L’attività culturale dell’Ordine degli Architetti di Ferrara per la Festa dell’Architettura 2003, è sostenuta da:
con il patrocinio di: Provincia di Ferrara, Università degli Studi di Ferrara, Comune di Ferrara, Comune di Comacchio, Parco del Delta del Po,
Il presente volume esce in occasione della mostra: “Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938. Ornamento come valore urbano”
IDEAZIONE Lorenzo Bergamini
31 gennaio - 16 febbraio 2003 Ferrara, Imbarcaderi del Castello Estense
DIREZIONE SCIENTIFICA Lorenzo Bergamini Francesca Pozzi
Copyright 2003 Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara Ferrara Tutti i diritti riservati Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara Corso Giovecca n. 102 - 44100 FERRARA Tel. 0532-210544 - Fax 0532-217385 E-mail ordarcfe@tin.it Editore: Centauro Edizioni Scientifiche, Bologna Stampa: Arti Grafiche Friulane, Udine
ISBN 88- 85980-39-2 Consiglio: Anna Maria Ghisini, Luca Tosi, Francesca Pozzi, Nicoletta Bonetti, Alberto Guzzon, Rita Vitali,
presidente vice-presidente segretario tesoriere consigliere consigliere
Commissione Cultura: Angelo Argentesi Lorenzo Bergamini Liliana Brunelli Isabella Frignani Stefania Gallini Andrea Mantovani Enrica Mantovani Cristina Nagliati Paola Onorati Chiara Pasti Barbara Pazi Raffaella Piva Francesca Pozzi Enrico Puggioli Cecilia Traina Rita Vitali Marco Zanoni Antonella Zeni
COMITATO SCIENTIFICO Isabella Frignani Stefania Gallini Enrica Mantovani Cristina Nagliati Barbara Pazi Chiara Pasti Raffaella Piva Enrico Puggioli Cecilia Traina Rita Vitali PROGETTO ESPOSITIVO ED ALLESTIMENTO Stefania Gallini Enrica Mantovani Chiara Pasti Enrico Puggioli Cecilia Traina
mostra e catalogo
Consiglio Nazionale Architetti P. P. C., Federazione Regionale Emilia Romagna Architetti P. P. C., Ordine degli Ingegneri di Ferrara, Associazione Ingegneri e Architetti di Ferrara.
PROGETTO GRAFICO ED IMPAGINAZIONE Francesca Pozzi REDAZIONE Francesca Pozzi Cristina Nagliati FOTOGRAFIE Lorenzo Bergamini Francesca Pozzi COORDINAMENTO SOSTENITORI Chiara Pasti Si ringraziano: Ufficio urbanistica di Comacchio: Paola Luciani, Rosanna Cavallari e Romano Ferrioli Segreteria dell’Ordine: Barbara Cestari e Monica Rizzo e inoltre: Emanuela Bergamini, Gian Paolo Candini, Costanza Cavicchi, Alberto Cinti, Barbara Pozzi, Marinella Mazzei Traina, Leopoldo Santini
un caloroso ringraziamento va ai figli di Vitale Vitali, Alberto e Gian Ferruccio, e alle nipoti Patrizia e Valeria
FESTA DELL’ARCHITTETTURA 2003 GIORNATA INAUGURALE - 31 Gennaio 2003 Imbarcaderi, Castello Estense Convegno “Qualità in Architettura: politiche a confronto”. ore 9.30
APERTURA DEI LAVORI - saluti di Pier Giorgio Dall’Acqua, Presidente della Provincia di Ferrara - saluti di Gaetano Sateriale, Sindaco di Ferrara Relazione introduttiva Anna Maria Ghisini, Presidente Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara
ore 10.00 INTERVENTI: - Graziano Trippa, Preside Facoltà di Architettura di Ferrara - Raffaele Atti, Assessore Urbanistica Comune di Ferrara - Silvio Stricchi, Presidente Ordine degli Ingegneri della provincia di Ferrara - Piero Orlandi, Responsabile servizio Programmazione e Sviluppo dell’Attività Edilizia della Regione Emilia-Romagna - Anna Rosa Fava, responsabile di “Città Bambina” di Ferrara e Liliana Brunelli, delegata dell’Ordine degli Architetti P. P. e C di Ferrara per “Città Bambina” ore 12.00 RELAZIONE CONCLUSIVA Raffaele Sirica, Presidente Consiglio Nazionale Architetti P.P.C. DIBATTITO Firma del Protocollo d’Intesa tra: “Città Bambina”, Comune di Ferrara, Ordine degli Architetti P. P. C. di Ferrara ore 13.00 BUFFET
Piazza Ariostea ore 14.00 Inaugurazione fontanella in Piazza Ariostea
Imbarcaderi, Castello Estense Mostra “Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-1938. Ornamento come valore urbano” ore 15.00 APERTURA LAVORI: Presentazione, Dott. Arch. Anna Maria Ghisini, Presidente Ordine Architetti, P. P. C. della Provincia di Ferrara - saluti di Alberto Ronchi, Assessore alle Politiche e Istituzioni Culturali, Comune di Ferrara - saluti di Giglio Zarattini, Sindaco di Comacchio - saluti di Walter Zago, Presidente Parco del Delta ore 15.30 INTERVENTI Vittorio Savi, Facoltà di Architettura di Ferrara Giuliano Gresleri, Facoltà di Ingegneria di Bologna Pier Giorgio Massaretti, Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale, Università degli studi di Bologna Andrea Alberti, Direttore sede operativa di Ferrara, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna Lorenzo Bergamini, Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti, P.P.C. della Provincia di Ferrara Diego Maestri, Facoltà di Architettura “Roma Tre” Lucio Scardino Aniello Zamboni CONCLUSIONI 18.30
INAUGURAZIONE MOSTRA
19.30
APERITIVO
Sommario Presentazione
Introduzione
Anna Maria Ghisini
6
Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi
8
Contributi Gli archivi del “moderno” per la storia della città costruita Giuliano Gresleri
10
Città, progettisti e storia locale della Ferrara del Ventennio Pier Giorgio Massaretti
12
Nuove e vecchie esigenze di tutela, architettonica e paesaggistica, del centro storico di Comacchio Andrea Alberti
L’opera di Vitali
18
L’Architettura di Vitale Vitali Lorenzo Bergamini
22
Architettura civile ad uso pubblico Lorenzo Bergamini
26
Architettura civile ad uso privato Francesca Pozzi
38
Architettura religioso-funeraria
sommario
Raffaella Piva
48
Il disegno di Architettura di Vitale Vitali. Echi dell’Art Nouveau nel Delta del Po Diego Maestri
52
Vedute dipinte e incise Lucio Scardino
60
La fotografia di Vitale Vitali Silvana Luciani
64
La committenza di Vitale Vitali e la città di Comacchio nei primi decenni del Novecento Aniello Zamboni
66
Itinerario storico-fotografico di Comacchio Franco Luciani
74
Testimonianze
Cristina Nagliati e Rita Vitali
80
Biografia
Cristina Nagliati
85
6
Schede
Itinerario a Comacchio
Barbara Pazi e Francesca Pozzi
92
Schede descrittive dei manufatti esistenti
Archivio
Isabella Frignani, Stefania Gallini, Enrica Mantovani, Barbara Pazi, Raffaella Piva, Cecilia Traina
94
Catalogazione documenti
122 123
Cristina Nagliati e Raffaella Piva
Elenco opere realizzate
Allestimento
Cristina Nagliati
129
Catalogazione acquerelli di Accademia
133
Catalogazione Serie “Progetti Case”
136
Catalogazione Serie “Progetti Tombe”
142
Progetto di allestimento della mostra Stefania Gallini, Enrica Mantovani, Enrico Puggioli, Cecilia Traina
146
Progetto di allestimento musicale Paola Tagliani
Fontanella
147
La Fontanella di piazza Ariostea: esito di un percorso progettuale partecipato Liliana Brunelli
148
Tutti i disegni di progetto di Vitale Vitali qui riprodotti provengono dall’Archivio Vitali. Salvo diversa indicazione, le fotografie qui riprodotte, sono da intendersi come fatte dai curatori del catalogo in occasione della presente pubblicazione.
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Presentazione Anna Maria Ghisini
presentazione
Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Ferrara
La scelta della Commissione Cultura di organizzare una mostra sull’opera di Vitale Vitali, architetto che ha operato nel ferrarese nei primi decenni del ‘900, ha immediatamente suscitato nel Consiglio dell’Ordine l’idea di farne occasione per una approfondita riflessione sulla figura dell’architetto oggi. L’esigenza di ripercorrere la vita professionale di un architetto locale in un periodo di grande evoluzione culturale, come è stato il passaggio tra il XIX ed il XX secolo, induce necessariamente a farne un parallelo con il momento attuale e cioè col grande lavoro che si sta facendo per dare effettiva realizzazione all’unità dei paesi europei e conseguentemente al tentativo di livellare verso l’alto i livelli prestazionali della nostra professione. Ricordiamo i principali provvedimenti di questo percorso ancora in itinere: - la Direttiva 384/85, concernente il reciproco riconoscimento dei diplomi e gli altri titoli nel settore dell’architettura; - la “Risoluzione del Consiglio d’Europa sulla qualità dell’ambiente urbano e rurale” che incoraggia gli stati membri “ad intensificare gli sforzi per una migliore conoscenza ed promozione dell’architettura e della progettazione urbanistica, nonché per una maggiore sensibilizzazione dei committenti e dei cittadini alla cultura architettonica, urbana e paesaggistica; (…) ed a promuovere la qualità architettonica attraverso politiche esemplari nel settore della costruzione pubblica”; - la modifica in corso della Direttiva servizi, fortemente voluta dagli Ordini europei nel tentativo di riportare la giusta distinzione tra i servizi intellettuali ed altri servizi in genere . Poi a livello nazionale : - il D.P.R. 328/01 che introduce modifiche ed integrazioni alla disciplina dell’ordinamento professionale di alcune professioni tra le quali la nostra. Il decreto individua le caratteristiche dei corsi di laurea e le modalità di accesso alla professione affinché possano essere riconosciuti su tutto il territorio europeo introducendo altre figure professionali nel nostro albo: i pianificatori, i paesaggisti ed i conservatori; - la nuova riforma dell’ordinamento professionale a cui stanno lavorando Ordini e C.U.P. (Coordinamento Unitario delle Professioni); - la creazione in molte regioni di specifiche Consulte tra l’ente regionale e le rappresentanze delle professioni per la concertazione dei provvedimenti legislativi inerenti la nostra ed altre professioni. Un momento di grande fermento e per noi tutti di grande impegno.
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La nostra figura professionale si configura, proprio per il vasto spettro di interessi e competenze, come una delle più complesse, con un ruolo ambizioso e difficile, forse ancora non del tutto compreso: fornire risposte contemporaneamente tecniche e creative. Se uno di questi due aspetti debba prevalere oppure se sia possibile coniugare i due caratteri è una querelle di vecchia data. Fin dal 1876 il diploma dell’accademia che abilitava all’insegnamento del disegno e permetteva di partecipare ai concorsi di architettura non aveva alcun valore legale ai fini dell’esercizio alla professione, in quanto tale valore era attribuito solo alla laurea in architettura civile rilasciata dagli istituti politecnici. La forzosa contrapposizione tra un architetto tecnico, uscito dai politecnici e un architetto artista, diplomato dalle accademie, diede origine ad un lungo e faticoso dibattito centrato sulla possibilità di uscire dall’impasse con la creazione di nuove scuole superiori di architettura, cui si arrivò nel 1919 (R.D. 2593). Daniele Donghi, nel suo manuale dell’architetto edito nel 1906, afferma che l’opera architettonica “deve mostrare il perfetto accordo fra l’organismo costruttivo e la decorazione, ossia, in una parola la completa rispondenza tra il mezzo e il fine, è necessario che essa venga concepita da un’unica mente” ed affianca alla parte manuale strettamente tecnica una seconda parte che si occupa dell’ “elemento artistico”. L’attualità di queste questioni è evidente. Noi siamo fermamente convinti che il connubio tra tecnica e creatività sia indispensabile per ottenere buone opere di architettura e che la professione dell’architetto sia quella vocata a costituire l’elemento di congiunzione tra due aspetti in realtà molto diversi. Oggi, la sfida è elevare il livello qualitativo dell’architettura. Non entriamo nel merito della distinzione gerarchica tra edilizia ed architettura, perché sarebbe troppo lungo e comunque riteniamo che l’atteggiamento progettuale in entrambi i settori debba essere lo stesso. E’ indispensabile essere consapevoli che quando parliamo di qualità, parliamo di più aspetti: l’aspetto strettamente architettonico formale, l’aspetto tecnico prestazionale, l’aspetto procedurale che in una realtà ormai complessa come la nostra non è di secondaria importanza. Come vedete il cerchio si richiude. L’impegno del nostro Ordine è su due fronti: diffondere la cultura architettonica e aumentare la occasioni di formazione ed aggiornamento tecnico. Le feste dell’architettura sono un’occasione ormai abituale (siamo alla terza edizione) per parlare di cultura architettonica tra architetti e non architetti. Il Protocollo stipulato con “Città Bambina” , che si propone esperienze di progettazione partecipata, è un altro veicolo di diffusione della nostra disciplina. Iniziative di tipo formativo e/o informativo di tipo tecnico (materiali, tecnologie) e normativo, nonché una tempestiva informazione da parte dell’Ordine di tutto ciò che compete il nostro lavoro, completano il grande sforzo di fornire un autentico supporto alla professione. Ci auguriamo che questa Festa sia per tutti un momento di crescita e di riflessione.
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Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi
introduzione
Introduzione
Vitale Vitali (Porto Garibaldi 1893 - Ferrara 1961) non ebbe mai il riconoscimento ufficiale del titolo di architetto ed è probabilmente per questo che il potenziale percorso espressivo ne conseguì gravi limitazioni trovando nella pittura un inevitabile sfogo. I suoi contemporanei, i suoi compagni di Accademia, che ebbero la possibilità di continuare ad esercitare fino oltre la metà del secolo, aderirono alle nuove tendenze per approfondire il Razionalismo, fino a dimenticare le proprie origini Liberty e Déco. L’impegno a conoscere i progettisti locali, iniziato dalla Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti di Ferrara nel 2000 con la mostra “Vieri Quilici a Ferrara, 1965-72”, ha portato alla catalogazione e studio dell’archivio conservato dalla famiglia Vitali. Tutto iniziò il 23 gennaio 1997, una fredda mattina di buon’ora, casualmente al Bar Ragno di Comacchio, quando Andrea Alberti lanciò a Lorenzo Bergamini l’idea di affrontare la figura di un architetto comacchiese dei primi del Novecento del quale era possibile tuttora apprezzare molte opere nel centro storico. Era la partenza di quest’avventura che dal 1997 ad oggi, attraverso studi, contatti, rifiuti e coinvolgimenti è approdata all’esito tanto sperato: una mostra accanto ad una monografia con implicito il duplice obiettivo di permettere il disvelamento di una figura professionale poco nota e la salvaguardia di alcune sue opere nel centro storico di Comacchio. Il titolo, Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 19191938, inquadra la professionalità di un progettista che costruì molto e soprattutto contribuì a caratterizzare, attraverso singoli interventi, l’aspetto di Comacchio. Vitali non progettò solo per questa città. Nell’archivio pervenutoci, infatti, si rinvengono numerosi disegni tra i quali un concorso per un teatro monumentale a Trieste, un palazzo a Codigoro, edicole funerarie a Ferrara e a San Giuseppe, una scuola a San Martino Spino, un asilo e alcuni villini a Porto Garibaldi, case del Fascio a Ferrara e a Porto Garibaldi. Tuttavia la città lagunare lo qualifica nei suoi interventi: la semplicità della richiesta di una committenza
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di estrazione borghese, derivata dal commercio, lo spinge a riflettere su elementi semplici, geometrici, funzionali, portandolo all’inizio degli anni Venti ad attingere dal repertorio Liberty rielaborato in chiave decisamente Déco. Comacchio rappresenta la sua opportunità e il suo limite. Pur costruendo abbastanza, se si pensa che lavorava da solo e senza collaboratori, non ebbe mai l’occasione di realizzare grandi opere pubbliche, quelle stesse che l’archivio ci restituisce sotto forma di disegni di progetto. Le date scelte, 1919-38, inquadrano il periodo in cui Vitali esercita la professione, oltre l’Accademia e il primo conflitto: al 1919 risalgono le sue prime realizzazioni, mentre a partire dal 1932 la sua attività professionale subisce un arresto. La sua produzione comunque non cessa. Abbiamo deciso di prolungare il periodo analizzato fino al 1938, anno dei suoi ultimi progetti databili elaborati in collaborazione con altri professionisti. Su tali progetti si firmerà però “prof. Vitale Vitali”. Il sottotitolo, Ornamento come valore urbano, spiega il taglio della ricerca: spontaneo è il rimando all’articolo “Ornamento e delitto” che Adolf Loos pubblica nel 1908 in cui sostiene che “l’architettura e le arti applicate devono fare a meno di un qualsiasi ornamento, considerato come un residuo di abitudini barbariche”. Contrastando questa tesi, troppo all’avanguardia per l’Italia dei primi decenni del secolo, l’ornamento conserva accezione positiva, aggiunge “valore urbano”, in un contesto povero costellato da un’edilizia diffusa, modesta e fatiscente.
Il catalogo è stato concepito non come semplice compendio della mostra, ma come vera e propria monografia, la cui realizzazione ha permesso di riunire e catalogare in un unico corpus l’intero archivio di Vitali architetto, composto non solo da documenti scritti, ma anche da acquerelli d’Accademia, disegni di progetto e fotografie. Ciò nonostante ciascuna opera meriterebbe successivi approfondimenti per ulteriori ed esaustive riflessioni storiografiche in rapporto ai contemporanei e ai maestri.
Collezione Vitali
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Giuliano Gresleri
contributi
Gli archivi del “moderno” per la storia della città costruita
Le vicende dell’architettura contemporanea occupano nella storia dell’arte uno spazio autonomo, coincidente cronologicamente con l’avvento al potere della grande destra e della rivoluzione industriale. Nuove esperienze e nuove funzioni istituzionali impongono subito lo studio di nuovi organismi (in cui accogliere le Strutture politico- amministrative dello Stato) e di nuove tipologie residenziali, mentre le città europee vengono interessate da un “revisionismo urbanistico” che mette in discussione i modelli dei vecchi piani. La grande quantità di edifici ed opere pubbliche, che sono realizzate malgrado la congiuntura economica internazionale, richiede l’impiego diffuso di tecnici e professionisti che lavorano sia alle dipendenze dello Stato che come liberi professionisti. Le nuove tecniche del disegno, il rapporto preciso che occorre stabilire ogni volta con la topografia della città, i piani economici che vanno approntati a monte di ogni progetto, le tecniche stesse di rappresentazione delle varie parti degli edifici, determinano il sedimentarsi di una eccezionale documentazione grafica sul progetto moderno, che non ha eguali nella storia. Presso i vari Ministeri e le nuove istituzioni dello Stato, si formano i primi nuclei di quelli che saranno i principali archivi per la documentazione delle vicende della città contemporanea I 50 anni che vanno dal 1860 al 1910 e, successivamente la parentesi del fascismo, sono quindi “gli anni dei lavori pubblici” e del “rinnovo delle città”. Durante questo periodo, enormi capitali sono messi a disposizione dai privati, dagli istituti di credito e dallo Stato per dare concretezza ad un programma che, se appare sovente velleitario e scoordinato, viene ciò nondimeno realizzandosi sincronomicamente in tutto il paese, da Milano a Palermo, mettendo quindi in evidenza le contraddizioni e le diversità dei vari ambiti culturali. La simultaneità di tali interventi - dicevamo - la compattezza ideologica dei tecnici chiamati a rispondere mediante proposte precise a compiti altrettanto concreti, l’azione parallela del Ministe-
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ro dei LL. PP. e del Genio Civile, costituiscono un campo d’indagine ancora tutto da sondare entro il quale il passaggio dall’idea al progetto, dal progetto alla prassi operativa è estremamente articolato e procede con variegazioni tali da renderlo difficilmente inquadrabile in un sistema coerente. La casualità degli episodi che avevano caratterizzato gli interventi nelle città dei granducati, del governo pontificio, negli stati soggetti alla gestione amministrativa straniera, ad esempio, perdura a lungo anche all’interno dei nuovi programmi dello Stato e solo in un secondo momento lascia il posto ad un procedere metodico basato sul lavoro di architetti e trattatisti tesi alla definizione di una vera e propria nuova critica al concetto tradizionale di luogo urbano. Un programma sufficientemente chiaro che ha una sua forza propositiva, chiamato com’è ad intervenire direttamente sui problemi con strumenti e prassi dettati da regolamenti e codici adattabili alle singole circostanze e ai singoli casi. Se Piranesi poteva accusare l’aristocrazia romana di ignorare le esigenze di una ristrutturazione della città fondata sulle “grandi opere pubbliche” e proporsi egli stesso quale visionario ricostruttore di un paese privo di identità politica e culturale, ora la situazione appare singolarmente “capovolta”: lo Stato che chiede agli architetti di fornire risposte adeguate ai nuovi problemi, anche se appare propenso a cercarne la soluzione nell’apparato architettonico importato dall’estero, ricco e già sperimentato. La trattatistica d’oltralpe, abbondantemente diffusa tra i tecnici, fornisce infatti collaudati modelli di ogni tipo: case operaie, ospedali, scuole, edifici per il culto, teatri, biblioteche. Tutto può tranquillamente essere ridotto ad un repertorio tipologico facilmente utilizzabile. Le opere pubbliche sono così realizzabili subito e ovunque e servono, anche, a far decollare l’economia nazionale, ma si continua a pensare che - adeguatamente reinventate - potrebbero essere un formidabile strumento ideologico, funzionale all’affermazione di quei valori sui quali sarebbe dovuta sorgere una nuova e più attrezzata società civile. Questo almeno stando ai programmi ufficiali. In tale contesto viene a consolidarsi e prende struttura definita l’insieme
degli archivi moderni dove materialmente è depositata la “storia” del paese costruito. Il Ministero dei LL. PP, del Tesoro, vari Enti di Stato, gli Istituti di Credito raccolgono oggi i documenti più significativi per la comprensione di un agire i cui sviluppi non sono affatto lineari e si intrecciano continuamente con la prassi operativa instaurata dai tecnici e (dopo gli anni ’20) dagli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri. L’integrazione tra i grandi archivi di Stato e quelli privati degli architetti (giacenti spesso in sostanziale disordine, senza elenchi dei versamenti, cronologicamente discontinui e di assai difficile accesso per le precarie condizioni logistico-amministrative) si impone come indispensabile prassi operativa per chi voglia procedere ad una ricostruzione di quegli avvenimenti storici che hanno determinato l’attuale assetto delle città e la nostra cultura urbanistica. Da tempo (ormai da oltre sei anni) un gruppo di lavoro, da me diretto presso l’Istituto di Architettura e Urbanistica della Università di Bologna, ha avviato ricerche e sondaggi sistematici in questa direzione, raggiungendo alcuni confortevoli risultati. La recente Mostra sull’Architettura italiana d’Oltremare, tenutasi sotto il patrocinio dell’Università di Bologna presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, costituisce una prima sintesi delle nostre ricerche. I materiali esposti, tutti inediti, provengono da archivi dove sinora le ricerche sono state del tutto casuali e sporadiche; una ricognizione sistematica di tali giacimenti si impone quindi come essenziale per poter riscrivere su basi certe la storia architettonica ed urbanistica recente del paese.
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Pier Giorgio Massaretti
Città, progettisti e storia locale della Ferrara del Ventennio
contributi
Introduzione Questa lodevole iniziativa dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ferrara attesta l’intelligente capacità di mobilitare – attraverso la pluristratigrafica articolazione diagnostica della biografia e delle opere dell’architetto Vitale Vitali – il sondaggio “di un’epoca eroica”, quella del Moderno, che proprio nell’architettura ha trovato uno dei più raffinati momenti di manifestazione. Nel compito assegnatomi, quindi, – l’esplorazione della geografia socio-culturale di Ferrara, nella crucialità degli eventi del Ventennio fascista, allo scopo di meglio contestualizzare l’operato di Vitali nello sviluppo della storia della città e del suo territorio – l’esigenza di rendicontare lo stato d’avanzamento della ricerca sul merito obbliga all’ormai sterile lamentazione sul deficit della stessa ricerca di settore. È inefficace il lamentarsi dei contemporaneisti in merito al primato storico della Ferrara rinascimentale, che pregiudizialmente coopta la ricerca e gli investimenti fatti al proposito. Un patologico e miope “edipo” di cui sarebbe facile sbarazzarsi rimettendo mano – in forma matura e “attuale” – a questa nostra insigne eredità1. La rarità delle indagini e delle pubblicazioni della storiografia ferrarese contemporanea è altrettanto nota. E per quanto riguarda più dettagliatamente la vicenda storica di Ferrara e del suo territorio durante il Ventennio, il riferimento alle ricerche di Corner2, Roveri3 e Isenburg4, di converso l’interesse ferrarese dei notissimi lavori di Rochat e Segré su Balbo, rimangono una fedele àncora di salvezza, nella mancanza di aggiornamento dello scenario attuale. Di contro, la pur troppo breve attività di ricerca della redazione della rivista “La pianura”, edita dall’Istituto di Storia Contemporanea (ISC) di Ferrara con la direzione di Alberto Varni, ha prodotto un positivo effetto di rientro sul deficit reiteratamente citato. Corre l’obbligo quindi di citare gli interventi di Delfina Tromboni (Il processo di municipalizzazione a Ferrara) e Anna Quarzi (L’azienda dell’acqua a Ferrara)5, e il testo di Roberto Parisini
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(altro capace collaboratore dell’ISC), La Cassa di Risparmio di Ferrara tra agricoltura e dirigismo fascista6. Ed è infine lo stesso Parisini che, all’interno della ricerca “Trasformazione urbana, identità politica e sociale tra guerra e ricostruzione in Emilia-Romagna”7, con il suo testo, La campagna e il governo della città: trasformazioni economiche, identità locali e politiche di sviluppo urbano a Ferrara, ha fornito un esemplare sistematizzazione storico-documentale del reciproco indotto che intercorre tra la dinamica politica e socioeconomica e lo sviluppo della città di Ferrara nel trentennio 1920-1950. A quest’indagine quindi – integrata con il testo di Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna8, per quanto concerne riflessioni più puntuali o cogenti sullo specifico disciplinare dell’ architettura e dell’urbanistica – debbo riconoscere il maggiore debito per questa mia pur sintetica riflessione.
Fig. 1. Ferrara nelle realizzazioni fasciste, estratto da “Opere Pubbliche. Rassegna dello sviluppo dell’Italia imperiale nelle opere e nelle industrie”, n. 3-5, anno X, 1940.
rale segnano profondamente la città; a questa dettava poi di conseguenza le gerarchie, i comportamenti sociali e le coordinate mentali. “Tuttavia, in assenza di una possidenza provinciale colta e illuminata, spettava al centro urbano – e al suo pur non sovrabbondante ceto medio – assumere il ruolo di rappresentanza politico-culturale e fungere da centro di coagulo dei vari strati della borghesia provinciale.”13. L’incarico che, già nel 1911, l’amministrazione comunale assegna al notissimo ingegnere ferrarese Ciro Contini14, è destinato ad inaugurare – in sintonia con i contemporanei casi metropolitani di Milano e Bologna – quell’innovativa pratica “pianificatoria” che solo con la legge del 1942 troverà il suo definitivo ordinamento, ma destinata operativamente, in questa fase, a movimentare quel processo di “igienizzazione abitativa e razionalizzazione sociale […] tra il filantropico e lo speculativo”, che caratterizzò la letteratura di settore del periodo15. Con un tale mandato Contini individua, in questo piano vocato decisamente all’ampliamento, una linea d’azione delle politiche cittadine che si conserveranno valide per un lungo periodo.
Le politiche urbane e di sviluppo della Ferrara del Ventennio La decisa dichiarazione che Parisini mette in apertura del suo saggio ci premunisce rispetto il calibro e la natura delle vicende urbane della città, nel periodo in analisi. “Anche a Ferrara, come in buona parte delle città emiliane, per lungo tempo l’urbanistica ha quasi un ruolo ideale, coincide cioè con un’idea che esprime generiche aspirazioni di progresso e civiltà, un fatto promozionale destinato ad incentivare, più che a tradursi in una pressione per una sollecita realizzazione, una crescita che nella realtà tarda a venire. Nella sostanza soprattutto Ferrara rimane a lungo, come e più di una buona parte delle città medie padane, governata dalle proprie campagne che ne condizionano a fondo la definizione delle politiche urbane.”9.
La Ferrara fascista presenta infatti un’articolazione sociale fondamentalmente caratterizzata da una concentrazione di sottoproletariato e di una piccola borghesia artigianale, commerciale e impiegatizia, e “molti di questi gruppi condividevano l’atteggiamento conservatore o paternalistico, ma soprattutto antisocialista dei loro padroni, vale a dire del ceto medio urbano composto di professionisti, commercianti ed intellettuali.”10. Ancora negli anni Venti, quindi, i professionisti (notai, medici, avvocati, insegnanti) e gli imprenditori (i grandi grossisti dei prodotti agricoli o dei loro derivati, gli imprenditori manifatturieri ed edili) costituivano, insieme ai grandi proprietari terrieri e ai grandi affittuari del contado, l’élite della società locale, e ne condividevano, con poche eccezioni, mentalità ed interessi11. Anche il ceto amministrativo locale, poi, presenta una forte continuità con il suo status prefascista e continua ad essere segnato:
“Non abbiamo, per ragioni diverse, proposto l’abbattimento delle mura né vogliamo addentrarci – perché non di nostra competenza – sull’argomento relativo a spostamenti della cinta daziaria, che apparirebbero opportuni. […] Nel Piano Regolatore della Città abbiamo dato posto notevole ai piani di ampliamento interni su aree comunali (piazza d’Armi) e su altre zone a Nord-Ovest della Città che, per l’immediata vicinanza alla Ferrovia ed alla più breve strada d’allacciamento col Po (dal quale Ferrara può tanto attendere se la navigazione assurgerà all’importanza prevista), ci affidano su un futuro ma non lontano loro sviluppo edilizio. Riteniamo forse anche di aver abbondato nell’espressione grafica di questi ampliamenti interni, ma se è vero che ai piani regolatori ben intesi è riservata azione incitatrice alle costruzioni, noi non ce ne dorremmo, convinti come siamo che la città di Ferrara – al fine di correggere la sua attuale costituzione topografica, ed in base a considerazioni che si riflettono particolarmente sull’economia dei servizi pubblici – non debba lasciare nulla di intentato per favorire anziché attorno alla linea impostale dalle sue mura, dentro di essa tutto lo sviluppo che le può derivare dalle fortunate condizioni odierne e dell’avvenire (“Rione Giardino”, nell’ex piazza d’Armi; specializzazione residenziale del rione Arianuova). Secondo quest’ordine di idee lo studio del Piano di Ampliamento esterno fu limitato alla sola zona Nord-Ovest presso la Ferrovia e la strada di Pontelagoscuro, in continuità con il Piano di Ampliamento interno.”16
“[…] da quel solido amalgama tra nobilitato urbano e agrari residenti in città (e che componeva, con poche eccezioni, sia il fronte liberal-cattolico o clerico-moderato che avrebbe guidato il comune ininterrottamente fino al 1920, sia quello radicale, che costituì per una lasso di tempo quasi altrettanto prolungato la minoranza d’opposizione); un ibrido polo interclassista che si mostrava più propenso a considerare i problemi della questione agraria, che le tematiche del governo locale connesse allo sviluppo urbano, ritenute sempre tendenzialmente come puramente tecniche e contabili piuttosto che come frutto di una mirata elaborazione politica [...]”12.
In questo pur macroscopico scenario sociologico si delineano con precisione gli stringenti e cogenti nodi che relazionano città e campagna. I modelli dell’economia ru-
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contributi
Anche a regime consolidato (1925-26), il quadro strutturale ferrarese non presenta particolari differenze rispetto il periodo prefascista. Anzi, il forte accreditamento politico che il padronato terriero aveva fornito al movimento fascista in affermazione – con dichiarati intenti antisocialisti – radicalizza quel trend del deficitario sviluppo del settore primario della provincia che si conserverà intatto per lungo tempo e costituirà elemento scatenante della patologica lentezza delle dinamiche di sviluppo dell’organismo urbano. Le soluzioni di politica urbana che, in questa negativa ma ordinaria contingenza, la podesteria ferrarese adotta, naturalmente non si distaccano da modelli di sviluppo ampiamente condivisi a scala nazionale (una cogente zonizzazione – gerarchica e terziarizzante – del nucleo storico, accompagnata dalla relativa espulsione periferica dei deboli nuclei sociali preesistenti; un potenziamento della dotazione infrastrutturale, e la relazionata territorializzazione dell’“effetto città”) e solamente accentuatasi in età fascista. “Abbastanza originale è, semmai, il sostanziale disinteresse con cui le élites economiche locali guardarono al rinnovarsi del boom edilizio e alle connesse occasioni speculative, ossia quella che si direbbe una mancata saldatura tra proprietà terriera ed immobiliare e imprese immobiliari e costruttrici.”17 Significativamente il perno dell’attività finanziaria locale continuava a rimanere il credito agrario, in cui erano impegnate a fondo le due maggiori banche locali, il “Piccolo Credito” di Giovanni Grosoli e la “Banca Popolare” di Vico Mantovani, leader degli agrari ferraresi. In questo contesto è necessario sottolineare il totale appiattimento delle gerarchie fasciste – rapidamente definitosi a partire dalla “normalizzazione” del fascismo urbano operata da Balbo nel periodo 1923-1924 – sui consolidati equilibri della provincia. Il PNF ferrarese infatti non pare mai andare oltre quel certo non trascurabile ruolo di organizzatore e di garante dell’ordine sociale. La sua egemonia sull’asfittica borghesia ferrarese tendeva infatti a non interferire con le tradizionali élites agrarie, che tuttavia mantennero sempre – pur offrendo un’aperta e pressoché totale adesione – una propria distinta fisionomia, espressiva della solida continuità della tradizionale mediazione notabilare, del tutto coerente con la consueta collocazione nel contesto locale di questo ceto che, del resto, si era da subito e senza remore disciolto nel fascismo montante. “Mentre dunque le gerarchie fasciste, con il famoso piano Cini-Balbo-Klinger, sposavano la “trasformazione integrale
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Fig. 2. Case Popolari del Comune, Gruppi di via Arianuova, via Mortara e Borgo San Luca. In complesso otto fabbricati come quello qui riprodotto.
Fig. 3. Consorzio Agrario Provinciale Ferrara, magazzeno granario e movimento meccanico in Tresigallo.
Fig. 4. Mercato ortofrutticolo, con frigorifero per merci e vagoni, e raccordo ferroviario.
Fig. 5. G. Gandini, Istituto medico legale della R. Aeronautica.
dell’economia agricola ferrarese”, combinando ambiziosamente bonifica integrale, potenziamento finanziario, industrializzazione e appoderamenti, di nuovo la politica dello sviluppo urbano ritornò progressivamente ad essere pura e semplice appendice dei lavori pubblici atti a lenire, con interventi settoriali, la disoccupazione del settore agricolo e semmai a corteggiare la passività della rendita urbana.”18
È chiaro come in tutto questo periodo l’autorità fascista, accreditando l’innovativa vocazione manageriale di Balbo in merito all’uso della città, sembra più impegnata a rafforzare un percorso di appropriazione ideologica della città stessa; opzione che consenta di intercettare – per scatenare consenso – gli strati intermedi della società urbana, in questo momento attraversata dalla “fibrillazione corporativa” (come ci suggerisce Parisini con folgorante sintesi). Certamente non siamo davanti a un’operazione particolarmente originale, né rispetto al piano nazionale né nel contesto della storia locale che caratterizzano in forma espressiva un modello culturale di lunga durata19. In conclusione: “Si tratta di operazioni importanti: la reinvenzione del palio di San Giorgio, il celebre congresso di studi corporativi, il convegno ariostesco del 1933, la terza pagina del Corriere padano, la scuola sindacale o la facoltà di studi corporativi, hanno tutte in comune tanto una grande visibilità cittadina a livello nazionale, quanto l’assenza di qualsiasi coinvolgimento e ricaduta pratica sugli assetti provinciali. In questa direzione va anche una serie di interventi, sempre settoriali, spesso monumentali, quali lo sventramento delle aree dell’ex Ospedale Sant’Anna e del borgo di San Romano, il palazzo delle Poste o, come quelli che, nel rione Giardino, addenseranno successivamente edifici scolastici e militari, il serbatoio-monumento dell’acquedotto e lo stadio […]”20.
Appunti per un bilancio disciplinare Lo sforzo censuario prodigato da Lucio Scardino nella sua insuperata ricerca sugli Itinerari della Ferrara Moderna, nell’illuminante sinteticità del bilancio tassonomico eseguito, sollecita il “ricercatore volenteroso” a misurarsi – nel periodo in analisi – in una serie di filoni d’indagine: nel testo individuati con sistematicità, qui enunciati per punti. a) Approfondire alcuni eventi storici che hanno caratterizzato l’“autarchica autosufficienza” della stagione balbiana ed il suo indotto nell’espressività artistico-culturale della “piccola capitale” ferrarese. L’archivio storico del Ministero degli Affari esteri sta finalmente mettendo a disposizione della ricerca il proprio
fondo dedicato all’architetto Florestano Di Fausto, selezionato operatore dello stesso Ministero per rappresentare l’architettura nazionale all’estero21. Cogliendo tale opportunità, sarebbe utile riscontrare in tale deposito una più puntuale documentazione inerente la partecipazione dell’architetto al programma urbanistico dello sventramento di San Romano, per investigare più nel dettaglio (oltre cioè le già esaurienti indagini compiute nell’archivio storico del Comune di Ferrara e contenute nel noto volume Ferrara disegnata) la natura e gli obiettivi della frequentazione tra Balbo e lo stesso Di Fausto. Una sollecitazione a documentare modalità e fasi della migrazione della coorte balbiana a Tripoli, investigando nel dettaglio: – La movimentazione dell’intellighenzia ferrarese generata e alimentata dalla vicenda del Corriere padano (Nello Quilici, Pio Gardini, ad esempio), ma anche l’imprenditoria finanziaria e sindacale ferrarese (Francesco Grossi e Annio Bignardi, ad esempio), tutti trasferitisi in Libia ad assistere e coordinare il management balbiano sulla “Quarta sponda”. – In parallelo, la migrazione libica di operatori artistici, noti – Achille Funi, il personaggio più rappresentativo, pittore novecentista di una rifondata “Officina ferrarese” – e meno noti, come Giorgio Gandini (architetto ferrarese del Palazzo dell’Aereonautica) e Giuseppe Gatti-Casazza (architetto ferrarese che arredò il Palazzo governatoriale di Tripoli). b) La straordinaria capacità produttiva, la grande qualità e originarietà progettuale dell’ufficio tecnico ferrarese governato dai due Savonuzzi e il vero e proprio “embargo culturale” (Scardino) da loro prodotto rispetto la frequentazione ferrarese dei progettisti nazionali 22. – Una sollecitazione ad inaugurare uno studio organico sulla vicenda personale e professionale dei Savonuzzi, in riferimento al loro archivio ancora intonso presso la biblioteca della Facoltà di Architettura di Ferrara. – Quindi un’esplicita sollecitazione a studiare l’autoctonia dell’opera architettonica di Carlo, rispetto il lungimirante pensiero pianificatorio di Girolamo. c) Indagini documentali dettagliate sulla visibilità e la promozione “espositiva” dell’ architettura e della progettualità ferrarese. – Il concorso di progettazione “Per una palazzina da erigersi sul viale Cavour”, del 1900, vinto da Ciro Contini. – Del 1928, la “Mostra della Settimana Ferrarese” del Palazzo Sant’Anna, con i progetti razionalisti di Mario De Sisti.
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– Del 1934, i “Prelittoriali della cultura”, con progetti di giovani architetti razionalisti. – La mostra del 1937, presso il Teatro comunale, del progetto di Di Fausto per San Romano. d) Ed infine, in merito al problema dei luoghi e delle istituzioni destinate alla formazione dei progettisti: “Come si svolgevano, ad esempio, i corsi di architettura, tenuti tra Otto e Novecento, da Giacomo Duprà e Adolfo Magrini all’Università di Ferrara, presso la Facoltà di Matematica? E allorché, nel 1890, il Senato votò una legge per l’insegnamento dell’architettura, istituendo apposite “Scuole d’applicazione”, cosa accade a Ferrara? E come avveniva la collaborazione fra gli ingegneri (tecnici onnivalenti) e gli “architetti” (ovvero i diplomati in disegno architettonico presso l’Accademia, solitamente a Bologna) prima dell’istituzione, negli anni ’20, delle facoltà di architettura?”23. In merito al nevralgico interrogativo che Scardino evoca in chiusura alla “Premessa” della sua guida (nel riferimento privilegiato alle dotazioni normative e istituzionali che indirizzano il percorso formativo dei progettisti), la recente mostra bolognese, “Norma e arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950”24, suggerisce – pur per il ristretto ma esemplare contesto bolognese – precise indicazioni diagnostiche e documentali, fornendo un modello da sperimentare operativamente sul campo. Ma è soprattutto la labirintica problematicità dell’ermeneutica archivistica – reiteratamente evocata nel catalogo della succitata esposizione bolognese; autorevolmente richiamata nel saggio di Giuliano Gresleri, qui contenuto –, che emana con forza da questa mostra su Vitale Vitali. Un’eccellente occasione questa, quindi, per interrogarsi disciplinarmente, ed in forma innovativa, sui cogenti statuti documentalistici “dell’ibrido archivio di architettura”25.
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Note 1 La riscoperta e la ri-fondazione dell’“Officina ferrarese”, di cui fu responsabile Roberto Longhi nell’epocale mostra ferrarese del 1933, è periodicamente rievocata dall’impegno della Cassa di Risparmio di Ferrara a ridare al pubblico la sua straordinaria collezione pittorica rinascimentale, all’“Officina” dedicata. Invece, la monumentale ricerca del 1991 di A. F. Marcianò, L’età di Biagio Rossetti. Rinascimenti di casa d’Este (anche questa ricerca promossa e curata dalla Cassa di Risparmio ferrarese), o anche il lodevole intento di ridare attenzione alla piazza “dell’Addizione” con l’impianto di una dedicata fontana in piazza Ariostea, non ripagano dell’imperdonabile inadempienza di esserci lasciati sfuggire l’occasione di celebrare, nel 1992, il cinquecentenario dell’“Addizione erculea”. 2 P. Corner, Il fascismo a Ferrara, Roma-Bari, Laterza, 1974. Esemplarmente, poi, l’intervento dello stesso Corner al recente convegno di studi ferrarese, “Italo Balbo e il ventennio fascista”, 14-15 dic. 2000, organizzato da Giorgio Rochat per l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, sottolineava, in apertura del suo intervento, l’insufficiente aggiornamento della ricerca di settore inerente appunto Ferrara. 3 Di Alessandro Roveri sulla Ferrara post-unitaria e fascista occorre citare la sequenza di tre testi “genealogici”: Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agrario e socialismo nel ferrarese (1870-1920), Firenze, La Nuova Italia, 1972; Le origini del fascismo a Ferrara (1918-1921), Milano, Feltrinelli, 1974; L’affermazione dello squadrismo fascista nelle campagne ferraresi, Ferrara, Italo Bovolenta Ed., 1979. 4 Di Teresa Isenburg si è costretti a citare l’imbattibile ma il solo: Investimenti di capitale e organizzazione di classe nelle bonifiche ferraresi (1871-1901), Firenze, La Nuova Italia, 1971. 5 Ambedue contenuti nel volume a cura di A. Berselli, F. Della Peruta e A. Varni, La municipalizzazione in area padana, Milano, Franco Angeli, 1988. 6 In “Padania”, n. 15, 1994 7 Ricerca da lui stesso curata per il “Laboratorio sulla storia dei centri urbani” della Fondazione della Banca del Monte di Bologna e Ravenna, diretto da Angelo Varni. 8 Con un testo introduttivo di A. Guzzon, Ferrara: la pianificazione urbanistica del Novecento, Firenze, Alinea, 1995. 9 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 1. 10 A. Roveri, Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo. Capitalismo agrario e socialismo nel ferrarese (1870-1920), op. cit., p. 96. 11 Per quanto riguarda la stratificazione sociologica della popolazione ferrarese investita del consenso al fascismo nascente, cfr. P. Corner, op. cit., p. 25; in merito all’articolazione del capitalismo ferrarese del periodo, cfr. T. Isenburg, op. cit., p. 23. 12 A. Alaimo, La città assediata. Amministrazione comunale e
finanza locale a Ferrara all’inizio del secolo (1900-1915), in C. Mozzarelli (a cura di), Il governo della città nell’Italia giolittiana. Proposte di storia dell’Amministrazione locale, Milano, Franco Angeli, 1992, pp. 86-87. 13 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 5. 14 Per un’esauriente descrizione del personaggio e del suo ambiente culturale, cfr. L. Scardino, Ciro Contini ingegnere e urbanista, Ferrara, Liberty House, 1987. 15 C. Guenzi, La manualistica italiana, in L. Scarpa (a cura di), Riviste, manuali di architettura, strumenti del sapere tecnico in Europa, 1910-1930, “Rassegna” (Milano), n. 5, 1981, pp. 56-58. 16 C. Contini (a cura di), La relazione tecnica per il progetto di Piano Regolatore e d’Ampliamento della città e dei sobborghi di Ferrara, lug. 1913, allegato al testo di F. Fiocchi, Ciro Contini urbanista. Un piano regolatore lungo 24 anni, in L. Scardino, op. cit. 17 R. Parisini, op. cit., versione dattiloscritta, p. 11. 18 G. Rochat, Italo Balbo e gli agrari, in M. Legnani, D. Preti, G. Rochat (a cura di), Le campagne emiliane in periodo fascista. Materiali e ricerche sulla battaglia del grano, Bologna, Il Mulino, 1982, p. 98. 19 Risulta assai interessante misurare la lungimiranza e l’efficacia dell’opera balbiana investigando la sinergia tra la vicenda ferrarese e l’esperienza libica. In riferimento quindi ai capisaldi storici della biografia balbiana stilati da Rochat (Italo Balbo, Torino, Utet, 1986) e Segré (Italo Balbo, Bologna, Il Mulino, 1988) – per ricordare le ricerche più note –, i sondaggi monografici di L. Scardino, L’“Officina ferrarese” in Libia, in G. Gresleri, P.G. Massaretti, S. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’oltremare1870-1940, Venezia, Marsilio, 1993 e P.G. Massaretti, Colonialismi in copertina, “Rassegna”, Bologna, n. 51, 1992, hanno aperto un’investigazione sull’innovativa azione manageriale di Balbo in Libia. A seguito di queste, due miei riflessioni più approfondite sullo stesso tema: Governare il territorio e costruire consenso. Dallo spettacolo della “fondazione” all’inefficacia del modello di colonizzazione demografica in Libia, intervento all’interno del convegno nazionale, Italo Balbo e il ventennio fascista, Ferrara, dic. 2000, in corso di stampa, e Le esperienze degli enti di colonizzazione demografica in Libia e in AOI (1933-1942), “Terra d’Africa”, Milano, 2002. 20 C. Bassi, G. Boschetti, Un secolo di trasformazione del “paesaggio” ferrarese, in “La pianura”, Ferrara, n. 1, 1982, pp. 18-21. 21 Sull’architetto ed il suo operato, cfr. G. Miano, Florestano Di Fausto. La vita e le opere, Roma, Bulzoni, 1995. Per sintesi si rimanda tuttavia alla scheda dedicata all’autore contenuta nelle Note biografiche stilate da Gian Paolo Consoli per il volume: G. Gresleri, P.G. Massaretti, S. Zagnoni (a cura di), op. cit., pp. 372-374. 22 Esemplare al proposito il caso del Palazzo delle Poste di Mazzoni stroncato da Nello Quilici nelle colonne del “Corriere padano”. 23 Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, op. cit., p. 22.
Soprattutto nella fornitissima dotazione saggistica dell’omonimo catalogo, a cura di Giuliano Gresleri e Pier Giorgio Massaretti, Venezia, Marsilio, 2001. 25 Dalla relazione introduttiva alla ricerca interistituzionale, “Inventariazione-catalogazione dei depositi documentali della sezione “Architettura” dell’ “Archivio Storico dell’Università di Bologna” (asub-sa). Sperimentazione informatica e procedurale concentrata sul fondo “Marzocchi-Sironi”. Programma di lavoro progettato e coordinato dall’arch. Pier Giorgio Massaretti per l’Ateneo di Bologna, che fa confluire, in forma partnerariale e cofinanziaria, le competenze e l’investimento economico, della stessa Università di Bologna, della Soprintendenza regionale ai Beni Documentali e Librari e dell’azienda “Akros Informatica s.p.a.”. 24
Fonti delle illustrazioni Tutte le figure e le didascalie di questo scritto sono tratte da: Ferrara nelle realizzazioni fasciste, estratto dalla rivista “Opere Pubbliche. Rassegna dello sviluppo dell’Italia imperiale nelle opere e nelle industrie”, n. 3-5, anno X, 1940.
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Andrea Alberti
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Nuove e vecchie esigenze di tutela, architettonica e paesaggistica, del centro storico di Comacchio
Comacchio ha vissuto per secoli, e con ritmi quasi immutati nel tempo, lo stretto legame con l’ambiente vallivo circostante, generando strutture sociali ed urbane assolutamente originali, condizionate anche dalla prevalente attività della pesca. Una economia chiusa che in un contesto ambientale e climatico avverso ed isolato ha spesso comportato per la popolazione il determinarsi di precarie condizioni di vita. Parallelamente, Comacchio ha sempre mantenuto nella storia una grande importanza strategica, politica e geografica. La struttura urbana di Comacchio ancora testimonia questa dicotomia per mezzo del confronto tra il minuto edificato residenziale, sorto un tempo in stretto collegamento con le acque, e le importanti architetture a scala urbana realizzate dai diversi poteri che si sono susseguiti nel governo della città, in particolar modo dal governo pontificio. E’, infatti, nel periodo immediatamente successivo al passaggio di Comacchio sotto il dominio dello Stato della Chiesa (1598) che vengono realizzate la maggior parte di quelle architetture che, per importanza e rilevanza urbanistica, ancora oggi connotano e determinano l’immagine e la forma della città. Nel XVII secolo si edificano le chiese di S. Pietro (demolita agli inizi dell’800), del Carmine, del S. Rosario, di S. Nicolò, di S. Carlo che si aggiungono a quelle esistenti, ai limiti ad est e ad ovest della città, di Santa Maria in Aula Regia e dei SS. Mauro ed Agostino; si inizia la riedificazione della Cattedrale di S. Cassiano (sorta nell’VIII secolo e già rinnovata nel XIII) che terminerà nel 1740; si collega il Santuario di S. Maria in Aula Regia con il Loggiato dei Cappuccini; si elevano gli edifici civili della Loggia del Grano e della Torre dell’Orologio; si definisce il sistema dei canali ed, insieme, si realizzano i ponti monumentali Pallotta (o Trepponti) e degli Sbirri. Alla fine Settecento verrà aggiunta al disegno urbano della città la grande fabbrica dell’Ospedale S. Camillo. Un migliore e più sicuro collegamento carrabile verso l’entro terra ad ovest, avvenuto nel 1847 con la costruzione della strada per Ostellato, non modifica la condizione di
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città insulare di Comacchio che ancora riesce a conservare la propria immagine e l’equilibrio con l’ambiente vallivo circostante fino agli inizi di questo secolo, quando una serie di interventi la intaccano pesantemente. Le bonifiche di gran parte delle valli e l’adeguamento ad una visione distorta di modernità ed igiene, che ha determinato il tombinamento o il risezionamento di alcuni canali, insieme a indubbie condizioni di necessità e alla mancanza di adeguata regolamentazione che hanno indotto fenomeni di abusivismo edilizio e l’introduzione di nuove tipologie estranee alla tradizione costruttiva locale, sono stati fattori capaci, in molti casi, di alterare profondamente quelle condizioni di unicità e di omogeneità che storicamente caratterizzano il centro storico di Comacchio. Contemporaneamente, lo sviluppo turistico del litorale ha provocato la riconversione come operatori del settore edile di buona parte della popolazione, che si sono formati in cantieri caratterizzati dall’uso quasi esclusivo di materiali moderni (cemento, cls. armato, strutture prefabbricate, ferro, alluminio, tinte sintetiche, ecc.); questo ha comportato la perdita dell’uso dei materiali della tradizione del costruire a favore di tecniche e tecnologie moderne spesso in forte contrasto con le valenze architettoniche esistenti. Dal dopoguerra in poi, l’immagine di Comacchio è stata contaminata da episodi edilizi incongrui e incompatibili con le valenze dell’architettura storica: stravolgimento dell’ordine delle bucature con allargamenti di finestre e trasformazione di porte di ingresso in squadrati magazzini o autorimesse, sostituzione dei tradizionali scuri con avvolgibili, sostituzione dell’intonaco di facciata con i rivestimenti più disparati (mattonelle, pezzame di pietra, granigliati plastici) o con malte cementizie lasciate al grezzo, uso dell’alluminio anodizzato per i profilati dei serramenti, modifiche o eliminazione di cornicioni e camini… E’ intorno agli anni ’70 del Novecento che una parte attenta della cultura ambientale ed architettonica, non solo locale, comincia a segnalare da un lato l’importanza della conservazione dei valori paesaggistici ancora presenti nel
territorio del Delta del Po (anche come forma di sviluppo alternativo al semplice sfruttamento), dall’altro le contraddizioni ed i pericoli che un tale delicato sistema costituito dal rapporto tra assetti naturalistiche e trasformazioni antropiche avrebbe potuto manifestare qualora privo di una attenta tutela e di una equilibrata programmazione di interventi sostenibili. Nel 1968 Italia Nostra organizza un Convegno di studi per la difesa e valorizzazione del patrimonio urbanistico, vallivo e litoraneo di Comacchio, constatando il superamento della politica delle bonifiche ed evidenziando le assenze di un controllo nello “sviluppo” del territorio, riproposti due anni dopo a Pomposa in un altro incontro di studi su I beni naturali del litorale emiliano-romagnolo: problemi e prospettive. Sono i prodromi embrionali della nascita di una idea di Parco del Delta che diventa proposta avanzata dalla Provincia di Ferrara nel 1971 con il Progetto Pilota per un parco a fini multipli nel delta ferrarese, che verrà pubblicamente presentato quattro anni più tardi. Se l’iter operativo di formazione del Parco del Delta di fatto in quegli anni si blocca, la serie di dibattiti e di coinvolgimenti culturali sull’argomento crea i presupposti per una serie di azioni di tutela condotti con le possibilità che il quadro legislativo consentiva. Tra questi, per “il suo alto grado di omogeneità ed il suo peculiare interesse storico ambientale”, “strettamente legati alla natura ed alla conformazione del suolo”, la struttura urbana della città antica di Comacchio, insieme a quella parte delle Valli circostanti ancora esistenti, con D.M. 21.06.77 è dichiarata zona di notevole interesse pubblico ai sensi della Legge 24 giugno 1939 n.1497 “Protezione delle bellezze naturali”. Citando ancora la dichiarazione di vincolo riportata dalla G. U. n. 203 del 26/7/1977, “gli edifici di particolare rilievo storico artistico (cattedrale e campanile, ponte Trepponti, chiesa e Portico dei Cappuccini, Ospedale, ecc.), realizzati dal ‘600 in poi appaiono infatti perfettamente inseriti nel tessuto urbano circostante, vivo e sapiente organismo di spazi coperti e scoperti, caratterizzato dai differenti ma sempre tenui colori degli intonaci, alternati a rustici paramenti in mattoni, e dal pacato ritmo delle aperture; il tutto ravvivato dalla insostituibile presenza dei canali.” Attraverso lo strumento della legge del 1939, si dichiarava l’interesse pubblico di una intera parte di territorio come bene culturale collettivo, e nel contempo si sottoponeva il giudizio di compatibilità di ogni azione di trasformazione dei luoghi alle procedure di autorizzazione ambienta-
le previste dall’art. 7 della Legge stessa ed attribuite alle Soprintendenze, istituti periferici dell’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Sempre nel 1977 si sono innestate però le norme dell’art. 82 del D.P.R. n. 616 che hanno delegato alle Regioni (ed in Emilia Romagna ai Comuni) le funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia di individuazione e tutela di beni paesaggistici. La valutazione di una serie di sconfitte proprio in materia di tutela ambientale e paesaggistica porta alla promulgazione nel 1985 della Legge n. 431, la cosiddetta Legge Galasso dal nome del suo estensore e primo firmatario, che individua una serie di tipologie ed ambiti di paesaggio che nelle intenzioni dovrebbero sottoporre a tutela quasi 1/ 3 del territorio nazionale, restituendo parte delle competenze in materia autorizzativi al Ministero mediante l’esercizio del potere di annullamento delle autorizzazioni rilasciate dagli Enti locali. Per uno di quei paradossi che contraddistingue il nostro Paese, il 1985 è lo stesso anno di emanazione della Legge n. 47 sul condono edilizio! In adempimento, seppure tardivo, alla L. 431/1985 la Regione Emilia Romagna è una delle poche che elabora e adotta nel 1993 il proprio Piano Territoriale Paesistico, importante strumento di analisi e di individuazione di criteri di indirizzo nella programmazione degli interventi sul territorio, che però esclude dai propri criteri di pianificazione ambientale i centri storici, in quanto oggetto di specifici e dedicati strumenti previsti dai Piani Regolatori Generali. E’ questa una stagione di contenziosi e conflitti tra i vari poteri politici, centrale e locali, nel quale si inserisce nel 1994 un’altra possibilità di condono edilizio che certo non rafforza i buoni propositi di tutela del paesaggio sbandierata dalle più diverse parti. Recentemente, le leggi di tutela dei beni culturali e paesaggistici sono state riunite nel “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali” approvato con Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; il T. U. di fatto vede al Titolo I – beni culturali – riproposti i cardini portanti della efficace Legge 1089/1939 sulla “Tutela delle cose di interesse artistico e storico” , mentre al Titolo II – beni ambientali – ripropone quasi immutate (ma anche senza averne superato contraddizioni ed inefficienze) la L. 1497/1939 “Tutela delle bellezze naturali” e la L. 431/1985 “Galasso”. Tornando a Comacchio ed al suo territorio, l’integrità delle sue valenze architettoniche e paesaggistiche dovrebbe essere garantita da una serie importante di strumenti: - il Piano Territoriale Paesistico Regionale ed il Piano
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Territoriale di Coordinamento Provinciale, seppure in forma di individuazione di indirizzi di programmazione e pianificazione - dalle norme attuative del Piano Regolatore Generale Comunale - dalle leggi di tutela statali, sia di singoli oggetti architettonici (individuati da esplicito provvedimento oppure de iure in caso di edifici di proprietà pubblica con età superiore ai 50 anni), sia di più estesi ambiti territoriali recependo le perimetrazioni del D. M. del 1977 e le tipologie di territorio previste dalla Legge Galasso. A queste condizioni deve aggiungersi la recente Istituzione del Parco Regionale del Delta del Po. La presenza di una tale ricchezza normativa e di istituti delegati alla tutela non deve però consentire una completa tranquillità: troppo forti sono le spinte distruttive operate in funzione di una idea ancora limitata di sviluppo, troppo deboli gli strumenti di controllo, poco sviluppata una coscienza collettiva di riconoscimento di valori che sono patrimonio non solo di una realtà locale ma dell’intera Nazione (art. 9 della Costituzione), poco chiaro e contraddittorio l’aspetto legislativo e la giurisprudenza. In questo contesto sempre maggiore efficacia rivestono invece gli effetti ottenuti con l’approfondimento e la sensibilizzazione culturale, perché solo l’acquisizione di una consapevole responsabilità dei singoli cittadini e delle pubbliche amministrazioni potrà garantire piena efficacia all’azione di tutela dei beni culturali e paesaggistici. In questo ultimo periodo, merita indicare alcuni segnali di crescita culturale che fanno sperare in un’inversione di tendenza: - ricerche archivistiche condotte in quest’ultimo decennio con sempre maggiore frequenza e con corretti criteri di approfondimento, pubblicate o condotte in relazione a specifici progetti di restauro - alle forme di sfruttamento della costa con l’edificazione di seconde case, comincia ad affiancarsi una nuova idea di proposta turistica che passa attraverso la qualificazione del centro storico e la valorizzazione dell’ambiente vallivo - ingenti risorse finanziarie, garantite dal Programma di Recupero Urbano che hanno consentito di attivare incentivi alla manutenzione di facciate di fabbricati di proprietà privata e recupero di importanti edifici pubblici (ex Ospedale San Camillo, ex Azienda Valli, Loggiato dei Cappuccini) o di aree dismesse e degradate. Gli interventi sopra descritti, già attivati o ancora in fase progettuale, se compresi ed apprezzati nei risultati dai cit-
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tadini e dagli operatori del settore, si spera possano innescare diffusi comportamenti emulativi che consentano il proseguimento di azioni di manutenzione programmata e basata su corretti criteri metodologici e operativi. Azioni che non potranno cancellare, nell’immediato, i danni provocati da alcuni decenni di attività edilizia fondata su principi non condivisibili e peraltro tuttora non completamente abbandonati; sono purtroppo ancora ricercati, o abusivamente realizzati, interventi di errata modifica della morfologia urbana, ancora frequente è il ricorso a materiali incongrui con le caratteristiche della tradizione costruttiva, ancora proposti restauri o manutenzioni privi di un adeguato studio preliminare oppure dettati da meri fini speculativi. Sembra pertanto coerente ed importante avere concentrato l’attenzione su una figura relativamente anomala, ma qualificante, nell’ambito della produzione architettonica comacchiese dell’inizio Novecento come Vitale Vitali. Nelle forme della sua originale progettazione e nella scelta dei materiali delle sue costruzioni, si differenzia dalle linee della tradizione locale, ma in modo elegante e discreto, capace di contaminare il tessuto urbano di Comacchio con echi, ancorché a volte un po’ tardivi, che sono propri di un dibattito architettonico presente in altre città italiane e straniere. Con le sue opere migliori connota parti importanti di Comacchio con valori formali nuovi, generando la sorpresa che deriva dal collegamento con altre realtà culturali e contribuendo nell’opera di contrastare l’atavico isolamento della città valliva. Confidando che il rinnovato interesse nei suoi confronti possa definitivamente cancellare il destino di incomprensioni che ha accompagnato Vitali non solo in vita ma anche in seguito, quando la segnalazione della sua opera avvenuta nella mostra del 1989 a Bondeno non ha potuto purtroppo impedire lo stravolgimento interno del Teatro Zannini, nella superficiale indifferenza non solo delle istituzioni comacchiesi ma anche degli altri organismi di tutela dei beni culturali.
