Portogruaro.Net Magazine

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MAGAZINE Oltre confine

Aquileia, cittĂ romana e cristiana

I N V E R N O

Ritorno al futuro L’importanza di disinfettarsi le mani

Stampato in 11.000 copie e distribuito gratuitamente casa per casa a Portogruaro e frazioni PA V I M E N T I C E R A M I C H E A R R E D A M E N T I

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Un vademecum sulle procedure per la revisione delle auto

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L’editoriale

MAGAZINE

LA CLASSE NON È ACQUA di Vincenzo Zollo

Sommario

PORTOGRUARO ESPRIME IL SUO TALENTO ANCHE ATTRAVERSO I GIOVANI VIRTUOSI CHE SI STANNO AFFERMANDO AD ALTI LIVELLI. E TRA QUESTI C’È SICURAMENTE AMELIA NEVER

È

sempre un piacere confrontarsi con il mondo dell’arte e della creatività, porta nuovi stimoli ed accresce il senso estetico che rechiamo dentro. In fondo anche il nostro mondo, quello giornalistico, esprime un lato creativo, attraverso la capacità costruttiva di dare forma di parola a pensieri ed idee. C’è poi chi, l’immaginazione, la esprime non con il segno testuale ma con quello grafico. E chi ancora li abbina entrambi. È questo il caso di Amelia Never, l’artista che questo anno avete visto firmare le tavole di copertina del nostro Magazine. Senza dubbio una mano giovane, ma dotata di grande talento. E per cercarla non siamo andati tra i mulini olandesi e nella Francia dei grandi impressionisti, o nel disagio metropolitano della Grande Mela… e neppure nella fucina multietnica londinese o nella sofisticata ed operosa Milano. No, siamo rimasti a casa nostra, nella tranquilla Portogruaro, che nel corso della storia ci ha già consegnato molti nomi illustri, ma che a quanto pare continua a dimostrarsi laboratorio di ingegno e talento anche ai nostri giorni. Dunque cosa ne dite, vi ho incuriosito almeno un po’? Volete sapere chi si cela dietro al nome d’arte Amelia Never? Sì, bene, eccoci. Uno, due, tre, il nome è… Marta Forte. Ventitre anni, è nata e vive a Portogruaro, fin da piccola è appassionata di fumetti e decisa a fare di questa passione il suo lavoro. Le rivolgiamo qualche domanda per conoscerla un po’ meglio.

vintage/retrò, soprattutto per quanto riguarda il look cartoonesco anni '30, ma guardo con particolare attenzione anche al mondo dei manga.

Terminato ora il tuo progetto con Portogruaro.Net, ci puoi svelare cosa hai nel cassetto? Come ho anticipato prima, in questo momento mi sto dedicando in particolare alla colorazione di illustrazioni in digitale, ma sono contemporaneamente impegnata nella realizzazione di una graphic novel. Di più non vi posso svelare. Tenete rizzate le antenne e se intercettate il nome di Amelia Never, siete sicuri di trovarmi!

In copertina Favero sindaco di Portogruaro

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Fuori scena Intervista a Daniele Pecci

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Oltre confine La città di Aquileia

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Accade oggi Il campanile di Portogruaro

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Ritorno al futuro Il lavaggio delle mani

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Associazioni La revisione dei veicoli

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Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 16/11/2020 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: Borgo San Gottardo, 55 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Vincenzo Zollo In redazione: Maurizio Conti, Vito Digiorgio, Mariangela Flaborea, Marta Forte, Luca Merli, Gloria Morettin, Umberto Pizzinato, Andrea Rubin Immagine di copertina di Amelia Never “LA PAROLA A...” è una rubrica di inserzioni promozionali redazionali a pagamento. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata in alcun modo, incluse le inserzioni pubblicitarie che sono di proprietà dell’editore che ne vieta la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo. Manoscritti, fotografie e disegni anche se non pubblicati, non si restituiscono. Portogruaro.Net lascia agli autori degli articoli l’intera responsabilità delle loro opinioni; garantisce la riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo o telefonando alla redazione. L’editore rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto di copyright su testi o immagini che non è stato possibile contattare. Stampa: Centro Servizi Editoriali

Cosa ci racconti delle tue esperienze?

Per quanto riguarda la tecnica, prediligo quella tradizionale (matita, china, acrilico liquido) anche se ultimamente mi sto dedicando allo studio e pratica di quella digitale. Il mio stile è molto

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Portogruaro.Net Magazine

Amelia Never nasce dalla fusione dei nomi di due miei personaggi preferiti, appartenenti a mondi diversi: Amelia viene da Amelia la strega della Disney, mentre Never dall'eroe bonelliano Nathan Never.

E del tuo modo di lavorare?

Editoriale La classe non è acqua

La parola a Studio El.Co. 9 Poliambulatorio Odontoiatrico 9

Ci spieghi il tuo nome d’arte?

Mi sono diplomata in arti figurative al Liceo Artistico “E. Galvani” di Cordenons ed ho poi frequentato il corso professionale da fumettista presso la sede di Padova della Scuola Internazionale di Comics. Ho partecipato, tra gli altri, al concorso Lucca Junior in occasione del Lucca Comics sia nel 2019 che nel 2020, ed al concorso bandito da Topolino in cerca di nuovi disegnatori. Ho esposto nella self-area del San Donà Comics del 2019 ed aderito alla mostra del 2020 “L'artista guarda l'emergenza Coronavirus” del Comune di Portogruaro.

