OSSOLA.it n0 enogastronomia

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ENOGASTRONOMIA

OSSOLA .it

anno I - numero 0 - primavera 2008

anno I - numero 0 - primavera 2008


domodossola

A

A - In LocalitĂ Liceo sta nascendo una nuova zona residenziale composta da 14 villette Consegna ottobre 2009.

crevoladossola

B - In prenotazione 3 villette indipendenti 310.000 euro

crevoladossola

C - Pronta consegna villetta indipendente con terreno. Internamente ve la personalizziamo come volete.

C

prata di vogogna D - Di prossima costruzione due villette indipendenti su un unico piano e terreno di proprietĂ .

C D

B Dettagli e capitolati li trovate sul sito

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Presentazione Un caro saluto a tutti i lettori...

S

ono Riccardo Faggiana, editore della guida che avete in mano. Una guida che sono orgoglioso di presentare e che spero vogliate sfogliare fino in fondo senza fermarvi a queste brevi righe di introduzione. Sono passati tre anni dal giorno in cui iniziai a pensare ad un periodico turistico di qualità per promuovere il nostro territorio. Tre anni di pensieri, idee, ripensamenti, domande e soluzioni. Tre anni di lavoro che ci hanno portato qui, oggi, al numero zero del vademecum turistico delle valli dell Ossola: Ossola.it. A questo punto potrei otrei anche tirare un sospiro di sollievo. E in parte l ho fatto, ma il lavoro che e ci attende per dare un futuro certo a Ossola.it è ancora tanto. Siamo solo all inizio e l ambizione ci spinge a profondere un impegno ancora maggiore. Stiamo lavorando per noi e per il territorio dell Ossola, la stessa vallata che deve essere ere meta di un turismo responsabile, che deve obbligatoriamente e andare in una precisa e condivisa direzione. Quale mezzo migliore, iore, dunque, per illustrare le bellezze del territorio e dar voce a chi vi lavora e produce, che un periodico ico freepress. Un opuscolo a disposizione di chiunque, affiancato (nel segno della modernità) ernità) alla pubblicazione online, consultabile le ovunque nel mondo. Ossola.it è un progetto getto ambizioso e importante, e nel trasporre su carta le idee che l hanno ispirato, ci siamo posti come me obiettivi la qualità dell informazione, la facile lettura, ettura, l utilità del messaggio, e una gradevole veste ste grafica. Crediamo, senza falsa modestia, d aver er realizzato un buon numero zero. Il giudizio, tuttavia, ttavia, sta a voi lettori, destinatari della guida da ma anche, speriamo, motore di un processo virtuoso che negli anni possa ossa dare sostanza alla pubblicazione e che (e lo dichiariamo sin d ora) vuole diventare la guida di riferimento mento delle valli ossolane. e.


Sede e redazione Via Madonna di Loreto, 7 28805 Vogogna (VB) Tel. 329 2259589 Fax. 0324 88665 info@ossola.it Direttore Responsabile Massimo Parma Direttore Editoriale Riccardo Faggiana Redattori Riccardo Faggiana, Massimo Parma, Claudio Zella. Coordinamento grafico e impaginazione Eleonora Fiumara eleonora@ossola.com Collaboratori Fabio Pizzicoli, Rosella Favino, Stefania Locatelli, Monica Mattei, Marilena Panziera. Hanno collaborato in questo numero A.S.D. sez. prov. pescatori VCO FIPSAS, Marco Blardone, Mario Garrone, Dimitri Gioffi, Paola e Cristiana Grandazzi, Silvano Ragozza, Carlo Solfrini, William Vicini. Fotografia Archivio © Faggiana Riccardo altre foto © Fotolia e iStock Photo Traduzioni Chiara Cane, Federico Manera Easy English Editore Faggiana Riccardo Vogogna (VB) - Tel. 329 2259589 Stampa Tipografia Bolongaro - Baveno (VB) www.bolongaro.it Ossola.it è un periodico registrato presso il Tribunale di Verbania in data10/04/08 con il n. 3/08.

Sommario 2

Presentazione

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Il territorio dell Ossola

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Cioccolato e ricette Erbe e Sapori Piante selvatiche commestibili

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Formaggi caprini

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Funghi

28

Il Pesce d acqua dolce

31

I Salumi nostrani

32

Valle Antrona

35

La Pietra ollare

38

Valle Antigorio

42

La valle dei marchi

45

Storia dei vini ossolani

52

Breve storia della panificazione

57

Parco Veglia-Devero

60

Valle Antigorio

64

Sagre ed eventi

Il Masarèt un formaggio quasi estinto Conosciamoli meglio

Dove pescarlo e come cucinarlo

Trekking fotografico alle dighe di Antrona Dalla roccia alla tavola

Il borgo di Oira e gli asparagi

Il museo dell Alpeggio Autunno alla buca del Lupo

© 2008: É vietata la riproduzione anche parziale di foto, testi e cartine senza il consenso dell’editore. Tutti i diritti sono riservati.

Anno I - N. 0 Primavera 2008

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Oss la...

un regno, un'emozione, un'avventura...

P

ercorrendo la traccia, il cammino che porta in Ossola, non importa se a piedi, o in bicicletta o trasportati da un mezzo meccanico tra la polvere e il lucore delle stagioni, non può certo sfuggire l incanto naturale di questa sorta di mano innervata di verde e pietra che ci cattura al di lĂ dello specchio del Lago di Mergozzo. Prima tappa ossolana che ha dato ombra e proďŹ lo al colonnato della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma; il viandante, non tralasci comunque un altra delizia di Mergozzo, il brunito biscotto chiamato fugascia. Ora è tutto un inoltrarsi di versanti precipiti e boschi sazi di cielo verso e oltre il Parco Nazionale della Val Grande lungo l antica strada che oltrepassa Candoglia, con il marmo della Venerata Fabbrica del Duomo. Premosello Chiovenda, coronato dal balcone solare di Colloro, e Vogogna. Capitale dell Ossola inferiore, quest ultima, vanta un borgo antico di gotico fascino, una rocca imprendibile e un imponente castello, antica reggia di cavalieri e dame colorate.

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Spiriti pagani (il mascherone di Dresio, pregevole reperto celtico) ci indicano il percorso oltre La Tòs, sfuggente creatura femminile d acqua e luce. Oltre la pianura ecco Domodossola, capitale e sede di giustizia da sempre delle sette valli ossolane, che da qui si dipartano ai quattro punti cardinali, in uno slancio di neve e bellezza. Attraversiamo allora con occhio acuto la medievale piazza del Mercato e tra le esatte e raccolte proporzioni di Piazza Fontana non tralasciamo d ammirare la gentile armonia di grigio e sole che si riflette su Palazzo Silva o sul napoleonico Palazzo San Francesco. Progresso, Art Noveau, Liberty un pensiero che è idea, movimento, entusiasmo ed ecco il profilo unico della Stazione Internazionale, mentre poco più sopra riempie l orizzonte la cabrata spenta del etereo Geo Chavez: colui che il vento rese immortale! Oltrepassata Domodossola spazio ai vigneti di Ca d Matè, Prunent e Bruschett, rossi accesi di sapore che regnano su palati sazi di pane di segale ul pan d segla e miele dal profumo forte. Assaggiate ovunque siate in Ossola il credenzin pane istoriato di noci, fichi, castagne -l afrore del bosco- che sospinto tra formaggi d alpe e salumi speziati, gnocchi di zucca e castagna, sarà in grado di far intendere uno dei misteri gastronomici di quest angolo di Alpi Lepontine. Siamo nella semicorona di verde che si stende sinuosa tra Masera e Oira; un arco di sole tra le valli Antigorio e Vigezzo, entrambe

ingioiellate di chiese, affreschi e borghi in cui la vita scorre tranquilla al ritmo nascosto di una natura suprema, a tratti ancora autenticamente selvaggia. In Vigezzo, valle della S.S. Vergine di Re, tra antiche storie di sfrusit, spazzacamini, inventori e pittori, non dimenticate di de-

Immagini: pag. 4 in alto: baite all’Alpe Devero - in basso: la frazione di Colloro a Premosello Chiovenda - pag. 5 dall’alto: il Castello Visconteo a Vogogna - notturna sulla piazza mercato di Domodossola - vista sui tetti di Craveggia.

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dicarvi allo stinchett (sfoglia a base di farina, acqua sale e burro alpigiano) o il prosciutto di capra del luogo il celebre viulin, mentre Antigorio e contigua Formazza vi porteranno nel regno della selvaggina e dei formaggi d alpe, in grado di rendere la vostra degustazione un esperienza dei sensi tra sapori e profumi, antiche parlate e filastrocche walser accanto alla stube nella Casa Forte di Formazza. Altri angoli d Ossola donano emozione e desiderio d esplorare, come la Val Divedro che si stende nel

verde intenso di un varco, dopo Varzo, verso l infi d V i finito i del d l Sempione, ponti del diavolo, l imponenza del Monte Leone e le Gole di Gondo tra poesie inglesi, passaggio di eserciti in armi e commerci con la delizia della cuchela. Vera perla della Valle è il Parco Naturale Veglia-Devero: lo specchio del firmamento tra Italia e Svizzera, roccia e foresta, ghiacciaio e acqua. Raccolta accanto al proprio cuore liberty, le Terme: la Val Bognanco può invece offrire, a chi sa cercarlo, il passaggio di Papi e armigeri, cento e più cascate e il ventaglio cobalto di laghi sospesi tra cielo e bosco. Anche qui non tralasciate le gustose polente con formaggio d alpe e i rari magiarin, piccoli biscotti al burro. Ancora un balzo ed ecco l Antrona, valle

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Immagini: in alto: le Terme di Bognanco - a lato: la lavorazione dello “stinchett”.

della più antica processione delle Alpi, gli Autani dei set frei, una sorta di mistico cammino tra balze, passi e cappelle. Terra di laugera pietra da stufa, di frign muri a secco di scuro sasso che delimitano borghi e campi. Cucina semplice quella dell Antrona, ma che sa offrire minestre come la Burdigisa, zuppe di patate, verdure e castagne di bosco sapori forti mai poveri. Da ultimo si conceda una riverenza al Re dell Ossola: il Monte Rosa posto a corona con la propria parete est, della fertile h heimat walser di Macugnaga in Valle Anzasca forse al di là della leggendaria valle perduta . Anzasca, gen dal suono celtico, è anche versante erto, erto teatro di cacce a camosci, oratori tor e testimonianze delle antiche popolazioni che l abitarono (Dropo cala, ca Olino) o di coloro che s installarono con spada e usbergo (torre la dei de Cani a Battiggio). Pulsa la vita nelle valli grazie ad P una u fauna nordica che annovera mammiferi mammife notturni e guizzanti come, Volpe, V l Faina, F Donnola, e Cervi, Stambecchi, Caprioli Aquile e Gipeti, Gufi e Picchi. Ossola è anche tavolozza di in pittore che ha dedicato a Flora la propria arte. Ecco allora le guglie della Speronella di Monte, i tocchi dell Aquilegia Alpina, o la pace del Botton d Oro, una schiera di Sassifraghe, Cardi, Genziane, Stelle Alpine, Artemisie (da cui il rinomato Genepì), Astri delle Alpi, Mughetti, Gigli Martagone, Mirtillo Nero, Rododendro accolgono dal primo tepore all autunno, dal piano alle vette, sguardo e passo di chi nell Ossola si smarrisce.


EN

Ossola Valley: a land, an emotion, an adventure

I

n the dust and in the clear light of the seasons we can follow the track through Ossola Valley by bike, car, bus, train and on foot. Through the wind, the steep sides of the mountains and the woods we can go to and past the national park of Valgrande along the ancient road going beyond Candoglia and its marble quarries. Premosello Chiovenda and its sunny mountain ridge of Colloro and Vogogna, the capital of the lower Ossola Valley with its ancient and gothic charming centre. We find Domodossola beyond the plain of the valley: we cross the Square Mercato and a quick glance reminds us the King Berengario. We can admire the fine harmony of the grey and the sun reflected on Silva Palace, on the Square Fontana and on the Napoleonic San Francesco Palace nearby. The exclusive profile of the International Railway Station was designed by progress and Art Noveau, the thought of movement and enthusiasm. Chavez’s plane loomed in the sky above the station and the wind offered him immortality. Leaving Domodossola we plunge into the vineyards of Ca’d Maté, Prunent and Bruschett, fine red wines which thrive with the strong flavours of rye bread and honey on our palates. Everywhere in the valley we can taste the credenzin (rye bread with nuts and figs), alpine cheeses, spicy salami and pumpkin or chestnut gnocchi. We must not forget to taste the stinchett, a wafer of pastry with flour, salt, water and alpine butter and the famous viulin, a goat ham in Vigezzo Valley and Bettelmatt and other sorts of cheese in Formazza Valley and last but not least the delicious cuchela. They all teach us one of the gastronomic secrets from this corner of Lepontine Alps. Now we should begin our adventure starting from the next page….

Chiuso il martedi @ Aperto la sera dalle h 18 alle h 24

Gambrinus Ristorante - Pizzeria

Via Mazzorini, 6 28865 - Crevoladossola (VB) Tel. +39 032445192

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8Mergozzo - Lungolago


M

ergozzo è un piccolo e caratteristico paese posto sulle rive del Lago Maggiore fatto di piccole viuzze e case in pietra. Nella piazza in riva al lago si trova un plurisecolare Olmo, vecchio di almeno 400 anni e ormai un pò il simbolo del paese dove, sotto le sue fronde, in un passato lontano, gli uomini del borgo amministravano la casa pubblica e la giustizia. A poca distanza, accanto alla Chiesa Parrocchiale Morena Grossi, propietaria della panetteria e pasticceria Il Forno Shop in un giorno di settembre del 1998, intenta ad osservare il lento cadere delle foglie dell Olmo trasportate dal primo vento autunnale, maturò subito in lei l idea di creare un biscotto con quella stessa forma. Nascevano così Le Foglie dell Olmo ...

