Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara 1960-95. Calligrafie fotografiche

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L’attività culturale dell’Ordine degli Architetti di Ferrara per la Festa dell’Architettura 2006 è stata sostenuta da:

con il patrocinio di: Regione Emilia Romagna, Provincia di Ferrara, Università degli Studi di Ferrara, Comune di Ferrara, Consiglio Nazionale Architetti P. P. C., Federazione Regionale Emilia Romagna Architetti P. P. C., Ordine degli Ingegneri di Ferrara, Associazione Ingegneri e Architetti di Ferrara.

Il presente volume esce in occasione della mostra: “Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara 1960-95. Calligrafie fotografiche” 25 marzo - 09 aprile 2006 Ferrara, Palazzo ex Borsa, Largo Castello

Copyright 2006 Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Ferrara Tutti i diritti riservati: nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo (compresi fotocopie e microfilm) senza il permesso scritto dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Ferrara. Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Ferrara corso Giovecca n. 102 - 44100 FERRARA tel. 0532 210544 - fax 0532 217385 E-mail ordarcfe@tin.it

A cura di Francesca Pozzi Lorenzo Bergamini Cristina Nagliati Comitato esecutivo Alessandro Bagnolati Lorenzo Bergamini Isabella Frignani Elisa Marchi Davide Menis Cristina Nagliati Francesca Pozzi Claudio Tassinari Fotografie Paolo Zappaterra Davide Menis Claudio Tassinari

Editore: ALINEA Editrice s.r.l., via Pierluigi da Palestrina, 17/19 rosso 50144 Firenze tel. 055 333428 - fax 055 331013

Allestimento Lorenzo Bergamini Davide Menis Alessandro Bagnolati Alessandro Brancaleoni Marcella Leoni Cristina Nagliati Claudio Tassinari

stampa: .....

Consulenza allestimento Maurizio Di Puolo

ISBN .....................................................

La ricerca è stata finanziata nell’ambito del programma 2003-2005 della legge regionale 16 del 2002 “Norme per il recupero degli edifici storico-artistici e la promozione della qualità architettonica e paesaggistica del territorio”. Si ringraziano: Vittore Aneghini, Erika Ballardini, Maura Beltrami, Giacomo Brini, Barbara Brunelli, Liliana Brunelli, Marco Borella, Andrea Bulgarelli, Michele Campazzi, Gian Paolo Candini, Lauro Capisani, Alessandro Carlini, Costanza Cavicchi, Barbara Cestari, Massimo Davi, Diego Farina, Franco Filippi e Associazione Banda Filarmonica “F. Musi” di Ferrara, Massimiliano Franz, Giorgio Girella, Enrico Goberti, Lucia Governatori, ILMA e Giovanni Fiorentini, Roberto Leoni, Marco Merighi, Mario Nanni, Giuliano Poltronieri, Enrico Puggioli, Paola Onorati, Barbara Pazi, Studio Legale Audino, Antonio Utili, Rita Vitali. Comune di Ferrara: Alessandra Sarasini, Marica Peron e Gianpiero Nasci (Archivio Storico Comunale), Luisa Coraini (Archivio di deposito) Ferrariae Decus: Giacomo Savioli Si ringraziano tutti i colleghi che, in diversa misura, hanno contribuito alla realizzazione di questa ricerca. Si ringrazia il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. mandato 2001-2005. Un particolare ringraziamento alla Sig.ra Giovanna Salussoglia Zappaterra.

Progetto luci in collaborazione con

Progetto grafico e impaginazione catalogo Francesca Pozzi Ricerca Archivi Francesca Pozzi Cristina Nagliati Elisa Marchi Leopoldo Santini



Sommario

Presentazione Anna Maria Ghisini Riccardo Orlandi

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Legge Regionale 16/2002 Piero Orlandi

Introduzione

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Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95. Calligrafie fotografiche Biografia

Paolo Arveda, Cristina Nagliati

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Le opere selezionate viste da Paolo Zappaterra - Fotografie Paolo Zappaterra

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Itinerario opere selezionate

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Incontro con Paolo Arveda e Michele Pastore

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Schede Casa Fiorani, Francesca Pozzi Cinema Rivoli, Davide Menis Istituto di Matematica, Cristina Nagliati Casa Ballardini, Cristina Nagliati Banca Nazionale dell’Agricoltura, Elisa Marchi Mortara 70, Alessandro Bagnolati Uffici Cassa di Risparmio di Ferrara, Isabella Frignani Casa degli Angeli, Claudio Tassinari Torre di Copparo, A. Bagnolati, L. Bergamini, D. Menis, C. Nagliati

36 40 43 48 53 59 64 68 74

Il restauro del Palazzo di San Crispino a Ferrara Paolo Arveda

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Incontro con Giovanna Salussoglia Zappaterra e Gian Paolo Rubin

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Guglielmo Busignani ricorda l’amico Giulio Zappaterra

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Incontro con Alberto Zanmatti

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Giulio e l’Ordine degli Architetti della provincia di Ferrara Annamaria Monteleone

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Guardando dall’altra sponda Guido Pietropoli

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Siediti! Mi mostro... l’allestimento Lorenzo Bergamini

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Elenco completo dei progetti nell’Archivio Zappaterra

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Catalogazione documentale delle opere selezionate, Archivio Zappaterra

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Gli Archivi degli Architetti e Ingegneri del Novecento a Ferrara Ricerca sugli Archivi degli Architetti e Ingegneri del Novecento a Ferrara Cristina Nagliati, Francesca Pozzi

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Architettura del Novecento a Ferrara. Alcuni esempi di straordinaria quotidianità Francesco Scafuri

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Progettisti non ferraresi nei periodi Ina-Casa e Gescal Gianluigi Magoni

Archivi Pubblici e Archivi privati

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Presentazione Anna Maria Ghisini Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Ferrara 2001-2005

Quattro anni e mezzo fa mi candidai alle elezioni del consiglio dell’Ordine poiché in quel momento sentivo fortemente l’esigenza di capire verso quale futuro questa professione andasse. La sentenza dell’Antitrust contro gli ordini professionali del 1997 ed un mercato sempre più contrassegnato da una concorrenza fondata quasi esclusivamente su parametri economici facevano temere la scomparsa della professione dell’architetto così come tutti l’abbiamo sempre immaginata e come la vorremmo: una professione viva, con ancora ampi spazi lasciati alla creatività, alla eterna ricerca della “bellezza”, se mi permettete di usare questo termine al posto dell’abusato “qualità”. Sono felice di poter affermare che ho trovato le risposte che cercavo: questa professione sta attraversando un momento ricco di opportunità, grazie all’integrazione europea, ma soprattutto grazie ad una incessante domanda di “bellezza” che ci viene rivolta dalla collettività e che ci deve dare la forza di proseguire su di un cammino sicuramente non senza asperità. La Risoluzione del Consiglio d’Europa sulla qualità architettonica individua nell’architettura uno strumento per promuovere una nuova “democrazia urbana”. La riforma delle professioni in itinere (purtroppo ormai da troppo tempo), in contrasto con le tesi Antitrust, riconosce alle professioni l’importante ruolo di mediazione tra Stato e cittadino e ne sancisce il valore sociale quando il professionista diviene garante di beni di interesse generale, come la salute, la sicurezza, ecc... Gli architetti crescono numericamente in modo massiccio e ciò fa ben presagire. Un Ordine giovane, ricco di apporti ideali e creativi, può costituire un importante strumento per diffondere la cultura architettonica attraverso varie iniziative, delle quali la “Festa dell’Architettura” è sicuramente la più importante. E’ soprattutto sulle forze giovani che io ho puntato durante il mio mandato e, con il loro aiuto fondamentale, ho cercato di fare dell’Ordine un organismo il più possibile aperto, moltiplicando le occasioni di partecipazione ad iniziative formative e culturali da noi o da altri proposte, ma anche favorendo momenti puramente conviviali. Quando gli architetti si incontrano, il dibattito attorno all’architettura comunque si alimenta. Un anno e mezzo fa facemmo la scelta di concorrere al finanziamento regionale ai sensi della L.R. 16/2000, legge regionale che promuove il perseguimento di una nuova qualità architettonica finanziando anche studi e ricerche a questo finalizzati: questa scelta è stata informata dalla ferma volontà di rendere il più possibile strutturale, all’interno dell’Ordine, il lavoro della Commissione Cultura, poiché si possa mantenere vivo il desiderio di proseguire su questa strada attraverso un riconoscimento che ritengo prestigioso ed anche con un minimo compenso economico. La conoscenza degli archivi degli architetti che hanno operato a Ferrara, svolgendo in modo esemplare la propria professione come Giulio Zappaterra, credo sia importante per chi opera ed opererà sul territorio, pensando anche all’importante ruolo che in futuro dovremo svolgere nelle “Commissioni per la qualità architettonica e del Paesaggio”, recentemente istituite. Colgo l’occasione per ringraziare i colleghi che, all’interno del Consiglio, mi hanno affiancato in questi anni in un lavoro incessante e generoso, teso a rendere l’operato dell’Ordine utile a tutti, grazie anche all’istituzione della comunicazione settimanale. Sono infatti convinta che l’informazione tempestiva, inerente le innovazioni normative, le iniziative culturali, ecc... costituisca la prima vera chiave di quella formazione permanente oggi indispensabile per svolgere bene la professione. Ringrazio sentitamente i colleghi della Commissione Cultura per il lavoro fatto e per avermi dato l’opportunità di scrivere queste righe. Auguro buona festa a tutti.

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Presentazione Riccardo Orlandi Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Ferrara

Del contenuto di questo volume, delle ragioni e degli scopi della ricerca sull’opera di Giulio Zappaterra architetto, altri diranno su queste stesse pagine e mi si permetta di assolvere rapidamente il “compito istituzionale” di presentare questa iniziativa ringraziando quanti l’hanno pensata, progettata e condotta a termine, dai colleghi della Commissione Cultura alle “ragazze” della segreteria, ai colleghi del precedente Consiglio dell’Ordine, a quelli, insomma, che sono elencati nei ringraziamenti di copertina e che, tutti insieme, hanno consentito a questo Consiglio, in carica da pochi mesi, di fregiarsi immeritatamente del progetto. Il tempo, la distanza nel tempo, consente certo una lettura dell’opera di Giulio obiettiva e serena, come si conviene per una ricerca come quella qui condotta, ma mi piace pensare che per capire davvero le ragioni dell’architettura, di una architettura, la voce del suo autore che la racconta e la costruisce di nuovo con le parole, sia parte stessa dell’opera: per questo non posso nascondere la malinconia che mi assale nel rivedere oggi qui raccolte le architetture di Giulio, senza poter sentire il suo commento. Penso proprio che, girando per la mostra e sfogliando il catalogo, mi mancheranno le sue battute.

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Piero Orlandi, Responsabile del servizio regionale Programmazione e Sviluppo dell’Attività Edilizia

Legge Regionale 16/2002

Tra le diverse attività che la Regione ha messo in campo, secondo quanto prevede la legge regionale 16 del 2002, per promuovere l’architettura contemporanea, c’è anche il sostegno agli studi e alle ricerche che hanno a oggetto gli archivi degli architetti che hanno operato nel Novecento nelle città dell’ Emilia-Romagna. Non si pensa che la strategia per garantire una migliore qualità della produzione architettonica attuale stia soltanto nel conservare la memoria che vive negli archivi; così come non si può credere che la strada giusta sia la sola conservazione degli edifici di interesse storico o artistico del secolo ventesimo. Ma la conoscenza e lo studio delle vicende architettoniche e urbanistiche dei decenni passati - se ci misuriamo con i casi di eccellenza, ma anche con il professionismo più seriale e quotidiano - ci porta a riconoscere i modi con cui sono apparse sulla scena urbana la sperimentazione e l’innovazione, con cui sono stati affrontati i bisogni sociali e le sfide tecnologiche, ci porta insomma a vedere applicata la ricerca architettonica nella sua dimensione più creativa e concreta. E questo non può che essere uno stimolo per la progettualità di oggi. La ricerca che si presenta in questo volume è una delle azioni intraprese da diversi soggetti pubblici e privati, che hanno costituito il programma 2003-2005 della legge regionale 16. E’ stata selezionata tra oltre cinquecento proposte, molto diverse tra loro e finalizzate a una gamma molto vasta di obiettivi: restauri, progetti urbanistici, progetti d’arte pubblica, concorsi di architettura, costruzione di nuovi edifici, piani di recupero, demolizione di edifici incongrui con il contesto paesaggistico. Così come i progetti avviati con il sostegno regionale contribuiranno al miglioramento della qualità estetica e fruitiva degli spazi urbani ed extraurbani in cui si inseriscono, lo studio sull’architetto Zappaterra che l’Ordine degli Architetti di Ferrara ha promosso e realizzato dà impulso alla cultura architettonica e alla consapevolezza pubblica dei valori del progetto.

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Introduzione

La Festa dell’Architettura 2006 prosegue lo studio intrapreso, già da due edizioni1, sugli architetti ferraresi che hanno lavorato a Ferrara e provincia durante il XX secolo. La finalità di tale manifestazione consiste nel conoscere il costruito circostante, inquadrandolo in un determinato periodo storico-architettonico e capendone motivazioni sociali, funzionali. Questa edizione è nata con una sollecitazione in più: grazie alla L.R.16/02 “Norme per il recupero degli edifici storico-artistici e la promozione della qualità architettoniche e paesaggistica del territorio”, è stato possibile, oltre al consueto approfondimento su di un professionista, proseguire le ricerche, già iniziate a livello regionale, per “fotografare” lo stato di fatto degli archivi degli architetti e ingegneri del Novecento. La conoscenza, la quantificazione e la localizzazione di tali Archivi sono, a nostro avviso, fondamentali basi per una tutela che deve, prima di tutto, partire da chi è in possesso di questo tipo di documenti per giungere fino ai possibili fruitori, studiosi e progettisti che sempre più di frequente si trovano a dover intervenire su manufatti di interesse storico artistico2, benché privi di vincolo. In questo caso l’Archivio di Giulio Zappaterra, perfettamente conservato ed in gran parte già inventariato dall’autore stesso, è stato messo a disposizione dall’architetto Paolo Arveda, suo collaboratore e socio nello Studio Zappaterra Associati3. L’importanza di Giulio Zappaterra per Ferrara è da ascrivere alla sua esperienza di architetto, ai suoi progetti ed alla metodologia di lavoro, al suo contributo dato alla nascita e crescita dell’Ordine Provinciale degli Architetti e senza ombra di dubbio anche alla sua vasta cultura personale, nonché alla spontaneità nei rapporti interpersonali tra colleghi ed amici. Sono questi i punti evidenziati nella presente pubblicazione che, oltre a scandagliare l’opera dell’architetto, non dimentica ciò che fa di un buon professionista un collega da imitare e ricordare. A differenza delle precedenti ricerche, con Giulio Zappaterra si sono voluti approfondire il tema della professionalità, l’approccio alla composizione e al restauro tipico del periodo tra gli anni ‘60 e gli anni ‘90, che contempla 8

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una caratterizzazione personale del nuovo intervento nella preesistenza storica con una minuziosa cura del dettaglio. Per lo svolgimento di questo studio è stata operata una precisa scelta degli strumenti di comunicazione: le interviste a chi l’ha conosciuto e le fotografie di alcune opere emblematiche della sua poetica. L’assunto metodologico diventa così il sottotitolo del catalogo “Calligrafie fotografiche”. All’arte della fotografia è demandato il privilegio di ritrarre l’opera di Giulio attraverso la solidità interpretativa di Paolo Zappaterra, suo amico e frequente collaboratore, e attraverso le poetiche descrizioni di Davide Menis e Claudio Tassinari. Il loro “occhio” si fa racconto al di là della parola: un testo immediato, completo e autonomo nella dimensione del bello. Ci auguriamo che questa ricerca che la Commissione Cultura ha realizzato possa aiutare tutti ad una riscoperta del “fare architettura” e stimolare la curiosità per successivi approfondimenti. Note 1 Rispettivamente del 2000 e del 2003 sono le mostre-catalogo Vieri Quilici a Ferrara, 1965-72. Abitazione come progetto urbano e Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-38. Ornamento come valore urbano. 2 Vedi Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137". 3 Vedi paragrafo Biografia.


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Paolo Arveda, Cristina Nagliati

Biografia

Giulio Zappaterra Berra (FE), 1934 - Ferrara, 1995 Nato a Berra (FE) il 1 aprile del 1934, Giulio Zappaterra si trasferisce a Ferrara, con la propria famiglia, quando è ancora un ragazzo. Assieme al nonno comincia, da adolescente, a frequentare i cantieri, apprendendo i primi rudimenti del mestiere direttamente dalle maestranze: preziosi insegnamenti empirici che, uniti ad un naturale intuito costruttivo, saranno sapientemente messi a frutto durante gli anni della professione. Dopo aver frequentato il Liceo Classico, alla metà degli anni ’50 lascia la città estense per andare a Firenze, dove si iscrive alla Facoltà di Architettura. All’epoca, in questo Ateneo, spiccavano nomi illustri dell’architettura italiana, come Quaroni e Libera, ma, al contempo, stavano emergendo nuove figure di riferimento, quali Leonardo Ricci e Leonardo Savioli. A Firenze egli viene a contatto con un’ambiente culturalmente più ricco e cosmopolita di quanto non possa essere quello ferrarese: anche grazie ad Alberto Zanmatti, uno dei giovani studenti con cui condivide l’appartamento, Zappaterra ha la possibilità di conoscere e frequentare alcuni artisti, tra cui Afro. È proprio in questo contesto che la sua curiosità comincia a spingersi verso tutte le forme di rappresentazione più all’avanguardia del momento: gli stimoli offerti dalla corrente del Radical più estremo e della Pop Art, da Andy Wahrol a Rauschemberg, a Lindner, ..., torneranno nei suoi lavori sotto forma di un uso inedito del colore, che vedrà l’arancione, il giallo, il rosso, il verde o il blu, ..., irrompere nella più pacata e sobria architettura ferrarese. Poco dopo la laurea, conseguita nei primi anni ’60, Zappaterra torna a Ferrara, dove inizia la sua esperienza professionale collaborando con lo studio dell’Ing Ferrazzi: assieme progettano in prevalenza edifici residenziali, tra cui si ricordano il condominio Fiorani in corso Giovecca (1962-63), il fabbricato unifamiliare in via Coramari (1964), le villette di via Leopardi (1967-68), i complessi residenziali in via Parini (1964) ed in via Muratori (1965), ma anche il cinema Rivoli (1963-1965), la lottizzazione di 10

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Villa Fulvia (1965-66) ed il progetto per la sistemazione della zona compresa tra via Bologna, via Darsena e le Mura (1964). Nello studio dell’Ing. Ferrazzi, Zappaterra conosce Luigi Alessandri, con il quale stringe un sodalizio professionale, che, nel 1975, li porta a fondare un loro studio in via Arianuova n. 3. Grazie ad Alessandri che si è laureato in architettura presso lo IUAV di Venezia, la formazione accademica di Zappaterra si confronta e stempera attraverso la lezione di Carlo Scarpa, di cui, inizialmente, subisce l’influenza soprattuto nelle soluzioni di dettaglio. Emblematici esempi in tal senso ne sono il disegno delle inferiate (Carife di via del Gambero, Banca Nazionale dell’Agricoltura di corso Giovecca, ...), la particolare foggia data ai gradini (Casa Ballardini in via Roversella, ...), le cornici degrandanti a risega (Istituto di Matematica, Tor-re di Copparo, ...) o il particolare modo di rivestire in pietra l’imbotte delle finestre (Cassa di Risparmio di via del Gambero, Banca Nazionale dell’Agricoltura di corso Giovecca, ...). In questo periodo, se da un lato l’attività dei due giovani architetti si concentra sull’interior design, sviluppato grazie agli ottimi rapporti con Dino Gavina, dall’altro nel campo privato della progettazione architettonica si susseguono numerose commissioni, tra cui i complessi residenziali e di servizi in via XXV Aprile (1967-68), al Lido di Spina (1969) e per il Pastificio Ferrarese (1968), nonchè i restauri di Villa Fulvia (1967) e di una casa in via Belfiore (1968-69). Nei primi anni ’70, Zappaterra inizia un rapporto di collaborazione con l’Università di Ferrara, che lo vede cimensarsi in importanti lavori, che spaziano dalla nuova edificazione in contesti storici, quali il Dipartimento di Matematica (il I lotto del 1972 è progettatato in collaborazione con Alessandri; il II lotto del 1977 invece, sarà firmato solo da Zappaterra), agli interventi di restauro di grandi complessi monumentali, come i conventi di S. Maria di Mortara (1970-87; in collaborazione con Michele Pastore) o di S. Spirito (1985). A partire dagli anni ’70, inoltre, Zappaterra si dedica a progetti più impegnativi, realizzando interessanti interven-


ti di edilizia popolare nel quartiere di viale Krasnodar, come il complesso denominato “Il treno” (1970; in collaborazione con Alfredo Lambertucci, Silvano Casini, Giampaolo Sarti) o il complesso detto “Lo stadio” (1972; con Orlando Veronese). L’attenzione di Zappaterra verso le tematiche del restauro, ma più in generale verso il recupero dei valori intrinseci dell’architettura esistente, lo porta ad essere fra i promotori dell’importante convegno Corso di aggiornamento di tecnica del restauro, tenutosi a Ferrara nel 1976: la sua ricerca precorre, a livello locale, quello che sarà, negli anni seguenti, il dibattito legato al concetto di “recupero architettonico”, che, sul piano teorico, vede contrapporsi i concetti di conservazione e trasformazione. Assertore convinto che ogni progetto eseguito sull’esistente debba apportare un’ulteriore stratificazione al costruito, Zappaterra fa della propria architettura un segno che identifica temporalmente la cultura di un’epoca. La sua poetica è fortemente influenzata dalle tendenze anglosassoni, soprattutto dagli esiti del primo James Stirling, e la sua ricerca, incessantemente tesa a captare ogni innovazione tecnica e culturale, induce Zappaterra a sperimentare materiali moderni, come l’acciaio ed il policarbonato, in abbinamento con elementi tipici della tradizione ferrarese, in una sorta di vero e proprio high-tech locale. Culturalmente attivo su tutti i fronti, nel 1992 Zappaterra è tra i fondatori dell’Associazione “Amici della

Biblioteca Ariostea”, di cui sarà Presidente fino al 1995 e per la quale disegnerà anche il logo. Nel 1994 Zappaterra viene eletto Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Ferrara, impegnandosi anche sul piano etico ad elevare il ruolo sociale dell’architetto. Nel 1987 fonda lo Studio Zappaterra Associati insieme a Gian Paolo Rubin e Paolo Arveda: la sede diviene la cosiddetta Casa degli Angeli, in corso Ercole I d’Este edificio restaurato dai fratelli Boari nel 1913 e trasformato in studio-abitazione da Zappaterra nel 1984-1988. Padrone di una dialettica progettuale del tutto personale, Zappaterra riesce ad esprimersi anche in lavori particolarmente impegnativi come il Teatro Comunale di Ferrara (1985-86) e l’ex Palazzo Ducale (1987-91), ora sede del Municipio. Professionista attento e curioso dei mutamenti dell’arte e dell’architettura in ambito internazionale, Zappaterra mostra di saper rinnovare continuamente il proprio linguaggio, interrompendo la sua incessante ricerca solo al momento della sua scomparsa, avvenuta il 12 marzo del 19951. Note 1 A seguito della sua scomparsa, Leopoldo Santini, neonominato Presidente dell’Associazione “Amici della Biblioteca Ariostea”, così sciveva ai soci: “La personalità di Giulio Zappaterra, il suo calore umano e la sua grande competenza unita ad un forte senso di appartenenza antica alla nostra città l’hanno reso un amico indimenticabile”.

maggio 1989 Giulio Zappaterra (al centro), con Paolo Arveda (a sinistra) e Gian Paolo Rubin (a destra), nello studio di corso Ercole I d’Este.

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Le opere selezionate viste da Paolo Zappaterra - Fotografie

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ISTITUTO DI MATEMATICA MATEMATICA, via Machiavelli 35, Ferrara (1972-74, 1977-80)


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Itinerario delle opere selezionate A - Casa Fiorani

FERRARA

B - Cinema Rivoli

C - Istituto di Matematica

D - Casa Ballardini

E - Banca Nazionale dell’Argricoltura

F - Mortara 70

G - Uffici Cassa di Risparmio di Ferrara

H - Casa degli Angeli

I - Torre di Copparo, Copparo (FE)

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Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

Per introdurre l’opera e la poetica di Giulio Zappaterra, si è scelto di utilizzare l’intervista rilasciataci da due tra i colleghi che hanno avuto con lui uno stretto rapporto lavorativo. Nella mappa sono localizzati gli edifici analizzati nelle schede: al loro interno, evidenziati su sfondo grigio, sono stati riportati brani stralciati dal testo sopraccitato.


Incontro con Paolo Arveda e Michele Pastore1 corso Giovecca 102, Ferrara 20 dicembre 2005 Intervista di: Lorenzo Bergamini, Liliana Brunelli, Davide Menis, Cristina Nagliati, Francesca Pozzi e Claudio Tassinari

Arveda Pastore

Pozzi Pastore Bergamini Arveda

Pastore Arveda

Se oggi parliamo di Giulio Zappaterra, non possiamo non ricordare Gigi (Luigi) Alessandri: la loro unione è stata salda sia a livello personale che professionale, dando ottimi risultati. Nel loro sodalizio, la matrice scarpiana di Luigi ha pesato molto rispetto a quella fiorentina di Giulio. All’epoca le principali Facoltà di Architettura italiane, come Firenze, Milano, Venezia erano delle scuole con caratteristiche ben precise e delineate, il che si concretizzava in un’interpretazione del progetto molto differente l’una dall’altra. Giulio aveva un grande pregio: quello di capire il frammento e di riuscire ad interpretarlo. Tutta la sua architettura era dentro un frammento. Questo è evidente, per esempio, nell’incastro dei mattoni di Casa Fiorani, in Giovecca [vedi Scheda A] - uno degli edifici di Giulio che preferisco. Del resto, questa capacità di interpretazione del frammento è sicuramente di marca fiorentina: ricordo che alla Facoltà di Architettura di Firenze disegnavano i particolari fino ai minimi dettagli, come tutte le foglie d’acanto nei capitelli ... Viceversa Luigi Alessandri aveva un’interpretazione del particolare più veneziana, più scarpiana cioè: per lui era importante la progettazione del particolare. Forse in questo risiedono le ragioni delle loro buffe discussioni. Oltre al grande intervento di Mortara 70 [vedi Scheda F], io e Giulio abbiamo partecipato a parecchi concorsi: Schifanoia, che è stato molto divertente, ITIS, ... finiti tutti tragicamente … nel senso che non abbiamo mai vinto! In effetti, il concorso per l’ITIS lo vinse Quilici2! Quello che ricordo del concorso dell’ITIS è che è stato affrontato in un periodo particolare, nel quale si cercava di annullare l’aula: la scuola non doveva più essere una struttura chiusa. Come avveniva l’approccio alla progettazione? Era diverso nel caso si trattasse di un nuovo intervento rispetto ad un restauro? Giulio ha avuto alla Facoltà di Firenze una formazione di carattere accademico, ma è stato forgiato anche dalla presenza di un nonno molto intraprendente. Mi aveva raccontato che, in tempo di guerra, suo nonno imbeveva delle bende nel vino rosso per farsi delle fasciature in modo che i Tedeschi lo credessero ferito; suo nonno, invece, andava in giro per vedere gli immobili in vendita e, in un periodo di crisi come quello, era riuscito a concludere parecchi affari. Il nonno era in contatto con le vecchie maestranze e, quindi, Giulio, sin da ragazzino, ha incominciato ad avere le mani in pasta ed ad avere le prime intuizioni anche dal punto di vista costruttivo: oggi tante cose si possono trovare scritte su libri specifici, ma allora non c’erano e Giulio ha cominciato ad allenare il suo intuito costruttivo, frutto di un insegnamento empirico e di un’esperienza fatta sul campo. Nei grandi progetti di restauro, la progettazione avveniva in stadi diversi: c’erano riunioni alle quali noi giovani non partecipavamo quasi mai, se non per svolgere alcuni compiti, come per disegnare i serramenti e, quindi, sul tavolo avevamo solo pezzi di serramenti. ... E già, perchè allora si disegnavano i serramenti: oggi è assurdo, con tutte quelle svagonate di tipologie che ti tirano dietro! Dopo le riunioni, Giulio ci faceva il resoconto, sempre in assoluta schiettezza. Credo che, negli ultimi tempi, Giulio stesse compiendo una svolta. Ha avuto un periodo, a cavallo tra gli anni ’80, in cui, forse, pochi l’hanno notato; dalla Casa degli Angeli fino alla fine, ha messo in discussione tutto il suo modo di fare architettura. Non so se tale cambiamento fosse dovuto ad una maturazione raggiunta o ad un 31


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confronto con i giovani che frequentavano lo studio: in più di un’occasione, riguardando lavori realizzati, ha detto “Io non l’avrei più fatto così” e queste considerazioni, lette a posteriori, possono dimostrare che Giulio stesse riconsiderando tutta la sua opera. Negli ultimi progetti, Giulio era assorbito da vari impegni, compresa la presidenza dell’Ordine, e, pertanto, si discutevano con lui solo le linee essenziali dei lavori. Era diventato un progettista di rigore: tracciava tre segni, dava la sua idea e, poi, su quella si lavorava. Prima, come ha detto Michele [n.d.r. Pastore], volgeva più la sua attenzione al particolare; il progetto era fatto di tanti particolari. Alla fine, il progetto si “riduceva” a linee ben definite attorno alle quali si lavorava e, poi, si scendeva di scala. Se c’è un insegnamento che ho appreso da Giulio, è proprio quello di capire che si può sviscerare il progetto fino all’ultimo elemento che ne costituisce la forma e la consistenza e questo derivava proprio dalla sua esperienza empirica e del fatto di conoscere bene la forma del costruire. Per quanto riguarda il “come” è avvenuto il processo progettuale nel concorso dell’ITIS, ricordo che i primi ragionamenti vertevano su che cosa dovesse essere una scuola e su come la scuola si devesse rapportare alle esigenze degli studenti. Questo ha portato ad un certo confronto. Da questo punto di vista pre-progettuale, non formale, qualcuno di noi schizzava un’idea per aver un punto di partenza su cui ragionare poi insieme. Ricordo che si discusse su come dovessero essere le scale. Forse la sperimentazione e la collaborazione alla progettazione veniva fuori solo attraverso i concorsi: in un qualche modo c’era più libertà; i vincoli erano molto inferiori. Allora si disegnava senza computer, ma con la china e c’era sempre qualcuno che era più bravo di altri a fare qualcosa: chi a scrivere la relazione, chi a fare gli schizzi, qualcun altro a sintetizzare in un particolare tutto il progetto. In fin dei conti, oggi, il particolare non è più necessario, ma nel particolare, fino a venti anni fa, c’era tutto il progetto: dentro il serramento c’era il progetto ed era una parte del montaggio. Si disegnava il particolare della scala come doveva essere, come dovevano essere le aule, gli accessi, ... e poi veniva rimontato tutto quanto. La reciproca stima e fiducia che ci deve essere quando due o tre lavorano assieme; il riconoscere che non tutti siamo dotati di tutto, ma che ci sono capacità che si integrano e che sono indispensabili; ... ecco, sono queste le cose da cui nascono i progetti ed i rapporti umani e professionali. Finché uno lavora da solo, risponde solo a se stesso, non ha sollecitazioni; quando uno lavora con altri, ha un interlocutore e si deve mettere in discussione. Non so più se oggi sia possibile mettersi in discussione… forse la cosa più bella ora è riprovare a fare concorsi. Dopo varie interviste, attraverso le quali abbiamo conosciuto la figura di Giulio come uomo-marito nell’incontro con la moglie; la figura dell’amico attraverso le parole degli architetti Busignani e Zanmatti, compagni delle “zingarate” negli anni fiorentini; la figura di maestro nei ricordi dell’architetto Giampaolo Rubin, suo primo “garzone di bottega”; ... volevamo sapere qual è, secondo voi, il contributo di Giulio Zappaterra all’architettura ferrarese. Come definirlo … Al mondo ci sono i maestri, da Wright fino ai nostri giorni: ognuno li sceglie a seconda delle proprie preferenze. Qui, però, stiamo parlando di un architetto che ha saputo fare una “dignitosa edilizia”, svolgendo onorevolmente la professione. In fin dei conti, prima di essere maestri o geni, siamo tutti professionisti. Il ragionamento che voi fate è molto giusto: prendere un collega e, di questi, ricostruirne la storia professionale. Non credo che stia poi a noi decidere se è un maestro o un genio. Ciò che mi preme dire è che il lavoro di Giulio è stato un lavoro egregio fatto da un egregio professionista che svolgeva un mestiere con grande dignità, capacità e serietà. E’ per questo che abbiamo voluto approfondire la figura di Giulio Zappaterra: come Presidente dell’Ordine, come professionista e come uomo. Senza maestri l’architettura non può crescere, non può trovare le generatrici sulle quali creare un dibattito culturale. Tuttavia, a volte, i maestri diventano pericolosi, soprattutto quando diventano autocelebrativi, manieristi di se stessi e vogliono a tutti i costi creare una scuola di pensiero e di

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Pastore Arveda

Pastore

Arveda Pastore Arveda Pastore Arveda

architettura con tutta una serie di persone che cercano l’imitazione e l’identificazione in lui. Giulio, invece, era esattamente l’antitesi di tutto ciò: noi ora stiamo guardando una serie di progetti per cercare similitudini, somiglianze, per ritrovare, cioè, la mano di Zappaterra; ma questa non si trova identica da nessuna parte, perché ogni volta Giulio si metteva in discussione, cercava qualcosa di diverso ed era estremamente contrario ai maestri di tendenza, ai manieristi. Il Post-Modern l’ha odiato, per esempio! Quelli della mia generazione, invece, sono cresciuti con il Post-modern … E probabilmente io sarei diventato uno dei tanti, se non avessi avuto Giulio a stimolarmi in altro modo. Quali erano i maestri a cui Zappaterra si rifaceva, prima e dopo l’università? Lui amava molto Le Corbusier: è andato in pellegrinaggio a Ronchamps, a Ginevra, ... però Giulio non ha mai cercato di copiare niente. Giulio, inoltre, era sempre attratto dall’innovazione, dalla ricerca e, siccome, negli anni ’70, il nuovo si considerava come cultura del recupero, che fino ad allora non era mai stata considerata (il Piano per il Centro storico di Ferrara è, infatti, del 1975!), Giulio è stato uno dei promotori del Convegno del Restauro del 1976; è stato tra i primi a operare interventi di restauro ed era molto scettico nei confronti del lavoro dell’Ingegner Monini - allora considerato a Ferrara uno dei grandi restauratori. Giulio aveva dei punti di conflitto con lui, perché la sua formazione era diversa e le nozioni, che aveva acquisito negli anni nei confronti del recupero, erano differenti rispetto a quelle di chi si era formato magari solamente vivendo all’interno di determinati ambienti culturali. Questo suo percorso l’ha portato a vivere il cosiddetto “brutalismo anglosassone”. Ah, sì, ricordo: lo amava moltissimo. Le prime opere di James Stirling, soprattutto. Infatti, i primi solai in acciaio tinteggiati solamente o lasciati a vista, qui a Ferrara, li ha fatti Giulio - ora non so dire se ciò nascesse attraverso il confronto con Alessandri … Comunque, Casa Ballardini [vedi Scheda D] ne è un esempio: lì ha fatto i solai addirittura smaltati di marron; in alcuni casi, invece, faceva il profilo del bordo di un colore diverso. Ora questi interventi possono parere datati, ma, allora, avevano una certa rilevanza. Secondo me, Zappaterra va visto contestualizzato nel momento storico che ha vissuto, calandolo nella realtà culturale di Ferrara: la sua ricerca andava sicuramente oltre la media degli altri professionisti di allora o almeno di chi l’aveva preceduto. Ed il bello è che fino alla fine ha avuto questa carica … Sono sempre rimasto sbalordito dalla sua disponibilità e considerazione nei confronti dei giovani: era molto aperto e confidava molto in loro … Giulio aveva questa grande capacità, questa enorme disponibilità … Quella di Giulio era una ricerca continua e non faceva mai un progetto uguale all’altro, perché nella progettazione si immedesimava nel cosiddetto genius loci. Mi spiego: una delle cose più importanti era il rilievo, tanto per l’antico come per il nuovo: questo significava capire dove era localizzato il lotto e, quindi, non tutti i progetti potevano andare bene in quell’area; ma la progettazione derivava anche da queste cose. In questo senso, Giulio non ha mai un timbro, non c’è un progetto uguale all’altro, al contrario di qualche nostro maestro ... Giulio non era autocelebrativo: lui pensava comunque di fare “architettura” e non una “dignitosa edilizia”. Per architettura, io intendo l’opera d’arte! Architettura è un progetto strutturato; edilizia, invece, è fatta con elementi standardizzati, stereotipo di se stessa. Allora, diciamo “dignitosa architettura”. Sì, anche perchè, come dicevo prima, Giulio ha saputo essere all’avanguardia, sempre molto ricettivo soprattutto nei confronti delle influenze anglossassoni: in studio ho ancora libri in lingua inglese, che Giulio comprava a Roma, quando si fermava al ritorno dalle terme di Fiuggi ... Gli è sempre piaciuto lavorare con l’acciaio: ha iniziato, per così dire, una sorta di high-tech locale con quelle che erano le 33


Pastore Arveda Pastore Arveda

Pastore Arveda

Brunelli

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conoscenze degli artigiani locali. In acciaio ha progettato grandi serramenti, scale, coperture ... come quella della BNA sul cortile [vedi Scheda E]. Ha cercato di coniugare questa influenza anglosassone con quella che era la tradizione locale. Per quanto riguarda il tema del recupero, invece, a partire dai primi anni ’70, Giulio aveva cercato di sensibilizzare ed ampliare il discorso verso questo settore e da molti era considerato uno dei “maestri del restauro ferrarese”: oggi, guardando certi esiti, non sarebbe così, ma i suoi interventi non sarebbero potuti essere diversi, perché Zappaterra pensava che il progetto di architettura dovesse riguardare anche l’esistente, apportando un’ulteriore stratificazione, anche minima, alla preesistenza. L’intervento doveva servire come segnale culturale dell’epoca in cui esso era nato; pertanto non esiste restauro di Giulio, del quale si dica che si tratti di mera conservazione. Ad esempio, in San Crispino, dove il merito da attribuire a Giulio è quello di aver sovvertito il progetto ideato da Bassi e Boschetti, prevedendo lo svuotamento dell’edificio. Analogo atteggiamento ha avuto anche nella Torre di Copparo [vedi Scheda I]: a seguito del ritrovamento del portale d’accesso attribuito a Girolamo da Carpi, l’intervento previsto è stato modificato, staccando la torre dal volume contiguo - allora usato dai Vigili del Fuoco - con un elemento brutale in calcestruzzo. La sua mano voleva segnare. Per quanto riguarda i riferimenti culturali, invece, Giulio amava moltissimo la scuola anglosassone… Alessandri, invece, amava Scarpa e prima ancora F.L. Wright. Anche Giulio era scarpiano. Lo è diventato per affinità elettive con Gigi Alessandri. All’Università, invece, Zappaterra era cresciuto nella corrente di Quaroni, quando a Firenze c’era ancora l’influsso degli allievi di Libera. Però, il periodo del colore anni ’70 era in netto contrasto ed aveva chiari riferimenti alla cosiddetta Pop-art, ai Radical più estremi: da qui sono derivate le sue porte gialle, arancio, colorate in genere. In un ambiente di provincia, conservatore come quello di Ferrara, Zappaterra era uno dei pochi ad essere affascinato da Rauschemberg, da Andy Wahrol, ... era, cioè, a conoscenza di una corrente artistica appena svolta. Andava spesso anche alla Biennale di Venezia e si interessava non solo di architettura, ma anche di tutte le forme di rappresentazione. Le matrici erano però diverse. Zappaterra sapeva introdurre elementi innovativi per Ferrara; poi, dopo, vedevi altri che facevano le porte blu, arancio, ..., e le facevano perché avevano visto Zappaterra. In quel periodo sicuramente lui precorreva, era una mente fertile, aperta a quella che era l’innovazione. Zanmatti ci ha raccontato di aver avuto una vita legata all’arte, grazie alle proprie frequentazioni dei molti artisti personalmente conosciuti, mentre Giulio non aveva questo interesse così forte: anche le opere che si trovano a casa Zappaterra sono state acquistate su consiglio dello stesso Zanmatti. Può essere che la conoscenza dell’arte contemporanea sia stata indotta da Zanmatti? Può essere ... Ricordo, però un episodio significativo, che travalica l’influenza di Zanmatti sul gusto artistico di Giulio. Tra i vari amici di Zappaterra, c’era anche l’avvocato Ballardini, scomparso prematuramente in maniera drammatica. Durante un loro viaggio in Umbria (Giulio aveva l’abitudine, quando era in auto, di tenersi ben stretto con la mano alla maniglia in alto), Ballardini, nel fare una curva, si scontrò frontalmente con un auto. Giulio si ruppe l’omero e l’assicurazione, per quell’incidente, gli versò sette milioni e mezzo di lire: li ha spesi tutti in quadri, tra cui uno di Afro. Evidentemente aveva comunque molto interesse per l’arte. In questo modo, Giulio poteva essere di stimolo anche per i committenti, per i quali non progettava solo “l’involucro”: si arrivava fino al dettaglio, ai mobili, all’oggetto, ..., ed erano sempre mobili di una qualità superiore, in particolar modo mobili di design. La signora Ballardini, infatti, ci raccontava che molti mobili in casa sua li aveva progettati Giulio, mentre altri erano stati acquistati da Gavina. Sono sempre stati in ottimi rapporti, Dino Gavina e Giulio, non solo a livello professionale, ma anche

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personale. Il momento culturale era pieno di fermenti e di effervescenze e, secondo me, Giulio ne traeva sicuramente beneficio. Infatti, in ciascun lavoro si trovano sempre riferimenti culturali, sicuramente di alto livello, e non solo riferimenti al luogo o al contesto territoriale. Zappaterra, anche per uno spirito anticonformista, aveva questa attrazione. Era proprio un’esigenza, quella di ragionare sulle cose; era proprio un suo problema quello che tu definisci “la ricerca”. Da quello che avete detto, il progetto risulta un insieme di particolari; ma, secondo me, esiste anche la composizione. Dove sta il contributo di Giulio come compositore, se parliamo di “architettura dignitosa”? Guardando Mortara 70 [vedi Scheda F], si osserva, da un lato, il porticato, privo di un elemento, che è stato completato con la colonna in metallo; dall’altro lato, si trova la struttura nuova a scacchi: nel discorso dell’architettura e del frammento, il dettaglio è concepito a qualsiasi scala, sia a quella del dettaglio propriamente detto, sia a quella dell’architettura. Sembra che Zappaterra si comporti allo stesso modo a qualsiasi scala. Perché il dettaglio non è dettaglio, ma particolare. Dentro il particolare costruttivo c’è la costruzione. Nel periodo in cui abbiamo collaborato, ricordo Giulio dotato di una grande capacità nel progettare il particolare come totalizzante la progettazione stessa: ecco perché non è un dettaglio, ma un particolare. Il suo contributo maggiore è stato nel cogliere alcuni valori che la città stessa ha e di riprogettarli. Io amo molto casa Fiorani [vedi Scheda A], perché ha alcuni elementi interessanti. Giulio non amava il mattone a vista, però qui il paramento è in mattoni a vista. Il suo pregio è stato quello di recuperare alcuni valori, alcune matrici che in un qualche modo gli erano attorno, perché facevano parte del suo contesto: ci abitava, ci ha vissuto, le vedeva tutti i giorni. Sono cose che ciascuno di noi ha in testa, ciascuno di noi ha dentro di sé bagagli anche inconsci e Giulio li ha saputi trasformare in progettazione moderna. Questo per me è stato il suo maggior contributo. Bisogna non rinunciare mai alla prerogativa della progettazione e Giulio non vi ha mai rinunciato. Con gli anni, i suoi particolari sono diventati segni riconoscibili, a cui lui stesso era particolarmente affezionato: questo è il suo contributo, è ciò che fa di lui un “bravo artigiano”. In fin dei conti siamo tutti artigiani. L’artigiano conosce infatti i trucchi del mestiere e i materiali. Quando c’era il fabbro si discuteva sul tipo di profilato e su come realizzare, per esempio, un cancello. Mi ricordo le discussioni col fabbro e con il falegname, il famoso Bacci, che ha lavorato anche a casa Ballardini [vedi Scheda D]: lì ha fatto tutto Bacci! Guardando i suoi progetti, è unanime la convinzione che alcune opere superino il loro periodo, siano sovratemporali: secondo me, in particolare, casa Ballardini [vedi Scheda D], la Torre di Copparo [vedi Scheda I] e forse alcune cose di Mortara [vedi Scheda F] sono al di là del loro tempo, anche se è giusto che ogni opera dichiari il proprio periodo. Le sue case sono sempre implose, tipo la casa romana, sono aperte verso questi cortili interni: anche Casa Fiorani [vedi Scheda A] ha uno spazio verde dietro. È tipicamente ferrarese. Casa Ballardini [vedi Scheda D] da fuori sembra avere una corazza, con aperture molto raffinate, come il “taglio” in alto e le forature minime nella cortina muraria; dentro, invece, è luminosissima. La Casa degli Angeli [vedi Scheda H], quella che lui ha scelto per sé, ha un magnifico rapporto con il giardino retrostante. Io trovo queste architetture veramente ferraresi.

