Portogruaro.Net Magazine

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MAGAZINE Fuori Scena

Intervista a Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo

A U T U N N O

Tutto il mondo è paese Il medico Lucio D’Anna tra i 10 migliori ricercatori al mondo

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Ritorno al futuro

Brieda: l’innovazione dal settore agricolo ai mezzi elettrici

In copertina

NUOVE FRONTIERE DI CONSUMO: I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE

Non sono molto conosciuti, ma si stanno sempre più diffondendo. Solo nel Portogruarese esistono tre realtà che sposano i principi del consumo critico, equo e solidale: ve le presenta Portogruaro.Net Magazine Stampato in 11.000 copie e distribuito gratuitamente casa per casa a Portogruaro e frazioni

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L’editoriale

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UN SECOLO DI PASSIONE GRANATA di Vincenzo Zollo

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SI FESTEGGIANO PROPRIO NEL 2019 I CENTO ANNI DEL PORTOGRUARO CALCIO, UNA SOCIETÀ LONGEVA CHE HA SAPUTO AGGREGARE GIOVANI SPORTIVI E TIFOSI PORTANDO IN ALTO IL NOME DELLA NOSTRA CITTÀ

on è di certo un avvenimento che si presenta tutti i giorni, quello di poter festeggiare il secolo di vita, specie in una società sportiva di periferia, lontano dai grandi centri nazionali in cui girano interessi ed opportunità. Ma indubbiamente, ed evidentemente, un risultato di questo tipo non lo si raccoglie per merito di questioni materiali, ma grazie a sacrificio e spirito di comunità. Il calcio, e lo sport in genere, è un fondamentale collante sociale, una palestra fisica ed educativa, dove allenare il proprio corpo ed esercitare il rispetto e l’educazione, verso i compagni e gli avversari. Ed è proprio questo che rappresenta, ed ha rappresentato in passato, il calcio a Portogruaro: un momento aggregante, in grado di formare ed indirizzare i giovani verso una vita sana fatta di valori e coscienza, grazie al contributo di tutte quelle persone (penso ai presidenti, agli allenatori, ai tecnici, ai genitori, ai tifosi, al tessuto economico locale) che si sono prestate, con abnegazione e generosità, perché tutto questo potesse continuare a perpetrarsi. Ed è quindi con immenso piacere che anche noi di Portogruaro.Net vogliamo unirci in un grande augurio al Portogruaro Calcio, perché possa continuare a lungo in questo suo percorso che speriamo raccolga ancora tanti successi. Ma non è tutto chiaramente. Un apposito comitato, composto da Giorgio Vit, Antonio Michielon, Edoardo Collovini, Renato Vendrame e Angelo Nadalin, si è costituito spontaneamente per celebrare questo anniversario, programmando una serie di appuntamenti assolutamente da non perdere, che vedono il clou proprio in questi giorni. Il 28 settembre alle ore 17.00 presso il Teatro Luigi Russolo di Portogruaro si terrà un convegno sul tema “Il calcio di ieri, oggi e domani” nel quale interverranno vecchie e nuove glorie del calcio portogruarese e di quello nazionale. Nel corso dell’appuntamento verrà presentato anche il libro “Un secolo di passione granata” (VISYSTEM Editore) che raccoglie con storie, tabellini, classifiche, foto, ritratti ed interviste, i 100 anni del Portogruaro Calcio. La serata si concluderà, poi, per quanti vorranno aderire (prenotazioni al 338.7815152), con una cena al Ristorante Hotel alla Botte. Fino al 30 settembre, inoltre, sarà possibile visitare la mostra fotografica “100 anni in 100 foto” allestita nella Sala delle Colonne del Palazzo Municipale, in cui ripercorrere per immagini la lunga carriera del “Porto”. Non resta quindi che affrettarsi, per non perdere questi importanti appuntamenti che ci aiutano ad aggiungere un prezioso tassello alla storia del nostro territorio… e poi correre allo stadio ad acquistare l’abbonamento per la nuova stagione ed andare a sostenere i nostri beniamini con un caloroso quanto incoraggiante tifo!

Conferenza stampa di pre sen Inaugurazione mostra "100 anni in 100 foto"

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AUTUNNO 2019

tazione delle iniziative Copertina del libro "Un secolo di passione granata"

del Portogruaro Calcio Una delle prime formazioni

VUOI RISPARMIARE ANALIZZANDO LE TARIFFE TELEFONICHE?

Sommario Editoriale 100 anni di Portogruaro Calcio 3 In copertina Gruppi di acquisto solidale

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Fuori scena Intervista a Giacomo Poretti 6 Oltre confine Il Pordenone e la sua arte

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La parola a Poliambulatorio Odontoiatrico Asvo Da Arturo Punto Notte

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Tutto il mondo è paese Il medico Lucio D’Anna 10 Accadde oggi Il martire Luigi Gobesso

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Passaparola Lavoro e giovani

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Ritorno al futuro L’innovazione di Brieda

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L’Acquolina in bocca I funghi

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Giocherellando Cruciverba e crucipuzzle

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Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 20/09/2019 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: Borgo San Gottardo, 55 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Vincenzo Zollo In redazione: Marta Camerotto, Nilla Cicuto, Marta D’Ovidio, Vito Digiorgio, Mariangela Flaborea, Gloria Morettin, Umberto Pizzinato, Andrea Rubin

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28 e 29 SETTEMBRE 2019

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In copertina

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AUTUNNO 2019

I GAS, UN NUOVO MODELLO DI CONSUMO ALTERNATIVO ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE NASCONO COME NECESSITÀ DI CAMBIAMENTO DI UNO STILE DI VITA, AFFINCHÉ SI RAGGIUNGA UNA MAGGIORE ATTENZIONE ALLA PRODUZIONE, RISPETTOSA DELL’AMBIENTE, DELLE PERSONE E DEL LAVORO

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ibi genuini, biologici, a chilometro zero e a prezzi equi, direttamente dai produttori. Un altro mondo, più attento al sociale, alle relazioni con tutto quello che ci sta intorno, ambiente e persone, è possibile a cominciare dal modo in cui si fa la spesa. La maggior parte di noi è abituata ad andare a comprare i beni di prima necessità al supermercato sotto casa per comodità o dove i prezzi sono più vantaggiosi, ma molto spesso non si conosce, o si fa finta di non sapere, cosa sta dietro ad un prodotto, da chi, e soprattutto come, è stato lavorato. In questo sistema globalizzato la logica economica è molto semplice: offrire cibo ai consumatori a prezzi bassi facendo tirare le cinghia ai fornitori. Molti grandi marchi sono conosciuti per i loro metodi di lavoro “estremi” basati sullo sfruttamento delle persone e dell’ambiente. Ribaltare la logica della grande distribuzione sta diventando un obiettivo di molti che hanno deciso di cambiare direzione optando per uno stile di vita volto all’economia solidale. A tal proposito, sono nati i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale, un fenomeno che si basa sui concetti di solidarietà, filiera corta, eticità e giustizia. Si tratta di un vero e proprio progetto di crescita alternativa sociale, culturale ed economica nel rispetto dei diritti dei produttori, dell’ambiente e dei cittadini. Sono gruppi di persone connotati dall’aspetto etico del consumo critico, il loro punto di forza è il contatto diretto con i produttori che permette di acquistare prodotti di alta qualità a prezzi competitivi, riconoscendo al produttore una remunerazione giusta per il suo lavoro. In Italia, la loro storia inizia nel 1994 con la nascita del primo gruppo a Fidenza, in provincia di Parma, dove alcune famiglie iniziarono a fare degli ordini collettivi a produttori che conoscevano di persona o a soggetti del commercio equo e solidale. Questa idea prese velocemente piede e suscitò l’interesse e la curiosità di altre persone che, dopo pochi mesi, decisero di aderire al pro-

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getto iscrivendosi a gruppi già esistenti o creandone di nuovi. Il numero è sempre stato in continua crescita negli anni, tanto che nel 2008, la Finanziaria ha riconosciuto ufficialmente queste esperienze quali “…soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni di distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attività di somministrazione e di vendita”. Stando all’ultima analisi di Coldiretti/Censis, nel 2014 il fenomeno aveva già “contagiato” il 18,6% della popolazione italiana, vale a dire quasi 7 milioni di persone. La “spesa di gruppo” ha fatto breccia anche nel Portogruarese, dove vi sono tre realtà che hanno sposato l’idea di consumo critico.