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Distribuzione gratuita © Copyright 2005-2020 Portogruaro.Net by VISYSTEM EDITORE Borgo San Gottardo,55 30026 Portogruaro (VE) Tutti i diritti riservati

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INVERNO 2020

In copertina

FLORIO FAVERO ALLA GUIDA DI PORTOGRUARO: LA CITTÀ DEVE TORNARE AL CENTRO DEL VENETO ORIENTALE INTERVISTA AL NEOELETTO SINDACO, CHE HA LE IDEE CHIARE SUL DA FARSI E SUL FUTURO DELLA CITTÀ DEL LEMENE

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a tensione dell’attesa, la voglia di farcela, la speranza di essere arrivato ai cittadini dopo giorni intensi di campagna elettorale ed infine l’emozione della vittoria. Tutto questo ha caratterizzato lo stato d’animo del neoeletto sindaco di Portogruaro Florio Favero, della sua squadra del centrodestra unito e di chi gli stava accanto dal momento in cui, lo scorso 5 ottobre 2020, sono state chiuse le urne per il ballottaggio con lo sfidante di centrosinistra Stefano Santandrea ed è stato confermato il suo successo elettorale. Erano da poco passate le 17.00 e in Piazza della Repubblica i sostenitori del nuovo primo cittadino stavano già aspettando per festeggiare la vittoria da sopra la scalinata del Municipio sventolando le bandiere della Lega e della Regione Veneto assieme a quella italiana. “È stata una battaglia difficile, siamo stanchi ma felici - le parole di Favero -. Da oggi il sindaco, la Giunta e il Consiglio comunale saranno al servizio dei cittadini, in particolar modo di quelli più bisognosi. Grazie a chi mi ha sostenuto. Dobbiamo ricostruire l’orgoglio di tutti i portogruaresi”. A quasi due mesi dalla sua elezione, il sindaco Florio Favero ha accolto Portogruaro.Net nel suo ufficio, dimostrando disponibilità e voglia di fare conoscere i valori e il programma che qualificano il suo nuovo mandato. Come affronta questa nuova importante sfida? Non ho timori. Il vero problema è sapere organizzare bene la macchina amministrativa, che è ampia e complessa e ha costantemente bisogno di attenzioni. Non può essere guidata solo dal sindaco, ma da una grande squadra affiatata. Se uno pensa di fare il sindaco da solo in una città come Portogruaro non avrà mai risultati soddisfacenti. A proposito di squadra, con quali criteri ha scelto la Giunta? Scegliere la Giunta è una delle azioni più difficili. Bisogna infatti far fronte ai

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risultati elettorali, ovvero al consenso avuto dai consiglieri, alla territorialità, alle competenze e ai partiti che hanno sostenuto la coalizione in campagna elettorale. A questi quattro fattori, aggiungiamo anche la quota rosa obbligatoria. È impossibile comporla accontentando tutti, c’è sempre qualcuno che poi si lamenta, senza sapere a cosa andrebbe incontro, secondo me (ride). Un assessore, se si impegna come deve, lavora tanto, ma mai quanto il sindaco. Nella nuova Giunta, dunque, sono state privilegiate le competenze: Anna Fagotto, che lavora in ambito sanitario, seguirà i Servizi Social e Sociosanitari, la Solidarietà, l’Istruzione e le Pari Opportunità; Claudia Salvador è stata scelta come tecnico esterno per il Bilancio, un aspetto fondamentale nell’attività amministrativa. Mattia Dal Ben, invece, è il più giovane vicesindaco della storia di Portogruaro, ha 29 anni, e gli sono state affidate le deleghe alle Politiche Giovanili, allo Sport, all’Associazionismo, all’Innovazione e ai Fondi regionali, statali ed europei. Dobbiamo dare spazio ai giovani per avere buone prospettive per un futuro amministrativo. A loro si aggiungono Luigi Geronazzo, che si dedicherà a Urbanistica, Pianificazione territoriale, Edilizia privata, Manutenzione patrimonio, Protezione Civile, Commercio e Politiche per il risparmio energetico, e Pietro Rambuschi con le deleghe a Turismo, Ambiente, Rapporti con le frazioni, Rapporti con le Associazioni d’Arma, Cerimoniale e Gemellaggio. La squadra che mi affiancherà sarà composta anche da Alessandra Zanutto, che si occuperà del Coordinamento delle problematiche e dei rapporti con le frazioni, e Riccardo Rodriquez che seguirà le Politiche della famiglia e per la disabilità. Dall’inizio della campagna elettorale vi accompagna lo slogan “Prima l’ascolto”: che messaggio volete trasmettere? Vogliamo far capire ai cittadini che l’Amministrazione comunale è dispo-