Il Forno Shop F

amosi sono i biscotti le foglie dell olmo biscotti di pasta frolla con un cuore

di marmellata di albicocche, cioccolato, crema caffè, mirtillo e miele nella forma caratteristica a foglia ricordano le foglie di quell olmo che ormai da

decenni è il simbolo di Mergozzo. Accanto alle foglie dell olmo la caratteristica fugascia (focaccia dolce), il nocciolato di Bracchio (piccolo amaretto), l amaretto di Mergozzo e il biscotto del nonno e tante altre specialità, locali e non, completano la vasta gamma di golosità tra le quali è possibile scegliere. Novità del 2008 Il Grappolo d'uva : un biscotto di pasta frolla a forma di grappolo con un ripieno di gelatina di vino Bracchetto d'Acqui e vino Bacan delle nostre valli.

di GROSSI MORENA E C. SNC Via Sempione, 8 28802 MERGOZZO (VB) Tel./Fax 0323.80780

morenagrossi@libero.it


IL CIOCCOLATO

N

di Paola e Cristiana Grandazzi

on solo svizzero, verrebbe da dire. Lossola ha goduto della vicinanza di una nazione maestra nell arte della produzione di cioccolato. Per questo ci sentiamo così vicini a questo unico e incomparabile dolce alimento. A Pasqua per esempio se ne riceve molto, e tante volte questo finisce in una scatola che solitamente staziona nel nostro armadietto per mesi e mesi. Qui di seguito allora vi daremo un idea per riciclare semplicemente il cioccolato delle nostre uova di pasqua. Una golosa e facile ricetta che vi stupirà.

Mousse al cioccolato? ecco la ricetta! INGREDIENTI: gr. 100 cioccolato - gr. 70 burro 4 uova - 4 cucchiai di zucchero Per prima cosa fate fondere a bagnomaria il cioccolato che avete recuperato assieme al burro. Montare a neve i 4 albumi d uovo. Separatamente montare i 4 tuorli a spuma e lo zucchero, aggiungere il burro e il cioccolato, incorporare gli albumi a neve delicatamente et voilà la mousse è pronta da versare nelle coppette. Lasciare in frigorifero almeno un ora prima di consumarla (se ce la fate a resistere!!) 10


Via Castellazzo, 23 28845 Domodossola (VB) Tel./Fax +39.0324.243040

choco@officinadelcioccolato.it

chiuso il lunedì closed on monday

al 1924 a Domodossola, la pasticceria Grandazzi nasce come pasticceria tradizionale per specializzarsi, sotto la conduzione delle sorelle Paola e Cristiana (terza generazione di pasticcere), nella produzione di cioccolato, prestando particolare attenzione alla forma e alla qualità della materia prima. Il nostro punto di forza è, oltre al livello di qualità sempre costante, la particolarità delle forme con le quali presentiamo al pubblico il nostro cioccolato che così si trasforma in una dolce e originale idea regalo. Tutto questo grazie alle dimensioni artigianali della nostra azienda . La nostra produzione spazia dalle classiche tavolette (ma sempre con un tocco di originalità vedi TAVOLETTERA) ad oggetti di uso comune come: attrezzi arrugginiti, caffettiere, utensili da cucina, mouse, rasoi da barba, ecc. Il Laboratorio sito a Domodossola, ha un annesso punto vendita al pubblico e grazie alla nostra partecipazione a numerose fiere, abbiamo un parco clienti che spazia in tutta Italia e anche all estero (Inghilterra, U.S.A., Germania, Svezia, Russia, Polonia, Spagna, Ungheria). Il sito internet www.lofficinadelcioccolato.it e www.pasticceriagrandazzi.com, permette oltremodo di avere una panoramica della nostra produzione.

www.lofficinadelcioccolato.it

D

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LA RICET TA di William Vicini Ristorante la Meridiana

Crema morbida di castagne in cialda croccante Le dosi sono per 8 persone

Per le cialde croccanti 50 gr. Albume 50 gr. Burro ammorbidito 50 gr. Farina 40 gr. Zucchero a velo Incorporare nel burro ammorbidito lo zucchero a velo, l albume e rendere il composto liscio, a questo punto aggiungere la farina. Su delle placche con l aiuto di un cucchiaio formare dei dischi del diametro di circa 5 cm e metterli in forno a 180 gradi per circa 3-4 minuti.

Per la crema di castagne 250 gr. Castagne già sbucciate 4 dl latte 120 gr. Zucchero 60 gr. Tuorli 1 bustina vanillina 180 gr. panna 4 gr. Colla di pesce

I una piccola casseruola far cuocere le In ccastagne con il latte e 40 gr. di zucchero, quindi passare il tutto al setaccio. q A questo punto preparare la pate a bombe , fare uno sciroppo portando ad ebollizione 80 gr. di zucchero con 60 gr. di acqua. A parte frustare i tuorli con la vanillina, quindi aggiungere a questo composto lo sciroppo bollente a filo e montare finché il tutto non risulti spumoso, incorporare le colla di pesce ammorbidita in acqua fredda e ben strizzata. Smettere di frustare quando il composto sarà freddo. Ammorbidire ora la crema di castagne con poca panna liquida e quindi piano piano aggiungere il resto della panna precedentemente montata e la pate a bombe . La crema morbida è pronta... Comporre il dolce alternando i dischi di cialda alla crema di castagne e fare 4 strati. Si può accompagnare con salsa di fragole ed eventualmente con del gelato alla crema. 12


RistoranteLa Meridiana

Via Rosmini, 11 - Domodossola ( VB) Te l . 0 3 2 4 . 2 4 0 8 5 8 - C e l l . 3 4 8 . 3 8 8 . 6 1 1 8 info@ristorantelameridiana.it

Il Ristorante “La Meridiana” verte su un tipo di cucina italiana, con specialità spagnole e di pesce, non ultimi, il foie gras e il petto d’anatra con miele e pepe nero o la sella di cervo. Il tutto accompagnato da una buona Carta Vini che ne raccoglie una centocinquanta circa, curata dallo Chef patron William e dalla moglie Barbara entrambi sommelier professionisti. La tipologia della sala del ristorante è legata alla tradizione della zona, con travi in legno a vista e nel complesso accogliente e famigliare, quasi a testimoniarne la viva passione di famiglia che dal 1968 conduce questo locale.

@ Chiuso Domenica sera e Lunedi

La Meridiana Casa Vacanze

La Casa Vacanze La Meridiana è il posto ideale dove trascorrere le vostre vacanze, situata a Cadarese, in Val Formazza, a 100 mt. dalle terme, in posizione tranquilla e panoramica, lontano dalla strada, è il luogo ideale per chi desidera trascorrere una vacanza all'insegna del relax del benessere e della tranquillità.

Casa Vacanze La Meridiana Frazione Cadarese, 13 28866 PREMIA (VB) Tel. 0324.240858 Cell. 348.388.6118 info@ristorantelameridiana.it


PAGINE FRAGILI di Rosella Favino

Un libro dalla copertina di tela rossa mi guarda “ dallo scaffale di una biblioteca silenziosa, sul dorsetto un titolo scritto a mano: Valle Anzasca e Monte Rosa ”

L

o prendo, le pagine fragili mi parlano con caratteri nitidi stampati con inchiostro verde, le foto in toni del seppia mostrano panorami di montagne impervie alternati a scene di vita quotidiana e di festa, campanili, scorci di paesi arroccati sui versanti assolati; su una mappa ripiegata disegnata a tratto i nomi delle cime sono molto più numerosi di quelli delle località. E una piccola guida curata con l intenzione di attrarre il pubblico verso una vallata, che ha splendori di storia e natura, schiettezza antica di popolazione e luminosità di cielo, che guarda su bellezze di verde e di ferrigno, recita la prefazione datata 1928. Nella guida rossa la storia antica si intreccia alla storia minuta della gente; l autore, don Luigi Rossi, parroco di Castiglione, conosceva bene e amava le pecorelle del suo gregge, e ancora di più le sue montagne. Ma cosa trovava in Valle Anzasca il viaggiatore 80 anni fa? Sfoglio con delicatezza e trepidazione le pagine, ognuna rivela un piccolo tesoro: la foto di gruppo delle guide alpine di Macugnaga, con le corde di canapa e le lunghe picozze, una ragazza tra i ghiacci, con il bastone appuntito e un enorme cane da pastore bernese, case walser ben tenute... La guida riporta locande, alberghi e ristoranti, ciascuno con notizie utili: i nomi dei proprietari, una garanzia!, il listino prezzi, se ci sono sconti per i soci del Touring Club. Per Borca, ad esempio, è descritta minuziosamente l offerta dell Albergo Passo del Turlo, bellissima vista de Monte Rosa e della cascata della Quarazza, aperto tutto l anno: N. 60 letti (25 camere avevano due letti, quindi c erano alcune singole), a prezzi che variano con le stagioni, e l uso del bagno, a L. 5, così come il riscaldamento; servizi di pregio erano l acqua corrente nei piani e l autorimessa. Risalendo la valle a mezz ora da Borca si arriva alla city (così Rossi definisce Macugnaga) dove il Ristorante Dufour al Ghiacciaio del Belvedere, con cucina a tutte le ore, serviva Antipasto assortito, L. 5, Minestra L. 2 ‒ 3,50, Pollo, L. 20 ‒ 25, cacio o frutta a L. 2,50; non mancavano il caffelatte e il tè con latte, L 2, le uova fresche a L. 1,50 (!); anche le bevande riservano qualche sorpresa: gazoza e bibite a L. 1,50 e il vino da pasto è servito sfuso a L 7 al litro mentre i vini fini e il moscato arrivano a L. 11. E l acqua? E buona e abbondante quella della valle ma se si vuole quella di Bognanco, in bottiglia, c è, a L. 5, quasi come il vino! Tanto è cambiato da quando la nostra guida turistica ante litteram descriveva minuziosamente la sua valle. Eppure Luigi Rossi ci lascia con un invito che conserva tutto il suo valore a 80 anni di distanza: Caro villeggiante, [In valle Anzasca] ovunque la natura profuse i suoi tesori. Vieni e vedi.

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ERBE e SAPORI di Carlo Solfrini

“ Una passeggiata alla scoperta

delle erbe selvatiche commestibili.

Piante Selvatiche Commestibili In

primavera si sente il bisogno di rilassanti passeggiate nei

campi e nei boschi per assaporare con piacere i primi profumi e colori che la natura ci offre in questa splendida stagione. Camminare nel verde delle nostre valli è anche un invito a guardarci attorno con occhio attento: al piacere di una salutare camminata si può aggiungere la curiosità di scoprire e riconoscere alcune comuni erbe selvatiche che con il loro aroma e qualità gastronomiche hanno arricchito la tavola dei nostri nonni con piacevoli e saporite insalate. 15


Allium Ursinum Aglio Orsino E una pianta inconfondibile che in primavera tappezza di verde il sottobosco delle vallette fresche e umide. Le foglie sono simili a quelle dei mughetti però, se strofinate, emanano il caratteristico odore pungente di aglio. Tritate e aggiunte alle patate lesse o altre erbe selvatiche aromatizzano piacevolmente le insalate. E stato usato, e ancora oggi raramente,

cialmente se non si è sicuri della pulizia del corso d acqua.

Hypochaeris Radicata Piattello, Spatasciol Pianta erbacea poco vistosa e modesta, spontanea in primavera nei prati esposti e asciutti. Le foglie, disposte a rosetta ben aderente al terreno e ricoperte di una leggera peluria, sono lucide e carnose. Sono molto croccanti e ottime per insalate miste con altre erbe primaverili oppure consumate cotte come gli spinaci.

Papaver Rhoeas Rosolaccio, Papavero

Allium Ursinum

come ipotensivo, depurativo, rubefacente, risolvente degli ascessi.

Nasturtium Officinale Crescione d’acqua Pianticella acquatica comune nei nostri ruscelli di montagna e quando il clima e le alluvioni lo permettono forma dei veri e propri cuscini verdi tempestati di simpatici fiorellini bianchi. Il crescione è ricchissimo di sali minerali e vitamine; iodio, ferro, ossalato di potassio, fosfati. l odore e il gusto sono leggermente piccante rendono molto gustose le insalate. Ciò la rende importante nella fitoterapia che la usa come ipoglicemizzante, remineralizzante, espettorante. In molti luoghi viene coltivata come pregiata insalata. Essendo una piantina acquatica è opportuna una accurata pulizia prima del consumo spe16

Da tutti conosciuto per il bello e alquanto fugace fiore rosso scarlatto, che spicca in estate lungo i viottoli, nei campi e sui muri. Meno conosciute sono le proprietà alimentari della pianta, che all inizio della primavera si offre in tenere rosette basali di foglie dentellate. Si possono consumare in insalate miste, nelle minestre o cotte come qualsiasi altra verdura. Anche i semi si utilizzano per spolverare pane e dolci. Eccezionali i giovani germogli mangiati crudi e ben conditi, il gusto è piacevole, si possono anche preparano rosolati in pae, nei della, nelle minestre, stella risotti o fritti in pastella di uovo e farina.

Taraxacum m Officinale Tarassaco, Dente di Leone

E la pianta alimen-tare selvatica più conosciuta e più diffusa. Inutile ricordare in quanti modi può essere Taraxacum

Officinale


Valerianella Olitoria

cucinata, anche i petali dei fiori possono decorare le insalate e i boccioli conservati come i capperi sotto aceto sono un piacevole contorno. Contiene inulina, tannino, colina, zucchero, alcoli, mucillagine, inosite. Le foglie più tenere possono essere mangiate da sole o assieme ad altre, crude, ben condite o saltate in padella, si usano nelle minestre, nelle frittate. I boccioli dei fiori non ancora aperti e i bottoni che portano i pappi possono essere con-

P imullaa AAcaulilis Pri

servati in salamoia o sotto aceto. aceto Molto buona e poco conosciuta è la radice che lessata e condita con un buon olio extravergine di oliva offre un piatto delizioso, vergi amaro e nutriente. amar

procurerà un sonno piacevole acevole e naturale. Vengono usate anche nelle le minestre. I fiori e le foglie fatti atti seccare servono per preparare arare una gradevole tisana.

Valerianella Olitoria Gallinella, Furmantin Pianticella erbacea molto comune e conosciuta in vendita nei supermercati per fragranti e tenere insalate. Pochi sanno però che allo stato spontaneo non è poi così tanto rara, in particolare nei terrazzamenti ormai incolti e lungo i senti eri ben esposti (questo lo sapevano benissimo i nostri nonni). La tenera rosetta basale di dimensioni più modeste di quella coltivata, può essere trovata e raccolta dall autunno alla primavera inoltrata in quanto, nonostante l apparente fragilità, sopporta benissimo sia il gelo che il caldo.