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Lorenzo Bergamini
L’architettura di Vitale Vitali
l’opera di Vitali
Vitali è figlio del suo tempo e attraversa le tendenze architettoniche dallo Storicismo, al Liberty, al Déco, fino alle fasi nascenti del Razionalismo, in una sintesi consapevole dei vincoli storico-fisici del contesto. Pasquale Belfiore ci presenta brevemente l’atteggiamento tipico degli architetti dell’epoca e ci illustra quali siano i fenomeni caratterizzanti i primi decenni del Novecento: “fare come un’ape, che succhia fiori di ogni qualità, e produce il soavissimo miele; fare come il cuoco che di ogni sorta di buona roba compone un saporito pasticcio; (…) fare finalmente come il servitor di piazza, il quale accatta frasi e parole di più lingue, accozzando insieme i periodi a mo’ di gazza”. “I tre fattori distintivi del secolo sono dati da: un incremento esponenziale del numero delle esperienze artistiche, dalla loro accentuata eterogeneità e dalla loro breve durata. Dapprima, uno “stile” era capace di segnare lunghi decenni o anche interi secoli, con orientamenti progettuali sostanzialmente omogenei ed organizzati su ritmi lenti e dilatati. Con l’Art Nouveau e poi con le avanguardie artistiche dei primi decenni del Novecento, i tempi e modi del fare artistico sono sconvolti al punto che la stessa storiografia, per raccontare e valutare gli eventi, è costretta a sostituire il concetto di scuola con il concetto di movimento”1.
Tale spaesamento storiografico conseguente al proliferare dei movimenti e delle tendenze si avverte anche ascoltando le esclamazioni verbali di chi vede per la prima volta le opere di Vitali: “eclettico” è l’aggettivo che più spontaneamente viene pronunciato assieme al sostantivo “Liberty”, alcuni si spingono ad affermare “Liberty ma tardivo”. Alla luce di una mutazione di Vitale Vitali al di là del Liberty, i cui sentori si hanno in alcuni edifici a Comacchio (Casa Camillo Zannini, Casa Gelli, Magazzino Zannini e Villa Carli) dove temi Déco sono evidenti e si avvertono in modo chiaro nella sua ultima produzione disegnata prevalentemente razionalista, l’excursus completo delle sue opere testimonia, quindi, una vicenda parallela a quella di molti altri architetti suoi contemporanei.
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Fig. 1. Foto di fine anno all’Accademia di Bologna, fronte, 1915, Collezione Vitali. Vitali è il secondo in alto a destra in piedi.
Le opere pervenute, visitabili soprattutto a Comacchio, consentono, ad uno sguardo più attento, di collocarle nella contemporaneità della vicenda architettonica italiana, senza sfasamenti temporali o ritardi. Nell’album della famiglia Vitali, assieme ad altre fotografie che ritraggono l’architetto con i genitori e i figli, se ne trova una esemplare (figg. 1, 2) : si tratta della fotoricordo scattata per suggellare la conclusione dell’esame all’Accademia di Bologna per diventare Professore di disegno architettonico. Nel verso della foto ci sono le firme autografe dei colleghi e non è difficile scorgere e decifrare, fra circa venti altre firme, quelle di Mario Chiattone e di Ettore Rossi. Nella monografia di Pier Giorgio Gerosa2 su Chiattone si riportano: il diploma dell’Accademia di Bo-
Fig. 3. V. Vitali, Foto Progetto per un Palazzo della Moda, tema d’esame, 1915, Archivio Vitali.
Fig. 2. Foto di fine anno all’Accademia di Bologna, retro, 1915, Collezione Vitali.
logna, con data gennaio 1915, punteggio 175/200 e firma; alcuni disegni riconducibili al tema d’esame, un palazzo per la moda, che lo stesso Vitali fotografa, probabilmente poiché, dovendolo lasciare all’Accademia, ne vuole conservare un’immagine (figg. 3, 4). Nel volume Nuova Architettura Italiana3 il nome di Ettore Rossi compare con il progetto dell’Istituto di Chimica farmaceutica e tossicologica dell’Università di Padova e con il progetto in corso di esecuzione dell’Ospedale generale di Bolzano. Di Mario Chiattone ci colpiscono gli esordi nelle “Nuove Tendenze” e la sua amicizia con Sant’Elia4, mentre di Ettore Rossi la sua personale e raffinata rielaborazione dei principi razionalisti nelle sue machines à travailler (ospedali e istituti universitari).
Fig. 4. M. Chiattone, Progetto per un Palazzo della Moda, tema d’esame, 1915, tratto da: P. G. Gerosa, Mario Chiattone, Milano, Electa, 1985.
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forte e difficilmente sradicabile è la tradizione iconografica, ciò che nel civile si sta affrontando ormai da alcuni decenni per minore inerzia. Il palazzo della moda riconduce alla seconda componente marginale della formazione di Vitali, dopo quella dell’Accademia basata sugli stili storici. Si tratta di una formazione legata all’architettura emergente: D’Aronco5 e la Wagnerschule (Olbrich, Secessione Viennese) sono i riferimenti immediati (figg. 9, 10).
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Fig. 5. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegno di Accademia.
Sembra opportuno segnalare due lavori accademici di Vitali perché concentrano in sé sviluppi successivi, tendenze accennate ma sopite, slanci ironici e reazionari. Sono forse due meteore, due progetti rari nell’ambito della sua stessa produzione: la chiesa neogotica futurista (fig. 5) e il palazzo della moda (fig. 3). La chiesa neogotica futurista rappresenta la prima componente marginale sempre riconducibile al periodo degli studi accademici tra il 1909 e il 1913, in pieno fermento futurista. Questo disegno, una chiesa con corteo funebre, esprime all’interno di un soggetto religioso - ed è singolare il fatto che una chiesa venga trattata come un normale palazzo civico - una sfida caricandosi di valenze avanguardiste al pari dei grattacieli nelle città futuriste di Sant’Elia. E’ macroscopica la rampa di accesso alla chiesa, che conduce ad un piano rialzato dove il portale è costituito da un semicerchio (fig. 6), peraltro già proposto nel succitato palazzo della moda (fig. 7). Molto evidente il sistema di contrafforti dove il rimando al Gotico memore di ViolletLe Duc giunge ad un organicismo strutturale che precorre alcuni campi di indagine successiva (fig. 8). Un tema sacro è proposto secondo nuove forme che lasciano trasparire il coraggio di sperimentare contro il passatismo, dove
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Il saggio è stato strutturato in due grosse sezioni, Architettura Civile (ad uso pubblico e ad uso privato) e Architettura Religiosa-Funeraria, in virtù di alcune considerazioni: - il corpus dei lavori era raccolto e organizzato, nello stato in cui ci è pervenuto, in due grossi faldoni intitolati “Progetti case” e “Progetti tombe”. Ci è parso giusto rispettare tale classificazione, effettuata dallo stesso Vitali poichè sintomatica dei due campi della propria attività; - il tema dell’architettura funeraria era molto sentito e costituiva un capitolo a sé nelle pubblicazioni dell’epoca, era materia di studi e di esercitazioni, esprimendo un culto della morte e della città dei morti oggi pressochè svanito; - la sua biblioteca contiene varie raccolte di tavole: i Documenti di Architettura, L’Architettura Pratica, una raccolta monografica di tavole su Gaetano Moretti6 e due volumi dedicati all’Arte Funeraria con allegate numerose tavole. Note 1 P. Belfiore, Scenari dell’architettura italiana verso il Duemila, in “ArQ9. Architettura Quaderni 9”, Sezione “Sperimentazione Progettuale”, Architettura italiana 1900-1919, Dipartimento di Progettazione architettonica ed ambientale, Università egli Studi di Napoli, Napoli, Electa, Dicembre 1992. 2 P. G. Gerosa, M. Chiattone, Un itinerario architettonico fra Milano e Lugano, Milano, Electa Editrice, 1985. 3 A. Pica, Nuova Architettura Italiana, Quaderni della Triennale, Milano, Ulrico Hoepli Editore, Ottobre 1936-XIV, pp. 308-309. 4 P. G. Gerosa, ibidem. Una sola intervista è stata concessa da Chiattone. E’ quella che Giulia Veronesi ha raccolto nel febbraio 1957, nella quale, partendo dalla chiarificazione dei rapporti fra Sant’Elia e il futurismo, l’architetto espone molto succintamente le convinzioni e le aspirazioni che lo avevano animato all’inizio egli anni Dieci: “Sant’Elia non era futurista. Non lo è stato mai. Non conosceva Marinetti, quando fondò con noi “Nuove Tendenze”; e questo gruppo era indipendente dai gruppi futuristi. Per quanto concerne l’architettura, non ci si proponeva, è vero, di staccarci dalla “Wagnerschule”, dalla quale uscivamo, ma per anda-
Fig. 6. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegno di Accademia, particolare dell’ingresso.
Fig. 7. V. Vitali, Foto di Progetto per Casa di Moda, disegno per l’esame d’Accademia, particolare, Archivio Vitali.
Fig. 8. V. Vitali, Progetto per chiesa, disegno di Accademia, particolare del campanile.
Fig. 10. R. D’Aronco, Concorso per gli edifici della prima esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino, tratto da: D. Barillari, Raimondo D’Aronco, Bari, Editori Laterza, 1995, pag. 61.
Fig. 9. J. M. Olbrich, Vienna, la Secessione, 1898, tratto da: L. Benevolo, Storia dell’architettura moderna.2. Le avanguardie, Bari, Editori Laterza, 1998, pag. 301.
re oltre: non per disprezzare in essa le nostre origini. Volevamo creare un’architettura nuova rispetto a quella diffusa da Vienna, perché pensavamo che si dovesse tenere conto della nuova tecnica in rapido sviluppo e suscitatrice di visioni libere e nuove. Ma pensavamo a un’architettura positiva, realizzabile. Il dinamismo plastico, la compenetrazione dei piani, la simultaneità e tutti i postulati dell’estetica futurista sono parole vuote, in architettura, fuor dalla scenografia. Ma Boccioni e soprattutto Marinetti, eloquentissimo “impresario”, circuirono così assiduamente Sant’Elia, da sollevare in lui dubbi ed esitazioni tormentose. Fini col cedere, forse anche sperando di poter finalmente costruire, attraverso Marinetti. Ed è presumibile che, strappatagli una stanca adesione, Marinetti abbia poi rielaborato a sua insaputa il messaggio; d’altra parte Sant’Elia non scriveva. L’incontro ideologico fra le “Nuove Tendenze” e il futurismo non avveniva che sul piano politico, anzi, sul piano interventista.” 5 D. Barillari, Raimondo D’Aronco, Gli architetti, Bari, Editori Laterza, 1995. 6 Gaetano Moretti. Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione di Luca Beltrami, Torino, Editori Bertelli e Tumminelli, 1912.
Fig. 11. Manoscritto di Vitali con i temi dell’esame e schizzo.
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Lorenzo Bergamini
Architettura civile ad uso pubblico Le tipologie, che nel corso della sua attività egli affronta, spaziano dal teatro al palazzo pubblico, dalla scuola all’asilo, dalla casa del fascio agli edifici per la G.I.L.. Il raggruppamento tipologico ha l’obiettivo di confrontare, indipendentemente dalla coordinata temporale, i progetti per assonanze ed affinità tematiche cercando le relazioni e le interferenze tra le differenti tipologie.
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Teatri e Palazzi: il cinema-teatro Zannini-Vicentini, un unicum Al 1919 risalgono le prime esperienze progettuali realizzate su committenza privata: si tratta del cinema-teatro Zannini-Vicentini. Il lavoro di trasformazione di una chiesa in cinema-teatro richiede alcune considerazioni che Vitali aveva già esperito in un precedente sforzo progettuale sul tema dell’ingresso per teatri. Il riferimento va ad un suo progetto per teatro a Trieste (fig. 12) risalente ai mesi immediatamente successivi alla conclusione del primo conflitto, quando si trovava nella città giuliana in qualità di disegnatore presso la Direzione del Genio Militare. La data è la stessa, 1919, e così pure le tematiche, mentre la portata dell’intervento richiesto e la natura dei luoghi e dei vincoli estremamente diversi: a Comacchio Vitali è chiamato ad operare in un contesto preesistente, una chiesa, inserita in una cortina continua di case a due piani; a Trieste, un grande spazio aperto sui quattro lati (tra piazza Oberdan, via del Coroneo ed un nuovo viale) lascia presagire un isolato interamente occupato dal teatro le cui dimensioni rimandano ad un’opera colossale. Nel corpus dei disegni si ritrovano due soluzioni del teatro di Trieste: la prima caratterizzata da un susseguirsi articolato di volumi che, approfondendosi, scandiscono in modo chiaro la sequenza delle destinazioni (fig. 13): il corpo dell’atrio, la platea e i palchi ed infine il palcoscenico; la seconda caratterizzata da un grande arco trionfale di ingresso, un vero e proprio arrivo con rampa carrozzabile (fig. 14). Questo tema era rintracciabile anche nel disegno svolto durante l’esame per diventare professore di disegno, ma le differenze sono notevoli: nel 1915 il linguaggio adottato è quello dell’architettura in voga di D’Aronco; nel teatro di Trieste usa un linguaggio canonico storicistico e negli schizzi per il cinematografo Zannini-Vicentini un linguaggio depurato da ogni superflua decorazione secondo i dettami del periodo e le esigenze vincolanti del luogo e della committenza. Il tema dell’arco trionfale con ingresso centrale e con rampe laterali per le carrozze viene ripreso in termini
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Fig. 12. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.
Fig. 13. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.
Fig. 14. V. Vitali, Progetto per un teatro a Trieste, 1919.
Fig. 15. V. Vitali, Schizzo di progetto riconducibile al Cinema ZanniniVicentini, 1930.
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Fig. 16. Cinema Zannini-Vicentini, facciata su piazza Duono, confronto: a. a timpano, b. ad attico. 16b, Collezione Luciani.
Fig. 17. Particolare della fascia che unisce le aperture al piano terra dell’edificio d’angolo adiacente l’ex cinema Zannini-Vicentini.
funzionali, seppure ridotto nelle dimensioni e semplificato nelle forme, nel Teatro Zannini-Vicentini. In una delle carpette d’archivio (n.18) si è individuato un gruppo di tre disegni (fig.15), contenenti anche quote di rilievo, in cui vengono schizzati con un tratto rapido alcune idee progettuali relativamente a quello che doveva essere un avancorpo da erigersi sul fronte della ex-chiesa, già trasformata in cantinone (fig. 16), come si può desumere dalla forma rettangolare assunta dal piano attico. La facciata rilevata è tripartita e presenta un ordine gigante su due livelli ed un conclusivo piano attico sensibilmente emergente nella zona centrale. All’epoca in cui Vitali interviene il timpano della chiesa monofastigiata non esiste più. Il tema sopraccitato potrebbe risalire alla terza fase delle opere su tale comparto, quando, attorno al 1930, gli viene commissionato il restauro con l’aggiunta d’ingresso e sale d’aspetto1 e quando le forme del linguaggio si sono ormai semplificate e i codici espressivi pressochè omologati: egli propone, per affrontare un nodo importante, quale l’atrio, la soluzione dell’avancorpo emergente rispetto alla storica facciata, ma su due livelli, interrompendo l’ordine gigante attraverso una loggia che sorregge due terrazzi curvilinei laterali, dal lessico razionalista. Il piano attico originario non viene riproposto in aggetto come terzo livello, ma arretrato come sfondo: unica variazione è la forma cuspidata nella porzione mediana. Probabilmente la proposta non ha avuto seguito dal momento che alcune fotografie dell’epoca mostrano l’intervento completo senza però alcuna loggia di ingresso aggettante. Nello stesso gruppo di disegni si ritrova anche una sezione longitudinale che mostra l’intera trasformazione a cinema-teatro della navata unica della chiesa. Nella sezione non si accenna alla soluzione dell’avancorpo di ingresso che a questo punto possiamo ipotizzare essere stata una proposta transitoria oppure successiva all’epoca cui risale la stesura della sezione. Il loggione, con soletta strutturale inclinata e travi trasversali non in spessore, non prosegue con un ballatoio perimetrale, come sarà invece nella soluzione realizzata. Al di sotto del loggione è l’atrio che continua con una platea. Il palcoscenico sopraelevato mostra un livello semiipogeo raggiungibile attraverso una scaletta di servizio. All’esterno la porta ad arco è incorniciata da elementi paralleli cilindrici concavi-convessi come nella casa Cavallari in sant’Agostino (vedi ivi, Schede, n.18) e assimilabile, nello stesso edificio d’angolo, alla cintura di raccordo, al piano terra, fra le finestre singole e quelle binate (fig. 17). Il tema dell’ingresso trionfale, qui trascritto in termini minimali, viene riproposto anche nei successivi progetti per
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Fig. 18. Ex cinema Zannini-Vicentini, confronto tra diversi periodi: a. attuale, b. anni Ottanta (prima dei lavori, Archivio Ufficio Urbanistica del Comune di Comacchio), c. primi decenni del Novecento (progetto Vitali, foto Collezione Luciani).
le Case del Fascio a Comacchio e a Porto Garibaldi, mentre a Ferrara conserva il carattere di monumentalità, più prossimo a quello già evidenziato nel Teatro di Trieste. Il ricorso ad un linguaggio classico sembra essere conseguenza di una duplice considerazione: la destinazione del progetto e il luogo del progetto. Tuttavia di fronte alla funzione che la fabbrica sarà chiamata a svolgere, prevale la città che la ospita e che necessariamente comporta un inserimento consono ad un centro storico stratificato nei secoli per il quale il rifugio al lessico e alla sintassi classica sembra essere una naturale ed imprescindibile conseguenza. L’edifico adiacente risale al 19232, alla fase intermedia quando a Vitali viene commissionata “la demolizione e ricostruzione quasi totale di una casa per civile abitazione”. Qui la cortina continua delle basse case si interrompe ed il fabbricato va a costituire un angolo dove la facciata sulla piazza scivola tridimensionalmente anche sul prospetto laterale. Questa facciata è l’unico lacerto originale dopo gli stravolgimenti avvenuti a più riprese negli anni successivi: prima si interviene sulla facciata dell’ex-chiesa, poi su entrambe ed infine si tenta un “ripristino” di invenzione nella versione attuale (fig. 18). Il lato su via Zappata appare oggi come testimonianza di come doveva essere il fronte principale sulla piazza (fig. 16): confrontando le fotografie corrispondenti alle diverse fasi, è possibile constatare come sostanzialmente la facciata abbia mantenuto inalterati i propri caratteri ad eccezione dell’apertura di una porta ad arco ribassato al piano terra in luogo di quella che doveva essere una finestra binata. Nella foto (fig. 18b) si notano i segni delle mutazioni. Il prospetto sulla piazza oggi irriconoscibile a causa della cancellazione completa di quella che era la decorazione - ha mutato anche la scansione delle aperture originarie: al piano terreno si apre una seconda porta ad arco ribassato, come quella esistente, e al piano superiore si aggiunge una finestra. Nelle tre occasioni in cui interviene, Vitali lavora sem-
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pre in un assetto di preesistenze: se nel 1919 e poi nel 1930 egli è chiamato ad una operazione di rifunzionalizzazionerestauro, nel 1923 invece, egli si accinge ad un’operazione di completa demolizione e ricostruzione sull’edificio adiacente all’ex chiesa. L’analisi dei prospetti esterni condurrebbe ad una declinazione prevalentemente Déco della plastica di superficie se non fosse per l’uso di raffigurazioni fitomorfe (picche blu di ceramica su fondo verde) che non solo circondano le finestre, ma che addirittura le collegano attraverso un nastro continuo, costituito da un festone lineare di foglie sovrapposte, unico nella produzione di Vitali e raro nel repertorio del periodo: motivi cari al Liberty, coniugati in termini déco (fig. 19). Interessante è come si avverta la necessità di continuare tridimensionalmente la decorazione sulle due facciate proprio poiché rappresentano un angolo visuale importante ed un punto di fuga prospettico alla confluenza tra l’attuale viale Mazzini e la piazza del Duomo. Rilevante è come la proposta della finestra termale sia da mettere in relazione visiva con quelle che si scorgono sul fianco della cattedrale.
Fig. 19. Ex cinema Zannini-Vicentini, particolare delle finestre.
All’interno dell’ex cinematografo, si trova il genio inventivo nelle decorazioni del palchetto perimetrale e nelle mensole che lo reggono, nelle lavorazioni in ferro, negli stucchi floreali ed antropomorfi e persino nei corpi illuminanti a parete e a soffitto felicemente posizionati. Tale orchestrazione è frutto di un felice incontro tra una committenza, non solo sensibile all’estro creativo dell’architetto, ma soprattutto abile nelle realizzazioni: gli Zannini ed i Vicentini erano abili artigiani del ferro e del legno, veri e propri decoratori. Il cinema-teatro Zannini-Vicentini può essere considerato un’opera totale poiché la regìa di Vitali si esplica su molteplici campi, dall’architettonico all’arredamento, dalla grande scala al dettaglio.
del teatro greco (fig. 21). Continuità nella decorazione parietale con i corpi illuminanti e continuità spaziale, per la naturale conformazione della volta (fig. 22), con il controsoffitto: la decorazione non si arresta ma si insinua, seguendo la curvatura del raccordo della volta alla orizzontalità del plafond, fino a raccordarsi in una triplice cornice rettangolare proiezione della platea sottostante. Al centro, la grande plafoniera in continuità non solo di forme e cromie, ma anche di materiali, (fig. 23) è sintesi delle tecniche e tecnologie impiegate per tutte le altre decorazioni. La sua geometria svela la presenza di figure concentriche su quattro livelli e spessori differenti: 1) circonferenze che includono due tipi di ornamento, uno puramente geometrico, vale a dire la catena di rombi, ed uno più morbido a ricci e volute, lo stesso che si ritrova nel riquadro sopra all’arco delle porte; 2) un primo gruppo di due triangoli ruotati che costituiscono una prima stella a sei punte con vetri colorati come diffusori di luce rappresentanti sei farfalle dal corpo verde e ali rosse, gialle e blu; 3) un secondo gruppo di triangoli, ruotato rispetto al precedente, costituente la seconda stella a sei punte recante in ciascuna punta un diffusore esagonale, realizzato
La decorazione sulle pareti interne (fig.20) accompagna il perimetro in corrispondenza del loggione ed del balconcino laterale, quindi prevalentemente al primo livello. Si imita, per inquadrare gli accessi e le vie di fuga, uno pseudo ordine architettonico, una teoria di lesene, dove in luogo dei capitelli sono collocate delle maschere con smorfie di espressione memori della commedia e della tragedia
Figg. 21, 22. Ex cinema Zannini-Vicentini, particolari della decorazione a stucco.
Fig. 23. Ex cinema Zannini-Vicentini, plafoniera centrale. Foto Alberto Cinti.
Fig. 20. V. Vitali, Foto dell’interno del cinema Zannini-Vicentini, Archivio Vitali.
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Fig. 24. Ex cinema Zannini-Vicentini, foto durante i lavori per la trasformazione della sala di proiezione in uffici , inizio anni ‘80. Foto Alberto CInti.
con delle sfere di vetro unite al centro da una sfera di diametro maggiore; 4) fino all’esagono centrale che ne deriva, circondato da cerchi, che contiene il diffusore maggiore, sempre realizzato con delle sfere di vetro unite convergenti verso il centro dove è la sfera maggiore. Gli altri corpi illuminanti sono intimamente correlabili al partito decorativo in modo da costituire un sistema articolato decorazione/arredamento fisso/struttura. Partendo dal piano primo e scendendo idealmente attraverso il capitello con la maschera, si trova il primo corpo illuminante costituito da una base di aggancio, pensata nei colori e nelle fogge per occultare l’apparato elettrico, dalla quale si protendono due steli metallici con diffusore in vetro opalescente. Sul parapetto del balconcino, all’estremità inferiore della lira esattamente sulle sue corde tese si inserisce un corpo illuminante con diffusore apparentemente in vetro disposto con asse perpendicolare rispetto a quello più aperto che in modo diretto illumina l’intradosso del sotto balcone. Interessante è notare come anche nelle porte in legno
vi sia lo stesso motivo a triangoli e si accenni alle geometrie presenti nel riquadro decorato a stucco che sovrasta le porte. La balaustra del loggione non ripete le immagini delle pareti, ma propone un nuovo motivo prevalentemente bidimensionale: un doppio drappo avviluppandosi attorno ad un ramo rigoglioso di margherite, si alterna ad una lira. Le sue corde oltrepassano i limiti dello strumento musicale e si trasformano in elemento strutturale così pure il festone che le avvolge e che dovrebbe imitare la doppia voluta di legno è lo stesso che si ritrova nelle mensole che garantiscono strutturalmente la sporgenza del ballatoio. Gli stessi festoni al di sotto di mensole si ritrovano nel progetto B del Palazzo per Codigoro (fig. 25) con la stessa valenza tridimensionale: elementi decorativi floreali che si fondono ad elementi strutturali, elementi vegetali che in una sorta di metamorfosi suggeriscono oggetti legati alla musica. Una decorazione che trasfigurandosi rimanda all’iconografia tipica delle sale per il teatro: la lira era già presente sia nelle metope sia in sommità alla chiave di volta nel proget-
Fig. 25. V. Vitali, Progetto del Palazzo per Codigoro, progetto B, particolare del cornicione.
Fig. 26. V. Vitali, Progetto per Teatro a Trieste, particolare della decorazione.
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to del teatro di Trieste sia nelle mani delle figure a bassorilievo allungate sull’estradosso dell’arco trionfale (fig. 26). Le maschere del teatro si ritrovano curiosamente collocate tra architrave e capitello, fungenti da cuscino e dove la loro espressione di dolore, di ira e di felicità, ironicamente rimanda alla compressione cui esse sono indifferenti . L’arte della lavorazione del ferro si ritrova in più punti oggi anche in facciata come reimpiego di parapetti una parte dei quali esiste nella sua sede originaria all’interno. Il ferro è coniugato al vetro, al cemento, allo stucco e sembra un materiale ricorrente e versatile per molteplici soluzioni artigianali: da solo, nelle inferriate rileva un’attenzione déco (fig. 27); con il vetro decontestualizzato (fig. 28) in facciata; con il cemento, in un terrazzo all’interno, a sostegno di una pensilina il ferro si inserisce in un parapetto esistente di fattezze neoclassiche mediante un ancoraggio con foglie verdi sul cemento ed un fusto esemplare; con lo stucco, come già visto, per i corpi illuminanti.
Figg. 27, 28. V. Vitali, Ex cinema Zannini-Vicentini, uso del ferro nelle inferriate delle finestre.
Sebbene il contributo di Vitali si esprima su molteplici versanti, non esiste corrispondenza fra la raffigurazione esterna ed interna, unica eccezione è rappresentata dalla margherita congiunta alla foglia a forma di picca (figg. 29, 30) che possiamo eleggere come l’unico trait-d’union. Quello che rimane oggi dell’ex-cinema teatro ZanniniVicentini è, all’esterno, un assemblaggio di soluzioni bugiarde e superficiali e, all’interno, una concreta vergogna perpetrata solo una decina di anni fa ai danni di un complesso straordinario. Nelle esercitazioni di Vitali, il legame tra la tipologia del teatro e quella del palazzo era stringente e si svolgeva attraverso il consueto ricorso-rifugio al linguaggio classico dell’architettura (figg. 31, 32). Lo stesso forte legame si riconferma nella sua attività professionale e così l’atteggiamento con cui egli tratta il cinema-teatro ZanniniVicentini è identico a quello adottato nelle proposte progettuali per Codigoro. Tuttavia decade completamente l’aspetto passatista e storicista, pur permanendo al di sotto dei telai geometrico-strutturali in entrambe le soluzioni, in nome di una nuova veste, più confacente al periodo storico e alle attività commerciali che nella nascente via pubblica andavano ad insediarsi: farmacia, gioielliere, decoratore, caffè, barbiere e sartoria.
Figg. 29, 30. V. Vitali, Ex cinema Zannini-Vicentini, particolari delle decorazioni interne ed esterne esistenti.
Per il progetto di sistemazione del centro di Codigoro, Vitali propone un palazzo che seguendo la conformazione del sito si affaccia sull’attuale piazza Matteotti e prosegue su via IV Novembre. Vitali affronta il tema del palazzo
Figg. 31, 32. V. Vitali, Studi tipologici di palazzi, esercitazioni d’Accademia.
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Figg. 33, 34. V. Vitali, Progetto di sitemazione del centro di Codigoro, Palazzo all’inizio del Nuovo viale, prospetto sulla piazza.
proponendo due soluzioni distinte, una per la facciata sulla piazza che chiameremo “progetto A” (fig. 33) e l’altra per la facciata sulla via che chiameremo “progetto B” (fig. 34), entrambe con portico. Nel progetto A, la tettonica è impostata secondo una sintassi classica ma con lessico “moderno”: si rivisita l’ordine gigante in apertura e chiusura della facciata il quale addirittura attraversa quattro livelli, mentre le campate minori a tre livelli sono interrotte al piano primo e continue nei due piani superiori. Il piano terreno in realtà conta un livello e mezzo ed è destinato a portico con vetrine di negozi: le finestre che si trovano in facciata scivolano fino a sotto il portico e sono destinate probabilmente a magazzino per l’attività commerciale. La suddivisione ritmica prevede il tema della proporzione e della simmetria: paradigmi classici che declinano però, da un lato neologismi Liberty nelle decorazioni a bassorilievo a foglie nei balconcini delle finestre e nell’imposta del timpano triangolare che rimanda al Garage di Entigerno Bellotti nella parte sommitale centrale (vedi ivi, Schede, n. 20) e dall’altro neologismi Déco nelle piattabande delle finestre decorate con quadrelli, probabilmente in ceramica colorata (vedi ivi, Schede, n. 21 e 44). Il motivo vegetale è inserito all’interno di formelle che suggeriscono una sorta di prefabbricazione del motivo ornamentale. La riquadratura avvia ad un discorso di serialità da un lato e, dall’altro, ad una inclinazione alla geometria, quest’ultima prettamente Déco. La nuova arte emula gli elementi degli ordini classici trasfigurandoli. L’uso del materiale è simile a quello di soluzioni adottate con una certa frequenza nei villini (vedi ivi, Schede, n. 19) e in qualche esempio di restauro di facciate a Comacchio: alternanza di mattone a vista e intonaco. Il progetto A è quello che maggiormente si allontana dalla “norma”. Nel progetto B, Vitali ribadisce l’impaginato del precedente progetto. Egli lavora, una volta decisa la trama geo-
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metrica, sul dettaglio di elementi minori riconducibili alle aperture o all’ornamento: si verifica l’accostamento di elementi desumibili dal repertorio classico come le finestre con timpano triangolare al secondo livello in corrispondenza del piano nobile - con elementi tratti da un lessico aperto, in divenire appartenenti al Liberty-Déco. In sostanza si riconferma il telaio vitruviano, scarnificato e rarefatto, della precedente soluzione, ugualmente velato dal ricorso creativo ad un lessico moderno e contemporaneo: la convivenza della sicurezza del classico con l’avventura del Déco. Mentre nel progetto A l’impaginato del prospetto è organizzato secondo una complessa stratificazione gerarchica di facciate, distinguibili perchè sensibilmente arretrate una rispetto all’altra e il portico era caratterizzato dalla presenza massiccia del bugnato, tanto da renderlo tozzo, questa seconda soluzione appare più elegante, più confacente ad un centro cittadino: le vetrine per negozi sono risolte in modo più trasparente, senza le opache serracinesche metalliche del precedente, e così pure le finestrature nel mezzanino esprimono maggior ariosità, la
Fig. 35. G. Pontoni, Progetto per i Fabbricati Buldrini, Bologna.
stessa che aleggia nel progetto di Gualtiero Pontoni per i Fabbricati Buldrini su Via Irnerio a Bologna 3 (fig. 35). Si deduce che il processo di allontanamento dai canoni comincia con la decorazione e gradualmente procede attraverso le lavorazioni in ferro e sembra toccare la massima espressione nella parti lignee, nella fattispecie i serramenti: si confronti la porta di legno con quella del precedente progetto A. Ricompare la finestra termale dell’edificio adiacente al cinema-teatro Zannini-Vicentini, declinata alla stessa maniera con analoga depressione nella parte centrale e ritorna identico l’uso del festone che scende dalle mensole proprio come all’interno del cinema. I balconi e la decorazione in ferro sono invece riconducibili alla casa di Entigerno Bellotti (vedi ivi, Schede, n. 22).
Case del Fascio e G.I.L. Il progetto per la Casa del Fascio di Ferrara5 porta la data del 1929 e dall’impostazione dell’elaborato grafico si può intuire che doveva essere stato confezionato per partecipare ad un probabile concorso, strumento ricorrente e sicuramente attuale per le opere pubbliche (fig. 36). La sede della Casa del Fascio di Ferrara fu poi realizzata da Gandini6 (fig. 37). Evidenti i richiami al primo progetto di teatro a Trieste, quello a corpi stereometricamente e funzionalmente differenziati, dove è pedissequa la citazione della fonte classica in particolare nella composizione, non tanto nella pianta ad “E”, dove il corpo laterale a tre campate è ripetuto in quello centrale, quanto nella articolazione dei prospetti, in particolare quello dell’avancorpo mediano, dove è immediato il riferimento ai palazzi rinascimentali romani filtrato delle sue esperienze accademiche: l’ordine gigante che inquadra due livelli sovrapposti di finestre e la successione del piano terra con bugnato su un ordine gigante con paraste binate.
I due gruppi di tipologie che seguono, Case del Fascio-G.I.L. e Scuole, appartengono all’architettura progettata e nella maggior parte non realizzata4 dell’ultimo periodo quando la rivoluzione, in seno ai codici espressivi dell’architettura, è un fenomeno certo e comunemente diffuso. La produzione di Vitali, nell’arco temporale che va dal 1924 circa al 1938, è orientata sulla duplice esperienza che coinvolge l’architettura italiana nel Ventennio fascista: da un lato, l’abolizione delle manifestazioni decadenti, quali Liberty e Art Déco o qualsiasi altra forma di vuoto eclettismo, per ritornare alle proprie origini dell’architettura i cui tratti principali possono essere la monumentalità, l’accademismo e la gratuità ornamentale, dall’altro il tentativo di trasporre, mediando, i dettami del Regime nelle avanguardie razionaliste europee. Il progetto per la Casa del Fascio di Ferrara con la sua pedissequa ostentazione storicista ed in parte la corpulenta monumentalità della facciata per la G.I.L. di Comacchio possono avvicinarsi alla prima delle due esperienze, mentre i progetti per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi ed in particolar modo quelli per l’Asilo di Porto Garibaldi possono paragonarsi, per alcuni esiti formali, allo spirito di ricerca presente nella seconda.
Fig. 36. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Ferrara, foto Archivio Vitali. Fig. 37. G. Gandini, Ex Casa del Fascio di Ferrara.
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l’opera di Vitali
Il progetto per la G.I.L. di Comacchio presenta una certa complessità e notevoli dimensioni, ripetute solo per il complesso, peraltro realizzato, di Entigerno Bellotti con uffici statali-negozi-casa custode-garage pubblico. Siamo di fronte ad un progetto a scala urbana il cui programma funzionale è quello di organizzare un enorme centro polifunzionale: armeria, scherma, comando, archivio, ambulatorio, docce palestra, doposcuola maschile, tiro a segno, salone cinematografico, porticciolo coperto e scoperto per barche, ricovero attrezzi nautici, campi da tennis e campi per esercitazioni e giuochi sportivi. Il lotto interessato è di proprietà dell’ex-Amministrazione Valli di Comacchio e va dal Corso V. Emanuele, attraverso il canale dei Mercanti, fino al canale Francescona. Non è un progetto ex-novo, ma un recupero vero e proprio dove i muri portanti dei precedenti edifici vengono inglobati come strutture dei nuovi spazi (fig. 38). La progettualità non è libera, ma condizionata dalle preesistenze. Interessante è lo studio della rifunzionalizzazione imperniato su un rapporto di non conflittualità con le strutture esistenti e con il contesto anfibio al contempo urbano e naturale: il lotto stretto ed allungato permette, per la sua morfologia, di essere a contatto coi canali e con l’asse carrabile, cuore urbano. Si intesse un rapporto di reale continuità che suggerisce funzioni ecocompatibili, per usare un neologismo, non turbative e non dissonanti. Verso la città si prevede di allocare il corpo col Comando e verso la valle una vera e propria lega navale. Si individuano quattro corpi volumetricamente distinti, destinati ad attività differenti, coniugate in una sorta di funzionalismo analitico. Il progetto della facciata ritorna, come nella Casa del Fascio di Poro Garibaldi, ad essere argomento di riflessioni progettuali. L’ingegnere Aldo Samaritani, con cui affronta questo dibattito durante le fasi progettuali, gli scrive di porre attenzione su alcuni punti desunti dallo spirito di propaganda che informava l’architettura di Regime: il tema della torretta e i corpi piani o a terrazzo (vedi ivi, Archivio, Catalogazione Serie “Progetti Case”) . L’approfondimento di queste tematiche lo porteranno a produrre una gamma di soluzioni estremamente interessanti sotto il duplice aspetto del linguaggio e della tecnologia (figg. 39, 40, 41). Questi tentativi sono molto distanti dalla soluzione finale ed esprimono una sorta di libertà nella sperimentazione dei materiali e delle forme che l’ultima soluzione, monumentale e goffa, ha completamente dimenticato. Quanto ai materiali è interessante notare come egli voglia utilizzare in modo alternato intonaco (o rivestimento in marmo) e mattoni a vista, probabilmente a corsi spor-
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Fig. 38. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, pianta piano terra, stato di fatto e progetto.
genti, com’è desumibile dall’ombra dei corsi di mattoni (vedi a Ferrara, ma anche altrove, il Palazzo dell’Aeronautica di Gandini). Quanto alla composizione si nota una sorta di indifferenza al tema della simmetria (situazione indotta dalla necessità di inserire una torre) e una complessa articolazione dei volumi che ricorda l’architettura di Piacentini. Notevoli gli schizzi del prospetto e la prospettiva con le case adiacenti (fig. 42). Il disegno della soluzione finale (figg.41, 42) ricorda al contempo il tempio e l’arco trionfale: al centro un ordine colossale a tre campate è affiancato con un leggero aggetto ai fornici. L’ordine dei pilastri, è interessante rilevare, continua al di là dei fornici e chiude la facciata, ma è arretrato. Ritornano i temi della gerarchia dei piani che serve a connotare i diversi riferimenti, ora all’arco trionfale ora al tempio, della simmetria e della monumentalità. Il balcone occupa e protegge l’atrio tripartito a loggia: al centro diventa semicircolare. Nella Casa Littoria di Porto Garibaldi del 1938 si ritrovano molti degli aspetti dell’Asilo di Porto Garibaldi: in particolare il prospetto che va oltre l’imposta della copertura per occultare la vista delle falde e la finestra che gira nell’angolo, ma così anche la stessa schematica rigidità nell’impostare gli spazi interni. Si introducono elementi im-
Fig. 39, 40, 41. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, studio della facciata principale in collaborazione con l’ing. Samaritani.
posti dal regime quali la torre con pennacchi, l’anno XVI (1938) in caratteri lapidari, balconi aggettanti e ampie superfici vetrate. Alcuni sono riconducibili agli studi preliminari per la Casa del Fascio di Comacchio (fig. 42). Tutte le soluzioni proposte sottolineano una completa adesione al nuovo linguaggio razionalista e ruotano attorno all’argomento facciata. La facciata deve al contempo esprimere e rappresentare simbolicamente la magnificenza del periodo e deve funzionalmente identificare un luogo pubblico. Nell’idea di progetto (fig. 44) dove prevalgono l’asimmetria e l’ordine gigante (corpi cilindrici che imitano le “colonne” al di sotto delle quali scorrono dei balconi che raggiungono e proteggono l’ingresso) si introduce la torre. Il segno a matita su un disegno colorato (fig. 45) evidenzia una proposta nuova che si vuole approfondire. Il disegno successivo (fig. 46) riporta l’unica variazione con la torre, fasci littori e pennacchi angolari: unica variazione riguarda il fatto che l’ordine gigante non prevede corpi curvilinei, mentre permangono sia i balconi che le superfici vetrate.
Fig. 42. V. Vitali, Progetto per la G.I.L. di Comacchio, schizzo prospettico della facciata.
Figg. 43, 44. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi, schizzi prospettici.
Figg. 45, 46. V. Vitali, Progetto per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi, studio della facciata.
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Scuole
l’opera di Vitali
Lo schema planimetrico per il progetto della Scuola di San Martino Spino del 1924 risulta atipico: si tratta di una scuola con annesse abitazioni (figg. 47, 48). Il corpo centrale della scuola è affiancato lateralmente da due abitazioni, che godono di una quasi totale autonomia funzionale, se non fosse per interferenze minimali: il servizio igienico, al piano rialzato, e un corridoio sia al piano rialzato che al piano primo nell’abitazione di destra. Quest’ultimo collega direttamente l’abitazione con la cappella e suggerisce una certa relazione fra l’abitazione di destra con la scuola. Lo schema strutturale coincide con quello distributivo ed infatti le pareti oltre ad essere muri portanti sono anche pareti che suddividono geometricamente gli spazi. Domina la simmetria assiale in senso verticale ed orizzontale. La pianta della scuola rimanda ad una tipologia tradizionale e consolidata. Lo schema distributivo delle residenze è riconducibile ai villini suburbani soprattutto nell’articolazione dei volumi. La composizione dei corpi rivela il tentativo di permettere una lettura chiara delle distinte parti e questo attraverso sensibili arretramenti: al piano rialzato se ne contano due, mentre tre diventano al piano primo dove si realizza un ampio balcone introflesso. L’apparato decorativo è limitato al bugnato ai piani inferiori e alla zona centrale dove è il balcone. La planimetria del progetto per l’Asilo di Porto Garibaldi (fig. 49) evidenzierebbe la riproposizione di schemi distributivi tradizionali se non fosse per impercettibili elementi innovativi che trovano maggior esemplificazione negli elaborati grafici prospettici: il refettorio, con la sua forma circolare, l’ampio terrazzo al piano primo, la copertura piana con pergolato, assieme alla scomparsa completa di ogni decorazione, denotano un “timido” affiancamento a tematiche razionaliste e funzionaliste. Il sedile che circonda all’esterno il refettorio lega il volume con lo spazio aperto del giardino dove i bambini svolgono buona parte delle loro attività ludiche. La prospettiva permette di illustrare il punto di vista reale dell’occhio umano e allora la copertura risulta piana. Il disegno dei prospetti ci informa che in realtà esiste una copertura a falde, un tetto tradizionale, semplicemente occultato da una fascia perimetrale (fig. 50). La tradizione permane, ma mascherata dalla necessità di rinnovamento. Altro dettaglio di un linguaggio che pare assorbire gli ormai vigenti nuovi codici sintattici è una sorta di allineamento delle finestre che giungendo nell’angolo girano e si pongono come elemento stereometrico: la finestra non è
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Figg. 47, 48. V. Vitali, Progetto per la Scuola di San Martino Spino, disegni di progetto.
Fig. 49. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, piante.
en longueur e l’angolo non è svuotato, ma questa soluzione pare essere conseguenza di probabili riflessioni su questi stessi argomenti (fig. 51). L’asilo di Porto Garibaldi, limitatamente alle viste esterne, pare essere l’opera più aggiornata e più vicina agli influssi delle correnti architettoniche razionaliste, contrariamente all’interno dove prevale un’organizzazione spaziale del tutto rigida, utilitaristica e conservatrice con soluzioni ormai consolidate e notoriamente efficaci addolcite dalla forma circolare del refettorio. Note 1 Archivio Vitali, Elenco Opere, Busta 15, doc 1. 2 Archivio Vitali, Elenco Opere, Busta 3, doc 8. 3 G. Gresleri, P. G. Massaretti (a cura di), Norma e arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia, Marsilio Editori, 2001. 4 Un’operazione di ricerca approfondita, condotta su ciascun progetto, potrebbe mettere in luce le vicende e i retroscena che hanno portato alla non realizzazione dell’opera, alla sua trasformazione se non addirittura alla sua demolizione. 5 Vedi ivi, Archivio, Elenco opere realizzate. 6 L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Firenze, Alinea Editrice, 1995, p. 113. Fonti delle illustrazioni Fig. 16a tratta da: F. Luciani, Vsén a la rola dal camén. Tradizione popolare storia poesia dialettale, Rimini, 2001, p. 97. Fig. 35 tratta da: G. Gresleri, P.G. Massaretti (a cura di), Norma e Arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p. 176. Fig. 37 tratta da: L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Firenze, Alinea Editrice, 1995, p. 113.
Fig. 51. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, prospetti.
Fig. 50. V. Vitali, Progetto per asilo a Porto Garibaldi, vista prospettica.
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Francesca Pozzi
Architettura civile ad uso privato
l’opera di Vitali
Rispetto all’architettura civile-pubblica, quella privata denota una copiosa attività professionale che inizia nel 1920 con la casa per Celeste Carli e si conclude nel 1932 con la casa per Camillo Zannini: sia i progetti che le realizzazioni di edifici per uso privato, sono per Vitali forma concreta di un unico linguaggio compositivo, sono tutti localizzabili tra Porto Garibaldi e Comacchio, ma soprattutto nel centro storico di quest’ultima, e si possono differenziare in edilizia urbana e suburbana. Comacchio presenta una morfologia urbana peculiare: cinta da percorsi di acqua che la isolano, la limitano nell’espansione e la chiudono in se stessa. Accade così che per le realizzazioni urbane, l’asse carrabile principale diventi il luogo di maggiore visibilità, luogo del commercio e luogo della vita sociale. L’ubicazione della maggior parte dei progetti di case di civile abitazione, spesso con funzione mista (si ricalca il tradizionale binomio casa-bottega: negozio al piano terra e abitazione al piano superiore) si trova in via Cavour (soprattutto per i progetti non realizzati) e su Corso Vittorio Emanuele, oggi via Mazzini, che collega a ovest il santuario di Maria Santissima in Aula Regia e il loggiato dei Cappuccini con la piazza della Cattedrale.
Fabbriche urbane Molti degli interventi urbani, dichiarati negli elenchi redatti per la convalida del proprio titolo di architetto1, sono detti “restauri” e sono da intendere per lo più come recuperi funzionali di edifici esistenti con ridisegno della facciata: l’elemento che doveva distinguersi in modo garbato nella cortina continua e fitta era tutta la facciata, non solo il livello inferiore, in quanto era “vetrina” dello status economico della famiglia proprietaria. In questo periodo di risveglio edilizio, di fermento economico (si intraprendono le grandi bonifiche), di sopraggiunte esigenze del vivere civile e con migliorati standard igienici, l’abitazione deve rispondere a tempi ed esigenze così profondamente modificate2. Il fatto che gli interventi siano su preesistenze è chiaro soprattutto dall’impianto tipologico delle case di civile abitazione: troviamo un’evidente semplicità della pianta e una similitudine di proporzioni. Le poche piante che ci sono pervenute, peraltro di progetti non realizzati, segno che gli originali di quelle costruite venivano presentati al Municipio per ottenere la licenza per costruire mostrano una distribuzione tradizionale e funzionale degli ambienti. Rispetto agli standard del periodo
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possiamo tipologicamente inquadrarle tra le “case economiche” e le “palazzine”3: senza una particolare ricerca distributiva interna e con un numero di stanze per piano di 45 vani, sono specchio della committenza composta da borghesia emergente che si affidava quindi ad un accurato studio della facciata principale per rendere “unica” la propria abitazione. Il fronte è più esteso della profondità, nella casa di Celeste Carli (1920), di Ermippo Bottoni (1922-24), di Arturo Cavallari (1925), di Antonio Cinti (1926), e per i progetti per Luigi Feletti Virgili (1925) e per Antonio Fantini (1925). L’operazione consiste nella fusione di due o più unità edilizie tipiche per dar luogo a palazzine di famiglia. Singolare il progetto di fusione di tre unità distinte, la tipica edilizia di base del nostro centro storico, nel progetto per la casa di Vincenzo Feletti Virgili in via Cavour (fig. 52). Riscontriamo un più approfondito studio nella distribuzione degli ambienti solo nel complesso che Vitali realizza tra il 1925 e il ’26 per Entigerno Bellotti nel quale figurano: un garage pubblico con deposito di materiali da costruzione, uffici e casa del custode e un edificio come “vasto fabbricato per uffici, abitazioni e negozi”. Commissionato con incarichi successivi, il progetto generale è evidentemente frutto di una progettazione unitaria in cui le funzioni definiscono l’impianto e vengono palesate all’esterno, tanto che le differenze vengono sottolineate nell’uso della decorazione che di volta in volta caratterizza il ruolo del corpo di fabbrica. Il grande edificio polifunzionale ha un’apparenza classica, tipica degli edifici con funzione pubblica, presenta un finto bugnato al piano terra e un frontone triangolare (semicircolare nel disegno prospettico fotografato dallo stesso Vitali), con discreto inserimento di geometrici
Fig. 52. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. Vincenzo Feletti V., schema esistente-progetto.
particolari Déco (vedi ivi, Schede, n. 20, 21, 22). In sostanza ci troviamo di fronte alla gestione di un grosso isolato in cui il progettista è chiamato a svolgere e risolvere simultaneamente due gruppi principali di attività: una in rapporto alla città e alla via pubblica, di rappresentanza per negozi ed uffici, l’altra in rapporto al canale retrostante e alla strada antistante, per carico e scarico merci. Mentre l’edificio che prospetta via Sambertolo è preesistente, l’edificio garage-magazzino è progettato e costruito ex-novo. La plurifunzionalità induce Vitali a riflettere sull’immagine e sul carattere adeguati per connotare la destinazione d’uso di ogni corpo di fabbrica e il risultato che egli ottiene può sintetizzarsi così: il piano terra, con le sue botteghe, si svincola dal palazzo stesso e si radica nel luogo, l’arco ribassato di ciascuna vetrina pare essere la costante di ogni edificio progettato da Vitali nel centro storico, il quale, da attento osservatore, aveva notato essere un segno permanente e codificato per le attività commerciali, per i negotia; il piano primo, con gli uffici statali, del Catasto e del Registro, pur essendo privato, svolge in parte una fun-
zione pubblica da esibire e permetterne la visibilità, deve essere formalmente riconducibile all’immagine dei palazzi delle istituzioni e quindi parlare la lingua dello storia ed che alcuni richiami al Neoclassico potevano garantire; il garagedeposito materiali esprime il mondo dell’industria e la tipologia relativamente nuova, esprime la propria epoca, con un linguaggio contemporaneo, il Déco come inveramento del Liberty, nato, senza obblighi o vincoli, soprattutto per dare dignità alle fabbriche che sorgevano in periferia, non troppo distanti dalla città; l’abitazione del custode al contrario sarà maggiormente decorata e la decorazione floreale, progettata ma non realizzata, rimanda al Liberty. Nonostante la decorazione sia trattata in modo diverso per i singoli edifici, vi sono alcuni elementi puntuali, quali le formelle, che, ripetendosi restituiscono un’immagine unitaria dalla quale traspaiono la regìa ed il controllo globali dell’architetto. Nell’ornamento del garage e deposito, Vitali riprende chiaramente forme e geometrie della Centrale Elettrica di Trezzo d’Adda di Gaetano Moretti4 (1860-1938) (figg. 53,
Fig. 53. V. Vitali, Progetto di fabbricato ad uso garage pubblico e deposito materiali per Soc. Entigermo Bellotti & C.i, prospetto.