Il GAS “Il Canneto” di Portogruaro

Nato come associazione culturale, “Il Canneto” prende vita a Portogruaro nel 1999 con 11 soci fondatori, divenendo formalmente nel 2005 Gruppo di Acquisto Solidale. “Le finalità - racconta l’attuale presidente del GAS “Il Canneto” Micaela Vocella - erano, e sono tutt’ora, costituire un punto d’incontro, di confronto, di dialogo, di solidarietà, di cultura e di educazione alimentare per gli associati e per il territorio, favorire la diffusione del consumo critico e dell’acquisto etico,


In copertina

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diffondere l’informazione sui prodotti alimentari coltivati nel rispetto dell’uomo, dell’ambiente e degli animali, con riferimento all’agricoltura biologica e biodinamica, senza finalità di lucro, che attualmente conta circa 170 soci. L’economia solidale, il rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori sono i principi fondamentali che l’Associazione segue nell’acquistare collettivamente e distribuire beni alimentari - continua la presidente Vocella - oltre alla promozione nel territorio di collaborazioni con i piccoli produttori biologici o impegnati in un percorso di conversione al biologico, stabilendo con essi rapporti diretti che garantiscano un’equa remunerazione, nella prospettiva della formazione di Distretti Solidali”. L’associazione si riunisce mensilmente in assemblea (di norma ogni primo lunedì del mese) presso l’oratorio di via Aldo Moro nella Parrocchia di Santa Rita a Portogruaro. Oltre agli acquisti, il GAS “Il Canneto” propone, anche in collaborazione con altre realtà del territorio, quali la Bottega del Mondo e il Movimento per la decrescita felice, iniziative culturali, laboratori di autoproduzione e incontri con i produttori nell’intento di promuovere e diffondere stili di vita coerenti con le finalità dichiarate. “Siamo sensibili al tema del riciclo - spiega Micaela Vocella - tanto che abbiamo consolidato, tra le nostre iniziative, il Mercatino del Riuso che proponiamo stabilmente a Concordia Sagittaria (il prossimo 27 ottobre, ndr), Portogruaro e Comuni limitrofi. Consultando il nostro sito www.ilcanneto.org. gli interessati potranno tenersi informati sulle iniziative in programma nei prossimi mesi. Nel corso degli anni l’Associazione - aggiunge la presidente - ha promosso varie e significative iniziative, tra cui ricordiamo una raccolta firme, che ha avuto successo, per indurre il Comune di Portogruaro ad inserire alcuni alimenti biologici nelle mense scolastiche, ma anche un ciclo di incontri denominato “Sai cosa mangi?” condotto da esperti dell’alimentazione per il finanziamento del microcredito nel sud del mondo attraverso la Banca Etica.

AUTUNNO 2019

Prodotti equo e solidali: la Bottega del Mondo di Portogruaro

tra i componenti, volta alla condivisione di uno stile di vita comune, basato sulla ricerca quotidiana dell’essenzialità e della sobrietà, favorire l’acquisto di prodotti del circuito equo e solidale per gli articoli non reperibili su scala nazionale al fine di contribuire allo sviluppo delle popolazioni del sud del mondo e promuovere iniziative di informazione e formazione, di assistenza e di aggregazione, in stretto rapporto con tutte le componenti sociali, culturali, religiose ed economiche che operano nel territorio. Entro la fine dell’anno - con-

clude il presidente - organizzeremo un incontro con il chimico Fabrizio Zago per parlare di cosmetici e detersivi “nemici” della salute e di quelli “amici” dell’ambiente, ed una serata con il nostro macellaio Fabio Furlan per far conoscere ai nuovi soci gli allevamenti dai quali arriva la carne che compriamo e quali sono le differenze rispetto ad un allevamento intensivo. Altri appuntamenti saranno poi inseriti nella sezione News del nostro sito (www. gaslacivetta.it) e sulla nostra pagina Facebook (La Civetta Gas)”.

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Il GAS “La Civetta” di Caorle Molto più recente, il GAS “La Civetta” di Caorle nasce nel 2014, proprio dall’esempio del vicino GAS portogruarese. “Due amiche, Monja Schiavon e Bernadetta Gusso - spiega l’attuale presidente Alberto Benatelli - organizzarono una serata informativa per far conoscere cos’è un Gruppo di Acquisto Solidale agli amici di Caorle. Erano pratiche del progetto, facevano parte del GAS “Il Canneto” di Portogruaro, ma il loro obiettivo era creare un Gruppo anche nel litorale. Assieme ad Ivano Mazzoni di Eraclea, attuale segretario e tesoriere, sono riuscite a dare vita a “La Civetta” che, ad oggi, conta circa una trentina di soci”. L’associazione si incontra una volta al mese in una sala del Comune. In quell’occasione, i soci possono fare i loro ordini di beni e servizi sempre all’insegna del consumo critico (prodotti etici, biologici, ecocompatibili) e discutere di tematiche relative all’ambiente, all’alimentazione o presentare nuovi fornitori. “Quello che distingue il nostro GAS dagli altri sostiene Alberto Benatelli - è proprio il fatto che non utilizziamo il sito internet per fare gli ordini, ma facciamo una serata apposita così da potersi vedere di persona e condividere informazioni e novità. Tra le nostre finalità c’è la volontà di creare una rete di solidarietà

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“Un prodotto del commercio equo e solidale fa bene a chi lo acquista e a chi lo produce”. Questo è lo slogan della Bottega del Mondo di Portogruaro, che sposa i principi della produzione rispettosa dell’ambiente, delle persone e del lavoro. Fondata da un gruppo di persone con all’epoca presidente Teresa Dal Tin, è un punto vendita associato alla catena di negozi di Altromercato, la principale organizzazione italiana di commercio equo e solidale, inizialmente situato a Concordia Sagittaria poi spostatosi a Portogruaro in via Cavour (angolo di via Rastrello), dove è attualmente gestita dal gruppo di volontari dell’Associazione culturale

Pace, Sviluppo e Solidarietà. “Chi viene da noi - spiegano alcune volontarie - lo fa non per ragioni economiche, dato che i nostri prezzi sono sostanzialmente in linea con quelli del mercato, ma per una scelta di carattere etico e morale”. All’interno del negozio è possibile acquistare generi alimentari di alta qualità prodotti in Italia che utilizzano ingredienti provenienti da tutto il mondo, bomboniere per ogni genere di cerimonia, articoli da regalo, cesti di ogni dimensione, pasta a km 0, borse realizzate in carcere a Venezia con materiale riciclato, vestiti e accessori prodotti con stoffe africane della sartoria sociale la Cruna dell’Arco e molti altri articoli realizzati nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, come il caffè ed il cacao. “Oggi, più che mai - commenta Valentino Zanon, attuale presidente della Bottega del Mondo dovremo scegliere i prodotti del commercio equo e solidale per aiutare i lavoratori a restare nei loro Paesi, senza fuggire, rischiando di morire, in cerca di un futuro migliore senza fame e sfruttamento”. La Bottega del Mondo sta cercando dei volontari che sposino i propri principi cardine; nel frattempo ospita studenti del Liceo “M. Belli” di Portogruaro per esperienze di alternanza scuola-lavoro e sta portando avanti un progetto di collaborazione con il Centro Disturbi Alimentari. Oltre a ciò, è impegnato in quasi tutte le scuole del Portogruarese per informare i più giovani sul consumo etico. Gloria Morettin


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AUTUNNO 2019

Fuori scena

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“DOTTORE, MA CON UNA TAC SI PUÒ VEDERE L’ANIMA?” GIACOMO PORETTI, IL 33,3% DELLO STORICO TRIO COMICO “ALDO, GIOVANNI E GIACOMO”, RIFLETTE IN SOLITARIA SULL’ESISTENZA E L’UTILITÀ DELL’ANIMA IN UN’EPOCA IPERTECNOLOGICA E IN UN’INTERVISTA CI SVELA LA VERITÀ SUL FUTURO DEL TRIO