Primula Acaulis P Primula, Primavera P Con la viola mammola è uno dei primi Co fior ori ad abbellire, a fine inverno, i prati e i declivi dei nostri campi quando ancora de le altre alt erbe sono secche. Sono presenti primaverina, saponina, alcool eptatonico. Viene ancora oggi usata in erboristeria come leggera sedativa, vulerb neraria nerar e antiecchimotica. Le foglie si usano sole o assieme ad altri fo tipi nelle insalate. Un classico è un misto n di lattuga e primule, che mangiata la sera, lat r Papave

Rhoeas

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FORMAGGI di Massimo Parma

“ Da apprezzato prodotto di ripiego

a ricercato ingrediente per specialità gastronomiche di nicchia.

I formaggi Caprini D

a apprezzato prodotto di ripiego a ricercato ingrediente per specialità gastronomiche di nicchia. Il latte di capra, che nell epoca dell allevamento di sussistenza era alimento di scarsa qualità, ma spesso indispensabile, ha trovato una sua dignità nell era della globalizzazione. È ormai un ricordo dei tempi andati, quelli che rammentano gli alpigiani più anziani, l utilizzo della povera capra (ma anche della pecora), specie sovente bistrattata ‒ particolarmente al cospetto della più nobile vacca ‒ e allevata a mo di ripiego nelle vallate ossolane. In un economia in cui il bovino faceva la differenza, i pascoli più brutti, o comunque meno facilmente accessibili, erano lasciati ai soli animali che vi si spingessero: capre e pecore, appunto, che col loro latte sfamavano i neonati o sostentavano gli anziani, arricchendo

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una dieta limitata, tipica d una civiltà contadina d alta quota. Il calo del numero di bovini che s è riscontrato progressivamente dagli anni 70 in avanti, ha avuto riflessi ancor più pesanti sull allevamento ovicaprino, diventato quasi inutile nel momento in cui la modernità ha reso superfluo il ricorso a tale


alimento surrogato. Ecco, così, che la popolazione è andata contraendosi sempre più. Ma non è sparita. Attualmente in Ossola sono censiti all incirca novemila capi, affidati a un discreto numero di aziende, che hanno capito che la qualità e l originalità del prodotto lavorato non sono ripiego, bensì ricchezza. Non tanto e non solo per la carne, ma anche e soprattutto per ciò che ruota attorno al latte. La tradizione dell agnello pasquale non è più la ragione principale che spinge gli allevatori a perseverare con la capra. Oggi

lavorato dopo lo svezzamento dei capretti, con una stagionatura media tra i trenta e i quaranta giorni. Le forme delle tome possono essere differenti, ma sono accomunate dalle dimensioni: le formaggelle ossolane hanno una pezzatura che sta tra il mezzo chilo e il chilo. L origine del misto vacca-capra è, contrariamente a quanto si può pensare, un esigenza più che un invenzione. Sul finire della stagione, quando il latte era scarso per poter caseificare separatamente, si faceva di necessità virtù, unendo le due

ci si dedica ai formaggi, che nelle gastronomie o nei supermercati sono divenuti oggetto di ricerca, prodotto di nicchia. Il merito deriva principalmente dai gusti della clientela, che ha affinato il proprio palato e va alla ricerca di gusti insoliti, lontani da quelli delle tome realizzate industrialmente. Incontro al mercato è andata pure la legge, che ha coniato la sigla Pat (Prodotti agricoli tradizionali), mediante la quale si certifica la qualità dell allevamento artigianale . Nel novero di tali formaggi sono entrate pure alcuni prodotti ossolani, che hanno così guadagnato nuovi mercati. Sono tre le qualità di formaggi lavorati nelle nostre valli: il puro di capra, il misto vacca-capra e la ricotta di capra. Il puro di capra s ottiene, come dice il nome, dal solo latte caprino, che viene

qualità di latte. Da questo mix deriva un formaggio dal sapore particolare, che nulla ha a che vedere col puro di capra, ma che trova ampio consenso tra la clientela. La ricotta si ottiene lavorando il siero, che è il residuo della caseificazione. Il prodotto normalmente viene consumato fresco o entro pochi giorni, ma si possono trovare ricotte di breve stagionatura, che in questo caso vengono abbondantemente salate o affumicate. Delle antiche produzioni valligiane sono rimaste più solo le basi, visto che la tecnologie e il progresso gastronomico hanno portato, anche in Ossola, importanti novità. Il formaggio caprino ben si presta a accompagnarsi con spezie o erbe, a creare nuove specialità nelle quali la storia si fonde con la modernità. 19


FORMAGGI di Silvano Ragozza

I

n qualche località si chiama sràz, in altre sangarlìn. A Colloro, invece, viene chiamato masarèt. Si tratta di un particolare tipo di ricotta di latte di vacca e di capra che i vecchi contadini fanno stagionare in speciali contenitori fatti di semplice corteccia di betulla o di faggio (r΋sca ‘d bèula o ‘d fuscàal), localmente chiamati böz, cuciti insieme con lunghe e sottili strisce pure di corteccia, e più recentemente con del filo di ferro. La ricotta viene salata, pepata e poi messa sopra il camino perché assuma il tipico aroma di fumo (la mascàrpa), oppure semplicemente messa in cantina, dove in pochi giorni si coprirà di una caratteristica muffa, e allora prenderà il nome di masarèt. Dopo qualche settimana di stagionatura, il masarèt è pronto per essere consumato con la polenta (la pùat, la pulènta) o spalmato sulle fette di pane di segale (pàƾ biàva, pàƾ nègar).

Il masarèt

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Il nome masarèt deriva da masaràa, cioè “macerare, stagionare”, dal latino MACERARE “bagnare, ammorbidire”. Abbiamo notizia di questo tipo di latticinio e del suo recipiente fin dal Medioevo: negli statuti comunali di Vogogna del 1374 troviamo infatti l’espressione de seratiis cum ruscha. Il seratium (dal latino SERUM “siero”) era, a quell’epoca, la ricotta stagionata, che ancora oggi in qualche località viene chiamata saràþ, sràz, mentre la ruscha, oggi r΋sca, è la corteccia usata come contenitore. Si tratta di un alimento oggi sempre più raro da trovare, ma che per molti secoli ha costituito uno degli alimenti principali dei nostri antenati, un alimento povero poiché è l’ultimo prodotto derivato dalla lavorazione del latte. La ricotta, infatti (i gnòch), è ricavata dal siero di latte (la srùa) già sfruttata per ottenere il formaggio (u sprés). Si ottiene aggiungendo un poco di aceto al siero messo a riscaldare, e per questo in italiano viene chiamata ri-cotta, cioè “cotta due volte”.

Produzione di caprini a cagliata lattica freschi, con le erbe o solo olio d’oliva, caciottina fresca o stagionata, tomette e ricotta tutte stagionate in una cantina in sasso come una volta...

MARISA COTTINI Via Dante Alighieri, 8 - 28803 Premosello Chiovenda (VB) Vendita presso Latteria Turnaria Via Cuzzi, 7 - Premosello Chiovenda

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LA RICET TA

“Due nuove ricette

per scoprire gli antichi e intensi sapori della nostra terra

z’Makanà Stubu

Ristorante in Macugnaga tel. +39.0324.65207 ristorante@residencecimajazzi.it Via Monte Rosa ,114 - 28876 Macugnaga (VB) tel. +39.0324.65796 - 65847 fax +39.0324.65827 www.residencecimajazzi.it

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Direttamente dal ristorante z Makanà Stubu di Macugnaga un interessante rivisitazione di un gustoso e famoso piatto di Macugnaga fatto recuperando pane raffermo, e una squisita torta con formaggio e mirtilli rossi.

Jazzini all’anzaschina

Torta di formaggio con mirtilli rossi

stato rivisitato dal ristorante z Makanà Stubu supponendo che in casa ci fosse sempre del pane avanzato e che non andava per nessuna ragione sprecato. Gli ingredienti quindi sono: pan grattato, farina di semola, uova, con i quali, mescolati insieme, si prepara un impasto che verrà teso con il mattarello, tagliuzzato irregolarmente e buttato in acqua bollente. Nel frattempo, a parte, viene rosolata della pancetta tagliata finemente con un trito di cipolle bianche, del burro e un cucchiaino d olio. Terminata la cottura degli Jazzini, si mettono nella pentola con la pancetta e della toma della valle. Lasciare che il formaggio fonda e servire molto caldi.

rendere dei biscotti secchi e frantumarli, aggiungere del burro e mescolare sino a quando non si ottiene un composto che rimane legato al cucchiaio di legno con il quale avete impastato gli ingredienti. Con un cucchiao di metallo stenderlo sul fondo di una tortiera. Coprire l impasto con dei mirtilli rossi (anche marmellata può andare bene). Nel fratttempo mescolare in una terrina mascarpone e ricotta, uova, poco zucchero e lasciarlo scivolare sull impasto. Mettere in forno fino a quando il tutto non si è rappreso.

È

P

Immagini: pag. 22: torta di formaggio con mirtilli rossi - in alto: Jazzini all’anzaschina

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I FUNGHI a cura del micologo Dott. Dimitri Gioffi

I

l territorio dell Ossola ha una vegetazione molto assortita, a partire dalla piana del Toce, terreni alluvionali dove sono presenti frassini, robinie, ontani, pioppi, salendo per le vallate con cedui di castagni, roveri, noccioli, betulle e da un altitudine di circa 800 mt. i primi maestosi faggi che lasciano il posto più in alto alle conifere quali per eccellenza l abete rosso, abete bianco, pino silvestre, sino alle vette con i larici; oltre solo pino mugo ultima pianta ad alto fusto e salici nani ed altre specie striscianti poi le praterie alpine. In questo territorio cosi vario i funghi hanno una rilevanza biologica fondamentale tutto l anno. Quello che generalmente chiamiamo fungo in reatà è un carpoforo cioè il frutto della pianta fungo chiamato micelio, di solito non è visibile ad occhio nudo perchè vegeta nel substrato del sottosuolo, a volte su insetti, o animali; il micelio è la vera pianta e si origina dalla germinazione delle spore che con dei filamenti intrecciati fra loro formano le ife fungine parte basilare della pianta. Le spore germinano solo in condizioni ad esse favorevoli, quando questo accade si forma un minuscolo filamento, micelio primario che incontrandosi con un altro di segno opposto andrà a formare il micelio secondario, solo dopo questa associazione il ciclo biologico potrà cominciare a fruttificare, chiaramente in condizioni ambientali favorevoli. La forma di questi carpofori-frutti che siamo abituati a considerarli e chiamarli funghi oltre che avere dei colori fantastici, odori, sapori, dimensioni particolari tanto da creare meraviglia, fascino, sorpresa e a volte, per i meno esperti, creano delle serie preoccupazioni in base alla loro commestibiltà. La costituzione chimica-biologica è del 80/90% di acqua, il resto cioè tra il 10/20% da proteine, cellulosa, sali minerali, carboidrati, vitamine, ma a volte da sostanze tossiche o mortali per l organismo umano. Quindi consideriamo un basso valore nutritivo, mentre il valore gastronomico e di ricerca di prede ambite è molto alto. Da ricordare che le spore di vario colore sono molto piccole, visibili solo al microscopio e sono a tuttoggi un sistema di corretto riconoscimento delle speci. Il loro sistema alimentare lo possiamo dividere in tre gruppi: parassiti: si nutrono a spese di esseri viventi aggredendoli, possono far morire l ospite; rappresentano comunque un serio pericolo sia per le piante, colture, insetti,animali ed addirittura l uomo. saprofiti: si nutrono in prevalenza di humus, sostanze in decomposizione, provvedono quindi alla degradazione delle sostanze organiche ad inorganiche di vitale importanza per tutti i cicli biologici in natura. simbionti: si nutrono scambiando sostanze nutritive con le piante, arbusti, erbe. Il fungo con le ife miceliari instaura un legame mutualistico (micorizza) con le radici delle piante dove avviene uno scambio di sostanze alimentari; è dimostrato che piante micorizzate hanno uno sviluppo più rigoglioso, infatti un bosco sano favorirà la crescita di funghi. La preoccupazione di chi fa un buon raccolto è sempre quella di sapere se sono tutti mangerecci; la situazione che il fungiat non vorrebbe mai incappare è una spiacevole intossicazione, che può portare anche in alcuni casi al decesso. Li consderiamo commestibili tutti quelli che, in determinate condizioni, non arrecano danni al nostro organismo. 24


Non commestibili tutti quelli che per consistenza legnosa, sapori amari, piccanti, odori nauseanti e dimensioni microscopiche ne fanno sicuramente il consumo. Velenosi quelle speci che sicuramente con-he tengono delle sostanze tossiche che anche on con la cottura o trattamenti particolari non vengono distrutte. Sono molti i Generi che porcomprendono speci velenosi. Quindi è impororati tante portare il raccolto presso gli ipettorati e alle micologici delle A.S.L. del territorio oppure Associazioni Micologiche che con gli espertii posità del sono togliere ogni dubbio sulla commestibilità nostro raccolto. e in due gruppi: quelle a breve Le intossicazioni fungine vengono suddivise latenza o incubazione, quelle a lunga latenza. I sintomi della breve latenza si avvertono subito dopo il pasto fino ad un massimo di sei ore. I sintomi della lunga latenza appaiono dopo circa sei ore fino a ventiquattro ore ma anche dopo alcuni giorni (15-18 g.). Sicuramente quella a breve latenza ha solitamente disturbi di modesta entità che si risolvono in tempi relativamente brevi, chiaramente dipende dalla quantità ingerita; di solito possono essere di tipo gastrointestinale, muscarinica, panterinica, coprinica e paxillica. Le sindromi a lunga latenza sono quelle più pericolose perchè purtoppo, anche se la scienza che ha fatto passi da gigante non è in grado (oggi) di risolvere alcuni casi mortali. Le possiamo riassumere in tre gruppi: falloidea, orellanica, giromitrica. La falloidea è quella con esito mortale più frequente. Avviene con l igestione della Amanita phalloides, verna, virosa, Galerina marginata ed alcune Lepiote di piccola taglia. Procurano danni irreversibili al fegato, 30-50 grammi di fungo fresco per una dose mortale. L orellanica è forse la più subdola delle intossicazioni in quanto dopo i primi sintomi si a uno stato di benessere che può durare alcuni giorni (fino a 20 giorni) per poi ricomparire con insufficienza renale acuta permanente a questo stadio ben poco si può fare; i funghi responsabili sono il Cortinarius orellanus, speciosissimus (orellanoides). La giromitrica cui speci responsabili principalmente sono la Giromitra esculenta, gigas, infula. Dopo disturbi quali cefalea, vomito, sudorazione abbondante, ecc. compaiono (dopo 2-3 giorni) danni epatici, nervosi, neurologici sino ad alcuni casi di decesso. Per consumare il nostro buon raccolto è bene farlo visitare da un esperto. Utilizzare solo funghi in buono stato di conservazione, freschi, senza ospiti. Utilizzare quando si raccolgono dei cesti areati, non i soliti sacchetti di plastica che fanno maturare i funghi molto velocemente. Vanno sempre puliti prima di riporli nel cestino, e in caso di raccolte sospette dividere da quelle sicuramente che sono commestibili. Si ricorda che solo pochissime specie possiamo mangiarle crude e non da tutti tollerate, è sempre meglio cucinarle, anche alla griglia dovono cuocere il più tempo possibile. Da ricordare il buon senso al consumo perchè anche se commestibili una grande quantità potrebbe dare spiacevoli inconvenienti. E buona norma inoltre: verificare se il luogo prescelto esistono dei divieti di raccolta, munirsi di tesserino di raccolta dove questo è richiesto.