In copertina nibile ad ascoltare tutte le istanze dei singoli, dei gruppi, degli enti e delle associazioni, cercando poi di sintetizzarle e unirle per dare vita a dei progetti ad ampia visione a favore della comunità. Il vostro programma è veramente fitto. Avete già iniziato a lavorare su qualche ambito in particolare? Sì, sulla progettualità del “Sole Verde”, un’operazione strategica per le piste ciclabili del territorio. In 30 giorni, in accordo con il Comune di Fossalta di Portogruaro, abbiamo già inserito nel masterplan della Conferenza dei Sindaci il progetto di un tratto nuovo di pista ciclabile che congiunge la nostra città al territorio fossaltese, lungo la tangenziale. Si tratta di un intervento facile da realizzare, essendo già inserito nel progetto di fattibilità della pista ciclabile più ampia di cui fa parte che congiunge a tratti la città di Venezia a Bibione. Inoltre, ci siamo già mossi per due grandi eventi, il “Da Ponte Day” e il “Festival della Comunicazione”, che saranno organizzati post Covid nel 2021. Il “Da Ponte Day” sarà una tre giorni in ricordo della figura di Lorenzo Da Ponte, librettista di Mozart e vicedirettore del Collegio Marconi, che i portogruaresi hanno dimenticato e che, per questioni storiche e turistiche, abbiamo deciso di rivalorizzare. Il Festival, invece, si baserà soprattutto sul concetto di “comunicazione” e pensiamo di farlo prima del Festival dell’Estate Musicale. Avrà come supporto una radio e un giornale nazionale con interventi di personalità italiane di spicco. Ha accennato al “Sole Verde”: di cosa si tratta nello specifico? È nostra intenzione prendere seriamente in considerazione la possibilità di creare il ring in senso antiorario che interessa viale Isonzo, via Stadio, via Matteotti, via Manin e via Bon. Questo permetterebbe di creare il centro di questo “Sole Verde” e lo spazio per una pista ciclabile e per ulteriori parcheggi. È un’idea di pianificazione strategica, un sole con un cerchio corrispondente al ring viario da dove partono come “raggi” le direttrici principali costitute da sole piste ciclabili che, in futuro, accompagnino i ciclisti nelle zone periferiche, nei Comuni limitrofi, lungo i principali assi ambientali, sul litorale e nel vicino Friuli. Nel giro di due decenni, il sole potrebbe essere realizzato facendo crescere l’intero territorio. Ovviamente non ne trarrà vantaggio solo Portogruaro, ma tutto il mandamento. A tal proposito, cercheremo di ottenere dei finanziamenti regionali ed europei attraverso la Conferenza dei Sindaci. Viabilità: cosa non va a Portogruaro? La viabilità funziona. Il vero problema è l’intasamento a livello dell’uscita autostradale. Per risolvere questo problema si devono coinvolgere enti a livello regionale, con i quali capire se è possibile costruire un’altra tangenziale che porti le auto dall’uscita dell’autostrada alla tangenziale già realizzata, diminuendo il flusso di traffico nella zona di San Nicolò. Tra gli obiettivi principali c’è la volontà di riportare Portogruaro al centro del Veneto orientale… Come Amministrazione comunale ci siamo posti l’intento di far riemergere

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FLORIO FAVERO Nato a Portogruaro nel 1962, ha vissuto a Villanova di Fossalta di Portogruaro fino al 1996, anno in cui si è sposato con Rosanna e si è trasferito nella città del Lemene. È padre di Alberto e fa l’architetto, ora come hobby visto il nuovo importante ruolo di sindaco. Ha sempre avuto passione per la politica: a 27 anni è stato consigliere comunale a Fossalta e, 10 anni fa, dopo una pausa, è tornato, militando sempre nella Lega, ricoprendo il ruolo di consigliere comunale a Portogruaro per un giorno, nel famoso periodo dell’ “Anatra zoppa” con il commissariamento del Comune. Infine, quest’anno ha deciso di ripresentarsi sempre con la Lega ma, questa volta, come candidato sindaco. Il 5 ottobre ha vinto le elezioni e il 7 ottobre, con la convalida degli eletti, ha dato il via al suo nuovo incarico da primo cittadino della città di Portogruaro.

l’orgoglio dei portogruaresi nel sentirsi tali. È una città che ha grande storia, cultura e tradizione, è collocata in una posizione geografica strategica, con l’uscita autostradale, la stazione ferroviaria, l’interporto, l’East Gate Park e il litorale a 30 chilometri. Dobbiamo

dare vita ad una politica adeguata che riporti al centro del mandamento la città di Portogruaro che deve diventare trainante, valorizzando anche i Comuni limitrofi. La città del Lemene deve tornare ad essere il “salotto di un tempo”, riattivando tante attività e tanti grandi

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e piccoli eventi. Come? Basterebbe portare un po’ di spirito londinese, dando la possibilità ai musicisti di esibirsi, seguendo le nostre regole, negli angoli della città e in determinati momenti della giornata, coinvolgendo magari anche gli studenti della Scuola di Musica Santa Cecilia. Potremmo aprire il centro anche a pittori e artisti vari per lavorare ed esporre le proprie opere. Cercheremo di realizzare tutto ciò una volta attenuata l’emergenza sanitaria in atto. Turismo: cosa punterete a fare? Riteniamo indispensabile creare l’assessorato al Turismo. Portogruaro è una città attraversata da 10 milioni di turisti l’anno, dei quali però non si ferma neanche lo 0,1%. Se si trattenesse anche solo l’1% sarebbe bene, ma la città è senza strutture ricettive. Dobbiamo renderla attrattiva e farla conoscere ai vacanzieri per favorire uno sviluppo economico e turistico, organizzando anche grandi eventi. Il futuro di Portogruaro è turistico, non di certo industriale. In sintesi: dove vedremo il cambiamento con l’Amministrazione Favero? Lo vedremo sui tanti temi della vita quotidiana: cultura, lavoro, famiglia, sociale. Faremo partire l’East Gate Park, amplieremo il centro intermodale, importante per il trasferimento delle merci, e faremo grandi progetti anche in campo turistico. Per quanto riguarda l’istruzione, invece, vogliamo consolidare e ampliare i rapporti con le due università presenti a Portogruaro, che vantano circa mille studenti. Novembre: è tempo di Fiera di Sant’Andrea a Portogruaro… Quest’anno la Fiera si trasforma in Festa di Sant’Andrea. La 35ª edizione sarà del tutto digitale, con idee creative e dinamiche dal 23 al 30 novembre. I contenuti saranno fruibili nel sito www.portogruareventi.it e nella pagina Facebook della Città di Portogruaro. Abbiamo pensato a questa nuova formula per dare continuità alla tradizione anche ai tempi del Covid-19. Gloria Morettin


