiere. Grande importanza a livello di risparmio energetico lo hanno ricoperto i serramenti, specialmente quelli esterni.
Nell’immobile in oggetto sono stati previsti, come serramenti esterni, quelli con telaio in alluminio anodizzato a taglio termico. La stratigrafia delle vetrate è stata realizzata con l’utilizzo di una doppia vetrocamera riempita con gas argon e triplo vetro. In questo modo è stato possibile avere dei serramenti di qualità che non comportino inutili fuoriuscite di calore o, per il periodo estivo, di aria fresca dagli ambienti. I principi fondamentali della scelta sono stati: Durevolezza - Un edificio in legno se ben progettata può durare in eterno; è possibile trovarne validi esempi in nord America e in nord Europa, dove le case in legno hanno più di un secolo “di vita”. Il concetto di durabilità di una struttura in legno è strettamente legato al principio di manutenzione, anche minimo, che qualsiasi tipo di costruzione necessita. Solidità - Le case in legno hanno caratteristiche di durata, stabilità, solidità e abitabilità migliori delle case in mattoni e cemento. Può sembrare paradossale, ma una casa in legno è più sicura anche in caso di incendio. Il legno mantiene le proprie caratteristiche strutturali anche ad alte temperature, in quanto la sua autocombustione avviene a 300° C, mentre la deformazione dell’acciaio e il rischio di crolli in una struttura di cemento armato si hanno già a 200°C. In caso di incendio, il legno si carbonizza in superficie proteggendo la sua struttura interna, si crea così uno strato protettivo sulla struttura che rallenta la velocità della fiamma, fungendo da isolante e preservando la staticità, che non viene compromessa. Una casa in legno non collassa ma, al contrario, mantiene inalterata struttura e portata per un tempo garantito. Rapidità di esecuzione - Realizzate direttamente all’interno dello stabilimento aziendale, le strutture in legno hanno tempi di costruzione, montaggio e consegna ridotti rispetto alle tradizionali costruzioni in calcestruzzo, qualsiasi sia la stagione. Inoltre, rispetto ad altri materiali, al legno non occorrono tempi per il disarmo e per l’asciugatura, tutto a vantaggio dei tempi e della qualità delle lavorazioni. Ovviamente i tempi di costruzione di un edificio in legno variano a seconda della tipologia e della complessità del progetto, nonchè dalle dimensioni. Sostenibilità - Erroneamente si pensa che costruire edifici in legno danneggi l’ambiente, in realtà è il miglior modo per rispettare la natura. Innanzitutto, il legno è un materiale ecologico e naturale; quasi tutti i materiali dell’edilizia tradizionale necessitano di energia per la loro fabbricazione, mentre il legno è la materia prima rinnovabile per eccellenza, non richiede dispendio di energia per la sua realizzazione, all’infuori di acqua e sole
Parametri per la certificazione energetica dell’edificio
necessari alla sua crescita. Inoltre, il legno è un ottimo isolante; le caratteristiche del legno consentono di trattenere e rilasciare il calore, ciò si traduce in un risparmio energetico che può variare dal 15% al 35-40% rispetto una casa in muratura, il tutto a vantaggio dell’ambiente. Sicurezza sismica - Test sismici hanno dimostrato che il legno è il materiale da costruzione perfetto per edificare case e strutture in luoghi altamente sismici perché: • il legno è un materiale duttile; • il legno è un materiale leggero; • il legno è un materiale resistente. Le caratteristiche di leggerezza e resistenza rendono le strutture in legno elastiche e adatte ad affrontare eventi sismici, riescono infatti ad assorbirne meglio le scosse, limitando così le lesioni alla struttura. Il legno, inoltre, è un materiale molto più duttile rispetto al cemento, di conseguenza è in grado di dissipare in modo più efficace le sollecitazioni derivanti dalle scosse sismiche. Le strutture in legno resistono meglio al sisma, ma per la loro caratteristica di duttilità hanno il grande vantaggio di non subire fessurazioni importanti. La scelta effettuata ed il rispetto dei principi anzi elencati ha consentito di ottenere un edificio in CLASSE A
Oltre ai parametri relativi a pareti, coperture e pavimenti, per rispettare l’efficienza energetica della costruzione sono stati inseriti impianti di riciclo dell’aria di ultima generazione, infissi con vetrate a doppia camera, fondazione rialzata e ventilata, esposizione nel pieno rispetto del fabbricato originario. In definitiva si può affermare che trattasi di un “edificio ad altissima prestazione energetica il cui fabbisogno energetico, molto basso o quasi nullo, viene coperto in misura molto significativa da energia proveniente da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco”, nel caso specifico un impianto fotovoltaico da 5,98 Kwp. In pratica è un edificio quasi totalmente autosufficiente energeticamente.