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Gallo Nero Osteria

i

l locale, ricco di atmosfera

ed

improntato sulla ricerca della cucina tradizionale, offre all'attento guormet una competente selezione di vini Italiani, abbinabili alle caratteristiche delle specialitĂ della nostra cucina: salumi nostrani, formaggi d'alpe, paste della tradizione ossolana, carni selezionate e selvaggina.

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28864 Montecrestese (VB) Valle Ossola Frazione Pontetto, 102 Tel/Fax. 0324.232870 info@osteriagallonero.it www.osteriagallonero.it Chiuso il lunedĂŹ


Ristoranti Consigliati Una selezione di ristoranti ossolani provati per voi, dove gustare i piatti e i prodotti locali. Baceno

Vecchio Scarpone

Via Roma, 48

0324 62023

Devero

Casa Fontana

Alpe Devero

377 3108017

Domodossola

Ristorante La Meridiana

Via Rosmini,11

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Crevoladossola

Ristorante Pizzeria Gambrinus Via Mazzorini, 6

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Crodo

Ristorante Buongusto

Fraz. Mozzio

0324 61680

Crodo

Ristorante Pizzo del Frate

Fraz. Foppiano

0324 61233

Crodo

Ristorante Edelweiss

Fraz. Viceno

0324 618791

Croveo

Ristorante Cistella

Loc. Croveo

0324 62085

Macugnaga

Ristorante z MakanĂ Stubu

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Malesco

La Peschiera

Via Peschiera, 23

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Masera

Osteria del Divin Porcello

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Montecrestese

Osteria Gallo Nero

Fraz. Pontetto, 102

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Oira

Ristorante C era una volta

Via Valle Formazza, 15

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Ornavasso

Trattoria Lago delle Rose

Via Pietro Iorio

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Villadossola

La Tavernetta

C.so Italia, 4

0324.54303

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IL PESCE a cura della A.S.D. sez. prov. pescatori VCO FIPSAS

Le acque dell’Ossola, cormorani, aironi e rilasci idrici permettendo sono tutte pescose e abitate da pesci autoctoni. Diveria, Anza, Ovesca, Melezzo, Cannobino, Toce e numerosi altri riali sono praticabili con il permesso di pesca. Qui di seguito l’elenco dove occorre pagare la tessera FIPSAS. 1-F FIUME TOCE: Tratto scorrente in Comune di Premia, esclusi gli affluenti. Da 100 mt a monte del ponte che esc porta po alla centrale di Crego fino alla confluenza con il Deverino è vietata la pesca in quanto zona di protezione. ver 2 - FIUME TOCE: Tratto scorrente in Comune di Crodo, esclusi gli affluenti. es 3 - FIUME TOCE: Tratto scorrente da Pozzomaglione in Comune di Crevaladossola, fino al ponte della MizComune di Domodossola ed affluenti: zoccola nel Com TORRENTE DIVERIA dal vecchio ponte in Comune di Crevoladoossola alla foce. TORRENTE BOGNA dalla Chiesa di S. Stefano alla foce. 4 - FIUME TOCE: Dalla cappella degli Scopelli in Comune di Beura Cardezza, allo sbocco nel Lago Maggiore. Sul fiume Toce a valle delle paratoie di Prata è stata istituita una zona di protezione con entrata in funzione della scala di monta per una lunghezza di 200 mt a valle delle paratoie stesse. In questo fiume dal ponte della statale di Gravellona Toce alla foce, le acque sono classificate secondarie,, ma vige ugualmente l obbligo di segnacatture per i sallmoidi. In questo tratto, e solo in questo tratto, è permessaa la pesca con il cagnotto e la pasturazione limitata ad un n kg di cagnotti e a due kg di sfarinati. 5 - TORRENTE DIVERIA: Tratto scorrente in Comune di Varzo dalla presa della Società Enel in Frazione Balbalonesca al ponte nuovo di Crevoladossola (200 mt a monte della galleria di S. Giovanni) esclusi gli affluenti. Nel Divet . Ne ti N el D Di ive veve ria è vietata la pesca dallo sbarramento della Centrale Enel di Varzo alla confluenza con il Rio Cairasca perché zona di ripopolamento. 6 - TORRENTE MELEZZO OCCIDENTALE: Scorrente nei Comuni di Druogno, Trontano e Masera fino alla foce escluso gli affluenti. II tratto scorrente e in Comune di Druogno fino al ponte di Marona è in n concessione al comune stesso. Oltre alla tessera FIPSASS occorre munirsi del regolamento particolare comunale. 7 - TORRENTE OVESCA: Dalla confluenza del Rio Troncone e Rio Loranco nel Comune di Antrona Schieranco allo sbocco nel fiume Toce in Comune di Villadossola. 28


Pesca Sportiva e Ristorante

Lago delle Rose Ossolane Specialità di Pesce à t i l a i c e p S

Via Pietro Iorio Ornavasso ( VB) Cell. 333.982 9810 lagodellerose@ossola.com

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PESCE IN TAVOLA di Fabio Pizzicoli - Albergo Ristorante Buongusto - Mozzio di Crodo

Filetto di Lavarello arrotolato alla pancetta.

Ingredienti per 4 persone: 8 filetti di lavarello del peso di circa 60 gr. cadauno. 8 fettine di pancetta arrotolata artigianale ossolana. Pane grattugiato. Salvia e rosmarino tritati. 1 dl. di Vino bianco secco. 50 gr. di burro. Sale Procedimento: 1-Stendere i filetti di lavarello e salarli leggermente in superficie. 2-Cospargerli con poco pane grattugiato e il trito di salvia e rosmarino. 3-Stendere le fettine di pancetta ossolana sui filetti di pesce. 4-Arrotolare ogni filetto e se necessario fermarli con uno stuzzicadenti. 5-Cuocere dolcemente i rotolini di pesce in una padella antiaderente con il burro e qualche fogliolina di salvia dopo circa 4 minuti bagnare con poco vino bianco e terminare la cottura altri 5 minuti. 6-Servire il paesce ben caldo, cospargendolo con il suo sugo di cottura.

Filetto di Trota o Salmerino gratinato con pane allErba Bona Erba bona è il nome dell’associazione di coltivatori di erbe aromatiche che opera in Val d’Ossola. Ingredienti per 4 persone: 4 filetti di trota bianca fario o iridea oppure salmerino del peso di circa 120 gr. Cad. 100 gr. di Pane grattuggiato. Erbe aromatiche dell’associazione Erba Bona tritate – salvia,rosmarino, maggiorana, timo, timo citrato, una foglia di aglio ursino tritata. sale. burro. farina Procedimento: 1-mescolare bene il pane grattugiato con tutte le erbe aromatiche finemente tritate e un cucchiaio di olio di oliva. 2-rifilare i filetti di trota, eliminando le tutte le lische, quindi salarli leggermente in superficie. 3-Infarinare leggermente ogni filetto da ambo i lati, e dorarli qualche minuto in una padella antiaderente con il burro aromatizzato alla salvia. 4-Stendere i filetti in una placca da forno, ricoperta di carta oleata. 5-Coprire ogni filetto di pesce con il pane grattugiato alle erbe aromatiche, preparato in precedenza. 6-Terminare la cottura in forno a 200 gradi, g , per p pochi p minuti.. 7-Servire immediatamente.

albergo albe

ristorante

BUONGUSTO BU U UO O

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Via Centro, 67 28862 Mozzio di Crodo (VB) Tel./Fax +39.0324.61680 info@albergobuongusto.it


I SALUMI

L

a lunga tradizione che l Ossola ha nel campo degli insaccati, non ha solo un valore gastronomico o commerciale. Andando indietro nel tempo, quando agricoltura e allevamento erano attività di

sussistenza, il maiale era quasi un motore dell economia e la sua macellazione diventava una festa. Nei quasi cento giorni compresi tra dicembre e febbraio, quando gli animali raggiungono il quintale e mezzo, arrivava il turno del cervelé, il macellaio ambulante, che arrivava in paese e cominciava un duro

e lungo lavoro. Perché, come recita il detto, del maiale non si butta nulla. Recuperate le cotenne, dalle quali si ricavavano poi pennelli, si attaccavano carne e interiora. La prima veniva macinata e, una volta aggiunte le spezie e gli aromi, insaccata nel budello. I salami così ottenuti venivano messi a stagionare. Ed era tradizione che, l anno successivo, l arrivo del cervelé fosse accompagnato dall apertura di un salame confezionato proprio dodici mesi prima. Salame della Valdossola: Salume tradizionale delle vallate alpine dell Ossola, costituito da polpa scelta della coscia, lombo e lardo di maiale maturo. Le carni utilizzate sono quelle provenienti dalla regione e lavorate direttamente nel salumificio artigianale. Violino di agnello: E un cosciotto intero di agnello che viene salato e conciato con diverse droghe quali: la noce moscata, l alloro e il rosmarino. La conservazione di questo prodotto è dovuta prevalentemente al sale da cucina e all essiccamento durante il periodo di stagionatura. Filetto alle erbe alpine: Viene preparato con il filetto del suino, salato, macerato e aromatizzato con erbe aromatiche alpine e vino. Le carni utilizzate sono quelle suine provenienti dalla regione Piemonte. Pancetta alle erbe alpine dell Ossola: Costituita dalla porzione ventrale del mantello di copertura della mezzena del maiale in cui il lardo è venato di fasci

SALAME AI

muscolari. Viene preparata con cotenna o senza, distesa o arrotolata. È un prodotto stagionato ottenu-

MIRTILLI

to tramite salagione ed essiccamento secondo la

della Valle Vigezzo

tradizioni delle vallate alpine dell Ossola rurale. Bresaola alle erbe alpine dell Ossola: Carne salata artigianalmente secondo la tradizione della valli ossolane, realizzata con tagli pregiati della coscia di vitellone e manzi allevati in regione, salati, macerati e aromatizzati con erbe aromatiche e vino; l unico fattore conservante è rappresentato dal sale e dal nitrato. Mortadella della Val d Ossola: Un salume realizzato con carni suine crude alle quali si aggiunge una piccola quantità di fegato (5%), in alcuni casi anche vino insaporito da spezie, una sorta di vin brulé. Il tutto viene insaccato nel budello di maiale a cui segue una stagionatura di due mesi. Il gusto

Una particolare specialità un salame prodotto con carni suine accuratamente selezionate, mirtilli freschi disidratati spezie e sale. Prodotto in quantitativi limitati, dal gusto fresco e dal gradevolissimo profumo, il gusto dolce del mirtillo nero da sapore al salame esaltandone le caratteristiche, non contiene derivati del latte ed è pertanto indicato per coloro che hanno intolleranza alle proteine questo alimento. otte tei eiine e ne di di q que qu ue essto tto o al imento. Altri prodotti che si possono trovare presso il ristorante la peschiera di Malesco: Salame

è deciso per via delle piccole quantità di fegato di

alle noci, Salame al

maiale e di vin brulé. Si mangia a fette, possibilmen-

ginepro, Lardo al

te accompagnato con il locale pane nero di Coimo.

nocciolo, Lardo al tarlap arlap e molti altri prodotti da

Quando è fresca si può lessare e servire con le pa-

noi confezionati.

tate opure si può cuocere in forno e servire con polenta asciutta.

Il Mulino srl - Via ai Monti, 51 - Toceno (VB) ielmoli@tiscali.it 31


VALLE ANTRONA Trekking fotografico

fotografico ai laghi della Val Troncone, “ Trekking Antrona, Campiccioli, Camposecco, Cingino ”

Partenza dal lago di Antrona sentiero GTA fino alla diga di Campiccioli dove si può anche arrivare in auto, ma la strada è dell’ENEL. Attraversiamo la diga di Campiccioli, passiamo la centrale e ben presto troveremo un incrocio, prendiamo il sentiero che sale a destra. La salita è abbastanza dura, ma intervallata da tratti più scorrevoli. Il sentiero, ben segnato, ci porterà in tre ore al bacino di Camposecco. Prendiamo fiato e godiamo dei panorami e dei paesaggi. 32


L. di Camposecco

L. di Cingino

L. di Antrona

Proseguiamo seguendo le vecchie rotaie che scendono sulla sinistra del bivacco fino alla L. di Campiccioli galleria dalla luce temporizzata “20 minuti ca.” Aldilà della galleria il lago di Cingino. Facile osservare gli stambecchi sul muro verticale della diga e su tutto il sentiero alto. La discesa verso la Val Troncone la percorriamo sul sentiero SFT “Simplon Fletschorn Trekking” arrivati a valle seguiamo a destra verso il lago di Campiccioli. Durata dell’escursione 7-9 ore.

3 33


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Nel caratteristico centro storico di Menogno, un’accogliente soluzione per il tuo soggiorno in Ossola

Colazioni gustose e genuine a disposizione: locale lavanderia materiale turistico informativo.


LA PIETRA di Massimo Parma

La “pietra laugera”, una roccia “ serpentinosa verde utilizzata in passato per la costruzione.

