Ossola it n 15 outdoor

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anno VII - numero 15 - OUTDOOR 2014 - free press

Natura · Sport · Arte · Enogastronomia | Natur · Sport · Kunst · Gastronomie

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Sottofrua

Valle Formazza

Formazza 1300 mt.

Fondovalle Chioso

1720 mt. Passo

Alpe Devero 1630 mt.

Goglio

Parco Nat. Veglia Devero

Esigo Osso

Alpe Veglia 1750 mt.

Cadarese Ausone Croveo

Premia 750 mt.

Baceno

San Domenico Foppiano

Crego

700 mt.

1420 mt.

Verampio

Cravegna Viceno Mozzio

Trasquera 1100 mt.

Briga

Crodo

Iselle

Oira

Varzo

Passo del Sempione

800 mt.

550 mt.

San Bernardo 1600 mt.

Locarno

Montecrestese Altoggio

Crevoladossola

Gomba

830 mt. Masera

Coimo 880 mt.

Fonti

600 mt.

Domodossola

Alpe Lusentino 1060 mt.

Malesco

Cannobina

Trontano Cosasca

Calvario

1500 mt.

Craveggia Ville調e Re 750 mt.

Druogno Santa Maria M.

Monteossolano

Bognanco

Toceno

Tappia

Cheggio

Beura

Villadossola

Montescheno

Antrona 920 mt.

Seppiana

Cardezza

Viganella

Cuzzego

Pallanzeno Prata

Parco Nat. Valle Antrona

Cimamulera

Castiglione Calasca

San Carlo Vanzone Pecetto Macugnaga 1300 mt. Staffa

Borca

Pestarena

Borgone

Ceppo Morelli 800 mt.

Pontegrande

Bannio

Anzino

Piedimulera Fomarco Vogogna Colloro Pieve Premosello Vergonte Cuzzago 250 mt.

Anzola

Candoglia

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Ornavasso

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sommario Anno VII - N. 15 - OUTDOOR 2014 Editore Mood s.n.c. di Riccardo Faggiana e C. Redazione Via Bianchi Novello, 139 28844 Villadossola (VB) Tel. 0324.51372 www.moodsnc.com info@moodsnc.com

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Direttore Responsabile Massimo Parma Direttore Editoriale Riccardo Faggiana Capo Redattore Claudio Zella Geddo Redattori Elisabetta Colusso, Paolo Crosa Lenz, Marco De Ambrosis, Giulio Frangioni, Uberto Gandolfi, Cecilia Marone, Adriano Migliorati, Paolo Pirocchi, Giuseppe Possa, Fabio Pizzicoli, Michela Zucca.

EDITORIALE

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VIGANELLA: LA LEGGENDA DI PRIMAVERA

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MONTE ROSA

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FADERHORN

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TIMO: ERBA AROMATICA DI MONTAGNA

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I LAGHI DI PAIONE

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ARTE: GIULIO ADOBATI

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VALLE VIGEZZO: LA VALLE DEI BAGNI

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PRIMAVERA... E GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE

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MIGRATORI LUNGO IL TOCE

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ASSOCIAZIONE PARCHÈ: IL TURISMO SOSTENIBILE

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PESCA: ...A MOSCA IN VAL FORMAZZA

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Traduzioni Chiara Cane, Nicole Rose

CADARESE CLIMBING

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Stampa FLYERALARM SrL - Bolzano

ARRAMPICATA: LE NUOVE FALESIE

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Ossola.it è un periodico registrato presso il Tribunale di Verbania in data 10/04/08 con il n. 3/08. © 2012 É vietata la riproduzione anche parziale di foto, testi e cartine senza il consenso dell’editore. Tutti i diritti sono riservati.

LA VIA DI CURSOLO E IL GIOIELLO DI PIETRA DI ORASSO

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LA PIODA: UN RICCO PATRIMONIO LOCALE

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Coordinamento grafico e impaginazione Eleonora Fiumara - info@ossola.it Collaboratori Aurora Video, Luca Chessa, Stefano De Luca, Tonino Galmarini, Felice Jerich, Marina Morandin, Anna Proletti, Diovuole Proletti, Paola Rovelli, Massimo Sartoretti, Maria Antonia Sironi Diemberger, Carlo Solfrini, Marco Valsesia Valeria Tantardini. Hanno collaborato a questo numero Luciana Fattalini - Accompagnatur, Fabio Barbaglia - Animal Discount Fotografia Archivio © Riccardo Faggiana, Adriano Migliorati, Radames Bionda Video Editing Aurora Video

In copertina: pittima minore - foto Radames Bionda

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Editoriale Cari Lettori, Ossola.it torna a farvi compagnia e va in stampa quasi in concomitanza con la “Fabbrica di carta”. La rassegna editoriale del Verbano-Cusio-Ossola che da diciassette anni – e il nome lo mette in risalto – ha testa e cuore alla Fabbrica di Villadossola e, quindi, in Ossola, coglie un tema, il pesce, che ben si sposa con la filosofia che ci contraddistingue da un quinquennio. Natura, paesaggio, cultura e storia del territorio sono da sempre – e per precisa scelta – i nostri tratti distintivi. Il numero che avete in mano, il quindicesimo della nostra storia, è frizzante come l’aria di primavera. La bella stagione fa rifiorire le nostre valli. È la stagione della pesca, del trekking, delle escursioni, delle arrampicate, della montagna vissuta per svago ma anche come stile di vita. Quella montagna che ci piace raccontare nel senso pieno della parola, come una narrazione che ha una storia principale, ma anche tante sfaccettature. Chi non ci conosce può sfogliare queste pagine con la curiosità interessata di un turista: non rimarrà deluso. La grafica, le immagini e la qualità che mettiamo sempre in ogni prodotto editoriale assolvono pienamente la funzione di una guida. Ossola.it vuole però andare un passo oltre, scavare nelle storie, riscoprire curiosità, far emergere fatti, luoghi e persone non scontati. Pensiamo di avervi accontentati ancora una volta, con la speranza che chi non ci conosceva ora ci conoscerà un po’ meglio ma, soprattutto, guarderà l’Ossola con uno sguardo diverso, meno “leggero”. Buona lettura.

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di Elisabetta Colusso

Viganella

La leggenda di primavera

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L

o scorso anno abbiamo dedicato un articolo alle tradizioni legate all'importante festa della Candelora di Viganella. Questa festa rappresenta per il paese dello specchio il ritorno del sole e l'arrivo della Primavera. Quest'anno noi di Ossola.it abbiamo incontrato Pierfranco Midali per conoscere la “leggenda della primavera a Viganella”, scritto inedito che uscirà nei prossimi mesi in un lavoro che Midali sta ultimando. “La festa della Candelora anche quell’anno era andata bene. Il sole era tornato regolarmente a farsi vedere illuminando la sommità del campanile e la gente aveva gremito la piazza come non succedeva da anni. A Viganella, si sa, quella festa è più di un momento di vita collettivo, è quasi una magia, un momento in cui tutto si rinnova. Eppure l’anima dell’Antòny quel giorno era triste. Il vento che aveva spazzato la piazza, quel vento della Candelora proprio non gli piaceva. Antòny era il vignaiolo più anziano del paese, una vera e propria miniera di consigli e di ricordi su tutto ciò che riguarda la vite e il vino. Da sessant’anni coltivava la vigna sui terrazzamenti del Mutarel e della Balma; tutto sapeva, tutto conosceva. I segreti della potatura, l’arte di piantare i paletti, la tecnica di attorcigliare i salici, in tutto competeva, era come un libro aperto. Ma quel vento della Candelora proprio non gli piaceva. Il proverbio del resto è estremamente chiaro: “Candelora Candelora, dell’inverno semo fora ma se piove o tira vento dell’inverno semo dentro”. Antòny lo conosceva bene quel detto, ma sapeva anche che tra il dire e il fare c’è sempre un mare da attraversare… Però quel vento aveva fatto tintinnare in modo anomalo i campanellini fissati tra i rami dei “cavegn”! Ne aveva modificato il consueto suono che segna il passo delle donne del paese quando portano in processione gli alberelli di luce. Quel vento

non lo rendeva felice. Persino la punta della “pescia” che di solito si staglia ritta e fiera verso la sommità del cielo, quel giorno si fletteva. Con essa s’inarcavano i rami dell’abete con appesi i caci e i salami e le tele ricamate garrivano come bandiere e i “psöi” fatti in casa di restar fermi non ne volevano sapere … Il due febbraio “ricomincia la vita” si dice in paese, e la festa diviene un saluto al vecchio inverno che se ne va e annuncio di primavera. Le scorte della legna ovunque stavano per finire come pure le patate e i fagioli custodite nelle tinozze di legno e controllati a vista per evitare che i roditori li scoprissero. Anche i “pasett”, le castagne secche, erano ormai al lumicino e l’olio di noci non copriva che il fondo dell’orcio. Però le candele benedette portate a casa alla Candelora parlavano chiaro: la primavera è alle porte, non bisogna aver paura. Così perlomeno dicevan tutti …. Ma l’anima dell’Antòny quella no, non si rasserenava. La luna cresceva, quella nera del trentun gennaio stabiliva di tornare in campagna, si poteva potare le viti, tutto era pronto, il periodo propizio. “Se per la Candelora è bello, sempre più vino avremo che vinello” recita l’adagio popolare e il sole che aveva illuminato la piazza della chiesa era una bella garanzia in tal senso. Agli amici però l’Antòny ripeteva “attendiamo, attendiamo! Quel vento della Candelora mi pare molto strano”. Quell’inverno il povero Bartolo era scomparso e per la piccola comunità la morte del Parroco è sempre un triste evento. Nessuno si raccapezzava sul perché, ma tra i comuni mortali si sa, ciò che avviene in cielo non è dato a sapere, al più si può intuire. Giunto davanti a San Pietro, l’anima di Bartolo dovette scontrarsi con quella del diavolo che ne reclamava il diritto di portarla con sé. Qualcuno dirà: “E’ pur sempre un prete!” Ma aver ceduto al richiamo della carne non è colpa lieve soprattutto per chi dirige una pieve. Avvenne, infatti, e la storia lo racconossola.it - 7


ta, che alle grazie di Maria, non la Madre del Redentore, ma la bella e formosa signora che abitava nella casa rosa di fianco alla chiesa non aveva saputo resistere, e si sa che il conto, finanche se sei prete, arriva prima o poi … Per condurre l’anima del pievano in paradiso, S. Pietro dovette cedere al ricatto: “Mi darai un mese in più d’inverno - disse il demonio - dove potrò fare ciò che voglio senza subire interferenze!” “Vent’otto giorni non di più” rispose S. Pietro. L’accordo fu siglato e da allora il mese accorciato. Così Don Bartolo entrò nella gloria del Paradiso tra gli Angeli e i Santi, ma giù a Viganella... Nei campi e sulle rive che costeggiano la “veia dal vach”, quella che sale agli alpeggi del sulì, era tutto un gran fermento; taglia di qua pota di là, la primavera “la smeava propi scià!” L’Antòny però rimase serrato in casa, aveva altro cui pensare e qualcosa gli diceva che la campagna poteva aspettare. Dalla sera alla mattina il clima cambiò. Satana che aveva ottenuto il benestare scatenò freddo, neve e gelo come non si erano mai visti prima. I camini bruciavano gli ultimi ciocchi mentre fuori le viti con i tralci già potati si creparono fino al piede. Fu così per tutto il mese. Quando poi feb-

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braio si decise a cedere il passo, anche il demonio si vide costretto a ritirarsi. Tornò finalmente la primavera e tutti costatarono come per quell’anno, il vino sarebbe rimasto un ricordo. Tutti meno l’Antòny che da quel giorno si ricorda con il detto “se par la Candelora u tira vent poua mia, resta ‘dvent” (se alla Candelora tira vento, non potare resta dentro). Sorridente, seppur piegato dal peso degli anni, saliva e scendeva lo scaletto come un giovincello e con soddisfazione ammirava il vigore delle viti sopravvissute alle bizze di quella strana coda d’inverno. S’è così spiegato perché nel borgo antico di Viganella, il rituale della potatura è spostato a marzo. Da queste parti si ripete: “Chi cu ghà vigna d’la sua fin a marz un la pua!” Viganella. Die Legende vom Frühling Im vergangenen Jahr widmeten wir einen Artikel zu den Traditionen die mit wichtigen Mariä LichtFest in Viganella verbunden sind. Dieses Festival ist für das Dorf des Spiegels die Rückkehr der Sonne und der Ankunft des Frühlings. In diesem Jahr trafen wir uns Pierfranco Midali, um die “Legende des Frühlings in Viganella” kennen zu lernen, unveröffentlichter Text, der in dem kommen Monaten veröffentlicht werden wird.


