CASACLIMA R. Edifici storici ad alta efficienza energetica

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La proprietà intellettuale dei progetti riportati in questo libro è delle architette Lucia Corti ed Elena Rigano (Laboratorio di Architettura Ecologica, Padova).

Crediti fotografici Tutte le foto, eccetto ove indicato, sono state scattate dalle autrici. La foto di copertina e di pag. 80 (in alto) è di Alberto Andrian. Le foto delle pagine 25 (in basso), 51 (in alto e al centro), 113, 129, 185 sono tratte dal web. Le foto del capitolo dedicato alla barchessa Settecentesca, a causa della scarsa definizione in fase di produzione, sono state quasi tutte ricampionate digitalmente. Questo passaggio non ne garantisce una qualità ottimale pari a quella degli altri capitoli.

Le analisi termiche sono state effettuate in regime statico con il software THERM versione 5.2. Le condizioni al contorno e le caratteristiche dei materiali (quando non conosciute) seguono la Norma UNI/TS 11300. Elaborazione delle analisi: - pagg. 41, 44, 47, 116, 117, 155, 160, 210 e 211: Laboratorio di Architettura Ecologica. - pagg. 45, 59, 67, 150, 162, 172, 193 e 205: Alberto Andrian. Progetto grafico: Julian Adda

© 2013 per i testi Lucia Corti e Elena Rigano © 2013 overview editore, Padova ISBN 978-88-904960-5-9

Questo libro è stato realizzato grazie al contributo delle seguenti aziende:

Prodotti Naturali


CASACLIMA R Edifici storici ad alta efficienza energetica Lucia Corti Elena Rigano

overview


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a Sofia Georgopoulos

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Ringraziamenti Costruire un libro è un’operazione impegnativa e complessa, nella quale sono coinvolte molte persone. Molte di più ne vengono coinvolte quando si tratta di mettere mano ad edifici esistenti. Il nostro lavoro non sarebbe possibile senza il desiderio dei committenti – i padri del progetto – di abitare in una costruzione migliore e senza il loro recepimento della nostra sensibilità di architette, così come non sarebbe possibile senza il fattivo contributo degli artigiani che con maestria traducono in opera le nostre idee, comprendono e condividono il nostro pensiero. Ringraziamo il Presidente dell’Agenzia Casa-Clima, Flavio V. Ruffini; il Direttore, Ulrich Santa; il Vice Direttore e Responsabile del settore tecnico,Ulrich Klammsteiner, che ci ha sollecitato a svilupparne l’idea; Martina Demattio, Responsabile del reparto ricerca e sviluppo dell’Agenzia, per il supporto personale e scientifico durante l’iter CasaClima R; Peter Erlacher, la cui consulenza scientifica è sempre stata per noi fondamentale; Anntraud Torggler, architetta pioniera in Italia delle costruzioni in legno, terra cruda e materiali naturali, che

ci ha mostrato un modo diverso di lavorare; Annapaola Di Camillo, la cui tenacia e il lavoro estivo ci hanno permesso di portare a termine gli iter dei protocolli CasaClimaR; Alberto Andrian, che ci ha fornito la foto di copertina ed ha elaborato parte dei therm; Fabio Falchi, Ilaria Parenti, Francesca De Sanctis, Maurizio Conci e Roberta De Simone, colleghi e colleghe che, in studio, hanno dato un fondamentale contributo allo sviluppo dei progetti architettonici e alla preparazione del materiale grezzo necessario al libro e alla sua rifinitura;Luca Liviero,per il concreto aiuto alla stesura dei testi sugli impianti; Enrico Pedretti, per la revisione tecnica dei dati; Stefano Pozzo, il nostro pronto soccorso operativo quando le situazioni diventavano apparentemente inestricabili; Julian Adda, per il lavoro finale di cucitura. Nel mondo che gravita attorno a questo libro, il nostro primo grazie va a Franco, nostro più convinto sostenitore e sponsor fin dagli esordi, dotato di infinita pazienza, che si è affidato a noi con totale fiducia. Grazie anche a Francesca, Giovanni, Luigia, Carlo e Niccolò. (L.C., E..R.)


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Energeticamente efficiente è bello Ulrich Klammsteiner Presupposti e obiettivi del progetto CasaClima R Martina Demattio Coniugare ristrutturazione e risanamento energetico Peter Erlacher Una pratica progettuale Lucia Corti, Elena Rigano

Sei realizzazioni e un cantiere 24 Una barchessa del Settecento tutelata dalla Soprintendenza per i BB.AA.PP del Veneto CasaClima R progetto pilota

50 Complesso rurale nelle prealpi vicentine CasaClima B e applicazione del protocollo Itaca

80 Una palazzina liberty del 1927 CasaClima B plus, premio CasaClima Awards 2010 sez. Risanamento

112 Lungo la cortina urbana: il potenziale di risanamento energetico 128 CasaClima è per tutti! Ecologia, economia e comfort CasaClima R progetto pilota

184 Eclettica e contemporanea: una residenza degli anni Venti CasaClima R progetto pilota

228 La tecnologia nascosta in una casa bifamiliare degli anni Trenta CasaClima R progetto pilota

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Appendice Bibliografia / Rassegna stampa Casa Quattro Litri Selezione dei prodotti utilizzati Artigiani e squadre

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Energeticamente efficiente è bello La casa è un bene prezioso, che si dovrebbe poter tramandare di generazione in generazione. E nelle case, negli edifici, noi trascorriamo la maggior parte del tempo delle nostre vite: tempo familiare, tempo lavorativo, tempo di svago. Viviamo in un ambiente costruito che si sviluppa e cambia continuamente per rispondere alle nostre mutevoli esigenze e ai nostri stili di vita. Negli edifici abbiamo bisogno di più energia che altrove,perché l’energia è indispensabile per la loro costruzione e funzionalità, oltre che per il mantenimento dei nostri standard di vita. La utilizziamo per riscaldare, per raffrescare, per illuminare e per molte altre attività quotidiane, come ad esempio fare la doccia o cucinare. Di fatto, negli edifici viene utilizzata più energia che in qualsiasi altro settore dell´economia europea: si può certamente dire che essi sono responsabili per la metà del consumo energetico complessivo. In questo ambito si può quindi trovare il più grande potenziale di risparmio ener-

getico per ridurre in modo consistente le implicazioni ambientali, senza d´altra parte modificare il nostro tenore di vita.

Lo stato qualitativo del patrimonio edilizio diminuisce però di giorno in giorno, perdendo valore. Per poter invece preservare il patrimonio familiare e dare sicurezza alle generazioni future, bisogna pensare quindi al suo efficientamento energetico. Risanare, ristrutturare, restaurare sono operazioni che devono avere come fine ultimo il benessere dell’individuo che andrà a vivere nella casa: benessere che può essere sia fisico (comfort) sia economico, ottenuto mediante una riqualificazione energetica scientemente consapevole. La continua innovazione ed il continuo sviluppo delle nuove tecnologie nel settore dell´edilizia mostreranno in tempi relativamente brevi questi potenziali di risparmio. L´effettivo risparmio energetico può però essere ottenuto solo con il coinvolgimento degli utenti degli edifici. Risparmiare energia (di origine

9 Ing. Ulrich Klammsteiner Vice Direttore e Responsabile Settore Tecnico Agenzia Casa Clima


fossile) non significa sprecare energia rinnovabile e consumare risorse naturali ecocompatibili: significa riuscire a trovare il punto di equilibrio tra il vivere comodamente e l’utilizzare meno risorse possibili. CasaClima non è solo un marchio di qualità per la certificazione energetica degli edifici che accompagna progettisti e costruttori garantendo la qualità delle costruzioni ai suoi utilizzatori. Per i profani, un edificio che risparmia energia è un complesso sistema tecnologico di difficile comprensione, ma per ottenere gli obbiettivi di risparmio prefissati si deve riuscire a farne un utilizzo intelligente. Solo gli inquilini consapevoli possono risparmiare energia e vivere comodamente nelle loro case. Con un´intensa comunicazione l’Agenzia CasaClima cerca di porre gli inquilini e gli utenti degli edifici al centro dei loro progetti.

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Ora, attraverso l'esperienza CasaClima, attraverso la sua rete di conoscenza tecnica costituita dall’Agenzia CasaClima, dai relatori CasaClima, dai consulenti CasaClima, dagli auditori CasaClima e dai Partners CasaClima, con i suoi oltre 1.000 edifici risanati e certificati, questa centralità acquisisce nuova importanza, e si concretizza in CasaClima R.

Gli interventi di risanamento energetico necessitano di un'alta esperienza tecnica da parte del progettista. La maturazione di questa consapevolezza tecnica avviene attraverso i corsi CasaClima, nei cantieri attraverso il confronto con le maestranze e i fornitori dei prodotti e con le istanze del committente e delle amministrazioni pubbliche. Un tecnico, un progettista o un consulente energetico che non si siano “fatti le ossa” in cantiere, affronterà con incertezza il risanamento di un edificio. Sicuramente questo libro di Lucia Corti e Elena Rigano non potrà togliere tutti i dubbi, ma allontana la paura dell'impossibilità di trovare soluzioni specifiche per ogni caso, trasformandola in occasione di conoscenza ed esperienza. Il testo ha il pregio di saper trasferire al lettore abilità e competenze acquisite in cantiere, dove il sapere in sé vale poco e il saper fare, invece, vale tutto. Nel libro si ribadisce come, nella certifi-

cazione CasaClima R, sarà indispensabile la figura di un consulente energetico e di un progettista esperto. L’obiettivo è di riconoscere al progettista, agli esecutori, ai proprietari e agli investitori un miglioramento non solo di tipo quantitativo, in termini di risparmio energetico, ma anche di tipo qualitativo, in termini di benessere abitativo, di durabilità dell'opera e di sostenibilità delle azioni intraprese. Questi sono i valori a cui si ambisce con una casa certificata CasaClima R, garantita da un protocollo di certificazione ormai collaudato con quasi 5.000 edifici di nuova costruzione ed edifici risanati e che si basa non solo sul controllo del progetto, ma soprattutto sul controllo di cantiere, attraverso auditori specializzati. Un aspetto tecnico importante di CasaClima R è definito dal superamento della classe energetica che, per quanto attiene il risanamento energetico, non solo demotiva chi vuole risanare ma deve confrontarsi con i limiti tecnici del calcolo energetico. Se da una parte la classe energetica non riesce a quantificare l'insieme del miglioramento energetico e del comfort abitativo, gli strumenti di controllo di qualità di CasaClima R, che sono in sintonia con la filosofia CasaClima, di chiarezza e semplicità, cercano di raggruppare tutto in un risultato unico, sinonimo di qualità e di massimo potenziamento energetico. Il libro descrive un nuovo sistema di qualità di certificazione CasaClima e il potenziale risanamento energetico di edifici che hanno un contenuto storico, che non si può e non si deve negare. Per salvaguardare la vivibilità di edifici a cui si riconosce un valore storico, senza annegare nei costi di gestione energetica e soddisfare le richieste di una vita del terzo millennio, bisogna attuare un risanamento energetico sostenibile; se ciò non si concretizzasse si perderanno secoli di cultura dell’abitare. Se si riescono a dare delle risposte tecniche per edifici che in genere vengono descritti come “edifici impossibili”, casi in cui le autrici sono riuscite a dare una nuova veste energetica, allora è facile comprendere la potenzialità del nostro patrimonio edilizio, che aspetta di essere salvato dall’imminente terremoto energetico.


Presupposti e obiettivi del progetto CasaClima R La situazione attuale Nel nostro paese il risanamento energetico degli edifici esistenti rappresenta attualmente il tema di maggior interesse e con più alta potenzialità nel settore edile. L´attuale contesto economico ha generato una flessione degli investimenti e delle compravendite nel settore delle nuove costruzioni e il rinnovo degli edifici esistenti rappresenta per molti committenti l’unica possibilità per poter accedere ad un’abitazione che soddisfi le moderne esigenze di comfort. I crescenti costi delle fonti energetiche e la necessità di adeguarsi alle disposizioni europee cogenti in materia di prestazione energetica nell’edilizia (direttive 2010/31/UE e 2012/27/UE), impongono inoltre di intervenire per ridurre il consumo di energia degli edifici. In particolare l’art. 4 della direttiva 2012/27/UE impone agli Stati Membri di predisporre, entro maggio 2014, una strategia capace di favorire concretamente la ristrutturazione di edifici residenziali e commer-

ciali, sia pubblici che privati. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, l’art. 5 specifica infine che, dal 1° gennaio 2014, il 3% della superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati o raffrescati di proprietà del governo centrale e da esso occupati sia ristrutturata ogni anno nel rispetto dei requisiti di prestazione definiti nella direttiva 2010/31/UE. Il 70% del patrimonio edilizio italiano (13,7 Mln di edifici esistenti) è stato costruito in un periodo antecedente la prima legge sul risparmio energetico

Ing. Martina Demattio Responsabile del reparto ricerca e sviluppo Agenzia CasaClima

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mento più importante è la sostituzione dei vetri con vetrate isolanti di tipo basso emissivo. Inoltre il serramento deve garantire una sufficiente tenuta all’aria in modo da evitare un incontrollato ricambio d’aria. Nei serramenti esistenti una maggiore tenuta all’aria può essere raggiunta inserendo guarnizioni tra telaio e ante. Potendo intervenire in questo modo su tutto l’involucro, anche solo con spessori d’isolamento ridotti, mediamente si riesce a ridurre il fabbisogno per il riscaldamento di almeno il 60%. Oggi si richiede una buona tenuta all'aria come condizione necessaria al raggiungimento di un basso fabbisogno energetico per riscaldare, ma questo rende l’involucro per lo piu “sigillato” e troppo spesso senza garantire il necessario ricambio dell’aria.

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Rendendo così l’involucro a perfetta tenuta, è necessario porre attenzione al controllo dell'umidità, che è la causa principale dei danni agli edifici. Un fenomeno molto comune oggi è la formazione di muffa sulle superfici poco isolate delle abitazioni in cui si è perseguito un risparmio dei consumi energetici solo con la sostituzione dei serramenti. Dobbiamo ammettere che la disciplina del buon costruire non ha ancora raggiunto un alto livello di gestione dell'umidità. Quando gli edifici non erano ermetici questo problema era evitato dalla presenza degli spifferi che erano in genere sufficienti a smaltire l'umidità e a fornire un ricambio d'aria adeguato alla salubrità degli ambienti. Relativamente all'umidità dell’aria interna sembra che manchi ancora un controllo adeguato e la sua gestione diventa via via più complessa. Il semplice ricorso alla ventilazione tramite

apertura delle finestre non è spesso sufficiente a risolvere il problema. Per evitare conseguenti problemi di condensa superficiale e di muffe in corrispondenza dei ponti termici, è importante prevedere accorgimenti che non permettano un superamento dell’umidità relativa dell’aria interna oltre un certo livello, installando, ad esempio, un impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC), che garantisce un continuo ricambio dell’aria e contemporaneamente lo smaltimento dell’umidità interna, dimensionando i volumi di scambio in base alle necessità effettive. Relativamente all’impianto di riscaldamento, gli interventi migliorativi più importanti sono: - la sostituzione della caldaia, possibilmente alimentata da fonti di energia rinnovabile; - il miglioramento dell’isolamento della rete di distribuzione; - l’ottimizzazione della regolazione periferica degli ambienti; - l’adeguamento dei corpi scaldanti e il loro corretto dimensionamento, possibilmente scegliendo corpi scaldanti a bassa temperatura.


