Rivista OAPPC 06/2018

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Poste Italiane - Spedizione in A.P. Tabella D - Autorizzazione S/CZ/67/2009 Valida dal 30/07/2009 - Distribuzione Gratuita

RIVISTA SEMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DELLA PROVINCIA DI CATANZARO

news 06 2018

architetticatanzaro


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AC - ArchitettiCatanzaro Rivista Bimestrale dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catanzaro Anno VIII - n. 04 gennaio 2018 direttore responsabile Arch. Giuseppe Macrì redazione:

Arch. Francesca Savari Arch. Jole Tropeano

Arch. Junior Francesco Materazzo

hanno collaborato in questo numero: Giovanni B. Giannotti Dario Puntieri Massimo Sirelli Giulia Repici Bruno Bevacqua Domenico Garofalo Giuseppe Anania Antonio Menniti Maria Giada Rotundo Sergio Mirante Francesco A. Cuteri Alessandro Pitaro Maria Lorenza Crupi Roberta Gangemi progetto grafico e impaginazione Graziella Pittelli stampa SudGrafica - Davoli Marina (CZ)

062018 OAPPC Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catanzaro Via Paparo, 13 88100 (Catanzaro) segreteria Angela Calabretta Costantina Talarico Tel. 0961 741120 Fax 0961 743493 registrazione al tribunale di Catanzaro n. 130 del 12/06/2002 www.archicz.it info@archicz.it in copertina Stazione ferroviaria Liège-Guillemins di Liegi (Belgio), progetto di S. Calatrava; dettaglio della copertura. Foto di Alessandro Pitaro Consiglio dell’Ordine: Giuseppe Macrì Presidente Pino La Scala Vicepresidente Francesca Savari Vicepresidente Alessandro Pitaro Segretario Francesco Materazzo Tesoriere Francesca Arcieri Consigliere Giulia Brutto Consigliere Angela Funaro Consigliere Giuseppe Giampà Consigliere Giuseppe Giovinazzo Consigliere Jole Tropeano Consigliere Chiunque volesse collaborare con noi può inviare materiale e foto all’indirizzo e mail: info@archicz.it


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SALUTI DEL PRESIDENTE

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CONCORSI

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ARSARTIS

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CONTEMPORANEAMENTE

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TERRITORIALMENTE

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GOODESIGNEWS

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MATERIALMENTE

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- Idee per una rigenerazione urbana: un concorso promosso dal Comune di Soverato Giovanni B. Giannotti - Dario Puntieri

- Dal minimo al Massimo - La creatività sta nell’essere spontanei. Intervista a Massimo Sirelli Jole Tropeano

- LOLA landscape architects - Intervista a Cees van der Veeken Giulia Repici

- Il Museo. Un Museo: il MARCA (Museo delle Arti di Catanzaro) Bruno Bevacqua

- Catanzaro Design Week MATERIA Independent Design Festival Intervista a Domenico Garofalo e Giuseppe Anania Jole Tropeano

- Per fare un tavolo ci vuole il legno (ma anche un falegname) Antonio Menniti - “Sonos & Pulse“ architetture e vibrazioni nel paesaggio dell’angolo acuto. Rotundo Maria Giada - Riqualificazione dell’area EX BASE NATO di Sellia Marina (CZ) Esposizione permanete colture e prodotti agricoli della Calabria Sergio Mirante

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TIMELINE a cura di Francesca Savari

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FOTOCONTEST

ARCHIBOOK - Con Emilia Zinzi. Sentieri di cultura e d’amore Francesco A. Cuteri

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Gentilissimi Colleghi, è con immenso piacere che vi porgo i miei saluti più cari. Questo 2018 per la nostra categoria non poteva iniziare meglio di così. Grazie anche ai vostri sforzi, la norma sull’equo compenso per i professionisti è entrata in vigore il 6 dicembre scorso grazie anche ad un emendamento nella conversione in legge del decreto fiscale n. 148/2017 (cd collegato fiscale), che ha ampliato l’applicazione di un articolo inizialmente dedicato solo agli avvocati. L’Ordine degli Architetti di Catanzaro, da sempre attento alle questioni che riguardano la difesa e il sostegno della categoria, ha intrapreso una battaglia a tutela del lavoro e dei professionisti sin dall’inizio della vicenda (vedi n°4/2016 della rivista ACNews) ed ha aderito alla manifestazione “Noi Professionisti” tenutasi a Roma il 13 maggio scorso e continuerà a farlo con più determinazione ed incisività per affermare il valore del lavoro come crescita sociale ed economica per l’intera collettività. Secondo tale linea di difesa del lavoro autonomo, il 10 novembre 2017a Lamezia Terme, si è tenuta una manifestazione organizzata dagli Ordini e dai Collegi professionali della provincia di Catanzaro e dall’Ordine dei Geologi della Calabria, con la partecipazione dei vertici nazionali delle professioni (Arch. Giuseppe Cappochin presidente nazionale degli Architetti, Ing. Armando Zambrano presidente nazionale degli ingegneri, Dr. Francesco Violo segretario nazionale dei Geologi, Dr. Andrea Sisti presidente nazionale Agronomi e Forestali, Dr. Pasquale Salvatore consigliere nazionale Geometri, Per. Ind. Giampiero Giovannetti presidente nazionale Periti Industriali, Dr. Massimo Miani presidente nazionale Commercialisti, Dr. Marina Calderoni, presidente nazionale dei Consuleti del Lavoro) e dei vertici nazionali dei sindacati

di categoria sul tema: EQUO COMPENSO E TUTELA DEL LAVORO AUTONOMO, ha registrato la presenza di un numero considerevole di professionisti (oltre 1000) che hanno con forza dimostrato di non voler recedere dalle questioni fondamentali che attengono al diritto al lavoro ed all’equo compenso nel rispetto dei principi costituzionali dettati dall’art. 36 della Costituzione per una giusta retribuzione ed un equa crescita sociale. La manifestazione si è configurata come un’anticipazione di quella generale tenutasi a Roma il 30 novembre in cui il sistema delle professioni, organizzato nella Rete delle professioni tecniche e nel CUP (Comitato Unitario delle Professioni), ha sostenuto l’approvazione dell’Equo Compenso manifestando il proprio disagio e la propria indignazione per il degrado della pubblica amministrazione e per le forme di sfruttamento e decadimento del lavoro. Nella manifestazione è stata ribadita la necessità di spingere sulle forze politiche attente alla questione per ripristinare le regole del lavoro che in questo paese sono state distrutte. È stata distrutta gran parte dell’economia, precarizzando e facendo passare l’idea che le tutele sono privilegi e non garanzie sociali, che gli enti pubblici con la peggiore burocrazia del mondo (migliaia di Comuni sono in dissesto e tecnicamente “falliti”) possono frenare lo sviluppo e umiliare i cittadini, le loro imprese ed i liberi professionisti. L’attuale stato di declino del mondo professionale è il frutto delle riforme fallimentari avviate negli ultimi vent’annicon le modifiche dell’assetto sociale della nazione che prima era basato sul raccordo, tra imprenditoria, produzione e professioni (ceto medio sociale) ed oggi sull’esclusione sociale di ampi strati della popolazione dal mondo produttivo, tra cui il mondo professionale non più utile alle logiche dei grandi blocchi economici che declinano il “lavoro” a mera componente economica tralasciando il vero valore sociale per la crescita e lo sviluppo del Paese. L’evento si è caratterizzato come manifestazione nazionale per arginare la precarizzazione del lavoro in ogni ambito lavorativo, professionale e sociale, ed ha visto la partecipazione del Presidente della Commissione Lavoro della Camera (On.le CESARE DAMIANO) primo firmatario della proposta di legge sull’EQUO COMPENSO e dell’On.le Arch. SERENA PELLEGRINO - Deputato (Vicepresidente Commissione permanente VIII Ambiente - Territorito - Lavori Pubblici), proponen-


te l’interrogazione in commissione parlamentare - Sentenza Catanzaro sulle prestazioni gratuite- C.d.S n. 4614/2017. Presente alla manifestazione anche l’Arch. Giuseppe Santoro, Presidente Nazionale INARCASSA che ha voluto rimarcare la pericolosità dei bassi redditi sul sistema previdenziale e la necessità di operare con compensi equi ed giusti a tutela della dignità e della crescita. Voler ripristinare le regole del lavoro (sia dei liberi professionisti appartenenti agli Ordini e Collegi professionali che dei lavoratori autonomi) con l’introduzione dell’EQUO COMPENSO, non è un atto di arroganza, ma una necessità per creare condizioni di crescita adeguate ed eque. L’Europa non ci ha mai chiesto l’abolizione delle tariffe professionali, ma più competitività nel sistema dei “servizi”, mentre noi (soli in Europa) con il Decreto Bersani (2006) abbiamo decretato la fine del mondo professionale e del suo indotto, facendo perdere competitività ed il primato della tecnica che il nostro sistema professionale ha sempre vantato. Sul punto, la giurisprudenza europea non ha mai sancito l’incompatibilità con il diritto europeo primario e/o derivato da fonti interne che stabilissero tariffe vincolanti, purché siano appunto determinate dallo Stato e applicate dal giudice come accadeva in Italia fino al 2006 e siano adottate, in coerenza con il principio di proporzionalità, alla luce di motivi imperativi di interesse generale, quali la protezione dei consumatori e/o la corretta amministrazione della giustizia. I professionisti insistono sull’equo compenso per superare il processo di sperequazione nei rapporti tra datori di lavoro e prestatore d’opera, dove i committenti forti (pubblica amministrazione, banche, assicurazioni, grandi imprese) finiscono per imporre ai professionisti, specie quelli più giovani, compensi e trattamenti ben lontani dallo spirito dell’art. 36 della Costituzione, conducendo il settore delle professioni a non poter operare con condizioni di garanzia verso la società. In questi anni la società ci ha imposto nuovi costi sociali in aggiunta al sistema fiscale e previdenziale che i professionisti non riescono più a sostenere: RC professionale a tutela dei cittadini (regalo alle compagnie di assicurazione), POS negli studi professionali (regalo alle Banche), centralizzazione e “statalizzazione” delle attività tecniche all’interno delle pubbliche amministrazioni, che esternalizzano le attività di loro competenza a titolo gratuito e trattengono per se le attività remunerabili con gli incentivi della PA.

La proposta di legge sull’equo compenso, non va ad introdurre “tariffe minime obbligatorie”, ma, molto più semplicemente, è volta a risolvere una presunzione giuridica (quindi superabile) per cui i compensi inferiori a quelli fissati dai parametri ministeriali sono appunto iniqui ed in contrasto con l’art. 36 della Costituzione. I parametri ministeriali richiamati dalla proposta di legge sull’equo compenso sono infatti fonti statali e non atti delle professioni regolamentate, per cui è escluso che possano essere qualificati come intese restrittive della concorrenza. I parametri sono in ogni caso uno strumento diversissimo per ratio, struttura e cogenza (del tutto assente) dallo strumento tariffario, in Italia abrogato definitivamente dal Governo Monti con il Decreto legge Cresci Italia (n. 1/2012). Comitato promotore e organizzatore dell’evento: Arch. Giuseppe Macrì Presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.C - Ing Gerlando Cuffaro Presidente dell’ Ordine degli Ingegneri - Dr. Geom. Ferdinando Chillà Presidente del Collegio dei Geometri - Dr. Ing. Pietro Rotiroti Presidente del Collegio dei Periti Industriali - Dr. Antonio Celi Presidente della Federazione dei dottori agronomi e forestali - Dr. Alfonso Aliperta Presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria. Ufficio di coordinamento: Arch. Francesca Savari Vice-Presidente Ordine Architetti PPC Catanzaro - Arch. Angela Funaro Consigliere Ordine Architetti PPC Catanzaro - Arch. Pasquale Costabile Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC Cosenza - Arch. Nico Donato Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC Vibo Valentia - Arch. Eros Corapi Presidente della Fondazione Architetti Catanzaro - Arch. Danilo Arcuri Presidente Ordine Architetti PPC della provincia di Crotone - Arch. Salvatore Vermiglio Presidente Ordine Architetti PPC della Città Metropolitana di Reggio Calabria ALLA PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI DAMIANO, GRIBAUDO, GNECCHI, ALBANELLA, ARLOTTI, BARUFFI, CASELLATO, C. M. FONTANA, GIACOBBE, INCERTI, P. MAESTRI, MICCOLI SULL’EQUO COMPENSO “Disposizioni in materia di equo compenso nell’esercizio delle professioni regolamentate e del lavoro autonomo”. Presentata alla Camera dei Deputati l’11 luglio 2017 N.4582, Il Consiglio dell’Ordine degli ARCHITETTI PPC della