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orse aveva ragione Giovanni in Chiedimi se sono felice e ce l’ha confermato anche il socio Giacomo Poretti nell’intervista concessaci in occasione della messa in scena del suo monologo al Teatro Russolo di Portogruaro. “Fare un’anima”, scritto dallo stesso Poretti con la collaborazione di Luca Doninelli per la regia di Andrea Chiodi, è il Bignami delle domande esistenziali che ognuno di noi si è fatto (o si farà) almeno una volta nella vita. Poche le risposte, forse nessuna, ma sicuramente tante risate. Ecco quello che ci ha raccontato Giacomo sul suo progetto. Con il suo spettacolo conclude il cartellone Cabaret della rassegna teatrale. Si può parlare di anima facendo ridere le persone senza banalizzare il tema? Io penso di sì, anche se questo lo deve dire il pubblico e la critica dopo aver visto lo spettacolo. Però dopo 40 repliche posso dire che si può eccome. Anzi, penso che il linguaggio dell’umorismo e della comicità consenta di parlare al pubblico di argomenti che altrimenti, se fossero affrontati in maniera normale, urterebbero un po’ la suscettibilità o addirittura provocherebbero disinteresse. Lo spettacolo e, in particolare, la comicità consentono di parlare di anima e delle domande che ruotano attorno ad essa senza cadere nella retorica, la gente è anche più propensa ad ascoltare. Cosa le piacerebbe che il pubblico portasse a casa dopo aver ascoltato il suo monologo? Sarebbe bello che il pubblico intendesse lo spirito dello spettacolo. Non voglio dare risposte. Anzi, vorrei porre l’attenzione su certe parole, su alcuni concetti che oggi rischiano di estinguersi perché considerati desueti o addirittura ridicoli. Nella modernità, con il fascino della tecnologia, certe cose sembrano fuori posto. I social ci permettono di dire tante cose ma spesso ciò che emerge è la banalità dei contenuti. In realtà credo che ognuno di noi nella propria vita si ponga la domanda di come è fatto. Di conseguenza, poi, è naturale pensare all’anima o ad altre cose ancora. Ecco, vorrei che il pubblico uscisse da questo spettacolo con qualche domanda in più.

Il seme di questo monologo è stato piantato da un sacerdote molti anni fa… Si, lo spettacolo nasce dall’esortazione che padre Eugenio Bruno fece alla nascita di mio figlio Emanuele: “Bravi, avete fatto un corpo, adesso dovete farne un’anima”. Questa frase, rivolta a me e mia moglie, ma che in realtà potrebbe riguardare qualunque genitore, mi è rimasta dentro e ha lavorato fino a sbocciare in questa rappresentazione. È più difficile fare un’anima o comprendere la propria? Fare un’anima è l’esercizio faticosissimo dell’essere genitori, in realtà può voler

dire tantissime cose: dare senso, significato alla propria vita… Credo che nel fare un’anima si possa capire e costruire anche la propria, le due cose viaggiano insieme, non sono disgiunte.

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In questi due anni di pausa dal trio ha fatto esperienze un po’ diverse rispetto al solito. Come si è trovato in questa parentesi da solista in cui ha trattato temi importanti e impegnativi? I temi non mi hanno dato preoccupazione, la cosa che invece mi ha messo duramente alla prova è stata la memoria, soprattutto i primi tempi di questo spettacolo. “Fare un’anima” dura circa un’ora e dieci minuti, non ero assolutamente abituato a monologhi così lunghi, lo ero forse 30 anni fa all’inizio della carriera quando facevo spettacoli di cabaret che duravano tre quarti d’ora. Adesso, lavorando con Giovanni e con Aldo, al massimo uno dice due battute e poi tocca all’altro e se te le dimentichi fa anche ridere. È comica anche questa pièce quindi non vado troppo in angoscia se mi dimentico qualcosa, però diciamo che quella è la cosa che mi ha fatto patire di più all’inizio. E poi comunque essere soli sul palco è una condizione particolare. A proposito di Aldo e Giovanni: rivedremo il trio? Si, ci siamo solo presi una piccola pausa per portare avanti i nostri progetti personali. Ora stiamo finendo di scrivere la sceneggiatura del nuovo film che uscirà nelle sale probabilmente a gennaio/ febbraio del 2020. Si ricorda il momento in cui ha capito che voleva fare questo mestiere? Nel mio caso è difficile rispondere a questa domanda perché non mi è capitata quella cosa li. A certe persone succede, ma per me è stato tutto un concatenarsi di eventi, di tante circostanze nate casualmente e poi, relativamente tardi, si sono create le condizioni per poterlo fare come mestiere vero e proprio. Le piacerebbe portare avanti questo suo percorso individuale? Si certo, lo farò sicuramente, ormai ci ho preso gusto (ride). Abbiamo visto che la cosa funziona e dopo l’uscita del film ho già un’idea per un altro progetto, adesso è ancora un po’ troppo nebulosa, ma sicuramente la porterò avanti. Marta d’Ovidio


Oltre confine

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AUTUNNO 2019

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GIOVANNI ANTONIO DE’ SACCHIS, IL PORDENONE PORDENONE, LA CITTÀ, E IL SUO PITTORE, GIOVANNI ANTONIO DE’ SACCHIS, CHE NE CONDIVIDE IL NOME, CI INVITANO A UNA VISITA ALLA SCOPERTA DEL LORO IMPORTANTE PATRIMONIO ARTISTICO

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iovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, fu il maggior pittore del Cinquecento friulano ed uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento. Nacque a Pordenone nel 1483 dal magister murarius, capocantiere, Angelo, di origine bresciana. La famiglia era agiata, tanto che possedeva una prestigiosa sepoltura nel cimitero di San Marco, annesso al duomo della città. Si sposò tre volte, e una delle figlie, Graziosa, fu sposa di Pomponio Amalteo, il suo più fedele allievo ed erede di bottega. Il Pordenone iniziò la propria carriera nella città natale, in un periodo travagliato, che la vide passare dalla dominazione asburgica al controllo della Serenissima (1508). Nel 1535 il de’ Sacchis si trasferì a Venezia, dove risulta iscritto alla fraglia dei pittori veneziani, e subito si inserì nell’ambiente che contava, grazie alla protezione del doge Andrea Gritti e all’amicizia con Jacopo Sansovino e Pietro Aretino. Nei suoi confronti venne espresso un giudizio positivo anche dal portogruarese Giulio Camillo del Minio, uno degli umanisti allora più conosciuti. Raggiunse presto il successo e a 21 anni era già conosciuto come un buon pittore. Uomo aspro ed impulsivo, ma così bravo da infastidire Tiziano, personalità dominante allora in ambiente veneziano, ed entrare con lui in competizione. La sua brillante carriera venne interrotta nel pieno della maturità artistica dalla precoce morte, avvenuta nel 1539 a Ferrara, in una locanda, in circostanze sospette. Nelle opere degli esordi, si colgono i legami con Gianfrancesco da Tolmezzo e Pellegrino da San Daniele, i pittori che hanno segnato il passaggio della pittura friulana dal gotico al linguaggio rinascimentale. Il Pordenone guardò anche alla grande pittura veneziana coeva, che egli adeguò al suo fare possente e vigoroso. Alla fase giovanile appartengono alcune pale d’altare e gli affreschi della parrocchiale di Vacile e di Valeriano. La Pala della Misericordia nel Duomo di Pordenone appartiene ormai alla piena maturità dell’artista rivelata dalla corretta impostazione della scena, dalla giusta impostazione della prospettiva e dal sapiente uso del colore e della luce che fanno risaltare la profondità degli spazi e i volumi delle figure. Fondamentale è stato per il pittore il viaggio a Roma che gli consentì una visione diretta degli affreschi di Michelangelo e di Raffaello. La conseguenza fu il maggior dinamismo e la drammaticità delle scene affrescate nella chiesa di San Pietro di Travesio, nel Duomo di Treviso, ed ancora a Spilimbergo e Pinzano. Nel 1520 firmò il contratto per gli affreschi con Storie della Passione di Cristo del Duomo di Cremona ed un decennio dopo decorò la cupo-

la di Santa Maria di Campagna a Piacenza. Lavorò anche a Udine ed ovviamente a Venezia.