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Fuori scena

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“UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO”, TRA REALTÀ AMERICANA E CONTEMPORANEITÀ IL PROTAGONISTA, DANIELE PECCI, CI RACCONTA E SVELA ALCUNI DETTAGLI DELLO SPETTACOLO

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ra gli spettacoli di prosa previsti nel programma della stagione 2019/2020 del Teatro comunale “Luigi Russolo” di Portogruaro, uno dei pochi andati in scena prima del lockdown è stato “Un tram che si chiama Desiderio” per la regia di Pier Luigi Pizzi e con Daniele Pecci nel ruolo di Kowalsky. Si è trattato della riproposizione di un dramma scritto dallo statunitense Tennessee Williams nel 1947, vincitore del Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948, una pièce considerata tra le migliori e più importanti opere teatrali del XX secolo. Portato in scena per la prima volta all'Ethel Barrymore Theatre di Broadway il 3 dicembre 1947 per la regia di Elia Kazan, con Marlon Brando nel ruolo di Stanley Kowalsky, e acclamato da critica e pubblico, lo spettacolo rimase in scena, con la produzione originale, per 855 repliche prima di chiudere il 17 dicembre 1949. Nel 1951 venne prodotta anche la versione cinematografica, diretta dallo stesso Elia Kazan, con protagonisti Vivien Leigh e Marlon Brando. Il copione della pellicola fu scritto dallo stesso Williams, ma subì numerose revisioni per rimuovere alcuni riferimenti all’omosessualità. Anche nella Città del Lemene il dramma di Williams ha ottenuto un ottimo successo. Gli oltre trecento spettatori presenti in sala hanno apprezzato l’ottima interpretazione di Kowalsky di Daniele Pecci, che è riuscito a dare al personaggio tenebroso e maledetto un carattere primitivo, fatto di rozzezza e volgarità, ma anche di una sensualità in alcune scene ai limiti della tensione erotica. L’attore romano, in alcune occasioni anche regista, ha debuttato nel 1990 ed è divenuto popolare grazie a due fiction di grande successo quali Il bello delle donne (2002-2003) e soprattutto Orgoglio (2004-2006). Importante anche la sua partecipazione nel 2005 al cast internazionale di San Pietro e Giovanni Paolo II e alla miniserie televisiva del 2007 Eravamo solo mille, dove ricopre un ruolo da protagonista. Ma scopriamo qualche dettaglio in più sullo spettacolo direttamente con Daniele Pecci. “Un tram che si chiama Desiderio” è un testo legato alla realtà americana, ma ha anche una grande attualità visti i temi che tratta… Il testo deve avere in sé sempre una componente contemporanea, perché deve parlare al pubblico di oggi. Mi piace di più utilizzare la parola “contemporaneo” che “attuale”. L’attualità finisce dopo poche ore, mentre la contemporaneità viaggia con noi, da Sofocle a oggi. A differenza del

cinema, il teatro non racconta storie, ma presenta esseri umani con delle problematiche. In questo caso, ci sono personaggi malati, in cui il bene e il male si mescolano, sono in parte dannati, a cominciare dalla protagonista. Viene trattato l’essere umano così com’è, con delle caratteristiche che sono vere ora e lo erano anche allora. Williams è riuscito a scrivere un grande classico e, come tutti i grandi classici, vive ancora oggi.. Nel dramma due sono i protagoni sti: Blanche DuBois e Stanley Kowalski. Cosa caratterizza i due

personaggi? Una grande maledizione, a cominciare da Blanche. In lei, così come negli altri, c’è la radice di un male profondo, di un disagio. È una donna che ha avu-

to un’inclinazione ad una sessualità piuttosto discutibile a quei tempi, e ancora oggi, verso uomini molto più giovani, una sorta di ninfomania che la porta alla demenza. Si abbandona all’alcolismo per rifugiarsi in dimensioni che non sono quelle della quotidianità, creando in modo fittizio un mondo che non esiste, fatto di grandi yacht, di milionari, di una vita di un certo livello, di dialoghi fatti di arte e cultura e di sofisticherie che Blanche, semplice e modesta insegnante del sud degli Stati Uniti, non sa neanche cosa siano. Stanley, invece, si rivela il suo carnefice. È un personaggio con una particolare ottusità che, tuttavia, ha la sensibilità di comprendere, ma non di assolvere, Blanche. È un uomo diviso fra un istinto potentissimo verso determinate cose, un amore smodato nei confronti della moglie Stella e una violenza interna innata. È anche molto fragile, ha fatto la guerra, non si sa cos’ha visto, e impone la sua forza con la voce e, su Blanche, con le mani. “Un tram che si chiama Desiderio” è certamente una pietra miliare del teatro e del cinema, è un testo che si continua a leggere e a vedere rappresentato con molta emozione. Perché consiglierebbe al pubblico di vedere questo spettacolo? È un bellissimo testo teatrale, di grandi emozioni. È una delle migliori opere riuscite ad uno dei più grandi autori americani del ‘900. Ha una particolare caratteristica: tutto questo dramma denso, duro e violento è veicolato attraverso una commedia borghese che fa molto ridere. Il pubblico, anche di fronte a determinati atti di malessere, è portato a sorridere perché il modo di riconoscersi è molto diretto. Agli spettatori, finora, è piaciuto davvero molto, sono 11 scene tutte di fila per due ore e mezza di spettacolo. Oggi come oggi, è una sfida davvero interessante riuscire a tenere la gente seduta in sala per tutto questo tempo. Noi, con mia grande sorpresa, ci riusciamo. Maurizio Conti


