copertina marzo_doc COPERTINA 05/05/2020 14:28 Pagina 1
Poste Italiane S.p.A. Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n. 46) ar t. 1 comma 1 - DCB - Roma - Anno 23° Marzo - Aprile (n.3) 2020 - Euro 3,10 Contiene I.P.
Dermatologia & Cosmesi
La rivista per mantenerla sana e bella dal 1995
dietologia Dieta chetogenica o dieta proteica?
psoriasi È ubiquitaria ma l’incidenza etnica varia
dermatologia Melasma: una maschera sul viso
fototerapia Uno spettro di lunghezze e danni
podologia Che fare per la pelle del piede diabetico?
chirurgia plastica Lattoferrina post mastectomia
medicina estetica A Catania l’epilazione è personalizzata
tricologia Se il cuoio capelluto è sensibile politica sanitaria Ciò che ci insegna il Covid 19
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doc Editorialeokok_doc Editoriale 02/04/2020 12:44 Pagina 3
Editoriale
M
entre stiamo per stampare questo numero del giornale la situazione epidemiologica di Covid-19 è sempre più drammatica e il nostro pensiero va ai tanti Colleghi medici morti durante il loro servizio svolto con competenza e professionalità, in un’Italia il cui futuro appare molto incerto. La lista si allunga, purtroppo, di giorno in giorno, sono ora 65, mentre sono ben oltre 6.500 gli operatori sanitari contagiati. Abbiamo deciso di onorarli riproducendo qui l’elenco presente sul sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Roberto Stella 22 07 1952 † 11 03 2020 Presidente dell’Ordine dei Medici - Varese, Giuseppe Lanati 24 08 1946 † 12 03 2020 Pneumologo - Como Giuseppe Borghi 19 01 1956 † 13 03 2020 Medico di Medicina Generale - Lodi Raffaele Giura 23 10 1940 † 13 03 2020 Ex primario di Pneumologia - Como Carlo Zavaritt 23 02 1940 † 13 03 2020 Pediatra, psichiatra infantile - Bergamo Gino Fasoli 09 12 1946 † 14 03 2020 Medico di medicina generale - Brescia Luigi Frusciante 13 02 1949 † 15 03 2020 Medico di Medicina Generale - Como Mario Giovita 27 04 1954 † 16 03 2020 Medico di Medicina Generale - Bergamo Luigi Ablondi 05 02 1954 † 16 03 2020 Epidemiologo - Cremona Franco Galli 28 03 1954 † 17 03 2020 Medico di Medicina Generale – Mantova Ivano Vezzulli 27 12 1958 † 17 03 2020 Medico di Medicina Generale - Lodi Massimo Borghese 12 03 1957 † 18 03 2020 Specialista in Otorinolaringoiatria - Napoli Marcello Natali 13 09 1963 † 18 03 2020 Medico di Medicina Generale - Lodi Antonino Buttafuoco 14 06 1953 † 18 03 2020 Medico di Medicina Generale - Bergamo Giuseppe Finzi 21 04 1957 † 19 03 2020 Ematologo - Parma Francesco Foltrani 08 02 1953 † 19 03 2020 Medico di Medicina Generale - Macerata Andrea Carli 02 05 1950 † 19 03 2020 Medico di Medicina Generale - Lodi Bruna Galavotti 03 04 1933 † 19 03 2020 Psichiatra - Bergamo Piero Lucarelli 14 01 1946 † 19 03 2020 Anestesista - Bergamo Vincenzo Leone 23 01 1955 † 21 03 2020 Medico di medicina generale - Bergamo Antonio Buonomo 14 01 1955 † 21 03 2020 Medico legale - Napoli Leonardo Marchi 01 01 1956 † 21 03 2020 Medico infettivologo - Cremona Manfredo Squeri 06 01 1944 † 23 03 2020 Responsabile Medicina - Parma Rosario Lupo 02 10 1955 † 23 03 2020 Medico legale - Bergamo Domenico De Gilio 09 11 1953 † 19 03 2020 Medico di medicina generale - Lecco Calogero Giabbarrasi 28 09 1951 † 24 03 2020 Medico di medicina generale - Caltanissetta Renzo Granata 28 09 1951 † 23 03 2020 Medico di medicina generale - Alessandria Ivano Garzena 07 10 1971 † 23 03 2020 Odontoiatra - Torino Ivan Mauri 30 09 1950 † 24 03 2020 Medico di medicina generale - Lecco Gaetano Autore 12 12 1951 † 25 03 2020 Medico di medicina generale – Napoli Vincenza Amato 22 05 1954 † 24 03 2020 Dirigente Medico Igiene - Bergamo Gabriele Lombardi 20 08 1951 † 18 03 2020 Odontoiatra - Brescia Mario Calonghi 14 03 1965 † 22 03 2020 Odontoiatra - Brescia
Marino Chiodi 30 05 1949 † 22 03 2020 Oculista - Bergamo Carlo Alberto Passera 20 05 1957 † 25 03 2020 Medico di medicina generale - Bergamo Francesco De Francesco 09 03 1938 † 23 03 2020 Pensionato, medico ospedaliero - Bergamo Antonio Maghernino 14 09 1960 † 25 03 2020 Medico di continuità assistenziale - Foggia Flavio Roncoli 08 05 1930 † 03 2020 Medico Pensionato - Bergamo Marco Lera 30 10 1951 † 20 03 2020 Odontoiatra - Lucca Giulio Titta 23 02 1947 † 26 03 2020 Medico di medicina generale - Torino Santino Forzani 15 09 1949 † 25 03 2020 Medico di medicina generale - Novara Benedetto Comotti 06 05 1945 † 26 03 2020 Ematologo – Bergamo Anna Maria Focarete 22 06 1950 † 27 03 2020 Consigliere Provinciale FIMMG - Lecco Dino Pesce 16 01 1946 † 26 03 2020 Medico internista - Genova Giulio Calvi 19 10 1947 † 26 03 2020 Medico di medicina generale - Bergamo Marcello Ugolini 01 05 1949 † 27 03 2020 Pneumologo - Pesaro Urbino Abdel Sattar Airoud 23 06 1945 † 16 03 2020 Medico di medicina generale - Piacenza Giuseppe Maini 24 01 1946 † 12 03 2020 Medico di medicina generale - Piacenza Luigi Rocca 24 12 1926 † 26 03 2020 Pediatra - Piacenza Maurizio Galderisi 31 08 1954 † 27 03 2020 Cardiologo - Napoli Leone Marco Wischkin 23 03 1949 † 27 03 2020 Medico internista - Pesaro Urbino Rosario Vittorio Gentile 26 06 1952 † 22 03 2020 Medico di medicina generale - Cremona Francesco Dall’Antonia 14 02 1938 † 24 03 2020 Ex-primario Chirurgia - Vicenza Abdulghani Taki Makki 20 04 1941 † 24 03 2020 Odontoiatra - Fermo Aurelio Maria Comelli 12 11 1950 † 28 03 2020 Cardiologo - Bergamo Michele Lauriola 09 01 1953 † 28 03 2020 Medico di medicina generale - Bergamo Francesco De Alberti † 28 03 2020 Ex presidente OMCeO - Lecco Mario Luigi Salerno 19 01 1952 † 28 03 2020 Fisiatra – Bari Roberto Mario Lovotti 11 11 1950 † 28 03 2020 Medico di medicina generale – Milano Domenico Bardelli 06 08 1944 † 20 03 2020 Odontoiatra - Lodi Giovanni Francesconi 11 06 1929 † 30 03 2020 Medico di medicina generale - Brescia Valter Tarantini 21 09 1948 † 19 03 2020 Ginecologo - Forlì Cesena Guido Riva 09 06 1941 † 30 03 2020 Medico di medicina generale - Bergamo Gaetana Trimarchi 23 07 1962 † 30 03 2020 Medico di medicina generale - Messina Norman Jones 01 06 1947 † 27 03 2020 Cardiologo - Como Roberto Mileti 04 12 1960 † 30 03 2020 Ginecologo – Roma
Direttore responsabile GIORGIO BARTOLOMUCCI Redazione Giorgio J.J. Bartolomucci Lawrence Bartolomucci Gabrielle Bottenheim Ornello Colandrea Nadia Donghi Giovanni Diana Danilo Panicali Susan Sauver (Washington) Hanno collaborato a questo numero Luiza Bagzhanova, Patrizia Cannazza, Rossano De Cesaris, Maria Gabriella Di Russo, Carlo Romano Grillandini, Sabrina Guzzoletti, Gabriella La Rovere, Marco Marchetti, Raffaele Soccio, Maria Stella Tarico, Alberto Tradati, Reginetta Trenti, Vincenzo Varlaro, Alberto Volponi Fotografi Francesco Francia, Alfredo Mariani, Antonio Maria Monaco, Raffaele Soccio Agenzie fotografiche Illustrated Dermatology Image Bank Progetto grafico Massimiliano Salvoni Impaginazione Isabella Coltré Pubblicità Luciana Lombardi Edith Wiszniewska lapelle.commerciale@yahoo.it Uffici HEADMASTER Via Carlo Botta 17, 00184 Roma Tel. 06 77073275 - Fax 06 77073168 lapelle.commerciale@gmail.com www.lapelle.it Fotolito DB Grafica Srls (Roma) Stampa a cura di FG Servizi di Giulia De Felicis, Roma Registrazione del tribunale di Roma N° 273 del 31/5/1995 La pubblicazione è distribuita esclusivamente a personale medico e sanitario
sommario marzo_Layout 1 24/04/2020 12:07 Pagina 1
Pag. 7
Sommario EMERGENZA
Covid 19 fa molte vittime ma affossa l’economia pagina 4
PSORIASI
La psoriasi è ubiquitaria ma l’incidenza etnica varia Pag. 17
METABOLISMO
Un quiz difficile sull’equilibrio
FOTOPROTEZIONE
STORIA DELLA MEDICINA
EPILAZIONE
A Catania l’epilazione è molto personalizzata pagina 14
TRICOLOGIA
Quando si può parlare di cuoio capelluto sensibile? pagina 17
AZIENDE
Integratori Nutraceutici: un’evoluzione affascinante pagina 41
RICERCA
Cellulite: un’ipotesi anche metabolica pagina 45
CHIRURGIA PLASTICA
Lattoferrina post mastectomia con ricostruzione protesica pagina 48
Qualche chiarimento sull’ambulatorio medico
Tu chiamale se vuoi emulsioni
pagina 20
pagina 50
PODOLOGIA
DERMATOLOGIA
Cosa fare per la pelle del piede diabetico pagina 22
DERMATOLOGIA
Sono tante le cose che mi possono irritare pagina 24
Pag. 60
pagina 33
pagina 37
pagina 11
Pag. 53
Longevità: un mix di salute e benessere
pagina 7
Luce solare: uno spettro di lunghezze e danni
Pag. 30
MEDICINA ESTETICA
ANTIBIOTICI
Terapie intensive e antibioticoresistenze pagina 29
IGIENE
LIBRI
Melasma: una maschera sul viso pagina 53
AZIENDE
Il futuro dell’estetica è nella Crioterapia pagina 56
DIETOTERAPIA
Dieta chetogenica o dieta proteica? pagina 58
CULTURA
Katherine Anne Porter e il ricordo della Spagnola pagina 60
Lavarsi le mani in ufficio fa bene alla salute
Che ci insegna il Covid 19
pagina 30
pagina 63
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COVID 19 fa molte vittime ma affossa l’economia
di Giorgio Bartolomucci
L
’epidemia da COVID-19 sta mettendo alla prova non solo il nostro sistema sanitario, ma anche la nostra classe politica, l’efficienza del governo , non ultimo, il nostro sistema economico e produttivo. È un momento in cui, inutile negarlo, l’Italia intera è in grande difficoltà, e certo non consola che nella stessa situazione si trovino anche molti altri paesi europei ed extraeuropei. Il Coronavirus è stato più volte paragonato alla peste manzoniana, con la differenza, però, che il nostro attuale sviluppo scientifico e medico ci permetterà, in tempi più o meno lunghi, di fronteggiare un virus che si trasmette velocemente ma statisticamente appare poco letale. In molti, in questi giorni, hanno segnala-
to con orgoglio che l’epidemia ci ha fatto riscoprire un senso di comunità e di appartenenza, ritrovando l’unità indispensabile per superare il momento di crisi. Tanti altri hanno scritto e preannunciato che la pandemia in corso produrrà degli effetti e dei cambiamenti duraturi anche sulle nostre vite, e che ne usciremo migliori. Si sente dire che la quarantena forzata e la “reclusione” prolungata di questi giorni stia beneficiando l’ambiente, per la riduzione de-
gli spostamenti di persone e veicoli, e che anche noi rimando a casa stiamo migliorato le nostre relazioni familiari e sociali. Il tempo dirà se tutto questo è vero. Per il momento non possiamo far altro che attendere il drammatico evolvere della situazione epidemiologica di Covid-19 e, al massimo, riflettere su come potremo ripartire con le nostre specifiche attività professionali e imprenditoriali, in una realtà che, a medio-lungo termine, sarà sicuramente più fragile e incerta. È sotto gli occhi di tutti, infatti, che accanto all'emergenza sanitaria c'è quella economica. Le misure di contenimento, per quanto giuste, stanno avendo ripercussioni sugli scambi commerciali e sul movimento delle persone le cui conseguenze dipenderanno anche dalla durata dell'epidemia. Le previsioni, intanto, non sono certo positive. Tutte le attività commerciali sono sotto pressione e i consumi tendono a concentrarsi nei supermercati o on-line su beni di prima necessità. A essere particolarmente colpito è soprattutto il settore del turismo, anche di natura congressuale. Il blocco dei voli e la quarantena estesa a tutta l’Italia, hanno rallentato e reso quasi impossibili gli spostamenti nazionali e internazionali. Ne stanno già risentendo le compagnie che si occupano di trasporto, i tour operator e le agenzie di viaggio, quelle che organizzano i congressi, ma la filiera è enorme perché include gli hotel e le altre attività ricettive, i bar, i ristoranti, i servizi del catering, quelli tecnici e per le traduzioni, ma anche il mondo del duty free, della moda, del lusso, della cultura (musei, teatri, cinema, concerti). I danni dovuti al crollo delle presenze di turisti è al momento incalcolabile. Ma queste sono solo le prime conseguenze a breve perché quelle a lungo termine saranno legate al perdurare della pandemia globale, e avranno ricadute sul sistema economico italiano nel suo complesso, che nessuno è ancora in grado di valutare. Approfondiamo ora un paio di temi che coinvolgono direttamente questa rivista, a partire dalle ricadute che la crisi sta avendo sui medici lavoratori autonomi, colo-
L’emergenza sanitaria che sta provocando una forte crisi economica mette in luce la fragilità del mondo degli autonomi e delle professioni emergenza 4
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ro i quali, in altre parole traggono il proprio sostentamento non da un lavoro dipendente dal SSN, dall’Università o da altre strutture private, ma esclusivamente dall’attività svolta nel proprio studio medico, spesso in affitto e con dipendenti stipendiati. Si parla di interventi governativi, incentivi e sgravi fiscali, contributi e politiche attive a sostegno in primo luogo di imprese e attività produttive, al fine di evitare le conseguenze più negative di una recessione ormai inevitabile, ma è difficile capire quale sarà la maniera più giusta ed efficace utilizzata per individuare i destinatari proprio all’interno del mondo degli autonomi. Sfortunatamente le priorità non saranno fissate solo in base a criteri di urgenza ma soprattutto su pressione dei diversi attori politici e delle categorie con maggiore capacità di influenza. In questa si-
tuazioni di crisi, quindi, non sarebbe strano se i medici autonomi non fossero considerati fra i soggetti più deboli e a rischio, senza più reddito e quindi bisognosi di un supporto economico da parte dello Stato. Per un consolidato pregiudizio è difficile per l’opinione pubblica immaginare che il mondo del lavoro autonomo e delle professioni possa oggi essere investito dalle conseguenze dell’epidemia da coronavirus al pari, se non addirittura più, di altri settori produttivi. Si tratta invece di un settore che rischia di restare senza tutele per il fatto di non disporre della stessa forza di rappresentanza di altre realtà economiche. Passiamo ora a parlare della formazione e dei congressi medici che in Italia valgono alcuni miliardi di euro e impiegano migliaia di lavoratori, direttamente o indirettamente, in enti di formazione, agenzie organizzatrici, centri congressi e aziende. Un comparto che a seguito del blocco delle attività nelle regioni più colpite dal virus ha già pagato un costo molto elevato. Nelle prime settimane dell’epidemia molte Società scientifiche dermatologiche e della Medicina estetica, italiane e straniere, sono state costrette a cancellare tutte le loro attività congressuali, con conseguenti danni dal punto di vista sia della domanda che dell’offerta formativa. Nel solo primo mese di quarantena, e solo per l’Emila Romagna, Lombardia e il Veneto, si stima la perdita di oltre un miliardo e mezzo di euro per le imprese del settore dei congressi e delle fiere di settore, e le cancellazioni sono già arrivate fino a giugno. Nessuno dubita dell’indispensabilità delle misure necessarie per tutelare la salute pubblica ma l’aver cancellato lo svolgimento di centinaia di eventi e congressi ha arrecato un ingente danno economico non solo alle imprese direttamente coinvolte nella loro organizzazione, ma anche alle città e ai territori che avrebbero dovuto ospitarle alla luce dell’indotto generato. Per rimediare a queste perdite non basteranno certamente né le misure fiscali, né gli ammortizzatori sociali o la rimodulazione delle imposte, perché alle enormi ripercussioni economiche si affiancano anche le ricadute in campo scientifico e proprio nel settore della educazione medica. La frase che più si sente? Bisogna resistere e avere fede.
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abbvie psoriasi RIVISTO Giorgio_Layout 1 31/03/2020 21:04 Pagina 4
La psoriasi è ubiquitaria ma ma l’incidenza etnica varia di Francisco Marquez
L
a psoriasi è una patologia infiammatoria cronica che non risparmia nessun paese al mondo. Diversi studi, però, hanno dimostrato che, all’interno delle popolazioni, la prevalenza fosse maggiore fra i bianchi rispetto agli africani, agli asiatici e a i soggetti di origine latino americana. Molti ricercatori, allora, si sono posti il quesito se vi fossero differenze nella predisposizione genetica e nella gravità della psoriasi in base all'etnia di appartenenza. Si stima che la prevalenza sulla popolazione europea sia di circa il 2%. e si ritiene che il nord Europa sia l’area geografica più colpita: in Norvegia il 4,8% della popolazione, in Danimarca il 2,9% in Svezia il 2,3% degli uomini e l'1,5% delle donne. Secondo la National Psoriasis Foundation Americana, le persone colpite da psoriasi nel nord America sarebbero circa 7 milioni mentre, a seconda degli studi, l’incidenza stimata in Australia andrebbe dal 2.30 al 6.6% (Parisi et al., 2012). Lo 0.19% in Egitto, lo 0.44 percent in Sri-Lanka, lo 0.23
% a Taiwan e lo 0.35% in Cina. Riguardo alla diffusione in Africa le notizie sono molto scarse e frammentate. In generale, la psoriasi è riportata come evento raro in Africa, specialmente sulla costa occidentale rispetto all’orientale, ( prevalenza dello 0.05-0.3% in Nigeria, Mali, Angola, contro lo 2.6-3.3% del Kenya, Uganda, eTanzania). Studi sulla popolazione negli Stati Uniti hanno osservato una prevalenza del 3,6% nei bianchi, dell'1,6% negli ispanici
tori climatici (maggiore esposizione solare), ma il ruolo della genetica non può essere escluso, così come quello della dieta o di altri fattori socio-culturali. Il mais, per esempio, è parte integrante della dieta tipica in molte parti dell'Africa, e ha un alto contenuto in acido linoleico ma basso in altri acidi grassi polinsaturi (PUFA). L'acido linoleico è un precursore delle prostaglandine E2 (PGE2) che sono un fattore soppressivo dell'immunità cellulare, e ciò determinerebbe una diminuita espressione della malattia (Namasi et al., 1997). Le proporzioni di gravità (da lieve a moderata da molto grave a grave) tra i diversi gruppi etnici suggeriscono che i pazienti di origine Asiatica hanno una psoriasi significativamente più grave rispetto al gruppo bianco, e allo stesso modo, gli ispanici. Quello che è certo, è che anche se la psoriasi sembra effettivamente più frequente sulla pelle chiara, deve essere considerata un'affezione non rara, e potenzialmente grave, anche sulla pelle scura. Nella popolazione di colore essa mostra caratteristiche particolari: le lesioni psoriasiche presentano meno eritema,
A seconda dell’area geografica si registrano prevalenze, predisposizioni genetiche e gravità diverse fra loro, specie nei vari gruppi etnici e dell'1,9% negli afroamericani (Alexis, 2014). I dati disponibili non permettono però di dire se le differenze d'incidenza nelle varie parti e delle etnie del mondo siano dovute, almeno in parte. a un semplice problema di accesso alle cure o a fat-
psoriasi
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a
abbvie psoriasi RIVISTO Giorgio_Layout 1 31/03/2020 21:04 Pagina 5
sembrano più scure della pelle circostante o appaiono viola. Ciò può essere erroneamente interpretato come una iperpigmentazione postinfiammatoria quando, di fatto, rappresenta un marker specifico dell’infiammazione psoriasica in corso. Ciò detto molto comuni sono anche le ipo o iperpigmentazioni postinfiammatorie, specie a seguito di bruciature se si interviene con la fototerapia. Infine, sulle lesioni si tende ad avere una sovrapposizione squamosa molto più spessa. L’area di coinvolgimento è maggiore (3-10% della superficie corporea [BSA]) rispetto a 1-2% per pazienti caucasici con frequente coinvolgimento del cuoio capelluto e maggiore gravità nelle donne, probabilmente a causa di lavaggi dei capelli a treccine, meno frequenti. Questa informazione va tenuta ben presente quando si prescrive a una donna africana per la sua testa un farmaco topico o uno shampoo medicale. La diagnosi differenziale va fatta con il lichen planus (soprattutto di tipo ipertrofico), il lupus eritematoso cutaneo (discoide e subacuto), la dermatosi seborroica grave, e la pustolosi palmpoplantare. Da ricordare, che anche gli asiatici hanno un maggiore coinvolgimento della superficie corporea rispetto ai bianchi. Passiamo alla predisposizione genetica alla psoriasi. Come è noto, la psoriasi è una malattia complessa e multifattoriale, con una base genetica familiare. È stata dimostrata una concordanza del 35– 72% nei gemelli monozigoti, rispetto a una concordanza del 12-30% nei gemelli dizigotici. Inoltre, tra le coppie di gemelli malati, la psoriasi è caratterizzata da un'età simile di esordio, distribuzione della malattia, gravità e decorso clinico (Oka et al., 2012). Una forte associazione genetica tra l'allele HLA-Cw6 e la psoriasi è stata stabilita in varie etnie, ma questo locus individuale spiega probabilmente solo una parte dell'ereditabilità generale della psoriasi. Attraverso studi di collegamento genetico, sono state mappate una serie di ulteriori regioni sensibili alla psoriasi, tra cui PSORS1 (gene HLA-C) su 6q21.33, PSORS2 (geni SLC9A3R1 e RAPTOR) su 17q25, PSORS4 (geni LCE3B e LCE3C) su 1q21 e PSORS5 (gene SLC12A8) su 3q21. Nessuno di questi loci, tuttavia, ha dimostrato la predisposizione alla psoriasi con un grande effetto diverso da PSORS1 (Oka et al., 2012). Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi che hanno identificato 24 loci genetici associati alla psoriasi, molti dei quali sono ritenuti coinvolti in meccanismi sottostanti la patogenesi della malattia. Le varianti genetiche identificate
coinvolgono regioni genomiche potenzialmente correlate alla funzione di barriera cutanea, segnalazione IL-23, segnalazione NF-κB e IFN e risposte cellulari IL-17. Ad oggi, tuttavia, i geni di suscettibilità specifici devono ancora essere identificati. (Oka et al., 2012). Precedentemente si pensava che l’assenza di alleli specifici di suscettibilità alla psoriasi o la presenza di fattori genetici in grado di promuovere la resistenza alla psoriasi negli Africani potessero spiegare la minore incidenza nella popolazione nera. Ora però che si è visto che tra le suscettibilità alla psoriasi più fortemente associate c'è l'HLA-Cw6, il gene che codifica per il principale complesso di isto-
compatibilità, importante nella risposta immunitaria adattativa, e che questo allele è in realtà più prevalente negli africani (15,09%) rispetto ai caucasici (9,62%) e con prevalenza simile tra gli africani orientali e occidentali, non ci si spiega le differenze osservate nella prevalenza della psoriasi tra questi gruppi etnici. In conclusione, sebbene i dati clinici, epidemiologici e genetici possano aiutare a chiarire le differenze osservate in diversi paesi e gruppi etnici, molto ancora si dovrà scoprire per districare le complesse interazioni fra la malattia, le emozioni, la genetica, il sistema immunitario, la dieta e altri fattori ambientali nel suo determinismo.