F

acile l d da llavorare, resistente alle ll alte l temperature e con una conduzione d termica anche dieci volte superiore ai materiali refrattari, la pietra ollare è il non plus ultra per la cottura alla piastra. La steatite, questo il nome scientifico della pietra nata in milioni d anni sotto la pressione di rocce ricche di talco magnesio, non può essere riprodotta artificialmente. E, per questo, è ancor più preziosa. La pietra laugera , che veniva estratta nella bassa Val Bognanco e Antrona è una roccia serpentinosa verde utilizzata in passato per la costruzione di stufe, mortai, panche e perfino tubature. In campo alimentare la si utilizza, come detto, perlopiù come bistecchiera. Le avvertenze all uso sono particolari. La pietra non deve essere mai lavata con detersivi, né bagnata con acqua fredda (nel caso si rompe con estrema facilità). Prima della cottura inaugurale va unta per non meno di 24 ore con olio d oliva e asciugata con carta assorbente. Poggiata sul fornello domestico, sul barbecue o sotto una fiamma viva, una volta portata a temperatura si mantiene calda - e d un calore uniforme - come nessun altro prodotto. Incastonata in supporti metallici che le consentono d essere spostata, può essere servita in tavola 35


dove, per le sue caratteristiche, manterrà caldo il cibo e, in più, continuerà a cuocerlo. Dal ristorante Divin Porcello di Masera alcuni consigli per l uso in tavola; qui il piatto viene servito con carne scelta di maiale, lonza e filetto, accuratamente sgrassata e tagliata a fettine fini. La carne grassa sprigionerebbe fumo e il manzo rilascerebbe troppa acqua, inoltre la carne di maiale anche se ben cotta rimane piu morbida e sempre gradevole. La pietra

viene servita nei classici piatti a scomparti con l aggiunta di patate al forno e salse varie a base di maionese, curry, peperoncino, prezzemolo e aglio. Su richiesta viene servita anche una variante con il salamino, in questo caso è necessario lasciar raffreddare la pietra per non avere una ecessiva cottura che provocherebbe sgradevole fumo. La cottura su laugera è dietetica dato che non necessita di aggiunta di condimento, viene messo solo un po di sale direttamente sulla pietra.

GRANITI

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a bistecchiera in pietra ollare è indicata nella cucina dietetica, poiché cuoce si. il cibo senza grassi. È disponibile in due formati:: 40 2 cm, completi l ttii di di 22x31x2 cm e 25x40x2 telaio in acciaio inox, fornellini e di una deliziosa confezione che ne fa anche un simpatico e originale articolo da regalo. Su richiesta eseguiamo bistecchiere tagliate a misura per barbecue esterni. La lavorazione della beola e del Serizzo sono le principali attività della ditta Prini. Con questi materiali, realizziamo, arredamenti per esterni, ed interni.

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I salumi del

Un antica struttura del trecento per celebrare i peccati di gola. Una cornice rustica e ricca di sapore montano.

Il ristorante tipico ossolano

Prodotti tipici: salumi nostrani gli gnocchi ossolani, la carne di maiale cotta sull antica pietra ollare...

28855 MASERA (VB) - Fraz. Cresta, 11 Tel. 0324.35035 - Cell. 348.2202612 divinporcello@tiscali.it www.divinporcello.it - lunedĂŹ chiuso -


VALLE ANTIGORIO di Claudio Zella Geddo

ridente e solare che grazie “alleUnsueluogo condizioni climatiche ha potuto godere di un’economia rurale di pregio.

Il borgo di Oira e gli asparagi

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ira è un borgo ridente e solare di Crevoladossola, luogo che da sempre ha goduto di condizioni climatiche estremamente favorevoli e che dunque ha potuto sviluppare un economia rurale di pregio. Ma l antica Oyra (così come viene definita nell Estimo di Crevola del 1396) risulta pure interessante per taluni aspetti artistici ed architettonici d eccellenza. Non si può certo dimenticare a questo proposito il celebre dipinto Madonna con il latte e i Santi Pietro e Antonio abate che l artista novarese Giovanni da

Campo pose, nel 1433, sulla facciata della dimora di Petrus Zani; affresco di residuale e gotico incantamento da tempo collocato presso il convento del Sacro Monte Calvario. Più in generale Oira oltre al complesso religioso della parrocchiale di Sant Abbondio al cui interno sono conservate tele di santi del XVII°secolo, evidenzia un ordito architettonico di pregio, un rigoroso equilibrio tra case e campi, terrazzamenti e boschi. Attraversandola si può osservare la parte alta medievale fitta di croci potenziate e di costruzioni autodifensive con montanti a cuspide e portali a gemino, atmosfera d antan ben p evidente nelle losanghe bianco-rosse e ssimbolo della famiglia dei De Rodis - che ssi trovano dipinte su di un imponente e dominante edificio rustico. d Ordito, quello di Oira, che rappresenta O nella continuità dei materiali attraverso n i secoli esempi di certa bellezza come le quinte in sasso con finestre del 1400, le q doppie mensole in pietra del 1600 o le d

Il Borgo di Oira 39


leziose grate antivolpi che adornano le case del secolo XVIII° . L agricoltura è sempre stata connotazione fondamentale della fisionomia economica e sociale del borgo. Oira, al di là della fantasiosa interpretazione secondo cui sarebbe stata una riviera a ridosso di un mare, ha sempre avuto un microclima di favore poiché risulta ben riparata dagl impetuosi venti che spirano - anche nei mesi estivi - da nord, nord-ovest. Si sono perciò sviluppate attività rurali tradizionali come la viticoltura, l allevamento e la tessitura. Il celebre Prunent, ad esempio, è un vitigno locale (derivato dal Nebbiolo) la cui produzione e consumo sono accertati in Ossola a partire dal secolo XIV° , con consistenti quote dedicate all esportazione nel vicino Vallese lungo la via del sale e poi su fino al grande mercato di Lione. Nel 1990 la Comunità Montana Valle Ossola ha impostato un lavoro di recupero e valorizzazione di questo vitigno e dopo aver individuato i vecchi ceppi un impianto è stato posto anche ad Oira insieme con altri sette vigneti sparsi nella pianura ossolana. Il processo di maturazione del Prunent è lungo è solo dopo sette anni si ottiene l uva da vinificazione a cui ne vanno aggiunti due per l affinamento, ma si sa la tradizione vuole giustamente i suoi tempi! Una certa rinomanza culinaria il paese la conserva grazie ai famosi piatti a base di asparagi serviti al Ristorante Modoni, locale già citato dal Bazzetta con la seguente annotazione Oira (mt 383) - Ristorante Modoni, buono - località frequentata da quelli di Domo nei giorni festivi della bella stagione . Anche in base a testimonianze e riscontri reali sappiamo che fino agli anni 70 era consuetudine coltivare, lungo i terrazzamenti, gli asparagi di tipo grosso e colore verde che poi venivano serviti con burro 40

fuso, uova, insalata, olio e limone e arricchiti di sapore con abbondanti dosi di formaggio (l odierno asparago alla piemontese). Altri ceppi della pianta venivano invece portati al mercato di Domodossola per la vendita. Ma quali le ragioni di questa tradizione? Innanzitutto bisogna considerare come l asparago (asparagus officinalis) ami i terreni soffici e ben concimati. Inoltre come specie indigena può crescere spontaneamente tra le vigne o le ripe dei torrenti. Teme molto l eccesso di umidità ma al di là di questo ha poco da scontare essendo una pianta assai robusta e in grado di resistere ai freddi più intensi. Dunque l habitat di Oira non può che risultare ideale per questa Liliacea anche perché il terreno dell asparagiaia deve essere un poco sabbioso anche calcareo e privo di pietre. Terreno che va preparato - come ci riferisce chi ancora lo coltiva - scassandolo il più profondamente possibile si scavano quindi delle piccole buche nelle quali, a marzo, andranno piantate le zampe d asparago (radici rizomanti). Dopo l interramento si stende sul tutto un buon strato di letame ben maturo e 5 o 6 cm. di terra tratta dagli argini durante l annata, si sarchia e si innaffia ripetutamente avendo la cura di tenere il campo libero dalle erbe infestanti; ad autunno si toglieranno poi i gambi ingialliti. L asparago anche ad Oira ha dei nemici ovvero la cosiddetta ruggine dell asparago che si deve asportare 10 cm. sottoterra con tagli sui gambi intaccati e il coleottero Criocera che ne divora foglie steli. Si tenga presente che la raccolta dell asparago può avvenire solo dalla terza primavera dell impianto, cominciando con pochi turioni, vale a dire quei polloni con foglie quasi come squame a ciuffi e un frutto simile ad una bacca rossastra,


che dapprima risultano teneri per poi indurirsi e ramificarsi fino a raggiungere il metro d altezza. Vale la pena di sottolineare in termini biologici la completa commestibilità dell alimento e la sua funzione diuretica esaltata dall aspargina, sostanza organica che si trova nelle radici e già ampiamente utilizzata dalla farmacopea medievale. A questo punto non resta altro che augurarsi bel tempo per poter assaggiare nei prossimi giorni l asparago e ricordarsi poi d assistere allo spettacolo della fioritura estiva che fa parte dei ricordi d infanzia d ogni ossolano.

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Ristorante Pizzeria

C’era una volta Via Valle Formazza,15 Oira di Crevoladossola (VB) 0324.33294 - 339.6210622 Chiuso il Lunedì

Oira and Asparagus

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ira is a pleasant and sunny suburb in Crevoladossola. The town has always benefited from favourable weather conditions. Therefore it could develop a worthy rural economy. The ancient Oira (so called in an official Crevola document of 1396) is also interesting for worthy artistic and architectural facets. We must not forget the fresco “Madonna con il latte e i SS Pietro e Antonio Abate” (“Our Lady of milk with Saints Peter and Anthony Abbé”) by the artist Giovanni da Campo from Novara who painted it on the front of Petrus Zani’s residence in 1433. This Gothic fresco has been on Sacro Monte Calvario for a long time now. Oira shows a medieval self-defense gateway with a lot of Alp crosses and an impressive and commanding rural building with white and red painted lozenges, De Rodis Family’s emblem. The wine-growing has given our palate the Prunet (a local wine from Nebbiolo wine). The growing of this wine was established in the 14° century. The Prunet must mature for 7 years and 2 years are added on for better quality. The famous Oira cuisine is of dishes with asparagus. The asparagus officinalis loves soft and well fertilized soil and it can grow naturally in the vineyards or on the banks of the streams. So the habitat in Oira is perfect for this plant. It’s worth pointing out the whole edibility of the species and its diuretic function from asparagines, an organic matter, which is found in its roots and was employed in medieval medicine. Don’t forget to see the summer flowering of the asparagus though: it is a wonderful sight!

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La Valle dei Marchi a cura della Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza

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a Valle Antigorio Divedro Formazza è la punta estrema del Piemonte, costituita prevalentemente da territorio montuoso, con una superficie di 61.033,00 Km2 con circa 12.000 abitanti. È un contesto montano che come spesso accade appare abbastanza chiuso, malgrado ciò, in alcuni settori le imprese e le istituzioni hanno saputo coniugare la tradizione culturale con una modernità più simile a quella che si può trovare nelle aree urbane delle grandi città del nord, che si distinguono per le azioni dirette alla salvaguardia delle produzioni artigianali ed industriali, e anche nell ambito più generale del made in Italy. La storia dei marchi della valle parte dal Crodino, ideato dalla vulcanica ca mente del patron delle Terme di Crodo, Piero Ginocchi, ne è partitaa la commercializzazione nel 1964, e da allora che l analcolico biondo o fa impazzire il mondo , e pare che il mondo impazzisca davvero per il crodino® visto che se ne producono dai 3 ai 6.000.000 di bottiglie la settimana nel solo stabilimento di Crodo. Accanto all aperitivvo fanno la loro bella figura anche i marchi Crodo Lisiel® e Crodo Cesa®, Acque minerali molto diffuse specie nella ristorazione, per la quale sono state valorizzate da belle bottiglie di forma innovativa. Nel 1998 è stato creato il marchio Bettelmatt® ad opera della Comunità unità Montana Antigorio Divedro Formazza e di un gruppo di agricoltori, impegnati in una zona di produzione di formaggio d alpeggio, compresa fra i comuni di Premia, Baceno e Formazza, a ridosso della catena montuosa dominata dai 3235 metri del ghiacciaio dell Arbola. Tale creazione ha coinciso con la stesura di un disciplinare di produzione al quale chi produce Bettelmatt® si deve attenere per avere la possibilità di utilizzare tale denominazione. Quindi, oltre ad esserne possibile la produzione in quei soli sette alpeggi riconosciuti per uniformità di clima, flora e altitudine, si produce seguendo regole precise quali il divieto di alimentare con mangimi il bestiame che produce il latte da utilizzare, che deve essere alimentato unicamente con erba fresca mediante il pascolamento. Inoltre nella caseificazione non è previsto l utilizzo né di lattofermenti né sierofermenti. Precedente invece è il marchio del formaggio Ossolano, creato nel 1990 dalla sinergia tra le Comunità Montane e la Provincia, capeggiate dalla Valle Ossola ed i produttori di formaggio tipico, tra cui spiccava già allora la Latteria Antigoriana di Crodo®, che è un marchio registrato, che nell arco di questi 18 anni di marchi, oltre all Ossolano, ne ha creati ben altri 4 legati a loro volta ad un tipo di formaggio: Fria®, Aleccio®, Baita® e Cistellino®, ed un 5°registrato insieme all Enoteca Garrone, di Crevoladossola, dal nome Prunent® che è sia il nome di un vino, ricavato dal recupero di un antico

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clone locale del nebbiolo, che un formaggio Ossolano stagionato in vinacce di Prunent, della famiglia Garrone è anche il marchio Cà d Matè che contraddistingue un ottimo vino affinato nell omonima cantina di Oira. Anche in Val Formazza, ad opera della Cooperativa Formazza Agricola è stato registrato un marchio, il Formazza® appunto, che caratterizza un formaggio fatto con latte crudo a pasta semi cotta, con lavorazione molto tipica della zona, ma fatta su tutto l arco dell anno. La Lumaga® di Crevoladossola è il marchio registrato di una aziena agricola di due coraggiose donne che da 10 anni allevano lumache che vendono vive o trasformate. Negli ultimi anni sono nati altri marchi legati a prodotti come il Dvarun®, che contraddistingue un formaggio della Valdivedro, e sempre in questa Valle è nato nel 2007 il marchio più spiritoso: L Asino di Varzo®, punto di partenza di una serie di eventi e interventi volti a favorire ed incrementare l allevamento di questi graziosi equini.