Fig. 54. G. Moretti, Centrale elettrica di Trezzo d’Adda, 1906.
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l’opera di Vitali
54): ne deriva la scansione degli elementi architettonici e sottolinea l’ingresso principale avanzando il corpo centrale e inserendo al primo livello una finestra tripartita che termina con elemento cuspidato a simulare un timpano. Le formelle quadrate a livello del cornicione disegnano in questo punto un arco a gradoni, tipico della cultura islamica e recuperato in chiave Déco. Si ritrova una analoga composizione architettonica anche nel progetto A del palazzo sul “nuovo viale” di Codigoro (fig. 55). Queste parti concorrono a rafforzare l’ipotesi di una decorazione prefabbricata e seriale data la presenza, per esempio nel fabbricato d’angolo del complesso di Entigerno Bellotti, di elementi in conglomerato cementizio ancorato con zanche, oggi fortemente degradati (fig. 56). Altro sistema decorativo, spesso progettato e raramente eseguito, è la fascia ornamentale sotto cornicione, da realizzarsi con la tecnica della pittura policroma, visibile nel progetto per villa Carli (vedi ivi, Schede, n. 19) o l’edificio ad uso uffici e abitazione del custode di Bellotti (vedi ivi, Schede, n. 22). Le case di Camillo Zannini (1932) e di Antonio Gelli (1929) rappresentano le fasi conclusive della sua attività che in quegli anni va aggiornando sui temi del Novecento: l’analisi dei prospetti ci induce, soprattutto per la casa del maestro Zannini, a cogliere affinità formali con la Ca’ Brutta di Muzio5 (fig. 57). In entrambi i casi siamo di fronte ad una composizione frammentaria: nella prima i frammenti sono uno all’interno dell’altro ed inquadrati in un telaio classicheggiante costituito da un sistema di lesene su un basamento a finto bugnato inserendo una decorazione déco sorprendente ed innovativa (fig. 58); nella seconda l’accostamento frammentario procede per piani orizzontali: al piano terra abbiamo il brano tradizione-Liberty, con
Fig. 57. G. Muzio, Ca’ Brutta, 1919-22.
Fig. 55. V. Vitali, Progetto per palazzo sul “nuovo viale” di Codigoro, particolare.
Fig. 56. V. Vitali, Fabbricato ad uso uffici statali per Entigerno Bellotti & C.i, particolare della finestra.
Fig. 58. V. Vitali, Casa Camillo Zannini, 1932. Fig. 59. V. Vitali, Casa Gelli, 1929.
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finto bugnato, archi ribassati e maschere antropomorfe in chiave, al primo piano il brano neoclassico e sulla copertura fantasiosi camini Déco (fig. 59). Non si tratta di eclettismo, ma di un atteggiamento caratteristico dell’architettura degli anni Venti, dove l’accostamento di frammenti, aventi una loro stringente coerenza interna, escludeva un rapporto logico fra gli stessi in termini di corretta sequenza storica o funzionale. Il recupero di frammenti o brani di storia dell’architettura consolidati nell’immaginario collettivo deriva da una matrice sostanzialmente pragmatica: la committenza ha ambizioni e velleità rappresentative ma vuole concretizzarle in presenza di strutture preesistenti alle quali arrecare il minor danno possibile. Spesso, allora, il lavoro dell’architetto si limita ad una sorta di decorazione, di rivestimento, di pelle aggiunta ad un manufatto che continua a rivelare le proporzioni e i volumi di un tempo. Un esempio illustre è rappresentato dal magazzino dei fratelli Zannini: il confronto tra il prima e il dopo è esemplificativo della logica di innovazione nella tradizione. Si inserisce un balcone al piano primo, una trifora al piano attico e si ridisegnano le decorazioni (vedi ivi, Schede, n. 16). Nelle opere di Vitali è quindi innegabile la continuità con la tradizione dell’architettura locale: raramente siamo di fronte ad opere di distruzione o cancellazione del tessuto storico. L’immagine della città continua a rinnovarsi con sapienti ritocchi, non necessariamente mimetici o minimali, ma appartenenti alla contemporaneità quindi sensibili alle innovazioni linguistiche e tecnologiche. In questa metamorfosi urbana impercettibile, all’ornamento è demandato il ruolo di suggellare la città di Comacchio con un’atmosfera di attualità e rinnovamento.
Fig. 60. V. Vitali, Villa Edgardo Carli, 1925, Collezione Vitali.
Fig. 61. V. Vitali, Progetto di villa Pietro Fogli.
Fabbriche suburbane Di altre spazialità narrano le ville e villini suburbani i quali sono, forse, gli unici edifici privati nella cui decorazione Vitali può esprimere maggiore libertà espressiva. L’impianto tipologico è dettato meccanicamente dall’assemblaggio delle funzioni: casa libera su quattro lati, con giardino, spesso con torretta e loggiato coperto, zona giorno al piano rialzato e zona notte al piano primo. L’unica realizzazione che ci è pervenuta, la villa per Edgardo Carli (1925), costruita davanti alla vecchia stazione ferroviaria a Comacchio, ai margini del tessuto urbano e in prossimità della nuovissima strada di collegamento con Porto Garibaldi (fig. 60), pur offrendo ampia superficie e numero di vani, non si svincola da una geometrica rigidità della pianta, che invece appare più articolata,
Fig. 62. V. Vitali, Progetto di villino suburbano, disegno di Accademia.
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l’opera di Vitali
con un preciso studio volumetrico, in quella che progetta, e non realizza, in adiacenza sul lato destro per Pietro Fogli (1925) (fig. 61). La tipologia del villino è strettamente connessa al rapporto con il giardino, tanto che quest’ultimo, nella maggior parte dei progetti dell’epoca, appare come una sua emanazione: ciò lo si ritrova anche nelle esercitazioni di Vitali (fig. 62). In nome però di una composizione singolare che è intermedia fra il villino, comunemente inteso, e la palazzina urbana, lo spazio verde circostante è limitato alla parte retrostante, di fronte alla valle. Ritorna la facciata come nodo progettuale, una facciata binata, che dà sulla via di nuova espansione e sul piazzale antistante la stazione. Egli progetta simultaneamente sia per Edgardo Carli sia per Pietro Fogli: i due lotti sono adiacenti e lo spiccato di entrambe le costruzioni sorge sul confine, al punto che il contatto delle due, come ci è fornito dai disegni in pianta ed in prospettiva, ci induce ad ipotizzare delle contaminazioni, rimandi formali e tipologici, il più palese dei quali è, senza dubbio, esplicitato dalla continuità delle terrazze al piano primo. Tale progettazione unitaria, realizzata solo parzialmente, è chiaramente visibile nel lato cieco del villino Carli deputato al collegamento con il villino Fogli, non costruito. Il progetto non realizzato del “villino economico” per i fratelli Felisatti (1923), sulla spiaggia di Porto Garibaldi, è molto più articolato dei due precedenti e rispecchia per antonomasia la tipologia del villino (figg. 63, 64): consta di distinte unità abitative, con accessi separati, in una composizione spaziale e volumetrica originale. I corpi in pianta accennano una simmetria assiale con breve traslazione, mentre in alzato la posizione delle scale, interna da una parte ed in vista su di una loggia dall’altra, crea una inversione dei volumi principali. L’apparato decorativo presenta elementi riconducibili alla tradizione protoumanistica ferrarese: al primo livello, le fasce orizzontali in muratura a vista si alternano a zone intonacate, mentre al primo piano vi è una inversione ed ampi campi in muratura sono scanditi da lesene a segnare lo spessore dei muri maestri. La posizione e la forma delle finestre sono diversificate in funzione di ciò che accade all’interno: al piano inferiore le aperture sono prevalentemente a piattabanda, squadrate per le stanze e lunghe e strette sulla scala, mentre al piano superiore sono ad archivolto di chiara derivazione rossettiana ferrarese, arco in cotto semplice o raddoppiato nella bifora della torretta, per segnalare l’importanza dell’ambiente retrostante. L’esplicitazione all’esterno di quanto avviene all’interno, un’autentica proiezione delle funzioni interne, è un atteggiamento che induce una subordinazione
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Fig. 63. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, prospetto e pianta piano terra.
Fig. 64. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, vista prospettica.
Fig. 65. C. Contini, Villino Melchiorri, Ferrara, particolare della porta. Fig. 66. V. Vitali, Progetto di villino Felisatti, particolare della porta.
della forma alla funzione. Al piano terra l’impronta dell’ingresso, vocabolo squisitamente Liberty (fig. 66), rievoca quello per il villino Melchiorri di Ciro Contini6 (fig. 65) a Ferrara o certi villini di Paolo Sironi7 e Attilio Muggia8 a Bologna o di Giovanni Michelazzi9 a Firenze. I linguaggi espressi nei villini sono coevi poichè parlano con le espressioni dell’Arte Nuova del proprio periodo. Solamente nel villino Felisatti si attinge a repertori classici locali-regionali riuscendo a ben gestire la commistione di Liberty e umanesimo architettonico ferrarese. Una costante di Vitali è quella di ricorrere per il piano nobile ad immagini canoniche e sicure quali quelle desunte dal repertorio classico: ciò avviene ad esempio nella palazzina per uffici di Entigerno Bellotti e nella casa per Antonio Gelli. L’architettura suburbana di Vitali attinge schiettamente a stilemi Déco in tutto ciò che concerne la plastica decorativa, mentre permanenze Liberty si hanno nella decorazione policroma sottocornicione, questo sia nei disegni per il villino Fogli, sia per il villino Carli, dove però non verrà mai eseguita, come si può ben vedere nella foto d’epoca, scattata dallo stesso Vitali probabilmente a distanza di alcuni anni dall’ultimazione dei lavori. Oggi quel prospetto è stato completamente deturpato e sfigurato: è stata aggiunta una pesante scala esterna che ha negato la loggia al piano terreno, è scomparsa la passerella ondulata di raccordo alla strada (ben visibile nella foto di Vitali), sono state uniformate le aperture delle finestre, in luogo delle originarie trifore e quadrifore e conseguentemente annullate le relative cornici perimetrali. Disegnata nella finitura superficiale (al livello inferiore a sinistra finto bugnato e piccoli riquadri per la parte sotto la loggia), proporzionata nella scansione formale (fascia marcapiano che unisce i due corpi), elegante nel disegno semplice degli elementi architettonici (cornici delle finestre e leggera scanalatura orizzontale che le unisce al primo piano), la rigorosa composizione è frutto di uno studio accurato e globale di volumi, superfici, funzioni e ornamenti.
Ornamento come progetto Punti fondamentali nella composizione sono quindi tutti gli elementi funzionali della facciata quali porte, finestre e balconi e così pure le cornici, marcapiano e marcadavanzale, che servono a scandirla, nonché il trattamento delle finiture superficiali. Nella superficie piatta della facciata Vitali enfatizza una gerarchia di aperture, diverse tra livello inferiore e superiore, sottolineata spesso dalla presenza del balcone (tipico a Comacchio in questo periodo) sopra l’ingresso principale (casa Carli, casa Ermippo Bottoni, progetto casa Feletti Virgili, progetto casa Fantini, casa Cinti, casa Zannini, casa Gelli), a segnalare l’angolo (progetto casa V. Feletti, palazzina per Entigerno Bellotti) o come approdo della scala d’ingresso (casa Camillo Zannini). Esemplari sono invece i piccoli balconi ai lati nella facciata di casa Boccacini: appoggiati su mensole a forma di grandi peducci si rapportano con quelli dell’ottocentesco palazzo Turra poco distante davanti alla facciata del Duomo. Vitali trae dal contesto circostante, uno spazio aperto e privilegiato, alcuni spunti che ripropone nel nuovo disegno per la facciata come era precedentemente avvenuto per la finestra termale del cinema Zannini-Vincentini che fra l’altro si affaccia sulla stessa piazza. Un altro espediente interessante è la differenziazione dei diversi livelli mediante finitura a bugnato al piano terra e intonaco sopra (progetto casa Feletti V., casa Boccacini, casa Camillo Zannini), oppure mediante fascia marcapiano (casa Carli, casa Ermippo Bottoni, progetto villino Felisatti, casa Camillo Zannini) che in alcuni edifici riprende la posizione, tipica a Comacchio, ad altezza del davanzale delle finestre del primo livello (progetto casa Fantini alternato a cornice in ceramica, casa Fogli in via Rosario) o addirittura raddoppia presentandoli entrambi (progetto casa Feletti Virgili, casa Cavallari). Singolare e disorientante è l’uso che Vitali fa nel progetto non realizzato per la facciata di casa Fantini dei mattoni faccia a vista con i quali crea finte paraste appoggiate al basamento intonacato all’altezza del bancale delle finestre al piano terra che si concludono in falda con dei camini. Tutta questa composizione prevede una singolare commistione di elementi floreali (soprafinestre primo piano e formelle in ceramica) e di geometrie Déco con stravolgimento semantico degli elementi architettonici. L’apparato decorativo viene notevolmente semplificato, geometricamente ingabbiato in schemi lineari; gli elementi naturali (fiori e foglie) realizzati con elementi a stampo in conglomerato cementizio, sono composti a incorniciare
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l’opera di Vitali
finestre e porte. L’unicità della realizzazione (fondamentale nel Liberty) sta nella composizione, non più nella singola lavorazione. La riscontriamo nella fabbrica per Celeste Carli dove fiori e tralci decorano sopraporte e finestre. Nel progetto di restauro della casa di Feletti V. gli elementi vegetali contornano le finestre e le formelle floreali costituiscono una fascia sottocornicione compatta con motivi aggettanti alternati, gli stessi che sovrastano l’arco dell’ingresso principale. Il progetto di questo edificio è ben conservato nell’archivio Vitali e, insieme ai grafici definitivi (scala 1:50), al confronto costruzione-demolizione (scala 1:100) e ingrandimenti quotati (scala 1:20), troviamo disegni in scala 1:2 molto dettagliati, esecutivi, di questi ornamenti, con l’indicazione della sezione nella vista frontale (figg. 67, 68). Altre formelle a fiore sono nelle metope della casa di Ermippo Bottoni ad emulare la successione di metope e triglifi del fregio nella trabeazione dell’ordine dorico classico e ancora nelle cornici delle finestre del primo piano della casa Boccacini e nelle inferriate di casa Cavallari. Accanto agli elementi vegetali si trovano, inizialmente inseriti al piano terra, ma sempre più presenti con il passare degli anni, ornamenti lineari come stilizzazione di raffigurazioni tratte dal mondo naturale o semplicemente composizioni di elementi geometrici: la linea retta diviene così un elemento di riconosciuto valore estetico10. Analizzando le cornici della grande casa d’angolo per il Maestro Camillo Zannini (1932), che ricordano il sole e il mare di questi luoghi o il balcone di casa Cinti, i camini di casa Gelli e il bugnato di villa Carli dalle premesse Liberty, si può osservare come Vitali sviluppi una personale cifra espressiva, intesa non solo come aggiornamento del gusto, ma anche come capacità di rielaborazione per superare necessità e limiti di tipo economico.
Fonti delle illustrazioni Fig. 54 tratta da: Album di tavole appartenente all’archivio Vitali e dal quale recupera evidenti spunti formali-decorativi. Gaetano Moretti. Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione di Luca Beltrami, Torino, Editori Bestetti e Tumminelli, 1912, tav. 20. Fig. 55 tratta da: F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1982. Opere, Milano, Electa, 1994, p. 62. Fig. 65 tratta da: L. Scardino, Ciro Contini, ingegnere e urbanista, Ferrara, Liberty House, 1987, copertina.
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Fig. 67. V. Vitali, Progetto casa Feletti V., particolare esecutivo della cornice della finestra.
Fig. 68. V. Vitali, Progetto casa Feletti V., particolare esecutivo della cornice della finestra.
Note 1 Vedi ivi, Biografia. 2 I. Andreani, Le abitazioni moderne, Milano, Ed. Hoepli, 1927. 3 I. Andreani, idem. 4 Album di tavole appartenente all’archivio Vitali e dal quale recupera evidenti spunti formali-decorativi. Gaetano Moretti. Costruzioni, concorsi, schizzi, prefazione di Luca Beltrami, Torino, Editori Bestetti e Tumminelli, 1912. 5 F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1982. Opere, Milano, Electa, 1994. 6 L. Scardino, Ciro Contini, ingegnere e urbanista, Ferrara, Liberty House, 1987. 7 G. Gresleri e P. G. Massaretti (a cura di), op. cit., pag. 197. 8 AA.VV., Liberty in Emilia, Modena, Artioli Editore, 1988. 9 L. Quattrocchi, Giovanni Michelazzi 1879-1920, Transizione, Architetti Italiani tra Ottocento e Novecento, Modena, Franco Cosimo Panini, 1993. 10 M. Giacomelli, S. Gambini, Villini Art Déco, in “Costriure in laterizio”, n. 87, maggio-giugno 2002, pp. 46-51.
EDIFICIO
47 Casa Pietro Fogli
Casa e negozio Ermippo Bottoni
Casa Celeste Carli
Cinema Zannini-Vicentini
PORTE
FINESTRE
BALCONI
MARCAPIANO
CORNICIONI
Ornamento come dettaglio
EDIFICIO
48 Garage e deposito Entigerno Bellotti & C.i
Villa Edgardo Carli
Casa Arturo Cavallari
Officina f.lli Zannini
PORTE
l’opera di Vitali
FINESTRE
BALCONI
MARCAPIANO
CORNICIONI
Ornamento come dettaglio
49 Casa Camillo Zannini
Casa Antonio Gelli
Casa Antonio Cinti
Uffici e negozi Entigerno Bellotti & C.i
Ornamento come dettaglio
Raffaella Piva
l’opera di Vitali
Architettura religioso-funeraria Comacchio, San Giuseppe e nella Certosa di Ferrara. Con lo stesso impegno Vitali si dedica all’architettura civile così come a quella funeraria, lasciandoci numerosi progetti e pregevoli realizzazioni. L’arte funeraria infatti non rappresentava un settore marginale della pratica professionale: la maggior parte degli architetti, ma anche artisti e artigiani, più noti e meno noti del tempo, si sono misurati con questo tema che ha radici storiche antiche e che costituiva una parte fondamentale del percorso formativo, tanto che esercitazioni sul tema dell’arte funeraria erano inserite nel percorso di studi dell’Accademia di Belle Arti. Per gli architetti il progetto della cappella di famiglia era occasione per approfondire la grammatica degli stili come le arti della rappresentazione e del disegno, per comporre architetture in miniatura come per equilibrare forme e proporzioni, per indagare la storia e la letteratura come significati simbolici, per saggiare le proprietà dei marmi e delle pietre3. Sappiamo che anche Vitali si misura con questo tema durante il suo percorso di studi grazie ad alcuni disegni di tombe (figg. 69, 71, 72) e chiese (fig. 70) non datati, ma che possiamo attribuire agli anni in cui frequentò la Regia Accademia di Belle Arti di Bologna (1909 - 1913). Di estremo interesse per disegnatori e architetti dell’epoca fu una serie di cinque volumi editi (presumibilmente tra il 1910 e il 1925) da Bestetti e Tuminelli, Arte funeraria italiana, che contenevano i progetti delle tombe più interessanti dei maggiori cimiteri italiani; Vitale Vitali era in possesso del volume dedicato al Cimitero Monumentale di Milano e di quello dedicato al Cimitero del Verano a Roma. Alcuni temi architettonici e decorativi realizzati nei suoi disegni così come nei progetti sono riconducibili soprattutto a progetti inseriti in particolare nel volume dedicato al Cimitero Monumentale di Milano. L’arte funeraria ottocentesca è caratterizzata dal recupero di ogni possibile immagine dal vasto repertorio della storia che viene rielaborata dando vita ad un linguaggio formale complesso; linguaggio che, ancora all’inizio del Novecento, viene utilizzato in special modo nell’ambito dell’architettura funeraria: i cimiteri divengono così una sorta di vocabolario di immagini, simboli, sculture, decorazioni assemblate con una libertà che non trova riscontri nella pratica architettonica civile. A volte si inauguravano collaborazioni durature tanto che ad un progettista accadeva di disegnare per uno stesso committente sia la casa che la tomba di famiglia, ed in questo caso l’autore doveva rapportarsi a fondo con i committenti per interpretarne o guidarne il gusto in un settore dove le aspettative personali erano assai forti. Fu il caso della famiglia Feletti Virgili per la quale Vitali nel 1926 re-
All’inizio del secolo, a Comacchio come a Ferrara, stava mutando l’assetto sociale: l’affermazione di una nuova borghesia terriera, arricchitasi con le bonifiche e il conseguente sfruttamento agricolo dei terreni, si affiancava ad un vivace tessuto piccolo-borghese di commercianti ed imprenditori. I mutamenti sociali influiscono sugli interventi architettonici e sulle richieste della committenza, si sviluppa in questo periodo un particolare filone neoestense, conforme cioè a quel particolare gusto eclettico sviluppatosi a Ferrara tra Ottocento e Novecento1. All’inizio del Novecento infatti l’architettura ferrarese denuncia uno stato di fatto che è il risultato di un complesso fenomeno evolutivo di intervento sulle preesistenti strutture rinascimentali. I connotati peculiari quattro-cinquecenteschi della città estense sono infatti strenuamente difesi, recuperati e valorizzati già in epoca post-unitaria, ma è nella pratica edilizia degli anni Dieci, Venti e Trenta che troviamo perpetuati esempi di “ricostruzione” e “conservazione” attraverso smontaggi e rimontaggi di elementi architettonici quali portali, formelle e cornici in cotto dando vita ad un linguaggio locale votato al gusto eclettico per la reinvenzione attraverso elementi decorativi “dati”. Allo stesso modo la situazione architettonica relativa alle costruzioni cimiteriali della provincia ferrarese rispecchia la situazione socio-culturale di quegli anni. Non si può non sottolineare che come a Ferrara il cimitero monumentale della Certosa rappresentava il luogo prediletto dall’aristocrazia o dalla borghesia terriera per la sepoltura in tombe di famiglia distinte per ubicazione e per forma, a conferma di uno status ormai acquisito e immutabile nel tempo, così a Comacchio le famiglie più rappresentative sceglievano di manifestare la loro influenza economica, non solo in ambito civile, ma anche attraverso la costruzione di tombe di famiglia all’interno del cimitero cittadino. Alla luce del crescente e diffuso interesse per un’architettura in grado di celebrare i nuovi valori sociali dell’emergente classe borghese, anche le sepolture individuali e le cappelle di famiglia all’interno dei recinti cimiteriali divengono mezzo di trasmissione di messaggi sociali carichi di valenze simboliche. Segni imperituri di potenza, ricchezza, amori, gloria, tali monumenti rivelano la stessa ricercatezza stilistica delle contemporanee realizzazioni civili, testimoniando la preoccupazione di un’intera classe sociale di sopravvivere alla caducità della memoria2. In questo contesto si inserisce il lavoro di Vitali, che progetta e realizza edicole funerarie nel cimitero di
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Fig. 69. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, versione notturna e diurna, disegni di Accademia.
Fig. 70. V. Vitali, Progetto per chiesa, prospetto laterale e sezione, disegni di Accademia.
Figg. 71, 72. V. Vitali, Progetti per edicola funeraria, disegni di Accademia.
che già a partire dall’Ottocento, secolo segnato dall’affermazione degli ideali borghesi, aveva cominciato a cambiare. La cappella è un luogo privato all’interno del recinto cimiteriale dove il defunto trova riposo per sempre, al riparo dal tradizionale trasferimento negli ossari, e dove i familiari possono pregare in forma privata. Questa tipologia è tra i progetti del Vitali la più ricorrente in forme più o meno semplici e ci permette di delineare una omogeneità di richieste da parte della committenza, inoltre siamo riusciti ad individuare tre gruppi di progetti che al loro interno hanno caratteristiche tipologiche e semantiche simili. La tomba Feletti Virgili, già citata, insieme alla tomba Guerrini (vedi ivi, Schede, n. 24), realizzata anch’essa nel
alizzò la casa, in Via S. Agostino a Comacchio e la tomba nel cimitero di Comacchio (vedi ivi, Schede, n. 23). Questo ci risulta essere uno dei primi impegni nel campo dell’architettura funeraria dell’architetto comacchiese ed è senz’altro uno dei progetti più rappresentativi, sia per la quantità ma soprattutto per la qualità dei disegni a noi pervenuti, sia perché è tra i pochi di cui abbiamo progetto esecutivo e realizzazione e che quindi ci permettono di confrontare il lavoro progettuale e la pratica edilizia fino alla realizzazione dell’opera. È opportuno rilevare come la realizzazione della tomba di famiglia, concepita come piccola cappella, sia a priori una scelta che esprime un nuovo senso dato alla sepoltura
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l’opera di Vitali
1926, ma nel cimitero di S. Giuseppe di Comacchio, sono gli unici esempi di una serie di progetti che hanno come denominatore comune la ricercatezza e l’imponenza ottenuta attraverso l’uso di motivi egizi, neomoreschi o bizantini recuperati dal repertorio dei grandi cimiteri e dai resoconti delle spedizioni e rilievi eseguiti in Egitto a partire dal Settecento, diffusi attraverso specifiche pubblicazioni in tutta Europa. Questi progetti (figg. 73, 74) si caratterizzano per la monumentalità e le ricchezza dei dettagli ottenuti attraverso l’uso di cementi, terrecotte e particolari ornamentali spesso fastosi. L’uso di materiali nuovi “nobilitati” per la realizzazione di decorazioni è un elemento che caratterizza le realizzazioni di questo periodo: si fa fronte alla mancanza di materiali pregiati attraverso la ricerca e la sperimentazione nell’uso dei cementi e delle terrecotte. Le tombe, concepite così come forme perenni, atemporali, silenziose ma eloquenti della memoria della vita definiscono l’immagine dei cimiteri, le città dei morti, il doppio della società dei vivi. Mondi complessi riecheggiano nei motivi funerari di tombe e cappelle, da una parte attraverso l’uso persuasivo di elementi allegorici e riferimenti simbolici, dall’altra attraverso l’uso di forme tratte dall’architettura domestica. Si veda ad esempio il significato della porta del monumento funerario, spesso realizzata in ferro battuto o attraverso l’uso di materiali semitrasparenti, che è un oggetto dello spazio quotidiano trasposto in un altro contesto e, così, reso inquietante e strano. La porta socchiusa del sepolcro è breccia simulata: suggerisce un contatto immaginario con l’estinto e annuncia possibilmente la sua resurrezione futura4. Nelle decorazioni che ritroviamo più frequentemente nei progetti di Vitali riecheggiano simboli che richiamano alla dicotomia tra la vita e la morte: spirali e labirinti associati all’idea di un difficile percorso che porta alla resurrezione, sole e stelle splendenti simboli della divinità e dell’immortalità. Meno ricchi di riferimenti iconografici sono invece un altro gruppo di progetti degli anni 1928-29 (fig. 75), la maggior parte realizzati, che traggono spunto dall’architettura ferrarese. Volumi semplici che ricordano le chiese romaniche e elementi architettonici collaudati come i portali in marmo retti da paraste o colonnine tortili (evidente il riferimento alla varietà delle colonnine del Duomo di Ferrara). L’uso del cemento dipinto che emula il marmo, la ripresa del cotto ornato o del paramento in laterizio in chiave citazionista si evidenziano in questo gruppo di progetti di cui fanno parte la tomba per la famiglia Samaritani del 1928 (vedi ivi, Schede, n. 37) a S. Giuseppe di Comacchio, la chiesa del Cimitero di Comacchio del 1929 (vedi ivi,
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Fig. 73. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio.
Fig. 74. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio.
Fig. 75. V. Vitali, Progetto per edicola funeraria, studio per tomba Boccacini, Porto Garibaldi.
Schede, n. 39) o la tomba per la famiglia Codecà del 1930 (vedi ivi, Schede, n. 40) realizzata nella Certosa di Ferrara in cui Vitali progetta forme classiche reinterpretate in chiave modernista. In altri due progetti di chiese, uno risalente agli anni dell’Accademia ed un altro per la chiesa di Codigoro di cui ci rimangono solo le foto storiche dei disegni (fig. 77), vengono riproposti questi temi. Non sappiamo che tipo di intervento Vitali avesse progettato per la chiesa di Codigoro, se un progetto ex novo o un restauro, ciò di cui abbiamo nota rispetto a lavori inerenti le chiese sono la già citata chiesa nel Cimitero di Comacchio e il restauro della facciata della Chiesa della B.V. del Rosario del 19305. Questi interventi hanno in comune il trattamento della superficie esterna realizzata attraverso l’uso del mattone faccia a vista con velatura, tecnica che ci dice qualcosa di più circa la pratica del costruire in quegli anni a Comacchio e che va ad arricchire il vocabolario dei materiali e delle tecniche costruttive utilizzate dal Vitali, e che non esclude un immediato riferimento al suo maestro bolognese l’Architetto Edoardo Collamarini (fig. 78). Un ultimo gruppo di progetti fa riferimento alla corrente neoclassica e storicista in particolare l’edicola funeraria per la famiglia Vincenzi (vedi ivi, Schede, n. 32) nel cimitero di Comacchio realizzata nel 1927 o il progetto per la tomba di famiglia Carli. E’ forse anche grazie a questo suo impegno nell’architettura religiosa e funeraria che Vitale Vitali viene chiamato dalla Giunta Municipale di Ferrara a far parte della Commissione di Vigilanza del cimitero della Certosa, Commissione che aveva “il compito di vigilare sull’andamento dei servizi cimiteriali” e di proporre i lavori necessari ad “abbellire e mantenere le opere esistenti” 6. Grazie al lavoro di questa Commissione noi oggi possiamo ammirare nei recinti cimiteriali le tombe realizzate rimaste a testimoniare il variare dell’arte e del gusto estetico nel tempo, a registrare usi e costumi della vita di chi ora vi riposa.
Fig. 76. Vista della Certosa di Ferrara, al centro l’edicola funeraria Famiglia Enrico Feletti.
Fig. 77. V. Vitali, Foto di progetto per chiesa a Codigoro, Archivio Vitali. Fig. 78. E. Collamarini, Progetto per il restauro della chiesa di San Francesco a Bologna, 1885.
Note 1 Antonio P. Torresi, Esercizi d’ornato neoestense: le cappelle del forese, in AA.VV., All’ombra dei pioppi, Ferrara, Liberty Hause, 1991, pp. 119-128. 2 Laura Bertolaccini, Sepolture individuali e tombe di famiglia. Immagini e simboli della morte, in “I servizi funerari”, n. 1, Rimini, gennaio-marzo 2001, pp.57-61. 3 Giovanna Ginex, Ornella Selvafolta, Il Cimitero Monumentale di Milano, Milano, Silvana Editoriale, 1996. 4 Geoges Teyssot, Frammenti per un discorso funebre, in: “Lotus International”, n. 38, Venezia, Electa,1983. 5 Archivio Vitali, Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione,
doc.7. Archivio Vitali, Busta 51: Commissione Vigilanza Cimitero (FE), doc.2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Ferrara – Divisione Polizia Igiene – Ufficio Polizia, Ferrara 29/ 04/1948. 6
Fonti delle illustrazioni Fig. 77 tratta da: G. Gresleri, P.G. Massaretti (a cura di), Norma e Arbitrio. Architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p. 317.
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Diego Maestri
Il disegno di architettura di Vitale Vitali Echi dell’Art Nouveau nel Delta del Po
l’opera di Vitali
Premessa Quando, diversi anni or sono, mi sono occupato della storia di Comacchio, ho notato diversi edifici con un’impronta, comune tanto nella partitura delle facciate, quanto nella decorazione delle medesime: case d’abitazione e negozi con tracce, anche se lontane, chiaramente derivate dalla commistione del Liberty1 e dell’Art Déco2, con una certa ricercatezza nelle finiture e nell’utilizzo di materiali “poveri”, ma sagacemente lavorati. In sostanza, traspariva da quegli edifici non solo buon gusto, ma anche attenzione nella progettazione e grande capacità, da parte delle maestranze, di tradurre in realtà i disegni di architettura; in altre parole, sintonia tra progettista, committenza e maestranze edili, per ottenere un lavoro di qualità, che è poi fare la vera architettura.3 Successivamente però, le vicende della vita mi hanno portato ad occuparmi di altri argomenti e di altri periodi storici e non ho più avuto occasione di interessarmi del “liberty” a Comacchio, fino all’inizio di settembre del 2002, quando gli architetti Francesca Pozzi e Lorenzo Bergamini4 mi hanno invitato a scrivere qualche osservazione in merito ai disegni dell’architetto comacchiese Vitale Vitali, figura tutta da scoprire, autore di quegli edifici che mi avevano attratto tempo addietro, ed ho pertanto accettato la proposta. - Colgo l’occasione per ringraziare gli architetti Lorenzo Bergamini e Francesca Pozzi che mi hanno dato l’occasione di aggiungere un tassello non secondario alla conoscenza del territorio comacchiese. Questi giovani, che con grande spirito di sacrificio arricchiscono la pratica professionale con lo studio del passato e la valorizzazione dell’architettura attuale (cfr. la Mostra sull’attività dell’arch. Vieri Quilici a Ferrara -1965 - 1972) si palesano come figure interessanti nel panorama culturale di Comacchio e di Ferrara, che tanto necessita di studiosi e di bravi professionisti.
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L’unico scritto recente su Vitale Vitali si deve a Lucio Scardino che ne tratteggia la vita e le opere (soprattutto di pittura), mettendo in luce anche i contatti avuti con altri architetti, scultori e pittori attivi tra il 1920 e il 1950. L’attività professionale architettonica, relativa ai progetti degni di nota, è facilmente inquadrabile grazie anche ad alcuni documenti dello stesso Vitali, pubblicati, in appendice allo scritto sopra citato, da L. Scardino5 e può essere così sintetizzata: -un primo periodo in cui l’architetto comacchiese si occupa soprattutto di edilizia civile (anni 1920 – 26), oltre a due case di civile abitazione progettate nel 1929 e nel 1932; - un secondo periodo compreso tra il 1926 e il 1931, che comprende la progettazione di molte edicole funerarie, varie delle quali realizzate nei camposanti di Comacchio, di San Giuseppe di Comacchio e di Ferrara; - un terzo periodo che comincia forse intorno al 1932 e si prolunga fino al 1938 circa e raggruppa diversi progetti, che richiamano il razionalismo architettonico, da realizzarsi in Comacchio e a Porto Garibaldi. Le tipologie edilizie riguardano principalmente case di civile abitazione e tombe di famiglia, ma si annovera anche un cinematografo (trasformazione di ex luogo di culto), un Garage pubblico, fabbricati per uffici, negozi, villette e fabbricati rurali. Per fare, dunque, alcune osservazioni in merito alla produzione grafica di Vitale Vitali, conviene tracciare un sintetico profilo dei suoi disegni, accennando, nello stesso tempo, ai riferimenti culturali italiani ed europei, individuati sulla base di una visione generale dei grafici stessi. Un primo nucleo di disegni, realizzati, fin negli ultimi anni della frequentazione dell’Accademia di Belle Arti, conserva naturalmente una forte impronta eclettica, tanto nella scelta dei temi architettonici (Emporio di mode, Teatro, Chiesa ecc. figg. 1, 2), quanto nella rappresentazione geometrica e nella tecnica grafica. Sono privilegiate le prospettive con punti di vista scelti opportunamente per aumentare la maestosità e l’imponenza delle fabbriche. Questo filone prosegue nel tempo, anche dopo il conseguimen-
Fig. 1. V. Vitali, Progetto di Teatro per la città di Trieste, pianta piano terra, 1919.
Fig. 2. V. Vitali, Progetto di Teatro per la città di Trieste, facciata principale, 1919.
to della specializzazione in disegno architettonico, da parte di Vitali, con modificazioni stilistiche in diversi progetti, specie nel corposo settore di idee progettuali per monumenti ed edicole funerarie (figg. 3, 4), rimaste irrealizzate o costruite in forme e dimensioni più contenute. Per questi grafici si possono proporre riferimenti, anche se lontani e parziali, con le opere di Otto Wagner e, in particolare, con il progetto per l’accademia delle arti figurative (1897-98), con il disegno del ponte Ferdinando e, per diversi particolari, con la chiusa di Nussdorf (1894), gli ultimi due a Vienna. In minor misura si può fare anche il nome di Joseph Maria Olbrich per il trattamento delle masse e per il rapporto decorazione-partiture architettoniche (figg. 5, 6). Sono pure ascrivibili al periodo dell’Accademia alcuni disegni di grande interesse, ma che risultano alquanto anomali rispetto ai grafici accademici e che si segnalano per la modernità delle architetture rappresentate, per l’assenza di decorazione e i temi trattati. Si possono citare la prospettiva di un edificio di culto (fig. 5) e la prospettiva di un grattacielo (fig. 6), in cui Vitali tenta di mettere insieme archi, frontoni e trifore, con una tipologia edilizia da grande metropoli. Essi sono interessanti sia perché vi si riscontrano assonanze con i grafici dell’avanguardia futurista, sia perché precorrono alcuni caratteri della produzione grafica di personalità del Neofuturismo, come, ad esempio, Virgilio Marchi. Gli inizi dell’attività professionale (1919) mostrano, invece, un’adesione partecipata ai temi decorativi del tardo Liberty, svolti sempre in forme contenute (figg. 7, 8), un abbandono forse forzato e facilmente comprensibile della grandiosità e degli stilemi prettamente storicistici. Questo filone grafico, attribuibile alla fine della seconda decade del Novecento, accoglie alcune schematizzazioni nella fluidità lineare delle decorazioni, riconducibili all’Art Déco, che fin dal 1925 si impone come evoluzione del Liberty.
Figg. 3, 4. V. Vitali, Progetti di edicola funeraria, prospettiva a quadro verticale accidentale.
Fig. 5. V. Vitali, Prospettiva di un probabile edificio di culto. Fig. 6. V. Vitali, Prospettiva di un grattacielo.
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l’opera di Vitali
Fig. 7. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. V. Feletti, in Via Cavour, in Comacchio, prospetto principale e particolare del fianco.
Fig. 8. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. V. Feletti, in Via Cavour, in Comacchio, particolari, della facciata, in pianta e prospetto.
Contemporaneamente, in alcuni progetti di grandi edifici (ad esempio, Casa del Fascio di Ferrara -1929-, prospetti di palazzi ecc. fig. 9) e di alcune costruzioni di civile abitazione, si assiste ad un certo ritorno, in forme contenute e semplificate, al filone storicistico (espresso sul piano nazionale dall’attività degli architetti novecentisti), che propone una rilettura di apparati decorativi rinascimentali, con impiego di ordini architettonici sovrapposti, di ordine gigante su alto basamento bugnato, di archi a tutto sesto e frontoni triangolari e curvilinei spezzati. Nella pratica professionale di questo periodo si riscontra anche una certa propensione per forme aderenti, in certa misura, al Razionalismo (fig. 10). Già da questi cenni appare in tutta evidenza che la figura di Vitali risulta interessante e meritevole di attento studio, sia per meglio comprendere i risvolti locali dei grandi movimenti artistici che hanno interessato l’Italia nei primi decenni del secolo scorso, sia per cogliere i principali aspetti dell’ultima stagione architettonica che ha lasciato un’impronta di qualità nell’ambiente comacchiese. L’insieme dei disegni di Vitale Vitali, oggetto di queste note, contiene pochi schizzi, qualche abbozzo quotato, alcune costruzioni prospettiche ricavate da piante (prospettive indirette) e nessuna assonometria6 (fig. 11); il nucleo principale riguarda grafici di progetto e qualche studio geometrico di elementi decorativi. Tutti sono ascrivibili al periodo che va dal 1915 al 1935. Entro questo intorno di tempo si individuano due produzioni grafiche distinte: la prima (1915 – 1920 circa) concerne disegni di concezione accademica molto forte, improntati a grandiosità ed inseribili nel filone eclettico dell’architettura; la seconda raggruppa tutta la produzione del periodo in cui Vitale Vitali si è dedicato alla professione architettonica, anche nell’intento di vedersi riconosciuto, dalle autorità competenti, il titolo di architetto, a coronamento
della qualifica di professore di disegno architettonico conseguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1915.7 I grafici del periodo accademico (c.1909-1915), che potremmo definire “intenzioni d’architettura”, danno un’idea della formazione culturale, e in particolare architettonica, di Vitale Vitali, mentre quelli del periodo compreso tra il 1919 e il 1926 mostrano lo scarto tra Accademia e realtà professionale in ambito locale e il successivo adattamento dell’autore alle mutate condizioni sociali dopo il 1922. In particolare, la maggior parte dei disegni della prima fase è fortemente condizionata dagli stilemi accademici: l’idea architettonica è convertita in espressione grafica, coniugando i principi della corrente storico-tradizionalista con la creazione formale e spaziale. Intuizione e prefigurazione architettonica sono espressi mediante elementi classici mutuati dal Rinascimento, piuttosto che direttamente dagli edifici antichi: archi a tutto sesto, colonne e paraste inserite normalmente in un ordine gigante, ai quali vengono accostati particolari e decorazioni desunte da altri periodi e da altri contesti ambientali (arte egiziana, mesopotamica8 ecc.). Il materiale iconografico progettuale pervenuto, pertinente a quasi un ventennio di attività professionale 19191938, non è molto abbondante, ma sufficiente per porsi una serie di domande inerenti la figura professionale di Vitale Vitali ed il suo rapporto, da un lato, con la committenza e le maestranze; dall’altro, con le avanguardie architettoniche più attive culturalmente in quel periodo9. Fin dalla prima sommaria analisi dei grafici dell’architetto comacchiese, tuttavia, si può dire che l’insieme mostra una varietà di concetti architettonici, di espressività grafica e di utilizzo di metodi di raffigurazione e di tecniche grafiche, paragonabile, sotto vari punti di vista, alla coeva realtà nazionale italiana, in cui si vedono coesistere
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Fig. 9. V. Vitali, Progetto della Casa del Fascio di Ferrara, prospetto principale con ombre.
Fig. 10. V. Vitali, Progetto della Casa Littoria di Porto Garibaldi, prospetto principale e fianco.
Fig. 11. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. L. Feletti Virgili, in Comacchio, dettaglio architettonico del balcone.
Fig. 12. V. Vitali, Progetto di restauro della casa del sig. L. Feletti Virgili, in Comacchio, facciata principale.
Fig. 13. V. Vitali, Edicola funeraria della Famiglia Guerrini nel Cimitero di San Giuseppe di Comacchio.
Fig. 14. V. Vitali, Progetto di edicola funeraria per la Famiglia Feletti, nel Cimitero di Comacchio, prospetto principale e fianco.
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l’opera di Vitali
un filone storicistico in continua trasformazione accanto al fiorire delle avanguardie e al loro adattamento alla politica culturale di regime, instaurata dopo l’ascesa al potere di Mussolini.10 Non possono, inoltre, essere trattate in modo esauriente, in questa sede, altre questioni di grande interesse per la lettura iconografica, come ad esempio la rielaborazione personale effettuata da Vitale Vitali della partitura decorativa tradizionale attraverso gli echi del Liberty e dell’Art Nouveau (nella versione più propriamente italiana dell’Art Déco, fig. 12). Sul versante del rapporto progetto-costruzione, poi, non potranno essere prese in considerazione l’anamnesi delle modifiche apportate in corso d’opera, né le diverse varianti studiate da Vitale Vitali (figg. 13-18).11 Quanto ai disegni del secondo periodo, risultano eseguiti con varie tecniche grafiche e in diverse scale di riduzione. Tra essi si possono citare, per esempio, gli studi di costruzione geometrica per la realizzazione di particolari architettonici, i grafici di progetto architettonico (piante, prospetti e sezioni), alle scale 1:200, 1:100 e 1:50, i dettagli di facciata fino alla scala di 1:2 e le immagini di comunicazione (prospettive, prospetti con ombre ecc.). In questa categoria mancano quasi del tutto i disegni tecnici per l’esecuzione delle opere e pochi sono anche i grafici con quote. Molto indicativa, a questo proposito, risulta la sezione del progetto di scuola da costruirsi in San Martino Spino, in cui le fondazioni sono sinteticamente schematizzate e la copertura presenta solo il profilo di colmo. Va rilevata, inoltre, una dicotomia, sempre sulla base di quanto è rimasto, nel trattamento dei prospetti generali degli edifici e in quello dei particolari architettonici e decorativi. Questi ultimi presentano molto spesso una compresenza di pianta, di prospetto, delle sezioni in sito e una discreta ricchezza di quotature, mentre i primi, pur molto curati nella esecuzione e nelle partiture decorative, appaiono più come grafici di presentazione, senza relazione diretta tra pianta e prospetto; naturalmente non mancano le eccezioni, come è per il progetto già citato della scuola di San Martino Spino e per il progetto per la Casa del Fascio di Porto Garibaldi. Una certa diversità si nota anche tra i grafici di edifici, soprattutto di civile abitazione, e i molti progetti di tombe che sono rimasti: diversità di concezione grafica, che non può essere semplicemente o solamente spiegata con le più ridotte dimensioni della seconda tipologia, in quanto è proprio l’aspetto figurativo che presenta caratteri particolari. L’architetto comacchiese non sembra prediligere la
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V. Vitali, Progetto dell’edicola funeraria per la Famiglia G. Feletti, nel Cimitero di Comacchio. Fig. 15. Prospetto principale e fianco. Fig. 16. Sezioni: quella di sinistra con piani sfalsati, quella di destra lungo l’asse del corridoio centrale. Fig. 17. Piante dell’ambiente interno e della copertura.
Fig. 18. V. Vitali, Edicola funeraria della Famiglia G. Feletti, nel Cimitero di Comacchio.
pianta come immagine fondamentale del pensiero architettonico: questa, infatti, spesso segue le altre figurazioni classiche di progetto (sezioni e prospetti) oppure la stessa pianta non è completa, ma mostra contemporaneamente pianta di piano e pianta di copertura. Nei particolari architettonici la compresenza di pianta, prospetto e sezione in sito sottendono un controllo volumetrico continuo ed oggettivo dell’idea architettonica mediante le proiezioni ortogonali, mentre la spazialità formale e l’ambientazione sono espresse tramite prospettive. Prospetti e prospettive, secondo Vitale Vitali, sono disegni chiave, con cui l’architetto può valutare forma, materia e percezione ed esprimere in modo affidabile e comprensibile, anche al profano di geometria descrittiva, il suo pensiero architettonico. In quest’ottica, un ruolo importante è svolto dagli apparati decorativo e simbologico delle opere, curati nei grafici con somma attenzione.12 Così come varie piante, anche diverse sezioni sono effettuate facendo riferimento a piani sfalsati (cfr., per esempio, la cappella funeraria di Giuseppe Feletti nel camposanto di Comacchio).13 Alcuni schizzi, recuperati da minute sparse nelle cartelle di alcuni progetti, risultano assai indicativi del modo di esprimere l’architettura da parte di Vitale Vitali. In essi il segno si mostra deciso, tracciato con rapidità e scioltezza, chiarificatore di un’idea architettonica determinata fin dalla sua prima stesura, proporzionata e alquanto curata nei dettagli (fig 19). A questo proposito sarà interessante, in prosieguo di tempo, analizzare due aspetti fondamentali della relazione schizzo-progetto; l’uno, in merito ai grafici accademici e l’altro rispetto ai progetti realizzati.14 Tanto nei dettagli, quanto nei grafici d’insieme l’essenza architettonica emerge tramite un segno espressivo in cui le ombreggiature e le sottolineature delle intersezioni dei piani contribuiscono a caratterizzare gli elementi tipici della composizione. L’apparato decorativo, anche se espresso con la sola grafite, acquista valenze percettive notevoli grazie a campiture e a tratteggi chiaroscurali. La capacità di padroneggiare il mezzo grafico e la lucidità dell’idea architettonica consentono a Vitale Vitali di disegnare, spesso senza alcuna costruzione geometrica preventiva (fig. 20). A volte, nei prospetti, il controllo formale del soggetto architettonico è espresso congiuntamente con quello dimensionale delle varie partiture architettoniche principali e con la stesura di ombreggiature, per evidenziare la profondità di alcune parti rispetto al piano più avanzato dell’edificio (fig. 21).
Fig. 19. V. Vitali, Progetto di un emporio di mode, schizzo.
Fig. 20. V. Vitali, Progetto di un emporio di mode, particolari decorativi, schizzi.
Fig. 21. V. Vitali, Casa del Fascio di Comacchio, prospetto, schizzo.
Tuttavia, la ricerca di una forma migliore, di una spazialità diversa o di una maggiore rispondenza tra funzione e aspetto percettivo è una costante che intacca anche grafici progettuali giunti ad una fase di definizione architettonica, come è evidente, ad esempio, nel progetto di Asilo infantile di Porto Garibaldi, dove, a ridosso delle piante in scala 1:100, è presente, in pianta e sezione tracciate a mano libera, una variante della scala. Sempre tra i disegni dell’edificio citato risulta interessante uno schema che mostra sia le forme geometriche primarie riscontrabili nella pianta, sia lo studio di parte delle dimensioni, sia, infine, l’utilizzo della pianta per il disegno di una “prospettiva ac-
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l’opera di Vitali
cidentale” dell’edificio.15 Tra i grafici più sentiti ed espressi più coerentemente con la situazione socio-ambientale di Comacchio sono da annoverare varie sistemazioni di facciate, redatte nel secondo decennio del Novecento. In essi, la qualità e la contenuta ricchezza delle decorazioni, lo studio delle partiture di facciata, la scelta dei motivi geometrici delle ringhiere, l’attenzione rivolta agli elementi modanati e l’integrazione delle raffinate scritte pubblicitarie sono degni di nota e, ove realizzati ed ancora esistenti, risultano validi e caratterizzanti il centro storico di Comacchio. La rielaborazione di forme e partiture classiche (bifore, archi di vario profilo, finestroni termali, bugnato ecc.) e il loro adattamento all’ambiente comacchiese, sono svolti da Vitale Vitali con competenza e con una certa arguzia: la raffinatezza dell’insieme è in sintonia con l’uso delle forme geometriche relazionate con la funzione espressa, come avviene, ad esempio, nel caso dell’uso di archi a tutto sesto per l’ingresso all’abitazione e a sesto ribassato per i negozi della stessa facciata.16 Deve essere, inoltre, sottolineato che non è stato possibile osservare tutti i disegni di Vitale Vitali fino ad oggi ritrovati e che le ricerche d’archivio sono ancora in corso.17 Queste osservazioni, pertanto, non possono che presentarsi come una prima informazione e saranno certamente passibili di precisazioni, di approfondimenti, di maggiori suddivisioni tematiche e di più attente descrizioni pertinenti le tecniche grafiche.18
rando che possano trarre da questa iniziativa i meritati riconoscimenti, ben sapendo che la realizzazione di un’opera encomiabile è già di per sé appagatrice. I tempi, non dico ristretti, ma praticamente inesistenti per la stesura di uno scritto meditato, avrebbero dovuto farmi desistere dall’accettare tale compito, ma ho acconsentito, con tutti gli inconvenienti del caso, per soddisfare una curiosità e per il mio interesse nei confronti di Comacchio e della sua storia. 5 L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura- GraficaPittura, Ferrara, Liberty House,1989, pp. 10-33. 6 Intenzionalmente è una prospettiva anche lo schizzo eseguito, parte a mano libera e parte con la riga, rappresentante la zona d’angolo di un balcone con ringhiere e dettagli decorativi d’impronta tra Liberty e Art Nouveau. Il parallelismo di molte linee tra loro è dovuto alla scelta di un punto di vista prospettico idealmente lontano dall’oggetto raffigurato. Il particolare è pertinente al progetto di restauro (1925) della casa del signor Luigi Feletti Virgili, in Comacchio. 7 Da L. Scardino apprendiamo che, fin dal 1914, Vitale Vitali, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna, insegna disegno d’ornato e lineare presso la Scuola tecnica di Comacchio. 8 Archi a tutto sesto, a sesto acuto e ribassato, archi rampanti e con intradosso rientrante, bifore, finestroni termali, serliane, archetti pensili ciechi, frontoni semplici e spezzati e molti altri particolari e forme desunti dall’Antichità, dal Medioevo e dal Rinascimento sono utilizzati con sempre maggior parsimonia da Vitale Vitali nella sua attività progettuale. 9 Temi, questi, che non possono essere trattati estesamente, in quanto manca ancora un regesto critico, almeno dei grafici principali redatti da Vitale Vitali. 10 Accanto agli echi dell’Art Déco la ventata futurista avvia processi di innovazione architettonica che verranno ripresi, almeno in parte, dopo il 1925 e coesisteranno con il filone razionalista e con il cosiddetto Novecento. Alla seconda fase della corrente futurista partecipano, tra gli altri, gli architetti Nicola Diulgheroff, Virgilio Marchi, Fortunato Depero, Angiolo Mazzoni e Mino Somenzi ecc.; tra i razionalisti si possono citare Gino Pollini (del Gruppo 7), Luigi Figini, Giuseppe Pagano, Giuseppe Terragni, Mario Ridolfi, Adalberto Libera ecc. Alla “corrente” novecentista vanno ascritti C. Autore, Giuseppe Samonà, P. Pizzigoni, Marcello Piacentini, Enrico Del Debbio ecc., pur con connotazioni molto diverse tra loro. 11 Basti qui accennare a due casi: quello singolare della tomba della famiglia Guerrini, nel camposanto di San Giuseppe di Comacchio che, non v’è ombra di dubbio, non è altro (con minime varianti) che l’esecuzione di quanto riportato nel progetto di edicola per la Famiglia Feletti nel Cimitero di Comacchio, evidentemente non realizzato (figg. 13-14). Nel cimitero di Comacchio sono state costruite altre due edicole intestate a famiglie Feletti:
Note 1 Il Liberty si impone come stile verso la fine del secolo XIX e si prolunga più o meno lungamente nel secolo successivo. In architettura, almeno a livello europeo, si indica normalmente anche come Art Nouveau. La parola Liberty deriva dal magazzino londinese, fondato da A. Liberty, specializzato nella importazione e vendita di oggetti e opere d’arte orientali. 2 Con Art Déco, abbreviazione di Arts Décoratifs, viene indicato il movimento artistico sorto parte in continuazione, e in parte come reazione al Liberty, ed affermatosi a partire dal 1925 grazie all’Esposizione internazionale di Arti decorative ed industriali moderne, tenutasi a Parigi in quell’anno. 3 Alessandro Capra, nella sua Architettura civile..., dice che per architettura non è da intendersi solo ciò che riguarda “la vera maniera del ben fabbricare”, ma invece “una scienza che pone i veri principj, e documenti per fare una cosa ben aggiustata, e che s’accosti alla perfezione più che sia possibile,…”. 4 A loro è dedicata questa modesta, quanto sentita e redatta in tempi ristretti, prima informazione sui grafici di Vitale Vitali, spe-
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l’una, accanto alla tomba del cav. prof. Arturo Bellini, di cui fino ad ora non sono stati rintracciati i grafici; l’altra, realizzata con struttura di mattoni, deriva da un progetto di cui restano i grafici, molto curati, specie nei prospetti e nelle sezioni. Di quest’ultima è da stabilire se si tratti di un “non finito” o di una variante semplificata (figg. 15-18). Di un’altra edicola funeraria, sempre intestata a G. Feletti, restano i grafici e un’immagine fotografica. Il secondo caso è pertinente alla tomba della famiglia Samaritani, realizzata nel cimitero di San Giuseppe di Comacchio, ma con alcune varianti rispetto al grafico di progetto. 12 È da tener presente che una certa ricchezza ornamentale è insita nella cultura del periodo per tutte le tipologie edilizie. I. Casali (1909), ad esempio, scrive a proposito delle case popolari: “che se nei progetti di queste, scorgesi talvolta delineata qualche parte ornamentale di contorno delle ossature, per cornici, ecc. in apparenza più ricca del bisogno, è da intendersi che l’effetto di rilievo di tali parti decorative sia da ottenersi coi mezzi meno dispendiosi, quali, ad es., le tinteggiature al latte di calce, l’impiego di mattoni, laddove le murature sono di pietrame, o viceversa”. E più oltre aggiunge: “…dette parti ornamentali possono anche intendersi fatte coi materiali, ora assai diffusi in commercio ed a prezzi convenienti, in massima di struttura cementizia, quali le pietre artificiali e le opere di getto secondo il noto sistema detto cemento armato o reticolato”. Questi ultimi sono molto utilizzati nelle opere di Vitale Vitali. 13 Specie negli edifici funerari il prospetto cosiddetto principale acquista un’importanza tale da caratterizzare l’intero organismo: diversi gli esempi che si potrebbero citare, ivi compresa la cappella funeraria del camposanto di Comacchio. 14 Questo tipo di studio si deve rimandare a dopo l’avvenuta catalogazione di tutti i grafici rimasti, in quanto troppo pochi sono, fino ad oggi, gli schizzi relazionabili a precisi progetti. Deve però essere subito segnalata la fortunata, e credo fortunosa, conservazione di un foglio sparso, contenente tre temi d’architettura assegnati certamente in ambito accademico; il terzo tema che recita: “Fabbricato di lusso per emporio e magazzino di mode da sorgere isolato in una importante stazione climatica. Dimensione massima dell’area m 40x30. Si domanda pianta, alzato e sezione. Queste ultime scala 1:100 – pianta 1:200" è quello scelto da Vitale Vitali, il quale nello stesso foglio traccia uno schizzo che rappresenta poco più della metà dell’idea architettonica poi sviluppata, di cui sono stati individuati fino ad ora la prospettiva e un prospetto. Lo schizzo citato ed anche un altro, redatto sempre su un foglio sparso, mostrano, appunto, quanto fosse già formato il pensiero architettonico di Vitale Vitali rispetto alla successiva definizione formale. 15 Interessante, a questo proposito, è rilevare sia il particolare punto di vista che privilegia il fronte principale dell’edificio, però dal lato opposto a quello del volume (Ricreatorio dell’asilo) emer-
gente, sia il procedimento risolutivo per la determinazione dei vari punti degli elementi architettonici, che è quello dei piani proiettanti (detto anche procedimento rapido o degli architetti). 16 Il primo consente un sopraluce con rosta in ferro per l’illuminazione dell’androne, mentre il secondo si presta per l’apposizione della scritta del negozio. (Cfr. edificio a fronte del Campanile della Cattedrale di Comacchio). 17 I disegni esaminati, alcuni anche sommariamente, sono circa l’80% di quelli fino ad oggi recuperati: essi costituiscono, quindi, una campionatura notevole dell’insieme e giustificano la stesura di queste brevi note. 18 Come spesso accade per le prime informazioni, anche questa presenta interrogativi, pone questioni ed evidenzia incertezze piuttosto che chiarire, definire ed offrire osservazioni e teorie unitarie ed esaustive. Bibliografia A. Capra, La nuova Architettura civile, e militare di Alessandro Capra Architetto, e Cittadino Cremonese, Divisa in due Tomi, Cremona, Stamperia di Pietro Ricchini, 1717. F. Zanotto (a cura di), J. N. L. Durand, Raccolta e parallelo delle fabbriche classiche di tutti i tempi, di ogni popolo e di ciascun stile…, Venezia, G. Antonelli Editore, 1857. D. Donghi, Manuale dell’architetto, Torino, 1905. I. Casali, Tipi originali di casette popolari e villini economici, Milano, Ulrico Hoepli, 1909. R. Carlucci, Il villino italiano, Edizioni “L’artista moderno”, Torino, s.d.. D. Frazioni, L’imbianchino e il decoratore, Milano, 1911. G. Giovannoni, Le case civili, Roma, s.d.. R. Boscaglia, A. Hammacher, Mazzucotelli, L’artista italiano del ferro battuto Liberty, Milano, Edizioni il Polifilo, 1971. G. Massobrio, P. Portoghesi, Album del Liberty, Roma-Bari, Editori Laterza, 1975. L. V. Masini, Art Nouveau, Firenze, Aldo Martello-Giunti Editore, 1976. T. Menten, Art Nouveau decorative ironwork, New York, Dover Publications Inc.,1981. E. Bairati, D. Riva, Il Liberty in Italia, Roma-Bari, Editori Laterza, 1985. I. de Guttry, M. P. Maino, M. Quesada, Le arti minori d’autore in Italia dal 1900 al 1930, Roma – Bari, Editori Laterza, 1985. L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura – Grafica – Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989. W. J. Schweiger, Wiener werkstaette - L’artigianato diventa arte 1903-1911, Rizzoli, 1990. D. Maestri, Osservazioni sulla ceramica della manifattura Tidei, in AA. VV., Ceramiche di Squarciarelli, Catalogo della Mostra La “Bottega d’arte” dei Fratelli Tidei fra Liberty e Déco 1921 – 1938, Abbazia di San Nilo, Grottaferrata (Roma), 20 maggio – giugno 2001, 2001.