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di Adriano Migliorati

Monte Rosa

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S

ono trascorsi molti anni da quando misi piede per la prima volta nello splendido borgo walser di Macugnaga, ricordo che rimasi impressionato oltre che per la bellezza del luogo, un autentico salto nel passato, per la verticalità e la maestosità di quella perennemente imbiancata parete Est del Monte Rosa, che sembra posizionata ad arte come protezione delle frazioni sottostanti, non a caso si tratta della più alta delle Alpi, misura ben 2400 metri di altezza, solo le pareti himalayane possono competere con lei. Da allora mi sono sempre chiesto chi per primo, fosse stato così temerario da affrontare tali altezze vertiginose e tali difficoltà. Oggi finalmente dopo essermi accuratamente documentato, sono in grado di darmi la risposta, che spero possa anche interessare i lettori di Ossola.it. Le prime persone a mettere piede sul Monte Rosa furono sette intrepidi uomini di origine walser di Gressoney nell’agosto del 1778, oltre alla curiosità di cosa potessero trovare a quelle quote ritenute fino ad allora dimora di spiriti maligni, volevano anche scoprire se esisteva veramente la “Valle Perduta” una leggenda di cui si parlava da sempre nei paesi di Macugnaga, Alagna e Gressoney. I gressonari raggiunsero una sporgenza rocciosa nei pressi del Colle del Lys a quota 4177 m, che chiamarono “Scoglio della Scoperta”, purtroppo si resero conto che la Valle Perduta altro non era che la valle svizzera di Zermatt. La prima salita alpinistica fu opera del medico di Alagna Pietro Giordani nel luglio 1801, prende infatti il suo nome la Punta Giordani (4046 m) che si trova sopra il ghiacciaio di Indrend. Il botanico ebbe l’idea, di portare con se penna, carta e calamaio e una volta raggiunta la cima, alle ore 4 pomeridiane, di scrivere una lettera all’amico Michele

Cusa, rimane una delle più affascinanti testimonianze alpinistiche. Questo aneddoto mi fa sorridere se penso che ora le montagne vengono scalate “di corsa”, dove l’unico obiettivo è il cronometro, e si ha solamente la fretta di scendere, come non posso pensare all’incredibile record del catalano Kilian Jornet Burgada che ha salito e sceso il Cervino in 2 ore e 52’, mentre Giordani durante la salita di una cima allora inviolata, ha avuto il tempo per fare l’inventario delle rocce, della flora e della fauna e annotare un’accurata diagnosi delle sue condizioni fisiche, specificando anche i battiti cardiaci (110) nonché le condizioni climatiche. Dobbiamo attendere l’agosto 1819 per la conquista della Piramide Vincent (4215 m) da parte di Johannes Nikolaus Vincent, proprietario di una miniera d’oro nei pressi del Colle delle Pisse, sopra Alagna, accompagnato da due minatori e un cacciatore di camosci. A distanza di pochi giorni seguì sulla stessa cima l’ascesa dell’ing. Joseph Zumstein di Gressoney, egli capì che bisognava insistere con quei tentativi pionieristici, e fu così che l’anno successivo ripartì in compagnia dell’ing. Molinetti, dei fratelli Vincent, e di alcuni portatori, alla volta della Punta Zumstein (4563 m), una vera e propria spedizione che li vide impegnati in un bivacco notturno a quota 4200 m, (sino a quel giorno mai osato da nessuno) dove si rifugiarono in un crepaccio profondo 18 metri. Il giorno dopo raggiunsero la vetta era il luglio del 1820. L’ardito parroco di Alagna Giovanni Gnifetti legò il suo nome all’omonima cima conosciuta anche con il nome di Signalkuppe (4554 m) nell’agosto del 1842, dopo ben otto anni di tentativi andati a vuoto, fu accompagnato da una nutrita schiera di compaesani. Sulla stessa cima nel 1893 venne inauossola.it - 11


gurato il Rifugio Regina Margherita, a tutt ’ora il più alto rifugio alpino d’Europa. La capanna, predisposta a valle, fu trasportata dapprima con i muli e poi a spalla, infine montata in vetta, il suo costo fu di 17.000 Lire, nel 1980 venne ricostruita. Ben più problematica invece si rivelò la conquista della cima più elevata del Monte Rosa, la Punta Dufour (4634 m) il motivo riguardò la difficoltà di scalata, essendo il tratto finale roccioso. La Dufour ricevette le attenzioni da parte dei migliori alpinisti svizzeri, tedeschi e inglesi negli anni 1848/1854, malgrado vennero esaminate molteplici relazioni alpinistiche, non esiste certezza di chi sia stato il primo a toccare veramente l’apice del Monte Rosa, tanto che il suo nome non

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deriva da un alpinista, bensì da un cartografo svizzero, Henry Dufour. L’unica certezza fu quella che a differenza delle altre cime, venne salita dal versante svizzero di Zermatt, attraverso il Ghiacciaio del Gornergrat. Nell’agosto del 1861 capitolò anche la slanciata piramide della Nordend (4609 m) la cima più settentrionale del Monte Rosa. Rifugio Zamboni Zappa


Monte Rosa. Viele Jahre sind vergangen, seit ich den Fuß zum ersten Mal in dem schönen Walser Dorf von Macugnaga setzte, ich erinnere mich, dass ich beeindruckt war, nicht nur für die Schönheit des Ortes, für die vertikale und die Majestät dieser ständig weiß getünchte Wand östlich des Monte Rosa. Seitdem habe ich mich immer gefragt , wer der erste war , der so leichtsinnig war, mit solchen schwindelerregende Höhen und solchen Schwierigkeiten es schafte diese zu bewältigen. Die ersten Menschen, die zu Fuß auf dem Monte Rosa eingestellt waren sieben unerschrockenen Männer Herkunfts Walser in Gressoney im August 1778, die neben der Neugier, was man in dieser Höhe, bis daher als Aufenthaltsort von bösen Geistern in Betracht gezogen war, wollten sie auch erfahren, ob es auch wirklich, “Lost Valley” eine Legende, die immer in den Ländern der Macugnaga, Gressoney und Alagna sprach gab. Die Gressoney erreichte einen Felsvorsprung in der Nähe des Colle del Lys auf einer Höhe von 4177m, die sie “Rock of Discovery “ nannten, leider erkannten sie, dass das verlorene Tal kein anderer war als das Schweizer Tal von Zermatt. Der erste alpine Aufstieg war die Arbeit des Arztes Alagna Pietro Giordani im Juli 1801 trägt daher seinen Namen Punta Giordani (4046 m), die sich über dem Gletscher Indrend befindet. Wir müssen bis August 1819 für die Eroberung der Pyramide Vincent (4215m) von Johannes Nikolaus Vincent warten, der Besitzer einer Goldmine in der Nähe des Colle delle Pisse über Alagna, begleitet von zwei Ber-

gleuten und einem Rotwildjäger. Ein paar Tage folgte am gleichen Strick Eng. Joseph Zumstein Gressoney den Aufstieg, er hatte verstanden darauf bestehen müssen, dass diese Pionier Versuche weitergingen, und so kam es, dass ein Jahr später in der Gesellschaft von Eng. Molinetti , Brüder Vincent und einige Träger, und nun war die Zeit da für die Punta Zumstein (4563 m), einer echten Expedition, die sie in einem nächtlichen Biwak beschäftigte auf einer Höhe von 4200 m, (bis zu diesem Tag von niemand gewagte wurde), wo sie Zuflucht in einer Schlucht 18 Meter tief fanden. Am nächsten Tag erreichten sie den Gipfel, es war Juli 1820. Der kühne Pastor John Alagna Signalkuppe verbunden mit sein Name an die Spitze auch unter dem Namen der Signalkuppe (4554m) bekannt im August 1842, nach acht Jahren von Fehlversuchen. Auf dem gleichen Höhepunkt war das Rifugio Regina Margherita, eingeweiht1893, immer noch die höchste Berghütte in Europa. Weit problematischer erwies sich die höchsten Gipfel des Monte Rosa, Punta Dufour (4634 m) zu erobern. Die Dufour erhielt die Aufmerksamkeit von Top- Bergsteigern der Schweiz, Deutsch und Englisch über die Jahre 1848/1854, trotz mehrfacher Berichte die von Bergsteigern untersucht wurden, gibt es keine Gewissheit , wer als erster den Gipfel des Monte Rosa wirklich berührt hat, so dass sein Name nicht von einem Bergsteiger, sondern von einem Schweizer Kartograph, Henry Dufour war. Die einzige Gewissheit war, dass im Gegensatz zu den anderen Gipfeln von der Schweizer Seite des Zermatt bestiegen wurde, durch den Gornergrat Gletscher. Im August 1861 kapitulierte auch die schlanke Pyramide Nordend (4609 m) der höchste Berg nördlich des Monte Rosa.

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di Adriano Migliorati

Valle Anzasca

Faderhorn 2477 m

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ssendo ben consapevole delle mie E modestissime capacità escursionistiche, non vi posso di certo proporre una salita alpinistica sulla parete est del Rosa, nemmeno in un’altra vita ambirei a tanto, quindi dovrete accontentarvi di una bella escursione che vi offrirà la possibilità di godere di un panorama unico e indimenticabile. Consiglio vivamente di equipaggiarsi di un binocolo, dalla croce si ha una vista privilegiata sulla parete est, in caso di scarsa visibilità a causa delle nuvole, potreste sempre controllare l’auto parcheggiata sotto i vostri piedi. Faderhorn 2477 m Località partenza: Pecetto di Macugnaga (1360 m) Punti appoggio: Bivacco Hinderbalmo Dislivello complessivo GPS: 1190 m. Difficoltà: EE Sviluppo planimetrico: 12 Km. Cartografia: C.N.S. Monte Moro n° 1349 Un giorno mi trovavo a Macugnaga nei pressi dell’antico cimitero che custodisce le spoglie degli alpinisti periti sulle cime del Monte Rosa; mentre stavo osservando il plurisecolare olmo, alzai gli occhi, la mia attenzione venne richiamata da una croce posizionata su delle rocce in un luogo apparentemente inaccessibile e impressionante, mi domandai come si poteva arrivare lì, ve lo spiego attraverso questo racconto. Partiamo dal parcheggio di Pecetto, accanto alla seggiovia del Burki-Belvedere, dove percorriamo la sterrata che d’inverno diventa pista da sci, superiamo il primo ponte e giunti al secondo manteniamo la destra, senza attraversarlo, ci incamminiamo tenendo come riferimento una spettacolare cascata, in pochi minuti siamo all’attacco del sentiero. Il tracciato sale ripidissimo tra cengie e placche rocciose, intercalate da fazzoletti

erbosi, alcuni buchi nella roccia mi fanno supporre che in certi tratti erano posizionate delle protezioni, comunque non ci sono punti particolarmente esposti. Tra le mille fioriture e l’abbagliante giallo dei maggiociondoli, sbuchiamo nel dosso prativo dove è posizionata l’unica e indispensabile indicazione della nostra destinazione, svoltiamo a destra su bel sentiero a mezza costa e con leggera perdita di quota effettuiamo un ampio semi cerchio attraversando tre ruscelli che formano altre cascatelle, superiamo i ruderi dell’Alpe Altestafel e raggiungiamo il bel bivacco Hinderbalmo, da questa prospettiva la Est del Rosa appare nel suo massimo splendore. Dopo una celere ispezione allo stabile, ripartiamo alla volta della cima che vediamo in lontananza, il sentiero sale deciso su forti pendenze senza possibilità di respiro, serpeggiando tra i rododendri in fiore, in lontananza un camoscio isolato ci scruta, la croce fatica ad avvicinarsi... quando siamo ad un tiro di schioppo dalla vetta la sorpresa: un breve ma ripidissimo scivolo di neve ci sbarra il passaggio, considerando la tipologia di calzature indossate, escludo l’attraversamento, troppo rischioso, mi dispiace perdere quota ed aggirarlo dal basso, quindi opto per l’aggiramento dall’alto, decisione scellerata che ci impegna per 15’ su terreno instabile e ripido con tanto di un passaggio in disarrampicata. Finalmente torniamo sul sentiero che ci conduce in vetta, poi, con attenzione e cautela, sulla pietraia raggiungiamo la croce posizionata più in basso, felici come bambini in giorno di Natale mentre scartano i regali firmiamo il libro di vetta. La nostra permanenza è breve siccome decidiamo di scendere al bivacco a riposarci distesi sulla comoda erbetta, quindi ripercorriamo a ritroso il sentiero di salita, anzi non proprio... questa volta il nevaio lo aggiriamo dal basso. ossola.it - 17


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Faderhorn 2477 m

Ausgangs Ort: Pecetto Macugnaga (1360 m) Unterstützung Punkte: Biwak Hinderbalmo GPS Gesamtanstieg: 1190 m. Schwierigkeitsgrad: EE Lage- Entwicklung: 12 km Kartografie:C.N.S. Monte Moro n° 1349 Fangen wir von dem Parkplatz des Pecettoan, neben der Sesselbahn - Burki Belvedere, wo wir den Feldweg begehen, der Winter Skipiste wird, gehenwir über die erste Brücke und bei erreichen der zweiten halten wir uns Rechts, ohne über sie zu gehen, wir startenund als Referenz einen spektakulären Wasserfall wir sind ander Seite des Wegs. Der Weg steigt steil zwischen Leisten und Felsvorsprüngen, gibt es keine besonders exponierte. Unter den Tausenden von Blüten und gelbe Goldregen, kommen auf die Wiesen, wo der einzigste und unverzichtbaren Hinweis auf unsere Ziel positioniert ist, biegen Sie rechts auf den Weg zur Hälfte und mit leichten Höhenverlust und machen einen großen Hal-

bkreis überqueren drei Ströme die anderen Wasserfälle formen, passieren die Ruinen der Alpe Altestafel und erreichen das schöne Biwak Hinderbalmo, von hier der Osten des Rosa erscheint in seiner ganzen Pracht. Der Pfad steigt entschlossen am Steilhang auf ohne die Möglichkeit zum Atem, Schlangen förmig unter den Rhododendren in voller Blüte, es ist schwer dem Kreuz näher zu kommen... wenn wir nur einen Steinwurf entfernt von der Spitze sind ist die Überraschung: eine kurze, aber steile Schneerutsch blockiert den Durchgang, wenn man die Art von Schuhen bedenkt die man trägt, schließen man den Übergang aus, zu riskant, tut mir leid, Höhe verlieren und ihn von unten herum zu umgehen, also entscheiden ic mich für die Umgehung von Oben der uns verpflichte 15’ auf instabilen Boden mit Steilstufe im Klettern. Gehen wir zurück auf dem Weg, der uns zum Gipfel führt, und wir erreichen das Kreuz das mehr unten positioniert ist. Wandeln wir auf den Spuren den Hügel wieder hinunter, dieses Mal umgehen wir das Schneefeld von unten.