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The valley’s brands

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he history of the valley’s brands begins with “Crodino”. Brought into the market in 1964, at present from 3 to 6 million bottles are produced every week in the Crodo’s factory. Along with the aperitif, also several mineral water’s brands, like Crodo Lisiel and Crodo Cesa, enjoy a very good reputation. In 1998 a brand called Bettelmatt has been created by the Mountain Community of Antigorio, Divedro, Formazza together with a group of farmers working in an area dedicated to the production of Alpine cheese, which stretches from Premia to Baceno, reaching Formazza. In 1990 the brand “Ossolan Cheese” has been brought to light. Born of the common effort of the Mountain Communities and the Province, headed by the Ossola Valley and the homemade cheese producers, among whom, even then, stood out the “Antigoriana di Crodo” Dairy. The latter is a registered brand, which in the last 18 years created, aside from the Ossolano, other four brands, each linked to a kind of cheese: Fria, Aleccio, Baita and Cistellino. A fifth one, registered along with the Garrone Wine Celiar of Crevoladossola, has been called Prunent. The name reminds that of an old locai wine similar to Nebbiolo, and that of an ossolan cheese seasoned in Prunent’s vines, as well. Belonging to the Garrone’s family is, also, the brand “Cà d’matè” which answers to the name of a tasty wine produced by a wine-cellar located in Oira that bears the same denomination. Also in thè Formazza Valley a brand has been registered by the Agricultural Formazza Cooperative: the Formazza. The Formazza is a cheese made all year long with raw milk and a semi-cooked pasta, with a special procedure very much typical of the area. The “Lumaga” of Crevoladossola is a registered brand of an agricultural firm owned by two brave women who have bred snails, which are sold alive or processed, for already ten years now. In the last years, other brands linked to products like the Dvarun, a cheese from Valdivedro, were born. In the selfsame valley in the year 2007, the funniest brand “L’asino di Varzo” (Varzo’s donkey) was born, starting point for a series of events and participations by a group of Varzo inhabitants. 43


Pasticceria Fior d’Alpe di Sartori Umberto Via Marconi, 1 BACENO Tel. 0324.62023 www.vecchioscarpone.it

Fiore del Devero Da una ricetta scritta su una piccola pergamena e ritrovata fra le pagine di un vecchio libro, a base di farina, uova, burro, farina di castagne e farina di segale, noci tritate, scaglie di cioccolato, miele e grappa.

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EL IST LA

CROVEO Via Centro, 24 Tel. 0324.62085 CROVEO-BACENO

Bar Ristorante Pizzeria


I VINI

Storia dei vini ossolani, Prunent, Cà d’Matè, Ossolanum Tarlap, Balòss, Cà d’Susana.

Iminor prezzo grazie anche alla grande adattabilità della vite ai climi più diversi.

nizialmente il vino in Ossola fu importato e presto si cercò di produrlo sul posto a

In seguito ad un periodo di netto miglioramento del clima verificatosi a partire dal I millennio a. C. e che raggiunse l optimum verso il 300 circa a.C., si presentarono le condizioni ideali perché alcuni vitigni, già acclimatati sulle rive del lago Maggiore, cominciassero ad essere piantati anche nelle valli più a Nord grazie alle vie d acqua rappresentate dai fiumi Ticino e Toce. Una importante testimonianza della antica coltivazione della vite in Ossola si trova nell area megalitica di Varchignoli all imboccatura della Valle Antrona nel comune di Montescheno, nella quale un ripido pendio esposto a mezzogiorno è stato trasformato in una serie di gradonature terrazzate utilizzate per la coltivazione della vite e di altre specie indispensabili al sostentamento delle popolazioni locali. Le terrazze sono sostenute da alti muri di pietra a secco e sono corredate da serie di scale sempre in pietra e da un sistema di drenaggio molto efficiente a cui si aggiunge un sistema superficiale di irrigazione necessario solo in periodi di eventuale siccità. Infisse perpendicolarmente al terreno vi erano lastre verticali con incavi a sella che sostenevano i supporti di legno orizzontali mentre inserite orizzontalmente alla sommità dei muri si trovano lastre di pietra a tenaglia (palanghèr) o a foro passante (schènsgian) per trattenere la palificazione verticale dell impianto; l insieme di queste strutture orizzontali e verticali di pietra e legno utilizzate per il sostegno delle viti, altrove chiamate 45


pergole, in Ossola nel Medioevo vengono denominate topie . Nella necropoli di Ornavasso sono stati ritrovati numerosi tipici potatoi da vite alcuni dei quali pre-romani: essi testimoniano la presenza della coltivazione della vite in tale territorio già a partire dall epoca gallica. Altri potatoi da vite, connessi a quelli per lo sfoltimento degli alberi tutori, sono stati ritrovati nella necropoli di Craveggia in Valle Vigezzo. Per il IV e III sec. a. C. le testimonianze riguardanti la vite e il vino si trovano soprattutto nel Canton Ticino e sono documentate da brocche di bronzo a becco, destinate probabilmente al culto religioso, la cui produzione terminerà alla fine del IV sec. a. C. e da fiasche di terracotta con l imboccatura stretta, antenate dei vasi a trottola , i tipici contenitori di vino. Le testimonianze databili ai secoli successivi sono molto numerose e relative ai corredi tombali in cui si trovano frequentemente recipienti chiamati vasi a trottola . Proprio dalla Val d Ossola proviene una delle più famose iscrizioni in lingua celtica ed alfabeto leponzio riferita al vino: è scritta su un contenitore di vino, un vaso a trottola, ritrovato nella necropoli di San Bernardo di Ornavasso e conferma che il vaso conteneva vino offerto a due personaggi da parte dei loro figli. Nell VIII sec d.C. il vino è uno dei prodotti delle decime pagate dalla popolazione alla chiesa. Nel XIV sec. viene menzionato per la prima volta il nome Prunent, il vitigno autoctono ossolano per eccellenza; in un testamento datato 18 Maggio 1309 è registrato il generoso lascito annuale perpetuo in suffragio della propria anima da parte di Dumino di Pello (Trontano) al Convento dei frati minori di Domodossola di nove staia di vino; questo vino doveva essere tutto Prunent della sua vigna e doveva servire solo per la celebrazione della Santa Messa. L importanza della produzione vitivinicola in Ossola è dimostrata dalla protezione accordata ai vigneti da tutti gli statuti comunali; per esempio il tempo della vendemmia era tassativamente stabilito dai consoli delle comunità; secondo gli Statuti di Villadossola del 1345 la vendemmia poteva iniziare solo a S. Michele. Vi sono poi altri statuti che riguardano l incanevazione del vino, controllata dal pretore per assicurare la genuinità del prodotto, e tutte le norme imposte ai tavernieri che potevano vendere vino solo in tempi stabiliti e con misure controllate. Taverne ed osterie erano, del resto, sparse in tutta l Ossola. Il commercio del vino ossolano assunse una sempre maggiore importanza fino a diventare il prodotto principale dell agricoltura locale, raggiungendo per secoli le tavole e le taverne della Svizzera centrale valicando le Alpi a dorso di mulo attraverso i passi montani del Sempione, del Gries, dell Arbola, del S. Giacomo, cariche di botti di vino. Il vino divenne fonte di grande ricchezza per diverse famiglie di notabili locali che riuscirono ad accaparrarsi le zone migliori per la produzione del buon vino, come testimoniano certe splendide magioni storiche situate a Trontano e Masera, dove avevano masserie e fattorie gestite a mezzadria dalle quali potevano raccogliere grandi quantità di vino che veniva poi smerciato nelle osterie di loro proprietà che sorgevano strategicamente nei borghi e nei luoghi di maggiore passaggio. In tali osterie i tavernieri potevano vendere solamente il vino dei signori proprietari: al ponte di Crevola, passaggio obbligato per la Svizzera e la Valle Antigorio e Formazza, vi 46


era l Os Osteria che offriva solamente il vino dei signori Dal Ponte mentre all entrata in Domodossola dalla porta di Brio Briona si trovava sulla sinistra l Osteria della Corona Grossa Gross appartenuta prima ai signori Ratti, che raccoglievano glieva le decime per il Vescovo di Novara, e poi ai Ruga e sulla destra la trattoria della Cerva di proprietà dei signori della Silva. s Anche tutte le chiese delle alte valli, come quelle Anc di Malesco, Re, S. Maria Maggiore, per rifornirsi del M vino vin da messa , che doveva essere buono, puro e di qualità, provvedevano ad acquistare masserie q nelle ne zone migliori di Trontano, Masera, Montecrestese ste e Villadossola nelle quali facevano lavorare la

Cà d’Maté cantina di affinamento

OIRA DI CREVOLADOSSOLA Via Valle Formazza, 13 Tel. (+39) 0324.242990 - 33738 Fax 0324 247297 Cell. 335.7507609 e-mail: cadmate@virgilio.it

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gente del luogo dalla quale al momento della vendemmia i fabbricieri si presentavano per esigere e raccogliere l affitto in natura. Ad eccezione dei tempi di guerra e della peste il commercio del vino è stato costante ed intenso e di grande importanza per l economia ossolana. Tuttavia, nel XVII sec. il governo centrale spagnolo contingentò il commercio del vino ossolano per garantirne un adeguato rifornimento alla Lombardia nei tempi di carestia. Ma il mercato lombardo non era conveniente per gli ossolani perché i prezzi, calmierati dai governatori, erano bassi mentre salivano sui mercati svizzeri e consentivano così di ottenere il denaro necessario per rifornirsi di tutti quei generi alimentari (grano, sale, ecc.) che non potevano produrre in loco. A queste limitazioni gli ossolani cercarono di opporsi con mezzi legali e non. Alcuni intraprendenti mercanti riuscivano facilmente a immagazzinare il vino in rifugi vicino al confine e quindi a trasportarlo in Svizzera utilizzando i sentieri di montagna che più tardi i contrabbandieri avrebbero seguito per trasportare ben altri beni. I mercanti più ricchi e di maggiore censo potevano perseguire le vie legali chiedendo dei permessi di esportazione al governo spagnolo di Milano che raramente li concedeva e sempre limitati nel tempo e nelle quantità da esportare. Un esempio illuminante ci viene da un documento di concessione, scoperto sempre da Don Tullio Bertamini e datato 21 Giugno 1632, con il quale viene data licenza ai signori Giovanni e Cipriano Capis di esportare cento some di vino et condurlo nelli Paisi de Signori Valisani et Svizzeri non ostanti gli ordini in contario . Tale concessione, rinnovata anche per l anno seguente, era veramente un eccezione dal momento che in tutto lo Stato di Milano vi era grave penuria di vino in quanto gran parte delle vigne era rimasta incolta e improduttiva a causa della peste del 1630. Successivamente numerosi furono i ricorsi opposti dagli ossolani per ottenere la liberalizzazione del commercio del vino con la Svizzera: solo dopo lunghe trattative, con

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un decreto del 27 Dicembre 1654, veniva definitivamente confermata una concessione, data l anno precedente, a tutti gli abitanti dell Ossola di poter condurre li vini nelle parti circonvicine de Svizzeri e Vallesani e dove gli farà più comodo, nonostante qualsiasi ordine in contrario . Tale prosperità continuò nei secoli successivi fino a quando ai primi del 1900 il quadro generale cominciò a cambiare. In primo luogo si verificò l aumento del dazio doganale sul vino imposto dal Vallese che iniziava, all inizio del secolo, a dare impulso alla viticoltura locale, ad impiantare vigneti propri orientandosi verso una protezione sempre maggiore delle proprie produzioni; diminuendo le esportazioni cominciarono ad essere abbandonati i terreni più scomodi da coltivare ma che, in alcuni casi, essendo posti su terrazze scoscese e molto soleggiate, davano produzioni di grande qualità. Ai primi del XX sec., inoltre, la distruzione provocata in Europa dalla fillossera portò alla ricostituzione degli antichi vigneti su piede americano. I viticoltori ossolani, che acquistavano le nuove piante di vite sui mercati del novarese, non sempre erano ben consigliati sulle caratteristiche che dovevano avere le uve da coltivarsi in zone di montagna. Cominciarono così a sostituire il Prunent con altri vitigni sicuramente più produttivi ma molto meno pregiati e non adatti alle condizioni pedoclimatiche ossolane. Infine, nella seconda metà del 1900, lo sviluppo industriale comportò l esodo di forza lavoro dalla campagna e dalla montagna con conseguenze sociali e ambientali non sempre positive. La viticoltura, non costituendo più una attività remunerativa paragonabile alla fabbrica fu sempre più trascurata, soprattutto a livello di assistenza tecnica, determinando una contrazione delle superfici vitate dai 759 dei primi del 1900 ai poco più dei 60 attuali. A tuttoggi i vigneti ossolani costituiscono piccole oasi coltivate in mezzo ai boschi.

LA VITICOLTURA OSSOLANA OGGI Nel Gennaio 1990 la Comunità Montana Valle Ossola ha avviato in collaborazione con l Università Cattolica di Piacenza UN PROGETTO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELLA VITICOLTURA LOCALE. Nel 1994, accogliendo le richieste pervenute da parte di numerosi produttori si è costituita, con il supporto della Comunità Montana Valle Ossola, l ASSOCIAZIONE PRODUTTORI AGRICOLI OSSOLANI allo scopo di continuare ed incrementare il programma 49


di assistenza tecnica, promuovere la commercializzazione dei prodotti e agevolare in ogni altro modo gli agricoltori che ne fanno parte. Attualmente l associazione conta oltre 200 associati. Dal 1997 alcuni produttori delle zone di Pello, Masera, Trontano, Montecrestese, Crevoladossola e Villadossola, soci della Associazione, conferiscono una parte delle loro uve (Nebbiolo, Croatina, Prunent) alle cantine dei F.lli Garrone per vinificarle in comune. Attualmente i soci conferenti sono una cinquantina. Nel 1999 è sorta, su richiesta dei viticoltori, una COMMISSIONE DI TUTELA DEL VINO OSSOLANO alla quale vengono sottoposti tutti i vini ossolani prima della commercializzazione, al fine di garantire la genuinità del prodotto e di promuoverne al meglio l immagine. Dal 2000 partecipano al progetto anche la Comunità Montana Valle Antigorio Divedro e Formazza, il Comune di Crevoladossola e l Assessorato all Agricoltura della Provincia del V.C.O. Si è avviata, inoltre, una collaborazione con il CNR Centro Vite

dell Università di Torino. Nel 2005 è stato depositato il marchio della ASSOCIAZIONE PRODUTTORI AGRICOLI OSSOLANI con il quale vengono venduti i vini ossolani e gli altri prodotti dei frutticoltori. Attualmente i vini commercializzati con l etichetta e il marchio dell Associazione sono: Prunent: 4000 bottiglie - clone di Nebbiolo autoctono vinificato in purezza proveniente da Pello, Trontano, Masera e dagli impianti sperimentali di Cisore, Crevoladossola e Crosiggia; invecchiato e affinato in piccole botti di rovere; Cà d Matè: 7.000 bottoglie - uvaggio di Nebbiolo, Croatina e Prunent prodotto con uve provenienti da Cisore, Masera, Pello, Trontano, Crevoladossola, Montecrestese; invecchiato e affinato in piccole botti di rovere; Ossolanum: 30.000 bottiglie - vino giovane ottenuto da un uvaggio di Nebbiolo e Croatina, provenienti da tutti i vigneti ossolani; Tarlap: 7.000 bottiglie - Merlot monovitigno proveniente da Villadossola e Calice; viene affinato in grandi botti di rovere; Balòss: 700 bottiglie - Pinot nero vinificato in purezza proveniente da Trontano; a seconda delle annate può essere invecchiato e affinato in piccole botti di rovere; Cà d Susana: uvaggio di Nebbiolo e Cabernet Sauvignon prodotto a Crevoladossola; a seconda delle annate può essere invecchiato e affinato in piccole botti di rovere.