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Lucio Scardino
l’opera di Vitali
Vedute dipinte e incise
Vitale Vitali coltivò la pittura da cavalletto a partire dagli anni di frequentazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, continuando ad eseguire dipinti, seppur con esiti stilisticamente diseguali, sino alla fine dei suoi giorni. La produzione pittorica annovera ritratti - di intensa partecipazione psicologica e talora in linea con i dettami del Realismo magico -, nature morte, qualche rara “scena di genere” (gli zampognari calati nel Mugello dal Meridione d’Italia, un gruppo di frati oranti sotto le volte di un chiostro)1, ma soprattutto paesaggi. Le “vedute” riprese negli amatissimi ambienti di Comacchio, di Ferrara, di Ronta (paese mugellano dove è la sua casa estiva e che si dipana tutto sulla Via Faentina, perfettamente “inquadrato” e delimitato dal punto di vista prospettico) spesso coniugano l’empito sentimentale con l’occhio (e la mano) dell’architetto: il paesaggio familiare è dipinto con una tavolozza attenta a seguire il tracciato di un impeccabile ductus grafico, che percepisce e rende attentamente scorci prospettici di strade, ponti, palazzi, chiese. Talvolta l’uomo in questo “habitat” è pienamente inserito nell’euritmia dell’architettura, sia in senso diretto (i suaccennati fraticelli, “macchiette” scure contrapposte alla perfezione del chiostro cinquecentesco) che in modo metaforico: si pensi a “Le saline di Comacchio” (fig. 1), esposto nel 1990 nelle sale del Castello Estense di Ferrara nella grandiosa mostra sul “Parco del delta del Po”: “costruito con perfette scansioni geometriche (i cumuli piramidali di sale, il filo d’orizzonte, la disposizione degli operai, intenti quasi ad un balletto virile ma non “meccanico”), il quadro risente delle più moderne suggestioni del paesaggismo novecentista, fra Tosi ed i pittori tosco-cezanniani”, scrivevo allora2. Lo stesso può rilevarsi a proposito di molte delle opere incise da Vitale Vitali, a cominciare dagli anni Trenta, quando gli amici toscani come Dino Molinelli gli fecero apprezzare le robustezze della xilografia: “da allora ispirarono la sgorbia di Vitali gli angoli più caratteristici di Ferrara e di Comacchio (figg. 2, 3), ma soprattutto quelli del Mugello”3. Si pensi alle incisioni col policromo santuario della Madon-
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na dei Tre Fiumi, alle statuarie ragazze al tombolo, ai volti del dolente “Nugolo” e di una vecchia impagliatrice, rugosa e nodosa come un albero: insomma, a dei veri e propri corpi-architettura. La pittura fu coltivata da Vitali con sempre maggior impegno allorquando l’attività di architetto si interruppe bruscamente, per motivazioni burocraticamente “accademiche”: e il cavalletto così come il legno xilografico lo consolarono di molte delusioni. Degli anni Venti pochi sono i quadri, spesso di piccole dimensioni. Si pensi alle tavolette ferraresi raffiguranti chiostri del cimitero della Certosa o della rossettiana chiesa di S. Giorgio (figg. 4, 5): notturni in sintonia col mondo estetizzante (in chiave dannunziana) proposto da Ferruccio Luppis nel suo libro “Ferrara, ab insomni non custodita dracone” (1921), impreziosito da tavole paesaggistiche di Carlo Parmeggiani e del triestino Guido Marussig non dissimili dalle vedute del giovane Vitali. Il sapore “decadente” sembra per di più risentire dei tagli fotografici imposti dal gusto di Luppis, autore per il suo straordinario, lussuoso libro anche di eccentriche fotografie e di vedute dipinte con suggestioni divisioniste. Vitali ne ama il substrato culturale liberty, il modo nuovo di render l’iconografia ferrarese, così come talora è impregnata di accenti liberty-modernisti la sua architettura comacchiese: ma terminata l’esperienza di progettista architettonico, la pittura si semplifica, in termini squisitamente novecentisti e post-impressionistici. Ad esempio, Vitale è in stretta sintonia con il bondenese Galileo Cattabriga in alcuni scorci campestri, schizzati velocemente dal finestrino del treno della linea FerraraSuzzara negli anni di docenza a Bondeno e poi rielaborati in studio. Ma anche questi paesaggi, in realtà, sono l’ennesima dimostrazione del suo amore per il rigore architettonico, dello spirito di geometria, del desiderio di “porre ordine” altresì in soggetti di tipo naturalistico: e così i sentieri sono in diagonale, gli alberi dividono a metà “matematicamente” la composizione e via dicendo. Nell’incisione, invece, permangono compiacimenti
Fig. 1. V. Vitali, Le saline di Comacchio (1932 ca.), Collezione Vitali, dopo il restauro di Antonio Torresi del 1990.
Fig. 3. V. Vitali, Comacchio, via Cavour (1950 ca.), olio su compensato, Collezione Zamboni, Comacchio.
Fig. 2. V. Vitali, Canale a Comacchio (anni ‘30), xilografia originale, stampata a mano, Collezione Vitali.
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l’opera di Vitali
compositivi quasi in modo virtuosistico: xilografie che illustrano la facciata del Duomo di Ferrara (fig. 6), giocando impeccabilmente con la prospettiva, dall’interno verso l’esterno e viceversa (ossia partendo dall’angolazione del cancelletto aperto nella Torre della Vittoria), il Palazzo Comunale di Scarperia, inquadrato da sotto un arco, la via S. Pietro di Comacchio, con il fulcro compositivo costituito dalle barche ormeggiate nel canale. Veduta xilografica più tradizionale è quella costituita dal “nuovo” Palazzo Comunale di Ferrara (fig. 7) (con la facciata ricostruita totalmente negli anni Venti tra la Piazza Maggiore e la via Cortevecchia), con l’acciottolato ghiaioso, i passanti “chiaroscurati”, le nuvole taglienti: quasi una “cartolina turistica”, non immemore dagli esempi fotografici dei mitici Fratelli Alinari di Firenze. Per restare nell’ambito toscano, una conoscenza dei maggiori paesaggisti fiorentini del Novecento, quali Rosai o Soffici, il nostro eclettico artista rivela in alcuni paesaggi mugellani, come nell’assolata, poetica “Strada di Ronta” del 1937 che si dipana con geometrica esattezza o nella lievemente più tarda “Veduta di Pullicciano”, con il zigzagante intersecarsi di strade in salita, alberi verdeggianti e l’ampia chiesa, lassù in cima. Ma immediatamente prima e subito dopo la seconda guerra mondiale, Vitale Vitali si dedica anche alla poetica rappresentazione di una Ferrara vista dai tetti: stando nello studio della sua casa di via Scandiana, riprende case e chiese, preferibilmente nei giorni successivi alle nevicate dicembrine, tagliando prospetti e orchestrando abilmente l’atmosfericità del colore. Uno di questi dipinti con “Ferrara sotto la neve” (figg. 8, 9) è conservato oggi presso la Pinacoteca Civica “Galileo Cattabriga” di Bondeno4. Negli anni Cinquanta Vitali torna a riprendere il paesaggio della natìa Comacchio con matematico rigore: ma mentre in una veduta di via San Pietro5 le case geometriche, il caldo cromatismo, lo spazio ingrombro di sagome cubisteggianti, confermano che Vitali continuava ad avvertire un grande amore per la prospettiva, “sentendo” più la forma che non il colore (componendo comunque una poetica “tranche de vie”), altri paesaggi lagunari raffiguranti via Cavour non rifuggono dal pericolo dell’oleografia6. Nell’ultimo decennio di vita l’eclettico comacchiese si dedica anche al restauro pittorico, operando su tele barocche conservate nel santuario della Madonna dei Tre Fiumi a Ronta7, ma tralascia la xilografia. La pittura da cavalletto invece la coltiverà sino alla fine dei suoi giorni: e ad una delle rare occasioni espositive (il Premio Nazionale “Mugello” del settembre 1960) Vitali
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Fig. 4. V. Vitali, Chiostro di S. Giorgio a Ferrara (1925 ca.), olio su compensato, Collezione Vitali.
Fig. 5. V. Vitali, Chiostro di S. Giorgio a Ferrara - notturno (1925 ca.), olio su compensato, Collezione Vitali.
presenterà l’ennesimo paesaggio, “Casina di Pullicciano”. Poco prima, attorno al 1957, aveva dipinto nel corso di un soggiorno ad Orvieto un “notturno” di bella intensità espressiva: una figura sale una scalinata ripida, costeggiando case che la luce della luna e l’occhio (e la mano) dell’architetto ancora una volta liricamente delineano. Note 1 Cfr. L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Grafica - Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, pp. 104-105. 2 L. Scardino, Da “Palus Mortis” a “Santa Verde”. Note sulla pittura di paesaggio nel delta tra Otto e Novecento, in Il Parco del delta del Po. Studi ed immagini, vol. IV, Ferrara, 1990, p. 90. 3 L. Scardino (a cura di), Incisori ferraresi del Novecento, Ferrara, 2001, p. 104. 4 G. Campanili, L. Scardino (a cura di), “Galileo Cattabriga”. Catalogo generale, Pinacoteca Civica, Comune di Bondeno, San Giovanni in Persiceto, 1996, pp. 146-147. 5 Cfr. Scardino, Vitale Vitali, op. cit., p. 25 (indicata come Veduta di via Cavour a causa di un refuso tipografico). 6 E’ questo il caso di un olio su compensato di cm 49x58,5, circa del 1950, conservato dagli eredi Vitali o di un altro analogo quadro presso la collezione Zamboni di Comacchio. 7 Cfr. A. P. Torresi, Secondo dizionario dei pittori restauratori italiani dal 1750 al 1950, ad vocem, Ferrara, in corso di stampa.
Fig. 6. V. Vitali, Duomo di Ferrara (anni ‘30), xilografia, Collezione Vitali. Fig. 7. V. Vitali, Palazzo comunale di Ferrara (anni ‘30), xilografia, Collezione Vitali.
Fonti delle illustrazioni Figg. 5, 6, 7, 8, 9 tratte da: L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Grafica Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989.
Fig. 8. V. Vitali, Ferrara sotto la neve (1935 ca.), olio su compensato, Collezione Vitali.
Fig. 9. V. Vitali, Ferrara sotto la neve (1952 ca.), olio su compensato, Pinacoteca Comunale, Bondeno (Fe).
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Silvana Luciani
l’opera di Vitali
La fotografia di Vitale Vitali
Durante la fase di ricerca, sono state reperite un centinaio di foto che Vitali scatta ai suoi disegni, progetti ed edifici ultimati: si tratta probabilmente del materiale prodotto come documentazione del proprio operato e, poi, utilizzato per il riconoscimento per il titolo di architetto. Tra le fotografie in nostro possesso, molte hanno per soggetto le esercitazioni che Vitali esegue durante l’Accademia, nonché alcuni suoi quadri e sculture del periodo successivo. In archivio vi è un solo episodio – ma potrebbe non essere l’unico – in cui Vitali verifica il proprio lavoro tramite riproduzioni fotografiche. Si tratta del restauro eseguito a Comacchio nella Farmacia Guidi (1926), fotografata da Vitali prima del suo intervento: basandosi su questa immagine, Vitali “inserisce” il proprio progetto, fotografando il disegno così ottenuto. In tal modo egli può controllare il restauro affiancando le due foto e, eventualmente, mostrare al committente il risultato finale confrontando il “prima” e “dopo”. (figg. 1, 2, 3) Di tale “artificio” vi sono illustri esempi anche nella storia dell’architettura. Già Viollet-le-Duc usava questo metodo come approccio conoscitivo antecedente al restauro (Cattedrale di Notre Dame) e come verifica dello stesso durante i lavori (Castello di Pierrefonds, 1852). Del resto, egli acutamente aveva osservato che “la fotografia ha condotto naturalmente gli architetti ad essere ancora più scrupolosi nel rispetto degli antichi resti di una antica composizione, a rendersi conto della struttura, e fornisce uno strumento permanente per giustificare il loro operato. Nei restauri non si userà abbastanza della fotografia, perché molto spesso si scopre su un negativo ciò che non si era scorto al momento stesso.”1 Più vicino ai nostri tempi, Alfonso Rubbiani ha ripetutamente commissionato al fotografo Pietro Poppi di Bologna alcune immagini rigorosamente frontali e ortogonali, sulle quali egli poi andava a segnare le misure dei vari elementi, in modo da capirne meglio le proporzioni dell’immagine secondo una raffigurazione più attendibile e realistica. A volte l’oggetto fotografato era composto con montaggi straordinariamente verosimili, come se si trat-
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tasse di un manufatto già realizzato2. Successivamente, negli anni Venti, la scuola del Bauhaus diviene un importante centro di studi sulla fotografia. A quasi un secolo dalla sua invenzione3, questa tecnica viene finalmente rivalutata come essenza di un linguaggio, di cui si ricerca un lessico e una sintassi specifici, superando gli schemi oramai “stereotipati” delle immagini “stile Alinari”4 e oltre il pictorialism5. La fotografia comincia ad essere considerata un prodotto estetico, specialmente da architetti, designer e grafici. Negli Stati Uniti studi analoghi sono svolti da fotografi come Alfred Stieglitz, Paul Strand ed Edward Weston, che invitano all’uso della fotografia come studio dello spazio. Tra gli scettici Frank Lloyd Wright, che, pur essendosene servito, sosteneva: “se si vuole cogliere il carattere essenziale di un edificio organico non si deve ricorrere alla macchina fotografica, perché esso è integralmente un fatto di esperienza… la profondità sfida il piatto occhio fotografico.” 6 Analogamente anche Le Corbusier non è stato uno strenuo sostenitore della fotografia, pur avendo lasciato un interessante reportage del suo Viaggio in Oriente nel 19117. Sovente egli incaricava Lucien Hervè, ordinandogli scatti modesti e quasi mai d’effetto: vedute frontali dove il disegno dell’architetto è quasi sovrapponibile all’immagine ottenuta, in una sorta di rappresentazione illusoria della realtà, quasi documentaria in cui la soggettività del fotografo era annientata senza tener conto della qualità dell’inquadratura. Quest’ultima, per altro, è definibile soltanto attraverso la lettura della ideologia di chi scatta la foto, e raramente avviene che l’autore sia completamente libero da condizionamenti. In architettura, rari sono i casi di libertà espressiva: sia che si tratti degli stessi progettisti oppure dei loro editori a scattare la foto, entrambi desiderano immagini straordinarie e sublimi per mostrare l’edificio rappresentato nel miglior modo possibile. Per quanto concerne le caratteristiche delle foto di Vitale Vitali, si riscontrano analogie con quanto detto in merito per Le Corbusier: in entrambi i casi a mala pena si distin-
guono i disegni dalle foto, mantenendo uguale il punto di vista e conservando il soggetto al centro dell’immagine. “La fotografia è uno strumento indispensabile alla professione dell’architetto, permette di confrontare e diffondere l’immagine di un edificio andando a completare il ciclo progettuale e costruttivo; offre la possibilità di inserire il nostro progetto (unico mezzo per vedere l’architettura oggetto) nel “paesaggio”, cioè renderlo identificabile”8 ;ma al tempo stesso dà l’illusione di potersi appropriare in maniera oggettiva di un frammento di realtà.
Note 1 R.Lécuryer, Histoire de la photographie, S.N.E.P., Paris 1945, p. 299. 2 Cova, Fotografia e restauro architettonico, in Fotologia 8. 3 La data considerata ufficiale della nascita della fotografia è il 7 gennaio 1839, invenzione firmata da Louis-Jacques-Mandé Daguerre e Isidore Niépce (I. Zannier, Storia e tecnica della fotografia, Roma, Laterza, 1993). 4 Dal 1854 i F.lli Alinari, a Firenze, iniziarono la loro attività di riproduzioni d’arte e d’architettura attraverso fotografie dalle caratteristiche ben definite: “Nitidezza e leggibilità, con soggetti decontestualizzati e privi di inquinamenti ambientali, persino i passanti per strada considerati perlomeno distraenti. La luce è generalmente diffusa, per non nascondere alcunché nel chiaroscuro, il punto di ripresa di solito è alto (circa tre metri dal livello di marciapiede), per evitare le linee cadenti pur riprendendo l’intero edificio nel cono visivo. (…) l’oggetto architettonico appare come se fosse collocato in una neutrale esedra teatrale, al tal punto è decontestualizzato e avvolto in una soffusa e accattivante nuvola di luce”. (I. Zannier, Architettura e fotografia, Roma, Laterza, 1991, p. 22). 5 La tendenza estetica del Pictorialism “coinvolse allora, in notevole misura, anche la fotografia d’architettura, innanzi tutto nella scelta dei soggetti, che venne estesa al “paesaggio” minore e all’architettura rustica e fatiscente, seguendo certa retorica romantica, che affliggerà la fotografia fino ai primi decenni del nostro secolo con il suo nefasto kitsch, e che fu in parte causa dell’ulteriore emarginazione della fotografia cosiddetta “artistica” (…)” (I. Zannier, op. cit., p. 35). 6 (a cura di) R.Pedio, F.L.Wright. Testamento, Torino, Einaudi, 1963, p. 144. 7 G. Gresleri, Le Corbusier. Viaggio in Oriente, Venezia, Marsilio, 1985. 8 I. Zannier, op. cit.
Figg. 1, 2, 3. Edificio ad uso uffici statali e negozi, vista d’angolo con la Farmacia Giudi: - prima dei lavori, - disegno di progetto, - progetto eseguito, ArchivioVitali.
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Aniello Zamboni
l’opera di Vitali
La committenza di Vitale Vitali e la città di Comacchio nei primi decenni del Novecento
La miseria allo stato cronico, frutto dello squilibrio tra popolazione e mezzi di sussistenza, l’isolamento nel mare d’acqua che circonda la città e ne caratterizza la vita, le pessime condizioni igieniche in cui vive gran parte della popolazione, le imprese ladresche dei fiocinini, la floridezza dell’industria del pesce, del “marinato” in ispecie, continuano, come nei decenni addietro, ad essere l’oggetto delle cronache che i giornali dei primi anni del secolo appena passato dedicano con tanto (fastidioso) colore sociale a Comacchio. In questi anni, sul lamento di un pianto secolare si alza tuttavia una voce che alimenta la speranza in un domani migliore. E’ la voce della bonifica idraulica delle valli: infiamma i dibattiti tra i conservatori, i partigiani della pesca, i fautori della trasformazione agricola, e anima le discussioni tra i sostenitori dei diversi progetti di attuazione, che i tecnici stanno elaborando. La bonifica - sostengono i bonificatori - porrà fine alla difficile e precaria vita di sempre, perché campi non più d’acqua ma di terra offriranno lavoro a tutta o a gran parte della popolazione. Infatti, “Solo una grande operazione di rigenerazione del territorio e un più avanzato sfruttamento economico a fini agricoli [possono] ricreare un rapporto di fiducia tra gli uomini e il loro ambiente”1. E’ tanta l’attesa sul nuovo avvenire di Comacchio che il prosciugamento della laguna diventa l’augurio comune, una formula di saluto: “Curagg, ch’ la gnarà le bunefiche! (Coraggio, verrà la bonifica!)”, dicono i più incontrandosi2. Finalmente, dopo anni di discussioni, di “progetti, di voti, di revisioni e di iatture”, non ultima il primo conflitto mondiale, nel 1919 inizia il prosciugamento delle valli settentrionali, Trebba e Ponti, cui seguirà nel 1928 quello di Valle Isola e della valle Raibosola. E’ a questo periodo (1919 1928) di speranze e di fiduciosa attesa che vanno riferiti trentasette degli interventi, su un totale di quarantadue (circa), dell’architetto Vitale Vitali a Comacchio; i restanti cinque sono relativi agli anni immediatamente successivi: 1929 - 1932. La delusione, seguita a tanto entusiasmo, è cocente e il sogno dell’ingresso di Comacchio in una economia viva e
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produttiva rimane tale o approda a magri risultati: l’inizio della bonifica offre occasioni di lavoro a migliaia di persone, ma è un lavoro precario al termine del quale è giocoforza constatare “inevitabilmente uno scompenso tra la minoranza di coloro che direttamente avrebbero tratto vantaggio diretto e indiretto dalla bonifica (possidenti piccoli e grandi, aziende agricole) e la maggioranza che avrebbe visto un possibile impiego di tipo bracciantile nelle nuove proprietà terriere”3. Il prosciugamento delle valli Trebba, Isola e Ponti non conduce a sostanziali variazioni nella situazione economica di Comacchio e nelle condizioni di vita della sua gente. La città resta quella di sempre con “le case, quasi tutte, uguali - osserva Giuseppe Raimondi raccontando la sua venuta a Comacchio nel 19254 -, con l’intonaco corroso dall’aria salsa, e i mattoni rossi allo scoperto, disuguali e sconnessi, come delle vecchie dentiere”. “Impossibile prosegue Raimondi - stabilire l’età di codesti muri, come l’età di gente troppo presto consumata”. E tale la vedrà più di trent’anni dopo Guido Piovene5 al quale Comacchio si presenterà con la sua economia fondata sulla pesca, con i fiocinini che continuano a rubare il pesce per vivere, con le sue case stipate “sopra isolotti che si alzano pochi centimetri sul livello del mare, con le mura impregnate di umidità ed erose dalla salsedine”; dove, “secondo le statistiche 7800 persone, ossia la grande maggioranza, abita[no] in case giudicate non buone”6. La pressoché immutabilità della situazione è testimoniata pure dal documentario Comacchio che Ferdinando Cerchio gira nel 1940 su incarico dell’Istituto Luce: la “totalità del luogo Comacchio”, acqua, città, uomini, è quella di sempre, come se la bonifica delle valli Trebba, Ponti, Isola e Raibosola fosse ancora di là da venire, tanto che di essa non si fa addirittura parola. Anche la speranza di essere sulle tracce del mitico ragno d’oro - tutti a Comacchio conoscono la favola che da secoli e secoli racconta del grandissimo ragno d’oro massiccio e lucente che aspetta, nascosto nell’immensità della distesa lacustre, di essere trovato per arricchire tutti, ma
proprio tutti, i comacchiesi -, diffusasi ancor prima che le valli siano liberate completamente dall’acqua, si trasforma in delusione, perché i tesori (i pgnatén) disseppelliti dal fango della necropoli di Spina scoperta in Valle Trebba prendono la via di Ferrara, ove fanno bella mostra nello splendido palazzo di Ludovico il Moro. Solo le ardite architetture dei ponti che solcano i canali, le grandi chiese e i rari palazzi dei pochi benestanti continuano a contrastare la selva di case basse e serrate le une alle altre tra le quali si aprono “le case senza porte, le case tristi che nulla da chiudere non hanno”7: un budello dove il sole non entra neppure in piena estate8. Vitale Vitali nella sua lunga attività nella natia Comacchio, ove è conosciuto col diminutivo di Vitalino (Vitalén) opera all’interno dell’antico tessuto urbano, delimitato dalle mura ben possenti con le quali le valli e i canali perimetrali lo cingono intorno. E non può essere altrimenti: Comacchio non ha (ancora) territorio di terra attorno su cui possa espandere il proprio abitato. A dire il vero c’è un’eccezione: la bella villa che il tipografo Edgardo Carli fa costruire (1925) sulla lingua di terra posta tra la vecchia strada che porta a Magnavacca e il canale Pallotta; là, lontano, al limite della valle e fuori dell’agglomerato urbano, di fronte alla stazione ferroviaria, a poche decine di metri dalla guardiola dei Trepponti, dove le guardie dell’azienda delle valli fermano e controllano tutti coloro che o per via di terra o per acqua entrano in città, per verificare se portano o no pesce di provenienza furtiva; in confine con l’osteria della Carmela, un luogo di appuntamenti, separati, di fiocinini e guardie vallive, per organizzare gli uni l’impresa ladresca, per sventarla gli altri. Un luogo, quello scelto dal tipografo, che pare segnare il punto d’incontro tra due mondi: il nuovo che avanza, la stazione, e il vecchio, l’acqua, che va declinando. Carli affida a Vitale Vitali il compito di presentare nella villa lo status simbol raggiunto col lavoro di tipografo, che gli ha procurato distinzione ed agiatezza. Dello stesso sentire sono pressoché tutti gli altri committenti che nella casa o nell’opificio vogliono mostrare la loro fortuna, frutto della ricchezza prodotta, investita, e ricapitalizzata; la loro capacità imprenditoriale, il lavoro, il rischio, il profitto e il successo in un ambiente dove, secondo il giudizio di un attento conoscitore della Comacchio d’allora, regna “un deprimente pessimismo ingenito che si estrinseca in lamentele e nella mussulmana inazione”9. Le vecchie case di Comacchio, pressoché tutte uguali, disadorne, non possono presentare l’immagine di questo ceto emergente; neppure i vecchi fondaci, per lo più magazzini fatiscenti con
l’ingresso principale sulle rive dei canali, possono servire alla nuova economia che la progressiva bonifica delle valli necessariamente farà prima o poi decollare. Anche le cappelle funerarie sono chiamate ad ostentare lo status simbol nei cimiteri di Valle Isola e di San Giuseppe in Bosco; ad esempio quelle delle famiglie Felletti Virgili e Vincenzi nel primo, dei Samaritani nel secondo, che in questi anni si aggiungono alle edicole delle famiglie del nobilato locale, per lo più possidenti terrieri del Bosco Eliceo, e si distinguono dalle comuni sepolture nei loculi dei colombai o, per i miserabili, in terra. Quella di Edgardo Carli resta per molti anni (almeno fino alla metà del secolo) l’unica villa a Comacchio; gli altri interventi edilizi realizzati da Vitali riguardano la costruzione di case di civile abitazione che si inseriscono nel contesto edificatorio della città. Nella continuità della cortina stradale tuttavia si riconoscono per gli stilemi architettonici e decorativi chiamati a rappresentare l’emergere anche a Comacchio di “quel grigio diluvio democratico”10, come D’Annunzio definiva la società borghese del tempo, nel quale vuole trovare posto il cosiddetto ceto medio impiegatizio o medio imprenditoriale. Le vecchie case, presso che tutte eguali (fanno eccezione - dicevo - i pochi palazzi delle vecchie famiglie benestanti) e così disadorne, non lo possono fare. Le facciate delle case di Vitali hanno ognuna qualcosa di diverso, segnate come sono da elementi decorativi che invitano a pause marcate: vuoi, per fare alcuni esempi, i motivi floreali sugli architravi delle finestre delle case di Celeste Carli in via Mazzini e di Camillo Zannini all’angolo di via Gramsci con Arturo Bellini, vuoi le ceramiche con raffigurazioni fitomorfe sulla facciata laterale del cinema Zannini - Vicentini, vuoi la vivacità dei due fronti del palazzo che Entigerno Bellotti fa edificare al confluente di via Bonnet con via Sambertolo. Ma chi sono i committenti? Nell’impossibilità di nominarli tutti, anche perché alcuni non sono stati (finora) individuati, ricordo i più noti: per lo più coloro le cui case o i cui fondaci sono ancor oggi ben visibili, nonostante le ferite inferte dal tempo o dagli uomini. Celeste Carli fa di mestiere il mugnaio, e il mulino nel quale lavora sorge proprio di fronte alla bella casa in corso Vittorio Emanuele (ora via Mazzini) che Vitali gli progetta nel 1920 (fig. 1). L’impianto del mulino industriale risale al 1905; occupa la vecchia chiesa di S. Carlo, un rudere, venduta in quell’anno dal Comune di Comacchio al cavaliere Salvaterra Bignozzi che l’acquista a questo scopo. S. Carlo, soppressa nel 1798 dalla Repubblica Cisalpina che l’ave-
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l’opera di Vitali
va avocata alla Nazione assieme alle chiese di S. Nicolò sulla piazza del Duomo e a quella di S. Pietro, alla catena del quartiere omonimo, cessa con la vendita a Bignozzi le proprie peregrinazioni: dismessa la funzione di chiesa, era stata bottega di marmorino, caserma dei francesi prima, degli austriaci dopo, magazzino militare poi11. Oggi (2002), di proprietà dell’Istituto Autonomo Case Popolari, è oggetto di una profonda ristrutturazione alla quale è interessata anche la vasta area che le sta attorno; su di quest’ultima Salvaterra Bignozzi aveva fatto costruire (1924) su progetto del nostro architetto un fabbricato ad uso uffici ed una torretta per il deposito della nafta (fig. 1), necessitati dall’incremento che lo stabilimento molitorio andava assumendo anche per la produzione cerealicola che le terre delle valli prosciugate si apprestavano a dare. E’ probabile che sia di Vitali (all’infuori dello stile e del periodo in cui è stato innalzato non ho elementi per sostenerlo) il magazzino che si attesta sulla riva del canale Lombardo. Fortuna ha voluto che questi fabbricati siano stati salvati dal piccone demolitore, come pareva il loro destino, e siano oggetto di un piano di recupero. Sono di Vitale Vitali anche la grande casa di civile abitazione e gli annessi magazzini nell’area cortiliva che il commerciante Ermippo Bottoni edifica negli anni 1922, 1924 e 1926 sulla stessa via Mazzini, ad un centinaio di metri dalla casa di Celeste Carli. Un vasto complesso edilizio, un misto tra residenza e spazio commerciale, nel quale Bottoni conduce pressoché in regime di monopolio il fiorente commercio di birre e di acque minerali, che soddisfa le richieste dei caffè della città e della nascente industria turistica sulla spiaggia marittima di Magnavacca, battezzata pochi anni addietro (1919) Porto Garibaldi. Oggi, della casa di Ermippo Bottoni restano soltanto i ruderi dai quali, forse, potrà essere recuperata la facciata. Contiguo alla casa Bottoni è il negozio con camera superiore che il Nostro disegna nel 1926 per conto di Diva (Dina) Cavallari la quale vi conduce una bottega di generi alimentari. La Cavallari,inoltre col fratello Aderito, dipendente dell’azienda delle valli, gestisce un avviato commercio di vini nella grande cantina situata nel cortile della loro casa, posta nella stessa via a pochi metri di distanza dalla bottega. Una autentica rivoluzione nel costume sociale di Comacchio è l’impresa che i fratelli Antonio e Giuseppe Zannini assieme al cognato Giuseppe Vicentini, ne ha sposato la sorella Maria, compiono con l’apertura del cinematografo nella Piazza del Duomo. Lo realizzano nell’ex chiesa di S. Nicolò (coinvolta nel medesimo destino dell’oratorio
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di S. Carlo), che affidano a Vitale Vitali per la ristrutturazione. In tre successivi interventi (1919, 1923 e 1930) l’architetto ne fa una sala cinematografica di raffinata bellezza (fig. 2). Al progetto dell’artista i committenti portano il contributo delle loro idee e l’apporto della loro valentia: sono artigiani del legno (Giuseppe Zannini e Giuseppe Vicentini) e del ferro battuto (Antonio Zannini) di squisita e rara intelligenza, congiunta ad ineguagliabile capacità. Sono committenti e decoratori insieme12: dalle loro mani su disegno dell’architetto - escono il “lampadario stellato” che domina dal soffitto al centro della sala, gli stucchi che ornano le porte, le sovra porte, le paraste che alla sommità reggono eleganti lampade binate, i motivi floreali e le fasce nastriformi in legno che corrono tutt’intorno alle balconate del loggione, i ferri battuti delle ringhiere della scala, del ballatoio e della terrazza del primo piano, i quali intrecciandosi e annodandosi si raccolgono nello stelo dei lampioni che si ergono a distanze regolari lungo il corso del parapetto (fig. 3). Gli Zannini - Vicentini hanno al loro attivo i lavori eseguiti “con molto ornamentale equilibrio” nel Teatro Sociale, costruito interamente in legno nel 191513. Il cinematografo chiude i battenti verso la metà degli anni Settanta: si chiamava Cinema Teatro Centrale, infatti ospitava anche compagnie drammatiche o liriche. Non ho mai sentito nessuno chiamarlo con tale nome: per tutti era il “Cinema da Vicentini”, o più semplicemente “Da Vicentini” o, raramente, “Da Zannini”. Le proiezioni erano annunciate dal materiale pubblicitario affisso su tavole quotidianamente appese alla base della torre di piazza: non sarebbe stato possibile trovare posizione migliore. Qui si intrecciavano i primi commenti sul dramma, così erano chiamati i film, che nel primo pomeriggio sarebbe stato proiettato in una sala piena all’inverosimile. Già prima dell’apertura molti erano coloro che affollavano le porte del locale; diventavano una fiumana incontenibile la domenica, tanto che pareva di assistere all’assedio del cinema. Inascoltati restavano i richiami dei preti che lamentavano la mancata partecipazione alle funzioni pomeridiane e rimproveravano ai genitori l’assenza dei figli alla dottrina, allettati da spettacoli sui quali molte erano le riserve sollevate. Visti inutili i tentativi di arginare l’esodo, i preti tentarono allora una manovra di “aggiramento”: moltiplicarono le gare ludiche nel cortile della cattedrale e in quello ben più grande dell’oratorio salesiano, intensificarono la produzione teatrale con la messa in scena di commedie la domenica pomeriggio nel grazioso teatrino dell’oratorio, organizzarono concerti suonati dalla banda musicale e intermina-
bili tombole con poche cose in palio, i cui numeri, gridati, risuonavano per l’intero pomeriggio nelle case attorno. Ma né richiami, né partite di calcio, né concerti, né commedie, né tombole sortirono l’effetto sperato e l’affluenza al cinema continuò numerosa. I preti tuttavia non disarmarono e fu così che il “da Vicentini” all’indomani del secondo conflitto dovette affrontare la concorrenza di ben due cinematografi, uno nel teatrino dell’oratorio salesiano e l’altro in una cappella del duomo adattata allo scopo, che raccoglievano nugoli di adolescenti dopo la dottrina cristiana. Ma il vecchio cinema-teatro continuò ad essere assediato. Il prezzo era differenziato secondo l’ordine di separazione. Sulle panche sedeva il proletariato miserabile che d’inverno trovava nel cinema un luogo caldo: con me i nipoti di Giuseppe Vicentini ricordano donne con una catena di figli al seguito e con una sporta al braccio, che entravano all’apertura, nel primo pomeriggio, e ne uscivano a notte fonda. Non c’è da meravigliarsi se ad una certa ora i poveretti cenavano, mangiando le misere cose portate da casa, e dormivano sulle panche. La Cassiana, una poveretta che viveva di elemosina, vi andava addirittura con un pentolino che i proprietari fingevano bonariamente di non vedere. Sulle sedie stavano gli artigiani, la piccola borghesia impiegatizia; sulle poltrone, in loggione, gli insegnanti, i professionisti, il ceto distinto insomma. Spettacolo nello spettacolo era quello che succedeva tra gli spettatori: nulla di diverso da quanto narrato in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore o nelle pagine di Gli zii di Sicilia di Leonardo Sciascia. Con applausi deliranti, urla e fischi tanto più sonori con l’esibizione di qualche nudità, il pubblico avvinto, commosso o esaltato dalla trama accompagnava la proiezione del film. Non poche volte alle manifestazioni di odio, di indignazione e di disprezzo verso i vili, i traditori, contro il “cattivo” insomma, o, al contrario, di gioia, di esultanza e di compiacimento nei confronti dell’eroe, “il giovane”, che trionfava sul male, si aggiungevano risse per sgarbi veri o presunti, accompagnate da insulti - celebratissime erano le madri -, da sputi, da lanci di zoccoli o di frutta che variava secondo le stagioni. Quando la rissa minacciava di diventare più frenetica, ecco l’intervento deciso di Antonio Zannini, el sgneur Tunòn, il quale, forte del proprio indiscusso carisma e con l’ausilio di qualche strattone e, se occorreva, con la distribuzione di sonori schiaffi, ristabiliva la quiete e il silenzio nella sala. Dimentico di dire che el sgneur Tunòn nella centrale Piazza del Popolo conduceva un’officina meccanica di prim’ordine e, poco discosto, un fornitissimo emporio di materiale elettrico con annessa vendita di biciclette. A Vi-
Fig. 1. 1926, Cartolina di Comacchio, Loggiato dei Cappuccini e Corso Vittorio Emanuele, Collezione Luciani.
Fig. 2. Anni ‘30, Cinema Zannini-Vicentini (1919, 1930), Collezione Luciani.
Fig. 3. Anni ‘30 ca., interno del cinema Zannini-Vicentini (1919), Archivio Vitali.
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l’opera di Vitali
tale Vitali si deve la facciata di questo magazzino, ancora oggi ben visibile (fig. 4). Assieme alla torre dell’orologio e alla vecchia sede comunale è l’unico “pezzo” decente che si può guardare nella piazza, vittima della inquietante e pacchiana sistemazione attuata negli anni sessanta del Novecento. Mi rendo conto di essermi fatto trascinare dai ricordi, ma il Cinema Teatro Centrale rimane in tutti coloro che hanno varcato la soglia dei cinquant’anni la memoria indelebile di quella che era allora “l’isola” di Comacchio, senza dimenticare che era uno dei “tesori comacchiesi” di Vitale Vitali. L’altro “tesoro” - oggi oltremodo bisognoso di restauro e fortunosamente sopravvissuto allo stravolgimento che si è compiuto in città - è il complesso di rilevante decoro architettonico che la ditta Entigerno Bellotti e C. fa innalzare nel 1925 - 1926, il quale dà una sistemazione globale alla vasta area di quella che un tempo era stata la casa Salvaterra, ai confini canale Salvaterra, via Sambertolo e via Nino Bonnet. Quest’ultima è la nuova strada (l’altra è ai Cappuccini, al capo opposto della città) che consente di uscire dall’abitato e di portarsi nelle campagne di S. Giuseppe in Bosco Eliceo e alla spiaggia di Magnavacca, sulla quale i pionieri dell’industria balneare stanno impiantando i loro stabilimenti. Una posizione strategica dunque (allora), perché tutto il traffico da e per la campagna e da e per il mare passa davanti a questo imponente fabbricato articolato in tre distinti corpi. Il primo, all’angolo di via Bonnet - via Sambertolo, accoglie al piano superiore gli uffici del registro e del catasto e al piano terra diversi negozi; tra questi, sul fronte di via Bonnet, una farmacia, oggi una ben fornita ferramenta (fig. 5); il secondo gli uffici della ditta e l’abitazione del custode; il terzo, pochi metri avanti, all’interno di uno spazioso cortile, il grande edificio a due piani destinato a pubblico garage e a deposito di materiali da costruzione (fig.6), il quale ha anche un ingresso che dà sul canale Salvaterra: serve al minuto commercio locale ancora su barche. Il corpo e la facciata, scandita da lesene e resa meno severa dal variegato paramento murario, alleggerita dall’alta finestra centrale e coronata dalla cimasa diventata quasi il timpano di un tempio, sono ben visibili al di là delle trame eleganti di un cancello ove i ferri sono intrecciati in un’armonia di linee rette, spezzate e ondulate che creano una varietà di figure geometriche. L’intero complesso documenta l’importanza della ditta proprietaria, il cui giro d’affari va via via aumentando per il rilievo che l’edilizia ha assunto a Magnavacca e ancor
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Fig. 4. Ex Emporio Zannini (1924).
Fig. 5. Fabbricato ad uso uffici statali, abitazioni e negozi per la Soc. Entigerno Bellotti e C.i (1926), Archivio Vitali.
Fig. 6. Fabbricato ad uso garage pubblico e deposito materiali per la Soc. Entigerno Bellotti e C.i (1925).
più nelle terre bonificate ove la Società Bonifica Terreni Ferraresi, enfiteuta delle stesse, edifica le numerose case coloniche delle aziende agricole e il villaggio Volania. Documenta tuttavia anche il prestigio personale del socio di maggioranza della ditta, il signor Entigerno Bellotti, non solo in termini economici ma anche in quelli politici e sociali. Vicino ad Italo Balbo, nel 1925 Entigerno Bellotti è nominato podestà, ritenuto l’uomo capace di far uscire Comacchio dalle profonde lacerazioni che le crisi del 1923 e 1924, sul problema della bonifica, avevano creato all’interno della popolazione. E’ marito di Maria Teresa Mioni, legata da vincoli di parentela alle famiglie degli “ottimati” locali; è inoltre sensibile e umanissimo presidente della Congregazione di Carità cui sono affidati l’ospedale civile, il ricovero di mendicità e l’orfanotrofio femminile. Di Entigerno, un’accattivante figura di uomo, si rammenta che “nella sua sede di lavoro, durante le fasi più contestate del fascismo declinante, raccoglie una specie di club informale di uomini alquanto liberi: Luigi Vincenzi, suo consocio, repubblicano, il professor Francesco Carli, già popolare, l’avvocato [Luigi] Bellini, già socialista, il dottor Mario (Raimondo) Bonnet, liberale, e alcuni cattolici che si erano iscritti al partito fascista nel 1935 a seguito della conciliazione tra Chiesa e Stato, ma erano rimasti popolari nell’animo e saranno tra i fondatori, a liberazione avvenuta, del partito della Democrazia Cristiana”14. I prati della Molinazza sul retro della via Garibaldi, tra il canale S. Agostino e via Isola, la strada (ora via Gramsci) che porta alla bonificata valle omonima, godono di una posizione privilegiata per i traffici su acqua grazie ai nuovi canali Marozzo e Botte i quali attraversano le nuove terre e sono agevolmente raggiungibili dal S. Agostino. Il previsto collegamento di via Isola con la nuova strada Tresigallo - Porto Garibaldi (la Via del mare) rende il sito ancor più favorito. Su questi prati Camillo Zannini, un maestro elementare per più anni direttore didattico, fratello di Antonio e di Giuseppe Zannini e come loro dotato di indubbia genialità e abilità imprenditoriale, costruisce un grande opificio ove impianta una segheria elettrica, una falegnameria e un deposito - rivendita di legnami, stanti le richieste ognora crescenti provenienti dall’edilizia. A pochi metri dall’opificio, all’incrocio dell’accesso ai prati della Molinazza (ora via Arturo Bellini) con l’odierna via Gramsci, Vitali nel 1932 progetta per Camillo Zannini la bella casa di civile abitazione ben individuabile per l’ampiezza e per la scala esterna (fig. 7). Gli elementi decorativi modellati nel cemento sull’architrave delle finestre e della porta d’ingresso, o nei ferri battuti delle inferriate e delle ringhiere dei balconcini
Fig. 7. Casa del maestro Camillo Zannini (1932).
Fig. 8. Sartoria di Pietro Fogli (1924), Archivio Vitali.
sono il segno evidente del decoro piccolo - borghese cui il maestro aspira. Proseguendo nella lettura dei nominativi dei committenti del nostro architetto incontro i nomi di Pietro Fogli, di Vito Felletti Spadazzi, Gastone Bellini, Arturo Cavallari, Felletti Virgili e di altri di cui posso dire ben poco o addirittura nulla anche perché mancano i “suggerimenti delle opere” a ricostruire il teatro della memoria. Pietro Fogli, da tutti conosciuto come Piretto, è un ottimo sarto da uomo che alla professione aggiunge la conduzione di un negozio di stoffe nella centralissima Piazzetta Ugo Bassi. A Vitali, oltre al restauro della casa di abitazione del Fogli (1921), posta sopra il negozio, si deve la deco-
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l’opera di Vitali
razione dei pannelli all’esterno della sartoria, ben visibili nella foto d’epoca15 (fig. 8). Vito Felletti Spadazzi appartiene ad una doviziosa famiglia di Comacchio di buona fama; nel 1925 è l’acquirente della “fabbrica dei pesci” (la rivenderà nel 1932), il grande complesso aziendale di via Mazzini, impiantato nel 1905, ove si svolge la manifattura dei pesci delle Valli di Comacchio16. E’ il fratello, ex patre, di Alberto Felletti Spadazzi il quale dal 1935 al 1956, quasi ininterrottamente, regge con intelligenza, fermezza e ineguagliabile perizia tecnico - amministrativa l’Azienda Valli Comunali di Comacchio: un lungo periodo in cui si susseguono anni di fiduciosa speranza, di calamità provocate dalla natura e dagli uomini, non ultima la guerra, di rinascite e miserie via via crescenti fino alle grandi bonifiche idrauliche della seconda metà del Novecento”17. Del fabbricato rurale e della casa colonica innalzate a Magnavacca nel 1921 e 1922, dove la famiglia Felletti Spadazzi possiede una vasta campagna, non è rimasta memoria (allo stato delle ricerche): non dimentichiamo che Magnavacca è stata distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Anche della casa che Gastone Bellini fa costruire lungo la spiaggia nel 1925 non rimane memoria. Forse, più che alla guerra, la distruzione è dovuta all’erosione della costa che in quegli anni diviene un grave problema per il litorale comacchiese. Gastone Bellini, come Felletti Spadazzi e Luigi Vincenzi, appartiene ad una doviziosa ed illustre famiglia di Comacchio: è nipote, ex filio, di Luigi Bellini (1831-1908), il grande industriale della produzione e ammarinatura del pesce di valle. Sono di Vitalino, infine, i restauri (1925) della casa che Arturo Cavallari possiede in Comacchio all’inizio della Piazza del Presidio, il vecchio nome dell’odierna Piazza Roma, a poche decine di metri dal grande edificio scolastico, sorto sull’antico convento dei SS. Agostino e Mauro, all’estremità orientale della città. Sul fianco della casa Arturo Cavallari edifica un negozio destinato alla vendita di generi alimentari, condotto dalla moglie Pia Cavallari. I Felletti Virgili, infine, appartengono ad una antica e illustre famiglia comacchiese della quale ricordo nell’Ottocento Anton Luigi, arciprete della cattedrale, l’unica parrocchia della città fino al 1950; il padre Pier Gaetano, inquisitore domenicano a Bologna, il protagonista del clamoroso caso Mortara (un ragazzo ebreo di Bologna sottratto nel 1859 alla sua famiglia perché battezzato di nascosto durante una grave malattia dalla domestica cristiana); il canonico dottor Appiano, accademico tiberino, avvocato
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Fig. 9. Cancellata davanti alla chiesa del Suffragio (1932).
di S. Pietro, un uomo chiuso nell’appassionata difesa delle strutture cristiane della società e del dominio temporale dei papi che esaltò in sonetti di natura politica, cognato di Alfonso Perini il quale ne aveva sposato la sorella Rosa. Fu Perini un grande patriota che all’indomani dell’unificazione dell’Italia partecipò attivamente “all’impianto dello Stato” ricoprendo vari incarichi amministrativi presso le prefetture del centro e sud d’Italia, reggendone talune. Ricordo, poi, Giovanni Felletti Virgili, più volte consigliere comunale clerico - moderato18. Inoltre, nel Novecento, l’ingegnere Arrigo (Enrico), valido tecnico comunale e idraulico di buona esperienza nella conduzione dello stabilimento vallivo. Accanto alle edicole funerarie della famiglia Virgili erette nei cimiteri di Comacchio e di Ferrara, e alla casa (non individuata) di Vincenzo Felletti Virgili in via Garibaldi l’attenzione va ai disegni che Vitale Vitali redige per conto di quest’ultimo e relativi alla ristrutturazione (non portata a compimento) di un esteso fabbricato in via Cavour, contiguo alle case abitate ab immemorabili dai Virgili. Ultima, in ordine di tempo, resta la cancellata davanti alla chiesa del Suffragio o di S. Antonio di Padova, all’inizio di via Cavour (fig. 9). E’ commissionata a Vitale Vitali dalla Confraternita di S. Antonio a chiusura delle celebrazioni del settimo centenario della morte (1231) del “Santo dei miracoli” verso il quale Comacchio manifesta una considerevole venerazione. A questo proposito ricordo l’affollata partecipazione all’annuale processione che il 13 giugno di ogni anno si svolge lungo le vie della città, aperta dallo stendardo processionale con l’immagine del santo e, sotto, di una barca che corre sicura a vele spiegate sulle onde del mare.
Note 1 P. Bevilacqua, Le bonifiche, in M. Isnenghi (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, cit. da S. Carli Ballola, Da pescatori a contadini. La bonifica e la riforma agraria (1950 - 1968), in A. Berselli (a cura di), Storia di Comacchio nell’età contemporanea, vol. I, Ferrara, Este Edition, 2002, p. 589. 2 A. Zamboni, Comacchio: i luoghi della memoria, gli atteggiamenti, i modi di essere, le tradizioni..., in A. Felletti, Comacchio sommersa, Ferrara, Maurizio Tosi Editore, 2002. 3 C. A. Campi, La bonifica ferrarese dal primo dopoguerra ad oggi, in “La Pianura”, n. 2, 1999, pp. 18 - 19, cit. da A. Rossi, Dall’acqua alla terra. Bonifica e trasformazione agraria delle valli comacchiesi (1915 - 1950), in A. Berselli (a cura di), op. cit., p. 566. 4 G. Raimondi, C. Martignoni (a cura di), Notizie dall’Emilia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1976, p. 84. 5 G. Piovene, Viaggio in Italia, Milano, Baldini & Castoldi, 1999, p. 299. 6 Ibidem. Sullo stato miserando delle case di Comacchio, in diretto rapporto con la depressione economica della città, vedi per il periodo in esame L. Bellini, Una zona di delinquenti di abitudine, Milano - Torino - Roma, Fratelli Bocca Editori, 1919. Sulla grave situazione edilizia alla vigilia del secondo conflitto mondiale addirittura cruda è la denuncia che l’ex commissario prefettizio del Comune di Comacchio , Alberto Felletti Spadazzi, presenta in: A. Felletti Spadazzi, Come e dove vive la popolazione di Comacchio, Parma, Soc. An. Tip. Riunite Donati, 1938. 7 F. Carli, Le case senza porte, in AA.VV., L’Anima Azzurra, Comacchio, 1905: una raccolta di poesie che presentano molti aspetti della Comacchio dei primi anni del Novecento. 8 Sulle case senza porte vedi, tra gli altri, L. Bellini, op. cit.; A. Felletti Spadazzi, op. cit.; A. Zamboni, op. cit. 9 G. Samaritani, Problema comacchiese, in “La Rivista - Giornale Democratico”, n. 10, 2 febbraio 1911, cit. da F. Pozzati, Comacchio tra pescicultura e società, Ferrara, Corbo Editore, 1996, p. 62. Giacinto Samaritani è stato il maggior tecnico dello stabilimento vallivo e uomo politico dei primi anni del Novecento. 10 V. Vandelli, L’Emilia senza mura: la riorganizzazione delle città e la diffusione del Liberty in Emilia, Modena, 1988, p. 10. 11 Sulla chiesa di S. Carlo vedi A. Zamboni, La chiesa di S. Carlo e la strada dei Cappuccini, in “Anecdota”, Quaderno della biblioteca L. A. Muratori , 2, Anno XII, 2002, in corso di stampa. 12 L. Scardino, Vitale Vitali (1893 - 1961) Architettura - Grafica - Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, p. 14. Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra retrospettiva su Vitale Vitali, allestita dal Comune di Bondeno - Assessorato alla Cultura presso la “Casa Società Operaia” di Bondeno (20 maggio-11 giugno 1989). 13 A. Felletti Spadazzi, Comacchio ancora crisalide, Storia di Comacchio, vol. II, Ferrara, Liberty House, 1987, pp. 320 - 321. 14 A. Samaritani, Profilo storico sul primo cinquantennio del secolo a Comacchio, in AA. VV., Comacchio vista dai
comacchiesi, Ferrara, Maurizio Tosi Editore, 2000, p. 24. In L. Scardino, op. cit., p. 53. 16 A. Zamboni, La “Fabbrica dei pesci” dietro il loggiato dei Cappuccini e la sede amministrativa delle Valli Comunali di Comacchio, in “Anecdota”, Quaderni della biblioteca L. A. Muratori, 1, anno XI, 2001, p. 62. 17 Ibidem, pp. 90 - 91. 18 A. Zamboni, Istituzioni ecclesiastiche e movimento sociale cristiano dall’Ottocento ad oggi, in A. Berselli (a cura di), op. cit., p. 279, p. 304. 15
Fonti delle illustrazioni Fig. 9 tratta da: L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura - Grafica Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, p. 17.