Skyrizi di AbbVie ottiene la rimborsabilità per il trattamento della psoriasi a placchemoderata e grave AbbVie, azienda biofarmaceutica globale ha ottenuto da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) la rimborsabilità in Italia di Skyrizi per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave nei pazienti adulti candidati alla terapia sistemica. Il farmaco, parte di una collaborazione tra Boehringer Ingelheim e AbbVie ha come principio attivo, risankizumab, un inibitore dell’interleuchina-23 (IL-23) e va somministrato mediante due iniezioni sottocutanee ogni 12 settimane, con due dosi di avvio alla settimana 0 e alla 4. “La rimborsabilità rappresenta un importante passo in avanti per la comunità scientifica – ha dichiarato Ketty Peris, presidente della SIDeMAST- Il farmaco ha dimostrato di essere in grado di mantenere i benefici clinici mediante una somministrazione ogni tre mesi.” La Commissione Europea aveva approvato Skyrizi nel mese di aprile 2019 grazie ai risultati di quattro importanti studi clinici, che hanno valutato oltre 2mila pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave. “Il beneficio principale è il livello di “pulizia della pelle” superiore rispetto agli attuali standard di cura – ha dichiarato Francesco Cusano, presidente dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani - Più dell’80% dei pazienti adulti con psoriasi a placche ottiene una pelle quasi o completamente pulita già dopo le prime somministrazioni e i risultati si mantengono nel tempo con un profilo di sicurezza molto elevato”.
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Luce solare: uno spettro di lunghezze e danni di Giovanni Diana
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l concetto di fotosensibilità è molto chiaro e non dà adito a dubbi. Si tratta infatti di una reazione anomala ed eccessiva della cute alla luce solare o ad altre sorgenti artificiali di raggi ultravioletti. Il problema nasce quando si prova a classificare l’ampio gruppo di patologie sistemiche che sono caratterizzate da questa sovrareazione alla luce naturale o artificiale. Clinicamente sono indicate come Fotodermatosi e una prima distinzione possibile è fra le forme che si presentano nell’infanzia (prurigo attinica, idroa vacciniforme) , o in altre specifiche fasce d’età (20-40 anni: dermatite polimorfa solare; uomini anziani: dernatite cronica attinica), e quelle che possono colpire in ogni epoca della vita (ustione, eritema solare, fotodermatiti da fotosensibilizzanti). Un’altra, separazione esiste fra le forme legate a effetti acuti della luce solare (eritema, ustioni, orticaria solare, dermatite polimorfa solare) e quelle provocate dagli effetti cronici della luce solare (photoaging, dermatite cronica attinica). Un altra cate-
goria di fotodermatosi può essere definita come quella delle forme fotoinfluenzabili: in cui la condizione di fotosensibilità è associata a disturbi cutanei o sistemici come lupus eritematoso sistemico, herpes recidivante, pemfigo di Hailey, lichen planus attinico, dermatomiosite, porocheratosi, dermatite anulare attinico e porfiria. In questi casi, l’esposizione al sole è solo una causa aggavante della fotodermatosi. Continuiamo: a seconda dell’origine abbiamo le
Le genofotodermatosi sono invece quelle malattie nelle quali l’abnorme reazione alla luce è conseguenza di un difetto genetico (porfirie, sindromi di Bloom, di Cockayne, di Rothmund-Thomson, di Kindler, xeroderma pigmentoso, trichothiodistrofia, albinismo, fenilchetonuria). L’ultima e più ampia classificazione, infine, tende a distinguere le diverse manifestazioni cliniche in base all’azione diretta (eritema. ustione da sole, photoaging) o indiretta, ovvero mediata dalla presenza sulla cute di sostanze esogene pervenute per via sistemica o topica (danno origine ai meccanismi fototossico o fotoallergico) o endogene (accumulo sulla cute di porfirine, quadri da turbe del metabolismo del triptofano) fotosensibilizzanti. Dopo questa lunga ed esauriente premessa la cosa che inevitabilmente colpisce è che tutte le diverse condizioni descritte hanno in comune un unico, fondamentale, motivo scatenante: l’assorbimento delle radiazioni luminose. Esso può avvenire all’interno delle cellule cutanee da parte di una componente molecolare, oppure tramite una sostanza fotosensibilizzante pentrata per via topica o accumulatasi per via sistemica
Sono due i parametri utili a spiegare i danni fotoindotti dalle diverse radiazioni solari: energia fotonica e capacità di penetrazione fotodermatosi che una volta erano classificate come idiopatiche ma per le quali ora è riconosciuta una patogenesi immunologica, e sono quindi classificate come forme autoimmuni, (dermatite polimorfa solare, orticaria solare, prurigo attinica, idroa vacciniforme, eruzione primaverile giovanile).
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nella cute. (Mallory lo definisce, per entrambi i casi, come il presupposto fotochimico perché venga a verificarsi l’effetto fotobiologico. Non è superfluo ricordare che sulla terra giungono solo radiazioni (REM) nonionizzanti la cui lunghezza d’onda (λ) è compresa fra i 290 e i 780nm. Al di sopra dei 400 nm e fino a 780 nm si trova la luce visibile (VIS) mentre nella gamma di radiazioni solari, al di sotto ci sono i raggi ultravioletti (290 - 400 nm) che si suddividono in corti (UVC 200-290 nm), medi (UVB 290-320 nm) e lunghi (UVA 320-400 nm). Quest’ultimi sono a loro volta differenziati in UVA1 (340-400 nm) e UVA2 (320-340 nm). Accurate ricerche di fotospettrometria hanno appurato che la proporzione delle radiazioni non-ionizzanti che impattano sulla cute umana è la seguente: 10% UV (di cui 0,5% UVB e 9,5% UVA), 40% VIS e 50% raggi Infrarossi, ma quelli che provocano la maggior parte degli effetti sulla cute sono gli ultravioletti. Per comprendere come ciò avvenga bisogna tener presente due regole: 1 ) l’impatto delle radiazioni UVB sull’epidermide è più forte perché esse hanno un’energia fotonica superiore di quella degli UVA, in quanto l’energia dei singoli fotoni è inversamente proporzionale alla loro lunghezza d’onda. Ciò spiega come mai, anche se quantitativamente più ridotti, gli UVB hanno un effetto acuto, superiore e più superficiale. 2) Al contrario le radiazioni UVA, hanno una capacità di penetrazione nel derma e nei tessuti più alta, in quanto essa è direttamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Ne consegue che la luce visibile (VIS) penetra nella cute più in profondità degli UVA, che arrivano al derma, e ancor di più degli UVB (che rimangono nell’epidermide) e dei raggi infrarossi. Ricordiamo, che quest’ultimi sono onde elettromagnetiche invisibili all’occhio umano. la cui lunghezza d’onda è superiore ai 780 nm, valore che segna il passaggio dallo spettro della luce visibile (zona del rosso) a quello con le onde radio e le microonde (1.000.000 nm) e che una volta penetrati nel nostro organismo forniscono, sotto forma di energia, il calore necessario ai processi biologici, e, in ulti-
mas analisi al suo funzionamento. Alla luce di queste informazioni, in sintesi si può ritenere che: gli UVC sono in gran parte bloccati dall’ozono atmosferico, le radiazioni UVB sono eritematogene e quindi causano i danni diretti come le scottature, ma sono responsabili anche della fotosensibilità indiretta mediata da sostanze esogene ed endogene, e dell’esacerbazione delle fotodermatosi autoimmuni e delle genodermatosi. Le UVA, invece, sono la causa principale dei danni cronici tipici del fotoaging, e di alcune neoplasie cutanee. La luce visibile, generalmente considerata benefica
per la pelle, in particolare per il metabolismo della vitamina D, è ora considerata in grado di causare lesioni a carico del DNA cellulare (Blue light) e può aggravare una particolare dermatite da contatto, la reticuloide attinica, provocata da un fotoallergene con meccanismo cellulo-mediato, che può creare qualche difficoltà nella diagnosi differenziale istologica con il Linfoma tipo Micosi fungoide. I raggi infrarossi, infinenon sembrano svolgere alcuna azione nel processo del fotoinvecchiamento, ma possono causare invece il cosiddetto eritema ab igne, molto comune nella popolazione anziana che si scalda le gambe davanti ai camini o alle stufette elettriche. Interessante notare che a livello istologico il derma mostra una forma di degenerazione delle fibre elastiche e una displasia dell’epidermide molto simile a quella riscontrabile nella cute fotodanneggiata. Concludendo, il danno imputabile ai raggi solari dipende da due fattori: la dose di raggi UV assorbita e la protezione naturale (fototipo) ed esterna adottata.
Lumage Ultra: la protezione a 360° dal danno fotoindotto al DNA cellulare Potenziare i sistemi antiossidanti endogeni e favorire la produzione di melanina sono i principali target di Lumage Ultra, il nuovo integratore alimentare di Cieffe Derma, che prepara l’organismo a proteggersi dal sole. L’associazione di Nicotinamide, Coenzima Q10, Astaxantina, Lutueina, Licopene, Vitamine B2-C-E ed estratto di Polypodium leucotomos, aiuta a neutralizzare le radiazioni nocive e riparare le alterazioni strutturali. Il complesso di sostanze antiossidanti, attive sia a livello intra che extra cellulare, favorisce il recupero di fibroblasti, cheratinociti, melanociti e cellule di Langerhans, e protegge dalla degradazione anche il cristallino dell’occhio e la retina. Numerosi studi clinici che hanno dimostrato gli estratti della felce tropicale Polypodium leucotomos hanno un’azione fotoprotettiva attraverso molteplici meccanismi: inibizione della formazione di ROS e riduzione degli stati ossidativi cellulari; protezione del DNA e riduzione dell’angiogenesi; protezione del sistema immunitario cutaneo e modulazione della risposta infiammatoria UV indotta; preservazione delle strutture cutanee con riduzione della degradazione di collagene ed elastina e inibizione dei disordini della pigmentazione. Indicato per tutti, soprattutto nei soggetti di fototipo chiaro, in caso di esposizione prolungata agli UV, ma concentrata in poco tempo (anche durante la fototerapia) e nelle persone che sviluppano facilmente eritemi e fotodermie. Un utilizzo costante delle compresse negli anni previene anche i fenomeni di fotoinvecchiamento e fotocarcinogenesi.
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Le tecnologie per l’epilazione laser medicale sono oggi sempre più precise ma è possibile un intervento definitivo? Lo abbiamo chiesto a una specialista
A Catania l’epilazione è molto personalizzata di Paolo Ordine
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l proliferare di dispositivi per l’epilazione medicale, all’interno di un mercato che da molti anni mostra tassi di crescita positivi, testimoniati anche dai dati delle scuole di medicina estetica, ha portato i professionisti del settore medico a ricercare sempre di più la personalizzazione dell’offerta di questo tipo di trattamenti. Proviamo a capire cosa ha determinato questo trend che ha coinvolto anche la maggior parte delle aziende produttrici di dispositivi laser per l’epilazione medicale. In primo luogo si è assistito a un aumento della domanda da parte di pazienti con range sempre più ampio di fototipi, unito ad una diminuzione dei tempi a disposizione per effettuare il trattamento, all’aumento di richieste anche da parte degli uomini e in periodi che vanno oltre la tradizionale stagionalità autunnale o invernale (la così detta epilazione last minute). Un ulteriore spunto interessante viene dal fatto che le regioni in cui la proposta di epilazione medicale è cresciuta maggiormente negli ultimi anni sono quelle del sud, dove, probabilmente il problema dei peli superflui è sentito con maggior intensità. Durante una recente trasferta della
nostra redazione a Catania, in occasione di lazione total body e il diversificarsi del pubun congresso di dermatologia di cui abbiablico, a esempio modelle e atlete, ma anche mo scritto nel numero precedente, abbiamo tanti pazienti che sono soggetti a follicolite, incontrato la dottoressa Maria Stella Tarico, oltre a un buon numero di uomini. In ogni chirurgo plastico del “One Medical Center”, caso, il nostro approccio si fonda su una una realtà imprenditoriale che ha uno dei corretta valutazione preliminare del pasuoi punti di forza proprio nell’alta offerta ziente per escludere eventuali alterazioni o tecnologica dedicata alla fotoepilazione, cui problematiche ormonali che possono renabbiamo posto qualche domanda. dere inefficace il trattamento con il laser. Dr.ssa Tarico, ci conferma che anche al Lei parla di personalizzazione del tratsud, e nelle località di mare in generale, tamento: fino a che punto è possibile? dove i pazienti sono abbronzati per molLe faccio un esempio: oggi è possibile eseti mesi all’anno, non c’è più stagionalità guire trattamenti con performance e livelli per la richiesta di epilazione medicale? di sicurezza adatti a tutti i fototipi e in qualSi, è così. La nostra realtà, posizionata in siasi periodo dell’anno. Tutto dipende dalla un’isola che molti mesi all’anno scelta della tecnologia più è baciata dal sole si è dotata sia adatta. A esempio nel nostro per la localizzazione geografica centro utilizziamo uno struche per nostra scelta profesmento (Thunder MT con Misionale, di tecnologie per l’epixed Technology), valido anche lazione efficaci e sicure che ci per i trattamenti vascolari, che permettono di eseguire trattamiscelando ad hoc le sorgenti menti praticamente tutto l’anlaser Alessadrite e Nd:YAG con no, attraverso protocolli persoemissione simultanea, pernalizzati. Tra queste voglio anmette di effettuare trattamenticiparvi l’utilizzo del laser a dioti di epilazione laser modulandi nell’epilazione delle parti indola in base al fototipo, al tipo time. Abbiamo registrato, così, di pelo e alla stagionalità, inl’aumento della richiesta di epitervenendo anche sui fototipi Dott.ssa Maria Stella Tarico
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Alcuni prima e dopo che evidenziano i risultati ottenuti dalla dottoressa Maria Stella Tarico con le moderne tecniche di epilazione
più scuri, perfino nelle primavere inoltrate o addirittura in estate. Questa tecnologia (che agisce anche in modo “tradizionale” con emissione delle singole sorgenti Alessandrite o Nd:YAG) trasmette energia in modo selettivo al follicolo pilifero e colpisce, eliminandole, le strutture responsabili della crescita del pelo. Questo riduce i rischi di effetti indesiderati sulla normale pigmentazione, grazie anche al potente sistema di raffreddamento che è stato sviluppato ad hoc per questo sistema. Inoltre si riducono i tempi, come testimonia il fatto che la metodica è particolarmente apprezzata dagli uomini, che spesso richiedono l’epilazione della schiena, e possono impiegare soltanto 10 minuti per seduta. Ma anche le donne, soprattutto nelle zone come le gambe, beneficiando di questa soluzione, riducono drasticamente i tempi di trattamento. Ci sta parlando di laser Alessadrite e di sorgente Nd:YAG, ma non ci aveva detto che l’arma in più era il laser a diodi? Certamente. Ci siamo dotati del sistema a diodi Mediostar AX, proprio per ampliare la customizzazione dei trattamenti. Mediostar AX ha caratteristiche diverse e peculiarità complementari a Thunder MT. Le lunghezze d’onda sono differenti per gli effetti e i target privilegiati e, nell'epilazione laser, la loro scelta è influenzata principalmente dal colore della cute e del pelo. Il sistema Mediostar AX, a diodi di ultima generazione e ad alta potenza, combina la versatilità del mix di lunghezze d’onda di 810, 940 e 755 nm. Il manipolo AX sfrutta i benefici dell’Alessandrite ed è indicato per il trattamento di peli chiari e sottili, soprattutto nel-
le zone di difficile accesso (viso, zona bikini, labbro superiore). Il manipolo DXL (810 e 940 nm con spot di 10 cm²) è particolarmente apprezzato per la velocità di esecuzione del trattamento (per una schiena maschile occorrono circa 10 minuti) ed è indicato per aree di grandi dimensioni, come gambe, schiena e braccia. Il sistema di raffreddamento di cui sono dotati entrambi i manipoli AX e DXL rileva la temperatura e si adatta automaticamente in base al proto-
collo specifico. Il mix di diodi permette di intervenire in base al periodo, all'area corporea da trattare, al fototipo, allo spessore o al colore del pelo, con un’altissima tollerabilità del trattamento, soprattutto nella modalità dynamic. Lei ci parla dei device, ma quanto incide la manualità dell’operatore? Avere diversi dispositivi è un aspetto, ma quale usare dipende dalla propensione e dall’esperienza del professionista che effettua la seduta. Anche la variazione della struttura e delle caratteristiche del pelo da una seduta all’altra, può determinare la scelta di una sorgente laser piuttosto che un’altra. Il pelo nero irsuto, ad esempio, con i laser a diodi può assottigliarsi e schiarirsi, diventando meno sensibile a questa lunghezza d’onda. Da un certo punto in poi, quindi, è meglio la sorgente laser ad Alessandrite. In sintesi , si può dire, però, che la tecnologia Mediostar AX è più immediata rispetto a dispositivi con protocolli di trattamento più articolati. Ora la domanda principe: esiste l’epilazione definitiva e permanente? Sfatiamo subito questo mito: è bene parlare solo di epilazione progressiva e permanente perché alla base vi è un percorso personalizzato, che si programma e si svolge in diverse sedute e che varia dalle caratteristiche del paziente e da caso a caso. I risultati però sono duraturi e si arriva fino all’eliminazione del 90% dei peli indesiderati.
Mediostar AX: la piattaforma laser a Diodi Made in Germany, firmata Renaissance Mediostar AX, la piattaforma laser di cui parla la dottoressa Maria Stella Tarico nell’intervista di questa pagina, è una potente tecnologia a diodi messa a punto dalla società tedesca Asclepion Laser Technologies (Gruppo El.En.) per Renaissance. Il sistema, utile per l’epilazione laser medicale, è considerato rivoluzionario in quanto in grado di combinare la versatilità del manipolo AX e la velocità di esecuzione di trattamento del manipolo DXL. Entrambi i manipoli possono essere connessi contemporaneamente. La tecnologia a diodi utilizzata, con un mix di lunghezze d’onda di 810, 940 e 755 nm, la lunghezza d’impulso variabile (3 – 400 ms) e il raffreddamento altamente performante garantiscono il trattamento sicuro di tutti i tipi di pelle (I – VI). La potenza fino a 5.000 W e lo spot di 10 cm², consentono una maggiore profondità di penetrazione per distruggere i follicoli piliferi profondi. Grazie alla modalità dinamica è poi possibile emettere impulsi brevi a una frequenza di 20 Hz. Tutte queste caratteristiche rendono il trattamento efficace, veloce e delicato. Per finire, la protezione monouso flessibile che si innesta sullo spot di entrambi i manipoli AX e DXL garantisce la massima igiene del trattamento. La tecnologia di Mediostar AX è indicata anche per il ringiovanimento cutaneo e per l’acne.
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Quando si può parlare di cuoio capelluto sensibile? di Giovanni Diana
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irca il 40% degli uomini e il 60% delle donne affermano di avere un cuoio capelluto sensibile, che presenta sintomi come prurito, pizzicore, sensazione di bruciore e fastidio. Si tratta di affermazioni spesso superficiali che, quando riferite al medico, possono a volte fuorviare il suo approccio per una giusta diagnosi, rendendo più complesso decidere la terapia. A chi sventola il termine “sensibile”, quasi come fosse una qualità, bisognerebbe spiegare che un cuoio capelluto con questa caratteristica possiede una soglia di tollerabilità inferiore rispetto al resto della popolazione; ciò determina l'instaurarsi di una reazione infiammatoria anche in risposta a stimoli irritanti di bassa intensità. Il motivo di questa condizione è legato a una scarsa funzionalità della barriera cutanea protettiva che può essere provocata da numerosi fattori come stress, inquinamento, brushing e uso di shampoo aggressivi. In realtà, fatte le
dovute premesse, non è raro che la zona del capo, e del cuoio capelluto in particolare, possa andare incontro a fenomeni di sensibilizzazione, così come avviene per la pelle di tutte le parti del corpo fortemente innervate e vascolarizzate quando sono esposte all’azione di agenti esterni. Superfluo ricordare che, essendo solo un’area specia-
trito microbiota. Oltre al suo compito di protezione ha anche la capacità di trattenere acqua e altri elementi, svolgendo così un importante ruolo nella termoregolazione, impedendo l'eccessiva dispersione di calore. Nel derma si ritrovano numerose ghiandole sebacee e i follicoli piliferi oltre a cellule immunitarie come i mastociti o i macrofagi. Al di sotto, il tessuto connettivo, è formato da uno strato sottocutaneo di adipe e da tessuto fibroso, contenente i nervi e una ricca rete di vasi sanguigni. Ancora più in profondità si trova l'aponeurosi epicranica (galea aponeurotica), tessuto fibroso duro e denso che si estende dal muscolo frontale all'occipitale. A rafforzare il sistema di difesa c’è uno strato di tessuto connettivo areolare, costituito da fasci di collagene, ricco di glicosaminoglicani e fibre, che separa i tre strati superiori e il periostio delle ossa del cranio. La particolarità che rende differente il cuoio capelluto dalle cute delle altre parti del corpo è la densità follicolare in quanto il numero di follicoli per cm², è 300 volte maggiore rispetto a quello,
In molti si lamentano di avere un cuoio capelluto sensibile ma dietro questa affermazione si nasconde spesso un uso non appropriato dei termini le della pelle, ha la stessa costituzione a più strati: epidermide, derma e ipoderma. A livello dello strato più superficiale la funzione barriera è garantita dallo strato corneo e dal film idrolipidico e la sua efficenza è legata a meccanismi complessi e finemente regolati cui concorre anche la presenza di un nu-
tricologia
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per esempio, di gambe e braccia. Come è noto, ogni follicolo possiede all’estremità inferiore una papilla dermica da cui si diramano dei piccoli vasi sanguigni che apportano nutrimento e cellule del sistema immunitario. Le fibre nevose avvolgono il follicolo fino a formare una sorta di “collana” nervosa, che si irradia nelle zone periferiche. Maggiore è la densità follicolare e la grandezza del follicolo, più l’innervazione delle zone circostanti sarà importante. Sono le terminazioni nervose libere, responsabili della percezione del dolore, all’origine del
pizzicore, delle sensazioni di bruciore e di prurito, che giocano un ruolo fondamentale nella percezione della sensibilità e dell’infiammazione. Su queste terminazioni nervose, infatti, sono presenti dei recettori termici TRP, responsabili dell’insorgenza del prurito in quanto, alcuni sensibili a stimoli “caldi”, e altri a stimoli “freddi”. La risposta infiammatoria che si verifica sul cuoio capelluto può essere scatenata da microorganismi (virus, batteri, parassiti o funghi), fattori fisici (traumi, calore, freddo, irradiazione), chimici (tossine, veleni, acidi, cosmetici), cor-
pi esogeni meccanici (spazzole, graffiamenti). Questa lunga premessa ci ha permesso di mettere in luce l’importanza del cuoio capelluto, ma non ci ha dato un quadro clinico relativo alla sua sensibilità. Importante, quindi, è sapere se il soggetto ha già accusato fenomeni di sensibilità in altre parti del corpo dopo l’uso di prodotti cosmetici, tipiche di una pelle sensibile: prurito (25% dei casi), pizzicore (13%); bruciore e dolore (2%), perché le stesse reazioni cutanee potrebbero presentarsi anche sul cuoio capelluto. Attenzione però a una sostanziale differenza tra l’entità dei sintomi. In tutti i soggetti, un agente irritante o allergizzante può comunque determinare una reazione attivando il normale processo di difesa cutanea, ma solo nei soggetti con il cuoio capelluto realmente sensibile questa reazione può aggravarsi determinando una reazione infiammatoria importante, in cui la la sensazione di disagio aumenta e talvolta diventa insopportabile per il forte prurito che l’accompagna. In moltissimi casi, a svelare la sensibilità è un semplice shampoo, la cui formulazione può alterare una funzione barriera già fragile, interagendo con i lipidi cutanei e il microbiota. Ciò facilita l’ingresso di agenti irritanti, che inducono allergie, o risposte infiammatorie e spiega perché come prevenzione o anche in casi di sensibilità conclamata, sia fondamentale rinforzare l’integrità cutanea.