Oltre confine

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AQUILEIA ROMANA E CRISTIANA UNA TRA LE PIÙ IMPORTANTI CITTÀ DELL’IMPERO ROMANO E GRANDE CENTRO DEL PRIMO CRISTIANESIMO

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vvicinandoci ad Aquileia, percorrendo la strada regionale che, oltrepassato Cervignano, prende il nome di via Iulia Augusta, sono le imponenti colonne del foro ad accoglierci nella città romana. La strada attuale ripropone quello che era il tracciato del cardo maximus che intersecava il decumanus maximus proprio al centro della città, dove i Romani collocavano sempre il foro, cuore amministrativo, economico, religioso di tutte le loro città. Nel 181 a.C. tre magistrati, su incarico del senato romano, guidarono un folto gruppo di fanti, centurioni e cavalieri a fondare la colonia latina di Aquileia, in un territorio di confine tra le aree di influenza dei Veneti, delle tribù galliche e degli Istri. Il territorio si trovava in una posizione strategica, tra l’Adriatico e l’Europa balcanica, vicino al mare, al quale era collegato da fiumi navigabili, alla confluenza di importanti strade quali la via Annia, la Postumia, la Iulia Augusta. Ai vantaggi logistici si aggiungevano una serie di condizioni vantaggiose per l’insediamento: terreni fertili di bassa pianura, aree boschive, giacimenti di argilla, presenza di cave di pietra nelle vicine alture del Carso. Tutti questi fattori hanno determinato lo sviluppo e la crescita della colonia che divenne una delle principali città dell’Impero romano, eletta da Augusto capitale della Decima regio Venetia et Histria. Una passeggiata tra le aree di scavo e le sale del Museo Archeologico, fino al complesso dei monumenti cristiani, consente di immaginare le dimensioni e la ricchezza della città antica. È consigliabile iniziare la visita dai resti del foro che assunse un aspetto monumentale nella prima metà del I secolo d.C. Un elegante porticato, sorretto da imponenti colonne, circondava la vasta piazza lastricata sulla quale si affacciavano la basilica civile, il tempio, le botteghe del mercato, il comitium per lo svolgimento delle assemblee. La piazza era già stata individuata a fine Ottocento, ma le indagini di scavo furono riprese negli anni Trenta, quando fu realizzato l’intervento di ripristino che ha portato alla ricostruzione di alcune colonne, in parte realizzate con frammenti lapidei originali ed in parte integrate con mattoni adeguatamente sagomati. La seconda tappa della passeggiata archeologica ci porta sulla Via Sacra: un percorso su terrapieno, ombreggiato da possenti cipressi, che costeggia i resti del porto fluviale con la lunga banchina di attracco, le fondamenta dei capienti magazzini, i resti di mura e

torri di difesa. Il porto infatti era l’area della città più esposta alle incursioni dei barbari che, nei vari secoli, colpirono Aquileia. Particolarmente violento fu il passaggio degli Unni, guidati da Attila, che devastarono la città nel 452 d.C., dando inizio ad una fase di inevitabile decadenza. Alla fine della Via Sacra si nota una particolare struttura con pareti in laterizio e tetto in cotto: è la copertura eretta recentemente a protezione dei resti della Domus di Tito Macro. La Fondazione Aquileia, ente gestore delle aree archeologiche, ha inaugurato proprio nel mese di ottobre questo nuovo sito, aperto alle visite dopo tanti decenni di indagini archeologiche. Lo scavo è

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straordinario perché è stata indagata e valorizzata una casa patrizia, in tutta la sua estensione. Un’altra area attrezzata per la visita è quella del sepolcreto nella quale sono stati messi in luce alcuni recinti funerari appartenenti a famiglie di alto rango. Per calarsi nella vita di Aquileia antica, capire chi fossero e come vivessero i suoi abitanti, diventa indispensabile fare tappa al Museo Archeologico. La sede museale è stata oggetto di un recente e radicale intervento di restauro che ha visto anche il completo riallestimento delle sale che ora si basa su percorsi tematici. Dai reperti che raccontano le origini della colonia si passa alla sala che celebra la famiglia

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imperiale con imponenti statue e poi a quella che raccoglie urne cinerarie e corredi tombali provenienti dalle necropoli. Al primo piano un’intera sezione è dedicata alle ricche residenze patrizie, le domus: vi si ammirano i più bei mosaici rinvenuti nel corso degli scavi, vasellame in cotto, bronzo ed argento, frammenti di statue e fontane che decoravano i raffinati giardini porticati. Dal Museo, seguendo un breve percorso, si arriva in Piazza Capitolo e quando ci si trova davanti al complesso monumentale di Aquileia cristiana, con la basilica, il battistero e il campanile, oltre all’emozione che si prova davanti alla bellezza dell’arte, si può davvero ricostruire la lunga storia del cristianesimo nel territorio.