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di Valeria Tantardini

TIMO

Erba aromatica di montagna

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I

l Timo è l’aromatica di montagna spontanea, più diffusa dei nostri prati Ossolani (Thymus serpyllum, Thymus pulegioides). Il Timo volgare (Thymus vulgaris L.), invece, è la specie coltivata. Appartiene alla Famiglia delle Labiatae (stessa famiglia di Salvia e Rosmarino). Non solo aromatica da cucina, ma pianta medicinale che vanta il nome di “antibiotico vegetale”. Utile in inverno, per le vie respiratorie, perché balsamica, in tisana o in olio essenziale, con valore nelle difese dell’organismo. Una semplice erba del nostro territorio ossolano, sottoforma di tisana, contro gli attacchi batterici. Può aiutare quindi, anche in caso di cistite, sempre per l’azione antibatterica. Ma è un portento anche nei gonfiori intestinali, dovuti a troppa fermentazione, con meteorismo (gas intestinale). Le proprietà antisettiche del Timo, sono dovute principalmente al timolo contenuto nell’olio essenziale, efficace per disinfettare le vie respiratorie, le vie urinarie e l’intestino. Il timo quindi vanta proprietà balsamiche, tossifughe (anche in caso di asma e pertosse), fluidificanti catarrali, ma è usato anche per combattere le infezioni delle vie urinarie, le infezioni intestinali e per normalizzare i processi digestivi. Usato anche in caso di astenia e debolezza.

orismo, alitosi, cattiva digestione. Modo d’uso: bollire l’acqua, versarla sull’erba, (un cucchiaio per tazza), infusione 5 minuti. Posologia: berne 2-3 tazze/die.

Proprietà: antisettiche, battericide, antivirali, fungicide, espettoranti, bechiche, antiasmatiche, balsamiche, spasmolitiche, aperitive, digestive, carminative, deodoranti, purificanti, diuretiche, aromatiche, toniche, antiossidanti. Parti usate: foglie e sommità fiorite, fresche o essiccate. Usato in caso di: influenza, tosse, bronchiti acute e croniche, pertosse, asma, catarro bronchiale, flogosi del tratto orofaringeo, tonsillite, faringite, cistite, mete-

NELLA NOTTE DEI TEMPI: nell’antica Grecia, i soldati, tonificavano il corpo, lavandolo con acqua di timo e rinvigorivano lo spirito ed il fisico bevendone l’infuso. Sempre gli antichi Greci, usavano il miele di Timo sciolto nel vino, come aperitivo da offrire ai commensali. Gli antichi Egizi, usavano timo, nelle miscele degli unguenti usati per l’imbalsamazione. Pensavano, che l’anima dei morti stesse nei suoi fiori. Gli antichi Romani, bruciavano timo essic-

In cosmesi si utilizzano gli estratti di timo, per lozioni contro le impurità della pelle, per shampoo contro la forfora, per creme balsamiche, per polveri podologiche antiodoranti. In cucina non è solo aroma, ma è anche conservante naturale dei cibi, proprio per l’azione antimicrobica che svolge sui cibi stessi. Inoltre è un ottimo antiossidante.

USI POPOLARI: Pianta essiccata, macerata in olio di oliva, per 40 giorni. Per frizioni contro i dolori reumatici. Pianta essiccata, macerata in alcool, per 40 giorni. Per frizioni contro i dolori reumatici. MISTERIOSO ACETO DEI 4 LADRI: Tolosa 1630. La peste imperversa. Quattro ladri, non si appestano, pur depredando le case abbandonate per rischio di contagio. Il loro segreto: cospargersi il corpo, con un aceto, in cui vi erano stati macerati timo, salvia, rosmarino, lavanda.

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cato, come fosse incenso, per purificare l’aria. Lo usavano inoltre, per aromatizzare formaggi. Nel Medioevo le nobildonne ricamavano sulle insegne dei cavalieri, un’ape che vola sui fiori di timo, come buon auspicio. Thymian- aromatisches Kraut der Berg Thymian ist ein spontan aromatischer Kraut der Berge, die am weit verbreiteste in unseren Rasen Ossolas der Thymus vulgaris, ist jedoch die angebaut Art. Es gehört zu der Familie der Lippenblütler (Familie von Salbei und Rosmarin). Nicht nur aromatisch für die Küche, sondern auch eine Heilpflanze, die den Namen hat als “Pflanzen Antibiotikum”. Nützlich im Winter, für die Atemwege, weil er balsamischen ist, in Kräutertee oder ätherisches Öl, mit einem Wert in den körpereigenen Abwehrkräften. Kann also helfen, selbst bei Zystitis, immer für die antibakterielle Wirkung. Die antiseptischen Eigenschaften von Thymian, ist hauptsächlich ein Thymol – Inhalt in dem ätherisches Öl, effektiv zur Desinfektion der Atemwege, der Harnwege und Darm. Der Thymus hat dann Balsamische- Eigenschaften, Anti - Hustenmitteln (auch im Falle von Asthma und Keuchhusten), katarrhalische Verdünner, wird aber auch verwendet, um Infektionen der Harnwege, Darm-Infektionen zu bekämpfen und die Verdauung zu normalisieren. Auch verwendet bei Asthenie und Schwäche. Eigenschaften: antiseptisch, antibakterielle, antivirale, fungizide, lösend, bechiche, anti- asthmatischen, Balsamisch, spasmolytische krampflösend, Aperitif, Verdauungs-, Blähungen, Deodorant, reinigend, harntreibend, aromatisch, Tonikum, Antioxidantien.

> LE RICETTE DELLA NONNA USO COSMETICO DELL’INFUSO DELLE FOGLIE e DELLE SOMMITA’ FIORITE Passare sul viso un batuffolo di cotone intriso di infuso di timo. È utile come tonico, antisettico contro i brufoli . Un bicchiere di infuso, come collutorio, per sciacqui alla bocca e gargarismi antisettici, in caso di infiammazioni ed infezioni del cavo orale, mal di gola. Nell’uso esterno il timo viene anche utilizzato per le sue proprietà deodoranti. Quindi un pediluvio con un infuso di timo o con dell’olio essenziale di timo, sconfigge il cattivo odore dei piedi. LIQUORE AL TIMO Alcool per liquori 250 g Acqua 600 g Zucchero 550 Sommità fiorite di timo 50 g Macerare per 10 giorni il timo in alcool Trascorsi 10 giorni, bollire l’acqua, disciogliervi lo zucchero e aggiungere questo sciroppo al macerato in alcool. Filtrare. Il liquore, oltre ad avere un gradito aroma, potrà essere un piccolo aiuto anche in caso di raffreddamenti, grazie alle virtù balsamiche e antisettiche del timo.

LEGGENDA Arianna, figlia del Re di Creta, abbandonata da Teseo, che sconfisse il Minotauro, pianse nell’isola di Nasso e dalle lacrime cadute a terra, nacque la

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di Raffaela Crespi

I laghi di Paione I laghi di Paione giacciono, con un dislivello di 100 metri uno sopra l’altro, in una conca glaciale e sono separati tra loro da imponenti banconate rocciose. Si trovano rispettivamente a 2002, 2147, 2269 metri d’altitudine e sono contornati dalla costa e dalla cima del Dosso e dal Pizzo Giezza. La loro profondità varia dagli oltre 4 metri del Secondo Lago, agli oltre 13 metri del Primo Lago. 26 - ossola.it


COME RAGGIUNGERLI Da Domodossola seguire le indicazioni per la Val Bognanco. Attraversata la località nota per le sue acque termali, la strada comincia a salire fino a raggiungere San Lorenzo e, più su, Graniga. Si prosegue su strada asfaltata fino a San Bernardo dove, superata la chiesetta, si può parcheggiare nell’ampio piazzale di fronte all’omonimo rifugio. A piedi si ritorna al bivio con i cartelli indicatori, si scende lungo la strada gippabile, si supera il ponte sul rio Rasiga e si sale con ripidi tornanti, su strada asfaltata, fino all’alpe Arza. Superato il rifugio Dosso (attualmente chiuso), si percorre un breve tratto di strada e si imbocca l’ampio sentiero che si stacca sulla destra, seguendo le indicazioni per l’alpe Paione che si raggiunge in pochi minuti. VARIANTE Munirsi di permesso acquistabile al rifugio di San Bernardo o presso gli esercenti della valle e proseguire in auto fino all’alpe Arza dove si parcheggia nel luogo indicato. Giunti all’alpe Paioni, si prende il sentiero che conduce ai laghi, segnalato dietro al rifugio privato di Varese. Il primo tratto di strada si snoda tra sassi ed erbe e sale tra larici, rovi, rododendri, ginepri, eriche. Superata una vasta roccia che affiora sul sentiero ed un grosso ometto, ci si immette nel lariceto. Il sentiero prosegue mantenendosi al margine del bosco, consentendo così di ammirare il fianco del Dosso, con le sue rocce a strapiombo e i larici che svettano sulla cima. Si continua a salire finchè il bosco si dirada, lasciando spazio a prati e a vaste distese di rododendri, erica, cespugli di mirtilli, ginepri e fiori (tra cui il giglio martagone). Sulla destra si scorge l’acqua che scende a valle dopo aver formato i tre laghi. L’ultimo tratto di sentiero è costituito da rocce lisce, superate le quali, appare lo specchio del Lago ossola.it - 27


PRIMO LAGO DI PAIONE Grossi nuvoloni bianchi percorrono l'autostrada del cielo mentre lo scrosciare incessante della cascata copre ogni altra voce. Seduta su un piccolo pianoro che sovrasta il lago osservo incantata la maestosità delle rocce che circondano quest'occhio di cielo. Piccoli fiori d'ogni colore ondeggiano con grazia soave alla leggera brezza che spira d'intorno e, impalpabile, par di sentire il respiro della natura. Raffaela Crespi

Inferiore o Primo Lago. Le sue acque sono adagiate in una conca delimitata da un’alta parete rocciosa che sostiene il Lago di Mezzo, dal fianco del Dosso e da un prato attraversato dal sentierino che sale al Secondo Lago. Qua e là crescono bassi larici, cespugli di rododendri, mirtilli, semprevivi, margherite, astri alpini e, nelle sue acque trasparenti, lungo la riva, si possono vedere piccoli di trota che guizzano illuminati dal sole. Dopo aver attraversato su pietre l’acqua in uscita dal lago, si prosegue sul sentiero che porta al Lago di Mezzo. Avvolti dal fragore della cascata che scende dal Secondo Lago, si sale tra sassi contornati da fiori e ometti che segnalano il percorso. Non è infrequente scorgere qualche marmotta che si palesa col suo inconfondibile fischio o vedere nel cielo azzurro volare alta 28 - ossola.it

l’aquila. Sulla destra s’innalzano le pendici ripide e rocciose della Giezza e, a sinistra, si può ammirare dall’alto il Lago Inferiore che, in tutta la sua bellezza, rispecchia il cielo e le rocce che lo circondano. L’ultimo tratto di sentiero si fa pianeggiante e, volgendo a sinistra, immette nella conca del Secondo Lago. Enormi massi con buche scavate dall’erosione dell’acqua (paiono impronte di animali preistorici) circondano il lago e giacciono qua e là nel prato ricco di eriofori.Il panorama qui è davvero grandioso. Sullo sfondo le cime della Val Bognanco: Moncucco, Camughera, Fornalino, Montalto oltre le quali appaiono quelle della Valle Antrona e, sulla destra, si scorge la cima del Monte Rosa sulla quale si erge la Capanna Margherita e più in là l’Andolla. Più sotto si vedono: una parte della costa


di Agrello, l’alpe Paione, la pineta di San Bernardo, i Sassi dei Corvi e le pietraie che precedono Gattascosa. Per giungere al Lago Superiore, occorre percorrere il sentierino che si snoda ripidamente tra sassi e detriti sulla destra del lago, lungo la parete della Giezza. Questo specchio d’acqua, adagiato tra detriti e pietraie, a volte anche d’estate, si presenta circondato da chiazze di neve. Per ammirarlo in tutto il suo splendore, si

può continuare a salire fino a raggiungere il vicino Passo di Paione (2429 metri) che si affaccia sulla Val Divedro. Presso il Lago Superiore è posta una stazione di ricerca dell’Istituto di idrobiologia di Pallanza per gli studi di limnologia alpina. Questa escursione non presenta particolari difficoltà e consente di immergersi in un ricco ambiente alpino incontaminato e di grande bellezza: un incanto che ristora l’animo e ci fa sentire come in Paradiso.