Pala della Misericordia (Duomo di Pordenone)

Il Pordenone ha lasciato nella sua città natale, pregevoli opere. Tra le più significative la già citata Pala della Misericordia, nel Duomo Concattedrale di San Marco, con la Vergine che apre il mantello a protezione della famiglia del committente, l’anziano Giuseppe che regge un agitato Bambin Gesù ed un vigoroso San Cristoforo appoggiato al bastone, con Cristo sulle spalle. Nel paesaggio sullo sfondo si riconosce il castello di Pordenone. Autentico capolavoro del Pordenone è il San Rocco affrescato sul pilastro ottagonale di destra del Duomo: straordinario è il volto del Santo, presunto autoritratto dell’artista, caratterizzato da uno sguardo sottile, inquisitorio, penetrante. In altar maggiore spicca la Pala di San Marco, affollata di personaggi che celebrano il Santo patrono della città e che il Pordenone

dipinse tra il 1533 e il 1535. Nel medievale Palazzo Ricchieri, antica dimora patrizia oggi sede del Museo Civico d’Arte, si conserva un suo altro capolavoro: la Pala di San Gottardo tra Santi, commissionata al pittore nel 1525 dalla confraternita dei Santi Gottardo, Rocco e Sebastiano. I tre Santi, rappresentati in primo piano, sono messi in risalto su un fondale costituito da due file di colonne dipinte con ardita prospettiva e chiuse da un vano absidato. Anche in questo caso sembra di riconoscere l’autoritratto dell’artista nel San Rocco. Quest’autunno la città di Pordenone dedica una mostra al pittore omonimo nella sua città natale. A tal proposito, TVO srl organizza una visita guidata nel centro pordenonese nella giornata di sabato 26 ottobre. Per informazioni: www.tvo.srl. Nilla Cicuto e Mariangela Flaborea

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Denti e alimentazione: alcune “dritte” sull’igiene orale Tutti sanno che lo zucchero fa male ai denti perché provoca la carie. E tutti si sono sentiti dire, almeno una volta nella vita “Corri a lavarti i denti, che hai mangiato dolci!”. Gli zuccheri, infatti, vengono fermentati dai batteri presenti nella nostra bocca, con la conseguente produzione di acidi, che sono il primo passo verso la formazione della carie. Quindi, il consiglio delle nostre nonne rimane sempre, in linea di massima, valido ma...

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Sicuramente la frutta rientra negli alimenti salubri, importanti fonti di sali minerali e vitamine, ma forse non tutti sanno che correre a lavarsi i denti dopo aver fatto uno spuntino di questo tipo, non solo non è così pressante (visto la ridotta quantità di zucchero nella frutta stessa), ma è anche addirittura dannoso. La frutta è un alimento che contiene acidi in grado di demineralizzare lo smalto. Correre a spazzolarsi i denti subito dopo aver mangiato frutta è quindi dannoso, perché all’azione chimica dell’acido si aggiunge quella meccanica dello spazzolino, che favorisce l’effetto demineralizzante. Aspettare circa 30 minuti prima di lavarsi i denti è conveniente, perché consente alla nostra saliva di “lavare via” l’acido che abbiamo introdotto con la frutta, e anche di remineralizzare lo smalto su-

perficiale, che si era disgregato. Quindi, assolutamente sì consumare frutta e verdura, ma non correre a lavarsi i denti subito dopo aver fatto questo tipo di spuntino. E se non abbiamo modo di lavarci i denti a distanza di tempo? E se io alla mattina faccio colazione con succo di frutta, spremuta d’arancia, un cestino di fragole o altri alimenti acidi? Poi non posso lavarmi i denti? E se devo correre a lavorare? La risposta è semplice: basta lavarsi i denti prima di fare colazione. Anche perché, lavandoci accuratamente i denti eliminiamo la placca batterica dalle superfici dello smalto, quindi non c’è l’elemento fondamentale, costituito dall’insieme dei batteri, che assieme all’azione dell’acido provoca la carie nei denti. E proprio chi si lava i denti accuratamente, a lungo, spazzolando con cura e utilizzando correttamente il filo, è sicuramente al riparo da carie, ma esposto al rischio di demineralizzare lo smalto danneggiando i denti, se non rispetta i tempi di attesa dopo l’assunzione di alimenti acidi.

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GETTARE I RIFIUTI NELL’AMBIENTE: DISATTENZIONE O MALEDUCAZIONE? Sei in auto o stai camminando per la strada, hai finito di fumare la tua sigaretta, di masticare la gomma o di leggere un volantino. O ancora, hai usato un fazzoletto o hai raccolto la cacca del tuo cane (sempre se non l’hai semplicemente lasciata sul marciapiede). Dove getti il tuo rifiuto? Lo conservi finché non trovi l’apposito cestino o lo butti per terra? Quando pensiamo all’abbandono di rifiuti, ci viene in mente il degrado urbano causato dal malcostume di chi lascia a bordo strada oggetti ingombranti o sacchi di immondizia. Risulta più difficile, però, pensare agli effetti del littering, ovvero dell’abbandono di piccoli oggetti come il mozzicone della sigaretta o la gomma da masticare. Un gesto apparentemente di poco conto ma che comporta conseguenze disastrose: questi rifiuti non solo non vengono avviati al riciclo ma si accumulano nell’ambiente per tempi lunghissimi. Una sigaretta impiega un anno per degradarsi, il chewing-gum 5 anni, una lattina tra i 10 e 100 anni. Se getti un accendino di plastica, rimarrà nell’ambiente tra 100 e 1000 anni, mentre una bottiglia di plastica ci resterà per sempre. Consideriamo poi tutti i rifiuti che giungono al mare, sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. La plastica non si decompone, ma si frammenta in pezzettini sempre più piccoli (micro/nano plastiche), che agiscono come spugne, assorbendo agenti chimici come pesticidi ed erbicidi presenti in acqua. Le particelle di plastica si impregnano degli odori dell’ambiente acquatico e per questo, oltre che per i colori vivaci, vengono scambiate da molti animali marini per cibo. Così la plastica entra nella catena alimentare fino ad arrivare sulle nostre tavole. Ritroviamo le particelle di plastica nel sale marino, ma anche nell’acqua che beviamo quotidianamente, sia di rubinetto che in bottiglia. Sai quanta plastica ingerisci ogni anno? Circa 250 grammi. Ogni settimana, tramite bevande e alimenti assumi fino a 2000 frammenti, per circa 5

grammi, l’equivalente in peso di una carta di credito. A fronte di queste evidenze scientifiche sconcertanti, ognuno di noi dovrebbe ripensare le azioni di ogni giorno, non voltandosi dall’altra parte e demandando la responsabilità agli altri ma agendo personalmente e concretamente. Basta davvero poco per cambiare rotta, rivalutando gli acquisti durevoli in sostituzione dei prodotti monouso, e soprattutto smaltendo correttamente anche il più piccolo rifiuto. E se il rispetto per l’ambiente, per l’uomo e per la qualità di vita non sono sufficienti a farci cambiare abitudini, ricordiamoci che il recupero dei rifiuti abbandonati comporta una maggiorazione dei costi a carico dei cittadini. Per maggiori informazioni, visita il sito www.asvo.it, le nostre pagine Facebook e Instagram, scarica l’app 100 % Riciclo ASVO o contatta il numero verde 800 70 55 51.

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Il gusto della tradizione e il piacere di rinnovarla… Nel 1962 Arturo Bellomo, casaro nella latteria di Concordia Sagittaria, aprì con la moglie Amalia un piccolo negozio di alimentari, che diventò presto un punto di riferimento per la gente del paese. Negli anni, l’attività è passata nelle mani del figlio che ha affiancato alla vendita di prodotti alimentari una gastronomia, specializzata in servizio catering e buffet a domicilio. La gastronomia offre piatti della tradizione, frutto di una scelta ricercata di prodotti di alta qualità, provenienti da aziende artigianali locali e non. I buffet, personalizzati per ogni evento, comprendono la fornitura di attrezzatura, decorazioni, bevande e personale di servizio. Compleanni, inaugurazioni, battesimi, matrimoni, feste di pensionamento o di laurea... queste e mille altre occasioni per offrirvi la nostra professionalità!