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6 provincia di Catanzaro, ha presentato attraverso il suo Presidente Arch. Giuseppe Macrì il seguente emendamento: All’art. 4 della proposta di legge, vengano aggiunti i seguenti commi: Comma 3 - Sono vietati i bandi e gli avvisi pubblici che prevedono zero compensi o corrispettivi in contrasto con i parametri ed i compensi stabiliti a norma dell’art. 3. Comma 4 - Sono vietate tutte le clausole che impongono ai professionisti che svolgono attività lavorativa in forma singola di subordinare i pagamenti del compenso alla dimostrazione della regolarità contributiva DURC (sia in fase d’incarico che nelle fasi successive all’incarico). Tale clausola rimetterebbe nel circuito del lavoro migliaia di professionisti che oggi, per via di una norma fortemente penalizzante vengono esclusi dal mercato del lavoro pur vantando crediti dalla pubbliche amministrazioni che non riescono ad esigere per l’impossibilità, in questo particolare momento di crisi di dimostrare la regolarità contributiva. Tale condizione, sta agevolando il lavoro nero ed altre forme di precariato. Comma 5 - Sia abolita qualsiasi condizione che tende ad escludere i professionisti dal mercato del lavoro e che imponga ad essi, in questo particolare momento di crisi, di subire sanzioni, penali e interessi per ritardato pagamento oltre ogni ragionevolezza e non consenta di effettuare i pagamenti degli oneri contributivi verso le casse di previdenza per gli eccessivi costi richiesti a titolo di sanzioni, penali e interessi. I gravami per ritardato pagamento sono limitati ai soli interessi legali. Comma 6 - Prevedere forme di sostegno al lavoro per consentire ai giovani professionisti che si iscrivono alle Casse Previdenziali di non versare, per i primi tre anni alcun onere contributivo così come avviene nel settore privato, con le assunzioni agevolate in cui viene sgravato il datore di lavoro dal versamento degli oneri contributivi a carico. La legge n. 172/2017 fa riferimento, per la valutazione dell’equità del compenso pattuito, ai decreti ministeriali che fissano i parametri da utilizzare nei tribunali. I provvedimenti sono differenziati per le diverse professioni. Vediamo alcuni riferimenti normativi attualmente in vigore:

• Alle professioni tecniche come agrotecnico, architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore, biologo, chimico, dottore agronomo e dottore forestale, geometra e geometra laureato, geologo, ingegnere, perito agrario, perito industriale, tecnologo alimentare, si applicano invece le tabelle del D.M. 17 giugno 2016 (Ministero della Giustizia di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, ex D.M. 143 del 31 ottobre 2013) Ora la legge di bilancio appena approvata, Interviene di nuovo su più punti, prevedendo che: • il compenso deve essere «conforme» con i parametri tariffari previsti dai DM per la liquidazione delle competenze in sede di contenzioso, non semplicemente «tenerne conto»; • si presumono vessatorie alcune clausole contrattuali, che mantengono tale natura anche quando siano state oggetto di specifica trattativa e approvazione • viene eliminata la disposizione che prevedeva 24 mesi di tempo, dalla sottoscrizione del contratto, per proporre una azione di nullità. Di conseguenza l’azione di nullità diviene imprescrittibile. CLAUSOLE VESSATORIE (POSSIBILE CAUSA DI NULLITA DEL CONTRATTO) • • • • • • •

modifiche unilaterali del contratto rifiuto forma scritta del contratto; facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive: anticipazione delle spese da parte del professionista rinuncia al rimborso delle spese connesse alla prestazione termini di pagamento superiori a sessanta giorni; riconoscimento parziale in ipotesi di liquidazione delle spese di lite in favore del cliente; • nuova convenzione sostitutiva, applicabile agli incarichi pendenti, se comporta compensi inferiori a quelli previsti nella precedente; Non ci stancheremo mai di difendere i diritti di ogni iscritto, così come non ci rassegneremo mai a combattere contro ogni colpo che arriverà col solo fine di indebolirci. Il Presidente dell’Ordine Arch. Giuseppe Macrì


CONCORSI Idee per una rigenerazione urbana: un concorso promosso dal Comune di Soverato Architetti Giovanni B. Giannotti e Dario Puntieri

Il bando di idee indetto dal Comune di Soverato nella primavera del 2017 ha sicuramente rappresentato una utile e importante occasione di confronto sul tema della rigenerazione urbana di una delle cittadine di maggiore attrazione turistica della regione. L’amministrazione comunale con il coordinamento dell’assessore Daniele Vacca ha inteso perseguire l’obiettivo prioritario del miglioramento della qualità urbana attraverso lo strumento del concorso d’idee, come scelta programmatica per la riqualificazione. Lo scopo, infatti, è stato quello di acquisire idee progettuali utili alla riqualificazione urbanistica di alcune aree centrali della città, per ripensare luoghi vocati ad assumere le caratteristiche di spazi connettivi e di socializzazione in grado di rivitalizzare Soverato. Le aree d’intervento hanno pertanto interessato dei punti nevralgici della città, come l’arteria principale del corso che attraversa il centro urbano e intercetta lo spazio aperto di piazza Maria Ausiliatri-

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ce, luogo non soltanto di aggregazione, ma di forti valenze simboliche ed evocative, nel quale convergono i poli religiosi e civili sotto il nume tutelare della Madonna, il cui monumento, costituito da

una colonna sulla quale è posta la sua effige, rappresenta simbolicamente l’umbelicus della città. L’esercizio progettuale si è dovuto necessariamente confrontare con porzioni primarie del tessuto urbano 7


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che allo stato attuale appaiono slegate tra loro e caratterizzate da un diffuso degrado estetico. È sintomatico che le

diciotto proposte pervenute siano state spinte da un intento di progettazione globale sia sul piano compositivo che

sulla continuità architettonica e delle funzioni, al fine di ricucire e amalgamare porzioni del tessuto urbano, in una logica di una maggiore fruibilità per i cittadini, legata anche alle nuove esigenze del vivere contemporaneo. La maggior parte dei progetti ha seguito il disegno ordinato e ortogonale del tracciato urbano, nel quale l’attraversamento del corso rappresenta la spina che congiunge le piazze terrazzate, all’ingresso della città, con la piazza principale, in una sorta di continum di fruibilità che collega la vocazione commerciale del corso agli spazi della sosta e dell’incontro, secondo i criteri presentati nel bando. Infatti, è facile constatare che nei progetti vincitori la viabilità principale viene alleggerita dalla sua funzione prevalentemente carrabile a favore dei percorsi pedonali, con porzioni di aree alberate, predisposte a favorire una percezione diversa della strada, per renderla più attraente e piacevole, limitando al senso


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unico la circolazione dei veicoli. A sostegno di tale concetto contribuiscono le trasversali, inserite nella riqualificazione che in modo naturale ricollegano anche visivamente il corso al lungomare. La commissione giudicatrice, composta dagli architetti Consuelo Nava e Vincenzo Gioffrè, ricercatori presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, coadiuvati dalla coordinatrice del concorso, arch. Anna Maria Corrado, e dai componenti della commissione scientifica, presieduta dal geom. Saverio Mirarchi, ha espletato il lavori di analisi delle idee pervenute alla fine del mese di agosto 2017. La proposta progettuale vincente è firmata dall’architetto trevigiano Elena Antoniolli, mentre al secondo posto si è classificato lo studio comasco degli architetti Vito Ruscio e Giuseppe Galati e, infine, il terzo premio è stato conferito allo studio cosentino degli architetti Vincenzo Apicella, Mafalda M. Cipolla con l’ingegnere Laura Cannarile. Sulla scorta di questi progetti l’Amministrazione comunale intende trarre un contributo programmatico che porterà alla creazione di uno strumento attuativo di pianificazione urbanistica, con cui delineare un piano d’azione, capace di organizzare nel tempo una serie di interventi sequenziali attraverso i quali dare compiutezza alla riqualificazione urbana.

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Il progetto vincente si segnala per la scelta “audace“ di riordinare la viabilità del sistema urbano nel suo complesso, partendo dalla Piazza Maria Ausiliatrice più ampia e godibile, riqualificando le vie Pitagora, San Martino e Poliporto in promenade pedonali e convertendo il corso Umberto in una sorta di boulevard con spazi verdi, che, pur man9


10 tenendo la circolazione viabilistica adatta alla portata, decongestiona la strada per trasformarla in un originale centro commerciale all’aperto. L’intervento enfatizza lo spazio pedonale e la sua percezione, anche attraverso l’inserimento di flessuose pergole che offrono un riparo dal sole, con una particolare attenzione ai complementi di arredo urbano, pensati per le diverse tipologie di utenti (Figg. 1-2) Nel progetto secondo classificato l’aspetto complessivo tende alla semplicità, con una trama geometrica che ha origine dalla frammentazione del disegno, creando quelle discontinuità che si generano dall’intersezione di intrecci e dalla convergenza di assi. Tale reticolo si propone come segno riconoscibile, divenendo lessico comune dell’intera proposta per la quale è forte il concetto di mobilità sostenibile, anche nella riproposizione del senso unico del corso, mentre l’identità dei luoghi è riconoscibile, inoltre, nel disegno dell’arredo urbano, costituito da sedute e corpi illuminanti che nella forma rimandano a

oggetti di uso quotidiano, appartenenti alla tradizione contadina (Fig. 3). Una connotazione architettonica più incisiva è invece rinvenibile nel progetto terzo classificato, in cui il concept prende vita dal movimento zigzagante di una fascia generatrice di geometrie di particolare effetto che da segno grafico divengono elementi plastici. Il nastro, infatti, corre lungo le piazze segnandone gli spazi d’uso e i luoghi di sosta, circoscrive le aree destinate alla vegetazione e al traffico veicolare, definisce il sistema delle sedute, generando e caratterizzando la spazialità del nuovo luogo urbano. Esso è un elemento flessibile che attraversa l’ambito d’intervento, passando con il suo moto da striscia piana a oggetto scultoreo tridimensionale in piazza Matteotti e piazza Don Giovanni Gnolfo, configurandosi come una sorta di installazione artistica (Fig. 4). L’idea di una traccia che ritorna come un lietmotiv e immediatamente riconoscibile la ritroviamo nel progetto di Andrea Riccelli, Debora Gallina e Stefania Condur6

so che immagina per i luoghi dell’intervento alcune pergole, evocanti la forma di una barca, segnando come orme i percorsi pedonali e le aree di sosta (Fig. 5). Strutture in legno sono gli elementi dominanti di Piazza Maria Ausiliatrice anche nel progetto del team con capogruppo l’architetto Carlo Gallelli, pensati come berceau espositivi di prodotti locali, con al centro un piccolo spazio scenico per eventi cittadini (Fig. 6 ). Una particolare sensibilità ecologica sembra aver ispirato la proposta dell’architetto Francesca Sacco, la quale parte dall’etimologia del toponimo di Soverato, probabilmente legata alla presenza di numerosi alberi da sughero, per immaginare un museo all’aperto composto da opere realizzate con il riutilizzo dei tappi ricavati da questo materiale. Da un segno grafico, inteso come matrice composta dall’assemblaggio di pixel, scaturisce la proposta degli architetti Francesca D’agostino, Maria Elena Manna ed Ermelinda Cosenza. Tale segno è utilizzato per unificare le pavimentazioni degli spazi d’intervento nelle diverse quote e con un ricercato effetto di sfumature cromatiche, passando dal grigio chiaro a nuance più scure; questo diventa ancora più suggestivo nell’immagine notturna di Piazza Maria Ausiliatrice dove i pixel divengono punti luminosi (Fig. 7). In generale, quasi tutti i progetti hanno posto l’accento sull’importanza del verde nel tessuto urbano, tanto che in alcune proposte le piazze oggetto d’intervento sono state pensate come piccoli giardini, ricchi di essenze mediterranee, come pure per molti si è resa necessaria una presenza più significativa di alberature lungo il corso principale, attualmente sprovvisto di qualsiasi elemento arboreo.