Die Seen von Paione Die Seen liegen in Paione, mit einem Höhenunterschied von 100 Metern, in einem Gletscherbecken voneinander getrennt von Tisch-Felsen Sie befinden sich in 2002, 2147 und 2269 Meter über dem Meeresspiegel und sind von der Küste umgeben von der Spitze des Dosso und Spitze Giezza. Ihre Tiefe verändert sich um mehr als 4 Meter des Zweiten See, mit über 13 Metern der erste Sees. Von Domodossola folgen Sie der Beschilderung für Val Bognanco. Die Stadt durchquert beginnt die aufsteigende Straße bis zu San Lorenzo, und noch höher ist Graniga. Sie fahren auf der Asphaltstraße nach San Bernardo, wo Sie, nach der Kirche, aud dem Platz vor der gleichnamigen Schutzhütte parken können. Zu Fuß kommt auf den Weg zurück bis zur Kreuzung mit den Zeichen, der Abstieg entlang der Straße die auch von Jeeps benutzt wird, überqueren Sie die Brücke über den Rio Rasiga und klettern mit steilen Serpentinen entlang der asphaltierten Straße nach Alpe Arza. Nach dem Passieren der Schutzhütte Dosso, über eine kurze S trecke von der Straße und nehmen den breiten Weg der nach rechts geht, folgen Sie der Beschilderung zur Alp Paione, die in wenigen Minuten erreicht werden kann. Angekommen auf Alpe Paioni, nehmen Sie den Weg, der zu den Seen führt, aus geschildert hinter der privaten Schutzhütte von Varese. Nach dem Passieren einer großen Felsvorsprung auf der Spur und eines großen Mannes, gehen Sie in das Lärchenwald. Der Weg führt weiter zu dem verbleibenden Waldrand.

Der letzte Abschnitt der Strecke besteht aus glatten Felsen, über die hinaus, es ist der Spiegel des unteren See‘s oder der erste See. Seine Gewässer sind in einem Becken durch eine hohe Felswand, die den See Mezzo unterstützen, von der Seite des Dosso auf einer Wiese, die von dem Weg gekreuzt wird gehts auf zum Zweite See. Nach der Überquerung über die Felsen des Wasser vom See, weiter auf dem Weg, der Sie zum See Mezzo führt. Auf der rechten Seite erheben sich die steilen und felsigen Hängen des Giezza und links, können Sie den unteren See bewundern, in all ihrer Schönheit, der den Himmel und die Felsen der Umgeben widerspiegelt. Der letzte Abschnitt der Strecke ist flacher und wenn Sie nach links drehen, geht es in das Becken vom zweiten See, um Ihn in seiner ganzen Pracht bewundern, können Sie weiter aufsteigen, bis in die Nähe des Paione Pass (2429 Meter) mit Blick auf das Val Divedro. Diese Wanderung ist nicht schwierig, und ermöglicht es Ihnen, sich in einer reichen und unberührten alpinen Umgebung von großer Schönheit einzutauchen. ossola.it - 29


di Giuseppe Possa

Giulio Adobati Artista eclettico tra figurativo e informale

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G

iulio Adobati - un pittore eclettico che si è impegnato in diverse tecniche, con grande passione e perizia tecnica - è uno dei pochi artisti locali col coraggio di rischiare in proprio e di vivere con i soli proventi della pittura, in un ambiente per lo più sordo all’arte. In Ossola è stato tra i primi ad affrontare i molteplici drammi della contemporaneità, dimostrandosi, fin da giovane, capace di aderire al torturato tessuto sociale in cui viviamo. Animo inquieto, ha sempre considerato l’arte come continua sperimentazione, per esprimere il tormento della propria coscienza, pur nell’equilibrio e nell’armonia formale-stilistica e, negli anni, si è costantemente rimesso in gioco, tra figurativo e astratto-informale, in un originale mix di tradizione e modernità. La sua è, forse, una ricerca continua, un indagare intimo ed emotivo, come se in ogni quadro rappresentasse il nostro mondo enigmatico, travagliato, ma vivace e comunicante. Negli ultimi anni la sua pittura si è fatta meno aggressiva, soprattutto quando egli, di tanto in tanto, torna al paesaggio, che gli permette un confronto diretto con le bellezze della natura. Sono questi i quadri con cui si sente più vicino alla gente. Adobati, comunque, prosegue sempre nella sua ricerca tra impeto emotivo e gusto dell’invenzione, con quell’irruenza espressionista che lo ha reso noto al pubblico dell’arte. UNA VITA PER L’ARTE: - Giulio Adobati, nato nel 1963 a Domodossola dove vive e opera, è considerato un pittore autodidatta, anche se da giovane, abitando in Valle Anzasca, ha frequentato il maestro Carlo Bossone, da cui ha ricevuto importanti insegnamenti e consigli. Partito, quindi, agli inizi degli anni Ottanta, raffigurando paesaggi, approda ben presto, con il suo animo curioso e desideroso di ricerche nuove, a una pittura di tipo espressionista, soprattutto negli autoritratti e nei ritratti, dove esprime crudamente, ma con ironico strazio introspettivo, il tormento e l’angoscia di tutti quanti.

In seguito, Giulio ci porta in un clima surreale, con una serie di quadri che favoriscono un gioco analogico, attraverso tessiture spaziali e immagini volutamente stravolte: labirinti psicologici gremiti di figure ossessive e talvolta antropomorfe; impenetrabili celle trapassate da combinazioni oniriche; sfondi anonimi senza spiragli; ragnatele dove l’io consuma la propria allucinata ma concreta disperazione. La sua pittura, col trascorrere degli anni, si è fatta via via più stratificata, fino al materico informale, all’impeto gestuale, in una ricerca continua, in un indagare intimo ed emotivo. Si può notare, infine, osservando alcune di queste opere, come l’inquietudine di ieri si sia in parte placata, trasformandosi in poesia. Così, le sue figure sono diventate più morbide, grazie anche a una ricreata geometrizzazione, che non modifica, però, la profondità dei contenuti carichi di emozioni e sentimenti. LE OPERE: - Tra i suoi “cicli” più importanti, possiamo ricordare i “Ritratti” e gli “Autoritratti” che possiedono i lineamenti somatici dei soggetti raffigurati, ma pure le loro ansie e le loro tensioni interiori; i “Paesaggi” tradizionali con vedute di montagne e di laghi, scorci d’antiche frazioni o di isole. Poi, quadri “Espressionisti” di un’aggressività segnica e cromatica che si riscontra altresì nei “Materici astratti”, in cui si colgono energie sprigionate da un ammasso di colore pastoso, grumoso e intricato, creato con veemenza di gesti. Adobati si dedica anche ai “Figurativi”: immagini che passano da “tranches de vie” di connotazione realistica, a quadri con composizioni religiose, dove la fantasia mistica dell’artista si scioglie e si dispiega in visioni cariche di fascino arcano e affabulante. E ancora: “Collage”, “Sculture” e, in particolare, ossola.it - 31


gli “Omaggi”, vere e proprie composizioni originali, dedicate a quegli autori che egli ha più apprezzato e che, in un certo senso, hanno avuto un’influenza sulla sua formazione. Tuttavia, la ricerca più importante di Adobati, che ha periodicamente riproposto, è quella dedicata ai “Geometrici”. Spesso al limite dell’astrazione geometrica, egli ha dipinto interni di bar, metropolitane stipate di uomini-automi, paesaggi con strane figure, repertori iconografici diversi. Sono, le sue, strutture schematiche con una tessitura sinuosa di sovrapposizioni, in cui tutto pare inanimato, dove le immagini sembrano aver subito un processo di solidificazione dopo una tempesta di lava magmatica. Questa sua ricerca prosegue tuttora con soggetti costantemente rinnovati e in talune occasioni spazia pure in una sua originale rivisitazione geometrica di opere famose. Occorre, tuttavia, evidenziare che, nelle creazioni a tema di Giulio Adobati, nodale e centrale risulta sempre l’iconografia dell’uomo messo di fronte a se stesso: alle sue fobie, alle sue paure, alle sue lacerazioni e alle sue illusioni, ma anche alla propria spiritualità e alle gioie della vita; il tutto ripreso con caustica compiacenza e armoniosa bellezza.

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Giulio Adobati Giulio Adobati - eine vielseitige Maler, der in verschiedenen Techniken beschäftigt und mit großer Leidenschaft und technisches Know-how - ist er der wenigen einheimischen Künstlern mit dem Mut zum Risiko nur vom Erlös aus der Malerei zu leben. In Ossola war er unter den ersten, die vielen Dramen der zeitgenössischen zu bekämpfen, als ein junger Mann, der beitrat, in das gefoltert soziale Gewebe aber dann im Laufe der letzten wurden seinen Bildern weniger aggressiv, vor allem, wenn er gelegentlich, in der Landschaft kehrte, die Ihm einen direkten Vergleich mit den Schönheiten der Natur ermöglichte. Julius Adobati, geboren 1963 in Domodossola, wo er lebt und arbeitet, gilt als ein Autodidakt Maler, obwohl, als junger Mann er lebte, in Anzasca und dort den Meister Carlo Bossone besuchte, wo er wichtige Lehre und Beratung erhilt. Beginnt, damals, in den frühen achtziger Jahren , mit Landschaften, kommt bald mit seiner neugierigen Geist dran und interessiert sich für neue Forschung, eine Art expressionistischen Malerei, vor allem in den Selbstporträts und Porträts, in denen es sich derb ausdrückt, aber mit ironischen Qual introspektiv, Qual und Leid eines jeden. Später nimmt Julius uns auf eine surreale Atmosphäre, mit einer Reihe von Gemälden, die ein analoges Spiel bevorzugen, durch Texturen und Raum, absichtlich verzerrte Bilder: psychologischen Labyrinthe voll mit obsessiven Figuren und manchmal anthropomorph; undurchdringlichen Zellen durch Kombinationen durchbohrt; anonyme Hintergründen ohne Öffnungen, wo er selbst seine halluzinatorischen echte sonderne Verzweiflung verbraucht. Seine Malerei, mit dem Laufe der Jahre hat es sich mehr und mehr geschichtet,bis das Material informelle, gestischen Impuls, in einer ständigen Suche, untersuchen in einer intimen und emotional.


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CAI Sezione S.E.O. Domodossola Associazione Valle dei Bagni

Valle Vigezzo

Escursione in Valle dei Bagni I

l percorso qui illustrato che conduce alla Valle dei Bagni è sicuramente tra i più panoramici. Il primo tratto in salita, dalla Piana di Vigezzo alla Bocchetta di Moino, consente un ampia veduta dell’arco alpino, permettendo una panoramica che spazia dalla Val Grande alla catena del Monte Rosa. Superata la bocchetta di Moino inizia la traversata dalla quale si ha un’ampia visione della catena montuosa Svizzera. Il percorso ci conduce ai laghetti di Moino e Ruggia attorno ai quali sorgono importanti alpeggi e un ampio pascolo. Il Pizzo Ruggia vigila sull’intera Valle dei Bagni. Oltre gli alpeggi di Ruggia e Tenda ha inizio la discesa che dirama due percorsi: uno scende a Pianezza, Cortaccio; l’altro (sot-

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to illustrato, quello che stiamo seguendo) conduce all’Alpe Pezze Crociate da dove ci si inoltra in un fitto bosco che porta all’Alpe Ovia. Da qui ci si immette nel sentiero che attraversa l’intera valle partendo dai Bagni di Craveggia fino al Passo di Fontanalba. Il nostro itinerario dall’Alpe Ovia continua in direzione dei Bagni, sulla destra. Su questo tratto ci immergiamo nella natura più incontaminata, faggi secolari e un ricco e vario sottobosco. Dopo una camminata di circa mezz’ora si raggiunge l’Alpe di Fondomonfracchio, un alpeggio ben conservato con un’ampia corte oltrepassato il quale il sentiero costeggia le acque smeralde del mitico torrente Isorno fino a raggiungere i resti della fonte termale dei Bagni di Craveggia.


PERCORSO Ritrovo presso la funivia “Piana di Vigezzo” a Prestinone di Craveggia. Dalla Piana, tragitto in salita fino alla bocchetta di Moino (circa un’ora) Attraversata panoramica ai laghetti di Moino (Rifugio Greppi) di seguito: Alpe Ruggia-Alpe Tenda (circa un’ora) Inizio discesa. Sul percorso troviamo: Alpe Pezze Crociate, la costa boschiva, Alpe Ovia, Alpe Fondomonfracchio (Circa un paio d’ore). Avvio per i Bagni di CraveggiaSpruga dove si può usufruire del servizio postale fino ad Intragna. Difficoltà del percorso: E Tempo di percorrenza: circa 6 ore dalla Piana di Vigezzo a Spruga Valle Onsernone.