Phytopaisant: la linea a base di estrazioni di tiglio e passiflora per lenire le infiammazioni del cuoio capelluto sensibile e ripristinare la barriera cutanea Prurito, rossore, sensazione di calore e di fastidio: sono in continuo aumento le persone che lamentano i sintomi tipici del cuoio capelluto sensibile. Caratterizzato da una barriera cutanea alterata e da una bassa soglia di tollerabilità, il cuoio capelluto sensibile è molto reattivo a qualsiasi stimolo. Ha quindi bisogno di essere trattato in modo da ripristinare la barriera cutanea, e deterso con estrema delicatezza. La risposta dei Laboratoires Phyto a questa problematica è la linea Phytopaisant, a base di estrazioni di Tiglio e di Passiflora dalle proprietà lenitive. La linea propone due prodotti per la detersione del cuoio capelluto sensibile e irritato, e un siero SOS per trattare le zone soggette a prurito intenso. Il Trattamento detergente ultra-lenitivo è il prodotto di detersione ideale in caso di sensibilità acuta: dona sollievo immediato da pizzicori e sensazioni di prurito. Grazie all’estrazione di Saponaria, il cuoio capelluto è deterso con estrema delicatezza. La texture in crema, leggermente schiumogena, apporta freschezza e confort. La formulazione è arricchita con olio di Camelina, dalle proprietà lenitive, ricca di acidi grassi polinsaturi, che aiutano a ricostituire la barriera cutanea e di omega3. All’interno della formulazione, il complesso di pre-
biotici regola l’insieme del microbiota sulla superficie del cuoio capelluto. Lo Shampoo trattante lenitivo, invece, è arricchito con estratto di Portulaca, attivo anti-irritante, mentre l’estratto di bacche del Sichuan attenua le sensazioni di fastidio e di prurito. Deterge con delicatezza e protegge il cuoio capelluto per ristabilire, mantenere e rinforzare la barriera cutanea, grazie alla presenza del complesso di prebiotici. Può essere utilizzato anche tutti i giorni e alternato al Trattamento detergente lenitivo. Completa la linea, il Siero calmante anti-prurito, ideale per lenire localmente i fastidi più intensi. Nella formulazione, accanto all’estrazione di Tiglio e Passiflora e all’estratto di bacche del Sichuan, il Patch molecolare di polimeri idratanti, che agisce sia come protettore in superficie poiché ristabilisce la barriera cutanea, sia come riserva di acqua. Apporta un’idratazione immediata, cumulativa e prolungata al cuoio capelluto sensibile e irritato, e il suo effetto filmogeno permette al cuoio capelluto di ritrovare confort e benessere. Infine, l’estratto di corteccia di Giuggiolo attenua prurito e sensazioni di fastidio legate all’irritazione. Texture in gel, non appiccica e può essere applicato al bisogno direttamente sulle zone più colpite.
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Qualche chiarimento sull’ambulatorio medico
A di Ornello Colandrea, Architetto
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el precedente numero de La Pelle, abbiamo pubblicato un interessante articolo sui requisiti legislativi necessari all’apertura di un ambulatorio medico. Ci sono giunte in redazione diverse richieste di approfondimento che siamo lieti di accontentare servendoci, come nello scorso artricolo, della competenza dell’Arch. Alberto Tradati, dello studio Imeta, specializzato proprio nella progettazione, realizzazione e trasformazione degli ambienti lavorativi per i professionisti della Sanità. Può riassumerci i requisiti per l’apertura di un Ambulatorio Medico? Il Decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1997 ha stabilito i requisiti minimi necessari per l’esercizio delle prestazioni sanitarie: protezione delle radiazioni ionizzanti; eliminazione delle barriere architettoniche; smaltimento dei rifiuti sanitari;
condizioni microclimatiche; impianti di distribuzione del gas; materiali esplodenti. I requisiti minimi specifici per le strutture ambulatoriali si suddividono invece in: strutturali; impiantistici; tecnologici; organizzativi. Per ottemperare ai requisiti struttuturali si ri-
avere armadi contenenti i materiali di utilizzo monouso, quali telini, guanti, bavagli etc. Anche per il materiale sporco c’è bisogno di uno spazio sempre di dimensioni adeguate alla struttura tale da poter ospitare il materiale e le attrezzature per le pulizie. Un’area deve essere inoltre riservato ai rifiuti speciali che vanno stoccati chiusi e sigillati in attesa del ritiro da parte della Ditta incaricata. Parliamo dei requisiti impiantistici L’ambulatorio deve essere dotato di un impianto telefonico fisso - il legislatore non aveva previsto la diffusione dei cellulari nel mercato di massa e devono essere assicurati illuminazione e ventilazione naturali. Per questo punto è opportuno valutare il Regolamento d’Igiene Locale o le Direttive Regionali. Rientrano tra i requisiti tecnologici, invece, le attrezzature per lo svolgimento delle attività e la presenza di dispositivi per la gestione delle emergenze. Di norma viene richiesto che si abbia in dotazione il pallone
A seguito delle richieste dei nostri lettori torniamo sull’argomento “apertura ambulatorio medico” alla luce della normativa nazionale e regionale chiede che gli ambienti abbiano una dotazione minima con spazi/locali idonei all’attesa, all’accettazione, all’esecuzione delle prestazioni, ai servizi igienici e al deposito del materiale sporco/pulito. Che tipo di spazio per il materiale pulito? Lo spazio, di dimensione adeguate, deve
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Ambu con le relative mascherine e almeno un farmaco salvavita. Al medico è lasciata la scelta in merito alla tipologia. Requisiti organizzativi? È richiesta la presenza di almeno un medico, presente come responsabile e di personale in numero proporzionale all’attività svolta. Irrinunciabile che i farmaci e i materiali soggetti a scadenza riportino sulle confezioni le loro date di scadenza. Infine le copie e le registrazioni dei referti devono essere conservate secondo le modalità e le tempistiche sancite dalla normativa. Quali sono le competenze regionali? Il Decreto del 1997 ha delegato alle Regioni il compito di emanare i Decreti a ricezione della Normativa Nazionale. Nel corso degli anni le Regioni l’hanno recepita e regolata in maniera indipendente. È comprensibile quindi che gli approcci pratici variano da Regione a Regione. Prima di proseguire con l’acquisizione di locali, stipula di contratti di affitto, ristrutturazioni, etc.. è quindi opportuno conoscere le Direttive Regionali di appartenenza, in modo da inidividuarne le peculiarità e procedere senza intoppi. A proposito di acquisizione dei locali, co-
me va effettuata la scelta dell’unità immobiliare? Consiglio di individuare in primo luogo il bacino di utenza valutando bene il rapporto tra la popolazione del territorio e l’esistenza di altri analoghi specialisti. Una volta che si sarà sicuri della zona dove si vuole operare, va verificata la disponibilità di immobili nell’area prescelta, il costo di vendita o locazione, la presenza di parcheggi, l’asservimento di mezzi pubblici. Ciò detto, al fine di evitare spiacevoli sorprese, è consigliabile effettuare alcune verifiche preliminari. In primis, è bene richiedere una copia del regolamento condominiale. Accade, soprattutto negli stabili un pò datati, che lo stesso si faccia espresso “divieto di apertura di gabinetti medici...”.
Resta da valutare la possibilità di modificare il regolamento condominiale per ottenere il cambiamento o una deroga, ma viene da sé che potrebbe non essere cosa semplice. In secondo luogo è utile verificare la categoria d’uso. Gli ambulatori devono avere categoria d’uso ufficio, (A/10). Se la categoria d’uso fosse di tipo residenziale (A2/A3) è possibile, una volta verificato il Regolamento Edilizio Comunale o il PGT, procedere con la richiesta di variazione per il cambio di destinazione. Questo in genere potrenne comportare il pagamento di oneri al Comune di appartenenza. Un’ultima verifica preliminare riguarda la presenza di barriere architettoniche. Se lo stabile è di recente costruzione non vi sono problemi, il costruttore avrà già assolto a quanto la normativa stabilisce. Diverso è se gli immobili sono stati realizzati prima dell’entrata in vigore della Legge. (13/89). Nel caso, il piano terra o il piano rialzato garantiscono sicuramente una maggior facilità di adeguamento. Ringraziamo l’Architetto Tradati per la consulenza tecnica e i consigli che speriamo rispondano pienamente agli interrogativi dei nostri lettori
ARCHITETTURA MEDICA
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Padoval Care & Repair per la pelle fragile
Cosa fare per la pelle del piede diabetico della dott.ssa Patrizia Cannazza, Podologo, Counselor ad indirizzo psicobiologico
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i parla di piede diabetico quando la neuropatia diabetica o l’arteriopatia degli arti inferiori compromettono la funzione o la struttura del piede. La neuropatia diabetica è una complicanza che può insorgere se il diabete è mal controllato e compromette il buon funzionamento di tutti i nervi, sensitivi, motori e vegetativi. In un piede neuropatico si sono modificati l’equilibrio muscolare, la percezione degli stimoli e l’autoregolazione. Un grave rischio di complicazione è l’apertura di un’ulcera, con conseguente insorgenza di infezione, che in questo caso è particolarmente violenta e rapida e, se non trattata subito, può portare fino alla parziale o totale amputazione del piede. Per questo la migliore arma di difesa è curare al meglio l’arto, in modo da evitare anche le più piccole ulcerazioni, favorite dal fatto che, quando il piede è neuropatico, la pelle diventa secca e facile a fessurarsi. Diventa allora necessario, garantire un’accurata idratazione ma con giudizio. Innanzitutto, è necessario non limitarsi a trattare soltanto la parte anteriore, che è facilmente visibile e raggiungibile, ma anche il calcagno,
spesso trascurato. La crema idratante deve essere fatta assorbire perfettamente e a fondo: se ne rimane uno strato sulla pelle, infatti, questa macererà fino al punto di lacerarsi. La formulazione scelta dovrebbe essere del tipo adatto al piede diabetico secco per neuropatia. Se il piede non ha ancora grossi problemi di idratazione, una buona crema base può essere sufficiente; se sono presenti ipercheratosi, meglio le creme a base di urea che consentono una idratazione maggiore. Tutte queste cure sono ancor più essenziali quando vi è una arteriopatia. L’uso incongruo di un callifugo o una lesione della cute durante il taglio delle unghie su un piede ischemico può evolversi in modo rapido e drammatico. Ecco perché il problema non deve mai essere sottovalutato, ma è richiesta tanta attenzione, una seria prevenzione e soprattutto di consultare il Diabetologo e il Podologo di riferimento. In alto: uomo 58 anni, operaio affetto da Diabete mellito e sottoposto a terapia insulinica. Si può notare la guarigione di ragadi calcaneari con normalizzazione cutanea e miglioramento della texture cutanea dopo trattamento podologico specialistico e applicazione della crema specifica a base di Urea. A sinistra: uomo 54 anni, podista affetto da diabete mellito e sottoposto a trattamento con metformina. Si evidenzia la progressiva guarigione delle ragadi al tallone dopo il trattamento specialistico podologico mirato e specifico della durata di 20 giorni.
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La pelle è la prima linea di difesa dell’organismo dagli agenti esterni, come stress meccanici, agenti chimici o microrganismi patogeni ed è quindi fondamentale mantenerne integrità e funzionalità. Ciò è ancora più vero in condizioni in cui la pelle è particolarmente fragile e quindi tende a lesionarsi più facilmente oppure quando, a causa di patologie sottostanti come a esempio il diabete, la guarigione di eventuali lesioni sia fortemente ritardata, potendo ciò avere conseguenze potenzialmente gravi. Una delle minacce maggiori all’integrità e funzionalità cutanea è la disidratazione. Per rispondere alle esigenze della cute delicata del piede e della gamba dell’anziano, del paziente diabetico o più in generale dei soggetti fragili, Sanitpharma ha messo a punto Podoval Care & Repair, una crema protettiva specifica per pelli che richiedono un nutrimento supplementare e una idratazione intensa, costante e duratura. Podoval Care & Repair contiene estratti vegetali di Boswellia Serrata e Aloe Vera, Resveratrolo, Ossido di Zinco e Urea. La Boswellia Serrata è ricca di acidi boswellici, attivi con proprietà antinfiammatorie mentre l’Aloe Vera è nota per le proprietà lenitive, idratanti e cicatrizzanti. Essa è infatti in grado di stimolare la crescita e l’attività di macrofagi e fibroblasti ed è in grado di ridurre la sintesi di sostanze pro-infiammatorie. Il Resveratrolo è conosciuto per il suo potere antiossidante e l’Ossido di Zinco per le proprietà lenitive, cicatrizzanti e antimicrobiche. L’Urea, infine, esercita un effetto idratante aumentando i siti di legame per l’acqua a livello dello strato corneo e riducendone la dispersione trans-epidermica. Una formulazione completa, a rapido assorbimento e non untuosa, che utilizzata quotidianamente contribuisce a difendere l’integrità della cute del piede e della gamba.
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Sono tante le cose che mi possono irritare di Giorgio Maggiore
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uando ero bambino guardavo a mia nonna come la depositaria di tanta saggezza. Se qualcuno della famiglia stava male era a lei che ci si rivolgeva per un consiglio o un rimedio naturale. Ricordo una volta che un muratore che stava lavorando dentro casa le domandò cosa fare per la pelle delle sue mani, molto secca, ispessita e costantemente screpolata. Lei si alzo e prese una crema da un cassetto, a noi inaccessibile, un piccolo barattolo dove teneva della cera d’api che gli suggerì di applicare più volte al giorno sulla cute irritata. Sono passati molti anni e oggi mi è chiaro che, empiricamente, mia nonna stava utilizzando la forte presenza di lipidi idrorepellenti contenuti nella cera per coprire la pelle e proteggerla dalle sostanze esterne, mantenendola, allo stesso tempo, ben idratata. Certamente non sapeva che si trovava di fronte a una dermatite da contatto irritativa (DIC), probabilmente cronica, provocata dal cromo e/o dal cobalto presente nel cemento. A seguito di una maggiore attenzione nei riguardi della salute dei lavoratori oggi sappiamo che questa infiammazione della pelle, scatenata dall'interazione con sostanze irritanti, è molto
diffusa in ambito lavorativo ma si riscontra frequentemente anche al di fuori del contesto professionale, potendo arrivare a colpire fino al 15-20% dell’intera popolazione. La forma più nota è la cosiddetta dermatite da pannolino dove a scatenare l’irritazione sono le urine e le feci, cui si aggiungono la frizione e l’azione occlusiva esercitata dal pannolino stesso. In generale, il dermatologo esperto diagnostica una dermatite irritativa da contatto in base alle lesioni cutanee e a un'anamnesi positiva. Le domande vertono sul lavoro del paziente, sui suoi hobby, la partecipazione ai lavori domestici, il tipo di indumenti indossati, l'uso di farmaci to-
allergica da contatto (DAC), che come è noto ha una sua patogenesi immunologica, va ricordato che la forma irritativa ammonta all'80% di tutte le dermatite da contatto e che, in quest’ultime il sistema immunitario non è attivato (patch test negativo). Importante anche tener presente la localizzazione delle lesioni: la dermatite irritativa è generalmente limitata all'area di contatto con la sostanza, mentre la forma allergica da contatto può estendersi ad altre zone, anche distanti dal focolaio primario. Inoltre, la dermatite da contatto irritativa è caratterizzata più dal dolore che dal prurito, sintomo prevalente invece nella forma allergica. I segni dell’irritazione variano da una lieve reazione eritematosa, talvolta sanguinamento, croste, erosioni, pustole, bolle ed edema. Da ricordare che la dermatite da contatto irritativa si manifesta con più frequenza tra i soggetti affetti da dermatite atopica, nei quali può anche dare inizio a una sensibilizzazione immunologica, che può scatenare poi una dermatite da contatto allergica. Ai fini della prevenzione ci si è concentrati molto su quali fattori possano aumentare la suscettibilità cutanea allo sviluppo di una dermatite irritativa da contatto: in primo luogo alla resi-
Circa il 15-20% della popolazione è colpita da una dermatite irritativa da contatto che non va considerata più solo una malattia professionale pici o di cosmetici. Queste informazioni lo aiutano a capire a quali sostanze egli sia stato esposto, in maniera acuta o cronica, ove l’agente sia a basso potenziale irritante. Per una diagnosi differenziale con la dermatite
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stenza cutanea individuale che è più debole nei bambini e negli anziani. La presenza di alterazioni della barriera cutanea che facilitano la penetrazione di sostanze irritanti, tipica di eczema e della ricordata dermatite atopica, è sicuramente un altro fattore predisponente. Allo stesso modo, il passare molto tempo in ambienti caratterizzati da aria secca, umidità e temperatura elevata, che possono favorire la screpolatura della pelle. Non vanno infine trascurate quelle attività, sportive, ludiche o professionali che espongono a traumatismi cutanei, piccole ferite, abrasioni ed escoriazioni. Un punto altrettanto importante è la consapevolezza che ci sono sostanze che più che altre, per le loro proprietà chimico-fisiche, per la concentrazione dei fattori irritanti al loro interno, e per la durata e la frequenza di esposizione, sono da considerarsi potenziali agenti responsabili (sostanze chimiche: acidi, alcali, solventi, sali di metalli; oli minerali, gomme e resine, detergenti domestici o industriali, prodotti abrasivi, saponi; piante: pino, ginepro e conifere; fluidi corporei: urina, feci). La localizzazione dell’irritazione dipende essenzialmente dal tipo di esposizione, in caso di una dermatite professionale prevalgono le mani o il viso, ma può comparire su qualunque area cutanea esposta. La saliva, per esempio, può dar origine a una irritazione dell’area della bocca, mentre talvolta è il solco delle ciglia che può irritarsi a causa di un mascara non di qualità. Esistono forme, inoltre, con localizzazioni molto particolari, tipo la dermatite da contatto del con-
dotto uditivo esterno, causata da esposizione a orecchini contenenti nickel, protesi auricolari o prodotti cosmetici (lacca, lozioni e tinture per capelli) da differenziare dalla dermatite auricolare eczematoide, che è un evento spontaneo e compare più frequentemente in soggetti atopici, con dermatite seborroica o psoriasi. Il polso è la sede privilegiata nel caso di contatto con braccialetti e orologi, ma talvolta è l’interno coscia, a
causa delle monete e delle chiavi metalliche tenute in tasca. L’applicazione sulla pelle di profumi a base alcolica o di oli essenziali, ma anche il contatto con piante irritanti, o altri agenti che poi vengono attivati dai raggi UV del sole, possono dare origine a una variante della dermatite irritativa da contatto detta fototossica che si può riscontrare sulle gambe, sulle braccia e in ogni altra parte del corpo fotoesposta. La pelle dei piedi, quando entra in contatto con alcune resine o collanti impiegate dall’industria per la produzione di scarpe in cuoio e in gom-
ma, può essere sede di dermatiti irritative da contatto, così come le ascelle, il torace o l’inguine che toccano e sfregano con indumenti fabbricati con fibre sintetiche o tinti con coloranti aggressivi a base acida o alcalina. Le categorie più colpite da forme irritative a origine professionale sono: i parrucchieri, gli artigiani, gli odontotecnici, i pittori, gli addetti all’agricoltura che maneggiano insetticidi. Anche le estetiste, e le loro clienti, sono a rischio perché le dita delle mani, e in particolare le unghie, possono essere sede di irritazioni provocate dai solventi o dai pigmenti degli smalti. Queste dermatiti possono venir trasferite alle palpebre per il semplice atto di strofinarsi gli occhi con la mano. I parrucchieri che non usano guanti, ma soprattutto i loro clienti, possono accusare una irritazione del cuoio capelluto a seguito di tinture a base di parafenilendiamina, shampoo o altri trattamenti per i capelli. Un discorso a parte merita la colofonia, una componente della resina oleosa del pino, più nota perché in grado di sensibilizzare e provocare una dermatite allergica da contatto, ma che si pensa possa causare anche dermatiti irritative. La colofonia è presente in tante referenze di uso comune (cerotti, nastri adesivi, colle, isolanti, carta) ma anche in prodotti per il make up (mascara, matite, stick per labbra) e cosmetici (cere depilatorie, maschere, saponi), nelle stoffe, nelle vernici, in detergenti, cere per pavimenti, antiruggine, nei preparati odontoiatrici, lucidi da scarpe, francobolli. Per le persone sensibili, il consiglio è uno solo: evitare il contatto diretto.
DermoRelizema™ cream: un dispositivo medico capace di ridurre i sintomi della irritazione L'infiammazione cutanea che caratterizza una dermatite da contatto è una delle principali cause di visite specialistiche negli ambulatori dermatologici e allergologici. L’obiettivo principale è scoprire quali siano le sostanze irritanti o allergizzanti al fine di allontanarle e ridurre il contatto col paziente. Studi epidemiologici ci dicono che la dermatite da contatto irritativa (DIC) rappresenta l'80% di tutti i casi di dermatite da contatto e che la reazione infiammatoria è aspecifica e il sistema immunitario non è attivato come invece avviene nel caso delle forme allergiche da contatto (DAC). Dal punto di vista clinico, nella forma acuta il contatto con la sostanza irritante provoca un danno tissutale con meccanismo diretto, cui segue un processo infiammatorio nella zona interessata, che tende a essere più dolorante e urente che pruriginosa, possono formarsi papule, vescicole, erosioni e sovrainfezioni. Nella forma cronica, determinata, invece, da un contatto prolungato con un agente a basso potenziale irritante, prevalgono xe-
rosi, desquamazione, ipercheratosi e lichenificazione, spesso accompagnate da fissurazioni. Il trattamento prevede generalmente l'applicazione di corticosteroidi topici e l'allontanamento dalle cause scatenanti, ma la ricerca dermocosmetica ha sviluppato formulazioni innovative, indicate per ridurre le irritazioni. I laboratori Relife - Menarini group hanno messo a punto DermoRelizema cream, un dispositivo medico per il trattamento sintomatico di dermatiti ed eritemi. DermoRelizema cream è efficace nella riduzione di eritema , prurito e bruciore presenti in vari tipi di dermatiti , compresa la dermatite da contatto. La formulazione è a base di Sodio Ialuronato Butirrato Formiato , polimero ingegnerizzato e brevettato, derivato dall'acido ialuronico, dotato di proprietà antinfiammatorie, e una serie di altri ingredienti con attività emolliente , lenitiva e antiossidante come pantenolo, glicerina e vitamina E. DermoRelizema cream va utilizzato nelle aree interessate più volte al giorno.