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VALLE VIGEZZO A cura dell Ufficio Turistico di Santa Maria Maggiore

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l delizioso nucleo abitativo di Sasseglio, adagiato ad occidente di Druogno, è caratterizzato da un impianto rurale e si sviluppa intorno ad un bel mulino. Questo è una delle poche strutture comunitarie rimaste in Valle Vigezzo. Un tempo, vari paesi erano dotati di mulini, solitamente di proprietà privata, ma utilizzati a pagamento dalla comunità. Il Pollini, nel 1896 scrive: (…) lavorano tutto l anno e si paga una lira al quintale per fare macinare . A volte, essi comprendevano anche il frantoio (pescta) per sfibrare la canapa (coltivata per produrre la tela da cà) oppure per frantumare i frutti oleosi, come le noci (dopo la cui spremitura restava una spessa scorza, panela, di cui i bambini erano molto golosi) e la faggiola, cioè il frutto del faggio dal quale si ricavava l olio per il consumo domestico come complemento ai grassi animali oppure come combustibile per le lampade in luogo del petrolio, e anche il torchio che frantumava sommariamente castagne e ghiande le quali venivano poi macinate perché diventassero farina. Qualcuno frantumava anche i fagioli. Il prodotto da macinare veniva portato a dorso d asino oppure sulla cadola dalle donne; in alternativa era il mugnaio a girare con il carro per procurarsi i clienti.

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’acqua necessaria ad azionare il mulino proveniva dal vicino torrente (rial) mediante un canale (rugia) che a volte era un ardita opera di ingegneria, ricavata su pareti a picco. L acqua giungeva sulla ruota (di quercia o larice) sul cui albero, all interno della parete, era fissata una ruota più piccola. La vera e propria mulitura avveniva quando il grano veniva gettato in un imbuto quadrangolare (tramoggia) dal quale scendeva, scorrendo tra due mole di sasso, la cazzola, una sorta di paletta di legno agganciata a due cordicelle che, premuta contro la tramoggia, regolava il flusso del grano. Ogni due mesi circa, il mugnaio doveva sottoporsi alla fatica di picà i mooi. Doveva, cioè, togliere dalla macina superiore la tramoggia per lasciare a nudo la macina stessa. Legava questa e la faceva ribaltare, perché con un apposito martelletto doveva incidere sulle facce troppo levigate dalle mole, per restituire rugosità in modo da stritolare il grano. A lato del mulino, in direzione Ovest, prende avvio un percorso all ombra di faggi e castagni, che conduce a Coimo. Giunti nella bellissima frazione di Coimo, collocata a solatio nell estrema propaggine occidentale della valle e adagiata sulle pendici della catena che allinea le cime della sella dell Alom e della Loccia di Peve alla cima più alta della Scheggia, osserviamo un territorio dominato a ovest dai campi e a est dalla splendida chiesa di Sant Ambrogio, posta in posizione eccentrica rispetto all abitato. In centro, in prossimità della latteria sociale, si trova il forno privato che produce, con continuità e tecniche tradizionali, il tipico pane nero di Coimo , un pane di farina di segale rustico, rotondo e piatto, dalla crosta marrone molto scura e dalla pasta bruna: si produce con farina di segale integrale, farina di grano tenero, acqua, sale e lievito naturale, con una minima aggiunta di lievito di birra. In Vigezzo, come in tutte le aree di montagna, il pane veniva cotto solo un paio di volte all anno nei forni comunitari: ecco perché la giornata destinata alla panificazione era anche un momento carico di significati rituali e augurali. La produzione del pane dolce (crescenzin o credenzin), trae origine dall abitudine di sfruttare il calore del forno dopo la cottura delle forme di pane e accompagnava quindi ogni panificazione: all impasto di pane avanzato, si aggiungevano uva passa, noci, fichi secchi e si otteneva il pane dolce. 51


LE MANI IN PASTA di Marco Blardone

“ Breve storia del pane e

della panificazione in Ossola

il pane di Trontan o

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il forno di Salecchio

i frumento, di grano saraceno, di miglio, di mistura, di segale o scaià, il pane è da sempre uno degli alimenti base della cucina ossolana. Semplice, nutriente, sostanzioso, è stato una delle principali fonti di sostentamento delle popolazioni che nei secoli hanno abitato le nostre montagne. Nelle fragranti forme di pane ancora caldo, appena tirate fuori dal forno, è racchiusa la storia, fatta di poche parole e di gesti intrisi di tradizione e saggezza, con cui di generazione in generazione si è tramandato il rito della panificazione e di cui dobbiamo avere memoria anche noi, per non smarrire il senso delle nostre origini e delle nostre radici. Come testimonia un articolo scritto dall esperto e infaticabile studioso di storia locale Don Tullio Bertamini, apparso su Oscellana (n. 2, 2002), per secoli e secoli il pane e il modo di prepararlo sono stati uno degli avvenimenti centrali attorno a cui ruotava la vita delle nostre comunità, con le sue precise fasi da seguire, con le sue feste e con le sue leggi. Nel ventesimo secolo, con lo sviluppo dell economia e dell industria, anche in Ossola è diventato possibile per tutti avere ogni giorno a disposizione del pane fresco nella quantità desiderata; ma prima di allora le cose erano ben diverse. Gli abitanti di queste montagne dovevano lottare quotidianamente per strappare faticosamente alla terra le materie prime di cui aveva52


no bisogno per mangiare. Molti erano costretti a lasciare la famiglia e gli affetti per emigrare in Francia, in Germania o in altre parti d Italia alla ricerca di un pane più facile. Gli altri, quelli che restavano, dovevano accontentarsi della biava, ovvero della segale, di qualche gerlo di fieno e di qualche brenta di vino, il resto degli alimenti, tra cui il frumento e le altre granaglie, doveva essere importato, perché non bastava quello che veniva prodotto dagli stretti campetti di pochi metri quadrati che venivano ricavati innalzando muri sulle pendici delle montagne, spingendosi fino a 1200 mt di altezza. Per questo motivo gli ossolani furono costretti a combattere nel corso dei secoli per vedersi riconosciuti privilegi ed esenzioni dai dazi che altrimenti avrebbero reso la vita ancora più difficile. Così nel 1381 ottennero dai Visconti di Milano il forum bladii, vini, leguminum, et aliarum victualium reum con cui veniva loro riconosciuto di poter importare da qualunque luogo i generi alimentari primari. Lo stesso diritto fu riconfermato sotto Francesco Sforza nel 1450. Successivamente, con gli Spagnoli le liti e i ricorsi divennero permanenti, rendendo veramente ammirevole la tenacia con cui i nostri avi lottarono per la loro sopravvivenza. Viste le grandi difficoltà, le epidemie e le carestie che colpivano la popolazione, nelle frazioni rurali e nei villaggi, il pane era un privilegio e poteva venir fatto soltanto poche volte all anno, in genere dopo la mietitura, verso la fine dell anno e per Pasqua, mentre nelle città e nei borghi dove se ne faceva commercio, proprio a testimoniarne l importanza, la sua preparazione e la sua vendita veniva disciplinata da una minuziosa legislatura. La dispersione dei nuclei abitati e la scarsa comodità delle comunicazioni che caratterizzava le nostre valli nelle epoche passate ha reso indispensabile la realizzazione di numerosissimi forni del pane di cui si possono ritrovare esemplari ancora ai giorni nostri in varie comunità, come Trontano, Monteossolano, Cimamulera, Tappia, Montecrestese, Masera, Fomarco, Salecchio, Meggiana e Meggianella, ecc.. Venivano costruiti forni che dovevano servire interi borghi,

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oppure frazioni, corti o anche famiglie singole o gruppi di famiglie che si organizzavano in squadre per usufruire del forno a turni, occupandosi assieme delle riparazioni e della manutenzione. Così il forno è diventato uno degli elementi caratteristici della tipica corte ossolana che da tempo immemorabile si compone della casa di abitazione, della stalla, del fienile, del torchio e del forno. Quest ultimo si basava su un modello di funzionamento di derivazione romana, che per le sue caratteristiche di economicità e di praticità è rimasto praticamente invariato nei secoli. Era costituito da un basamento in muratura con un piano in pietra dove veniva posto il pane da cuocere. Sopra di esso una volta in pietra o mattoni a forma di calotta sferica aveva lo scopo di irraggiare uniformemente il calore. Sul davanti si apriva una bocca rinforzata da un davanzale, ampia abbastanza da lasciare passare la legna e poi il pane. Talvolta il forno era distaccato dalla casa di abitazione, mentre più raramente era inserito nel muro perimetrale con la bocca rivolta verso l esterno. Quando il forno era comunale le massaie dovevano prenotarsi, altrimenti, se era familiare potevano scegliere liberamente il momento in cui fare il proprio pane. Il tempo della panificazione non era una semplice attività culinaria, ma un vera e propria cerimonia, con le sue fasi e con i suoi riti. Innanzitutto, qualche giorno prima le donne facevano inacidire un po di pasta per preparare il leva, il lievito, che si trasmetteva poi da una massaia all altra a seconda dei turni. La sera precedente alla panificazione si procedeva ad impastare il lievito con due o tre chili di pasta che si lasciava fermentare tutta la notte, dopo avervi fatto sopra il segno della croce come la tradizione voleva come atto propiziatorio. La mattina seguente si accendeva il forno e mentre questo si scaldava, nella panera, un trogolo di legno di ampie dimensioni, si lavorava la pasta: fino a 50 o 60 chili, da cui si ricavavano le tipiche pagnotte caserecce di un chilo circa. Le formelle venivano coperte dai drapui, particolari coperte di canapa e lino, sotto cui restavano a fermentare un altra ora prima di essere infornate. Una volta cotto il pane veniva estratto e lasciato a raffreddare su delle assi di legno chiamate ass dul pan. Una forma di pane caldo era però lasciata ai bambini che se la spartivano, impazienti e felici, tra grida e risate. Una volta raffreddato il pane così ottenuto era pronto per essere spezzato dall uomo di casa che lo condivideva con la famiglia e con gli amici. Come si può vedere, quindi, il pane, che oggi noi siamo abituati ad avere come presenza scontata sulle nostre tavole, era, in realtà, per gli Ossolani di una volta una sorta di miracolo e di benedizione attorno a cui ruotava la vita di tutta la comunità. A questo proposito va segnalata un interessantissima iniziativa denominata Le mani in pasta... promossa dal CEA Formont di Trontano, Centro di Esperienza ed Educazione Ambientale. Con questa iniziativa si dà ai ragazzi della scuola dell infanzia e delle scuole primarie la possibilità di sperimentare presso il laboratorio CEA di Trontano tutte le fasi che abbiamo visto e caratterizzare le operazioni della panificazione di un tempo, potendo così toccare con mano il rapporto diretto che esiste tra uomo e natura, vivendo un momento significativo di trasformazione delle risorse naturali in uno dei cibi di maggior importanza per la nostra cultura, recuperando gesti, odori e sapori un tempo consueti ed ora dimenticati.


C

Consorzio per la formazione professionale delle attività di montagna. Accreditato presso la Regione Piemonte

ircondata dalle sue splendide montagne, l Ossola racchiude in sé un inestimabile patrimonio di bellezze paesaggistiche, naturali e artistiche. L essere terra di montagna, oltre agli splendidi scenari, ha comportato però anche la necessità di fare i conti con le difficoltà legate al clima, al territorio e alla lontananza dai principali centri, facendo delle genti che l hanno abitata fin dall antichità un esempio di ingegno e di dignitosa operosità. Oggi il Formont raccoglie idealmente questo testimone, proponendosi come consorzio per la formazione professionale e per lo sviluppo delle attività di montagna, impegnandosi a valorizzare le potenzialità insite nel nostro territorio, forte di un esperienza ormai più che ventennale che parte dal lontano 1984. Dopo Bognanco e Druogno, dal 2006 la sede è stata trasferita a Villadossola, potendo così sfruttare i benefici derivanti dall avere una posizione più centrale e facilmente raggiungibile. Questo da un lato ha consentito al Formont di svolgere in maniera più capillare la fondamentale funzione di formare i giovani che devono assolvere l obbligo scolastico e dall altro ha agevolato la promozione di corsi rivolti a persone, occupate o disoccupate, tesi a sviluppare professionalità in grado di sfruttare le risorse del territorio. Inoltre, il fatto di avere la sede a Villadossola dà al Formont anche la possibilità di diventare un punto di riferimento per lo sviluppo di ogni tipo di progettualità mirante a realizzare un processo di crescita per l Ossola. Le due principali risorse affinché questo si realizzi sono i giovani e il turismo. Il Formont con la sua attività di formazione scolastica coniuga proprio questi due aspetti, dando ai ragazzi l opportunità di intraprendere una carriera presso aziende alberghiere e ristoranti di alto livello, insegnando loro, oltre alle competenze tecniche professionalizzanti, anche la passione per il proprio mestiere. Ma le attività portate avanti dal Formont non si fermano a questo, si dà infatti rilevanza anche al settore della sicurezza nelle attività forestali e di protezione civile (SeSaFor) e a quello socio assistenziale. Inoltre ci si occupa anche di attività congressuali, catering, organizzazione di manifestazioni ed eventi, promozione e valorizzazione dei prodotti enogastronomici locali e dell educazione ambientale presso il CEA, Centro di Educazione Ambientale, di Trontano. Infine, il Formont è uno dei principali organizzatori della manifestazione Montagna & dintorni che vede ogni anno la partecipazione di importanti artisti, sportivi e personalità che a vari livelli hanno fatto della montagna, non soltanto una professione, ma anche una passione e una scelta di vita, proprio perché la possibilità di sfruttare al meglio le potenzialità dei territori montani, e quindi anche dell Ossola, passa in primo luogo dalla nostra consapevolezza delle immense ricchezze naturalistiche, storiche e artistiche che essi ci offrono.