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Franco Luciani
l’opera di Vitali
Itinerario storico-fotografico di Comacchio
Esaminando con attenzione le immagini1 di questo percorso fotografico, riferito alla Comacchio di un tempo, possiamo notare che la città vantava una struttura urbanistica uniforme e armoniosa; in essa era riconoscibile lo stile tipico lagunare con strade strette completamente acciottolate, ponti di mattoni a grandi volte, una vasta rete di canali ed un insediamento abitativo di estremo decoro. Città e specchi vallivi circostanti formavano un ambiente naturale ed inimitabile. Dal confronto con le immagini fotografiche recenti ne deriva una profonda delusione a causa di alcuni impietosi interventi edilizi che hanno, in parte, stravolto l’integrità urbanistica e che hanno offeso l’uniformità e il decoro della città. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, sono stati tombati alcuni canali, prosciugati specchi vallivi, abbattuti diversi ponti e tutto ciò in nome di una esasperata modernità che non ha tenuto conto delle peculiarità incontaminate del contesto territoriale con un minimo di buon senso. La “nuova edilizia” ha trasformato la fisionomia della vecchia città impiegando artifizi e nuovi materiali in netto contrasto con quella magnificenza antica che la rendeva perfetta e cara alle anime pensanti. All’architetto Vitale Vitali va la mia gratitudine e quella dei cittadini quasi centenari che lo ricordano col vezzeggiativo di “Vitalino”. La sua pregevole opera di costruzione e di restauro parla per lui e Comacchio lo annovera tra i suoi figli più importanti.
Note 1 Le immagini fotografiche sono tratte dalle collezioni private Domenico Fogli e Franco Luciani e dal volume: F. Luciani, Vsén’ a la ròle dél chemén’. Tradizione popolare storia poesia dialettale, Rimini, 2001.
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Fig. 1. Festa annuale dedicata a Sant’Antonio di Padova. Sulla destra la Chiesa del suffragio delimitata dall’ampia e artistica cancellata in ferro. La foto risale ai primi anni Sessanta del secolo scorso. Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.
Fig. 2. E’ ancora visibile, oltre alla cancellata, l’integrità del tessuto urbano comacchiese. La foto risale ad un periodo anteriore. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 3. Via Sambertolo. Chiesa del santo Rosario costruita nella prima metà del XVII secolo. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 4. Via Stimmate, via Rosario. La casa nelle vicinanze del secondo ponticello era di proprietà del Sig. Paolo Alessandro Fogli detto Pietro (Piren), marito di Assunta Cavalieri detta l’uccellara, badante di minori: una stanza al piano terra era infatti adibita a scuola per bambini. Come si può notare il ponte “Pozzati”, che si trovava immediatamente dopo i due ponticelli, era già stato demolito. Foto Ribo, Collezione Franco Luciani.
Fig. 5. Piazzetta Ugo Bassi. In primo piano, a destra, la casa con relativi negozi di stoffa e merceria del Sig. Pietro Fogli detto Piretto (Pirato). Sulla sinistra si nota uno scorcio dell’abitazione del Sig. Luigi Cavalieri. La cartolina risale ai primi anni del 1950. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 6. Piazza Umberto I (attuale piazza V. Folegatti). L’edificio in fondo a sinistra con il balconcino era adibito a negozio per la vendita di biciclette ed era di proprietà dei fratelli Zannini. La foto porta la data 24.12.1929, ma l’immagine è sicuramente anteriore. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
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Fig. 8. Via Sambertolo angolo via Bonnet. In primo piano sulla destra è visibile parte del fabbricato che era abibito ad uffici statali, abitazioni e negozi. L’immagine risale alla metà degli anni Sessanta. Foto, Collezione Franco Luciani.
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Fig. 7. Piazzetta Ugo Bassi in un giorno di festa Nazionale. Sulla facciata dell’abitazione a sinistra svetta la bandiera con lo stemma Sabaudo. Il proprietario, sig. Pietro Fogli, si intravede tra una pila di stoffe esposte all’ingresso della sartoria. Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.
Fig. 9. Piazza XX Settembre. Sulla parte destra della foto si individua nell’immobile più alto l’abitazione del sig. Antonio Gelli detto Fighedlen’. Al piano terra il negozio di generi alimentari gestito dallo stesso Gelli. L’immagine risale alla fine della prima metà del secolo scorso. Foto, Collezione Franco Luciani.
Fig. 10. In primo piano veduta della facciata centrale del cinema-teatro Zannini-Vicentini risalente ai primi anni del 1960. Foto, Collezione Franco Luciani.
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Fig. 11. Cinema-Teatro. Trasformazione del prospetto principale. Foto, Collezione Franco Luciani.
Fig. 12. Corso Vittorio Emanuele, sulla sinistra si nota, in scorcio, la facciata della chiesa di San Nicolò. Primo Novecento Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 13. Antica immagine di piazza Duomo e Corso Vittorio Emanuele (attuale Corso Mazzini). Sul margine sinistro l’ex cinema-teatro Zannini, dovuto alla trasformazione di un’antica chiesa. La foto è databile intorno ai primi decenni del 1900. Foto Domenico Fogli tratta da F. Luciani, op. cit.
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Fig. 14. Corso Vittorio Emanuele. In fondo a destra il prospetto laterale del cinema teatro ZanniniVicentini. Foto Ribo, Collezione Franco Luciani.
Fig. 15. Corso Vittorio Emanuele all’inizio del secolo scorso. Sulla sinistra, adiacente il Palazzo Zanoli verso la chiesa dei Cappuccini, è visibile la casa di proprietà di Vitale Vitali Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 16. Piazza Duomo. A destra sono visibili: l’edificio adiacente la chiesa con la scritta “Entigerno” e il timpano triangolare della stessa. La cartolina è affrancata e datata 27.12.1901. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
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Fig. 17. Corso Vittorio Emanuele. Casa di civile abitazione di proprietà del sig. Antonio Cinti fu Tommaso. L’immagine è databile fine anni ’40. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 18. Veduta dell’ex chiesa di S. Carlo Borromeo (a sinistra) trasformata successivamente in mulino. La nuova attività era gestita dal cav. Salinguerra Bignozzi. La cartolina è affrancata e datata 09.06.1926. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
Fig. 19. Veduta (a sinistra) di una parte dell’abitazione del sig. Celeste Carli fu Antonio. L’immagine è degli anni Sessanta. Cartolina d’epoca, Collezione Franco Luciani.
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Cristina Nagliati, Rita Vitali
Testimonianze
l’opera di Vitali
Tracciare il profilo professionale di Vitale Vitali è stato possibile unicamente attraverso la documentazione scritta o grafica reperita. Né tra i committenti né tra i suoi collaboratori, infatti, si è potuto raccogliere le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto come architetto. Sono qui di seguito riportati i racconti ed i ricordi di alcuni familiari, colleghi di scuola ed amici, attraverso i quali traspare l’aspetto umano di Vitali e l’ambiente in cui è vissuto.
Fig. 1. Foto “formato visita” di Vitali, 1908, Collezione Vitali.
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INCONTRO con il figlio Alberto, le nipoti Patrizia e Valeria Vitali e un’amica di famiglia, Giovannella Guerra, presso la casa del figlio Gian Ferruccio in via Bellaria n. 36. Ferrara - 12/09/2002 Intervista di Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi, Raffaella Piva e Cristina Nagliati
Gian Ferruccio. Io sono nato a Bologna, ma, dopo qualche mese dalla mia nascita, ci siamo trasferiti a Ferrara, prima in via Alberto Lollio, poi in via Madama ed infine, nel 1928, in via Scandiana, al n. 3, nel palazzo del Conte Mazza. Qui la mia famiglia è rimasta fino al 1953 - l’anno seguente al mio matrimonio - quando è andata ad abitare in via Ortigara n. 6. Giovannella: E’ nel palazzo di via Scandiana che le nostre famiglie si sono conosciute. Allora io ero solo una bambina, ma ricordo che in quella casa regnava un atmosfera ovattata e molto serena. Il professor Vitali e sua moglie, la “tata Gina”, erano un tutt’uno. La loro casa era per me e mio fratello il nostro parco giochi. Patrizia: Mio nonno nella sua austerità era di una bontà e dolcezza straordinaria. E’ morto quando io avevo sette anni. Ricordo che, quando era professore al Bonati, mi piaceva inginocchiarmi accanto a lui mentre correggeva i disegni dei suoi alunni e sovente gli chiedevo che cosa volesse dire il voto che aveva segnato. Lui mi rispondeva: “E’ un cinque. Vuol dire che non è fatto molto bene”. Allora io imploravo: “ Ma nonno...Dagli un po’ di più”. E lui bonariamente mi diceva: “Ma, “Cincera”, non si può... La prossima volta gli darò di più.” Era anche un grande collezionista di francobolli: l’uni-
Alberto: I nonni abitavano a Comacchio in Corso Vittorio Emanuele, vicino alla casa del Rag. Carli, Tesoriere della Banca d’Italia: è quella casa grande prima del Duomo, che si incontra a sinistra venendo dai Cappuccini. Prima abitavano a Porto Garibaldi. Ricordo che vicino al porto, di fronte alla famiglia Stella, c’era uno stabilimento su palafitte. Alcuni parenti abitavano vicino al Vecchio Mercato e avevano un negozio di stoffe vicino al vecchio Municipio di Comacchio. Il nonno lavorava alle dipendenze della “Impresa Edile Cini” come direttore dei lavori del molo di Porto Garibaldi. Il nonno è morto nel ’29 e la nonna durante la seconda guerra mondiale. Entrambi sono sepolti a S. Giuseppe nella tomba di famiglia. A Bologna, nel 1913, mio padre conosce mia madre. Lei era in una gita al Santuario della Madonna di San Luca assieme alle Contessine Aquaderni. Mia madre studiava nel Collegio Sacro Cuore presso le suore Dorotee. Patrizia: La nonna mi raccontava spesso del loro primo incontro: durante la scampagnata lei e le amiche avevano visto arrivare un gruppo di ragazzi dell’Accademia, tutti belli scapigliati, con grandi fiocconi ed i capelli lunghi. I ragazzi avevano iniziato a fare gli spiritosi con loro ragazze e così si sono conosciuti. E’ stato amore a prima vista. Alberto: Mio padre a quell’epoca andava sempre in tuta coi capelli lunghi. Mia madre non era bella, era un tipo. Valeria: Ma come se dicono che assomiglio io alla nonna: non sono mica brutta! Alberto: No, infatti, sei un tipo anche tu…! Poco dopo il loro incontro, mio padre è partito per il fronte. Durante il periodo bellico, mio padre ha avuto occasione di partecipare al concorso per la costruzione del Teatro di Trieste, dove stava prestando il servizio militare. Patrizia: Ricordo che mio nonno ha elaborato un progetto anche per un altro teatro e per la Casa del Fascio di Ferrara. Alberto: I miei genitori si sono sposati nel 1921. Il 22/2/ 1922 sono nato io, mentre il 31/10/1928 è nato mio fratello
Fig. 2. V. Vitali, Schizzo per mobile, Archivio Vitali (busta 54, doc. 14).
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ca persona che poteva toccarli ero io, ma solo con le pinzette. Alberto: Ho sempre avuto il dubbio che fosse morto proprio a causa del furto della sua preziosa collezione di francobolli. Allora abitavamo in via Ortigara al n. 6 e non c’erano le inferiate al piano rialzato, c’era solo una specie di balconcino: i ladri hanno alzato la serranda e sono entrati mentre eravamo in montagna. Patrizia: Era il 15 d’agosto. Me lo ricordo perché mi hanno rubato i cappotti mentre eravamo in vacanza…. Giovannella: Un’altra cosa che ricordo bene dello studio del professor Vitali sono i suoi plastici d’architettura: a me sembravano come le ambientazioni del presepe e mi pareva che in quella casa fosse sempre Natale. Alberto: Sì, è vero. Ricordo che aveva fatto anche una specie di teatrino. Patrizia: Invece, per me, il nonno ha fatto quella che io chiamo “la prima casa di Barbie”: è a forma di baule con due snodi. Si apre questa cassa e c’è la cucina, la camera da letto, il salotto, il bagno, con tutti i mobili in legno. Risale al 1956-1957, quando io era bambina. Alberto: Mio padre era anche un ebanista. Ha fatto una credenza stile fiorentino. (fig. 2) Giovannella: Era anche un grande studioso. Aveva persino smontato un nostro quadro antico per analizzare da vicino la tela e per poterlo restaurare. Patrizia: Purtroppo, invece, tutti i nostri quadri in tela sono stati rubati… Alberto: Aveva realizzato copie di quadri conservati nella Chiesa di S.M. in Vado. È stata rubata anche la copia del S. Sebastiano. Patrizia: Sono rimasti solo due quadri grandi non in tela: uno rappresenta S. Agata e l’altro la Madonna. Alberto: Tra gli amici dell’Accademia di Bologna aveva mantenuto i contatti solo con Morandi e Virgili. Questi gli ha fatto anche un busto. Valeria: Nel 1913, nel periodo dell’Accademia, il nonno ha fatto un autoritratto (fig. 3) ed ha realizzato anche un busto della nonna. A Ronta è conservata la copia del quadro “La Madonna dei tre fiumi”. Alberto: Ha realizzato anche una scultura di mio fratello da giovane, nel 1935 circa. A Ronta è conservato anche un busto del nonno (fig. 4) e a Catania c’è un busto di mio padre. Ricordo che ha collaborato sovente con un artigiano di Ferrara, Ugo Rossetti, con cui ha realizzato il disegno del “Bambin Gesù” conservato nel Duomo di Comacchio. Mio padre è sempre stato un repubblicano. Anche Balbo
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Fig. 3. V. Vitali, Autoritratto (1913), Collezione Vitali.
Fig. 4. Foto di V. Vitali, 1911, Collezione Vitali.
lo era inizialmente. Poi, durante il Fascio, anche mio padre si era iscritto al partito a Comacchio, ma questo non è servito a permettergli di esercitare la professione d’architetto dopo l’istituzione degli Ordini professionali. Nonostante tutto, non ha mai recriminato nulla. Nel dopoguerra è stato nominato Assessore all’Anagrafe per il partito repubblicano. Mio padre è sepolto alla Certosa di Ferrara, nella tomba di famiglia vicino alla cappella dei partigiani.
al tavolo inclinato nello suo studio che affacciava su via Scandiana e disegnava ore ed ore: una volta finito il disegno a matita o a carboncino, lo fissava con l’albume. Anche a me aveva insegnato a poco a poco la tecnica del chiaroscuro: mi aveva regalato la gomma pane e la carta pressata per sfumare il segno ed anche una delle prime penne “bic” che non sempre funzionava bene. Amava molto fare ritratti: ne aveva realizzato uno raffigurante me assieme a mia sorella Giovannella da bambini e poi ce lo aveva regalato come segno d’affetto (fig. 5). Eravamo molto legati al professor Vitali ed alla moglie, la “tata Gina”. All’epoca i figli erano studenti ed i coniugi Vitali avevano così molto tempo da dedicare a noi bambini: sovente entrambi ci aiutavano a svolgere i compiti. Una volta, sul mio quaderno, il professor Vitali aveva disegnato uno splendido ramo di biancospino sotto l’omonima poesia. In classe la suora si era complimentata per il tratto leggero della matita e per la maestria con cui avevo adoperato i pastelli ed io, inorgoglito, non le avevo confessato di non esserne l’autore.
INCONTRO con Cesare Guerra, amico della famiglia Vitali, presso la sua abitazione in via Messico n. 5. Ferrara - 11/09/2002 Intervista di Cristina Nagliati Conosco la famiglia Vitali perché abitavamo nello stesso palazzo, quello del Conte Mazza in via Scandiana, noi nell’ammezzato e loro nell’altana, in un appartamento che era grandissimo. Ricordo con precisione la casa del prof. Vitali e lo studio in cui dipingeva: in un angolo c’era una sua fotografia, su un ripiano stavano alcuni plastici di architettura che a me sembravano giocattoli e su dei cavalletti teneva copie di quadri celebri da lui realizzate, come il “San Sebastiano” che si trova nella Chiesa di S. M. in Vado. Le pareti erano ricoperte da libri e numerosi erano anche i disegni di architettura che il professore conservava arrotolati. Alcuni mobili erano stati realizzati da lui: a me sembravano monumentali, ma spesso ciò accade quando si è piccoli. In particolare, c’era una credenza che mi colpiva molto non solo per la sua imponenza, ma soprattutto perché terminava con i piedi a forma di zampe di leone. E’ stato proprio il professor Vitali ad insegnarmi i primi rudimenti del disegno a mano libera. Allora io ero solo un bambino e mi piaceva copiare le copertine di “Topolino” coi pastelli: così il professore mi spiegava che per riprodurre fedelmente le figure dovevo usare i reticolati proporzionali. Sovente mi aiutava a disegnare, trascorrendo con me interi pomeriggi. E’ grazie a lui che mi sono appassionato al disegno artistico. Il professor Vitali dipingeva in continuazione: in particolare, rammento quando ha realizzato un quadro raffigurante i tetti di via Madama. Mi pare ancora di vederlo: seduto accanto alla finestra della cucina, con la sua giacca da camera color cammello e gli occhiali calati sul naso. Realizzava dei chiaroscuri formidabili, portando a grandi dimensioni fototessere a volte piccolissime. Si metteva
Fig. 5. V. Vitali, Ritratto di Cesare e Giovannella Guerra (fine anni ‘40), Collezione Privata, Ferrara.
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INCONTRO con Giovannella Guerra, amica della famiglia Vitali, presso la sua abitazione in via Bartolino da Novara n. 1/A. Ferrara - 2/10/2002 Intervista di Cristina Nagliati La famiglia del professor Vitali e la mia sono sempre state molto legate: infatti, i miei genitori sono stati i testimoni del figlio Alberto al suo matrimonio, accompagnandolo persino in viaggio di nozze fino a Monselice, mentre la “tata Gina”, moglie del professore, aveva assistito mia madre durante la mia nascita. All’epoca i figli erano già adulti e mio fratello ed io, allora bambini, eravamo quei nipoti che i coniugi Vitali ancora non avevano: ci coccolavano molto e anche noi li consideravamo come i nostri nonni, trascorrendo interi pomeriggi con loro. Quasi quotidianamente, la sorella Elsa veniva a trovare il prof. Vitali: avevano un carattere molto simile, entrambi sorridenti e gentili. Anche la signora Elsa nutriva grande affetto per me e, per questo, amava realizzare e ricamare abitini da regalarmi: in particolare, ne ricordo uno coi pulcini gialli. Entrando in casa Vitali, si percepiva un grande senso di pace, serenità, armonia: era una famiglia molto unita. Lo studio appariva come un vero e proprio atelier, colmo com’era - di tele e disegni: ripensandoci oggi, direi che sembrava una di quelle mansarde affittate dagli artisti bohemien nella Parigi di fine Ottocento. In ogni angolo si trovava un cavalletto: ricordo che il professore iniziava più quadri contemporaneamente e amava molto eseguire ritratti. Sovente si aiutava anche con le foto, come nel caso del dipinto che raffigura me e mio fratello: allora, infatti, io avevo solo pochi anni e tenermi in posa per molto tempo era davvero un’ardua impresa … Repubblicano convinto e fedele, teneva in bella mostra una foto di Giuseppe Mazzini: è stato proprio il professor Vitali il primo a parlarmi del Risorgimento Italiano e a raccontarmi la storia dell’arte come si raccontano le favole. Mi piaceva in particolar modo l’aneddoto su Giotto e la sua celebre “O”. Vitalino – così lo chiamava sua moglie – era un uomo buono e paziente: trascorrevo molte ore con lui, cercando di copiare i suoi disegni. Ma ero una gran pasticciona ed invece di disegnare, praticamente passavo il tempo a cancellare ciò che scarabocchiavo. Il professore mi aveva così insegnato a usare la lametta al posto della gomma ed a sfumare i colori con la mollica del pane – quello senz’olio, naturalmente, altrimenti rimangono gli aloni…
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Avevamo anche dei nostri “riti”, come mettere le briciole di pane per gli uccellini sul davanzale quando c’era la neve e di attaccare le figurine di carta, facendo la colla con la farina sciolta in un pentolino d’acqua sul fuoco. Mi piaceva anche dormire nel lettone con loro: al mattino mi svegliavo sempre circondata da una fila di sedie che la “tata Gina” disponeva per paura che io cadessi.
INCONTRO con il prof. Angelo Ruvioli, collega del prof. Vitali, presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Ferrara in Corso Giovecca n. 159. Ferrara - 3/10/2002 Intervista di Cristina Nagliati Ho conosciuto Vitale al “Bonati” di Ferrara a partire dagli anni ’50. Allora io ero un “professorino alle prime armi”, mentre lui un collega di già matura esperienza. Era un uomo robusto, non grasso, di quelli il cui aspetto esteriore rivela immediatamente il carattere dell’animo: era, infatti, cordiale, disponibile, gioviale, un “bontempone” insomma, sempre pronto al riso ed allo scherzo. Raccontava spesso le barzellette. Vitale era molto amico di Alfonso Sautto, professore di calligrafia, storico ferrarese nonché appassionato di ricerche genealogiche. Anche lui era uno dei professori più anziani e, come Vitali, era molto affabile e sorridente. In tasca aveva sempre caramelle da dare a tutti i colleghi: così, quando è morto, al suo funerale ciascuno di noi aveva portato per lui una caramella per ricambiare quel gesto d’affetto e gentilezza. Vitale era benvoluto dagli studenti e dai professori e si prodigava per tutti. Ricordo, infatti, che una nostra collega aveva ricevuto dai Cavalieri del Lavoro di Bologna una medaglia d’oro e, per commemorare l’evento, Vitali aveva realizzato per lei una pergamena miniata.
INCONTRO con la prof.ssa. Elisabetta Tumaini, collega del prof. Vitali, presso la sua abitazione in Piazzetta Combattenti n.4 Ferrara - 16/10/2002 Intervista di Rita Vitali e Cristina Nagliati Ho conosciuto Vitali al “Bonati” di Ferrara alla fine degli anni ’50, l’anno in cui io ero Preside incaricata nell’Istituto. Egli era una persona molto riservata e schiva, che non stringeva forti amicizie tra i colleghi, ma sapeva instaurare ottimi rapporti con gli allievi. A scuola, viveva praticamente nell’aula di disegno; raramente si fermava nei corridoi con gli altri insegnanti: non parlava quasi mai di sé o della sua famiglia e, se volevi sapere qualcosa, dovevi praticamente interrogarlo. Durante le sue lezioni riusciva a mantenere le classi che allora erano davvero numerose - in un silenzio assoluto, pur non essendo un uomo severo. Sapeva suscitare negli studenti un grande interesse per la materia che insegnava e, nei miei giri d’ispezione, li vedevo sempre tutti così attenti ed impegnati a disegnare. Sovente il Professore portava le sue xilografie a scuola per mostrarle ai ragazzi. Ne custodiva molte nel suo armadietto in aula. Io ne conservo due: una veduta di Comacchio, che Vitali mi ha personalmente regalato in occasione del Natale, ed un’immagine del Duomo di Ferrara, che gli ho quasi requisito durante una mia visita alla classe.
Fig. 5. Foto di classe a.s. 1959/60, Collezione Vitali.
INCONTRO con Maria Satia Resca, allieva del prof. Vitali, presso l’abitazione in via Bartolino da Novara n. 1/A. Ferrara - 30/09/2002 Intervista di Cristina Nagliati Il professor Vitali è stato un mio insegnante al “Bonati” di Ferrara alla fine degli anni ’50. Era un uomo molto distinto, che sapeva instaurare buoni rapporti con gli studenti. Come professore era austero, ma non severo; pretendeva molto da noi studenti, perché era preciso e pignolo. Non insegnava solo disegno tecnico, ma anche artistico, facendoci eseguire lavori a mano libera, con la china e chiaroscuri. Inoltre, cercava di ampliare i nostri orizzonti culturali, accompagnandoci a visitare mostre, musei ed i principali palazzi di Ferrara, come Palazzo Schifanoia, Casa Romei ed il Palazzo della Marfisa. Riusciva, cioè, a suscitare l’interesse per quell’arte che lui per primo amava tanto.
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Cristina Nagliati
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Biografia
Vitale Vitali nasce a Magnavacca (attuale Porto Garibaldi) il 17 marzo 18931 da famiglia di nobili origini2. Figlio di Giovanni Maria, direttore lavori del molo di Porto Garibaldi alle dipendenze della “Impresa Edile Cini”, e della seconda moglie, Elvira Carli-Ballola, levatrice, Vitali si trasferisce ancora bambino ad abitare a Comacchio, in una grande casa a fianco dell’abitazione del Ragionier Carli, Tesoriere della Banca d’Italia3. “Dopo le scuole elementari e Tecniche frequentate a Comacchio”4, Vitali consegue la licenza di Scuola Tecnica Pareggiata con indirizzo comune a Ferrara nel 19085. Iscrittosi all’Istituto Tecnico “Vincenzo Monti”, lo abbandona dopo appena un anno “per dar l’esame di ammissione alla Regia Accademia di Belle Arti di Bologna”6 nel 1909. Qui Vitali studia Prospettiva, Teoria delle ombre, Ornato, Figura Plastica, Storia dell’Arte e Architettura, mostrando da subito un particolare interesse e predisposizione in quest’ultima disciplina7. Nel capoluogo emiliano, tra i compagni, conosce Giorgio Morandi, Giuseppe Virgili8, scultore ferrarese, e Severo Pozzati, grafico comacchiese divenuto noto con lo pseudonimo di Sepo, mentre, come insegnanti, ha Gualtiero Pontoni, Edoardo Collamarini, Augusto Majani, Enrico Barbieri ed Angelo Gatti9. Nonostante la durata triennale dei corsi, Vitali riesce a conseguire la licenza del Corso comune alla fine del secondo anno10 e, analogamente, quella del Corso Speciale d’Architettura nel 191311. Nel 1914 sostiene l’esame di Abilitazione all’Insegnamento nelle Scuole Tecniche e Normali12 ed inizia ad insegnare Disegno d’ornato e lineare presso la Scuola Tecnica Comunale di Comacchio13; contemporaneamente, frequenta a Bologna il Quarto Corso Speciale facoltativo di Architettura, ottenendo il titolo di Professore di disegno architettonico nella Sessione d’ottobre dello stesso anno14. Chiamato alle armi nel giugno del 191515 per combattere sul fronte italo-austriaco16, Vitali presta poi servizio nel Comando del Genio della III Armata come disegnatore presso la Direzione del Genio Militare di Trieste duran-
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Fig. 1. Foto di famiglia, 1903, Collezione Vitali.
Fig. 2. Foto di famiglia sulla spiaggia di Porto Garibaldi, 1926, Collezione Vitali.
te il periodo che va dall’Armistizio al settembre 191917. Qui ha modo di “far pratica per la sua professione studiando tutti i tipi di fabbricati militari, visitando quelli in costruzione, in special modo le grandiose e nuove caserme di Rozzol presso Trieste”18 e partecipando al concorso per la costruzione di un nuovo teatro da erigersi nel capoluogo friulano in Piazza Oberdan19, probabilmente sull’area di una vecchia caserma20. Congedatosi, Vitali inizia a svolgere parallelamente una duplice attività: da un lato, “a causa delle dure e pressanti necessità finanziarie” successive alla guerra, si getta nell’insegnamento, dall’altro, “rubando le ore al sonno”, riesce ad avviare lentamente e faticosamente “la sua carriera di costruttore in un ambiente così poco propizio qual è Comacchio”21. Gli anni Venti, infatti, vedranno Vitali impegnato in numerosi progetti architettonici tesi alla riqualificazione urbanistica della città valliva in senso modernista22. Per quanto attiene la carriera didattica, nel 1920, Vitali riceve l’incarico d’insegnamento all’Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” di Ferrara23 e, successivamente, una supplenza alla Scuola Tecnica “Teodoro Bonati” di Bondeno24, dove partecipa - vincendolo - al concorso per assegnare la cattedra di Disegno rimasta vacante a seguito della rinuncia dell’architetto Giacomo Diegoli25. Qui, ad eccezione del biennio 1928-1930 in cui viene soppressa la scuola26, Vitali insegna fino al 1939, quando ottiene la medesima cattedra presso la Scuola Professionale di Avviamento Commerciale “Teodoro Bonati” a Ferrara27, dove resterà sino alla fine degli anni Cinquanta. Nella città estense Vitali si era già trasferito nel 1922, dopo il matrimonio con Gina Calzolari28 e la nascita del primo figlio, Alberto. A partire dal 1928, nato il secondogenito, Gian Ferruccio, la famiglia si stabilisce nell’antico palazzo del Conte Mazza, in via Scandiana al n. 3, dove rimarrà fino al 1953, anno in cui passa ad abitare in un moderno condominio di via Ortigara n. 629. Contemporaneamente all’insegnamento presso la scuola di Bondeno, nel 1924, il medesimo Comune chiama Vitali a far parte della Commissione Comunale di Ornato30 e, l’anno seguente, gli assegna il ruolo di insegnante di Disegno nel Corso per cementisti promosso dal Commissariato Generale per l’emigrazione31. Al tempo stesso, Vitali ricopre altri incarichi in Scuole di diverse Municipalità: nel 1920 egli insegna presso la Scuola professionale di Copparo32 e, verso la metà degli anni Venti, è impegnato nei Corsi di Avviamento al lavoro di Poggiorenatico, di Vigarano Mainarda e Porotto33.
Fig. 3. Caricatura di Vitali su una cartolina spedita da Roma, 1915, Collezione Vitali.
Fig. 4. Foto durante il periodo militare a Triestre, 1919, Collezione Vitali.
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Se, a Bondeno, il nome di Vitali è raramente legato ad episodi artistici, a Comacchio, invece, esso è connesso soprattutto al suo lavoro d’architetto e ad attività che spaziano dal restauro della sede comunale34 alla realizzazione di numerosi cartelloni, diplomi e pergamene commemorative35, la cui veste grafica sembra procedere in parallelo con l’evoluzione delle sue opere d’architettura36. Ad eccezione delle poche costruzioni realizzate a Porto Garibaldi, S. Giuseppe, Codigoro ed a Ferrara, è nella città valliva che si concentra la maggior parte degli edifici che Vitali esegue a partire dal 1919 fino al 1932, anno degli ultimi interventi accertati37. La trasformazione di una Chiesa sconsacrata in sala cinematografica costituisce il suo esordio architettonico: singolare è in questo caso la collaborazione con i suoi stessi committenti, i fratelli Zannini e Giuseppe Vicentini, che qui operano attivamente come abili artigiani del legno e del ferro battuto38. L’elenco dei progetti ascrivibili a Vitali prosegue con una lunga lista di negozi, fabbricati ad uso ufficio, depositi, ma soprattutto con restauri e costruzioni di ampie case ed edicole funerarie per la classe borghese comacchiese, desiderosa di ottenere maggiore visibilità attraverso edifici caratterizzati da una particolare raffinatezza decorativa39. Tra questi vanno ricordati: la villa dei tipografo Edgardo Carli, la casa di Antonio Cinti e quella degli Zannini, la sartoria Fogli, il deposito di ferramenta di Entigerno Bellotti e l’edicola funeraria della famiglia Feletti – Virgili40. Nel 1926, a seguito dell’istituzione degli Ordini professionali41, Vitali presenta domanda per essere iscritto all’Albo degli Architetti della Provincia di Ferrara42, dopo aver aderito al Sindacato Nazionale degli Architetti Italiani presso il Direttorio di Bologna43. La sua richiesta44 riceve risposta solo nel settembre del 1929, quando gli viene notificato il parere sfavorevole della Commissione Ministeriale Esaminatrice45, che, peraltro, dichiara “non meritevoli dell’iscrizione” ben oltre il cinquanta per cento degli aspiranti al titolo di architetto46. La circostanza porta ad un riesame generale delle domande in base al Regio Decreto n. 1594 del 23 novembre 193147. Già alla fine del 1929, attraverso lo Studio Legale Finizia - Cappi di Roma, Vitali aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la delibera della Commissione Esaminatrice, ritenendo iniqua “l’iscrizione nell’Albo dell’Arch. Tumiati di Ferrara, il quale non ha costruzioni ma solo progetti eseguiti in collaborazione col scenografo Vancini” al contrario di lui che “è degno di continuare a costruire” poiché “in Comacchio, pur operando la pro-
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fessione anche due ingegneri, quasi tutte le costruzioni che si fanno sono progettate” dallo stesso Vitali, che gode della “fiducia della cittadinanza e del Commissario Prefettizio del Comune”48. Nel 1930 gli avvocati di Vitali preparano una Memoria difensionale a sostegno del suo ricorso al Consiglio di Stato, motivando l’illegittimità dell’operato della Commissione, in primo luogo, per il “modo in cui furono costituite le commissioni”49 che, interpretando erroneamente quanto previsto dalla legge, furono composte da una maggioranza di professionisti invece che di docenti; in secondo luogo, per un “assoluto difetto di motivazione” nel giudizio espresso, dal momento che non vi è “spiegazione o illustrazione in un rapporto, o relazione, che dia ragione dei criteri seguiti”50. Nel 1931 il Consiglio di Stato – “in accoglimento del primo gruppo di ricorsi” – emette “sentenza interlocutoria, con la quale ordina all’Amministrazione di esibire copia autentica” delle delibere51: si apre una nuova fase del procedimento, che rende gli avvocati ottimisti e fiduciosi del buon esito del provvedimento52. La vertenza non deve aver avuto breve durata se, ancora alla fine del 1933, un membro della Commissione Esaminatrice, facente parte della Giunta per la Custodia dell’Albo Professionale degli Architetti dell’Emilia Romagna, richiede a Vitali di fornire “tutte le notizie circa i lavori […] eseguiti, e quant’altro possa essere utile al fine della sua iscrizione all’Albo”53. Sebbene la conclusione della vicenda giudiziaria rimanga sospesa, non conservandosi in Archivio nessuna carta in merito, Vitali sembra non riuscire ad ottenere il riconoscimento del titolo dal momento che, negli Anni Trenta, smette l’esercizio della professione. I lavori di quest’ultimo periodo rimangono, infatti, solo progetti non realizzati. È a partire da questi anni che la sua attività artistica si concentra soprattutto sulla pittura da cavalletto e sulla xilografia, tecnica coltivata con passione grazie all’amicizia con Dino Molinelli, pittore e incisore d’origine mugellana assieme al quale Vitali espone a Ronta nel 1935, in occasione dell’inaugurazione della “Pensione Torelli”54. Già nel 1932, Vitali aveva partecipato alla “Mostra Benefica d’Arte” nel Castello Estense di Ferrara, a fianco di Carrà, Tosi, Viani, Guidi e dei migliori artisti locali, e, successivamente, alla Mostra di Artisti ferraresi allestita nel Ridotto dei Teatro Comunale, dove le sue opere avevano suscitato la critica negativa di Corrado Padovani sul “Corriere Padano”55. Da questo momento, sempre più rara diverrà la presenza di Vitali a qualunque tipo di manifesta-
zione artistica, se si esclude la già citata esposizione del 1935 e la partecipazione al Premio nazionale di pittura estemporanea “Mugello” nel settembre 196056. Repubblicano convinto e fedele57, nel 1945 Vitali si impegna come attivista del Partito, venendo nominato membro della Commissione di Edibilità e, poi, Assessore all’Anagrafe nella Giunta del Comitato di Liberazione Nazionale, carica che riveste fino alle elezioni del 194658. Nel 1948 la Giunta Municipale di Ferrara lo chiama a far parte della Commissione di Vigilanza del Cimitero della Certosa, “con il compito di vigilare sull’andamento dei servizi cimiteriali” e di proporre i lavori necessari ad “abbellire e mantenere le opere esistenti”59. Nel 1961, il 29 novembre, Vitali muore a Ferrara per una trombosi60. È sepolto nella tomba di famiglia all’interno della Certosa cittadina61.
L. Scardino, Vitale Vitali (1893-1961). Architettura- Grafica Pittura, Ferrara, Liberty House, 1989, pp. 11-12. Qui, a p.11, è riportata l’immagine di un busto raffigurante un giovanissimo Vitali, eseguito da Giuseppe Virgili nel 1914 a testimonianza della loro amicizia. 9 L. Scardino, op. cit., p. 12. 10 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit. 11 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 19: Diploma, doc. 1: Diploma di Licenza – Regio Istituto di Belle Arti in Bologna, Bologna 27/12/1913. Il Diploma attesta che Vitali ha compiuto gli studi in Architettura, sostenendo l’esame nella Sessione di ottobre del 1913 con una votazione di 29/40 punti. Alla fine del II Anno del Corso Speciale di Architettura, Vitali aveva anche ricevuto una menzione in Architettura dalla Commissione incaricata del giudizio dei Concorsi Scolastici annuali (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 17: Diplomi, doc. 2: Attestato di distinzione – Regio Istituto di Belle Arti di Bologna – 2° Anno Corso Speciale di Architettura, 20/07/1913). 12 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 18: Abilitazione, doc. 1: Abilitazione all’insegnamento – Ministero della Pubblica Istruzione, Roma 30/06/1914. Nel memoriale degli studi fatti, stilato da Vitali nel 1931, egli riferisce di aver dato l’esame di abilitazione all’insegnamento nello stesso anno in cui ottiene la Licenza del Corso Speciale d’Architettura, ossia nel 1913 (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit). 13 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 26: Certificazioni scolastiche, doc. 1: Certificato – Scuola Tecnica Comunale di Comacchio – A. S.1914/15, Comacchio 06/06/1919. 14 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 28: Certificato scolastico, doc. 1: Certificato – Regio Istituto Belle Arti – Bologna 21/07/1920. Vitali ottiene la Licenza di Professore di Disegno Architettonico con la votazione complessiva di 180/200 punti (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 20: Licenza di professore, doc. 1: Licenza di professore di Disegno architettonico – Regio Istituto di Belle Arti in Bologna, Bologna 05/01/1915). 15 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 43: Foglio Matricolare, doc. 1: Copia del Foglio Matricolare – Comando Distretto Militare – Ferrara 13/12/1923. 16 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 25: Congedo, doc. 1: Congedo – Regio Esercito Italiano – Distretto Militare di Ferrara, Ferrara 18/09/1919. 17 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione, doc. 10: Denuncia Autentica di Vitale Vitali indirizzata alla Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Provincia di Ferrara, Ferrara 22/11/1926. Durante il periodo di fermo militare, con Regio Decreto del 19 Gennaio 1918, Vitali riceve la Croce al Merito di Guerra (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 24: Croce al merito, doc. 2: Promozione Militare – Regio Esercito Italiano – Comando Genio della III Armata, Zona di guerra 20/02/1919). 18 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegati 8
Note 1 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 16: Licenza tecnica, doc. 1: Licenza di Scuola Tecnica Pareggiata con indirizzo comune – A. S. 1907/08, Ferrara 10/12/1908. È questo l’unico documento contenuto in Archivio a riportare Magnavacca come luogo di nascita. Era consuetudine dell’epoca, infatti, indicare non l’esatta località, bensì il Comune di nascita – in questo caso Comacchio (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 42: Certificato di nascita, doc. 1: Certificato del Municipio di Ferrara – Reparto Servizi Demografici – Ufficio Anagrafe, 06/10/1928). 2 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 46: Araldica, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Avv. Francesco Gherardi di Bologna, Bologna, ottobre 1929. L’avvocato, oltre ad informare Vitali che il nome della sua famiglia compare nell’elenco ufficiale nobiliare approvato con R.D. 3 luglio 1921, si rende disponibile ad assistere l’architetto per la procedura d’iscrizione nel libro d’oro della nobiltà italiana. 3 Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002. 4 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1: Memoriale, Ferrara, 29/04/1931. Il documento riporta un “Cenno riassuntivo degli studi fatti e della carriera didattica percorsa” stilato di proprio pugno da Vitali. 5 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 16: Licenza tecnica, doc. 1 cit. Nell’attestato di Licenza si legge che Vitali Vitale proviene da “scuola paterna”: è, quindi, probabile che il suo primo precettore sia stato il padre. 6 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit. 7 Agli esami finali del secondo anno d’Accademia, Vitali ottiene addirittura “nove” in Architettura, Ornato e Teoria delle Ombre (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 17: Diplomi, doc. 1: Risultato degli Esami Finali – Regio Istituto di Belle Arti di Bologna – A. S. 1910/11).
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per iscrizione, doc. 10 cit. 19 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 54: Fotografie di lavori fatti o progettati, doc. 2: Fotografia di un disegno di Vitale Vitali, Trieste luglio 1919. 20 L. Scardino, op. cit., p. 13 e nota 4 a p. 27: “La risistemazione urbanistica della piazza fu compiuta solo negli anni ‘30 dall’architetto Umberto Nordio, che vi costruì alcun teatro, ma, ad esempio, il palazzo della R.A.S., decorato dal ferrarese Achille Funi.” 21 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 1: Elenco manoscritto dei lavori (iscrizione al sindacato), doc. 1: Minuta di lettera indirizzata ad un avvocato non identificato, s.d. (1930 circa). 22 L. Scardino, op. cit., p. 13. 23 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 26:Certificazioni scolastiche, doc. 2: Certificato – Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” di Ferrara – A. S.1919/20, Ferrara 13/06/1920. Nel 1920 Vitali partecipa - arrivando terzo - al concorso per la cattedra di Disegno indetto dall’Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” di Ferrara (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 33: Concorso a cattedre, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Presidente dell’Istituto Tecnico Provinciale” Vincenzo Monti”- Ferrara, 06/10/1920). 24 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit. 25 L. Scardino, op. cit., p. 14. 26 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit. 27 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 49: Carriera didattica, doc. 1: Memoriale, s.d. 28 D’origine mugellana, Gina Calzolari sposa Vitali nel 1921, dopo averlo conosciuto a Bologna nel 1913, durante una gita al Santuario della Madonna di San Luca. (Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002). 29 Inizialmente la famiglia Vitali abita per poco tempo in via Alberto Lollio, per poi trasferirsi in via Madama e qui restare fino al 1928. (Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002). 30 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 40: Nomina a Commissario Ornato, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Sindaco di Bondeno (Ferrara), Bondeno 27/04/1924. 31 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 41: Diploma di Benemerenza Emigrati, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Sindaco di Bondeno (Ferrara) Bondeno 12/07/1925. 32 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 32: Assunzione alla Scuola Professionale di Copparo, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Regio Commissario della Scuola Professionale di disegno del Comune di Copparo, 06/10/1920. 33 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 39: Studi e carriera, doc. 1 cit. 34 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 12: Comunicazioni di lavoro per completare Comune di Comacchio, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Comacchio – Ufficio Tecnico, Comacchio 9/01/1930; doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Geom. Carlo Cavallari - Comune di
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Comacchio, Comacchio 03/04/1930. Per Comacchio Vitali realizza lo stemma municipale a bassorilievo e disegna il tabernacolo del “Bambin Gesù di Praga per il Duomo (Cfr. L. Scardino, op. cit., pp. 16-17). 35 Nel 1928 il Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata di Comacchio incarica Vitali di eseguire un medaglione marmoreo ed una pergamena commemorativa (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 6: Lettere per pergamena Prof. Zappata, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Giovanni Miossi, Presidente del Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata - Comacchio 22/05/1928; doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali dal Presidente del Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata – Comacchio 02/06/1928). Si veda anche lo schizzo per la pergamena dedicata ad Italo Balbo da parte degli insegnanti ed alunni della Scuola Agraria di Avviamento al Lavoro “Teodoro Bonati” di Bondeno (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 56: Lucido di pergamena, doc. 1: Disegno a matita, s.d.) e il cartoncino in ricordo della Prima Comunione di Luisa de Marchi (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 54/A: Progetti, doc. 2: Disegno a china, 20/05/1931). 36 Si vedano i diplomi di Vincenzo Boldrini e Tito Marzi riprodotti in L. Scardino, op. cit., pp. 70-71 e si legga quanto scrive l’autore in merito (Cfr. L. Scardino, op. cit., pp. 17-18). 37 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 15: Documentazione del Comune di Comacchio sui lavori eseguiti, doc. 1: Denuncia Autentica di Vitale Vitali indirizzata al Ministero dell’Educazione Nazionale Direzione Generale dell’Istruzione Superiore di Roma, s.d. (post 1932). 38 L. Scardino, op. cit., p. 14. 39 Tra i committenti di Vitali, si annoverano alcuni industriali benestanti di Comacchio, quali il Cav. Salinguerra Bignozzi, Entigerno Bellotti ed Ermippo Bottoni. (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione, doc. 4: Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata alla Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Provincia di Ferrara, Comacchio 21/11/1926; doc. 7: Minuta di lettera indirizzata al Ministero dell’Educazione Nazionale – Direzione Generale dell’Istruzione Superiore – Roma, s.d.; doc. 8: Minuta, s.d.; doc. 9: Minuta, s.d.; doc. 10 cit.). 40 Purtroppo, oggi, alcuni edifici risultano in parte alterati ed altri fortemente manomessi non solo nella partitura decorativa, ma anche nelle strutture. 41 Gli Ordini professionali sono stati istituiti in Italia con Legge n. 1395 del 23 giugno 1923, “Disposizioni per la tutela del titolo e dell’esercizio professionale degli ingegneri edegli architetti” (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8: Memoria defensionale indirizzata al Consiglio di Stato – IV sezione, Roma 1930, p. 2) 42 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione, doc. 2: Richiesta di Vitale Vitali indirizzata alla Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Pro-
vincia di Ferrara, Ferrara 22/12/1926. La richiesta è corredata da un ampia documentazione tra cui un “Certificato del Comune di Comacchio comprovante la presentazione dei progetti” ed una “Dichiarazione dei proprietari comprovante l’avvenuta esecuzione dei lavori”. 43 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 2: Comunicazioni sull’iscrizione al Sindacato, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani- Direttorio di Bologna, 30/05/1926. Dalla documentazione conservata in questo Archivio, risulta che Vitali rimane iscritto al Sindacato almeno fino al 1929 (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 8: Elezioni Fasciste, doc. 1: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Regionale del Sindacato Regionale Fascista Architetti dell’Emilia – Bologna 19/03/1929). 44 Nel 1927 il Sindacato Nazionale Architetti Italiani – Direttorio di Bologna, su richiesta della Commissione Ministeriale per l’esame delle domande d’iscrizione all’Albo, aveva comunicato a tutti gli aspiranti di corredare le loro domande con “ulteriori documentazioni che comprovino la veridicità degli asserti” (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 4: Lettere Sindacato, doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani – Direttorio di Bologna, Bologna 10/05/1927; doc. 3: Allegato alla lettera del 10/05/27, Bologna 10/05/1927). La Commissione inizierà a valutare le richieste pervenute solo dopo il 28 gennaio 1928 (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 4: Lettere Sindacato, doc. 6: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani - Direttorio di Bologna, Bologna 28/01/1928). 45 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 11: Ricorso per iscrizione. Sindacato, doc. 1: Ricorso giudiziario eseguito dagli Avv. Biase Finizia - Ferruccio Campi – Valerio Jacoboni, Roma 12/11/1929. 46 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., pp. 3-4. 47 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 2: Comunicazioni sull’iscrizione al Sindacato, doc. 2: Istruzioni per la presentazione delle domande degli aspiranti all’iscrizione negli albi degli ingegneri e degli architetti, a norma del Regio Decreto 23/ 11/1931 n. 1594, s.d. (dopo il 1931). 48 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 1: Elenco manoscritto dei lavori (iscrizione al sindacato), doc. 1 cit. 49 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., p. 8. 50 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 8 cit., p. 12. 51 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 7: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio Legale Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi – Roma 30/03/1931.
Nella lettera inviata a Vitali in data 30 marzo 1931, gli avvocati Finizia e Cappi ritengono che “sarà necessario […] elaborare nuovi motivi di impugnazione, ed eventualmente un nuovo memoriale difensionale”, richiedendo anche “un altro fondo spese e competenze di almeno £ 500” (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 13: Documentazione Avvocati Finizia e Cappi (Ricorso), doc. 7 cit.). 53 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 4: Lettere Sindacato, doc. 7: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte della Giunta per la Custodia dell’Albo Professionale degli Architetti dell’Emilia Romagna, Bologna 31/12/1933. Ancora nel 1932, Vitali aveva presentato una nuova domanda d’iscrizione, allegando non solo le “Dichiarazioni dell’Ufficio Tecnico del Comune di Comacchio per i lavori costruiti in quel Comune dall’anno 1920 all’anno 1932", ma anche “38 fotografie di lavori eseguiti e di progetti” e “18 dichiarazioni di proprietari dei fabbricati costruiti” (Cfr. Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 15: Documentazione del Comune di Comacchio sui lavori eseguiti, doc. 1 cit., doc. 2: Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata al Ministero dell’Educazione Nazionale Direzione Generale dell’Istruzione Superiore di Roma, Comacchio 10/07/1932; doc. 3: Elenco dei documenti e titoli presentati, Ferrara 11/07/1932). 54 L. Scardino, op. cit., p. 22. 55 L. Scardino, op. cit., p. 20. 56 L. Scardino, op. cit., p. 25. 57 Nello studio di casa, in Via Scandiana, Vitali conservava in bella mostra una foto di Giuseppe Mazzini, a testimonianza della sua fede repubblicana, che non verrà meno neppure durante il periodo del Fascio (Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 02/ 10/2002). 58 Archivio Comunale di Ferrara, Raccolta dei verbali della Giunta Comunale, anni 1945-1946. Nel 1952, la Sezione di Ferrara del Partito Repubblicano, con voto unanime, sceglie Vitali come proprio candidato alle elezioni amministrative: questi, però, non sarà eletto. (Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 53: Documenti e lettere attività repubblicana, doc. 1: Raccomandata inviata a Vitale Vitali da parte del rag. A. Baldani – Comitato Elettorale della Sezione di Ferrara – Partito Repubblicano Italiano, Ferrara 19/04/1952). 59 Archivio Vitali – Ronta (Firenze), Busta 51: Commissione Vigilanza Cimitero (Fe), doc. 2: Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Ferrara – Divisione Polizia Igiene – Ufficio Polizia, Ferrara 29/04/1948. 60 L. Scardino, op. cit., p. 25. 61 Vedi ibi, Testimonianze, Incontro del 12/09/2002. 52
93
Barbara Pazi, Francesca Pozzi
Itinerario a Comacchio
schede
L’elenco che segue riporta la totalità delle opere che, in vari documenti, Vitali dichiara di aver eseguito. La schedatura successiva prende in esame solo quelle ancora esistenti ed identificate con certezza. La numerazione rinvia alle schede riportate nelle pagine seguenti.