Una pratica progettuale Nel corso dei 18 anni della nostra esperienza professionale, caratterizzati fin dall’inizio da una particolare attenzione ai temi della sostenibilità, nelle nostre progettazioni esecutive la riqualificazione energetica ha acquistato un’importanza sempre maggiore e la risoluzione dei nodi strutturali e dei ponti termici è divenuta ormai un elemento essenziale nella pratica di cantiere. Per questi motivi la nostra formazione si è avvicinata sempre più all’esperienza dell’Agenzia CasaClima e questo avvicinamento è stato riconosciuto da un rapporto professionale culminato nell’affidamento di corsi nel Master CasaClima CasaClima & Bioarchitettura Certificazione e Consulenza EnergeticoAmbientale (presso l’Università LUMSA, Roma) e del modulo Esempi pratici nel corso Risanamento degli edifici esistenti a Bolzano. Organizzando il materiale per le lezioni, ci siamo rese conto di avere accumulato una documentazione fotografica molto consistente di tutte le fasi di

cantiere, che copre una quindicina di interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica di edifici risalenti per lo più ai primi decenni del Novecento, cantieri che riguardano la trasformazione di case quasi centenarie da veri e propri colabrodo energetici a case ad alta efficienza. Il feedback positivo riscontrato dai partecipanti ai corsi unito all’interesse suscitato dal materiale, hanno fatto nascere l’idea di una pubblicazione che raccogliesse il materiale più significativo. Nel panorama esistente di manuali tecnici (spesso più rivolti alla teoria) e di libri monografici che illustrano le opere finite degli architetti, ci sembrava potesse essere utile un racconto sull’applicazione pratica della teoria costruttiva in questo particolare settore. A questo si aggiunge il nostro costante interesse a divulgare, come progettiste, quello che riteniamo essere un modo di operare meno assertivo e più sperimentale, sensibile alle diverse esigenze dei committenti e che, per quanto pos-

19 Lucia Corti e Elena Rigano Laboratorio di Architettura Ecologica Padova


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sibile, riunisce i vari aspetti dell’ecologia in senso lato. Il testo quindi, un po’ manuale ma soprattutto “diario di bordo”, in alcuni passaggi divaga anche verso aspetti non squisitamente tecnici. L’attenzione per gli edifici storici tende a vedere in essi organismi in cui i caratteri stilistici ed architettonici, oltre che i materiali originali, costituiscono un insieme che ha un valore più ricco della somma dei singoli elementi. La ricchezza è data dalla loro stessa vita, dalle relazioni tra materiali e manufatti, lavorati con modalità e strumenti ormai perduti. Se nei luoghi che attraversiamo riusciamo a percepire un’atmosfera, prima di qualsiasi intervento dobbiamo riconoscerla e solo dopo decidere se e fino a che punto il nostro lavoro potrà applicare performance energetiche e tabelle prestazionali. Si tratta di un dialogo costante tra recupero dell’esistente e nuova architettura, tra l’uso di tecnologie d’avanguardia e quello di materiali antichi e ben collaudati come legno, pietra, mattone, argilla, calce, declinati oggi con nuove espressioni. Ogni cantiere, dalle cui diverse esigenze scaturiscono difficoltà operative e vincoli di vario tipo, richiede un complesso gioco di equilibri volto a ottenere risultati ottimali. Ogni progetto presenta sfide ed esigenze diverse che, pur nella loro complessità, ci danno l’opportunità di sviluppare una creatività progettuale per ricercare soluzioni nuove ed efficaci. Le abitazioni storiche non vincolate costituiscono un’elevata percentuale di quelle esistenti nelle nostre città e caratterizzano così fortemente il tessuto urbano che sono riuscite, nonostante sventramenti e speculazioni, a sopravvivere in buona parte a ricostruzioni e boom edilizi, senza subire finora quella squalificante operazione di crescita edilizia che ha già danneggiato molta parte della nazione sin dagli anni Sessanta. Inoltre, ora che anche ai più sembra

evidente la pericolosa inutilità del consumo di territorio, riusciamo a condividere maggiormente l’importanza di recuperare il grande patrimonio edilizio esistente, senza incorrere nel rischio di perdere definitivamente la storia dell’edificio e della città. Più delicato ancora il nostro ruolo nei riguardi degli edifici storici di pregio: esso diventa quello di traghettatori che trasportano nel tempo beni preziosi, li trasformano e li restituiscono al territorio e ai fruitori. In questa azione di inevitabile trasformazione il progettista stabilisce ciò che vuole trasmettere: qualcosa di completamente nuovo che non conservi più gli elementi originali, oppure oggetti rigenerati, che rispondano comunque alle necessità del vivere contemporaneo, attualizzando spazi e luoghi ma mantenendo i caratteri più preziosi e il valore intrinseco di testimonianza. Più riconosciamo valore all’edificio oggetto del nostro lavoro, più il processo di riuso e riqualificazione comporta un impegno progettuale complesso, nel quale si sommano le esigenze di tutela del bene, le richieste del committente, le espressioni linguistiche del progetto architettonico, le necessità relative alle nuove funzioni e le tecniche legate al risanamento e all’adeguamento statico e antisismico. Mantenere integro l’edificio con la sua valenza di testimonianza storica, conservare gli elementi caratterizzanti e originali senza snaturarli, conciliare le necessità attuali e l’inevitabile adeguamento strutturale con la riconoscibilità dell’edificio e del suo ruolo all’interno del paesaggio, sono una conquista per ogni intervento. Nel processo di integrazione tra edilizia tradizionale e nuove necessità, il recupero stesso dell’edificio si configura come elemento di valorizzazione e tutela; la storia dell’architettura è ricca di casi a dimostrazione della capacità di adattamento delle nuove funzioni e delle nuove esigenze al vecchio, all’ambito naturale, al paesaggio. Non cerchiamo elementi di architettura contemporanea molto appariscenti: dal punto di vista architettonico, prediligiamo modifiche e inserimenti composti e riservati. Se nella valutazione di un’automobile


consideriamo, oltre al prezzo d’acquisto, anche quello di esercizio, quando parliamo di una casa non ragioniamo allo stesso modo. Qual è il costo di una casa? Quello che è stato speso da chi l’ha costruita o quello che sosteniamo noi per acquistarla? Non dovremmo aggiungere altresì ciò che spenderemo per riscaldarla, raffrescarla e mantenerla negli anni? Possiamo dimenticare il costo ambientale, sapendo che le nostre case hanno un elevato valore di impatto sul territorio dato dal suolo ormai “occupato”, non più verde, non più permeabile, non più “vivo”? Gli edifici, inoltre, racchiudono in sé il costo altissimo dell’energia grigia impiegata per l’estrazione dei materiali, la loro trasformazione, la distribuzione, la costruzione e infine, se li demoliamo, lo smaltimento. Anche l’aspetto economico diventa un motivo sostanziale per cui scegliamo di ristrutturare edifici vecchi e obsoleti con criteri di ecologia costruttiva, che evita il più possibile di inserire veleni e sostanze tossiche nella catena produttiva edilizia; e di strategia energetica, per trasformare abitazioni energivore in edifici a basso o bassissimo consumo. La riqualificazione energetica può valorizzare l’architettura storica e integrare il nuovo al vecchio tramite l’utilizzo di materiali ecologici e l’inserimento di impianti e tecnologie d’avanguardia. Tale approccio dà origine a un edificio oggettivamente rinnovato nel quale possiamo ancora leggere molte qualità storiche originali e irripetibili. Del suo passato noi possiamo sempre apprezzare la qualità abitativa, l’atmosfera e i manufatti artigianali, sommati al comfort, alla salubrità, all’economia nei costi di gestione e ad un bagaglio difficilmente conteggiabile di ricadute positive sull’ambiente e sulla società. Queste operazioni innescano processi continui di coinvolgimento delle diverse competenze professionali di progettisti e artigiani, tecnici, impiantisti e si alimenta della loro continua crescita culturale e professionale, partendo da una piatta-

forma comune basata sulla sensibilità al tema. Chi lavora i materiali ne conosce i segreti e solo chi li conosce li può tramandare e prendersi cura dell’edificio nel tempo. In questo senso, sempre maggiore importanza viene data anche all’aspetto artigianale del lavoro, sia da parte del progettista (non c’è standardizzazione nella ricerca di soluzioni) sia da parte delle maestranze, che accrescono costantemente le loro conoscenze e abilità. Tutto ciò può portare alla riattivazione di economie di grande, media o anche piccola taglia, ma con una filiera produttiva di green economy. Infine è opportuno premiare chi in prima persona investe i propri capitali per riqualificare l’esistente in modo speciale e virtuoso, e non sono pochi; fortunatamente infatti impegno e sensibilità, favoriti anche dagli aspetti economici, vanno aumentando sempre più. A fianco delle azioni dei privati, è necessario un impegno pubblico determinato nel rispettare e permetterci di attuare le norme comunitarie, nell’offrire adeguati strumenti normativi e finanziari affinché le forme di incentivazione siano finalmente strutturate e sistematizzate sul lungo periodo, in vista del raggiungimento degli obiettivi comuni. I volumi d’affari e i posti di lavoro generati intorno alla ristrutturazione e alla riqualificazione energetica hanno senza dubbio anche un significativo ritorno economico in termini di emersione del sommerso, versamento di imposte e mancate sanzioni per il non rispetto delle norme europee che supera il mancato introito dovuto alle detrazioni. In questi anni, il rinnovo del 55% di detrazione Irpef, fatto in modo non strutturale e comunicato sempre annualmente, ad autunno inoltrato, ha determinato confusione ed incertezza, disincentivando molti possibili interventi. Nonostante le difficoltà pratiche più o meno grandi, il decennio 2010 - 2020 dovrebbe portarci alla concretizzazione dei nuovi indirizzi di salvaguardia dell’ambiente, di riduzione delle emissioni di CO2 e di attenzione all’uso delle risorse rinnovabili. Come progettiste ci mettiamo in prima linea per contribuire agli obiettivi descritti, certe di far parte di un gruppo sempre più vasto.

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Sei realizzazioni e un cantiere

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Una barchessa del Settecento tutelata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Veneto CasaClima R progetto pilota

Progetto di ristrutturazione e cambio d’uso luogo provincia padovana anno 2004/2005 zona climatica E GG 2.383 classe energetica pre-lavori G efficienza involucro 69 kWh/m2a superficie netta riscaldata 128 m2 volume netto riscaldato 427 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Progetto strutture ing. Paolo Varagnolo Sicurezza arch. Maurizio Michelazzo Elaborazione dati CasaClima ing. Annapaola Di Camillo progetto pilota CasaClima R

Nel proporre questo intervento all' Agenzia CasaClima come progetto pilota abbiamo dovuto tenere presente che la progettazione e la sua realizzazione risalgono al biennio 2004/2005. All’epoca, affrontare un cappotto interno era una fonte di preoccupazione, e concordare col serramentista la posa in opera del telaio finestra nello spessore dell'isolamento rappresentava un’operazione all'avanguardia. Alcuni concetti, come la tenuta all'aria dell'involucro edilizio, per noi architette di pianura senza esperienza negli edifici in legno, erano dei perfetti sconosciuti.

Con ciò non vogliamo dire che questi committenti siano stati le nostre cavie; possiamo però affermare che questo rappresenti il primo edificio storico in cui abbiamo cercato di applicare scientificamente i criteri che l’Agenzia CasaClima ha emanato per gli edifici nuovi, in armonia con il rispetto dei caratteri storici e le prescrizioni della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Veneto. E' innegabile che la risoluzione dei ponti termici e degli attacchi a terra resti tutt’ora il punto più critico da affrontare nella ristrutturazione di un edificio

antico. Come si vedrà nel corso della pubblicazione ogni edificio rappresenta un caso a sé. IL CORPO PRINCIPALE DEL COMPLESSO Il progetto riguarda la ristrutturazione di una barchessa afferente a una villa di origine Cinquecentesca, situata in provincia di Padova a ridosso dell’argine destro del fiume Bacchiglione. L’abitazione dei Signori era stata arricchita alla fine del 1700 da un’ala rustica addossata alla facciata est: una tipica barchessa adibita in parte ad abitazione dei contadini, granaio e stalla, che si


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Ci piace soffermarci sulla definizione di "patrimonio storico", che secondo noi va letta in profondità: il patrimonio è quel valore che ci viene tramandato, quella gran parte di edifici di cui l'Italia è costellata che ancora sono testimoni della storia, dell'arte e della sapienza costruttiva di una volta. La maggior parte di questi edifici non sono però tutelati. Come progettisti abbiamo il dovere di difendere questo patrimonio con grande tenacia.

Accostarsi con rispetto al bene storico equivale a lasciare aperta la possibilità alle generazioni future di ritrovare materiali e testimonianze: proponiamo sempre, ove possibile, la completa reversibilità dei pacchetti e delle stratigrafie a secco affinchè, in occasione di eventuali restauri futuri, si possano ancora operare delle scelte.

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sviluppa per una lunghezza di circa 40 metri, parallelamente al corso del fiume. La barchessa oggetto dell’intervento rispecchia i principi della tradizione costruttiva rurale: al piano terra si apre un grande spazio porticato centrale, con due archi ribassati per la rimessa dei carri agricoli (in epoca successiva è stato aperto un portone sul muro di nord, che mette il portico in comunicazione con l’argine); l’ala ovest ospitava gli alloggi per i contadini mentre quella a est la stalla. Tutto il piano primo era adibito a granaio. La richiesta dei committenti era quella

di realizzare una unità abitativa nella porzione di fabbricato che originariamente ospitava il granaio e la stalla. Ottenere un’abitazione confortevole e che si avvicinasse ai moderni standard abitativi si scontrava apparentemente con i vincoli subordinati al rispetto dei caratteri storici dell'edificio e con quelli imposti dalla Soprintendenza. La realizzazione dell'isolamento all'interno dell'involucro edilizio, con interventi reversibili, è stata una delle soluzioni adottate ma che, come vedremo, porta con sè una serie di problematiche non sempre di immediata risoluzione.