Varcato il portale della basilica si rimane col fiato sospeso davanti al vasto mosaico pavimentale voluto dal vescovo Teodoro, autore di un articolato complesso paleocristiano realizzato negli anni immediatamente successivi all’Editto di Milano, promulgato nel 313 d. C. dall’imperatore Costantino. Il pavimento musivo è quanto rimane della chiesa originaria e le scene, i personaggi, gli animali che vi sono rappresentati trasmettono oggi, come allora, importanti messaggi legati al pensiero cristiano. La lotta tra il gallo e la tartaruga, a simboleggiare lo scontro tra il bene e il male, ed il vasto mare con raffigurati gli episodi della storia di Giona, che allude alla morte e risurrezione di Cristo, sono le immagini simbolo del prezioso pavimento. Il Cimitero degli Eroi collocato proprio dietro l’abside della basilica ricorda una vicenda storica più recente: si tratta di uno dei rari cimiteri della Grande Guerra mantenuti anche dopo la fine del conflitto. Da questo cimitero, nel 1921, dopo una toccante e solenne celebrazione in basilica, partì la salma del Milite Ignoto che, dopo un lento viaggio attraverso l’Italia, giunse a Roma e venne tumulata nell’Altare della Patria. Mariangela Flaborea


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Accadde oggi

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IL FASCINO DELLA TORRE PENDENTE IL 14 NOVEMBRE 1879 VIENE CONSEGNATA ALLA CITTÀ LA TORRE CAMPANARIA RINNOVATA NELLA SUA CUSPIDE. L’INIZIO DELLA LENTA MA INARRESTABILE INCLINAZIONE E IL PROGETTO DI RESTAURO

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li errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa”. Così scriveva Gianni Rodari nell’introduzione alla raccolta di racconti che compongono Il libro degli errori pubblicata nel 1964. Nel racconto in questione il professor Grammaticus ipotizza che alla base della pendenza della torre di Pisa ci sia un errore grammaticale da parte degli architetti del tempo. Un errore cui si può porre rimedio, secondo il nostro professore, con l’iniezione della lettera “q”. Tuttavia, tra la reazione dei cittadini e un ripensamento da parte del protagonista, la torre rimarrà pendente portando l’autore a scrivere le parole con cui abbiamo introdotto il nostro articolo. Chissà quale sarebbe stata la reazione di Grammaticus di fronte al campanile del Duomo di Portogruaro. È lecito pensare che alla sua proposta di trovare una soluzione all’inclinazione della torre sarebbe subentrata l’accettazione della bellezza di questo manufatto, di questo errore “utile e bello”, divenuto caratteristico della città del Lemene.

La storia Il campanile si staglia accanto al Duomo di Sant’Andrea e la sua costruzione risale, secondo gli storici, subito dopo il Mille. La prima serie di pievani di cui si ha notizia, infatti, è datata al 1191. Nel 1569 si rende necessario l’intervento di restaurazione della primitiva chiesa, che rischiava di crollare. Verso la fine del XVIII secolo il vescovo Giuseppe Maria Bressa si fa promotore dei lavori di realizzazione del nuovo Duomo, iniziati nel 1793 e portati a termine solo nel 1839. Il 4 agosto di quell’anno il vescovo Carlo Fontanini consacra il nuovo edificio in stile neoclassico, a tre navate, progettato dall’architetto Antonio De Marchi da Stevenà di Sacile (1781-1867). Il campanile, caratteristico per la sua pendenza di 42 cm dalla base alla guglia, risale probabilmente alla costruzione

della vecchia chiesa in quanto le sue decorazioni sono di stampo romanico. La struttura attuale è il risultato di numerosi interventi di innalzamento effettuati nel corso dei secoli. Nel 1875 la torre campanaria è sormontata da una cuspide in legno foderata in piombo. Lo stato di corrosione del legno e i danni causati da un fulmine determinano la sua demolizione nel 1876. Il restauro, guidato dall’ingegnere Antonio Bon, porta alla ricostruzione in muratura della cuspide che viene sopraelevata. La torre campanaria viene elevata in altezza di altri 12 metri, passando agli attuali 59. La ditta Colbacchini di Bassano è incaricata della fusione delle nuove campane, pronte al rintocco festoso in occasione del collaudo del

campanile che avviene il 14 novembre 1879. Una giornata di giubilo che consegna alla collettività un monumento rinnovato, ma che segna anche l’inizio della lenta e inesorabile inclinazione della torre campanaria.