In definitiva, da una veloce panoramica sui progetti è stato possibile trovare un comune denominatore che è quello della vivibilità urbana e della fruizione più a misura d’uomo degli spazi cittadini, ripensando i percorsi ciclo-pedonali e ottimizzando quelli carrabili, ridefiniti da nuovi sistemi di percorrenza, sia sul piano funzionale sia su quello percettivo. Molta importanza è stata data alla riqualificazione delle trasversali che collegano il corso Umberto al lungomare, in una logica anche di un continum estetico riconoscibile e più accogliente. In tale sistema, fondamentali risultano le piazze terrazzate che caratterizzano il nucleo più antico della città, rilette non soltanto come punti panoramici ma come spazi d’intrattenimento e di socializzazione, concorrendo a migliorare la percezione del benessere ambientale e potenziare il senso di appartenenza alla città. Al di là della concretizzazione di una riqualificazione urbana per Soverato, il concorso di idee ha rappresentato una buona occasione per mettere a confronto proposte e spunti progettuali, utili a migliorare il dibattito sui temi della rigenerazione urbana, divenuta in epoca contemporanea un nodo cruciale per riconsiderare la città e il territorio, tenendo presenti i concetti di sostenibilità, vivibilità e vitalità. Sono questi gli elementi che la cittadina deve necessariamente recuperare, non soltanto nei mesi estivi, caratterizzati dal turismo balneare, ma anche in altri periodi dell’anno dove principalmente l’attività commerciale dovrebbe costituire il volano della vivacità urbana e in questo contesto risultano, ad esempio, molto interessanti quei progetti che hanno immaginato il corso come una sorta di promenade commerciale all’aperto.

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Didascalie immagini 1-2 Progetto primo classificato. Vedute del corso Umberto e di piazza Matteotti 3

Progetto secondo classificato. Proposta di riqualificazione della piazza Maria Ausiliatrice

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Progetto terzo classificato. Riassetto della piazza Don Giovanni Gnolfo

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Progetto concorrente. Proposta di sistemazione della piazza Maria Ausiliatrice

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Progetto concorrente. Sistemazione delle piazze Maria Ausiliatrice e Matteotti

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Progetto concorrente. Stralcio planimetrico dell’intervento e veduta prospettica della piazza Maria Ausiliatrice

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ARSARTIS Dal minimo al Massimo La creatività sta nell’essere spontanei. Intervista a Massimo Sirelli a cura di Jole Tropeano architetto

Short Bio Massimo Sirelli: classe 1981, calabrese d’origine, torinese di adozione. È un artista riconosciuto in Italia e all’estero per le sue opere che spaziano dalla creazione di piccoli oggetti a opere murali. Diplomatosi allo IED di Torino nel 2003, coniuga la sua passione per l’arte in tutte le sue forme con l’esperienza acquisita sul campo. Dal 2006 è Art Director - Fondatore dello studio creativo Dimomedia, laboratorio creativo di ricerca e sperimentazione incentrato su grafica, comunicazione e multimedia design. I suoi lavori sono stati pubblicati su importanti libri di graphic design quali: Tres Logos Gestalten, Los Logos 4 Gestalten, Los Logos Compass Gestalten, Tactile Gestalten, FlashFolios Tashen, Web Design Index PepinPress, Design Book of the Year. Dal 2008 è docente di Tecniche di presentazione e Portfolio e presso l’IED - Istituto Europeo di Design di Torino e Como.

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Intervista J. Conosco Massimo a Torino, nel suo laboratorio. Mi fa entrare nel suo mondo aprendo dei cassetti pieni di bulloni, dadi, viti, scatole di latta che diventeranno dei robottini. Mentre lo osservo prendere in mano piccoli oggetti, mi viene in mente

«Il meraviglioso Mago di Oz”, celebre romanzo per bambini di L. Frank Baum, la scena in cui Dorothy incontra l’uomo di latta, un taglialegna che voleva un cuore. Ma, attraverso le parole di Massimo e con i suoi occhi sorridenti colmi di sogni, capisco invece che i suoi robot nascono già con un cuore, hanno un’anima tutta 13


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loro ed io inizio ad immaginare con lui le loro nuove vite. Sì! Perché i suoi robot non si comprano, si adottano…Massimo mi spieghi meglio? M. Si hai detto bene, i miei robot si adottano! A fine 2013 stavo per completare la prima serie dei miei primi Robot, quindi si poneva il problema del “adesso che ne faccio”. Mi sembrava una violenza immaginare di raccontarli sotto un marchio di prodotto e venderli alla migliore offerta. Questi Robot li realizzo con oggetti della mia quotidianità, sono “pezzi di vita” come amo definirli io. Allora è li che pensai all’adozione. Adotta un Robot

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suonava bene alla pronuncia, registrai il dominio e pubblicai il sito. Fu subito un gran successo. J. Mi guardo intorno e vedo un›opera di quelle che pensi «Lo voglio», una di quelle che rappresentano un pò l’adolescenza di tutti. È un grande Super Santos, il pallone delle vacanze. E ci ritroviamo a parlare di tecniche su supporti diversi: tele, lamiere, carte, poster e legni. Massimo diventa difficile etichettarti. Mi spieghi meglio come mai questa pluralità di stili e linguaggi, dalle piccole opere che tieni in una mano ad interventi di land-art?

M. Partiamo dal fatto che non amo definirmi in un ruolo preciso, mi piace divertirmi e mi annoio facilmente a fare sempre la stessa cosa. Nonostante sia molto abitudinario, in ambito creativo amo spaziare, sperimentare e mettermi alla prova. Questo è abbastanza evidente: oggi dipingo una scogliera artificiale e domani costruisco un robot alto 10 metri di cassette di plastica. Poi vedo gli acquerelli e mi diverto seduto in un caffè a Sacromonte a Granada. Credo che ogni ora del giorno ispiri un determinato lato del proprio sé. La musica, i luoghi, i profumi e il cibo… tutto influisce sul risultato di ciò che crei. Per me è così. Ogni persona è tante per-


sone diverse: il bambino gioioso, l’uomo riflessivo, l’amante passionale e il padre premuroso. Tutte queste emozioni io in qualche modo le rifletto nelle mie creazioni. Non avendo una vera formazione accademica, mi piace pensare che le mie tecniche sono le mie emozioni, e queste le conosco bene. J. Nella seconda edizione della Catanzaro Design Week 2017, con «La mia faccia è come la tua», hai presentato un laboratorio in cui il visitatore crea con le sue mani e la sua fantasia un›opera. Ci puoi raccontare come piccoli tasselli di legno possono diventare occhi per

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vedere e orecchie per ascoltare? Come è nata l›idea e quale messaggio sociale vuole trasmettere? M. Quando Domenico Garofalo mi chiamò per invitarmi ufficialmente al Festival, dissi “SI” a gran voce. Catanzaro non è solo la mia città, ma è anche una città ricca di creatività e fermento. Il mio ritorno artistico a Catanzaro volevo che fosse un momento di condivisione, un’occasione per conoscerci, parlare, sorridere, lavorare tutti riuniti insieme in una jam session di design e di gioco. Il tema della performance è molto forte, attraverso un momento ludico in realtà

ho affrontato il tema “della paura dell’altro”, la diversità razziale e sessuale, le diversità gerarchiche, le classi sociali e tutto questo costrutto inutile e insulso in cui ahimè viviamo immersi. Durante il Materia Indipendent Festival, tutti hanno dimenticato per un pò di essere adulti e hanno riscoperto il gioco e la creatività. Il risultato è stato incredibile e in poco tempo il grande muro delle facce si è completato. Io non ho fatto niente, i cittadini catanzaresi hanno indossato i panni dei designers. J. Proviamo per un attimo ad uscire dalla dimensione tattile. Abbiamo avuto modo 15


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di vedere altre tue opere a grande, grandissima scala. Ci racconti le tue ultime esperienze a Reggio Calabria, a Taurianova e a Favara Farm Cultural Park? M. L’estate appena trascorsa è stata una delle più belle della mia vita. Ho letteralmente vissuto di creatività e viaggio per quasi due mesi. Durante i festival e le residenze artistiche in Calabria e in Sicilia ho dato vita a opere murali di grandi dimensione. Ma forse la cosa più bella è stata quella di aver incontrato tante persone di tutte le età e ho condiviso con loro energia ed entusiasmo. La mia creatività vive di queste emozioni, sono

un ottimista cronico e non posso fare a meno di parlare alle persone e dar loro la carica… allora l’opera che ho creato, resta lì a ricordare a tutte queste persone le parole, i sorrisi e gli incoraggiamenti che ho condiviso con loro.

E sono certo che questo accade… anche regalando un piccolo sorriso in una giornata no. Ecco questo è il vero valore di ciò che creo: lasciare una luce accesa nel cuore della gente.

Didascalie immagini 1

Massimo Sirelli, Credits foto di Davide Bonaiti

2-3-4-5 Il laboratorio di Massimo Sirelli, Credits foto di Davide Bonaiti 6-7-8-9 La mia faccia è come la tua” (foto 6 Massimo Sirelli e “U Ciaciu”, storico artista di Catanzaro; foto 8 Massimo Sirelli e Daniele Rossi, titolare Guglielmo Caffè S.p.a.) 10-11

“Onde” Reggio Calabria

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“Onde” Farm Cultural Park di Favara (AG)


CONTEPORANEAMENTE LOLA landscape architects Intervista a Cees van der Veeken di Giulia Repici* architetto

Short bio LOLA landscape architects (LOst LAndscape) nasce dall’incontro di Eric-Jan Pleijster, Cees van der Veeken e Peter Veenstra. Nel 2006 viene fondato l’ufficio nella città di Rotterdam, considerata la versione più moderna dei Paesi Bassi. La città, storicamente famosa per il suo porto, costituisce il luogo per eccellenza in cui radicare un nuovo ed innovativo approccio nei confronti dell’architettura del paesaggio e meta obbligata per comprendere lo sviluppo dell’architettura moderna, post-moderna e contemporanea, ma più di ogni altra cosa, osservare le ragioni e lo sviluppo di quel fenomeno chiamato landscape design. Di fatto i Paesi Bassi costituiscono in genere un laboratorio a cielo aperto in cui sperimentare progetti di riqualificazione del paesaggio attraverso un approccio sostenibile.

La vocazione del landscape design olandese è la riscoperta dello spazio naturale in contrasto con l’attuale tendenza alla densificazione urbana. In questo contesto culturale, per così dire avanguardistico, si sviluppano le teorie e l’approccio distintivo di un giovane studio di landscape architecture: LOLA. La progettazione del paesaggio costituisce un ambito complesso e che offre una serie di sfide in combinazione con l’ambiente naturale, architettonico, sociale e culturale. I tre partner affrontano il tema del paesaggio attraverso un approccio concettuale ed ottimistico e una forte fascinazione verso i nuovi fenomeni spaziali. Che si tratti di città, periferia o campagna l’obiettivo è progettare luoghi sublimi che siano sorprendenti ed emozionanti. Le ricerche ed i progetti di LOLA si inseriscono in paesaggi degradati, dimenticati, abbandonati e sull’orlo del cambiamento. Il lavoro dello studio combina la continua di ricerca, la sperimentazione ed il pro-

getto tramite conoscenze nel campo del landscape e degli ecosistemi a larga scala in unione con idee contemporanee nei confronti dello spazio, della natura e delle persone. Ha ricevuto il premio alla carriera the Rotterdam-Maaskant Prize per giovani architetti e il TOPOS landscape award, ad oggi vanta la pubblicazione di circa 50 progetti. GIULIA REPICI - Nasce a Soverato (CZ), compie i suoi studi presso il Politecnico di Milano laureandosi in Architettura, specializzandosi in Progettazione tecnologica e ambientale nel 2017. Dallo stesso anno collabora con lo studio LOLA Landscape Architects a Rotterdam, insieme al quale partecipa ad importanti progetti e concorsi con successo come il Masterplan per la città tra di Torhout. Contemporaneamente lavora a stretto contatto con studi internazionali come OMA, MVRDV ed UNstudio.