Loc. Difesa Zona Industriale 88050 Caraffa (CZ) Italia tel/fax: (+39) 0961 954032
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TIMELINE
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a cura di Francesca Savari architetto
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Architecture Biennale 2016 Dal 28 maggio al 27 novembre 2016 Venezia (Italia)
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Restructura Costruzione – Architettura Macchine Edili - Macchine pesanti - Materiali per edilizia - Ristrutturazione Da giovedì 24 a domenica 27 novembre 2016 Lingotto Fiere Via Nizza 294 10126 Torino,Torino (Italia)
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HABITAT CASA EXPO 2017 - Dal 12 al 15 gennaio 2017 Rende (Italia)
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HOMI 2017 A MILANO LA FIERA DEDICATA AGLI STILI DI VITA dal 27 al 30 gennaio.
PROGETTO FUOCO Mostra internazionale di impianti ed attrezzature Veronafiere Verona (VR), Italia 24/26 MAR 2017
» KLIMAHOUSE Fiera internazionale per il risanamento e l’efficienza energetica in edilizia-Fiera Bolzano- Bolzano (BZ) – Italia 26/29 GEN 2017
» CASAIDEA Mostra dell’Abitare Nuova Fiera di Roma - Roma Italia - MAR 2017
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EXPOCASA Salone dell’arredamento e delle idee per abitare - Lingotto Fiere Torino (TO), Italia 25 FEB / 5 MAR 2017
SIGNS Grafica italiana contemporanea 9 novembre - 20 dicembre 2016 | Ingresso gratuito Orari: 11.00-20.00 da martedì a domenica BASE Milano, via Bergognone 34
Dal 8 al 11 marzo 2017 Fiera Milano Strada Statale del Sempione, 28 - 20017 Rho (Milano), Milano (Italia)
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Paolo Zermani La Luce del Sacro dal 29 ottobre al 25 novembre 2016 10.00 - 13.00 | 14.00 18.00 (chiuso il lunedì) Palazzo della Gran Guardia Piazza dei Signori, Padova Lectio Magistralis Paolo Zermani
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Abitare Oggi Lanciano Da venerdì 3 a domenica 5 marzo 2017 Centro fieristico - Città: Lanciano
Álvaro Siza, Sacro 9-11-2016 - 26-3-2017 MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, via Guido Reni 4/a, Roma www.fondazionemaxxi.it info: 06.320.19.54 info@fondazionemaxxi.it
Giancarlo De Carlo. Incontri. Un maestro Iuav 5 Tolentini, aula magna durate delle mostre: 21.10.16 > 11.01.17 | orario lunedì venerdì 10.30>17.30
ARCHIBOOK Schermature Solari Gli Autori: Marco SALA, Eugenio D’AUDINO, Lucia CECCHERINI NELLI, Antonella TROMBADORE, Alain Paolo LUSARDI
I contenuti essenziali Nato in una fase pionieristica, il volume è un manuale tecnico per la progettazione di schermature solari, sia interne che esterne agli edifici. Il contenuto offre una varietà di esempi di applicazioni in modo da favorire i progettisti nella scelta del sistema di schermatura ottimale, che può variare secondo l’orientamento ed i parametri climatici del sito. La progettazione dei frangisole deve valutare tutte le variabili che l’effetto di schermatura necessita nell’edificio. A questo SOMMARIO Introduzione 1. RIFERIMENTI PROGETTUALI 2. TIPOLOGIE E PRESTAZIONI 3. SCHERMATURE E DAYLIGHTING 4. SCHERMATURE PER ESTERNO 5. SCHERMATURE TRASPARENTI 6. STRUMENTI DI CONTROLLO 7. HELIOS 8. MERCATO E PRODUZIONE 9. COMPONENTI IN PRODUZIONE Bibliografia Appendice