1
cinema Zannini-Vicentini
2
casa Celeste Carli
5/12/26 9 casa e negozio Ermippo Bottoni
casa Pietro Fogli
94
14/29 mulino Bignozzi
16
officina Zannini
18
casa Arturo Cavallari
19
villa Edgardo Carli
20
21
garage deposito casa uffici Entigerno Bellotti E. Bellotti
22
27
uffici negozi casa Entigerno Bellotti Antonio Cinti
95
38
casa Antonio Gelli
43
44
cancellata casa S. Agostino C. Zannini
Schede descrittive dei manufatti esistenti L’elenco che segue riporta la totalità delle opere che, in vari documenti, Vitali dichiara di aver eseguito. La schedatura successiva prende in esame solo quelle ancora esistenti ed identificate con certezza. n. 1
Anno 1919
Luogo Comacchio
Indirizzo Piazza Duomo n. 2
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
1920 1921 1921 1922 1922 1922 1922 1923 1923 1923 1924 1924 1924 1924 1924 1925 1925 1925 1925
Comacchio Porto Garibaldi Comacchio Comacchio S. Giuseppe Porto Garibaldi Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Comacchio Porto Garibaldi Comacchio Comacchio Comacchio
C.so V. Emanuele n. 201 Strada provinciale (interno) P.zzetta Ugo Bassi n.10 C.so V. Emanuele n. 149
schede
21 1926 22 1926 23 24 25 26
1926 1926 1926 1926
Tipo di intervento Cinematografo
Casa di civile abitazione Fabbricato rurale Casa di civile abitazione Casa di civile abitazione Casa di civile abitazione Casa Colonica C.so V. Emanuele n. 106 Magazzeno V. Della Stimmate n. 10 Casa di civile abitazione P.zzetta Ugo Bassi n. 19 Casa di civile abitazione Piazza Duomo Casa di civile abitazione C.so V. Emanuele n. 149 Casa di civile abitazione C.so V. Emanuele n. 106 Casa di civile abitazione C.so V. Emanuele n. 200 Fabbricato ad uso uffici P.zzetta Ugo Bassi n. 10 Negozio Piazza Umberto I n. 16 Officina meccanica Lungo la spiaggia Casa di civile abitazione P.zza Presidio n. 4 Casa di civile abitazione Strada provinciale (non numerata) Villa Via Nino Bonnet. n. 5 Fabbricato ad uso garage pubblico e deposito di materiali Comacchio Via Nino Bonnet. n. 3-3/A Fabbricato ad uso uffici e abitazione Comacchio Angolo Via S. Bertolo nn. 22-24- Fabbricato ad uso uffici statali, 24/A Via Nino Bonnet n. 26-26/A abitazioni e negozi Comacchio Cimitero Edicola funeraria S. Giuseppe Cimitero Edicola funeraria Porto Garibaldi Via Acciaioli (non numerata) Casa di civile abitazione Comacchio C.so V. Emanuele n.149 Negozio e abitazione
Proprietà Proprietari F.lli Zannini e Giuseppe Vicentini Sig. Celeste Carli Rag. Vito Feletti Spadazzi Sig. Pietro Fogli Sig. Ermippo Bottoni Sig. Michele Arveda Rag. Vito Feletti Spadazzi F.lli Zanni Sig. Pietro Fogli Sig. Luigi Cavalieri F.lli Zannini Sig. Ermippo Bottoni F.lli Zanni Sig. Cav. Salinguerra Bignozzi Sig. Pietro Fogli F.lli Zannini Sig. Gastone Bellini Sig. Arturo Cavallari Sig. Edgardo Carli Soc. Entigerno Bellotti Soc. Entigerno Bellotti e C.i Soc. Entigerno Bellotti e C.i
Casa di civile abitazione Villetta
29 1926 30 1926 31 1926/2 7 32 1927 33 1927 34 1927 35 1928 36 1928 37 1928 38 1929 39 1929
Comacchio C.so V. Emanuele n.79 Porto Garibaldi Via della Rimembranza (non numerato) Comacchio C.so V. Emanuele n. 200 Codigoro Comacchio Via S. Agostino
Famiglie Sigg. Feletti - Virgili Fam. Guerrini Sig. Pellegrino Bonazza Sig. Ermippo Bottoni Sig.ra Diva Cavallari (Nina) Sig. Antonio Cinti Sig.ra Zelinda Patrignani
Deposito nafta Fabbricato ad uso industriale Casa di civile abitazione
Sig. Cav. Salinguerra Bignozzi Soc. Aldo Felisatti e C. Sig. Vincenzo Feletti Virgili
Comacchio Comacchio Comacchio S. Giuseppe Ferrara S. Giuseppe Comacchio Comacchio
Cimitero Cimitero Cimitero Cimitero Cimitero Cimitero P.zza XX Settembre n. 21-23 Cimitero
Edicola funeraria Tomba di Famiglia Tomba di Famiglia Tomba di Famiglia Edicola funeraria Edicola funeraria Casa di civile abitazione Chiesa
40 1930 41 1930
Ferrara Comacchio
Cimitero Via S. Bertolo
42 1932 43 1932 44 1932
Comacchio Comacchio Comacchio
Cimitero Tempio di S. Antonio Via Isola n. 18-20
Edicola funeraria Facciata della chiesa della B. V. del Rosario Edicola funeraria Cancellata artistica Casa di civile abitazione
Fam F.lli Vincenzi Sig.na Giuseppina Carli Sig. Filippo Barillari Sig. Giuseppe Feletti Fam. Dott. Ing. Enrico Feletti Fam. F.lli Samaritani Sig. Antonio Gelli Commissario Prefettizio del Comune Fam. Sig. Orlando Codecà
27 1926 28 1926
96
Sig. Giovanni Carli Sig. Maestro Camillo Zannini
1
1919, 1930, Cinema f.lli Zannini e Giuseppe Vicentini Comacchio, Piazza Duomo n. 2
Enrica Mantovani
destinazione d’uso: cinematografo descrizione:
Posto al centro di un isolato in parte prospiciente la Piazza XX Settembre, ha un fronte proprio di ml. 22 circa sulla stessa piazza, un’area retrostante parzialmente in diretta comunicazione con la pubblica via, più un ‘area cortiliva privata. Fino al 1860 era adibito a Chiesa, successivamente venne trasformato in magazzino-sugheria. Nel 1919 Vitali interviene con un progetto di trasformazione in sala cinematografica con costruzione di balconata e gradinate. Capacità 450 posti (Archivio Vitali, Ronta (Fi), busta 3, doc 10; busta 15, doc 1). Oggi il complesso è adibito ad uffici e si caratterizza sul fronte strada per il suo prospetto sobrio e compatto, che tenta di recuperare l’immagine originaria di Chiesa. Al piano terra l’ingresso centrale è affiancato da due porte laterali, ricavate da aperture squadrate e sormontate da archi ciechi che, proseguendo verso terra, creano una cornice. Al piano primo, in asse con le aperture sottostanti, si trovano tre finestre uguali allineate con inferriate che recano decorazioni floreali stilizzate secondo forme geometriche. A coronamento della facciata un timpano sobrio e lineare con al centro un finto rosone tamponato. Dalle foto storiche relative al periodo in cui l’edificio era adibito a teatro-cinematografo sappiamo che gli spazi interni erano caratterizzati dalla presenza di stucchi e frontali in stile Liberty che decorano le porte e le pareti, che in parte possiamo vedere ancora oggi. Le pareti sono scandite da paraste a tutta altezza, dalle quali dipartono fasci di piccole nervature che si raccordano ora con la cornice orizzontale, ora con le decorazioni floreali, perimetrando i soffitti delle sale di rappresentanza. Anche le balconate della galleria presentano ricche decorazioni in stucco che risaltano sullo fondo color ocra, sono decorazioni a fascia rappresentanti elementi vegetali, fiori e foglie che si avvolgono a losanga. Al centro della sala un corpo illuminante riccamente decorato secondo elementi geometrici a forma di stelle sovrapposte e racchiuse da un elemento tondo. Diversi per tipologia e forma sono i piccoli punti luce situati sulle pareti laterali e a ridosso delle paraste che scandiscono il ritmo delle aperture nella sala cinematografica principale. I corpi illuminanti sono tutt’ora presenti all’interno degli uffici, il lampadario di illuminazione principale della sala probabilmente non è stato spostato, ma quelli più piccoli sono stati rimossi dalla posizione originale e riposizionati. Delle modifiche relative all’intervento previsto negli anni ’30 ci rimangono alcuni schizzi e disegni. Era prevista la creazione di un ingresso attraverso l’aggiunta di un loggiato al piano terra che reggeva due balconi laterali al piano primo. E’ molto probabile che questo intervento non sia mai stato eseguito. Nel 1980-82 si rende necessario il ridimensionamento del locale a causa della continua diminuzione delle presenze. Il ridimensionamento del cinema avviene tramite scorporo della parte destra della struttura in cui era situato l’accesso. Ciò determina la costruzione di un nuovo atrio con biglietteria e sala d’attesa e lo spostamento dell’ingresso alla sala, che dal corpo laterale viene spostato su Piazza XX Settembre. Accanto alla struttura dell’ex chiesa troviamo l’edificio angolare attiguo, originariamente inglobato nel cinematografo. Tale corpo viene ristrutturato tra il 1984/85 e la facciata iniziale, che presentava una marcatura verticale delle aperture, viene completamente trasformata e suddivisa in tre livelli, piano terra, piano primo e sottotetto. Gli elementi distintivi oggi sono dati da uno zoccolo bugnato, da un fascione angolare, da infissi in legno verniciato poggianti su un bancale marcapiano intonacato e sulla sommità da una cornice a riseghe intonacate. Le aperture della facciata sottolineano la ripartizione orizzontale dei relativi piani. Le vetrine hanno arco ribassato e, ai piani superiori ci sono finestre squadrate regolari. Sul fianco le aperture sono arricchite ora da grate in ferro stile liberty, da stucchi a fascia geometrica con forme di piccoli quadrati allineati sulla sommità delle finestre, mentre la parte alta è caratterizzata da una finestra termale posta al entro della facciata.
97
Archivio Ufficio Urbanistica del Comune di Comacchio
F. Luciani, Vsén’ a la ròle dél chemén’. Tradizione popolare storia poesia dialettale, Rimini, 2001, p. 97
schede
primi decenni ‘900. Collezione Luciani
Collezione Luciani
98
Particolare di cartolina d’epoca, Collezione Luciani
Archivio Vitali
Archivio Vitali
Foto di Alberto Cinti
Foto di Alberto Cinti
99
2
1920, Casa Celeste Carli Comacchio, Corso V. Emanuele n. 201
Enrica Mantovani
destinazione d’uso: casa di civile abitazione Sviluppata su due livelli si presenta con una conformazione di facciata simmetrica e regolare. Al primo livello quattro grandi finestre incorniciano la porta d’ingresso centrale. Le finestre sono schermate da grate in ferro realizzate con linee sinuose che rimandano allo stile Liberty; tali aperture sono incorniciate da decorazioni geometriche aggettanti che conferiscono importanza all’edificio. Il secondo livello si presenta meno rigido rispetto a quello sottostante, le cornici esterne che perimetrano le finestre non seguono forme geometriche, ma rappresentano essenze floreali, e alle linee rette si sostituiscono elementi curvilinei e medaglioni circolari. Il portale d’ingresso, insieme al balcone sovrastante, diventa all’interno della facciata l’unico elemento che interrompe la linearità orizzontale delle finestre dei due livelli.
schede
descrizione:
Archivio Vitali
100
5,12,26
1922-24-26, Casa e negozio Ermippo Bottoni Comacchio, Corso V. Emanuele n. 149
Enrica Mantovani
destinazione d’uso: casa di civile abitazione e negozio descrizione:
Attualmente il corpo di fabbrica, ridotto allo stato di rudere, risulta poco riconoscibile nel suo disegno originario se non fosse per l’identificazione dello stesso tramite gli edifici laterali disposti in linea. Oggi la costruzione, priva di copertura e di aperture libere che risultano tamponate, è soggetta a decalcificazione di malte e intonaci con attacco e deposito di elementi vegetativi. La struttura originaria, secondo le foto storiche, si presentava suddivisa in due livelli sottolineati da una fascia-cornice marcapiano. L’edificio era caratterizzato da aperture simmetriche e portale d’ingresso centrale sormontato da un balcone con ringhiera in ferro lavorata secondo lo stile Liberty, come le inferriate poste a protezione delle finestre al piano terra. Le aperture al primo livello erano prive di cornice, a differenza di quelle soprastanti, ma presentavano un bancale in aggetto.
AchivioVitali
101
9
1923, Casa Pietro Fogli Comacchio, Via della Stimmate n. 10
Isabella Frignani
destinazione d’uso: casa di civile abitazione E’ composta da due piani fuori terra e occupa un cassero. Gli elementi che la caratterizzano sono le cornici intorno alle finestre del piano terra ed il marcapiano sotto le finestre del piano primo: nel complesso l’edificio è semplice e lineare. Le cornici in rilievo attorno alle finestre del piano terra presentano delle scanalature verticali e una modanatura sulla sommità; l’edificio non ha caratteristiche tali da essere classificato precisamente, si può piuttosto affermare che ha subito contaminazioni stilistiche associabili al Liberty. L’edificio è esistente ma, dal momento che non si sono reperiti disegni, non si può affermare con certezza se corrisponda al progetto originale.
schede
descrizione:
Collezione Luciani
102
14, 29
1924, 1926 Uffici del Mulino Bignozzi Comacchio, Corso V. Emanuele n. 200
Cecilia Traina
destinazione d’uso: uffici e magazzino nafta descrizione:
L’edificio adibito ad uffici, realizzato su commissione del cav. Salinguerra Bignozzi, si affaccia sulla corte interna che ha accesso diretto al canale Lombardo ed è circondata dai magazzini e dal Mulino vero e proprio, un tempo chiesa di S. Carlo. Il fabbricato è ad un solo piano con copertura in coppi a falda unica; il fronte presenta tre grandi finestre con una semplicissima cornice e senza alcun tipo di decorazione. L’entrata è ora tamponata; si accede, infatti, dal retro. Secondo quanto riportato in un elenco delle opere eseguite dell’Archivio Vitali (busta 3, doc. 10), nel 1926 Vitali progettò una “torretta per il deposito della nafta” all’interno del complesso. Potrebbe essere la torretta oggi esistente, forse rimaneggiata nel tempo.
103
16
1924, Officina f.lli Zannini Comacchio, Piazza Umberto I n. 16
Barbara Pazi
destinazione d’uso: officina meccanica Piccolo fabbricato inserito nella cortina edilizia di P.zza Umberto I la cui facciata, “stretta” tra due edifici di grandi dimensioni, è semplice e ben proporzionata negli elementi che la compongono, nei vuoti, nei pieni e nelle forme utilizzate; essa è assolutamente esaltata dalla vicinanza dei fabbricati confinanti che appaiono ben più grandi, ma meno “visibili”. La facciata è simmetrica ed è composta da una grande apertura al piano terra, presumibilmente l’ingresso all’officina, una porta-finestra con balcone al piano primo e tre finestre al piano sottotetto. Gli elementi che la caratterizzano sono riconoscibili e riconducibili a Vitali, come il balcone in cemento con parapetto realizzato con piatti di ferro a disegno geometrico, il cornicione aggettante sorretto da mensoloni in cemento e le tre finestre unite da una cornice in rilievo anch’essa in cemento. Il fabbricato si sviluppa verticalmente, ma permette una lettura anche orizzontale che fa trasparire la partitura interna del fabbricato, elemento anch’esso ricorrente nelle architetture di Vitali. Non sono stati recuperati disegni di progetto per questo edificio, solo alcune foto storiche che mostrano il fabbricato prima dell’intervento di Vitali. Di esso mantiene la simmetria precedente della facciata, il cornicione aggettante e la cornice che unisce le aperture realizzate nel prospetto.
schede
descrizione:
F. Luciani, Un penirén pén’ ed ricòrd. Tradizione popolare storia poesia dialettale, Rimini, 1999, p. 59
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18
1925, Casa Arturo Cavallari Comacchio, Piazza Presidio n. 4
Raffaella Piva
destinazione d’uso: casa di civile abitazione descrizione:
Di questo progetto non abbiamo disegni ma solo memoria scritta della sua realizzazione, in quanto inserito nell’elenco dei lavori eseguiti stilato dallo stesso Vitale Vitali. Degli interventi eseguiti nel restauro di questo stabile, ci perviene una descrizione riassuntiva: “restauro con abbattimento e ricostruzioni di più parti del fabbricato di casa di civile abitazione di vani 10 e piani due della superficie di mq 170 con costruzione di quattro vani della superficie di mq 80 e muro di cinta” (Archivio Vitali, busta 3, doc. 8 ). Quello che a noi rimane è forse l’impaginato della facciata e probabilmente le inferriate alle finestre del piano terra impostate su un disegno lineare con al centro un “rosone” formato da tre cerchi di diverso diametro e in alto un decoro floreale. La delicatezza e la semplicità contraddistinguono questo piccolo intervento.
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19
1925, Villa Edgardo Carli Comacchio, Strada Provinciale
Isabella Frignani
destinazione d’uso: casa di civile abitazione
schede
descrizione:
Tra le opere menzionate negli elenchi d’archivio, la costruzione compare come “Villa di vani 12 e piani 2 della superficie di mq 140" (Archivio Vitali, busta 3, doc. 9). Inoltre, in un disegno di progetto eseguito per il villino di Pietro Fogli (1925), si osserva una porzione di villa Carli: è probabile che i due edifici siano stati concepiti nello stesso momento per essere in continuità l’un l’altro e con caratteristiche tipologiche simili. Tuttavia è stata poi realizzata la villa Carli. Essa è disposta su tre piani, di cui uno interrato, e presenta una parte aggettante. Sotto un loggiato si trova l’ingresso al quale si accede attraverso una rampa dalle forme sinuose. L’edificio è interamente intonacato: la parte seminterrata è liscia, il piano rialzato è a corsi di bugnato, mentre la parte superiore del piano primo ed il coronamento sono finemente decorati con motivi floreali. Una foto storica mostra che la decorazione floreale presente nel progetto, non è stata realizzata. Solo il parapetto della loggia del piano rialzato presenta un motivo a piccoli quadrati in rilievo. Il balcone del piano primo invece ha un parapetto la cui struttura principale è in muratura e la cui ringhiera è in ferro con motivi decorativi tipici della poetica di Vitali. Attualmente il fabbricato risulta pesantemente rimaneggiato: la sinuosa scala di ingresso è scomparsa; al loggiato è stata sovrapposta una scala esterna per accedere direttamente al piano primo con perdita parziale della decorazione del parapetto. Inoltre le aperture della parte aggettante, precedentemente tripartite e quadripartite, sono state trasformate in grandi finestre ad unico vano.
Archivio Vitali
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1925, Garage pubblico e deposito materiali Ditta Entigerno Bellotti & C. Comacchio, Via Nino Bonnet n. 5
Barbara Pazi
destinazione d’uso: garage pubblico e deposito di materiali descrizione:
Progetto di fabbricato avente destinazione d’uso di autorimessa a piano terra e di magazzino al piano primo. La facciata è intonacata e divisa in quattro campate, tre uguali fra loro e una, principale che sottende l’ingresso al fabbricato. Le campate minori, arretrate rispetto a quella principale, sono delimitate da due paraste, hanno un’apertura per piano e sono caratterizzate da scanalature orizzontali presenti, con passo più grande, anche sulle paraste. Alla semplicità delle campate sopraccitate si contrappone la ricchezza formale di quella principale, dove l’architetto esprime con garbo e sapienza le nuove esperienze novecentesche da esso mutuate. Essa è composta, al piano terra da un grande portale ad arco ribassato, per il passaggio delle auto, e al piano superiore da tre aperture, una centrale di grandi dimensioni e due più piccole ai lati. Al piano terra la superficie piena è trattata come quella delle campate minori e al centro è ritagliata la porta d’accesso che nella parte superiore ha una decorazione di gusto Liberty a formelle con foglie e festoni geometrici con al centro una testa leonina. La superficie del secondo piano è liscia e scandita dalle aperture separate da colonnine stilizzate con volute, sovrastate da “pennoni” ornamentali; chiude la composizione il timpano ai vertici inferiori del quale sono due elementi pieni e lisci. La facciata è divisa orizzontalmente dal marcapiano e chiusa da un cornicione liscio molto pronunciato. Il fabbricato è stato costruito conforme al progetto a noi pervenuto; attualmente mancano le formelle quadrate a foglie che erano poste sugli elementi di chiusura delle paraste sopra il cornicione e quelle con la testa di leone e foglie che chiudevano orizzontalmente il cornicione verso le aperture del piano primo. L’apertura d’ingresso ha una riquadratura sensibilmente diversa dal disegno, probabilmente una modifica in corso d’opera. Tra i disegni a noi pervenuti vi sono altre versioni di questo progetto che ne rispettano le linee fondamentali, partizioni, elementi predominanti, decorazioni, ma che contengono soluzioni, con tutta probabilità dettate dalla distribuzione interna, assai diverse come ad esempio due scale in facciata che portano al piano superiore.
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Archivio Vitali
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Archivio Vitali
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1926, Ufficio e casa del custode Ditta Entigerno Bellotti & C. Comacchio, Via Nino Bonnet n. 3-3/A
Barbara Pazi
destinazione d’uso: Ufficio e civile abitazione descrizione:
Progetto di piccolo fabbricato a due piani di composizione semplice e lineare avente facciata simmetrica; essa è formata da due porte di uguale misura sovrastate da due aperture anch’esse uguali fra loro. La facciata è caratterizzata da due cornici, una bassa e una alta, che ritagliano uno spazio centrale perimetrando le porte e le aperture del piano primo; tali cornici diventano il semplice gioco decorativo della facciata. La cornice parte all’altezza di un ideale basamento per poi avvolgere le porte sottolineando l’architrave con formelle a foglie realizzate in cemento a stampo, mentre quella alta parte dal cornicione e nello stesso modo, riquadra le finestre inglobando anche il bancale. Il cornicione presenta motivi ornamentali floreali e geometrici. Tale composizione è semplice e apparentemente priva di elementi caratterizzanti; in realtà questo piccolo corpo di fabbrica dialoga in modo discreto con i due immobili adiacenti di più grandi dimensioni appartenenti alla stessa proprietà, collocandosi tra il fabbricato d’angolo, adibito ad uffici e negozi, e il garage pubblico con sovrastante magazzino arretrato rispetto al fronte strada. I tre fabbricati hanno elementi in comune, come le formelle di cemento con foglie, ma composizioni formali diverse che identificano, e sottolineano, l’importanza della destinazione d’uso di ognuno. Ritroviamo il medesimo schema compositivo nel prospetto laterale che si affaccia all’interno del cortile del garage. Attualmente la facciata dell’immobile è sovrapponibile al progetto a noi pervenuto, pur non rispettando il gioco delle cornici decorate che avvolgono, diventandone parte, le bucature esistenti. Non ci è dato sapere se il prospetto ha subito trasformazioni in corso d’opera o negli anni successivi. La composizione potrebbe non concludersi con i tre fabbricati sopra descritti e documentati nelle tavole di progetto poiché, percorrendo via Bonnet, troviamo un altro immobile uguale per dimensioni, forme e decorazioni all’abitazione del custode e ad esso simmetrico rispetto all’asse centrale del garage. Non è certo che tale fabbricato faccia parte del progetto originario di Vitali, poiché non è documentato negli elaborati in nostro possesso, ma è da ritenersi un elemento importante di chiusura e di equilibrio nell’economia formale della composizione.
Archivio Vitali
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1926, Fabbricato ad uso uffici statali e negozi, Ditta Entigerno Bellotti & C. Comacchio, Via San Bertolo nn.22-24-24/A angolo Via Nino Bonnet n.26-26/A
Barbara Pazi
destinazione d’uso: uffici statali, abitazioni e negozi Progetto di fabbricato d’angolo a due piani con destinazione d’uso a spazi commerciali al piano terra, uffici e abitazione al piano primo. La facciata è asimmetrica e si sviluppa su via S. Bertolo in quattro campate diseguali e in due su via Nino Bonnet. Il piano terra è caratterizzato da quattro ampie aperture di uguali dimensioni che identificano gli spazi commerciali e una che corrisponde all’ingresso per uffici del piano primo. I livelli sono segnati dal marcapiano che delimita anche il rivestimento bugnato della parte inferiore. La campata che sottende l’ingresso e quella d’angolo sono trattate in modo diverso rispetto alle altre; esse sono arricchite da un balcone sorretto da mensoloni e ingentilito da elementi in ferro, con ornamento centrale geometrico e floreale; nella campata d’angolo il balcone gira raccordandosi alla porzione di fabbricato prospiciente via Bonnet. La composizione delle facciate è eclettica e assembla forme proprie del linguaggio neoclassico con nuovi elementi decorativi introdotti nei primi anni del ‘900, mutuati dalle esperienze che andavano sviluppandosi con maggior importanza in altre sedi. Elementi classici come il bugnato della parte inferiore e l’uso dell’intonaco liscio della parte superiore, la cornice marcapiano, le finestre a edicola, l’assenza di ulteriori piani e la ripetitività delle bucature delle “botteghe” e delle aperture del piano superiore, riconoscibili nell’esempio della “casa di Raffaello” a Roma, dialogano con elementi rielaborati e nuove introduzioni. E più precisamente: l’arco a tutto sesto trasformato in arco ribassato con cornice ed elemento decorativo centrale, le colonne ai lati della finestra centrale che si trasformano in un rivestimento in pietra su alto basamento, la fascia di coronamento che non ha più i triglifi e le metope, ma mensole che “reggono” il cornicione, e il ferro lavorato introdotto nel parapetto dei balconcini. Attualmente il fabbricato è in pessimo stato di conservazione; sono stati inoltre asportati vari elementi decorativi come cornici, formelle e rivestimenti e introdotti avvolgibili in materiale plastico. Il fabbricato è stato costruito, in linea di massima, conforme al progetto a noi pervenuto: sono assenti i frontoni curvilinei delle finestre delle campate minori ed è stata corretta l’apertura che conduce al piano superiore che, nel disegno è del tutto simile a quelle dei negozi, mentre, attualmente, non è ad arco ribassato e ha un elemento decorativo a formelle all’altezza dell’architrave.
schede
descrizione:
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Archivio Vitali
Archivio Vitali
Archivio Vitali
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1926, Edicola funeraria Famiglia Giuseppe Feletti Virgili Comacchio, Cimitero
Cecilia Traina
destinazione d’uso: edicola funeraria Edicola funeraria monumentale su pianta rettangolare tripartita. Il fronte principale in pietra, su alto basamento con dentelli, enfatizza tale scansione spaziale mediante la doppia altezza del corpo centrale, leggermente aggettante, e le celle laterali più basse. Il moto ascensionale centrale è scandito dall’ampio portale d’ingresso sormontato da arco a tutto sesto, sovrastato da stemma araldico incastonato in una cuspide che culmina con una massiccia croce all’altezza della copertura. Le ali laterali presentano un’impostazione che richiama gli antichi sarcofagi con teste di leone, tipico del gusto dell’epoca per il citazionismo fine a sè stesso. La mesopotamica imponenza dell’esterno dell’edicola, saldamente ancorata alla terra, si stempera nell’interno dove prevalgono colorazioni accese e luminose e le forme più leggere e delicate delle decorazioni geometriche e floreali orientaleggianti e del cielo stellato. Questo progetto compare in diversi elenchi di lavori eseguiti stilati dallo stesso Vitali. In particolare nell’elenco contenuto nell’Archivio Vitali (busta 3, doc. 8), questo progetto viene così descritto: “edicola funeraria (non ultimata nel suo rivestimento in marmo)”. La cappella si presenta ancora oggi in muratura faccia a vista e mancante delle decorazioni interne.
schede
descrizione:
Archivio Vitali
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1926, Edicola funeraria Famiglia Guerrini San Giuseppe di Comacchio, Cimitero
Isabella Frignani
destinazione d’uso: edicola funeraria descrizione:
La struttura dell’edicola è piuttosto semplice e lineare con due piccole ali laterali. E’ impostata su due ordini sovrapposti accentuati dalla scansione delle vetrate che costituiscono i dettagli maggiormente articolati insieme al fregio presente sulla sommità. Il coronamento termina con quattro contrafforti verticali nei vertici del quadrato che costituisce la pianta del corpo principale; su tali contrafforti sono presenti croci greche in bassorilievo. Nel corpo principale è presente un rosone, mentre sulle due ali più basse vi sono iscrizioni e formelle quadrate. Sul prospetto principale, tra la porta di accesso e la finestra tripartita, è la scritta “FAMIGLIA GUERRINI”. Nelle sezioni di progetto Vitali esegue uno studio accurato delle decorazioni interne realizzando una rappresentazione con immagine sacra sopra l’altare posto centralmente e decorazioni floreali a nastro sui lati secondari. Il monumento funerario si può ricondurre allo stile neoclassico per quanto riguarda gli ordini sovrapposti con influenze bizantine se guardiamo il coronamento superiore. Da un confronto con l’edificio esistente è possibile affermare che il monumento realizzato è conforme al progetto e dalle foto storiche si può notare che è stato cambiato il portone di accesso e sono stati aggiunti sistemi di smaltimento delle acque meteoriche. Nel materiale a noi pervenuto risulta che questo progetto è stati riproposto anche per un edicola funeraria da realizzarsi a Comacchio per la famiglia Feletti. Non ci è dato di sapere quale dei due progetti sia stato concepito prima. E’ plausibile supporre che il Vitali abbia elaborato il progetto inizialmente per la famiglia Feletti e, non avendolo eseguito, abbia riproposto lo stesso progetto alla famiglia Guerrini realizzandolo nel cimitero di S. Giuseppe di Comacchio.
Archivio Vitali
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1926, Casa Antonio Cinti Comacchio, Corso V. Emanuele n. 79
Enrica Mantovani
destinazione d’uso: casa di civile abitazione L’edificio, con destinazione di civile abitazione, è situato in una cortina in linea sul Corso Vittorio Emanuele; non presenta elementi di rilievo. Sviluppato su due livelli, al piano terra ospita ambienti commerciali con ampie vetrine e gli accessi ai due appartamenti posti al piano primo. I due ingressi sono indipendenti, affiancati e situati centralmente. Sopra di essi si trova un piccolo balcone con decorazioni geometriche ad intreccio romboidale, lateralmente al quale si aprono finestre regolari, in asse con le vetrine sottostanti. Un piccolo marcapiano a fascia aggettante, insieme alla cornice in gronda, fa prevalere la linearità orizzontale sull’allineamento verticale. L’edificio si mostra senza tinteggiatura, ma sono visibili tracce di colore rosso sotto il balcone e in corrispondenza del cornicione di coronamento.
schede
descrizione:
Collezione Luciani
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1927, Edicola funeraria Famiglia Vincenzi Comacchio, Cimitero
Cecilia Traina
destinazione d’uso: edicola funeraria descrizione:
Edicola funeraria di ispirazione classica: il fronte principale, che funge da facciata ad una semplice costruzione che accoglie i loculi, è composto da un ordine gigante di colonne corinzie su cui si impostano trabeazione e frontone decorato con acroteri. Le proporzioni dell’ordine sono rispettate, ma il frontone è di dimensioni eccedenti e si imposta liberamente sul capitello. Confrontando la realizzazione con la sezione di progetto, si nota come originariamente le colonne fossero pensate a tutto tondo, e non a semicolonne addossate alla parete. Come era uso dell’epoca, tutta l’edicola è realizzata in graniglia uniformata con una leggera velatura, ad imitazione della più pregiata pietra.
Archivio Vitali
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1928, Edicola funeraria Famiglia Giuseppe Feletti San Giuseppe di Comacchio, Cimitero
Isabella Frignani
destinazione d’uso: edicola funeraria
schede
descrizione:
E’ composta da sarcofago in muratura su colonne poste su un alto basamento. Delle colonne Vitali sviluppa anche un particolare al vero. La tomba risulta non ricca di particolari, le parti maggiormente decorate sono i capitelli delle colonne nei quali vengono rappresentate croci greche e i quattro angoli del sarcofago, che riportano decorazioni floreali. Sul disegno sono presenti, sul fronte principale la scritta “FAM. G. FELETTI” e sui prospetti laterali i nomi degli estinti. Il monumento funerario si può ricondurre allo stile neoclassico con contaminazioni Liberty (decorazioni floreali). Da un confronto tra i disegni a noi pervenuti ed una fotografia storica è possibile affermare che il monumento fotografato è conforme al progetto. Attraverso la fotografia inoltre si desume la posizione della tomba all’interno del cimitero. Da un sopralluogo effettuato si è potuto vedere che la tomba è stata rimossa e sostituita. Dai documenti ritrovati si può ipotizzare che il progetto sia del 1926, mentre la realizzazione effettiva del 1928.
Archivio Vitali
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1928, Edicola funeraria Famiglia Enrico Feletti Ferrara, Certosa
Cecilia Traina
destinazione d’uso: edicola funeraria descrizione:
Edicola funeraria a pianta rettangolare con volta a cupola e copertura a timpano sui quattro lati. L’architetto ne progettò diverse versioni, tutte simili: nel fronte principale, impostato sul doppio quadrato, l’ingresso è sormontato da un arco a lunetta sopra il quale vi è una trifora. L’apertura centrale, più alta rispetto a quelle laterali, si compenetra con il frontone spezzato e sorretto da due imponenti lesene poste a lato dell’ingresso. Il moto ascensionale è ulteriormente accentuato dalla cupola poligonale a tutto sesto. L’esterno, in mattoni faccia a vista è impreziosito da alcuni bassorilievi, fasce ornamentali e dalla lavorazione delle inferriate. Il motivo della trifora si ripete anche nei prospetti laterali, mentre il retro rimane cieco. Complessivamente la realizzazione appare fedele al progetto. Uniche piccole differenze si possono notare nell’apparato decorativo: la grande croce della porta e le due formelle rettangolari alla base della lunetta non sono presenti in nessuna delle tavole di progetto. La maggior parte degli elementi architettonici, pensati per essere in pietra, vennero realizzati in graniglia di cemento poi velata per uniformarla superficialmente, come consuetudine dell’epoca.
Archivio Vitali
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1928, Edicola funeraria Famiglia Samaritani San Giuseppe di Comacchio, Cimitero
Stefania Gallini
destinazione d’uso: edicola funeraria descrizione:
Del sepolcro, dal fronte stretto ed allungato, è stato rinvenuto soltanto il disegno del prospetto, in scala 1:50. Costruito in mattoni, è dominato dall’imponente portale, che ne occupa la metà inferiore. Dal basamento si dipanano, avvolgendosi elegantemente su se stesse, slanciate colonne tortili che delimitano lateralmente lo spazio, mentre preziose formelle in cotto incorniciano il portale; analoghe decorazioni si possono ritrovare a Bondeno, nella tomba della famiglia Grandi (che Vitali frequentò nel periodo in cui insegnava presso la Scuola di Avviamento Professionale), dove simili formelle riquadrano un affresco di Edgardo Rossaro1. Al di sotto delle mensole lignee che sorreggono lo sporto del tetto a capanna, un finestrone cieco, con cinque esili colonnine in cotto, recanti anch’esse in sommità formelle decorative, conferisce leggerezza alla facciata. Attualmente, i fianchi dell’edificio appaiono intonacati, senza decorazioni, per consentire l’affiancamento ad altre tombe.
schede
Note: 1 L. Scardino, Edgardo Rossaro a Bondeno, Ferrara, Liberty House, 1988; L. Scardino (a cura di), Arrigo Minerbi e gli scultori della Fornace Grandi di Bondeno, Ferrara, Liberty House, 1998.
Archivio Vitali
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1929, Casa Antonio Gelli Comacchio, Piazza XX Settembre n. 21-23
Barbara Pazi
destinazione d’uso: casa di civile abitazione descrizione:
Fabbricato a due piani con fronte su strada intonacato e copertura a due falde inclinate in coppi di cotto. La facciata è composta da due aperture al piano terra - una, ad arco a tutto sesto, che permette l’accesso all’abitazione e l’altra ad arco ribassato che identifica un esercizio commerciale - e tre al piano superiore. La facciata è asimmetrica rispetto al suo asse centrale, ma scomponendola in due parti ideali “lette” in verticale, ritroviamo la simmetria rispetto all’asse centrale delle due aperture presenti al piano terra. I livelli del fabbricato sono evidenziati dal marcapiano costituito da una cornice liscia in cui si “inserisce” il balconcino sorretto da mensole; la parte inferiore della facciata è caratterizzata da scanalature orizzontali a corsi di bugnato mentre la parte superiore è liscia. Le aperture realizzate al piano superiore sono tre, due appoggiano su di una snella cornice realizzata all’altezza del bancale, l’altra la interrompe per la sua larghezza essendo la porta-finestra che conduce al balconcino. Le finestre sono inscritte in una cornice lateralmente liscia e ad elementi geometrici e formelle, a testa di leone, all’altezza dell’architrave; infine l’elemento di chiusura è a timpano. La facciata è chiusa da un cornicione aggettante di grandi proporzioni e da due camini di forma geometrica. Nell’archivio Vitali è stato trovato un disegno senza oggetto e data che corrisponde alla facciata sopra descritta. Possiamo senz’altro affermare che il progetto è stato seguito fedelmente, nella partitura, nelle finiture e nelle decorazioni; gli unici elementi che non corrispondono sono i camini, presenti nella facciata esistente ma non nel disegno.
Collezione Luciani
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Collezione Luciani
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1929, Chiesa del cimitero di Comacchio Comacchio, Cimitero
Raffaella Piva
destinazione d’uso: chiesa La piccola chiesa rimane in fondo al viale principale del cimitero proprio di fronte all’ingresso. Le proporzioni del prospetto seguono la regola per cui l’altezza è uguale al doppio della base, in questo modo la facciata principale della chiesa è suddivisa in due ordini. Nella parte inferiore l’ingresso è costituito da un portale sormontato da un arco a tutto sesto. Il portale è rialzato dalla quota del terreno di due gradini, che corrispondono al dado sul quale sono a loro volta impostate le lesene, la cui altezza corrisponde alla chiave di imposta dell’arco. Il portale è incorniciato da due semilesene in stile corinzio raddoppiate da colonnine tortili che continuano lungo la semicirconferenza dell’arco soprastante. Nella parte superiore una teoria di semicolonnine rampanti, regge archetti pensili culminanti in un timpano che denuncia la copertura a due falde della piccola chiesa. Nell’arco soprastante l’ingresso è rappresentata l’immagine del Cristo, con corona di spine, alla sinistra, la lettera “A” per indicare la nascita e, alla destra, la lettera “W” per indicare la morte. Sull’architrave, scolpito “EGO SUM RESURRECTIO ET VITA”. La chiesa realizzata nel cimitero di Comacchio corrisponde al disegno a noi pervenuto, si notino in particolare la ricchezza del dettaglio decorativo realizzato in cemento bianco che risalta sul muro in mattoni. Pur avendo un unico disegno di questo progetto, si ritiene plausibile che questo stesso facesse parte del progetto esecutivo. L’accuratezza del disegno del dettaglio è una caratteristica che si ritroverà spesso nei progetti di Vitale Vitali, attenzione ai particolari che purtroppo è andata perduta in fase di realizzazione o di cui comunque non è rimasta traccia. In questo caso però progetto e opera sono corrispondenti e ci suggeriscono un modo di lavorare dell’architetto che studia accuratamente il progetto in pianta e prospetto così come nella realizzazione del dettaglio delle decorazioni.
schede
descrizione:
Archivio Vitali
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1930, Edicola funeraria Famiglia Orlando Codecà Ferrara, Certosa
Cecilia Traina
destinazione d’uso: edicola funeraria descrizione:
L’edicola è a pianta quadrata, in muratura di mattoni faccia a vista ed ha copertura a capanna con manto in coppi. Il fronte, stretto tra due semplici paraste, che nel fusto e nel basamento seguono i rapporti dell’ordine tuscanico (1/6), presenta un portale architravato con lunetta a tutto sesto, sormontata da un’apertura circolare e culmina nel timpano con cornice gotica e nella sottile croce in ferro: il susseguirsi di questi elementi rende ancora più accentuato lo sviluppo verticale dovuto al rapporto di 2:1 tra l’altezza e la larghezza dell’edicola. Le uniche differenze con il progetto riguardano alcuni elementi decorativi: mancano le formelle romboidali delle paraste laterali e lo stemma della famiglia, mentre la cornice è stata arricchita con conchiglie e modiglioni.
Archivio Vitali
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1932, Cancellata chiesa di Sant’Antonio Comacchio, Via Cavour
Enrica Mantovani
destinazione d’uso: cancellata descrizione:
La cancellata che delimita il Tempio di S.Antonio in Comacchio é realizzata in ferro, attualmente tinteggiato color grigio-azzurro. Situata sopra un muro intonacato, è caratterizzata da elementi verticali che ne determinano il ritmo. Il motivo sommitale è realizzato con archetti a sesto acuto inglobanti un arco lobato. I profili verticali terminano in alto con elementi decorativi a punta a forma di giglio. Il cancello d’ingresso ripropone gli stessi elementi verticali e la cornice, ma in corrispondenza del muro laterale presenta una chiusura con piastra metallica e si innesta con la cancellata tramite una greca verticale che ripropone disegni geometrici a serpentina su base quadrata.
schede
F. Luciani, Vsén’ a la ròle dél chemén’. Tradizione popolare storia poesia dialettale, Rimini, 2001
Collezione Luciani
Collezione Luciani
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1932, Casa Camillo Zannini Comacchio, Via Isola n. 18-20
Cecilia Traina
destinazione d’uso: casa di civile abitazione descrizione:
Si tratta di un edificio ad angolo. Il fronte principale, in via Bellini, presenta un timpano con cornice aggettante spezzata e apertura ovale al centro. Anche i due ordini sottostanti risultano “spezzati” centralmente dall’inserimento della porta di ingresso, su un piano leggermente arretrato rispetto ai lati, dalla quale si accede direttamente al primo piano e che è raccordata al livello stradale mediante una scala ad una sola rampa rivolta verso l’intersezione delle due vie. Questa asimmetria caratterizza la composizione di tutto l’edificio: le aperture del fronte principale sono simmetriche per disposizione, ma non per dimensioni, infatti l’angolo al piano nobile è enfatizzato dalla presenza di una portafinestra con balcone. Allo stesso modo il fronte su via Gramsci si compone di due moduli simili che si ripetono sequenzialmente: ognuno presenta coerenza compositiva nel proprio sviluppo verticale ma non in quello orizzontale complessivo poiché le aperture hanno dimensioni e interasse differenti. Il piano terra è trattato a finto bugnato su entrambi i fronti e porte e finestre hanno semplici cornici con decorazioni geometriche Decò a spirali e onde. Anche le inferriate delle finestre e le ringhiere dei balconi richiamano il tema marino mediante il motivo a conchiglie stilizzate.
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archivio
Catalogazione dell’archivioVitali
L’Archivio Vitali qui pubblicato riunisce in un unico corpus il materiale ad oggi custodito nella casa di Ronta (Firenze) e nelle abitazioni, a Catania e Ferrara, delle nipoti. Esso si compone di una sezione documentaria e di una sezione grafica suddivisa in disegni d’Accademia e lavori professionali. La sezione documentaria è costituita in maggior parte dalle carte raccolte dallo stesso Vitali per la pratica del riconoscimento del titolo e contiene gli elenchi delle opere da lui indicate come realizzate fino al 1932. La sezione grafica, invece, è composta da acquerelli di Accademia ripartiti in rotoli e da cartelle contenenti i disegni esecutivi o di progetto dei lavori commissionati a Vitali e già da lui divisi in architettura civile (Serie “Progetti Case”) ed architettura religioso-funeraria (Serie “Progetti Tombe”). Per questa sezione la catalogazione proposta è fedele a quella indicata dallo stesso autore, mentre il regesto dei documenti archivistici ha ricalcato una precedente suddivisione effettuata dalla nipote Patrizia.
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Denominaz. e num. doc. contenuti
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Domanda e allegati per iscrizione N.doc. = 10
Lettere Sindacato N.doc. = 7
3
4
2
Comunicaz. sull’iscriz. al Sindacato N.doc. = 4
Elenco manoscritto dei 1 lavori (iscrizione al sindacato) N.doc. = 1
B u st a Tipo di documento
Contenuto
Data
Supporto
1
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
4
3
Comunicazione di accettazione della domanda di iscrizione con relativa richiesta di pagamento della tassa corrispettiva. 30/05/1926
Si indica tutto ciò che è necessario adempiere per la presentazione delle domande degli s.d. (post 1931 data aspiranti all’iscrizione negli albi professionali. desumibile dal contenuto del documento) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Si invita Vitali Vitale ad intervenire all’adunanza generale dei soci per ricevere chiarimenti ed Bologna Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale istruzioni in merito alla presentazione dei documenti e titoli per l’iscrizione all’Albo. 13/07/1926 Architetti Italiani- Direttorio di Bologna Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Sollecito di pagamento della tassa di iscrizione. 22/06/1926 Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani- Direttorio di Bologna Lettera inviata al Presidente del Tribunale di Ferrara da Dichiarazione di esercizio della professione di architetto dall’anno 1914 agli effetti dell’art.70 Ferrara 20/11/1926 parte di Vitale Vitali del Regolamento 15/02/26 (Legge 26/06/23 n.1935). Richiesta di Vitale Vitali indirizzata alla Presidenza Domanda di iscrizione all’Albo a fronte dell’art. 10 della Legge 24/06/1923 n.1395 ed elenco dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Provincia di della documentazione allegata. Ferrara 22/12/1926 Ferrara (Allegato n.1) L’atto contiene anche l’autentica della firma da parte del Notaio Guglielmo Giacomelli di Ferrara. Richiesta di Vitale Vitali indirizzata alla Presidenza Dichiarazione di Vitale Vitali di non aver richiesto l’iscrizione ad altro Albo di Architetti del dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Provincia di Regno. Ferrara 22/11/1926 Ferrara (Allegato n.12) L’atto contiene anche l’autentica della firma da parte del Notaio Guglielmo Giacomelli di Ferrara. Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata alla Si attesta la presentazione dei disegni di lavori eseguiti da Vitale Vitali tra il 1922 e il 1926. Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della Segue elenco. Comacchio 21/11/1926 Provincia di Ferrara (Allegato n.14) Modello per la compilazione di una Denuncia Autenticata Fac-simile prestampato per la Denuncia Autenticata dei lavori realizzati, del titoli di studio e 1926 necessaria per l’iscrizione all’Albo degli Architetti altro, allo scopo di provare di avere esercitato la professione di Architetto. Modello per la compilazione di una Denuncia Autenticata Fac-simile prestampato per la Denuncia Autenticata dei lavori realizzati, del titoli di studio e 1926 necessaria per l’iscrizione all’Albo degli Architetti altro, allo scopo di provare di avere esercitato la professione di Architetto. Minuta di lettera indirizzata al Ministero dell’Educazione Elenco dei lavori eseguiti da Vitale Vitali a Comacchio dal 1927 al 1932 ed elenco dei s.d. (post 1932, Nazionale – Direzione Generale dell’Istruzione Superiore – documenti e dei titoli presentati. data desumibile dal Roma contenuto del documento) Minuta Elenco lavori eseguiti dal 1919 al 1926 con indicazioni della consistenza e della superficie s.d. (post 1926, delle costruzioni. data desumibile dal contenuto del documento) Minuta Elenco di alcuni lavori non in ordine cronologico con indicazioni della consistenza e della s.d. (post 1926, superficie delle costruzioni. data desumibile dal contenuto del documento) Denuncia in ordine cronologico e particolareggiato dei lavori compiuti allo scopo di provare di Denuncia Autentica di Vitale Vitali indirizzata alla Presidenza dell’Ordine degli Ingegneri ed Architetti della aver esercitato la professione di architetto. Segue elenco delle opere eseguite dal 1919 al 1926. Provincia di Ferrara Vitale Vitali denuncia, inoltre, di aver prestato servizio come Disegnatore presso la Direzione (Allegato n.8) del Genio Militare di Trieste dall’Armistizio fino al 1919 e di essere membro della Ferrara 22/11/1926 Commissione Edilizia del Comune di Bondeno (Ferrara). L’atto contiene anche l’autentica della firma da parte del Notaio Guglielmo Giacomelli di Ferrara. Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Si comunica che l’Ordine degli Architetti non viene riconosciuto, se il numero di iscritti non è Bologna Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale pari a venti: in tal caso sarà necessario iscriversi all’Ordine più vicino. Inoltre, si sollecita il 21/04/1927 Architetti Italiani – Direttorio di Bologna pagamento della quota per l’anno 1927. Anno V
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante 1 Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani- Direttorio di Bologna Istruzioni per la presentazione delle domande degli aspiranti all’iscrizione negli albi degli ingegneri e degli 2 architetti, a norma del Regio Decreto 23/11/1931 n. 1594
4
1
Carta semplice dattiloscritta
2
1
1
1
1
2
1
2
Carta da bollo dattiloscritta e scritta a mano dal notaio con bolli originali
Foglio protocollo manoscritto a matita
Foglio protocollo manoscritto a matita
Carta da bollo dattiloscritta e scritta a mano dal Notaio con bolli originali Carta in bollo, dattiloscritta firmata dal Prefetto con i timbri del Comune Stampato di colore giallo numerato 4 Stampato di colore giallo numerato 5 Foglio manoscritto a matita
Carta da bollo dattiloscritta e scritta a mano dal Notaio
1
1
Carta intestata dattiloscritta Carta da bollo manoscritta
1
1
1
3
pa g.
N.
Carta semplice dattiloscritta
Carta semplice dattiloscritta
Carta intestata dattiloscritta
Minuta di lettera indirizzata ad un avvocato non Richiesta di consulenza legale per il ricorso presso il Consiglio di Stato al fine di ottenere il Foglio protocollo s.d. (1930 circa, identificato riconoscimento del titolo professionale. manoscritto a matita data desumibile dal La lettera riporta non solo le ragioni addotte da Vitale Vitali a supporto dell’istanza, ma anche 1 contenuto della un elenco delle opere realizzate senza specificare la relativa data di costruzione. lettera )
D o c.
Cristina Nagliati e Raffaella Piva
Catalogazione documenti
126
Lettere per pergamena Prof. Zappata N.doc. = 2
Per pergamena ed edicola Vincenzi da Bellotti N.doc. = 1
6
7
1
Lettera inviata a Vitale Vitali da Entigerno Bellotti
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Giovanni Miossi, 1 Presidente del Comitato Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata - Comacchio Lettera inviata a Vitale Vitali dal Presidente del Comitato 2 Cittadino pro onoranze al Prof. Zappata - Comacchio
1
7
6
5
Elezioni Fasciste N.doc. = 1
6
Comunicazione relativa alle caratteristiche dei documenti da presentare per la domanda di iscrizione all’Albo degli Architetti.
Richiesta di integrazione di quanto già presentato per la domanda di iscrizione all’Albo degli Architetti.
Bologna 10/05/1927 Anno V Bologna 10/05/1927 Anno V
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio Legale Avviso di spedizione di memoria a stampa preparata dallo Studio Legale a sostegno del Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma ricorso al Consiglio di Stato. Lettera firmata dall’Avv. Biase Finizia con pastello blu.
Avviso di spedizione di copia del ricorso al Consiglio di Stato. Lettera firmata dall’Avv. Biase Finizia con pastello rosso. Comunicazione dell’avvenuta presentazione del ricorso al il Consiglio di Stato. Lettera firmata dall’Avv. Biase Finizia con pastello blu.
Sollecito di richiesta di documentazione. Cartolina firmata dall’Avv. Biase Finizia con pastello rosso. Comunicazione di ricevuto assegno. Cartolina firmata dall’Avv. Biase Finizia con pastello blu.
Comunicazione di ricevuta lettera. Cartolina firmata dall’Avv. Biase Finizia.
Richiesta del disegno di una vetrata smontabile da realizzare nel Municipio di Comacchio. Schizzo della vetrata.
Sollecito per l’esecuzione dei disegni delle porte a vetri da realizzare nel Municipio di Comacchio. Lettera firmata dal Geom. Carlo Cavallari
Ricorso di Vitale Vitali contro la delibera della Commissione Esaminatrice dei titoli degli aspiranti alla iscrizione negli Albi Tecnici, notificatagli il 16/09/1929.
A seguito di un precedente incontro, si chiede se Vitali Vitale abbia già eseguito lo studio di una Cappella del Cimitero. Lettera firmata.
Convocazione per un consulto relativo alla sistemazione interna della sede comunale. Lettera firmata.
Lettera di propaganda fascista per non dissertare l’imminente plebiscito.
Richiesta di servizi e consulenza per onorare la memoria del prof. Zappata, vincitore di un concorso internazionale di poesia latina. Lettera firmata con schizzo a matita in basso a sinistra. Si forniscono le dimensioni del medaglione marmoreo commissionato a Vitali e si descrivono sommariamente i decori della pergamena commemorativa. Lettera firmata Vincenzi con annotazioni manoscritte a penna in basso a sinistra. Si indica l’indirizzo della Ditta Galli & Farè di Padova e si fa riferimento all’edicola Vincenzi. Lettera firmata con pastello blu
Comacchio 9/01/1930 Anno VIII E.F. Comacchio 03/04/1930 Anno VIII Roma 11/11/1929 Anno VII Roma 25/02/1930 Anno VIII Roma 27/02/1930 Anno VIII Roma 13/11/1929 Anno VII Roma 13/02/1930 Anno VIII Roma 16/04/1930 Anno VIII
Roma 12/11/1929 Anno VIII
Comacchio 20/03/1929 AnnoVIII
Bologna 19/03/1929 Anno VII Comacchio 27/11/1929 Anno VIII
Comacchio 09/06/1928
Comacchio 02/06/1928
Comacchio 22/05/1928
Comunicazione di adunanza presso lo studio dell’architetto Agenore Pezzi (Via Cairoli, 29) Ferrara 12/05/1927 per importanti comunicazioni. Bologna Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Comunicazione relativa all’istituzione della “Rivista di Architettura e Arti Decorative” come 28/01/1928 Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale organo ufficiale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani Anno VI Architetti Italiani - Direttorio di Bologna Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante Richiesta di registrazione dei dati personali al fine di procedere al giudizio delle domande di Bologna Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale iscrizione presentate all’Ordine degli Architetti. 28/01/1928 Architetti Italiani - Direttorio di Bologna Anno VI Bologna Lettera inviata a Vitale Vitali da parte della Giunta per la La Commissione per l’Esame delle domanda degli aspiranti all’iscrizione nell’Albo degli 31/12/1933 Custodia dell’Albo Professionale degli Architetti Architetti richiede tutta la documentazione utile per l’iscrizione all’Ordine. Lettera firmata Anno XII Gambini. dell’Emilia Romagna Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Ing. Dott. E. Richiesta di ampliare il perimetro esterno dell’edicola funeraria in fase di progetto. Feletti Ferrara 3/10/1927
Lettera inviata a Vitale Vitali dall’Arch. Giacomo Diegoli
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante 1 Trebbi, Segretario Regionale del Sindacato Regionale Fascista Architetti dell’Emilia - Bologna Lettera Comune Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di 9 per sede comunale 1 Comacchio – Gabinetto del Commissario N.doc. = 1 (Allegato n. 11) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Lettera Comune di Comacchio - Protocollo n.1067 1 Comacchio per 1 0 Cappella Cimitero N.doc. = 1 Ricorso giudiziario eseguito dagli Avv. Biase Finizia Ricorso per Ferruccio Campi – Valerio Jacoboni iscrizione. 1 1 Sindacato 1 N.doc. = 1 Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Comunicaz. di 1 Comacchio – Ufficio Tecnico lavoro per (Allegato n. 11a) completare 1 Comune di 2 Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Geom. Carlo Comacchio 2 Cavallari - Comune di Comacchio N.doc. = 2 Cartolina inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio 1 Legale Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma Cartolina inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio 2 Legale Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma Cartolina inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio 3 Legale Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma Doc. Avv. Finizia 1 e Cappi (Ricorso) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio Legale 3 4 N.doc. = 8 Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio Legale 5 Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma
8
Commis. Tomba Feletti N.doc. = 1
5
4
4
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Arch. Dante 2 Trebbi, Segretario Provinciale del Sindacato Nazionale Architetti Italiani – Direttorio di Bologna Allegato alla lettera del 10/05/27 3
archivio
1
Carta semplice dattiloscritta
Carta intestata dattiloscritta.
Cartolina postale dattiloscritta Cartolina postale dattiloscritta. Cartolina postale dattiloscritta. Carta intestata dattiloscritta. Carta intestata dattiloscritta.
Carta intestata dattiloscritta
Carta intestata scritta a mano
Carta velina dattiloscritta
Carta intestata
Carta intestata
Carta intestata dei Magazzini Entigerno Bellotti & C. e dattiloscritta Carta intestata dattiloscritta
Carta semplice dattiloscritta
1
1
1
1
1
1
1
1
5
1
1
1
1
1
1
1
1
Carta semplice dattiloscritta
Carta intestata numerata (n.176). Manoscritta e firmata dal mittente Carta semplice dattiloscritta
1
1
1
1
Carta semplice dattiloscritta
Carta velina dattiloscritta
Carta semplice dattiloscritta
Carta semplice dattiloscritta
Certificati anagrafici N.doc. = 6
127
Diplomi N.doc. = 2
Abilitazione N.doc. = 1 Diploma N.doc. = 1 Licenza di professore N.doc. = 1
1 7
1 8 1 9
Iscrizione liste elettorali N.doc. = 2
Promozioni militari N.doc. = 2
2 1
2 2
2 0
Documenti allegati N.doc. = 1 Licenza tecnica N.doc. = 1
s. n . 1 6
Doc. del Comune 1 di Comacchio sui 5 lavori eseguiti N.doc. = 3
1 4
1 3
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dello Studio Legale Avv. Biase Finizia & Avv. Ferruccio Cappi - Roma Memoria defensionale indirizzata al Consiglio di Stato – IV sezione
Promozione Militare – Genio della 3a Armata Promozione Militare – 2 Genio della 3a Armata
1
Ferrara 10/12/1908 Anno Scolastico 1910/1911
Certificato di iscrizione di Vitale Vitali in qualità di Architetto. Sul retro, il regolamento per Bologna l’esecuzione della Legge sul Consiglio Superiore, sugli uffici ed il personale delle Antichità e 01/07/1915 Belle Arti Curriculum relativo alla carriera di professore di Vitale Vitali, forse minuta di un documento Datazione incerta presentato la prima volta nel 1949/50: la data è, infatti, corretta riportando anni scolastici (A. S. 1949/50, successivi. probabile periodo della prima stesura) Regio Esercito Italiano – Comando Documento che autorizza il soldato Vitale Vitali della 3a Sezione Pompieri d’Armata a Zona di guerra fregiarsi del distintivo istituito col Regio Decreto 21 maggio 1916, n. 641 05/03/1917 Regio Esercito Italiano – Comando Documento che autorizza il caporale V. Vitali della 3a Sezione Pompieri d’Armata a fregiarsi Zona di guerra del distintivo istituito col Regio Decreto 21 maggio 1916, n. 641. Autorizzazione 05/03/1917 all’apposizione della prima stelletta.
Certificato di iscrizione nelle Liste Elettorali per il 1 Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti presso il Ministero dell’Istruzione Pubblica Note di qualifica dei professori di ruolo – Ministero della Pubblica Istruzione – Direzione Generale dell’Istruzione 2 Tecnica
1
Certificato di Licenza con voti relativi alle prove di esame finale. Il foglio è ripiegato a metà: in fronte vi è il certificato; all’interno vi è l’elenco dei voti. Elenco dei voti conseguiti in ciascuna materia alla fine del secondo anno presso l’Accademia.