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Intervista D: Di cosa si occupa lo studio? R: Siamo uno studio internazionale di progettazione di architettura del paesaggio, attivi in Europa, Colombia, Israele e, a breve, anche in Sud Africa, in occasione del Design Indaba. Quello che amiamo di piu fare e che ci contraddistingue è: collaborare con grande entusiasmo, affrontare ogni nuova proposta e sfida con un atteggiamento positivo. Attualmente lo studio è formato da 20 dipendenti che lavorano in ogni campo della professione, dalla ricerca alla pianificazione regionale fino ad installazioni artistiche e progettazione di spazi pubblici. Tra i nostri progetti piu recenti c’è la pubblicazione dutch dikes e la collaborazione con OMA per il distretto di Bijlmer ad Amsterdam e la realizzazione in corso della progettazione del campus per headquarters di Adidas in Germania. D: Cosa significa “lost landscape”? R: Il nostro slogan si riferisce alla nozione che il paesaggio è un fenomeno temporaneo e che la conoscenza di cio che è

già scritto in un territorio è il punto di partenza per disegnare ed elaborare il futuro scenario. Con il continuo processo di modernizzazione in atto nelle nostre città e nell’ambiente naturale, la prima cosa da ricercare è ciò che quel luogo è stato o ha rappresentato in passato, mentre più spesso quello che accade è approcciarsi secondo la formula della tabula rasa. Certamente in Italia, la ricerca, la riconnessione e l’enfatizzazione dei segni e dei connotati storici di un luogo o di un edificio è un approccio molto comune sia nel campo dell’architettura che del paesaggio. Nel torbido e modernistico scenario olandese dobbiamo esaminare attentamente e convincere in modo efficace le persone (clienti ed utenti finali) a proposito delle potenzialita latenti di un luogo e del suo passato. D: Quali sono gli approcci progettuali ai contesti? R: (1) Conoscere il sito, documentarlo al meglio prima di progettarlo ed entrare in contatto con le persone che abitano quel luogo; (2) Concludere il puzzle che ogni progetto di landscape rappresenta (e come il lavoro di un sarto, che agisce entro i


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margini), ma senza dimenticare che tutto si basa su un’esperienza sensoriale (dunque non solo la vista ma anche suoni, odori, etc) D: Quali sono gli ultimi concorsi? R: Europan 8 è stato il nostro punto di partenza e da allora ne abbiamo affrontati molti altri. Negli ultimi tre mesi l’ufficio ha partecipato a diverse competion e bandi di gara pubblic, i alcuni di questi con successo, vincendo il primo premio per la riqualificazione dell’ex carcere di Amsterdam (Bijlmer) insieme ad OMA, la realizzazione della piazza per il campus dell’Università di Twente ad Enschede ad est del paese e, inoltre, il progetto per l’estensione della beach city a Den Haag insieme allo studio di architettura Shift. La differenza in termini di contributo tra questi progetti sta nel ruolo che la progettazione del paesaggio assume all’interno del processo. Prendere parte a delle collaborazioni con grandi studi di architettura significa da una parte una grande occasione di crescita per lo studio, considerando anche le difficioltà legate all’affermazione del ruolo che il progetto del paesag19


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gio ricopre all’interno del processo. Lo dico con ironia, ma è vero che, a volte, il paesaggio non ha la stessa priorità in tutti i progetti. È molto divertente e stimolante per noi quando la gestione del progetto è totalmente nelle nostre mani. D: Cosa significa per te “landscape” e quale è la vostra “mission”? R: Per me incarna quello che anche un auto o un edificio puòpotenzialmente essere: È un oggetto di design, ma con un aspetto pratico, che non è sempre progettato come tale ma può diventare iconico e spettacolare. Mi riferisco ad un paesaggio artificiale in cui non sempre c’è un artefice/autore. Una delle mie citazioni preferite al momento è: all inclusive landscapes. C’è ancora qualcosa da aggiungere al concetto di parco moderno e quello più tradizionale sta effettivamente mutando – non è piu solo un spazio di risulta che diventa un parco: è 6

il cuore, il punto di partenza di nuove aree di sviluppo – sono progetti di riuso di vecchie strutture in disuso che ne trasformano il significato stesso (high line NY), sono esempi di tecnologia (strutture sotterranee); sono connessioni lente all’interno della città, spazi democratici e non discriminanti, per tutte le classi sociali – oh e ci si può sedere sul prato e semplicemente fare un pick nick. D: Quale è, secondo te, il futuro del “landscape design”? R: Ciò che spero e che effettivamente riusciremo a fare un salto con un approccio autentico sostenibile come il “cradle to cradle”. Il nostro progetto per il distretto di Bijlmer, ad esempio, è pensato per essere realizzato reciclando l’80% dei materiali presenti nel sito – si tratta di una ex prigione e una delle idee è riutilizzare le porte del carcere come ringhiere dei ponti pedonali. Cinicamente, nel futuro vediamo che il cambiamento climatico e gli scenari post disastro costituiscano un ambito con un grande potenziale. Nei Paesi Bassi abbiamo una forte tradizione nella progettazione di paesaggi, che necessitano di essere ricostruiti al meglio spesso dopo essere stati danneggiati o distrutti a seguito di un’inondazione. D: Progetti futuri… R: L’ufficio ha recentemente vinto un importante concorso pubblico ad Amsterdam in collaborazione con OMA (per l’ex carcere nel quartiere di Bijlmer); ci stiamo attualmente occupando di un progetto di ricerca sui paesaggi perduti (dove un grave disastro ha danneggiato gravemente le attivita umane); saremo i relatori al Deisgn Indaba festival in Capetown questo febbraio.


Focus progetti

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Solana Ulcinj Montenegro

year: 2016 size: 100 - 1000 ha type: landscape design client: Ministry of Sustainable development and Tourism, Government of Montenegro La decrescente produttività della Salina Ulcinj mette a repentaglio la sua futura esistenza come santuario della flora e della fauna locale, nonostante l’inestimabile valore ecologico dell’area, che è un importante tappa lungo la rotta migratoria adriatica di un innumerevole quantità di specie di uccelli. Questi vengono attirati dalla ricchezza nutritiva del suolo salino e questa affascinante biodiversità attira molti appassionati nel campo dell’ornitologia. Da qui nasce l’idea della Piramide delle Specie, una proposta di riqualificazione delle strutture della salina con fini di futuro rilancio economico e consolidamento della biodiversità della Salina Ulcinj. Il concetto di “iperdiversità” si pone come valore aggiunto a questo progetto resiliente: la salina genera un vasto ventaglio di vita naturale, colori, visitatori- e quindi lavoro- attraverso una gestione

sapiente dei diversi livelli di salinità dell’acqua e del suolo, luoghi di riparo e ombreggiamento. Il progetto per la Salina Ulcinj è esemplare per quanto riguarda la resilienza: imparare dagli errori e dimostrare il valore rigenerativo della natura, in convivenza e reciproco beneficio con la presenza dell’uomo. L’unicità del progetto produce un potenziale ecológico di 1000 specie. Questo progetto è stato esposto al padiglione del Montenegro a Venezia durante la biennale di architettura del 2016. Commissionato da Dijana Vucinic (Ministero dello sviluppo sostenibile e del turismo), curato da Bart Lootsma e Katharina Weinberger, il Padiglione del Montenegro è stato classificato nella Top 10 della Biennale 2016 dalla rivista Dezeen.

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Master plan Torhout

year: 2017 size: 10 - 100 ha type: urban design client: Municipality of Torhout, BE 10

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Didascalie immagini 1

LOLA Landscape Team, foto marzo 2017

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OMA + LOLA Landscape Architects + FABRICations + AM Real Estate

7-8-9-10-11 Solana Ulcinj Montenegro, LOLA Landscape Architects 12

Master plan Torhout, LOLA Landscape Architects

Il masterplan per la città belga di Torhout, nelle Fiandre Occidentali, non rappresenta una completa trasformazione della cittadina, ma si focalizza sul cambiamento di alcune aree il cui mutamento può anche rappresentare un sostanziale e fattibile miglioramento. Pertanto, il masterplan può essere considerato come una somma di specifici progetti in cui ognuno dei quali apporta un valore aggiunto alla città. Il progetto si basa sull’ idea di rendere il mercato settimanale una vera e propria attrazione/evento per la citta’ ed i suoi dintorni, diventando il punto di partenza del nuovo design della piazza mercato. Abbiamo perciò deciso di utilizzare una pavimentazione a righe che segua la dimensione necessaria del mercato. La leggera rotazione angolare tra le linee assorbe le attuali irregolarità della piazza, trasformandola in una superfice liscia e in uno spazio continuo. Ogni elemento, arredi urbani, parcheggi, ecc. sono posizionati in modo da assicurare la visuale e continuità fisica lungo la piazza anche per altri usi, da quello quotidiano a quelli speciali. La moltitudine di spazi intimi, costituiti da vicoli e corti all’interno del centro storico costituiscono una contraddizione rispetto allo spazio centrale della piazza pubblica. Essi formano un layer extra che puo essere scoperto dal visitatore o che è visibile solo se si è a conoscenza. La nostra proposta è stata quella di trasformazione un totale di sette luoghi in giardini occulti che esprimono l’invisibile lato emozionale degli abitandi di Torhout. Tutti i giardini sono connessi alla piazza principale del mercato e possono essere raggiunti a piedi. Ogni giardino si riferisce ad elementi tipici del paesaggio della città: il bosco, i campi, il castello, il ruscello, i fiori di senape, le ceramiche ed i produttori di birra. La congiunzione di questi elementi forma l’iconografia di Torhout: una rappresentazione narrativa della sua vita quotidiana. Per maggiori approfondimenti si rimanda al sito: http://lola.land/


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TERRITORIALMENTE Il Museo. Un Museo: il MARCA (Museo delle Arti di Catanzaro) di Bruno Bevacqua Storico dell’Arte

Struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio. (Articolo 101 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio - D.L.vo 42/2004 - definizione di Museo). A museum is a non-profit, permanent institution in the service of society and its development, open to the public, which acquires, conserves, researches, communicates and exhibits the tangible and intangible heritage of humanity and its environment for the purposes of education, study and enjoyment. Il Museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto. (Definizione di Museo enunciata nello

statuto ICOM, International Council of Museums – UNESCO) Nella Teogonia di Esiodo si narra che Zeus ebbe da Mnemosine nove figlie, le nove Muse (Clio, Urania, Melpomene, Talia, Tersicore, Erato, Calliope, Euterpe e Polinnia), fanciulle gioconde che fecero della danza e del canto le loro “armi” per sconfiggere le angustie e le sofferenze. In età ellenistica fu attribuito a ogni Musa un campo specifico della poesia, di cui la stessa Musa fu diretta ispiratrice e protettrice: Clio fu la Musa del canto epico (e per estensione anche della storia), Urania dell’epica astronomica, Melpomene della tragedia, Talia della commedia, Tersicore della lirica corale, Erato della poesia amorosa (in seguito anche della geometria e della mimica), Calliope dell’elegia, Euterpe del suono del flauto e della lirica in genere e Polinnia della danza e del canto sacro (foto 1). Tali attributi dati alle nove fanciulle non furono mai fissi e vennero cambiati di continuo a bizzarria dei poeti che se

ne occuparono. Le Muse, nel tempo, divennero sempre più le protettrici di ogni umana sapienza affiancando gli dei, ai quali era affidata la sorveglianza sull’educazione fisica e sulla formazione spirituale dei giovani.