Lucia Ceccherini Nelli, Eugenio D’Audino, Antonella Trombadore. SCHERMATURE SOLARI A cura di Marco Sala Contributi di Alain Paolo Lusardi Editore: Alinea, Firenze Anno: 2007 Pagine: 420 proposito vengono analizzati, oltre che i sistemi di schermatura tradizionali anche quelli più innovativi, integrazione del fotovoltaico, schermi solari e sistemi di isolamento semitrasparente. Una interessante schedatura di edifici, che hanno installato sistemi di schermatura, consentirà di approfondire i sistemi tecnologici comunemente utilizzati e quelli realizzati per speciali progettazioni. Un ruolo particolare viene dedicato alla vegetazione. Questa da sempre ricopre una funzione molto importante per la schermatura degli edifici, offrendo molteplici soluzioni: barriere frangivento, pergolati rampicanti, alberature a foglia caduca ed infine i tetti verdi. Nell’ambito di un corretto dimensionamento vengono verificate le ombre con modelli manuali di calcolo oppure con il software allegato Helios, che è un programma in grado di definire in modo corretto e veloce il diagramma solare per la località scelta e realizzare una simulazione di ombreggiamento sugli edifici. Insieme ad Helios, nell’ultima edizione sono stati aggiunti altri due software “Geo” e Sole”: il primo calcola la latitudine in tutte le città del mondo mentre l’altro calcola il fattore di soleggiamento giornaliero per tutte le stagioni. Infine nel manuale sono state realizzate delle schede sulla produzione industriale su diverse tipologie di schermature, utilizzando diversi materiali.
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ARCHIWORD il glossario di Architettura a cura di Jole Tropeano architetto
ASSONOMETRIA derivante dalle due parole greche áxon (asse) e métron (metro), l’assonometria è un metodo di rappresentazione grafica al cui principio di base vi è la proiezione di un oggetto geometrico su un piano (piano di proiezione o quadro). In questo tipo di rappresentazione, i raggi di proiezione sono paralleli tra di loro, mentre nella prospettiva sono convergenti in uno o più punti (fuochi).
ELIOGRAFIA Procedimento di riproduzione grafica in cui un negativo fotografico viene esposto alla luce del sole, che determina l’impressione (la stampa) di una lastra metallica sensibilizzata alla luce, ossia preparata chimicamente in modo tale da ottenete un effetto particolare se esposta ad essa; la sensibilità alla luce è infatti necessaria per ottenere la stampa.
BARRIERA ARCHITETTONICA termine che indica un ostacolo fisico ad un uso pieno e autonomo dell’edificio e/o parte di esso da parte di persone con ridotta mobilità. Il DPR 384/78 detta norme obbligatorie per la progettazione e risistemazione di strutture ed edifici ad uso pubblico al fine dell’eliminazione delle barriere architettoniche. Il DPR 236/89 introduce per la prima volta i concetti di accessibilità, visitabilità e adattabilità, quali precisi criteri di progettazione delle varie tipologie abitative.
FLD (Fattore di luce diurna). È un parametro dato dal rapporto fra l’illuminamento della luce naturale su un piano orizzontale in un punto interno a un dato ambiente e l’illuminamento su un piano orizzontale in un punto all’aperto . Tale parametro definisce la qualità dell’illuminazione naturale negli ambienti interni, in relazione anche alla superficie delle finestre, alla tipologia del vetro e alla presenza di eventuali elementi di ostruzione.
CITTÀ METROPOLITANA introdotte per la prima volta dalla legge n. 142 del 1990 di riforma dell’ordinamento degli enti locali, le città metropolitane vengono successivamente disciplinate dalla legge del 7 Aprile 2014, n°56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” che nell’art. 1, comma 2 le definisce come enti territoriali con finalità istituzionali di “... cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee...” DROMOS nell’architettura arcaica greca, corridoio a gradini o a pendio che conduceva a una tomba a tholos, a un ipogeo o a una cupola.