Wandern im Tal der Badezimmer Der Weg hier gezeigt, die zum Tal der Bäder führt, ist sicherlich zu den schönsten. Treffen Sie bei der Seilbahn “Piana di Vigezzo”, um Prestinone von Craveggia. Von Piana, fahren bergauf zur Düse Moino (etwa eine Stunde) Nach der Überquerung der malerischen Seen von Moino (Zuflucht Greppi) unten: Ruggia Alpe Alpe-Zelt (etwa eine Stunde) Starten Abstammung. Auf dem Weg finden wir: Alpe Patches Kreuzzüge, das waldreiche Küste, Ovia Alpe, Alpe Fondomonfracchio (etwa zwei Stunden). Starten Sie den Bagni di Craveggia-Spruga wo Sie den Vorteil der Post bis Intragna zu nehmen. Schwierigkeitsgrad: E Fahrzeit: ca. 6 Stunden von Piana di Vigezzo Spruga Onsenorne Valley.

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a cura di

Primavera

Con l’arrivo della primavera Animal Discount ti aspetta in uno dei suoi 3 punti vendita, Casale Corte Cerro, Verbania Intra e Villadossola, per ricordarti quali sono le azioni da intraprendere per il benessere dei tuoi animali. PULCI E ZECCHE. Questi parassiti possono trasmettere malattie gravissime ai nostri cani e possono attaccare anche noi quindi massima prevenzione è la parola d’ordine. Le uova resistono all’inverno senza alcun problema ed un aumento delle temperature le fa schiudere dando il via all’infestazione. Il cane viene attaccato dai parassiti che gli saltano letteralmente addosso infilandosi nel pelo e arrivando velocemente alla cute. E’ bene conoscere quali sono i trattamenti antiparassitari da usare a seguito della infestazione di pulci e zecche. Oltre ai prodotti noti, ne esistono altri, che si avvalgono di nuove molecole, sempre meno tossiche e che non hanno ancora creato resistenze. Tra questi, troviamo il collare Seresto, il cui principio attivo è dato dalla flumetrina e da imidacloprid (insetticida e acaricida). Normalmente i collari antiparassitari rilascia36 - ossola.it

no i principi attivi sotto forma di polvere che si distribuisce su tutto il corpo svolgendo la loro azione per tre, cinque mesi. Seresto è fatto da una matrice polimerica che contiene al suo interno i principi attivi. Essi vengono assorbiti dall’animale attraverso un meccanismo chiamato diffusione per cui il farmaco si muove da un substrato dov’è presente in concentrazioni maggiori (collare) a uno dov’è presente in minor quantità (animale), così si otterrà una protezione completa mantenendo il dosaggio sull’animale costante ma molto basso. In alternativa tutta una gamma di prodotti naturali antiparassitari a base di olio di Neem, la cui azione si manifesta anche contro zanzare e flebotomi. Nel caso in cui si trovi invece una zecca sul cane ricordate di non tirarla e non tentare di staccarla con le mani perchè il rostro, il muso artigliato che si infila nella cute per succhiare il sangue, si staccherebbe dal corpo restando intrappolato e creando problemi. Come procedere allora per staccare la zecca? Con dei semplici strumenti che potrai trovare nei negozi specializzati.


È comunque buona cosa far fare un controllo delle feci dal Vostro Veterinario e iniziare la terapia per la filariosi. Il cane in questo periodo ha bisogno di un buon bagno fatto con uno degli shampoo disinfettanti, anche al fine di agevolare la muta e la perdita del sottopelo. Da Animal Discount, troverai persone con esperienza decennale che ti aiuteranno ad una “Toelettatura fai da Te”, consigliandoti i prodotti più indicati e le spazzole adeguate. È stagione di passeggiate e da noi troverai diverse linee di guinzagli, dai più semplici a quelli adatti agli sport estremi; Trasportini, Kennel utili per viaggi in auto e in aereo sono a vostra disposizione; siamo inoltre in grado di consigliarvi al meglio sulle procedure utili per i viaggi più impegnativi. Ricordate anche che con la bella stagione l’apporto calorico deve essere ridotto. Nei nostri negozi specializzati troverai persone preparate che sapranno indicarti, in collaborazione con il tuo Veterinario, l’alimento più adatto. Frühling. Flöhe und Zecken. Diese Parasiten können schwere Krankheiten auf unsere Hunde übertragen und können uns auch dann angreifen maximale Prävention ist die Parole. Die Eier ertragen den Winter ohne Probleme und höhere Temperaturen lässt sie schlüpfen und der Befall startet. Der Hund wird durch Parasiten, die buchstäblich auf ihn springen in die Haar rutschen und kommen schnell auf die Haut, angegriffen. Neben den bekannten Produkten, gibt es andere,die Vorteile von neuen Molekülen, die weniger toxisch sind und haben noch nicht Widerstand entstanden ist. Unter diesen finden wir das Halsband Seresto. Die Halsbänderdie lassen Freisetzung der Grundsätzlichen Wirkstoffe in Form von Pulver mit Wirkung für drei/fünf Monate. Seresto wird aus einer Polymermatrix gemacht, die im inneren Grundsätzlich Wirkstoffe enthält, so dass Sie einen vollständigen Schutz erhalten und gleichzeitig die Dosierung auf das Tier konstant, aber sehr gering. Im Fall, in dem es statt dessen eine Zecke ist die auf Hund lebt, erinnern Sie sich, nicht zu ziehen und auch nicht mit den Händen zu entfernen, weil die Tribüne,die Schnauze, die sich wie mit Krallen in die Haut schlüpft, um Ihr Blut saugen, würde sich vom Körper lösen gefangen bleiben und Probleme schaffen. Der Hund in dieser Zeit muss ein gutes Bad mit einer der Shampoos, Desinfektionsmittel, auch um die Veränderungen und den Verlust der Unterwolle zu erleichtern.

COLLARE - dura 8 mesi, quindi se indossato ad aprile il vostro animale rimane coperto senza ulteriori preoccupazioni fino a ottobre-novembre; - non è tossico per flora e fauna acquatica (potete lasciarlo sul cane per il bagno, anche se lo portate in toelettatura; - non rilascia polveri, riducendo quindi la pericolosità ambientale, soprattutto se si hanno bambini in casa; - le molecole presenti nel collare sono di ultima generazione, quindi pulci e zecche non hanno ancora sviluppato resistenze come invece avviene con prodotti già in commercio da diversi anni.


di Radames Bionda

La Riserva Naturale Speciale di Fondotoce tutela un ambiente importantissimo per la sosta degli uccelli migratori.

Migratori lungo il Toce Un maschio di culbianco lungo il Toce durante la migrazione primaverile

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elle notti di primavera migliaia di uccelli volano sopra le nostre teste, diretti verso i siti di nidificazione dell’emisfero settentrionale. La fretta di occupare il territorio dove si riprodurranno li spinge ad attraversare montagne, mari e deserti seguendo la via più breve e diretta, e l’asse vallivo ossolano rappresenta una delle vie utilizzate per attraversare le Alpi. Per rendersi conto di questo fenomeno basta mettersi a guardare la luna con un cannocchiale durante una notte di plenilunio, applicando quella che, tra le tecniche utilizzate per lo studio delle migrazioni, è senza dubbio la più romantica! Armati di pazienza, si potrà allora osservare qualche punticino attraversare il disco lunare di tanto in tanto. In questo modo, in un paio d’ore di osservazione di questa minuscola porzione di cielo si possono osservare parecchie decine di uccelli, e rendersi conto di quante migliaia di ali transitino sopra le nostre teste nel corso di una sola notte primaverile. Le specie più piccole migrano principalmente di notte, quando l’oscurità li protegge dai predatori, mentre le specie più grandi migrano di giorno, sfruttando le correnti termiche ascensionali. Ma anche in questo caso la loro osservazione non è così agevole, almeno nella nostra realtà. Da sempre la migrazione degli uccelli ha colpito la fantasia dell’uomo, anche (soprattutto) per le importanti implicazioni “alimentari” che essa comportava. Aristotele riteneva che gli uccelli cadessero in letargo durante l’inverno e che alcune specie presenti durante il periodo riproduttivo si trasformassero in altre che osservava solo in inverno. Ancora nel XVIII, Linneo pensava che le

rondini superassero l’inverno sprofondando nel fango delle paludi. Oggi, grazie alle tecnologie di cui dispongono i ricercatori, le nostre conoscenze relative alle strategie di migrazione degli uccelli sono molto migliorate e abbiamo scoperto cose stupefacenti. VIAGGIATORI ECCEZIONALI La pittima minore è un uccello che da noi si osserva molto raramente. Nidifica nelle regioni artiche e sverna a sud dell’equatore. Si sapeva, grazie alla marcatura degli individui con anelli di riconoscimento, che questa specie compie una delle migrazioni più lunghe conosciute percorrendo, due volte all’anno, un viaggio di oltre 11.000 km! Ma è stato quando la tecnologia ha permesso di ridurre il peso di trasmettitori satellitari fino al punto di poterli far trasportare da una pittima minore che è stata fatta una scoperta ancora più stupefacente. Le pittime che nidificano in Alaska raggiungono infatti le aree di svernamento in Nuova Zelanda con un solo volo attraverso l’oceano, lungo otto giorni. Senza mai fermarsi! Un altro caso interessante è quello del culbianco, un piccolo passeriforme di 25 gr di peso che da noi nidifica in montagna, oltre il limite forestale ed è diffuso nelle regioni artiche di tutta l’Eurasia e di una piccola parte del Nord America. Durante la migrazione primaverile lo si osserva spesso negli ambienti aperti lungo l’asta del Toce. Tutta la popolazione mondiale di questo uccelletto trascorre l’inverno nelle savane africane a sud del Sahara e da qui, ogni anno alcuni culbianchi attraversano l’Eurasia per raggiungere il Canada orientale e l’Alaska occidentale. I primi transitano attraverso l’Europa ossola.it - 39


occidentale e la Groenlandia meridionale mentre quelli che si spingono fino in Alaska attraversano tutto il continente asiatico percorrendo circa 14.500 km!!!. UN VIAGGIO PERICOLOSO E’ facile immaginare come la migrazione sia un viaggio irto di pericoli. Gli animali affrontano grossi sforzi fisici, attraversando terre sconosciute o quasi, spesso trovandosi a fronteggiare condizioni climatiche sfavorevoli. Gli studi condotti negli ultimi anni utilizzando la telemetria satellitare hanno infatti dimostrato come la probabilità di morire durante la migrazione sia molto più elevata rispetto alle fasi dello svernamento e della nidificazione, fino a 17 volte maggiore nel caso del falco di palude. L’IMPORTANZA DELLE AREE DI SOSTA PER GLI UCCELLI MIGRATORI Il viaggio degli uccelli migratori è (tranne poche eccezioni) un viaggio a tappe. Per tornare al nostri culbianchi, le distanze

tra due tappe consecutive sono generalmente comprese tra 190 e 290 km, con punte di 850 km durante gli attraversamenti oceanici. Durante le soste tra una tappa e l’altra gli uccelli si riposano, si nutrono e racimolano le energie necessarie per affrontare la tappa successiva. E con l’arrivo di importanti perturbazioni gli uccelli sono costretti a fermarsi fino al ritorno del bel tempo: è proprio in concomitanza con i picchi della migrazione che lungo l’asta del fiume Toce e negli ambienti seminaturali (prati, arbusteti e boscaglie) circostanti si possono osservare interessanti assembramenti di uccelli. L’importanza di queste aree di sosta dislocate lungo le rotte di migrazione è cruciale, e la loro progressiva scomparsa legata all’espansione delle attività umane è considerata una dei fattori responsabili dell’impressionante calo demografico che stiamo osservando nella maggior parte delle specie che dall’Africa subsahariana ogni anno vengono a nidificare in Europa.

Un gruppo di cicogne in sosta sotto la pioggia nella piana di Masera. 40 - ossola.it


Un maschio di pittima minore nelle aree di nidificazione

Ambienti naturali diversificati come i pascoli ancora presenti nella piana di Masera si riempiono di uccelli di numerose specie quando eventi di maltempo bloccano il flusso migratorio verso le aree di nidificazione.