Una lenta inclinazione Circa 2,5 millimetri ogni anno. Le impronte del tempo accelerano progressivamente lo stato di degrado della torre. Negli anni Sessanta del secolo scorso si rende necessario un intervento di consolidamento con l’installazione di tiranti in acciaio lungo la canna e nella cella campanaria, la realizzazione di cordoli in cemento armato e altre iniezioni nelle murature. Nel 1963 il “campanile romanico” viene inserito nell’elenco dei beni di proprietà comunale da trasmettere alla Soprintendenza ai Monumenti di Venezia, con lo scopo di sottoporre questo

bene alla tutela e vigilanza del competente Ministero. Ad inizi anni Duemila si fa strada un progetto concreto di restauro e messa in sicurezza. Nel 2001 l’Amministrazione comunale affida il monitoraggio della torre ai tecnici della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento che evidenziano l’inesorabile inclinazione. Nel 2005 viene effettuato un intervento di consolidamento, fino ad una altezza di 6 metri, del paramento murario della parte bassa della torre. Nel 2011 Comune e Parrocchia di Sant’Andrea firmano una convenzione, per la quale il Comune si impegna ad effettuare a proprie spese ogni opera di manutenzione ordinaria e straordinaria sull’immobile, compreso il reperimento di fondi pubblici o privati. Sempre nello stesso anno, un’ordinanza comunale vieta di suonare le campane per salvaguardare la stabilità del monumento.

Verso il restauro Nel novembre 2017 l’Università di Trento illustra i dati emersi dal monitoraggio a fibra ottica in merito allo schiacciamento della muratura alla base del campanile. Nessun pericolo immediato di crollo: è questa la sentenza emessa dai tecnici. Ma le criticità ci sono e gli esperti sottolineano l’esigenza di predisporre uno specifico progetto volto ad applicare, nelle parti dove è maggiormente presente il fenomeno di erosione, delle travi metalliche per il contenimento della muratura. “Si tratta di un intervento innovativo - ha commentato l’Amministrazione comunale in un nota - in quanto è la prima volta che viene svolta un’analisi del genere sul fenomeno dello schiacciamento della muratura, che consentirà di salvaguardare il campanile, senza comprometterne la struttura, con l’eliminazione della cuspide, consentendo altresì di contenere i costi ed estendere gradualmente, anche sulla base dei report aggiornati del monitoraggio, i lavori avviati, in via sperimentale, che risultano comunque necessari per la conservazione del campanile e la tutela dell’incolumità pubblica”. L’intervento di salvaguardia si caratterizza sempre più come un’esigenza indifferibile. Il 19 febbraio 2018 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali assegna, per il quadriennio 2019-2022, alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Venezia la somma di 4,2 milioni di euro destinati a interventi di verifica del rischio sismico, di riduzione della vulnerabilità e di restauro del campanile. In attesa dell’intervento, non ci resta che ammirare questo monumento in tutta la sua bellezza ed esclamare come il professor Grammaticus dinanzi alla torre di Pisa: “Ah, come sono belle, certe volte, le cose sbagliate!”. Vito Digiorgio


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È vero che non pagherò i lavori? La caldaia, me la regalano? Chi mi anticipa i soldi per la mia attività? Le banche ci verranno incontro? Ho i requisiti tecnici per fare i lavori? Cosa significa cedere il credito?

Il Superbonus è una agevolazione prevista dal decreto rilancio (34/2020) che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1 Luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, antisismici, impianti fotovoltaici.

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Sarà fatta una verifica di fattibilità con analisi preventiva o in alternativa la possibilità di usufruire di altre detrazioni previste dalle vigenti disposizioni di legge (50%-65%-90%).

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IL DENTISTA AL TEMPO DEL COVID-19 “Farò bene ad andare dal dentista in questo tempo di pandemia?”

QUALITÀ PER IL VOSTRO SORRISO UN MODERNO CENTRO PER LA DIAGNOSI E LA TERAPIA DI TUTTE LE PATOLOGIE CHE COLPISCONO IL CAVO ORALE

Questo è un interrogativo che tutti i pazienti si pongono. È sicuramente un dubbio fondato, tuttavia, bisogna anche mettere da parte le paure e usare la razionalità. Ci sono diverse differenze tra uno studio dentistico e un qualsiasi altro ambiente che frequentiamo o nel quale siamo stati anche in periodo di lockdown. Lo studio dentistico è un ambiente dove, da sempre, operazioni come la sterilizzazione e la disinfezione sono azioni comuni e quotidiane e il dentista è un medico, quindi una persona che conosce bene batteri, virus e altri patogeni e i comportamenti corretti da tenere. Rispetto ad altri ambienti, lo studio dentistico è frequentato da persone che subiscono prima un triage telefonico, seguito da una seconda verifica svolta in studio, nella quale sono tenute a dichiarare e a sottoscrivere di non aver avuto contatti pericolosi o sintomi sospetti. In seguito, viene effettuata la misurazione della temperatura e, solo a quel punto, i pazienti sono fatti accomodare nella zona operativa. Si può pensare dunque che chi frequenta lo studio dentistico di questi tempi non

sia portatore del pericoloso virus. Con la diffusione del Covid-19, è cambiato anche l’abbigliamento del professionista. Il dentista, infatti, indossa un camice monouso idrorepellente e una mascherina ffp2, spesso coperta da una ulteriore mascherina, di tipo chirurgico, e/o da una visiera. Anche la possibilità di essere contagiati dal dentista, dunque, è prossima allo zero ed è confermata dal fatto che questa figura professionale non viene più considerata a rischio per l’esposizione al Coronavirus. Ricordiamo, infine, che l’ambiente nel quale si è curati è sanificato: tutte le superfici sono disinfettate e l’aria viene continuamente ricambiata per abbattere il pericoloso “droplet”. Concludiamo dicendo che con questo virus è obbligatorio essere molto prudenti, ma anche razionali recandoci dal dentista in assoluta tranquillità. Il Poliambulatorio Odontoiatrico adotta le procedure operative per la gestione dell’emergenza Covid-19 come dalle ultime disposizioni di Legge. Pertanto, se si necessita di un controllo non esitate a chiamarci.