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In virtù di questa loro molteplice influenza, alle Muse fu dunque dedicato il Museion, un edificio fatto costruire da Tolomeo I ad Alessandria d’Egitto (annesso alla biblioteca) dove si riunivano filosofi, scienziati e studiosi a discutere e a pro-


durre sapere. Luogo di insegnamento, fu per secoli la più importante istituzione culturale del mondo ellenistico. Nel mondo antico questo edificio divenne il luogo dove conservare le collezioni di opere d’arte; i più famosi furono quelli che si formarono nei templi, nei santuari, nei donari e nelle case dei principi. A Roma l’arrivo di bottini di guerra si trasformò in occasione per la costruzione di musei destinati al pubblico godimento. Nacquero raccolte di opere d’arte anche durante il Medioevo (in Occidente furono chiamate “tesori”) presso grandi abbazie e cattedrali e custodivano perlopiù reliquie. Tra i grandi collezionisti che la Storia ricordi c’è Federico II di Svevia, appassionato e curioso conoscitore che mise insieme opere d’arte e di curiosità scientifiche, dando inizio al tipo di museo enciclopedico ante litteram. Momento cruciale per l’evoluzione dell’idea di museo fu la donazione nel 1471 di alcune statue al popolo romano da parte di Sisto IV (tra queste la Lupa e lo Spinario provenienti dal Palazzo del Laterano). Si costituì il nucleo originario dei Musei Capitolini che divenne la prima raccolta pubblica rinascimentale, arricchita successivamente dalle donazioni e dall’acquisto di altre importantissime collezioni. Le prime e più significative raccolte di curiosità e rarità artistiche del Rinascimento, esposte negli “studioli” e nel “gabinetti”, si diffusero prevalentemente in Toscana, nel Veneto e a Roma (tra le più note vi furono quelle di Lorenzo il Magnifico, delle famiglie Gonzaga, Este, Sforza, di alcuni cardinali e di ricchi antiquari). Rimanendo a Firenze, nel 1581 furono sistemate le gallerie degli Uffizi (foto 2) che divennero la seconda sede

museale al mondo, superando le strutture espositive allora note. Queste prime forme museali si diffusero nelle grandi corti d’Europa; note erano le raccolte di Rodolfo II a Praga, quelle di Alberto di Baviera a Monaco e di Augusto I a Dresda. 2

In Italia alcune grandi famiglie gentilizie formarono e sistemarono le loro collezioni nelle proprie dimore, tra le più celebri vi furono quella Gonzaga (in gran parte acquistata da Carlo I d’Inghilterra nel 1627), Farnese (nel 1731 passò in eredità a Carlo III di Borbone che la fece trasferire a Napoli e fu sistemata nel palazzo di Capodimonte fatto costruire appositamente). Questa nuova concezione di presentare le opere investì anche la Francia che nel 1681, a Parigi, su suggerimento di Mazzarino, vide aprire le porte della Galerie d’Apollon, primo nucleo del futuro museo del Louvre. In Italia e in Europa il Settecento coincise con la nascita del concetto di bene artistico inteso come patrimonio di pubblico godimento e molte collezioni divennero accessibili a tutti: a Londra, grazie all’acquisto della collezione Sloane e delle biblioteche Harley e Cotton da parte del governo, fu creato il primo nucleo del British Museum, inaugurato nel 1759 (foto 3).

Dieci anni dopo, a Firenze il granduca Leopoldo aprì gli Uffizi le cui collezioni nel 1789 divennero pubbliche. Il secolo si chiuse con l’apertura al pubblico del museo del Louvre nel 1793. Nell’Ottocento nacquero molti musei in tutta Europa; ovunque si diffusero i 3

musei nazionali, allestiti in nuove costruzioni architettoniche, suddivisi in settori diversificati del sapere: storia, arte, arti applicati, scienza, tecnologia ecc. In Italia si diffuse sempre più la tendenza a utilizzare edifici storici come sedi museali e a conservare le collezioni nelle loro sedi d’origine. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si affermarono le gallerie private e le mostre temporanee generando un cambiamento sostanziale del concetto di museo. A partire dagli anni 1920 i progettisti abbandonarono lo stile storico che aveva caratterizzato la costruzione delle sedi museali creando nuovi criteri di ambientazione, esposizione e illuminazione più funzionali alle opere. Il museo diviene in questo modo un centro promotore di ricerche e studi legati al territorio e all’ambiente che lo accoglie. Si dota di archivi, gabinetti di restauro, biblioteche aggiornate di continuo, sale multimediali, depositi. Questo nuovo impulso trova attuazione nei musei americani e da qui si diffon25


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de ovunque (basti qui citare il Museum of modern art di New York, fondato nel 1929, con la sede progettata da P.L. Goodwin e E. Stone nel 1939, ampliata da P. Johnson nel 1953, 1964, da C. Pelli nel 1984 e da Yoshio Taniguchi nel 2004, foto 4). Molti sono anche stati i recuperi a uso museale di palazzi e impianti dismessi come ad esempio, in Italia, il Nuovo Polo Espositivo dei Musei Capitolini realizzato a Roma nel 1997 nella ex Centrale Termoelettrica Montemartini. Il museo presenta al visitatore, accostati, 5

due mondi totalmente opposti come l’archeologia classica e l’archeologia industriale (foto 5). 6

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E di riuso si è trattato anche per il MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro (foto 6-7), allestito nei locali dell’ottocentesco palazzo della nobile famiglia Marincola situato nel centro storico della città, già sede di un Istituto Provinciale per Sordomuti fondato nel 1859 dal vescovo De Franco. Inaugurato nel marzo del 2008, il museo svolge il ruolo di polo museale polifunzionale e mette in stretto dialogo l’arte antica con quella contemporanea. Il ricco patrimonio artistico in esso custodito abbraccia un arco temporale che va dal Cinquecento al Novecento con opere provenienti dalla Pinacoteca e dalla Gipsoteca del Museo Provinciale di Catanzaro che oggi costituisce la collezione permanente del museo. Le mostre temporanee dedicate all’arte contemporanea vengono allestite nelle sale del primo piano e in quelle del piano seminterrato. Tra le opere della pinacoteca si conservano veri e propri tasselli della storia artistica e devozionale della città; è questo il caso della Madonna della ginestra dipinta su tavola da Antonello de Saliba nel 1508 per il monastero dell’Osservanza (foto 8) e della Croce reliquiario del 1535 realizzata da Michele De Anzoi. Altri capolavori ivi esposti sono i Due filosofi Eraclito e De-

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mocrito (quarto decennio del Seicento) dipinti su tela da Mattia Preti (foto 9), l’artista più importante e rappresentativo della Calabria (si tratta di un’opera frutto della collaborazione tra i due fratelli Preti); la Madonna col Bambino in gloria di Battistello Caracciolo, 1607-1615 (foto 10); le opere del calabrese Andrea Cefaly (Cortale 1827 – ivi 1907), intrise di autentico sentimento verista (foto 11). 9

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Nella gipsoteca, le cui opere in gesso e in marmo che la compongono sono presentate lungo il percorso espositivo, sono presenti le creazioni dell’artista Francesco Jerace (Polistena 1853 – Napoli 1937) imbevute di cultura accademica e di riflessi naturalistici, donate alla città di Catanzaro dalla figlia dello scultore nel 1966 (foto 12-13). 12

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Ampio spazio è stato destinato negli anni all’arte contemporanea nella logica del dialogo con le tendenze artistiche più innovative che hanno segnato la scena artistica e con i centri nazionali e internazionali dove tali linguaggi sono nati e si sono sviluppati. Il MARCA ha pertanto assunto una posizione privilegiata, divenendo un luogo identitario nel quale la popolazione può riconoscersi; un polo culturale che ha colmato una lacuna importante che relegava la città a un circuito artistico-culturale periferico (se non locale!), riuscendo a ospitare mostre di ampio respiro capaci di interloquire con i grandi circuiti dell’arte contemporanea. L’artista chiamato ad aprire la fitta programmazione non poteva che essere Mimmo Rotella, catanzarese di nascita, fautore del décollages, procedimento artistico orientato verso un nuovo realismo. L’esposizione è stata curata da Alberto Fiz in collaborazione con la Fondazione Mimmo Rotella e ha proposto una serie di grandi opere realizzate tra il 1980 e il 2004 radunate sotto il titolo di Lamiere (30/01/2009 - 30/03/2009); (foto 14-15). Tante sono poi state le esposizioni svoltesi nelle sale del museo che hanno visto una grande partecipazione di critica e di pubblico; basterà citare in

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questa sede quelle di Alex Katz, Dennis Oppenheim, Antoni Tàpies, Alessandro Mendini, Michelangelo Pistoletto, Mauro Staccioli, la collettiva BerlinOttanta, Enzo Cucchi, Evan Penny, Daniel Buren, Angelo Savelli, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, per giungere infine a Oltre gli stereotipi la personale del fotografo Raffaele Montepaone (foto 16-17). Un occhio di riguardo è stato rivolto alle “voci” dei giovani artisti meritevoli, operanti nel ter16

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28 ritorio regionale, perseguendo la logica utile e necessaria del far crescere i talenti, promuovendoli e spingendoli verso nuovi e più avvincenti contesti artistici e sedi espositive di fama mondiale. Questo e molto altro è il MARCA di Catanzaro, voluto e promosso dall’Amministrazione Provinciale per farne una “casa delle culture”, un luogo di crescita e di conoscenza, uno scrigno della memoria storica cittadina, uno straordinario crocevia dove il linguaggio universale dell’arte incontra la città, in cui, nel corso degli anni, non è mancata la partecipazione di ottimi Curatori di mostre, importanti e colti Critici e Storici dell’arte, menti brillanti della società civile, direttori artistici preparati e appassionati – come lo è l’attuale Rocco Guglielmo, direttore della fondazione omonima –, tutti uniti nello stesso intento: tenere vivo il sacro fuoco della cultura che fa emancipare la mente e incentiva i processi conoscitivi, mettendo inoltre in circolo una sana e virtuosa gestione economica della “cosa” pubblica. 18

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Indice foto 1

Gruppo statuario delle Muse nei Musei Vaticani (Sala delle Muse). h t t p s : / / w w w. 1 s t d i b s . c o m / a r t / photography/color-photography/ massimo-listri-musei-vaticani-saladelle-muse-rome/id-a_354162/ 2 Johann Zoffany, Veduta della Tribuna degli Uffizi, 1776, Windsor, Royal Collection; il dipinto illustra una seduta di studio delle opere più famose delle collezioni medicee da parte di conoscitori d’arte, diplomatici e nobili visitatori inglesi. https://it.wikipedia.org/wiki/ Tribuna_degli_Uffizi_(Zoffany) 3 Facciata d’ingresso del British Museum a Londra. https://en.wikipedia.org/wiki/ British_Museum 4 Facciata d’ingresso del Metropolitan Museum of Art (The Met) a New York. https://it.wikipedia.org/wiki/ Metropolitan_Museum_of_Art 5 Sala delle Caldaie, Centrale Montemartini, Roma. https://www.romeguide.it/musei/ montemartini/centralemontemartini. html 6-7 Facciata d’ingresso del MARCA (già Palazzo Marincola) e installazione esterna (Alicia Martin, Biografias) a corredo della mostra Bookhouse. La forma del libro, 2013. https://www.paesionline.it/italia/ foto-immagini-catanzaro/94498_ museo_marca_catanzaro Ph. Antonio Renda - http://www. artribune.com/report/2013/07/ larte-a-forma-di-libro/ 8 Antonello de Saliba, Madonna della ginestra, olio su tavola, 161x98 cm, 1508, MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. http://www.archimagazine.com/ rmarca.htm 9 Mattia Preti, I due filosofi (Eraclito e Democrito), olio su tela, 152x202 cm, 1630 – 1640 ca., MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. http://www.archimagazine.com/ rmarca.htm

10 Battistello Caracciolo, Madonna col Bambino in gloria, olio su tela, 150x220 cm, 1607 – 1615 ca., MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. Ph. Elena Bitonte 11 Andrea Cefaly, Paolo e Francesca, olio su tela, 111x162 cm, 1878, MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. http://www.archimagazine.com/ rmarca.htm 12 Francesco Jerane, Victa, marmo, 1890, MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. Ph. Anna Rotundo - http://www. famedisud.it/il-vibrante-realismodi-francesco-jerace-suggestioni-delsuo-genio-creativo-nelle-collezioni-incalabria-e-nel-resto-del-mondo/ 13 Francesco Jerane, Il mito di Demetra, frammento in gesso, 1910 - 1914, MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro. Ph. Anna Rotundo - http://www. famedisud.it/il-vibrante-realismodi-francesco-jerace-suggestioni-delsuo-genio-creativo-nelle-collezioni-incalabria-e-nel-resto-del-mondo/ 14 Mimmo Rotella, Billy the Kid, 1989, Décollage e sovrapittura su lamiera, collezione privata. http://www.archimagazine.com/ rlamiere.htm 15 Mimmo Rotella, Robbers, 1990, Décollage e sovrapittura su lamiera, Milano, Fondazione Marconi. http://www.archimagazine.com/ mmimmorotella.htm 16 Michelangelo Pistoletto e Alberto Fiz accanto alla Venere degli stracci esposta in una delle sale del MARCA in occasione della quinta edizione del festival Intersezioni, 2010. http://www.gettyimages.it/evento/ day-with-italian-artist-michelangelopistoletto-109359387 17 Evan Penny, Old Self. Portrait of the Artist as He Will -Not- Be #1. Variation of 4 – MARCA, 2012. h t t p : / / w w w. a r t r i b u n e . c o m / report/2012/06/evan-pennyinganna-e-cattura/ 18-19 Due scatti nelle sale della Pinacoteca e della Gipsoteca, MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro. Ph. Elena Bitonte


GOODESIGNNEWS Catanzaro Design Week MATERIA Independent Design Festival Intervista a Domenico Garofalo e Giuseppe Anania di Jole Tropeano architetto