Migration entlang des Fluss “Toce” Schon immer hat die Migration der Vögel die Phantasie des Menschen getroffen, auch (vor allem) für die große Auswirkungen “Lebensmittel”, dass es mit sich brachte. Aristoteles glaubte , dass die Vögel im Winter in den Winterschlaf fielen und dass einige Arten während der Brutzeit sich in andere verwandeln würde, die nur im Winter beobachtet wurden. Auch in der achtzehnten Jahrhundert, dachte Linnaeus, dass die Schwalben den Winter im Schlamm der Sümpfe versanken. Heute, dank der verfügbaren Technologien für Forscher, ist unser Wissen über die Migrationsstrategien der Vögel viel besser und wir fanden erstaunliche Dinge. Die Uferschnepfe ist ein Vogel der von uns nur sehr selten beobachtet wird. Er brütet in der Arktis und überwintert südlich des Äquators. Diese Art führt eine der längst und bekannten Wanderungen durch, zweimal im Jahr eine Reise von mehr als 11.000 km! Die Uferschnepfen, die in Alaska nisten erreichen in der Tat die Überwinterungsgebiete in Neuseeland mit nur einem Flug über den Ozean, lange acht Tage. Ohne anzuhalten ! Ein weiterer interessanter Fall ist, dass der Steinschmätzer, eine kleine Sperlings Art, der 25 Gramm Gewicht hat, die uns in den Bergen nistet, über die Waldgrenze hinaus und ist weit verbreitet in den arktischen Regionen Eurasiens und auf einen kleinen Teil von Nordamerika. Während der Frühjahrswanderung wird Sie häufig in offenen Räumen entlang des Verlauf des Flusses “Toce” gesehen. Die erste Durchfahrt durch Westeuropa und im südlichen Grönland während diejenigen, die nach Alaska gehen durch den gesamten asiatischen Kontinent, die etwa 14.500 km vollbringen! Die Tiere beweltigen große körperliche Anstrengungen, durch unbekannte Länder, oft finden sich mit widrigen Wetterbedingungen konfrontiert. Studien in den letzten Jahren mit Hilfe von Satellitentelemetrie haben gezeigt, wie sich die Sterbewahrscheinlichkeit bei der Migration viel höher ist im Vergleich zu den Phasen der Überwinterung und nisten, im Fall der Rohrweihe bis zu 17 mal größer. Die Reise der Zugvögel ist (mit wenigen Ausnahmen) eine Fahrt in Etappen. In den Pausen zwischen einer Stufe und die anderen Vögel ruhen, Fütterung und Schaben zusammen die Energie, die Sie für die nächste Stufe brauchen. Mit der Ankunft von größeren Störungen sind Vögel gezwungen zu stoppen, bis zur Rückkehr des guten Wetters, gerade im Zusammenhang in der Zeit für den Höhepunkt der Wanderung entlang des Verlauf des Flusses “Toce” und in den naturnahen Lebensräumen (Wiesen, Wälder und Buschland) Umgebung kann man interessante Versammlungen der Vögel beobachten. Der Ausbau der Aktivitäten des Menschen gilt als einer der Faktoren für den beeindruckenden Bevölkerungsrückgang von den wir verantwortlich sind und das wir bei den meisten Arten beobachten, die in Afrika südlich der Sahara jedes Jahr und in Europa nisten. ossola.it - 41


Associazione per il Turismo Sostenibile nelle Alpi dell’Ossola


PARKé è un’associazione di professionisti del turismo, giovane e dinamica, che si pone l’obiettivo di sviluppare il turismo nella provincia del VCO in maniera sostenibile. Sostenibilità, per noi di PARKé, significa tutela del territorio, ma anche e soprattutto valorizzazione del patrimonio storico-culturale ambientale e paesaggistico nonché sostegno alle attività economiche che operano in Val d’Ossola e sul Lago Maggiore. Vogliamo che lo sviluppo turistico delle Alpi del Lago Maggiore sia fruibile nel tempo, per questo motivo i soci si impegnano a svolgere la propria attività turistica con impegno e professionalità, rispettando i principi etici e morali, che sono sanciti dallo statuto. La domanda di vacanze consapevoli e sostenibili è decisamente in aumento, soprattutto da parte di numerosi turisti provenienti dai vicini paesi d’oltralpe. PARKé ha l’ambizione di soddisfare queste richiesta, creando una nuova forma di economia, basata sul turismo di qualità, nel rispetto dell’ambiente. L’associazione è aperta a tutti quanti operano nell’ambito dell’economia turistica nel nostro territorio. La sinergia tra i diversi attori del turismo vede lavorare in perfetta sintonia i vari produttori di servizi turistici della provincia, in particolare chi offre posti letto in alberghi, case vacanze, rifugi e bed and breakfast e chi propone servizi di accompagnamento: guide alpine e accompagnatori naturalistici. E’ un modo di lavorare moderno ed assolutamente innovativo nel e per il territorio: per la prima volta siamo riusciti ad integrare le proposte delle varie associazioni di alberghi, rifugi, guide e accompagnatori, operanti in provin-

cia, integrandole tra loro. Il risultato è stato quello di offrire ai turisti la possibilità di scegliere tra diverse tipologie di vacanza, che uniscano al soggiorno, il godimento di una vera e propria esperienza a contatto con la natura ed il ricchissimo patrimonio delle valli dell’Ossola e del Lago Maggiore. Sul sito Internet park-e.org è possibile scegliere la propria vacanza su misura, scegliendo tra le categorie: SALUTE E RELAX la vacanza per stare bene NATURA E CULTURA conoscere comminando PROFUMI E SAPORI itinerari enogastronomici JUNIOR le strepitose vacanze per ragazzi TREKKING E ALPINISMO le grandi traversate e le vette selvagge delle alpi ossolane. Numerosissime, inoltre le proposte di un giorno con originali escursioni ed attività organizzate dalle guide e dagli accompagnatori di PARKé, in grado di completare al meglio la propria vacanza in Val d’Ossola. L’ampia gamma di proposte è stata di recente presentata alla fiera Fa la Cosa Giusta a Milano, nell’area turismo consapevole dove la nostra partecipazione è stata fondamentale sia all’interno dello stand, dove hanno operato molti nostri associati, sia alla realizzazione di un dépliant prodotto insieme agli Enti delle varie aree protette della provincia del VCO che l’hanno finanziato. Nel corso della rassegna abbiamo offerto una reale proposta di vacanza sostenibile pubblicizzando non solo la nostra associazione ma cercando, insieme a tutti gli altri soggetti che operavano nello stand, di favorire uno sviluppo turistico globale del nostro ossola.it - 43


territorio. Questo è accaduto per la prima volta tra gli operatori turistici dell’Ossola e siamo orgogliosi di aver cercato e ottenuto questo risultato. Le strutture ricettive associate a PARKé già dal 2013 espongono il logo Trekking House. E’ il simbolo che assicura agli escursionisti la possibilità di godere di particolari attenzioni e servizi come orari elastici al ristorante, prezzi e servizi chiari e convenienti, la possibilità di deposito di zaini e attrezzature per il trekking, ed un infopoint con personale formato oltre a materiale riguardante i sentieri e le escursioni da compiere nei paraggi. Ai turisti consigliamo di affidarsi con serenità e fiducia agli associati di PARKé per le loro vacanze 2014, chiedendo loro di personalizzare ulteriormente la propria esperienza durante il soggiorno in questo angolo di paradiso incontaminato e tutto da scoprire. PARKÉ Località Bagni a Crodo (VB) www.park-e.org

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Verband für nachhaltigen Tourismus in den Alpen des Ossola Parké ist eine Vereinigung von Tourismus-Profis, junge und dynamische Firma, die den Tourismus in der Provinz VCO in einer nachhaltigen Art und Weise entwickeln soll. Nachhaltigkeit bedeutet für uns, Parké, bedeutet dies Schutz des Territoriums, sondern auch die Aufwertung des kulturellen und historischen Erbes und der natürlichen Umwelt und die wirtschaftliche Aktivitäten, die in den Ossola-Tal und dem Lago Maggiore zu betreiben. Die Ferien sind auf jeden Fall bewusst und nachhaltigen Anstieg, vor allem auf Seiten der viele Touristen aus den Nachbarländern jenseits der Alpen. Parké bietet Touristen die Möglichkeit, zwischen verschiedenen Arten von Urlaub, die zu dem Aufenthalt dazu kommen, den Genuss an einem echten Erlebnis in Kontakt mit der Natur und dem reichen Erbe der Ossola und dem Lago Maggiore zu vereinen. Auf der Website park-e. org können Sie Ihre eigenen maßgeschneiderten Urlaub wählen, die Auswahl aus den Kategorien: Gesundheit und Relax, Natur und Kultur, Düfte und Aromen, Junior, Wandern und Bergsteigen. Zahlreiche auch Vorschläge für einen Tag mit den Original- Ausflüge und Aktivitäten durch organisiert Führern und Begleitern des Parké.


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di Davide Iardella

... A mosca in Val Formazza 46 - ossola.it


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ella pasca a mosca in Ossola esistono svariati ambienti. Questo che vi propongo è particolare perchè il fiume in questione presenta un buon dislivello e l'ambiente è interamente costituito da grossi massi. Si parte dalla nuova galleria elicoidale "Le casse" e si va subito in acqua. Premetto che non è un tratto facile, si pesca per circa due ore e sono possibili gli aumenti improvvisi del livello del fiume dovuti all’apertura della diga di fondovalle documentati da cartelli di attenzione. Le trote presenti sono di ottima qualità ed è necessario trattarle bene non usando ami senza ritegno e massima cura nel rilascio per donargli la meritata libertà. Il fiume Toce in questo tratto montano mantiene un buon volume d'acqua nel periodo estivo anche se si presenta a carattere torrentizzio; il percorso richiede almeno quattro o cinque attraversamenti. Consiglio di portare acqua per dissetarsi e abbigliamento montano, per il rischio di cambiamenti delle condizioni meteo. Il torrente presenta piccole lanche, ma soprattutto buche con molte tane dove si nascondo i pesci migliori. Si affrontano massi dove è richiesta una certa preparazione al superamento. Entrerete in poco tempo in gioco, acqua limpida e buone schiuse di insetti. Il posto è magico la salita è mediamente dura fino ad arrivare alla diga. In quel tratto mantenere la destra salendo. Si può pescare nelle tecniche a mosca preferite.

...mit der Fliege im Formazztal Diese Route ist besonders, da der Fluss viele Höhenmeter hat und die Umgebung besteht ausschließlich aus großen Felsbrocken. Es beginnt mit der neuen Galerie “Kisten” die wedel förmig die direkt ins Wasser geht. Es ist keine einfache Strecke, Sie fischen etwa für zwei Stunden und es ist möglich mit plötzlichem Anstieg des Flusses aufgrund der Öffnung der Staumauer in der Ebene des Tals, diese sind mit Warnschildern dokumentiert. Die vorhandenen Forellen sind von ausgezeichneter Qualität, man muss gut behandeln und mit größter

Sorgfalt in der Freigabe. Der Weg dauert vier oder fünf Übergänge, ich empfehle Wasser zum Trinken und BergKleidung mit zu bringen, wegen dem Risiko der wechselnden Wetterbedingungen. Der Bach hat kleine Altarme, vor allem Löcher mit vielen Höllen, wo die besten Fische verstecken. Man ist mit Felsbrocken konfrontiert, die einige Vorbereitungen erfordert um sie zu überwinden. Der Ort ist magisch, der Aufstieg ist von mittlerer Schwierigkeit bis zur Ankunft der Staumauer. In dieser Strecke, halten Sie sich rechts hinauf. Sie können in den Techniken und mit Ihren Lieblings Fliegen fischen. ossola.it - 47


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CADARESE

climbing

...E alla fine c’è lei, LA FALESIA, conosciuta ormai in tutto il mondo e considerata una delle location più belle del sud Europa, CADARESE. Qui arrivano scalatori e “personaggi” da ogni dove alla ricerca di fessure, grandi, piccole, estreme, un po' umide, un po'... Insomma ce né per tutti i gusti e non importa se si usano friends, nuts o rinvii, importa solo essere in grado di scalare perchè la fessura è ben diversa rispetto a placche, tacche o strapiombi, è molto tecnica, difficile e dura sin dai gradi più bassi poiché per progredire bisogna soffrire incastrando mani e piedi nell'intimità della roccia. Ma se si volesse provare qualcosa di diverso ecco perchè scegliere questo posto, così unico e speciale dall'inizio alla fine di ogni via che trasforma una qualsiasi giornata di arrampicata in una lotta fisica e morale per ogni climber. Fessure: chiodo o non chiodo? Protezioni 50 - ossola.it

fisse o mobili? Sin da quando è nata, Cadarese è stato il centro di polemiche per la presenza di spit e chiodi ad espansione, tanto odiati dai puristi della fessura o dagli alpinisti tradizionali. Sta a voi la scelta... Una volta giunti in località Cadarese, frazione di Premia, si parcheggia in prossimità dello spiazzo sulla destra, accanto al cartello stradale che indica la frazione, da lì si attraversa il ponte e si prende in direzione delle baite per poi entrare nel bosco e prendere il sentiero. La falesia è suddivisa in 4 settori tutti molto belli di cui segnaliamo le vie più significative: Crack a Go Go, The Doors, Mustang, Subsonica, Turkey Crack. Il periodo migliore per frequentarla va da maggio a ottobre, tralasciando i giorni più caldi, ma se proprio non puoi farne a meno, a fine giornata potreste godere di quel posto che pareva un miraggio: le Terme. E poi, a chi non piace la fessura?