Note 1

Michele Pastore è stato coprogettista dell’intervento di “Mortara 70” [vedi Scheda F]. Paolo Arveda, collaboratore di Giulio Zappaterra sin da ragazzo, è stato uno dei soci dello Studio Zappaterra Associati, assieme a Gian Paolo Rubin. 2 Vedi: Ordine degli Architetti della provincia di Ferrara. Commissione Cultura, Vieri Quilici a Ferrara 1965-1972. Abitazione come progetto urbano, Ferrara, 2000.

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A

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Casa Fiorani, 1962-63

Francesca Pozzi

Ferrara, corso Giovecca 155

foto Davide Menis

destinazione d’uso:

condominio

collaboratori:

Ing. Renzo Ferrazzi (strutturista)

descrizione:

Realizzato su un lotto molto profondo, su cui insisteva un palazzo di impianto rinascimentale con ampio giardino retrostante, l’intervento si colloca su uno degli assi principali della viabilità cittadina, corso Giovecca-viale Cavour, corrispondente all’originario canale della Giudecca. L’intervento ha comportato la demolizione e ricostruzione, con ampliamento di volume, per realizzazare una struttura a “C”: questa consta di due blocchi uniti da un’ala di collegamento a formare un cortile interno di passaggio verso il giardino. L’intervento immobiliare, intrapreso dal sig. Fiorani, è stato decisamente speculativo e finalizzato alla costruzione di 17 appartamenti, tutti di alto standard qualitativo, distribuiti su quattro piani grazie a due corpi scala con ascensori nei punti di cerniera del fabbricato. Le tipologie sono varie: appartamenti a uno o due camere da letto, con alcune eccezioni. Nel corpo su corso Giovecca, infatti, al terzo e quarto piano, sono presenti due duplex con un doppio volume sul soggiorno, su cui affaccia la scala a giorno. Viceversa, dalla parte del cortile, l’attico all’ultimo piano accorpa due alloggi, dando luogo ad un appartamento di ampie dimensioni. Il piano terra, infine, è riservato alle cantine, ai locali di servizio e all’alloggio del custode. La struttura portante è in cemento armato intelaiato con un rivestimento in laterizio. Su corso Giovecca il fronte è compatto, ma al tempo stesso ricco di particolari creati dalla composizione varia dei mattoni, quasi a formare un gioco o un’esercitazione calligrafica, con inserti di alcuni elementi decorativi appartenenti alla precedente costruzione. I fronti interni, invece, presentano lunghi balconi trasversali che esaltano il forte contrasto chiaroscurale. Purtroppo il fallimento dell’impresa ha limitato le finiture interne, sebbene la distribuzione degli appartamenti ed i prospetti esterni corrispondano al progetto originale.

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Pastore: Per me Casa Fiorani è significativa della capacità progettuale di Giulio Zappaterra. Un progetto come questo oggi non sarebbe più possibile per una banalissima ragione: ha il piano terra libero e oggi, che l’utilizzazione dello spazio è spasmodica, anche questo sarebbe “riempito”. Qui, invece, si assiste a quest’inversione di tendenza e, in secondo luogo, si osserva una straordinaria interpretazione della facciata, fatta di piccolissimi particolari, come l’incrocio dei mattoni. La soluzione degli angoli, poi, mostra che Giulio aveva capito l’architettura ferrarese: per Ferrara, infatti, è fondamentale mettere le colonne negli angoli, gli stipiti nelle porte, le lesene negli incroci delle strade. Qui, a Casa Fiorani, c’è sempre questo particolare studio e riproposizione dell’angolo, del gioco e dell’incastro dei mattoni. Per me è una casa bellissima; mi spiace … avrei voluto farla io … Qui Giulio ha mostrato tutta la sua capacità nell’esprimere il particolare e le cose minute dell’architettura. (...) Arveda: Casa Fiorani è un edificio progettato ex-novo, in sostituzione di un piccolo edificio preesistente. Di fronte, invece, si trova Palazzo Barbantini, dove Zappaterra ha svolto in parte un restauro ed in parte una nuova progettazione: qui esibisce il suo concetto di restauro, fatto di elementi estremamente raffinati, come il ripristino della meridiana. Da un lato mantiene lo scalone monumentale, dall’altro progetta nuovi collegamenti verticali. Tra l’intervento a Casa Fiorani e quello a Palazzo Barbantini si delimita lo spazio in cui si definisce il carattere progettuale di Giulio.

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B

Cinema Rivoli, 1963-65 Ferrara, via Boccaleone 18-22

Davide Menis foto Davide Menis

destinazione d’uso:

cinema

collaboratori:

Ing. Renzo Ferrazzi (strutturista)

descrizione:

Ricavato dalla distruzione di un’officina meccanica, il cinema si colloca in una stretta strada medievale, occupando uno spazio piuttosto angusto. Nonostante all’esterno sia manifesta la volontà di rendere leggibile l’organizzazione spaziale interna, l’intervento si rapporta in modo equilibrato con il contesto storico circostante. Grazie alla luce radente nelle ore pomeridiane, l’ingresso arretrato e il fronte superiore della platea, scandito da nervature verticali che richiamano ritmi lecorbuseriani, creano giochi chiaroscurali che frammentano l’imponenza del corpo sala, riportandolo ad una scala urbana. I materiali utilizzati sono quelli della tradizione: mattone, pietra e legno organizzati in una tessitura che, in facciata, rende possibile la perfetta integrazione degli elementi di disturbo, quali uscite di sicurezza e canali di ventilazione per le attrezzature da proiezione. L’interno si compone di un ingresso, una biglietteria e vari locali di servizio accorpati su un lato in asse con via Corregiari, accesso principale al cinema, e di un’unica sala della capienza di 654 posti, disposta ortogonalmente a via Boccaleone. La platea è caratterizzata da pannelli insonorizzati che creano un ritmo spezzato alle pareti, mentre il soffitto, costituito da lame disimmetriche tagliate a triangolo, è punteggiato da una miriade di faretti che fanno assumere alla sala un carattere fantascientifico, facendola sembrare un enorme navicella spaziale in volo.

Arveda: Per quanto riguarda il Rivoli, la partizione della muratura esterna, caratterizzata da una frequenza non regolare, ricorda alcune opere di Le Corbusier.

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C

Istituto di Matematica, 1972-74, 1977-80

Cristina Nagliati

Ferrara, via Machiavelli 35

foto Davide Menis

destinazione d’uso:

sede universitaria

collaboratori:

Ing. Giuliano Mezzadri (strutturista), Arch. Luigi Alessandri (coprogettista 1972-74)

descrizione:

Il Dipartimento di Matematica riprende il concetto di campus universitario di gusto anglosassone, già espresso, pochi anni prima (1970), dall’Arch. Orlando Veronese nei “Nuovi Istituti Biologici e Chimici” di via Borsari, noti come “Il Mammut”. L’intervento originario di Zappaterra prededeva tre fasi costruttive: la prima, iniziata nel 1972, viene eseguita sul progetto che l’architetto concepisce assieme a Luigi Alessandri, mentre il secondo lotto, risalente al periodo 1977-1980, è firmato dal solo Zappaterra. Al completamento previsto, invece, non viene mai dato seguito, a causa delle drastiche riduzioni ai finanziamenti per l’edilizia universitaria ferrarese. La realizzazione, pertanto, ha subito inevitabili modifiche: infatti, la prevista acquisizione della limitrofa area della Villa Vignali avrebbe consentito la costruzione di due corpi di fabbrica collegati da un passaggio soprelevato, capaci di definire uno spazio centrale aggregante, un sorta di corte in dialogo con gli edifici circostanti e con la strada stessa, grazie al taglio obliquo del percorso pedonale. Attualmente il Dipartimento di Matematica consiste in due ampi complessi, completati da un fabbricato “a forma di L articolato in tre corpi tra loro connessi, che si sviluppano su tre piani e parzialmente in vani seminterrati”. L’ala Est è strutturata in “studi modulari divisi con pareti mobili ed attrezzature che permettono eventuali future diverse organizzazioni dello spazio”. Ciascuno dei trenta studi è adibito a due posti; sono presenti anche sei salette per riunioni e seminari. Nel corpo intermedio si trova la biblioteca, che occupa il doppio volume formato dal piano primo e dal secondo. A livello di copertura vi è un collegamento indipendente fra il corpo degli studi e il corpo delle aule. Ad ovest, disposto ortogonalmente, è stata realizzata l’area didattica (sette aule e una sala congressi). “Interessanti sono le soluzioni cromaticodecorative sul lato di via Bovelli, dove gli elementi strutturali in rilievo evocano un gusto “scarpiano”, in contrasto con la facciata lamellare dell’altra ala”1. Sebbene il progetto di Zappaterra non sia stato completamente realizzato, il Dipartimento di Matematica mostra una forza espressiva di tutto rilievo. Nonostante la mancanza di manutenzione, soprattutto nelle parti in cemento armato, risulta intatta la lettura dei particolari e dei dettagli, cifre distintive del fare progettuale di Zappaterra. 1

Le parti tra virgolette sono tratte da: L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, Alinea editrice, Firenze, 1995, p. 215 e si riferiscono a L. Livatino, Ferrara e la sua Università, Ferrara, 1981, p. 328. Si segnala, inoltre, che tale progetto è stato oggetto di un articolo di: G. Ferretti, Istituto di Matematica a Ferrara, in “Ambientare”, maggio 1985, pp. 54-59.

Arveda: L’Istituto di Matematica è un progetto ex-novo frutto della collaborzione con Gigi Alessandri e con l’Ing. Giuliano Mezzadri che ha progettato la struttura reticolare dell’aula magna. Pastore: Avevano lavorato insieme anche alla Torre di Copparo. Arveda: Si, solo nella prima fase. Pastore: Il ruolo di Mezzadri nella nostra progettazione è sempre stato abbastanza importante. Arveda: Quando lo si chiamava a collaborare, Giuliano ci si buttava a capofitto. Nella facoltà di Matematica ha realizzato le strutture reticolari, mutuate dalla cultura anglosassone e, all’epoca, ampliamente utilizzate.

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D

Casa Ballardini, 1974-75

Cristina Nagliati

Ferrara, via Roversella 17

foto Davide Menis

destinazione d’uso:

abitazione

collaboratori:

-

descrizione:

Come si vede dalla pianta ottocentesca, l’edificio prospettava sul cortile antistante il Convento “Le Martiri”, anteriore all’Addizione di Ercole I, e faceva certamente parte di tale complesso: doveva servire come abitazione, forse anche con funzioni che oggi possiamo definire di “foresteria”. Dall’impianto della facciata e dei casseri si può dedurre che era composto di due case con ingresso negli ambienti centrali più stretti. Il fabbricato, dopo varie modifiche, viene completamente trasformato verso la fine dell’Ottocento: si sopraeleva di un metro circa, si chiudono tutte le finestre precedenti e se ne aprono delle nuove seguendo una scansione della facciata tutto sommato falsa, tant’è che alcune di esse vengono solo marcate nella muratura e mai aperte. Più tardi, all’inizio del secolo o forse anche dopo, viene demolito il muro che divideva le due case e tutto l’edificio diventa una stalla o magazzino e tale rimane fino ai nostri giorni. L’intervento di restauro si concretizza essenzialmente sulle pareti esterne, prospicienti il convento, perché all’interno tranne i muri di spina, non esistono più tracce o riferimenti per un possibile recupero integrale del complesso. Restauro programmato con l’unico scopo di annullare totalmente gli interventi ottocenteschi o più recenti e far sì che sulla superficie delle pareti, riportate a faccia-vista, ritornasse in parte leggibile il vecchio impianto. L’intervento di sistemazione interna ha avuto come scopo principale quello di valorizzare al massimo il giardino, abbastanza consueto nelle case ferraresi, ma qui eccezionale, perché la casa sorge a poche centinaia di metri dal Castello Estense, quindi in pieno centro storico. Già nell’ingresso la vista sul giardino attraverso una fessura orizzontale, rende la casa, al di là delle soluzioni di arredo o funzionali, particolarmente suggestiva; ma è nelle camere da letto, nel pranzo e, maggiormente nel soggiorno che tale presenza diventa determinante e tale da condizionare, oltre che le scelte distributive dell’alloggio, anche l’arredamento, fatto solo di elementi bassi, tavoli contenitori o divani, che non devono togliere le possibilità di traguardo da qualsiasi punto della stanza, anche seduti. Le vetrate sul giardino, in mancanza di riferimenti netti alle vecchie aperture, sono basse, per non sbilanciare la parete sovrastante, e non sono neppure molto larghe, per consentire visioni parziali sempre mutevoli e tali da suggerire l’immagine di un giardino molto più grande del reale; inoltre, hanno i cristalli blindati al posto di ingombranti e fastidiose protezioni esterne. Le nuove aperture, veri e propri squarci sull’ambiente circostante, soprattutto sul portico del convento antistante, hanno ritmo e dimensioni in accordo solo con le funzioni interne della casa e sono volutamente in dissonanza con le vecchie tracce, per non correre il rischio di un rifacimento “in stile”. Quando, invece, coincidono con quelle preesistenti, si tende ad interromperle prima di toccare il vecchio architrave, proprio per non perdere una testimonianza vera, anche se banale, del vecchio edificio. Si è poi voluto marcare l’altezza del fabbricato preesistente alla trasformazione ottocentesca con una risega in aggetto della muratura: a testimoniare il rifacimento totale del coperto, lo si è isolato dalla muratura sottostante con una fessura profonda, totalmente vetrata e tale da creare una zona d’ombra molto accentuata simile al forte contrasto di tono dei cornicioni delle case ferraresi. Nella ristrutturazione, inoltre, si sono adottate tecnologie e materiali tradizionali: l’unico “capriccio” strutturale e formale è l’impiego di un solaio in ferro a coprire il soggiorno, formato da travi in acciaio e lamiere grecate, lasciate volutamente in vista, verniciate color testa di moro opaco, giocate con orditure opposte a marcare ancor più il forte contrasto chiaroscurale delle lamiere grecate; in definitiva un soffitto disegnato e da guardare, ma strettamente conseguente alle sue funzioni portanti. Liberamente tratto dalla Relazione di progetto (15 maggio 1974) e dall’articolo Modi di vivere a Ferrara. Un certo profilo vermiglio, in “Casa-oggi”, Ottobre 1977, pp. 68-71.

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Arveda: Casa Ballardini non è un intervento che segue i canoni del recupero: qui Giulio sembra superare la distanza che c’è tra la posizione dell’architetto che, con la propria opera, vuole lasciare un’impronta e la posizione della Soprintendenza che mira a lavori meno marcati. Casa Ballardini contiene un linguaggio semantico che si legge anche a distanza di anni: sono evidenti le intenzioni del progettista ed è chiaro quello che voleva trasmettere. Esternamente Zappaterra è riuscito a dare una nuova immagine a questo edificio, lasciando comunque visibili le tracce delle preesistenti bucature, forse enfatizzate in modo esasperato … Ecco, con Casa Ballardini, Giulio ha saputo esprimersi. Pastore: Proprio perché era un magazzino, altrimenti ...

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E

Banca Nazionale dell’Agricoltura, 1979-84 Ferrara, corso Giovecca 42-50

Elisa Marchi foto Davide Menis

destinazione d’uso:

banca

collaboratori:

Arch. Francesco De Santis (coprogettista 1979-83), Arch. Gian Paolo Rubun (coprogettista 1983-84)

descrizione:

Il restauro, che ha coperto un arco di tempo piuttosto lungo, è stato condotto su un complesso di tre edifici: il primo, noto come palazzo Naranzi o Nigrisoli al Duomo, si trova all’angolo tra corso Giovecca e piazza dei Teatini; il secondo è un esempio di edilizia minore ferrarese, la cui facciata è stata completamente rifatta nel XX secolo analogamente al terzo, che era già stato “trasformato nel prospetto secondo mode degli anni ’10-20”. L’intervento operato sugli esterni ha comportato un differente atteggiamento di fronte ai tre prospetti: infatti, la facciata di palazzo Naranzi su corso Giovecca viene lasciata pressoché identica, se si esclude la riproposizione filologica delle forature al piano nobile, modificata nel 1952 con l’accostamento delle due finestre centrali a formare una bifora ispirata a “matrici venete gratuite”. La facciata su piazza dei Teatini, invece, ha posto maggiori problemi di intrusione, anche in relazione alla funzione di autorimessa del piano terra: qui i due progettisti decidono di riutilizzare alcune delle grandi aperture che erano state inserite nel 1952, chiudendole con pilastri e grate, il cui disegno costituisce un elemento unificante dei tre stabili. Il secondo edificio, invece, è stato oggetto di una lunga elaborazione: gli architetti, infatti, considerando arbitraria la preesistente “uniformazione dei prospetti delle due unità immobiliari costituite dal palazzotto d’angolo e dalla casa mediana” e stabilendo che le due unità dovevano tornate indipendenti senza alcuna “ricostruzione in stile”, hanno vagliato molte soluzioni sia per la scansione di porte e finestre, sia per i marcapiani ed i colori della facciata, come testimonia una lunga serie di schizzi. Il risultato finale è un fronte dai cromatismi più pallidi rispetto alle ipotesi iniziali, in cui è esaltata la raffinatezza di particolari

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architettonici, quali le colonne metalliche e le cornici marmoree delle finestre. Inoltre, sia nella seconda che nella terza facciata, vi sono alcune chiusure metalliche dove il logo della BNA forma la decorazione della superficie - logo che si ritrova anche nelle maniglie di alcune porte in vetro. All’interno l’intervento di restauro mostra la volontà di rendere la struttura leggibile, liberando il palazzo da superfetazioni per evidenziare gli elementi di pregio, e, al contempo, esprime l’esigenza di rispettare le necessità del committente: già all’entrata, infatti, un camminamento rialzato in pietra segna con chiarezza il percorso dei visitatori, separando il pubblico dai luoghi di lavoro dei bancari, mostrando in tal modo una particolare attenzione agli spazi distributivi. Nelle prime due sale, Zappaterra e De Santis sfruttano l’altezza data dall’eliminazione del solaio intermedio per ottenere locali a doppia altezza: qui i soppalchi sono costruiti con travi in acciaio, ricoperte da un lamierino smaltato bianco e da pannelli in calcestruzzo spazzolato, che sottolineano l’asserto per cui il nuovo non deve mai inserirsi in maniera mimetica. La più grande delle corti dell’isolato viene adibita a luogo principale per il ricevimento del pubblico. Anche in questo caso Zappaterra e De Santis agiscono sulle altezze per rendere leggibile la stratificazione e la morfologia dell’edificio: vengono recuperate le colonne rinascimentali, i cui capitelli e le basi erano state scalpellati su due lati per evitare che fuoriuscissero dalle murature che le avevano incluse, e le riportano ad elemento a tutto tondo per unire le due ali della banca con il grande spazio centrale dedicato ai clienti. Alle colonne in pietra d’Istria vengono accostate due colonne metalliche, i cui colori - dal verde al blu (gli stessi colori istituzionali della BNA) - enfatizzano le caratteristiche di modernità dell’intervento. Grande attenzione è data anche allo studio dei collegamenti verticali: in particolare, degna di nota è la scala posta in un minuscolo cavedio, caratterizzata da forme sinuose che ne accentuano la struttura “a chiocciola”. Il contatto tra la scala metallica e il piedistallo che la sorregge - un volume in calcestruzzo a sezione triangolare - è ridotto al minimo. Il colore inizialmente scelto doveva essere il rosso scuro, il che avrebbe contrastato nettamente con i toni chiari della corte; attualmente, invece, il guscio della scala è bianco, mentre il suo piedistallo, di gusto scarpiano, è giallo. Dai disegni di progetto, conservati nell’Archivio Zappaterra, si può notare l’attenzione posta al disegno dell’arredamento ed alla progettazione delle griglie portaimpianti, che sovente segnalano i percorsi interni. Le parti tra virgolette sono tratte dalla Relazione strutturale e tipologica, dalla Relazione storica e dalla Relazione di progetto (30 giugno 1979) redatte da Giulio Zappaterra e Francesco De Sanctis.

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Arveda: Per ciò che riguarda la BNA, anche questa è stata un’opera molto importante: basti pensare la “processione” per vederla, una volta finita. Questo lavoro è stato impegnativo perché bisognava appaltarlo a corpo e, pertanto, si doveva disegnare tutto a priori, poi allegare al capitolato la documentazione del progetto, che doveva essere completa per permettere un affidamento del genere. Comunque Giulio, grazie alla sua capacità nel controllare il dettaglio, è riuscito a gestire bene anche un appalto a corpo, che non è sicuramente cosa facile! Purtroppo, l’impresa costruttrice è fallita e, invece di guadagnare, ci ha rimesso. Secondo me, la BNA è un progetto perfetto anche a livello compositivo: ritengo convincente l’idea di questo cortile coperto che ha permesso di creare la sala del pubblico; in fase di demolizione della copertura, sono state trovate, annegate nella muratura, le colonne che ora si vedono e, da lì, è nata l’idea della volta a botte, che ha anticipato alcune tendenze postmoderne. Forse, a guardarla oggi, c’è un uso un po’ esuberante del colore ed i profili in acciaio risultano un po’ sovradimensionati. Pastore: Piuttosto che postmoderno, lo definirei “aymoniniano”. Arveda: Sì, ma, a Ferrara, il Palazzo di Giustizia di Aymonino è venuto dopo. Comunque, a ben guardare la BNA nel suo insieme, vi si trova una tale ricchezza di particolari da poterla considerare la sintesi di tutto il percorso professionale di Giulio. Anche la scala a chiocciola, nel cortile interno, ha una zoccolatura di impronta scarpiana, che richiama le forme a risega dell’Istituto di Matematica [vedi Scheda C]; interessante è l’invenzione di questa scala che sotto è completamente in calcestruzzo, mentre, sopra, ha un elemento in acciaio con un rivestimento in policarbonato: anche qui si vede la costante ricerca di Giulio sui materiali che vengono rivisitati e riproposti in forma nuova. La BNA è stata sicuramente un grande intervento e, per la qualità dei suoi spazi, può suggerire interessanti spunti fotografici.

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Mortara 70, 1970-80, 1986-87 Ferrara, via Mortara e via Fossato di Mortara

Alessandro Bagnolati foto Davide Menis

destinazione d’uso:

impianti e servizi all’Università

collaboratori:

Arch. Michele Pastore (coprogettista), Ing. Giuliano Mezzadri (strutturista); Arch. Luigi Alessandri e Arch. Orlando Veronese (coprogettisti progetto urbanistico 1974) Si tratta di un ampio progetto a valenza urbanistica, il cui impianto originario copre una superficie di 5 ettari circa, coincidente con l’isolato compreso fra le vie Mortara, Borsari, Rampari di San Rocco e Fossato di Mortara, posto all’interno delle mura nel quadrante nord-est. La peculiarità di questi nuovi “Impianti e Servizi all’Università” consiste nell’inglobare l’antico complesso monumentale del Convento di Santa Maria di Mortara, edificato per volere di Ercole I d’Este. L’attuale comparto è composto a nord, su via Borsari, da un edificio a “C” di 3 piani, con alloggi popolari di proprietà comunale; ad ovest, su via Mortara, da un edificio in linea di altrettanti piani, con alloggi popolari di proprietà IACP; a nord-sud-est, per oltre il 50% della superficie totale, da un complesso edilizio, prevalentemente a tre livelli, appartenente all’Università di Ferrara e destinato all’Istituto di Chimica; ad ovest e sud, infine, per il restante 25% circa, dall’ex Convento di Santa Maria di Mortara, ora dell’Ateneo estense. L’intervento realizzato mostra un corretto rapporto fra funzioni e tipologia edilizia: il piano terra del Convento, infatti, è destinato prevalentemente all’assistenza agli studenti (biblioteca, centro stampa, sale studio, lettura e ricreative), mentre la restante parte del piano è destinato ad aule di varie dimensioni; se gli altri locali didattici ed alcuni laboratori sono posti al primo piano, i laboratori di ricerca e quelli più sofisticati, invece, sono nei locali di nuova edificazione. Il progetto ha previsto il restauro conservativo di quanto rimane del Convento, rispettando gli elementi architettonici originari ed eliminando tutte le superfetazioni realizzate nel periodo napoleonico, quando

descrizione:

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l’edificio era stato usato come caserma e falansterio. In particolare, l’intervento ha comportato il recupero integrale del loggiato addossato alla Chiesa, con riapertura delle 14 arcate originarie: ora tale loggiato vetrato serve come accesso alla sala convegni e, al piano primo, come ridotto della stessa. Il secondo chiostro del Convento, invece, denominato la “corte dei carri” dopo l’occupazione francese, è stato lasciato aperto verso via Fossato di Mortara attraverso la creazione di un portico polifunzionale; qui, inoltre, è stata riproposta l’originaria scansione delle arcate a tutto sesto, integrando con una colonna metallica quella eliminata dalle truppe napoleoniche per adattare l’ampiezza dell’intercolunnio al passaggio dei loro carri. Il progetto realizzato, inoltre, ha effettuato una ricomposizione volumetrica dell’intero complesso sulla base delle indicazioni planimetriche dei vecchi catasti - operazione avvenuta non per imitazione del preesistente, ma attraverso l’uso di un linguaggio attuale idoneo a rivitalizzare l’edificio storico e, al tempo stesso, atto a rispondere alle nuove necessità dettate dall’Università. Attraverso la ristrutturazione di tale complesso monastico, infatti, è stata attuata la ricomposizione funzionale e didattica della Facoltà di Farmacia, che, assieme ad alcuni Istituti di Medicina, costituisce un sistema dipartimentale sufficientemente omogeneo; le edilizie assistenziali inizialmente previste, invece, sono state stralciate dal progetto definitivo. Inoltre, la ricostruzione dell’ala est, innestata sulla parte superstite del loggiato al piano terra, ne ripropone le 11 bucature corrispondenti alle arcate preesistenti, ora scandite, per i pilastri mancanti, da costoloni inclinati in muratura che, salendo verso la grondaia, si trasformano in fessure vetrate capaci di annullare qualsiasi effetto statico e strutturale e, al contrario, atte a sottolineare l’effetto chiaroscurale di divisione della parete vitrea al piano terra. Il loggiato, disposto su tre piani come il preesistente, si innesta al Convento seguendo le tracce ancora leggibili del corpo demolito e degradando, verso via Fossato di Mortara, assieme all’ala sud ricostruita lungo questa via. Per quest’ultimo edificio, infine, il progetto ha voluto riproporre, a lato del porticato, l’effetto di un muro di cinta compatto, scandito solo da esili fessure di vetro, adottando vetrate poste sul tetto per l’illuminazione degli ambienti interni.

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Pastore: Questo intervento presuppone, oltre al recupero ed al restauro, anche la progettazione, che non sempre, nei confronti delle preesistenze, riesce ad essere sufficientemente rispettosa nel senso attuale del termine. Mortara 70 è stato contemporaneamente un progetto urbanistico, perchè parte da un Piano Particolareggiato, poi un progetto di restauro, per quello che riguarda il Convento, ed infine un progetto ex novo, per quello che riguarda la parte prospiciente Fossato di Mortara. Quando ho collaborato con Giulio, talvolta le cose non sono state tranquille, soprattutto quando abbiamo dovuto decidere sul prospetto di Fossato di Mortara. È uscita una strana soluzione che mediava quello che avevo in testa io con quello che aveva in testa lui e, come tutte le mediazioni, non è un risultato convincente ... Io lo chiamo “il Bar” ... Ancor’oggi non mi soddisfa molto: io avrei voluto un volume tondo che aggettasse da quel tetto … e qui si è vista la differenza tra “Veneziani” e “Fiorentini”: a mio parere, a Giulio sfuggiva il controllo dei volumi, non aveva la capacità di vederli - abilità che noi, alla Facoltà di Venezia, avevamo acquisito lavorando molto sui plastici di studio. Infatti, sin dai primi anni di Università, il plastico costituiva una parte molto importante della progettazione ed il controllo dei volumi era fondamentale. Invece, il lavoro di restauro, che abbiamo realizzato in collaborazione con Giuliano Mezzadri, è stato molto importante per l’epoca: per Ferrara si è trattato del primo recupero di travi in legno attraverso protesi nelle teste d’appoggio marcite e di uno tra i primi consolidamenti di solai attraverso i connettori sulle parti lignee, facendoli così lavorare assieme alle solette in calcestruzzo. Per me questa è stata un’esperienza molto significativa: ricordo che diverse volte si è ragionato assieme tutti e tre, finché Giuliano ha escogitato quest’invenzione dei connettori, che ora è di uso corrente. Arveda: Giulio, dal canto suo, ha cercato di coniugare anche in questo lavoro l’high-tech di matrice anglosassone con la tradizione locale: ciò è ben evidente quando, in assenza di una colonna nella loggia, ha riproposto il passo strutturale degli archi, sostituendo la colonna mancante con una in acciaio - operazione forse un po’ brutale e semplicistica, ma che ben esprime la sua intenzione di opporsi ad un recupero meramente conservativo, che per altro non è stato eseguito neppure sulle colonne stesse prima del nostro intervento. Infatti, ricordo, che tutte le colonne sono state carotate, realizzando così un consolidamento che oggi sta dando molti problemi e che mostra lo scarto esistente tra il campo concettuale ed operativo. Pastore: Comunque, amo molto quest’esperienza di Mortara 70, perchè a differenza di ciò che accade oggi, dove si deve ragionare sempre per spezzoni, per particolari che devono essere fatti e rifatti “dov’erano, com’erano”, si è riusciti fino in fondo a fare il nostro mestiere, che è quello di capire e progettare: ciò non significa farsi prendere dalle smanie del progettista che deve lasciare il segno, ma, al contrario, che ogni piccola cosa deve avere la sua progettazione e, quindi, rifarei Mortara 70 esattamente come l’abbiamo fatta, salvo il prospetto su Fossato di Mortara … che, nonostante l’affetto che ho per Giulio, proprio non mi va giù!

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Uffici Cassa di Risparmio di Ferrara, 1974-77, 1986-91

Isabella Frignani

Ferrara, via de’ Romei, via del Gambero, via Sogari

foto Davide Menis

destinazione d’uso:

Centro elettrocontabile, archivio ed ufficio di tesoreria

collaboratori:

I fase 1974-77: Arch. Luigi Alessandri (coprogettista); Ing. Giuliano Mezzadri (strutturista), Per. Ind. Alberto Amadio (impiantista); II fase 1986-1991: Arch. Gian Paolo Rubin e Arch. Paolo Arveda (coprogettisti), Per. Ind. Rodolfo Papola e Per. Ind. Alberto Amadio (impiantisti)

descrizione:

Si tratta di un intervento molto complesso al pari dell’iter progettuale affrontato da Zappaterra e dai suoi collaboratori. Infatti, la prima fase, risalente agli anni 1974-1977, riguarda lo studio dell’intero fabbricato che si sviluppa da via de’ Romei a via Sogari ed è composto da tre blocchi principali, strutturalmente ben distinti. Tra il 1986 e il 1991, invece, si attua il “Restauro dei nuovi uffici in via del Gambero”, che inerisce il solo blocco prospiciente via Sogari. Nell’intervento del 1974, accantonata l’idea di trasformare radicalmente il prospetto del blocco centrale su via del Gambero, si ridimensiona lo slancio progettuale per preservare una maggiore attinenza alla configurazione esistente. In ciascuna delle due fasi, lo sviluppo del progetto risulta estremamente accurato. Nell’Archivio Zappaterra, infatti, si ritrovano disegni esecutivi di tutti i dettagli necessari alla realizzazione: dagli impianti ai serramenti interni ed esterni (si veda, ad esempio, lo studio particolareggiato degli infissi da collocare nelle tre arcate su via del Gambero), dalle inferriate ai pacchetti isolanti, senza tralasciare nemmeno i materiali di finitura per pavimentazioni o prospetti, con rappresentazioni fino alla scala 1:1. Tra le carte relative al progetto più recente, inoltre, è presente il rilievo dello scavo archeologico condotto a livello fondale per lo studio delle strutture antiche.

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Arveda: Il progetto per la Cassa di Risparmio (ex-Saletti) è diviso in due fasi: inizialmente l’immobile doveva contenere la nuova tesoreria, poi la destinazione è cambiata. Durante i lavori siamo riusciti a risparmiare fortemente sul costo preventivato, circa un 20% in meno del previsto: questo ci ha permesso di realizzare molti elementi in più, come diverse pareti. Successivamente il fabbricato non è stato più sede della tesoreria e, pertanto, sono stati eseguiti molti cambiamenti ed ora è rimasto ben poco del progetto iniziale. In quegli anni Giulio aveva un po’ la mano pesante su alcune cose: è vero che i serramenti dovevano garantire la sicurezza per una banca, ma, forse, sono un po’eccessivi. Ricordo una critica di Fernando Visser a proposito del cancello del Credito Romagnolo: “Sembra Atlas Ufo Robot!”, aveva detto … ed effettivamente non aveva tutti i torti. C’è stato un periodo in cui Giulio cercava, attraverso l’uso di materiali diversi, una maggiore ricchezza del disegno, per esempio integrando l’uso dell’ottone, a discapito del senso essenziale e di maggior leggerezza estetica e formale del primo periodo.

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Casa degli Angeli, 1984-88

Claudio Tassinari

Ferrara, corso Ercole I d’Este 51

foto Claudio Tassinari

destinazione d’uso:

abitazione

collaboratori:

Arch. Gian Paolo Rubin

descrizione:

Quella che oggi è una bellissima abitazione al centro della via più bella del mondo, fu acquistata nel 1984 dai coniugi Zappaterra, quando ormai si trovava in uno stato di enorme degrado e abbandono. L’edificio fu costruito intorno al 1838 inglobando un più antico rustico usato dagli ortolani che coltivavano le vigne del quartiere. Nel 1913 l’intera proprietà fu acquistata dall’Architetto Adamo Boari. Così Giulio Zappaterra descrive nella relazione per la variante in corso d’opera (19 ottobre 1984), lo stato di fatto e il progetto previsto per quella che diventerà la sua casa/studio: “L’edificio “casa degli angeli” è da sempre considerato come una costruzione nuova progettata dall’architetto Boari (che all’epoca risiedeva a Città del Messico dove stava costruendo il Teatro Nazionale) ed eseguita dal fratello Ing. Sesto. Abbiamo già notato che nel Catasto Pontificio c’è nella posizione di quello attuale un edificio con destinazione agricola. In una ricognizione sull’edificio dopo la demolizione di pareti in foglio ed intonaci è risultato evidente che la costruzione attuale, quanto meno nella sua parte centrale, è inequivocabilmente una ristrutturazione di qualcosa di preesistente. La scoperta di due finestre nella sala centrale al piano terra, di cui non v’è traccia nel paramento del muro esterno, è accompagnata dalla presenza di fondazioni assolutamente difformi fra i vari nuclei dell’edificio (v/parte retinata nella pianta dello stato di fatto). Infine la malta e i mattoni impiegati per murare il portale in mezzeria al piano terra sono diversi che nelle altre murature. Guardando la pianta del catasto pontificio sembra che il Boari abbia prolungato le due ali laterali verso il giardino e certamente aggiunto i due corpi bassi a nord e a sud, costruiti spesso con murature ad una sola testa. A riprova il corpo a nord ingloba sotto un muro divisorio un pozzo costruito con mattoni curvi di epoca molto più antica. La palazzina è erroneamente indicata come di stile liberty che, peraltro, all’epoca e nei luoghi d’origine (Inghilterra, Francia, Austria, Belgio,ecc...) era ormai soppiantato dal nascente movimento moderno. Questa casa viene invece ristrutturata, per quanto attiene al prospetto principale, secondo stilemi e decorazioni appartenenti al tardo ecclettismo ottocentesco, con accenni di neo-gotico o neo-rinascimento molto contenuti ma pur sempre di troppo facile suggestione. Solo nell’impostazione apparentemente arbitraria, ma assolutamente libera, dei vuoti e dei pieni della facciata si respira l’aria dei tempi ormai svincolati dal classicismo fine ottocento, con una attenzione al luogo - il portale e la trifora superiore in asse con la piazza Borso - indice di una sensibile conoscenza dell’urbanistica ferrarese. Il prospetto sul giardino non ha alcun elemento stilistico di richiamo con il prospetto sul fronte strada; l’ala bassa a nord, quella non crollata, ha nel porticato esterno ben 7 archi tutti diversi fra loro riferibili più a certa architettura oleografica del Messico (dove risiede all’epoca l’arch. Boari) che all’ambiente ferrarese. Il progetto di variante che accompagna queste brevi note tende ad un recupero dell’edificio originario (quello edificato dal Boari) liberato solo delle aggiunte posteriori e più recenti: le tramezze in forati nella sala del 1° piano, il camino e relativa canna fumaria costruita con mattoni in foglio contro il paramento a vista esterno e l’inutile abbaino. Si conservano per contro le arcate della sala al piano terra scomparse nel precedente progetto. Si ridisegnano tutti gli infissi esterni a seconda dei tipi di apertura e da realizzare con legno trattato con carbolineum e ferro arrugginito. Si prevede infine di prolungare sul giardino il tetto della veranda posteriore, oltre che per ricavare un luogo ombreggiato di sosta a ridosso degl’alberi, anche per “agganciare” al terreno le due ali alte dell’edificio decisamente fuori scala (larghe poco più di 3 m. sono alte ben 8 metri) nella composizione generale dell’edificio sul cortile. La ricostruzione del corpo a sud (quello crollato alcuni anni fa ) non ripropone più sul fronte strada quella finta balaustra di balcone a nascondere invece un tetto piano - di cui riesce difficile capire le motivazioni progettuali originarie.”

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Deduciamo quindi che l’opera del Boari è una costruzione completamente scenografica che propone elementi totalmente ornamentali, teatrali: il balconcino al piano terra senza alcuna funzione, la sovrastante trifora ornata di teste di cherubini in cotto, il semiarco che racchiude una finestra e la porta d’ingresso allo studio. Motivi esclusivamente decorativi sono pure i cotti (già presenti prima dell’intervento di Zappaterra), che ripropongono decorazioni rintracciabili in molti portali di chiese e case medioevali. È stato appurato che si tratta di cotti eseguiti con stampi e non a mano: ad esempio il tondo raffigurante San Giorgio che uccide il drago è stato realizzato dalla “Manifattura di Signa”. Quindi la semplice casetta dell’ortolano fu, nel progetto Boari, ricoperta da un’architettura “neo-estense” e in seguito liberata da molte aggiunte nel progetto Zappaterra, realizzando così un bell’esempio di architettura studiata in ogni particolare, com’era nel suo stile, e arricchita da elementi d’arredo d’autore. Un ambiente caldo, accogliente, che ci proietta nel retrostante giardino ricco di luce e colori, curato ma comunque lasciato in uno stato di “crescita e sviluppo selvaggio”. Qui nel 1916 furono rinvenuti i resti della chiesa e del campanile di Santa Maria degli Angeli e le tombe estensi di Niccolò III, di Leonello, di Ercole I e di Sigismondo. All’epoca le ossa furono ricomposte da Adamo Boari creando una sorta di sacrario e nel 1955 furono trasferite nel convento del Corpus Domini. Uniche testimonianze di quest’antica presenza rimangono un’iscrizione in facciata, i tumuli sistemati nel giardino e i frammenti delle lapidi totalmente ricoperti di edera e quindi difficilmente individuabili. I reperti appartenenti alla chiesa (capitelli, cotti, lapidi, ecc.) furono trafugati e dispersi in varie case ferraresi negli anni dell’abbandono. L’accesso all’abitazione avviene dal civico 51, passando attraverso uno spazio coperto che affaccia sul giardino. Sulla sinistra la porta d’ingresso; un corridoio di distribuzione, su cui affacciano la camera da letto, il bagno, la cucina e la dispensa, ci proietta direttamente all’interno del soggiorno, caldo, ricco e accogliente. Le due arcate ai lati del camino trasportano nella luminosa zona pranzo, collegata a sua volta alla cucina. Da questi spazi si ammira il giardino, un panorama in continua trasformazione, mutamento legato alle stagioni e al trascorrere del tempo. Completano l’abitazione una stanza nominata servizio e un secondo bagno. Dalla porta contenuta nel semiarco (civico 47) si accede allo studio legale Audino, originariamente luogo di lavoro di Giulio Zappaterra. Dalla sala centrale al primo piano la vista spazia verso la Certosa da un lato e verso il giardino dall’altro. Siamo immersi in un luogo di lavoro studiato nei minimi dettagli. Ancora una volta nulla è dovuto alla casualità. La singolarità di quest’opera è individuabile nell’edificio originario completato da molti particolari, ma soprattutto è singolare la localizzazione, il contesto: una bellissima villa in campagna ma nel cuore della città rinascimentale, un luogo invaso da una quiete quasi disarmante, popolato dalla natura e da qualche timoroso gattino.

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Torre di Copparo, 1972-80, 1985-87 Copparo (FE), via Roma

A. Bagnolati, L. Bergamini, D. Menis, C. Nagliati foto Davide Menis

destinazione d’uso:

biblioteca, sala polivalente e per mostre temporanee

collaboratori:

I stralcio 1972-80: Arch. Luigi Alessandri (coprogettista), Arch. Gian Paolo Rubin, Ing. Giuliano Mezzadri (strutturista), Ing. Angelo Bortolazzi (impiantista) II stralcio 1985-87: Arch. Paolo Arveda, Arch. Gian Paolo Rubin, Ing. Giuliano Mezzadri (strutturista) Ing. Giorgio Novi (termotecnico)

descrizione:

L’intervento è stato condotto su un complesso di edifici, composto da una quattrocentesca torre di avvistamento, divenuta, nel Cinquecento, torre d’accesso centrale alla Delizia estense di Copparo, e su alcuni corpi di fabbrica che le si sono addossati, sul versante nord, a partire dalla fine dell’Ottocento. Quando, nei primi anni ’70 Zappaterra ed Alessandri vengono incaricati di questo progetto di restauro, resta ben poco dell’impianto originale della Delizia: la planimetria rettangolare, caratterizzata da due corti interne e da quattro torri angolari, era ridotta, infatti, ad un unica ala, ora sede del Municipio, fisicamente staccata rispetto alla torre sopraccitata. Nel progetto di sistemazione esterna, Zappaterra ed Alessandri evidenziano la volontà di ricomporre la geometria della preesistenza, ricalcandone il sedime nel disegno del giardino. Per quanto riguarda il riuso dei fabbricati, invece, la scoperta accidentale del portale di Girolamo da Carpi, durante i restauri sul lato nord della torre, ha comportato un ripensamento complessivo dell’intervento. Inizialmente, infatti, i progettisti avevano previsto di separare funzionalmente la torre in due parti, conservando la suddivisione dei volumi esistente al suo interno: la biblioteca, infatti, avrebbe occupato i primi due livelli, mentre la pinacoteca si sarebbe sviluppata per la restante altezza del fabbricato, senza alcun collegamento diretto con gli ambienti sottostanti; gli spazi di servizio, infine, sarebbero stati alloggiati in due nuovi corpi, posti all’esterno a lato della torre. Nel nuovo progetto, invece, le destinazioni d’uso previste nella torre sono spostate nei corpi di fabbrica ad essa contigui, permettendo di liberare completamente il suo volume superiore: nello spazio rimasto vuoto si innalza ora solo una scala metallica che conduce il visitatore fino alla quota delle finestre sotto le merlature, ribadendo, attraverso il suo sguardo, la primigenia funzione di questo edificio. Per ricomporre la centralità del portale ritrovato, la torre viene isolata dall’edificio aderente alla sua parete nord, attraverso un nuovo fabbricato posto trasversalmente rispetto all’andamento degli stabili esistenti: questa massa compatta e stereometrica, quasi schiacciata tra i corpi della torre e della sala polivalente, funge al tempo stesso da cerniera di collegamento e cesura tra le due parti, segnalando contemporaneamente l’attuale accesso. Il maggiore distacco del nuovo edificio dal muro della torre sottolinea, anche all’esterno, la presenza del portale di Girolamo da Carpi, trovato privo delle semicolonne in pietra d’Istria. Qui la risarcitura non avviene per mimesi, ma attraverso una rilettura del passato in chiave moderna: Zappaterra, infatti, inserisce semicolonne in calcestruzzo lasciate scostate dalla muratura storica, mostrando in tal modo un atteggiamento identico a quello tenuto nel loggiato del coevo cantiere di Mortara 70, dove una colonna mancante in muratura è sostituita da una di metallo [vedi Scheda F].