La posizione del complesso è in linea con la storia della civiltà delle ville venete e con le scelte degli architetti del tempo di situare questo tipo di edifici in luoghi ameni che di per sé stessi valorizzano la dimora delle famiglie nobili del tempo. Le superfici esterne avevano perso la maggior parte degli intonaci originali: nella porzione interessata dall' intervento degli anni Cinquanta inoltre erano stati usati intonaci cementizi. Tutti i fori finestra erano privi di infissi, con inserti in pietra (architrave, davanzale e supporti degli erpici degli

scuri) e grate in ferro lavorate a mano. Negli anni Cinquanta era stata demolita una porzione dell’originale solaio in legno sopra la stalla, sostituita con travi in ferro e solaio in laterocemento. La maggior parte del solaio del granaio conservava in buono stato la pavimentazione in tavelle di cotto, perduta solo per la parte corrispondente alla demolizione. La facciata di nord era completamente priva di intonaco ed interessata da fenomeni di lichenizzazione, umidità di risalita e degrado dei materiali. Parte della pavimentazione era realiz-


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zata in tavelle di cotto originali posate su di un letto di magrone. Purtroppo l'intervento degli anni Cinquanta aveva rimosso parte di questa pavimentazione sostituendola con un massetto di cemento. Il tetto era composto da una struttura in legno a capriate sormontate da travatura secondaria di travi e tralicciatura in moraletti di legno a sostegno delle tavelle in cotto. Il manto di copertura era formato da coppi di cotto. Le strutture principali e secondarie del tetto in legno erano originali, non trattate e ad un primo esame di rilievo

apparivano in buono stato, non presentavano alcun punto di marcescenza o attacco parassitario. Confermata questa analisi, dopo una verifica statica in sede di cantiere non è stata eseguita alcuna sostituzione di elementi lignei. L'altezza interna del granaio al primo piano era uno dei punti critici: tra le catene delle capriate e il pavimento l'altezza utile era di soli 210 cm. Dunque l'isolamento interno non poteva essere l'unica soluzione. Le travi Uso Fiume sottostanti dovevano rimanere almeno parzialmente visibili.

TRAVI USO FIUME e USO TRIESTE. Come recitano le Norme UNI 11035-3, la trave Uso Fiume è quella “trave a sezione quadrata o rettangolare ottenuta da un tronco mediante squadrature meccanica, continua e parallela dal calcio alla punta su quattro facce a spessore costante con smussi e contenente il midollo”. La trave Uso Trieste è sempre una trave ottenuta da tronco mediante squadratura meccanica, “continua dal calcio alla punta su quattro facce seguendo la rastremazione del tronco, con smussi e contenente il midollo”. MORALI e MORALETTI I morali sono travetti in legno di sezione quadrata, con dimensioni massime di 10 x 10 cm. Quando invece sono di dimensioni fino a 5 x 5 cm, vengono chiamati moraletti. La moralatura è l’orditura secondaria di un tetto, composta dai moraletti.


28 Attacco a terra

Una volta eliminate le superfetazioni ed i solai in cemento armato si è provveduto a demolire il massetto di cemento della stalla. La risoluzione del ponte termico contro terra e l'eliminazione della risalita di umidità sono due problematiche che dovevano essere affrontate radicalmente.

La costruzione poggiava con le murature in cotto direttamente su di un terreno a pochi metri di distanza dall'antico letto del fiume: dunque l'umidità di risalita che si manifestava in tutta la sua evidenza con l'affioramento dei sali traeva nutrimento probabilmente dal contatto con il terreno umido/bagnato.

In questo caso si è scelto di fare uno scavo sia all'interno che all'esterno della barchessa. E' stato posato un acciottolato di grossa pezzatura (8/14 cm) su tessuto geotessile, realizzando così un vespaio aereato con delle condotte passanti nord-sud. Nella sezione qui sotto, si può osservare la composizione della stratigrafia della sottopavimentazione contro terra.


Lo strato di XPS sotto gli impianti è stato risvoltato lungo le pareti fino a congiungersi col vetro cellulare. Le condotte di aereazione sono state poste sul fronte sud a livello del relativo acciottolato.

Sulla facciata di nord, per incrementare il flusso d'aria, la loro uscita è stata posta a 1,5 m di altezza dal terreno. In considerazione del fatto che d’inverno, all'interno delle condotte, passa aria fredda, si è provveduto ad isolare le condutture mediante fibra di canapa e termointonaco: 12 cm di termointonaco sul lato interno di questa parete ci garantiscono un freno vapore sufficiente ad evitare l'eventuale formazione di condensa.

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Pavimento radiante

Le guide ed i tubi sono stati appoggiati direttamente sul vetro cellulare che, per sua natura, in quanto dotato di ¾ infinito, funge anche da totale barriera all’umidità ; i pannelli sono stati poi opportunamenti giuntati. Questi tubi, a sezione ovale, sono stati poi annegati in un massetto con rete sintetica antifessurazione, composto prevalentemente da calce idraulica naturale senza la presenza di promotori chimici della fluidificazione.


Ricostruzione delle fratture della muratura

Negli edifici storici, cosÏ come in quelli semplicemente vecchi, le fratture nelle murature di mattone pieno vengono ricomposte mediante la tecnica del cuciscuci, ovvero tramite l'inserimento di mattoni sani, possibilmente vecchi od originali - comunque integri - al posto di quelli lesionati. In questo caso sono state ricucite le lesioni provocate dai lavori degli anni Cinquanta o da vecchie modifiche e tamponamenti non ammorsati col corpo murario originale. La malta di allettamento adoperata in questa operazione è sempre malta prevalentemente di calce idraulica naturale miscelata a sabbia di fiume.

La demolizione del solaio in laterocemento edificato cinquanta anni fa nella porzione interna dell’edificio, a fianco del portico, aveva lasciato aperta una vasta breccia nella muratura perimetrale: questo varco è stato parzialmente ricucito e rinforzato, ed utilizzato come piano di sostegno per appoggiare il nuovo solaio in legno del soggiorno del primo piano.

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Il nuovo solaio sulla cucina

Per la formazione del nuovo solaio in sostituzione di quello in cemento sono state scelte delle semplici travi in legno di larice, non trattate, di sezione regolare. Per limitare la loro sezione, si è deciso di utilizzare una grande trave rompitratta: questa divide visivamente la cucina dalla sala da pranzo. Nel caso la committenza volesse un giorno separare fisicamente i due locali, questa trave potrà fare da alloggio a una vetrata divisoria.

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In basso, il solaio originale con le travi Uso Fiume (in corrispondenza della zona notte sopra il portico).


Terminata la realizzazione del primo solaio, il primo piano si presentava come un grande e luminoso spazio libero, che si prestava ad essere lasciato open space. Le necessitĂ della committenza (che richiedeva la presenza di tre camere da letto e due bagni) ha portato alla sua suddivisione, in accordo con la Soprintendenza.

Progetto: pianta piano terra

Tamponature al primo piano

Le partiture interne del piano primo non dovevano avere un peso eccessivo che gravasse sulla travatura sottostante (travi originali di lunghezza superiore a 6 metri).

Progetto: pianta piano primo

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Si è pensato perciò di realizzare le pareti divisorie in legno e fibrogesso il cui carico non facesse aumentare la freccia delle travi. Nel salto di quota tra il solaio nuovo ed il solaio vecchio il muro portante in mattoni è stato isolato anche dall'interno con dei pannelli in fibra di legno da 6 cm.

La parete di separazione tra le due proprietà doveva essere efficiente sia acusticamente che termicamente poiché di separazione tra un locale non riscaldato e le camere da letto. Si è quindi optato per una parete in travetti e tavolato di abete semplicemente appoggiata (non avvitata) sul tavolato di pavimento, tamponata con un consistente strato di fibra di legno. Pur ottenendo così un peso limitato della parete, il tavolato sottostante è stato rinforzato con dei travetti a cadenza regolare, che scaricano il peso su due travi.

La stratigrafia della parete che separa le due proprietà è stata pensata per assicurare un buon livello di comfort termico ed acustico: alla fibra di legno in grosso spessore all'interno della parete sono stati accoppiati da un lato il pannello in legno mineralizzato che fa da supporto al corpo di intonaco e dall'altro la lastra in fibrogesso. Col fibrogesso da 12,5 mm di spessore sono quindi state realizzate tutte le partiture interne del primo piano (camere da letto, bagni e corridoio) e le tamponature delle capriate.


35 IL FIBROGESSO I pannelli in fibrogesso sono composti da gesso naturale, rinforzato con fibre di cellulosa ottenute dal riciclaggio della carta. Questi due materiali naturali vengono mescolati e, dopo l’aggiunta di acqua, pressati senza ulteriori leganti. I pannelli hanno ottime caratteristiche di resistenza a compressione, ed un’ottima protezione nei confronti del fuoco. Contrariamente al cartongesso, le lastre in fibrogesso non temono l’umidità. Sono lastre con ottimi requisiti di resistenza meccanica, e consentono un pronto rilascio dell’umidità ambientale accumulata, grazie alla diffusività al vapore della cellulosa. L’utilizzo del fibrogesso rende possibile, oltre alla tinteggiatura, anche l’intonacatura delle lastre con prodotti a base di calce naturale, senza dover ricorrere a particolari lavorazioni del fondo o additivazioni della malta. Il fibrogesso è un materiale biocompatibile ed è certificato IBO per la bioarchitettura.


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Tra le due lastre di fibrogesso è stato alloggiato un pannello in fibra di legno da 6 cm. Se correttamente posato questo sistema garantisce un potere fonoisolante di 42 dB. E' sufficiente posare due lastre su uno dei due lati della parete a secco per passare a 50 dB.

Il cappotto interno con impianto radiante Le pareti perimetrali accolgono il cappotto interno realizzato in fibra di legno dello spessore di cm 6 (non erano ancora in commercio i pacchetti completi di strati funzionali appositamente pensati per realizzare gli isolamenti dall'interno).

CAPPOTTO IN PANNELLI IN FIBRA DI LEGNO I pannelli in fibra di legno vengono prodotti dalla lavorazione del legno di conifere o latifoglie, derivanti da scarti e residui di segherie, o dalla selvicoltura; la materia prima risulta priva quindi di qualsiasi trattamento chimico. Le fibre del legno vengono impastate con acqua, pressate in apposite forme ed essiccate fino all’ottenimento dei pannelli della densità desiderata, in previsione dell’uso che se ne farà (isolamenti per pavimentazioni, pareti o tetti). La fibra di legno si distingue dagli altri isolanti sintetici per diverse proprietà: è un materiale natura-

le, ecocompatibile, riciclabile; consente un’ottima traspirabilità, grazie alla struttura a pori aperti; è un materiale igroscopico. Grazie inoltre all’elevata densità allunga lo sfasamento dell’onda termica (protezione dal caldo estivo); in caso di incendio non sprigiona gas tossici; infine, la materia prima è ampiamente disponibile e rigenerabile. Nel caso di cappotto interno, solitamente si utilizzano pannelli in fibra di legno dotati all’interno di uno strato funzionale minerale che garantisce un passaggio controllato dell’umidità.


Dove non erano presenti le tracce dell’intonaco originale, lasciate in sede intonse, si è provveduto a creare un "piano di posa" per le pannellature mediante un termointonaco a base di calce e perlite. Si tratta di un intonaco poco aggressivo e leggero che ha consentito di ottenere un piano di posa regolare, migliorando allo stesso tempo le prestazioni termiche della muratura.

Dalle verifiche termoigrometriche effettuate dal termotecnico sulle stratigrafie di progetto, emergeva comunque al loro interno la presenza di condensa interstiziale in quantità inaccettabile. Per evitare quindi che l’eventuale formazione di condensa danneggiasse i materiali, è stato posato il riscaldamento radiante sui pannelli isolanti del muro perimetrale.

37 La norma vigente ad oggi UNI EN ISO 13788:2003 definisce le modalità per la verifica termoigrometrica, proponendo procedure di calcolo per la verifica della condensa superficiale e interstiziale dell’elemento costruttivo. Il metodo di verifica proposto dalla norma per la valutazione del rischio di condensa interstiziale, prevede un bilancio igrometrico di durata annuale su base mensile e la determinazione della quantità di umidità che condensa e rievapora in ciascun mese dell’anno. Affinché la verifica sia positiva, si devono rispettare due condizioni: 1)La quantità massima di condensa di ogni mese dell’anno deve essere inferiore alla quantità ammissibile per il materiale interessato dalla condensa; 2)La quantità di condensa accumulata nel corso dell’anno deve essere inferiore alla quantità di condensa che può essere smaltita nel periodo di evaporazione nel corso dell’anno.


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I pannelli dell'impianto radiante sono stati fissati al pannello in fibra di legno mediante graffe e annegati successivamente in un strato di intonaco a base di calce, di spessore sufficiente a coprire completamente anche i raccordi più sporgenti. L'ultimo strato è stato steso, bagnato su bagnato, annegandovi la rete portaintonaco in fibra di vetro.

IMPIANTI RADIANTI. NOTE TECNICHE, SCIENTIFICHE, PROGETTUALI Proponiamo gli impianti radianti ai nostri committenti da moltissimi anni (il primo è del 1994) perché abbiamo riscontrato che il comfort che assicurano è reale e molto apprezzato. Nelle ristrutturazioni in cui è stato realizzato un sistema "misto", alcune stanze a pavimento - come cucine e bagni ed altre a parete, i clienti, a posteriori, ci hanno sempre confermato un comfort percepito come maggiore nelle stanze climatizzate col sistema sottointonaco. Oggi quasi tutti gli impianti che installiamo lavorano sia d'inverno che d'estate combinati ad un efficace sistema di deumidificazione. La climatizzazione estiva realizzata col radiante sottointonaco crea un effetto di "fresco-casa antica" senza aria in movimento, che tante persone cercano. La misura del comfort è data anche e soprattutto da una ridotta differenza tra la temperatura dell'aria e la temperatura delle pareti che ci circondano: questa legge della fisica tecnica, ormai assodata, non è però ancora entrata a far parte della cultura dell'abitare, del bagaglio di nozioni minime


col quale chi va a comprare o a ristrutturare casa misura la qualità del prodotto che gli viene venduto. Perciò assistiamo stupefatte ad installazioni termiche totalmente inadeguate agli standard di abitazioni che vengono vendute come "case di lusso". Non conosciamo nessun committente benestante che accetterebbe più di acquistare un suv con i finestrini a manovella, ma la stessa persona non batte ciglio di fronte ad una abitazione lussuosa che d'estate viene condizionata con gli "split". E’ innegabile: proporre al cliente un impianto radiante, gestirne l'installazione, consegnare un immobile con i pannelli a parete non è sempre una passeggiata. Come progettiste occorre motivare, come direttrici lavori coordinare una serie di lavorazioni che complicano l’attività di cantiere. Crediamo però che la climatizzazione radiante sia ormai uno standard che è nostro dovere almeno provare a proporre in una casa a basso consumo. Il regime di temperatura basso (e quindi minori consumi) è per noi un imperativo!

Nei locali che consideravamo più problematici riguardo al pericolo della condensa interstiziale (bagni, cabina doccia, lavanderia) si è deciso di non applicare i pannelli in fibra di legno. Data la loro esposizione sfavorevole (affacciano tutti a nord), il rischio che l'umidità in eccesso potesse andare ad accumularsi in inverno tra i pannelli e la muratura ci ha fatto optare per un grosso spessore di termointonaco. Dato il minor potere isolante di questo materiale, e l’irregolarità del piano di posa, in alcuni punti si sono raggiunti i 12 cm di spessore. L’impianto radiante di questi locali è stato montato su questo supporto, con le medesime modalità della posa sui pannelli in fibra (vedi foto in alto a destra).