Das Klettergebiet Cadarese, dasjetzt in der ganzen Welt bekannt ist, gilt als einer der schönsten Orte in Südeuropa. Hier kommen Kletterer und “Charaktere” von überall auf der Suche nach Risse, große, kleine, extrem, ein bisschen nass... Es spielt keine Rolle, ob Sie Freunde, Nüssen oder Verweise verwenden, es ist nur in der Lage zu steigen, weil der Schlitz ganz anders ist: es ist sehr technisch, schwierig und hart so von der Unterstufe, um Fortschritte zu machen, muss man leiden um mit den Hände und Füße Privatsphäre der Felsen einzuklemmen. Dieser Ort ist so einzigartig und besonders von An-

fang bis Ende von jeder Straße, die jeden Tag des Kletterns in einem physischen und moralischen Kampf für jeden Kletterer macht. Wenn Sie am Cadarese, Ortsteil von Premia ankommen, können Sie in der Nähe des offenen Platz auf der rechten Seite parken, von dort über die Brücke und nimmt man in Richtung der Hütten und dann in den Wald um den Weg zu nehmen. Die Wand ist in vier Sektoren unterteilt alle sehr nett, darauf hinzuweisen, dass die wichtigsten Möglichkeiten: Crack a Go Go, The Doors, Mustang, Subsonica, Türkei Riss. Die beste Zeit ist von Mai bis Oktober, das sind die wärmeren Tage. ossola.it - 51


di Chris e Alex Lepori foto Paolo Sartori

nuove falesie Novità sul fronte arrampicata in Ossola... Accanto alle classiche falesie di Croveo, Premia, Cuzzago, Colloro, Villette, alle falesie di Osso e Cadarese, dure ma frequentate da molti big, ove spicca Lapoterapia, una creatura liberata da Alessandro Manini, e al ritorno della storica Balma Uno di Varzo che ha visto il passaggio di Yuji Hirajama, ecco nascere già dallo scorso anno due siti divertenti e piacevoli nella bassa Ossola. 52 - ossola.it

Grazie alle fatiche del gruppo capitanato dalla guida alpina Alberto Giovanola e Stefano Dorizza sono nate le falesie di Anzola e Migiandone. E per il 2014 non poteva mancare all’appello l’instancabile Maurizio Pellizzon. Una porzione di roccia che si raggiunge passando la frazione di Veglio di Montecrestese e proseguendo, dapprima sulla strada sterrata che porta alla cava poi, dopo aver parcheggiato l’auto, salendo un sentiero nel bosco seguen-


Neben den klassischen Klippen Croveo, Premia, Cuzzago, Colloro, Villette, auf den Klippen von Knochen-und Cadarese, hart, aber von vielen großen besucht, wo steht Lapoterapia eine Kreatur von Alessandro Manini befreit wurde und auf der Rückkehr der historischen Balma 1 von Varzo, die sah die Passage von Yuji Hirajama, hier geboren, seit dem letzten Jahr, zwei Standorten in den unteren Ossola für Spaß und Freude. Dank der Bemühungen der Gruppe durch ein Bergführer Giovanola Alberto und Stefano Dorizza geführt wurden, sind die Klippen und Anzola Migiandone geboren. Und für das Jahr 2014, konnte nicht beim Aufruf der unermüdlichen Maurizio Pellizzon fehlen. Ein Teil der Felsen, erreicht man mit Durchque-

rung von Veglio Ortsteil von Montecrestese und weiter auf der Schotterstraße, die zum Steinbruch und dann, nach dem Parken des Autos, geht man Weg der in den Wald und folgt den offensichtlich Haufen der Steine. Kommt man in etwa eine halbe Stunde an dieser neuen Arbeit, die uns in der ersten Person auf der Seite von Pelli und anderen unermüdlichen Jungen (Pagnoncelli Givanni, Iribarren Lucas, Fantozzi Chiara...) beteiligten gesehen hat. So sind die Straßen geboren, 17 in allen, hartschon seit den unteren Klassen, so wie die Tradition von Ossola will, müssen die Grad erworben werden, man schenk nichts, nicht einmal den 6B. Winter- Zeit Oktober/März in den Tagen des Februar, Sonne bleibt bis etwa 17 Uhr.

do gli evidenti ometti di pietre. Si arriva, in circa mezz’ora, a questa nuova opera che ci ha visti coinvolti in prima persona a fianco del Pelli e di altri instancabili ragazzi (Pagnoncelli Giovanni, Iribarren Lucas, Fantozzi Chiara...) nelle dure e faticose attività di chiodatura e pulizia. Sono nate così le vie, 17 in tutto, dure fin dai gradi più bassi ma, come vuole la tradizione ossolana, i gradi vanno guadagnati, non si regala nulla nemmeno su un 6B. Vie come The Sisters,

Gandalf il bianco o Bon Voyage sono, a nostro avviso, destinate a diventare punti di riferimento per la scalata e il grado ossolani. Tacche, svasi e fessure che aspettano di essere toccate e tenute principalmente nel periodo ottobre/marzo essendo una falesia invernale. Il sole anche nelle giornate di febbraio rimane fino circa alle 17. Per concludere vorremmo ringraziare tutti coloro che dedicano tempo e passione nel cercare e creare nuove falesie. ossola.it - 53


di Claudio Zella Geddo

Un belvedere di alpeggi, pini e testimonianze storiche...

La via di Cursolo e il gioiello di pietra d’Orasso

P

ercorrere la Val Cannobina sino a Finero frazione del comune vigezzino di Malesco - è certamente un itinerario che consigliamo dacché lungo la via ben s’apprezza la varietà di colori e sfondi del solco vallivo. Solco che si trova ad essere più ridente tra le case a mezzodì di Cursolo, ove tenendoci alle spalle Gurro, grazie ad un’indicazione posta dietro la chiesa di Sant’Antonio, saliamo verso l’alpe Pluni (1454 m.) attraverso i Monti di Cursolo. Immediatamente rinveniamo un lascito dell’antica consuetudine degli abitanti del borgo, vale a dire uno scivolo di roccia intagliata in modo da facilitare il passaggio. Alzandoci dapprima passiamo tra ripidi pascoli, rocce ed antiche tracce - or qui or

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là - di una vecchia mulattiera. Alfine giungiamo al vasto pianoro dei Monti di Cursolo ove la vegetazione di ginestre lentamente sta invadendo i prati. Dirigendoci a sinistra vediamo un bel faggio proteso nel perpendicolo autunnale della luce e tra un gruppo di casere, un pozzo. Proseguiamo allora inoltrandoci in un erto bosco che reca ad una bastionata panoramica ed in breve - dopo aver trovato provvida segnalazione - siamo in Val di Crèves. Vallata che desideravamo, da lungo tempo, attraversare in ragione del suo splendido manto boschivo che presenta il pino silvestre mescolato al faggio e soprattutto la più ampia estensione - nel VCO - di pino mugo. Il primo rende i boschi pieni e lu-


minosi ed è solito colonizzare il territorio preparando la strada a specie più esigenti. L’uomo lo ricorda sia per i principi balsamici dei suoi aghi e ramuli che per le leggende dedicate a Diana o agli amori infelici di Pan. In generale il pino silvestre è stato sempre al centro della civiltà e si pensi ai riti sanguinosi in onore del figlio di Cibele - Attis - a Roma imperiale, alle regole di Plinio nella “Storia Naturale” o per cambiare latitudini al pino di Merlino (inteso come albero cosmico), alla saga celtica di Yvain o all’episodio, riportato da agiografi medievali come Gregorio di Tours, sulla sfida tra San Martino e i pagani della Turenne.Il secondo il pino mugo, dalla forma prostata, lo si riconosce con facilità poiché tende a rinchiudere i sentieri alti a causa del suo sviluppo contorto e dunque sulle Dolomiti è chiamato “barancio”. Dal colle che immette nella valle di Crèves il panorama è grandioso e va a ricomprendere le vallate ticinesi, la Centovalli, la Vigezzo, il trittico del Sempione e le frastagliate rocce del Lidesc e il passo di Crosit. Camminiamo verso l’interno lungo il bosco; porre attenzione al passaggio su elementari roccette brunite accanto ad un rio. In breve intravediamo la vasta e tondeggiante sella di Pluni. In tal modo appellata nel dialetto di Finero, segnata sulle carte come Polunia e definita “Dalp” per gli alpigiani di Orasso. Pluni è proprio un bel posto, con un grosso faggio, solare ed aperto in contrasto con l’ancestrale atmosfera del “Pian di strii” (piano delle streghe) che si estende a precipizio proprio sotto le guglie, d’addensata ombra, del Gridone. Molteplici indicazioni consentono varie scelte. Dopo essere entrati nel bivacco propendiamo per un giro ad anello che ci riporti a Cursolo. Saliamo dunque verso una baita isolata (l’Alpetta) passando per un sentiero - a destra degli ultimi ruderi - più elevato di quello d’arrivo. Con poco sforzo siamo ad una sorgente, qui valu-

tiamo d’andare alla solinga Alpetta e poi continuare verso il Monte Toriggia (1703 m.), grazie ad una traccia che si insinua a sinistra tra distese di pini mughi. Amplissimo è il belvedere che si ammira dalla sommità: Cannobina e Ossola raccolte in un passo. Ci abbassiamo alla fonte prima incontrata e tornando nel bosco raggiungiamo un piccolo passo ove è segnalato un ulteriore itinerario di salita per il Torreggia che ci appare assai meno impervio. Elevazione che sovrasta i Denti della Vecchia, pinnacoli di roccia e muschio che si stagliano sul versante cannobino interamente boscato di faggio. Assai rapidamente divalliamo ed in poco tempo giungiamo ai pascoli scoscesi di Monte Vecchio (1094 m.), oltre al rifugio omonimo incontriamo delle probabili vasche per la decantazione della canapa. Prendendo a destra, entrando nel bosco dopo aver attraversato un torrente, ci accolgono le luminose e ben riattate abitazioni di Cursolo. Non si tralasci a questo punto di visitare l’Oratorio del Sasso ad Orasso, primo nucleo abitato della valle ancora ricco di valide testimonianze storico-architettoniche come la Cà de Roba Vegia, la chiesa di San Materno e un vecchio Grà. Tuttavia il vero gioiello del borgo risulta proprio l’Oratorio recentemente alla ribalta nazionale grazie alla segnalazione come “Luogo del Cuore”, promossa dal FAI, che ha visto l’edificio di Orasso ottenere 5751 preferenze da tutto il mondo, 2° posto assoluto in Italia tra gli oratori e 2° posto assoluto nel VCO alle spalle di Villa Taranto. La costruzione posta sull’antica via Borromea risale già, come primitivo sedime, al XV° secolo con dedica alla Madonna della Cintura in ragione del continuo flusso, lungo la Cannobina, di mercanti pellegrini e commercianti. Da subito si viene catturati all’esterno da un felice affresco del Borgnis mentre all’interno fanno bella mostra di ossola.it - 55


sé una Madonna del ‘500 con bambino in trono, nonché una nutrita serie di affreschi laterali che ci consegnano momenti della vita di Gesù. Di pregio risulta anche essere la felice combinazione tra soffitto a cassettoni in castagno “cassettone romano” e il pavimento in pietra tagliata regolare. Orasso è anche celebre per una cronoscalata (5,125 km), quest’anno alla 16° edizione, che partendo dall’abitato supera in salita l’oratorio per raggiungere quindi Cursolo e inerpicarsi quindi fino alle pendici di Montevecchio ove si trova l’arrivo. Il record appartiene al torinese Gabriele Abate che ha coperto il percorso in 24’ e 29’’. Tempo: 4,30 h Difficoltà: E Cartina: C.N.S 1.50.000 foglio nr 285 “Domodossola”