Arveda: L’intervento è stato condotto sui resti dell’ex Delizia estense di Copparo, che aveva quattro torri angolari ed una centrale d’accesso, l’unica superstite nell’ala nord; di due torri rimangono ancora tracce nel sottotetto assieme ad alcuni elementi della cornice. Durante i lavori, invece, sono emersi i resti delle facciatine rinascimentali, mentre non siamo riusciti a trovare nulla delle altre torri, sebbene avessimo eseguito alcuni saggi fondali. (…) L’intervento ha comportato il rifacimento di due scale: quella, dove c’è l’ascensore, è uno degli ultimi lavori fatti con Giulio, poi ho proseguito da solo.

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Paolo Arveda

Il restauro del Palazzo di San Crispino a Ferrara

Sento l’odore della carta che è rimasta per anni chiusa nei fascicolatori dentro l’archivio, mi riporta alla prima volta che entrai in questo studio: dopo un primo contatto telefonico, Giulio Zappaterra mi aveva invitato per conoscermi. Mi sembra quasi di rivivere quegli aromi che caratterizzavano questo studio di architettura, quando la carta era ovunque, carta per schizzare, carta per disegnare, carta per colorare e fare le verifiche, quando si aveva il tempo per far diventare quella carta un materiale vivo ed impregnato di matita, gomma e china, quando era tutto sulla carta e quando tutto era solo carta. Consulto i fascicoli che riguardano il progetto di restauro del Palazzo di San Crispino, in piazza Trento Trieste a Ferrara. Mi soffermo nel leggere il testo delle targhette apposte sugli elaborati, le date della corrispondenza e dei disegni raffiguranti le molteplici ipotesi e le soluzioni progettuali: 1967, 1969, e via via, fino al 1998, quando la loggia fu riaperta alla città ed, ancora, sino al 2002, quando anche il Salone monumentale dell’Oratorio, al piano nobile, fu completamente restaurato in ciò che rimaneva del soffitto dipinto, nel Settecento, dai pittori Facchinetti e Pellegrini. Mi rendo conto che sono 35 anni, quanto più o meno una vita professionale. Cerco con la memoria di ritornare a quei tempi, di ricordare di come, da ragazzino, guardassi con indifferenza quell’edificio. Sono più forti i ricordi della littorina della Toblerone, posta davanti, sul Listone, la stratificazione dei manifesti pubblicitari incollati su quei tamponamenti da cantiere, dove poter apprendere le date dei concerti musicali che solo in altre città era possibile seguire. Non avrei mai pensato allora quali intrecci ci sarebbero stati fra la mia futura vita professionale e quella di chi, già allora, stava vivendo in prima persona quell’esperienza così problematica, così impegnativa, così legata al proprio desiderio di architetto. Credo che Giulio Zappaterra questo l’abbia sempre sentito, così come credo che quasi sapesse che il tempo e solo il tempo avrebbe potuto concretizzare quel suo desiderio professionale: per questo egli ha vissuto gli oltre vent’anni d’attesa, con la pazienza di chi sapeva che quel momento sarebbe prima o poi arrivato. 78

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

Fig. 1. Vista dalla piazza Trento Trieste del cantiere ai primi anni ‘70.

S. Crispino non è solo un edificio, è un luogo, un punto della città dove gli eventi della storia sono passati più volte, è un luogo dove la storia è parte integrante di ogni suo elemento costitutivo, è un luogo dove si percepisce l’energia delle vicende legate al passato e di chi le ha vissute intensamente. S. Crispino ha un’anima. Già nel 776 d.C., Carlo Magno concesse all’ Arte dei Calzolai (che aveva la propria sede all’interno dell’oratorio dei Santi Crispino e Crispiniano) il privilegio sulla Piazza sino all’angolo di S. Romano. E’ del 1461 l’insediamento della prima Facoltà di Lettere all’interno dell’oratorio. Prima nel 1461 e successivamente nel 1544, la facciata di S. Crispino fu dipinta interamente: nel secondo dei due interventi, il pittore G. B. Tartaglia raffigura gli eventi di Carlo Magno. Dopo l’incendio del 1571, nel 1675 il pittore F. Ferrari ridipinse la facciata precedentemente distrutta e nel 1750, a spese dell’ Arte dei Calzolai, fu ricostruita anche la struttura. Più o meno nello stesso anno, lo scultore P. Turchi, esegue per la facciata di S. Crispino un


bassorilievo dedicato a Carlo Magno. Dal 1770 sino al 1836, all’interno del porticato di S. Crispino s’insedia un corpo di guardia alla zona del ghetto ebraico, detto “la Reale”, armata anche di cannone a mitraglia, la quale intervenne anche per sedare i disordini nel 1797 in Duomo, fra i cristiani e gli ebrei. Dopo il trasferimento del predetto corpo di guardia nel Palazzo della Ragione, la zona del portico del Palazzo di S. Crispino sarà trasformata in botteghe. Il lento spiombamento della facciata del Palazzo verso la Piazza Trento Trieste, causato della spinta strutturale degli edifici attigui, compresi fra le vie Mazzini e Contrari, suggerì all’Ing. Tosi, nel 1841, di pensare ad un contrafforte di contrasto, attraverso la sovrapposizione, sulla facciata esistente, di un nuovo elemento architettonico, il cui disegno prospettico compositivo richiamava indiscutibilmente gli stereotipi neoclassici dell’epoca. L’intervento, oltre a modificare il “vuoto” del portico, in “pieno” architettonico (dove le arcate libere furono ricondotte a semplici aperture, la leggerezza delle colonne sostituita da un basamento massiccio bugnato, la cornice lineare di gronda interrotta da un frontone timpanato), cam-

Fig. 2. Riproduzione del disegno dell’Ing. Tosi riguardante le “Variazioni della facciata di San Crispino in Ferrara” con due diverse ipotesi compositive (1841).

Fig. 3. Situazione al 1969.

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bia anche la forma e la quota delle finestre dell’oratorio, anche se l’uso di quest’ultimo rimane in ogni modo alla congregazione spirituale della Gioventù studiosa. Come elementi ornamentali e di memoria storica del glorioso passato culturale del Palazzo, l’Ing. Tosi inserì nel disegno del bugnato sette medaglioni con le effigi di personaggi illustri della città: Brizio Petrucci (musico), Alfonso Lombardi (scultore), Benvenuto Tisi da Garofalo (pittore), Antonio Foschini (architetto), Teodoro Bonati (ingegnere idraulico e matematico), Leopoldo Cicognara (storico d’arte) e Ludovico Ariosto (poeta). E’ storia più recente la rinuncia a favore del Comune, nel 1956, da parte dell’Arcivescovo di Ferrara, cui il Palazzo era pervenuto a seguito della cessazione della confraternità di S. Crispino. Da quel momento e per molti anni a seguire, il Comune

utilizza l’oratorio come sede per una mensa universitaria, insediando proprio nel salone monumentale la zona operativa della cucina, con i condotti fumari che perforavano il soffitto settecentesco uscendo oltre la copertura ed i vapori che saturavano proprio l’interno delle gole del soffitto. Nel 1969, l’Ente locale, dopo aver rimosso le ultime attività presenti all’interno del piano terra e dell’ammezzato soprastante (l’ultimo dei calzolai, un bar, un negozio di stoffe ed uno di giocattoli), aliena l’immobile ad una società privata, ad esclusione di una fascia di profondità di m. 3,00, prospiciente la piazza Trento Trieste, da destinarsi in fase progettuale a porticato pubblico. Nel 1970 fu redatto un primo progetto di restauro dell’immobile, a firma dei colleghi Bassi e Boschetti. I lavori, iniziati nel 1974, furono in più occasioni so-

Fig. 5. Parasta scolpita con il simbolo della corporazione dei “Callegari”.

Fig. 4. Progetto Bassi-Boschetti.

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Fig. 6. Rinvenimento di uno dei capitelli quattrocenteschi inglobati all’intero della muratura di tamponamento delle arcate della Loggia.


spesi a seguito di continui ritrovamenti archeologici e di valore storico ed artistico, fra questi la messa in luce delle paraste inglobate nella muratura di fondo dell’ex Loggia dei Callegari, sulle quali erano scolpite le pianelle, simbolo della corporazione quattrocentesca (1489). Durante la prima fase dei lavori furono, inoltre, rinvenute le colonne cinquecentesche, inglobate nella muratura eseguita durante l’intervento ottocentesco, nonché il soffitto ligneo del XVI secolo. L’opera dell’architetto Giulio Zappaterra inizia nel 1974, quando la società, proprietaria dell’immobile, gli affida l’incarico di direzione lavori e soprattutto di redigere una variante al progetto iniziale, in conseguenza dei ritrovamenti e dell’apposizione del vincolo di tutela, ai sensi dell’allora Legge 1089/39. Il progetto ottiene i necessari pareri autorizzativi, ad esclusione della sistemazione finale della Loggia, per la quale, si ritiene opportuno rimandare la decisione finale.

Fig. 7. Soluzione 1974.

Sono gli anni della furiosa polemica che investe l’Amministrazione Comunale per la vendita del Palazzo, promossa sia dall’opposizione politica sia da alcune associazioni locali di carattere culturale. Nel pieno del dibattito e dello scontro polemico politico-culturale-artistico, Giulio Zappaterra elabora la prima proposta per la sistemazione del loggiato, da sottoporre al parere della Soprintendenza e successivamente all’autorizzazione Comunale. Nel frattempo S. Crispino diventa un vero e proprio caso di dominio pubblico e l’Amministrazione, sottoposta alla pressione proveniente da più parti, prima sospende i lavori nell’attesa di accertamenti e poi, con l’approvazione del P.R.G. del 1977, vincola l’intero Palazzo di S. Crispino alla categoria d’intervento “restauro scientifico” per la quale è ammessa solo una destinazione d’uso “pubblica o collettiva o di attrezzatura sociale o religiosa”, sopprimendo così la precedente destinazione di passaggio pedonale della Loggia. Nonostante ciò, i lavori furono completati ad esclusione della sola zona riguardante la Loggia. Fra il 1977 ed il 1979, Giulio Zappaterra elabora soluzioni diverse per la sistemazione della Loggia, così come gli era stato richiesto dall’Amministrazione Comunale, sottoponendo persino i particolari costruttivi e di dettaglio (infissi, soppalco, scale). Il temporeggiare dell’Amministrazione e l’ipotesi d’insediare all’interno del Palazzo la sede di un importante Istituto di credito sembra essere una soluzione possibile per la soluzione della controversia, al punto tale che l’Amministrazione Comunale si rende disponibile a cedere in locazione la parte di passaggio all’interno della Loggia, consentendo di realizzare l’affaccio diretto sulla piazza Trento Trieste alla futura attività di servizi. Quest’ipotesi però non raffredda le polemiche, anzi, la possibilità di dare concretezza al progetto inasprisce ulteriormente le contrapposizioni politiche e di pensiero. La Soprintendenza ritiene debba essere coinvolto direttamente il Ministero per i BB. CC. ed AA. il quale, attraverso il proprio Comitato di Settore, esprime parere negativo sull’ipotesi progettuale. Anche in presenza di un precedente parere favorevole della Commissione Edilizia, il Comune di Ferrara è in ogni modo costretto a negare anch’esso la Concessione Edilizia. La questione di S. Crispino si spostò nelle aule dei tribunali, prima in quelle del T.A.R. dell’Emilia Romagna, al quale la proprietà presentò un ricorso contro il Comune di Ferrara, il Ministero per i BB. CC. e AA. e la Soprintendenza per i BB. AA. ed AA. di Ravenna, Ferrara, Forlì, 81


al fine di ottenere l’annullamento del diniego della Concessione Edilizia. Il ricorso aveva il significato di evidenziare come la proprietà non fosse disponibile a cedere gratuitamente l’area di sua proprietà per un fine pubblico, anzi ne rivendicava il diritto ad un uso privato. Considerato che la possibilità per trasferire il bene privato all’uso pubblico risiedeva nelle procedure dell’esproprio o dell’acquisizione diretta, entrambe possibilità però impercorribili con le risorse a disposizione dell’allora Amministrazione Comunale. Quest’ultima decise, quindi, di resistere in giudizio. Nell’attesa del pronunciamento del T.A.R., nel 1982 la proprietà presentò tre ulteriori diverse ipotesi progettuali di sistemazione della Loggia, elaborate dallo stesso Giulio Zappaterra. La Soprintendenza per i BB. AA. ed AA., sempre attraverso il Comitato di Settore del Ministero, espresse parere contrario in quanto nelle soluzioni presentate non

Fig. 8. Soluzioni 1976.

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Fig. 9. Soluzioni della Loggia 1982.


era rispettata l’unitarietà tipologica del loggiato. Anche a questo parere la proprietà presentò un ulteriore ricorso presso il T.A.R. dell’Emilia Romagna, il quale però respinse la richiesta ritenendola infondata e pronunciandosi a favore dei provvedimenti emessi sia dal Ministero sia dal Comune di Ferrara. A questa sentenza la proprietà ricorse in appello e, nel 1986, è il Consiglio di Stato ad esprimersi sulla vicenda, confermando il vincolo al percorso pedonale pubblico e quello legato all’uso privato del bene che, solamente attraverso l’esproprio, può essere trasformato in bene pubblico. Nel 1986 furono elaborate altre tre nuove soluzioni progettuali ed inviate alla locale Soprintendenza. Questa le inviò successivamente al Ministero, sottolienando il proprio gradimento per la soluzione nella quale il percorso pedonale pubblico era stato spostato nella parte di fondo della Loggia, a ridosso degli antichi ingressi delle botteghe medioevali. L’ipotesi, caldeggiata anche dal progettista, evidenziava come l’intervento di tamponamento delle arcate verso la piazza, eseguito e seguito delle problematiche statiche strutturali, avesse modificato so-

Fig. 10. Soluzioni 1986.

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stanzialmente la consistenza ed il tipo architettonico. Il creare un vuoto retrostante le attuali bucature del fronte bugnato, private degli infissi, avrebbe creato un “non finito” architettonico, proponendo una soluzione ibrida fra la non lettura della preesistenza quattrocentesca e l’alterazione della forma neoclassica ottocentesca. Inoltre, il portare il percorso pubblico sul fondo della Loggia avrebbe, invece, riproposto un contatto visivo e diretto con i ritrovamenti archeologici legati alle aperture delle botteghe medievali. Dopo sei anni, nel 1992, il Ministero si espresse favorevolmente nei confronti del progetto segnalato dalla Soprintendenza locale. Prima del rilascio del parere preliminare, la Soprintendenza ritenne però indispensabile sottoscrivere, per accettazione con entrambe le proprietà, la soluzione approvata dal Ministero. La soluzione avrebbe comportato uno scambio delle aree di proprietà fra il privato e l’Amministrazione Comunale. Quest’ultima, invece, ritenne necessario informare la Soprintendenza della propria contrarietà al progetto, in quanto la porzione di loggiato di appartenenza comunale risultava essere assoggettata al regime di inalienabilità vigente per il demanio pubblico, evidenziando al contempo che le condizioni ri-

Fig. 11. Soluzione 1986/92.

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portate nel contratto di vendita del 1969, vincolavano la propria quota di proprietà sul fronte, alla funzione di “porticato aperto alla pubblica vista ed al transito ad uso pubblico”. Si ripresentò la necessità di una nuova versione da sottoporre al parere della Soprintendenza, con una soluzione nella quale il porticato pubblico era esattamente coincidente con la quota di proprietà dell’Amministrazione Comunale, lasciando liberi al passaggio solo parte degli archi sulle vie Mazzini e Contrari. Sempre nella stessa versione progettuale, la zona di proprietà privata era delimitata da una struttura di acciaio e vetro, interrotta orizzontalmente da un solaio di acciaio. Le bucature di facciata sulla piazza Trento Trieste erano anch’esse tamponate da infissi di acciaio e vetro. La Soprintendenza per i BB. AA. e AA. espresse parere favorevole nel marzo del 1994. A seguito della presentazione del progetto autorizzato dalla Soprintendenza, l’Amministrazione Comunale richiedette un accertamento statico del fabbricato di S. Crispino, per la parte del loggiato con particolare riferimento al prospetto ottocentesco. La Commissione Edilizia Comunale rinviò l’esame del progetto, in quanto ritenne che la facciata dovesse essere ripensata attraverso l’apertura totale delle arcate, in modo da ripristinare il vuoto della Loggia. Il parere della Commissione Edilizia fu inviato dalla proprietà alla Soprintendenza. Il successivo parere della Soprintendenza, pur accogliendo alcune osservazioni espresse dai membri della Commissione Edilizia del Comune di Ferrara, escluse la possibilità di modificare un prospetto compiuto e frutto di stratificazioni temporali, ormai storicizzate. Ritenendo incompatibile il parere della Commissione Edilizia, prescrisse in ogni modo di alleggerire visivamente i serramenti sui fronti delle vie Mazzini e Contrari. La proprietà chiese quindi il riesame del progetto alla Commissione Edilizia, la quale ribadì nuovamente l’importanza degli assetti urbanistici e di funzione tipologica del complesso, considerati in rapporto alla propria collocazione nell’ambito della piazza. Tuttavia, ritenendo che “il progetto possa essere accettato con il mantenimento delle tamponature (ottocentesche) esistenti degli archi, nel rispetto delle metodiche vigenti del restauro, a condizione che non siano posti in opera serramenti di alcun tipo nelle aperture esterne”. Giulio Zappaterra apporta le correzioni richieste ed il 31 gennaio 1995, dopo oltre vent’anni di diatribe, confronti, discussioni ed occasioni perdute, il Comune di Ferrara rilascia la Concessione Edilizia per il completamento dei lavori di restauro del Palazzo di S. Crispino.


La proprietà si ritrova nella possibilità di poter completare i lavori, ma senza ormai i soggetti interessati all’utilizzo del contenitore. Il 12 marzo dello stesso anno, Giulio Zappaterra scompare prematuramente. Della storia e delle vicissitudini legate a quella fase dei lavori di restauro del Palazzo di S. Crispino ora rimane solo la carta che lui ha sfogliato infinite volte, la carta sulla quale è rimasto pensieroso a meditare, la carta fascicolata ordinatamente, la carta che risente ancora dell’odore del fumo, quel fumo, per me irrespirabile, di quelle sue sigarette francesi senza filtro. Solo nell’agosto del 1997, ad oltre due anni dalla sua scomparsa, l’ipotesi legata al progetto precedentemente approvato trovò i presupposti necessari per diventare esecutiva, tant’è che già nel giugno dell’anno successivo, tutto il loggiato del Palazzo di S. Crispino fu completato nei suoi lavori di restauro, garantendo il percorso pubblico sulla piazza ed un’attività commerciale di grande interesse sociale. Dell’aspetto esecutivo e dei progetti di adattamento ulteriore delle versioni progettuali iniziali che ne seguirono sino alla completa realizzazione dell’opera, credo non sia

Fig. 13. Vista interna della Loggia al termine dei lavori 1976.

argomento attinente questa memoria. Posso però esprimere le mie personali sensazioni, avendo ereditato da Giulio Zappaterra un tema sicuramente impegnativo e costellato di problematiche non solo tecniche. Basterebbe ritornare all’epoca della ripresa dei lavori, per sentire nuovamente la pressione psicologica, la diffidenza, il peso e la responsabilità, non solo verso quelle persone che avevano creduto nell’intervento, ma anche nei confronti dell’intera comunità che giustamente attendeva con impazienza quel luogo da anni promesso. Ed oggi quel percorso pubblico all’interno del loggiato del Palazzo di S. Crispino e, non solo quello, credo sia veramente un luogo di cui la città si sia appropriata e se ne sia appropriata fieramente come se avesse percepito in quel luogo, qualcosa di speciale. Anche Giulio Zappaterra lo aveva sentito ed a quel luogo, lui, si era legato non solo professionalmente, ma a tal punto da sapersi rimettere in discussione ogni volta che si fossero presentati confronti tecnici ed intoppi burocratici. Io posso dichiararlo apertamente: del suo metodo ne sono stato attento apprendista, ho riflettuto ripetutamente sulla sua capacità di esaminare con sintesi le diverse problematiche e non posso dimenticare, ma al contrario ricordare con riconoscenza le sue infinite risorse umane interiori. Oggi, come alcuni anni fa, quando vedevo nel cantiere le idee, le ipotesi, il progetto prendere forma e corpo e diventare sempre più quel percorso, quel luogo pubblico, quello spazio all’interno del loggiato, quell’architettura dentro l’architettura, potendo esprimere un mio desiderio personale, rivolgerei il mio pensiero a quel luogo della città, un luogo che vorrei richiamasse a sè un nome, un nome illustre, il nome di Giulio Zappaterra.

Fig. 12. Soluzione 1994/95.

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Figg. 14-15. La Loggia oggi (foto Paolo Zappaterra).

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Incontro con Giovanna Salussoglia Zappaterra e Gian Paolo Rubin1 corso Ercole d’Este 51, Ferrara 27 ottobre 2005 Intervista di: Lorenzo Bergamini, Liliana Brunelli, Davide Menis, Francesca Pozzi e Claudio Tassinari

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Oltre agli elaborati, ai progetti ed alla figura tecnica di Zappaterra, c’è anche la parte umana di Giulio che è interessante, perché lui era un personaggio, non passava inosservato, né sotto silenzio. Penso che fosse una persona spontanea. Nella sua esistenza non c’era tanta separazione tra la vita professionale e quella privata. Infatti Giovanna e Giulio avevano un bellissimo rapporto di amore fintamente litigarello, perché se ne dicevano di tutti i colori e poi ci ridevano sopra. Ma era lui a dirle a Giovanna o l’inverso? Tutti e due. Era però un gioco, perché non si trasformava mai in qualche cosa di spiacevole. Era una commedia che mettevano in scena. Come vi siete conosciuti? A Firenze, avevamo degli amici in comune. Giulio ed i suoi compagni di Università avevano preso uno studio. Prima erano in una pensione tutti insieme con Alberto Zanmatti e Guglielmo Busignani, poi con altri due. Una sera, per inaugurare questo studio, danno un rinfresco e invitano un po’ di gente. Io vado con un altro amico, però Giulio lo conoscevo già di vista. Quella sera inaugurano lo studio a base di cosa? Panini con le aringhe! Così si comincia a parlare, ma la serata finisce lì. Lo rivedo qualche giorno dopo, perché lui faceva la Facoltà di Architettura che era in piazza San Marco ed io passavo sempre di lì per andare in via dei Pucci. Così ci siamo incontrati varie volte e piano, piano, è cominciata “sta storiella”. Come è stato vivere con un architetto? Chiedo così perché penso sempre che la gestione della casa in genere sia un fatto femminile: a decidere qual è il senso della casa, l’immagine, lo stile, a proiettarsi insomma nella casa in genere sono le donne, ma, invece, questa in cui siamo è la casa che ha progettato Giulio: è talmente unitaria l’immagine che si capisce che c’è un disegno e, quindi, chi è che ha accettato in toto? Francamente tutti e due, almeno mi domandava se mi piaceva: era già qualcosa... Ne ho visto anche di peggio... Poi con gli anni - insieme 35 anni non è poco - si sono smussati tutti gli angoli. Non è che abbiamo fatto grandi sforzi: Giulio aveva il suo carattere ed io il mio. Cercavamo, per quel che si poteva, di incastrarci. Ma d’altra parte quando due stanno assieme è evidente che si scontrano. Giulio ha studiato a Firenze: era partito con alcuni compagni da Ferrara o gli amici li ha trovati all’università? Gli amici li ha conosciuti all’università: uno era di Roma e l’altro di Cervia. Uno ha sposato una fiorentina ed è rimasto a Firenze per alcuni anni. Alberto Zanmatti era di Roma ed è tornato a vivere là; Giulio invece è tornato a Ferrara e l’altro, Pino Bertolini, era di Carrara, ma abitava a Casablanca ed è rimasto a vivere a Firenze. Quando siete venuti ad abitare a Ferrara? Avevamo 24 anni. Siamo andati ad abitare prima a San Giorgio. E tu, Gian Paolo, quando sei entrato nel trio [Zappaterra, Rubin, Arveda]? Nel duo. Ho cominciato al II anno di Facoltà: sono stato presentato a Giulio da mio fratello. Ho iniziato come disegnatore: doveva essere il ’78. Mi ha tenuto un mese o due in prova per vedere se ero di una qualche utilità. Poi mi ha tenuto definitivamente. Lui era molto gentile perché mi faceva studiare, andavo mezza giornata e lo aiutavo. Ho proseguito negli anni fino alla laurea e poi anche oltre. Diversi anni dopo è arrivato Paolo [Arveda]: assieme a lui e a Giulio abbiamo fondato lo studio associato, che 87


è rimasto fino al ’94, quando mi sono messo in proprio. Poco dopo Giulio è morto. Per me Giulio ha avuto un ruolo importante: mio padre è mancato che avevo 6 anni e, quindi, come figura di riferimento avevo Giulio, che, come un padre, mi ha insegnato anche la professione. Brunelli Com’era in studio, esigente? Allora per disegnare si usava il rapidograf, se non addirittura il tiralinee e i disegni di Giulio non hanno niente da invidiare alle tavole realizzate adesso con il computer, anzi... Rubin Giulio usava tecniche miste: china, matita, acquerello... Si facevano sperimentazioni in sede di copia, su carta argentata e quant’altro: ci teneva molto. Ho avuto un imprinting da Giulio per il quale non riesco a collaborare con i giovani, perché loro hanno un diverso atteggiamento nei confronti del disegno e della precisione. Per esempio, Giulio mi dava da fare un particolare, che so, un cancello in ferro: si faceva il gioco del montaggio, usando tutti i profilati commerciali, i tondi, quelli a C, quelli ad L, ... Si dovevano comporre in una forma creativa e l’oggetto doveva anche funzionare. Questa elaborazione durava anche venti giorni, facendo e rifacendo: ogni disegno era frutto di molto impegno. Brunelli Si vede: nei progetti di Giulio, ci sono particolari disegnati in scala 1:1. Adesso particolari del genere non si disegnano più: è un diverso modo di lavorare. Rubin Giulio si divertiva a progettare tutti i particolari, usando qualsiasi materiale, ferro, legno, mattone, … Li smontava e li rimontava con sapienza: i portoni da lui progettati in Ercole d’Este sono stati copiati da molti altri per tutta la città. Giovanna Zappaterra Ogni tanto vengono ancora qui dei progettisti per fotografare alcuni particolari di questa casa [la casa degli Angeli], che poi rivedo in giro per Ferrara. Giulio aveva diversi quaderni di schizzi. Quando doveva studiare un particolare, si immergeva talmente tanto in questa ricerca da non prestare la minima attenzione a quello che lo circondava e a quello che gli dicevo. Rubin Quando l’ho conosciuto, aveva già una buona capacità progettuale per trovare rapidamente la soluzione ottimale. Quello che era sorprendente era anche la correttezza nelle proporzioni dell’oggetto. Giovanna Zappaterra Quando abbiamo comprato questa casa [la casa degli Angeli], siamo venuti a vederla un giorno che pioveva: era tutta diroccata. Una cosa allucinante! Giulio mi ha detto che la voleva comprare, perché aveva il giardino come desideravo io. Allora abitavamo a San Giorgio in un attico luminoso, dove mi sembrava di essere in paradiso e, quindi, non volevo trasferirmi in un posto così brutto. Giulio aveva il dono di immaginarsi la casa finita e aveva capito che sarebbe diventata proprio come la vedete. Rubin Quando progettava una casa, si poneva dalla parte delle donne: non pensava solo ad abitazioni con spazi che impressionassero, ma a case che avessero anche un lavatoio, un bagno di servizio, il ripostiglio, … comodità che adesso non vuole più nessuno. Quando Giulio ristrutturò l’edificio di Ercole d’Este, in mansarda ricavò molti spazi di servizio e dotò la casa di molti vani accessori. Non dico che fosse come Le Corbusier, per il quale la casa popolare doveva avere anche la stanza per la domestica, ma comunque anche le case di Giulio avevano delle qualità di vivibilità che non sono quelle che caratterizzano le abitazioni d’oggi. Giovanna Zappaterra Aveva però il vizio di fare le cucine piccole: a San Giorgio l’appartamento era molto grande e la cucina un vero e proprio “aggeggino” con vista sul salone, invece che sul giardino, come desideravo. Dopo un po’ di discussione, finalmente mi ha accontentata. Brunelli Tra le opere di Giulio c’è anche il progetto di recupero del Teatro Comunale di Ferrara, di cui non si riesce facilmente ad identificare il suo apporto. Rubin C’è una chiave di lettura interessante ancorché non documentale di questo lavoro, che ha comportato il rifacimento del palcoscenico ed il recupero di migliaia di metri quadri nel sottotetto: il rifacimento del palcoscenico tutto in larice è particolare; il sottotetto, invece, era un lupanare incredibile, nonché una baraccopoli per gli zingari. Ci abitavano molte famiglie. Ci sono molte fotografie che documentano il prima ed il dopo. All’epoca in cui siamo intervenuti non ci abitava più nessuno. Quello che uno si immagina del Teatro Comunale, è solamente la parte visibile, mentre ci sono migliaia di metri quadri che sono stati recuperati a varie funzioni e che erano un intrigo di “bugigattoli”. Se consideriamo la 88

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BNA accanto al Teatro Comunale ed il Teatro stesso, Giulio è praticamente riuscito ad intervenire su un intero isolato. San Crispino invece è un progetto emblematico, che raccoglie tutta la carriera di Giulio e che lo ha accompagnato nel tempo fino alla morte. Ancora prima che io arrivassi nello studio, c’era già un progetto, poi, solo per quello che ho fatto io, ne avrò elaborati assieme a lui almeno altri otto o nove. Tra l’altro ci sono alcuni interventi strutturali piuttosto pesanti, ma interessanti per l’epoca, che erano stati studiati dallo Studio Mezzadri. La sequenza dei progetti in questo lungo arco di tempo è interessante. La Torre comunale di Copparo è meritevole di attenzione soprattutto per la connessione tra la torre medievale ed il gruppo di case adiacenti. Esistono tre progetti: il primo riguarda il recupero dell’ex caserma dei vigili del fuoco, che era stata costruita a ridosso della torre e che è poi stata trasformata in sala polivalente. Successivamente si è deciso di collegare la torre a questo edificio - e qui entro in campo io, perché ho disegnato tutti gli esecutivi. Iniziati i lavori, i muratori, quando hanno rotto il diaframma della tramezza che divideva la sala polivalente alla torre, si sono trovati davanti un portale di Girolamo da Carpi. Questo ritrovamento è stata una sorpresa che ha portato a modificare nuovamente il progetto. Ti interessava quello che faceva? Mi parlava poco del suo lavoro. Ricordo che casa vostra sembrava un circolo culturale. Sì, abbiamo ospitato alcuni artisti, tipo Afro e Giani. Uno degli amici architetti di Giulio, quello di Roma, Alberto Zanmatti, è molto amico sia di Afro che di Burri. Anche Giulio era amante dell’arte? Sì, certo. Quando era ragazzo, Giulio andava dalle Orsoline qui a Ferrara e dipingeva dei quadrini con le pecorine e le casine di montagna. Un giorno, per fargli uno scherzo, questi due “delinquenti” architetti di Firenze, Alberto e Gui [Alberto Zanmatti e Guglielmo Busignani], hanno preso uno di questi quadri e l’hanno messo in mostra in piazza Donatello, dove solitamente facevano mostre i giovani pittori. Ti ricordi qualcosa di particolare dei progetti di Giulio? La prima casa che ha fatto Giulio, quando siamo arrivati a Ferrara è stata quella del Dott. Antonico a San Martino. E’ stato il primo lavoro che ci ha dato un po’ di soldi dopo sposati. Poi c’è stata la chiesa di Pontegradella. Erano i primi lavori, negli anni ’64 - ’65. Cosa ricordi del progetto della casa di Carlo e Andrea Fiorani? Mi sembra che ci siano state molte polemiche per quella casa, perché si trovava lungo la quinta tradizionale di corso Giovecca: c’è persino stato un articolo sul giornale che fece arrabbiare molto Giulio. Il progetto di casa Fiorani si discosta molto dall’edificio originario, che era un tipico accorpamento di casseri ferraresi, composto da casette a due piani con porta, doppia finestra, porta, doppia finestra. Da questo intervento è evidente che il concetto di restauro, concepito 40 anni fa, fosse molto differente da quello odieno. Giulio, tuttavia, era molto rispettoso dell’antichità, ma riteneva che quando la “roba” è brutta e vecchia si demolisce, se non ha caratteri peculiari non ha ragione di rimanere e non importa se il mattone ha 300 o 600 anni: non è questa la ragione perchè debba rimanere nella memoria. Giulio sosteneva che, mentre noi moriamo, la città continua a vivere e, quindi, è importante deciderne l’aspetto. Giulio, per esempio, nel palazzo di San Crispino ha fatto una scala moderna in cotto, staccata dal muro con due scivoli laterali: ha mantenuto ciò che era di valore, dando una sua interpretazione, così come ha fatto per il portale di cemento armato con accesso da via Contrari. Si esprimeva sempre secondo quello che sentiva, ritenendo che, se la scala tra cinquant’anni non piace più, è giusto e plausibile demolirla. Invece, nella Residenza Minicipale di Ferrara c’è ancora e ci sarà sempre il portale nel prolungamento della scala interna su piazza Savonarola e non solo perché è dell’epoca di Ercole d’Este, ma perché è di gran 89


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pregio. L’importante è distinguere il proprio intervento con degli stacchi formali ed in questo Giulio era abilissimo: a Copparo, per esempio, ha inserito le vetrate tra la torre e l’edificio per dare quel rispetto formale e sottolineare il passaggio tra un edificio e l’altro. Ognuno di questi stacchi era sempre segnato in maniera originale, secondo il suo modo particolare di vedere le cose. E’ interessante questo modo di identificare la parte nuova dell’intervento, separandola dall’esistente in modo tale che ci sia distinzione e reversibilità nell’intervento stesso. Mi sembra che Giulio non rinunci a misurarsi con il passato attraverso il progetto: in corso Giovecca, parte da un edificio esistente che viene rivoluzionato attraverso la sua opera. Probabilmente è riconducibile a quelle esperienze torinesi, come quella di Aimaro Isola, con questo linguaggio un po’ brutalista nell’uso del mattone vicino al calcestruzzo. Considera che si è formato negli anni del boom economico lavorando nello studio di Rossatti e costruendo edifici per conto di un costruttore edile. Quindi era l’architettura dell’epoca, in un momento in cui si costruiva molto, in cui gli edifici dovevano dire qualcosa. Giulio lo faceva con il proprio linguaggio, con i giochi di mattoni che caratterizzano i suoi edifici. Secondo me l’intervento più pazzesco è la BNA. E’ vero che avevano fermato il traffico per portare una trave? Dovevano portare una trave straordinariamente lunga, che per essere posata doveva essere fatta passare sopra il coperto. Cosa ricordi dell’Istituto di Matematica? Gli è piaciuto molto fare quel progetto. Andavamo spesso a vedere i suoi lavori, come il cantiere di via Mortara. Dell’Istituto di Matematica, abbiamo disegnato tutti i prospetti con le ombre a puntini, poi ne abbiamo fatto le copie su carta plastificata color argento e purtroppo sono andate tutte smarrite. Peccato, perché Giulio teneva l’archivio ordinato, inventariato per fondi e alcuni lavori erano stati persino riprodotti in microfilm. Cosa gli piaceva in particolare? Lui si innamorava a volte di aspetti che nessuno vedeva, ad esempio tutte quelle bellissime scale interne: quando le ho viste finite sono rimasta stupita, perché non avevo capito. Le persone al di fuori di questo lavoro spesso non capiscono; anche se Giulio mi spiegava, non riuscivo a comprendere completamente quello che volesse dire, finché non lo vedevo realizzato. Non so se ricordi: nel progetto di via Mortara c’è un arco che probabilmente si era indebolito ed era stato messa una centina di legno a sostegno. Sembra che Giulio l’abbia riproposta nel suo intervento, mettendo un puntello di acciaio e realizzando un doppio arco a tutto sesto al posto di uno a sesto ribassato, ricostruendo quindi l’idea della centina che forse aveva visto precedentemente. Questa soluzione è interessante, perché manifesta una forma di ironia e al tempo stesso di sapienza costruttiva, nel senso più tecnico del termine. Non lo so se certi “guizzi” gli venissero la notte. Quando vedeva qualcosa, subito gli balenava un’idea, che poi raccontava a Gian Paolo. Quando qualcosa lo colpiva, allora doveva immediatamente mettere su carta quello che aveva visto; quando tornava a casa dai cantieri, doveva subito disegnare. Raccontaci della Casa Ballardini di via Roversella. I Ballardini avevano comprato la casa che dà sulla strada e tutta l’area retrostante. Quando siamo andati a vederla, Giulio ha detto subito a Mario di vendere la casa vecchia e di tenere le stalle. Mario non era d’accordo, ma si convinse a vendere la casa davanti ed a rifare completamente quella dietro. Colpisce un po’ tutti lo stacco nella parte alta del coperto rispetto alla massa muraria che è molto possente. E’ particolare il fatto di avere questo taglio che separa le strutture ed alleggerisce questa grossa massa alla base. Secondo me, dà l’idea della casa implosa, un po’ come questa di Ercole d’Este che ti invita ad entrare

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Giovanna Zappaterra

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nel cortile, a stare dentro perché avvolgente. Infatti, quando apro la porta di casa, ogni tanto vedo che qualcuno sbircia, perché da fuori sembra una casa tetra, buia. Talvolta mi chiedono pure di poterla visitare. Anche a Giulio piaceva molto questa casa: quando alla mattina si sedeva a guardare il giardino, si vedeva che era felice. Giulio era affezionato a qualche architetto? Le Corbusier gli piaceva da morire: siamo andata a vedere tutte le sue opere! E di italiani, chi preferiva? Gli piaceva molto Michelucci. Quindi facevate anche degli itinerari per vedere l’architettura? Con Dida [Lidia Spano], Michele Pastore, Giulio ed io poveretta: capirai, con tre architetti… con tutti i libri e le spiegazioni sulle architetture… Ed il rapporto con i professionisti locali? Con chi ha collaborato? Con Dida e Michele; però il primo che è venuto a lavorare con Giulio è stato Alessandri. Se dovessi ricordare con un’opera il modo di lavorare di tuo marito, con quale lo ricorderesti? In quale lo riconosci? Sicuramente nella Casa Ballardini, perché ristrutturare una casa è un conto, ma da un “aggeggio” come era ridotta, a reinventarsela tutta è un altro. Giulio amava di più fare così. E poi, un’altra in cui ci ha messo il cuore, è questa, la Casa degli Angeli: se l’è fatta proprio per sé, con lo studio. La sentiva come una tana. Mi ricorda proprio lui. Tutti dicono che fosse molto simpatico, ironico e soprattutto schietto. Lo era molto, anche troppo direi. Non aveva mezzi termini con nessuno. Come presidente dell’Ordine degli Architetti è stata una bella presenza. Giulio si prendeva a cuore ogni impegno preso. Anche sul cantiere, era una persona che pretendeva molto da tutti per arrivare al risultato che aveva in mente e gli piaceva essere sempre presente per non trovare le opere già eseguite. Da questa conversazione emerge soprattutto la figura di Giulio come uomo piuttosto che come architetto. Giulio era una persona molto umana con un brutto carattere e quindi bisognava “abbaiare” spesso e a volte anche mordere… A parte ciò, era sempre disponibile e per questo tutti ne hanno un buon ricordo.

Note 1

Gian Paolo Rubin, collaboratore di Giulio Zappaterra sin da studente, è stato uno dei soci dello Studio Zappaterra Associati, assieme a Paolo Arveda.

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Guglielmo Busignani ricorda l’amico Giulio Zappaterra

“Ho conosciuto Giulio nei primi anni di frequenza alla Facoltà d’Architettura di Firenze ed è immediatamente nata una profonda amicizia che ancora mi lega a lui. Lo sento sempre vicino e quando lo penso mi accorgo di sorridere, perchè la sua prorompente simpatia, il suo humor e la sua disarmante sincerità coinvolgevano chiunque lo frequentasse. Era allegro anche nell’operare e sembrava gli riuscisse tutto con la massima facilità anche se si impegnava con caparbietà. Data la sua corporatura lo chiamavamo “Zulion” ed è il nome che gli è rimasto e col quale lo nominiamo quando fra amici si parla di lui. Ha avuto una vita breve però molto intensa e felice sia per il fortunato incontro con la moglie Giovanna sia per il successo del lavoro che ha svolto principalmente a Ferrara e per il quale con questa mostra viene meritatamente ricordato. Sono certo che anche in questa occasione così importante, se fosse stato presente, sarebbe uscito con una delle sue imprevedibili battute suscitando l’ilarità dei presenti. Firenze 14/12/2005 Guglielmo Busignani” Trascrizione del testo a fronte.