Quattro giorni: dal 14 al 17 settembre. Una main location: il complesso Monumentale del San Giovanni. Due collateral location: le gallerie della Catanzaro sotterranea e l’Ex-Stac. Un Km del design: 10 vetrine e pranzi informali in centro con i designer. Una città: Catanzaro. Un trait d’union: il Design. Gli architetti Domenico Garofalo e Giuseppe Anania di Officine AD ci descrivono la seconda edizione della Catanzaro Design Week – MATERIA Independent Design Festival. D. Partiamo dall’inizio. Da dove nasce l’idea e che cos’è la Catanzaro Design Week -Materia Independent Design Festival? R. La nostra design week nasce come una grande sfida nella nostra terra. Alla fine di percorsi universitari e di vita che ci avevano allontanati dalla nostra città (Domenico a Milano e Giuseppe a Reggio Calabria) abbiamo deciso di tornare a Catanzaro, aprendo un laboratorio di architettura e design, Officine Ad, nel centro storico, rimanendo in maniera convinta e, tra le altre cose, inventandoci con coraggio un format sul design in una terra in cui il design non ha mai inciso granché. Catanzaro Design Week è un progetto, con format innovativo sviluppato per la prima volta in Calabria, che ha l’obiettivo di creare una rete che mappa il mondo del design autoprodotto, dell’artigianato e delle produzioni industriali, avviando processi di valorizzazione dei prodotti e del territorio. La mission è creare connessioni tra l’esperienza dell’artigianato e la capacità di innovazione del design, per

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30 la progettazione di prodotti con origini radicate nella tradizione, ma ri-pensati verso il futuro. Da qui vogliamo partire per promuovere lo sviluppo della produzione e del mercato del nostro territorio, aumentando l’appeal di una terra ricca di potenzialità e piena di artigiani che basano il loro lavoro su tecniche e processi unici, radicati nella cultura dei luoghi, nella memoria e nelle tradizioni tramandati per generazioni. Un nuovo “HANDMADE CALABRIA”, una forte operazione di marketing territoriale. Su questa premessa l’intero progetto si plasma su un’identità legata ai luoghi e al saper fare, dando vita al MATERIA Independent Design Festival. Nella sua II edizione appena conclusasi, l’evento ha fatto registrare numeri importanti (circa 8.000 visitatori) e grande rilevanza sui più importanti media e riviste nazionali di settore, imponendosi

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velocemente come uno dei festival di riferimento in Italia in materia di design. D. BASE, il complesso monumentale del San Giovanni, si è trasformato per quattro giorni in percorso espositivo, ma anche luogo di eventi e aperi-talk con architetti e designer, dando vita a diverse configurazioni di uno stesso spazio. Ci parlate di questi momenti? R. Il format è studiato sulle potenzialità del territorio e sul tessuto sociale esistente, con un forte valore specifico identitario. Siamo stati in giro per l’Italia e all’estero per visitare e analizzare tante realtà ed eventi sul design, di ognuno abbiamo cercato di individuare spunti innovativi, cercando nello stesso tempo di capire quale potesse essere il valore aggiunto e distintivo da portare nel nostro progetto. La Calabria è lontana dai brand e dalle grandi aziende, quindi abbiamo deciso di 4


puntare sul design indipendente, autoprodotto o prodotto da artigiani locali che si contaminano con designer nazionali e internazionali per creare un nuovo “prodotto Calabria” capace di fare il salto, su tutta la filiera, dal punto di vista morfologico, tipologico e tecnologico. Il format è caratterizzato da una combinazione di attività formative e ludiche tenute con atteggiamento informale e interattivo: Design exhibition, AperiTalk, Workshop, Design experience, Installazioni interattive, a pranzo col Designer, Eventi musicali sperimentali serali. Il complesso monumentale del San Giovanni si è trasformato per quattro giorni in una Base culturale complessa con l’esposizione dei prodotti di numerosi giovani designer provenienti da tutta Italia, di aziende calabresi con focus tra tradizione e innovazione, installazioni interattive di artisti del calibro di Massimo Sirelli, eventi serali, esposizione di prodotti e aperi-talk con ospiti nazionali e internazionali come Fabio Rotella, Antonio Aricò, lo chef stellato Luca Abbruzzino, Peppino Lopez, Marco De Masi, Azzurra Di Lorenzo, Francesco Schiavello. In particolare attraverso TEMI specifici di Design identitario, food design, design for kids, social design, eco-design e il design incontra l’industria, tutte le attività sono state caratterizzate da atteggiamento informale e sperimentale generando “contaminazioni contemporanee”. Vuoi mettere il piacere di ascoltare e interagire con designer di livello internazionale, nel chiostro di un bene culturale ricco di storia bevendo uno spritz? D. Le stanze dell’Ex Stac, in parte allestite con una mostra fotografica a cura dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, si sono trasformate in un Design-Lab. Ci raccontate i due workshop? R. L’Ex Stac denominato per l’occasione “Design Lab” per il concept di laboratorio fattivo del festival, ha ospitato due workshop estremamente partecipati della durata di una giornata ciascuno: il primo “Eco Design: Cardboard light” tenuto dall’Arch. Giorgio Caporaso e patrocinato da Comieco ha permesso ai partecipanti di realizzare un prodotto di design in cartone lavorando in gruppi a stretto contatto con uno dei massimi esperti in Italia in questo ambito specifico, il secondo “La stampa 3D applicata: Design, Robotica, Ambiente Medicale” a cura di 3D Art Revolution Catanzaro ha visto l’applicazione delle nuove tecnologie al design nei diversi campi dell’epoca contemporanea. Inoltre, sempre in questa seconda location, l’area living dei workhop è stata allestita da Turco per l’arredamento con prodotti pluripremiati della prestigiosa

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azienda Calia di Matera. Infine si è potuto ammirare il progetto fotografico dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro “Un altro punto di vista”, un omaggio al centro storico del capoluogo di regione. 7

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32 D. Cos’è, invece, l’Underground Design Experience? R. Le Gallerie del S. Giovanni sono state caratterizzate dall’“UNDERGROUND DESIGN EXPERIENCE”, un viaggio all’interno della Catanzaro sotterranea, con all’interno la “Tree of light”, mostra personale di Mario Naccarato presentata da Ecoplanner e con l’ulteriore esposizione sul “Design (S)conosciuto” con alcuni degli oggetti che scandiscono e semplificano la nostra vita quotidiana; la nascita di ognuno di questi prodotti è stata accolta nella storia come un evento che ha migliorato la vita di milioni di persone. Inoltre è stato possibile scoprire l’intero percorso delle Gallerie attraverso un’emozionante visita guidata per tutto il loro sviluppo. Questa esperienza è stata vissuta da circa 1.000 persone, facendo rivivere un luogo pieno di potenzialità. Precisiamo, inoltre, che le differenti tre prestigiose location sopra descritte, sono state protagoniste del “KM DEL DESIGN” insieme anche alle installazioni e il coinvolgimento di 10 attività commerciali del centro storico che hanno visto le proprie vetrine contaminate da 10 artisti dell’accademia delle Belle Arti di Catanzaro a cura di Simona Caramia e dal format “a pranzo col designer” con gli ospiti Giorgio Caporaso e Azzurra Di Lorenzo che, in maniera informale, hanno trattato i temi eco design e fashion design nei locali di ristoro del centro storico, questo ha permesso alla manifestazione di esplodere dai tre contenitori ed incontrare maggiormente la città. D. Quest’anno la borsa di ricerca “Product design Guglielmo Papaleo” è stata consegnata alla giovane designer Imma Matera, con “Cumula”. Ci descrivete quali sono le qualità e le caratteristiche del prodotto che hanno convinto la giuria nell’assegnazione del premio? R. Il prodotto “Cumula” della giovane designer materana Imma Matera ha vinto la borsa di ricerca “Product design 8

Didascalie immagini 1

Complesso monumentale del San Giovanni, sala con esposizione giovani designer

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Cumula di Imma Matera, Primo Premio Guglielmo Papaleo

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Conca di Luca Maci, Menzione E. Sottsass

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Oplàmp di Sapiens, Menzione E. Sottsass

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Aperitalk con Marco De Masi

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Evento serale nel chiostro del San Giovanni

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Gallerie sotterranee del San Giovanni, esposizione

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Esposizione azienda Le mani

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Lampada di Marco De Masi

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Lanificio Leo, tappeto LudusLudus

Guglielmo Papaleo”, offerta dall’azienda Guglielmo Spa da sempre vicina con entusiasmo e passione al nostro festival in qualità di Main Partner. “Cumula” è stato premiato dalla commissione formata dagli ospiti nazionali e internazionali perché “reinterpreta in modo giocoso e ironico un oggetto di uso quotidiano, frutto dell’incontro fra tradizione e innovazione, che ci riporta all’importanza della gestualità, ma allo stesso tempo ci restituisce un’esperienza fortemente identitaria”. D. Progetti per il futuro? R. Diversi. Tra questi sicuramente potenziare il nostro festival e renderlo con umiltà, ma anche con grande ambizione, sempre più identitario, completo e incisivo: non un bell’evento spot che richiama l’attenzione di tutti per una settimana ma un progetto complesso che possa innescare meccanismi e generare nuove modalità operative in tutta la filiera, indotto, prodotti e commercializzazione nel resto del mondo per un nuovo “Handmade Calabria”. 9

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MATERIALMENTE Questa nuova rubrica nasce con il duplice intento di conoscere le materie prime del progetto architettonico e come le stesse materialmente diventino materiali, dal ciclo produttivo di trasformazione, lavorazione fino all’applicazione in architettura e design d’arredo.

Per fare un tavolo ci vuole il legno (ma anche un falegname) a cura di Antonio Menniti della Menniti & Mercuri Descrivere quali tipi di legno sono quelli più utilizzati per la produzione di mobili, quali caratteristiche devono avere. Nell’arredamento moderno vengono impiegati molteplici tipologie di legno e loro derivati. Ciò dipende fondamentalmente dal tipo di arredamento e dalla qualità che si vuole esprimere. Per esempio, l’arredamento richiesto dalla grande distribuzione (centri commerciali, grandi magazzini) in genere deve sottendere a determinate caratteristiche ergonomiche e pratiche. In questo caso vengono utilizzati derivati del legno quali truciolari e nobilitati, impiegando masselli e multistrati solo in rare occasioni. I pannelli truciolari sono composti di frammenti di legno di varie dimensioni rivestiti da polveri più fini e sottoposti a pressatura. Il risultato è un pannello leggero, liscio con proprietà meccaniche discrete. I nobilitati sono pannelli truciolari rivestiti di carta melaminica (foglio sintetico d 1/10 mm) su cui viene stampata l’essenza lignea. Diverso discorso per arredi di location importanti quali alberghi, sale meeting,

office, arredi privati ed arredi sacri. In questo caso vengono impiegati essenze lignee pregiate di massello (noce, mogano, palissandro, teak ecc.), impiallacci di legno pregiato ovvero impiallacci ricomposti. La struttura verrà realizzata con multistrati, listellari e masselli. I multistrati sono strati di legno incollati tra loro con verso incrociato. Rispetto al truciolare, presenta proprietà meccaniche migliori in ogni direzione. Il listellare è il derivato più vicino al legno massello essendo composto da listelli con sezione tra i 5mm ed i 30 mm, incollati tra loro e rivestiti da pannellatura (MDF o essenze lignee). I pannelli sono genericamente usati per la realizzazione delle strutture portanti dei mobili. Cosa è una macchina a controllo numerico e come funziona. Una macchina a controllo numerico è essenzialmente una macchina tradi-

zionale le cui azioni sono subordinate ad un sistema elettronico a logica programmabile. La macchina si compone di un sistema CAD/CAM. Il sistema CAD (computer aided design disegno assistito da computer) si occupa della parte progettuale. Generalmente si impiega un computer con un programma grafico per disegnare le silhouette del pezzo ed i fori necessari per il successivo assemblaggio. Una volta completata questa fase, il programma restituisce un file che viene dato in input al sistema CAM (computer aided manifacturing – produzione assistita dal computer). Questa parte interloquisce con la macchina dandogli le istruzioni per la realizzazione del pezzo. Ovviamente tutte le fasi vanno gestite e controllate sempre da almeno una risorsa umana. 33