GUGLIA elemento architettonico di forma piramidale o conica posto a coronamento di campanili, torri, contrafforti. È caratteristico dell’architettura gotica. HDR acronimo che sta per High Dynamic Range, utilizzato nella tecnica di fotoriproduzione di un’immagine in ambito illuminotecnico. Le tecniche HDR consentono di conservare o estrapolare valori di luminanza assoluti da immagini fotografiche, costituendo pertanto una frontiera innovativa nel campo della rappresentazione con i software di simulazione illuminotecnica. INTONACO è una malta, composta da leganti, inerti, acqua ed eventuali additivi, utillizzata come strato a protezione della muratura da parte di agenti esterni. Si applica su una parete opportunamente preparata; ovvero la superficie deve risultare asciutta, pulita e esente da difetti di costruzione oltre che essere scabrosa, al fine di facilitarne
l’aderenza. La malta per intonaci deve essere sufficientemente elastica, meccanicamente resistente e con un limitato ritiro, al fine di evitare fessurazioni e cavillature. L’intonaco è applicato, con differenti caratteristiche, sia su superfici interne che esterne. LUCERNARIO in generale, apertura praticata sulla copertura di un edificio per permettere l’illuminazione zenitale dello spazio interno. Questo componente costruttivo dalla storia antica, ha subìto nel corso degli anni notevoli innovazioni tecnologiche che ne hanno incrementato le funzioni e soprattutto i livelli prestazionali nella difesa alle intemperie, nell’isolamento, nella durabilità, fin tanto che, ad oggi, ritroviamo nel mercato soluzioni in grado di rispondere a requisiti specifici senza limitare le possibilità progettuali. MILIEU URBANO Il termine francese milieu, tradotto in italiano sta a significare “contesto”, “ambito”, “ambiente”. Se trasposto in ambito urbano, secondo una definizione di Dematteis “può essere definito come quell’insieme di condizioni fisiche e socio-culturali che si sedimentate in un territorio di processi di lunga durata (a partire dal rapporto coevolutivo originari con l’ecosistema naturale) e che vengono messe in valore da progetti locali condivisi”. NEIGHBOURHOOD UNIT In Inglese, letteralmente, unità di vicinato. Raggruppamento coordinato di più unità residenziali elementari, considerate quali cellule costitutive della struttura urbana, dotato di un consistente livello di autonomia funzionale, assimilabile al quartiere o comunque ad un’entità urbana intermedia tra la città e l’unità residenziale elementare (unità di abitazione). ORDINI ARCHITETTONICI Complesso di norme costitutive e di regole relative alla forma e alle proporzioni di un edificio, codificate da Marco Vitruvio Pollione nel suo De Architectura, per distinguere i vari tipi di architettura classica. Il sistema si basa fondamentalmente su un determinato tipo di colonna, insieme ai rispettivi basamenti, plinti, capitelli e di trabeazione. PINACOTECA luogo in cui vengono conservate, tutelate ed esposte alla pubblica fruizione opere d’arte dipinte. In Italia, una delle più celebri gallerie d’arte di questo genere è la Pinacoteca di Brera, a Milano, istituita ufficialmente
nel 1809. Al suo interno è possibile ammirare opere di Piero della Francesca (Pala Montefeltro, 1474), Raffaello Sanzio (Sposalizio della Vergine, 1504), Francesco Hayez (Il bacio, 1859). QUARZITE DI BARGE (O BARGIOLINA) è un tipo di pietra il cui giacimento è sul Monte Bacco, nei pressi di Salluzzo. Si presenta con una colorazione bianchiccia, grigia, cenere o giallo-dorata a seconda degli strati. Tra le sue caratteristiche vi è una forte resistenza e l’inalterabilità chimica. RISK MANAGEMENT riguarda l’organizzazione di una struttura sotto il profilo della sicurezza, ovvero comprensiva della programmazione, progettazione e gestione di quelle emergenze a cui potrà essere sottoposta. La gestione delle emergenze sarà tanto efficace quanti più scenari possibili verranno presi in considerazione. SUPERFICIE UTILE ABITABILE (SUA) Somma delle superfici di pavimento, al netto delle murature, dei singoli vani dell’alloggio, esclusi balconi, terrazze, armadi a muro, sotto-scala di scale interne, cantine, soffitte non abitabili, eventuali spazi comuni e superfici comprese negli sguinci. TROMPE L’OEIL Espressione francese che letteralmente significa “inganna