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UNGUENTO ED EMULSIONE
902.04 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE VELLUTAN 4 microgrammi/g emulsione cutanea 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Un grammo di emulsione cutanea contiene: Principio attivo: Tacalcitolo monoidrato microgrammi/g 4,173 (pari a Tacalcitolo microgrammi 4) Eccipiente con effetti noti: propilenglicole Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Emulsione cutanea 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento topico della psoriasi volgare del cuoio capelluto. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Adulti: Applicare Vellutan emulsione cutanea, una volta al giorno, sulle aree affette del cuoio capelluto, preferibilmente la sera prima di coricarsi, salvo diversa prescrizione medica. La dose giornaliera non dovrebbe superare i 5 grammi di prodotto, dato che con dosaggi superiori non si può escludere del tutto l’insorgenza di ipercalcemia. Quando Vellutan emulsione cutanea viene usato contemporaneamente a Vellutan unguento, la dose totale non deve comunque superare i 5 g al giorno. La durata del trattamento in genere dipende dalla gravità delle lesioni nonché dalla risposta alla terapia, e, comunque, dovrebbe essere stabilita dal medico curante. Sulla base dell’esperienza clinica attualmente disponibile, il ciclo terapeutico non dovrebbe superare le 8 settimane di trattamento continuo. Bambini: Non sono disponibili dati clinici sull’uso del prodotto in età pediatrica. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. L’uso del prodotto è controindicato nei bambini, poichè non sono disponibili dati clinici in età pediatrica. Il prodotto è inoltre controindicato nei seguenti casi: • ipersensibilità a qualsiasi componente del prodotto e sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico; • presenza di alterazioni del metabolismo fosfo-calcico. Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (v. 4.6). 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego E’ consigliabile controllare i livelli sierici del calcio prima del trattamento e, in seguito, ad intervalli regolari. Nel caso di aumento della calcemia, il trattamento deve essere interrotto. Allo stesso modo, è consigliabile misurare anche il contenuto di calcio e la presenza di proteine nelle urine. Vellutan emulsione cutanea contiene glicole propilenico che può causare irritazione della pelle. Il contatto con gli occhi deve essere evitato. Se ciò dovesse accidentalmente accadere, risciacquare abbondantemente con acqua. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Vellutan deve essere usato con cautela in pazienti che assumono medicinali che aumentano i livelli sierici di calcio, come i diuretici tiazidici. Non esiste esperienza sull’uso concomitante di Vellutan emulsione cutanea con altri antipsoriasici. Preparati multivitaminici, contenenti vitamina D fino a 500 UI, possono essere somministrati senza alcuna particolare precauzione. Il tacalcitolo può essere degradato dalla luce ultravioletta e da quella solare. Quando viene effettuato un trattamento per la terapia locale che prevede l’uso contemporaneo di tacalcitolo e raggi UV, è necessario che i due trattamenti siano distanziati nella giornata, ad esempio l’irraggiamento con raggi UV al mattino, e l’applicazione di tacalcitolo alla sera, al momento di coricarsi. Alla stessa maniera, se il paziente si espone durante il giorno alla luce solare, il trattamento con tacalcitolo deve essere fatto alla sera, al momento di coricarsi. Dato che si possono verificare reazioni locali irritanti è possibile che l’uso concomitante di peeling o di prodotti astringenti e irritanti possa aumentare tali effetti. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Il prodotto non è stato studiato in donne in gravidanza. Sebbene in studi di tossicologia animale non sono stati messi in evidenza effetti tossici, diretti o indiretti, sullo sviluppo embrionale o fetale, nè sullo sviluppo peri- e post-natale, si sconsiglia l’uso del prodotto in gravi-
RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
danza. Parimenti, si sconsiglia l’uso del prodotto durante l’allattamento, poichè non è noto se il tacalcitolo passa nel latte materno. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Vellutan non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati L’applicazione topica di Vellutan emulsione cutanea può essere accompagnata da reazioni cutanee locali (ad es. bruciore, eritema) o prurito. In generale, le reazioni cutanee locali e il prurito sono lievi e transitori. In rari casi con tacalcitolo sono stati osservati dermatite da contatto o aggravamento della psoriasi. In caso di irritazione grave o allergia da contatto il trattamento con Vellutan deve essere interrotto e il paziente deve consultare un medico. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto benerficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/ it/resposabili. 4.9 Sovradosaggio E’ molto improbabile un sovradosaggio per ingestione del prodotto. Non è da escludere che l’applicazione topica di un quantitativo notevole di prodotto possa portare all’insorgenza di ipercalcemia. In questo caso l’applicazione del prodotto e l’assunzione di vitamina D o di integratori di calcio devono essere interrotti fino a quando i livelli sierici del calcio ritornano nella norma. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Altri antipsoriasici per uso topico, codice ATC: D05AX04. Il tacalcitolo, principio attivo del Vellutan emulsione cutanea, è un derivato di sintesi della vitamina D3 di cui possiede molte caratteristiche biologiche. In particolare si lega con la stessa affinità del metabolita attivo della vitamina D agli specifici recettori presenti sui cheratinociti inibendone la proliferazione e inducendone la differenziazione. Invece l’influenza del tacalcitolo sul metabolismo fosfo-calcico è nettamente inferiore rispetto alla vitamina D3. Infatti somministrato per via orale o endovenosa provoca un aumento del Ca sierico pari a 1/5 rispetto all’1α,25(OH)2D3. In biopsie effettuate in pazienti trattati con tacalcitolo si è evidenziato un miglioramento dei parametri specifici del processo infiammatorio. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Dati riguardanti l’assorbimento percutaneo del tacalcitolo in seguito all’applicazione topica di Vellutan emulsione cutanea non sono disponibili. Applicazioni singole o ripetute di unguento a base di tacalcitolo hanno provocato un assorbimento sistemico attraverso la cute affetta da psoriasi di una quantità di farmaco inferiore allo 0,5%, ovvero in quantità tali da non consentire la valutazione dei parametri farmacocinetici. Le esperienze condotte negli animali hanno mostrato che il tacalcitolo si trova completamente legato alle proteine plasmatiche (come del resto si lega alle proteine plasmatiche la vitamina D). Il metabolita principale è 1α,24,25(OH)3 vitamina D3, ossia lo stesso metabolita della forma attiva della vitamina D naturale, con una attività di 5-10 volte inferiore rispetto a quella della vitamina D. Il tacalcitolo e i suoi metaboliti vengono escreti principalmente con le urine e con le feci. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Il Tacalcitolo è efficace a concentrazioni molto basse. Il dosaggio al quale non si ha alcun effetto in seguito ad applicazioni cutanee per 13 settimane è risultato essere di soli 8 ng/die. Gli effetti tossici sono quelli mostrati dalla classe dei calciferoli. Tossicità acuta Gli studi di tossicità acuta nel topo e nel ratto sono risultati in una DL50 di approssimativamente 3200 microgrammi/kg quando il tacalcitolo viene somministrato oralmente, da 559 a 1086 microgrammi/kg quando somministrato per via endovenosa, e da 100 a 420 microgrammi/kg quando somministrato per via sottocutanea. Una DL50 di approssimativamente 10 microgrammi/kg viene calcolata per i cani in seguito a somministrazione sottocutanea. La tossicità acuta si basa su
condizioni consequenziali all’ipercalcemia: incremento delle concentrazioni di calcio e fosfato inorganico nel siero e nelle urine, depositi di calcio nei tubuli renali, nelle arterie coronariche, nell’aorta e altri organi. Tossicità sub-cronica e cronica Studi coinvolgenti la somministrazione sottocutanea di tacalcitolo (95-100% di biodisponibilità sistemica) sono stati effettuati in ratti con dosi fino a 0,5 microgrammi/kg per tre mesi e 0,1 microgrammi/kg per 12 mesi, e con dosi fino a 5 microgrammi/kg somministrati per via percutanea (circa 30% di biodisponibilità sistemica) per tre mesi. La dose alla quale non si ha alcun effetto era 0,004, 0,004 e 0,008 microgrammi/kg di peso corporeo. Dosi fino a 0,05 microgrammi/kg e 0,025 microgrammi/kg sono state somministrate in cani, per via sottocutanea, per tre e dodici mesi rispettivamente. La dose priva di effetto è stata 0,002 e 0,001 microgrammi/kg di peso corporeo. A dosi più alte, erano osservati: ipercalcemia, iperfosfatemia, calcificazioni nei tubuli renali, iperplasia ossea (femore, sterno), come calcificazioni (aorta, arterie coronarie, trachea, bronchi, cornea, intestino), atrofia (timo, milza, fegato e organi riproduttivi). Tossicità sulla funzione riproduttiva Studi sui ratti e sui conigli effettuati mediante somministrazione per via sottocutanea del tacalcitolo hanno dimostrato l’assenza di tossicità sull’embrione o sul feto, sullo sviluppo postnatale e sulla fertilità. Inoltre le concentrazioni di tacalcitolo nei feti e nel latte erano significativamente più bassi dei livelli plasmatici materni. Effetto mutageno e cancerogeno Studi di mutagenicità (Ames test, test di aberrazione cromosomica e test dei micronuclei) indicano l’assenza di genotossicità potenziale del tacalcitolo. Non sono stati effettuati studi riguardo al potenziale cancerogeno del tacalcitolo. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Acqua depurata, paraffina liquida leggera, propilenglicole, trigliceridi saturi a catena media, ottildodecanolo, macrogol (21) stearile etere, diisopropil adipato, fenossietanolo, sodio fosfato dibasico dodecaidrato, gomma xantana, potassio fosfato monobasico, disodio edetato, dodecil gallato. 6.2 Incompatibilità Il tacalcitolo non deve essere utilizzato insieme all’acido salicilico. 6.3 Periodo di validità 2 anni. Il periodo di validità dopo prima apertura del flacone è di 6 mesi. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Conservare a temperatura non superiore ai 25°C e nell’imballaggio originale. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flacone in plastica con erogatore e tappo a vite 20 ml, 30 ml, 50 ml. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna istruzione particolare 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO ABIOGEN PHARMA S.p.A. Via Meucci 36 - Ospedaletto - PISA 8. NUMERI DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO 4 microgrammi/g emulsione cutanea - flacone con erogatore 20 ml - AIC n.031494026 4 microgrammi/g emulsione cutanea - flacone con erogatore 30 ml - AIC n.031494038 4 microgrammi/g emulsione cutanea - flacone con erogatore 50 ml - AIC n.031494040 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Luglio 2005 / Dicembre 2008 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Luglio 2016
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900.05 RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE VELLUTAN 4 microgrammi/g unguento 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Un grammo di unguento contiene: Principio attivo: Tacalcitolo monoidrato microgrammi/g 4,173 (pari a Tacalcitolo microgrammi 4) Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Unguento 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Trattamento topico della psoriasi volgare anche nelle localizzazioni al volto e al cuoio capelluto. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Adulti: Applicare il prodotto, limitatamente alla zona da trattare, una volta al giorno, preferibilmente la sera prima di coricarsi, salvo diversa prescrizione medica. La dose giornaliera non dovrebbe superare i 5 grammi di prodotto e l’area di applicazione, quindi, non dovrebbe superare il 10% della superficie corporea totale, dato che con dosaggi superiori non si può escludere del tutto l’insorgenza di ipercalcemia. Applicare Vellutan 4 microgrammi/g unguento in strato sottile sulle aree cutanee affette; in caso di applicazione sul viso, evitare il contatto con gli occhi. La durata del trattamento in genere dipende dalla gravità delle lesioni nonché dalla risposta alla terapia, e comunque dovrebbe essere stabilita dal medico curante. Sulla base dell’esperienza clinica attualmente disponibile, il ciclo terapeutico non dovrebbe superare le 8 settimane di trattamento continuo. Bambini: Non sono disponibili dati clinici sull’uso del prodotto in età pediatrica. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. L’uso del prodotto è controindicato nei bambini, poichè non sono disponibili dati clinici in età pediatrica. Il prodotto è inoltre controindicato nei seguenti casi: • ipersensibilità a qualsiasi componente del prodotto e sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico; • presenza di alterazioni del metabolismo fosfo-calcico. Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (v. 4.6). 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego E’ consigliabile controllare i livelli sierici del calcio prima del trattamento e, in seguito, ad intervalli regolari. Nel caso di aumento della calcemia, il trattamento deve essere interrotto. Allo stesso modo, è consigliabile misurare anche il contenuto di calcio e la presenza di proteine nelle urine. Quando il prodotto viene applicato sul volto, evitare il contatto con gli occhi. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Vellutan deve essere usato con cautela in pazienti che assumono medicinali che aumentano i livelli sierici di calcio, come i diuretici tiazidici. Preparati multivitaminici, contenenti vitamina D fino a 500 UI, possono essere somministrati senza alcuna particolare precauzione. Il tacalcitolo può essere degradato dalla luce ultravioletta e da quella solare. Quando viene effettuato un trattamento per la terapia locale che prevede l’uso contemporaneo di tacalcitolo e raggi UV, è necessario che i due trattamenti siano distanziati nella giornata, ad esempio l’irraggiamento con raggi UV al mattino, e l’applicazione di tacalcitolo alla sera, al momento di coricarsi. Alla stessa maniera, se il paziente si espone durante il giorno alla luce solare, il trattamento con tacalcitolo deve essere fatto alla sera, al momento di coricarsi. Dato che si possono verificare reazioni locali irritanti è possibile che l’uso concomitante di peeling o di prodotti astringenti e irritanti possa aumentare tali effetti. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Il prodotto non è stato studiato in donne in gravidanza. Sebbene in studi di tossicologia animale non sono stati messi in evidenza effetti tossici, diretti o indiretti, sullo sviluppo embrionale o fetale, nè sullo sviluppo peri- e post-natale, si sconsiglia l’uso del prodotto in gravi-
danza. Parimenti, si sconsiglia l’uso del prodotto durante l’allattamento, poichè non è noto se il tacalcitolo passa nel latte materno. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Vellutan non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Pur essendo ottimamente tollerato, si possono verificare reazioni cutanee locali (rossore, eritema, bruciore), anche se tali sintomi si possono confondere con quelli stessi della patologia. Quando tali manifestazioni si verificano, comunque, sono di natura lieve e transitoria (pochi minuti), e di solito non necessitano di interruzione del trattamento. In caso di irritazione grave o allergia da contatto il trattamento con Vellutan deve essere interrotto e il paziente deve consultare un medico. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto benerficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/ it/resposabili. 4.9 Sovradosaggio E’ molto improbabile un sovradosaggio per ingestione del prodotto. Non è da escludere che l’applicazione topica di un quantitativo notevole di prodotto possa portare all’insorgenza di ipercalcemia. In questo caso l’applicazione del prodotto e l’assunzione di vitamina D o di integratori di calcio, devono essere interrotti fino a quando i livelli sierici del calcio ritornano nella norma.
6.2 Incompatibilità Nessuna nota 6.3 Periodo di validità 3 anni 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna particolare condizione per la conservazione 6.5 Natura e contenuto del contenitore Tubo flessibile in alluminio da 20 g 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione Nessuna istruzione particolare 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO ABIOGEN PHARMA S.p.A. Via Meucci 36 - Ospedaletto - PISA 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO AIC n.031494014 “4 microgrammi/g unguento” tubo 20 g 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/ RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE Dicembre 1998 / Dicembre 2008 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Luglio 2016
5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: Altri antipsoriasici per uso topico, codice ATC: D05AX04. Il tacalcitolo è un derivato di sintesi della vitamina D3 di cui possiede molte caratteristiche biologiche. In particolare si lega con la stessa affinità del metabolita attivo della vitamina D agli specifici recettori presenti sui cheratinociti inibendone la proliferazione e inducendone la differenziazione. Invece l’influenza del tacalcitolo sul metabolismo fosfo-calcico è nettamente inferiore rispetto alla vitamina D3. Infatti somministrato per via orale o endovenosa provoca un aumento del Ca sierico pari a 1/5 rispetto all’1α,25(OH)2D3. In biopsie effettuate in pazienti trattati con tacalcitolo si è evidenziato un miglioramento dei parametri specifici del processo infiammatorio. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Applicazioni singole o ripetute di unguento a base di tacalcitolo hanno provocato un assorbimento sistemico attraverso la cute affetta da psoriasi di una quantità di farmaco inferiore allo 0,5%, ovvero in quantità tali da non consentire la valutazione dei parametri farmacocinetici. Le esperienze condotte negli animali hanno mostrato che il tacalcitolo si trova completamente legato alle proteine plasmatiche (come del resto si lega alle proteine plasmatiche la vitamina D). Il metabolita principale è 1α,24,25(OH)3 vitamina D3, ossia lo stesso metabolita della forma attiva della vitamina D naturale, con una attività di 510 volte inferiore rispetto a quella della vitamina D. Il tacalcitolo e i suoi metaboliti vengono escreti principalmente con le urine e con le feci. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Il tacalcitolo è efficace a concentrazioni molto basse. Il dosaggio al quale non si ha alcun effetto in seguito ad applicazioni cutanee per 13 settimane è risultato essere di solo 8 ng/die. Gli effetti tossici sono essenzialmente quelli mostrati dalla classe dei calciferoli. Gli studi di teratogenesi nel ratto e topo non hanno messo in evidenza alcun effetto teratogeno del tacalcitolo. Non è stata osservata alcuna evidenza di mutagenicità del tacalcitolo negli studi di mutagenesi (Ames Test, test di aberrazione cromosomica, test dei micronuclei). 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Vaselina bianca Paraffina liquida Diisopropil adipato
Unguento tubo 20 g Classe A - RR
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impaginato corretto. Giorgio_Layout 1 31/03/2020 21:49 Pagina 41
di Giorgio Bartolomucci
I
n tutti i reparti di terapia intensiva, impegnati nella lotta al COVID 19 o meno, l’uso di antibiotici a scopo preventivo è molto frequente. L’urgenza unita alle preoccupazioni per la sopravvivenza dei pazienti più gravi fanno sì che le somministrazioni durano molto più a lungo di quanto sarebbe appropriato. Si prova a sfruttare la loro efficacia e una tossicità alquanto ridotta. Quello che sembra essere stato dimenticato è che l’antibiotico resistenza non è un fenomeno scomparso e, soprattutto negli ospedali, i superbatteri continuano a replicarsi negli ambienti di cura, diventando rapidamente sempre più pericolosi e meno suscettibili alla maggior parte degli antibiotici attualmente disponibili. Gli esperti spiegano che il fenomeno è dovuto a un processo di selezione naturale che induce la resistenza verso una specifica molecola ma anche a una modificazione genetica che può determinare un’estensione della resistenza ad antibiotici di altre classi. I racconti di chi assiste i malati gravi giunti con la polmonite da Covid 19 in terapia intensiva, parlano di un’età per lo più avanzata, e della concomitanza di importanti patologie che già determinano una minore risposta immunitaria e quindi un rischio per la vita più elevato, soprattutto per
Terapie intensive e antibioticoresistenze l’assenza di farmaci antivirali realmente efficaci. La terapia diventa quindi di contenimento e una copertura antibiotica appare quasi inevitabile per prevenire e ridurre la gravità dei sintomi e soprattutto le infezioni dovute a manovre e presidi medici invasivi. Come evitare errori nella scelta del tipo e del dosaggio da adottare nell’uso empirico degli antibiotici quando l’urgenza e la drammaticità del momento non lasciano tempo alla conferma diagnostica e alla individuazione del batterio responsabile della eventuale sovrainfezione? Non vorremmo che la paura del coronavirus facesse passare in secondo ordine il rischio dei danni legati alla multiresistenza batterica che può emergere in un reparto di terapia intensiva già sovraffollato e carico di tensioni. Questa preoccupazione non è priva di motivazioni scientifiche. È un dato ormai accertato che nei reparti di terapia intensiva il tasso di nuove colonizzazioni
L’emergenza COVID19 non deve farci sottovalutare il rischio che nei reparti si sviluppino ceppi batterici resistenti alle comuni terapie antibiotiche
antibiotici
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è molto elevato e proprio la tipologia di interventi attuati dal personale sanitario può agire come mezzo di trasmissione dei nuovi batteri multiresistenti fra i pazienti. Questa riflessione non va letta come una critica o un rimprovero superficiale, perché nessuno può ignorare la gravità dell’epidemia in corso, l’età media dei pazienti, la virulenza del coronavirus, la durata del ricovero e le condizioni di isolamento, spesso improvvisate. Si vuole solo provare a segnalare che, in assenza di un preciso riconoscimento del batterio coinvolto e la sua suscettibilità alle diverse classi di antibiotici, un’eventuale terapia antibioticoterapia empirica potrebbe non apportare reali vantaggi ai pazienti da coronavirus in terapia respiratoria. Dovendo scegliere si tende a preferire antibiotici con uno spettro d’azione molto ampio ma questo non riduce la possibilità di una multiresistenza. Solo accurati interventi sulle strutture, di natura organizzativa e procedurale, e un’adeguata formazione del personale, faranno sì che le situazioni non sfuggano di mano e che il fenomeno delle multiresistenze non aggravi la già preoccupante epidemia che stiamo vivendo.
lavarsi le mani Giorgio_Layout 1 31/03/2020 21:51 Pagina 41
Lavarsi le mani in ufficio fa bene alla salute di Giovanni Diana
Una delle campagne di informazione messe in atto dal Ministero della Salute per contrastare la diffusione del coronavirus consiglia di lavarsi le mani a fondo e più volte al giorno. Un comportamento corretto che non dovrebbe essere definito – come a volte si sente dire – virtuoso, ma solamente normale. Eppure recenti indagini dimostrano che un lavoratore su quattro non si lava le mani dopo aver usato il bagno in ufficio quando è di fretta. Eppure è noto che le mani sporche possono trasferire i batteri e, in caso di malattia, contagiare altre persone. Dieci anni fa le Nazioni Unite a dichiarare il 19 novembre di ogni anno, il World Toilet Day, una giornata nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni verso le molte persone che ancora vivono senza servizi igienici adeguati, soprattutto in molti i paesi in via di sviluppo dove anche solo l’uso dell’acqua corrente è una conquista. C’è la consapevolezza, però, che anche in Occidente sono ancora sottovalutate alcune buone pratiche comportamentali, soprattutto nei luoghi di lavoro, e c’è quindi ancora molto da fare per educare la popolazione a una adeguata igiene, sia per la mancata pulizia e manutenzione periodica dei servizi igienici a disposizione del pubblico. Ma torniamo ai dati emersi dalla ricerca internazionale commissionata da Initial, azienda leader mondiale in servizi per l’igiene, secondo cui il 33% delle persone sul posto di lavoro utilizza lo smartphone in bagno e il 12% porta addirittura il cibo alla toilette. L’84% degli intervistati sostiene di lavarsi le mani dopo aver utilizzato i servizi, ma il 37% dello stesso campione ammette anche di non lavarle quando è di fretta. Tutto ciò testimonia come l’utilizzo dei servizi igienici venga spesso associato ad altre attività che nulla hanno a che fare con l’igiene personale. Non è strano quindi che il 42% degli intervistati dichiari di non avere alcun piacere a stringere la mano a persone che sono appena uscite dal bagno. Inoltre, dallo studio emerge un altro dato importante: il 49% degli intervistati dichiara di pranzare alla propria scrivania, e ciò contribuisce a un comportamento che inevita-
bilmente favorisce una maggiore diffusione di germi. Secondo lo studio, chi lavora in ufficio viene a contatto con oltre 10 milioni di batteri ogni giorno. Le mani contaminate possono trasferire questi batteri attraverso il solo tocco anche negli altri ambienti comuni e tramite gli oggetti a disposizione di tutti, dalla macchina del caffè alle maniglie delle porte, passando per i computer e i telefoni. Come si può diminuire i rischi? Una delle motivazioni date da chi non si lava le mani è
la mancanza di sapone o salviette/asciugamani (20%), mentre il 16% ammette di uscire subito dal bagno a causa dei cattivi odori. In conclusione, sebbene le buone abitudini igieniche dipendano sempre dall’individuo, è innegabile che le condizioni soddisfacenti in cui si trovano i servizi e la sensibilizzazione rispetto all’importanza della pulizia delle mani possono giocare un ruolo importante nella prevenzione di rischi per la salute. Indipendentemente dal coronavirus.