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Tutto il mondo è paese

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IL PORTOGRUARESE LUCIO D’ANNA TRA I 10 MIGLIORI RICERCATORI AL MONDO IN CAMPO MEDICO HA SEGUITO LE ORME DEL PADRE MEDICO, OGGI LAVORA ALL’IMPERIAL COLLEGE DI LONDRA DEDICANDOSI PRINCIPALMENTE ALLA CURA DELLO “STROKE”, L’ICTUS

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rima conquista Londra poi la famiglia Reale. È notizia recentissima quella che è rimbalzata agli onori delle cronache e che vede protagonista Lucio D’Anna, medico primario portogruarese dirigente della Stroke Unit di Londra. L’unità medica che guida è diventata ufficialmente il solo reparto di riferimento per la patologia cerebrovascolare per tutta la Royal Family e per tutti i residenti di Buckingham Palace, Kensington e Windsor. Una carriera in continua ascesa per il medico portogruarese, figlio del noto primario di neurologia Sebastiano D’Anna e di Tecla Vincentini, insegnante di lettere. Sarebbe stata una grande perdita, se avesse seguito i giudizi dei propri insegnanti. Da ragazzino, infatti, Lucio D’Anna era stato valutato poco incline alle materie scientifiche, ma i numeri, oggi, smentiscono e raccontano di capacità e successo professionale come pochi. 35 anni, una maturità scientifica a pieni voti e una laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Udine con 110 e lode, oggi il dott. D’Anna si è conquistato il posto da primario, ovvero Consultant Neurologo e professore associato, presso l’Imperial College di Londra. Ma bastasse questo. Il giovane medico ha conseguito un dottorato di ricerca al King’s College di Londra e collezionato riconoscimenti e premi prestigiosi. A soli 31 anni è stato scelto tra i dieci migliori ricercatori al mondo aggiudicandosi uno dei premi più prestigiosi in campo medico, ovvero l’International Scholarship Award dall’American Academy of Neurology. È stato anche premiato per la miglior produzione scientifica a seguito di alcune ricerche sviluppate nell’ambito delle neuroimmagini applicate alle demenze, nello specifico per i disturbi comportamentali nei pazienti affetti da Afasia Primaria Progressiva. Il dott. D’Anna ha deciso di raccontare a Portogruaro. Net Magazine il suo percorso e le sue aspirazioni.

Quando ha capito che avrebbe fatto il medico come suo padre e che avrebbe poi scelto la stessa specializzazione? Volevo fare il medico fin da piccolo. Ho sempre avuto le idee chiare su questo. Poi, ho scelto la specializzazione in Neurologia in quanto ho sempre pensato che il cervello non sia come gli altri organi. Ad esempio, il polmone ci permette di respirare in quanto avvengono degli scambi gassosi, il cervello è differente, ha una funzione totalmente diversa, è ancora un argomento misterioso che mi affascina moltissimo.

Suo padre le avrà trasmesso qualche insegnamento: quali porta con sé ogni giorno? Sicuramente la passione, l’importanza di aggiornarsi continuamente e il rapporto con il paziente. Mio padre mi ha insegnato che ascoltare attentamente le persone significa già aver fatto il novanta per cento della diagnosi. Il binomio ambito scientifico-umano è inscindibile per chi vuole fare bene questo lavoro, così come non dare mai nulla per scontato, ma verificare sempre qualsiasi aspetto prima di affrontare una terapia di cura. Ora si trova a Londra, dove si impegna anche nell’ambito della ri-

Lucio D'Anna con dei colleghi cinesi

cerca. A quali patologie si dedica? Di fronte ad una popolazione che invecchia sempre di più sicuramente

una delle mie priorità è rivolta alla cura dello stroke, il cosiddetto ictus. Mi sto impegnando a studiare strategie terapeutiche in grado di salvare il cervello e ridurre l’indice di mortalità. In questo senso c’è ancora molta strada da fare soprattutto nel cercare di scoprire tecniche che permettano di ottenere minimi deficit qualora una persona sia colpita da ictus. 35 anni e già molti successi. Ha in mente un altro traguardo professionale da raggiungere? Certo. Il mio prossimo obiettivo sarà quello di orientare la mia carriera in ambito interventistico, ovvero di sviluppare una nuova tecnica che va sotto il nome di trombectomia. Questa pratica permette di intervenire in presenza di un ictus per rimuovere il coagulo di sangue senza aprire il cervello bensì inserendo un catetere nell’arteria femorale per poi farlo scivolare fino a dove c’è l’occlusione del vaso sanguigno. Sente nostalgia di Portogruaro? Si mi manca, ma ci torno spesso. Appena posso prendo un volo e torno a Portogruaro. Ad aspettarmi c’è la mia famiglia, gli amici di sempre, i compagni del basket, i colleghi e poi ci sono loro che hanno sempre la priorità: i miei nipotini Mauro di 8 anni e Giulia Maria di 1 anno e mezzo, che mi aspettano sempre a braccia aperte. Medicina inglese e medicina italiana. Quali sono i lati positivi o negativi dell’una e dell’altra? Sicuramente in Veneto la sanità non è seconda a nessuno. Se devo fare un confronto posso dire che sono alla pari come qualità. Le differenze che noto sono che l’Inghilterra vanta meno specialisti medici rispetto all’Italia e pertanto i tempi di attesa per le visite di un certo tipo sono più lunghi. Gli inglesi poi, sono più freddini, rispetto a noi italiani nei modi di rapportarsi con il paziente.

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LUIGI GOBESSO, MARTIRE DI LEVADA IL TRIBUTO DEL NOSTRO TERRITORIO ALLA LOTTA DI LIBERAZIONE. 75 ANNI FA UNO DEI PRIMI TRAGICI EVENTI DOCUMENTATI ACCADUTO NELLA FRAZIONE DI LEVADA immobile della campagna si ritrovavano, non avevano idee chiare su quello che dovevano fare, ma li accomunava il sentimento ancora vago di ribellione al fascismo, di una grande ingiustizia subita. In seguito nei ribelli si andò maturando, con l’apporto delle organizzazioni politiche antifasciste, la coscienza della necessità di scendere decisamente in campo in una lotta senza quartiere contro il Nazifascismo. Il giovane ribelle diventava partigiano”.

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Levada e il giovane Gobesso La lotta di Liberazione nel Portogruarese è stata contrassegnata da eventi sanguinosi. Tra i primi documentati c’è quello accaduto nel settembre del 1944 nella frazione di Levada. A citare l’episodio è il maestro Aldo Mori che nel suo La resistenza nel mondo contadino fa un vivido affresco della Resistenza che insanguina il nostro territorio. Il 7 settembre di 75 anni fa, al confine tra Concordia Sagittaria e Portogruaro, è un adolescente la vittima dello scontro tra partigiani e fascisti che squarcia l’Italia. Si chiama Luigi Gobesso, non ha ancora compiuto undici anni. Viene assassinato a sangue freddo e senza nessun apparente motivo durante azioni di rappresaglia contro antifascisti. Responsabili dell’uccisione i militi appartenenti alle brigate nere. Tra questi Amedeo

8 settembre 1943 è una data cruciale per la storia del nostro Paese. Con un comunicato alla radio il governo Pietro Badoglio rende noto l’armistizio, firmato qualche giorno prima a Cassibile, in Sicilia, con gli alleati anglo-americani che prevede la resa incondizionata dell’Italia. L’annuncio comporta l’immediata fuga da Roma di re, governo e comando supremo dell’Esercito. Sul territorio nazionale scatta il piano dei tedeschi, ormai ex alleati, per il disarmo delle truppe italiane. Il Paese è nuovamente attraversato da lacerazioni e contrasti. Al Nord si forma la Repubblica di Salò; negli stessi giorni si costituisce a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che raccoglie i movimenti politici di opposizione al regime nazifascista. Si organizzano le prime formazioni partigiane che daranno vita al movimento di Resistenza, nel quale vanno individuate anche le radici stesse della Repubblica italiana. “La Resistenza - scrive infatti lo storico Giorgio Bocca nella sua Storia dell’Italia partigiana - non è pura e semplice conclusione armata della cospirazione antifascista, ma riscatto, coagulo, incontro delle forze democratiche di un Paese che non sarebbe quello che è, nel bene e nel male, senza di essa”.