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Incontro con Alberto Zanmatti1 via Parioli, Roma 14 dicembre 2005 Intervista di: Lorenzo Bergamini, Liliana Brunelli, Isabella Frignani, Annamaria Monteleone, Cristina Nagliati, Francesca Pozzi, Claudio Tassinari e Maurizio Di Puolo

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Quest’anno abbiamo deciso di analizzare l’architetto Zappaterra: eravamo curiosi di conoscere cosa aveva fatto a Ferrara Non conosco bene i suoi lavori: per noi romani, Ferrara è talmente lontana, fuori da tutte le rotte che, alla fine, si passa raramente. Mi sono sempre ripromesso di vedere le sue opere con più attenzione: questa potrebbe essere l’occasione! Giulio era un carissimo amico: abbiamo vissuto quasi nello stesso letto per tutto il tempo dell’Università a Firenze. Poi si è laureato un anno prima di me. Siamo molto curiosi di sapere come vi siete conosciuti e che tipo di percorso universitario avete intrapreso. Siamo stati insieme nella stessa pensione per cinque anni. L’incontro è avvenuto all’Università proprio il primo giorno: ci siamo seduti vicini in un banco lunghissimo. Io non avevo nemmeno una penna per scrivere e lui, invece, aveva uno astuccio nero, di quelli d’una volta, con dentro sei matite e pieno di tutto, la gomma, la squadretta ... Mi ha dato subito l’idea di uno molto preciso. Con aria molto scocciata mi ha dato una matita ed un foglio: si vedeva già che aveva un carattere molto diverso dal mio! Ecco perchè siamo riusciti ad andare così d’accordo: eravamo così diversi, quasi uno il contrario dell’altro! Poi, uno dei due aveva l’indirizzo di una pensione in via Lamarmora; ci siamo andati insieme e non ci siamo più separati. Questa pensione esiste ancora? Era la proprietaria che la teneva in piedi la “baracca”, ma non aveva figli, sicché, una volta morta, penso la pensione sia stata chiusa. In che anno avete iniziato l’Università? Dunque ... ci siamo laureati nel ’62 ... quindi, era il 1955 quando abbiamo iniziato. Già dai primi anni, si vedeva che Giulio aveva un carattere più solido ed attento del mio. La famiglia lo controllava anche a distanza: ogni tanto veniva a Firenze un suo zio per vedere che tutto procedesse bene; io, invece, ero “lasciato andare randagio”. Però, poi, Giulio si è laureato un anno prima di me! Avevo iniziato la tesi anch’io, ma ho abbandonato per seguire un’esperienza importante a Spoleto. Nel 1962 c’era stata la famosa esposizione fatta da Carandente: c’erano tutti i più grandi scultori internazionali, da Calder a Henry Moore! Tutta Spoleto era coinvolta; perchè la mostra prevedeva l’inserimento dell’arte moderna - che allora era contemporanea - in tutta la città. Pur essendo ancora studente, ho avuto l’occasione di collaborare e così è nato il mio amore per il mondo dell’arte e degli artisti. Dopo la mostra, ho fatto una tesi sulla “strada-museo”: volevo portare l’arte nelle strade e nelle piazze, contrariamente ai musei tradizionali. Che tesi aveva fatto Giulio? Una su Ferrara, forse riguardava un ufficio postale o qualcosa del genere. Avete fatto anche degli esami insieme? No! Lui era avanti rispetto a me. Non riuscivo a seguirlo con gli stessi ritmi. Quali sono i professori che hanno segnato la scuola fiorentina di quel periodo? Leonardo Ricci era il più brillante, con tantissime idee. Poi c’era Leonardo Savioli … Io feci la tesi con Savioli, Ricci e Gori, che allora era preside o lo è diventato l’anno dopo. Savioli è colui che mi ha seguito più da vicino e mi ha iniziato a questa passione per l’arte, perchè era uno dei pochi che si

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occupava di questa materia. Anche Giulio Zappaterra in casa sua ha molti quadri. Sì, glieli ho fatti comprare io! Questo amore per l’arte è stata, quindi, una “trasfusione”? In un certo senso ... Lo avevo spronato io a comprare alcuni quadri di Afro, altri di Capogrossi ... Ma vedo che anche tu stai messo bene! [riferendosi alle opere sparse per la casa di Zanmatti] Non mi lamento. Il quadro mancante, quello sostituito da un disegno, è Il giorno di San Giuseppe di Afro ed ora è esposto alla mostra di Burri alle Scuderie del Quirinale. In questa mostra non ho capito alcune cose: come, per esempio, perché abbiano messo un Afro, un Afro, un Cy Twombly ed un Afro. Con Calvesi le cose sono difficili. L’esposizione è importante per la bellezza dei pezzi. La mostra è pulita e ci sono dei pezzi che ti fanno restare letteralmente senza fiato. Tuttavia, manca un po’ di chiarezza ... E’ una gran bella mostra, chi ama i quadri si diverte molto. Avete iniziato la vostra attività lavorativa insieme? No, non ci siamo quasi più visti; ci sentivamo in continuazione, ma non abbiamo mai avuto questa possibilità di fare qualcosa insieme. Giovanna, la moglie, ci ha raccontato che aveva conosciuto Giulio durante l’inaugurazione del vostro studio. Ah ... Le nostre inaugurazioni! Funzionava così: all’epoca soffrivamo una fame incredibile e, per mangiare qualcosa, facevamo delle finte inaugurazione alle quali invitavamo alcune ragazze di Firenze a portare qualcosa di commestibile. Noi ci mettevamo solo il posto, però, così, mangiavamo tutta la settimana. Poi, se ci scappava anche qualche ragazza carina, tanto meglio ... Giovanna è stata un esempio finito in maniera “esagerata”, perché Giulio l’ha sposata! All’epoca, c’era anche l’arch. Busignani, che condivideva con voi soprattutto l’aspetto mondano. Ci ha detto di parlare con lei, invece, della carriera universitaria di Zappaterra. Sì, perché eravamo più legati. Sostanzialmente eravamo due coppie: da un lato, io e Giulio e, dall’altro, Busignani e Pino Bertolini, che, purtroppo, è già morto. Busignani ci ha detto che con voi c’era anche l’arch. Pietramellara. Sì, la ricordo benissimo: siamo stati insieme un sacco di anni. Il suo nome da ragazza è Carla Tommassini, da sposata è diventata Pietramellara: il marito era di Firenze e, dopo il matrimonio, si è trasferita là. Lei, invece, era di Brescia e l’abbiamo conosciuta nella nostra pensione. Si è iscritta più tardi alla facoltà, ma si è laureata prima di tutti. Ora è Soprintentende a Firenze. Nel periodo dell’Università, eravamo sempre insieme noi quattro più la Carla Pietramellara; eravamo soprattutto uniti al di fuori dell’Università: negli studi ognuno faceva un po’ quello che poteva! Sa se Giulio avesse la passione di dipingere? Credo che non esista un’ architetto o un critico d’arte che non abbia mai tentato di dipingere almeno una volta ... Da Argan in poi l’hanno fatto tutti! Però, solo se sei un vero pittore, ossia veramente un artista, alla fine smetti di fare l’architetto. E’ molto difficile fare l’uno e l’altro. Forse solo Le Corbusier c’è riuscito ... Mattina e pomeriggio! Mattina architetto e pomeriggio pittore, non cambiava mai. Quello di Le Corbusier è un caso che si continua a citare. Di solito uno o fa l’architetto o dipinge. Penso, però, che alla fine si tratti della stessa materia e della stessa visione. Burri, in fondo, è anche architetto: i suoi quadri sono architetture! E’ come vedere Mondrian: un Mondrian umbro, fatto con le olive! Burri è un Mondrian: divide lo spazio con la stessa idea; per questo, la sua arte è una architettura. Anch’io ci ho provato; Giulio non credo: non ho mai visto niente di suo. In che modo, invece, il suo incontro con Burri può aver influenzato i suoi amici? Burri e Giulio non si sono mai conosciuti bene. La storia è andata così: ho conosciuto Afro nel 1962, perchè avevo lo studio sul suo stesso pianerottolo, qua all’angolo di via Tartaglia. Avevo, sì, lo studio, 95


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ma non lavoro: ero proprio agli inizi. Quando, successivamente, Afro è venuto a cercare dei mobili a Firenze per il suo castello di Udine - il castello di Prampero, che è stato completamente distrutto dal terremoto ed ora è proprio un mucchio di sassi - ha incontrato Giulio. Afro andava sempre al tiro al piattello con Burri a Grotta Rossa: erano due maniaci ... Anch’io avevo un fucile bellissimo, un Cosmi che mi aveva lasciato mio padre. Un giorno l’ho fatto vedere ad Afro e lui mi ha detto: “Andiamo una volta a Grotta Rossa che lo proviamo”. Quel giorno è venuto anche Burri ed è stato lì che l’ho conosciuto; però, l’incontro con Burri è venuto dopo l’Università ... Giulio non ha mai conosciuto Burri, mentre ha conosciuto Afro. Tempo dopo, con Burri ho allestito gli spazi espositivi a Città di Castello. Ah, ... un intervento bellissimo! Sì, ma il mio è stato un intervento “in punta di piedi”, il progetto è stato tutto “a togliere”. Burri sosteneva che un quadro si attacca con un chiodo: niente cavalletti o altre cose tipo Scarpa! Per tutti gli artisti, Scarpa era un “delinquente”, perché ammazzava tutte le opere. E, per forza: faceva delle basi più belle delle sculture che esponeva! É per questo che ha funzionato sempre bene con artisti morti. Burri raccontava che, per la sua sala alla Biennale, Scarpa voleva mettere una striscia in legno di mogano con attacchi in bronzo e, su quella, attaccare i quadri. Burri gli ha risposto: “Io voglio un muro bianco e un chiodo, basta. In alto, lo voglio in alto il quadro!”, perchè, per Burri, l’opera doveva essere sempre in alto, doveva essere guardata con rispetto, doveva intimidire chi la guarda. La sua misura era la pala d’altare, che va guardata sempre dal basso verso l’alto. A Città di Castello, sia a Palazzo Albizzini sia agli ex-Seccatoi del Tabacco, i quadri sono molto alti e, quindi, li vedi benissimo anche quando c’è molta gente. Certo che questo concetto vale solo per i grandi quadri: un Morandi lo devi mettere all’altezza del naso! La conoscenza di questi “grandi” ha portato un ventata in architettura? C’è stata contaminazione? Ho cominciato nel ’62 ed avevo già l’esperienza di Spoleto alle spalle; avevo, quindi, già discusso con Henry Moore, con Calder su come collocare le cose, come inserirle nell’architettura. Questo, infatti, era il tema dell’esposizione: inserire delle opere moderne in un’architettura e in un ambiente antico. Ora questo può sembrare banalità, ma nel ‘62 quelli della Soprintendenza avevano i capelli tutti dritti! Erano altri tempi ... Eh, già, sono passati quarantatre anni, una vita! Dopo questa esperienza, ho conosciuto artisti come Afro e Burri che mi hanno chiamato per fare altri interventi. Ho subito sicuramente un condizionamento dagli artisti: ho avuto vita dura, perchè se c’è gente dura da convincere, sono proprio gli artisti … quando sono vivi. Quando sono poi morti, puoi fare quello che vuoi. No, no ... Peggio le vedove! Ah, ... le vedove … non ne parliamo ... Per tutta la loro vita da mogli, sono sempre le vestali, in secondo piano, perché tutti vanno a trovare l’artista, mentre loro portano il caffé: sempre messe da parte e, nel momento in cui muore l’artista ... ecco che iniziano a comandare loro! Questa è la loro rivincita. La questione è che, se sono intelligenti, bene ... ma se lo sono meno, è un disastro! Ci parli di come è stato realizzato il museo di Città di Castello nel Palazzo Albizzini. Prima di Burri abbiamo fatto la Pinacoteca di Città di Castello, il Palazzo Vasariano. Finito questo, Burri aveva deciso per gli Essicatoi e li ha voluti neri: è stata una cosa pazzesca dipingerli di nero, però, aveva ragione. Dentro è stato collocato un pannello di altezza stabilita per poter mettere questi grandi quadri e null’altro. Il lavoro è stato terminato dai due giovani soci, ma l’idea è di Burri. Zappaterra ha visitato queste sue opere? Non credo; io non l’ho accompagnato; penso me l’avrebbe detto. Vi sentivate spesso? A Natale e, poi, quando lui andava alle terme di Fiuggi una volta all’anno, si fermava qua: raccontava come andavano le cose e ripartiva per Ferrara. E tu andavi a Ferrara?

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Ci sono stato ultimamente per le grandi mostre al Palazzo dei Diamanti; sempre, però, dopo la morte di Giulio. Con lui c’era un rapporto di grande amicizia, ma circoscritto al periodo dell’Università. Però, la casa degli Angeli l’ha vista. Sì, certo. Ricordo che, quando l’ha comperata, voleva fare lo studio sopra. Ultimamente solo andato a trovare Giovanna, perché siamo andati a vedere la mostra di Rauschenberg. Lei, quindi, non conosce le opere di Giulio. Ho visto alcune fotografie. Mi sono sempre ripromesso di venirle a vedere: questa sarà l’occasione giusta. Certo è che, per noi romani, venire a Ferrara, in quella nebbia … Ti racconto una cosa che mi è successa a Ferrara: avevo una casina affittata di fronte all’Università di Architettura, per il corso che tenevo una volta. Una sera ho portato fuori il cane alle dieci e mezza, dopo che era calata una di quelle nebbie ferraresi bestiali. Apro la porta e c‘è un muro grigio, un grigio pantone. Io, ormai, c’ero abituato, ma il cane no. Appena uscito dal portoncino, il cane si è fermato come per dire: “Oddio, ho qualcosa agli occhi!”… e, per un quarto d’ora, ha pulito gli occhi con la zampa. Questa scenetta mi ha fatto capire tutta Ferrara. Io, in realtà, sono di Parma: quindi, l’ho vista anch’io la nebbia e ne ho il terrore. Tornando ai lavori di Giulio, cosa pensa della Casa degli Angeli? Ha fatto una bella casa, però non so come fosse prima. È una casa isolata, ma in centro. Straordinaria, con questo giardino enorme. Bellissima. Credo che l’idea principale sia stata la veranda della sala da pranzo, sul resto credo che Giulio abbia fatto poco. Era stata già restaurata all’inizio del ‘900 da Adamo Boari, che ha lavorato in Messico. Ricorda qualche viaggio fatto assieme? Abbiamo viaggiato in Spagna noi soliti quattro: io avevo una vecchia Volkswagen. Ricordo che eravamo un po’ confusi, non avevamo ancora un metro di giudizio. Al ritorno, abbiamo fatto un lungo giro per vedere la cappella Ronchamp di Le Corbusier e ricordo che a Giulio era piaciuta molto, mentre io avevo dei dubbi, mi sembrava una cosa un po’ forzata. Allora era un bello choc! Adesso l’adoro! Ai tempi dell’Università anch’io avevo una vecchia Volkswagen ed eravamo sempre in quattro a fare lo stesso giro! Non eravamo gli stessi… e non ci siamo riconosciuti. Abbiamo fatto lo stesso giro, forse al contrario: più Germania e Francia, Belgio… Spagna, non quella volta. E Ronchamp: a vederla apparire su questa collinetta, faceva un po’ paura e ti cambiava un pochino il modo di pensare. Erano forme talmente nuove … E la luce dentro … E quel pavimento… Ronchamp è importante per l’invenzione: Le Corbusier l’ha progettata dopo aver fatto tutto quello che aveva già fatto, quasi reinventandosi da zero. Meno alla Tourette… Anche noi siamo andati alla Tourette ed abbiamo parlato con il direttore, un prete, chiedendogli come era viverci. Bisognava essere veramente dei preti per vivere lì dentro, essere abituati all’idea di soffrire. Adesso è tutto è un mito: ora si va a caccia di appartamenti dentro l’Unité d’habitation, ma all’epoca …. Quando siamo andati noi e abbiamo suonato ai campanelli degli appartamenti, la gente ci rispondeva che vivevano malissimo ed era scomodissimo. Lo chiamavano il “mostro”. Io parto dal presupposto che i capolavori d’architettura sono quasi tutti inabitabili, ad incominciare dalla Casa sulla Cascata di Wright, che è la cosa più assurda del mondo. È un capolavoro dell’ architettura moderna, però, è inabitabile. Questo vale anche per Palladio. Dormire in una casa del Palladio è da spararsi: sono molto difficili da abitare, ma sono talmente importanti 97


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per altro, da essere fuori da ogni giudizio “pratico”. Non si può abitare tranquillamente nella Casa sulla Cascata di Wright con tutta quell’umidità … Pensa che gli telefonarono dicendo: “Architetto, qui piove sul tavolo da pranzo” e Wright rispose: “Spostate il tavolo!”. Poi lo richiamarono e questo rispose: “Chiamate l’idraulico!”. Questi poveretti erano lì con l’umidità, il rumore della cascata, ossessionati dalle visite … Sì, perchè c’è stato un momento in cui andavamo tutti a vederla. La straordinarietà della Casa sulla Cascata è di non avere pareti: Wright, probabilmente grazie al cemento armato, ha inventato una casa fatta di piani senza pareti ed è un’invenzione tale da essere irrilevante il fatto che fosse inabitabile. D’altra parte, il committente stesso aveva voluto una casa immersa nella natura. È chiaro che le pareti non c’erano per poter legare completamente la casa al verde. Però, che vita dura anche di notte! Nel nord Europa è tipico: dalla strada vedi dentro le case. È un concetto religioso: l’esterno deve entrare all’interno. Non hanno recinzioni, i giardini sono tutti comunicanti. Tornando a Zappaterra, a quale professore crede che dobbiate qualcosa? Se devo qualcosa a qualcuno, questi sono Savioli e Ricci. Da studente sono andato a vedere un gruppo di case progettate da Ricci sulla Bolognese, dove lui aveva fatto la prima mostra di scultura. Le opere erano state messe in mezzo alle case, sul muretto: sono rimasto molto colpito. Lui aveva chiamato questi artisti, che allora erano tutti molto disponibili, e aveva piazzato lì le opere. In qualche modo mi devono essere entrate in testa. Sì, sicuramente, Ricci e Savioli. Poi c’era Michelucci: mi ha insegnato la serietà, il buongusto del fiorentino. Sei stato a Bilbao, sicuramente, ma l’emozione che dà la Chiesa dell’Autostrada ancora adesso ... Vi sono andato di recente e non c’era nessuno. Ha delle cose meravigliose, ricordano la tenda del nomade. Viene dopo Ronchamps, è certamente diversa, ma Ronchamp le ha dato qualcosa. Questo succede anche nel design. Per esempio, il cono l’ha reinventato Starck: da quando Starck ha fatto le lampade a cono, di colpo il design lo ha riscoperto. Negli anni ’50 guai ad avere una zampetta conica! Lì basta avere l’idea e la personalità per imporla.

Note 1 Alberto Zanmatti, architetto, compagno di studi e amico di Giulio Zappaterra, svolge attività in vari campi dell’architettura, urbanistica e design, prediligendo l’allestimento di mostre e musei. Professore all’Università degli Studi “La Sapenza” di Roma, è progettista fra l’altro a Citta di Castello della Pinacoteca e dei musei di Burri, con il quale progettò e diresse il grande cretto a Gibellina che gli frutta il premio INARCH per l’Architettura.

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Annamaria Monteleone

Giulio e l’Ordine degli Architetti della provincia di Ferrara

Nel 1975, sulla scia del fermento culturale che attraversava quel periodo, l’Associazione Ingegneri e Architetti di Ferrara organizzò un ciclo di lezioni, divenuto quasi leggendario, sul restauro nei centri storici. Questi incontri suscitarono un interesse enorme, anche oltre i confini delle mura cittadine, tra le persone più attente alla conservazione del patrimonio edilizio esistente e persino tra i non addetti ai lavori. L’intento divulgativo, supportato dall’idea che la qualità dell’operare dovesse e potesse essere diffusa a tutti i livelli, ebbe un grande successo. Giulio, già affermato professionista, che conobbi in quell’occasione, era tra gli artefici di quella specie di miracolo culturale - lo scambio di esperienze tra i luminari del restauro e i muratori, gli architetti e gli ingegneri - e lo fece con il suo inconfondibile stile, inversamente proporzionale alla “gravitas” degli argomenti trattati, con il senso gioioso di chi fa il suo mestiere divertendosi e comunicandolo. Con la stessa impaziente energia si fece promotore, all’inizio degli anni ’90, della formazione dell’Ordine Architetti a Ferrara, di cui è stato il secondo presidente dal 1993 al momento in cui ci ha lasciati, nel 1995; non solo per il desiderio di autonomia rispetto all’Ordine Regionale, ma credo soprattutto per l’intento di renderci “visibili”, convinto come era che alla migliore qualità degli interventi, “da ascrivere senz’altro agli architetti”, dovesse corrispondere una riconoscibilità istituzionale più efficace nell’ambito del nostro territorio. ottobre 1991 Il primo consiglio dell’Ordine degli Architetti di Ferrara: (da sinistra) Annamaria Monteleone, Carlotta Calzolari, Giulio Zappaterra, Lidia Spano, Roberto Ballerini, Andrea Alberti e Gianni Pirani.

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Guido Pietropoli

Guardando dall’altra sponda

Le due rive del grande fiume pensile che attraversa l’ultimo tratto della pianura non fanno presagire qualità molto diverse nei territori retrostanti. Gli stessi grandi argini erbosi gradonati, gli stessi boschi di pioppi piantumati a maglia quadrata, come immense basiliche dalle mille colonne; giù, nel fondo delle scarpate, la campagna nera e fumante, segnata da piccoli gruppi di case e, più lontano, dai campanili. Ma in quel punto dell’ansa tra Polesella e Ro Ferrarese, dove una volta era il ponte di barche e i mulini nell’acqua, c’era il confine tra due stati che si fronteggiavano, che avevano leggi diverse, diversa cultura, letteratura e architettura. Sotto lo stesso cielo orizzontale, nello stesso paesaggio carico di vapori, due comunità hanno interpretato a loro modo lo spazio incommensurabile della pianura dai contorni indefiniti, hanno vissuto l’esperienza della realtà ribaltata sul riflesso dell’acqua del grande fiume, hanno ascoltato le voci vicine ma invisibili delle persone immerse nell’hammam delle nebbie. Questo stesso ambiente ha dato i natali a due diverse lingue: una priva di asperità, sorta di cantilena nella quale anche la bestemmia veneta diviene musicale e l’altra, quella della sponda ferrarese, piena di “r”, di parole contratte e rovesciate, sanguigna, diretta, bianca e nera come lo stemma della città. In architettura questi due diversi mondi potrebbero essere descritti come il linguaggio dell’intonaco a fronte di quello ferrarese del mattone faccia a vista. Quello veneto è un intonaco madreperlaceo scialbato dalla calce con colori pastello e terrosi; le facciate hanno sagome in leggero rilievo, fasce in pietra d’Istria per i davanzali, gli stipiti, i fregi e gli angoli robusti dove c’è bisogno di rinforzo, decorazione leggera in contrasto coloristico. Il mattone ferrarese può ben essere raccontato dalle parole che André Frossard usa per Ravenna: “Bisogna dire che il mattone ferrarese (ravennate) non è quel materiale insipido con cui il nostro ottocento costruiva fabbriche e officine. E’ una piastra di terra, larga e piatta, che ha conservato qualcosa del fuoco e della sua cottura. Le dimen100

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

sioni ineguali impiegate con arte formano una serie di ritmi leggermente differenti che si leggono come una poesia muta, fatta di lunghe e di brevi, una sorta di alfabeto morse architettonico. Questo mattone è posato su uno spesso strato di calce che lo mette in rilievo e gli conferisce un valore individuale che non ha in apparecchiature più fitte. Questo mattone, difficile da modellare quanto il vetro, il muratore sapeva piegarlo in perfetta forma rotonda, in forma di sole sopra le porte, in fughe di archetti, talvolta collocato obliquo ad angoli contrastanti...” Nell’unica tonalità della cortina muraria le ricche decorazioni in cotto nelle porte ogivali e nelle finestre esaltano la moralità del muro faccia vista; in esso ogni pentimento, ogni errore, ogni ferita è visibile e non può essere nascosta sotto la cortina limbica di un pure preziosissimo intonaco veneto a marmorino. Ferrara è una città nella quale i voltatesta in pietra bianca, i poggioli d’angolo e le decorazioni a candelabre confermano l’eccesso del cotto che ci conduce in un viaggio metafisico, in una sorta di paese mentale e carnale avvolto in una rappresentazione monocroma. A Ferrara le carpenterie degli orizzontamenti non sono pacate ed unitarie come la plissettatura continua delle travi a quattro fili della sansovina, ma vi si distinguono vistosamente un’orditura primaria di robuste travi spesso appoggiate su barbacani lavorati e poi un impalcato di arcarecci più esili con tavelle decorate alla maniera toscana. Altro modo da quello veneto di disegnare il cielo di una stanza prima che a Ferrara si realizzassero i plafoni a grandi lacunari intagliati o, più tardi, gli incannucciati ricoperti di intonaco. Sono passati a Ferrara tutti gli stili fino al barocco e al neoclassico, ma sempre nelle loro declinazioni più austere, più secche, meno inclini a ricercare nel cromatismo della illusione/visione l’effetto di scena fissa della commedia umana. Le strade e le vie di Ferrara accolgono questo invito all’unità organica di un unico materiale sia nella parte longobarda che nell’addizione erculea; è quest’ultimo il più nobile quartiere di una città ideale italiana così come i viali


alberati di criptomerie del Daitoku-ji a Kyoto annunciano la nobiltà e l’eleganza di monasteri zen al di là degli impenetrabili muri di calce e paglia di riso. L’addizione erculea è il sogno di un signore e di un architetto visionari, custodito all’interno del terraglio, catino magico della cinta muraria. Come aggiungere in questa città e nelle altre cento d’Italia il segno del nostro essere di uomini moderni, razionali, cosmopoliti senza impacci, presuntuosi della nostra dimensione di dominio tecnico orizzontale, ma così distanti da un sogno che cerca di accennare a ciò che ci è ormai ignoto? Forse rivelando il palinsesto della storia, grattando le stratificazioni del tempo, ripulendo le incrostazioni, perforando i diaframmi che separano una fabbrica da un’altra per un impossibile viaggio alla Joseph Losey dentro l’architettura dove il continuum di stanze di diverse e lontane fabbriche fa da scena agli accadimenti tragici e giocosi di un Don Giovanni mozartiano? Forse, ancora, è necessario affidare ai materiali della modernità quali le putrelle di acciaio, alle lamiere degli impalcati, ai colori primari degli smalti chimici l’eloquenza di un linguaggio contemporaneo che solo pochi architetti moderni hanno saputo dominare per accostarsi alla straordinaria carica espressiva dell’architettura del passato? Davvero impervia la strada di quei pochi che hanno cercato di abbandonare il mimetismo storico, il rifacimento in stile, l’inganno della sagoma antica ricopiata dal manuale, le velature dell’intonaco e le false lavorazioni artigiane. I nomi non sono molti: il pariniano Franco Albini, Luigi Caccia Dominioni e Carlo Scarpa, che fece del suo essere ‘dilettante veneto’ la forza che lo preservò da un professionismo mercantile. Negli anni sessanta/settanta c’era in Italia un ardente desiderio di confrontarsi con il passato, di riappropiarsi dell’architettura della città, di ricominciare a vivere in ambienti depurati dalle passamanerie delle decorazioni a stampo, di vivere il patrimonio storico da dentro, come contemporanei e non come spettatori. Nel dopoguerra la società italiana, uscita dal ventennio della retorica delle istituzioni e delle magnifiche sorti del progresso, si è rifugiata spesso anche nella ricerca intimistica delle proprie radici domestiche più che in quelle culturali. Non a caso negli anni sessanta ha inizio anche l’avventura del design italiano che affronta i temi dell’abitare e della produzione seriale di componenti di arredamento.

Alcune ditte del nord d’Italia sviluppano in quel periodo le ricerche avviate dal Bauhaus e quelle più recenti del design scandinavo mettendo in commercio nuovi arredi di grande carica formale ed evocativa. In questa temperie, sommamente accennata da un punto di vista dichiaratamente parziale, ha inizio il percorso “verso un’architettura” di Giulio Zappaterra, architetto ferrarese appena laureato a Firenze. Dalla metà degli anni sessanta fino alla sua scomparsa nel 1995 egli ha operato nel campo dell’edilizia residenziale privata e pubblica, nel restauro e riuso di edifici storici e nella progettazione di grandi complessi per l’Università di Ferrara e per la cultura. La sua vicenda professionale può essere letta come emblematica delle condizioni, delle aspettative e delle molte difficoltà che hanno accompagnato il mestiere dell’architetto nella provincia italiana nell’ultimo trentennio del secolo scorso. Zappaterra inizia la sua attività presso lo studio dell’Ing. Ferrazzi, con il quale progetta alcuni edifici residenziali che si discostano sensibilmente dalla produzione commerciale di quel periodo. Tra i primi lavori il condominio Fiorani in corso Giovecca, nel quale è evidente il tentativo di comporre una facciata con soluzioni innovative ricercando un dialogo con la quinta stradale di una delle vie più importanti del centro storico di Ferrara. Egli fa un uso particolarmente elaborato del paramento in facciavista, vi inserisce decorazioni con cornici in mattoni poste a quinconce, studia effetti materici con fasce di calcestruzzo a vista intercalate; il tutto con lo scopo di accreditare nuovi e vecchi materiali nell’ambiente urbano della città storica. E’ di quel periodo il progetto del cinema Rivoli, a pochi passi dalla chiesa di S. Stefano nel cuore dei quartieri medievali ed altre esperienze dell’housing che ben manifestano riferimenti culturali e analoghe realizzazioni dell’architettura inglese e scandinava. Queste opere di esordio permettono di leggere, in nuce, le tensioni espressive e i primi apparentamenti culturali di Zappaterra, ma anche i limiti che una committenza commerciale, e non già il sogno di un principe, era disposta ad accordare all’architetto. I riferimenti universitari di Quaroni e Libera, e quelli più labili di Ricci e Savioli, si arricchiscono con la conoscenza di Luigi Alessandri, laureato all’IUAV, come dire dall’altra parte del grande fiume, sul versante veneto. L’opera di Carlo Scarpa traspare nei dettagli costruttivi 101


e nelle soluzioni d’interni del nuovo e fortunato sodalizio tra i due architetti. Essi attingono ampiamente alle brillanti soluzioni architettoniche del maestro veneziano, ma il risultato finale sembra alla fine propendere più verso il lavoro di Gae Aulenti che garantisce loro quell’anonimato della forma ritenuto più consono a un prodotto professionale. Questa scelta di una sorta di ‘understatement’ sembra essere vincente, ma colloca l’opera di Zappaterra e Alessandri nel flusso dell’attualità, riducendo ad essi la possibilità di sopravvivere alle mode culturali. I particolari architettonici, l’uso di lamiere grecate per i nuovi impalcati negli interventi in fabbriche antiche, un’ampia tavolozza di colori usati per le carpenterie in ferro e per gli intonaci spatolati divengono una sorta di repertorio di soluzioni tipiche che fanno scuola nel restauro critico degli edifici storici a Ferrara. L’intimità domestica ottenuta con saporosi contrasti tra la scatola antica e le nuove tecniche dell’acciaio e del cemento armato si ritrova in realizzazioni quali la sede Carife di via del Gambero; così l’interno di una banca insediatasi in un modesto edificio storico diviene un confortevole soggiorno borghese in cui l’istituto di credito offre un’immagine di sè meno istituzionale e più quotidiana. Analogamente, il cortile della Banca Nazionale dell’Agricoltura di corso Giovecca viene coperto per diventare la sala del pubblico in cui le colonne in pietra d’Istria e i basamenti sono esibite come una sorta di lapidario privato. In essa le moderne aperture dei vani scale hanno forma di gigantesca feritoia archibugera per cercare un dialogo con l’edificio, ormai virato alla nuova funzione direzionale. E’ il sogno di una storia che l’architetto vorrebbe senza interruzioni, senza alcuna lacerazione con il moderno. Ma molte soluzioni formali appaiono dimostrative, quasi violente e ciò rende meno facile nel fruitore una visione equilibrata delle stratificazioni dell’edificio/palinsesto. Firenze, Venezia e la magica Ferrara sono da Giulio Zappaterra assimilate nel tentativo di recuperare le basi artigianali e fabbrili di un linguaggio contemporaneo che ambisce a rivelare l’identità del contesto urbano. Questo tentativo è riuscito veramente a pochi, ma dobbiamo essere grati anche a chi, come Zappaterra, ha investigato passaggi stilistici, nuove concatenazioni degli spazi, ha sperimentato inediti accostamenti di forme e materiali. 102

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

L’opera di questo architetto ferrarese ha certamente contribuito ad allargare la consapevolezza di una civitas che, forse, non sa ancora sognare la sua nuova identità contemporanea, ma che, a noi dell’altra riva del fiume, piace ritrovare diversa dalle nostre città venete, così come la storia ci ha consegnato diversi i due territori a nord e a sud del Po.


Lorenzo Bergamini

Siediti! Mi mostro... l’allestimento

Il cortile del Palazzo dell’ex Borsa, posto di fronte al Castello ed affacciato su corso Ercole I d’Este, ospita la mostra che illustra l’opera dell’Architetto Giulio Zappaterra attraverso una selezione di nove progetti realizzati, otto dei quali a Ferrara ed uno a Copparo (FE). L’esposizione diventa momento di godibilità integrandosi con le attività di ristorazione presenti e creando atmosfere ricche di suggestioni, apprezzabili soprattutto nelle ore serali. Il visitatore diventa una presenza immobile e, comodamente disteso, con un unico sguardo, può osservare le opere esposte/appese che lentamente ruotano grazie ai flussi spontanei dell’aria. Lo spazio del cortile, con i suoi ritmi, suggerisce una disposizione diagonale che consente di realizzare la massima fruibilità visiva. Si è studiata una conformazione tipo da iterare flessibilmente negli angoli del cortile: tale conformazione é costituita da una chaise-longue, due lanterne e due pannelli appesi. La postazione centrale, di fronte all’ingresso su corso Ercole I d’Este, dà l’avvio alla mostra. Da ogni chaise-longue si possono contemporaneamente consultare i pannelli esplicativi e le relative gigantografie corrispondenti alle nove opere. Le fotografie di Paolo Zappaterra si librano mobili nell’arioso cielo interno. Per la costruzione delle chaise-longue ci si è avvalsi di un materiale “nobilitato” per i suoi effetti: il cartoncino nella sua foggia a nido d’ape, che ha come utilizzo consueto l’interno delle porte tamburate. Per la sua intrinseca natura, questo materiale, fornito dalla Ti-Vu Plast, incorpora aspetti di estrema espressività che qui vengono esplorati in rapporto alla luce artificiale nella penombra rilassante della sera. L’illuminazione è stata studiata in collaborazione con Viabizzuno, azienda specializzata nel settore, che ha sottolineato volumi e spazi con l’uso di luce e ombra, esaltando contemporaneamente la plasticità delle chaise-longue e il potere evocativo delle fotografie. Protagonista del progetto illuminotecnico una serie di lunghi profili in alluminio anodizzato: il sistema “c2” sospeso disegna linee di luce nell’aria lungo la superficie delle gigantografie. Distendersi in questo luogo equivale ad un viaggio temporale e sensoriale dove la mostra trova la sua naturale dimensione.

Allestimento Lorenzo Bergamini Davide Menis con: Alessandro Bagnolati Alessandro Brancaleoni Marcella Leoni Cristina Nagliati Claudio Tassinari Progetto grafico Francesca Pozzi Consulenza allestimento Maurizio Di Puolo Progetto luci in collaborazione con

Fotografie esposte Paolo Zappaterra

Le foto successive sono di: Lorenzo Bergamini, Massimiliano Franz, Davide Menis, Claudio Tassinari (Palazzo ex Borsa).

103


Palazzo ex Borsa

104

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95


Studi per l’allestimento

105


Idee in movimento

disegno Maurizio Di Puolo

106

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95


Idee sedute

107


Idee illuminate

disegno Mario Nanni

108

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95


Elenco completo dei progetti nell’Archivio Zappaterra

N° Anno

Luogo

Indirizzo

Progetto

Committenti

Tipo di intervento

realizzato

1

1961

San Martino (FE)

via Buttifredo 19

Edificio residenziale

Antonico

Nuova costruzione

Si

2

1962-63 Ferrara

c.so Giovecca 155

Edificio residenziale

Fiorani

Demolizione e ricostruzione

Si

3

1963

direzionale e residenziale

Rossatti -Villa

Nuova costruzione

Chiesa parrocchiale

Parrocchia

4

Lido di Spina (FE)

Centro commerciale,

1963-64 Ferrara, loc. Pontegradella

di Pontegradella

Nuova costruzione

Si

5

1963-64 Lido degli Estensi (FE)

Edificio residenziale

Rossatti

Nuova costruzione

6

1963-65 Ferrara

via Boccaleone 18 - 22

Cinema Rivoli

Tapparelli

Demolizione e ricostruzione

7

1964

Ferrara

via Bologna-via Darsena- Mura

Matteucci ed altri

Sistemazione urbanistica

8

1964

Ferrara

via Colombarola 64

Condominio

Eredi Zappaterra

Nuova costruzione

Si

9

1964

Ferrara

via Coramari

Edificio residenziale

Alberti Fabbri

Nuova costruzione

Si

10 1964

Ferrara

via Parini

Edificio residenziale

Rossatti

Nuova costruzione

Si

Cimitero comunale

Tomba di famiglia

Rampini

Nuova costruzione

Si

12 1964-65 Ferrara

via Pomposa

Casa di campagna

Tartari

13 1965

via Muratori

Edificio residenziale

Vignali

Nuova costruzione

Si

Lageder

Lottizzazione

Si Si

11

1964-65 Argenta (FE) Ferrara

14 1965-66 Ferrara

“Villa Fulvia”

15 1965-70 Ferrara

c.so Ercole I d’Este 35

Edificio residenziale

Eredi Zappaterra

Restauro

16 1966

via Ghisiglieri 43

Edificio residenziale

Cerioli

Ristrutturazione interna

Ferrara

17 1966-67 Ferrara

e sopralzo del tetto

Si

Nuova costruzione

Si

via Garibaldi e

Edificio residenziale

p.tta Cortebella

e commerciale

Rossatti

Scuole elementari

Comune di ComacchioNuova costruzione

In parte

via Arianuova

Condominio

Eredi Zappaterra

Ricostruzione

Si

Restauro e ristrutturazione

Si

18 1966-77 Porto Garibaldi (FE) 19 1966-70 Ferrara

Si

c.so Ercole d’Este -

20 1967

Ferrara,

via Comacchio

Edificio residenziale

Maedler-Kron

21 1967

San Martino (FE)

via Chiesa

Ed. bifamiliare e comm.

Dall’Olio - Farina

Edificio bifamiliare

Ballarin - Rivani

Nuova costruzione

Si

22 1967-68 Lido di Spina (FE) 23 1967-68 Ferrara

via Leopardi

Edificio residenziale

Spettoli

Nuova costruzione

Si

24 1967-68 Ferrara

via XXV Aprile

Edificio residenziale

Spettoli

Nuova costruzione

Si

25 1968

Ferrara

via Cassoli - Ticchioni

Edificio residenziale-serviziPastificio Ferrarese

Demolizione e ricostruzione

Si

26 1968

Lido di Spina (FE)

Edificio residenziale

Ciaccia

Nuova costruzione

27 1968

Lido degli Estensi (FE)

Edificio bifamiliare

Galli - Bissi

Nuova costruzione

Archivio Zappaterra

109


28 1968

Lido degli Estensi (FE)

29 1968-69 Lido di Spina (FE)

Ente Provinciale

Sistemazione della

Turismo Ferrara

fascia demaniale a mare

Edificio residenziale

Malaguti

Nuova costruzione

Edificio residenziale

Rossi

Restauro

Si

No

30 1968/69 Ferrara

via Belfiore 46

31 1969

Ferrara

via Ercole d’Este 53

Lombardi

Nuova costruzione

Si

32 1969

Ferrara

via Darsena

Rossati

Nuova costruzione

Si

33 1969

Ferrara

Zona PIP

34 1969

Mesola (FE)

Attrezzature tempo libero Pro-Loco di Mesola

35 1969

Lido di Spina (FE)

Complesso residenziale

Sistemazione

ad unità indipendenti

Menghi e Izar s.a.s.

Nuova costruzione

36 1969

Lido delle Nazioni (FE)

Albergo

Bigoni - Ghisini

Nuova costruzione

37 1969

Lido delle Nazioni (FE)

Edificio residenziale

Tartari

Nuova costruzione

38 1969-71 Ferrara

Piccola media industria Piano di attuazione attività produttive

Comune di Ferrara Imm. Cassoli - Ricci Demolizione e ricostruzione

39 1970

Ferrara

via Ticchioni - Govoni

Edificio residenziale

40 1970

Ferrara

via Borgo Punta

Unità residenz. bifamiliari Spettoli

Nuova costruzione

41 1970

Ferrara

via Ripagrande

Casa per anziani

Demolizione parziale e

42 1970

Ferrara

43 1970

Lido di Spina (FE)

v.le Krasnodar

Comune di Ferrara

No Si

IACP

Nuova costruzione

Edificio bifamiliare

Malaguti

Nuova costruzione Demolizione e ricostruzione

44 1970-74 Ferrara

via Arianuova 3

Condominio

Eredi Zappaterra

45 1970-80 Ferrara

via Mortara 70

Impianti e Servizi all’Università

Università di Ferrara Restauro

Ferrara

via Aldighieri

Ristorante Astra

47 1971

Ferrara

via Ricciarelli

Edificio residenziale

48 1972

Ferrara

via Verga

63 alloggi Gescal

49 1972 50 1972

Si

nuova costruzione 129 alloggi Gescal

46 1971

Si

Si Si

Progettazione d’interni

Si

Fantoni

Restauro

Si

IACP

Nuova costruzione

Si

Lido di Spina (FE)

Ballardini-Borgatti

Nuova costruzione

San Bartolomeo (FE)

Fornasini

Lottizzazione

51 1972-80 Copparo (FE)

via Roma

Biblioteca e sala polivalente (Torre estense) Comune di Copparo

52 1972-80 Ferrara

via Machiavelli 35

53 1972

Adria (RO)

54 1973

Ferrara

55 1973

Ferrara

56 1973

Ferrara

via Ricciarelli

57 1974

Ferrara

via Cassoli 1

via Padova

Si

Restauro e nuova costruzione Si

Istituto Matematica

Università di Ferrara Nuova costruzione

In parte

Edificio residenziale

Cantoni

Centro commerciale

Centro “Il Diamante” Nuova costruzione

filiale AlfaRomeo

Estecar

Opere interne

Edificio residenziale

Ancillai

Nuova costruzione

Si

Gallo Savonuzzi

Restauro

Si

Restauro

Si

Si

58 1974-75 Ferrara

via Roversella 17

Edificio residenziale

Ballardini

59 1974-75 Camaiore (LU)

località “Vallina”

Casa per le vacanze

Zappaterra-Ballardini Recupero e nuova costruzione Si

60 1974-77 Ferrara

via del Gambero,

110

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

Cassa di Risparmio


61 1974-95 Ferrara 62 1975

via Romei

Centro elettrocontabile

di Ferrara

p.zza Trento Trieste

Edificio commerciale

Società Immobiliare

e terziario Ferrara

63 1975-88 Ferrara

via Gramicia

Ristrutturazione

Si

Industriale Torinese

Restauro

In parte

Magazzino

Ancillai

Ristrutturazione

Impianti sportici C.U.S.

Università di Ferrara Nuova costruzione

Libreria

Bovolenta

Sistemazione interna

Ballardini

variante PRG

Si

64 1977

Ferrara

65 1977

Imola (BO)

66 1977

Cento (FE)

via Ponchielli

Edificio residenziale

Lolli

Nuova costruzione

67 1978

Ferrara

c.so Giovecca 140

Palazzo Barbantini

Navarra

Restauro e parziale ricostruzione

68 1978

Ferrara

via Biagio Rossetti

Lazzari

69 1978

Ferrara

via Borsari

Ferroni

70 1979

Ferrara

via Coramari,

Alloggi studenteschi

via Savonarola

(Casa Manservigi)

Opera Universitaria

Restauro

Si

Si

71 1979

Traghetto (FE)

Fondo “Botte Vecchia”

Edificio abitativo

Tomba

Progetto di Recupero

No

72 1979

Voghiera (FE)

via Girolamo da Carpi

Scuola media

Comune di Voghiera

Nuova costruzione

Si

c.so Giovecca 42-50

Istituto di credito

Banca Nazionale

73 1979-84 Ferrara 74 1981

Ferrara

dell’Agricoltura

Recupero e nuova costruzione Si

Edificio residenziale

Messina

Ampliamento

Si

Fondo “Ca’ Rossa”

Abitazione Principale

Giuliani

Ristrutturazione

Si

c.so Ercole I d’Este

Sede dell’Istituto di

Università

Geologia, Mineralogia e

degli Studi di Ferrara Restauro

No

via delle Statue

Si

75 1981-82 Masi Torello (FE) via Sant’Anna 5 76 1982-83 Ferrara

Geografia (Palazzo Turchi - Di Bagno) 77 1982-95 Ferrara

via Gramiccia

Centro ricerche per lo sport Università di Ferrara Restauro e ristrutturazione

Si

78 1983

Ferrara

via Tisi da Garofalo

Edificio residenziale

Migliore

Restauro

Si

79 1983

Ferrara

p.zza della Repubblica

Hotel Ferrara

Credito Romagnolo

Restauro e ristrutturazione

No

80 1984

Ferrara

via Saraceno

Edificio residenziale

Borgato Pepe

Restauro

In parte

c.so Ercole I d’Este 51

Edificio residenziale Zappaterra

Restauro e nuova costruzione Si

81 1984-88 Ferrara

(Casa degli Angeli) 82 1985

Ferrara

Residenza studentesca (ex Convento Santo Spirito)Università di Ferrara Restauro

Si

c.so Porta Reno

Casa protetta

Comune di Ferrara

Restauro

Si

84 1985-86 Ferrara

c.so Giovecca

Teatro comunale

Comune di Ferrara

Restauro

Si

85 1985-87 Copparo (FE)

via Roma

Sala per mostre temporanee (Torre estense)

Comune di Copparo

Restauro e nuova costruzione Si

Edificio residenziale

Tonozzi

Ristrutturazione

Si

Restauro

In parte

83 1985

Ferrara

86 1986

Ferrara

c.so Piave 18

87 1986

Ferrara

via Ercole de’ Roberti 8 Edificio residenziale

Peter

via Fossato di Mortara

Università di Ferrara Nuova costruzione

88 1986-87 Ferrara

Istituto di Farmacologia

Archivio Zappaterra

Si

111


89 1986-89 Ferrara

via Colomba 25

90 1986-91 Ferrara

via del Gambero,

Edificio residenziale

Cirio Guerrini

Restauro

Si

Cassa di Risparmio

via Sogari

Ufficio di Tesoreria

di Ferrara

Ristrutturazione

Si

INA Assicurazioni

Progettazione d’interni

Si

Restauro

Si

Restauro

Si

91 1987

Ferrara

v.le Cavour

Uffici

92 1987

Ferrara

p.zza Municipale

Casa comunale(Scala ovest)Comune di Ferrara

93 1987

Ferrara

via Largo Castello

Uffici amministrativi comunali(Donazione Oliva)Comune di Ferrara

94 1987

Serravalle (FE)

Scuola elementare e media Comune di Serravalle Ristrut. con ampliamento

Si

95 1987

Molinella (BO)

corte agricola “La Viola” Edificio residenziale

Pasotti

Ristrutturazione

Si

96 1988

Ferrara

via Volano 31-37

Edificio residenziale

Cavolesi

Ristrutturazione

Si

97 1988

Ferrara

p.zza Giovanni XXIII

Edificio polifunzionale: Società Reno

Nuova costruzione

No

(Palazzo Mosti)

Comune di Bodeno

Restauro

In parte

commerciale, residenziale e direzionale 98 1988

Pilastri di Bondeno (FE)

Centro culturale

99 1988-89 Ferrara

c.so Giovecca

Edificio resid. e comm.