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Longevità: un mix di salute e benessere È
difficile ammetterlo ma sul fenomeno dell’invecchiamento sappiamo ancora molto poco. La ricerca genetica, infatti, non ha finora permesso di individuare il gene della longevità; quella epidemiologica non è in grado di precisare le caratteristiche dell'ambiente che consentono di vivere più a lungo; la ricerca psicologica, non ha ancora caratterizzato la tipologia dei longevi, perché si tratta di persone con caratteristiche differenti e con diverse esperienze vissute in ambienti molto vari. È forse per questo motivo che l’invecchiamento è stato a lungo percepito come un fenomeno quasi del tutto sconosciuto, da combattere a ogni costo, specie per i segni
che il tempo lascia sul viso e sul nostro corpo. L’industria della bellezza propone sempre più formulazioni anti-età, anti-rughe,
considera la longevità, la bellezza e il benessere come concetti indissolubili. Anche la percezione dell’invecchiamento ha subito un’evoluzione: uomini e donne mostrano meno paura di invecchiare perché non percepiscono più l’età come una fonte di problemi ma come una nuova fase della vita, in cui è possibile dedicare più attenzione al proprio benessere. In altre parole, accolgono i cambiamenti fisici con maggior serenità, nella consapevolezza del tempo che passa. Diversi studi suggeriscono che le persone attribuiscono maggior importanza al sentirsi bene con la propria età, assumendo un ruolo attivo nella gestione della propria
Positive pro-aging: un nuovo approccio nei confronti dell’invecchiamento cutaneo che sta rivoluzionando il mondo della medicina estetica anti-rilassamento cutaneo: un ampio ventaglio di strumenti per sostenere la lotta contro l’aging. Ma ciò che sta dando maggiori risultati è un nuovo approccio che
medicina estetica
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bellezza che diventa sempre più olistica e integrata, in un approccio globale dove salute e benessere sono di fondamentale importanza. Sociologi e psicologi confermano che accettare serenamente la propria età non è più solamente una questione di apparenza: è anche, e soprattutto, una questione di sicurezza personale, di autostima e di un rapporto di intima armonia. Si chiama positive pro-aging, la filosofia che implica l’accettazione di sé a qualsiasi età. Interessa tutte le generazioni, anche se ognuna di esse lo esprime in modo diverso, con propri codici. Per quanto riguarda la bellezza, la generazione dei Millennial (di età compresa fra i 18 ai 35 anni) che appare super-esposta ai social media, si fa portavoce dell’accettazione di sé attraverso l’unicità. Allo stesso tempo, però, in maniera pro-aging, si riconosce e non si disdegna la possibilità di miglioramenti o di trasformazioni fisiche: labbra più carnose, zigomi meglio definiti, una pelle più radiosa. Piccole modifiche che consentono di migliorare la bellezza del viso grazie semplici micro-iniezioni o altri mezzi di prevenzione dei segni del tempo. La pelle “zero difetti”, insomma, per loro è un must! Dopo i 40 anni, i segni d’invecchiamento cutaneo diventano sempre più visibili. Le donne sono socialmente e professionalmente attive, la performance per loro è una esigenza e la lotta all’invecchiamento è circoscritta all’idea di mantenersi giovani e contrastare i segni del tempo. L’approccio è però più olistico e attivo: il benessere è primordiale e coincide con il desiderio di prevenzione e con il bisogno di correzione dei primi segni d’invecchiamento, per soddisfare il quale, questa generazione, ricorre più frequente-
mente alla medicina estetica. Discorso a parte per gli uomini di età compresa fra i 60 e i 75 anni che rappresentano un nuovo fenomeno sociale, quello dei Giovani Se-
nior o Jeunior (contrazione di giovani e senior). Veri promotori della realizzazione personale, desiderano invecchiare in salute ma anche in bellezza. Il positive pro-aging per loro non si traduce in un bisogno di trasformazione per ringiovanire, ma nella necessità di sentirsi in armonia con la propria età e di fare quanto necessario per invecchiare bene. Questo approccio, trasversale a ogni età, offre una risposta alle esigenze specifiche di ciascuna generazione. Per alcuni, infatti, significa contrastare, per altri, vuol dire correggere o migliorare salute e bellezza, a volte entrambi i casi. Tutto nel rispetto dell’unicità del carattere e
della personalità di ognuno. È oggi fuor di dubbio, infatti, quanto sia essenziale poter proporre piani di trattamento cosmetico personalizzati, mirati a mantenere un aspetto cutaneo fresco o almeno ringiovanirlo. Una delle aziende che per prima ha intuito il valore della filosofia del positive pro-aging, molto prima che l’industria della bellezza si appropriasse di questa tendenza, è stata l’azienda Fillmed Laboratoires. Da oltre 40 anni leader di mercato nella rivitalizzazione cutanea con il complesso NCTF 135HA (New Cellular Treatment Factor), l’approccio globale di Fillmed ha favorito la medicina estetica proponendo soluzioni pro-aging sia per prevenire che per migliore la qualità della pelle e stare bene con se stessi. In concreto tre sono i protocolli di Fillmed pro-aging che abbinano cura della pelle e correzione di rughe e volumi. Il primo, denominato Bionutriglow, è adatto alle pelli di tutte le età e prevede un trattamento combinato di peeling e rivitalizzazione per distendere le rughe sottili e ottenere una pelle radiosa, liscia e rimpolpata. Bionutrilift è invece il trattamento ideale a partire dai 30 anni, per un iniziale rilassamento cutaneo con segni di stanchezza, quali i solchi nasolabiali e i solchi lacrimali moderatamente evidenti. Il protocollo prevede la sinergia di rivitalizzazione e rimpolpamento con gel poco reticolati. Infine Bionutrishape è il sistema pensato per i i quarantenni e oltre. Indicato in caso di rilassamento cutaneo evidente dovuto a una perdita di volume ed elasticità, consente di ridisegnare l’ovale e correggere i volumi grazie alla combinazone di rivitalizzazione e ridensificazione con gel volumizzanti.
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LA BELLEZZA È UN’ARTE, NOI NE ABBIAMO FATTO UNA SCIENZA
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di Giorgio Maggiore
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lcuni anni fa, uno dei quiz proposti nel test di ammissione alla facoltà di medicina era il seguente: qual è lo stato metabolico comune a queste condizioni: osteoporosi e aumento radicali liberi, invecchiamento precoce; stanchezza e calo del rendimento psicofisico; cattiva assimilazione dei nutrienti; invecchiamento precoce? La domanda non era semplice e in molti non risposero o sbagliarono. La risposta esatta sarebbe stata: acidosi metabolica. Come è ben noto, l’attività fisica e il normale metabolismo, soprattutto dei lipidi e dei carboidrati, generano ogni giorno enormi quantità di acidi volatili che in parte vengono eliminati con la respirazione, mentre quelli cellulari si trasferiscono nel sangue e sono eliminati dal rene. Com’è noto il sangue umano in condizioni normali ha un pH leggermente alcalino, compreso tra 7,35 e 7,45. Il mantenimento di quello che viene comunemente chiamato equilibrio acido-base ematico e tissutale, è strettamente legato al metabolismo dei fluidi e al bilancio idrico, e dipende dal rapporto tra la produzione di sostanze acide e, in minor misura basiche, e la loro eliminazione, cui partecipano soprattutto i polmoni e i reni. Aumentando la ventilazione polmonare, tramite la frequenza respiratoria e la profondità del respiro, l'organismo aumenta l'escrezione di acido carbonico sotto forma di anidride carbonica, e ciò innalza il pH del sangue. I reni, invece, per mantenere l’equilibrio acido-base attivano un importante lavoro di filtro, diluizione delle sostanze acide, tamponamento ed eliminazione degli ioni H+ in
Un quiz difficile sull’equilibrio quantità equivalente a quella prodotta, mentre riassorbono gli anioni bicarbonato (HCO3–) che sono basici. Altri meccanismi omeostatici biologici capaci di neutralizzare efficacemente gran parte degli acidi che vengono generati dal metabolismo delle singole cellule sono i cosiddetti sistemi tampone, intracellulari ed extracellulari (il più importante è il sistema HCO3−/CO2) e soprattutto l'osso assume una grande importanza rilasciando bicarbonato di sodio (NaHCO3) e bicarbonato di calcio (Ca(HCO3)2) in cambio di H+, tant’è che un'acidosi prolungata può contribuire alla perdita di sali minerali e all'osteoporosi. L’acidosi metabolica grave (pH inferiore a 7,35) è un evento straordinario, che si verifica a seguito di patologie, per esempio, di un collasso cardiocircolatorio e
della conseguente anareobiosi che origina quantità di acido lattico molto elevate, oppure in corso di una grave chetosi provocata da un eccessivo catabolismo dei lipidi e di alcuni amminoacidi, come avviene nel diabete mellito scompensato o di un digiuno prolungato. Anche un’intensa attività sportiva, può determinare un’acidosi, più o meno intensa, i cui sintomi più comuni sono: crampi muscolari, stiramenti e dolori che aumentano anche il rischio di traumi e di infiammazioni a carico della la muscolatura e dell'apparato osteo-articolare. Durante l’attività sportiva, per la maggior richiesta di ossigeno, aumentano anche la produzione di radicali liberi ossigenati e le reazioni di ossidoriduzione potenzialmente dannose per le cellule, che invecchiano precocemente con un significativo abbassamento della funzionalità del sistema immunitario e genesi di varie malattie degenerative. Sappiamo che lo stress ossidativo causa ipossia e ciò favorisce l’infiammazione a livello della matrice extra cellulare con conseguente aumento dell’acidosi che, quando i sistemi omeostatici del nostro organismo non sono più in grado di contrastare, tende a divenire persistente nel tempo e
Alla base di molte condizioni apparentemente diverse fra loro c’è un unico e comune stato metabolico: l’alterazione del pH metabolismo
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- come si diceva all’inizio dell’articolo - può rappresentare una concausa, dell’invecchiamento precoce. Anche la stanchezza e il calo del rendimento psicofisico trovano una spiegazione: i processi vitali dell’organismo necessitano di un pH stabile e lievemente alcalino, altrimenti le scorie metaboliche acide si concentrano nella matrice extracellulare provocando un danno nei tessuti, la degradazione delle membrane cellulari, la riduzione degli scambi metabolici, l’abbassamento delle difese immunitarie e processi infiammatori, oltre all’iperstimolazione del sistema simpatico. L’acidosi, inoltre, riduce la sensibilità insulinica e aumenta la secrezione di cortisolo, richiama acqua nei tessuti per cercare di diluire il pH favorendo la ritenzione idrica, affatica i reni e può favorire l’ipertensione e la già ricordata demineralizzazione ossea. Abbiamo già detto che più c’è acidità e più l’organismo sottrae calcio e fosfati, e la perdita di calcio riduce la normale funzione muscolare, inducendo irritabilità e insonnia. Dopo il sodio, il calcio è il minerale più alcalinizzante, mentre altri minerali basici sono il magnesio, lo zinco, il potassio e il rame, di cui son ben conosciute anche le potenzialità protettive delle cellule cutanee nei riguardi dello stress ossidativo. I dermatologi, infatti, raccomandano l’integrazione della dieta con questi minerali alcalinizzanti perché il ripristino dell’equilibrio acido base può essere di grande aiuto per la
pelle sia per ridurre la tendenza verso eczemi, orticarie, allergie e altri fenomeni irritativi e infiammatori a livello dermico, che per ridurre l’eccesso di acidità del sudore. L’alcalinizzazione della matrice extracellulare, ottenibile con la dieta e con gli integratori, provoca la scomparsa o la diminuzione dei sintomi. Molte forme allergiche sono accentuate dall’acidosi metabolica. L’omeostasi acido-base regolarizza, inoltre, l’azione delle ghiandole sudoripare e di quelle sebacee riducendo la predisposizione a brufoli e acne, con il risultato di una pelle più luminosa. A beneficiarne è anche la salute dei capelli e del cuoio capelluto perché il sebo secreto dalle ghiandole sebacee è meno acido e ciò non agevola i lieviti e i batteri, causa delle irritazioni e dei disturbi a carattere infiammatorio che scatenano prurito e desquamazione. Un miglioramento si registra anche sul microcircolo e sul trofismo perché l’acidosi tissutale localmente sottrae ossigeno e quin-
di i capelli si indeboliscono, si seccano, i bulbi piliferi soffrono e si assiste al diradamento o finanche alla perdita di intere ciocche. Secondo alcuni studi, un alterato equilibrio acido base può essere causa di pelle secca, soggetta a lesioni e screpolature e, quindi, più facilmente aggredibile dai virus. Esempi noti sono quello dell’Herpes che si sviluppa maggiormente su una pelle acida, delle Verruche che in caso di acidosi tissutale trovano meno contrasto in difese immunitarie inefficienti, ma lo stesso discorso vale anche per la Candida che si moltiplica più rapidamente in presenza di un’alterazione del pH vaginale in grado di modificare la composizione della flora batterica, in particolare riducendo i bacilli di Doderlein che proteggono le mucose del tratto vaginale, e ciò lascia spazio all’infezione da candida. Qualcuno imputa all’acidosi tissutale, per i conseguenti danni al microcircolo e ipossia, anche la fragilità, lo sfaldamento e l’alterata crescita ungueale, disturbi riferibili a un ridotto nutrimento delle cellule deputate alla crescita dell’unghia. A ciò si aggiungerebbero anche i problemi dovuti alla perdita di micronutrienti, in particolare di quei minerali che concorrono alla formazione della cheratina. Il ricorso a un’integrazione nutrizionale alcalinizzante mirata può quindi aiutare a diminuire il ricorso a trattamenti locali, che sicuramente servono a ridurre i sintomi, ma non ne eliminano l’origine.
Pantamix bustine: un’orchestra di 6 sali minerali antiossidanti e alcalinizzanti per il benessere generale e della pelle L’equilibrio acido basico dipende in modo particolare anche dall’alimentazione. Nella trasformazione degli alimenti e dell’ossigeno in energia, l’organismo produce radicali liberi e residui metabolici acidi che se non vengono contrastati da meccanismi di difesa interni e in parte eliminati attraverso gli organi emuntori si riversano nel sangue o si depositano nella matrice extracellulare dando luogo ad acidosi. L’alcalinizzazione della matrice extracellulare può aiutare l’organismo a superare uno stato di stanchezza e malessere generale, digestione difficile, sbalzi di umore, cefalea, insonnia. Gli alimenti a maggior contenuto acido sono le proteine animali, la pasta, il latte, il pesce, le uova, il caffè, il the e lo zucchero. Ci sono pure cibi basici, in particolare la frutta e la verdura, i cereali integrali, il mais, lo zenzero. Anche l’attività sportiva intensa comporta la tendenza dell’organismo a formare più radicali liberi e metaboliti acidi, in particolare l’acido lattico, e molti studi dimostrano che l’abbassamento del pH ematico e tissutale porta a una progressiva diminuzione delle presta-
zioni oltre che danni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, infiammazioni, dolori articolari, crampi muscolari, squilibrio del metabolismo del calcio. Mantenere un buon equilibrio acido base, aiuta anche la pelle che può meglio contrastare i radicali liberi, che sono fra i principali responsabili del suo invecchiamento. Oltre all’alimentazione ci si può avvalere anche di integratori che aiutano a combattere lo stress ossidativo e l’acidosi metabolica. L’azienda Biodelta ha messo a punto Pantamix Bustine, un nutricosmetico a base di sali minerali, che agisce come un’orchestra in cui ognuno assolve un ruolo nell’azione alcalinizzante, con effetti positivi visibili sia sulla pelle che sui capelli e sulle unghie. La formula contiene Zinco, Magnesio, Potassio, Calcio, Rame e Selenio, molto apprezzati in dermatologia come nutrienti essenziali per la funzionalità cutanea e antiossidanti capaci di contrastare la formazione delle rughe. Può essere utile, quindi, affiancare ad una sana e corretta alimentazione anche l’uso di integratori che contribuiscano a bilanciare l’equilibrio acido-base.
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La rivista che apre una finestra sulla dermatologia pediatrica Ho avuto visione di un numero Cognome de la PelleBaby e desidererei riceverla Nome a casa per un anno (6 numeri). Via Per sostenere la pubblicazione e contribuire alle spese di spedizione, Città invio 18,60 Euro con il bollettino postale a: Prov. Headmaster International, Via Carlo Botta n°17, 00184, ROMA Tel. ccp 41125907 Firma Allego copia del versamento
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Integratori Nutraceutici: un’evoluzione affascinante
della dott.ssa Reginetta Trenti
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l racconto dell’evoluzione degli integratori alimentari secondo una visione nutraceutica non è ancora del tutto stato scritto. Senza prescindere dalla definizione di legge degli integratori alimentari (Decreto Legislativo n. 169 - 21 maggio 2004 "Attuazione della direttiva 2002/46/CE relativa agli integratori alimentari"), e pertanto dalla loro area di competenza, la ricerca scientifica e l’esperienza clinica portano dimostrazioni sempre più evidenti e supportate del ruolo “nutraceutico” che un integratore può assumere: contribuire a mantenere e promuovere uno stato di salute e benessere dell’intero organismo. Alcune tappe, sono state determinanti per far emergere questa visione degli integratori alimentari in ottica nutraceutica. Siamo intorno agli anni ’70, quando comincia a prendere forma il concetto di medicina nutrizionale, cioè la possibilità di prevenire l’insorgere, ma anche trattare, alcune patologie tramite la sommi-
nistrazione di sostanze della categoria dei nutrienti. Ci vorranno però, almeno due decenni per spostare l’obiettivo primario degli alimenti funzionali verso il mantenimento di una condizione di salute e benessere, contestualmente alla riduzione del rischio di malattia. Arriviamo, così al 1989, anno in cui Stephen De Felice, medico ricercatore americano, unendo i termini nutrizione e farmaceutico, conia il neologismo “nutraceutico”, dando origine e nome a una nuova disciplina che indaga i componenti attivi propri degli alimenti con effetti positivi sulla salute. Eccoci quindi all’inizio del nuovo millennio, con il grande l’interesse rivolto alle abitudini nutrizionali di individui non solo centenari, ma che godono ancora di buona salute. Possiamo
quindi fissare una terza tappa importante della storia della nutraceutica: poiché la popolazione invecchia e aumentano le patologie croniche, l’opzione nutraceutica può affiancarsi alla medicina tradizionale, magari venire anche “prima” secondo un naturale schema preventivo e comunque con l’obiettivo di favorire un buon invecchiamento, come più spesso si legge di aiutare a “invecchiare bene”. Si diffonde il concetto di well aging come approccio positivo al trascorrere del tempo, e le strategie per migliorare la qualità dell’aging cutaneo creano un nuovo trend nel settore cosmetico. In particolare per le donne di 50 anni, s’iniziano a proporre trattamenti studiati per far vivere bene la propria età, meno focalizzati sul ringiovanimento, più orientati a valorizzare l’aspetto della pelle in età matura. Creme e sieri sono quindi formulati per proteggere la pelle, agendo sia sulla prevenzione dai danni causati da agenti esterni e radicali liberi, sia potenziandone i processi di riparazione. In questo approccio moderno e globale, che punta ad assicurare l’invecchiamento fisiologico della pelle, può essere importante affiancare alla routine cosmetica un integratore-nutraceutico? Alcune semplici evidenze portano ad una risposta del tutto positiva. La prima: la pelle è un organo, tra l’altro il più grande per peso ed estensione e nel suo mantenimento in salute, giocano un ruolo molto importante diversi micronutrienti. Ad esempio, l’acido ascorbico o Vitamina C, è uno dei principi attivi presenti negli integratori alimentari, per il quale è consentito un “health claim” con riferimento esplicito alla pelle (rif Regolamento UE N. 432/ 2012): “La vitamina C contribuisce alla fisiologica formazione del collagene per la normale funzione della pelle”. In più, la vitamina
Le tappe fondamentali dello sviluppo degli integratori nutraceutici, da elementi di supporto a coadiuvanti del benessere cutaneo
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C non è coinvolta solo nella sintesi del collagene, ma anche nell’attività e mantenimento della barriera cutanea, nei meccanismi protettivi antiossidanti come pure nella regolazione della crescita e differenziazione dei cheratinociti. La pelle ha una costante necessità di vitamina C e in particolare ne ha bisogno l’epidermide, nella quale il suo contenuto è del 425% superiore quello del derma. Un gradiente di concentrazione impressionante, finemente regolato da due sistemi di trasporto, quello intradermico nei fibroblasti, dal sangue alle cellule (SVCT2; sistema 2 di trasporto della Vitamina C), e l’altro che garantisce il successivo rifornimento ai cheratinociti dell’epidermide (SVCT1). Il riconosciuto ruolo svolto dalla vitamina C nella cute, ci porta alla seconda evidenza a supporto degli integratori-nutraceutici utili per il benessere della pelle: è l’organo di “confine”, quello che protegge dalle aggressioni esterne e che a causa di microcarenze nutrizionali può venire meno al suo compito, ad esempio in termini di protezione contro lo stress ossidativo, risultando di fatto più propensa a manifestarne gli effetti dannosi. Nel merito di una sinergia tra cosmetico e nutraceutico per promuovere il buon invecchiamento della pelle, trova inoltre spazio un concetto riconducibile a un altro neologismo del nostro tempo: esposoma cutaneo, cioè l’insieme di fattori esogeni ed endogeni a cui la pelle
è quotidianamente sottoposta e sollecitata e che incidono sul processo di invecchiamento. Fanno parte dell’esposoma i fattori ambientali quali la luce solare, quindi UV, visibile e raggi Infrarossi, insieme all’inquinamento ed all’eventuale fumo di tabacco, nonché altri fattori importanti come lo stress e l’alimentazione. L’esistenza di un legame tra carenze nutrizionali e affezioni dermatologiche come l’acne e la dermatite atopica, è già da tempo oggetto di studio, ma che le microcarenze di alcuni fattori dietetici, possano influenzare il processo di invecchiamento è frutto di indagini più recenti. Ed è anche recente la ricerca e l’identificazione di ingredienti ad uso nutraceutico, approvati dall’uso consolidato e dal profilo di sicurezza alimentare, che possano, insieme alle indicazioni sulla salute consentite per
Da BioNike la linea Nutraceutical: integratori nutaceutici formulati per il benessere della pelle Nutraceutical è la linea di integratori alimentari di BioNike per prendersi cura della salute della pelle anche dall’interno e affiancare i trattamenti cosmetici per effetti sinergici e risultati potenziati. Principi attivi dall’efficacia convalidata dalla letteratura scientifica e da studi clinici su formulazioni innovative, basate su mix di ingredienti con effetti sinergici, modulate per diverse esigenze e aree di trattamento. In particolare, Well Age è un integratore basato su fitoceramidi, combinate con acido gammalinolenico (GLA), vitamine e carnosina, per le donne che desiderano migliorare la qualità della propria pelle e prevenirne l'invecchiamento. Ingrediente principale i Ceramosides™: fitoceramidi da grano, certificate gluten free e corredate di test clinico di efficacia. Oltre ad aumentare l’idratazione cutanea, contribuiscono a migliorare le proprietà elastiche della cute e a ridurre l’aspetto delle rughe. Con la posologia di 2 capsule al giorno, Well Age apporta anche olio di Borragine titolato in GLA, utile per funzionalità e trofismo cutanei; Vitamina C per la formazione fisiologica del collagene; Riboflavina (Vitamina B2) per la protezione delle cellule dallo stress ossidativo e Biotina (Vitamina H) che contribuisce al benessere della pelle; infine Carnosina, dipeptide fisiologico noto per le proprietà di antiossidante ad "ampio-spettro", efficace contro l’invecchiamento cutaneo, anche correlato ai processi di glicazione. La linea comprende Well Age 50+ per la pelle in menopausa, e altre formulazioni nutraceutiche per la salute di pelle, capelli e unghie, per la difesa dallo stress ossidativo, per la cellulite e per le esigenze della silhouette.
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vitamine, minerali e derivati vegetali, sostenere indicazioni di bellezza, cioè beauty claim, attribuzioni fino ad oggi monopolizzate dal mondo cosmetico. In questo modo, nell’osservanza delle linee guida e nell’utilizzo di metodiche validate per misurare gli effetti cutanei di un integratorenutraceutico, sarà sempre più possibile, e razionale, sostenere una sinergia di obiettivi con il trattamento cosmetico. Certo, resterà ben netta la distinzione in quanto prodotti molto diversi per inquadramento normativo e per modalità di utilizzo, l’uno topico, l’altro per assunzione orale. Inoltre, mentre la creatività formulativa rimarrà sconfinata per il cosmetico, resterà all’interno di confini ben definiti per il nutraceutico ma, sicuramente, insieme possono già, e potranno sempre più, rappresentare un approccio innovativo per “mantenere la pelle in buono stato” nonostante il tempo che passa.