34 Come funziona una piallatrice La pialla è una macchina tradizionale ed è fondamentale nel ciclo lavorativo. Ha origini antichissime e già ai tempi dei romani aveva assunto le forme attuali. L aversione a mano si compone di una piastra piana su cui si monta in obliquo una lama. Il movimento longitudinale da parte dell’operatore sul piano della tavola permette alla pialla di estrudere ad ogni passaggio parte del legno. Ripetendo il processo si ottiene il risultato voluto. Per lavorazioni industriali, oggigiorno, vengono impiegate macchine utensili che utilizzano lo stesso principio, ma con dimensioni importanti. Esistono due tipi di piallatrice: pialla a filo e pialla a spessore. La prima serve per levigare il legno massello mettendo perfettamente in piano le tavole. E’ composta di una struttura in ghisa con un piano da cui fuoriesce una parte di tamburo ruotante su cui sono montate le lame. L’operatore fa scivolare la tavola da piallare lungo il piano. Quando la tavola incontra il tamburo, le lame montate su di esso operano la piallatura lungo l’asse longitudinale. La seconda macchina, propedeutica alla prima, serve per ridurre lo spessore delle tavole una volta che almeno una faccia di esse sia stata precedentemente messa in piano. L’operatore inserisce la tavola prece-

dentemente piallata in un foro – dove si trovano a sandwich un piano ed un tamburo con le lame – che fuoriesce dalla parte opposta debitamente piallata allo spessore richiesto. Quali sono le vernici più usate e come vengono effettuate le lucidature. Le vernici più utilizzate sono quelle acriliche, poliuretaniche ed all’acqua. Ovviamente ognuna di questa produce un effetto diverso. Le vernici acriliche danno un effetto naturale e non creano spessore sul legno (effetto bagnato, effetto legno nudo, opaco e lucido). Le vernici poliuretaniche sono le più economiche e creano invece una pellicola sul legno rendendo un effetto plastificato. Le vernici all’acqua sono atossiche e si impiegano per manufatti soggetti ad effetti atmosferici. Che differenza c’è tra una produzione di oggetti legata all’uso temporaneo (tipo eventi o fiere) e all’uso permanente (mobili). La differenza risiede principalmente nell’impiego che si fa del manufatto. Le

installazioni in genere, siano esse location o veri e propri corpi di arredo artistico, devono osservare una condizione basilare: la possibilità di smontare e rimontare i manufatti mantenendo la loro interezza. Ciò è possibile solo avendo determinate accortezze nella fase di progettazione dei singoli elementi e dei relativi sistemi di assemblaggio che permettano contestualmente di avere manufatti solidali e facilmente smontabili. Per contro, i mobili classici devono mantenere un connotazione di solidità e durabilità nel tempo. In questo caso viene posta maggiore cura nei dettagli ed i sistemi di assemblaggio vengono determinati in funzione delle caratteristiche su menzionate.


“Sonos & Pulse“ architetture e vibrazioni nel paesaggio dell’angolo acuto. di Rotundo Maria Giada dott.ssa in architettura

TAV. 1 - INTRO Introduzione al tema della tesi – Architettura e Musica attraverso le: PROSPETTIVE SONORE Le prospettive sonore- punti di vista tratti da uno dei testi “Spazio sonoro“ di Roberto Favaro (incluso nella bibliografia) e rappresentano i rapporti che intercorrono tra la Musica e lo Spazio e viceversa. Prospettiva Sonora 1: Musica dello spazio intesa come l’insieme di tutti i suoni, dei rumori, delle voci, dei silenzi all’interno dello spazio che ci circonda. Vengono citati Erik Satiè – Brian Eno – John Cage in quanto esploratori della sonorizzazione ambientale e si introduce il concetto di Paesaggio sonoro. La musica della città invece è la musica di strada, ossia come espressione del contesto urbano (ad esempio il Rap a New York oppure il Rai a Marsiglia). Prospettiva Sonora 2: Spazio della Musica tutti gli spazi consacrati alla musica che soprattutto con l’avvento di nuove tecnologie hanno acquisito nuove forme, come ad esempio il Padiglione Philips di Le Corbusier – Il Teatro Anatomico di

Padova o il Centro Pompidou a Parigi. La musica per la città invece è quella musica specifica per lo spazio urbano, veicolata attraverso dei dispositivi o il ri-uso di spazi abbandonati (ad esempio i rave party.) Prospettive Sonore 3: Musica nello spazio ossia le modalità con cui questa viene diffusa nello spazio, pensata in funzione del riverbero della diffusione e combinazione dei suoni con l’ambiente, le fonti sonore; Andrea e Giovanni Gabrielli distribuiscono i cori all’interno della Basilica di San Marco a Venezia, per arrivare a Stockhausen o Iannis Xenakis. La musica nella città invece è quella musica che vive all’interno della città stessa, indipendente, senza una specifica funzione urbana. Prospettiva Sonora 4: Spazio nella musica dove è l’architettura ad entrare nello spazio della musica, come idea, come struttura, regolamentandone le forme ed i contenuti; parole chiave: architettura del suono, musica descrittiva, sinestesia. La musica della città sono quelle musiche che fanno della città la materia stessa della composizione. (Che è un po’ quello che abbiamo fatto noi attraverso le registrazioni della città e l’incisione su vinile, un disco dove il compositore è proprio la città stessa.) 35


36 • è possibile abitare la musica? E se lo stessimo già facendo senza rendercene conto? • le città suonano? Se si come suona una città? • Che immagine ha un ambiente sonoro? • L’architettura suona? • Queste sono le domande che mi sono posta dopo aver approfondito teoricamente il tema • le risposte sono gli elaborati che seguono, il tema non è convenzionale, così come l’approccio e il metodo di rappresentazione grafica.

TAV. 2 - 3 - 4 - TEORIA Attraverso queste 3 tavole teoriche ho voluto analizzare (scendendo nel dettaglio) Musicisti, Ingegneri del suono e Registi che hanno avuto un approccio dinamico e sperimentale verso il rapporto architettura e musica. La scelta non è stata causale ma mossa da una particolare curiosità, da motivazioni emotive e dal fascino esercitato dalle applicazioni pratiche che sono riusciti a realizzare. Ezio Bosso: compositore, fervido sostenitore della musica empatica e delle sinestesie, artista multidisplinare che utilizza una tecnica definita l’Agogica ossia l’insieme dei segni utilizzati per dare indicazioni sulla conduzione di un brano (i segni del player hanno il medesimo scopo dettano i tempi, le pause, i movimenti ecc...) Luigi Nono: Applicazione del suono spazializzato, architettura del suono nello spazio. Propone l’ascolto come tema per abitare la musica. (è possibile abitare la musica? E se lo stessimo già facendo senza rendercene conto?) Walter Ruttman: È un regista che studia, esplora, scruta la città e la vita urbana rendendola protagonista con le sue forme e con i suoi suoni (le città suonano? Se si come suona una città?) Raymond Murray Schafer: In una sola parola: Paesaggi Sonori! convinto che per conoscere l’identità di un luogo sia necessario partire dal suo suono. (Che immagine ha un ambiente sonoro?) David Byrne: Musicista che studia i benefici e le evoluzioni che l’architettura può fornire alla musica. Alvin Lucier: Il suono di una stanza. (L’architettura suona?)

TAV: 5 - MASHUP CITY Mashup – Mescolare Il Contenuto di questa tavola richiama esattamente il titolo che possiede. Mescolare/Mescoliamo. La planimetria, lo schizzo del Mural sulla comunicazione di Mimmo Rotella, i testi di musicisti che parlano di città, immagini simboliche ed una mappa “Unconventional“ per colori, per lettura e per approccio. La scelta del luogo preso in esame è quello a me più vicino, che conosco, nel quale sono stata abituata fin da subito a sentire come mio.

TAV. 6 - 7 - PLAY THE CITY La musica nella città, i luoghi “Canonici della musica“ Museo del Rock e Teatro Politeama nel centro storico di Catanzaro e Il Parco della Biodiversità e Parco di Scolacium ai due estremi. Luoghi per la musica, luoghi della musica.


TAV.10 - L: SONG Landascape: Study Object Noise Guide Paesaggio: Studio degli oggetti guidati dal rumore

TAV. 8 - MOVIE IN THE CITY Kevin Lynch mi ha aiutato a trovare un modo, un criterio per leggere la città a livello percettivo creando una mia mappa mentale. La città è stata suddivisa in Riferimenti rappresentati dai tre colli che sorgono sullo sperone roccioso detto Trivonà; sede del centro storico; in Quartieri o Rioni i più antichi, quelli con un’identità chiara e netta, con caratteristiche urbane e morfologiche differenti, I Nodi ossia gli edifici storici, cinema, teatri, musei tutti quegli edifici simbolo di storia o di attività culturali; ed infine i Percorsi le strade principali e quelle ideali ottenute dall’intersezione tra i vari nodi.

Metodologia di studio del paesaggio sonoro (con criteri a tratti schafferiani), registrazioni effettuate nei vari quartieri durante la fascia oraria più “satura“ campitura sonora della durata di 6 minuti, legenda descrittiva, composta dalle varie tipologie di suoni recepiti, il volume e il tipo di percezione (suoni lontani, vicini, chiusi e aperti) nessun approccio scientifico, “soltanto“ ascolto e descrizione.

Lo sviluppo del lavoro si Muove su tre punti: P: WAKE – L: SONG – B: RIME

TAV. 9 - STORYBOARD WALK P: WAKE Play: Walk Action Keep Earl Inizia: Cammina – Agisci– Mantieni l’ascolto Tutte le mappe rappresentano i vari tipi di percorsi generati dall’intersezione dei Quartieri e i vari Nodi, l’idea è quella che i tragitti possano rappresentare una passeggiata sonora. Tra tutti è stato scelto quello scaturito dai quartieri e il palazzo di vetro, sede dell’attuale amministrazione provinciale, un edificio contemporaneo rispetto al contesto e che a livello visivo suggeriva una certa musicalità.

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TAV 22 - B: RIME Building: Revolutional Inside Music Emotional Edificio: Rivoluzione profonda musica emozionale mappa riassuntiva con le icone sonore e rappresentazione del prospetto

TAV 23 - INFORMAL SHEET MUSIC Analisi musicale del prospetto, si intuisce a livello visivo la tipolgia di suono scelto per comporre la facciata, il numero dei beat, la scansione ritmica, le variazioni e i movimenti di tutti gli elementi che compongono la facciata. Dalla TAV 11 alla TAV 20 Descrizione del rione – Ascolto registrazioni – Mappatura dei suoni – Rappresentazione grafica delle frequenze – e composizione graduale del percorso scelto – Fotografie volutamente “Ovattate“ in contrapposizione ad una paletta colori “Pop“ Il microfono è stato posizionato in punti strategici, di transito, piazze o strade.

TAV 21 Questa tavola ha come protagonista il nodo (palazzo di vetro) e rappresenta la congiunzione tra le registrazioni eseguite e rappresentata come le precedenti ma avviene il cosiddetto “Switch“ interruttore che cambia il corso dello svolgimento del lavoro. Dallo studio del paesaggio sonoro passiamo a quello dell’edificio.

TAV 24 - LISTENING AND LOOKING Il prospetto viene stravolto, è campito secondo il suono ed è investito di una nuova immagine che suona. L’architettura si ascolta ed il suono si vede. Supporti della tesi: Rappresentazioni Grafiche – Vinile con tracce audio (Side A con Intro tratto dal Monologo di Monica Vitti nel film la “Notte“ e tracce del paesaggio sonoro e Side B con intro tratto dal libro di Paul Valery “Eupalinos o l’architetto“) Video palazzo di vetro – Copertina vinile – Copertina aperta con all’interno la mappa completa (e citazioni del Postino e Lisbon Story) – Piccola mappa “turistica“ La paletta colori scelta è dettata da album di gruppi o musicisti che hanno inlcuso lo “spazio“ all’interno della loro musica.