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VEGLIA - DEVERO a cura del Parco Veglia Devero

Museo dell’alpeggio dal programma Interreg\ III A IT-CH 2000-2006

I

l progetto Museo dell Alpeggio nasce a fine 2005 al fine di garantire continuità alle azioni già avviate dalla Regione Piemonte all interno dell iniziativa comunitaria Interreg III, tra i quali due importanti progetti a carattere transfrontaliero con la Francia e con la Svizzera, finalizzati alla valorizzazione degli alpeggi e delle produzioni casearie di montagna. Il progetto si propone la realizzazione di un insieme di azioni finalizzate alla creazione di un sistema culturale transfrontaliero, dedicato alla diffusione delle conoscenze collegate a questa importante realtà alpina e al significato culturale che l alpeggio assume, anche con riferimento agli aspetti direttamente legati all attività zootecnica e casearia che tutt oggi vi si realizza. Gli obiettivi e le attività previste dal pro-

getto sono: Creazione di un sistema culturale transfrontaliero dedicato alla diffusione delle conoscenze degli alpeggi presenti in territorio transfrontaliero; implementazione di una rete museale per aumentare le conoscenze sul patrimonio naturale e per il monitoraggio sistematico di ambienti naturali a carattere transfrontaliero di conoscenza e confronto con altre realtà museali; valorizzazione culturale e turistica dell alpeggio importante per la diversificazione dell offerta di beni e di servizi che implica anche nuovi ruoli professionali in grado di coinvolgere maggiormente l elemento femminile e i giovani, con la conseguenza di un arricchimento delle opportunità e di relazioni interpersonali; creazione di sinergie intersettoriali con 57


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l ambito turistico per favorire lo sviluppo di effetti socioculturali positivi e passare da una connotazione dell alpeggio di marginalità e residualità ad una di rinnovato prestigio sociale e di maggior interesse e attenzione. Dopo uno studio di fattibilità, lo sviluppo del progetto ha inizio nella seconda metà del 2005. Il progetto, la cui titolarità è della Regione Piemonte - Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economica Montana e Foreste, è attuato in convenzione con il

materiale bibliografico, strumenti fotografici e multimediali e ancora oggetti e attrezzature tipiche utilizzate in alpeggio) utili a descrivere e raccontare la giornata tipo in malga. La struttura che ospiterà il Museo dell Alpeggio sorgerà nell area protetta dell Ente Parco Naturale Alpe Veglia e Devero, nei locali, dismessi e ceduti con concessione da parte dell ENEL S.p.A., dell ex stazione di arrivo della funivia Goglio-Devero e dell adiacente fabbricato, siti nel comune di Baceno - Località Alpe Devero. Il Mu-

Settore Pianificazione Aree protette - Direzione Turismo, Sport e Parchi della Regione Piemonte e con l Ente Parco Alpe Veglia e Devero, in quanto soggetti che, per la loro professionalità e localizzazione operativa, meglio rispondono alle esigenze peculiari per la realizzazione degli obiettivi previsti dal progetto stesso, inoltre capofila di parte svizzera sarà invece la STEA - Società Ticinese di Economia Alpestre. La prima fase di progetto ha riguardato l individuare un area a forte richiamo turistico in cui reperire con il coinvolgimento degli Enti territoriali, una struttura per l allestimento di un centro di documentazione e di visita guidata agli alpeggi che contempli strumenti di diffusione e comunicazione diversificati (audiovisivi,

seo verrà inaugurato Domenica 10 agosto 2008. La seconda fase del progetto mira a sviluppare le iniziative ad esso collegate, che saranno suddivise in quattro percorsi paralleli, iniziative didattiche e di ricerca in ambito universitario con l organizzazione di tirocini/stage e ricerche sui sistemi di allevamento, le essenze foraggiere e i metodi di pascolamento; iniziative a carattere generale rivolte a tutte le tipologie di turisti, quali ad es. nella stagione invernale l organizzazione di gite con racchette da neve, di sci nordico e sci alpinismo. Nella stagione estiva saranno organizzate Domeniche dal malgaro direttamente in alpeggio dove il turista potrà assistere alle varie attività e interagire con gli animali presenti in alpeggio; il terzo percorso sarà

Immagini: pag. 57: baite all’Alpe Devero - in questa pagina: veduta di Baceno


dedicato alle scuole primarie e secondarie con giornate formative in alpeggio, visite e gite guidate; il quarto comprenderà tutte le fasi di realizzazione degli aspetti materiali del museo, ad iniziare dalla sua infrastrutturazione, di cui proprio in questo periodo si stanno occupando i tecnici del Parco, con le richieste di permessi necessari per l adattamento e l allestimento del centro di documentazione.

Per la realizzazione delle attività di promozione e comunicazione ci si è avvalsi della collaborazione dell Università di Torino, Facoltà di Agraria, Dipartimento di Scienze Zootecniche, che ha predisposto il piano di Comunicazione e divulgazione del progetto. Sono inoltre state individuate, sui territori cantonali di confine (Vallese - Ticino), strutture museali dedicate al territorio alpino, alla sua cultura e alla sua storia per l implementazione della rete museale transfrontaliera, attraverso strumenti di comunicazione diversificati che permettano il collegamento e il confronto con altre

Immagini: a sinistra: la Val Buscagna - a destra: Crampiolo

realtà, la p r i m a struttura museale individuata è situata all interno del Caseificio del Gottardo ad Airolo in territorio svizzero. Infine è stato realizzato un itinerario turistico transfrontaliero denominato Alpeggi senza confini che unirà con tratti escursionistici gli alpeggi situati sul territorio del Parco dell Alpe Veglia e Devero, sono 11 gli Alpeggi individuati (Alpe Cornù, Pian dùl Scricc, Alpe Buscagna, Alpe Sangiatto, Alpe Satta, Alpe Forno, Alpe Vannino, Alpe Morasco e Alpe Bettelmatt, Alpe Kaste e Alpe Regina) e n. 8 nel vicino territorio della Valle Bedretto in Svizzera (Val d Olgia, Stabbiascio, Valleggia, Stabiello Grande, Cristallina, Piano di Pescia, Alpe Ruinò e Cascina Nuova). I pannelli informativi di tipo specifico verranno posizionati sui muri dei singoli alpeggi, invece i pannelli di tipo generale saranno posizionati all ingresso dell area Parco, al Passo S. Giacomo, al Caseificio del Gottardo ad Airolo in CH, alla Latteria Sociale Antigoriana di Crodo, al Centro Fondo di Riale, alla Cooperativa di Formazza e al Museo dell Alpeggio a Baceno. La prossima fase riguarderà la realizzazione di brochure/cartine informative in 3 lingue di comunicazione e promozione dell itinerario e del progetto stesso. Parco Naturale Alpe Veglia Alpe Devero Villa Gentinetta - Viale Pieri 27 28868 Varzo (VB) Tel. +39 0324 72572 Fax +39 0324 72790 info@parcovegliadevero.it www.parcovegliadevero.it 59


VALLE ANTIGORIO di Claudio Zella Geddo

Autunno alla buca del lupo luci d’autunno esaltano la serenità della “ LeValle Antigorio serrata tra rocce e burroni ”

L

e valli ossolane, in autunno soprattutto, acquistano un fascino particolare. I cieli sono più limpidi, le luci profonde e fascianti e i boschi hanno in sé l eco di tavolozze incompiute, frammentate. Questa è la stagione ideale per visitare la Valle Antigorio, la valle d angolo un poco negletta, quasi un transito per chi si porta in Valle Formazza. A prima vista può apparire regione severa, racchiusa tra colossali pareti rocciose, specialmente a destra ove la configurazione risulta selvaggia, solcata da profondi burroni e di quando in quando di una qualche deliziosa cascata. Abbiamo voluto esplorare il versante sinistro; il nostro itinerario parte da Crodo, continua sulla destra fino ad arrivare a Viceno, passando tra campi e costruzioni ben inserite nel paesaggio con sfondi di conifere quasi nere e latifoglie degradanti dai rossi ai gialli accesi. Seguiamo poi la strada per Foppiano e dopo qualche turnichè siamo nei pressi di un camping dal quale si diparte un deviazione per Flecchio. Stando sempre sulla destra s oltrepasserà allora un bosco sino a scorgere Camplero, luogo ameno e impreziosito da una cappella votiva. Superate le baite e camminato per pochi minuti si raggiungerà un bivio: a sinistra la strada per il Passo della Colmine, a destra per il Passo Buca del Lupo. Proprio lì vogliamo arrivare sul crinale tra Antigorio e Divedro, attratti dal nome (che sembra celare storie di fatica e paura ) e dalla vicina Croce di Torriggia visibile fin dai nostri primi passi.

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La vista appare alquanto coperta dalla vegetazione ma basta spostarsi tra la chiaria che filtra per riconoscere nell esaltante scenario la sensibilità della frase di Robert Walser … e la Natura intera s offriva e giaceva immobile come un bel sogno colorato . Di fronte abbiamo il trittico del Sempione: Weissmies, Fletschorn, Lagginhorn e più sotto Seehorn. Dalla Buca del Lupo è possibile scendere al Rifugio Crosta (Alpe Solcio) passando

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Immagini: pag. 60: veduta aerea di Crodo e vista da Viceno verso la buca del lupo - in questa pagina: il bosco di conifere a Foppiano, meta anche di molti amanti del boulder. Vista della bocca del lupo.

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dall alpe Proso in un ora e trenta minuti oppure dirigersi verso la Croce di Torriggia (30 minuti). Noi preferiamo, continuando sul crinale della Colmine, raggiungere il passo ononimo dopo aver attraversato uno splendido bosco. Qui cogliamo, sullo sfondo del Cistella, il volo primordiale ed elegante di un aquila che sfiora le nostre teste. Davanti a noi osserviamo il Monte Leone e la Punta di Valgrande, Bugliaga e finanche ‒ sulla sinistra ‒ il monolito che si erge accanto alla Bocchetta di Variola.

VICENO di CRODO

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EEN Il Passo della Colmine è passaggio antico, scendendo sulla destra si può raggiungere Varzo attraverso Bialugna e Dreuza (2 ore c.a) oppure seguendo la Colmine di Crevola suggeriamo di arrivare, in 40 minuti, ai 1695 metri dell Alpe Genuina dopo essere passati sotto un arco formato da un albero divelto. Genuina è uno splendido alpeggio solatio da cui si scorgono le montagne di Val Grande e Verbano. Ritornati sui propri passi per completare l anello si prenda dal Passo della Colmine un bel tracciato che in 45 minuti, passando per l Alpe Cauraga, porta agli splendidi prati di Foppiano e quindi seguendo la rotabile al punto di partenza. 62

Immagini: la chiesa di Mozzio

A

Autumn at Buca del Lupo

utumn lights heighten the beauty of Antigorio Valley closed between rocks and ggullies. We wanted to explore the left side of Antigorio Valley, starting from Crodo up to Viceno and then to Foppiano where close to a campsite a track takes us to Flecchio. Past the mountain huts in Camplero Alp we reach a fork: the Colmine Pass on the left and the Buca del Lupo Pass on the right. We will arrive just there, exactly to the crest between Antigorio Valley and Divedro Valley next to Torriggia cross. Walking uphill we see the three peaks Weismiess, Fletschorn and Lagginhorn of the Simplon Pass and below Seehorn. Walking on the Colmine Crest we are caught by a primordial flight of an eagle against Cistella background. From the Colmine Pass going back home we walk on a 45 minute-path taking us to the wonderful Foppiano fields.


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SAGRE E FESTE

GENNAIO

Candelora

A Premia, Loc. San Rocco

FEBBRAIO

Candelora

A Salecchio la prima domenica di febbraio

APRILE

Aprile varzese

Balli, musica e piatti locali

MAGGIO

La vita tra i Leponzi e i Walser 1°maggio a Ornavasso, festa degli antichi mestieri con passeggiata enogatronomica Mercatini Enogastronomici Nel borgo medievale di Vogogna

GIUGNO

Festa delle ciliege Festa all alpe Coipo Santa Vittoria Valle Agarina Cravegna

Anzola d Ossola, la prima sagra dell anno Montecrestese A Baceno, festa patronale Montecrestese Festa del paese

LUGLIO/SETTEMBRE Feste campestri

In tutta l Ossola, feste campestri con grigliate

LUGLIO

Fiera di San Bernardo

Macugnaga, mostra mercato di artigianato alpino e prodotti locali.

AGOSTO

Sagra del mirtillo Torteria Sagra della patata Festa dell Alpe Salecchio Alpe Devero

Bognanco, mirtilli freschi o lavorati in dolci Bognanco, torte per tutti Montecrestese, artigianato e prodotti locali Montecrestese, Alpe Mottogno A ferragosto nel villaggio Walser A ferragosto Festa degli Alpini

SETTEMBRE

Festa dell uva Sagra del fungo

Alpe Devero

Masera la storica festa della vendemmia Trontano, esposizione micologica e piatti tipici per tutti, carri allegorici e tanta musica. A Crampiolo, Alpe Devero Festa della discesa dall alpe del bestiame Festa della val Buscagna

OTTOBRE

Sagra delle castagne

Castagnate a Baceno e in tutta l Ossola

NOVEMBRE

Sagra Mele e Miele

Baceno

Festa dul Scarghè

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Domenica 13 Luglio Festa del 30°del parco

In Alpe Veglia, con escursione guidata e punti di degustazione dei prodotti d alpeggio.

Domenica 10 Agosto Inaugurazione museo dell alpeggio Da maggio a settembre numerose passeggiate, escursioni, giornate didattiche, corsi e manifestazioni sportive. Per informazioni: Parco Naturale Alpe Veglia Alpe Devero Villa Gentinetta - Viale Pieri 27 - 28868 Varzo (VB) Tel. +39 0324 72572 Fax +39 0324 72790 info@parcovegliadevero.it - www.parcovegliadevero.it


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MMonte CCistella ll



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