Bibliografia
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l metabolismo di tutte le cellule si fonda sul continuo apporto di trigliceridi e colesterolo che viene loro assicurato tramite le lipoproteine introdotte tramite i pasti. I primi sono necessari a fini strutturali ed energetici, il secondo per modulare la fluidità delle membrane cellulari e per produrre tante molecole essenziali per la vita [ormoni steroidei (cortisolo, idrocortisone, testosterone, estrogeni,…), vitamina D, acidi biliari]. Il “rifornimento” legato all’alimentazione è temporalmente concentrato nella fase post-prandiale ma l’organismo ha bisogno di trigliceridi e colesterolo in continuo, anche quando si è in fase di digiuno, anche quando si dorme. Ecco quindi che interviene il fegato che attraverso la produzione di lipoproteine endogene assicura alle cellule il “rifornimento” costante in trigliceridi e colesterolo. Il diametro della lipoproteina è dipendente dal volume del nucleo interno (core) composto da trigliceridi e colesterolo esterificato. Il core è del tutto apolare e interagisce con la faccia interna apolare dell'involucro fosfolipidico. L'involucro è composto da tre principali tipi di molecole: uno di natura proteica, le apolipoproteine (apo) e due tipi di origine lipidica: i fosfolipidi e il colesterolo non esterificato. La superficie delle lipo-
Cellulite: un’ipotesi anche metabolica di Vincenzo Varlaro, Docente di Medicina Estetica,- Università di Camerino e, Università di Roma Tor Vergata
proteine plasmatiche è idrofila, pertanto non presenta problemi di interazione con l'ambiente acquoso dei vasi sanguigni e linfatici, e delle cellule. Soffermiamoci ora sul ruolo delle Lipoproteinlipasi (LPL), enzimi di “trasferimento” dei trigliceridi e del colesterolo dalle lipoproteine presenti nel sangue all’organismo, in particolare al tessuto muscolare scheletrico, miocardico, e al tessuto adiposo, garantendo in tal modo il substrato energetico e il nutrimento a questi tessuti. Le LPL sono presenti nelle cellule endoteliali che rivestono la superficie interna dei capillari sanguigni, e sono loro a determinare l’idrolisi delle lipoproteine che, in base
alla densità sono classificate come: a) chilomicroni (le meno dense) sintetizzati a livello dell'intestino tenue dopo i pasti e veicolano alle cellule soprattutto trigliceridi e il colesterolo introdotti con la dieta; b) VLDL (lipoproteine a densità molto bassa), trasportano i trigliceridi sintetizzati dal fegato; c) IDL (lipoproteine a densità intermedia), prodotte dal metabolismo dei chilomicroni e delle VLDL; d) LDL (lipoproteine a bassa densità) trasportano il colesterolo “cattivo” dal fegato alle cellule dell'organismo; e) HDL (Lipoproteine ad alta densità) recuperano il colesterolo “buono” dai tessuti e lo trasportano al
Lo studio del metabolismo dei trigliceridi e del colesterolo permette di formulare una ipotesi per spiegare, in parte, l’origine della cellulite
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fegato, l'unico organo in grado di eliminarlo, grazie alla secrezione della bile (costituita per buona parte da colesterolo). Iniziamo col chiarire come vengono a formarsi e l’evoluzione dei chilomicroni: a livello del lume dell'intestino tenue, micelle di colesterolo e fitosteroli vengono riconosciute da un recettore (NPC1L1) presente sul lato apicale delle cellule epiteliali dell'intestino. Tale recettore favorisce l’ingresso delle micelle nella cellula epiteliale dell’intestino tenue. Nel reticolo endoplasmatico il colesterolo viene esterificato dall’enzima ACAT (Acil-CoA Colesterolo Acil Transferasi), che trasferisce un acido grasso sul gruppo ossidrilico del colesterolo. A livello della membrana del reticolo endoplasmatico rugoso si ha contestualmente la produzione dell'apolipoproteina B48 (apoB48) e l'ingresso nel lume del reticolo di trigliceridi e apoB48 che si legano a formare una struttura lipoproteica: il microsoma. A questo si aggiunge colesterolo esterificato e si formano i chi-
Fig. 1) Entrando in contatto con le lipoproteine ad alta densità (HDL) ricevono da esse apoCII e apoE, diventando così VLDL mature. Tramite la circolazione sanguigna le VLDL raggiungono l'endotelio dei tessuti adiposo e muscolare dove apoCII interagisce con la LPL presente sull'endotelio. Fig. 2) Struttura di un chilomicrone: ApoA, ApoB, ApoC, ApoE (apolipoproteine); T (trigliceridi); C (colesteril estere) (By Xvazquez)
lomicroni. Questi ultimi proseguono lungo la via secretoria e dopo aver raggiunto l'apparato del Golgi vengono secreti all'esterno del lato basilare della cellula, in un vaso linfatico. I chilomicroni presenti nei vasi linfatici sono detti “nascenti” e sono caratterizzati da un maggior contenuto di trigliceridi e un minor contenuto di colesterolo (non esterificato o esterificato). Dopo che il dotto toracico ha riversato la linfa contenente i chilomicroni “nascenti” nella circolazione sanguigna, questi ricevono apoC2 e apoE da una lipoproteina ad alta densità (HDL) e diventano chilomicroni “maturi”. Una volta raggiunti i capillari del tessuto adiposo e del tessuto muscolare, l'apoCII (colesterolo non esterificato) presente su di essi interagisce con un recettore presente sull'endotelio (LPL) che preleva i trigliceridi dal chilomicrone e li scinde in acidi grassi liberi e monoacilglicerolo che sono quindi, facilmente incorporabili nella cellula, dove possono andare incontro a due destini: essere metabolizzati o
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essere utilizzati come substrati per la risintesi di trigliceridi a livello del tessuto adiposo. A questo punto i chilomicroni si trovano depauperati di trigliceridi e avviene una nuova interazione con una HDL. Il chilomicrone cede ad essa apoCII, colesterolo non esterificato, fosfolipidi mentre HDL cede colesterolo esterificato. Questi ultimi due prodotti sono scambiati grazie all'intervento di apoD, detta anche CETP (Cholesterol Esterificate Transferring Protein). Ciò che resta dei chilomicroni, tramite la circolazione sanguigna raggiunge il fegato, dove apoE interagisce con il recettore per le lipoproteine a bassa densità (LDL-R) provocando l'endocitosi del chilomicrone. A differenza dei chilomicroni, le VLDL non hanno relazioni con l'intestino tenue e la linfa ma sono secrete dal fegato nel sangue. La loro produzione segue lo stesso meccanismo dei chilomicroni, a eccezione del fatto che sulle VLDL in formazione nel reticolo endoplasmatico rugoso, viene incorporata apoB100 anziché apoB48. Le VLDL “nascenti”, immesse direttamente nella circolazione sanguigna, hanno un alto contenuto di trigliceridi e una ridotta quantità di colesterolo esterificato. Entrando in contatto con le lipoproteine ad alta densità (HDL) ricevono da esse apoCII e apoE, diventando così VLDL “mature”. Tramite il sangue raggiungono l'endotelio dei tessuti adiposo e muscolare dove apoCII interagisce con la LPL presente sull'endotelio. La LPL idrolizza i trigliceridi in monoacilglicerolo e acidi gras-
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si liberi che vengono trasportati dentro la cellula adiposa e la fibrocellula muscolare. Dopo la perdita di gran parte dei trigliceridi (delipidazione), il mantello della VLDL “matura” diventa sovrabbondante a causa della riduzione del nucleo, per cui accade uno scambio di componenti anche a livello dell'involucro: la VLDL conserva le apoE ma restituisce apoCII alle HDL e tramite l'azione di apoD (CETP) riceve, dalle HDL, colesterolo esterificato in cambio di trigliceridi. Le lipoproteine originarie sono diventate IDL con un contenuto suddiviso in proporzioni si-
Fig. 3) La funzione fisiologica della LPL potrebbe essere alterata (aumentata) a livello distrettuale, per cui si verificherebbe, un rifornimento eccessivo in trigliceridi del tessuto adiposo sottocutaneo delle regioni predisposte alla cellulite
mili: trigliceridi e colesterolo esterificato. In conclusione, le apolipoproteine svolgono l'essenziale funzione di definire il destino delle singole particelle. Le lipoproteine prodotte a livello del tenue (chilomicroni) esprimono come componente specifica apoB48 mentre quelle sintetizzate nel fegato (VLDL e derivati metabolici) presentano apoB100. Sia i chilomicroni, sia le VLDL e le IDL plasmatiche contengono inoltre diverse molecole di apoE che sono riconosciute da specifici recettori delle cellule del fegato (LDL Receptor-like Protein: LRP) che
portano alla rimozione epatica di tali lipoproteine. Alla apoB e alle apoE si aggiungono le apolipoproteine C che con funzioni correlate alla metabolizzazione dei trigliceridi: apoCII attiva la LPL e apoCIII, la inibisce. Le LDL contengono solo apoB100, riconosciuta dai recettori per le LDL o LDLR (ubiquitari nelle cellule nucleate) che aiutano l'internalizzazione del colesterolo nelle cellule. Le HDL esprimono apolipoproteine A; in particolare le apoAI favoriscono l'immagazzinamento del colesterolo esterificato perché cofattori dell'enzima Lecithin Cholesterol Acyl Transferase (LCAT): catalizzatore della formazione di esteri del colesterolo. Dopo questa lunga premessa metabolica veniamo ora a una suggestiva ipotesi che trova interesse fra i ricercatori. Visto che l'insulina aumenta l'espressione della LPL a livello del tessuto adiposo bianco, ciò potrebbe spiegare in parte la patogenesi della cellulite. Infatti, l’incremento dell’attività della LPL a livello trocanterico esprimerebbe una maggiore espressione di recettori per l’insulina o forse della LPL, delle apoB48, delle apoB100 da relazionare a un qualche polimorfismo genetico. Un’perattività a livello distrettuale della LPL fornirebbe, in concreto più trigliceridi al tessuto adiposo sottocutaneo delle regioni predisposte alla cellulite.
Endosphéres Therapy: ompressione e vibrazione per una strategia vincente contro la cellulite La Endosphères Therapy, messa a punto dalla Fenix Group, è una metodica efficace contro la cellulite che si basa sul concetto di “compressione-vibrazione” dei tessuti. Secondo gli studi condotti da alcuni centri di ricerca come il Dipartimento di Fisioterapia dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, l’Istituto per le Tecnologie Biomediche Avanzate di Chieti e l’ Accademia Italiana della Bellezza” di Arezzo, la metodica è in grado di agire sulle modificazioni tissutali della cellulite ripristinando le condizioni vascolari e dei tessuti, ed effettuando un rimodellamento localizzato sull’inestetismo. La tecnologia sfrutta l’azione di un rullo con 55 sfere di silicone anallergico che generano vibrazioni meccaniche a bassa frequenza, agendo su stasi linfatica, accumulo di liquidi, aggregati di cellule adipose. La disposizione a “nido d’ape” degli organi vibratori sul cilindro, insieme alla micro-compressione praticata sui tessuti, produce una stimolazione profonda a livello vascolare e metabolico. Il tessuto subisce dei sollevamenti che generano “ginnastica vascolare” migliorando il microcircolo mentre il movimento delle sfere crea un effetto “pompa”, grazie all’azione pulsata e ritmica indotta dal senso di rotazione del cilindro, attivando il sistema linfatico. Non solo: l’azio-
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ne oscillatoria delle sfere determina lo scollamento degli adipociti responsabili della formazione della rete fibrosa, causa della “buccia d’arancia”, e la disgregazione degli aggregati adiposi e dei setti fibrosi, rendendoli meno sclerotici. L’effetto è quello di un’azione “tonificante e distensiva”. Le vibrazioni meccaniche, poi, provocano l’attivazione dei fusi neuromuscolari, responsabili dell’allungamento e movimento del muscolo sollecitando il “riflesso tonico da vibrazione” che consiste nella contrazione muscolare dell’agonista e rilasciamento dell’antagonista. Lo stimolo vibratorio, è quindi assimilato a un susseguirsi di contrazioni di piccola ampiezza, che portano cambiamenti di tipo ritmico della lunghezza del complesso muscolo-tendineo. Stimoli meccanici periodici, protratti nel tempo, sono considerati un segnale per i propriocettori muscolo-articolari, che dalla periferia inviano segnali a livello del SNC che genera una risposta efferente, attivando i motoneuroni e le fibre muscolari. Ciò permette risultati immediati e un potenziamento a lungo termine, sui principali gruppi muscolari. Per di più grazie all’azione vascolarizzante si genera una rilevante iperemia che migliora la captazione di ossigeno e sostanze nutritizie, favorendo il trofismo muscolare.
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Lattoferrina post mastectomia con ricostruzione protesica
Prima del trattamento
Dopo 72 ore di trattamento con Kelairon
Dopo 14 giorni di trattamento
Dott.ssa Maria Chiara Drago, Phd in Chirurgia Oncoplastica, IFO Regina Elena, Roma Dott.ssa Veronica Vietti Michelina Prof. Roy De Vita
ne umida due volte al giorno per 14 giorni. La scelta della lattoferrina (Lf, precedentemente nota come lattotransferrina) è stata dettata dal fatto che si tratta di una glicoproteina legante il ferro, appartenente alla famiglia delle proteine transferrine. Caratterizzata da un'elevata affinità dovuta al ferro, 260 volte maggiore della transferrina stessa, è in grado di legare altri cationi bivalenti come Zn2 +, chelare Fe e resistere alla degrada- zione proteolitica. Inoltre, è una proteina multifunzionale perché è in grado di svol- gere un'attività antimicrobica (batteriostatica, battericida e antivirale), antinfiammatoria e immunomodulante oltre a un'attività antiossidante. La paziente ha ricevuto una valuta-
zione clinica in T0, T3, T6, T14 e T30. Si è osservata una significativa riduzione dell'ematoma dopo 72 ore di trattamento e una risoluzione completa in 14 giorni, senza ulteriori complicanze. Non si è reso quindi necessario un intervento chirurgico correttivo. In sintesi, l'ematoma di grandi dimensioni e le condizioni cutanee correlate sono fattori importanti che influenzano l'esito della ricostruzione mammaria, in particolare quando si posiziona la protesi prepettorale. La terapia topica con una preparazione a base di lattoferrina, è un trattamento valido per accelerare il riassorbimento degli ematomi e offre un vantaggio nella gestione postoperatoria del trofismo cutaneo.
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cchimosi, edema ed ematomi sono i temporanei effetti secondari comuni dopo un intervento di chirurgia plastica. Presentiamo il caso di una paziente donna con un ematoma successivo a un intervento di NSM (nipple-sparing mastectomy) e ricostruzione protesica immediata in unico tempo (DTI) con posizionamento prepettorale, trattata con successo mediante l’applicazione di un prodotto topico a base di Lattoferrina (Kelairon®, Piam). La paziente, di 36 anni, portatrice di mutazione genetica a carico del gene BRCA, ha riportato in sesta giornata postoperatoria, dopo la rimozione del drenaggio, la comparsa di un vasto ematoma a carico della mammella destra. Come è noto edema, ecchimosi ed ematomi sono eventi frequenti in chirurgia ricostruttiva che possono essere fonte di complicanze maggiori, soprattutto nella ricostruzione mammaria protesica, in cui danni dei lembi cutanei o infezioni potrebbero determinare il fallimento della procedura con rimozione dell'impianto. La tensione creata dall'ematoma sui lembi cutanei della mastectomia, infatti, può danneggiarli e indurre la sofferenza dei tessuti, aumentando il rischio di infezione e di esposizione dell'impianto, soprattutto nel posizionamento prepettorale della protesi. In questo caso si è deciso di trattare l’edema con un prodotto specifico e una medicazio-
Pubblichiamo la valutazione dell’effetto di una formulazione a base di Lattoferrina nel trattamento di un ematoma post operatorio
L’effetto chelante sul ferro della Lattoferrina per contrastare edema e lividi post operatori Kelairon® è una preparazione topica a base di lattoferrina progettata in forma liposomiale con una tecnologia che assicura la penetrazione del principio atti- vo e lo preserva dal degrado. L'uso della crema Kelairon® (Piam) è particolarmente efficace per il trattamento degli ematomi con una rapida risoluzione e una prevenzione della discromia. Inoltre, l'attività antimicrobica e le proprietà antiossidanti aiutano la guarigione delle ferite con una regressione dell'edema locale e dell'infiammazione dei tessuti, una profilassi dell'infezione locale e un'azione sul tropismo cutaneo.
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Tu chiamale se vuoi, Emulsioni di Giorgio Bartolomucci
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u chiamale se vuoi, emulsioni” è un libro scritto da Umberto Borellini, noto cosmetologo milanese, per le Edizioni LSWR. Quando ho iniziato a leggerlo ho avuto la stessa impressione di quando ti accorgi di aver equivocato il messaggio di un amico. Mi aspettavo un libro che parlasse di cosmetici e ho scoperto un volume, ricchissimo di citazioni erudite, che spazia dalla psicologia alla psicoanalisi, dall’anatomia alla filosofia, dalla neurologia alla poesia, dalla genetica alla musica, dall’estetica all’etica. Con un virtuale sottofondo musicale, che unendo come in un’emulsione più fasi apparentemente incompatibili - e ciò spiega il titolo dell’opera - fa da fil rouge di un percorso che parte dalla pelle e conduce fino alla psiche. Certamente, nell’ultima parte del suo lavoro, Borellini non rinuncia a dare prova della sua competenza nell’ambito dei cosmeceuti del terzo millennio, evidenziando il ruolo di diverse sostanze funzionali, presenti in farmacopea ma utili an-
che in campo estetico, così come le potenzialità cosmetiche di molti derivati vegetali, o degli oli essenziali a livello epidermico e psicosomatico, ma parte più sorprendente del libro è sicuramente quella che meno ti aspetti. L’autore propone, infatti, una visione della bellezza e del benessere che è il risultato di un costante dialogo tra due zone, psiche e cute, già unite a livello embrionale, o ancora “di un percorso polisensoriale che faccia emergere la personalità unica e irripetibile di ogni persona.” Nella neurocosmesi, Borellini vede il superamento della suddivisione fra corpo e spirito, e nella cute un organo nervoso-endocrinoimmunitario, testimone dell’interiorità e riflesso della salute, proiezione esterna dell’intimità, della configurazione psichica e fisica profonda della persona. Spiega quindi come nasce la formulazione di un cosmetico polisensoriale: non si fa appello a una dimensione unicamente razionale, ma anche a una dimensione simbolica, perché bisogna stimolare, come si fa con un buon bic-
Rosacure® Ultra SPF 50+: la novità per il trattamento e la foto-protezione della rosacea Tra i fattori che acuiscono la condizione del paziente affetto da rosacea, l’esposizione solare è il principale. In particolare, le radiazioni UVB, interagendo con l’epidermide, determinano lo sviluppo dell’eritema; mentre le UVA, supportate da quelle visibili e infrarosse, inducono danni a livello dermico a carico di strutture vascolari e terminazioni nervose sensitive. Ne conseguono stress ossidativo, vasodilatazione e formazioni di nuovi vasi superficiali (teleangiectasie). L’irraggiamento solare è inoltre causa del processo di infiammazione neurogenica. Da queste considerazioni nasce Rosacure® Ultra, di Synchroline®, con protezione UVB SPF 50+ e UVA star rating Maximum. Si tratta di un Dispositivo Medico di classe IIa destinato al trattamento e foto-protezione elevata di rosacea eritemato-teleangiectasica: agisce attraverso un sistema foto-protettivo avanzato e la formula brevettata Rosacure® potenziata con Magnololo, molecola anti-ossidante e anti-infiammatoria estratta dalla corteccia della Magnolia officinalis. I filtri solari contenuti agiscono nei confronti dell’intero spettro solare e, oltre a risultare altamente tollerati, il loro assorbimento cutaneo viene ostacolato dalla Synchroblock Technology®. Il prodotto si distingue per l’efficacia terapeutica attraverso la triplice azione anti-rossore dei suoi principi attivi: MSM (Metil Sulfonil Metano) e Magnololo riducono l’eritema ed esercitano azione-vaso normalizzate , mentre il Butil cicloesanolo interagisce con i recettori TrpV1 coinvolti nel processo di infiammazione neurogenica, donando sollievo a bruciore e pizzicore. Le valutazioni cliniche condotte su pazienti con rosacea eritemato-teleangiectasia sottoposti a sessanta giorni di trattamento con Rosacure® Ultra, applicato mattino e sera, mostrano una visibile riduzione della sintomatologia e un aumento dell’idratazione cutanea.
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chiere di vino, e coinvolgere tutti i sensi che una volta sincronizzati si trasformeranno in empatia, coinvolgendo emotivamente i fruitori. Citando il suo omonimo, il filosofo Umberto Galimberti, l’autore affronta anche il tema del fascino, del carisma e della seduzione, dell’erotismo e della pornografia, soffermandosi sulla crescita della cosmesi maschile, sul bisogno che oggi l’uomo mostra per aspetti estetici che testimoniano una contaminazione e una netta attenuazione della contrapposizione fra i sessi. L’homo cosmeticus si è femminilizzato e nella sua autorealizzazione si avvale di supporti cosmetici efficaci. Ma se è vero che tutti sono alla continua ricerca della bellezza; che prima della bellezza dell’anima si tende a guardare quella del corpo; e che è quindi normale che donne e uomini abbiano cura del proprio aspetto fisico; è altrettanto vero che i cosmetici possono solo aiutarci a sembrare più belli, perché come diceva Socrate: non c’è bellezza del corpo senza grazia. La vera bellezza è più profonda e più morale, nasce da dentro. Dietro la bellezza c’è anche la cultura, quella in grado di sorprendere. Da ciò la necessità di educare a una cosmesi integrale, che coinvolga la cura del corpo e dello spirito, approfondendo l’analisi delle relazioni esistenti tra benessere della cute, il sonno e i sogni che offrono uno sguardo nella profondità della nostra natura, sia psichica che somatica, inaccessibile quando si è svegli. Per piacere dobbiamo piacerci , l’estetica, per Borellini, è un esercizio al piacere, ma sarebbe un errore gravissimo pretendere l’ammirazione degli altri: il soggetto si congela e si fissa nell’immagine di uno specchio virtuale, come se recitasse una parte in una rappresentazione teatrale, o nell’ossessione di un selfie o di istagram. Quando alla bellezza si affianca il fascino, invece la luce emanata può abbagliare. In conclusione: qual è il messaggio che sottende alle 300 pagine del libro? I nuovi cosmetici polisensoriali non sono utili solo per la cura della pelle ma per il benessere globale della persona. Con meno stress, controllando le emozioni, con una buona nutrizione e attività fisica, si può dare una svolta alla propria vita in termini di consapevolezza, salute, benessere, bellezza e, perché, no, longevità.
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Melasma: una maschera sul viso Giorgio J.J. Bartolomucci
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er ogni donna la gravidanza rappresenta uno dei momenti più belli della vita. Mettere al mondo un bambino è un’emozione unica ma anche l’inizio di un lungo e affascinante percorso che procurerà tante gioie e altrettante responsabilità. Come diceva un antico adagio: “genitori non si nasce, si diventa”, e le prime settimane possono riservare alcune sorprese. Otre il 70% delle neomamme presenta una reazione che gli anglosassoni chiamano “baby blues” caratterizzata da una sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il massimo 3-4 giorni dopo il parto, ma lentamente scompare in un paio di settimane. La spiegazione risiede nel drastico crollo degli estrogeni e del progesterone, e nella spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto. Più grave è invece la cosiddetta depressione post partum (DPP) o depressione puerperale che colpisce, con diversi livelli di gravità, circa il 10% delle neomamme e inizia nei primi due mesi dopo la nascita del figlio. Il disturbo è un problema da non trascurare in quanto può interferire con l’instaurarsi di un sano interscambio di affettività e di emozioni, fondamentale per lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino. I sentimenti ricorrenti nella donna sono la tristezza, l’irritabilità, il senso di ina-
deguatezza nei confronti degli impegni presenti e futuri, e un certo senso di vergogna. Secondo gli psicologi, quest’ultimo aspetto è anche legato al fatto che una donna che partorisce può vivere male i cambiamenti subiti dal proprio fisico durante la gravidanza. Sono tante le trasformazioni che possono avvenire a livello fisico nella donna. Il parto può aver cambiato il suo corpo donandole
La gravidanza,esperienza bellissima, può trasformare il corpo delle donne e lasciare fastidiose macchie pigmentate sul viso una nuova femminilità ed estetica, senza dubbio più tondeggiante, che spesso però lei ha difficoltà ad accettare. Ci sono altri inestetismi significativi che possono minare l´autostima delle neo-mamme, rovinando il momento felice che si è venuto a creare da poco con l´arrivo del bambino. Uno di questi è il melasma, o cloasma gravidico. Come è noto, durante la gravidanza si verifica un aumento di estrogeni (in particolar modo del 17-βestradiolo) che stimolano i melanociti a produrre più melanina che si concentra sotto forma di chiazze iperpigmentate, dal rosso allo scuro, di forma irregolare e bordi non
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ben definiti, in alcune aree del viso, come a formare una maschera: fronte, zigomi, lati del viso, mento e sopra il labbro superiore. Questo inestetismo è più comune nelle donne che hanno un fototipo scuro, o che trascorrono molto tempo al sole, non è strano quindi che esso si riscontri maggiormente nei mesi estivi. La comparsa del cloasma può dar origine a una fastidiosa percezione che l´”essere madre”, abbia messo a rischio la sensazione naturale di “essere donna”. Nel migliore dei casi, la neomamma decisa a recuperare la sua bellezza, la sua femminilità e sensualità, inizia un percorso che passa attraverso diete, palestra, estetista, massaggi, e talvolta il chirurgo estetico. Lo scopo è contrastare, oltre all’aumento del peso, gli inestetismi insorti sulle zone del corpo più colpite dalla gravidanza e che necessitano di un’attenzione maggiore: il seno, l´addome e il viso. Il primo infatti può apparire svuotato e perdere tono, il secondo risente visibilmente dell´aumento di grasso e volume e oltre al rilassamento cutaneo dovuto alla diastasi dei muscoli retti dell´addome, e può mostrare smagliature. Per quanto riguarda le macchie sul viso è difficile che esse scompaiano da sole e completamente nei mesi successivi al parto, specie se la melanina si è depositata non solo a livello dell’epidermide, ma più in profondità, nel derma. Esiste infatti un certo grado di recupero fisiologico dovuto al fatto che dopo la nascita i livelli ormonali tornano alla normalità e questo può attenuare l’inestetismo. Questo eventuale miglioramento va però accompagnato con una efficace protezione solare che eviti l’azione dei raggi del sole che, in modo naturale stimolano l’attività dei melanociti. La permanenza, dopo il parto e l’allattamento, di chiazze più o meno scure ma particolarmente evidenti, necessita di interventi più mirati e efficaci. La scelta varia da procedure più leggere a tecniche più aggressive. Se non si vuole ricorrere allo specialista per un peeling chimico che rimuova gli strati superficiali della pelle, o per applicazioni laser che eliminino il pigmento melanico, bisogna adottare un protocollo cosmetico schiarente e depigmentante che affronti alla base il problema e, nel lasso di tempo necessario, contribuisca a ridurlo in maniera fisiologica e duratura. La ricerca dermocosmetica ha identificato una serie di principi attivi in grado di restituire all’epidermide la sua naturale uniformità di colore e luminosità, garantendo ottimi livelli di sicurezza. Per comprendere la loro azione, però, dobbiamo ripartire dal ben noto processo della melanogenesi. I melanociti sono cellule specializzate situate nello strato più pro-
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fondo della pelle, nella giunzione dermoepidermica, negli spazi intercellulari dello strato basale. Tramite una serie di reazioni ossidative che comprendono l’aminoacido tirosina e l’enzima tirosinasi, all’interno dei melanosomi, organelli presenti nel loro citoplasma, si forma la melanina. A livello istochimico tutto inizia con l’idrossilazione della tirosina sintetizzata dai melanociti, a cura di un enzima detto tirosinasi. Si forma 3,4idrossifenilalanina (L-DOPA) che è poi ossidata, sempre dalla tirosinasi, a dopachinone. Questa molecola è molto reattiva e da essa hanno inizio i due diversi percorsi metabolici che conducono alla formazione di eumelanina e feomelanina. Nel primo caso per auto-ossidazione si forma dopacromo che per azione del TPR2 (tyrosinase-related protein) diventa acido di-idrossi-indolo-2-carbossilico (DHICA) e poi a seguito di una polimerizzazione ossidativa indotta dai due enzimi TRP-1 e TRP-2, si trasforma in eumelanina, polimero di colore marrone-nero. Per la feomelanina, molecola più piccola e di colore giallo-rosso, il dopachinone con l’aggiunta di sostanze contenenti zolfo, c’è un passaggio intermedio rappresentato dalla cistenil-DOPA o glutatione-DOPA. Dal punto di vista biologico, il processo viene distinto in quattro diverse fasi evolutive. Nella prima, i premelanosomi sono caratterizzati da una for-
ma sferica e matrice amorfa. Nella seconda fase, assumono una forma ovale e sono ancora privi di melanina. Nel terzo momento, quando entra in azione la tirosinasi, inizia la produzione di melanina che terminerà nell’ultima fase, quando gli organelli, divenuti melanosomi maturi, con alte concentrazioni di melanine, verrano trasferiti, attraverso i microtubuli e le strutture dendritiche dei melanociti, fino ai 20/25 cheratinociti epidermici con cui ogni melanocita è strettamente in contatto all’interno della cosiddetta unità melano-epidermica. All’interno di ogni cellula la melanina, disponendosi intorno al nucleo può svolgere il suo fisiologico ruolo protettivo verso i raggi UV. Quasi superfluo ricordare che i soggetti con fototipo
più scuro possiedono una maggior quantità di eumelanine e meno feomelanine, mentre per quelli con carnagioni chiare è esattamente l’opposto e per questo sono più sensibili ai raggi del sole. Ciò detto è comprensibile come l’azione delle formulazioni schiarenti e depigmentanti, punti a interferire e impedire le varie fasi della iperproduzione di melanina che si riscontra nel melasma gravidico. In particolare l’azione della tirosinasi e degli enzimi TRP. Per finire, va tenuto anche presente, che dopo la gravidanza, la produzione dei melanociti può essere accentuata dall’uso di alcuni farmaci antinfiammatori, antibiotici e antidepressivi, e dalla pillola anticoncezionale. Lo stesso effetto è riconosciuto alla prolattina che può restare elevata durante l’allattamento. Tenendo in conto, poi, che gli esperti riconoscono una possibile predisposizione genetica, una certa forma di prevenzione può essere iniziata fin dai primi momenti della gravidanza adottando misure semplici: una minore esposizione ai raggi UV, evitare lampade abbronzanti, e prima della protezione solare applicare creme, sieri, gel e maschere contenenti sostanze antiossidanti come la vit. C, che, neutralizzando i radicali liberi indotti dalla fotoesposizione aiutano la pelle a non pigmentarsi e riducono il rischio di insorgenza delle macchie gravidiche sul volto.