Liparini

Restauro

Si

100 1988-89 Ferrara

via Carlo Mayr 241

Studio dentistico

Garutti

Ristrutturazione

Si

101 1989

via Argine Ducale 287

Edificio residenziale

Esposito

Ristrutturazione interna

Si

via Romei 38-40

Edificio residenziale

Feggi

Restauro

Si

Edificio residenziale

Barbieri - Carletti

Ristrut. con ampliamento

Si

(ex Loggia di Piazza)

Zanolini

Restauro

No

Edificio resid. e terziario

Dalva Costruzioni

Ristrut. con ampliamento

Si

Ferrara

102 1989-90 Ferrara

103 1989-90 Vigarano Mainarda (FE) 104 1990

Ferrara

via Cento

p.zza Municipale

105 1990

Ferrara

106 1990

Ferrara,

Edificio residenziale

loc. Quartesana

(Villa Camaioli)

Caravelli - Maisto

Restauro

Si

Zona rurale

Casa Colonica

Toscano

Restauro

Si

108 1990-91 Ferrara

via Cammello 12

Edificio residenziale

Pollini

Restauro

Si

109 1991

Ferrara

via Fabbri

Edificio residenziale

Battaglia

Nuova costruzione

No

110 1991

Ferrara

p.zza Municipale

Casa comunale Restauro

Si

107 1990

Canaro (RO)

via Bologna

Edificio commerciale

(Scala, Portici e Camerini) Comune di Ferrara 111 1991 112 1991

Sabbioncello

Edifici residenziali

Cooperativa

San Vittore (FE)

per i soci

“Le Bissarre”

Nuova costruzione

Si

Tuffanelli

Restauro

No

(Palazzo Bergando)

Credito Romagnolo

Restauro

Si

Ambrogio (FE)

via Gnani

Foresteria (Torrione neomedievale)

113 1991-93 Ferrara

Sede bancaria

114 1992

Ferrara

via Putinati

Edificio residenziale

Turolla - Vancini

Ristrutturazione

Si

115 1993

Ferrara

via Scienze

Biblioteca

Comune di Ferrara

Progetto degli arredi

Si

112

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95


116 1994

Ferrara

via Bellaria, via del Pero Edificio residenziale

117 1994

Ferrara

via Borgo dei Leoni,

118 1994 119 1994

Ferrara Ferrara

Audino - Oliviero

Restauro

Si

Cerruti

Restauro

No

(residenziale e commerciale)Distillerie Emiliane

Progeto Urbanistico

No

Casa di riposo

Restauro

No

via Biagio Rossetti

Edificio residenziale

via Modena

Centro integrato

via Ripagrande

Comune di Ferrara

Archivio Zappaterra

113


114

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

Cartella Fiorani

Cartella Fiorani

Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani

Cartella Fiorani Cartella Fiorani

A04

A05

A06 A07 A08 A09 A10 A11 A12 A13

A14 A15

A30

A29

A28

A27

A26

A25

A24

A23

A22

A21

A20

A19

A18

A17

Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm

Cartella Fiorani Cartella Fiorani Cartella Fiorani

A01 A02 A03

A16

posizione

nr. Doc

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio in Ferrara, Corso Giovecca n. 155 - Eredi Fiorani

Condominio in Ferrara . Corso Giovecca 155. Eredi Fiorani Condominio Fiorani Rilievo del fabbricato da demolire sito in Corso Giovecca n. 155 di proprietĂ dei Sig.ri Fiorani Condominio in Ferrara, Corso Giovecca n. 155 - Eredi Fiorani

Condominio Fiorani

Condominio Fiorani Condominio Fiorani Condominio Fiorani

Condominio Fiorani Condominio Fiorani

Ditta eredi Fiorani Condominio in Ferrara . Corso Giovecca 155. Eredi Fiorani

Condominio in Ferrara . Corso Giovecca 155 Condominio Fiorani ProprietĂ Fiorani . Corso Giovecca

intervento

(prospettiva)

particolare ringhiera scale

piano attico giardino

quarto piano giardino

secondo e terzo piano giardino

terzo e quarto piano

appartamenti duplex su Giovecca

secondo piano

piano primo

piano terra

piante e prospetti

prospetti

pianta piano tipo

planimetrie; piante e prospetti

pianta piano terra e primo, prospetto su corso Giovecca

Piante e prospetti Piano Terra

Particolare ringhiera scale Particolare Balaustra terrazzi (prospetti e sezioni) Piano Primo Piano Attico Giardino Terzo e quarto Piano Secondo Piano Quarto Piano Giardino

Piante e prospetti

Progetto planivolumetrico in corso Giovecca 155

Strutture in c.a del piano tipo Appartamenti duplex su Giovecca (planimetria generale)

titolo cartiglio

A, Casa Fiorani, Ferrara, corso Giovecca 155, 1962-63

31/10/1962

14/12/1963

23/10/1963

15/10/1963

05/11/1963

29/11/1963

09/04/1963 05/11/1963

15/10/1963

09/04/1963

17/07/1963 23/10/1963

data

(1:50) (1:50) 1:50 (1:50) (1:50)

11

13

18

16

12

15

10

14

9

1.10

1.50

1:100

1a175 1:500 e 1:100

9 1:100 14 (1:50)

10 11 16 15 13

9 1:100 1:10 e 1:25

scala 1:50 e 3 1:25 12 (1:50) 1:200 1:2000, 1:500 e 1:200

tav.

125x15 105x62

63x31 75x40 124x31 104x62 42x62 63x31 42x53 42x62

120x31

eliocopia eliocopia

eliocopia eliocopia eliocopia eliocopia eliocopia eliocopia eliocopia eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia eliocopia eliocopia

158x60 84x62 36x60

115x47

tecnicasupporto

dim. (cm)

scarso scarso

scarso scarso sufficiente scarso scarso scarso scarso scarso

scarso

scarso

scarso scarso scarso

stato cons.

firmato: Giulio Zappaterra

con ing. Renzo Ferrazzi

Studio ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi. Con sezioni. Assemblata ridotta

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

note

Catalogazione documentale delle opere selezionate, Archivio Zappaterra


Archivio Zappaterra

115

Archivio Microfilm

B12

(pianta sala cinematografica)

pianta primo piano

(sezioni)

(particolare prospetto e sezioni) (prospettive, prospetto, sezioni CC e DD) (sezione trasversale; particolre pianta, prospetto e sezione zona proiezioni)

coperto

(infissi:particolari)

prospetti cassa e guardaroba

titolo cartiglio porte accesso alla sala cinematografica: prospetti e sezioni

sala cinematografica pianta piano terra Ditta: Dario Tapparelli - progetto di sala cinematografica in Ferrara, via Boccaleone n. piante, sezioni, prospettive, 18-18A-20-22-28B prospetto, part.

sala cinematografica a Ferrara - proprietĂ : Dario Tapparelli

sala cinematografica

Cinema Rivoli - Sig. Dario Tapparelli

Cinema Rivoli - Sig. Dario Tapparelli

intervento

rotolo 2

rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2 rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

C02

C03 C04 C05 C06

C07

C08

C09 C10

C11

C12

rotolo 2

rotolo 2

C01

C13

posizione

nr. Doc

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

intervento

aula magna: particolare copertura in acciaio

prospetto Nord cancello: passo pedonale in via Bovelli (impianti idrici) (planivolumetrico) (particolare grondaie) particolare biblioteca - studi: scale prefabbricate e corrimano particolare biblioteca: copertura in ferro particolare studi e biblioteca : pannelli prefabbricati prospetti Sud e Nord particolare biblioteca: scale a chiocciola e parapetti particolare aula magna: gradoni, pareti, lavagna, ecc‌

pogetto planivolumetrico: prospetti

titolo cartiglio

C, Istituto di Matematica, Ferrara, via Macchiavelli 35, 1972-74, 1977-80

Archivio Microfilm

Archivio Microfilm Archivio Microfilm

Archivio Microfilm Archivio Microfilm

posizione Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm Archivio Microfilm

B11

B10

B09

B08

B07

B06

B05

B04

B03

B02

B01

nr. Doc

B, Cinema Rivoli, Ferrara, via Boccaleone 18-22, 1963-1965

646

28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977 28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977

22/01/1981

26/02/1972

data 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 03/10/1973

14/09/1963

1:50

scala

1:5; 1:20 22 e 1:50 1:50, 1:10 e 23 1:2

21

19 1:5 e 1:1 1:10 e 20 1:1 8 1:100

8 1:100 1:10 e 1:2 (1:200) (1:500) (1:20) 1:10 e 18 1:1

4 (1:200)

tav.

1:100 2 e 1:20

15/7/1964 agg. 31/8/1964; 6412 9/9/1964; variant 17/11/1964 e

1:50

1:100 6413 e 1:50

scala 1:25 e 6417 1:1 1:20 e 6419 1:2

tav.

6415 e 6421 6414 e 6416 6420 – var. 18/11/1964 6410

23/9/1964 e 18/9/1964 23/9/1964 e 24/9/1964

11/06/1964

17/09/1964

13/11/1964

14/11/1964

data

82x64

110x64

121x65

128x66 115x65

107x65

122x65

65x62 84x100 72x89 67x90

132x36

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido

china su lucido

buono

buono

buono

buono buono

buono

buono

buono buono buono buono

buono

buono

fotocopia su acetato

strutture: ing. Giuliano Mezzadri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

note

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

con ing. Renzo Ferrazzi

note

stato cons.

stato cons.

tecnicasupporto

tecnicasupporto

105x28

dim. (cm)

dim. (cm)


116

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

rotolo 2

rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2 rotolo 2

rotolo 2 rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 2

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1 rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

C14

C15 C16 C17 C18

C19

C20

C21

C22 C23 C24 C25 C26

C27 C28

C29

C30

C31

C32

C33

C34

C35

C36

C37

C38

C39

C40

C41

C42 C43

C44

C45

C46

C47

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

sezione trasversale

sezioni trasversali

particolari porte interne

(planivolumetrico)

planimetria (annullata) (planimetria)

prospetto sud, sezione C-C

prospetto ovest prospetto sud, sezione C-C, quota fognature

sezione B-B

prospetto est, sezione A-A

prospetto

planimetria, stralcio PRG

pianta quota 8,70

pianta quota 470

pianta quota 130

schema di massima

abaco infissi esterni

particolari prospetti

prospetti planimetria

aula magna: sezione e prospetti aula magna: pianta primo piano quota 5.10 aula magna: pianta piano terra studi e biblioteca: prospetto Est studi: sezioni e particolari prospetti studi: piante piano terra e piano tipo biblioteca: sezione e particolari prospeti biblioteca: piante a quota 3,40; 6,80; 10,20 biblioteca: pianta a piano terra a quota 0,34 pianta quota 9,80 pianta quota 6,40 pianta quota 3,00 pianta quota 0,30 piano terra

26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/74 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/74

26/02/1972

26/02/1972 26/02/1972 agg. 07/03/72

26/02/1972 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg.03/10/73

26/02/1972

26/02/1972 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73

01/10/1970 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/77 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/77 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/77

28/02/1977 28/02/1977 28/02/1977 28/02/1977 28/02/1977 feb. 1972; ott. 1973; feb. 1977 28/02/1977 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 26/02/72 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73

28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977 28/02/1977 28/02/1977 28/02/1977

28/02/1977 agg. 27/01/78

90x64

117x64

98x64

18 1:50

17 1:50

110x84

80x97 53x44

132x35

127x35

125x35

69x34

21 1:5

(1:200)

3 1:200

10 1:100

10 1:100

9 1:100

12 1:100

127x36

100x34

3 (1:100) 11 1:100

65x30

159x65

15 1:50 1 1:2000

151x64

14 1:50

85x79

109x65

129x65

129x33 62x29

111x62 50x83 50x83 50x83 50x83

85x121

125x50

122x78

86x63 86x63 88x54 99x53

111x64

148x65

1:200

1:5

1:50

1:200 1:2000

1:50 1.200 1:200 1:200 1:200

1:50

1:50

1:50

1:50 1:50 1:50 1:50

1:50

1:50

13

20

19

8 1

9 7 6 5 4

10

11

12

16 15 14 13

17

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su radex china su lucido china su lucido con retini

china su lucido

discreto

sufficiente

buono

buono

buono buono

discreto

buono

discreto

china su lucido con retini china su radex

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

discrete con strappo

buono

discrete

buono buono

buono buono buono buono buono

buono

buono

buono

buono buono buono buono

buono

china su lucido

china su lucido con retini china su lucido con retini

china su lucido

china su lucido

radex

china su lucido

china su lucido china su lucido con retini e schizzi a matina

radex china su radex china su lucido con retini e matina

china su lucido radex radex radex radex

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido

china su lucido

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri


Archivio Zappaterra

117

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

rotolo 1

cartella Istituto di Matematica

C52

C53

C54

C55

C56

C57

C58

C59

C60

C61

C62

C81

C80

C79

C78

C77

C76

C75

C74

C73

C72

C71

C70

C69

C68

C67

C66

C65

C64

cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica

cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica cartella Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

rotolo 1

C51

C63

Istituto di Matematica

rotolo 1

C50

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica: II lotto

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Cattedra aula magna Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

rotolo 1

C49

Istituto di Matematica

rotolo 1

C48

schema pianta copertura

schema solaio a quota +6,70/+8,40

schema solaio a quota +3,30/+5,00

strutture di fondazione

planimetria sistemazioni esterne

planimetria futuro ampliamento

prospetto est

prospetto nord

sezioni

prospetto sud

prospetto

planimetria

pianta, prospetto

prospetto

prospetto

prospettiva (schizzo)

planimetria planimetria generale con i possibili ampliamenti

pianta (schizzo)

planimetria

planimetria

planimetria e schema fognature

planimetria

progetto planivolumetrico, planimetria (progetto)

planimetria (stato di fatto)

progetto planivolumetrico, planimetria

pianta a quota -2.00 e quota 11.50

28/02/1977

28/02/1977

28/02/1977

(1:200)

1:500

1:200

1:200

1:500

1:500

1:200

(1:50)

25d

25c

25b

1:100 1:100 e 1:50

1:100

1:100

3 1:200

2 1:500

11 1:100

10 1:100

7 1:100

8 1:100

1:10

1 1:200

2

28/02/1977 25a

28/02/1977

28/02/1977

feb 72 / ott 73 / feb 77 feb 72 / ott 73 / feb 77 feb 72 / ott 73 / feb 77 feb 72 / ott 73 / feb 77

14/05/81 30/06/81

feb 72 / ott 73 / feb 77

26/02/1972

3

1

2

2

16

26/02/1972 3a

26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 agg. 07/03/74 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 26/02/1972 agg. 05/06/72 26/02/1972 agg. 05/06/72 agg. 31/10/73 26/02/1972 agg. 05/06/72

84x120

84x59

84x59

84x59

70x105

63x59

125x30

125x30

143x30

125x30

103x30

21x24

83x59

18x9

18x13

30x21

63x59

42x39

73x50

49x27

62x31

80x98

81x98

42x92

48x89

78x99

109x64

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia tipo supporto fotografico tipo supporto fotografico

tipo negativo

tipo negativo

eliocopia matita e pennarello su lucido

eliocopia

china su lucido china e pennarello su lucido china e pennarello su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su radex

china su radex

china su radex china su radex con retino

china su lucido

china su lucido con retini

china su lucido

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

buono

buono

buono

buono

buono

buono

discreto

discreto

discreto

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

discreto

buono

buono

buono

buono

buono

strutture ing. Giuliano Mezzadri strutture ing. Giuliano Mezzadri strutture ing. Giuliano Mezzadri strutture ing. Giuliano Mezzadri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri


118

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica

pianta (schizzo)

faldone Istituto di Matematica

planimetria (schizzo)

pianta (schizzo)

planimetria stato di fatto

(schizzi) prospetto su via Bovelli

(prospetto)

(sezioni)

(prospetto)

pianta quota 9,60

pianta quota 6,40

pianta quota 0,30

(planimetria)

planimetria

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

Istituto di Matematica

faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica

faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica faldone Istituto di Matematica

posizione

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

rotolo 5

nr. Doc

D01

D02

D03

D04

D05

D06

D07

D08

D09

D10

D11

D12

D13

D14

D15

D16

Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella (Restauro e riattamento casa di via Roversella) Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

intervento Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

prospetti - stato di fatto e progetto

planimetria

portone d'ingresso e passo carraio

corrimani e scale

pianta ottocentesca

particolari infissi esterni

sezioni sulla scala principale

particolari prospetto nord

particolare caminetto soggiorno

sezioni

particolari scala principale

prospetto sud e sezione

pianta piano ammezzato e primo piano

schema fognature

piante stato di fatto e progetto

sezioni - stato di fatto e progetto

titolo cartiglio

D, Casa Ballardini, Ferrara, via Roversella 17, 1974-75

C95

C94

C93

C92

C91,

C89 C90

C88

C87

C86

C85

C84

C83

C82

20/05/1974

20/05/1974

03/10/1975

04/10/1975

03/10/1975

18/10/1974

24/06/1975

18/10/1974

18/10/1974

18/10/1974

18/10/1974

20/05/1974 18/10/1974 e aggiornmaneti il 31/01/75

20/05/1974

20/05/1974

data

26/02/72 agg.07/03/74 26/02/72 agg.07/03/74 26/02/72 agg.07/03/74

7 1:50

2 1:100 1:200 e 5 1:100

4 1:100

scala

(1:500)

(1:200)

(1:200)

1:200

1:500

(1:200)

(1:100)

(1:100)

(1:100)

1:200

1:200

1:200

3 1:100

1 1:200

14 1:10

16 1:5

1:1000

15 1:1

8 1:50

88x63

67x63

60x70

66x63

44x33

124x70

141x33

47x34

85x39

1:20 e 12 1:5 13 1:20

108x33

89x33

77x33

china su lucido china su lucido e retino

china su lucido china su lucido e retino

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido e retino

china su lucido china su lucido con retino china su lucido e schizzi a matita

lucido e retino

lucido e retino

radex e china

107x33

106x66

china su lucido

china su lucido

tecnicasupporto

eliocopia eliocopia con pennarello matita e pennarello su lucido matita e pennarello su lucido pennarello su carta

eliocopia eliocopia con pastello eliocopia con pastello eliocopia con pastello china e pennarello su carta eliocopia

eliocopia

eliocopia

radex

81x59

81x59

dim. (cm)

50x34

76x44

72x44

84x91

42x60

75x50 80x29

109x30

86x30

100x30

62x52

63x53

62x52

9 1:50

10 1:50 1:50 (in realtĂ 11 1:10)

tav.

7

6

4

A4

buono

buono

buono

buono

buono

buono

discreto

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

stato cons.

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

note

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri


Archivio Zappaterra

119

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

Cartella Ballardini

D18

D19

D20

D21

D22

D23

D24

D25

D26

via Roversella (FE) Capitolato speciale d'appalto ed elenco voci e quantitĂ

via Roversella (FE)

via Roversella (FE)

Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

strutture soffitto-coperto

impalcato ammezzato

struttura scala

sezioni sulla scala principale

corrimani e scale

particolari prospetto nord

particolari scala principale

Particolari portoni d'ingresso

pianta piano terra

26/03/1975

04/03/1975

10/03/1975

18/10/1974

04/10/1975

24/06/1975

18/10/1974

26/06/1975

18/10/74, aggiornata il 3/1/75

2 1:20 1:20 e 1 1:50 1:5 e 2 1:25

8 1:50

13 1:20 1.20 e 16 1:5

6 1:50 1:10 e 14 1:1 1: 50 (in realtĂ 11 1:10)

E14

rotolo 16

rotolo 16

E13

rotolo 16

E08

rotolo 16

rotolo 16

E07

E12

rotolo 16

E06

rotolo 16

rotolo 16

E05

E11

rotolo 16

E04

rotolo 16

rotolo 16

E03

E10

rotolo 16

E02

rotolo 16

rotolo 16

E01

E09

posizione

nr. Doc

intervento Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini stralcio pianta del piano terra, tipi di controsoffittature

progetto esecutivo, pianta piano ammezzato

progetto esecutivo, pianta primo piano

progetto esecutivo, pianta sottotetto

progetto esecutivo, pianta sottotetto

progetto esecutivo, sezione A'-A'

1 1:100

scala

87x64

108x63

1:50 21 (1:5) 1:50 20 (1:5)

1:50

13 1:50

85x62

86x122

87x121

86x121

15 1:50

14 1:50

87x120

87x64

87x63

15 1:50

16 1:50

17 1:50

86x63

89x63

22 1:50

18 1:50

87x64

87x63

120x87

dim. (cm)

A4

146x73

154x59

135x85

140x30

63x60

42x30

84x30

120x59

72x65

23 1:50

19 1:50

tav.

26/05/1983 12 ter

18/11/1980 18/11/1980 agg. 04/04/81 18/11/1980 agg. 05/05/83 18/11/1980 agg. 06/04/81 18/11/1980 agg. 06/04/81

18/11/1980

progetto esecutivo, sezione A''-A"

progetto esecutivo, sezione D'-D'

progetto esecutivo, sezione A'"-A'"

29/06/1979 19/11/1980 agg. 07/04/81 19/11/1980 agg. 06/04/81 18/11/1980 agg. 07/04/81

data

18/11/1980 18/11/1980 agg. 03/04/81 18/11/1980 agg. 07/04/81

progetto esecutivo, sezione E'-E'

progetto esecutivo, sezione E"-E"

progetto esecutivo, prospetti cavedio interno

progetto esecutivo, sezione B-B

pianta dello stato di fatto

titolo cartiglio

E, Banca Nazionale Agricoltura (attuale Antonveneta), Ferrara, corso Giovecca 42-50, 1979-1984

rotolo 5

D17

Restauro e riattamento casa di via Roversella Restauro e riattamento casa di via Roversella -

china su lucido

radex

buono

discreto

discreto

sufficiente

china su lucido con retini

radex

discreto

sufficiente

sufficiente

discreto

sufficiente

china su radex

china su lucido con matita

china su lucido

china su lucido

china su lucido

buono

buono

china su lucido con matita

china su lucido

buono

discreto

discreto

stato cons.

discreto

scarso

scarso

scarso

scarso

scarso

scarso

scarso

scarso

buono

china su lucido

china su lucido

china su lucido

tecnica-supporto

eliocopia fotocopie su lucido

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

eliocopia

china su lucido, retino e matita

note con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

n. pag 13

Impresa Forlani Getullio Impresa Forlani Getullio Impresa Forlani Getullio

schizzi a matita


120

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

rotolo 16

E18

E19

E20

E21

E22

E23

E24

E25

E26

E27

E28

E29

E30

E31

E32

E33

E34

E35

E36

E37

E38

E39

rotolo 16

E16

E17

rotolo 16

E15

Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini

10/02/1984

insegna luminosa su portone di ingresso

14/02/1984

29/06/1979

piante di progetto del primo piano e sottotetto

14/02/1984

29/06/1979

29/06/1979

sezioni dello stato di fatto e di progetto

sezioni dello stato di fatto e di progetto piante primo piano e sottotetto, progetto approvato e variante in corso d'opera piante piano terra e mezzanino, progetto approvato e variante in corso d'opera

14/02/1984

sezioni A-A B-B, progetto approvato e variante in corso d'opera

2bis

3bis

4bis

14/02/1984 5bis

sezioni C-C D-D- E-E, progetto approvato e variante in corso d'opera

6a 29/06/1979

29/06/1979 6b

29/06/1979 6c

28/06/1979 6d

10/02/1981 6e

3

4

5

7

12

13

14

12

12

14

prospetti dello stato di fatto e di progetto

variante dei prospetti

variante dei prospetti

variante dei prospetti

variante dei prospetti

variante dei prospetti

stralcio prospetto su C.so Giovecca

6g

6g

12 bis

18/11/1980 6f 18/11/1980 agg. 06/09/83 6f 10/02/81 agg. 27/08/84 6e

10/02/1984

insegna luminosa su portone di ingresso

stralcio prospetto su C.so Giovecca

29/06/1979

08/02/1983 18/11/1980 agg. 03/04/81 18/11/1980 agg. 03/04/81 18/11/1980 agg. 05/05/83 18/11/1980 agg. 05/05/83 18/11/1980 agg. 05/05/83

pianta e sezioni schematiche dell'impianto fognante

progetto esecutivo, pianta piano terra

progetto esecutivo, pianta piano ammezzato

progetto esecutivo, pianta piano primo

progetto esecutivo, pianta piano terra

progetto esecutivo, pianta piano terra

pianta del salone del pubblico con assi strutturali

progetto esecutivo, pianta piano primo

18/11/1980 agg. 06/04/81

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:50

1:50

1:12,5

1:12,5

1:100

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

105x61

86x119

86x119

128x32

66x90

105x62

86x89

105x60

105x33

105x33

105x33

105x40

111x37

63x63

63x63

44x61

49x62

66x62

85x120

86x120

86x120

86x121

87x121

46x60

87x121

buono

china su lucido con retini

discreto

discreto

discreto

china su radex con retini china su radex con retini china su radex con retini

pessimo

discreto

discreto

discreto

china su lucido con retini china su lucido con retini china su radex con retini china su radex con retini china su lucido con retini

discreto

buono

discreto

china su lucido china su lucido con retini e china su radex china su lucido con retini e china su radex

discreto

discreto

discreto

buono

buono

buono

china su lucido

china su radex

china su radex

china su lucido

china su lucido

buono

discreto

china su lucido con retini

radex

discreto

discreto

china su lucido con retini china su lucido con retini

discreto

discreto

discreto

sufficiente

china su radex

radex

china su lucido

china su radex

con arch. Francesco De Santis

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

con arch.Francesco De Santis


Archivio Zappaterra

121

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

E53

E54

E55

E56

E57

E58

E59

E60

E61

rotolo 15

rotolo 15

E52

E68

rotolo 15

E51

rotolo 15

rotolo 15

E50

E67

rotolo 15

E49

rotolo 15

rotolo 15

E48

E66

rotolo 15

E47

rotolo 15

rotolo 15

E46

E65

rotolo 15

E45

rotolo 15

rotolo 15

E44

E64

rotolo 15 rotolo 15

E42 E43

rotolo 15 rotolo 15

rotolo 15

E41

E62 E63

rotolo 16

E40

Banca Nazionale dell'Agricoltura,lavori di manuntezione straaordinaria e parziale ristrutturazione interna all'interno dell'immobile di via Teatini n. 6

Banca Nazionale dell'Agricoltura,lavori di manuntezione straaordinaria e parziale ristrutturazione interna all'interno dell'immobile di via Teatini n. 6 Banca Nazionale dell'Agricoltura,lavori di manuntezione straaordinaria e parziale ristrutturazione interna all'interno dell'immobile di via Teatini n. 6

Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara

Banca Nazionale dell'Agricoltura Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura arredi fissi nella sede di palazzo naranzi in Ferrara

Banca Nazionale dell'Agricoltura,filiale di Ferrara Banca Nazionale dell'Agricoltura insegna luminosa daapporre su casa Milani, via Giovecca 44: p Banca Nazionale dell'Agricoltura,lavori di manuntezione straaordinaria e parziale ristrutturazione interna all'interno dell'immobile di via Teatini n. 6

Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini

stato di fatto: pianta del piano cantinato

progetto: pianta del piano cantinato

stato di fatto e progetto: piante del paino ammezzato

zona cassa cambiali

bancone del pubblico

scrittoi salone del pubblico (scrittoi salone del pubblico)

bancale del pubblico: pianta prospetto

bancale cassa cambiali: pianta, prospetti e sezioni bancale del pubblico: pianta sezionata e retroprospetto

bancale del pubblico: sezioni e dettagli bancale servizi speciali: pianta, prospetti e sezionni

assonometria del bancale

28/04/1983

28/04/1983

28/04/1983

14/01/1984 4a

29/02/1984 5a

20/04/1984 6a

20/04/1984 7a

20/04/1984 8a

20/04/1984 9a

20/04/1984 10a

04/01/1985 11a

29/02/1984 7a

bancale "salone del pubblico e cassa cambiali" - sezioni porte in cristallo atrio d'ingresso

28/04/1983

progetto piano cantinato: sezioni schematiche

prospetto e sezione

pianta piano interrato - piano terra

(prospettiva) 26/1/1981 agg. 28/12/1981

1:20 e 1:5

1 1:100

2 1:100

1:50 (in realtĂ 3 1:100)

(1:5) (1:5 e 1:50)

1.10 (1:10)

1:20

1:20

(1:5) 1:10 e 1:2 1:10 e 1:2 1:20, 1:10e 1:2

1:10 1:10 e 1:2

4 1:100

1 1:100 1:100 e 1:50

31/01/1983 24bis

107x62

107x62

76x62

85x62

66x40

86x33 65x33

106x83

106x63

86x91

65x33

85x63

85x63

108x33

107x32

107x32

40x63

110x49

43x53

44x53

89x91

87x62

1.20 e 25 1:2

particolari: sezione salone del pubblico e dettagli

64x63

1:25 e 32 1:2

18/11/1980

107x63

particolari:prospetti salone del pubblico e dettagli

(prospettiva)

86x63 168x33

73x33

108x65

1.05 87x121

1:10 e 1:1 1.25

1.25

1:100

1:20 e 28 1:5

18/11/1980

18/11/1980

30

31 34

33

2

particolari: finestre in legno

particolari: scala di servizio

particolari:scala elicidale - dettagli costruttivi

18/11/1980 18/11/1980 18/11/1980 agg. 3/4/1981

18/11/1980

abaco finestre in legno

particolari porte interne in legno abaco infissi in fero e alluminio

29/06/1979

piante di progetto del piano terra e del mezzanino

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido china su lucido con retini e matita

china su lucido con retini china su lucido con retini e matita china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini e matita

china su lucido

radex

radex

china su lucido china su lucido con matita e pennarello china su lucido con matita

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido

china su lucido

radex

sufficiente

mediocre

discreto

buono

buono

mediocre buono

buono

buono

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono

discreto

sufficiente

sufficiente

buono

buono

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono buono

buono

discreto

con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Gian paolo Rubin annullato con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis


122

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

rotolo 15

rotolo 15 rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15 rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

rotolo 15

E72

E73 E74

E75

E76 E77

E78

E79

E80

E81

E82

E83

E84

E85

E86

E87

E88

Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini

B.N.A B.N.A Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini Banca Nazionale dell'Agricoltura, ampliamento sede in Ferrara, restauro e ristrutturazione edifici di C.so Giovecca e via Teatini

cancelli scorrevoli passo carraio

posizione

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

nr. Doc

F01

F02

F03

F04

F05

Chiostro di via Mortara 70 - istituto di matematica

Chiostro di via Mortara 70 - istituto di matematica

Chiostro di via Mortara 70

Chiostro di via Mortara 70

intervento

1:200

1:200

progetto di massima pianta piano terra

1:200

1:2000

scala

progetto di massima pianta primo piano

tav.

1.200

data

81x65

80x65

84x68

81x64

74x33

dim.

110x64

1:10 e 35 1:2

86x62

88x122

1:10

Rilievo di massima del primo terra

Rilievo di massima del primo piano

Ferrara-Stralcio planimetrico (individuazioni delle proprietĂ )

titolo cartiglio

03/04/1981

03/04/1981

31/08/1983 36bis

bussola d'ingresso in ferro: piante sezioni

86x63

1:10 e 36 1:2

31/08/1983 36ter

bussola d'ingresso in ferro: piante sezioni

1:10 e 1:2

86x120

87x90

1:5 e 38 1:1

1:10 e 37 1:2

87x90

1:10 e 39 1:2

120x87

85x63

1:20 e 40 1:2

1:20 e 1:2

86x61

86x61

86x62 86x62

107x32

43x32 43x32

43x32

86x62

57x43

67x61

41 1:20

1:20 e 42 1:5

43 1:5 (1:50)

03/04/1981

bussola d'ingresso in ferro: piante sezioni

(1:10) (1:10)

(1:5)

1:100 (1.10 e 1:20) (1.10 e 1:20)

44 1:50

21/02/1983 37bis

13/09/1982

21/01/1983

14/02/1983

05/05/1983

05/05/1983

05/05/1983

12/03/1983

29/04/1983

porte e cancelli casa Milani

porte e cancelli casa Milani

particolari inferiate finestre mezzanino

particolari vetrine casa mediana

porta e pannello fisso casa Milani

pianta zona cassa cambiali

sezioni zona cassa cambiali

particolari corrimani (pianta)

collegamenti con la sede attuale: sezioni schematiche

(particolari) dettaglio 1 finestre pianoterra e sottotetto dettaglio 2

(uscite d'emergenza)

(vetrina)

pianta del piano cantinato

F, Mortara 70, Ferrara, via Mortara e via Fossato di Mortara, 1970-80, 1986-87

rotolo 15

rotolo 15

E70

E71

rotolo 15

E69

Banca Nazionale dell'Agricoltura,lavori di ristrutturazione interna al piano cantinato via Teatini n.12- variante in corso d'opera

china su lucido con retini

china su lucido con retini

radex

radex

tecnicasupporto china su lucido con retini e matita

china su lucido

radex

discreto

discreto

discreto

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

con arch. Francesco De Santis

con arch. Francesco De Santis con arch. Francesco De Santis

con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Gian paolo Rubin

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri e arch. Veronese con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

note

discreto

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono buono

buono

discreto

buono

discreto

discreto

buono

stato cons.

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido con retini

china su lucido

radex

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido

china su lucido matita su carta da spolvero matita su carta da spolvero matita su carta da spolvero

con ing Beninio Onorato scrittoa matita


Archivio Zappaterra

123

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

rotolo 21

F22

F23

F24

F25

F26

F27

F28

F29

rotolo 23

rotolo 21

F21

F37

rotolo 21

F20

rotolo 23

rotolo 21

F19

F36

rotolo 21

F18

rotolo 23

rotolo 21

F17

F35

rotolo 21

F16

rotolo 23

rotolo 21

F15

F34

rotolo 21

F14

rotolo 21

rotolo 21

F13

F33

rotolo 21

F12

rotolo 21

rotolo 21

F11

F32

rotolo 21

F10

rotolo 21

rotolo 21

F09

F31

rotolo 21

F08

rotolo 21

rotolo 21

F07

F30

rotolo 21

F06

progetto pianta secondo piano

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

progetto prospetti e sezioni

progetto pianta piano terra Particolari /scala angolo sud ovest, piante stato di fatto - prospetto esterno ala est stato di fatto - prospetto esterno ala nord stato di fatto - prospetto esterno ala sud

progetto pianta piano terra

progetto planimetria generale

progetto planimetria generale

stato attuale prospetti est e sezione

stato attuali profili stradali stato attuali pianta piano terra del convento con destinazioni d'uso originarie stato attuale pianta primo piano con destinazioni d'uso originarie stato attuale prospetti nord sud e sezioni stato attuale prospetti ovest e sezione

planimetria catasto pontificio stato attuale planimetrie generale con reti tecnologiche

progetto prospetti e sezioni planimetria catasto vigente e stato di fatto stralcio PRG piano della conservazione urbana (Tav 4bis c.s.) stralcio PRG piano della conservazione fisica (Tav 5bis c.s.) stralcio PRG piano della riorganizzazione e riqualificazione dei servizi e dell'università (Tav 6bis c.s.) stato attuale planimetria generale con sistemazione a terra stato attuale altezze edifici e destinazioni d'uso conteggio superfici e volumi piano generale dell'edilizia universitaria

progetto prospetti e sezioni

progetto pianta secondo piano

progetto pianta primo piano

progetto pianta primo piano

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g. Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

Chiostro di via Mortara 70 Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Piano particolarggiato comparto (7). v. p.r.g.

(planimetria) Rilievo di massima Sezione sudnord

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

16/10/1981

12/02/1980 12/02/1980 agg.9/4/1980

12/02/1980 12/02/1980 agg.18/4/198 0

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

10/01/1980

9/4/1981

12/02/1980 12/02/1980 agg. 9/4/1981 12/02/1980 agg. 9/4/1981

12/02/1980

12/02/1980 12/02/1980 agg. 9/4/1981

10

12

9

26

17bis

17

16bis

16

15

14

13

12

11

10

8

5

1

9

7

4

3

2

6

21bis

20bis

19bis

20

19

18

18

1.100

1.100

1.100

1:20

1:200

1:200

1:500

1:500

1:200

1:200

1:200

1:200

1:200

1:500

1:500

1:1000

1:2000

1:500

1:500

1:2000

1:2000

1:2000

1:1000

1:200

1:200

1:200

1:200

1:200

1:200

1:200

1:200

(1:500)

110x32

108x31

109x31

89x64

128x63

128x63

109x63

107x63

107x63

106x63

67x120

125x64

125x64

106x64

106x63

87x63

88x121

108x63

106x64

64x32

64x32

64x32

90x63

64x31

86x90

127x63

86x90

127x63

127x63

127x63

65x36

89x70

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

radex con retini china su lucido con retini china su lucido con retini

radex con retini

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido con retini china su lucido con retini

china su lucido

radex

radex con retini

radex

radex

radex

radex

radex

radex

china su lucido china su lucido con retini

china su lucido

china su lucido con retini

radex con retini china su lucido con retini china su lucido con retini

radex con retini

matita e china su lucido con colorazione a pastello china su lucido con retini

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto sufficient e sufficient e

buono

discreto

discreto

discreto

discreto

sufficient e

discreto

discreto

discreto

discreto sufficient e

discreto

buono

buono

buono

buono sufficient e

mediocre

discreto

discreto

discreto sufficient e

buono

discreto

discreto

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Luigi Alessandri


124

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

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rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23 rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 23

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

F38

F39

F40

F41

F42

F43

F44

F45

F46

F47

F48

F49

F50

F51

F52

F53 F54

F55

F56

F57

F58

F59

F60

F61

F62

F63

F64

F65

F66

F67

F68

F69

F70

F71

F72

F73

F74

F75

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

(particolare colonna)

Stato di fatto, Pianta Piano Terra

Sezione schematica Y-Y

Abaco e nodi infissi interni in legno

Abaco infissi in alluminio Particolari dei nodi/infissi in alluminio

Particolari /scala angolo sud est Secondo stralcio / Part/scala, angolo nord/est Secondo stralcio / Part/scala, angolo sud/ovest, piante Secondo stralcio / Part/scala, angolo sud/ovest, sezione Abaco infissi in acciaio e particolari dei nodi

pogetto - rete degli scarichi wc

sezione schematica x-x particolari/ loggetta d'ingresso e pozzo centrale

stato di fatto - sezione y-y stato di fatto - sezione schematica originaria y-y pianta piano terra interventi strutturali sui solai particolari costruttivi consolidamneto travi composte in legno e solette trave in c.a.

stato di fatto - sezione x-x stato di fatto - sezione schematica originaria x-x

(particolari infissi)

(prospetto interno - stato di fatto) Particolari /scala angolo sud ovest, sezioni progetto - scala a chiocciola foresteria Secondo stralcio restauro ai soffitti lignei pianta P.T. Secondo stralcio risananmento murature stralcio pianta P.T (prospetto interno - progetto)

(prospetto interno - progetto)

progetto - prospetto esterno ala est progetto - prospetto interno ala nord progetto - planimetria generale con schema fognature

progetto - prospetto interno ala sud progetto - prospetto interno ala ovest

progetto - prospetto interno ala est progetto - prospetto esterno ala ovest

progetto - prospetto esterno ala sud

stato di fatto - prospetto esterno ala ovest progetto - prospetto esterno ala ovest

31 2

30 2

29 2

28 2

27 2

26 2

25 2

23/06/1981

1

24

18

23

21

20

19

16

15

14

13

33/2

34/2

32/2

27

17

8bis

9bis

7bis

6bis

11bis

5bis

10bis

12bis

11

18/04/1983 22 2

18/04/1983

08/03/1983

08/03/1983

08/03/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

16/10/1981

23/06/1981

16/10/1981

16/10/1981

16/10/1981

16/10/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

16/10/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

1:10

1:100

1.1 1:20 e 1:2 1:50 e 1:10

1:20

1.20 1.20 e 1:2

1.20

1.20

1:100 1:20 e 1:5

1:50

1:25 e 1:5 1:50 e 1:10

1:100

1:50

1:50

1:50

1:50

1:200

1:200

1:20

1:20

1:500

1.100

1.100

1.100

1.100

1.100

1.100

1.100

1.100

1.100

46x62

92x87

108x64

64x62

85x61

85x61

87x63

88x62

88x64

110x64

88x123

104x31

china su lucido lucido con matita

radex

china su lucido china su lucido con retini

china su lucido

radex

china su lucido radex con china radex con china radex con china

radex

china su lucido

china su lucido

108x63 109x63

radex

radex

radex

radex con retini

radex

radex con retini

china su lucido china su lucido con retini china su lucido china su lucido con retini

china su lucido

china su lucido

radex

china su lucido

radex con retini

china su lucido pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo pellicola al negativo

110x64

89x63

108x63

108x62

108x63

108x62

65x62

66x31 87x32

66x32

65x62

90x62

87x32

87x32

107x64

107x32

107x32

107x32

107x32

107x32

107x32

107x32

107x32

107x31

buono

buono sufficient e sufficient e

buono

buono

buono

discreto sufficient e

discreto

mediocre

discreto

mediocre sufficient e

buono

discreto sufficient e

discreto

discreto

buono

discreto buono sufficient e

discreto

discreto

discreto

buono sufficient e sufficient e

discreto

discreto

discreto

discreto

buono

discreto

buono

buono

discreto

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore e ing. Giuliano Mezzadri

con arch. Michele Pastore con arch. Michele Pastore e ing. Giuliano Mezzadri

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore


Archivio Zappaterra

125

rotolo

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22 rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

rotolo 22

faldone

faldone

faldone faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone - 1° progetto su mortara sett.'70

F77

F78

F79

F80 F81

F82

F83

F84

F85

F86

F87

F88

F89

F90

F91

F92

F93

F94

F95

F96

F97

F98

F99

F100

F106

F105

F104

F103

F102

F101

rotolo

F76

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Chiostro di S.M. di Mortara

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - piano particolareggiato - comparto <7> v/PRG

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - piano particolareggiato - comparto <7> v/PRG

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - piano particolareggiato - comparto <7> v/PRG

Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento Universià degli studi di Ferrara-s.m.Mortara-Primo lotto esecutivo - Convento

42

4bis

2bis

22

12 2

11 2

10 2

92

82

72

62

52

3

8

7

6

5

Istituto di Matematica - Progetto di Masima - Pianta Piano Terra

1:200

1:200

1:200

1:2000

cartelle

cartelle

cartelle

cartelle

rilievo di massima - sezione sud nord

24 2

1:100 1.50 e 1:10 1.50 e 1:10 1.50 e 1:10 1.20 e 1:5

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100 1.50

1:100

1:100

1:100

1:100

1:200

11/03/1974

11/03/1974

12/02/1980

09/04/1981

12/02/1980

18/04/1983

18/04/1983 23 2

25/11/1985 22bis

25/11/1985 21bis

18/04/1983

25/11/1985

25/11/1985

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

18/04/1983

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

rilievo di massima del primo piano

rilievo di massima del piano terra

Planimetria

rilievo di massima - relazione

documentazione fotografica

relazione tecnica Progetto di variante - relazione tecnica, superfici e cubature, stima di massima

Variante, sezione schematica Y-Y Secondo Stralcio, Part/loggetta d'ingresso e pozzo centrale Secondo Stralcio, Part/scala, angolo sud/est

Variante, sezione schematica X-X

Variante Pianta del Primo Piano Secondo stralcio, Pianta del Primo Piano

Variante Pianta Piano Terra

Prospetto esterno ala nord Secondo Stralcio, Pianta del Piano Terra

Prospetto esterno ala ovest

Prospetto esterno ala sud

Prospetto esterno ala est

Prospetto interno ala nord

Prospetto interno ala ovest

Prospetto interno ala sud

Prospetto interno ala est

Stato di fatto, Pianta Piano Primo (piante e sezioni scala)

Prospetto interno ala nord

Prospetto interno ala ovest

Prospetto interno ala sud

Prospetto interno ala est

77 x 60

63 x 30

77 x 60

77 x 60

A3

A4

A4 e A3

A4

A4

120x86

107x63

107x64

107x64

87x93

86x92

86x92

87x92

106x32

108x32

105x32

106x32

103x32

105x32

105x32

105x32

92x87 85x65

107x31

107x31

107x31

107x31

discreto

carta (copia da radex)

carta (copia da radex)

discreto

discreto

discreto

carta (copia da radex)

carta (copia da radex)

discreto

buono

buono

buono

buono

pessimo

discreto

buono

mediocre sufficient e

discreto

discreto

mediocre

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

buono sufficient e mediocre

buono

buono

buono

carta carta (copia da radex) con matita colorata e pennarello

carta e radex

carta e radex

carta e radex

copia su lucido radex con china

radex radex con china

china su lucido

radex

radex

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido

china su lucido con retini lucido con retini lucido con retini lucido con retini

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Michele Pastore con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese con arch. Michele Pastore - due fotocopie di planimetrie storiche

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore

con arch. Michele Pastore


126

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

F122

F121

F120

F119

F118

F117

F116

F115

F114

F113

F112

F111

F110

F109

F108

F107

faldone faldone cartella A3 faldone cartella A3 faldone cartella A3

faldone - 1° progetto su mortara sett.'70 faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara faldone cartella infissi mortara documentazione fotografica

prospetto esterno ala nord

prospetto interno ala sud

prospetto interno ala ovest

prospetto esterno ala ovest

prospetto interno ala est

prospetto esterno ala est

prospetto esterno ala sud

prospetto interno ala nord

Relazione Strutturale Giuliano Mezzadri

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

Università Degli Studi di Ferrara - S.M. di Mortara - 1° Lotto Esecutivo - convento

prospetto NORD

prospetto EST prospetto SUD sulla "corte dei carri"

Ing.