Luoghi e nomi della Resistenza

La lotta di liberazione nel Portogruarese Il movimento di Resistenza interessa anche il territorio portogruarese, con caratteristiche peculiari. Nel Veneto orientale il processo di riorganizzazione dei partiti antifascisti è più lento e tormentoso rispetto alle zone limitrofe di Veneto e Friuli. Costituiti inizialmente da poche persone, giovani contadini, operai edili, qualche soldato sbandato, i gruppi sorgono in tutte le località del Veneto orientale e nella primavera del 1944 diventano vere e proprie bande armate. “In un primo tempo - scrive Aldo Mori nel saggio La resistenza nel mondo contadino (1977) - i giovani, che nel silenzio

Luciano Boschin, imputato per avere partecipato a rastrellamenti finalizzati alla cattura di prigionieri e di renitenti alle chiamate alle armi. Tra gli imputati anche Sergio Bozza, minorenne all’epoca dei fatti. Nell’agosto del 1946 la Corte d’Assise Straordinaria di Venezia condanna Amedeo Luciano Boschin a trent’anni, di cui un terzo condonato per amnistia, mentre assolve Sergio Bozza per non avere commesso il fatto. (Ugo Perisinotto, Levada, Portogruaro, 07.09.1944, [www.straginazifasciste.it], visitata il 15 luglio 2019). Sul luogo dell’uccisione un cippo di pietra accoglie le lapidi commemorative di Luigi Gobesso e del partigiano Olivo Bravin, appartenente alla brigata Ruspo, caduto vittima a seguito di uno scontro con i tedeschi nell’aprile 1945. Come racconta Aldo Mori, Olivo Bravin, nascosto assieme ad altri quattro compagni in un fosso antistante l’osteria di Levada, aveva affrontato un autocarro tedesco munito di mitragliatore, che proveniva da Lison. Fu colpito a morte da una raffica di mitraglia.

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Anche le altre località del nostro territorio hanno dato il loro tributo di sangue alla lotta partigiana. Tra queste Blessaglia di Pramaggiore, dove le cerimonie di commemorazione ricordano sei partigiani impiccati nel novembre 1944 ai quali si aggiungono altri quattro partigiani uccisi successivamente nello stesso luogo. A Portogruaro, sui lampioni della piazza, sono affisse delle targhe in memoria di tre partigiani impiccati: Ampelio Iberati, Antonio Pellegrini, Bernardino Vidori. Sempre nella città Lemene, ad ingresso cimitero, una lapide ricorda tre partigiani uccisi nella primavera del 1945 in quel luogo. All’ingresso del cimitero di Fossalta di Portogruaro è collocata una lapide in memoria di Pietro Pitacco e Giuseppe Simonin, uccisi dalle SS italiane. Sulla facciata del municipio di Gruaro una lapide celebra Egidio Del Ben e altri quattro cittadini caduti nella lotta di Liberazione. Molte le iniziative celebrative anche a La Salute di Livenza, dove il monumento di piazza della Repubblica commemora Bruno Salvador e Isetto Buoso, caduti per mano tedesca il 26 aprile 1945. A Vado di Fossalta di Portogruaro un cippo onora Kartasin Sedon, di origini indiane, prigioniero alleato fuggito dal campo di concentramento presso Villanova o aviatore paracadutato, ferito a morte da un fascista. Altra vittima di un rastrellamento tale Antonio Travain, nativo di Pramaggiore, ucciso il 9 ottobre 1944 nelle campagne portogruaresi. Vito Digiorgio


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Passaparola

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INSERIMENTO DEI GIOVANI AL LAVORO: LE AZIENDE SCELGONO L’APPRENDISTATO TRA LE DIVERSE FORME DI OCCUPAZIONE, AI RAGAZZI SONO RISERVATI ANCHE I LAVORI A TEMPO DETERMINATO, A CHIAMATA E OCCASIONALI: SCOPRIAMONE LE SPECIFICHE

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nche nel laborioso Veneto Orientale il tasso di disoccupazione giovanile desta qualche preoccupazione in quanto, pur essendo ben lontani dai livelli nazionali che vedono un tasso di quasi il 40%, che varia a seconda delle fasce di riferimento (15/24 - 15/29 - 18/34), un giovane su quattro è alla ricerca dell’agognato posto “fisso”. Analizzando i dati disponibili, con quelli forniti da Veneto Lavoro, relativi ai primi mesi del 2019, si può notare che, pur essendoci stata una leggera contrazione delle assunzioni degli under 29, è in controtendenza il dato relativo all’apprendistato che rimane il contratto “principe” per le assunzioni dei giovani non solo per l’artigianato, ma anche per il commercio ed i servizi. Tale tendenza fa ben sperare per il prossimo futuro e conferma come l’apprendistato sia ancora un buon sistema di inserimento lavorativo. Tra le innumerevoli forme di lavoro previste nelle varie riforme del mercato del lavoro che si susseguono ad ogni cambio di sottosegretario, ai giovani sono riservati anche i lavori a tempo determinato, a chiamata e occasionali (voucher) oltre alle varie opportunità di stage. Distinguiamo le diverse tipologie.

L’apprendistato

È un contratto di lavoro caratterizzato da un contenuto formativo. Il datore di lavoro, oltre a pagare la retribuzione all’apprendista per il lavoro svolto, gli garantisce la formazione necessaria per acquisire competenze professionali adeguate al ruolo e alle mansioni per cui è stato assunto. L’attuale normativa riconosce tre tipi di tale contratto: 1) duale, 2) professionalizzante e 3) di alta formazione e ricerca. Il primo è un contratto di lavoro che permette di conseguire una qualifica o un diploma professionale alternando lavoro e studio. La durata, che è determinata in considerazione del titolo da conseguire, non può essere superiore a tre anni, o quattro nel caso di diploma quadriennale regionale. Possono essere assunti con questa tipologia di apprendistato i giovani dai 15 anni fino al compimento dei 25 anni, senza una qualifica o un diploma professionale. Il secondo è un contratto di lavoro per il conseguimento di una qualifica professionale ai fini contrattuali attraverso una formazione trasversale e professionalizzante. La durata non può essere inferiore ai 6 mesi e superiore a 3 anni, o 5 per l’artigianato. Possono essere assunti con questa tipologia di apprendistato i giovani tra i 18 e i 29 anni compiuti (nel caso di possesso di qualifica professionale l’età minima scende a 17 anni), in tutti i set-

tori di attività, privati o pubblici. Il terzo, invece, è un contratto di lavoro che consente di conseguire diversi livelli di titoli di studio: diploma di scuola secondaria superiore, professionale di tecnico superiore, di laurea, master e dottorato di ricerca. Può essere utilizzato anche per il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche.

Il contratto a tempo determinato Questa forma di lavoro prevede un termine finale, una durata prestabilita. Può essere concluso tra un datore di la-

voro e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, per una durata massima di 12 mesi. Può avere una durata fino a 24 mesi in caso di esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero di sostituzione di altri lavoratori, o connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria. In caso di stipulazione di un contratto di durata superiore a 12 mesi in assenza delle predette condizioni, questo si trasformerà a tempo indeterminato dalla data di superamento dei 12 mesi. La durata dei rapporti di

Il tuo successo passa per il web Oggi per un’azienda è sempre più importante essere presente sul web. È altrettanto fondamentale, però, saper SELEZIONARE LE OFFERTE PIÙ ADATTE AL PROPRIO BUSINESS. Per questo è indispensabile sapersi affidare a professionisti del settore in grado di studiare le migliori soluzioni web per valorizzare e promuovere la propria azienda. Da anni VISYSTEM accompagna i propri clienti nell’universo web attraverso un reparto dedicato in grado di soddisfare ogni esigenza, studiando con cura pianificazioni personalizzate e promozioni ad hoc.

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lavoro a tempo determinato intercorsi tra il datore di lavoro e il lavoratore, per effetto di una successione di contratti, conclusi per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria, non può superare i 24 mesi, a meno che non ci siano diverse disposizioni dei contratti collettivi o si tratti di attività stagionali. Qualora il limite dei 24 mesi venisse superato, il contratto si trasformerà a tempo indeterminato dalla data di tale superamento.

Il contratto a chiamata o intermittente

Si può attivare qualora si presenti la necessità di un lavoratore per prestazioni con una frequenza non predeterminabile, permettendo al datore di lavoro di servirsi dell’attività del lavoratore, chiamandolo all’occorrenza. Il contratto di lavoro intermittente, oltre per le specifiche attività elencate in un “recente” decreto regio del 1923, può essere stipulato per esigenze individuate dai contratti collettivi, anche con riferimento allo svolgimento di prestazioni in periodi predeterminati nell’arco della settimana, del mese o dell’anno, nel caso di soggetti di età inferiore a 24 anni oppure di età superiore a 55 anni. Le prestazioni a chiamata si devono comunque concludere entro il compimento del 25° anno.