Dermabianca linea di prodotti schiarenti,depigmentanti e antimacchia formulata da Athena’s efficace in 4 settimane La gravidanza è solo uno dei fattori eziologici che possono provocare inestetiche iperpigmentazioni cutanee. In primo piano, infatti, ci sono l'età e il photoaging, ma anche gli anticoncezionali orali e alcuni farmaci, l’acne e alcune patologie infettive e non infettive (couperose, pitiriasi alba), il contatto con cosmetici aggressivi e sostanze irritanti. Tutte queste condizioni provocano alterazioni nel funzionamento dei melanociti e della distribuzione non uniforme di melanina che si concentra in macchie antiestetiche. Athena’s ha messo a punto un trattamento depigmentante, schiarente antimacchia con la linea Dermabianca. La sua efficacia si basa sull’associazione di un multicomplesso di attivi tecnologici e sull’impiego di differenti prodotti cosmetici, che lavorano con effetto sinergico. La loro azione si sviluppa sulla cellula melanocitaria nei 3 livelli diversi del ciclo di produzione e rilascio di melanina. Il 4-n-Butyl resorcinol blocca l’attività della tirosinasi, dell’enzima TRP-1 e la proliferazione dei melanociti, con una forte azione depigmentante; L’Ascorbil Etiletere è un innovativo derivato dalla Vit. C, stabile alla luce e all’ossidazione, che blocca le tirosinasi esercitando azione schiarente; la Niacinamide (Vit. B3) inibisce il trasferimento del melanosoma verso i cheratinociti fino al 68%, migliorando l’idratazione cutanea e l’uniformità dell’incarnato; Luminescine, un ingrediente attivo proveniente dal Verbasco, una pianta fotoluminescente che protegge dai raggi UV ed è capace di assorbirli e convertirli in luce visibile riflessa, aumentando la luminosità cuta-
nea; un mix calibrato di a-idrossiacidi (ac. citrico, malico e glicolico); Pigmenti ottici di origine minerale, che consentono la riflessione e la trasmissione della luce, con proprietà schiarenti e correttive e un effetto camuflage che maschera macchie cutanee e imperfezioni. Due i protocolli studiati con la linea Dermabianca: il primo per ridurre le discromie del viso e decolleté, prevede al mattino e sera il ricorso al Sapone vegetale schiarente (4-n-Butyl-resorcinol, carbone vegetale e estratti di papaya, guava e sassifraga), unito alla Crema Viso giorno depigmentante e schiarente, che riduce l’intensità delle discromie, le corregge grazie ai pigmenti ottici e idrata la pelle; 2/3 volte alla settimana si applica la Maschera-gel uniformante e schiarente, contenente B-Sitosterolo, antinfiammatorio e lenitivo, e l’Escina, per la microcircolazione. Favorisce il turn-over cellulare e promuove l’assorbimento del principi attivi, ma va sospesa in caso di esposizione al sole. Ogni sera, infine va applicato solo sulle macchie brune il Siero concentrato, formula potenziata dagli a-idrossiacidi. Il secondo protocollo Dermabianca è dedicato alle mani e prevede il Sapone Vegetale, la Crema mani Antietà schiarente, molto attiva sulle Lentigo solari, e il Siero concentrato con SPF 30, efficace antiage. Test clinici effettuati presso l’Istituto di Ricerche Dermo-Cli niche hanno dimostrato, in 4 settimane, miglior uniformità dell’incarnato del viso nel 70% dei soggetti trattati e delle mani nel 65%. L’azione schiarente invece era pari alla diminuzione di melanina del 22% sul viso e del 25% nelle macchie sulle mani.
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EFFICACIA CLINICAMENTE TESTATA
Risultati visibili già da 4 settimane di utilizzo del trattamento* Azione completa a 360° inibizione della melanina Agisce in profondità su tutti i livelli del suo ciclo di produzione Azione correttiva immediata Correzione visiva delle macchie e uniformità dell’incarnato grazie a pigmenti ottici riflettenti di ultima generazione *uso combinato di sapone + crema + siero + maschera. Per un effetto ottimale si consiglia di effettuare il trattamento per almeno 3-4 mesi.
MADE IN ITALY
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Intervista ad Antonio Calanchi, titolare della Bioskin Italia, che da oltre due decenni offre al medico estetico competenza e innovazione
Il futuro dell’estetica è nella crioterapia di Danilo Panicali
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egli ultimi anni, in una società in cui l’aspetto esteriore ha un’importanza predominante e l’obiettivo è la ricerca della perfezione estetica, sono stati fatti significativi passi avanti nella ricerca di alternative efficaci alla chirurgia. Il fenomeno non riguarda più solo le donne, ma gli stessi canoni estetici sono oggi richiesti anche agli uomini, che sempre più si sottopongono a interventi per ridurre pancetta e maniglie dell’amore. Tuttavia, questi interventi sono spesso invasivi, dolorosi e possono presentare una percentuale di rischio. Inoltre, prevedono un periodo di convalescenza e i risultati spesso non sono nemmeno duraturi. Diverse le proposte giunte sul mercato dell’estetica medica e fra le realtà imprenditoriali che si sono specializzate in questo settore, c’è sicuramente la Bioskin Italia. Attiva da anni nella distribuzione di apparecchiature elettromedicali di primo livello, assistenza tecnica e formazione clinica avanzata e continua, l’azienda si rivolge esclusivamente a medici regolarmente iscritti all’Albo di Medicina e Chirurgia per precisa volontà del suo titolare, il dottor Antonio Calanchi cui abbiamo posto qualche do-
manda per conoscere qual è, secondo lui, il futuro dell’estetica medicale professionale. Prima di parlare degli anni a venire bisogna sempre partire dal passato, potrebbe raccontarci la storia della sua azienda? La Bioskin Italia è stata fondata da me e mio fratello Damiano nel 1997. Da subito ci siamo dedicati alla distribuzione di prodotti premium in esclusiva nel mercato medicale italiano ottenendo il primo vero successo con il videodermatoscopio a epiluminescenza MoleMaxII. L’anno dopo abbiamo iniziato la partnership con Max Engineering, poi Lutronic, diventando tra i leader nella fototerapia medicale con la distribuzione di Puva Combi Light. Sempre attenti alle novità e alle metodiche di maggior interesse, nel 2000 abbiamo puntato sulla distribuzione dei laser Laserscope e nel 2002 del laser KTP ad alta Potenza GreenLight PV che ci ha permesso di espanderci nel settore dell’urologia. Nel 2006, dopo che Laserscope terminò l’attività, abbiamo intrapreso una collaborazio-
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ne con Cutera e tre anni dopo ha avuto inizio la distribuzione di dermatoscopi 3Gen, Filler, Waldmann Illuminotecnica. Nel 2012 è nata Infini®: metodica RF leader nel ringiovanimento non ablativo, nel 2014 abbiamo introdotto nel mercato italiano i prodotti Classys e sempre nello stesso anno abbiamo presentato Ultraformer: HIFU contro le lassità cutanee. Dal 2016 ci siamo lanciati nella commercializzazione della criolipolisi medicale Clatuu e tramite Lutronic abbiamo presentato PicoPlus. Infine nel 2018 abbiamo rafforzato i nostri rapporti con Classys diventando i primi distributori al mondo dei suoi prodotti. Interessante, ma qual è la metodica per la rémise en forme che, secondo lei, s’imporrà maggiormente nei prossimi anni? Posso dirle quella su cui abbiamo puntato maggiormente, ossia la crioterapia. Numerosi studi scientifici pubblicati evidenziano che, in condizioni attentamente monitorate, le cellule adipose sono più vulnerabili agli effetti del freddo rispetto ai tes-
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suti che le circondano. Articoli scientifici di riviste mediche hanno dimostrato che l’esposizione al freddo attraverso l’estrazione di energia causa l’apoptosi delle cellule adipose, una morte naturale e controllata delle cellule che rilascia citochine e altri mediatori dell’infiammazione, che poi gradualmente eliminano le cellule coinvolte. Le cellule legate all’infiammazione, infatti, digeriscono le cellule di grasso esposte al raffreddamento riducendo lo spessore dello strato adiposo. I lipidi derivanti dalle cellule vengono lentamente rilasciati e trasportati dal sistema linfatico per essere processati ed eliminati, come succede ai grassi derivanti dal cibo. Per questo, il nostro interesse è stato catturato da un dispositivo medico (Claatu α) che permette di rimodellare le forme del corpo attraverso il congelamento e la rimozione dell’adipe. Come funziona? Tramite il congelamento non invasivo delle cellule adipose, lo strumento induce la lipolisi senza recare alcun danno agli altri tessuti e rappresenta quindi un’alternativa sicura alla liposuzione. Le cellule adipose cristallizzate subiscono l’apoptosi e vengono eliminate dal corpo grazie ai naturali meccanismi del metabolismo. Il trattamento non è invasivo, non richiede tempi di recupero, non causa dolore e segue i processi naturali del corpo. Inoltre il dispositivo presenta notevoli miglioramenti e potenziamenti rispetto alle versioni precedenti. Solo per citarne alcuni, la funzione di aspirazione è potenziata del 20% e il manipolo con pannello di raffreddamento a 360° è reso più efficace del 18% rispetto ai metodi tradizionali nella trasmissione dell’energia per la cristallizzazione delle cellule adipose. Inoltre, il sistema permette di raggiungere molto più velocemente la temperatura target rispetto ai precedenti modelli, minimizzando i tempi di attesa. Particolare attenzione è dedicata alla sicurezza del paziente, attraverso l’inserimento di un panno tra cute e manipolo per impedire effetti collaterali sulla pelle. I panni sono molto semplici da inserire e da sostituire. Il nuovo trand della medicina estetica è però la personalizzazione... Ne siamo consci, e per questo il dispositivo
è pensato per adattarsi ad ogni forma, garantendo un trattamento ad hoc. Grazie ai suoi sette differenti applicatori, specifici per ogni parte del corpo, si riesce a trattare anche le zone notoriamente più difficili, aderendo perfettamente al tessuto. Tra queste, il sottomento e l’interno coscia, che presentano superfici curve e non omogenee. Durante il trattamento i manipoli vengono posizionati sull’area in cui si desidera ridurre il grasso per estrarre energia dal tessuto adiposo sottostante (raffreddandolo) senza danneggiare gli altri tessuti. La cavità dell’applicatore usa un’aspirazione che crea una piega di tessuto che andrà in contatto con la superficie raffreddante all’interno del manipolo che fornisce un raffreddamento controllato per colpire le cellule adipose nell’area trattata. Ci sono rischi per il paziente? Nessuno, in quanto si utilizza un sensore di temperatura che è in grado di monitorare attentamente il livello di “estrazione dell’energia” ovvero il raffreddamento. Le coo-
ling cup, gli strumenti terminali del sistema, poi, possono essere sostituite in modo semplice e rapido anche durante il trattamento grazie al meccanismo a pressione, senza bisogno di staccare cavi o spegnere il sistema. Il supporto del braccio è regolabile in lunghezza e segue i movimenti dell’operatore permettendone lo spostamento in qualsiasi direzione minimizzando qualsiasi possibilità di rischio. Per quali zone è maggiormente consigliato? Rigonfiamenti adiposi ostinati come mani-
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glie dell’amore, basso addome, cosce, zona del reggiseno, schiena e parte superiore delle braccia, e il sottomento che non era trattabile con il precedente modello. Cosa ci si deve aspettare durante la procedura? La sensazione iniziale è che la pelle venga aspirata energicamente. In seguito inizia il processo di raffreddamento che potrebbe arrecare un lieve fastidio solo per i primi 10 minuti. A fine trattamento, alla rimozione dell’applicatore, la pelle risulterà ovviamente fredda e tonica evidenziando un leggero rossore. Il tessuto adiposo nella zona da trattare viene sottoposto a freddo intenso (-9°). Gli adipociti, come già esposto, vanno quindi incontro ad un processo di “apoptosi”, cioè la morte cellulare programmata. Il corpo reagisce con una risposta infiammatoria che causa il naturale smaltimento delle cellule adipose danneggiate. La procedura consente una significativa riduzione del pannicolo adiposo a livello della zona trattata. Il trattamento non è invasivo, non richiede tempi di recupero e non causa dolore. Il sistema Claatu α utilizza solo l’energia di raffreddamento che permette al paziente di tornare alla quotidianità appena terminato il trattamento. Quanto tempo richiede un trattamento? Il trattamento richiede 40-60 minuti, la durata e il livello della procedura Claatu α varia in base alla zona target e al singolo paziente. Ripeto, il trattamento è completamente indolore e il paziente può rilassarsi dormendo o leggendo un libro in una posizione comoda. Dopo la prima seduta, i risultati si rendono evidenti nelle settimane successive, raggiungendo il massimo del beneficio dopo circa 8 settimane. Insomma riassumendo, perché il futuro sarà della criolipolisi? Perché è una tecnica che permette di ridurre definitivamente il numero delle cellule adipose, esattamente come avviene con la liposuzione, ma con la differenza di essere un trattamento non invasivo. Il vantaggio principale è che le cellule adipose vengono eliminate naturalmente, quindi i risultati sono duraturi nel tempo.
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di N.H. Marco dott. Marchetti, Professore a Contratto, Università Roma Tor Vergata Dott.ssa Luiza Bagzhanova, Dermatologa
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a dieta chetogenica viene, spesso, definita proteica. Mai sillogismo fu più sbagliato. Lo stato di chetosi, al netto di patologie, si ottiene per via alimentare in assenza di nutrienti, non con un loro maggior apporto. Si è in chetosi, normalmente, quando l’apporto di carboidrati scende al di sotto di un valore soglia approssimamene stimato intorno ai 50g al giorno. Logicamente, tutto va calibrato in funzione dello stato fisico, metabolico e patologico di ogni soggetto, ma possiamo affermare che la chetosi alimentare si raggiunga grazie al deficit di carboidrati. In assenza di carboidrati, l’alimentazione di un soggetto è basata su proteine e grassi e sappiamo che l’apporto proteico è necessario per mantenere la massa muscolare ma viene utilizzato anche come substrato energetico. Mantenere la massa muscolare di un soggetto deve necessariamente rappresentare lo scopo primario di una dietoterapia dimagrante. Sappiamo infatti che la massa muscolare rappresenta il vero motore del nostro organismo poiché, grazie alla sua ricchezza in mitocondri, concorre in modo importante al valore di dispendio energetico basale di un soggetto. Perdere massa muscolare significa, in definitiva, perdere dispendio energetico basale e, per pazienti in cerca di dimagrimento, si traduce nel famoso effetto yo yo. Poiché una dietoterapia chetogenica è spesso utilizzata a scopo dietoterapico dimagrante, è fondamentale determinare il corretto intake proteico, per evitare che la perdita di peso riscontrata in bilancia sia a carico della massa muscolare anziché della sola massa grassa. Storicamente, a questo proposito, si sono susseguite diverse metodiche, o teorie, per determinare il corretto apporto proteico in chetosi. Blackburn, per esempio, stimava come corretti apporti proteici pari a 1,5 g e 1,2 g di proteine ogni kg di peso ideale, rispettivamente per uomo o donna. Non va sottaciuto quanto, oggi, il concetto di peso ideale sia obsoleto. Cos’è il peso ideale? Soggetti con composizioni corporee profondamente diverse ma della stessa statura avrebbero inevitabilmente lo stesso peso ideale e, di conseguenza, lo stesso apporto proteico. Ma, se l’apporto proteico è destinato a mantenere la massa muscolare, come può essere possibile che un obeso e un culturista, pur essendo alti uguali e pur avendo lo stesso peso, abbiano bisogno dello stesso apporto proteico? L’incongrui-
Dieta chetogenica o dieta proteica?
tà del metodo è evidente. Alcuni autori indicano come apporto proteico corretto quello di 1g per ogni kg di peso corporeo attuale, ma, in questo modo, si “foraggia” allo stesso modo la massa magra, così come quella grassa. Se l’apporto proteico deve essere destinato a mantenere la massa muscolare come si può prescindere da una attenta valutazione della composizione corporea? Anche in questo caso, l’approssimazione del metodo salta a agli occhi. Illumi-
Determinare il corretto apporto proteico in chetosi rappresenta la tappa fondamentale di tutta la dietoterapia nanti, a questo proposito, sono due studi dell’Università di Roma Tor Vergata. Nel primo: “Effects of a Personalized VLCKD on Body Composition and Resting Energy Expenditure in the Reversal of Diabetes to Prevent Complications”, tramite l’utilizzo di DXA e BIA, accanto alla valutazione antropometrica, si determina con esattezza nel valore di 2g di proteine per ogni kg di massa magra, l’apporto proteico sufficiente e necessario per
dietologia
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conservare tutta la massa muscolare esistente e determinare, di conseguenza, un vero e proprio dimagrimento, ossia perdita di peso esclusivamente a carico della massa grassa. Purtroppo però, questa interpretazione, risulta inapplicabile nelle pratica comune poiché in pochi centri è disponibile ed utilizzabile una DXA. Per superare questa difficoltà viene in aiuto un secondo lavoro dell’Università di Roma Tor Vergata: “Developing and cross-validation of new equations to estimate fat mass in Italian population”. Utilizzando l’equazione, proposta e validata in questo studio, è possibile determinare la massa grassa di un soggetto, da qui, per semplice sottrazione rispetto al peso, si ricava la massa magra. Di conseguenza, forti delle evidenze del primo studio citato, basterà moltiplicare per 2 la massa magra ottenuta per avere il valore corretto di apporto proteico. In sintesi, analizzando e ragionando sui risultati di questi due studi, utilizzando pochi e semplici strumenti, si può determinare il corretto apporto proteico per una terapia chetogenica effettivamente personalizzata, efficace e salutare, lontana anni luce dalle approssimazioni del passato, che può veramente garantire che la perdita di peso riscontrata in bilancia sia un reale e salutare dimagrimento.
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Katherine Anne Porter e il ricordo della Spagnola K
atherine Anne Porter è l'unica scrittrice americana degli inizi del XX secolo che descrisse l'epidemia di influenza del 1918. Il suo racconto Bianco cavallo, bianco cavaliere è considerato una delle migliori opere di narrativa medica. Nacque a Indian Creek, in Texas, nel 1890. Si trasferì a Chicago nel 1914 dove lavorò come attrice e ritornò in Texas l’anno seguente per essere ricoverata in un sanatorio a causa di una grave bronchite. Quando scoppiò la pandemia, Porter viveva a Denver, in Colorado, e scriveva per il Rocky Mountain News. Contrasse l’influenza e il suo fidanzato, il tenente Alexander Barclay, si prese cura di lei. La scrittrice rimase in ospedale per sei mesi; quando guarì ebbe l’amara scoperta che il suo fidanzato era morto proprio di influenza. Nel 1939 pubblicò il racconto, che sarebbe diventato la sua opera più conosciuta. La storia segue la ventiquattrenne Miranda, che cura la rubrica degli spettacoli di un giornale locale, attraverso la sua storia d'amore con un giovane soldato di nome Adam. Nelle conversazioni dei personaggi, e poi il dialogo interno di Miranda, la scrittrice permette ai lettori di accompagnare il percorso complesso e sconosciuto della ragazza attraverso la sua malattia, con un oscuro senso di presagio e perdita quando l’influenza inizia e si sviluppa. C’è qualcosa che non va, mi sento troppo di traverso: non può essere soltanto il tempo e la guerra. Intanto che Miranda cede lentamente, il lettore viene a conodella dr.ssa scenza di una crisi più amGabriella La Rovere pia che coinvolge la comunità. È tanto grave quanto qualsiasi cosa possa essere... tutti i teatri e quasi tutti i negozi e ristoranti sono chiusi, e le strade sono state piene di funerali tutto il giorno e ambulanze tutta la notte. Nella redazione del giornale dove Miranda lavora, si rincorrono le voci riguardo l’epidemia, a dimostrazione che niente cambia in tema di diffusione delle notizie. Dicono che dipenda da germi portati da una nave tedesca a Boston […] Qualcuno afferma d’aver visto una
nuvola, densa e grossa, fluttuare su dal porto e diffondersi adagio su quel quartiere. Quando Miranda cade nei sogni febbrili, passando avanti e indietro dalla coscienza all'inconscio, Porter fa sperimentare ai lettori la pace e il terrore, la coerenza e la confusione. La maggior parte della storia si svolge nelle 24 ore prima del crollo fisico di Miranda; dopo è un susseguirsi di periodi di lucidità ed altri di oblio nei quali il suo monologo interiore fa riferimento a eventi condivisi con Adam. Il loro ricordo agisce come uno scudo contro la guerra e il virus. Come una sopravvissuta, Miranda si sente obbligata a ricordare. Quando lei ed Adam discutono di un canto spiritual “Bianco cavallo, bianco cavaliere” nel quale la morte porta via l’amante della cantante, e poi la madre, il padre, i fratelli e l’intera famiglia nell’arco di quaranta versi, l’affermazione di Miranda Ma non quello che canta, ancora no: la Morte lascia sempre uno che canta, a piangere... da il senso a tutto il
racconto. Lo storico Joseph Yerushalmi afferma: I gruppi possono solo dimenticare il presente, non il passato. Ciò vuol dire che gli individui che compongono il gruppo, possono dimenticare eventi della loro vita recente ma sono incapaci di scordare i lutti passati. Con la narrazione della pandemia, la scrittrice ha creato una memoria duratura dell’evento, una memoria che unisce la sua esperienza personale a quella di milioni di altre vittime, che connette i sopravvissuti ai morti, che mette in relazione il passato al presente. Condividere i ricordi è importante alla formazione e alla conservazione dell’identità sociale. L’assenza relativa di una memoria della pandemia determinerebbe una doppia perdita, sia quella delle vittime che dei sopravvissuti. Finita la guerra, finita la spagnola, soltanto il silenzio che segue il cessare dei cannoni; case mute con le imposte chiuse, strade vuote, la luce fredda e morta del domani.