Si è cercato di limitare il più possibile la presenza di scatole elettriche sui muri perimetrali, per non creare discontinuità nelle pannellature di isolamento. L'impianto elettrico quindi è collocato prevalentemente nelle tre pareti divisorie realizzate in fibrogesso. Dove questo non è stato possibile le scatole sono state alloggiate nello spessore del pannello interponendo uno strato sottile di materiale isolante per non farle entrare in contatto diretto con la muratura.

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La posa dei serramenti nello spessore dell'isolamento interno garantisce un corretto andamento dell'isoterma nel passaggio attraverso il nodo finestra. Per questo motivo, insieme al serramentista, abbiamo studiato un falso telaio leggero, a forma di L, che alloggiasse la finestra e contemporaneamente fornisse la battuta alla pannellatura di isolamento interna ed al successivo intonaco di annegamento degli impianti.

Il punto di giunzione tra il davanzale in pietra e l'isolamento, rimasto scoperto, è stato quindi sigillato, nastrato e coperto con un passantino in legno, che si mimetizza con l'infisso.

THERM E' un software gratuito studiato dal Lawrence Berkeley National Laboratory. Inizialmente dedicato all'analisi delle performance termiche degli infissi e dei vetri è utilizzato anche per produrre spettri termici interlacciando le caratteristiche dei materiali, le geometrie del pacchetto tecnologico e le condizioni al contorno derivanti dalla posizione geografica dell'edificio. Con Therm si possono valutare analiticamente ponti termici, valori U, capire quali sono i flussi termici ipotizzabili in una parete o le temperature presenti all'interno dei pacchetti. Inoltre, i risultati prodotti possono essere utili ad ipotizzare eventuale formazione di condensa interstiziale o superficiale o per valutare gli effetti dell'utilizzo di diversi materiali isolanti e/o spessori, indirizzando le scelte dei progettisti. Il software in questione considera verifiche statiche e non di tipo dinamico, escludendo variabili come il tempo o la variazione della temperatura, vapore acqueo, o caratteristiche derivanti dalla variazione delle caratteristiche del materiale a seconda delle condizioni al contorno (materiali a cambiamento di stato) nel tempo.


La finestra: stato di fatto

Therm: la finestra

La finestra: progetto

Alla fine l'infisso risulta leggermente affossato rispetto alla parete della stanza, con la conseguente formazione di un piccolo davanzale interno, che copre la parte di isolamento alla base dell'infisso. Per noi si tratta dell'antenata delle finestre superefficienti a filo esterno che ora proponiamo quotidianamente ai nostri committenti. Nella foto sopra, sullo sfondo il muro finito; sotto, l’armadio con ante scorrevoli.

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Il termointonaco con impianto radiante

Le quattro lunette della stalla sono diventate le finestre della cucina. Sono orientate perfettamente verso nord, su di un muro già molto provato dalla risalita di umidità ; è una parete che durante l'inverno non vede il sole per tre mesi di fila, ed il ghiaccio della notte resta intatto anche durante il giorno.

Anche in questa stanza, quindi, si è deciso di utilizzare, invece dei pannelli in fibra di legno, il termointonaco, che dato il suo ridotto potere isolante viene posato con uno spessore cospicuo.

La sequenza di foto in basso ci mostra la parete di nord della cucina: dopo la posa dei falsi telai sagomati per le lunette viene posato l'intonaco termoisolante a strati, bagnato su bagnato, sul quale verrĂ successivamente alloggiato il radiante a parete.


La cucina, nella quale era già stato previsto il radiante a pavimento, è stata inoltre dotata di una piccola fascia di radiante a parete in corrispondenza della zona cottura, dove la produzione di vapore acqueo può essere maggiore.

Il tetto

Liberate le falde del tetto dal manto dei coppi recuperati poi in una discreta quantità - si è proceduto a ripulire il tavellonato dai detriti accumulatisi negli anni. Sopra la boiaccatura delle tavelle c'era uno strato consistente di materiale accumulato, anche da decenni, dalla nidificazione sottotegola degli uccelli.

FRENO / BARRIERA AL VAPORE Tutti i materiali sono caratterizzati dal coefficente di resistenza al vapore µ. Questo coefficente adimensionale specifica la resistenza al passaggio del vapore che un materiale oppone, rispetto all’aria. Il coefficente µ moltiplicato per lo spessore d del materiale esprime il valore Sd, ovvero il valore in metri dello strato d’aria equivalente con uguale resistenza al vapore. Con la diminuzione di Sd, aumenta la traspirabilità dei materiali. Sd < 0,2 guaine traspiranti 0,2 < Sd < 100 freno vapore Sd > 100 barriera al vapore

Si tenta sempre di salvare il più possibile i vecchi coppi per riutilizzarli, una volta forati o agganciati, come coppi di copertura, riservando i coppi nuovi per il canale. Il cornicione ha uno sporto piuttosto importante, quindi per alloggiare la trave di contenimento dell'isolamento del tetto, senza sollecitarlo eccessivamente, è stata posata una tavola il cui ancoraggio è posizionato in corrispondenza del muro perimetrale sottostante.

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"...quando usavamo la carta kraft‌" Sostituite le poche tavelle rotte o gravemente danneggiate si è cominciato a preparare il tetto per accogliere il materiale isolante: una trave perimetrale ancorata alla muratura portante funge da elemento di chiusura e contenimento, allo scopo di creare una sede per le guaine (che poi risvoltano sopra la trave stessa) e per i pannelli di isolamento.

La prima guaina utilizzata era costituita da carta kraft: un materiale semplice, carta, appunto, con la funzione di tenuta all'aria.

Sopra alla carta opportunamente sormontata sono stati posati i pannelli isolanti in fibra di legno, alternati a dei moraletti in legno, ancorati direttamente alla struttura primaria del tetto. Questo accorgimento protegge dallo scoperchiamento della copertura durante i fortunali, fenomeni metereologici estremi che sono sempre piĂš frequenti e che riescono a sollevare coperture apparentemente solide. Cornicione - stato di fatto


Therm: il cornicione

Il tetto ventilato: l’importanza della camera di ventilazione è dovuta principalmente al passaggio dell'aria, che garantisce lo smaltimento dell' umidità in eccesso, eventualmente accumulatasi nel pacchetto isolante. Per questo motivo è meglio evitare di utilizzare le barriere al vapore, ma optare per guaine che abbiano la funzione di leggero freno al vapore.

Cornicione - progetto

Sopra alla camera di ventilazione, realizzata con moraletti dell’altezza minima di 4 cm, sono stati ancorati i coppi. Esistono varie maniere per agganciarli, tramite diversi tipi di ganci normalmente in commercio. La copertura, cosi realizzata, ha una durata ed una stabilità incredibilmente lunghe.

Con questo sistema i coppi non possono scivolare verso il basso nemmeno in presenza di vibrazioni (edifici fronteggianti strade trafficate) e la loro sostituzione in caso di rottura (a causa di una grandinata per esempio) è molto semplice. La copertura della parte di barchessa ristrutturata risulta ovviamente più alta di quella che non è stata interessata dai lavori, a causa dello strato di isolamento e della soprastante camera di ventilazione.

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Il solaio

Le belle travi Uso Fiume che formano il solaio che divide il portico dalla zona notte dovevano rimanere, almeno parzialmente, a vista.

Coniugare questa prescrizione all'altezza limitata sotto le capriate ha fatto si che si posasse sopra al tavolato solo la carta kraft (nella foto a destra) e un pannello isolante in fibra di legno da 19 mm, sul quale è stato poi posato un pavimento flottante, mentre sotto, tra trave e trave, sono stati collocati due strati di pannelli isolanti in fibra di legno da 6 cm ciascuno, rifiniti poi con un pannello di legno mineralizzato, successivamente intonacato.


Solaio interpiano su portico - stato di fatto

Therm: solaio interpiano su portico

Solaio interpiano su portico - progetto

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La casa finita

Alla fine dei lavori abbiamo ottenuto degli ambienti semplici e puliti: dove una volta c’era il granaio ora c’è la zona notte, mentre al piano terra si trovano la cucina, lo spazio destinato alla centrale termica e alla lavanderia (verso nord) e la zona pranzo che si affaccia a sud, verso il giardino e il portico rimasto intatto. L’atmosfera è calda e accogliente; i materiali tradizionali e vissuti contribuiscono a dare la sensazione di essere in un luogo della memoria, dove la stratificazione del tempo è percepibile. In questo modo la casa è tornata a nuova vita, resa ai suoi proprietari e al paesaggio per molto tempo ancora. Sotto, il dettaglio dei due gradini che dal soggiorno portano al corridoio della zona notte; nella pagina a fianco, all’estrema destra, le tecniche durante l’audit effettuato dall’Agenzia CasaClima per la verifica dell’iter CasaClima R (novembre 2012).


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Complesso rurale nelle prealpi vicentine CasaClima B e applicazione del protocollo ITACA

Progetto di ristrutturazione e riqualificazione luogo Costabissara (VI) anno 2009/2010 zona climatica E GG 2.388 classe energetica pre-lavori G classe energetica raggiunta B CasaClima, 45 kWh/m2a superficie netta riscaldata 164 m2 volume netto riscaldato 545 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Progetto strutture ing. Paolo Varagnolo Sicurezza arch. Luca Cecchetto Elaborazione dati CasaClima archh. Roberta De Simone e Alberto Andrian edificio certificato CasaClima Classe B

Il restauro di questo complesso agricolo, situato sulle prime pendici collinari delle Prealpi vicentine, a nord-ovest del capoluogo, ha avuto un’evoluzione complessa. L’insieme è formato da un volume residenziale e due agricoli, assemblati a forma di C e con caratteristiche molto diverse tra loro. La parte abitativa è stata quasi completamente demolita e ricostruita nei primi anni Sessanta, mentre i fabbricati agricoli sono rimasti integri e soggetti a un degrado fisiologico, mitigati da una minima manutenzione. Nelle condizioni in cui si trovava, l’in-

sieme ormai non offriva più alcuna possibilità d'utilizzo se non durante la bella stagione, quando l'abitazione veniva aperta saltuariamente come appoggio per grigliate domenicali. L'occasione di un bando regionale per incentivare l'efficienza energetica e l'architettura sostenibile ha dato il via al progetto di ristrutturazione, che ha usufruito nel 2010 del contributo regionale per il protocollo ITACA. L’impegnativo e meticoloso lavoro di compilazione delle schede ITACA per documentare i parametri di sostenibilità dell'intervento è stato poi integrato

con la pratica per la certificazione CasaClima. Ogni aspetto dell'intervento rispetta i più severi criteri di ecologicità di metodologie e di materiali; il solo punto che ha impedito la certificazione dell’edificio nella classe Casa Clima Nature, che allora era ancora il "Plus", è stata l'alimentazione della caldaia che, data la mancanza di reti urbane di servizio, è alimentata a gpl. Ogni altro parametro è invece totalmente rispondente ai criteri di ecologicità e sostenibilità ambientale. La proprietà ricade in una zona agrico-


Come verrà accennato in questo libro, l’inquinamento indoor può raggiungere dei livelli altissimi senza che alcuna rilevazione ce ne dia la consapevolezza. È anche per questo motivo che l’uso dei materiali salubri all’interno dell’abitazione è importante anche per chi non ha sposato una filosofia ecologica. Il rischio reale è quello di abitare in un ambiente apparentemente sano che invece è saturo di sostanze inquinanti. Come per una mela: l’aspetto è lo stesso, la sostanza cambia.

Questo edificio viene usato principalmente come casa di vacanza: ci si viene a riposare, a ritemprarsi, a respirare aria non inquinata. E’ una country house e offre un rifugio salubre e sicuro ai cittadini in fuga dalla città.

la di pregio naturalistico e ambientale con vincolo idrogeologico, morfologicamente inserita nel versante est di una dorsale collinare di lieve pendenza, a circa 200 m di quota, in un'area totalmente priva di inquinamento acustico, tra boschi e prati, da cui è possibile vedere in lontananza, nei giorni più limpidi, la Basilica Palladiana. La particolare mitezza del clima collinare e, ancor più, il microclima che si determina nella corte di sud, al riparo dai venti e dalle correnti, hanno offerto l'habitat ideale alla palma africana, ormai definitivamente naturalizzata,

che ha sopportato anche i due anni di cantiere, e a molte specie di rose rampicanti che durante i lavori sono state trapiantate e protette, riportate poi al loro posto. La zona climatica è la E, e il terreno attorno all’abitazione è un ampio terrazzamento esposto verso est e sud, con una pendenza compresa fra il 5 e il 10%, totalmente soleggiato. Gli edifici esistenti risalgono, per il loro impianto originale, almeno al XIX secolo e la disposizione a ferro di cavallo attorno ad una sorta di patio consente ai fabbricati di godere di un ottimo

“Al fine di proteggere l’ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale”: è il principio di precauzione, come definito nella Dichiarazione di Rio del 1992 (Principio 15).

Anche nel settore edile sarebbe buona norma applicare questo principio. Quotidianamente in edilizia vengono lanciati sul mercato nuovi prodotti senza che le necessarie indagini tossicologiche a lungo termine vengano espletate. Questo anche per una evidente impossibilità di inserire la variabile tempo/esposizione/dosabilità delle emissioni/effetto accumulo dei componenti presenti in altri materiali. Se questo principio fosse stato applicato adeguatamente non avremmo sul nostro territorio, per esempio, i più svariati manufatti contenenti amianto.

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irraggiamento di luce solare diretta. L'edificio residenziale (corpo A) è un volume molto compatto, esposto su tutti e quattro i lati, addossato verso est all'ex magazzino e cantina (corpo B), attraverso il quale si collega alla vecchia stalla ed al granaio (corpo C). Il volume del corpo B ombreggia in parte il piano terra residenziale; in ragione di ciò, i locali in quell’area meno soleggiata sono stati destinati a cucina e servizi. Prima di definire il nuovo progetto distributivo è stata eseguita la verifica delle condizioni di ombreggiamento dell'edificio durante tutti i mesi dell'anno, con l'ausilio di un modello tridimensionale in scala con cielo artificiale (con condizioni di soleggiamento ricavate

da latitudine e longitudine del sito di progetto, ora e data di simulazione) e la scelta della distribuzione interna è stata effettuata con l'intento di raggiungere la migliore situazione di soleggiamento e illuminazione naturale. Gli ambienti di soggiorno al piano terra e delle camere al piano primo sono invece decisamente ben illuminati, con esposizione delle finestre ad est, sud ed ovest. Solo il volume abitativo è stato oggetto di certificazione mentre le parti agricole sono state restaurate in modo più tradizionale, anche se alcuni ambienti sono stati resi abitabili e alcuni dei criteri fondamentali di isolamento dell'involucro edilizio hanno comunque trovato applicazione.


Perimetro certificato CasaClima

corpo B

corpo A corpo C

Progetto: pianta piano terra

Il tetto

Il tetto del corpo A, nonostante l'apparenza (solo lo sporto della falda era stato fatto in legno per imitare lo stile rustico), era in laterocemento, e un solaio molto sottile, assolutamente non praticabile, creava una camera d'aria tra i locali abitati e le falde di sottotetto.