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Riqualificazione dell’area EX BASE NATO di Sellia Marina (CZ)

Esposizione permanete colture e prodotti agricoli della Calabria di Sergio Mirante architetto Dall’esperienza nel corso degli anni di studio, presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria e altre numerose esperienze fatte in ambito accademico e non solo, è maturata l’idea progettuale della Tesi Finale di Laurea sul territorio di Sellia Marina. Tesi riguardante una serie di padiglioni espositivi, che punta l’attenzione sulla riconoscibilità, l’autenticità e in alcuni casi l’unicità dei prodotti agricoli e delle colture della nostra terra, con uno sguardo verso quelle che sono state le influenze anche mediterranee. Principale focus della progettazione è stata la riqualificazione dell’area sita in Sellia Marina dell’ex Base NATO - Loran Station di vecchia proprietà degli Stati Uniti d’America, popolarmente chiamata “Antenna degli Americani”. Di circa

300.000 mq l’area si affaccia lungo il litorale jonico e si estende in lunghezza per una distanza pari a 600m dall’inizio della spiaggia e risalendo per la campagna e in ampiezza copre lungo la costa quasi 500m. Il primo input è stato dato dall’ambiente e dal paesaggio circostante che gode di ricche piantagioni di qualsiasi genere. Prendendo come spunto la principale e più antica forma di lavoro e di economia della nostra Regione e della nostra penisola, si è deciso di concentrare il progetto sul ruolo fondamentale che ha il settore agricolo e la sua filiera in tutti i suoi aspetti; senza tralasciare che l’ondata EXPO degli scorsi anni, sull’alimentazione e sulla genuinità dei prodotti, ha lasciato un impronta evidente e anche un sentimento di ritorno verso l’agricoltura.


I PADIGLIONI Il progetto trae la sua idea da una mano protratta verso la terra, nell’azione di “coglierne i suoi frutti“. “Le dita di questa mano “danno origine ai Padiglioni a tema che vengono denominati, ognuno in base ad un’area geografica di riferimento sul territorio calabrese, e sono: P1) Padiglione costa jonica, P2)Padiglione Essenze botaniche, P3) Padiglione delle tre piane, P4) Padiglione costa degli Dei, P5) Padiglione Bruzi, P6) Padiglione Sila, P7) Padiglione due Mari. Come si intuisce ogni padiglione è stato pensato per divulgare e sponsorizzare la propria area d’appartenenza, e al suo interno verranno istituiti eventi come: mostre, workshop, esposizioni di colture, metodi di agricoltura nuovi e ormai perduti e innovazioni del territorio. Ma si è pensato di dare anche versatilità all’opera facendo in modo che gli stessi padiglioni possano ospitare anche altri avvenimenti non di natura tematica prettamente legati alle colture nostrane. Degno di nota è il Padiglione delle Essenze arboree, il più esteso, centrale e che taglia in diagonale l’area di progetto. Al proprio interno vi è un sentiero naturalistico, dove trovano ubicazione specie di alberi, piante, ed essenze naturali anche con gradi di profumazioni diverso, che chiaramente fanno parte della terra di Calabria ma anche di importazione Mediterranea. Ogni corpo del progetto è a se stante di lunghezza variabile (dai 70m ai 180m) e con una pendenza che va da quota 0.00m a quota 6.00m in modo da rendere fruibile la parte della copertura in strato vegetativo, che sarà fornito sia per normodotati, sia per disabili, a far godere del panorama di tutta la vasta area marina. Gli accessi sono in testa ad ogni Padiglione, e invitano all’ingresso attraverso due portali che simulano l’entrata in una caverna. In planimetria (TAV. 05) come fulcro del progetto emerge una area libera con degli specchi

d’acqua che ricordano i “semi” di una pianta; punto nel quale si incontrano e prendono forma i padiglioni. Accostate all’orizzontalità dei corpi principali si contrappone la verticalità delle (TAV. 07) Torri (T1,T2,T3,T4,T5,T6), una per ogni padiglione escluso quello delle Essenze botaniche. Nelle Torri sono ubicati i servizi riguardanti l’area geografica di appartenenza (Info point, Ristoranti, nursery, area svago, servizi igienici, bistrot, sale conferenze, laboratori). Intervento finale ma non di minore importanza è stato prevedere la rigenerazione nella zona circostante l’area di progetto, della fascia ripariale arborea costiera e quindi favorire anche la formazione di nuove colture. Tramite orti che possano essere affittati o comperati per un esigenza di genuinità dei prodotti primi della terra; da famiglie ma anche da ristoranti, riviste di cucina e addirittura asili nido con i quali diventerà anche orto didattico. LA STRUTTURA Pensati come un unico blocco ogni padiglione è costituito da una struttura prevalentemente in acciaio con vetrate che

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attraversano tutta la lunghezza dell’edificio. Colonne di sostegno (diametro 600mm) che formano una maglia reticolare imponente, una in perfetta verticale ed una a 45°, sostenute da fondazioni a platea in CLS. Il solaio in trave reticolare piana è sormontato d da un pacchetto composito di strati di fibrogesso, massetto di cls, strati impermeabilizzanti e pavimentazione vegetale (TAV 11). Le torri dei servizi invece sono state pensate in latero- cemento, con costoloni esterni che corrono per tutta l’altezza dell’edificio, avente funzione estetica e di brise soleil. ELEMENTI D’ARREDO Le sedute distribuite lungo il percorso pedonale e ciclabile intorno all’area (TAV. 12 elementi d’arredo) hanno dimensioni: lunghezza complessiva 210 cm, larghezza 40 cm e spessore 5, composte da un unico blocco di pietra, si ergono da terreno con una forma inclinata per poi dilungarsi in modo parallelo al esso. Elementi “a stecca”, fasce verticali in legno lavorato per esterni, che coronano la piazza nel centro del progetto. Hanno funzione puramente estetica e rievocativa (come alberi che spiccano verso il cielo) ma potrebbero essere previsti anche come fonti illuminanti, di altezza variabile tra i 7m e gli 8m di spessore 0.50m e di lunghezza 1m. Il progetto è stato trattato come una previsione preliminare e una riqualificazione d’insieme dell’area, non va ad indagare nello specifico gli aspetti puramente tecnologici, metodologici ed economici, anche se con un occhio al futuro una tale opera potrebbe avere sicuramente riscontri socio-economici rilevanti, e dare lustro e servigi non solo alla comunità catanzarese di Sellia Marina ma anche ad altre realtà limitrofe e regionali.


TIMELINE

a cura di Francesca Savari architetto

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» Dal 21 al 23 febbraio 2018 Pool & Spa Expo and International Congress

» Externa 28-30 aprile 1 maggio 2018 Lecce Fiere

» Novembre 2018

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Biennale di Architettura 26 Maggio al 26 Novembre

24-28 settembre 2018

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2/3/4/ marzo 2018 Lancianofiera

17-20 ottobre 2018 Bologna

Salone del mobile di milano 17 - 22 Aprile 2018 Fiera Rho

2- 4 Novembre 2018

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ARCHIBOOK Con Emilia Zinzi.

Sentieri di cultura e d’amore a cura di Francesco A. Cuteri - Edizioni Monteleone, Vibo Valentia 2004

Ogni volta che sfoglio questo libro è come se aprissi il cassetto dei ricordi; con dentro tanti fogli nei quali sono raccontate, a volte in forma di appunti, altre con più impegnative elaborazioni, alcune tra le pagine più belle della mia vita: i giorni trascorsi accanto ad Emilia Zinzi apprendendo il sapore e il valore della storia; il sapore e il valore dello svolgersi del quotidiano. “Con Emilia Zinzi” è un libro pensato, formulato e composto, nella primavera del 2004, insieme alla Professoressa, fra il suo studio colmo di libri e carte e la terrazza di Villa Matilde a Catanzaro, dove abitualmente risiedeva e scriveva. Si sceglievano insieme i saggi da inserire, definendo la biografia, completando la bibliografia, selezionando gli articoli di giornale, le poesie, le recensioni, le riflessioni di amiche ed amici (Adele Cambria, Annarosa Macrì, Maddalena Barbieri, Maria Froncillo, Teresa Gravina Canadè, Cesare Mulè, Domenico Corradini, Carlo Carlino ed altri ancora). Poi qualcosa ho aggiunto di mio, a sua insaputa, e doveva essere una sorpresa: il suo studio sulle porte di Catanzaro, con una prima proposta di restauro, e quello sulle fasi di pre-restauro della pic-

cola chiesa catanzarese di S. Omobono; testi inediti. L’idea di comporre un libro, un piccolo omaggio al suo grande lavoro svolto per questa terra, mi era venuta prendendo spunto dal prestigioso riconoscimento che le era arrivato dagli Stati Uniti: quello di essere annoverata fra le “Grandi Menti del XX secolo”. Di questo dono giunto da oltre oceano Emilia era felicissima, radiosa. Per la pubblicazione, trovando a Catanzaro tutte le porte chiuse e sopraffatto da rumorosi silenzi, mi ero rivolto al prof. Giuseppe Ceravolo, assessore alla cultura della Provincia di Vibo Valentia, il quale, compresa l’importanza di ciò che si stava proponendo, decideva immediatamente di stanziare le somme necessarie ad andare in stampa. Dalla data di edizione di questo lavoro, che ho curato con amore, sono già passati quattordici anni, ma io credo che le cose che vi sono racchiuse, le idee, le proposte, le riflessioni, le speranze, si possano ancora considerare di grande attualità e importanza. Ed è per questo motivo che ne riproponiamo, ancora oggi, la lettura; per questo e, soprattutto, per ricordare quella donna straordinaria che è stata Emilia Zinzi.

E per concludere questa mia breve autorecensione, dove tante cose potrebbero e dovrebbero essere aggiunte, voglio riportare un piccolo passo tratto dalla presentazione che scrissi nel 2004: “Quanto amore nelle sue parole, quanto desiderio di conoscenza, quanta esigenza di spingersi in profondità, di scavare, per ritrovare in ogni testimonianza materiale, anzi materica, per usare un suo termine, il respiro ed il sentimento degli uomini, le loro gioie, le loro sofferenze, il loro desiderio di volgersi verso l’alto che è fede, riscatto sociale, rinnovamento morale. Anche Emilia tende costantemente verso l’alto. Nel rivolgersi umilmente a Dio ed ai suoi angeli custodi, nel suo ricordare chi non c’è più, nel quotidiano vivere e pensare, nel parlare, nello stesso modo di scrivere, quando i suoi pensieri si fissano segnando il foglio da sinistra verso destra, verso l’alto. […] Cara Emilia, insegnandoci a vivere nel tempo, fra gli uomini, con gli uomini, ci hai dato veramente tutto. Abbiamo una promessa da farti: camminare sempre con te nei sentieri della cultura e dell’amore”.


FOTOCONTEST la stazione ferroviaria Liège-Guillemins di Liegi (Belgio) progettata dall’architetto Santiago Calatrava. Foto di Alessandro Pitaro

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L’Unité d’Habitation di Marsiglia, la “Cité Radieuse” di Le Corbusier Inaugurata nel 1952, patrimonio dell’Unesco dal 2016, l’opera fondatrice del movimento brutalista in architettura è un importante esempio di un concetto dell’abitare basato sull’equilibrio tra bisogni individuali e collettivi. L’edificio, lungo 165 metri, ospita 337 appartamenti di varie tipologie, una “boulevard” commerciale e all’ultimo piano (il 17°) un giardino pensile. Foto di Maria Lorenza Crupi


Parigi, il Centro Georges Pompidou . Il concorso internazionale per Il Centro Georges Pompidou, conosciuto in francese anche come Beaubourg, vide la vittoria da parte di Renzo Piano e Richard Rogers con un progetto audace per il tempo e di forte impatto per il luogo in cui sarebbe sorto. Inaugurato nel 1977, tale edificio collocato nel 4° arrondissement della capitale francese, portava all’esterno della costruzione gli impianti, le strutture e i collegamenti verticali differenziandoli per colore, ponendosi in forte contrasto con il suo intorno intriso di storia. Foto di Maria Lorenza Crupi Casa come me Villa Malaparte, capri 1943. Attribuita ad Adalberto Libera ma forse ideata dallo stesso Curzio Malaparte viene considerata un capolavoro dell’architettura moderna, meraviglioso esempio di integrazione tra modernità razionalista e ambiente naturale. Ricorda per la sua semplice struttura le abitazioni locali circostanti con note chiaramente razionaliste come la sua forma a parallelepipedo rotta da una gradonata che sale fino diventare copertura, crea una semplice armonia ed un eccezionale ambiente costruito Foto di Roberta Gangemi 47


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White ribbon - Solomon R. Guggenheim Museum, New York 1943/1959 Opera di F. Lloyd Wright viene annoverata come una tra le più importanti architetture del XX secolo. Il suo aspetto in forte contrasto con i più caratteristici grattacieli di Manhattan può essere considerato rivoluzionario: esternamente si presenta come un nastro che si avvolge attorno ad un cilindro allargandosi verso l’alto, internamente lo spazio espositivo si articola in un unico ambiente avvolgente circolare caratterizzato da una rampa a spirale a collegamento dei vari livelli. Foto di Roberta Gangemi


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