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Der Weg des Cursolo und der Schmuckstein von Orasso Ein schoenes sehen Weiden und Kiefern und historischen Zeugnissen. Nehmen Sie die Val Cannobina bis zum Dorf Finero ein Teil in der Gemeinde Malesco Vigezzo und halten Gurro uns hinter den Schultern, dank einer Angabe die hinter der Kirche von St. Anthony gelegt ist, klettern wir in Richtung Alpe Pluni (1454 m.) Durch die Berge von Cursolo. Steigend zum erste Durchgang zwischen steilen Wiesen, Felsen und alten Spuren - bald hier, bald da - ein alter Maultierpfad zu erreichen und auf die weite Hochebene der Berge von Cursolo. Weiterhin Unterwegs geht links in einem Wald, die zu einer Bastion mit einer tollen Aussicht und Kurz danach- nach dem wir die Info- Schilder –ist Crèves Valley. Tal das wir für eine lange Zeit wollten, durchschreiten wir die Region der wegen seiner schönen Mantel von Kiefer und Buchen -Wald bekannt vor allem der weiteren Ausdehnung des Latschenkiefer in der VCO. Der erste Walde ist voll und hell, normalerweise bereitet die Region den Weg für die Besiedelung für weitere anspruchsvolle Arten. Der Mann erinnert sich für die Prinzipien der Balsam Nadeln. Von dem Hügel, der in das Tal des Crèves führt ist die Aussicht großartig und umfassen, auch das Centovalli, das Vigezzo, das Triptychon des Simplon- und die schroffen Felsen der Lidesc sowie den Pass des Crosit. Wir gehen in das des Waldes. In kurze dann ein Einblick in die große Runde und Sattel Pluni. Auf dieser Art wird im Dialekt der Finero benannt, kartiert als Polunia und definiert “Dalp” für die Bergbewohner von Orasso. Mehrere Hinweise lassen verschiedene Möglichkeiten. Nach Betreten der Berghütte schlanke wir vor eine Schleife zu gehen die Sie zurück nach Cursolo bring. Schreitten wir zu einer isolierten Hütte (der Alpetta) über einen Weg - auf der rechten Seite der letzten Ruinen - höher als die der Ankunft. Hier beurteilen wir auf einsamen Alpe zu gehen und


dann weiter in Richtung Berg Toriggia (1703 m.) Dank einer Spur, auf der linken Seite in zwischen von Kiefern. Ultra-Weitwinkel ist die Sicht, die Sie von oben bewundern können: Cannobina Ossola und in einem Pass gesammelt. Wir gehen an die erste Quelle die wir in dem Wald trafen, an einen kleinen Pass zurück, wo sie eine weitere Aufstiegsroute zu den Türmen ausgeschildert ist, die uns viel weniger steil scheint. Elevation mit Blick auf die Denti della Vecchia (Zähne der Alten), Spitzen von Felsen und Moos, das auf der Seite des Cannobino vollständig von Buchenwäldern bedeckt ist. Sehr schnell und in kürzester Zeit, kommen wir zu den steilen Weiden des Monte Vecchio (1094 m.) Kommen dann neben der Hütte an die wahrscheinlich mit Absetzbecken für dekantier von Hanf gedacht war. Unter auf der rechten Seite in den Wald nach der Überquerung eines Baches, kommen wir zu Cursolo. An dieser Stelle kann man nicht den Besuch des Oratorio del Sasso von Orasso auslassen, erster bewohnte Teil des Tal immer noch voll von wertvollen historischen und architektonischen Schätze wie der Ca’ de Roba Vegia, die Kirche von San Materno und einem alten Gra. Das Schmuckstück des Dorfes ist jedoch nur das Oratorium kürzlich zum nationalen Vorsprung dank der Berichterstattung als “Ort des Herzens”, von der FAI gesponsert. Orasso ist auch berühmt

für ein Zeitrennen (5,125 km), in diesem Jahr die 16. Ausgabe, man startet von der Stadt überschreitet bergauf das Oratorio, um dann Cursolo zu erreichen und dann klettert man die Hänge des Montevecchio, wo das Ziel ist. Der Rekord gehört Gabriele Abate aus Turin, der den Kurs in 24 ‘und 29’’ abgedeckt. Zeit: 4.30 h Schwierigkeit: E Karte: CNS 1.50.000 Blatt Nr. 285 “Domodossola”


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NON SOPPRIMERE UN'IDEA, TRASFORMALA. Su internet si trovano veramente idee e spunti di ogni tipo, forma, colore, dimensione... Navigando sul web puoi arrivare in ogni angolo del mondo, dove qualsiasi cosa diventa qualcos’altro, dove se clicchi sull’immagine ti si apre un’altro mondo, e poi un’altro e un’altro ancora. Rimango per ore a guardare, come se la mia mente fosse risucchiata dalle milioni di idee che milioni di persone condividono. E intanto penso e faccio mente locale di tutto quello che ho in casa e di quello che ho appena buttato! A volte desidererei una stanza dove, poter mettere un lucchetto sulla porta e un cartello con scritto “vietato l’ingresso”, e chiusa quella porta alle mie spalle, poter perdermi nel mio mondo... Ecco perché, per chi non ha voglia e pazienza di stare ore sul computer alla ricerca di idee, l’ho fatto io per Voi! Volta per volta vi proporrò lavori semplici, non troppo impegnativi o costosi a livello di materiali da poter impegnare qualche ora e confezionare, perché no qualche regalino per i vostri amici e parenti! > Volete partecipare a questa rubrica? Inviateci le foto dei vostri lavori o le vostre idee a info@ossola.it, le pubblicheremo nelle prossime uscite. 58 - ossola.it

Arriva la primavera con i suoi profumi e colori, lo spazio per l’orto vorremmo averlo tutti ma... purtroppo non è sempre possibile. Possiamo però crearci il nostro piccolo orticello anche in casa o sul davanzale della finestra e tenere a portata di mano tutti gli aromi (e non) che ci servono quotidianamente, come? Utilizzando dei semplicissimi barattoli delle verdure in scatola, rimuovete l’etichetta, riempite con terriccio e trapiantate. Fatto! Per renderli più carini li potete colorare con colori spray.


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La pioda

UN RICCO PATRIMONIO LOCALE

N

on sono molte le cose su cui tutti concordano favorevolmente nella descrizione del paesaggio ossolano. Una però mette tutti d’accordo: il ricchissimo patrimonio architettonico realizzato con la pietra e il legno locale. Una ricchezza unica e incomparabile fatta di molteplici opere, alcune minori altre di straordinaria bellezza, disseminate qua e là nei borghi antichi come nei piccoli paesi delle numerose valli di questo “mondo speciale”. Alla pietra, sapientemente lavorata ed elegantemente inserita nel contesto ambientale, è affidata la delicata missione di rendere invitante uno dei territori turistici più importanti del Piemonte. A noi quella di conservare, custodire e tramandare una millenaria tradizione architettonica che tutti ci invidiano. L’architettura spontanea, racconta la storia di un popolo, quello os60 - ossola.it

solano, che ha saputo intelligentemente pianificare, rispettandolo, il territorio in cui vive. Espressione importante della cultura di una stirpe che pur nella ristrettezza di mezzi e risorse ha saputo predisporre con eleganza e intelligenza l’ambiente in cui vivere. Se le chiese, i palazzi signorili, le torri e i campanili sfoggiano una bellezza “dovuta” per l’importanza storica a loro attribuita, sono per lo più le costruzioni spontanee, gli edifici minori e le logge popolari a dare il senso di una bellezza cercata, voluta e curata nei minimi particolari. La storia ci insegna come l’architettura spontanea ossolana trae origine dall’incrocio di stili diversi, succedutisi nel corso dei secoli, per effetto delle popolazioni che ne hanno presidiato il territorio; dapprima Liguri e Leponzi, poi Etruschi e Celti, infine


gli antichi Romani. Ai Leponzi è attribuito il più antico edificio coperto ritrovato e tuttora ben conservato, il tempietto di Roldo di Montecrestese. La pietra con cui è costruito sintetizza eloquentemente la genesi dei materiali e gli stili costruttivi delle valli dell’Ossola. Si comincia a intravedere soprattutto l’utilizzo delle piode per la copertura dei tetti e l’impostazione degli stessi a falde simmetriche con pendenze regolari in grado di stabilizzare l’intera struttura e sostenere il peso delle abbondanti nevicate invernali. In tutte le vallate ossolane si ritrova questo stile costruttivo che, a parte qualche diverso adattamento nei territori Walser di Formazza e Macugnaga, è divenuto caratteristica sostanziale dell’architettura locale. L’omogeneità del territorio ossolano dal punto di vista architettonico è da sempre fonte di studio per cercare di capire come vallate culturalmente diverse tra loro abbiano potuto assimilare identica tipologia costruttiva per i loro insediamenti urbani. Genti che parlano dialetti diversi, che indossano specifici abiti tradizionali, che celebrano riti e ricorrenze diverse si ritrovano così simili nello stile di costruire le proprie abitazioni. Non solo nell’utilizzo della pietra quale elemento predominante, sicuramente dovuto alla facile reperibilità in loco, ma anche i caratteri e i parametri costruttivi che si ritrovano condivisi, regolari e ripetuti un po’ ovunque. Quasi tutti i centri abitati ossolani hanno origini antichissime, ciò lascia supporre come la loro locazione non abbia mai subito spostamenti o trasferimenti ma come al contrario i siti insediativi fossero stati scelti diligentemente lontani dalle insidie naturali che da sempre caratterizzano il territorio montano. Alcuni di questi agglomerati urbani sono così belli e caratteristici da divenire veri e propri tesori architettonici da esibire a fini turistici e conservare scrupolosamente. Il centro storico di Craveggia con i caratteristici comignoli, l’agglomerato urbano di

Pontemaglio di Crevoladossola e l’antico borgo minerario di Viganella non sono che alcuni esempi dello speciale rapporto che gli antichi abitanti delle nostre vallate avevano con il territorio, ma soprattutto di come sapientemente lo sapevano presidiare conservandone la bellezza e integrandovi le proprie abitazioni rispettando preminentemente la bellezza del paesaggio. Accanto alle pietre delle abitazioni e degli edifici di culto, un po’ ovunque fanno capolino altre opere in pietra, sicuramente non secondarie e altrettanto affasci-

nanti dal punto di vista decorativo. Elementi atti a conferire bellezza ed eleganza alla struttura architettonica del centro abitato. Oggetti d’uso pratico, non privi di valore e in grado di esercitare funzioni d’utilità per chi risiede nel borgo. Troviamo così fontane dislocate un po’ ovunque, ossola.it - 61


la cui bellezza e praticità non ha prezzo, scale e pavimentazioni in pietra inserite armoniosamente nel contesto della viabilità dei borghi ossolani che nemmeno i migliori architetti saprebbero imitare, muri, terrazzamenti e recinzioni eseguiti con pietre spaccate o conci lavorati di rara bellezza, schegge di sostegno per le viti e lastre conficcate nel terreno quali pietre di confine che testimoniano l’attenzione e il rispetto dell’altrui proprietà, e ancora ponti ad arco o a schiena d’asino, cappelline e edifici religiosi minori, forni per il pane, baite, fienili e altri edifici a sostegno dell’agricoltura così ben inseriti nel contesto paesaggistico in grado di favorire la vena artistica di numerosi impressionisti locali. Questa è l’Ossola di pietra. Un mondo che merita attenzione e rispetto cui prestare una nuova e consapevole attenzione per tutto ciò che riguarda il suo patrimonio architettonico. Guai disperdere la bellezza del suo paesaggio di pietra, significherebbe distruggere un patrimonio storico e culturale unico e irripetibile che generazioni di progenitori hanno saputo consegnarci intatto nella sua originalità e inalterato a dispetto del tempo che passa.

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Die Pioda, ein reiches lokales Erbe Die Homogenität der Ossola vom architektonischen Standpunkt aus war schon immer eine Quelle der Studie, um zu versuchen zu verstehen, wie die Täler zwischen sich kulturell unterschiedlich in der Lage waren, die gleiche Art von Konstruktion für ihre Siedlungen zu assimilieren. Menschen, die unterschiedliche Dialekte sprechen, besondere traditionellen Kleidung tragen, die Riten feiern zu verschiedene Anlässe und fand es so ähnlich in der Art , ihre eigenen Häuser zu bauen. Nicht nur, dass die Verwendung von Stein als vorherrschende Element, sicherlich aufgrund der leichten Verfügbarkeit vor Ort, sondern auch Zeichen und Design-Parameter, die gefunden werden gemeinsam genutzt, regelmäßig und wiederholt ein wenig überall. Fast alle ossolanischen Dörfer haben alten Ursprung, dies deutet darauf hin, dass ihre Lage noch nie Verschiebungen oder Überweisungen durchgemacht hatten. Einige dieser Ballungsräume sind so schön und charakteristisch, echte architektonische Schätze für den Tourismus zu sehen und werden sorgfältig verwahrt. Das historische Zentrum von Craveggia mit den charakteristischen Schornsteine, die städtische Agglomeration von Pontemaglio Crevoladossola und der alten Bergbaustadt Viganella. Ein wenig überall andere Werke in Stein, sicher nicht gering und ebenso faszinierend von der dekorativen Sicht. Objekte des praktischen Gebrauchs, nicht wertlos und der Lage, die Aufgaben der Nutzenfunktionen für diejenigen, die im Dorf wohnen Auszuüben. Wir finden Brunnen verbreiten ein wenig überall, Treppen und Steinböden in einem harmonisch Kontext eingesetzt in den Straße der Dörfern des Ossolas , die selbst nicht einmal die besten Architekten imitieren könnten, Mauern, Terrassen und Zäune mit Steinen oder Blöcken bearbeitet Split von seltener Schönheit, Scherben von Unterstützung gemacht für imitieren und Einfügung in Schrauben und Platten wie Grenzsteine in den Böden, für die Aufmerksamkeit und den Respekt des Eigentums anderen und noch immer gewölbte oder bucklig Brücken, Kapellen und religiösen Minderjährigen Gebäuden, Backöfen, Hütten, Scheunen und andere Gebäude um die Landwirtschaft zu unterstützen, so gut in die Landschaft eingefügt, in der Lage das künstlerische Talent der vielen lokalen Impressionisten zu ermutig und zu sich integrieren. Dies ist der Ossola Stein. Eine Welt, die Aufmerksamkeit und Respekt verdient, die eine neue und bewusste Aufmerksamkeit, über alles in seinem architektonisches Erbe bietet. Wehe die Schönheit der Landschaft des Stein zu verteilen, das würde bedeuten ein einzigartiges kulturelles und historisches Erbe zu zerstören, einzigartig und nicht wiederholbar, das Generationen von Vorfahren in der Lage waren, uns in intakten und in seiner Ursprünglichkeit unverändert zu überreichen, trotz der Vergehen der Zeit.nalità e inalterato a dispetto del tempo che passa.


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