Progetto: pianta piano primo

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76 Ecocompatibilità

Il nuovo pavimento è in listoni di larice massello, trattato ad olio naturale steso a caldo, che conferisce un effetto setoso, sempre molto apprezzato e di facile manutenzione. La finitura dei pavimenti è a olio e cera, i rivestimenti dei bagni sono in pietra naturale, entrambi privi di trattamenti superficiali.

Il controllo dei composti organici volatili di vernici e smalti è sempre molto difficile da ottenere, perciò si è cercato di limitare al minimo i trattamenti per evitare di immettere nell'ambiente domestico sostanze sconosciute e comunque incontrollabili. La pietra dei bagni al piano notte è un'ardesia tagliata a spacco, posata a correre per avere il minore spreco possibile; quella del piano terra è in pietra bianca locale di Vicenza.

Le pareti sono state tinteggiate con prodotti certificati, con colori a base di calce e pigmenti naturali. La pavimentazione e il parapetto della terrazza di sud sono in legno di larice proveniente dai boschi delle Dolomiti, trattati ad olio.


Come si è visto, per la realizzazione dell'intervento sono stati utilizzati materiali a bassissimo impatto ambientale. Si sono utilizzati invece ampiamente isolanti di origine vegetale, quali la fibra di legno, il lino e la canapa.

La scelta di questi materiali è dovuta quindi sia alla garanzia del basso impatto ambientale della loro produzione, sia al fatto che il loro utilizzo crea negli edifici un clima favorevole, perchÊ regolano l'umidità interna, favoriscono la diffusione del vapore e l'assorbimento delle onde sonore. Questi materiali, inoltre, a fine vita, possono essere riutilizzati o compostati o bruciati nel caminetto di casa.

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78 Risparmio idrico e riciclo dei rifiuti Vassoio assorbente pedonalizzato Data la posizione isolata della casa, allacciare il fabbricato alla rete fognaria comunale avrebbe avuto un costo improponibile; si è così optato, data la conformazione del terreno e la sua bassa permeabilità, per un sistema di smaltimento delle acque nere a “vassoio assorbente pedonabile”, invece dei rami disperdenti.

Il sistema agisce per sedimentazione e digestione anaerobica, previa chiarificazione dei liquami in una vasca di tipo Imhoff, seguita da evapotraspirazione a flusso orizzontale.

Questo impianto di fitodepurazione ha bisogno di bassissima manutenzione; solo in caso di siccità prolungate, superiori ai 3 mesi (evento davvero raro nella zona), potrà essere opportuno provvedere ad un apporto di acqua irrigua.


Si è installata inoltre una cisterna da 3.000 litri di raccolta delle acque meteoriche, dotata di un filtro contro l'accumulo di sostanze inquinanti, che viene utilizzata per il sistema di irrigazione della parte di giardino più prossima alla casa: una porzione di terreno pari a circa 800 mq, perimetrale al complesso dei fabbricati con esposizione prevalente sud ed est. Anche in questo ambito le pavimentazioni sono tutte completamente permeabili: l’area carrabile si è realizzata con stabilizzato di ghiaia, l’area parcheggio è a prato su grigliato in rete e tutto il resto è stato lasciato a prato.

Il rapporto percentuale tra l'area permeabile e quella totale risulta così maggiore del 99%. Nel complesso poi si sono adottate tutte le possibili pratiche per la riduzione dei consumi idrici, che fanno parte della documentazione tecnica allegata al programma delle manutenzioni, consegnato ai proprietari. Si può ragionevolmente considerare che l'abitazione abbia una riduzione del consumo globale di acqua potabile per usi indoor di almeno il 35% rispetto agli alloggi comuni.

Infine, è da rilevare che l'impegno ad attuare delle abitudini quotidiane che abbiano una strategia per la riduzione della frazione organica di scarto, porterebbero a una riduzione del 35% della quantità dei rifiuti prodotti.

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Restauro di un edificio liberty del 1927 CasaClima B plus Premio CasaClima Awards 2010 sezione Risanamento Progetto di ristrutturazione e riqualificazione luogo Padova anno 2008/2009 zona climatica E GG 2.383 classe energetica pre-lavori G classe energetica raggiunta B+ CasaClima, 48,6 kWh/m2a superficie netta riscaldata 288 m2 volume netto riscaldato 1.007 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Elaborazione dati CasaClima archh. Lucia Corti e Arch. Elena Rigano Progetto strutture ing. Paolo Varagnolo Sicurezza geom. Eleuterio Tieghi edificio certificato CasaClima B+

Capita a volte, nella vita professionale di un progettista, di imbattersi in un immobile storico praticamente "inviolato". A noi è capitato con questa casa. Una vecchia signora del 1927 che ha attraversato indenne ottant'anni di vita senza che nessuno scriteriato intervento le togliesse bellezza e dignità. E' stato quindi con atteggiamento molto rispettoso che ci siamo accostate a lei, per ripensare gli spazi secondo le esigenze familiari e ridurre i consumi che, insieme al discomfort invernale, erano diventati veramente importanti. La casa, nel suo fronte principale, mostrava i segni di un'antica agiatezza:

grandi finestre, bei fregi e modanature, ma già il prospetto nord rivelava che i problemi da risolvere erano importanti. La consistenza stessa dei muri perimetrali era in linea con l'usanza degli anni Venti: tre/quattro teste di mattone a sud, il lato pubblico, solo due a nord ed est. Lo stato di fatto La situazione di partenza prima dei lavori era quella di una bella casa, con un indubbio fascino. Gli ambienti ampi, colorati, i soffitti altissimi ed i materiali originali concorrevano a dare agli interni un'aria vissuta e accogliente. Per questo motivo la decisione di

intervenire sull'immobile per una ristrutturazione globale accoppiata al risanamento energetico non è stata semplice da prendere. L'urgenza degli interventi viene finalmente percepita quando vari fattori si sommano: il discomfort invernale, i consumi eccessivi per il riscaldamento, il timore che le agevolazioni di detrazione dell'irpef non vengano rinnovate, la pioggia in casa... Tutto diventa più semplice, convincendo anche i committenti più renitenti.


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La progettazione è stata quindi regolata da una serie di obiettivi che hanno guidato tutte le scelte. Alla riduzione dei consumi e all'ottenimento di un buon comfort abitativo come punti di partenza sono stati affiancati: 1. La certezza dell'accesso alla detrazione irpef del 55% (2008) 2. Una tempistica piuttosto rapida a causa dell'incertezza della durata e delle modalità di detrazione 3. Il rispetto di tutte le modanature e dei fregi di facciata che caratterizzavano così fortemente l'edificio Liberty 4. Il risanamento delle parti di muratura attaccate dall'umidità 5. Il recupero sistematico ed il riutilizzo di tutti i materiali ed i manufatti originali interessati dall'intervento, comprese le grandi finestre di sud ed i portoncini originali 6. L'utilizzo di materiali provenienti da fonti rinnovabili o materiali riciclati e ricicabili e comunque materiali certamente ecologici 7. L'attuazione sistematica di interventi il più possibile "reversibili"

Anche il committente è un consumatore ed è condizionato dalle regole del mercato: il nostro ruolo di progettisti è anche quello di renderlo consapevole del fatto che dietro ad ogni prodotto c’è una catena di produzione non sempre virtuosa ed un processo di smaltimento spesso altrettanto lacunosa. Accostarsi con consapevolezza alla sensibilità verso i materiali ecologici e della filiera di produzione, evitare di alimentare il mercato del superfluo, offrire agli oggetti una “seconda vita” anche nei cantieri, non sono concetti di immediata assimilazione. Ci vuole tempo, pazienza e documentazione, ma certamente la tempistica del nostro lavoro ci permette di avere coi committenti rapporti temporalmente piuttosto lunghi. Dobbiamo considerare che noi siamo le prime persone ad essere documentate ed a condividere con loro queste informazioni. Fortuna vuole che essere ecologici stia cominciando a diventare di moda. www.storyofstuff.org/


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Trattamento alla base della muratura

La prima operazione che si è deciso di fare è stata quella di eseguire uno scavo perimetrale intorno a tutta la casa.

Gli obiettivi di questa operazione sono molteplici: - staccare il terreno dal contatto diretto con le murature della casa; - alloggiare un tubo di raccolta delle acque piovane che allontani il piĂš velocemente possibile le meteoriche dalla casa; - creare una sorta di vespaio esterno nel quale circoli l'aria che permetta l'asciugatura delle murature; - allungare la strada al freddo portando l'isolamento sotto la quota del terreno.


Eseguito quindi lo scavo, si è proceduto a rimuovere le parti di intonaco incoerenti, stendere uno strato di cemento osmotico ed alloggiare l'isolamento controterra che è costituito da pannelli maschiati in XPS dello spessore di 12 cm.

Terminato questo lavoro è stato formato un La sigillatura tra pannello e pannello e la vespaio esterno perimetrale nel quale è stato perfetta aderenza di questi alle fondamenta è alloggiato il tubo di raccolta delle acque piovane. molto importante. Le fessure inficiano completamente l'efficacia dell'isolamento esattamente come un cappotto sbottonato non ci protegge dal freddo invernale.

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E finalmente si comincia a posare il cappotto: il basamento della casa viene isolato con l'XPS mentre il resto dell'edificio avrà un cappotto in pannelli di fibra di legno a due strati. Quello più interno sarà in fibra di legno semplice (λ = 0,038 W/mK e densità 140 kg/m3) mentre lo strato più esterno è in fibra di legno ad alta densità (λ = 0,043 W/mK e densità 190 kg/m3). Il primo strato di pannelli in fibra viene incollato mediante un rasante specifico, che viene steso sul pannello stesso con una spatola dentata; il secondo strato viene fissato alla muratura mediante tasselli. In questa sequenza di foto possiamo osservare alcune fasi della lavorazione: l'incollaggio dei pannelli, la posa in corrispondenza degli spigoli, la tassellatura, la lavorazione del pannello nell'imbotte delle finestre, la posa della guarnizione autoespandente in tutti i giunti di collegamento tra materiali diversi, la lavorazione del pannello in facciata intorno alle finestre.


Il cappotto non è un singolo prodotto ma il risultato di un ciclo di lavorazione in cui molti elementi devono lavorare insieme e garantire il mantenimento delle caratteristiche prestazionali per molti anni. Per questo motivo è importante che gli interlocutori della direzione lavori, ossia la ditta che fornisce i prodotti e la squadra che esegue la posa, garantiscano al 100% sia sui prodotti forniti che sulla correttezza delle operazioni di posa. E’ altresì importante che i posatori abbiano una formazione professionale qualificata. Il materiale che arriva in cantiere deve essere conforme alle specifiche del capitolato, controllato dalla direzione lavori e dalla squadra di posa, altrimenti in caso di difetti o contestazioni risulta difficile individuare le responsabilità. Infine, una buona documentazione fotografica di cantiere, che documenti le etichettature del materiale, le varie fasi di lavorazione e la posa, può essere di fondamentale supporto alla direzione lavori.

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La loggia

Al piano terra l'illuminazione naturale era ai limiti. Le stanze che si affacciano a sud avevano un ingresso di luce accettabile, ma il corridoio est/ovest ed il resto dei vani erano assolutamente bui, da qui la decisione di aprire la stanza centrale verso il corridoio, realizzare una loggia centrale che avesse anche delle aperture laterali sulle stanze adiacenti ed allargare le due finestre singole del piano terra, rendendole simili alla doppia finestra giĂ presente.

Nelle immagini si vedono le varie fasi di lavorazione: l'apertura dei varchi, il posizionamento delle putrelle e l'apertura delle due portefinestre che aprono le stanze anche alla luce radente di est e di ovest che passa attraverso la loggia.

Al momento questo ambiente lavora come un esterno: è stato quindi completamente isolato in tutte le sue parti (soffitto, pavimento, pareti). Non è esclusa però la possibilità in futuro di posizionare un infisso stagionale, da installare d'inverno e da togliere d'estate, per far funzionare questo ambiente come serra solare ad accumulo di calore.


99 sole estivo 70째 21 giugno h 12:00 sole inverno 24째 21 dicembre h 12:00


100 Il tetto

Questi edifici hanno nella maggior parte dei casi una copertura realizzata con struttura primaria e secondaria di travi in legno, tavelloni in cotto e coppi. In molti casi si riesce a conservare intatta tutta la stratigrafia, a cui si aggiunge l'isolamento. La conservazione del tavellonato è abbastanza importante per mantenere una massa contro il surriscaldamento estivo. In questo caso però le tavelle versavano in condizioni di grave degrado ed erano irrecuperabili. Si è deciso quindi di sostituirle con un tavolato in abete, anche in virtÚ del fatto che i locali sottostanti rimanevano pur sempre locali di servizio.

La stratigrafia della copertura è composta da una guaina traspirante posta sul tavolato di abete, uno strato di pannelli in fibra di legno da 20 cm, una guaina impermeabile all'acqua ma traspirante (sottomanto), la listellatura di ventilazione e quella finale ortogonale per l'aggancio dei coppi.


Come descritto anche negli altri cantieri, la ventilazione permette lo smaltimento dell'umiditĂ in eccesso eventualmente accumulatasi nell'isolamento di copertura, ma, in questo caso specifico, consente anche ai pannelli fotovoltaici di avere una resa maggiore grazie alla circolazione dell'aria che ne aumenta significativamente l'efficienza.

L'ingresso della ventilazione sottocoppo, cioè l'aria che circola nel primo corso di listelli, viene garantito sia dalla griglia installata tra il canale di gronda e il cornicione, sia dalla griglia parapasseri; la sua uscita avviene attraverso il colmo ventilato. Ci sono molti tipi di struttura che permettono al coppo di colmo di lasciar passare l'aria.

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106 Recuperi

Con la Direttiva Rifiuti (2008/98) del Parlamento e del Consiglio Europeo, recepita con il D.L. del 3 dicembre 2010, n° 205, si introduce il concetto delle tre “R”: Riduzione – Riutilizzo – Riciclo. Sono le regole generali che guidano il nostro lavoro da architette nelle ristrutturazioni. In questi interventi, infatti, se si considera l'enorme quantità di materiali che transitano per un cantiere, in entrata ed in uscita, prendiamo coscienza del potenziale di risparmio di CO2 che è nelle mani dei progettisti. La quantità di energia inglobata nei materiali (comunemente chiamata energia grigia) è altissima, tutto ciò che esce da un cantiere per andare in discarica porta con sé questa energia, che andrà irrimediabilmente persa. E non solo, ne servirà altra per il loro smaltimento.

E’ normale, come direzione lavori, frequentare il cantiere meno assiduamente durante le demolizioni rispetto a tutte le altre lavorazioni successive. C'è da dire però, che spesso, durante le fasi di demolizione, l'edificio storico può riservare molte sorprese, spesso gradevoli. Può accadere infatti che, oltre ai recuperi di materiali e manufatti che abbiamo già programmato insieme all'impresa, ne appaiano altri suscettibili di recupero. E’ una scelta che non agevola la tempistica di cantiere, ma è un’opzione che paga.