Parliamo della scrittrice che descrisse la pandemia di influenza del 1918: un testo che mai come ora torna di attualità
cultura
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OVIXAN RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
Gli eventi avversi segnalati durante la somministrazione di glucocorticoidi per uso topico comprendono: Eventi avversi correlati al trattamento e segnalati in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza Infezioni ed infestazioni
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1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE OVIXAN 1MG/G CREMA 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Un grammo di crema contiene 1 mg di mometasone furoato. Eccipienti con effetti noti: 250 mg di propilenglicole e 70 mg di alcool cetostearilico per grammo di crema. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA Crema Crema inodore di colore bianco 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche OVIXAN è indicato per il trattamento sintomatico di patologie cutanee infiammatorie che rispondono a terapia topica con glucocorticoidi, come la dermatite atopica e la psoriasi (ad esclusione della psoriasi a placche diffusa). 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia Adulti (inclusi anziani) e bambini (a partire dai 6 anni di età): Applicare un sottile strato di OVIXAN una volta al giorno sulle zone cutanee interessate. La frequenza delle applicazioni va successivamente ridotta in modo graduale. Una volta ottenuto un miglioramento clinico, spesso è preferibile ricorrere a un corticosteroide meno potente. Come con tutti i glucocorticoidi topici di potenza elevata, OVIXAN non deve essere applicato sul viso, se non sotto stretto controllo medico. OVIXAN non deve essere utilizzato per lunghi periodi di tempo (più di 3 settimane) o su zone estese (oltre il 20% della superficie corporea). Nei bambini, la superficie corporea da trattare non deve superare il 10%. Popolazione pediatrica - Bambini al di sotto dei 6 anni: OVIXAN è un glucocorticoide potente (gruppo III) e di solito il suo impiego non raccomandato in bambini di età inferiore ai 6 anni, poichè non sono presenti dati rilevanti alla sicurezza (vedere paragrafo 4.4). Modo di somministrazione Uso topico. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità al principio attivo (mometasone furoato), ad altri corticosteroidi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. OVIXAN è controindicato nei pazienti con rosacea facciale, acne volgare, atrofia cutanea, dermatite periorale, prurito perianale e genitale, eruzione da pannolino, infezioni batteriche (per es. impetigine), infezioni virali (per es. herpes simplex, herpes zoster e varicella) ed infezioni micotiche (per es. candidosi o dermatofitosi), tubercolosi, sifilide o reazioni post-vaccinali. OVIXAN non deve essere applicato sulle ferite o sulla cute ulcerata. 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego In caso di irritazione o sensibilizzazione con l’uso di OVIXAN, il trattamento deve essere sospeso e deve essere istituita una terapia adeguata. OVIXAN crema contiene propilenglicole, che può causare irritazioni cutanee, e alcool cetostearilico, che può causare reazioni cutanee a livello locale (per es. dermatiti da contatto). I glucocorticoidi possono alterare l’aspetto di alcune lesioni, rendendo difficile una diagnosi adeguata ed eventualmente rallentando il processo di guarigione. Se si sviluppa un’infezione, è necessario ricorrere all’uso di un adeguato agente antibatterico o antimicotico. Se non si verifica una risposta alla terapia in tempi brevi, la somministrazione del corticosteroide deve essere sospesa fino a quando l’infezione non è sufficientemente sotto controllo. Assorbimento sistemico L’assorbimento sistemico di corticosteroidi topici può produrre una soppressione reversibile dell’asse ipotalamoipofisi-surrene (asse HPA), con la possibile instaurazione di un’insufficienza corticosurrenalica dopo la sospensione del trattamento. In alcuni pazienti, l’assorbimento sistemico di corticosteroidi topici può anche causare, durante il trattamento, la comparsa di una sintomatologia da sindrome di Cushing, iperglicemia e glicosuria. In caso di applicazione di steroidi topici su zone cutanee estese o su zone con medicazione occlusiva è necessario esaminare periodicamente i pazienti per verificare la presenza di una soppressione dell’asse HPA. La tossicità locale e sistemica è un evento comune, particolarmente in seguito a un uso prolungato e continuo su zone estese di cute lesionata, nelle pieghe cutanee e in caso di medicazioni occlusive con polietilene. Non devono essere utilizzate medicazioni occlusive per le applicazioni sul viso. In caso di applicazioni sul viso, la terapia deve essere limitata a 5 giorni. Deve essere evitato il trattamento prolungato e continuo in qualsiasi paziente, indipendentemente dall’età. Psoriasi L’uso di steroidi topici nella psoriasi può risultare rischioso per diverse ragioni, quali il verificarsi di recidive da rimbalzo secondarie allo sviluppo di una tolleranza, il rischio di psoriasi pustolosa localizzata e lo sviluppo di tossicità locale o sistemica dovuta a un deterioramento della funzione di barriera propria della cute. Se il farmaco viene utilizzato per la psoriasi, è importante tenere sotto stretta osservazione il paziente. Interruzione del trattamento Come con tutti i glucocorticoidi topici potenti, si deve evitare l’interruzione improvvisa del trattamento. Quando si interrompe un trattamento topico prolungato con glucocorticoidi potenti, si può verificare un fenomeno di “rimbalzo”, che assume la forma di una dermatite caratterizzata da intenso rossore, dolore pungente e bruciore. Queste manifestazioni possono essere prevenute riducendo il trattamento gradualmente, per esempio proseguendo la terapia in modo intermittente prima di sospenderla del tutto. Disturbi visivi OVIXAN non dece essere applicato sulle palpebre, onde evitare il rischio potenziale di glaucoma simplex o cataratta subcapsulare. OVIXAN preparazioni per via topica non sono destinati ad un uso oftalmico. Con l’uso di corticosteroidi sistemici e topici possono essere riferiti disturbi visivi. Se un paziente si presenta con sintomi come visione offuscata o altri disturbi visivi è necessario considerare l’invio a un oculista per la valutazione delle possibili cause che possono includere cataratta, glaucoma o malattie rare come la corioretinopatia sierosa centrale (CFCR), che sono state segnalate dopo l’uso di corticosteroidi sistemici e topici. Popolazione pediatrica Usare con cautela nei bambini. Gli effetti collaterali segnalati durante l’uso sistemico di corticosteroidi, inclusa l’inibizione della corteccia surrenale, possono verificarsi anche con l’uso locale, in particolar modo nei bambini. I bambini possono risultare più sensibili all’influenza dei glucocorticoidi topici sul sistema ipotalamo-ipofisisurrene (asse HPA) e alla sindrome di Cushing rispetto agli adulti, in quanto la loro superficie cutanea è maggiore in relazione al peso corporeo. Il trattamento cronico con glucocorticoidi può influenzare la crescita e lo sviluppo dei bambini (vedere paragrafo 4.8). Non utilizzare medicazioni occlusive nel trattamento di pazienti in età pediatrica. La sicurezza e l’efficacia del mometasone furoato nei pazienti pediatrici di età inferiore ai 2 anni non sono ancora state stabilite; pertanto, l’impiego di OVIXAN in questa fascia di età non è raccomandato. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione Non sono stati condotti studi di interazione. 4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento Gravidanza I corticosteroidi attraversano la placenta. Non sono disponibili dati clinici relativi all’uso di mometasone furoato in gravidanza. La somministrazione orale di mometasone furoato in studi sugli animali ha evidenziato degli effetti teratogeni; vedere paragrafo 5.3. Non sono noti i rischi potenziali sull’uomo. Sebbene l’esposizione sistemica sia limitata, le creme a base di mometasone furoato devono essere utilizzate in gravidanza dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici. Per il trattamento in gravidanza di superfici cutanee estese per periodi di tempo prolungati è necessario prescrivere corticosteroidi di bassa potenza. Allattamento Non è stato accertato che il mometasone furoato passi nel latte materno. Il mometasone furoato deve essere somministrato alle madri in allattamento solo dopo un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici. OVIXAN non deve essere applicato sul seno né sulle zone cutanee adiacenti durante l’allattamento. Fertilità Nessun effetto noto. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Non pertinente. 4.8 Effetti indesiderati Gli eventi avversi sono presentati in base alla classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA all’interno di ciascuna categoria di frequenza e in ordine decrescente di gravità: Molto comune (≥1/10); Comune (≥1/100, <1/10); Non comune (≥1/1.000, <1/100); Raro (≥1/10.000, <1/1.000); Molto raro (<1/10.000); Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Non nota
Infezioni secondarie, foruncolosi
Molto raro Follicolite Patologie del sistema nervoso Non nota
Parestesie
Molto raro Patologie dell’occhio
Sensazione di bruciore
Non nota Patologie vascolari
Visione, offuscata (vedere anche il paragrafo 4.4)
Molto raro Telangectasia Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non nota
Dermatite allergica da contatto, dermatite periorale, ipopigmentazione, ipertricosi, strie, macerazione della cute, miliaria, reazioni acneiformi, atrofia cutanea locale, irritazione, dermatite simile a rosacea papulosa (facciale), sensibilità capillare (ecchimosi), xerosi, ipersensibilità (al mometasone)
Molto raro
Prurito
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Non nota
Dolore in corrispondenza della sede di applicazione, reazioni in corrispondenza della sede di applicazione
Un aumento del rischio di effetti sistemici e di eventi avversi localizzati si verifica in caso di somministrazione frequente, trattamento di zone estese o trattamento prolungato, nonché in caso di trattamento di aree intertriginose o con medicazioni occlusive. Casi di ipo- o iperpigmentazione sono stati segnalati raramente in relazione con altri farmaci cortisonici e possono pertanto verificarsi con il mometasone furoato. Eventi avversi segnalati durante terapie con glucocorticoidi per via sistemica, compresa l’insufficienza surrenalica, possono verificarsi anche con corticosteroidi ad uso topico. Il trattamento di psoriasi diffusa o l’improvvisa sospensione di una terapia prolungata con un corticosteroide potente può indurre una psoriasi pustolosa o eritrodermica. Il riacutizzarsi di un eczema può essere considerata come un fenomeno di rimbalzo a seguito della brusca interruzione del trattamento. Popolazione pediatrica I pazienti pediatrici possono essere maggiormente soggetti alla sindrome di Cushing e alla soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene indotta da glucocorticoidi rispetto ai pazienti in età matura, a causa del rapporto maggiore tra superficie cutanea e peso corporeo. La terapia cronica con glucocorticoidi può interferire con la crescita e lo sviluppo dei bambini. Sono stati segnalati casi di ipertensione endocranica in pazienti pediatrici sottoposti a terapia con glucocorticoidi topici. Le manifestazioni di un’ipertensione endocranica sono: protrusione delle fontanelle, cefalea e papilledema bilaterale. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. 4.9 Sovradosaggio Un uso eccessivamente prolungato di glucocorticoidi topici può sopprimere la funzione dell’asse HPA e dare luogo a un’insufficienza secondaria della corteccia surrenale. In caso di soppressione dell’asse HPA, è necessario ridurre il numero di applicazioni o sospendere il trattamento, osservando le cautele del caso in queste situazioni. Il contenuto di steroidi in ciascun contenitore è così ridotto da comportare una tossicità minima o nulla nell’improbabile ipotesi di un’ingestione orale accidentale. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Categoria farmacoterapeutica: corticosteroidi, preparati dermatologici; corticosteroidi, non associati. Codice ATC: D07AC13 Meccanismo d’azione ed effetti farmacodinamici Il mometasone furoato è un glucocorticoide potente del gruppo III. Il principio attivo, mometasone furoato, è un glucocorticoide di sintesi non florurato con un estere furoato in posizione 17. Come nel caso di altri corticosteroidi per uso topico, il mometasone furoato ha effetti antinfiammatori, antiprurito ed antiallergici. Efficacia e sicurezza clinica Uno studio della durata di 6 settimane e condotto su 58 pazienti affetti da psoriasi ha messo a confronto OVIXAN 1MG/G CREMA (emulsione O/A) con Elocon® 0,1% crema (emulsione A/O); il confronto è stato effettuato anche sui veicoli utilizzati per le due formulazioni. Le preparazioni sono state applicate secondo uno schema randomizzato, su lesioni accoppiate sullo stesso soggetto. Le formulazioni sono state applicate ogni giorno per 3 settimane, quindi a giorni alterni per 1 settimana e successivamente 2 volte alla settimana per 2 settimane. I risultati hanno dimostrato che OVIXAN 1MG/G CREMA è almeno altrettanto efficace (non inferiore) di Elocon 0,1% crema in termini di punteggio TSS (Total Severity Sign). 5.2 Proprietà farmacocinetiche Assorbimento I risultati degli studi condotti sull’assorbimento percutaneo dimostrano un assorbimento sistemico inferiore all’1%. 5.3 Dati preclinici di sicurezza I dati preclinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety toxicology, genotossicità e cancerogenicità (somministrazione per via nasale) del mometasone furoato, oltre a quanto già noto per i glucocorticoidi. Studi sulla somministrazione orale di corticosteroidi negli animali hanno evidenziato tossicità della riproduzione (palatoschisi, malformazioni scheletriche). 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Olio di cocco raffinato, Acido stearico, Alcool cetostearilico, Macrogol stearato, Glicerolo monostearato 40-55, Propilenglicole, Sodio citrato (per la regolazione del pH), Acido citrico anidro (per la regolazione del pH), Acqua purificata. 6.2 Incompatibilità Non pertinente. 6.3 Periodo di validità 3 anni. 6.4 Precauzioni particolari per la conservazione Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione. 6.5 Natura e contenuto del contenitore Tubo di plastica di polietilene laminato in alluminio con tappo a vite bianco in polipropilene. Confezioni: Tubi contenenti 15 g, 30 g, 35 g, 70 g, 90 g o 100 g di crema. È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO ABIOGEN PHARMA S.p.A. - Via Meucci, 36 - Ospedaletto - PISA - Italia 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO 043604014 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 15 G 043604026 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 30 G 043604040 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 35 G 043604053 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 70 G 043604065 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 90 G 043604038 - “1 MG/G CREMA” 1 TUBO IN PE/AL/PE DA 100 G 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE 30/04/2015 - 18/11/2017 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO 12/2017 Crema tubo 30 g Crema tubo 100 g Classe A - Nota 88 - RR
Euro 5,92 Euro 17,96
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utta la storia dell'umanità è costellata da luttuosi, tragici eventi epidemici; grandi storici e scrittori ne hanno permesso la conservazione della memoria con indimenticabili pagine. Tucidite fa una descrizione dettagliata della peste che, proveniente dall'Etiopia, attraverso l'Egitto e la Libia arrivò in Grecia e nel 430 a.C.. La porta d'ingresso fu il Pireo, e la malattia giunta ad Atene fu così violenta da indebolirla a tal punto da segnare l'inizio del suo declino. Sofocle ambienta il suo Edipo Re nella Tebe devastata anch'essa, negli stessi anni, dalla peste. Lucrezio, 400 anni dopo Tucidite, tornò a descrivere la peste di Atene nel “De rerum natura” con una visione meno storiografica e più filosofica, invitando gli uomini a non avere paura dei “naturali sconvolgimenti e cataclismi di qualsiasi specie. Temere è turbarsi e turbamento è fonte di infelicita” ma Lucrezio era un epicureo... Della peste nera del ‘300 che sconvolse l'Europa con 20 milioni di vittime su una popolazione di 60 milioni di abitanti, hanno scritto, come sappiamo, il Boccaccio e lo stesso Petrarca che perse la sua amata Laura colpita dalla malattia. Manzoni dedicò alcuni capitoli del suo capolavoro alla descrizione della peste portata in Italia dai Lanzichenecchi, soldati mercenari scesi in Italia, attraversando la Valtellina nel 1630, per partecipare alla guerra di successione per Mantova e Monferrato fra la Spagna di Filippo IV e la Francia di Luigi XIII e Richelieu. Guy de Maupassant ,siamo alla fine dell'800, nel suo racconto “Il Porto”, ci descrive la tragedia di una immaginaria epidemia di peste che travolge, anche moralmente, la famiglia di un giovane marinaio francese di Marsiglia. Un nuovo successo sta riscuotendo “La peste” di Camus, libro scritto nel 1947 e ambientato a Orano dove la malattia è una metafora, sempre attuale, di un diffuso degrado politico. Anche le molteplici epidemie di colera ci sono state raccontate da grandi scrittori. Un autentico capolavoro è “La morte a Venezia”. Thomas Mann ambienta nella città lagunare, agli inizi del 1900, la storia di uno scrittore tedesco sconvolto dall’amore per il giovanissimo Tadzio: rimane a Venezia, travolto dalla passione, nonostante che la città sia infestata dal colera, e muore. Visconti nel 1971 farà del romanzo un bellissimo film con Dirk Bogarde. Verga ci rac-
Che ci insegna il Covid -19? del dott. Alberto Volponi
conta in “Quelli del colera” l'epidemia di metà ‘800 a Catania che raggiunse anche Palermo; quest'ultima è descritta nel recente libro “I Leoni di Sicilia”, insieme alla storia della famiglia Florio, dalla giovane Stefania Auci. La cronaca degli anni più recenti ci riporta alla memoria la “spagnola”, la prima pandemia che scoppiò durante la prima guerra mondiale e fece ben 50 milioni di morti in tutto il mondo. “L'asiatica” del ‘57 che colpì in Italia metà della popolazione con trentamila morti ma in tutto il mondo si stima che le vittime siano state dai 2 ai 4 milioni. Nel ‘69 ci fu la “spaziale” con un terzo degli italiani a letto e ventimila morti. Ed eccoci ora con il coronarovirus. A un mese dall'inizio nel nostro Paese dell'epidemia, ora pandemia, ma la sostanza per noi non cambia, qualche prima riflessione
possiamo cominciare a farla. È una esperienza che viviamo con un sottofondo di inevitabile paura. Paura che abbiamo cercato di esorcizzare, almeno fin’ora, attraverso i più fantasiosi flashmob e goliardici messaggi che intasano i nostri telefonini: la caccia al cinese, lo starnuto del Papa che desertifica in un attimo piazza San Pietro, l'Ultima cena di Leonardo senza più commensali. Abbiamo anche riscoperto un salutare orgoglio nazionale, con tanto di frecce tricolori, nella ferma convinzione che ce la faremo! Importante che la paura si connoti delle caratteristiche di razionalità e ci aiuti, con intelligenza, seguendo le indicazioni degli esperti sulle precauzioni da prendere. Bisogna imparare a governare la paura per evitare conseguenze più disastrose. Roosevelt nel discorso inaugurale del suo primo mandato da Pre-
La pandemia del nuovo coronavirus ci svela la fragilità dell’intero pianeta ma apre anche nuove prospettive di miglioramento ...almeno si spera
politica sanitaria
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LA PRIMA RIVISTA DI DERMATOLOGIA & COSMESI
Ho avuto visione di un numero de la Pelle e desidererei riceverla a casa per un anno (6 numeri). Invio 18,60 Euro con il bollettino postale intestato a: Headmaster International Via Carlo Botta n°17, 00184 ROMA ccp 41125907 Allego copia del versamento. Oppure effettuare bonifico bancario a: Headmaster International - Banca Posta, V.le Europa 175 - 00144 Roma IBAN: IT18Z0760103200000041125907 specificando nella causale il nome della rivista e l’indirizzo di spedizione
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sidente degli Stati Uniti, afflitti dalla grande depressione del ‘29, ammoniva gli americani: “La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, l'irragionevole, ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in avanzata”. Così come dovremmo, per rimanere nel nostro italico orticello, riflettere sugli errori a catena di una classe politica che ha così pesantemente depauperato il nostro sistema sanitario di risorse umane, tecniche e finanziarie e che si sta reggendo grazie all'abnegazione, la professionalità dei medici, infermieri e di altri operatori, cui solo oggi riconosciamo i dovuti meriti e non esitiamo a definirli eroi dopo averli a lungo insultati, e fino a un mese fa, letteralmente mazziati. Va ripensato il quadro dell'allocazione delle risorse in settori strategici, quale si sta drammaticamente confermando la sanità, evitando colossali mance per captatio benevolentiae di intere categorie e fasce sociali; evitando sprechi come un referendum confermativo, quindi senza quorum elettorale, di una legge votata a stragrande maggioranza dal Parlamento sulla riduzione del numero dei parlamentari, per uno sfizio, che ci costerà 300 milioni, di 71 senatori. Nel contempo vanno ripensate anche le modalità di reperimento delle risorse, ovvero si dovrà mettere mano a quell'insulso sistema fiscale per cui metà degli italiani pagano le tasse anche per quelli che non le pagano o non le pagano nella misura dovuta. Una ingiustizia contributiva, una diseguaglianza, che si traduce in una politica di uguaglianza nell'accesso ai servizi, sempre più scadenti, ovviamente, per carenza di risorse. Altro insegnamento da trarre, il più importante per la tenuta democratica del sistema Italia, il riequilibrio dei poteri. Il federalismo all'amatriciana, di cui si vorrebbe fregiare il nostro Paese, ha mostrato tutta la sua pericolosità nell'affrontare l'emergenza sanitaria: il federalismo del caos! “Governatori” (di che? Ohio? Illinois?) così come sono stati arbitrariamente ribattezzati i Presidenti delle Regioni, hanno dato il meglio di sé spro-
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politica sanitaria
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loquiando, su tutte le reti televisive, con i loro virologi, infettivologi, epidemiologi di fiducia (nuova categoria professionale!). In primis il sempre più emaciato Fontana che si è anche esibito, maldestramente, nell'indossare una inutile mascherina, e il sempre più azzimato Zaia che è riuscito, con tutto il suo aplomb, a far innervosire (eufemismo di maniera) i cinesi con la storia dei topi mangiati crudi, lui che “governa” i vicentini da sempre inseguiti dal titolo di “magna gatti”. Per non parlare del campano De Luca, che è ormai, nelle sue performance televisive, difficile da distinguere dall'imitazione di Crozza. Oltre a loro finanche i sindaci dei più piccoli comuni si sono esibiti con ordinanze a volte grottesche, senza trascurare, nell'alimentare la confusione, il ruolo dei dirigenti scolastici con alcuni divieti incomprensibili. Finalmente il Presidente del Consiglio, una volta in pochette a quattro punte, una volta in maglione, si è ricordato dei doveri che gli impone la Costituzione, art. 117, punto q, e ha preso le redini del comando. Passata la burrasca con pesanti esiti sul piano sanitario, e con effetti più gravi e duraturi nel tempo sul piano economico con inevitabili riflessi sociali, dovremo prendere atto, volenti o nolenti, di non essere gli stessi di prima. Certamente ci sentiamo, già ora, più fragili perché abbiamo ormai realizzato come la risposta a un evento che minaccia la nostra salute e la nostra stessa esistenza, la nostra economia, i nostri difficili equilibri sociali, non appartiene solamente a noi, e i nostri sforzi, in futuro, saranno destinati all'insuccesso in assenza di una strategia multilaterale. La governance, sia tecnica, probabilmente con un ruolo più incisivo dell'OMS, sia politica, di processi pandemici come l’attuale, non può che essere unica per il semplice motivo che il virus non conosce frontiere e che interventi circoscritti nei confini tradizionali dei singoli Paesi, sono, alla prova dei fatti, scarsamente efficaci. Altro che sovranismi nazionali e federalismi regionali, autentico ossimoro istituzionale! Certo, per ora importante è uscirne fuori: primum vivere.
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