Casetti Serramenti - infissi in acciaio con arco sezione verticale

Università Degli Studi di Ferrara - Cantiere S.M. di Mortara

-

Casetti Serramenti - infissi in acciaio senza arco

Università Degli Studi di Ferrara - Cantiere S.M. di Mortara

Chiostro di S.M. di Mortara, 70

Istituto di Matematica - Progetto di Masima - Pianta Primo Piano

16/10/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

23/06/1981

28/04/1985

28/04/1985

8bis

10bis

9bis

5bis

11bis

7bis

6bis

12bis

1:1

dis.n° 85/03 25 - 3

cartelle

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

cartelle

1:10 e 1:1

dis.n° 85/03 25 - 1

1:200

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

carta (copia da radex) con matita bianca carta (copia da radex) con matita bianca carta (copia da radex) con matita bianca carta (copia da radex) con matita bianca

carta e fotocopie da radex

105 x 30

A4

105 x 30

105 x 30

105 x 30

discreto

carta (copia da radex)

105 x 30

105 x 30 discreto

discreto

carta (copia da radex) con matita bianca

105 x 30

carta (copia da radex)

discreto

carta (copia da radex) con matita bianca

A4

105 x 30

buono

carta e fotocopie in b/n

discreto

discreto

carta (copia da radex)

discreto

carta (copia da radex)

54 x 87

128 x 54

77 x 60

carta (copia da radex)

)

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio" con arch. Michele Pastore - 11 pagine + Allegati da 1 a 8 tavole diversa misura - Allegati 9 e 10 tavole A4 = 21 PAGINE

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Michele Pastore - aggiunto a penna rossa "studio"

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese

con arch. Luigi Alessandri e arch. Orlando Veronese


Archivio Zappaterra

127

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

G14

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rotolo 9

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G12

rotolo 9

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rotolo 9

G10

rotolo 9

rotolo 9

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rotolo 9

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rotolo 9

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rotolo 9

G06

rotolo 9

rotolo 9

G05

G23

rotolo 9

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rotolo 9

rotolo 9

G03

G22

rotolo 9

G02

rotolo 9

rotolo 9

G01

G21

posizione

nr. Doc

prospetti -via Romei e Sogari

pianta piano terra

pianta primo piano

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

abaco dei serramenti

particolari: inferiate e cancelli

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

individuazione serramenti

impianto elettrico - schema di massima

particolari infissi e vetrata - lucernario

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

scala agli uffici - piante e sezioni

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

sezione B-B, C-C e D-D

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

sezione E-E

sezioni A-A e A'-A'

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

pianta pano terzo -sottotetto

pianta piano secondo

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

prospetti -vicolo del Gambero

prospetti -vicolo del Gambero

sezioni trasversali

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio

sezioni longitudinali

pianta piano primo

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio

pianta piano secondo

pianta piano terra

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio

planimetrie

mobile - libreria per centroelettrocontabile pianta piano terra, primo e secondo (della Cassa di Risparmio di Ferrara, via de' Romei)

pavimentazione cortile interno

porta casa mediana di via del Gambero: particolari costruttivi

scala di via de' Romei - ultima rampa

oggetto tavola

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

intervento Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via de Romei

15/03/1977

21/09/1976

21/09/1976

07/07/1976

14/02/1975

14/02/1975

24/11/1974

24/11/1974

24/11/1974

24/11/1974

24/11/1974

24/11/1974 24/11/1974 agg. 15/5/1976

23/03/1974

26/07/1974

23/03/1974

23/03/1974 23/03/1974 agg. 26/7/1974

23/03/1974 23/03/1974 agg. 26/7/1974 23/03/1974 agg. 26/7/1974 23/03/1974 agg. 26/7/1974

30/06/1977

24/05/1977

05/05/1977

data

22

21

20

19

18

17

16

15

14

13

12

11

10

9

8

8

7

6

5

4

3

1

27

26

25

24

tav.

84x30

1:2000 e 1:200

1:5 e 1:10

1:50

1:200

1:200

1:20

1:20

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

1:100

84x89

105x30

105x59

105x59

84x59

126x59

126x59

105x59

84x59

126x59

126x59

126x59

126x59

84x30

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

70x59

(1:200)

1:100

90x30

42x59

77x59

1:10 e 1:1 1:20 (1:20 e 1:10)

63x59

scala 1:20 e 1:1

dim. (cm)

G, Uffici Cassa di Risparmio di Ferrara, Ferrara, via de' Romei, del Gambero, via Sogari, 1974-77, 1986-91

radex china su lucido china su lucido con retini

radex

china su lucido radex con retini e matita china su lucido china su lucido china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini china su lucido con retini

china su lucido china su lucido

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido con retini

tecnicasupporto china su lucido china su lucido con retini china su lucido china su lucido

buono

mediocre

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

stato cons.

P.I. Amadio Alberto

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

strutture ing. Giuliano Mezzadri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

note


128

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

rotolo 9

G31

G32

G33

G34

G35

G36

G37

G38

G39

G40

G41

G42

G43

G44

G45

G46

G47

G48

G49

G50

G51

G52

G53

G54

G55

G56

G57

rotolo 9

G29

G30

rotolo 9

G28

sezioni longitudinali D-D, E-E: soluzione ufficio legale

Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16

Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16

Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16

Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro edificio di via del Gambero 12 e 16

sezioni trasversali A-A, B-B, C-C: soluzione ufficio tesoreria sezioni longitudinali D-D, E-E: soluzione ufficio tesoreria

Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16

particolare infissi esterni in acciaio particolarecostruttivi: inferiate finestre piano terra impianti elettrici: pianta piano primo impianto diilluminazione impianti elettrici: pianta piano sottotetto impianto diilluminazione impianti elettrici: pianta piano primo particolari impianto di illuminazione impianti elettrici: pianta piano terra canalizzazioni principali ed uteze F. M. impianti elettrici: pianta piano primo canalizzazioni principali ed uteze F. M. impianti elettrici: pianta piano terrra predisposizioni per impianti speciali impianti elettrici: pianta piano primo predisposizioni per impianti speciali impianti di riscaldamento/condizionamento: pianta piano terra - schema centrale termica impianti di riscaldamento/condizionamento: pianta piano primo - variante schema centrale termica impianti di riscaldamento/condizionamento: pianta piano sottotetto - impianto idrosanitario impianti elettrici: pianta piano terra impianto di illuminazione

particolare scala in acciaio del sottotetto

sezioni trasversali A-A, B-B, C-C

Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16 prospetti - stato di fatto e progetto con particolare schema fognante -scarichi e ventilazione servizi igienici piante esecutive: pian terreno e primo soluzione ufficio legale piante esecutive: pian terreno e primo soluzione tesoreria piante esecutive sottotetto: orditura solaio ligneo primo piano

sezioni - stato di fatto e di progetto sezioni - stato di fatto e di progetto variante

Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16

Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16 Cassa di Risparmio di Ferrara - Restauro nuovi edifici, via del Gambero 12 e 16

piante - stato di fatto e di progetto

Cassa di Risparmio di Ferrara - Nuovo ufficio di Tesoreria, via del Gambero 12 e 16

(prospettiva)

abaco porte interne

p

(prospettiva) rilievo dello scavo archeologico e individuazione delle murature sottorranee antiche

Cassa di Risparmio di Ferrara - Centro elettrocontabile e archivio, via del Gambero

8/e

7/e

6/e

5/e

4/e

3/e

2/e

9/a

9/b

8/b

8/a

6/b

30/04/1990

1/e

3/i

30/04/1990 2/i

12

11

10

7

5

4

3

1

23

23/a

3/b

2/b

30/04/1990 1/i

20/09/1991

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

30/04/1990

nov. 1986

nov. 1986

dic. 1987

nov. 1986

nov. 1986 nov. 1986 agg. dic. 1987

30/10/1986

05/05/1977

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:2 e 1:20 1:2 e 1:20

1:50 1:5 e 1:20

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:50

1:100

1:100 e 1:20

1:100

1:100

1:100

1:50

1:20

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

42x30

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

84x59

42x30

84x59

84x30

84x59

84x59

84x59

43x36

43x36

63x30

china su lucido china su lucido

china su lucido

radex china con retini e matita china su lucido china su lucido con matita china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido

radex china con retini e matita

radex china su lucido china su lucido

china su lucido china su lucido con matita china su lucido china su lucido con matita china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido con matita china su lucido

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

mediocre

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

studio zappatera associati con P.I. Amadio Alberto studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola

studio zappatera associati con P.I. Amadio Alberto

studio zappatera associati studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Rodolfo Papola studio zappatera associati con P.I. Amadio Alberto

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

studio zappatera associati

con arch. Paolo Arveda e arch. Gian Paolo Rubin con arch. Paolo Arveda e arch. Gian Paolo Rubin

con arch. Paolo Arveda e arch. Gian Paolo Rubin con arch. Paolo Arveda e arch. Gian Paolo Rubin

con arch. Paolo Arveda e arch. Gian Paolo Rubin


Archivio Zappaterra

129

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

H02

H03

H04

H25

H24

H23

H22

H21

H20

H19

H18

H17

H16

H15

H14

H13

H12

H11

H10

H09

H08

H07

H06

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi schedario appesi

schedario appesi schedario appesi schedario appesi

schedario appesi schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi schedario appesi schedario appesi schedario appesi

schedario appesi

H01

H05

posizione

nr. Doc

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Stato di fatto manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Stato di fatto manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Stato di fatto manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Stato di fatto

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Stato di fatto manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera

intervento

sezioni

prospetti

piante

planimetria

porta dello studio:particolari (sezione prospettica dello studio)

(passerella ?)

(pianta della scala)

particolari: architravi garage

(particolare porta d'ingresso)

pospetto est

arredi: porta scorrevole e appendiabiti

particolari: cancelli in legno

particolari: caminetto e libreria

particolari: scala in c.a.

planimetria

particolari: estensione pranzo

(infisso:particolare) (pianta piano terra: disegno pavimentale del soggiorno e del pranzo)

(infisso:particolare)

sezioni

prospetti

pianta

particolari: infissi e cancelli in ferro

oggetto tavola (pianta piano terra: soggiorno e pranzo con arredo e posizionamento dei corpi illuminanti)

H, Casa degli Angeli, Ferrara, corso Ercole I d'Este 51, 1984-88 tav.

19/10/1984

19/10/1984

19/10/1984

19/10/1984

19/05/1988

12/11/1984

12/11/1984

12/11/1984

12/11/1984

12/11/1984

19/10/1984 1a

12/11/1984

4

3

2

1

14

12

11

9

10

13 12/11/1984 19/10/1984 agg. 16/5/1988 5a 19/10/1984 agg. 16/5/1988 6a 19/10/1984 agg. 16/5/1988 7a

data

1:50

1:50

1:50

1:200

1:10 e 1:5

(1:10) (1:20 e 1:2)

1:10

1:10

1:10

1:10

1:20

1:10

1:200

1:10

1:20

(1:10) (1:10 e 1:1)

1:50

1:50

1:50

1:10 e 1:5

(1:20)

scala

88x64

88x93

87x61

67x63

90x39

88x32

63x32

66x33

66x33

31x38

94x53

66x33

86x62

107x6 2

100x6 1

70x67

63x88

77x40

44x31

38x41

88x63

88x93

87x92, 5

66x62

77x42

dim. (cm)

china su lucido con matita

china su lucido con ombre a matita

china su lucido con retino

china su lucido con retino

china su lucido

china su lucido con matita

china su lucido

china su lucido

china su lucido con matita

matita su spolvero

radex con retini

china su lucido con matita

china su lucido con matita

china su lucido con matita china su lucido con matita e retini colorati

china su lucido

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

discreto

buono

buono

buono

buono

buono

buono

china su lucido con retino china su lucido con matita

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

stato cons.

china su lucido china su lucido con retino

china su lucido con ombre a matita

china su lucido con ombre a matita

china su lucido

china su lucido

radex

tecnica-supporto

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin in aggiunta sfoglio di schermatura per attenuare il disegno degli alberi adesivo con dicitura Arch. Giulio Zappaterra

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

note


130

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera manutenzione straordinaria e ristrutturazione interna: Casa unifamiliare in Ferrara, Corso Ercole d'Este 51 - Variante in corso d'opera schema fognante

sezioni

prospetti

piante

posizione

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

nr. Doc

I01

I02

I03

I04

I05

I06

I07

I08

I09

I10

I11

I12

I13

I14

I15

I16

I17

Torre comunale-biblioteca e fonovideoteca-piante Torre comunale-archivio, deposito, impalcato di servizio-piante

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Torre comunale- infissi in alluminio-particolari Ex magazzino comunale- cancelli ed infissi in acciaio- particolari Ex magazzino comunaleparticolari costruttiv della copertura

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Torre comunale- scala dal piano terra al piano primo

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Torre comunale- sezione Nord-Sud Ex magazzino comunale- mostre temporanee ed uffici pinacotecapianta di progetto Ex magazzino comunale- mostre temporanee ed uffici pinacotecastato di fatto: pianta, prospetto e sezione Ex magazzino comunale- mostre temporanee ed uffici pinacotecaprogetto: prospetti,sezione, part. Recinzione e dettagli coperture

Torre comunale-mostre permanenti - piante

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

planimetria generale

(dettagli strutturali ella scala)

oggetto tavola Pinacoteca e mostre temporanee Impianto di riscaldamento - pianta Impianti elettrici e schemi unifilari - piante Pinacoteca e mostre temporanee Impianti elettrici e schemi unificlari - pianta Schema sistemazione corpi illuminanti - Piante torre: I, II, III, IV, V piano - pianta ex-magazzino comunale

15/07/1986

15/03/1986

15/03/1986

15/03/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

01/04/1987

15/02/1986

15/02/1986

15/02/1986

data

19/10/1984

19/10/1984

19/10/1984

19/10/1984

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Sistemazioni esterne

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

intervento Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

I, Torre di Copparo, Copparo (FE), via Roma, 1972-1980, 1985-87

H29

H28

H27

H26

schedario appesi

8

7

6

5

I4 1:100

I3 1:100

I2 1:100

scala

127x3 4

88x64

88x92

87x93

12 1:10

1:20 e 10 1:1 1:10; 1:2; 11 1:5

66x64

87x62

86x62

86x61

107x62

1:50 e 8 1:5

9 1:20

127x63

107x63

87x90

107x63

107x63

107x63

85x63

30x33

108x64

127x33

211x33

85x33

dim. (cm)

buono

buono

china su lucido china su lucido

buono

buono

buono

discreto

buono

sufficiente

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

buono

stato cons.

buono

buono

discreto

buono

china su lucido

china su lucido con retini china su lucido con retini

china su lucido

radex con retino china su lucido con retini china su lucido con retini

radex con retino

radex con retino

china su lucido china su lucido con retini china su lucido con retini

china su lucido

tecnicasupporto china su lucido china su lucido

china su lucido con retino

china su lucido con matita

china su lucido con ombre a matita

china su lucido con scritte a matita

6 1:50

7 1:50

5 1:50

4 1:50

3 1:50

2 1:50

1 1:200

unica 1:100

tav.

(1:50)

1:50

1:50

1:50

con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda

con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda

con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda

con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda

colaboratori. ing. Giorgio Novi

note colaboratori. ing. Giorgio Novi colaboratori. ing. Giorgio Novi

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin

con arch.Gian Paolo Rubin


Archivio Zappaterra

131

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

I20

I21

I22

I23

I24

I25

I26 I27

I28

I29

I30

I31 I32

I33

I34

I35

I36

I37

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I39

I40

I41

I42

I43

I44

I45

I46

I47

I48

schedario appesi

schedario appesi

I19

I49

schedario appesi

I18

planimetria

planimetria

planimetria

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

prospetto ovest

pianta

prospetto sud

prospetto est

sezione longitudinale

(prospetto)

schema di massima degli arredi

particolai scala principale

sezioni trasversali

prospetto sud

pianta

pianta

sezione longitudinale

planimetria

sezione (schizzo prospettico)

pianta

prospetto est

prospetto ovest

pianta prospetto sud

pianta

Torre comunale- travi reticolari Torre comunale- schema impianto riscaldamento - piante

Torre comunale- piante

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Rilievo Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Rilievo Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Rilievo Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Rilievo

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Esecutivi prmo stralcio Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Esecutivi prmo stralcio Comune di Copparo, Biblioteca nel torrione estense

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Torre comunale- piante fondazioni

Ex magazzino comunale- cancello e bussola in acciaio- particolari Pannelli espositivi cento mostre temporanne

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

Torre comunale- porte in accaioparticolari

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale .- Esecutivi secondo stralcio

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

09/03/1982

07/10/1976

07/10/1976

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

15/02/1986

15/03/1986

15/03/1986

15/03/1986

01/10/1986

01/10/1986

4 1:100

3 1:200

2 1:500

1 1:500

R05 1:100

R04 1:100

R03 1:100

R02 1:100

1:100

108x62

108x64

110x70

110x66

88x52

130x44

90x56

107x70

99x70

66x33

67x64

1:10/1: 16 2 _ 1:50

146x79

130x68

108x67

111x70

88x44

108x66

129x44 42x30

111x68

109x68

107x70

111x70 111x65

111x69

168x33

87x61

87x62

87x62

67x34

88x62

88x62

14 1:50

12 1:100

6 1:100

5 1:100

3 1:200

9 1:100

4 1:100

11 1:100

13 1:100

7 1:100

8 1:100

I1 1:100

S3 1:25

S2 1:50

S1 1:50

1:20 e 14 1:1 1:20 e 1:2

1:20 e 13 1:1

china su lucido

china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido e matita

discreto

china su lucido

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

sufficiente

discreto

discreto

buono

buono

buono

buono

discreto

pessimo

discreto

sufficiente

discreto

discreto

discreto

buono

discreto buono

buono

discreto

buono

buono

buono

discreto

buono

buono

radez china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido

china su lucido china su lucido china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido china su lucido china su lucido china su lucido radex china su lucido china su lucido con schizzi a matita china su lucido china su lucido radez

china su lucido

con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 07/10/76 con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 e 15/03/80 con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

con arch. Luigi Alessandri

Strutture: ing. Giuliano Mezadri Strutture: ing. Giuliano Mezadri collaboratore:ing. Giorgio Novi con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri

Strutture: ing. Giuliano Mezadri

con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda con arch.Gian Paolo Rubin e arch.Paolo Arveda


132

Giulio Zappaterra, architetto a Ferrara, 1960-95

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

I53

I54

I55

I56

I57

I58

I59

I60

I61

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I63

I64

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I67

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I69

I70

I71

I72

I73

I74

I75

schedario appesi

I51

I52

schedario appesi

I50

torrione sala mostre temporanee part. Scala centrale torrione - sezioni trasversale e longitudianale torrione - ultimo piano pinacoteca - composizione solai in acciaio torrione - sala audiovisivi e piancoteca - piante torrione - sala mostre temporanee - piante pianoterra e primo piano

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

particolare papapetti particolare gradini e gradoni della sala polivalente

piante piano terra e primo piano

sezioni longitudinali D-D' E-E'

portale nord del torrione - particole infissi del corpo di collegamento torrione portale nord (datato 1540) - particolre capitello torrione pinacoteca - particolare scala a "L" torrione pinacoteca - particolare scala centrale

torrione pinacoteca - particolare sezione e scale di collegamento torrione porta nord - particolare infisso in acciaio torrione pinacoteca - particolare bacheche ecc.

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

particolare cancello d'ingresso particolare soffitto lamellare

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

particolare corrimano scala sala polivalente - particolare sedute continue

botteghe artigiane progetto - pianta prospeto e sezione

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi secondo stralcio

prospetto sud

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

cancello al portale nord

prospetto ovest

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo

prospetto est

pianta

pianta

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale

Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale Comune di Copparo Restauro e sistemazione della Torre comunale - Rilievo

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

07/12/1981

07/110/1976

07/12/1981

07/12/1981

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

21/07/1980

18/08/1980

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

23/12/1972

1:10 e 38 1:2

1:20 e 37 1:1

1:10 e 36 1:2

1:10 e 35 1:2

88x63

88x122

127x63

88x92

87x62

66x92

1:50 e 32 (1:10)

34 1:20

66x92

88x64

107x64

88x33

129x32

69x62

107x62

87x91

109x63

109x63

70x62

1:50 e 25 1:1

15 1:50

11 1:50

17 1:10

1:10 e 18 1:5 1:10 e 16B 1:2

17A 1:1

28 1:50 1:10 e 16A 1:2

29 1:50

30 1:50

84x123

109x63

1:20/1: 33 1

31 1:50

130x63

25x34

128x63

108x62

108x62

92x70

108x62

40 1:50

8 1:100 variant e tav 37 1:20

8 1:100

6 1:100

R01 1:100

5 1:100

china su lucido

china su lucido

china su lucido china su lucido con retino china su lucido con retino

discreto

discreto

sufficiente

sufficiente

buono

discreto

sufficiente

china su lucido con retino china su radex

discreto

sufficiente

discreto

china su lucido

china su lucido

china su lucido

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

discreto

buono

discreto

discreto

discreto

buono

china su lucido china su lucido china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido con retino china su lucido china su lucido china su lucido e pastello china su lucido

sufficiente

discreto

sufficiente

sufficiente

discreto

china su lucido

china su lucido china su lucido china su lucido con retino china su lucido con retino 07/10/76

07/10/76

07/10/76

07/10/76

con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 e 11/03/80 con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 e 11/03/80 con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 31/07/79 e 19/04/80 con arch. Luigi Alessandri e arch. Gian Paolo Rubin con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri con arch. Gian Paolo Rubin e arch. Luigi Alessandri

aggiornamento con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri aggiornamento con arch. Luigi Alessandri aggiornamento con arch. Luigi Alessandri aggiornamento con arch. Luigi Alessandri


Archivio Zappaterra

133

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

schedario appesi

I76

I77

I78

I79

I80

I81

I82

I83

I84

I85

pp

piante 1° 2° e 3° piano

sezione con prospetto nord

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale

sezione A-A' e particolare prospetti

schema centrale termica e pianta piano terra

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

piante 1° 2° e 3° piano e tetto

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

pianta della sala polivalente

quadri generali e pianta al piano terra

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

sezione trasversale

pianta sezioni particolari del coperto

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

strutture e particolari capriate del coperto

Comune di Copparo Restauro della Torre comunale - Esecutivi primo stralcio

07/10/1976

07/12/1981

23/12/1972

23/12/1972

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

07/10/1976

13

11b

10

9

22

21

20

19

23

24

1:50

1:50

1:100

1:100

1:100

1:50

1:100

109x63

65x62

85x61

67x62

104x61

75x61

106x62

145x39

119x82

1:10 e 1:25

1:50

117x83

1:10 e 1:5

china su lucido

china su lucido china su lucido

china su lucido

radex

radex

radex

radex

radex

radex

pessimo

buono

discreto

discreto

sufficiente

discreto

sufficiente

sufficiente

buono

pessimo

aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e strutture ing. Giuliano Mezzadri aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e strutture ing. Giuliano Mezzadri aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e ing. Angelo Bortolazzi aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e ing. Angelo Bortolazzi aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e ing. Angelo Bortolazzi aggiornamento 31/07/79 con arch. Luigi Alessandri e ing. Angelo Bortolazzi aggiornamento 07/10/76 con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 07/10/76 con arch. Luigi Alessandri con arch. Luigi Alessandri aggiornamento 07/10/76 con arch. Luigi Alessandri


Cristina Nagliati, Francesca Pozzi

Ricerca sugli Archivi degli Architetti e Ingegneri del Novecento a Ferrara

Lo studio degli Archivi appartenuti ad Architetti ed Ingegneri, operanti a Ferrara nel corso del XX secolo, si inserisce in un quadro di più ampio respiro coordinato dalla Regione Emilia-Romagna con l’obiettivo di promuovere la tutela degli Archivi del Novecento. In questo caso, il lavoro svolto ha permesso di disvelare molte figure professionali poco note o addirittura ignote del panorama ferrarese, consentendo in tal modo una conoscenza più puntuale dell’architettura che ha caratterizzato questo territorio a partire dalla fine dell’Ottocento. Già in passato, altre ricerche avevano messo in luce un gruppo di circa venti professionisti che ha operato nella città estense tra la seconda metà dell’800 ed il 1950 e, tra questi, si sono segnalati nomi altisonanti, quali Ciro Contini ed i fratelli Boari, oggetto peraltro di studi monografici1. Ora l’indagine si è voluta estendere, scandagliando anche i periodi successivi e ponendo l’attenzione su figure emergenti di questi ultimi decenni: in questa direzione, pertanto, si è mosso lo studio di approfondimento sulla figura dell’Arch. Giulio Zappaterra, di cui l’indagine archivistica ha costituito un’indispensabile base conoscitiva. La conoscenza degli Archivi di architettura moderna, infatti, è basilare e preliminare per poter scrivere su basi certe, perché documentate, pagine inedite di storia architettonica o riscrivere capitoli anche noti di storia urbanistica recente: dall’Unità d’Italia in poi, per esempio, il rinnovo delle città ha visto il trionfo dei “lavori pubblici”, per la cui trattazione si devono inevitabilmente intersecare le informazioni conservate presso Enti pubblici con quelle provenienti dagli Archivi privati degli Architetti stessi, fonte - quest’ultima - bisogna di maggior cure, perchè maggiormente a rischio di dispersione e più difficilmente individuabile. Per poter divulgare a larga scala l’attività degli Architetti moderni e contemporanei, si rende quindi quanto mai indispensabile non solo l’inventariazione, ma anche la pubblicazione dei loro Archivi che troppe volte risultano corpus documentari pressoché sconosciuti. Tuttavia, la ricerca di questi preziosi apparati è risultata per differenti motivi piuttosto difficoltosa: in primo luogo, sebbene siano state indagate numerosi fonti bibliogra134

fiche reperibili attraverso pubblicazioni specialistiche già realizzate in materia, raramente sono state reperite, raccolte in un unico testo, notizie esaustive relative ad un singolo professionista, se si escludono le pubblicazioni riguardanti le figure più note. In secondo luogo, poiché si tratta in genere di materiale piuttosto recente, solo in pochi casi esso si trova già depositato presso gli Archivi di Stato e, non di rado, anche i pochi fondi custoditi risultano inaccessibili al pubblico, perchè non inventariati. Infine, sovente gli Archivi degli architetti sono stati “dispersi” presso privati o presso studi tecnici di collaboratori e, pertanto, non sempre facilmente consultabili. La maggior parte del materiale archivistico relativo agli architetti del Novecento sembra essere ancora conservato presso gli Archivi comunali - Storico e di Deposito - anche se sovente non è possibile accedere direttamente ai documenti semplicemente attraverso il nome del professionista. Proprio presso l’Archivio Storico Comunale di Ferrara, è disponibile, sin dal 1986, una schedatura analitica degli oltre 10.000 disegni della sua Sezione Cartografica, dove, con il termine “disegni” s’indicano elaborati grafici di diversa natura e rilevanza2. Questo ingente corpus documentario, tuttavia, non è pervenuto all’Archivio Storico in modo “consuetudinario”, passando dalla Sezione Separata di documentazione di rilevanza storica, proveniente dall’Archivio di Deposito e pertanto meritevole di essere conservata e valorizzata; al contrario, agli inizi degli anni ’80, si è proceduto ad una vera e propria opera di salvataggio, incamerando questa ricca e importante documentazione in maniera fortunosa e ritrovandola quasi casualmente nei posti più impensati (armadi, sottotetti, ripostigli...). Questo materiale, se lasciato in tali situazioni di incuria e di degrado ambientale, sarebbe andato sicuramente incontro ad uno scarto sommario irrecuperabile, rendendo in tal modo inaccessibile una essenziale fonte di documentazione utile a comprendere i cambiamenti dell’aspetto della città, in epoca moderna e contemporanea. Sebbene possa sembrare che lo studio dell’evoluzione urbanistico-architettonica della città nel periodo in esame sia in toto ricavabile dalla consultazione del-

Ricerca sugli Archivi degli Architetti e Ingegneri del Novecento a Ferrara


le schede della Sezione Cartografica, tuttavia è necessario sottolineare quanto sia indispensabile condurre indagini in altre Serie, Raccolte, categorie archivistiche, fonti bibliografiche e cartografiche reperibili in altri Archivi e Biblioteche, al fine di trarre conclusioni con una certa consapevolezza3. Ulteriore preziosa fonte di informazioni ed importante strumento conoscitivo, peculiare del secolo appena trascorso, si sono rivelate le raccolte fotografiche conservate presso Enti pubblici e privati, la cui ricognizione nel corso di questa ricerca è stata eseguita in parallelo a quella dei documenti cartacei di tipo tradizionale. Le fotografie devono essere considerate non solo come rappresentazione di un risultato finale, ma anche come strumento di lavoro e di studio dello stato di fatto, base per la simulazione della resa del progetto4 e, sempre di più nel Novecento, sono state presenti negli archivi dei progettisti. Anche le raccolte di foto di privati o presso enti e associazioni possono essere di grande valore storico conoscitivo. Singolare a tal proposito è la vicenda che interessa un cospicuo fondo fotografico, conservato dalla Ferrariae Decus, associazione cittadina nata allo scopo di tutelare il patrimonio storico ed artistico di Ferrara, il cui Archivio è stato ritenuto così interessante da parte della Soprintendenza Archivistica dell’Emilia-Romagna da sottoporlo al vincolo nel 1994. Particolarmente rilevanti risultano una serie di fotografie di edifici civili e religiosi danneggiati o semidistrutti dai bombardamenti aerei sulla città, avvenuti dal dicembre 1943 al settembre 1944 - foto che appartengono a quell’Archivio non per acquisti o donazioni, ma perché fanno parte della storia stessa dell’Associazione. Infatti, nel 1944, poco dopo il secondo disastroso bombardamento, la Ferrariae Decus venne incaricata del salvataggio di opere d’arte, dopo che già nel 1943 la Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna, Ferrara, Forlì le aveva ufficialmente assegnato il compito di rimuovere un primo gruppo di opere dalle sedi d’origini e di trasportarlo fuori città. In tale occasione, l’Associazione affidò a Giuseppe Vecchi, fotografo “vedutista” del famoso “Studio Vecchi e Graziani”, il compito di predisporre l’opportuna documentazione fotografica dei quadri, nonché quella dei monumenti danneggiati o demoliti durante le prime incursioni aeree. Sebbene alcune foto siano andate smarrite, tuttavia tale raccolta costituisce una rilevante testimonianza non solo del periodo storico in cui la documentazione è stata prodotta, ma anche ultimo frammento tangibile dei tanti edifici oggi non più esistenti5.

Di seguono si riportano gli esiti di questa ricerca che, sebbene costituiscano solo un approfondimento alla conoscenza degli Archivi di architettura del Novecento6, tuttavia si propongono di essere una base indispensabile per poter eseguire ulteriori studi sulle opere e i progettisti che hanno costruito a Ferrara il XX secolo. Oltre a descrivere sinteticamente il materiale conservato presso gli Archivi istituzionali più noti, si indicano anche i nomi di alcuni protagonisti delle vicende architettoniche ferraresi di questo secolo, localizzando i loro archivi privati, qualora non risultino dispersi. Note 1 Vedi, per esempio, Lucio Scardino, Ciro Contini. Ingegnere e urbanista, Liberty House, Ferrara, 1987; Alessandra Farinelli Toselli, Lucio Scardino (a cura di), Adamo e Sesto Boari. Architetti ferraresi del primo Novecento, Liberty House, Ferrara, 1995; inoltre, in: Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, Alinea editrice, Firenze, 1995, sono citati alcuni interventi dei fratelli Boari, documentati in ordine di tempo. 2 Nello stesso 1986, per una più generale diffusione di questa nuova fonte per la storia cittadina, fu organizzata la mostra Ferrara disegnata, pubblicando il libro omonimo. A questa prima iniziativa sono seguite: le due mostre e il libro Il Lago Scuro Ponte per la città del 1987, sul tema della storia del paese rivierasco di Pontelagoscuro; All’ombra dei pioppi. I cimiteri del Forese di Ferrara del 1991, che riporta alcuni dei più bei disegni di progettazioni di cimiteri appartenenti alla Sezione Cartografica; alla stessa, si fece ricorso per Ferrara 1492-1992. La strada degli Angeli e il suo Quadrivio del 1992, edito per i 500 anni dell’Addizione Erculea. 3 Quanto è riportato inerente la Sezione cartografica dell’Archivio Storico Comunale è tratto, adattandolo alle esigenze, da: Marica Peron, La sezione cartografica dell’Archivio Storico Comunale. Breve guida alla consultazione, in “Ferrara. Storia, Beni culturali e Ambiente”, n. 3, maggio-giugno 1996, pp. 64-67. 4 Vedi: Silvana Lucani, La fotografia di Vitale Vitali, in Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi (a cura di), Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-38. Ornamento come valore urbano, pp. 64-65, Centauro Edizioni Scientifiche, Bologna, 2003. 5 Quanto è riportato inerente l’Archivio fotografico della Ferrariae Decus è tratto, adattandolo alle esigenze, dalla prefazione di Giorgio Franceschini al catalogo della Mostra, Ferrara: danni di guerra. 50 fotografie dall’Archivio della “Ferrariae Decus”, Liberty House, Ferrara, 1995. 6 Vedi: Annunziata Robetti (a cura di), Archivi di Architettura del Novecento in Emilia Romagna, promosso da Regione Emila-Romagna, Bologna, luglio 2004. 135


Francesco Scafuri

Architettura del Novecento a Ferrara. Alcuni esempi di straordinaria quotidianità.

Premessa In genere chi scrive si occupa di beni monumentali che hanno alcuni secoli, per cui la ricerca relativa agli edifici del Novecento è stata una vera e propria scoperta. D’altra parte occorre sottolineare che questi primi studi sono stati agevolati, in quanto esiste già un’ottima pubblicazione di Lucio Scardino dal titolo “Itinerari di Ferrara moderna”1. Qui vogliamo proporre al lettore soltanto gli aspetti fondamentali che riguardano in particolare alcuni fabbricati, soprattutto attraverso l’indagine d’archivio, anche perché lo scopo di questo articolo è quello di stimolare gli architetti, gli storici, i cultori di storia locale e gli studenti universitari, affinché promuovano e affrontino nuove ricerche ed accrescano le nostre conoscenze su tutti gli edifici novecenteschi di pregio. Si è scritto molto sulle più celebri opere di ingegneri del primo Novecento come Ciro Contini o i fratelli Adamo e Sesto Boari2; a noi preme invece mettere in luce quegli edifici degli inizi del XX secolo, come le scuole elementari del forese, che forse vale la pena di cominciare a studiare in modo sistematico per analizzare le questioni legate agli aspetti progettuali, alle tecniche costruttive e ai materiali impiegati, ma soprattutto per riappropriarci di quei “saperi” che fino a pochi decenni or sono erano patrimonio di coloro che lavoravano nel campo dell’edilizia. Inoltre, ci sembra interessante offrire un ulteriore contributo alla conoscenza di quegli immobili del Ventennio, come l’ex Casa del Fascio o il Serbatoio dell’Acquedotto, forse non ancora sufficientemente apprezzati, che proprio di recente sono stati inseriti nel circuito turistico ferrarese. A tal proposito, è solo il caso di accennare che, pur in un periodo estremamente buio contrassegnato dal fascismo, dalla dittatura, che porterà alle leggi razziali, fino agli orrori della guerra, emergeranno tuttavia le figure di grandi ingegneri ferraresi, come quelle di Giorgio Gandini e di Carlo Savonuzzi, di cui parleremo in seguito, autori di alcuni tra i complessi architettonici più importanti realizzati nella prima metà del Novecento.

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Il Duprà e le scuole elementari del forese Agli inizi del Novecento furono realizzate decine di scuole elementari nel forese, molte delle quali progettate da Giacomo Duprà (Varallo, Vercelli 1853 - Villanova d’Asti 1934), ingegnere capo del Comune di Ferrara fin dal 1881. Tutto era cominciato con la promulgazione nel 1887 della legge sull’istruzione obbligatoria, che comportò dopo qualche anno la divulgazione a livello nazionale di una serie di modelli standard di fabbricati pubblici da adibire a scuole, sia pure di diverse dimensioni, che vennero introdotti anche a Ferrara. Qui il Consiglio Comunale, consapevole dell’accresciuto numero di alunni e degli adempimenti previsti dalla legislazione sull’istruzione, tra il 1906 ed il 1912 approvava più di quaranta progetti riguardanti la costruzione di scuole nel forese; tali edifici erano capaci di ospitare un congruo numero di scolari, fino a quel momento costretti a recarsi in vecchie stanze ricavate all’interno di fabbricati fatiscenti ubicati nelle piccole frazioni, presi in affitto dal Comune, dove maestre e maestri impartivano le lezioni tra mille difficoltà ed in una situazione igienico sanitaria piuttosto precaria. In quegli anni, con metodo e perseveranza, l’ente locale richiese perciò al Governo il concorso parziale e poi totale del pagamento degli interessi per i mutui necessari, da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti, per cui spesso l’Amministrazione Comunale poté contare su tali benefici, in forza della legge n. 250 del 15/ 5/1900 e della legge n. 487 del 4/6/1911 sull’istruzione “elementare e popolare”3. Grazie quindi all’opera del Duprà, le scuole del forese assunsero una certa dignità architettonica, tanto che molti di questi immobili sono considerati a buon diritto edifici di interesse storico dalla normativa vigente sulla tutela dei beni culturali. L’ingegnere - oltre ad aver realizzato a Ferrara diversi interventi, come la ristrutturazione dello Scalone e la sistemazione del loggiato della Colombina in piazza Municipale (1883), i restauri di chiese, di conventi e di molti complessi comunali - progettò, infatti, una serie di edifici scolastici tipologicamente inconfondibili, tra cui la Scuola elementare di Quacchio (oggi sede della Circoscrizione Est) realizzata tra il 1910 ed il ’14 e moltissime

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Fig. 1. Scuola elementare di Porotto.

altre scuole che si trovano nel forese4. Tali fabbricati, sia pure molto simili tra loro, oggi rappresentano per le frazioni di Ferrara dei punti di riferimento, che irrobustiscono le radici del passato di queste piccole comunità e contribuiscono a recuperare l’identità e la storia dei loro abitanti. Tra gli altri, ricordiamo la Scuola elementare di Porotto a otto aule, costruita tra il 1909 ed il 1910, quella di San Martino (1909) a otto aule, quella di Baura (1911-12) a sei aule, quella di Porporana (1913-14) ad una sola aula e quella di Francolino (1914-15) a sei aule; queste ultime due furono progettate come le altre dal Duprà, ma ultimate quando a guidare l’Ufficio Tecnico era stato chiamato l’ingegner Cesare Selvelli (Fano 1874 – Milano 1967), vincitore nel 1912 del concorso al posto di ingegnere capo lasciato vacante dal suo illustre predecessore piemontese5. Gli edifici scolastici di Francolino e Porporana: due casi particolari Tra quelle citate, oggetto di recenti progetti di recupero da parte dell’Amministrazione Comunale, la Scuola elementare di Francolino, tra le più grandi realizzate nelle frazioni attorno a Ferrara, ci sembra particolarmente interessante, insieme a quella di Porporana, per offrire un piccolo contributo in relazione a quanto esposto in premessa. Nei primi anni del Novecento il Comune di Ferrara pensò di costruire una scuola simile ad altre già ultimate nel territorio comunale e capace di ospitare un congruo numero di scolari residenti a Francolino, nonché in alcuni borghi vicini, anch’essi compresi nella medesima circoscrizione scolastica, che nel 1912 contava complessivamente ben 2026 abitanti6. Finalmente, nelle adunanze consiliari del 12 e del 26

Fig. 2. G. Duprà, Progetto per la costruzione della Scuola elementare di Porotto, prospetto principale, 1906, in Archivio Storico Comunale di Ferrara, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, b. 249.

settembre 19117 veniva approvato il progetto del Duprà (elaborato nel 1909) e il relativo stanziamento di spesa per la realizzazione della Scuola elementare di Francolino8. La scelta dell’area sulla quale doveva sorgere il fabbricato risultò piuttosto laboriosa, perché lo si voleva edificare il più vicino possibile alle case e alla chiesa del paese. Alla fine l’ente optò per una “possessione” del signor Federico Zamorani, confinante con la strada comunale e a poca distanza dal centro della frazione; il Comune, quindi, con atto del notaio Giuseppe Leziroli del 16 settembre 1913 acquistò il terreno (circa 3500 mq.) per un importo di L. 5250 e poco dopo avviò le procedure per l’aggiudicazione delle opere9. Come si evince dagli atti d’archivio, i lavori di costruzione della scuola, appaltati alla “Società Cooperativa Muratori e Cementisti di San Martino della Pontonara”, cominciarono il 23 marzo 1914 e furono ultimati il 5 giugno 191510. In generale furono seguite le indicazioni progettuali del Duprà e del successivo capitolato speciale d’appalto del 1914, da cui si evince tra l’altro che l’istituto scolastico, la cui realizzazione comportò una spesa complessiva di 73.407,65 lire, doveva essere alto m. 11,14 da terra fino alla linea di gronda e contenere: - sei grandi aule (ognuna delle quali concepita per ospitare sessanta alunni) ripartite su due piani, cioè tre al piano terreno (ciascuna di m. 9,20 x 6,90) e tre al piano superiore (m. 7,129 x 9,425 quelle laterali; m. 7,129 x 9,35 quella centrale); - una camera per gli insegnati al primo piano; - i bagni (in un corpo di fabbrica retrostante). Come da progetto, ogni aula doveva ricevere luce non solo da tre finestre esterne, ma anche da due finestrelle 137


Fig. 3. Scuola elementare di Francolino.