A piano terra, alloggiato contro un muro divisorio che è stato abbattuto per ingrandire la cucina, stava questo bel caminetto originale. Si è deciso quindi di smontarlo, accantonarlo e rimontarlo in sala da pranzo. Per valorizzarlo e renderlo fruibile da due stanze si è sostituita una parte del refrattario di fondo con una lastra in vetro ceramicato. In questo modo il fuoco ed il calore vengono goduti sia della sala da pranzo che dal soggiorno.

Tutte le porte interne della casa sono state riutilizzate. Al primo piano, la zona notte, sono state semplicemente ridipinte e rimontate in sede. Sono porte semplici, in legno di abete dipinto, con una bella e semplice doppia specchiatura. Una loro particolarità è anche quella di avere il senso di apertura verso l'esterno dei corridoi centrali di distribuzione sia al piano terra che al piano primo. I vani di passaggio, quindi, risultano sempre "ingombrati" dalle porte aperte. Per questo motivo al piano terra, la zona giorno, si è scelto di smontare tre di queste porte per poi rimontarle "a scorrere" nelle stanze più utilizzate (cucina e soggiorno).

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Per realizzare la scala che porta al sottotetto è stata asportata una parte della balaustra interna del vano scala originale. Questa è stata riutilizzata per realizzare il parapetto della terrazzina di est.

La veranda d'ingresso è stata parzialmente smontata, si sono tolti i vetri singoli e le superfetazioni in lamiera, carteggiata e ridipinta. Pur avendo ben presente che il ponte termico della struttura metallica era ineliminabile si è deciso di sostituire i vetri singoli con dei vetri camera per diminuire la superficie disperdente. Il risultato è stato molto soddisfacente, con una buona riduzione della dispersione termica ed un risultato estetico in linea col resto della casa.

Anche i mattoni, accantonati dopo la demolizione di alcune partiture interne di piano terra, sono stati recuperati. Sono mattoni artigianali, fatti a mano che sono stati riutilizzati per alcune piccole porzioni di pavimentazione esterna.


Le quattro R

Il nostro impegno come progettiste declina abitualmente i diversi criteri di ecologicità. In particolare negli edifici storici vengono applicati i criteri di rispetto, reversibilità, rigenerazione e, dove possibile, l’utilizzo di energie rinnovabili.

Respect Ci si trova di fronte ad edifici o ai loro componenti che spesso hanno attraversato indenni un centinaio di anni o più. La loro tutela ed il rispetto passano attraverso una attenta e minuziosa analisi dello stato di fatto. Porte, portoncini, pavimenti, travi e tavolati, ringhiere, balaustre, cornici, modanature e parti di edificio apparentemente senza valore artistico ma ricche di valore storico e documentale. Soprattutto ricche di un fascino che difficilmente si riuscirà a replicare o mantenere con un intervento "svuotante". Renewable Energies Gli sforzi di risanamento energetico non porteranno mai questi edifici ad essere ad energia zero, e non è questo l'obiettivo del nostro lavoro. Lo scopo è quello di restaurare con rispetto riducendo contestualmente i consumi il più possibile. Questi immobili quindi avranno bisogno di una piccola quota di energia. Per questo motivo proponiamo, quando è possibile, una dotazione impiantistica che possa sfruttare al meglio le fonti rinnovabili: i pannelli solari termici, i pannelli fotovoltaici, le sonde geotermiche.

Reversibility Non si può pensare che saremo gli ultimi professionisti che metteranno le mani su questi edifici, dato che all'incirca ogni 30/40 anni si interviene su di essi in maniera organica. Ed in ogni passaggio si perde qualcosa. Se si utilizzano tecniche poco invasive, che garantiscano la reversibilità degli interventi, si lascia aperta la strada ai posteri per poter prendere ulteriori decisioni, dato che ci saranno ancora materiali e manufatti da salvare e da rivitalizzare in altra maniera. Ad esempio, è grazie al fatto che i vecchi pavimenti sono inchiodati e non incollati che è possibile il loro smontaggio, trattamento e nuova posa. Regeneration Bisogna motivare molto i committenti (e non è sempre facile) e proporre loro il risanamento energetico come opportunità di ridare funzione, comfort ed abitabilità ad edifici energeticamente poco sostenibili, con impianti obsoleti e una diostribuzione degli spazi non sempre adeguata alle esigenze odierne, ma storicamente ricchi di significato.

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Lungo la cortina urbana: il potenziale di risanamento energetico

Progetto di ristrutturazione e riqualificazione luogo Padova anno 2009/2010 zona climatica E GG 2.383 classe energetica pre-lavori G efficienza involucro 55 kWh/m2a superficie netta riscaldata 200 m2 volume netto riscaldato 630 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Elaborazione dati CasaClima arch. Roberta De Simone Sicurezza geom. Eleuterio Tieghi

Una piccola casa in centro storico: una casa di famiglia dove i committenti desideravano mantenere intatti i pavimenti, conservare le vecchie finestre risalenti agli anni Settanta, mantenere l'aspetto generale della casa così com'era, dato che era stata l'abitazione familiare degli ultimi 40 anni. Insomma un budget un po' misurato e l'affetto per le finiture ed i rivestimenti scelti dal papà nella ristrutturazione fatta 35 anni prima. Insieme a questo, si presentava però la necessità di ridurre i consumi energetici e di aumentare il comfort, soprattutto quello invernale.

Queste erano le richieste di una committente con le idee molto chiare e soprattutto con pochissima voglia di discuterle con le progettiste! Fatte le prime visite, concordato l'incarico, ci siamo rese conto che l'abitazione aveva però anche un grave problema di illuminazione naturale. La nostra proposta progettuale è stata quindi piuttosto articolata in interventi puntuali e mirati, ma soprattutto rispettosi della volontà di conservazione che ci era stata così fortemente espressa. La possibilità di realizzare un interven-

to certificabile dall'Agenzia CasaClima è svanita al secondo incontro: il solo fatto di non poter modificare i pavimenti e di non avere alcuna possibilità di realizzare degli isolamenti contro terra ci posizionava direttamente in classe energetica C. L'analisi dei consumi e delle stratigrafie ci faceva partire da 25 l/m2a e quindi l’approdo alla classe C non era comunque un cattivo risultato, anche se non era certificabile. Questo iniziale limite non ci ha però impedito di mettere in atto tutta una serie di accorgimenti, isolamenti e di soluzioni di ponti termici che avrem-


Essere architette e sposare la causa CasaClima ci pone spesso di fronte a scelte difficili da prendere: innanzitutto non tutti i committenti sono motivati a far certificare la propria casa da un ente terzo (come, ad esempio, l'Agenzia CasaClima). Questa certificazione offre una garanzia di qualità costruttiva molto elevata in Italia per chi vuole costruire o ristrutturare con criteri di risparmio energetico serî. Nelle ristrutturazioni, però, le prescrizioni delle direttive tecniche finora adottate ci costringono a volte a sacrificare materiali o finiture che magari i committenti non vorrebbero nemmeno toccare. Succede, quindi, che si debba entrare in punta di piedi e fare il meglio possibile nonostante i limiti imposti.

mo adottato anche in una casa oggetto di certificazione. Con il racconto di questo intervento vorremmo comunicare il più possibile la nostra volontà di lavorare sempre "come se fosse CasaClima". Quando la formazione professionale di un progettista si accosta alla causa del risparmio energetico è difficile poi comportarsi diversamente, anche quando i committenti non ce lo chiedono o l'intervento ha dei limiti tali da non permetterci la certificazione.

Nonostante ci sia una normativa che regola i minimi aereoilluminometrici di una abitazione, ci imbattiamo spesso in ambienti che hanno gravi carenze nella qualità e nella quantità di luce naturale in entrata. L'illuminazione naturale è un bene prezioso che spesso non viene percepito come tale: la luce del sole (quando non è troppa da causare problemi di schermatura estiva) cambia l'umore delle persone e migliora le condizioni termo-igrometrioche degli ambienti. E' importante, come progettisti, mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari per migliorare ed aumentare l'entrata della luce naturale nelle abitazioni. Spesso i committenti non si rendono conto o non percepiscono questo come un valore aggiunto. E' nostro compito "formare ed informare" i nostri clienti anche su questo aspetto, spesso trascurato.

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L’intero immobile era in un discreto stato di manutenzione: iniziavano però a vedersi le prime infiltrazioni di acqua dal tetto e con l'aumentare delle tariffe energetiche i costi di climatizzazione invernale cominciavano ad essere sostenuti. L'illuminazione naturale all'interno dei locali al piano terra era totalmente insufficiente, e di fatto si utilizzava la luce artificiale anche durante tutto il giorno. Nonostante il buon orientamento del giardino (a sud est), un grande albero con la sua ombra, il portico molto basso e profondo, i pavimenti in cotto ed i soffitti di legno scuro facevano sì che gli interni fossero scarsamente illuminati, assorbendo la poca luce che entrava.

Il cappotto esterno sul fronte giardino

La casa, a cortina urbana lungo una via del centro storico e con un’ala che si inoltra nel giardino, è stata isolata in maniera differenziata in relazione alle diverse necessità. Il lato nord, aderente ad un’altra proprietà, è stato isolato con un cappotto interno. Sul fronte stradale, a ovest, caratterizzato da alcuni elementi architettonici come le cornici delle finestre in pietra, si è scelto di usare un termointonaco abbinato a un cappotto interno. Infine, le facciate sul giardino interno sono state isolate con un cappotto esterno.

Tutto il rivestimento a cappotto del piano terra, in pannelli di fibra di legno viene protetto dalla pioggia grazie al portico. Si è potuto quindi ridurre l’altezza della fascia di XPS, che stacca la fibra di legno dal pavimento del portico, dagli usuali 60 cm a 30 cm.


Il cappotto esterno, in pannelli in fibra di legno, ha lo spessore di 8 cm. Nelle imbotti delle finestre si è cercato comunque di ridurre il ponte termico, risvoltando uno strato più sottile di isolante. I fianchi dei fori finestra sono stati scalcinati per ottenere il massimo spessore possibile ed è stato applicato un sottile foglio di XPS che va ad assottigliarsi ulteriormente in corrispondenza del telaio fisso della finestra esistente.

Progetto: pianta piano terra

La richiesta espressa dalla committenza di mantenere intatti e a vista i davanzali in cotto delle finestre - ove possibile - con il loro toro sporgente, ci ha costretto ad una lavorazione particolare sia del cappotto che della nicchia dei termosifoni all'interno.

Tagliati i due spigoli ai lati di ogni foro finestra, si è risvoltato il pannello sotto il davanzale, in modo da raccordarlo dolcemente con il tagliaacqua del tavellone in cotto. Questa operazione si è potuta fare agevolmente, dato che le finestre sono protette dall'acqua battente grazie al portico. Come vedremo, al piano superiore, dove i fori finestra sono esposti alle intemperie senza alcuna protezione, è stata imposta una soluzione tecnologicamente più sicura, anche se meno gradita al cliente.

Progetto: pianta piano primo

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Il mantenimento dei davanzali passanti esistenti, al piano terra, fa nascere dei ponti termici importanti: si è cercato quindi di limitarli applicando un pannello isolante in calciosilicato nelle nicchie dei termosifoni.

Therm: le finestre, stato di fatto...

I risultati delle simulazioni Therm dimostrano che questa soluzione è al limite dell'ammissibilità: le temperature raggiunte nei punti critici sono ancora piuttosto basse e pericolosamente vicine al punto di rugiada. Si confida dunque nelle proprietà specifiche del materiale messo in opera (igroscopicità, basicità, capillarità) per evitare problemi di condensa, sia interstiziale che superficiale.

Il calciosilicato è un materiale ottenuto dalla sabbia di quarzo, calce e fibra di cellulosa. Ha caratteristiche di alta durabilità, discrete proprietà termoisolanti (λ = 0,05 - 0,07 W/mK), ed ottima capacità di regolazione dell’umidità, grazie alla proprietà di accumulo e trasporto capillare dell’acqua. Si adatta molto bene come cappotto interno.


...e le due versioni di progetto

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CasaClima è per tutti! Ecologia, economia e comfort CasaClima R progetto pilota

Progetto di ristrutturazione e riqualificazione luogo Padova anno 2011/2012 zona climatica E GG 2.383 classe energetica pre-lavori G efficienza involucro 49 kWh/m2a superficie netta riscaldata 180 m2 volume netto riscaldato 594 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Elaborazione dati CasaClima ing. Annapaola Di Camillo Progetto strutture ing. Paolo Varagnolo Progetto impianti ing. Enrico Pedretti Sicurezza geom. Eleuterio Tieghi progetto pilota CasaClima R

Nell'autunno scorso siamo passate a trovare la proprietaria nella nuova casa, abitata ormai da alcuni mesi, per assicurarci che l'impianto di riscaldamento venisse adeguatamente monitorato nella prima stagione del suo utilizzo. Sedute nella cucina accogliente per fare il punto della situazione, Elvira ci ha colte di sorpresa affermando, del tutto spontaneamente: "Voi dovreste riuscire a far capire come si sta in questa casa". E ci spiega: le persone che entrano in casa dicono di sentirsi particolarmente bene e tendono a restare, mentre a noi piace viverla tutti i giorni, camminare a piedi scalzi, respirarne l'aria.

Visti nel dettaglio, gli aspetti che hanno caratterizzato questo restauro, anch' esso progetto pilota CasaClima R, sono nati dalla necessità di intervenire in modo radicale per il risanamento dell’edificio, soprattutto per risolvere il problema dell’umidità di risalita, e dall’obiettivo di adattare gli spazi alle nuove esigenze abitative, mantenendo l'aspetto sostanziale di un edificio dei primi del Novecento. Si tratta di una piccola casa a due piani, in un quartiere residenziale periferico della città, affacciata canonicamente verso sud, e circondata da quello che oggi definiamo un bel giardino.


Gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione.

Era il 1913 quando lo scrittore Jean Giono ci racconta di avere avuto il suo primo incontro, sulle aride colline della Provenza, con il pastore Elzeard Bouffier, “l’uomo che piantava gli alberi” . Celebriamo volentieri questo anniversario suggerendone la lettura a chi ancora non conoscesse questo bellissimo racconto che, più di ogni rapporto scientifico, ci convince ad avere un maggiore rispetto per gli alberi e ci illumina sull’importanza che essi hanno per l’equilibrio dell’ambiente, del clima e del benessere degli esseri umani. Una delle chiavi di lettura che possiamo condividere è quella di come anche un semplice gesto, ripetuto quotidianamente con generosità e determinazione, può portare nel corso degli anni a risultati inaspettati e di grande valore anche per le generazioni future.

Com’era nella tradizione costruttiva locale, muri in mattoni a due teste, solai e pavimenti in legno, fondazioni di poche decine di centimetri e pavimenti gettati su un sottofondo di macerie e “rovinassi”. E’ il ritratto dello stato di fatto di un edificio che, dopo aver svolto egregiamente il suo lavoro per quasi un secolo, ed essere passato attraverso due piccoli ampliamenti che ne hanno in parte modificato la funzionalità interna, è stato rovesciato come un guanto e risistemato, sia funzionalmente, sia dai punti di vista energetico e qualitativo.

