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Editoriale

di Giorgio Bartolomucci

La recente calamità naturale che ha colpito l’isola di Ischia è solo l’ultima di una lunga serie che, oltre al nostro Paese, non ha risparmiato nessun continente Rientra, infatti, nel più generale e drammatico tema della sopravvivenza del nostro pianeta La lotta ai cambiamenti climatici, la salvaguardia delle natura e delle sue risorse, la preoccupazione di lasciare il pianeta in buone condizioni per le generazioni che verranno si scontrano spesso con gli interessi economici che impediscono ai valori dell’etica ambientale di essere accettati e adottati da tutti La diplomazia dei vari Paesi che annualmente s’incontrano nelle grandi e rituali assemblee a tutti note come COP, nostante riaffermino principi e valori eticamente condivisi, stentano a raggiungere l’accordo su un trattato vincolante sul taglio delle emissioni. Le loro azioni politiche portano così a scelte molto diverse in campo ambientale Da anni si accetta il concetto di responsabilità comuni ma differenziate, in base al quale i paesi occidentali ammettono le proprie colpe per la gran parte dell’inquinamento globale, mentre i paesi emergenti, non solo esprimono il desiderio di industrializzarsi ma hanno ancora l’esigenza di garantire l’accesso all’acqua potabile, la diffusione dell’energia elettrica, la creazione di infrastrutture che possano dare alle loro popolazioni la possibilità di sopravvivere e svilupparsi economicamente. È possibile che ciò avvenga senza incrementare le emissioni che stanno accelerando i cambiamenti climatici, la desertificazione di estesi territori e i rischi ambientali? L’equilibrio è tutt’altro che facile, anche perché diversa è la gerarchia di valori che può condurre a una vera salvaguardia del nostro pianeta C’è il rischio, inoltre, che la presenza e l’insorgenza di tanti altri problemi urgenti pongano in secondo piano il problema del cambiamento climatico, ancora percepito come a lungo termine Torniamo allora a Ischia, che oltre alle vite umane ha subito la perdita anche di un’intera stagione turistica Dopo aver rimarcato le responsabilità politiche e amministrative per la cattiva tutela del territorio, e ricordato che in Italia ci sono altre migliaia di località a rischio, perché non si accetta che non sempre le soluzioni possono arrivare dall’alto, e che invece bisogna impegnarsi in prima persona nella lotta al cambiamento climatico, rifiutando la logica dell’abusivismo e dei condoni? Un’etica condivisa che consideri la Terra come un bene comune è ormai irrinunciabile.

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