Il contratto (voucher)

occasionale

Al momento ne esistono di due tipi, destinati a beneficiari differenti. Il primo è riservato alle famiglie e si chiama Libretto Famiglia voucher Inps. Il secondo è invece riservato alle imprese ed è denominato voucher PrestO (laddove PrestO sta per “Prestazione Occasionale”). I nuovi voucher lavoro sono stati estesi anche al settore agricolo e alle aziende fino a un massimo di cinque dipendenti. Prima che la prestazione occasionale abbia inizio, il datore sarà tenuto ad effettuare un versamento sul portale Inps tramite modello F24. Una volta avviata l’attività, il prestatore riceverà il pagamento direttamente dall’Inps entro il 15 del mese successivo. Altro obbligo consiste nella comunicazione preventiva da inoltrare all’Inps massimo un’ora prima che l’attività abbia inizio. Il datore dovrà dunque inserire alcuni dati obbligatori, tra cui i dati anagrafici del lavoratore occasionale, la data, l’ora di inizio e di fine della prestazione, nonché il luogo dove questa si svolge e la retribuzione concordata. Questa rubrica è realizzata in collaborazione con

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Ritorno al futuro

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DAI MEZZI AGRICOLI AI VEICOLI ELETTRICI LA STORIA DI BRIEDA: UN’AZIENDA CHE HA SAPUTO TRASFORMARE LA CRISI ECONOMICA IN UN’OPPORTUNITÀ E CHE CI OFFRE TRE LEZIONI SUL SISTEMA PRODUTTIVO E SULLA CAPACITÀ DI INNOVARE

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a scorsa estate, camminando per le strade di Toronto, in Canada, mi sono imbattuto in un piccolo veicolo dalla forma bizzarra. L’aspetto caratteristico di quell’urban vehicle mi era familiare. Dove l’avevo già visto? Ma certo! Quel piccolo veicolo biposto è un prodotto di un’azienda portogruarese, la Brieda, che progetta, industrializza e produce cabine soprattutto per il settore agricolo. La sua storia e il processo che l’ha portata all’ideazione di quel piccolo quadriciclo elettrico ci può suggerire alcune interessanti considerazioni sul processo innovativo.

decidono di farsi progettare una cabina omologata per i propri modelli. Brieda diventa in questo periodo partner di importanti gruppi che producono veicoli agricoli: Renault e John Deer su tutti. L’azienda inizia così a progettare, sviluppare e produrre le cabine in sinergia con le case madri sostanzialmente fino ai primi anni Duemila quando le grandi corporation decidono di internalizzare il processo di produzione. A seguito di

L’inizio e il sodalizio con il settore agricolo

gli anni ’70 che l’officina Brieda inizia però a realizzare i prodotti che l’hanno resa celebre: le prime coperture per i trattori, divenute negli anni ’70 vere e proprie cabine - ricostruisce Roberto Vanzella, responsabile vendite dell’azienda - che, essendo allora la produzione del veicolo e quella delle cabine separate, venivano acquistate e montate successivamente alla fase di realizzazione del veicolo”. Quando negli anni ‘80 vengono introdotte le prime norme legislative che riconoscono alle cabine delle funzioni di sicurezza, i grandi gruppi produttori

La diversificazione del mercato e l’intuizione del 2009 “La decisione delle aziende di realizzare direttamente le cabine dei propri

La mia Carta è differente

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L’Italia degli anni ’50 è un Paese uscito sconfitto dalla Seconda Guerra mondiale, in piena fase di ricostruzione. In quegli anni così concitati, nel territorio portogruarese, il signor Gino Brieda avvia una piccola officina di carpenteria. Nel Nordest è soprattutto il settore agricolo però a trainare l’economia, nonostante ci fossero mezzi e tecnologie limitate. A quel tempo, ad esempio, in presenza di terreni fangosi i coltivatori dovevano sostituire le ruote dei trattori per riuscire a procedere. Un lavoro dispendioso, la cui inefficienza ha spinto il sig. Brieda a progettare una specie di grandi “catene da neve” che potessero rimanere montate sugli pneumatici dei trattori e utilizzate rapidamente solo in caso di necessità. Brevettata, l’idea apre la strada ad un lungo e fortunato sodalizio con il settore agricolo. “È sul finire degli anni ’60 e l’inizio de-

ciò e dell’incombente crisi economica che esploderà di lì a breve, Brieda avvia un provvidenziale processo di diversificazione che le permetterà di continuare ad affermarsi come solita realtà industriale.

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mezzi ha fatto virare la produzione di Brieda anche verso altri settori oltre a quello agricolo, come quello del construction (scavatori) o dei veicoli speciali (mietitrebbie) - commenta Roberto Vanzella - Questa scelta ha introdotto una diversificazione che ha permesso all’azienda di superare la crisi economica del 2008. Tant’è - continua Vanzella - che Brieda è tra le prime tre aziende del settore a livello nazionale e nella top 10 a livello europeo”. Nel 2009, la necessità di provare a continuare sull’idea di diversificare i settori di mercato in cui operare, unito al nascente tema dei veicoli elettrici, trova sostegno nel reparto R&S di Brieda che dà vita al veicolo elettrico Birò. Prodotto e testato il mezzo, viene avviata un’indagine sulle sue possibilità di penetrazione nel mercato. I risultati sembrano promettenti e, nel 2010, viene fondata l’azienda Estrima, uno spin-off di Brieda Srl, che si occupa della produzione e commercializzazione del Birò. L’idea è di offrire un veicolo utilizzabile agevolmente da tutti (a partire dai 14 anni) che permetta di circolare anche nelle aree a traffico limitato e di parcheggiare agevolmente nelle sempre più affollate città. Ed è proprio nelle grandi aree metropolitane che il Birò trova circa il 90% del suo mercato. Entrato in commercio con una tecnologia di alimentazione al piombo, oggi è disponibile in due modelli e sfrutta le più efficienti batterie al litio, può muoversi a una velocità di 60km/h e ha un’autonomia di circa 80 chilometri. “I tecnici - conclude Vanzella - sono attualmente al lavoro per riprogettare l’intera piattaforma elettronica del veicolo, per cercare di aumentare l’autonomia delle batterie, di sviluppare nuovi sensori ma soprattutto stanno lavorando sulla guida autonoma. Su questo fronte è già stato realizzato un prototipo che può essere guidato con un’applicazione da un comune smartphone”.

Cosa possiamo imparare da questa storia?

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La storia di Brieda, di Estrima e dei loro prodotti, ci fornisce l’opportunità per riflettere concretamente sul nostro tessuto produttivo e sul processo innovativo. Il Birò, per esempio, può essere interpretato come un’innovazione “per necessità”, oltre che essere un buon esempio di come l’innovazione migliore sia quella che più realisticamente si adatta alle risorse disponibili. La storia del Birò ci ricorda che le innovazioni (in qualunque settore) non necessariamente mettono in campo la tecnologia più nuova e sofisticata. A contraddistinguerle, non di rado, è la loro capacità di interpretare (e accelerare) le grandi trasformazioni del costume e della società. Una quota di persone è pronta a rinunciare all’automobile e alle sue elevate prestazioni, in cambio della possibilità di una maggiore comodità nel trovare parcheggio, della possibilità di accedere ad aree precluse al traffico veicolare e a fronte di un risparmio economico. Andrea Rubin


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L’acquolina in bocca

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AUTUNNO 2019

FUNGHI CHE PASSIONE! CON L’AUTUNNO AUMENTA LA VOGLIA DI ESCURSIONI. E L’ATTIVITÀ DI RICERCA FUNGHI CONTAGIA MOLTE PERSONE. ATTENZIONE A RICONOSCERLI BENE PER EVITARE SPIACEVOLI SORPRESE