Fino a pochi decenni fa, più del 50% delle abitazioni nel mondo erano in terra cruda. Oggi sono ancora almeno il 30%. La terra è il materiale più economico, abbondante, ecologico, riciciabile e igroscopico che l’edilizia possa utilizzare. Può essere utilizzata con le tecniche più varie e si presta ad essere applicata sia in interni che in esterni creando effetti interessanti e sempre vitali.

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Lo stato dell’edificio era quello di un'abitazione unifamiliare con un nucleo originale (risalente ai primi decenni del Novecento) costituito da due stanze al piano terra e due stanze al primo, collegate da un vano scala sul retro. Un primo ampliamento risale al secondo dopoguerra, con l'aggiunta di un volume su due piani sul lato nord-est, destinato a magazzino al piano terra e a camera al piano primo.

Schema sviluppo storico: pianta piano terra

Agli anni Sessanta risale un secondo ampliamento sul lato nord-ovest, con la funzione di garage, successivamente condonato. Le sue dimensioni e proporzioni erano tali da essere completamente inutilizzabile con i modelli odierni di automobili.

Schema sviluppo storico: pianta piano primo


La ridotta funzionalitĂ della pianta originale rivelava la crescita del fabbricato per interventi successivi e ha determinato delle opere strutturali notevoli per riuscire a ridistribuire gli spazi e ricollocare la scala interna. L'edificio era poi ammalorato da una notevole umiditĂ di risalita che determinava l'insalubritĂ del piano terra, appoggiato direttamente al suolo. Un carotaggio ha evidenziato immediatamente la totale mancanza di un distacco tra il sottofondo del pavimento del piano terra e il terreno sottostante. Il tipico pavimento del piano terra in graniglia di cemento (sotto) era posato direttamente su un impasto di terra e detriti.

Cosa c'era da salvare: si voleva senza dubbio mantenere il volto della facciata principale, quella di sud, con il balconcino, e per questo motivo ci sarebbe piaciuto poter conservare il portone d'ingresso e le finestre originali. Mentre per il primo, nonostante la fattura artigianale e pregevole, in legno e vetro, il falegname dopo un attento esame ne ha sconsigliato il recupero date le cattive condizioni in cui si trovava, delle seconde sono state conservate solo quelle del fronte principale, originali degli anni Venti. Quelle delle stanze sul retro e nella parte di ampliamento, piĂš recenti, sono state sostituite.

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I pavimenti in listoni di larice massiccio, lunghi più di 4 metri dello spessore di 4 cm, semplicemente inchiodati alle travi del solaio, dovevano assolutamente essere salvati: è ben difficile oggigiorno trovare del legname stagionato di queste dimensioni e spessori, così ben conservato. A fine lavori si può dire che ne è valsa la pena, dato che questi pavimenti, oggi, impreziosiscono tutta la zona notte. Alcune semplici grate, lavorate a mano, sono state ricollocate al piano terra nei locali di servizio (foto a destra).

Modifiche distributive

La scala in graniglia, che connotava esattamente l'epoca di realizzazione della casa, si trovava in una posizione decentrata e poco funzionale. La decisione è stata quella di smontarla e di rimontarla in una posizione più consona al nuovo assetto della casa, in modo da creare un cuore di distribuzione dei locali, baricentrico rispetto alla pianta.


Si è provveduto a smontarla con grande cura, per salvare non solo tutti gli scalini ma anche il grande pianerottolo. Quest’ultimo, data la nuova articolazione della scala, è stato tagliato a metĂ per ottenere i due pianerottoli intermedi necessari.

La scala ha ora due punti di sbarco, entrambi in legno: il primo verso il corridoio di distribuzione a nord; il secondo a sud, verso il ballatoio di collegamento tra le due camere, sopra l'ingresso.

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Il riscaldamento a parete

Il sistema di climatizzazione prevede solo il riscaldamento invernale ed è differenziato tra il piano giorno, dove abbiamo un pavimento radiante che, come illustrato, è un ottimo accumulatore di energia, e il piano notte. In quest’ultimo, le vecchie tavole di larice inchiodate direttamente al solaio rendevano impossibile l’installazione di un sistema radiante a pavimento; in ogni caso, la bassa conduttività del legno e il grosso spessore dei listoni avrebbero impedito una distribuzione ottimale del calore a pavimento.

Si è percio optato per un sistema di riscaldamento radiante a parete, e, per una resa ottimale dal punto di vista termico ed igroscopico, l'intonaco di annegamento dell'impianto è stato realizzato in terra cruda.

LA CALCE

Questo ci ha permesso di connotare in modo semplice ma significativo le superfici interessate dal riscaldamento, che hanno una matericità, una grana ed un colore diversi, caratterizzando chiaramente le porzioni di parete che non vanno forate o manomesse senza precauzioni.

Ca(OH)2 + CO2 = CaCO3 + H2O

CaO = calce viva; Ca(OH)2 = grassello di calce

C’è del magico nel cuocere la calce: terra acqua aria fuoco, prendere un sasso, demolirlo col fuoco, modellarlo con l’acqua, ricostruire la tenacia con l’aria. Gilberto Quarneti cita Empedocle nelle sue lezioni, e ci ricorda che la reazione chimica che trasforma l’idrossido di calcio in carbonato di calcio (calce), assorbe l’anidride carbonica contenuta nell’aria liberando acqua, in un processo che coinvolge gli elementi basilari che compongono il mondo.


Tutti gli altri intonaci sono stati realizzati in malta di calce e calce idraulica naturale, da sempre utilizzati in edilizia perchè materiali dalle caratteristiche ideali per tali ambienti.

LA TERRA CRUDA Tra tutti i materiali edili, la terra cruda è quello che maggiormente contribuisce alla regolazione dell’umidità ambientale: è molto igroscopica e in grado di assorbire o rilasciare l’umidità, compensando le condizioni ambientali nelle quali si trova. Questa sua proprietà previene gli sbalzi del tasso di umidità relativa e mantiene costante l’equilibrio igrometrico.

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Coerentemente con l'impegno di contribuire a ridurre i consumi energetici, le scelte più opportune relativamente agli intonaci non possano che ricadere su terra cruda e calci naturali. La prima non richiede alcun passaggio in altoforno né consumi energetici, tranne il semplice processo industriale di vaglio, selezione, imballaggio e trasporto; le seconde, calci e calci idrauliche naturali, quando certificate subiscono dei processi industriali meno energivori del cemento, non contengono scorie di altoforno e non rilasciano sostanze tossiche, ma anzi nel corso della loro vita garantiscono il processo di purificazione dell'aria dalla CO2, dimostrandosi quindi ideali per le abitazioni civili. L’industria del cemento è classificata come produzione industriale insalubre di Classe 1 (DM del 5/9/94). Per ottenere 1 t di cemento viene rilasciata nell’ambiente 1 t di CO2; per ottenere la stessa quantià di calce, solo 400 kg che il processo di carbonatazione riassorbirà completamente.


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Il cappotto esterno lungo i fronti est, nord ed ovest

La base perimetrale del cappotto, come nel fronte sud, è sempre realizzata con un materiale impermeabile che non assorbe l'acqua, in questo caso in XPS, per evitare la risalita di umidità dal terreno circostante. La restante altezza delle pareti esterne è stata rivestita con un cappotto in fibra di legno, posato in due strati incrociati. Il doppio strato del cappotto permette di realizzare una perfetta giuntura tra tutti i pannelli. Il primo strato viene incollato alla parete con un collante fibrorinforzato permeabile, senza cementi, a base di calce idraulica naturale, silicato, carbonato di calcio e inerti; esso ha una densità di ca 140 kg/m3 con λ = 0,038 W/mk e permeabilità µ = 5. La classe di reazione al fuoco è la classe E, secondo la norma EN 13501-1, certificato CE, con certificato di omologazione conforme alla normativa tedesca Z-33.43-204.

Il secondo strato isolante si sovrappone a secco, con i corsi sfalsati e maschiati negli spigoli; i pannelli hanno i bordi lavorati a incastro sui 4 lati. La sua densità è di ca 200 kg/m3 con λ = 0,044 W/mk e la permeabilità µ = 5. Tale sistema da cappotto è altamente resistente al fuoco; secondo le norme europee viene classificato B-s1, d0 (vedi norma europea EN 13501-1). Risulta quindi essere molto più resistente di qualsiasi sistema con isolanti sintetici.


Le spallette delle finestre sono coibentate con Sotto, il dettaglio di un punto luce esterno. pannelli di 6 cm di spessore, che aderiscono al legno dei falsi telai, e la pannellatura di facciata che sormonta e protegge il pannello della spalletta. Tutti gli spigoli di contatto tra il cappotto e il telaio della finestra e tra cappotto e davanzale vengono impermeabilizzati con nastri di sigillatura. Attorno ai davanzali e alle finestre la guarnizione autoespandente deve essere sempre continua e seguire perfettamente gli spigoli e gli angoli.

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La finitura superficiale è un intonachino a base di calce, applicato a due mani con rete di armatura in fibra di vetro in applicazione della prima mano. Tale finitura deve proteggere il cappotto dalle intemperie e renderlo idrorepellente, ma allo stesso tempo garantire una buona permeabilità al vapore. L'assorbimento dell'acqua deve essere inferiore a w < 0,50 (kg/m2 x h 0,5).

CLASSI DI REAZIONE AL FUOCO previste dalla norma EN 13501-1 Con l’armonizzazione delle norme in ambito europeo, si è introdotto un nuovo sistema di classificazione basato su sette classi principali (Euroclassi) identificati con una lettera, A1 (prodotti incombustibili), A2, B, C, D, E, F (prodotti non classificati), accompagnata dalla sigla aggiuntiva “FL” per indicare l’impiego a pavimento, o “L” per le installazioni a prevalente sviluppo lineare, mentre in assenza di indicazioni la classificazione è relativa all’impiego a parete e a soffitto. Tale identificazione, della reazione in funzione dell’impiego, è poi combinata con le sottoclassi penalizzanti relative al gocciolamento, inteso come produzione di gocce e particelle ardenti (d0, d1, d2), e quelle riguardanti la produzione di fumo in termini di opacità ed attenuazione della visibilità (s1, s2, s3) dando luogo a ottanta combinazioni, oltre alle 11 per l’isolamento di tubazioni, contro le 18 ottenibili dalla vecchia classificazione italiana.

La posa delle finestre nuove

Completata la rasatura esterna e applicati gli intonaci interni fino alle rasature in malta fina, sono state montate le finestre nuove, a filo interno, come già detto, quasi tutte in legno, con un pacchetto completo di infisso, zanzariera e scuri.


Lungo tutto il profilo interno del telaio vengono incollate le guarnizioni autoespandenti, senza interruzioni. Successivamente si graffa il nastro in polietilene lungo tutto il perimetro dell’infisso che viene inserito all’interno del telaio.

L’importanza di garantire la tenuta all’aria delle finestre dev’essere necessariamente compresa dai montatori, dato che è impossibile assistere personalmente alla posa di tutti gli infissi.

Anche per gli interventi di ristrutturazione, l’Agenzia impone l’obbligo di effettuare il Blower Door Test, ed è necessario garantire la tenuta all’aria dell’involucro edilizio per evitare danni e difetti costruttivi. Nel dettaglio sotto, la soglia delle portefinestre con taglio termico.

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In queste immagini è possibile osservare la resa finale delle finestre vecchie accostate a quelle nuove. Nella foto sottostante, si evidenzia l’infisso originale posato nel cappotto interno, leggermente incassato, e quello nuovo sulla parete radiante con intonaco a grosso spessore in terra cruda e finitura in terra colorata.

Therm: la finestra su parete con cappotto esterno (pianta e sezione)


La ricostruzione dei solai

Il cuore della casa si è completamente rinnovato attraverso la demolizione del vecchio vano scala e la nuova distribuzione centrale offerta dal ricollocamento della scala nella stanza di ingresso alla casa. La nuova scala sbarca su due diversi ballatoi, che distribuiscono rispettivamente ai servizi e alle camere.

Il nuovo solaio del bagno al primo piano, collocato dove in origine c'era il grande spazio vuoto del vano scala, è stato realizzato con travi in larice dipinte di bianco con vernice ecologica, alloggiate nell’ala delle putrelle, e tavolato in abete.

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Il giardino

Per apprezzare l'effetto del giardino sarà necessario aspettare ancora qualche tempo. Nel corso dell’estate 2012 sono stati effettuati vari interventi: la sistemazione dell'area esterna, la semina del prato, la realizzazione di una rimessa per le biciclette e attrezzi da giardino e l’installazione, nella zona ovest, di fronte alla cucina, di una pedana in legno sotto un pergolato sul quale dovranno crescere i rampicanti. Qui sotto, un momento dell’audit effettuato dall’Agenzia CasaClima per la verifica dell’iter CasaClima R (novembre 2012).


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La tecnologia nascosta in una casa bifamiliare degli anni Trenta CasaClima R progetto pilota Progetto di ristrutturazione e riqualificazione luogo Padova anno 2012/ in corso zona climatica E GG 2.383 classe energetica pre-lavori G classe energetica prevista A CasaClima, 21 kWh/m2a superficie netta riscaldata 417 m2 volume netto riscaldato 1.241 m3 gruppo di lavoro Progettazione e DDLL archh. Lucia Corti e Elena Rigano Elaborazione dati CasaClima arch. Alberto Andrian e ing. Annapaola Di Camillo Progetto strutture ing. Paolo Varagnolo Progetto impianti ing. Enrico Pedretti Sicurezza geom. Eleuterio Tieghi progetto pilota CasaClima R

CUBO LIBERTY La tecnologia nascosta Un grande volume compatto. Ecco come si presenta l’edificio oggetto di questo intervento. La casa bifamiliare databile attorno al primo ventennio del Novecento è un esempio paradigmatico dell’architettura del ventennio. L’edificio, che si affaccia su un’arteria stradale urbana molto trafficata, presenta una facciata austera che riflette il rigore distributivo degli interni. Due coppie di paraste in rilievo e il basamento in cemento a sbruffo caratterizzano il fronte principale. All’interno,

l’importante scala in graniglia è l’elemento architettonico attorno al quale ruota la composizione di questo volume e denuncia la propria presenza mediante una lunga apertura verticale centrata sul fronte principale. Un ampio lucernario in copertura illuminava l’ingresso alle ampie soffitte del sottotetto, con travi e tavelloni a vista. Per le mutate esigenze di utilizzo dell’ immobile e i desideri della committenza, si è previsto di ampliare gli spazi abitabili e mantenere la divisione in due alloggi, ora più ampi, mediante il recupero del sottotetto. Si sono così effet-


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tuati l'abbassamento delle porzioni di solaio sul lato ovest e la demolizione dell'ultima rampa di scala sottostante il lucernario, in corrispondenza della quale è stata collocata una terrazza a vasca per garantire un maggior ingresso di luce naturale nel sottotetto. Con lo stesso obiettivo sono stati ripensati i fori di facciata, per aumentare gli apporti solari, prevedendo opportune schermature sui fronti più esposti al soleggiamento. Le prime considerazioni di carattere energetico riguardanti il fabbricato hanno portato ad evidenziare un rapporto superficie/volume particolarmente favorevole. Le strategie da adottare per la riqualificazione energetica sono state subito chiare, il loro sviluppo in opera invece, come avviene per la maggior parte degli interventi di restauro, ha riservato alcune

sorprese in fase di progettazione prima e di cantiere poi che sono state risolte passo dopo passo. I problemi rilevanti per i quali è stato necessario un intervento radicale, sono stati: un inadeguato involucro edilizio,

che necessita di un totale isolamento con un cappotto esterno; il rifacimento della copertura con opportuna coibentazione; un’importante fenomeno di umidità di risalita nel piano interrato, con frequenti fenomeni di allagamento durante i temporali nei locali cantina e centrale termica; una totale inefficienza acustica ed energetica dei serramenti (alcuni originali e altri installati negli anni Settanta), che pertanto è stato necessario interamente sostituire. Caratterizzano questo intervento anche una dotazione impiantistica all’avanguardia e l’approvvigionamento di energia rinnovabile mediante sonde geotermiche. D'accordo con la committenza, per semplificare il controllo di questa grande macchina, si è optato per una gestione domotica delle varie componenti impiantistiche.