l’occhio”. Dipinto che con accorgimenti cromatici e prospettici riproduce oggetti, architetture o altro con tale precisione da ingannare chi guarda e fargli credere di essere di fronte a cose reali e non a un dipinto. UNITè D’HABITATION è un edificio civile di Marsiglia, progettato dall’architetto svizzero Le Corbusier e costruita nel periodo 1945/52. L’edificio rappresenta una delle realizzazioni pratiche delle teorie ideate dal celebre architetto circa il nuovo concetto di costruire la città. Si configura come l’interrelazione tra gli spazi privati della singola unità abitativa, intesa come cellula di un insieme, e gli spazi di relazione; il tutto racchiuso in una città verticale di 18 piani per un’altezza complessiva di 56 metri, 337 alloggi duplex (di 23 tagli diversi), 7 “strade interne” con negozi a vari livelli, compresenza di spazi comuni, zone commerciali e aree residenziali organizzati con razionalità. Sulla sommità del complesso ritroviamo il tetto abitabile, noto 51
52 anche come “tetto giardino” (uno dei 5 punti teorizzati dallo stesso architetto). VULNERABILITÀ SISMICA si intende la suscettibilità di una struttura a subire danni a causa di un evento tellurico. La vulnerabilità è insieme a pericolosità ed esposizione uno dei tre indicatori del rischio sismico in quanto. La sua corretta valutazione è cardinale in quanto a partire dall’individuazione dei danni subiti da una struttura, si può risalire alla “momentanea perdita di funzionalità o anche alla totale irrecuperabilità”. (Barazza). ZONE CLIMATICHE ITALIANE Il territorio italiano è suddiviso in sei zone climatiche in funzione dei gradi-giorno, indipendentemente dall’ubicazione geografica. Le sei zone sono così individuate: Zona A: comuni che presentano un numero di gradi-giorno non superiore a 600 Zona B: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900 Zona C: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1400 Zona D: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 1400 e non superiore a 2100 Zona E: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 2100 e non superiore a 3000 Zona F: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 3000
Bibliografia: AA. VV., Il nuovissimo manuale dell’Architetto, Gruppo Mancosu Editore srl, Roma, 2006 Bruno Zevi, Storia dell’architettura moderna, Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino, 1975 (quinta edizione) Dino Borri, Lessico urbanistico annotato e figurato, Edizioni Dedalo, 1985 Gazzetta ufficiale, Legge 7 Aprile 2014, n°56, gazzettaufficiale.it Francesco Governa, Giuseppe Dematteis, Il milieu Urbano. L’identità territoriale nei processi di sviluppo, Franco Angeli Edizioni, II edizione, 1999 Gérard Monnier, Le Corbusier. Les unitè d’habitation en France, Editore Belin, 2002 Simone Ferrari, Dizionario di arte e architettura, i termini, le correnti, i concetti. Bruno Mondadori Edizioni, 2003 Stefano Colombini, Vulnerabilità sismica di edifici esistenti in cemento armato e in muratura; Dalle indagini sui materiali alle analisi numeriche: background scientifico, indicazioni normative ed applicazioni pratiche. (Quaderni per la progettazione). EPC Editore. Marco SALA, Lucia Ceccherini NELLI, Tecnologie solari, Firenze, Alinea, 1993, p. 264. M.Chiara TORRICELLI, Marco SALA, Simone SECCHI, Daylight. La luce del giorno.Tecnologie e strumenti per la progettazione, Firenze, Alinea, 1995. DPR n. 412 del 26 agosto 1993 (tabella A e successive modifiche ed integrazioni) A cura di Marco Frascarolo, (direzione scientifica : Francesco Cellini, Mario Panizza), Manuale di Progettazione Illuminotecnica, Mancosu Editore, Architectural Book and Review, Roma, 2010
FOTOCONTEST
Sagrada Familia, Barcellona Foto di Angela Funaro 53
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San Francesco di Paola - Foto di Antonio Cilurzo
Gerace - Foto di Antonio Cilurzo
Vetrata della Chiesa del Santissimo Salvatore - Catanzaro - Foto di Alessandro Pitaro
Santâ&#x20AC;&#x2122;Omobono Foto di Antonio Cilurzo
Venezia Foto di Ilaria Arpigliano Piedegrotte Foto di Giusi Agostino 55
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Bitonto Foto di Oreste Sergi
Corigliano Foto di Oreste Sergi
Campanile Chiesa S.Vito Molochio (R.C) Foto di Tony Mezzatesta
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