L’offerta nel territorio La capacità di riconoscere tutte le specie è senza dubbio pretenziosa. Importante è individuare quelle facilmente identificabili. Molto diffusi sono i chiodini (armillaria mellea), molto ricercati e consumati, ma non esenti da rischi viste le numerose intossicazioni legate al loro consumo. Ci sono poi i pioppini o piopparelli (agrocybe aegerita), che crescono su tronchi di pioppi morenti. Sui tronchi di betulla o vicino ai corsi d’acqua non è difficile imbattersi nel pletorus ostreatus, molto comune e denominato solitamente orecchione e talvolta “sbrisa”. Sicuramente appariscente per la forma del suo cappello con frange nere cadenti è l’agarico chiomato (coprinus comatus), uno dei pochi funghi commestibili di questa specie che si trova anche in giardini privati. A differenza di altre specie fungine che proliferano in zone molte umide, l’ovolo buono (amanita caesarea) si trova a suo agio con un clima secco. La legge vieta la raccolta di esemplari allo stato di ovolo o non dischiusi, sia perché le spore non possono disperdersi nell’ambiente sia perché risultano confondibili con altre specie velenose come la amanita phalloides o la amanita verna. Tra le specie da considerarsi tossiche c’è la

Se i funghi sono circondati da un’aura non sempre positiva, è giunto il momento di liberarli da questo retaggio. È convinto di questo Carlo Marin, esperto micologo, che ha tenuto un corso sull’autoproduzione di funghi medicinali al Centro La Boa di Pramaggiore. “I funghi - ci spiega si utilizzano ancora molto poco, ma le produzioni stanno aumentando e in futuro diverranno molto importanti nell’alimentazione. Sono un valido supporto nelle diete vegetariane, in quanto alimenti con pochissime

Divulgazione e prevenzione Seppure pochi, i funghi velenosi devono però essere riconosciuti con sicurezza. Raccogliere esemplari integri, completi

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(UE)

I funghi sono una passione che contagia molte persone, ma che deve essere affinata con la partecipazione a corsi micologici per ottenere il conseguimento di un patentino per prevenire ed evitare situazioni di rischio. La normativa per la raccolta di funghi nel Veneto, disciplinata dalla L.R. 23/96 e dal D.G.R. 739/12, delega la provincia a rilasciare le autorizzazioni. I residenti possono raccogliere tutti i giorni, mentre i non residenti in provincia solo nei giorni di martedì, venerdì e domenica. La raccolta giornaliera pro-capite di funghi commestibili è limitata complessivamente a 3 kg, quantità che si riduce a 1 kg per alcune specie.

Scopriamo i benefici

calorie e ricchi di minerali e proteine nobili in grado di sostituire le proteine della carne”. I benefici per l’organismo sono molteplici. “I funghi - continua Marin - sono alimenti prebiotici, ovvero favoriscono selettivamente la crescita e l’attività della flora batterica intestinale. Sono sostanze epatoprotettive e detossificanti”. Il “cattivo fermento della terra”, così il poeta greco Nicandro definiva i funghi nel I secolo a.C., merita quindi una più attenta conoscenza.

l Regolamento Privacy

Il quadro normativo

lepiota, che si trova facilmente anche nei giardini privati.

2016/679 di dati Categorie particolari (sensibili e giudiziari) Informativa e consenso Diritti dell’interessato diritto alla Diritto all’oblio, il dati di una cancellazione dei dovere a carico persona fisica; il ad una del titolare in seguito richiesta di cancellazione ne sono quando i dati che “resi pubblici” oggetto siano stati dal titolare stesso

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loro nomi latini evocano realtà non facilmente identificabili. Si aggiunga il fatto che la loro storia alimentare è circondata da una cattiva fama, ben esemplificata nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio che descrive bontà e pericolosità di questo alimento. Parliamo di funghi, il cui utilizzo ha attraversato i secoli segnando il destino di importanti personaggi storici. Si pensi all’imperatore Tiberio Claudio ucciso dalla moglie Agrippina che lo avvelenò con un piatto di funghi. Volendo rimanere nella cronaca non è raro imbattersi in notizie legate a intossicazioni o morti causate da funghi.

in tutte le loro parti per consentirne il riconoscimento. Prediligere esemplari ben sviluppati, scartando quelli più vecchi o alterati. Attenzione a funghi che crescono in aree esposte a fonti di inquinamento. Avvalersi di una guida esperta che possa indicare con esattezza cosa raccogliere. Sono solo alcuni dei consigli che devono guidare l’appassionato ricercatore e che le associazioni micologiche si propongono di diffondere. “Nella nostra trentennale attività - racconta Roberto Romanin, che presiede il Gruppo Micologico e Naturalistico di Pramaggiore - abbiamo curato diverse pubblicazioni oltre a organizzare l’annuale mostra sui funghi che si tiene nel nostro comune”. Accanto a questa azione divulgativa, ci sono i servizi di prevenzione sanitaria. In caso di dubbi sul raccolto è opportuno rivolgersi all’Ispettorato Micologico, servizio di controllo sulla commestibilità dei funghi istituito presso il Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss n.4 Veneto Orientale, con sede a San Donà di Piave. “Nella nostra Ulss - ci spiega il direttore del Dipartimento, dottor Riccardo Sciacco - la maggior parte delle richieste proviene da privati che hanno raccolto funghi e necessitano di informazioni sul raccolto. Nell’arco di un anno le persone che accedono al nostro laboratorio si aggirano attorno a qualche decina”. La limitazione delle richieste è diretta conseguenza di due fattori principali: la conformazione del territorio del Veneto orientale nel quale, come si è detto, le specie fungine velenose sono relativamente poche e soprattutto il fatto che i più consistenti servizi di consulenza per mercati di fornitori sono gestiti dalle Ulss di Venezia e di Treviso. D. V.

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Come era anticamente chiamato il modesto centro abitato in cui i nobili patrizi della famiglia Mocenigo fecero sorgere Alvisopoli?

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ORIZZONTALI 1. Deposito di munizioni - 11. Nasce in testa - 12. Passione, fervore 13. L’aiutante di Archimede Pitagorico - 14. Il 3000 di Tacito - 15. Il Canova scultore (iniz.) - 17. Coda di stampa - 18. Frutto a bacca acidulo - 19. Il Mercury indimenticato cantante (iniziali) - 20. Cortili colonici - 22. In compagnia - 28. Chiave - 30. I confini del Nepal - 31. Ossa delle ginocchia - 32. Studia per farsi prete - 34. Dotata per il volo - 35. Cambiamento di rotta - 36. La briscola a bridge - 37. Quota di pagamento - 38. Personaggi delle fiabe - 39. Il travaglio di chi spira - 40. Altari dell’antichità - 41. Può esserlo il cemento - 42. Aspirati con l’aerosol - 43. Gira sul collo - 44. Lo è l’atteggiamento che suscita reazioni VERTICALI 1. Una barriera verde - 2. Bagna la Valtellina - 3. Anomalie epidermiche - 4. Sigla di Taranto - 5. Diventerà donna - 6. Una di Erevan - 7. Iniziali dell’attore Duvall - 8. Segnale in mare - 9. Navigà nel diluvio - 10. Il padre dei principi - 14. L’Ignoto è il pi˘ onorato - 16. Un ambulante estivo - 18. Dinastia di zar russi - 19. Fu il successore di Segni - 21. Dedotti con acume - 22. Un monte biblico - 23. L’ora dell’estate - 24. La “s” di Usa - 25. Fibra per ruvide tele - 26. La Weber della TV - 27. La camera meno cara - 28. Gli si rende onore - 29. Spicca in copertina - 32. Chitarra indiana - 33. Radar subacqueo - 35. Donna fatale - 38. Le prime in fretta - 39. Associa alpini (sigla) - 41. Vocali in gara - 42. Il Calvino scrittore (iniz.)

CRUCIPUZZLE

Chi ha costruito la ruspa più grande del mondo, conservata oggi dalla famiglia Valerio di Portogruaro?

ACHEO ANIMO ATRIO ATTRITO AVIDO BAFFO BIMBO BISCOTTO BORGO CASTAGNO CELLA CHINO COLPO CREPA EDITORIA ELETTO ENTOURAGE

EXPORT FULCRO GESSO IMPRENDITORIALE LEPRE LIBICO MASSO MORALISTA MOTORIZZAZIONE OLIVA POSATA POTABILE PRASSI PRIMA PRIMITIVO PUGNO RETTORE

RISORSA ROSSA ROZZO SCATTO SOCCORSO SPECIE SPINELLO SPRAY STATO TAPPO TARTUFO TEMPO TORNATA TUORLO VARCO VARIO VESPA

LE SOLUZIONI DEI GIOCHI DEL NUMERO PRECEDENTE

S I G A R I

D A T I M M U S B A R A T R O O

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P R O S T A E Z M O G N A

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