Appendice

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Bibliografia

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Rassegna stampa

Il materiale della rassegna stampa è scaricabile dal sito www.architetturaecologica.net - Casa Borghesan - CasaClima B su archilovers.com <www.archilovers.com/g109831/laboratorio-di-architettura-ecologica>

- Un’atmosfera familiare che rimanda al passato, in CasaClima, a. 6, n. 1, gennaio 2013 - Prima e dopo; edificio eco-sostenibile, in Imprese Edili, a. 22, n. 4, maggio 2012 - Casa Borghesan, in Galileo, n. 206, maggio 2012, numero monografico dedicato al Premio Nuova Energia - Riqualificazione energetica. Gli interventi più eseguiti nel Nord Est, in Imprese Edili, a. 22, n. 2, marzo 2012 - Recupero architettonico e drastico abbattimento dei consumi energetici, in Imprese Edili, a. 22, n. 1, febbraio 2012 - Casa Quattro Litri, in Bioarchitettura, n 70, settembre 2011 - Scheda Casa Borghesan, ne il Manuale del Certificatore Energetico, a cura di V. Manno e M.C. Spadafora, Grafill, 2011 - Efficienza energetica e recupero architettonico: una sfida riuscita, in Metamorfosi n. 1/2011 - Economie sensibili anche in classe B in Progetti e Concorsi, inserto de Il Sole 24 Ore, 24 gennaio 2011 - La palazzina liberty diventa eco, in Progetti e Concorsi, inserto de Il Sole 24 Ore, 8 novembre 2010 - Casaclima Awards: premiati e novità, inserto Ambiente de Il Giornale dell’Architettura n. 88, ottobre 2010 - Un recupero da premio, ne Il mattino di Padova, 14 settembre 2010 - CasaClima premia le progettiste di Legambiente, ne Il Gazzettino, 14 settembre 2010 - Costruire dialogando, secondo natura, in CartaEstNord, n. 4, aprile 2009 - Il mattone nel segno del bio, in Padova Edilizia, inserto de Il Sole 24 Ore, 14 novembre 2003 - La bioarchitettura esalta l’armonia con la natura, ne Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2003


Casa quattro litri In un territorio fortemente antropizzato come quello delle regioni del Nord-Est, caratterizzato da un’urbanizzazione diffusa e da un conseguente consumo del territorio molto elevato, nonché da un patrimonio edilizio che per il 60% ha più di trent’anni di vita (dato nazionale) e che, nel Veneto, per l’85% è antecedente al 1989, uno dei percorsi con cui affrontare la sfida della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico passa attraverso il recupero e l’adeguamento, se non il rinnovo, di quella stessa edilizia priva dei requisiti minimi per il contenimento dei consumi energetici. Un ulteriore aspetto da considerare nell’ottica della sostenibilità riguarda l’equilibrio tra i processi di densificazione della città e il mantenimento dell’estensione degli spazi aperti cittadini. Nel continuo processo di trasformazione della città, la tendenza dominante porta alla densificazione continua del costruito, sostituendo il tessuto minuto unifamiliare con piccoli condomini; questo, se da un lato porta alcuni vantaggi (la riduzione degli spostamenti veicolari, ad esempio), di fatto riduce gli spazi verdi disponibili (e conseguentemente, gli spazi permeabili) aumentando, oltre che la densità, anche l’impermeabilità dei suoli.

In questo senso, le progettiste del progetto di recupero architettonico e adeguamento dell’efficienza energetica di Casa Borghesan, Lucia Corti e Elena Rigano, ci ricordano che “…intervenire sull’esistente è per noi già un fattore fondamentale di sostenibilità”. Per loro, entrambe esperte e docenti CasaClima, la progettazione sostenibile parte da qui, pensando al risparmio del consumo del territorio, nonché motivando la committenza a coniugare ristrutturazione e riqualificazione energetica: “Di norma ci rifiutiamo di compiacere committenti che non sono affatto interessati a svolgere insieme queste operazioni”. Progettiste e committente hanno quindi imboccato la strada del recupero totale dell’edificio e del suo adeguamento alle necessità energetiche attuali, scegliendo di arrivare alla certificazione dell’edificio (secondo il protocollo Casaclima), e spingendo ancora più in là la sua sostenibilità, utilizzando solo materiali ecocompatibili.

L’architettura Casa Borghesan è un edificio residenziale, situato nella prima periferia padovana, sviluppata su due piani fuori terra per un totale di circa 300 m2 (a cui si aggiungono piano

di Julian W. Adda da Bioarchitettura n. 70, settembre 2011

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interrato e soffitte), risalente agli anni Trenta, caratterizzato architettonicamente dalla presenza di decorazioni Liberty. Circondato da un ampio giardino che si sviluppa per la maggior parte al riparo dalla viabilità di maggiore scorrimento, l’immobile presenta il fronte principale e gli accessi orientati a sud, mentre sul lato settentrionale, più riservato, si condensa lo spazio aperto vissuto maggiormente dalla famiglia, come estensione della cucina. Nel corso della sua prima vita, le scarse qualità tecnologiche della casa erano compensate dal dimensionamento dei suoi muri in mattoni, nonché dal vantaggio di essere parzialmente ombreggiato a sud grazie alle alberature presenti nel giardino: il suo livello di consumo energetico era comunque molto elevato (27 litri/m2/anno), tale da posizionarlo nella classe peggiore. L’applicazione rigorosa del protocollo CasaClima e l’utilizzo di materiali ecologici hanno ridotto i consumi energetici dell’edificio dell’85 %, portandoli a meno di 4 litri/m2/anno (sei volte di meno), e innalzando il livello di risparmio della casa alla classe B+ Casa Clima, per la quale è stata certificata (in accordo alla normativa nazionale si situa in classe A). Le specifiche richieste del committente volte al mantenimento della sua destinazione residenziale hanno salvaguardato inoltre volumi e funzioni dell’edificio, mantenendolo sostanzialmente nel suo stato originario. La qualità dell’intervento architettonico e tecnologico, realizzato nel periodo tra l’autunno 2008 e l’estate 2009, ha fatto sì inoltre che il progetto abbia vinto il primo premio al CasaClima Awards nel 2010, nella sezione Risanamento (B plus). I temi del progetto riguardano quindi l’adeguamento funzionale dell’edificio (in origine un’abitazione bifamigliare) in una unifamiliare, mediante una nuova distribuzione degli spazi interni, e la sua riqualificazione energetica, attraverso il contenimento dei consumi, grazie all’opera di rivestimento a cappotto dell’edificio e al rifacimento parziale dei solai e del tetto, nonché tramite l’approvvigionamento energetico mediante fonti di energia rinnovabili. Sebbene l’edificio non fosse sottoposto ad alcun vincolo da parte della soprintendenza, il progetto ha mantenuto intatto il carattere Liberty in tutti i suoi aspetti originali sia esterni sia interni, tutelando stile, modanature e fregi delle facciate verso la strada testimoni della cura e della perizia artistica e artigiana di quel periodo storico -, conservando la veranda in ferro e vetro che funge da filtro per l’ingresso alla casa, nonché la tipologia costruttiva in mattone pieno. I lavori edili più importanti hanno riguardato la riduzione dimensionale della terrazza sull’angolo sud-est (ora ridotto sul solo

lato est), aggiunta nel corso degli anni Sessanta, l’apertura di una loggia interna, sul fronte meridionale, spazio filtro tra il soggiorno e l’esterno, nonché l’inserimento di una piccola scala che funge da collegamento rapido tra i due piani: la nuova organizzazione degli spazi, infatti, localizza al piano terra tutte le funzioni legate alla attività diurne (ad eccezione di una cellula autonoma destinata agli ospiti), mentre al piano superiore sono state concentrate le attività legate al riposo. Questa scala, dal profilo planimetrico svasato, aperta all’interno del nucleo di servizio del piano terra (cucina, lavanderia, accesso al piano interrato, tutte affacciate sul lato nord della casa), sostituisce la scala principale di collegamento dei due appartamenti originari, che, restaurata, è stata ridisegnata nelle sue ultime rampe, quelle di accesso al piano soffitta. Il progetto di trasformazione degli interni integra la diffusa presenza del legno a vista (travi interne, infissi, dettagli) con la scelta delle cromie delle stanze in tenui colori pastello, abbinamenti che suggeriscono un ambiente raccolto, intimo, caldo e riposante, lontano da un minimalismo freddo che troviamo spesso nelle realizzazioni contemporanee. Altri dettagli particolari riguardano l’ovale aperto nel muro che separa la camera da letto principale dalla spazio guardaroba, sorta di cornice che inquadra il dettaglio intimo della vita privata, così come la vasca del bagno principale, dalla struttura in vetro cellulare e rivestita di tessere in vetro, come un mosaico di antica fattura. Oltre a questo, il ripristino ha riguardato poi altri elementi strutturali o di rifinitura: solai in legno, tetto, pavimenti in graniglia, tavoloni in larice (alcuni fino a 40 cm di larghezza), sono stati tutti recuperati, così come la vecchia ringhiera della terrazza, integrata con delle parti nuove e tutte le finestre in legno originali dei prospetti est, sud ed ovest. L’obiettivo principale, quello di rispettare il carattere originale dell’edificio, arrivato sino a noi praticamente intatto, è stato considerato non derogabile perché garanzia di rispetto del bene, e si è raggiunto attraverso l’uso di materiali e tecniche ecologiche. La tecnologia Il progetto di ristrutturazione prevedeva interventi sostanziali e di grande impatto, volti al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico. Messa a norma degli impianti, realizzazione degli isolamenti perimetrali (cappotto in pannelli in fibra di legno, con spessori variabili tra i 6 e i 12 cm. Per conservare le finiture esterne, sul fronte sud il cappotto è stato montato interna-


mente, mentre è esterno sugli altri fronti), adeguamento energetico degli infissi (dotate in origine di lastre di vetro singolo, con una Ug di 5,8 W/m2K ed attualmente pari a 1,1/1,2), sostituzione parziale dei pavimenti e isolamento e consolidamento del tetto in legno sono quelle soluzioni basiche che sono state adottate. A queste si aggiungono delle specifiche soluzioni tecniche per l’eliminazione o l’attenuazione dei ponti termici dovuti alla struttura, l’installazione di un impianto VMC (prodotto da Zehnder, l’impianto assicura il ricambio dell’aria dell’intero immobile, da un minimo di un terzo ad un massimo di due terzi volumi/ora) e di un’impiantistica efficiente che fa ampio ricorso a fonti energetiche rinnovabili come pannelli solari (10 m2 che forniscono l’acqua calda ad un accumulatore da 750 litri) e fotovoltaici (una stringa di 13 pannelli policristallini SPWR-215WHT della Sun Power, della potenza di 215 Wp cadauno e dalle dimensioni unitarie di 1,559 x 0,798 m, per una superficie totale di 16,17 m2 ed una potenza di picco dell’impianto di 2.795 Watt) che producono acqua calda sanitaria e integrano il sistema di riscaldamento a bassa temperatura. Tutto ciò con l’obiettivo, raggiunto, di ridurre in modo consistente il fabbisogno energetico annuo per il riscaldamento calcolato in circa 280 kWh/m2a: il consumo è ora di soli 40 kWh/m2a, il che ha permesso di certificare l’edificio in classe CasaClima B. Gli effetti benefici della trasformazione si sono avuti subito: l’isolamento termico e l’applicazione della tecnologia VMC hanno praticamente azzerato la necessità dell’impianto di riscaldamento, che nel primo inverno ha lavorato solo nelle poche settimane più fredde della stagione. Per il periodo più caldo della stagione estiva, al contrario (sottolineato che comunque non era stata richiesto un impianto di condizionamento dell’aria), la VMC viene supportata da un refrigeratore, che pre-raffredda e deumidifica l’aria prima della sua immissione nell’ambiente domestico.

La scelta di impiegare unicamente materiali ecocompatibili con una particolare predilezione verso quelli dotati di grande capacità igroscopica (lana/fibra di legno, silicato di calcio, calce naturale, legno, finiture naturali non pellicolanti) è stata dettata anche dall’esigenza di far lavorare gli ambienti in compensazione, data la condizione obbligata di dover realizzare una parte della coibentazione con il cappotto interno, opzione che ovviamente espone al rischio sempre presente della condensa interstiziale. Per questo motivo tutti i materiali impiegati devono concorrere a creare un microclima interno che aiuti a gestire e smaltire gli eccessi di umidità dell’aria. Anche le finiture sono eseguite con materiali naturali: le vernici, le pitture, i pannelli in fibrogesso, le finiture ad olio dei pavimenti. Una sostenibilità complessiva Il filo conduttore che guida il lavoro di Lucia Corti e di Elena Rigano si snoda lungo la consapevolezza che ogni aspetto della vita quotidiana ha il suo valore di ecosostenibilità: la scelta che spetta alla persona, in questo caso al committente, riguarda il quanto voglia essere ecosostenibile. Non solo determinati protocolli tecnici, come in questo caso CasaClima, ma materiali ecologici, per contribuire a realizzare un microclima interno salubre; non solo impianti che utilizzano energie rinnovabili, ma anche preclusione di certi impianti (come, in questo caso, quello del condizionamento), che altrimenti, come in un circolo vizioso, aumentano i consumi stessi; non solo attenzione all’aspetto architettonico del progetto, ma anche un’attenzione alle ricadute urbanistiche del recupero. L’approccio eticamente sostenibile che viene dimostrato dal loro lavoro si estrinseca anche attraverso la convinzione che trasmettono al committente dell’importanza di sostenere un costo complessivo dell’opera, minimizzando le esternalità che spesso vengono scaricate alla collettività in generale, o alle generazioni successive.

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