Fig. 4. Foto della Scuola elementare di Francolino subito dopo la sua costruzione, 1915 c., in Annuario statistico del Comune di Ferrara, anno VII, 1915, Ferrara, 1917 (Archivio Storico Comunale di Ferrara).

interne (poi ne furono realizzate tre) disposte lungo i corridoi, i quali a loro volta dovevano essere illuminati da altre finestre aperte sul prospetto retrostante. Tuttavia, occorre rilevare che l’ingegnere piemontese aveva previsto a destra l’ingresso destinato alle scuole maschili e a sinistra l’ingresso che doveva contenere l’ambiente della scala di accesso al piano superiore, destinato alle femmine; in realtà, uniformandosi a quanto deciso in precedenza per altre scuole dello stesso tipo, l’Amministrazione Comunale prese la decisione definitiva, che prevedeva di costruire l’attuale scala (con gradini in marmo e ringhiera in ferro) a destra anziché a sinistra dell’immobile e di apportare, come vedremo, altre piccole modifiche sia esterne che interne rispetto al progetto originario11. Ai numerosissimi bambini di Francolino fu consentito 138

Fig. 5. G. Duprà, Progetto esecutivo di costruzione della Scuola elementare di Francolino, 25/9/1909, Pianta del piano terra, in Archivio Storico Comunale di Ferrara, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, b. 237.

di frequentare la nuova scuola già nel 1915, inoltre, venne sistemata a verde in tempo utile l’ampia area scoperta attorno al nuovo fabbricato, subito utilizzata dagli scolari sia per la ricreazione che per le esercitazioni agricole, previste nei programmi scolastici. Per il nostro studio rivestono particolare interesse il “Libro delle Misure” compilato dall’assuntore delle opere nel 1914 ed il “Certificato di Collaudo” della scuola rilasciato dal VII Compartimento del Genio Civile in data 11 novembre 1916, dove vengono descritti i metodi costruttivi ed i materiali impiegati durante la realizzazione dell’edificio. Attraverso il confronto tra i due documenti e le altre carte conservate in archivio, si evince tra l’altro che: - le finestre di aule e corridoi furono dotate di persiane a stecche, oggi sostituite con infissi in ferro e vetro; - il progetto Duprà aveva previsto per il prospetto principale due semplici portoni rettangolari dotati però di pensilina in ferro battuto, ma poi quest’ultima non fu realizzata, mentre si preferì caratterizzare i due portoni con un arco a tutto sesto; - “i solai” vennero eseguiti con travi e soletta in cemento armato; - “l’ossatura” del coperto fu costruita con strutture lignee a capriate e travature semplici; - i pavimenti dei vari ambienti erano stati previsti dal progetto Duprà in “mattoni pressati”, ma furono realizzati in semplice “asfalto” e successivamente (a partire dagli anni ’50) rifatti con grès rosso, marmette in graniglia e soprattutto con “moderni” materiali vinilici.

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Nelle varie relazioni riguardanti la scuola conservate in archivio, redatte tra il 1914 ed il 1916, vi sono inoltre alcuni riferimenti alle murature in laterizio del fabbricato “con prospetti esterni a paramento”, ma anche ai “davanzali delle finestre in marmo di Chiampo”, alle cornici della facciata e ad altri aspetti riguardanti “il decoro” dell’immobile. Per esempio, proprio in relazione ai prospetti della scuola, dal “Libro delle Misure” del 1914 e da altri documenti apprendiamo che: - le fasce decorative orizzontali e verticali, che a conclusione dei lavori furono tinteggiate, si eseguirono con malta di cemento e sabbia del fiume Po, mentre la sporgenza fu realizzata con mattoni, ad esclusione della “fascia di mezzo orizzontale marcapiano” per la quale si utilizzò esclusivamente malta di cemento; - i paramenti in mattoni a vista si stuccarono “con rigatura a ferro nella facciata e nei fianchi”, invece per il prospetto posteriore e per il corpo delle latrine si optò per una stuccatura eseguita con “malta di calce idraulica e rosso di mattone”; - furono montati sia lo stemma comunale in rilievo che si nota sul “frontone”, sia l’iscrizione “SCUOLE COMUNALI” (con lettere in ghisa smaltata) che fino a qualche anno fa spiccava al centro della facciata12. Così come in altre scuole, dopo la Prima Guerra Mondiale fu posta una lapide marmorea sulla parete di fondo del corridoio di ingresso (lato sinistro), la quale riporta il contenuto del celebre dispaccio dettato dal generale Diaz il 4 novembre 1918, che annunciava la vittoria italiana sull’esercito austro-ungarico. Se analizziamo il progetto del Duprà, la foto della scuola del 191513, i vari disegni dell’epoca e poi li confrontiamo con i rilievi di oggi, si potrà notare che l’edificio di allora corrisponde con buona approssimazione allo stato attuale dell’immobile; tuttavia, si deve tener conto di alcune modifiche (sia interne che esterne) apportate soprattutto a partire dagli anni ’50 e ’60. Oltre a quelle già indicate in precedenza, occorre ricordare tra l’altro che nella parte posteriore, oltre all’apertura di alcune porte per motivi di sicurezza e alla realizzazione di una scala antincendio, sono stati edificati ex novo tre corpi di fabbrica in muratura ad un solo piano, cioè il ripostiglio (ex stanza del bidello), l’infermeria ed il vano caldaia; da segnalare anche che sono state tamponate alcune finestrelle di aerazione del vespaio, inoltre nel corridoio del primo piano è stato realizzato un “controsoffitto”, mentre due aule al piano terra e due al primo piano sono state divise da una tramezza.

Negli ultimi due anni, infine, l’Ufficio Tecnico del Comune ha curato la sistemazione del coperto, il consolidamento delle cornici dei prospetti ed altre opere interne di riqualificazione, di adeguamento normativo in materia di sicurezza e di abbattimento delle barriere architettoniche14. Per quanto riguarda l’ex Scuola elementare di Porporana, tra le più piccole realizzate nel forese, secondo il progetto redatto da Giacomo Duprà nel 1909 il fabbricato all’esterno doveva essere improntato, come per le altre scuole progettate dall’ingegnere, alla sobrietà, con prospetti in gran parte in laterizio e pochi ed essenziali elementi decorativi in cemento, mentre all’interno doveva contenere: - al piano terra, sopraelevato di m. 0,80 rispetto al piano di campagna, una sola aula per “scuola mista” delle dimensioni di m. 10,12 x 6,98; un corridoio diviso in due parti, entrambe di m. 5,03 x 3,50; due ambienti di ingresso laterali, uno per l’accesso al piano terreno e l’altro per l’accesso al piano superiore mediante una scala con ringhiera in ferro a tre rampanti; i locali delle latrine; - al piano superiore, cinque camere (suddivise mediante tramezze) a disposizione dell’insegnante come abitazione, oltre ai “bassi comodi”. L’altezza di ognuno dei due piani era prevista di m. 4,50, l’altezza complessiva del fabbricato di m. 10,59, lo spessore dei muri di m. 0,45 al piano terreno e di m. 0,30 al piano superiore. Come vedremo, a parte alcune piccole modifiche e l’aggiunta di qualche opera accessoria, le indicazioni progettuali del Duprà furono eseguite pressoché integralmente15. Una volta approvato il progetto ed ottenute le autorizzazioni necessarie, il Comune di Ferrara si attivò per ottenere i benefici della legislazione di quel periodo, quindi chiese un mutuo allo Stato, che venne concesso grazie al Regio Decreto del 12/1/1913. Alla somma acquisita, pari a 33.100 lire, l’Amministrazione Municipale aggiunse altre 4.436, 20 lire, per un totale complessivo di 37.536,20 lire, cifra che servì per la realizzazione della scuola e per l’acquisto dell’area necessaria alla costruzione16. La scelta cadde su di un terreno di mq. 1800 di fronte alla chiesa parrocchiale della piccola frazione, che i legittimi proprietari Celio Mantovani, Alessandro e Ferruccio Marianti cedettero al Comune in data 10/3/1913 con atto del notaio Giuseppe Leziroli17. Il 5 maggio 1913 l’Amministrazione Comunale stipulò un contratto con l’impresa “Rossi Gaetano”, che si im139


Fig. 6. Ex Scuola elementare di Porporana.

pegnò a costruire la scuola. I lavori, la cui direzione fu affidata agli ingegneri Achille Gori (ingegnere del I° Riparto) e Daniele Casoni (aiutante dell’Ufficio Tecnico Comunale), iniziarono formalmente il 14 luglio dello stesso anno e si conclusero il 19 maggio 1914. L’atto di collaudo delle opere, datato 29 maggio 1915, fu firmato senza rilievi particolari da Francesco Balboni, ingegnere del Genio Civile, il quale però puntualizzò che rispetto al progetto originario si effettuarono piccole aggiunte (come il marciapiede esterno alla facciata), nonché alcuni “aumenti nelle murature” e piccole variazioni interne; a tal proposito il Duprà aveva previsto, per esempio, che tutti i pavimenti fossero realizzati in “quadri di cotto pressati a macchina” ed oliati “per togliere l’inconveniente della polvere”, mentre solo quelli delle latrine avrebbero dovuto essere costruiti in gettata di cemento, invece l’aula ed altri ambienti al piano terra furono semplicemente asfaltati18. Ai fini di questo studio, assumono particolare interesse il “Libretto delle Misure” dell’autunno del 1913 e soprattutto lo “stato finale” dei lavori del 20/10/1914, dal quale estrapoliamo le indicazioni sui materiali impiegati e sulle lavorazioni più interessanti, eseguite all’epoca nell’ambito del cantiere per la realizzazione di specifiche parti della scuola: “... coperto legname d’abete in opera nella grossa orditura del coperto e per la formazione delle incavallature: mc. 13; legname impiegato per la capriata: mc. 2; morali d’abete posti in opera sopra l’orditura degli arcarecci del coperto dello spessore di cm. 8 nel fabbricato principale 140

Figg. 7-8. G. Duprà, Progetto per la “costruzione di edificio scolastico nella Villa di Porporana”, Pianta del piano terra e prospetto, in Archivio Storico Comunale di Ferrara, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, Fabbricati scolastici, Scuola di Porporana, b. 250.

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e in quello delle latrine: ml. 496; morali d’abete dello spessore di cm. 7x7 posti in opera lungo le grondaie e sotto i conversoni: ml. 84; tavolato di mattoni forati di cm. 60 posti sul coperto principale delle latrine: mq. 237; tegole alla marsigliese poste in opera su ambo i coperti: mq. 242; conversoni di lamiera di zinco posti in opera sul coperto: Kg. 57; fumaioli in terracotta per le stufe: n. 2; fumaiolo per il camino di cucina in opera sul coperto: n. 1; cuffie in terracotta in opera sul coperto: n. 1; lucernaio in legno rivestito di lamiera di zinco: n. 1; solai realizzati con travi di ferro doppio T (ferriera tedesca) in opera nei solai tra il piano terreno e il piano superiore...; Soffitti in canniccio in tutti gli ambienti al piano superiore; pavimenti pavimenti di mattonelle pressate in opera negli ambienti del piano superiore compreso il secchiaio e il ripostiglio; pavimenti di asfalto artificiale nei locali al piano inferiore (entrata di destra, corridoio, aula e ripostiglio); pavimento in gettata di cemento e ghiaia nelle latrine in ogni piano; pavimento in mattoni comuni nel sottoscala e nel camerino ripostiglio come sottofondo al pavimento d’asfalto; pavimento in cemento uso granito nel locale della scala; intonaci e coloriture ... stuccatura alle pareti esterne in malta di calce e fior di mattone di Bologna; tinteggiatura esterna alle cornici, alle fasce decorative e allo zoccolo ... Cornici ed elementi decorativi cornice con mensole in cemento ai fianchi e alla facciata del fabbricato; cornice senza mensole alla facciata posteriore del fabbricato; cornice piccola pure in cemento per la fabbrica delle latrine; cornice del marcapiano sulla facciata e fianchi del fabbricato; fascia decorativa sotto il cornicione; decorazioni “cementizie” per i vespai; Pietra da taglio marmo di Verona in opera per le gradinate esterne; davanzali di marmo di Verona in opera sulle finestre ...; Infissi e porte ...persiane a stecche in opera nelle finestre in ogni piano...;

pensiline sulle porte d’ingresso laterali ... Grondaie e pluviali gorna di gronda (di lamiera zincata) in opera sul cornicione; tubi in lamiera zincata per lo scarico delle pluviali del coperto; tubi di ghisa in prosecuzione di quelli di zinco” 19.

Per una serie di cause, legate tra l’altro alla progressiva diminuzione della popolazione scolastica, il nostro immobile ha mantenuto la destinazione originaria soltanto fino al 1987, quando il Provveditore agli Studi ha firmato il “trasferimento” dell’edificio nei beni disponibili dell’Amministrazione Comunale; attualmente l’ex scuola elementare ospita un ambulatorio medico al piano terra, mentre gli altri ambienti sono a disposizione della Circoscrizione nord-ovest. L’edificio nel tempo non ha subito trasformazioni tali da stravolgere il disegno del Duprà, anche se, come si evince dal confronto tra la documentazione degli inizi del Novecento e lo stato attuale del fabbricato, l’Ufficio Tecnico negli ultimi decenni ha realizzato diversi interventi, tra cui ricordiamo, per ciò che riguarda l’interno, il parziale rifacimento dei pavimenti, lo spostamento di alcune tramezze ed il progressivo adeguamento degli impianti alle normative vigenti; all’esterno, invece, riscontriamo tra l’altro la sostituzione delle persiane con moderni doppi vetri, il tamponamento di alcune finestre, la rimozione delle pensiline sui portoni d’ingresso e l’aggiunta della centrale termica20. Per concludere, occorre segnalare la presenza sulla facciata di due lapidi marmoree sovrapposte; la prima fu collocata il 29/ 6/1925 e ricorda i caduti di Porporana durante la Prima Guerra Mondiale, l’altra venne aggiunta nel secondo dopoguerra e commemora i caduti ed i dispersi della piccola frazione durante il conflitto del 1940-45. L’ingegner Giorgio Gandini e l’ex Casa del Fascio di Ferrara La decisione di costruire l’intero complesso architettonico scaturì da una deliberazione del Consiglio Comunale del 2 agosto del 1926, con la quale il Municipio concedeva gratuitamente alla Società Cooperativa Anonima Immobiliare Ferrarese, che doveva realizzare l’opera, un area di 1500 mq. facente parte del piano di lottizzazione dell’ex Caserma Pestrini21. Subito dopo, però, ci si rese conto che era necessario prevedere la costruzione di un fabbricato di maggiori pro141


Fig. 9. Ex Casa del Fascio.

porzioni, così la delibera podestarile del 19 luglio 1928 e i successivi atti amministrativi destinarono a tale edificazione un’area ben più consistente, che venne ceduta non solo alla società già citata ma anche ad altri soggetti, tra cui alcune confederazioni sindacali fasciste22. Questi si impegnarono con il Comune a terminare i lavori della “Casa del Fascio” entro il 31 dicembre del 1930 e per quella data infatti si chiusero i cantieri23. Il 23 febbraio del 1931 fu possibile inaugurare ufficialmente l’intero edificio alla presenza di Italo Balbo, delle più alte autorità locali e di centinaia di persone che si assieparono nell’ampio spazio antistante, progettato appositamente per accogliere le folle plaudenti in occasione delle tante manifestazioni propagandistiche organizzate anche in seguito24. Dalla sede originaria di corso Giovecca, la Casa del Fascio fu trasferita quindi nel monumentale palazzo di Viale Cavour, per il cui progetto era stato incaricato fin dal 1926 l’ingegnere Gandini (Ferrara 1893-1963), che contemporaneamente conferiva un taglio omogeneo al nuovo quartiere, erigendo anche i vicini condomini in angolo con via Aldighieri e Panfilio nonché la sede del “Corriere Padano”25. Il suo progetto della Casa del Fascio venne presentato all’Ufficio Lavori Pubblici del Municipio il 16 aprile 1928 per l’approvazione ed é attualmente conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Ferrara26. Anche se con qualche piccola variante eseguita in corso d’opera, il disegno architettonico gandiniano fu realizzato piuttosto fedelmente, come testimoniano sia la foto dell’edificio ormai annerita pubblicata sul Corriere Padano del 24 febbraio 1931, a corredo di un ampio servizio ri142

guardante l’inaugurazione del giorno prima, sia l’immagine dell’immobile riportata nella guida di Medri del 193327. A tal proposito risulta estremamente interessante la relazione inserita nel fascicolo del progetto originario, probabilmente redatta tra il 1927 ed il 1928 dallo stesso Gandini, nella quale si descrive per grandi linee il complesso architettonico da realizzare; esso doveva essere edificato su un’area di “forma rettangolare di m. 45 di profondità per m. 80 di fronte su Viale Cavour, delimitata da strade di accesso” che rendevano indipendente ovunque “la costruzione monolitica”28. Una volta ultimata, la Casa del Fascio comprendeva tre fabbricati uniti a ferro di cavallo: in quello di centro c’era la sede del Fascio, mentre le due ali dovevano ospitare le organizzazioni sindacali (quella dei “datori di lavoro” e quella degli “operai”), però subito dopo molti di questi ultimi locali furono destinati a sede del “Consorzio Agra-

Fig. 10. Ex Casa del Fascio, lo scalone monumentale.

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Fig. 11. G. Gandini, “Progetto per la Casa del Fascio. Prospetto”, 1928, in Archivio Storico Comunale di Ferrara, Strade e Fabbricati XX secolo, b. 19, fasc. 4.

rio Cooperativo della Provincia di Ferrara”, così come risulta da una rivista del 193329. I tre edifici, resi indipendenti da ingressi “particolari”, erano costituiti da: - un piano sotterraneo; - un piano terra, dove erano collocati gli uffici a diretto contatto con il pubblico; - un piano nobile, con sale di riunione e una grande “sala delle assemblee” del Fascio; - un secondo piano destinato ad ospitare gli altri uffici. L’intera costruzione, che comprendeva più di cento stanze “sobriamente decorate”, si elevava per circa 17 metri d’altezza. Oggi le decorazioni sono andate perdute, così come le “due vigorose figure” che sorreggevano “il Fascio Littorio nella facciata” eseguite dallo scultore Giuseppe Virgili30. Analizzando l’opera di Gandini tra gli anni Venti e gli anni Trenta, si può affermare che egli appare in bilico tra due modi di progettare. Il primo risente della riproposizione di stilemi tardo rinascimentali, persino un po’ esagerata per alcuni, come nel caso dell’ex Casa del Fascio, il secondo, invece, è estremamente moderno ed emerge chiaramente nel vicino Palazzo dell’Aeronautica (1935), sorto inizialmente come Istituto Medico-Legale dell’Aeronautica: quest’ultimo, costruito tra il 1935 ed il 1937 su progetto di Gandini e con la direzione dei lavori di Carlo Savonuzzi, è quindi il frutto della positiva interazione tra due ingegneri d’eccezione, che realizzarono uno dei capolavori del Novecento ferrarese, quasi un’esplosione del razionalismo locale nell’architettura. L’angolo dell’edificio, che sorge all’incrocio di due strade (viale Cavour e via Ariosto), assume qui una particolare importanza e diviene il perno su

cui si sviluppa tutta la costruzione, tanto che non esiste un vero e proprio prospetto principale. E’ un palazzo realizzato, quindi, per essere visto in prospettiva o in diagonale, quasi se il Gandini si fosse ispirato agli esempi più significativi dell’architettura rinascimentale ferrarese. Infatti, a nostro avviso, l’ingegnere porta alle estreme conseguenze l’idea che l’architetto Biagio Rossetti concepì per gli edifici dell’Addizione Erculea, ma mentre nei palazzi rossettiani è la parasta d’angolo a calamitare l’attenzione dell’osservatore, qui è addirittura un portale d’ingresso, sormontato da un lungo elemento verticale, ovvero da un finestrone centinato. Lo spartito dei paramenti murari, esempio di schematica e nel contempo elegante geometria, è caratterizzato dal tradizionale laterizio ferrarese, però é arricchito da inserimenti in marmo, che contribuiscono a far assumere all’edificio un aspetto quasi metafisico, reso ancor più manifesto dalle due sfere di pietra

Fig. 12. Palazzo dell’Aeronautica.

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ai lati dell’ingresso. Ma tornando all’ex Casa del Fascio, in effetti (come già notato da Scardino) gli esterni rivelano un appesantimento decorativo frutto della progettualità dell’ingegnere ferrarese, il quale si ispirò ad “un neocinquecentismo che sembra recuperare la retorica ministerial-umbertina del romano Koch”: basti osservare la profusione dei balconi marmorei, dei terrazzi, dei bugnati, delle colonne e dei cornicioni. Ma Gandini sembra dare libero sfogo alla propria carica progettuale con l’ideazione degli interni, in particolare l’atrio principale e soprattutto “lo scalone” (raggiungibile oltrepassando l’ampio ingresso del corpo centrale), dove si coglie già un diverso approccio progettuale, che sembra preannunciare il salto di qualità degli anni Trenta31. A questo punto occorre chiarire subito che lo stato attuale dei prospetti rimane pressoché immutato rispetto alla costruzione originaria, ad esclusione del corpo centrale, che fu sopraelevato quando nel dopoguerra l’edificio divenne sede della Dogana, dell’Intendenza di Finanza e di altri uffici statali. La documentazione di tale intervento, conclusosi agli inizi degli anni ’60, è conservata nella Sezione Cartografica dell’Archivio Storico Comunale di Ferrara; dall’analisi di queste ed altre carte si comprende come furono previste e realizzate una serie di opere, che comportarono importanti trasformazioni interne e soprattutto modificarono la parte alta del fronte principale32. Allo stesso tempo è necessario ricordare anche i lavori intrapresi per adattare tutta l’ala ovest ad uso scolastico; infatti in data 1 ottobre 1966 l’edificio di proprietà comunale in viale Cavour n. 75, facente parte dell’ex Casa del Fascio, venne occupato dalla “Scuola Media Statale n. 6” che, come risulta dai registri scolastici consultati, dal 1973 prederà il nome di “Scuola Media Statale G. Boldini”. Da una lettera datata 28/12/1966 ed inviata dal preside dell’istituto al Genio Civile, creduto erroneamente responsabile della manutenzione dell’immobile, si evince che lo stabile in oggetto era stato occupato dalla scuola senza essere adattato alle esigenze di studenti ed insegnanti e senza i necessari documenti attestanti la sicurezza dei locali, ma praticamente nello stato in cui si trovava negli anni Trenta33. Solo dopo l’inizio dell’anno scolastico 1966-67, quindi, l’Ufficio Tecnico del Comune predisponeva i lavori necessari, che furono integrati da quelli eseguiti successivamente e cioè agli inizi degli anni Ottanta. Tali opere modificarono in parte l’edificio originario e riguardarono: 144

Fig. 13. Serbatoio dell’Acquedotto.

- la diversa collocazione o l’aggiunta di tramezzi per ricavare nuove aule scolastiche; - lo spostamento dei servizi igienici; - l’apertura o la chiusura di alcune porte; - la costruzione di una scala di sicurezza in ferro (in prossimità dell’ingresso di Viale Cavour) che porta al primo piano e di un’altra collocata di fianco alla palestra, che arriva invece fino al secondo piano; - il consolidamento statico della scala esistente; - l’adeguamento impiantistico. Così come la parte più consistente del complesso architettonico è ancora occupata da uffici pubblici, anche quest’ala del fabbricato, dopo l’esecuzione di altri lavori di adeguamento alla normativa vigente, mantiene tuttora la medesima destinazione, essendo occupata oggi dalla scuola media Tasso-Boiardo, che ha assorbito l’ex scuola “G. Boldini”34. L’ingegner Carlo Savonuzzi ed il Serbatoio dell’Acquedotto Carlo Savonuzzi operò nella Ferrara tra gli anni Venti e gli anni Trenta un vero e proprio salto di qualità nel campo della progettazione; ciò fu possibile non solo perché aveva avuto la fortuna di stare a stretto contatto con il fratello maggiore Girolamo (ingegnere capo del Comune dal 1925 al 1943), a cui si deve in parte la sua evoluzione intellettuale, ma soprattutto perché Carlo era riuscito a far tesoro

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Fig. 14. C. Savonuzzi, E. Alessandri, Progetto per Serbatoio pensile, prospetto nord, variante, 1929, in Archivio Storico Comunale di Ferra, Sezione cartografica, c. 1/L, n. 66.

Fig. 15. C. Savonuzzi, E. Alessandri, Progetto per Serbatoio pensile, sezione A-B, 1929, in Archivio Storico Comunale di Ferra, Sezione cartografica, c. 1/L, n. 71.

delle molteplici esperienze personali, maturate nell’ambito di una carriera fulminea e ricca di stimoli. A tal proposito, basti pensare che Carlo Savonuzzi (Ferrara 1897 – San Remo 1973) si laureò in ingegneria civile nel 1922, mentre solo due anni dopo ricoprì l’incarico di direttore tecnico della Società Idroelettrica del Secchia, ruolo che mantenne fino al 1926, quando venne assunto come ingegnere “con nomina provvisoria” presso l’Ufficio Tecnico Comunale di Ferrara; nel 1930 fu nominato “ingegnere di sezione” a seguito di concorso pubblico indetto dal Municipio della città estense, che comunque gli aveva già affidato tra il 1926 ed il 1928 una serie di prestigiosi progetti, tra cui quelli dello Stadio Comunale, della Torre della Vittoria e del Foro Boario. Questi incarichi importanti - insieme a quelli ricevuti per la progettazione dei capolavori dell’architettura razionalista, quali la Scuola elementare “Alda Costa” (realizzata dal 1932-33), il Mercato del Pesce di via Cortevecchia (1933), ora distrutto, il Museo di Storia naturale (1935-37), il Liceo Musicale “G. Frescobaldi” (1935-39), l’ex Linificio Canapificio, conosciuto come “ex Toselli” (1938) - avevano consentito a Carlo di ottenere un certo prestigio, pari se non superiore a quello di cui godeva Girolamo, il quale, pur avendo anch’egli firmato importanti progetti edilizi ed urbanistici per la città di Ferrara, lasciava spesso campo libero al giovane fratello. Attraverso l’ideazione dei complessi architettonici degli anni Trenta Carlo Savonuzzi poté manifestare, dunque, la sua adesione al razionalismo, opportunamente adattato al contesto urbano in cui si trovava ad operare, grazie a sapienti accostamenti di linee, volumi e colori; con tale approccio concettuale egli riuscì a creare nelle sue architetture una

sorta di osmosi fra la tradizione ferrarese ed il miglior modernismo europeo. Nel secondo dopoguerra e fino agli inizi degli anni Sessanta Carlo sostituirà alla guida dell’Ufficio Tecnico comunale Girolamo, trucidato dai repubblichini il 15 novembre 1943 all’età di 58 anni35. Visto l’interesse manifestato da più parti negli ultimi tempi sui complessi novecenteschi del centro storico di Ferrara, si è cercato di approfondire alcune questioni riguardanti il Serbatoio dell’Acquedotto di piazza XXIV Maggio, progettato da Carlo Savonuzzi nel 1929 e realizzato dal 1930 al 1932. L’opera rappresenta forse il punto più alto raggiunto dal giovane ingegnere ferrarese nell’ambito del suo repertorio progettuale degli anni Venti, quasi la felice conclusione di un periodo ancora legato a schemi classici, eppure così ricco di stimoli intellettuali, che gli consentiranno poi di affacciarsi con successo alle tematiche dell’architettura degli anni Trenta; di questa struttura monumentale, il cosiddetto Serbatoio, che precede di poco l’adesione al razionalismo da parte di Carlo, cercheremo ora di analizzare gli aspetti più importanti. Il Serbatoio viene costruito subito dopo la realizzazione del nuovo Acquedotto cittadino36, i cui lavori iniziarono nel febbraio del 1927 e terminarono in gran parte il 18 aprile 1929, quando l’impianto entrò in funzione, distribuendo l’acqua prelevata dal Po. Il progetto generale delle opere dell’Acquedotto di Ferrara, quali la fondazione dei pozzi sul fiume, l’imponente stabilimento di Pontelagoscuro, le chilometriche condutture fino alla nuova struttura del Montagnone, fu affidato a Girolamo Savonuzzi, il quale si avvalse della collaborazione prima 145


dell’Ing. Mario Mainardi e, dopo la scomparsa di quest’ultimo, dell’Ing. Alfredo Ciaccia, a cui fu affidata la direzione degli imponenti lavori37. Detto progetto stabilì che un impianto di elettropompe avrebbe aspirato dalle acque del Po i 12.000 metri cubi necessari alla popolazione ferrarese, inoltre previde la costruzione delle tubazioni necessarie e di tre grandi serbatoi, ma solo entro due di questi l’acqua sarebbe salita per mezzo di elettropompe, l’altro, quello di Piazza XXIV Maggio, sarebbe stato concepito come un serbatoio di compensazione. Perciò, un serbatoio dotato di pompe fu costruito a Pontelagoscuro e servì per fornire l’acqua alle frazioni occidentali del Comune, mentre l’altro venne realizzato sul Montagnone, dove l’acqua veniva sollevata da elettropompe fino a 34 metri dal livello medio della città, al fine di assicurare l’acqua anche alle abitazioni più alte. Tuttavia sarebbe stato troppo oneroso costruire un impianto che potesse sollevare la quantità d’acqua necessaria nelle ore di maggior consumo a tutta la popolazione del Comune, così si concepì la costruzione del nostro serbatoio di compensazione, il quale, per il noto principio dei vasi comunicanti, durante le ore notturne si sarebbe riempito con l’acqua sollevata grazie alle pompe idrauliche poste nello stabilimento del Montagnone e, nelle ore del giorno, avrebbe aiutato gli altri due serbatoi a far fronte alle esigenze degli utenti38. Le fasi progettuali e di realizzazione del Serbatoio monumentale In merito alla struttura da realizzare nella zona dell’ex Fortezza, oltre agli scopi tecnici e pratici qui ricordati, l’intendimento del Podestà Renzo Ravenna era quello di arricchire il nuovo Rione Giardino di un Serbatoio monumentale fuori dal comune e ben progettato dal punto di vista estetico, quindi attorno al 1928 conferì l’incarico per studiare la soluzione più conveniente all’ingegner Adamo Boari (Marrara, Ferrara 1863 – Roma 1928)39, in quanto questi era un personaggio che godeva di grande ammirazione presso i ferraresi; basti pensare che alla fine dell’Ottocento si trasferì in America, dove vi rimase circa trent’anni, pur con vari rientri in Italia, ottenendo alcuni prestigiosi incarichi come architetto; lavorò, infatti, a Chicago e in Brasile, poi si stabilì definitivamente in Messico, Paese nel quale poté contare sulla stima del Presidente della Repubblica Porfirio Diaz, che gli affidò importanti opere. Caduto il regime porfiriano, Adamo si trasferì a Ferrara, dove nel 1916 abitò per alcuni mesi in una vecchia casa in corso Ercole I d’Este che si era appena fatto ristrutturare dal 146

fratello Sesto, al quale aveva mandato i disegni di progetto quando era ancora in Messico: l’edificio, noto come “Palazzina degli Angeli”, viene ammirato in particolare per la sua facciata, concepita per essere vista da angolazione prospettica, dove convivono armoniosamente elementi tratti dall’architettura rinascimentale ferrarese con altri di sapore latino-americano. Successivamente Adamo si trasferì a Roma, città nella quale morì nel 1928, proprio mentre stava realizzando i primi disegni per il serbatoio monumentale dell’acquedotto di Ferrara, che secondo le sue intenzioni doveva rappresentare una sorta di “glorificazione del Po”, ispirata al mito di Fetonte 40 . Purtroppo, però, un grande elaborato progettuale e gli studi eseguiti da Adamo Boari con la collaborazione di Carlo Savonuzzi, rimasero allo stato iniziale per la morte dell’ingegnere di Marrara41. Nel 1929 fu allora incaricato dello studio di un nuovo progetto architettonico l’ing. Carlo Savonuzzi, che si avvalse, come spesso accadeva, della collaborazione di Enrico Alessandri, straordinario disegnatore dell’Ufficio Tecnico. Assieme a loro volta, oltre a cogliere alcune idee già espresse dall’ing. Boari nel progetto appena abbozzato del Serbatoio, tennero conto del piano tecnico-urbanistico generale dell’ex Piazza d’Armi delineato da Girolamo Savonuzzi42. Il progetto di Carlo fu approvato definitivamente con provvedimento del Podestà di Ferrara Renzo Ravenna l’8 maggio 192943, mentre il plastico della costruzione venne pubblicato sul Corriere Padano del 29 gennaio 1930, quando erano appena iniziati da qualche giorno i lavori di scavo per le fondazioni della monumentale struttura. Tale opera, il cui progetto è solo parzialmente conservato in copia presso l’Archivio Storico Comunale44, apparve subito ai contemporanei estremamente moderna, così come disegnata e realizzata: da una parte fu apprezzata l’ideazione urbanistica, poiché oltre ad essere collocata su una vasta area priva di edifici e al termine del lungo viale alberato di corso Vittorio Veneto, era visibile persino da viale Cavour (ovvero a centinaia di metri di distanza), dall’altra convinse l’aspetto estetico dell’intera struttura, costruita con materiali moderni, tra cui il cemento armato. Come già ricordato, i lavori durarono circa due anni, dal 1930 al 1932, e vennero affidati all’impresa Ferrobeton di Roma, che elaborò il “progetto statico” del Serbatoio, già peraltro ben impostato dal Savonuzzi. Come succedeva spesso, in fase esecutiva si apportarono alcune modifiche rispetto al progetto originario, che riguardarono la struttura e la stessa

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Fig. 16. Arrigo Minerbi, la statua raffigurante il Po ed i suoi affluenti.

Fig. 17. Il gruppo statuario in una foto pubblicata dalla “Rivista di Ferrara”, 1932.

fontana monumentale, affidata allo scultore Arrigo Minerbi. Tuttavia, il risultato finale fu in buona sostanza quello voluto da Carlo Savonuzzi, indicato dai contemporanei come l’autore principale dell’intera architettura monumentale. Oltre all’indubbia modernità della costruzione, all’epoca veniva posto l’accento anche sull’ispirazione classica che l’aveva concepita45; si pensi, per esempio, al tempietto ideato dal Perugino e soprattutto da Raffaello sullo sfondo dei loro dipinti dedicati a Lo sposalizio della Vergine, come ricordato dallo stesso Scardino, secondo il quale, però, l’insieme della costruzione “ha un sapore novecentista un po’ tetro, da ossario dei caduti della Grande Guerra”46. Eppure, a nostro avviso, non si può negare lo sforzo compiuto dai progettisti nel concepire una costruzione che, nonostante sia imponente e massiccia, appare sufficientemente armonica ed ariosa, non solo per effetto della forma tendente alla circolarità della pianta pensata da Carlo Savonuzzi, ma anche per il felice inserimento di grandi archi e gradinate. Per accogliere l’ingente quantità di materiali occorrenti, nel 1930 il cantiere occupò un’area di 22.000 metri quadrati e non mancarono le sorprese, prontamente segnalate dalla stampa locale: per esempio, proprio durante le prime fasi degli imponenti lavori, quando si effettuarono gli scavi per le fondazioni del Serbatoio, vennero alla luce i

contrafforti del Baluardo Borghese (uno dei bastioni della Fortezza pontificia demoliti nel XIX secolo), che in parte si trovano ancora sotto la costruzione di Savonuzzi. Se analizziamo le testimonianze d’archivio e le foto scattate negli anni Trenta subito dopo la realizzazione dell’imponente fabbricato, possiamo affermare che l’opera di allora, alta circa 37 metri e concepita, come si è detto, quasi interamente in cemento armato, non diverge dallo stato attuale se non per alcuni particolari. Da tale documentazione emerge una struttura ben progettata, caratterizzata alla base da un rilevato in terra, abbellito con vialetti pedonali, due gradinate (una delle quali porta ad una grande fontana) e coronato da pioppi, allusivi alle Eliadi, le sorelle del mitico Fetonte che, scriveva un giornalista in quegli anni, colpito da Giove precipita sulla pianura padana trasformandosi nel Po. Alla sommità del terrapieno si eleva l’ampio e massiccio basamento dodecagonale della costruzione rivestito “in pietra trachitica”, sul quale si innalzano imponenti pilastri e dodici grandi arcate di 12 metri di altezza che sostengono l’enorme “serbatoio pensile”, allora definito il più grande d’Italia; quest’ultimo, della capacità complessiva di 2.500 metri cubi, appare decorato in corrispondenza delle lesene angolari da dodici fasci littori in bronzo alti circa 3 metri, donati nel 1932 dalla stessa impresa Ferrobeton, poi rimossi nell’immediato dopoguerra. Termina la costruzione un coperto (con cupola a gra147


doni) rivestito, secondo progetto, di “squame di bronzo”. Il Serbatoio venne inaugurato ufficialmente alla presenza delle autorità nella ricorrenza dell’anniversario della marcia su Roma il 28 ottobre 1932, quindi fu subito messo in attività. In occasione del “taglio del nastro” i giornali enfatizzarono l’avvenimento ed i giudizi sull’intera struttura furono più che lusinghieri. In quei frangenti, si fecero persino alcuni calcoli piuttosto cervellotici per dimostrare che, se alla capacità del nostro serbatoio si fosse sommata quella della vasca del Montagnone, si sarebbe potuto ottenere una quantità d’acqua sufficiente ad inondare la città per un altezza di 7,5 centimetri. Grande risalto fu dato alla fontana sovrastata da una statua raffigurante il Po ed i suoi affluenti, opera in “pietra calda di Monselice a venature ocracee”, che lo scultore Arrigo Minerbi realizzò in maniera diversa rispetto all’idea iniziale, solo abbozzata nel progetto originario del 1929. Il grande fiume, infatti, non è raffigurato con le sembianze di un vecchio barbuto, come negli elaborati di Savonuzzi e Alessandri, ma è un giovane vitale e gagliardo, “fecondatore delle pianure” il quale, secondo un articolo pubblicato dal Corriere Padano il giorno dell’inaugurazione, “lascia fluire da due capaci otri un rivo di fresca acqua … mentre alcuni putti si lasciano travolgere capricciosamente nella cascata d’acqua. E’ il Po sempre giovane e sempre vigoroso - continua il Corriere - che ritorna a Ferrara, apportandovi, nel suo solenne corso, la sua benefica acqua e quella degli affluenti suoi”; la statuaria figura, seduta (o meglio “allungata”) su rocce, con il braccio destro quindi “regge l’otre da cui cade l’acqua, mentre l’altro braccio tiene insieme al secondo otre, un covone di spighe mature…”. L’opera d’arte, definita all’epoca “grandiosa”, è quindi ricca di simboli, sia pure abbastanza scontati, che rappresentano non solo la forza vivificante del prezioso liquido, ma anche alcuni temi tipici della propaganda fascista47. I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale interessarono anche il nostro Serbatoio, che subì alcuni danni alla cupola e alle pareti, mentre furono distrutti vetri ed infissi. I lavori di ristrutturazione, eseguiti subito dopo il conflitto, erano già ultimati al principio del 1948 e comportarono, tra l’altro, il rifacimento del manto di copertura48. Negli ultimi decenni il fabbricato monumentale è stato sottoposto ad interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, che hanno riguardato in particolare il serbatoio di raccolta dell’acqua e gli impianti idraulici, entrambi “tenuti in esercizio” fino al 1995. 148

Finita la funzione per cui era stato costruito il grande manufatto, si pensò di rendere agibili una serie di ambienti collocati al primo piano, utilizzati come abitazione dall’ingegnere dell’Acquedotto e dal custode fino agli anni ’80: lo scopo era quello di adibirli a “spazio bimbi”, oggi noto come centro per le famiglie “Isola del Tesoro”. A tal proposito, nel 1995 la Giunta Municipale approvò una serie di lavori, eseguiti poco dopo, sia all’interno che all’esterno, dove venne costruita una rampa per l’accesso ai disabili, mentre la “grande terrazza” circondata dai dodici grandi archi, variamente utilizzata un tempo per feste e balli dagli inquilini del Serbatoio, fu interessata dal rifacimento dell’impermeabilizzazione, operazione in parte ripetuta anche di recente assieme ad altre opere di manutenzione49.