Carta intestata dattiloscritta. Libretto a stampa con copertina in cartoncino leggero color rosa e pagine interne numerate. Certificato di buona condotta morale, civile e politica di Vitale Vitali. Ferrara 22/04/1931 Carta da bollo manoscritta Anno IX con bolli originali Certificato di cittadinanza italiana di Vitale Vitali. Carta da bollo 30/04/1931 dattiloscritta e compilata a Anno IX mano con bolli originali Si certifica che presso il Casellario Giudiziale non risulta nulla a carico di Vitale Vitali. Carta da bollo Ferrara 01/07/1932 dattiloscritta e compilata a Anno X mano con bolli originali Certificato di residenza di Vitale Vitali. Carta da bollo 08/07/1932 dattiloscritta e compilata a anno X mano con bolli originali Certificato di cittadinanza italiana di Vitale Vitali. Carta da bollo 08/06/1932 dattiloscritta e compilata a Anno X mano con bolli originali Certificato eseguito dal Dott. Enrico Benassi. Ferrara Carta da bollo manoscritta 30/04/1931 con bolli originali Anno IX Denuncia in ordine cronologico dei lavori compiuti allo scopo di provare di aver esercitato la s.d. (post 1932, Carta da bollo professione di architetto. Segue elenco delle opere eseguite dal 1919 al 1932. data desumibile dal dattiloscritta con contenuto della correzioni e appunti a lettera ) matita Attestazione dei lavori realizzati da Vitale Vitali nel Comune di Comacchio in aggiunta a Comacchio Carta da bollo quelli già elencati in un certificato rilasciato il 21/12/1926. 10/07/1932 dattiloscritta e con bolli Anno X originali Elenco degli allegati presentati alla domanda per la richiesta di iscrizione all’Albo degli Ferrara Carta da bollo Architetti. Documento firmato dall’Arch. Vitale Vitali. 11/07/1932 dattiloscritta e firmata Anno X Elenco degli allegati alla domanda per la richiesta di iscrizione all’Albo degli Architetti. Carta semplice a righe s.d. manoscritta a china
Comunicazione della sentenza interlocutoria del Consiglio di Stato e parere ottimistico Roma 30/03/1931 relativamente al procedimento in corso. Lettera firmata dall’Avv. Biase Finizia Anno IX Dissertazione sull’illegittimità dell’operato delle commissioni istituite con legge 24/06/1923, n.1395, per l’iscrizione negli Albi tecnici nel caso di Vitale Vitali. Memoria stesa dall’Avv. Roma 1930 Biase Finizia e dal Dott. Ferruccio Cappi.
Carta intestata, stampata e compilata a mano Carta intestata, stampata e compilata a mano
Carta semplice manoscritta a china
Carta intestata stampata
Cartoncino (55 x 41,5 cm) Carta semplice intestata dell’Istituto (15,5 x 21 cm) Attestato di menzione in Architettura conferitogli dalla Commissione incaricata del giudizio Cartoncino intestato dei Concorsi Scolastici annuali. dell’Istituto stampato in 20/07/1913 fronte (45 x 33,5 cm) Abilitazione all’insegnamento – Ministero della Pubblica Abilitazione all’insegnamento del disegno nelle Scuole Tecniche e Normali con risultati degli Cartoncino stampato (30 x 1 Roma 30/06/1914 Istruzione esami sostenuti. 45,5 cm) Bologna Cartoncino stampato (48 x Diploma di Licenza – Regio Istituto di Belle Arti in Diploma di licenza quale attestazione d’aver compiuto gli studi in Architettura in seguito ad 1 esame sostenuto nella sessione di ottobre 1913 con punteggio di 29/40. 27/12/1913 32 cm) Bologna Licenza di professore di Disegno architettonico – Regio Licenza di professore di Disegno architettonico con votazione complessiva di 180/200 punti. Cartoncino stampato (53,5 Bologna 1 Istituto di Belle Arti in Bologna x 39,5 cm) 05/01/1915
Elenco dei documenti allegati Licenza di Scuola Tecnica Pareggiata con indirizzo comune – Anno Scolastico 1907/1908 Risultato degli Esami Finali – Regio Istituto di Belle Arti 1 di Bologna – Anno Scolastico 1910/1911 Attestato di distinzione – Regio Istituto di Belle Arti di Bologna – 2° Anno Corso Speciale di Architettura 2
1
1
Denuncia Autentica di Vitale Vitali indirizzata al Ministero dell’Educazione Nazionale Direzione Generale dell’Istruzione Superiore di Roma (Appendice) Dichiarazione del Comune di Comacchio indirizzata al 2 Ministero dell’Educazione Nazionale Direzione Generale dell’Istruzione Superiore di Roma (Allegato n.14a) Elenco dei documenti e titoli presentati 3
Certificato del Municipio di Ferrara – Reparto Servizi 4 Demografici – Ufficio Anagrafe (Allegato n. 4) Certificato del Municipio di Ferrara – Reparto Servizi 5 Demografici – Ufficio Anagrafe (Allegato n. 3) Certificato di sana e robusta costituzione di Vitale Vitali 6
Certificato del Casellario Giudiziale – Tribunale di Ferrara 3 (Allegato n. 5)
1
Certificato del Municipio di Ferrara – Divisione di Polizia e Igiene Certificato del Municipio di Ferrara – Reparto Servizi 2 Demografici – Ufficio Anagrafe
8
7
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
15
1
Catalogazione documenti
128
Congedo N.doc. = 1
Certificaz. scolastiche N.doc. = 2
2 5
2 6
4 1
4 0
3 9
3 8
3 7
3 6
3 5
3 4
3 3
3 2
3 1
3 0
2 9
2 8
2 7
Croce al merito N.doc. = 2
2 4
Buona condotta N.doc. = 1 Sana e robusta costituzione N.doc. = 1 Studi e carriera N.doc. = 1 Nomina a Commis. Ornato N.doc. = 1 Diploma di Benemeren. Emigrati N.doc. = 1
Certificati anagrafe N.doc. = 1
Certificato Comune Comacchio N.doc. = 1 Certificato scolastico N.doc. = 1 Certificato di effettuato servizio militare N.doc. = 2 Certificato di cittadinanza N.doc. = 1 Certificato scolastico N.doc. = 1 Assunz. alla Scuola Prof. di Copparo N.doc. = 1 Concorso a cattedre N.doc. = 1 Autentica documento scolastico N.doc. = 1 Risultato Concorso 1920 N.doc. = 1
Certificaz. scolastica N.doc. = 1
2 3 Il Cap. Magg. Vitale Vitali viene promosso al grado di Sergente.
Si certifica che Vitale Vitali ha ottemperato alle disposizioni della Legge sul reclutamento del Regio Esercito. Si rilascia il certificato ad uso concorso. Si certifica che Vitale Vitali ha ottemperato alle disposizioni della Legge sul reclutamento del Regio Esercito. Si rilascia il certificato ad uso concorso. Si certifica che Vitale Vitali è residente nel Comune di Comacchio, è cittadino italiano e gode dei diritti civili e politici.
Certificato – Comune di Comacchio
Certificato – Regio Istituto Belle Arti – Bologna
Certificato – Comune di Comacchio
Certificato – Comune di Comacchio
Si certifica che Vitale Vitali ha ottenuto la licenza di Professore di disegno architettonico presso l’Istituto di Belle Arti nella Sessione di Ottobre 1914.
Certificato – Regio Istituto Belle Arti – Bologna
Ferrara 27/07/1920
Copia conforme all’originale certificato rilasciato dalla Scuola Tecnica di Comacchio il 2/06/1915, in cui si attesta che Vitale Vitali insegnava disegno d’ornato e lineare presso l’Istituto, durante l’anno scolastico 1914/1915.
Memoriale
Certificato di sana e robusta costituzione di Vitale Vitali
Certificato – Municipio di Ferrara – Ufficio di Polizia
Certificato – Comune di Comacchio
Certificato – Comune di Comacchio
Comacchio 20/07/1921 Comacchio 20/07/1921
Cenno riassuntivo degli studi fatti e della carriera didattica percorsa dal Prof. Vitale Vitali.
Si certifica che Vitale Vitali è persona di ottima condotta e moralità. Atto rilasciato per uso di concorso. Si certifica che la buona condotta morale e civile di Vitale Vitali. Atto rilasciato per uso di Ferrara 28/07/1921 concorso. Certificato eseguito dal Dott. Mario Magrini. Ferrara 28/07/1921
Si certifica che Vitale Vitali è cittadino italiano e gode dei diritti civili e politici.
Carta da bollo manoscritta con bolli originali Carta da bollo manoscritta con bolli originali
Carta da bollo manoscritta con bolli originali Carta da bollo manoscritta
Carta da bollo dattiloscritta e firmata
Carta da bollo dattiloscritta e manoscritta con bolli originali
Carta intestata dattiloscritta
Carta intestata stampata e dattiloscritta
Carta da bollo manoscritta con bolli originali
Carta da bollo manoscritta con bolli originali Carta da bollo manoscritta con bolli originali Carta da bollo manoscritta con bolli originali
Carta da bollo manoscritta con bolli originali
Ferrara 29/04/1931 Foglio protocollo Anno IX manoscritto Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Sindaco di Si comunica a Vitale Vitali di essere stato designato a far parte della Commissione Comunale Carta intestata Bondeno 1 Bondeno (Ferrara) di Ornato e lo si convoca per il giorno 29 aprile presso l’Ufficio di Segreteria. dattiloscritta 27/04/1924 (Allegato n. 9) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Sindaco di Si comunica a Vitale Vitali che gli è stato conferito il diploma di benemerenza per l’ottima Bondeno Carta intestata 1 Bondeno (Ferrara) - (Allegato n. 10) riuscita del I Corso per Cementisti Muratori. 12/07/1925 dattiloscritta Diploma di Benemerenza Diploma di benemerenza conferito a Vitale Vitali per la buona riuscita del Corso professionale Cartoncino stampato (51,5 2 Roma 30/06/1925 istituito dal Commissariato Generale a Bondeno. x 36 cm) 1
1
1
2
1
Ferrara 05/10/1920
06/10/1920
06/10/1920
Bologna 21/07/1920
Comacchio 21/07/1920
Comacchio 22/07/1920 Comacchio 22/07/1920
Bologna 21/07/1920
Comacchio 12/07/1920
Carta da bollo manoscritta con bolli originali
Carta da bollo manoscritta con bolli originali Carta da bollo manoscritta
Comacchio 06/06/1919 Ferrara 13/06/1920
Ferrara 18/09/1919
Carta semplice dattiloscritta Cartoncino stampato (25 x 38 cm) Carta intestata manoscritta
Carta da bollo manoscritta con timbro dell’Istituto
Trieste 03/07/1919 Zona di guerra 20/02/1919
Ferrara 06/11/1916
Si comunica a Vitale Vitali di essere arrivato terzo nella graduatoria del concorso al posto di insegnante di disegno presso l’Istituto, con il punteggio di 126, ½ su 175.
Certificato – Istituto Tecnico pareggiato “Vincenzo Monti” Si certifica che Vitale Vitali ha partecipato al concorso per due posti di insegnante di disegno 1 di Ferrara presso l’Istituto, conseguendo il punteggio complessivo di 126, ½..
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Presidente 1 dell’Istituto Tecnico Provinciale” Vincenzo Monti”Ferrara Certificato di conformità stilato dal Notaio Guglielmo Giacomelli di Ferrara 1
1
Si certifica che Vitale Vitali ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle Scuole Tecniche e Normali nella Sessione d’aprile 1914 con valutazione complessiva di 310/400. Segue elenco delle prove sostenute e delle relative votazioni. Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Regio Lettera di risposta con cui si approva il programma che Vitale Vitali intendeva svolgere Commissario della Scuola Professionale di disegno del nell’anno scolastico 1920/1921 presso l’Istituto. 1 Comune di Copparo (Ferrara)
1
2
1
1
Si conferisce a Vitale Vitali la Croce al Merito di Guerra con il Regio Decreto del 19 Gennaio 1918, n. 205. Foglio di congedo illimitato rilasciato a Vitale Vitali, Sergente del Genio. Si dichiara che egli ha prestato servizio militare durante la campagna della guerra Italo-Austriaca con fedeltà e onore. Certificato – Scuola Tecnica Comunale di Comacchio – Si certifica che il prof. V. Vitali ha insegnato presso l’Istituto nell’anno scolastico 1914/15. 1 Anno Scolastico1914/1915 Certificato – Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” di Ferrara Si certifica che il prof. V. Vitali ha insegnato in presso l’Istituto nell’anno scolastico 1919/20. 2 – Anno Scolastico1919/1920 Certificato – Comune di Comacchio Si certifica che Vitale Vitali ha sempre tenuto buona ed irreprensibile condotta. Si rilascia il certificato ad uso concorso. 1
1
Promozione Militare – Direzione del Genio Militare di Trieste Promozione Militare – Regio Esercito Italiano - Comando 2 Genio della 3a Armata Congedo – Regio Esercito Italiano – Distretto Militare di 1 Ferrara
Certificato di frequenza Istituto Tecnico “Vincenzo Monti” Certificato di frequenza della prima classe richiesto da Vitale Vitali per uso militare. 1 – Ferrara – Anno Scolastico 1908/1909
archivio
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Certificato di Certificato del Municipio di Ferrara – Reparto Servizi nascita 1 Demografici – Ufficio Anagrafe N.doc. = 1 4 Foglio Matricolare Copia del Foglio Matricolare – Comando Distretto Militare 1 3 N.doc. = 1 – Ferrara Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Commissario 1 Prefettizio di Bondeno (Ferrara) Certificati 4 scolastici Copia conforme dell’originale estratto dal Registro delle 4 N.doc. = 2 2 Deliberazioni Commissariali del 18/10/1921 – Comune di Bondeno (Ferrara) Incarico a Prof. di Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Podestà del 4 disegno 1 Comune di Vigarano Mainarda (Ferrara) 5 N.doc. = 1 Lettera inviata a Vitale Vitali da parte dell’Avv. Francesco 4 Araldica 1 Gherardi di Bologna 6 N.doc. = 1
Ringraziam. N.doc. = 1
129
5 4
5 3
5 2
5 1
5 0
1
Memoriale
Fotografie di lavori fatti o progettati N.doc. = 14 3
2
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5
Bologna Ottobre 1929 Anno VII
04/10/1928 Anno VI
Carta intestata dattiloscritta
Carta intestata dattiloscritta
s.d.
s.d.
Cartoncino piegato a brochure (12,5 x 23 cm) Cartoncino (14 x 9 cm)
Foglio dattiloscritto
Carta da bollo dattiloscritta e manoscritta con bolli originali
Si comunica a Vitale Vitali che la Giunta Municipale ha segnalato il suo nominativo tra i Carta intestata componenti della Commissione di Vigilanza del Cimitero della Certosa. Segue elenco della Ferrara 13/01/1955 dattiloscritta mansioni della Commissione. Si comunica a Vitale Vitali che la Giunta Municipale lo ha nominato a far parte della Carta intestata Ferrara 29/04/1948 Commissione di Vigilanza del Cimitero della Certosa. dattiloscritta Si convoca Vitale Vitali alla riunione del Comitato per l’erogazione dei sussidi straordinari di Carta intestata cui egli è presidente. s.d. dattiloscritta
Sul retro vi sono annotazioni manoscritte delle misure per la produzione di alcuni pezzi.
Descrizione dei manufatti ceramici prodotti dalla ditta.
Copia conforme all’originale certificato rilasciato dal Distretto Militare di Bologna – Ufficio Reclutamento il 6/12/1958, in cui si attesta che Vitale Vitali ha prestato servizio con reparto Ferrara 18/12/1958 mobilitato in zona di guerra alle dipendenze del Comando Supremo ed ha diritto al riconoscimento delle campagne di guerra per gli anni 1916/1917/1918. Cenno riassuntivo della carriera didattica del Prof. Vitale Vitali. s.d.
Lettera di ringraziamento per la l’opera di Vitali Vitale durante la “Giornata della Tecnica” e Carta intestata Ferrara 07/05/1941 per la mostra del giocattolo da lui curata. dattiloscritta Anno XIX
L’avvocato si rende disponibile ad assistere Vitali Vitale per l’iscrizione nel libro d’oro della nobiltà italiana.
Si riassume Vitali Vitale come insegnante di disegno nel corso integrativo presso la Scuola di Vigarano Mainarda.
06/10/1928 Anno VI
Carta da bollo dattiloscritta e compilata a mano con bolli originali Copia del Foglio Matricolare contente i dati personali, quelli relativi all’arruolamento, ai Stampato compilato a Ferrara 13/12/1923 servizi, alle promozioni ed alle campagne di guerra. mano Si comunica a Vitale Vitali che la Scuola Complementare Pareggiata “Teodoro Bonati” è 28/08/1928 Carta intestata soppressa a partire dal 1° settembre 1928. Anno VI dattiloscritta Nomina del Prof. Vitale Vitali a insegnante titolare alla Cattedra di Disegno presso la Scuola Carta intestata Bondeno Tecnica Pareggiata “Teodoro Bonati” di Bondeno a decorrere dal 17/10/1921. dattiloscritta 15/01/1953
Certificato di nascita di Vitale Vitali.
Si comunica a Vitale Vitali di essere stato scelto come candidato alle prossime elezioni Carta intestata amministrative con voto unanime e lo si convoca davanti al Notaio per l’atto di accettazione Ferrara 19/04/1952 dattiloscritta ufficiale. Il Mittente comunica a Vitale Vitali di non poter essere il giorno 4 a Porto Garibaldi, poiché, a Roma 05/08/1945 Cartolina intestata causa della situazione, i Ministri non si possono muovere da Roma. Firma illeggibile. (data del timbro manoscritta postale) Il Mittente comunica a Vitale Vitali di attendere da Vincenzi il memoriale per Porto Garibaldi Carta intestata e gli riferisce di un suo imminente incontro con il Ministro della Pubblica Istruzione per Roma 25/08/1945 dattiloscritta segnalargli il Prof. Giorgio Alessandroni. Lettera firmata. Il Mittente comunica a Vitale Vitali di avergli inviato due copie di una lettera inedita di Porto Garibaldi Carta velina manoscritta Mazzini e di essere a Venezia il giorno 24. Lettera firmata. 16/01/1948 Lettera inedita di Giuseppe Mazzini alla rispettabile Accettazione da parte di Giuseppe Mazzini della nomina a socio onorario. Carta velina dattiloscritta Loggia Massonica di Carrara, che gli aveva comunicato la 20/06/1868 sua nomina a socio onorario Elenco Elenco di lavori in corso a Comacchio, S. Giuseppe e Ferrara: non è specificato il periodo di Cartoncino manoscritto esecuzione. Dal confronto con altri elenchi datati, risulta che le che le opere vanno dal 1926 al (14,3 x 23,8 cm) s.d. 1930. Sono riportati due restauri di abitazioni a Comacchio (per A. Fantini e per i Fratelli Guidi) non segnalati in nessun altro documento. Fotografia di un disegno di Vitale Vitali Facciata principale di un teatro in Piazza Oberdan a Trieste – Progetto. Trieste- luglio 1919 Cartoncino manoscritto (11,5 x 17 cm) (data indicata nel (14,5 x 23,5 cm) disegno) Fotografia di un disegno di Vitale Vitali Particolare prospettico di un teatro in Piazza Oberdan a Trieste – Progetto. s.d. (1919, data Cartoncino manoscritto 11,5 x 18 cm) desumibile da altri (14,5 x 23,5 cm) disegni)
Depliant illustrativo della ditta manifatturiera “Fornaci S. Contatti con Chini 1 Lorenzo” di Chini & C. – Borgo S. Lorenzo – Mugello (Firenze) – Borgo S. Lorenzo Cartolina intestata della ditta manifatturiera “Fornaci S. N.doc. = 2 2 Lorenzo” di Chini & C. – Borgo S. Lorenzo – Mugello (Firenze) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di Commiss. 1 Ferrara – Divisione Polizia Igiene – Ufficio Polizia Vigilanza Cimitero (Fe) Lettera inviata a Vitale Vitali da parte del Comune di N.doc. = 2 2 Ferrara – Divisione Polizia Igiene – Ufficio Polizia Assessore Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Giovanni Bertini Anagrafe 1 – Comune di Ferrara N.doc. = 1 Raccomandata inviata a Vitale Vitali da parte del rag. A. 1 Baldani – Comitato Elettorale della Sezione di Ferrara – Partito Repubblicano Italiano Cartolina inviata a Vitale Vitali da parte di un non ben 2 identificato Ministro, membro dell’Assemblea Costituente di Roma Documenti e lettere attività Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Cino Macrelli – repubblic. 3 Consiglio dei Ministri - Roma N.doc. = 5 Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Guido Vincenzi 4
4 Carriera didattica 9 N.doc. = 1
4 7
Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Francesco 1 Deggiovanni, Capo dell’Istituto “Teodoro Bonati” di Ferrara Certificato di conformità stilato dal Notaio Pietro Feletti di Copia autentica 4 Ferrara certificato militare 1 8 N.doc. = 1
4 2
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1
Catalogazione documenti
130
Albo Architetti N.doc. = 1
Lucido di pergamena N.doc. = 1
5 5
5 6
5 8
Pergamena e lettera N.doc. = 2
s.d. (1919, data Lucido strappato in più desumibile da altri punti disegni) Carta semplice ripiegata s.d.
s.d.
Bologna, 01/10/1931 Anno IX
Carta da disegno strappata da un lato Cartoncino (17,5 x 25 cm) Lucido inserito in una cornice di cartoncino (10,5 x 15,5 cm) Libretto a stampa con pagine interne in carta e copertina in cartoncino leggero di colore rosso. Lucido strappato su due lati
Carta fotografica
Carta fotografica
Carta fotografica Carta fotografica
Cartoncino manoscritto (14,5x 23,5 cm) Cartoncino manoscritto (14,5 x23,5 cm) Cartoncino manoscritto (14,5 x 23,5 cm) Cartoncino manoscritto (14,5 x 23,5 cm) Cartoncino manoscritto (14,5 x 23,5 cm) Libretto a stampa con pagine interne in carta e retro copertina in cartoncino leggero.
1
Disegno a stampa Cornice di pergamena con emblema del Comune di Comacchio al centro in alto. (35,5 ca. x 50,5 ca. cm) Carta intestata manoscritta Lettera inviata a Vitale Vitali da parte di Rechini (?), Si sollecita Vitale Vitali a spedire quanto prima il lucido di un progetto – non specificato nella s.d. (Anni ‘30, inserita in busta non membro della Federazione dei Fasci di Combattimento – lettera – ed il relativo preventivo di spesa, necessario per l’approvazione a Roma. periodo desumibile 2 affrancata Segreteria Federale di Ferrara dal contenuto) (17,2 x 13,1 ca. cm)
Pianta non completa di un teatro in Piazza Oberdan a Trieste - Progetto.
Pergamena con dedica a Sua Eccellenza Italo Balbo da parte degli insegnanti ed alunni della Scuola Agraria di Avviamento al Lavoro “Teodoro Bonati” di Bondeno (Ferrara).
Albo degli Architetti della Regione Emiliana – Sindacato Elenco degli iscritti all’Albo degli Architetti suddivisi per provincie. Regionale Fascista degli Architetti dell’Emilia (Ed. Arti Grafiche Minarelli, Bologna, 1931)
Disegno a matita 1 (32 ca .x 6 ca. cm)
1
2
1
14
13
12
11
10
9
Fotografia di un disegno di Vitale Vitali Prospetto di costruzione da realizzarsi all’inizio del nuovo viale nel centro di Codigoro s.d. (8,7 x 14 cm) (Ferrara) - Progetto. Fotografia di un disegno di Vitale Vitali Prospetto di costruzione da realizzarsi in angolo tra la Piazza del Municipio ed il nuovo viale s.d. (8,7 x 13,5 cm) nel centro di Codigoro (Ferrara) - Progetto. Fotografia Garage con soprastante deposito di materiale per costruzione realizzato da Vitale Vitali per la 1925 (8,7 x 13,8 cm) Ditta E. Bellotti & C. a Comacchio. Fotografia Garage con soprastante deposito di materiale per costruzione realizzato da Vitale Vitali per la 1925 (8,7 x 13,8 cm) Ditta E. Bellotti & C. a Comacchio. Fotografia Casa di proprietà realizzata da Vitale Vitali per il Sig. Celeste Carli a Comacchio. 1920 (8,7 x 13,8 cm) Raccolta di illustrazioni a corredo del calendario Il calendario risulta tagliato nelle parti contenenti i mesi dell’anno. Tre illustrazioni sono di Datazione incerta dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Vitale Vitali e le restanti di C. Rambaldi: sono rappresentate scene di lotta partigiana, con (post 1949, data riferimento a vicende storiche ferraresi. riportata nelle illustrazioni di Vitale Vitali) Fotografia (17,8 x 23,3 cm) Vitale Vitali davanti alla Cappelleria Maruzzi - Ferrara. s.d. Fotografia (10 x 15 cm) Busto del padre realizzato da Vitale Vitali nel 1914 ca. (Ronta, Collezione Vitali). Aprile 1989 (data riportata sul retro) Fotografia (10 x 15 cm) Busto del padre realizzato da Vitale Vitali nel 1914 ca. (Ronta, Collezione Vitali). Aprile 1989 (data riportata sul retro) Fotografia Busto del padre realizzato da Vitale Vitali nel 1914 ca. (Ronta, Collezione Vitali). Aprile 1989 (10 x 15 cm) (data riportata sul retro) Disegno a matita Progetto di credenza in “stile fiorentino” progettata e realizzata da Vitale Vitali per la propria s.d. (34,5 ca. x 31cm) famiglia. Fotografia di un disegno di Vitale Vitali Prospettiva raffigurante un tempio – Progetto. s.d. (11,3 x 16,2 cm) Disegno a china (8,5 x 12cm) Ricordo della prima Comunione di Luisa de Marchi. 20/05/1931
Disegno a china 5 Progetto su lucido 1 (83 ca. x 57,7 ca. cm) 7 N.doc. = 1
Progetti N.doc. = 2
5 4 / A
5 4
8
7
6
5
4
archivio
1
1
1
1
8
1
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1
1
1
Catalogazione documenti
Località
Piazza Duomo
Sito in:
Sala Cinematografica
Teatro
Doc 1(*): Minuta di lettera s.d. (1930 circa)
F.lli Zannini Restaurato Cinema Teatro e Giuseppe Vicentini
Proprietà
131 F.lli Zanni fu Egidio
Corso Vittorio Emanuele n.106
Comacchio
Sig. Michele Arveda
Rag. Vito Feletti Spadazzi
Frazione di San Giuseppe
Dintorni di Porto Garibaldi
Sig. Ermippo Bottoni
Sig. Pietro Fogli
Piazzetta Ugo Bassi n.10
Rag. Vito Feletti Spadazzi
Comacchio
Strada provinciale (interno)
Corso Vittorio Comacchio Emanuele n. 1 149 9 2 2
1 9 2 1
Porto Garibaldi
Costruzioni rurali
Casa di civile Corso 1 Sig. Celeste abitazione Vittorio 9 Comacchio Carli fu Emanuele n. 2 Antonio 201 0
1 9 Comacchio 1 9
A n n o
Busta 1: Elenco manoscritto dei lavori (iscrizione al sindacato)
Cinematografo: trasformazione di ex chiesa in sala cinematografica con costruzione di gradinata e balconate. Capacità 500 posti. Restaurato nel 1930 con l’aggiunta d’ingresso e sale d’aspetto.
Costruzione Casa Colonica di vani 8 e piani 2 della superficie di mq 95 Costruzione Casa Colonica di vani 8 e piani 2 della superficie di mq 95
Casa Colonica
Casa di civile Casa di civile abitazione di vani 6 e abitazione piani 2 della superficie di mq 70
Casa di civile abitazione di vani 6 e piani 2 della superficie di mq 65
Casa di civile Casa di civile abitazione di vani 7 e abitazione piani 2 della superficie di mq 120
Restauro con Restauro casa di sistemazione interna e civile abitazione copertura parziale a terrazza di casa di civile abitazione di vani 10 e piani 2 della superficie di mq 105 Magazzino della Magazzino superficie di mq 110
Magazzino con Fabbricato rurale soprastante granaio superficie di mq 160
Casa di civile Casa di civile abitazione di vani 10 abitazione e piani 2 della superficie di mq 200
Cinematografo: trasformazione di ex chiesa in sala cinematografica con costruzione di gradinata e balconate. Capacità 450 posti
Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione di vani 10 e della superficie di mq 110
Doc 9: Minuta s.d. (post 1926)
Casa di civile abitazione di vani 7 e piani 2 della superficie di mq 120
Magazzini interni della superficie di mq 110
Costruzione magazzino con soprastante granaio della superficie di mq 160
Casa
Interno Cinematografo
Doc 8: Minuta s.d. (post 1926)
Doc 10: Doc 1: Denuncia Denuncia Autentica alla Autentica Presidenza al Ministero dell’Ordine degli dell’Educazione Ingegneri ed Nazionale – Roma Architetti della s.d. Provincia di (post 1932) Ferrara 22/11/1926 Doc 2: Dichiarazione del Comune di Comacchio 10/07/1932
Busta 15: Documentazione del Comune di Comacchio sui lavori eseguiti
Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Doc 7: Doc 4: Minuta di lettera al Dichiarazione del Ministero Comune di dell’Educazione Comacchio Nazionale – Roma 21/11/1926 s.d. (post 1932)
Busta 3: Domanda e allegati per iscrizione
Tipo di intervento
Nei Doc.4 e 10, Busta 3, è specificata la località Scacchi come frazione di San Giuseppe; inoltre, nel Doc.10, Busta 3, l’indicazione è aggiunta a mano. Nel Doc.8, Busta 3, è specificata la località Bosco Eliceo come frazione di San Giuseppe.
Nel Doc.1, Busta 15, l’indicazione è aggiunta a matita probabilmente da altri. Nel Doc.8, Busta 3, non è specificato il numero civico ed il nome del proprietario è cancellato con una riga a matita. Nel Doc.8, Busta 3, non è indicato il numero civico. Nel doc.10, Busta 3, l’indicazione è aggiunta a mano ed è segnato il civico n. 120.
Nel Doc. 1, Busta 1, è indicata solo la località, ma non è riportato il sito esatto.
Nel Doc.1, Busta 1, non è riportato il nome di Giuseppe Vicentini; inoltre, in base all’ordine con cui i lavori sono elencati negli altri documenti, il restauro compare inserito tra i lavori compiuti verso gli Anni ’30. Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il committente Nel Doc.9, Busta 3, l’opera è datata 1919
(*) : Tutti i lavori enumerati in questo documento non sono datati. Pertanto, si è qui riportato l’anno di esecuzione desumibile per confronto con gli altri elenchi d’opera.
Note
Cristina Nagliati
Elenco opere realizzate
132
Sig. Luigi Cavalieri
F.lli Zannini
Piazzetta Ugo Bassi n. 19
Piazza Duomo
Lungo la spiaggia
Sig. Gastone Bellini
Fabbricato ad uso garage e deposito di materiali
Villa
Villa
Restauro di casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Fabbricato ad uso
Casa civile abitazione
Restauro e modificazioni di casa
Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Comacchio
Strada provinciale (non ancora numerata) Sig. Edgardo Carli di Tullo
Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Fabbricato ad uso uffici nel Mulino Bignozzi
industriale Ditta. Via Nino Entigerno Comacchio Bonnet. n. Bellotti & 5 C.
Piazza Sig. Arturo Comacchio Presidio n. Cavallari e 4 fratelli
Porto Garibaldi
Piazza F.lli Zannini Umberto I
Comacchio
Sig. Pietro Fogli
Piazzetta Ugo Bassi n. 10
Comacchio
Corso Sig. Cav. Vittorio Comacchio Salinguerra Emanuele n. Bignozzi 1 200 9 Corso Sig. 2 Vittorio 4 Comacchio Emanuele n. Ermippo Bottoni 149
1 9 2 5
Casa di civile
Casa di civile abitazione
abitazione Corso Vittorio F.lli Zanni Comacchio Emanuele n. fu Egidio 106
Comacchio
1 9 2 3 Comacchio
Via delle Sig. Pietro Comacchio Stimmate n. Fogli 4
Casa di civile abitazione
archivio
Casa civile abitazione di vani 9 e piani 2 della superficie di mq 100 Restauro con abbattimento e ricostruzioni di più parti del fabbricato di casa di civile abitazione di vani 10 e piani 2 della superficie di mq 170 con costruzioni di 4 vani della superficie di mq 80 e muro di cinta
Officina meccanica di vani 4 e piani 3 della superficie di mq 60
Restauro e sistemazione interna di casa di civile abitazione di vani 9 e piani 2 della superficie di mq 110 (diminuiti della sup. di 2 negozi d’altro proprietario) Demolizione e ricostruzione quasi totale Casa di civile abitazione piani 2 Restauro Casa di civile abitazione di vani 8 e piani 2 della superficie di mq 110 – abbattimento e ricostruzione parte posteriore Fabbricato ad uso uffici del Mulino Bignozzi di vani 3 della superficie di mq 46 Costruzione Casa di civile abitazione di vani 11 e piani 2 della superficie di mq 196
Costruzione Casa di civile abitazione di vani 10 e piani 2 della superficie di mq 88
Casa civile abitazione di vani 9 e piani 2 della superficie di mq 100 Restauro con abbattimento e ricostruzioni in più parti del fabbricato di casa di civile abitazione di vani 10 e piani 2 della superficie di mq 170 con costruzioni di 4 vani nell’interno della superficie di mq 80 e muro di cinta Fabbricato ad uso garage pubblico e soprastante deposito di materiali da costruzione di vani 2 e piani 2 della superficie di mq 152 Villa di vani 12 e Villa di vani 13 e piani 2 della piani 3 della superficie di mq 140 superficie di mq 145
Restauro, modificazione con apertura di nuovo negozio alla facciata della casa
Restauro Casa di civile abitazione di vani 8 e piani 2 della superficie di mq 110 – abbattimento e ricostruzione parte posteriore Fabbricato ad uso Fabbricato ad uso uffici del Mulino uffici del Mulino Bignozzi di vani 3 Bignozzi di vani 3 della superficie di mq della superficie di mq 46 50 Costruzione Casa di civile abitazione di vani 7 e piani 2 della superficie di mq 120
Villa
Vasto fabbricato ad uso garage pubblico e soprastante deposito di materiali da costruzione
Restauro di casa di civile abitazione
Casa civile abitazione
Restauro, modificazione con apertura di nuovo negozio alla facciata della casa
Casa di civile abitazione
Fabbricato ad uso uffici del Mulino Bignozzi
Casa di civile abitazione
Restauro e Restauro di civile sistemazione interna abitazione di casa di civile abitazione di vani 9 e piani 2 della superficie di mq 110
Casa di civile Casa di civile abitazione di vani 10 abitazione e piani 2 della superficie di mq 90
Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico
Nel Doc.8, Busta 3, l’indicazione è soprascritta con la parola “no” Nel Doc.1, Busta 1, non è riportato il sito esatto
Nel Doc.1, Busta 15, l’indicazione è aggiunta a matita probabilmente da altri
Nel Doc.4, Busta 3, è indicato il civico n.127. Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico
Nel Doc.1, Busta 1, non è riportato né il sito esatto né il committente.
Nel Doc.8, Busta 3, l’indicazione è soprascritta con la parola “no” Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico
Nel Doc. 1, Busta 1, è indicato il numero civico 10 invece di n. 4. Nei Doc.4 e 8, Busta 3, e nel Doc. 1, Busta 15, non è indicato il numero civico. Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico.
Negozio e camera soprastante per Ermippo Bottoni
Casa di civile
133
Cimitero
Famiglie Sigg. Feletti - Virgili
1 9 2 6 / Comacchio 1 9 2 7
Via S. Agostino
Sig. Vincenzo Feletti Virgili
Angolo Via San Bertolo nn.22-24Ditta. 24/A-26Entigerno Comacchio 26/A e Bellotti & Via Nino C. Bonnet nn. 1-1/A-1B
Ditta. Via Nino Entigerno Comacchio Bonnet. n. 3 Bellotti & - 3/A C.
Comacchio
Corso 1 Cav. Vittorio 9 Comacchio Salinguerra Emanuele n. 2 Bignozzi 200 6
Restauro casetta ad uso abitazione ed uffici
Casa di civile abitazione
Palazzo ad uso Uffici, Restauro casa per negozi ed abitazioni Uffici Statali abitazione e negozi
Casa ad uso abitazione ed uffici
Edicola funeraria
Corso Ermippo abitazione Vittorio Bottoni e Comacchio Emanuele n. Diva 149 Cavallari
Edicola funeraria
Restauro e sopraelevazione di casa
Villetta
Casa di civile
Casa di civile Via Sig. abitazione Acciaiuoli Pellegrino (non ancora Bonazza numerata) Villa Viale della Sig.ra Rimembranza Zelinda (non Patrignani numerata)
Corso Sig. abitazione Vittorio Antonio Comacchio Emanuele n. Cinti fu 79 Tommaso
Porto Garibaldi
Porto Garibaldi
Restauro e sopraelevazione di casa di civile abitazione di vani 11 e piani 2 della superficie di mq 220 Costruzione negozio e camera soprastante
Villetta
Casa di civile abitazione
Edicola funeraria
Fabbricato per uso industriale
Negozio e camere superiori aggiunte alla casa di proprietà Ermippo Bottoni
Casetta ad uso ufficio e abitazione custode del garage di vani 4 e piani 2 della superficie di mq 50 rifacimento di tutta la muratura interna – solai – tetto e rifacimento parziale murature esterne Fabbricato per Uffici Statali e abitazioni civili di vani 28 e piani 2 della superficie di mq 338. Abbattimento graduale e ricostruzione quasi totale della pericolante muratura interna e totale dei solai – rifacimento parziale dei muri esterni
Edicola funeraria (non ultimata nel rivestimento esterno in marmo) Restauro casetta ad Restauro casetta ad uso ufficio e uso ufficio e abitazione custode del abitazione custode garage di vani 4 e piani 2 della superficie di mq 50. Abbattimento muratura interna, cambiamento disposizione vani Fabbricato per uffici Vasto fabbricato per statali, abitazioni e uffici statali, negozi. abitazioni e negozi Abbattimento graduale e ricostruzione quasi totale dei solai – rifacimento parziale dei muri esterni, non ultimato nella parte esterna
Edicola funeraria
Torretta per deposito Torretta per deposito Deposito nafta nafta nafta all’interno del all’interno del Mulino Mulino Bignozzi Bignozzi
Restauro di negozio e costruzione camera superiore ex proprietà Ermippo Bottoni
Restauro e Restauro e sopraelevazione di sopraelevazione di civile abitazione di civile abitazione vani 11 e piani 2 della superficie di mq 220
Villetta di vani 8, piani 2 e superficie mq 115
Casa di civile abitazione vani 7 e piani 2
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Famiglia Edicola funeraria Guerrini
San Giuseppe
Cimitero
Fabbricato per uso industriale
Soc. Aldo Fabbricato per uso industriale Felisatti & C.
Codigoro
Nel Doc.1, Busta 1 non è riportata la datazione e quella qui indicata si basa sull’ordine con cui i lavori compaiono negli altri elenchi: dal confronto, infatti, risulta che questo lavoro è inserito tra quelli del 1926 e quelli del 1927.
Nel Doc.9, Busta 3, sono riportati i civici nn. 24/B e 26/B invece di 24/A e 26/A
Nei Doc.1, Busta 1 e Doc.4 e 10, Busta 3, è indicato il civico n.129 e Diva Cavallari come proprietaria. Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico Nel Doc.9, Busta 3, non sono indicati né la località né il committente. Nel Doc.10, Busta 3, l’indicazione è aggiunta a mano.
Nel Doc.8, Busta 3, non è riportato il numero civico
Nel Doc.1, Busta 15, l’indicazione è aggiunta a matita probabilmente da altri
Elenco opere realizzate
134
Comacchio
Comacchio
Via Isola n.18-20
Tempio di S. Antonio
Cimitero
Cimitero
Ferrara
Comacchio
Cimitero
Sig. Antonio Gelli
Piazza XX Settembre
Casa di civile abitazione
Sig. Maestro Camillo Zannini
Edicola funeraria Sig. Giovanni Carli
Per incarico Chiesa del Commissario Prefettizio del Comune Famiglia Sig. Orlando Codecà
Famiglia Dott. Ing. Enrico Feletti
Cimitero
Ferrara
Comacchio
Monumento funerario
Famiglia Edicola funeraria F.lli Samaritani
Sig. Giuseppe Feletti
Cimitero
Cimitero
San Giuseppe
Giuseppina Carli
Sig. Filippo Barillari
Famiglia Edicola funeraria F.lli Vincenzi
San Giuseppe
Cimitero
Comacchio
Cimitero
Comacchio
1 9 Comacchio 3 2 Comacchio
1 9 3 0
1 9 2 9
1 9 2 8
1 9 2 7
Cimitero
Comacchio
Cancellata artistica Casa di civile abitazione
Casa di civile abitazione
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Chiesa
Casa di civile abitazione
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Tomba di Famiglia
Tomba di Famiglia
Tomba di Famiglia
Edicola funeraria
Cancellata artistica
Restauro della facciata della Chiesa della B. V. del Rosario Edicola funeraria
Chiesa
Casa di civile abitazione
Edicola funeraria
Tomba di Famiglia
(Lavoro per) Giuseppina Carli
(Lavoro per) Filippo Barillari
Edicola funeraria
archivio
Casa di civile abitazione
Cancellata artistica
Edicola funeraria
Chiesa
Casa di civile abitazione
Edicola funeraria
Tomba di Famiglia
Tomba di Famiglia
Tomba di Famiglia
Edicola funeraria
Nel Doc.1, Busta 15, l’opera è datata 1931
Nel Doc.7, Busta 3, l’indicazione è cancellata con una riga a matita
Nel Doc.1, Busta 1, i Fratelli Gelli sono indicati come committenti e l’opera è sita in Piazza Duomo Nel Doc.7, Busta 3, non è riportato il committente
Nel Doc.7, Busta 3, nessun’altra indicazione accompagna il nome del committente. Nel Doc.7, Busta 3, nessun’altra indicazione accompagna il nome del committente. Nel Doc.1, Busta 15, gli Eredi del Sig. Lorenzo Carli sono indicati come committenti e l’opera è datata 1928. Nel Doc.1, Busta 1, è indicato il Cimitero di Porto Garibaldi invece di quello di S. GiuseppeNel Doc.1, Busta 1, è indicato il Cimitero di Porto Garibaldi invece di quello di S. Giuseppe
Elenco opere realizzate
4/4
1/1
R 3/7
R 4/7
3/3
R 2/7
3/4
2/3
R 2/7
R 3/7
1/3
R 2/7
2/4
4/4
R 1/7
R 3/7
3/4
R 1/7
1/4
2/4
R 1/7
R 3/7
1
1/4
R 1/7
135 12
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
n.
Roto N/ lo Rot.
palazzo
edicola funeraria
edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
chiesa
chiesa
chiesa
palazzo
museo (?)
palazzo
palazzo
Soggetto
Note
autografo (ad acquerello in basso a destra) autografo (a matita in basso a destra) schizzo a matita sul retro
autografo (ad acquerello in basso a destra)
autografo (ad acque-rello basso a destra)
s.d.
s.d.
intestazione e autografo (a prospettiva basamento con quattro gradinate matita rossa in e urne, protiro sui quattro lati con archi a basso a destra) tutto sesto, sfondo acquerellato schizzi a matita e china sul retro
prospetto con loggiato al piano terra a piĂš ordini sovrapposti con ordine doppio tra il secondo e terzo piano e ordine gigante, squadratura a china
intestazione in basso a destra
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
Data
schizzo a matita sul retro
prospetto basamento con gradinata, arco a tutto sesto attraversato da membrature che culminano con croce, cupola su base quadrata e evidenti contrafforti, urne funerarie, sfondo nero con cittĂ
prospettiva basamento con gradinata, arco a tutto sesto attraversato da membrature che culminano con croce, cupola su base quadrata e evidenti contrafforti, urne funerarie, sfondo collinare e vegetazione in primo piano
prospetto principale, basamento con gradinata, arco a tutto sesto, coronamento autografo similmente longobardo, cupola emisferica su (a matita rossa in base ottagonale, sfondo con porticato e salici basso a destra) piangenti
prospetto laterale di chiesa (vedi sopra)
sezione trasversale/prospetto di chiesa (vedi sopra) eseguita sul transetto
sezione longitudinale di chiesa a tre navate con tre campate; transetto con tiburio ottagonale; campanile a base quadrata e cuspide cilindrica; sfondo architettonico a matita e acquerello; all'interno membrature di mattoni
fronte principale a due ordini, con corpi simmetrici aggettanti con logge a serliana
fronte principale a due ordini, piano terra autografo bugnato con nicchia centrale statua e fontana (a matita in basso a destra) corpo principale con ordine gigante dorico e autografo ali laterali con tempietti in antis, sfondo con (a china in basso vegetazione a destra)
fronte principale a due ordini, loggia centrale autografo al piano terra, trabeazione di coronamento, (a matita in basso sfondo con paesaggio lacustre a sinistra)
Descrizione
edificio civile
edificio religioso
edificio religioso
edificio religioso
unica
unica
2 di 2
1 di 2
unica
3 di 3
edificio religioso
edificio religioso
2 di 3
1 di 3
unica
unica
unica
unica
edificio religioso
edificio religioso
edificio civile
edificio civile
edificio civile
edificio civile
Argomento Tavola
Dim. (cm)
tecnica mista (china, acquarello, matita) su cartoncino
progetto di sistemazione del centro di Codigoro, non palazzo 87,5 x 67,0 indicata all'inizio del nuovo viale prospetto sulla piazza
tecnica mista (china, acquarello, matita e dorature) su cartoncino squadrato a china
tecnica mista (china, acquarello, matita e dorature) su cartoncino squadrato a china
tecnica mista (china, acquarello, matita e pastello) su cartoncino
discreto con strappi perimetrali e fori
discreto con strappi perimetrali e fori
discreto con strappi perimetrali e fori
discreto con strappi perimetrali e fori
discreto con strappi perimetrali
tecnica mista china seppia discreto (supporto con e rossa, acquarello su presenza di muffe) cartoncino strappi perimetrali
tecnica mista china seppia discreto (supporto con e rossa, acquarello su presenza di muffe) cartoncino strappi perimetrali
tecnica mista china seppia discreto (supporto con e rossa, acquarello su presenza di muffe) cartoncino strappi perimetrali
tecnica mista (china, acquarello, matita) su cartoncino
non 57,0 x 85,0 indicata
non 57,8 x 83,0 indicata
non 40,5 x 54,3 indicata
non 68,4 x 48,0 indicata
non 36,3 x 50,9 indicata
non 73,0 x 60,0 indicata
discreto (supporto con presenza di muffe)
discreto (supporto con presenza di muffe)
tecnica mista (china seppia, acquarello) su cartoncino tecnica mista (china seppia, acquarello) su cartoncino
discreto (supporto con presenza di muffe)
discreto (supporto strappato, presenza di muffe)
Stato conservazione
tecnica mista (china seppia, acquarello) su cartoncino
tecnica mista (china seppia, acquarello) su cartoncino
Tecnica /supporto
non 43,5 x 62,0 indicata
progetto di edicola funeraria
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
non 80,5 x 37,0 indicata
"UN M.." a matita non 72,7 x 47,2 indicata
non 79,0 x 58,2 indicata
non 65,4 x 54,4 indicata
Scala
s.t.
s.t.
Titolo
Elenco acquerelli di Accademia
136
6/7
7/7
1/3
R 5/7
R 6/7
4/7
R 5/7
R 5/7
3/7
R 5/7
5/7
2/7
R 5/7
R 5/7
1/7
R 5/7
20
19
18
17
16
15
14
13
cancello e recinzione
teatro
teatro
teatro
Teatro
teatro
teatro
teatro
particolare di cancello e recinzione in ferro battuto. Decorazioni floreali. Studio della decorazione e del sistema di illuminazione del pilastro.
Vista prospettica dell'ingresso principale, accesso monumentale con arco trionfale, gradinata e rampe laterali; fascia basamentale in bugnato sormontata da loggiati con colonne binate e finestre ad edicola. Coronamento a fregio con statue. Finito. Il progetto è inserito in un contesto reale: sono presenti molte figure umane e è evidente che si ambienta all'ora del tramonto (colori rosa e azzurro verde), primo imbrunire (lampioni accesi)
prospetto principale, accesso monumentale con arco trionfale, gradinata e rampe laterali; fascia basamentale in bugnato sormontata da loggiati con colonne binate e finestre ad edicola.Coronamento a fregio con statue. In secondo piano, imponente cupola. Trasposizione in prospetto delle planimetrie precedenti. prospetto principale, accesso monumentale con arco trionfale, gradinata e rampe laterali; fascia basamentale in bugnato sormontata da loggiati con colonne binate e finestre ad edicola.Coronamento a fregio con statue. In secondo piano, imponente cupola. Trasposizione in prospetto delle planimetrie precedenti. Incompiuto e probabilmente preparatorio al prospetto precedente (R5/7.5) con alcune differenze (es: coronamento, fregio, tamburo della cupola, basamento)
pianta del primo piano. Accesso all'atrio tramite scalinata e rampe laterali; versione alternativa alla precedente R 5/7.3. L'ampio spazio denominato vestibolo nella tavola precedente qui risulta suddiviso in una hall centrale, una sala da ballo ed un piccolo cinematografo. Platea a ferro di cavallo, spazi accessori
prospettiva, evidente il prospetto laterale e la tripartizione in tre corpi funzionali distinti: atrio, platea e palcoscenico pianta del primo piano. Accesso all'atrio tramite scalinata e rampe laterali; ampio vestibolo colonnato dal quale si accede alla platea a ferro di cavallo ed al foyer. Accessi laterali e passaggi pubblici
autografo (a china in basso a destra)
la firma in corsivo ad acquerello è tagliata, quindi è stato rifilato per essere incorniciato.
intestato in basso a destra (stampatello, a china)
s.d.
s.d.
s.d.
luglio 1919
s.d.
s.d.
autografo (a pastello in basso a destra)
intestato in basso a destra (stampatello, a china); schizzo di volto sul retro a pastello blu
s.d.
s.d.
autografo (a pastello in basso a destra)
prospetto principale, basamento con gradinate; al primo ordine del corpo principale loggiato tripartito centrale, al autografo secondo ordine fronte a tempio con lesene binate . Il corpo principale é concluso da una (a matita in basso doppia tipologia di copertura: a cupola e a a destra) doppia falda. Ali laterali terminanti con corpi ottagonali sormontati da cupola.
archivio
particolare costruttivo
edificio civile
edificio civile
edificio civile
edificio civile
edificio civile
edificio civile
edificio civile
unica
5 su 5
4 su 5
3 su 5
2 su 5
1 su 5
2 di 2
1 su 2
cancello in ferro battuto per villa
un teatro facciata principale in Piazza Oberdan
progetto per la costru-zione di un teatro a Trieste Piazza G. Oberdan - Via del Coroneo
un teatro pianta del primo piano
s.t.
s.t.
non 100,0x66,0 indicata
non 70,0 x 50,0 indicata
china e matita su cartoncino
china e acquerello su cartoncino
china e acquarello su cartoncino
non 68,0 x 46,0 indicata
china e matita su cartoncino
china e acquarello su cartoncino
57,0 x 96,0
tecnica mista china, acquarello su cartoncino (tecnica a spruzzo)
tecnica mista (china, acquerello) su cartoncino
tecnica mista (china, acquerello) su cartoncino
68,0 x 46,0
1:200
1:250
non 46,5 x 81,5 indicata
non 41,5 x 32,0 indicata
non 56,0 x 38,0 indicata
consistenti strappi perimetrali
discreto, piccoli strappi perimetrali, abrasioni superficiali, segni di umidità. Incorniciato e custodito a Catania da Alberto Vitali
discreto, piccoli strappi perimetrali
discreto, piccoli strappi perimetrali
discreto, consistenti mancanze e strappi perimetrali
discreto con strappi perimetrali
buono
discreto con strappi perimetrali e fori
2/3
3/3
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
R 6/7
R 6/7
R 7/7
R 7/7
R 7/7
R 7/7
R 7/7
137 27
26
25
24
23
22
21
non firmato
non firmato
prospetto di portale con ordine gigante di particolare di colonne su basamento con capitello composito e trabeazione. Coronamento con portale volute particolare di pannello decorativo con riquadro centrale rappresentante paesaggio particolare di marino. Cornice decorativa simmetrica con decorazione ninfe, pavoni, ghirlande ed elementi geometrici particolare decorativo
particolare costruttivo
sul disegno compare la scritta "A. D. MCMIX" s.d.
decorazione
edificio pubblico
edificio pubblico
edificio religioso
edificio pubblico
s.d.
s.d.
intestato in basso a destra (stampatello a china grossa)
prospetto: dettaglio del fronte principale del teatro di cui sopra. non firmato
s.d.
intestato in basso a sinistra (stampatello a matita)
s.d.
intestato in basso a sinistra (stampatello a carboncino)
particolare di particolare di decorazione di pannello con decorazione elementi vegetali
Teatro
teatro
s.d.
intestato in basso a destra (stampatello a matita
prospettiva di vestibolo monumentale di ingresso al teatro. Ordine gigante di lesene e semicolonne scanalate con capitello di ordine composito e trabeazione con mensole e fregio. Coronamento con fregio e balaustra. Sullo sfondo l'edificio principale su due ordini: al secondo ordine ampio loggiato con colonne binate con capitello stile composito; Trabeazione con fregio e balaustra. In primo piano passanti in carrozza e fontana.
sezione prospettica di sala da concerto a pianta circolare o ellittica con cupola nervata posta su tamburo bugnato con edicole e archi. Grossi pilastri portanti e archi ribassati. Rappresentazione del pubblico. prospettiva di cattedrale con torre chiesa campanaria centrale, archi rampanti cattedrale con culminanti con statue di angeli. Sulla torre scalinata principale corteo funebre. campanaria sala per concerti
unica
unica
unica
2 di 2
1 di 2
unica
unica
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
un teatro particolare prospettico
s.t.
salone per concerti d'organo
non 67,0 x 50,0 indicata
non 50,5 x 69,0 indicata
non 30,0 x 45,0 indicata
non 65,5x101,0 indicata
non 59,5 x 87,0 indicata
non 58,0 x 87,0 indicata
non 81,5 x 67,0 indicata
bozza di cornice disegnata a matita, strappi perimetrali
deteriorato su tutto il perimetro
matita e acquarello su cartoncino
china, acquarello e matita
matita e acquarello
alcuni strappi ai bordi, muffe
discreto con muffe diffuse
buono, piccole muffe
strappi perimetrali pi첫 profondi sul lato china, acquarello, pastello superiore, segni a su cartoncino china sul bordo sinistro
china, acquarello, matita su cartoncino
matita, carboncino e acquarello su cartoncino
acquerello e carboncino su strappi perimetrali carta
Elenco acquerelli di Accademia
2/6
3/6
4/6
P 5/19
P 5/19
P 5/19
1/2
P 2/19
1/6
8/8
P 1/19
P 5/19
7/8
P 1/19
2/2
6/8
P 1/19
P 3/19
5/8
P 1/19
1/2
4/8
P 1/19
P 3/19
3/8
P 1/19
2/2
2/8
P 1/19
P 2/19
1/8
P 1/19
Tavola numerata "2" a 1922 pastello blu
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Cavour - Comacchio Ferrara 1923
138 Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso"
16
Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso"
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
E' indicata come Fe variante "B" del 1924 disegno precedente.
Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Sul retro a china: Aprile Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso" 1924 Casa Boccaccini Comacchio tipo A. E' l'eliocopia del 1/6 15 Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Eliocopia della 1/6 Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso"
14
13
1924
1924
1923
1923
1922
1922
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Tavola numerata "5" a 1922 Cavour - Comacchio Ferrara 1922 pastello blu sul retro Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via 1922 Cavour - Comacchio Ferrara 1922
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Tavola numerata "4" a 1922 Cavour - Comacchio Ferrara 1922 pastello blu
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Uso misto scuola/ abitazione Edificio civile, abitazione
Uso misto scuola/ abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
Abitazione
4/6
3/6
2/6
1/6
2/2
1/2
2/2
1/2
8/8
7/8
6/8
5/8
4/8
3/8
2/8
1/8
Data Argomento Tav.
Tavola numerata "1" a 1922 pastello blu
Note
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Tavola numerata "3" a 1922 Cavour - Comacchio Ferrara 1922 pastello blu
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Cavour - Comacchio Ferrara 1922 (in alto a sinistra il n° "1" a pastello rosso, in alto a destra "Sospeso" in pastello blu; in basso a sinistra etichetta adesiva bianca " 1 Restauro casa Feletti) Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Cavour - Comacchio Ferrara 1922
Intestazione della carpetta
Restauro della casa del Sig. Vincenzo Feletti V. in via Sul retro, schizzi di Cavour - Comacchio Ferrara 1923 studio a matita (prospettive di edifici) 9 Progetto di villino economico per i f.lli Felisatti da costruirsi sulla spiaggia di Porto Garibaldi Ferrara 1923.In alto a six a pastello rosso il n° "2", in alto a dex la scritta "Non Costruito". In basso a six etichetta adesiva "2 f.lli Felisatti". 10 Progetto di villino economico per i f.lli Felisatti da costruirsi sulla spiaggia di Porto Garibaldi Ferrara 1923 11 Progetto di scuola con annesse abitazioni - da erigersi in S. Martino Spino. Ferrara - maggio 1924 - prof. arch. Vitale Vitali In basso a sinistra etichetta adesiva "3 Scuola di S. Martino Spino" In alto a six il n° "3" a pastello rosso 12 Progetto di scuola con annesse abitazioni - da erigersi Sul retro, a pastello blu, in S. Martino Spino "Arch -Diversi"
8
7
6
5
4
3
2
1
N/ N. carp.