Note Il presente contributo, qui riveduto ed ampliato, è stato proposto da Francesco Scafuri il 12 aprile 2005 presso la Sala dell’Arengo (Palazzo Municipale di Ferrara), nell’ambito di una conferenza sull’architettura del Novecento organizzata dall’associazione Ferrariae Decus. 1

L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, Alinea editrice, Firenze, 1995 2 Cfr. ad esempio L. Scardino, Ciro Contini ingegnere e urbanista, Ferrara, 1987; A. Farinelli Toselli e L. Scardino (a cura di), Adamo e Sesto Boari Architetti ferraresi del primo Novecento, Ferrara, 1995 3 Per questa prima parte, oltre alla norme citate, cfr. Annuario Statistico del Comune di Ferrara, anno I, 1909, Ferrara (1912), p. 121-123, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA 4 ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, Palazzo Civico, b. 53, fasc. 5; cfr. inoltre D. Zaccarini, I loggiati del palazzo Estense, in Bollettino Statistico del Comune di Ferrara, 1926, n. 2, p. VII; M. Peron e Giacomo Savioli (a cura di), Ferrara Disegnata. Riflessioni per una mostra, Ferrara, 1986, pp. 95-96 (scheda sul Duprà di A. Farinelli Toselli); L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, cit., p. 101; 221-222 5 Per quanto riguarda le scuole citate, gran parte della documentazione relativa alla progettazione e alla costruzione delle medesime è conservata in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo 6 Cfr. Opere Pubbliche nel 1908-1913, a cura del Comune di Ferrara, Milano, 1913, p. 34 e allegato n. 9, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA 7 Le delibere sono conservate presso l’ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Deliberazioni consiliari, 1911

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Gli elaborati progettuali dell’ing. Giacomo Duprà del 25/9/ 1909 sono conservati in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, Fabbricati scolastici, Scuola di Francolino, b. 237 9 Rogito del notaio Giuseppe Leziroli del 16/9/1913, rep. nn. 12634.12039, in ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI FERRARA, Atti del notaio G. Leziroli; una copia è conservata presso l’ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi; si vedano anche gli atti amministrativi allegati al rogito 10 Si veda in particolare il “Processo verbale di visita e Certificato di collaudo” dell’11 novembre 1916, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 11 Cfr. il progetto del Duprà del 1909, il successivo capitolato speciale d’appalto del 1914 e la documentazione allegata a quest’ultimo documento, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 12 Si vedano in particolare il “Processo verbale di visita e Certificato di Collaudo” della scuola rilasciato dal VII Compartimento del Genio Civile in data 11 novembre 1916; il “Libro delle Misure” compilato dall’assuntore delle opere dall’aprile al novembre del 1914; gli atti tecnici e contabili allegati a questi documenti in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 13 La foto è pubblicata in Annuario statistico del Comune di Ferrara, anno VII, 1915, Ferrara, 1917, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA 14 Per quest’ultima parte si sono consultate le pratiche presso il SETTORE OPERE PUBBLICHE DEL COMUNE DI FERRARA, Archivio Fabbricati, buste relative alla “Scuola di Francolino” 15 Delibere del Consiglio Comunale del 12 e del 26/9/1911, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Atti del Consiglio; cfr. inoltre AA.VV., Opere Pubbliche nel 1908-13, cit., all. n. 9. Gli elaborati progettuali del 1909 (relazione, stima dei lavori, tavole di progetto), oltre alla documentazione burocratico-amministrativa, sono conservati in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Fondi Comunali, Patrimonio XIX secolo, Fabbricati scolastici, Scuola di Porporana, b. 250. 16 Cfr. AA.VV., Opere Pubbliche nel 1908-13, cit., all. n. 9; Atto di collaudo delle opere, datato 29 maggio 1915, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 17 Rogito di Giuseppe Leziroli del 10/3/1913, rep. nn. 12127.11550, in ARCHIVIO NOTARILE DISTRETTUALE DI FERRARA 18 Gli atti citati sono conservati in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 19 “Libretto delle Misure” dell’autunno del 1913 e “stato finale” dei lavori del 20/10/1914, in ARCHIVIO STORICO CO-

MUNALE DI FERRARA, ivi 20 La documentazione riguardante gli ultimi decenni è conservata in parte presso l’ARCHIVIO DEL SERVIZIO PATRIMONIO ED ESPROPRI DEL COMUNE DI FERRARA, b. “Ex scuola di Porporana” ed in parte presso il SETTORE OPERE PUBBLICHE DEL COMUNE DI FERRARA, Archivio Fabbricati, b. “Ex Scuola di Porporana” 21 Deliberazione del Consiglio Comunale del 2/8/1926, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Strade e Fabbricati, XX secolo, b. 19, fasc. 4 22 Cfr. le delibere podestarili del 19/7/1928 e del 27/7/ 1931; si veda inoltre il parere allegato della Consulta Municipale datato 16/7/1928, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 23 Cfr. contratto del 16/6/1930 riguardante la “Cessione gratuita Comune di Ferrara - Società Cooperativa Anonima Immobiliare Ferrarese - Confederazione Nazionale Fascista degli Agricoltori”, in ARCHIVIO DEL SERVIZIO PATRIMONIO ED ESPROPRI DEL COMUNE DI FERRARA, Archivio Immobili, b. “Ex scuola Boldini” 24 Cfr. il “Corriere Padano” del 24/2/1931 (BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA), che offre un ampio resoconto dell’inaugurazione avvenuta il giorno prima, oltre al volume di L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, Alinea editrice, Firenze, 1995, p. 113. Sulla paternità dell’edificio si veda ancora la relazione del 11/4/1928 a firma degli ingegnere della 1^ Sezione del Comune Carlo Savonuzzi e del fratello Girolamo, ingegnere capo del Comune, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 25 Cfr. G. Medri, Ferrara brevemente illustrata nei suoi principali monumenti, Ferrara, 1933, p. 141. Sull’attività di Gandini cfr. fra gli altri L. Livatino, Ferrara e la sua università, Ferrara, 1981 e L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, cit., pp. 113, 222 e 223 26 ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 27 Cfr. G. Medri, Ferrara brevemente illustrata nei suoi principali monumenti, cit., p. 140 28 La casa del fascismo ferrarese - relazione, 1928 c., in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, ivi 29 “Rivista di Ferrara” n. 7, Ferrara, Luglio 1933, p. 46 30 Cfr. G. Medri, Ferrara brevemente illustrata nei suoi principali monumenti, cit., p. 141; L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, cit., p. 113 31 Cfr. L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, cit., p. 113, 126-127 32 ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Sezione Cartografica, cartella 1/A, dis. 42a, 42b, 42c. Questi ed altri lavori relativi in particolare al corpo centrale e a quello del lato est sono conservati nell’ARCHIVIO EX GENIO CIVILE, buste degli anni ’50 e ’60 (ora presso il Provveditorato

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opere pubbliche di Ferrara - Servizio provinciale difesa del suolo della Regione E. Romagna, con sede in viale Cavour, n. 77) 33 Il registro dell’anno scolastico 1973/74 e la lettera del preside Umberto Zandi datata 28/12/1966, da cui si sono attinte queste informazioni, si trovano nell’archivio presso la scuola “Matteo Maria Boiardo” di Ferrara (via B. Tisi Da Garofalo, 1) 34 La documentazione cartografica degli anni ’60 e ’80 relativa all’ex scuola “G. Boldini” é conservata presso l’ARCHIVIO SERVIZIO PATRIMONIO ED ESPROPRI DEL COMUNE DI FERRARA, Archivio Immobili, b. “Ex scuola Boldini” 35 Sulla figura di Carlo e Girolamo Savonuzzi cfr. in particolare M. Peron e Giacomo Savioli (a cura di), Ferrara Disegnata. Riflessioni per una mostra, Ferrara, 1986, pp. 99-103 (schede di A. Farinelli Toselli); L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, cit., p. 231. La documentazione più importante degli anni Trenta relativa alla scuola “Alda Costa” è conservata in ARCHIVIO STORICO COMUNALE di Ferrara, Istruzione Pubblica, XX secolo, Costruzione e Sistemazione Edifici Scolastici, b. 6; si veda anche F. Scafuri, La scuola Alda Costa di Ferrara. Una costruzione moderna degli anni Trenta che sa d’antico, in “Anectdota”, n. 2, Ferrara-Comacchio, Dicembre 2003, pp. 87-97. Per il complesso Boldini (ex Dopolavoro Provinciale), il Liceo Musicale e il Museo di Storia Naturale si veda in ARCHIVIO STORICO COMUNALE di Ferrara, Fondi Comunali, Patrimonio XX secolo, bb. 55-58 e Istruzione Pubblica XX secolo, b. 27, fasc. 2 bis; cfr. inoltre A. M. Visser Travagli, La cella di Torquato Tasso nel vecchio ospedale Sant’Anna di Ferrara, in G. Venturi (a cura di), Torquato Tasso e la cultura estense, II, Firenze, 1999, pp. 843-851. Per il Mercato del Pesce cfr. G. Medri, Il volto di Ferrara nella cerchia antica, Rovigo, 1963, p. 227 36 Delibera consiliare dell’11 maggio 1925, in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Delibere consiliari, 1925; nel 1923-25 erano gia stati realizzati lavori per la sistemazione provvisoria dell’Acquedotto, con la costruzione per esempio del serbatoio di Porotto, progettato dall’ing. Cesare Selvelli e costruito dalla ditta di Alessandro Zaccarini (cfr. M. Peron, Archivio Storico del Comune 1890-1950. Carte e documenti relativi all’Acquedotto ferrarese, in Elogio dell’acqua che si beve, Ferrara, Acosea, 1998, p. 70) 37 Cfr. “Corriere Padano” del 29 Gennaio 1930, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA 38 Cfr. “Corriere Padano” del 27 Ottobre 1932, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA 39 “Corriere Padano” del 29 Gennaio 1930, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA 40 Sulla figura dei fratelli Boari, cfr. A. Farinelli Toselli, Adamo e Sesto Boari: tradizione e modernismo nell’architettura tra le due guerre, in A. Farinelli Toselli e L. Scardino (a cura di), Adamo e Sesto Boari Architetti ferraresi del primo Novecento, Ferrara, 1995, volume a cui si fa riferimento anche per le altre 150

notizie fin qui riportate 41 Cfr. “Corriere Padano” del 29 Gennaio 1930, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA. L’elaborato progettuale di Adamo Boari, realizzato poco prima della sua morte, è oggi conservato presso la Biblioteca Comunale Ariostea, Dono Boari, busta 3, fasc. 18; cfr. L. Scardino, Padi Unda: i fratelli Boari e le arti applicate, in A. Farinelli Toselli e L. Scardino (a cura di), Adamo e Sesto Boari Architetti ferraresi del primo Novecento, Ferrara, 1995, p. 75, e nota 42 42 Oltre ai giornali già citati, cfr. G. Medri, Ferrara brevemente illustrata nei suoi principali monumenti, Ferrara, Lunghini e Bianchini, 1933, p. 132; M. Peron e Giacomo Savioli (a cura di), Ferrara Disegnata. Riflessioni per una mostra, Ferrara, 1986, p. 81, 102, schede di A. Farinelli Toselli 43 Il provvedimento del Podestà è conservato in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Fondi Comunali, Patrimonio XX secolo, b. 8, fasc. 3 44 Alcune copie degli elaborati progettuali datati 1929 a firma di Carlo Savonuzzi e del disegnatore Enrico Alessandri sono conservate in ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI FERRARA, Sezione Cartografica, cartella 1/L, in particolare i nn. 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71 45 Cfr. G. Medri, Ferrara brevemente illustrata, cit., p. 132; “Corriere Padano” del 29 Gennaio 1930, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA 46 Cfr. L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, cit., p. 121 47 Per questa parte cfr. i vari articoli pubblicati sul “Corriere Padano” il 29 Gennaio 1930 ed il 16, 27, 28, 29 Ottobre 1932, in BIBLIOTECA COMUNALE ARIOSTEA; G. Medri, Ferrara brevemente illustrata nei suoi principali monumenti, cit., p. 132; M. Peron, Il Serbatoio, in La Fortezza del Papa, Ferrara 1598-1859, Ferrara, 1990, pp. 159-160; M. Peron, Archivio Storico del Comune, 1890-1950, cit., pp. 75-76; F. Scafuri, Le Mura di Ferrara. Un itinerario attorno alla città tra storia ed architettura militare, in M.R. Di Fabio (a cura di), Le Mura di Ferrara. Storia di un restauro, Argelato, 2003, pp. 64-66 48 Cfr. Sei Anni di Attività. Aprile 1945/Dicembre 1951, in “Bollettino Statistico del Comune di Ferrara”, 1951, pp. 61-63; M. Peron, Archivio Storico del Comune, 1890-1950, cit., pp. 7677 49 SETTORE OPERE PUBBLICHE DEL COMUNE DI FERRARA, Archivio Fabbricati, b. “Serbatoio dell’Acquedotto di piazza XXIV Maggio”, fasc. 1

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Gianluigi Magoni

Progettisti non ferraresi nei periodi Ina-Casa e Gescal

A distanza di oltre trent’anni dalla fine del cosiddetto periodo Gescal, viene da chiedersi cosa sia rimasto di quell’esperienza. E’ difficile rispondere: chi ha vissuto quel periodo ne conserva sicuramente la memoria, è tuttavia probabile che non riesca a trasmettere alle generazioni più giovani lo spirito di quella vicenda. Quasi tutti hanno sentito parlare di Ina-Casa e di Gescal, ma il significato di quelle sigle e ciò che hanno rappresentato nella esperienza professionale di chi ha vissuto il “dopoguerra” appartengono a un ricordo che con il tempo si va facendo sempre più lontano e sfocato. E’ superfluo ricordare che nel 1945 tutte le città presentavano vaste distruzioni; la drammatica penuria di alloggi obbligava molte famiglie a sistemazioni di fortuna mentre l’inflazione stava distruggendo i risparmi accumulati negli anni precedenti. Uno dei primi problemi del dopoguerra fu di dare una casa al maggior numero possibile di famiglie: un problema quantitativo, all’inizio. L’attività edilizia riprese prima lentamente, poi convulsamente, per opera - spesso - di speculatori improvvisati e senza scrupoli; i materiali erano quasi sempre di cattiva qualità (in realtà era difficile trovarne di buoni), le caratteristiche tipologiche degli edifici d’abitazione erano banali. I comuni, il Genio civile, l’Istituto per le case popolari cercarono di dare una risposta alla fame di abitazioni, ma i mezzi di cui disponevano erano poca cosa rispetto alle esigenze. Occorrevano energici provvedimenti legislativi. I due più importanti furono: la legge n. 408 del 1949 e, dello stesso periodo, il Piano per l’occupazione operaia promosso da Amintore Fanfani, meglio noto come Piano Ina-Casa. La legge n. 408 si rivolgeva a tutte le iniziative di edilizia abitativa (purché non di lusso) con agevolazioni creditizie e tributarie; ne beneficiarono specialmente le cooperative edilizie di abitazione e vide impegnati, in prevalenza, professionisti locali. Diverso il discorso per il Piano Ina-Casa. Inizialmente era nato per fare case allo scopo di creare posti di lavoro onde alleviare la disoccupazione, ma non tardò a rivelarsi una grande macchina edilizia capace di mettere in moto interessi non solo economici e sociali, ma anche culturali.

Il punto di forza del Piano era l’autonomia finanziaria; non dipendeva dal bilancio dello Stato, ma veniva finanziato mediante i contributi forniti dai datori di lavori e prelevati dalle buste paga dei lavoratori: i famosi (o famigerati) contributi Ina-Casa poi divenuti contributi Gescal, che continuarono ad essere riscossi anche quando la Gescal non esisteva più. Seppure attraverso iniziali incertezze si venne a configurare per la prima volta in Italia qualcosa che somigliava a un “sistema edilizio”: mezzi finanziari propri, un organismo di gestione non vincolato al bilancio dello Stato, una propria normativa interna, forme di decentramento operativo e - finalmente - un proprio “albo” di progettisti di fiducia, rigorosamente liberi professionisti, selezionati mediante un concorso che veniva bandito periodicamente. L’attività Ina-Casa si svolse nell’arco di due periodi settennali (1949-55 e 1956-62), caratterizzati da un progressivo interesse per il miglioramento della qualità edilizia: da una prima fase che vedeva prevalenti gli obiettivi quantitativi si passò a quella successiva in cui maggiore attenzione era dedicata alla razionalità dell’uso degli spazi e ai problemi della durata e della manutenibilità, pur nei limiti di parametri di spesa piuttosto ristretti. I programmi costruttivi dell’Ina-Casa - specie quelli del primo periodo - trovarono alquanto impreparato l’ambiente professionale ferrarese: infatti in quegli anni era in corso un processo di avvicendamento generazionale che vedeva i migliori nomi dei decenni precedenti (p. es. Savonuzzi e Gandini) ormai tagliati fuori per motivi di età, mentre le nuove leve non avevano ancora avuto il tempo di affermarsi; a ciò si aggiunga il fatto che - come si detto - gli incarichi di progettazione erano riservati ai liberi professionisti.

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Il primo periodo Ina-Casa Questo lungo preambolo è sembrato necessario per spiegare ciò che salta immediatamente agli occhi e cioè che la maggior parte degli incarichi di progettazione Ina-Casa è stata svolta da professionisti non ferraresi. Senza perdersi nella miriade di incarichi minori per singole cooperative o singoli gruppi aziendali, conviene soffermarsi sugli interventi che hanno determinato il nuovo volto di Ferrara del dopoguerra. Nel 1945 vi erano ancora vaste aree inedificate all’interno delle mura: una era la zona ex-Fortezza (o exPiazza d’armi) compresa fra il monumentale acquedotto, lo stadio della Spal e le mura di sud-ovest. In origine, tutta l’area dell’ex-Fortezza a partire da viale Cavour e corso Isonzo era soggetta alle previsioni urbanistiche del cosiddetto Piano Contini; con lo scoppio della guerra, quando l’attuazione del Piano venne interrotta, l’edilizia realizzata fino a quel momento era rappresentata in prevalenza da edifici d’abitazione dell’Istituto per le case popolari e di altri enti edilizi (ben riconoscibili) e da villette signorili. Nel dopoguerra, il disegno urbano di Ciro Contini venne ritenuto non più consono alle mutate esigenze; al suo posto fu approntato un piano di urbanizzazione e la vasta area compresa fra le (allora) nuove strade via Paolo Quinto e viale Quattro Novembre risultò riservata gli insediamenti Ina-Casa. Qui sono da segnalare due importanti complessi: quello che si colloca all’estremità nord dell’isolato, opera di Orlando Veronese con la partecipazione di Terenzio Poletto e di Luigi Vignali, bolognese; l’altro che si attesta all’estremità sud-est e si affaccia su viale Quattro Novembre, opera della coppia romana Mario Paniconi e Giulio Pediconi. Più attento agli stilemi e ai materiali locali il gruppo Veronese, che si inserisce con maggiore naturalezza nel contesto; rivolto invece alla ricerca di nuove soluzioni, con un interessante corpo a denti di sega, il progetto di Paniconi e Pediconi, che però non tiene conto compiutamente del clima e delle abitudini locali, come si vede dalle brutte vetrate applicate dagli assegnatari alle logge. Fra i due complessi testé citati si inserisce un garbatissimo edificio di spiccato gusto razionalista, che potrebbe essere attribuito ad Adalberto Libera e in realtà è opera dei veneti Giuseppe e Luciano Zambon, quest’ultimo ancora studente di architettura. Una seconda vasta area ancora inedificata nel 1945 era quella cosiddetta degli Orti di Arianuova, compresa appunto fra la strada che porta questo nome e le Mura nord. Fino agli anni precedenti la guerra, la zona inedificata si estendeva anche agli orti compresi fra via Bagaro, corso 152

Porta Po e l’attuale viale Belvedere e anche in questo caso il Piano Contini aveva formulato le sue previsioni. Fra il 1939 e il ’42 vennero realizzati i Fornici di Porta Catena e furono lottizzate le aree intorno all’attuale via Primo Maggio: in queste, su progetto di Giorgio Gandini, l’Istituto per le case popolari costruì una serie di villette molto dignitose, di spiccato gusto “anni trenta”, di cui solo poche si sono salvate dai bombardamenti. La zona più cospicua, quella che si sviluppa a nord di via Santa Caterina da Siena, venne riprogettata secondo un disegno diverso da quello del Contini e tutta l’area estendentesi oltre il viale Venticinque Aprile fu destinata a insediamenti Ina-Casa. Si ha la sensazione che i progetti abbiano avvertito il richiamo dei colori ferraresi e la vicinanza delle Mura, cosa che non si può dire degli edifici costruiti sul lato sud di viale Venticinque Aprile. Composti ed equilibrati gli edifici di maggiori dimensioni, opera di Gaetano Minnucci, noto per essere stato fra i promotori del movimento razionalista a Roma; più ricche di suggestione le case a schiera progettate dal bolognese Francesco Santini e da Giovanni Michelucci. Per inciso va ricordato che in quegli anni Michelucci era impegnato nello studio del PRG del comune di Ferrara e nella progettazione del Mercato coperto di via Boccacanale di S. Stefano. Il secondo periodo Ina-Casa Nel suo primo settennio di attività l’Ina-Casa, a Ferrara, aveva insediato i suoi programmi significativi all’interno delle mura. Esaurite le possibilità edificatorie del centro storico, per interventi di questo tipo, fu necessario reperire nuove aree in periferia. La zona che in quel momento sembrò prestarsi maggiormente fu il Barco, ossia il vasto comprensorio racchiuso fra via Padova, la ferrovia, la città e l’abitato di Pontelagoscuro. Le aree non erano molto appetite, data la vicinanza della zona industriale e l’ubicazione considerata eccessivamente periferica; ma giocava a favore del Barco il fatto che si trattava di aree già acquisite dall’Istituto per le case popolari e da altri enti a prezzi di notevole convenienza. Avere le aree pronte era condizione fondamentale per il successo di un programma costruttivo. Le prime case per operai risalivano intorno al 1940, ma di queste rimase ben poco a causa delle distruzioni belliche. Nel dopoguerra, il fatto di avere le aree disponibili richiamò vari operatori per l’attuazione di programmi dettati dall’emergenza: IACP, Comune, Genio civile, UNRRA-Casas, enti di assistenza. In particolare è da registrare un importante insediamento di case

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a schiera realizzato dalla Società Montecatini per i propri dipendenti, ma merita soprattutto di essere ricordato il gruppo di abitazioni per dirigenti della stessa Società localizzato sulla cosiddetta “curva del Doro”, in via Padova, opera di Ezio Sgrelli, architetto di fiducia del gruppo. Si tratta di uno dei progetti più significativi di quel periodo, notevole per l’equilibrio delle linee, l’eleganza delle soluzioni, l’attitudine ad inserirsi con naturalezza nel contesto, l’impiego sapiente dei materiali. L’Ina-Casa, secondo settennio, localizzò il suo intervento più importante nel tratto del quartiere Barco in cui arriva la strada proveniente da via Canapa che, superando la ferrovia, si collega poi con la Statale. Coordinatore e autore del progetto urbanistico era Pier Luigi Giordani, bolognese, già noto per vari interventi realizzati per conto dell’Ente Delta Padano, fra cui il Villaggio di Santa Giustina nella zona della bonifica di Mesola. Successivamente Giordani progettò la Chiesa dell’Immacolata Concezione, in via Venticinque Aprile e il Centro operativo ortofrutticolo a Chiesuol del Fosso. Al Barco, Giordani si preoccupa di rendere vivibile e gradevole un quartiere che fino a quel momento era stato avvilito da un tracciato viario barbaro e da edilizia meschina nonché scadente. Oltre che dell’impianto urbanistico, Giordani si era riservata la progettazione di un lotto, sfoderando una notevole serie di soluzioni tipologiche e morfologiche interessanti: edifici a piani sfalsati, effetti decorativi ottenuti con il gioco dei mattoni, impiego espressivo del verde di contorno. I rimanenti lotti vennero affidati ad altri progettisti, fra cui riesco a ricordare solo Silvano Casini: progettazione tutta di elevata qualità, ma in pochi casi all’altezza della estrosità del capogruppo. Di quel periodo ricordo due altri nomi di prestigio, che hanno prestato la loro opera per l’Ina-Casa: Ignazio Gardella e Angelo Mangiarotti. A Gardella venne affidata la progettazione di un piccolo quartiere a Cento: un progetto compostissimo, giocato su dettagli poco appariscenti ma di grande raffinatezza. Angelo Mangiarotti, nel cui gruppo figurava anche Carlo Bassi, ebbe invece l’incarico di progettare una serie di case ad Argenta e in altre frazioni del comune. In queste case è evidente lo sforzo di uscire da certi schemi ripetitivi, anche formali, e di interpretare la vita abitativa con grande attenzione alle esigenze ed ai comportamenti dei fruitori.

Il decennio Gescal L’attività Ina-Casa aveva manifestato due limiti: primo, una non perfetta congruenza fra ideazione formale e tipologica, soluzioni tecnologiche e capacità delle strutture imprenditoriali; secondo, una frequente incomprensione da parte degli utenti, riluttanti ad accettare forme di autodisciplina. A ciò si aggiunga il rapido invecchiamento di certe scelte. Per esempio: caldaiette dell’impianto termico funzionanti a carbone; insufficienti coibentazioni termiche e diffusa abitudine, per gli utenti, di porre doppi vetri alle finestre; mancanza di autorimesse. Un salto di qualità si ebbe con il subentrare della Gescal, che nel 1963 prese il posto dell’Ina-Casa. Visti dall’esterno i due enti non sembravano molto diversi tra loro; differente era invece l’impostazione data dalla Gescal alla progettazione. I progettisti si trovarono a dover rispettare un pacchetto di norme tecniche che dovevano garantire il loro corretto comportamento. Le norme erano fatte molto bene e rappresentavano il meglio possibile in quel momento; molti lamentavano di sentirsi stretti da lacci e laccioli, tali da impedire loro di esprimersi con libertà. L’esperienza dimostrò che i professionisti bravi sapevano destreggiarsi senza difficoltà, semplicemente per il fatto che le norme Gescal insegnavano solo quello che ogni buon progettista doveva sapere ed era abituato a fare, senza bisogno che altri lo imponesse. Sono convinto che le norme Gescal non condizionassero minimamente i bravi progettisti: la prova la forniscono i due interventi realizzati dall’IACP per conto della Gescal nel quartiere di viale Krasnodar. Due lotti piuttosto grossi, perché la Gescal era orientata a concentrare gli interventi, talmente diversi che si fatica a credere che derivino dallo stesso contesto normativo: 129 alloggi in due stecconi bassi su cui si innalzano robuste torri, progettista Alfredo Lambertucci, con la partecipazione di Giulio Zappaterra, Silvano Casini, Giampaolo Sarti e Giuliano Mezzadri; 63 alloggi con corpi a gradoni, progettisti Orlando Veronese e Giulio Zappaterra. Lambertucci si era fatto conoscere, a Ferrara, nel 1962, quando aveva vinto il concorso bandito dall’IACP per un complesso edilizio fra corso Isonzo e viale Vittorio Veneto. Si tratta di un complesso importante, forse il più interessante realizzato a Ferrara fra gli anni Sessanta e Settanta. Quello che colpisce in Lambertucci è la capacità di interpretare lo spazio che poi occuperà, il rigore con cui definisce l’assetto complessivo del progetto e la coerenza con cui risolve ogni problema dimensionale, morfologico e distributivo, coerenza che si riflette anche nelle scansioni dei 153


prospetti e nelle scelte tecnologiche. Queste caratteristiche si riscontrano puntualmente anche nell’intervento di viale Krasnodar, in cui sono presenti alloggi duplex con caratteristiche decisamente innovative. Meno rigoroso, ma pezzo di grande bravura il complesso a gradoni di Veronese e Zappaterra, che esprime una particolare attenzione alle propensioni abitative degli utenti. Vi sarebbe ancora qualcosa da dire sul dopo-Gescal, rimanendo sempre nel campo dell’edilizia residenziale pubblica o semipubblica, per opere di progettisti non ferraresi, ma penso di limitare la citazione all’essenziale. Un nome non può essere dimenticato, quello di Vieri Quilici, autore di moltissimi edifici realizzati per conto della cooperazione di abitazione (anche insieme con Bernardo Bernardi), edifici che hanno segnato un’epoca e hanno conferito una fisionomia inconfondibile al quartiere Foro Boario. Così pure non può essere dimenticato Carlo Melograni, affermatosi a Ferrara negli anni Settanta con il progetto per la nuova sede del Liceo classico; più di recente, per conto dell’IACP, insieme con Alfredo Lambertucci (nel frattempo scomparso) ha affrontato il problema della riqualificazione urbanistica e architettonica della parte più degradata del quartiere Barco, con un progetto di alta qualità contenente spunti decisamente innovativi. Per vari motivi non mi è stato possibile consultare archivi, per cui quanto ho riferito deriva quasi esclusivamente da ricordi personali; mi è stato tuttavia molto utile il riscontro con le notizie riportate in Itinerari di Ferrara moderna di Lucio Scardino, che qui ringrazio.

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Archivi pubblici e Archivi privati

ARCHIVI PUBBLICI Archivio di Stato di Ferrara corso Giovecca 146, Ferrara

Raccolta Pocaterra - Ing. Luigi Mazzoni Buste n. 17 (1937-1952) Raccolta di perizie eseguite dagli Ing. Laderchi, Sani, Gustavo Borsetti (XIX sec.), Luigi Borsetti e Luigi Mazzoni (XX sec.) Si tratta di perizie giurate, indirizzate a vari Istituti bancari, allo scopo di ottenere mutui o finanziamenti per lavori di ristrutturazione; in taluni casi, le stime vengono eseguite a seguito di frazionamenti o di cambiamenti nell’intestazione della proprietà. Le perizie sono scritte e prive di disegni e planimetrie. Il materiale non è inventariato e, pertanto, al momento non è consultabile.

Archivio Ingegneri Fabretti Buste n. 60 (1806-1910) Raccolta di perizie eseguite dagli Ing. Fabretti su edifici e appezzamenti di terreni in Ferrara e provincia. Si tratta di stime eseguite a seguito di frazionamenti o passaggi di proprietà, allo scopo di conoscere il valore del bene compravenduto.

Archivio Storico Comunale di Ferrara via Gioco del Pallone, Ferrara

Sezione “Cartografica”1 Conserva oltre 10.000 disegni, intendendo con tale termine elaborati grafici di diversa natura e rilevanza. L’arco cronologico coperto dalla Sezione Sezione Cartografica, che presenta lacune per taluni periodi storici della vita cittadina (ad esempio sono scarsamente documentati interventi architettonici relativi ai primi decenni dell’Ottocento, ad esclusione del rifacimento del Palazzo della Ragione di Giovanni Tosi, 1831-1840 ca., e dei progetti di adattamento della Certosa a Cimitero pubblico di Ferdinando Canonici, 1813-1850 ca.), va dagli ultimi

anni del Settecento per giungere al Piano di Ricostruzione, attivato a seguito delle distruzioni belliche dell’ultimo conflitto mondiale che colpirono Ferrara in misura superiore al 40% dei suoi fabbricati, al contemporaneo Piano Regolatore reso applicativo solo nel 1958 e usualmente chiamato “Piano Michelucci” dal nome del suo consulente principale. Il corpus documentario è suddiviso a seconda delle diverse tipologie edilizie (privilegiando sempre la prima destinazione d’uso dell’immobile) e ciascuna di esse venne identificata con una lettera dell’alfabeto (con la “A” sono ad esempio raggruppati gli elaborati grafici relativi ai palazzi e alle case, con la “B” le chiese e i conventi e così di seguito...), secondo l’ordine prestabilito da una particolare tabella studiata ad hoc al momento di procedere alla schedatura. All’interno di ciascuna tipologia é stato attribuito un numero progressivo ad ogni singolo pezzo con l’indicazione della relativa cartella mediante un apposito timbro. I pezzi, generalmente privi della data di esecuzione e della firma dell’autore, sono in massima parte frutto di elaborazione degli Ingegneri Capo, degli Architetti e Disegnatori dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ferrara o di consulenti esterni che parteciparono alla stesura di specifici progetti: sono in tal modo documentabili alcuni momenti dell’attività professionale, per ricordarne solo alcuni tra i più rappresentativi e coinvolti, di: Giovanni Tosi, Angelo Borsari, Ferdinando Canonici, Enrico Deliliers, Giacomo Duprà, Ciro Contini, Florestano Di Fausto, Cesare Selvelli, Enrico Alessandri, Carlo e Girolamo Savonuzzi. In genere, il loro campo di intervento è stato talmente globale, che li troviamo impegnati, contemporaneamente, ad occuparsi delle più diverse problematiche di valenza sociale interessanti la vita cittadina del loro periodo: si spazia dalla sistemazione della rete fognaria, al tombamento del Canal Panfilio, all’apertura delle Porte nella cinta muraria..., alla costruzione, ristrutturazione o rifacimento di edifici di fruizione pubblica (cimiteri - ricca é la documentazione sulla Certosa -, Palazzo della Ragione, scuole, Acquedotto, Palazzo delle Poste, sistemazione del verde pubblico, Palazzo Comunale, case popolari...), ad interventi settoriali o generali di pianificazione urbanistica: Piani Contini e Selvelli per il Rione Giardino, Piano Regolatore Generale di Contini, sventramenti (termine quanto 155


mai truculento, ma in sintonia coi tempi) dei quartieri S. Romano e S. Anna, costruzione del nuovo quartiere residenziale di via Arianuova, Piano di Ricostruzione di Pontelagoscuro e città, primo Piano Regolatore del dopoguerra. Altro materiale si può trovare nei seguenti fondi2: Repertorio del XX secolo Sezione “Strade – Fabbricati – Ornato” Buste: dalla n. 18 alla n. 25; Busta n. 71 Repertorio del XX secolo Sezione “Strade di città” Busta n. 26 Repertorio del XX secolo Sezione “Piazze e giardini pubblici” Buste: dalla n. 35 alla n. 45 Repertorio del XX secolo Sezione “Risanamento di San Romano” Buste: dalla n. 43bis alla n. 43ter; dalla n. 77 alla n. 85; Busta n. 87 Repertorio del XX secolo Sezione “Miscellanea” (Lavori post bellici) Buste: dalla n. 68 alla n. 69; Busta n. 76

Archivio di Deposito Comunale di Ferrara Residenza Municipale, Ferrara

Sezione “Strade – Fabbricati – Ornato” (dal 1957 ad oggi) [Presso l’Archivio Storico Comunale di Ferrara, sono conservati i documenti relativi agli anni 1951 – 1956] Conserva le pratiche edilizie presentate al Comune di Ferrara: ciascuna di esse contiene i fogli per la richiesta di concessione, gli elaborati grafici, le autorizzazioni con le prescrizioni date dall’Ufficio tecnico comunale, la documentazione fotografica, i documenti per la richiesta dell’abitabilità. Gli atti sono reperibili solo attraverso il numero del Protocollo generale e l’anno di presentazione della domanda autorizzativa oppure attraverso il nome del proprietario o dell’Impresa che ha effettuato i lavori concessionati. Relativamente agli edifici privati e solo per gli anni compresi dal 1958 al 1987, sono state compilate schede contenti la sintesi dei dati che individuano la concessione: in esse è indicato anche il nome del progettista che ha presentato la pratica edilizia.

Sezione “Censo – Tasse – Fabbricati” (dal 1957 ad oggi) Contiene la documentazione relativa all’inizio ed alla chiusura lavori delle pratiche edilizie presentate al Comune di Ferrara.

Sezione “Sanità – Cimiteri” Repertorio del XX secolo Sezione “Lavori in edifici appartenenti al Comune” Buste: dalla n. 73 alla n. 74

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(dal 1917 ad oggi) Contiene i provvedimenti inerenti le norme igieniche nei luoghi pubblici e la documentazione relativa a lavori eseguiti nei Cimiteri del Comune di Ferrara.

Repertorio del XX secolo Sezione “Case popolari” Busta n. 75; Busta n. 86

Sezione “Censo – Tasse – Esercizi commerciali”

Repertorio del XX secolo Sezione “Ricostruzioni di Pontelagoscuro” Buste: dalla n. 88 alla n. 89

Sezione “Arti – Professioni”

Repertorio del XX secolo Sezione “Ricostruzioni di Ferrara” Buste: dalla n. 90 alla n. 92

Sezione “Docce – Illuminazione”

(dal 1957 ad oggi) Contiene la documentazione inerenti gli esercizi commerciali.

(1957 fino ad oggi) Contiene la documentazione inerenti i laboratori artigianali.

(dal 1957 ad oggi) Contiene la documentazione inerenti la pubblica illuminazione e la fognatura comunale.

Ricerca sugli Archivi degli Architetti e Ingegneri del Novecento a Ferrara


Sezione “Magistrati”

Archivio della Ferrariae Decus

(dal 1957 ad oggi) Contiene i provvedimenti relativi ad inservienti ed impiegati

via Kennedy John Fitzgerald 3, Ferrara

Sezione “Edifici” Sezione “Centro storico” del Comune di Ferrara Residenza Municipale, Ferrara

Archivio Bottoni (primi anni ‘60) Si tratta di una raccolta fotografica, eseguita dall’Arch. Piero Bottoni all’inizio degli anni ’60, allo scopo di documentare tutte le facciate del centro storico di Ferrara: per ogni strada, le foto dei prospetti sono stati distinti per lato viario.

Biblioteca Comune Ariostea di Ferrara via Scienze 17, Ferrara

Archivio Adamo Boari (Fine ‘800-primi ‘900) Si tratta di una parte dell’archivio privato rimasto in possesso della famiglia, dopo la cessione, nel 1984, alla Sezione dell’Archivio di Stato Nazionale presso il Palazzo delle belli Arti di Città del Messico, dei documenti relativi a tale progetto. Il materiale, donato dalla figlia Manuela Boari, contiene documenti eterogeni: carte, disegni, fotografie, lettere e stampe. La documentazione è suddivisa in 4 Buste: Busta n. 1 – Periodo americano Busta n. 2 – Periodo romano Busta n. 3 – Ferrara Busta n. 4 – Miscellanea Corredano questo archivio, alcune lettere, conservate nel “Fondo Agnelli”, che Adamo Boari scrive a Giuseppe Agnelli, direttore della Biblioteca Ariostea, tra il 1906 ed il 1925. Il “Catalogo del dono Boari” è pubblicato in: Lucio Scardino (a cura di), Adamo e Sesto Boari. Architetti ferraresi del primo Novecento, Liberty House, Ferrara, 1995, pp. 119-150.

(da fine ‘800 ad oggi) Conserva documenti di vario tipo (disegni, articoli di giornale, lettere, relazioni storiche, ...) inerenti numerosi edifici di Ferrara e provincia. In particolare, per quanto attiene a edifici del Novecento, si ha: Fasc. 169/B – Palazzo della Ragione nuovo, piazza Trento Trieste Fasc. 207 – Banca d’Italia, via Ercole d’Este n. 12 Fasc. 236 – Palazzo INA, Largo Castello Fasc. 238 – Palazzo delle Poste, viale Cavour Fasc. 239 – Ospedale, corso Giovecca n. 203 Fasc. 270 – Prospettiva, corso Giovecca Fasc. 581 – Palestra, piazza Verdi n. 76/78 Fasc. 864 – Casa del Fascio, corso Giovecca Fasc. 868 – Albergo Europa, corso Giovecca

Sezione “Miscellanea” (da fine ‘800 ad oggi) Conserva documenti di vario tipo (disegni, articoli di giornale, lettere, relazioni storiche, ...) su argomenti di varia natura. In particolare, per quanto attiene la presente ricerca, si ha: Fasc. 271 – Teatro “Verdi” Fasc. 273 – Teatro “Nuovo” Fasc. 294 – Istituto musicale “Frescobaldi” Fasc. 304 – Museo di storia naturale Fasc. 308 – Galleria d’arte moderna Fasc. 310 – Nuove costruzioni in città Fasc. 325 – Piano Regolatore Generale Fasc. 326 – Piano Regolatore di San Romano Fasc. 402 e 473 – Opere pubbliche moderne Fasc. 486 – Casa del Fascio

Sezione “Fotografica”3 Centro etnografico ferrarese via Piero Gobetti 5, Ferrara Conserva circa 80.000 foto di edifici localizzati a Ferrara e provincia, archiviati per località e tipologia.

(prima metà del ‘900) Cospicuo Archivio che testimonia l’impegno e l’attività svolta dall’Associazione nel corso di un secolo dalla sua fondazione. Tra il materiale conservato relativo ai monumenti danneggiati dai bombardamenti aerei4, si segnalano le fotografie degli esterni dei seguenti edifici: 1) Chiesa di S. Benedetto; 2) Chiesa della Certosa; 3) Cattedrale; 157


4) Chiostrino di S. Romano; 5) Chiesa dei Teatini; 6) Palazzo Roverella, corso Giovecca, 47; 7) Ex chiesa di S. Guglielmo, via Palestro; 8) Palazzo del Monte di Pietà, via Alberto Lollio; 9) Palazzo Strozzi, piazza Sacrati; 10) Palazzo Saracco, via Bersaglieri del Po; 11) Palazzo Fiaschi, via Garibaldi, 112 [edificio non più esistente]; 12) Palazzo Micheli, via Garibaldi, 149 [edificio non più esistente]; 13) Casa di Alberto Lollio, via Garibaldi, 102 [foto smarrita]; 14) Casa di Via Garibaldi, 110 [foto smarrita]; 15) Ex chiesa di S. Croce, Via Vegri, 40 e via Quaglia; 16) Casa Cini, via Centoversuri; 17) Casa Cicognara, via S. Stefano, 14 [foto smarrita]; 18) Casa di via Spadari, 29 [foto smarrita]; 19) Casa dell’Ariosto, via Ariosto [foto smarrita]; 20) Porta Catena [foto smarrita]; 21) Chiesa di S. Maria della Rosa, via Armari; 22) Chiesetta di S. Orsola, via Alberto Lollio. 21) Chiesa di S. Leonardo, piazzetta Combattenti.

Note Marica Peron, La sezione cartografica dell’Archivio Storico Comunale. Breve guida alla consultazione, in “Ferrara. Storia, Beni culturali e Ambiente”, n. 3, maggio-giugno 1996, pp. 64-67. Per una sintetica descrizione di questa Sezione archivistica, si riporta, adattandolo alle esigenze, quanto scritto dalla Dott.ssa Marica Peron, intendendo in tal modo renderle un doveroso ringraziamento. 2 A causa della temporanea chiusura dell’Archivio Storico Comunale, per il suo trasferimento in altra sede, non è stato possibile una ricognizione più puntuale delle Sezioni archivistiche sotto segnate. 3 Ferrariae Decus, Ferrara: danni di guerra. 50 fotografie dall’Archivio della “Ferrariae Decus”, Liberty House, Ferrara, 1995, pp. non num. Per una sintetica descrizione di questa Sezione archivistica, si riporta, adattandolo alle esigenze, quanto scritto da Giorgio Franceschini nella Prefazione al catalogo sopraccitato. 4 All’Archivio della Ferrariae Decus, appartiene anche una relazione che il Prof. Gualtiero Medri eseguì nel 1945 per accertare i danni subiti a venti chiese della città. 1

Angiolo Mazzoni, Palazzo delle Poste e Telegrafi, 1927-29 (Archivio Leopoldo Santini).

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ARCHIVI PRIVATI Archivio Leopoldo Santini Si tratta di una raccolta miscellanea di fotografie, databili dai primi anni del Novecento fino agli anni ’50 circa, raffiguranti palazzi e scorci di Ferrara e provincia. Per quanto attiene: Enrico Alessandri, Luigi Barbantini, Giovanni Biondini, Adamo e Sesto Boari, Giovanni Boicelli, Luigi Boldini, Angelo Borsari, Ciro Contini, Enrico Deliliers, Giacomo Duprà, Faust Finzi, Adolfo Magrini, Carlo e Girolamo Savonuzzi, Enrico Scanavini, Cesare Selvelli, Giovanni Tosi, Pietro Zeni, si rinvia a quanto riportato nelle schede contenute in: Marica Peron, Giacomo Savioli (a cura di), Ferrara disegnata. Riflessioni per una mostra, Arstudio C, Ferrara, 1986, pp. 80-108. Per quanto attiene: Luigi Barbantini, Umberto Baruzzi, Carlo Bassi, Bernardo Bernardi, Adamo e Sesto Boari, Achille Bonora, Venceslao Borzani, Gino Bresciani, Gian Carlo Capra, Giuseppe Castagnoli, Ciro Contini, Giacomo Diegoli, Giacomo Duprà, Giorgio Gandini, Giuliano Giulianelli, Carlo Luppis, Vittorio Mastellani, Antonio Mazza, Giancarlo Martinoni, Vittorio Mastellari, Antonio Mazza, Agenore Pezzi, Vieri Quilici, Giovanni Rizzoni, Gian Paolo Sarti, Carlo e Girolamo Savonuzzi, Vittorio Scabbia, Giuseppe Stefani, Orlando Veronese, Giulio Zappaterra, si rinvia a quanto riportato nelle schede contenute in: L. Scardino, Itinerari di Ferrara Moderna, Alinea editrice, Firenze, 1995, pp. 217-233. Per quanto attiene ai relativi archivi: Architetto Carlo Bassi - Architetto Goffredo Boschetti Gli Archivi dello studio degli architetti Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, aperto a Milano dal 1950 al 1999, sono depositati: per quanto attiene ai progetti presso la casa di Goffredo Boschetti, questi si trovano a Pilastri di Bondeno in via Dolci. Per quanto attiene l’opera prima, la Galleria d’Arte moderna di Torino, i documenti sono presso gli archivi della galleria stessa. Per quanto riguarda l’attività di elaborazione e di studio e le opere pubblicate, il materiale si conserva presso l’abitazione-studio di Carlo Bassi a Milano, via dei Grimani 12. Ingegnere Gino Bresciani L’Archivio risulta disperso.

Architetto Mario de Sisti L’Archivio risulta disperso. Ingegnere Giorgio Gandini L’Archivio risulta disperso. Architetto Giuliano Giulianelli L’Archivio è conservato presso l’abitazione in corso Porta Po. Ingegnere Vittorio Mastellari L’Archivio risulta disperso. Architetto Vieri Quilici Ordine Architetti - Provincia di Ferrara, Commissione Cultura (a cura di), Vieri Quilici a Ferrara, 1965-72. Abitazione come progetto urbano, Ferrara, 2000. Ingegnere Serafino Monini (1924-1994) L’Archivio è conservato presso lo studio dell’ingegnere in via Terranova 28 a Ferrara, di cui è attualmente titolare il figlio Ing. Giovanni Monini. L’Archivio contiene documenti, fotografie e disegni relativi alla sua attività nel campo dell’edilizia civile e industriale, delle strutture in metallo e calcestruzzo armato e del restauro. E’ stata recentemente riordinata la parte riguardante gli interventi di restauro effettuati nel periodo 196888. Sono stati catalogati 41 interventi con schede riferite sia alle cartelle con i documenti in esse contenuti che ai lucidi. Ingegnere Gian Paolo Sarti L’Archivio risulta disperso. Ingegnere Carlo Savonuzzi Su interessamento di Leopoldo Santini, l’Archivio è stato donato dalla figlia Gloria alla Facoltà di Architettura di Ferrara (via Quartieri 8, Ferrara) nel 2001: i documenti conservati sono attualmente in corso d’inventariazione e, pertanto, non sono al momento consultabili. Architetto Orlando Veronese L’Archivio è conservato dagli eredi Veronese nell’abitazione di via Boccaleone 40, Ferrara. Architetto Vitale Vitali Lorenzo Bergamini, Francesca Pozzi (a cura di), Vitale Vitali, architetto a Comacchio, 1919-38. Ornamento come valore urbano, Centauro Edizioni Scientifiche, Bologna, 2003.

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