Carpetta
archivio Scala
1:1
1:20
1:50
1:20
1:50
no
1:2
1:100 1:50
1:100 1:50
1:100 1:50
1:100
Si ripete l'intestazione : 1:100 "Restauro della casa 1:50 Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata
Si ripete l'intestazione : "Restauro della casa Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata Si ripete l'intestazione : "Restauro della casa Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata Si ripete l'intestazione : "Restauro della casa Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata
s.t.
Progetto di scuola con 1:100 annesse abitazioni. Da fabbricarsi n S. Martino Spino
s.t.
s.t.
s.t.
Progetto di restauro della 1:50 casa del Sig. V. Feletti in via Cavour Casa Feletti Particolare 1:3
Particolari Progetto di restauro della casa del Sig. V. Feletti in via Cavour Progetto di restauro della casa del Sig. V. Feletti in via Cavour Progetto di restauro della casa del Sig. V. Feletti in via Cavour S.t.
Progetto di restauro della 1:50 casa del Sig. V. Feletti in via Cavour
Titolo
63x44,5
63x44,5
63x44,5
63x44,5
72x74,3
93,5x31,8
108x56,5
38,2x30
71x53
70,4x49,7
50,5 x 30,7
86x895,5
55,5 x 41
57,8 x 30,4
39 x 37,7
50,5 x 30,7
Dim. (cm) e Buono
Stato conservaz.
Buono
Buono
Eliocopia seppia su cartoncino a grana larga e di maggior grammatura China su lucido
Eliocopia seppia
China su lucido
Matita su carta millimetrata
Discreto con muffe diffuse
Pessimo presenza di muffe in gran quantità
Discreto: un buchetto nella pianta del P.T.
Buono
Buono
Buono, alcuni strappi laterali, mancanza nell'angolo in basso dex Mista, china e Non buono, matita su carta da strappi e schizzo mancanze China su carta tipo Buono lucido
Acquerello e matita su cartoncino Acquerello e matita su cartoncino China e acquerello su carta da schizzo
Acquerello su Buono carta leggera China seppia su Buono carta
China seppia su Buono carta
china color seppia Buono su carta
China seppia su Buono carta
China rossa seppia su carta
Tecnica/ supporto
Elenco Serie “Progetti Case”
139
4/11
5/11
6/11
7/11
8/11
P 7/19
P 7/19
P 7/19
P 7/19
P 7/19
5/5
P 6/19
3/11
4/5
P 6/19
P 7/19
3/5
P 6/19
2/11
2/5
P 6/19
P 7/19
1/5
P 6/19
1/11
6/6
P 5/19
P 7/19
5/6
P 5/19
Data corretta a matita 1925
Fe 1925
Fe 1925
Fe 1925
Fe 1925
Fe 1925
Fe 1925
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
Fe 1924
31 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
Fe 1925
30 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via Scarabocchi a matita Fe V.E. III Comacchio- Ferrara 1925 alla six del foglio 1925
27 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via Sul retro: studio di testa V.E. III Comacchio- Ferrara 1925 di uomo con basamento Firma e scritta: " tav. X" 28 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via A margine a six c'è V.E. III Comacchio- Ferrara 1925 abbozzo a matita di griglia poi ritagliata dal foglio. 29 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
26 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
25 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
Sul retro: studio della intestazione delle tavole a matita . Data corretta a matita 1925 22 Progetto di villino da costruirsi in Comacchio per il Data corretta a matita sigr. P. Fogli - Ferrara 1924 corretto a matita in 1925 - 1925 In alto a destra "Non eseguito" . 23 Progetto di villino da costruirsi in Comacchio per il Sono indicate le misure sigr. P. Fogli - Ferrara 1924 corretto a matita in 1925 - dei vani. Sul retro segni In alto a destra "Non eseguito" a matita: abbozzo di . cornice. Data corretta a matita 1925 24 Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
20 Progetto di villino da costruirsi in Comacchio per il sigr. P. Fogli - Ferrara 1924 corretto a matita in 1925 In alto a destra "Non eseguito" 21 Progetto di villino da costruirsi in Comacchio per il sigr. P. Fogli - Ferrara 1924 corretto a matita in 1925 In alto a destra "Non eseguito"
19 Progetto di villino da costruirsi in Comacchio per il Data corretta a matita sig. P. Fogli - Ferrara 1924 corretto a matita in 1925 - 1925 In alto a destra "Non eseguito"
Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Sul retro a china: Aprile Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso" 1924 Casa Boccaccini Comacchio tipo A. Eliocopia del 1/6. Note a matita con i mq dei vani 18 Restauro della casa dei f.lli Boccaccini - Piazza Vedi sopra Duomo Comacchio -In alto a destra "Sospeso"
17
Edificio civile, abitazione e negozi Edificio civile, abitazione Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione Edificio civile, abitazione Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione Edificio civile, abitazione
Edificio civile: abitazione e negozio Edificio civile, abitazione
Edificio civile, abitazione
8/11
7/11
6/11
5/11
4/11
3/11
2/11
1/11
5/5
4/5
3/5
2/5
1/5
6/6
5/6
1:100 1:50
1:100 1:50
Restauro della L. Feletti Comacchio Restauro della L. Feletti Comacchio
casa del sig. facciata Virgili a scala 1:50
casa del sig. facciata Virgili a scala 1:50
Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili scala 1:50
s.t.
facciata scala (dedotta)
Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili a scala 1:50 Comacchio Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili scala 1:25 s.t.
86 x 41
China nera su lucido
China nera su lucido
China nera su lucido
in 31 x 51,5
in 31 x 51,5
in 48 x 31
Eliocopia della versione 2/11, seppia chiara Eliocopia della versione 2/11, seppia molto chiara
Eliocopia della versione 1/11, seppia chiara
53 x 37 Matita su tagliato in cartoncino maniera irregolare. in 40,5 x 31,5 China nera su 1:50 cartoncino
in 66 x 49,5
in 52,5 x 31,5
in 48,5 x 31,5
Buono
Buono
Discreto Bordo inferiore un po' rovinato e segni a china. Buono con il bordo inferiore un po' rovinato.
Buono Tagli nelle pieghe Discreto strappi e tagliato irregolarmente
Buono Piccolo taglio nella piega centrale vertic. Buono
Matita su carta Discreto millimetrata. E' la malacopia per il lucido
Eliocopia dell'1/5. Discreto Molto chiara seppia
China nera su lucido
Eliocopia seppia Discreto : della versione 4/6 bucature nelle pieghe del foglio
Eliocopia seppia Discreto della versione 1/6
Buono con piccolissimi e strappi perimetrali 86 x 41 Eliocopia dell'1/5. Discreto con Molto chiara qualche buchino seppia di graffettatura 43,5 x 45 Tecnica mista: Discreto foglio è max. Foglio china, matita su tagliato irregolare cartoncino irregolarmente
86 x 41
63x44,5
63x44,5
piante in scala 32 x 21 1:100
Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili scala 1:50
Villino Fogli a Comacchio
Si ripete l'intestazione : 1:100 "Villino per il sig. P. Fogli" 1:50 in cornice decorata
Si ripete l'intestazione : 1:100 "Villino per il sig. P. Fogli" 1:50 in cornice decorata s.t.
Si ripete l'intestazione : "Restauro della casa Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata Si ripete l'intestazione : "Villino per il sig. P. Fogli" in cornice decorata
Si ripete l'intestazione : 1:100 "Restauro della casa 1:50 Bocccaccini Comacchio" in cornice decorata
Elenco Serie “Progetti Case”
140
1/3
1/3
1/3
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
P 10/19
P 10/19
P 11/19
P 11/19
P 11/19
P 11/19
P 11/19
2/4
P 9/19
P 10/19
1/4
P 9/19
4/4
3/3
P 8/19
P 9/19
2/3
P 8/19
3/4
1/3
P 8/19
P 9/19
11/11 34
P 7/19
49
48
47
46
45
44
43
42
41
40
39
38
37
36
35
10/11 33
P 7/19
32
9/11
P 7/19
Edificio residenziale
1925
Progetto della casa del fascio di Comacchio
Progetto della casa del fascio di Comacchio
Progetto della casa del fascio di Comacchio
Progetto della casa del fascio di Comacchio
s.d.
s.d.
Prospetto dell'edificio s.d. al 4/5 Foglio squadrato
Prospetto dell'edificio s.d. al 1/5 Foglio squadrato Foglio squadrato s.d.
Foglio squadrato
Foglio squadrato
1926
Restauro di un fabbricato per uffici e negozi in Piano primo Comacchio per la ditta Bellotti (Via Nino Bonnet)
Progetto della casa del fascio di Comacchio
1926
Restauro di un fabbricato per uffici e negozi in Piano terra Comacchio per la ditta Bellotti (Via Nino Bonnet)
edilizia civile progetto di garage - ditta E. Bellotti & Quote a matita e segni 1925 C. Comacchio di china da pulitura di pennino Data su carpetta Restauro di un fabbricato per uffici e negozi in Annotazioni a matita in 1926 Comacchio per la ditta Bellotti (Via Nino Bonnet) basso a dex (da decifrare)
Edificio civile
edilizia civile progetto di garage - ditta E. Bellotti & Titolo e scala metrica in 1925 matita colorata e quote, C. Comacchio segni a matita Data su carpetta edilizia civile progetto di garage - ditta E. Bellotti & Data su carpetta 1925 C. Comacchio
Edificio civile Edificio civile
Edificio civile Edificio civile Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile
1925
Edificio residenziale
Edificio residenziale
1925
Fe 1925
Fe 1925
Edificio civile, abitazione e negozi Edificio civile, abitazione Schizzi
Fe 1925
1925
edilizia residenziale: restauro della casa del sig. Segni di china (pulitura pennino) sulla carpetta Antonio Fantini in via Cavour n. 25 a Comacchio a matita rossa è scritto costruito. Data su carpetta edilizia residenziale: restauro della casa del sig. Titolo e scala metrica in china nera. Antonio Fantini in via Cavour n. 25 a Comacchio Data su carpetta edilizia residenziale: restauro della casa del sig. Titolo e scala metrica in Antonio Fantini in via Cavour n. 25 a Comacchio china seppia Data su carpetta edilizia civile progetto di garage - ditta E. Bellotti & Titolo e scala metrica in C. Comacchio matita Data su carpetta
Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
Restauro della casa del sig. Luigi Feletti Virgili in via V.E. III Comacchio- Ferrara 1925
archivio Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili scala 1:50
5/5
4/5
3/5
2/5
1/5
3/3
2/3
1/3
1:25
63,0x49,6
63,0x50,4
69,0X51,5
foglio protocollo
in 66 x 49,5
in 48 x 31
1:25 (scritta a matita)
1:50
1:25
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
1:100
1:100
1:100
Restauro di un fabbricato per 1:50 uffici statali e negozi in Comacchio. Ditta E. Bellotti & C. - materiali da costruzione Restauro di un fabbricato per 1:50 uffici statali e negozi in Comacchio. Ditta E. Bellotti & C. - materiali da costruzione s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
40x28
40x28
40x28
40x28
40x28
88x64
88x64
136x40
49,80x81
86,0x74,4
Progetto per la costruzione 1:25 88,0x64,3 di un garage con soprastante magazzino materiali costruzione - Ditta Entigerno Bellotti e C. Progetto di garage prp. E. 1:50 prospetto 47,5x31,0 Bellotti e C. Comacchio 1:100 pianta
restauro della casa del sig. A. 1:25 Fantini in via Cavour n. 25
restauro della casa del sig. A. 1:25 Fantini in via Cavour n. 25
s.t.
11/11 s.t.
10/11 Restauro della casa del sig. facciata L. Feletti Virgili scala 1:25
9/11
Discreto
Discreto, supporto un po’ consumato nei bordi e ingrigito dal tempo Discreto
Buono Tagli nelle pieghe Buono ingiallito
Buono
Discreto, ripiegato in 4 parti, supporto tagliato lungo la piegatura Discreto, ripiegato in 4 parti, supporto tagliato lungo la piegatura Buono
Cattivo supporto con strappi, rotture sui bordi e false pieghe Cattivo supporto tagli, rotture sui bordi e false pieghe Discreto supporto con qualche rottura ai bordi Buono ripiegato in 8 parti
China e matita su Buono carta China e acquerello Buono
China e acquerello Buono
China e matita su carta China e acquerello Buono
Matita su carta
China su cartoncino, linee costruzione a matita Matita su carta
China su lucido
China su lucido giallo
China e acquerello su lucido giallo
China e Discreto acquerello su carta supporto con con ombre presenza di muffe
China su carta gialla
Eliocopia della versione 3/11, seppia Foglio protocollo a righe. Schizzi e scritte a matita Tecnica mista: china nera e seppia e acquerello su cartoncino con ombre China su carta lucida
Eliocopia della versione 1/11, seppia chiara
4/4
1/7
2/7
3/7
4/7
P 14/19
P 14/19
P 14/19
P 14/19
10/10 59
P 12/19
P 13/19
9/10
P 12/19
3/4
8/10
P 12/19
P 13/19
7/10
P 12/19
2/4
6/10
P 12/19
P 13/19
5/10
P 12/19
1/4
4/10
P 12/19
P 13/19
3/10
P 12/19
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio .
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
s.d.
s.d.
Prospetto principale Foglio squadrato Prospetto principale s.d.
s.d.
s.d.
Prospetto dell'edificio s.d. relativo allo schizzo a matita precedente; foglio squadrato Vedi sopra s.d.
Accompagnato da lettera dattiloscritta firmata dall'ing. Samaritani con note a china riguardanti la scala del progetto
s.d.
s.d.
s.d.
141 67 Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
66 Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
65 Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
Alcuni calcoli a matita
s.d.
s.d.
Sicuramente collegato s.d. al disegno della carpetta 17
C. Scala metrica a china, 1926 segni di costruzione a matita e quote in china rossa; data su carpetta 63 Edilizia residenziale: Ditta E. Bellotti & C. Titolo, con scala 1926 Comacchio uffici e abitazione custode metrica, tipo disegno, squadratura e firma arch. V. Vitali Ferrara a china; data su carpetta 64 Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio s.d.
62 Edilizia residenziale: Ditta E. Bellotti & Comacchio uffici e abitazione custode
60 Edilizia residenziale: ufficio e abitazione custode del Titolo tavola, tipo 1926 garage Ditta E. Bellotti & C. Comacchio disegno e scala metrica a china, quote e schizzi a matita nera e colorata Data su carpetta 61 Edilizia residenziale: Ditta E. Bellotti & C. Vedi sopra 1926 Comacchio uffici e abitazione custode
58
57
56
55
54
53
52
51
2/10
P 12/19
50
1/10
P 12/19
Edificio civile
Edificio civile
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
1:100
1:200
1:200
1:200
1:200
1:200
1/2
2/5
1/5
28x31,5
80x53,5
27,5x21
40x28
40x28
31x21
17,5x31
23x19
30x42
21x27,6
32,8X42,5
C. 1:25 e
Azienda Valli Comacchio PRINCIPALE Azienda Valli Comacchio PRINCIPALE
Buono
Buono
Matita e squadra su cartoncino presquadrato.
40,2x28,0 Comunali - 1:25 INGRESSO (scala indicata a matita)
Eliocopia grigiobeige.
Eliocopia grigiobeige.
Buono piegato; frastagliature nel perimetro.
Buono piegato, increspature e frastagliature nel perimetro. Buono, piegato, frastagliature nel perimetro; strappi all'incrocio delle pieghe. Buono Vedi sopra.
China nera lucido Buono giallo
China nera lucido Discreto giallo campiture macchie di china a six China nera lucido Buono giallo
Tecnica mista Buono china e acquerello Buono Stampa su cartoncino: disegno in scala di grigi su sfondo rosa China nera lucido Discreto giallo campiture
Matita
Matita e china
Eliocopia grigiobeige.
110,0x75,0
Buono
Buono
Buono
Buono
Buono
Tecnica mista Buono china e acquerello
Matita su carta
China matita e pastello su carta China matita e pastello su carta China matita e pastello su lucido Tecnica mista china e pastello su lucido
109,5x34,0
Comunali - 1:20 INGRESSO
Progetto di Caserma per la 1:200 1:2000 G.I.L. di Comacchio
34,0x69,5
46,3X33,9
49,5X43,4 1:25
C. 1:25 e
Pianta della Ex Casa 1:200 Amministrazione Valli in Comacchio
Ditta E. Bellotti & Comacchio uffici abitazione custode
Ditta E. Bellotti & Comacchio ufficio abitazione custode s.t.
Garage E. Bellotti & C. 1:50 prospetti 29,7X74,0 Comacchio ufficio e 1:100 piante abitazione custode
Progetto di caserma per la 1:50 G.I.L. di Comacchio 10/10 Progetto di caserma per la G.I.L. di Comacchio
9/10
8/10
7/10
6/10
5/10
4/10
3/10
2/10
1/10
Edificio 2/2 civile-militare
Edificio civile
Edificio residenziale
Edificio residenziale
Edificio residenziale
Edificio residenziale
Edificio civile Edificio civile Edificio civile Edificio civile
Edificio civile Edificio civile
Edificio civile Edificio civile Edificio civile Edificio civile
Elenco Serie “Pogetti Case�
142
13/17 83
14/17 84
15/17 85
16/17 86
17/17 87
1/1
1/1
P 15/19
P 15/19
P 15/19
P 15/19
P 16/19
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89
88
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77
12/17 82
7/17
P 15/19
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6/17
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5/17
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3/17
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71
9/17
1/17
P 15/19
70
P 15/19
7/7
P 14/19
69
8/17
6/7
P 14/19
68
P 15/19
5/7
P 14/19
s.d.
s.d.
s.d.
Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Asilo infantile Edificio religioso
Asilo infantile Asilo infantile
Asilo infantile Asilo infantile
Asilo infantile
Asilo infantile
Asilo infantile
Asilo infantile
Edificio civile
Edificio civile
Edificio civile 1:50 (scala indicata desunta)
1:100
1:100
s.c.
s.c.
1:100
s.t.
17/17 s.t.
16/17 s.t.
15/17 s.t.
14/17 s.t.
13/17 s.t.
12/17 s.t.
11/17 s.t.
non ma
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
31,0x21,0
48,0x35,0
40,0x28,0
52,0x34,0
34,0x52,0
48,0x35,0
48,0x35,0
35,0x47,0
31,0x47,0
40,2x28,0
40,2x28,0
40,2x28,0
1:100
50,4x78,2
non indicata 48,5x65,7 (indicata a matita 1:20)
1:100
1:100
1:100
1:100
1:100
1:100
1:100
1:100
1:100
Progetto di Asilo infantile a 1:100 Portogaribaldi s.t. 1:100
Progetto di Asilo infantile a Portogaribaldi Progetto di Asilo infantile a Portogaribaldi
s.t.
s.t.
s.t.
Azienda Valli Comunali Comacchio - INGRESSO PRINCIPALE Azienda Valli Comunali - 1:50 Comacchio - INGRESSO PRINCIPALE Progetto di Asilo infantile 1:100 per Portogaribaldi
Azienda Valli Comunali Comacchio - INGRESSO PRINCIPALE
10/17 s.t.
9/17
8/17
7/17
6/17
5/17
4/17
3/17
2/17
1/17
5/5
4/5
3/5
1929 unica s.t. (data scritta sulla carpet ta) s.d. Edificio unica Progetto di Caserma per la civile-militare G.I.L. di Comacchio
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
calcoli a matita sul s.d. foglio s.d.
s.d.
disegno a matita di s.d. pianta e alzato di una scala circolare s.d.
s.d.
s.d.
sezione a china nera sul s.d. retro
schizzo di prospettiva a s.d. matita sul retro
Scritte a matita sul s.d. disegno
Chiesa del cimitero di Comacchio. All'interno disegno a matita di compare la scritta a penna blu: Cartella disegno di cornici, capitelli, Peccenini Loredana II° D - Anno -1951-52volute; calcoli a matita; linee di quotatura. Sul retro: a matita la scritta Vitali Ronta (Firenze). Progetto di caserma a Comacchio. All'interno Sicuramente collegato compare la scritta a matita: 22 I^ C Zucchelli al disegno della carpetta Giuliano 14. Piante, sezioni e prospetti con ombre
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto di Asilo infantile per Portogaribaldi
Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
Progetto "EX" Amministrazione Valli Comacchio
archivio
Discreto strappi perimetrali
Discreto strappi
Discreto
Cattivo, muffe
Buono
Buono piegato, frastagliature nel perimetro. Buono piegato, frastagliature nel perimetro. Buono
Buono piegato, frastagliature nel perimetro.
Eliocopia grigiobeige.
China nera con matita su fogliocartoncino beige Fabriano acquerellato
Matita su foglio
Matita su foglio
China nera con matita su foglio China nera con matita su foglio China nera con matita su foglio Matita su foglio
Discreto: piegato con perimetro sfrangiato. Polvere bianca in superficie.
Discreto, piegato, angoli ripiegati su di sĂŠ, perimetro sfrangiato
Discreto strappi
Discreto strappi
Discreto strappi
Discreto strappi
Discreto strappi
Discreto strappi
China nera e Discreto strappi matita su foglio Matita su foglio Discreto strappi
Matita su carta con Discreto squadratura China nera su Discreto strappi cartoncino Fabriano China nera Discreto strappi
Matita e squadra su cartoncino presquadrato. China nera, acquerello su cartoncino China nera, acquerello su cartoncino China nera e matita su cartoncino Matita su cartoncino Fabriano China nera su lucido China nera su lucido
Matita ripassata a china nera con acquerello su cartoncino presquadrato. Matita ripassata a china nera.
1/7
2/7
3/7
4/7
5/7
6/7
7/7
1/7
2/7
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4/7
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7/7
1/4
2/4
3/4
4/4
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P 18/19
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143
P 19/19
P 19/19
P 19/19
P 20/19
P 20/19
P 20/19
P 20/19
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
Scritte: numeri a matita s.d. sul fronte
Autografo a matita in basso a six, e scritta a china non decifrabile. Studio per il nuovo ingresso al cinema Zannini Scritta: Codigoro in alto centrale, annotazioni sulla planimetria e numeri, forse quote. Testo dell'esame finale all'Accademia Scritte: 24 a matita blu in alto a destra
Progetti vari
107 Progetto casa del Fascio di Porto Garibaldi
106 Progetto casa del Fascio di Porto Garibaldi
105 Progetto casa del Fascio di Porto Garibaldi
104 Progetto casa del Fascio di Porto Garibaldi
103 Progetti vari: casa del Fascio di Ferrara
102 Progetti vari
101 Progetti vari
Ombre portate
proprie
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
e s.d.
Presenza di schizzi a s.d. mano libera di alcune decorazioni nei coronamento. La firma V. VITALI è posta in basso a dex. Qualche nota e calcolo s.d. a matita
s.d.
Schizzo a fianco del s.d. disegno che pare uno studio incompiuto con cancellazioni. Schizzi di progetti Sul retro grossa scritta s.d. rossa: SC. Studio per il teatro Zannini. Progetti vari. Scritte a china:" tutte le incassature Alcune quote generali e s.d. murali la cui sezione non è specialmente indicata sono di dettaglio. larghe 20 cm e profonde 15 cm". Progetti vari s.d.
Schizzi di progetti
Schizzi di progetti
Schizzi di progetti
Schizzi di progetti
Schizzi di progetti.
Schizzi di progetti
100 Progetti vari
99
98
97
96
95
94
93
92
91
90
1./1
2/2
1/2
2/2
1/2
Casa del fascio Casa del fascio Casa del fascio Casa del fascio
Casa del fascio
Edificio civile abitazione
Edificio civile abitazione
s.t.
s.t.
3/3
2/3
1/3
Casa Littoria Garibaldi Casa Littoria Garibaldi s.t.
unica s.t.
unica
1./1
1./1
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
unica s.t.
Edificio 1./1 civile: grattacielo residenza e commerciale
Edificio civile Edificio civile abitazione
Edificio civile
Cinema
Cinema
Cinema
s.t.
s.t.
unica s.t.
unica s.t.
Esercitazione 1/2 scolastica Esercitazione 2/2 scolastica
Progetto di urbanizzazione
Cinema
di
di
69,0x60,0
65,0x50,0
65,0x50,0
69,0x65,0
46,0x46,0
70,0x38,0
65,0x49,0
41,0x31,0
41,0x31,0
1:100
Porto 1:100
Porto 1:100
1:100
s.c.
s.c.
70,0x50,0
52,0x30,0
52,0x30,0
40,0x28,0
52,0x30,0
66,0x49,0
1:20 (indicata 66,0x49,0 a matita leggera)
1:50 1:100
1:100
1:100
1:50
1:50
1:50
s.s.
s.s.
1:2000 (forse 32,0x35,0 particolare 1:1000)
non indicata 28,0x32,0 (1:50)
Discreto ingiallito Cattivo ingiallito con strappo Buono
Cattivo con supporto ingiallito
Buono
Buono
Buono
Buono
Vedi sopra
Vedi sopra
Cattivo, perimetro, frastagliato, pieghe profonde, muffe
Buono, pieghe profonde, lacerazioni e muffe
Discreto con supporto fragile, pieghe e strappi Vedi sopra
Discreto macchie e buchi China nera, rossa e Discreto strappi matita su e macchie cartoncino
Vedi sopra
Vedi sopra
Matita su cartoncino, di alta gramm., beige Fabriano acquerellato Matita su cartoncino, di alta gramm., beige Fabriano acquerellato China nera su cartoncino leggero squadrato Vedi sopra
China nera su lucido giallo Matita su cartoncino, alta grammatura, beige Fabriano acquerellato Matita su fogliocartoncino beige acquerellato
China nera su lucido giallo
Discreto, ingiallito, strappi e macchie Matita e penna blu Discreto su cartoncino ingiallito
Matita su cartoncino Fabriano Matita su cartoncino Fabriano
Matita su foglio protocollo righe Matita su foglio
Matita su lucido
Tecnica mista matita e china su cartoncino acquerellato in grigio e rosso
Elenco Serie “Pogetti Case”
1/3
2/3
3/3
1/9
3/9
4/9
5/9
6/9
T 2/14
T 2/14
T 3/14
T 3/14
T 3/14
T 3/14
T 3/14
7/9
8/9
9/9
1/1
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
1/10
2/10
3/10
4/10 5/10
6/10
7/10
T 3/14
T 3/14
T 3/14
T 4/14
T 5/14
T 5/14
T 5/14
T 5/14
T 5/14
T 6/14
T 6/14
T 6/14
T 6/14 T 6/14
T 6/14
T 6/14
Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
144 27 Senza Intestazione
26 Senza Intestazione
24 Senza Intestazione 25 Senza Intestazione
23 Senza Intestazione
s.d.
s.d.
s.d.
1928
1928
1928
1928
1928
s.d.
1928
1928
1928
1928
1928
1928
1928
s.d.
s.d. Operazioni aritmetiche a s.d. margine del foglio. s.d.
16 Edicola funeraria nel cimitero di Ferrara fam. ing. Dott. Enrico Feletti 17 Edicola funeraria nel cimitero di Ferrara fam. ing. Dott. Enrico Feletti 18 Edicola funeraria nel cimitero di Ferrara fam. ing. dott. Enrico Feletti 19 Edicola funeraria nel cimitero di Ferrara fam. ing. dott. Enrico Feletti. 20 Edicola funeraria nel cimitero di Ferrara fam. ing. dott. Enrico Feletti 21 Senza Intestazione In basso a six etichetta adesiva Scritta a matita: "arch. bianca "6 Progetto tomba" Vitale Vitali" con firma. 22 Senza Intestazione
15 Tomba Famiglia Vincenzi - Comacchio
14 Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
13 Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
12 Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
11 Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
Data
1928
s.d.
s.d.
s.d.
Sotto il fronte c'è la s.d. scritta a china corsivo "ing. Codecà" Stemma uguale a s.d. quello del progetto 1/2.
Note
Edicola funeraria per la famiglia Guerrini nel Scritta a china in basso cimitero di Porto Garibaldi a destra: arch. Vitali Ferrara Edicola funeraria per la famiglia Guerrini nel Scritta a china in basso cimitero di Porto Garibaldi a destra: arch. Vitali Ferrara Edicola funeraria per la famiglia Guerrini nel cimitero di Porto Garibaldi Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio In basso a six c'è un timbro rettangolare: "V. Vitali architetto" Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio Copia del disegno 1/9
10 Tomba per la famiglia Giuseppe Feletti - Comacchio
9
8
6
5
4
3
Famiglia Codecà - Ferrara
T 2/14
2
2/2
T 1/14
T 1/14
N. N. Intestazione della carpetta dis. ½ 1 Famiglia Codecà - Ferrara.
Carpetta
archivio
Tomba
Tomba
Tomba Tomba
Tomba
Tomba
Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Tomba
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Cappella funebre
Edicola funeraria
7/8
6/8
4/8 5/8
3/8
2/8
1/8
5/5
4/5
3/5
2/5
1/5
1/1
9/9
8/9
7/9
6/9
5/9
4/9
3/9
1/9
3/3
2/3
1/3
1/1
1/1
Argomento Tav.
1: 20
Scala 125 x 49
Dim. (cm)
s.t.
s.t.
s.t. s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
Edicola funeraria per famiglia Feletti nel cimitero Comacchio Edicola funeraria per famiglia Feletti nel cimitero Comacchio s.t.
s.t.
Edicola funeraria per famiglia Feletti nel cimitero Comacchio Edicola funeraria per famiglia Feletti nel cimitero Comacchio s.t.
70x35
70x35
1:10
1:10
86,5x67,5
87x67,5
87x67,5 100x70
63x31
100x70
1400x70
100x70
(a 82x50
Probabilmente 1: 10 Probabilmente 1:10 Probabilmente 1:50 1:10 1:10
1: 20 matita) 1: 10
100x70
86x45
Presumibilme 99x73 nte 1:10 Presumibilme 100x75 nte 1:10 Presumibilme 73x34 nte 1:20 98x35
la 1:20 di
la 1:20 di
Presumibilme 99x70 nte 1:10
Presumibilme 97x72 nte 1:10
la Presumibilme 100x75 di nte 1:10
la Presumibilme 100 x 75 di nte 1:10
Presumibilme 92 x 37,5 nte 1:20 (non ci sono quote). Edicola funeraria per la 1:20 ? 100,0x66,0 famiglia Guerrini nel cimitero di S. Giuseppe Edicola funeraria per la 1:20 ? 92,0 x 63,0 famiglia Guerrini nel cimitero di S. Giuseppe s.t. 1:20 ? 100,0 x 70,0
s.t.
s.t.
Titolo Discreto: ingiallito con piccoli strappi. Discreto: è stato e ha piccoli tagli .
Stato conservaz.
Matita e china su carta China su lucido China su lucido eliocopia China e matita su carta China su lucido Eliocopia
China su lucido China su carta
China e acquerello
Buono Buono
Buono
Buono
Buono
Scarabocchi a pennarello Segni di china sui bordi e tagli.
China su Qualche lucido abrasione e taglio China su carta
China su lucido China su carta
Eliocopia del lucido 6/9
China, acquarello, matita su carta China, acquarello, matita su carta China su lucido
China nera su Discreto: strappi lucido laterali e supporto ingiallito China nera su Discreto: strappi lucido laterali, buchi e ingiallito China nera e Buono matita su carta China su Ripiegato più lucido volte e molto fragile China su carta
Tecnica/ supporto Eliocopia seppia su carta e acquerello China nera su lucido
Elenco Serie “Pogetti Tombe”
10/10 30 Senza Intestazione
1/1
1/3
2/3
3/3
1/10
2/10
3/10
4/10
5/10
6/14
7/14
8/14
8/14
8/14
9/14
9/14
9/14
9/14
9/14
145
7/10
8/10
9/10
10/10 44 Progetti di tombe
1/3
2/3
9/14
9/14
9/14
9/14
10/14
10/14
46 Progetti di tombe
45 Progetti di tombe
43 Progetti di tombe
42 Progetti di tombe
41 Progetti di tombe
6/10
9/14
40 Progetti di tombe
39 Progetti di tombe
38 Progetti di tombe
37 Progetti di tombe
36 Progetti di tombe
35 Progetti di tombe
34 Progetto di edicola funeraria fam. Fabbrini
33 Progetto di edicola funeraria fam. Fabbrini
31 Fam. Samaritani Comacchio. Etichetta bianca in basso a six con la dicitura "7 fam. Samaritani" 32 Progetto di edicola funeraria fam. Fabbrini
29 Senza Intestazione
9/10
6/14
28 Senza Intestazione
8/10
6/14
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
scala metrica e firma autografa a china nera, squadratura in matita gialla scala metrica e tipo di disegno (facciata) a matita gialla, squadratura a matita rossa quota a penna rossa, segni a matita
Schizzo a matita di un prospetto appena accennato
Edicola funeraria Edificio funebre Edificio funebre
s.d.
s.d.
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria
Tomba
Tomba
Tomba
Tomba
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
Scala 1:20, Pianta, s.d. Sezione, scritti a matita blu e scritto a china nera in basso a dex: ”prof. Vitale Vitali” s.d.
scritto in basso a dex con matita rossa: “2”
costruzione a matita
s.d.
s.d.
In basso a matita: s.d. "Pianta". Sul retro particolare decorativo s.d.
Sul retro del foglio, a s.d. pastello magenta, lettere dell'alfabeto e numeri. In basso a matita la s.d. scritta "Sezione"
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
s.t.
Sezione trasversale
Sezione longitudinale A/B
s.t.
non s.t. è unica
non s.t. è unica
3/3
2/3
1/3
2/2
1/2
2/2
unica s.t.
unica s.t.
1/2
unica Sezione e fianco
3/3
2/3
1/3
1/1
2/2
1/2
8/8
desume 24x35
desume 25x35,5
68x98
40,0x28,0
40,0x28,0
79,0x73,0
50,0x48,0
109,5x72,0
110,0x75,0
56,0x107,0
57,5x49,0
46,0x50,0
1:10
1:20
1:20 ?
1:20 ?
44,3x69,5
72,2x39,6
29,0x38,5
Non indicata 38,5x38,5 molto probabile sia fuori scala
1:20
1:20
1:20 ?
1:20
1:10 ?
1:10 ?
1:10 ?
1:20 ?
1:20 ?
Presumibilme 30,6x40 nte 1:50 1:20 ? 51,0x51,0
Si 1:50
Si 1:50
Fuori scala
China su cartoncino giallo
China nera su lucido con ombre a matita Matita su cartoncino squadrato Matita su cartoncino squadrato China nera e sfondo ad acquerello grigio con squadratura a china nera China nera con campiture ad acquerello su cartoncino ruvido, squadratura su tre lati China nera con tratteggi a matita e acquerello China e acquerello su cartoncino
China e acquerello su lucido China e acquerello su lucido China su lucido China nera su carta sottile china nera su carta sottile china nera su carta sottile china nera su lucido Matita su lucido China nera su lucido China nera su lucido con campitura a matita rossa
strappi
Buono
Buono
Buono
Buono
Buono
Buono
Buono
Buono (bordi irregolari)
Buono
Buono
Buono (bordi irregolari) Buono (bordi irregolari) Buono (bordi irregolari) Buono (qualche strappo sui bordi) Buono
Buono
Alcuni laterali
Buono
China e matita Numerosi strappi, su carta molto sgualcito
Elenco Serie “Pogetti Tombe”
146
2/2
1/20 50 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. dott. Boccaccini + foto
2/20
3/20
11/14
12/14
12/14
12/14
6/20
7/20
8/20
9/20
10/20 60 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
11/20 61 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
12/20 62 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
59 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
58 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
57 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
56 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
55 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
5/20
12/14
12/14
FOT 53 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini O 4/20 54 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
12/14
52 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
51 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
49 Progetto per sig.na Carli
48 Progetto per sig.na Carli
1/2
11/14
47 Progetti di tombe
3/3
10/14
s.d.
s.d.
s.d.
in alto a destra: "5"
in alto a destra: "4"
in alto a sinistra: "3"
E' l'eliocopia dell'8/20.
in alto a sinistra: "2"
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edificio funebre
Edificio funebre
s.d.
s.d.
Edificio funebre
s.d.
Con nr. progr. 1; le s.d. tavole a seguire hanno ciascuna un numero fino a 10. E' l'eliocopia del 5/20. s.d.
Scarabocchi a matita nell'interno della sezione.
A matita è segnato il Nord, sul retro conti
scala metrica e disegno a matita gialla, elemento decorativo centrale a matita blu, squadratura a matita rossa, quote a penna rossa, scritta a matita. scala e squadratura a matita rossa, scritte e disegni a matita. Scritta: "da consegnarsi alla Signorina Carli fu Gaspare al negozio in piazza Duomo – grazie” disegni a matita a mano libera di statua e calice con ostia A matita: "arch. Vitale Vitali"
archivio
In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di Porto Garibaldi per la famiglia dott. G. Boccaccini” In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di Porto Garibaldi per la famiglia dott. G. Boccaccini”
In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di Porto Garibaldi per la famiglia dott. G. Boccaccini”
s.t.
s.t.
1:25
1:25
1:25
1:10
1:10
1:10
66,5 x 43,5
71 x 32,5
66 x 47
35,9x38,7
54.7x34.5
44,3x69,5
5/13 In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 6/13 In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 7/13 In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 8/13 In alto a sinistra: “Progetto di edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 9/13 In basso a sinistra: "Pianta dell'ossario"
4/13 s.t.
1:20
1:20
1:20
1:10
1:10
1:10
33,5 x 28
41 x 62,5
41 x 62,5
62 x 100
60 x 100
62 x 60
1/13 In alto a sinistra: “Progetto di 1:10 97 x 61 edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 2/13 In alto a sinistra: “Progetto di 1:10 62 x 102,5 edicola funeraria nel cimitero di S. Giuseppe- Famiglia dott. Guido Boccaccini” 3/13 s.t. 1:10 (dedotta) 63 x 99,5
3/3
2/3
1/3
2/2
1/1
non s.t. è unica
Discreto: muffe
Buono.
Discreto con molte muffe
Buono
Buono
China nera su Buono lucido
China nera su Buono lucido
China nera su Buono lucido
Eliocopia seppia
Rovinata e fuori squadro China nera su Buono: ci sono lucido molte pieghe e qualche piccolo strappo. Eliocopia Discreto: strappi seppia e perimetrali e tagli acquarello in corrispondenza delle pieghe China nera e Pessimo: matita su carta arricciato e strappato Eliocopia Pessimo: è un seppia disegno tagliato China nera su Buono lucido
China su carta lucida, disegni a matita China nera, matita, carboncino, acquarello su cartoncino China nera e acquarello su carta; Scritte a china (?) rossa China nera ed acquarello su cartoncino
China su Buono cartoncino giallo con elemento decorativo verticale in matita colorata China nera, Buono matita, matita rossa e acquerello su carta pesante gialla
14/20 64 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
15/20 65 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
16/20 66 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
17/20 67 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini.
18/20 68 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
19/20 69 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
20/20 70 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
1/2
2/2
1/3
2/3
3/3
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
12/14
13/14
13/14
14/14
14/14
14/14
Lo schema è simile a quello della 3/20 nella medesima carpetta, ma la cupola non ha tamburo con aperture.
In basso a sinistra è la firma. Piccolissimi schizzi della cupola.
in alto a destra: "10"
in alto a desta: "9"
Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria Edicola funeraria
147 1926 (carpetta)
1926 (carpetta) 1926 (carpetta)
s.d.
s.d.
s.d.
s.d.
In basso a sinistra: "Sezione longitudinale C-D" In basso a sinistra: "Pianta dei loculi" In basso a sinistra: "Pianta all'altezza delle finestre" In basso a sinistra: "Pianta della cupola" s.t.
1/2
2/2
1/2
Monument 3/3 o funerario
54 x 45
1:20
s.c.
1:1
s.t.
s.t.
1:10
s.t.
13,8x15,4
73,5x24,0
74,0x43,0
100,0x70,0
51,0x33,0
1:20 (dedotta) 26,5 x 36
1:20 (dedotta) 27 x 39
1:20 (dedotta) 26 x 46,5
33,5 x 28
33,5 x 28
33,5 x 28
33,5 x 28
1:20
1:20
1:20
1:20
Progetto di edicola per la 1:20 famiglia Feletti nel cimitero di Comacchio s.t. 1:10
s.t.
s.t.
unica s.t.
10/1 3 11/1 3 12/1 3 13/1 3 unica
Edicola 2/2 funeraria Monument 1/3 o funerario Monument 2/3 o funerario
Edicola funeraria
Edicola funeraria
Edicola funeraria
in basso a six: "FerraraGen naio 1927" s.d. Edicola funeraria
s.d.
s.d.
in alto a destra: "7" s.d. (manca quindi la tav. 6) in alto a destra: "8" s.d.
72 Progetto edicola funeraria fam. Feletti Cimitero Comacchio 73 Monumento funerario della famiglia del Sigr. G. Feletti - Porto Garibaldi - Ferrara 1926 74 Monumento funerario della famiglia del Sigr. G. Particolare al vero delle Feletti - Porto Garibaldi - Ferrara 1926 colonne a matita rossa sul retro, cm 23,5 a matita sul fronte, scritte a matita sul retro 75 Monumento funerario della famiglia del Sigr. G. Feletti - Porto Garibaldi - Ferrara 1926
71 Progetto edicola funeraria fam. Feletti Cimitero Comacchio
13/20 63 Cimitero di Porto Garibaldi - fam. Dott. Boccaccini
12/14
Buono
Buono
Buono
Buono
Fotografia
Discreto con qualche macchia)
China nera su Discreto: è lucido tagliato irregolarmente China nera su E’ tagliato lucido irregolarmente, segni a china China nera su Buono cartoncino squadrato China nera su Discreto, strappi e cartoncino buchi China nera su Discreto e strappi lucido perimetrali Tecnica mista Discreto China nera e acquerello su carta sottile
Discreto: qualche muffa e macchia, piccoli strappi perimetrali China nera su Cattivo: il foglio lucido è strappato sui lati ed il lucido è molto rigido
China nera su lucido China nera su lucido China nera su lucido China nera su lucido China nera ed acquarello su carta
Elenco Serie “Pogetti Tombe”
Stefania Gallini, Enrica Mantovani, Enrico Puggioli, Cecilia Traina
Allestimento
Progetto di allestimento della mostra
L’allestimento della mostra risponde ad una duplice istanza d’intenti: da un lato, si vuole rispecchiare la doppia valenza di VitaleVitali quale artista ed architetto; dall’altro, si tenta di preservare nella sua interezza la lettura morfologica della sede espositiva. La volontà di non essere invasivi nei confronti di questi spazi, ma, al contrario, di sottolinearne la suggestione, ha imposto vincoli esecutivi che sono stati trasformati in spunti progettuali nello svolgimento dell’idea compositiva. Il percorso della mostra si snoda lungo due ambienti ampi, dalla forma stretta ed allungata, coperti con volte a botte ed illuminati da bocche di lupo poste all’altezza del cortile interno del Castello Estense e del suo fossato d’acqua. Il corpus delle opere presentate si compone di un cospicuo numero di esercitazioni accademiche, eseguite ad acquerello su carta, e di una selezione dei disegni tecnici, elaborati durante gli anni della professione. Nella prima sala il visitatore è accolto da una struttura in legno a pianta triangolare, contenente, al centro, l’Autoritratto a bassorilievo che Vitali realizza nel periodo
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dell’Accademia. L’opera, enfatizzata da un’illuminazione proveniente dal basso, si intravede dietro quinte di tela, su cui sono trascritte note biografiche e brevi saggi a presentare la figura umana di Vitale Vitali. Mediante un passaggio angusto, si accede alla seconda sala, dove una mappa di Comacchio evidenzia gli interventi realizzati da Vitali, suggerendo allo spettatore un itinerario non consueto per la visita della città valliva. In questa sala, attraverso le sue stesse opere, si descrive la figura di Vitali non solo come architetto, ma anche come artista in senso lato, sottolineando l’esemplarità del lavoro d’Accademia come base indispensabile alla sua esperienza successiva. La disposizione lungo le pareti vuole enfatizzare la valenza scenografica degli acquerelli giovanili e degli studi di progetto del periodo professionale, controbilanciando l’essenzialità di forma e di materiale del supporto a cavalletto. Quest’ultimo, rimando esplicito all’attività pittorica di Vitali, funge anche da sostegno per il piccolo punto luce che si concentra singolarmente su ogni opera. Al centro della sala, invece, trovano posto i progetti esecutivi veri e propri - per lo più chine su lucido o su carta e fotografie storiche e attuali- il cui carattere tecnico è sottolineato anche dal rigore formale degli espositori: “i tavoli da lavoro”, realizzati in pannelli di MDF ed illuminati ciascuno da una piantana, vogliono alludere all’immagine stessa dello studio dell’architetto. Il percorso espositivo è interamente accompagnato da un repertorio di musiche che appartengono agli stessi anni in cui si è svolta la vicenda professionale di Vitale Vitali.
Paola Tagliani
Progetto di allestimento musicale
La selezione musicale che accompagna il percorso delle opere esposte costituisce un paradigma delle più rappresentative produzioni musicali apparse nel periodo storico ricoperto dall’attività dell’Artista in onore del quale è stata allestita la mostra. Non è stato compito facile, in uno spazio temporale come quello considerato, definire un insieme di brani che dessero, dello stesso, un quadro esaustivo, in quanto la molteplicità delle correnti musicali presenti ha implicato una delicata scelta rispondente non solo a criteri di rigore contenutistico, ma anche a parametri d’interpretazione valutativa filtrati attraverso una personale visione dell’estetica musicale. Lo schematismo razionale di matrice illuminista che aveva dato vita alla rigida formalizzazione delle opere “classiche”, era stato sostituito dalla soggettiva esternazione del sentimento romantico nella totale e incondizionata produzione di lavori che rispondevano all’unicità e all’irripetibilità dell’ispirazione che li aveva creati e ad un’assoluta libertà di non-forme, attraverso le quali il pensiero musicale assume contorni unici in quanto propri di quella sola e precisa composizione. La ricerca di qualcosa di “nuovo” che segnasse un netto distacco con il passato; il tentativo di contemperare le esperienze innovative con le riminescenze dei trascorsi musicali che rappresentavano capisaldi imprescindibili; le “code” di movimenti ormai vuoti ma ancora indagati per ricercare significati già espressi; la confluenza della musica colta e della musica di origine popolare, attuata con lo scopo di avvicinare un pubblico non ancora pronto alle produzioni di un’avanguardia che altrimenti sarebbe rimasta esclusa dai circuiti della diffusione delle proprie opere, costituiscono alcune delle manifestazioni del periodo. La mancanza di punti di riferimento solidi, condizione che a prima vista avrebbe potuto consentire un amplissimo spazio di espressione, costituiva una sorta di disorientamento e provocava paradossalmente un sentimento di disagio. La situazione di deprivazione di cardini, non solo cultu-
rali, ma anche ideologici, causata dall’incapacità delle istituzioni di offrire un equilibrato assetto della vita sociale, economica e umana provocava una tensione continua verso la ricerca spasmodica di modelli - non modelli ai quali riferire artisticamente le pulsioni creative: si spiega in quest’ottica la nascita di molteplici correnti culturali e degli innumerevoli orientamenti che da esse si svilupparono. I brani scelti non hanno la pretesa di esaurire questo vasto panorama ma si pongono come fine quello di accompagnare il visitatore avvolgendolo in un’atmosfera sonora che sottolinei, esaltandoli, i contenuti e i significati delle opere di Vitale Vitali. Le evanescenti sonorità dell’impressionismo di Debussy, la dissacrante critica di Satie, la lugubre musicalità di Mussorskij e di Respighi, la sintesi d’arcaiche melodie popolari e di spregiudicate armonie moderne di Bartok, le melodie diatoniche e le dissonanze armoniche trattate da Prokofiev con slancio compensato da un assoluto rigore matematico, l’eclettismo del “restauratore” Stravinsky influenzato dal suo tempo in un continuo spostamento verso direzioni artistiche differenti, il jazz sinfonico di Gershwin, vivono il periodo in cui i concetti di atonalità1, dodecafonia2, politonalità3, cercano di offrire mezzi espressivi alternativi a personalità artistiche che, rifuggendo (anche se a volte solo apparentemente) dalle tradizioni, tendono alla creazione di nuove modalità per manifestare la propria interiorità attraverso opere che rappresentino la realtà della loro immaginazione e non la realtà delle proprie sensazioni. Note 1 Atonalità: assenza di sistema tonale. 2 Dodecafonia: uso costante ed esclusivo di dodici note mai ripetute nella serie per cui le armonie vengono regolate dall’ordine dei suoni nella serie, che è sempre nuova in ogni brano come primaria idea creativa. 3 Politonalità: uso contemporaneo d’accordi appartenenti a tonalità differenti.
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Liliana Brunelli
Fontanella
La Fontanella di Piazza Ariostea: esito di un percorso progettuale partecipato
Tutto ha avuto inizio nel novembre del 2000 durante la Festa dell’Architettura a Ferrara. Nella suggestiva Chiesa di S. Giovanni, ora non più adibita al culto, era stata allestita una mostra articolata in diverse sezioni: una era riservata ai progetti redatti dai bambini delle classi III^ e V^ del locale Istituto S. Vincenzo nell’anno scolastico 1999/2000. I progetti erano il frutto dei laboratori organizzati dagli operatori di “Città Bambina”, dai tecnici del Servizio Progettazione Urbanistica del Comune di Ferrara e da alcuni architetti liberi professionisti, fra cui la sottoscritta. Alla base di tutto il lavoro un’idea semplice, ma forte: la “partecipazione dei minori ai processi di progettazione e miglioramento degli spazi e luoghi della città”. E’ questo uno dei punti significativi del protocollo d’intesa per la diffusione del progetto “Città sostenibili delle bambine e dei bambini” tra Ministero dell’Ambiente e Consiglio Nazionale degli Architetti (1999) e dell’omologo protocollo d’intesa tra l’Amministrazione Comunale e l’Ordine degli Architetti di Ferrara (2002). Lo abbiamo fatto nostro, perché crediamo nella capacità della democrazia di dare voce alle classi deboli, in particolare ai bambini. Ecco come abbiamo lavorato. In primo luogo si è individuata l’area di studio, cioè quella attorno alla scuola, che si affaccia sulla storica piazza Ariostea. Si è scelta, quindi, la metodologia che con gli “architetti in erba” avremmo seguito nello svolgimento del lavoro: quella classica che impone in primo luogo di conoscere, per poi comprendere e infine progettare. Pertanto, dopo aver illustrato in classe come si è storicamente sviluppata quella parte di città in cui si pensava di poter intervenire, abbiamo fatto un vero e proprio sopralluogo. Macchine fotografiche e blocchi per gli appunti, gli strumenti usati al fine di “vedere” e non solo “guardare”, per capire cosa si sarebbe voluto e potuto modificare. Al termine dei laboratori i bambini ci hanno proposto i loro progetti, fra i quali abbiamo scelto quello che ci sembrava realizzabile: una fontanella decorativa e funzionale da collocare in piazza Ariostea, già teatro dei loro giochi,
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dal momento che quella che c’è è insufficiente per uno spazio così ampio. Come dei veri progettisti, hanno compilato schede tecniche indicando ubicazione, altezza, forma e materiali della fontanella. Ma quale scegliere fra i tanti, bellissimi e fantasiosi progetti? Si è deciso di non sceglierne uno in particolare, ma di realizzare un oggetto nel quale ciascun bambino potesse ritrovarsi. Non nella riproduzione fedele del propria idea, ma nella dimensione che più gli appartiene: la fantasia che sconfina nelle poesia. Ed è appunto ai poeti che ci siamo rivolti, con la certezza che solamente loro avrebbero saputo leggere e reinterpretare le proposte fantastiche dei bambini. Hanno risposto al nostro invito, scommettendo sulla possibilità di lavorare a più mani, Alberto Gambale, Michelangelo Neri, Nicola Veronesi e Sergio Zanni. Alberto lavora il vetro, Michelangelo e Sergio la ceramica, Nicola il ferro. Ciascuno ha messo a disposizione degli altri il proprio mestiere e il proprio linguaggio espressivo, realizzando il piccolo grande sogno di tanti bambini. Ora nella storica piazza Ariostea, fra i platani che l’abbracciano, c’è una strano albero dal cui tronco sgorga acqua raccolta in due vaschette a forma di foglia: artificiale e naturale nel contempo, con il fusto ‘finto’ (ceramica refrattaria) e la chioma ‘vera’ (arbusto). Lo hanno voluto così i “nostri quattro” (così ci piace chiamarli affettuosamente) pensando che anche nella piazza, in fondo, il confine fra natura ed artificio è labile: proprio come nei giochi dei bambini in cui si stenta a cogliere l’ambigua separazione tra finzione e realtà. E’ così anche per la casa di vetro che avvolge il tronco subito sotto la chioma, poiché traduce in un’immagine reale l’idea fantastica della casa in cima all’albero, che appartiene all’immaginario collettivo di grandi e piccoli. Per concludere alcune considerazioni. La prima sui bambini che continuano a stupirci. L’hanno fatto chiedendo ed ottenendo che nella fontanella ci fossero anche una cannella ed una vaschetta per dissetare gli animali. Loro, che di voce in capitolo ne hanno ge-
neralmente poca, si sono fatti interpreti delle necessità di chi, per forza di cose, di voce non ne ha proprio: un bell’esempio di civiltà. A noi adulti è parso doveroso, per il rispetto che i bambini meritano, mantenere la promessa che avevamo scritto in un pannello della mostra del 2000: far sì che un loro progetto fosse realizzato. La fontanella, prendendo forma, è diventata il filo conduttore che ha legato la Festa dell’Architettura del 2000 e quella del 2003. Un filo sottile ma resistente, allegro e colorato come si addice ad una manifestazione che si definisce “Festa”. La seconda nota è riservata alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Monumentali, alla quale dobbiamo dare atto di avere colto immediatamente lo spirito del progetto e di averci consentito di intervenire in un contesto così delicato. La terza riflessione è relativa alla scelta di non acquistare un prodotto che il mercato fornisce già confezionato e garantito: sarebbe stato tutto più semplice e meno faticoso, anche se in questo modo avremmo solo in parte risposto alle richieste dei bambini. E’ stata la natura straordinaria del luogo a suggerirci e ad imporci la realizzazione di un oggetto che fosse unico, non preconfezionato, capace di dialogare con il contesto. E alla fine una nota personale: vorrei ringraziare personalmente tutti i bambini con cui ho lavorato, per quanto mi hanno regalato. Rileggo sempre con piacere i loro appunti sulla visita guidata alla città, descritta come una “entusiasmante avventura”, una “emozionante esperienza” e mi piace, passando per Piazza Ariostea, guardare con gli occhi di Elena le colonne di palazzo Rondinelli “un po’ sprofondate perché la terra di Ferrara è morbida”. Se l’urbanistica fosse programmata dai tecnici e partecipata dai cittadini con l’entusiasmo e la fantasia dei bambini avremmo sicuramente città migliori per tutti. Coordinamento generale: Liliana Brunelli Realizzazione: Alberto Gambale, Michelangelo Neri, Nicola Veronesi, Sergio Zanni Collaborazioni: bambini e insegnanti della scuola elementare “San Vincenzo” di Ferrara, gli architetti M. Balzani, B. Bonora, A. Guzzon, P. Onorati, B. Pazi, P. Perelli, R. Vitale, gli ingegneri A. Barillari e F. Rossi Ringraziamenti: ACOSEA per le opere di allacciamento alla rete idrica, Fondazione ALCOA per il contributo economico, COPMA di Ferrara per l’offerta dei porta targhe, ditta MAREF di Bondeno per la fornitura e cottura del materiale refrattario, l’Ordine Architetti P.P C. di Ferrara.
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Fontanella
IDEAZIONE
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SIMULAZIONE
CREAZIONE
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