Direttore Sanitario dott. Andrea Orietti Odontoiatra

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Ritorno al futuro

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STORIA DI UN GESTO SEMPLICE MA OSTEGGIATO LAVARSI LE MANI PUÒ SALVARE LA VITA, MA L’IDEA DI DISINFETTARSELE È STATA OSTEGGIATA IN AMBITO MEDICO E IL SUO INVENTORE NE HA SUBITO LE CONSEGUENZE

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robabilmente non tutti sanno che Louis-Ferdinand Céline, prima di essere uno dei più influenti e celebri scrittori del XX secolo, era un medico. Céline dedicò la sua tesi di laurea (pubblicata dall’editore Adelphi con il titolo Il dottor Semmelweis) alla straordinaria storia di un medico, Ignác Semmelweis, e a una sua brillante intuizione che in questi mesi di pandemia abbiamo ripetuto decine, se non addirittura centinaia di volte: il lavaggio delle mani. Nel 1846, Semmelweis, giovane medico ungherese, diventa assistente primario presso la clinica ostetrica all’Ospedale generale di Vienna, quello che allora è il più moderno ospedale europeo (e che gestisce il più elevato numero di parti). A turbare il giovane Semmelweis è la grande quantità di partorienti decedute a causa della febbre puerperale, una patologia che miete migliaia di vittime in tutta Europa. I medici si interrogano e propongono diverse ipotesi per spiegare un fenomeno che porta al decesso tra le tredici e le trenta donne su cento nell’ospedale viennese. Nessuna di queste ipotesi convince il giovane medico ungherese che è sempre più emotivamente sconvolto. La morte di un collega, Jacob Kolletschka, è l’occasione per un’intuizione che appare sconvolgente: Semmelweis osserva una sproporzione tra i tassi di mortalità per febbre puerperale in due padiglioni della stessa clinica. Il giovane Ignác osserva che nel padiglione a più bassa mortalità si formano solo ostetriche mentre nel padiglione con un tasso di mortalità più elevato, il personale che segue le puerpere pratica contemporaneamente anche le autopsie. Tra lo scetticismo dei colleghi, Semmelweis impone la disinfezione delle mani con una soluzione a base di cloro prima di entrare in contatto con i pazienti. Il risultato è sorprendente: il tasso di mortalità scende drasticamente. Alcuni medici e studiosi più autorevoli dell’epoca, però, manifestano il proprio scetticismo verso questa teoria e avversano il giovane medico ungherese. Il contratto non gli viene rinnovato e ciò lo conduce alla miseria. Una parabola discendente che si conclude con la morte in un manicomio. L’intuizione di Semmelweis, che non era riuscito a

spiegare, sarà suffragata dalle future scoperte di Pasteur e Lister. Oggi la pratica della disinfezione è considerata elementare e scontata. Per queste ragioni, a seguito della pandemia da Sars-Cov2 è diventato altrettanto strategicamente rilevante produrre grandi quantità di disinfettanti.

“Nei primi mesi della pandemia producevamo in farmacia il gel disinfettante per le mani - ci racconta il dottor Francesco Fratto, farmacista e proprietario dell’omonima farmacia a Portogruaro -. Il problema principale era reperire le sostanze, in particolare quelle viscosizzanti, e i contenitori”. La ricetta è stata resa disponibile a tutti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e può essere preparata anche in casa. “Serve dell’alcol, dell’acqua ossigenata e della glicerina o altri viscosizzanti - specifica il dottor Fratto -. L’efficacia del disinfettante dipende principalmente dall’alcol che è l’elemento in grado di denaturare, cioè sciogliere, la proteina della membrana esterna del virus”. Tuttavia, è necessario ricordare come sia importante non utilizzare l’alcol puro. “All’inizio della

pandemia, l’Istituto Superiore di Sanità suggeriva una concentrazione di alcol superiore ai 60°. Poi però, a seguito di nuove evidenze scientifiche, ha modificato l’indicazione suggerendo una soluzione ad almeno 70° - racconta il farmacista -. Per preparare un gel disinfettante efficace, dunque, dovete miscelare tre parti di alcol a 96° ed una parte di acqua distillata per arrivare alla concentrazione indicata. È la stessa soluzione, per esempio, che usiamo per disinfettare il cordone ombelicale dei neonati. Al preparato va aggiunta dell’acqua ossigenata al 3% che funge da antibatterico per evitare la contaminazione del prodotto e, infine, la glicerina o altri sostanze viscosizzanti”. Sono ormai trascorsi sette mesi dall’inizio della pandemia da Coronavirus ed è inevitabile riscontrare anche qualche controindicazione. L’uso prolungato di gel disinfettanti per le mani può infatti produrre dei leggeri effetti collaterali. “Quello più comune è certamente la secchezza delle mani ma a lungo andare può portare anche al disequilibrio della barriera microbiotica, fino all’insorgenza di dermatiti o reazioni allergiche in soggetti sensibili” commenta il dottor Fratto che suggerisce di associare all’uso dei prodotti disinfettanti anche della crema idratante per mani. Dovremmo infatti continuare a prestare particolare attenzione all’igiene delle mani anche nei prossimi mesi, insieme alle altre indicazioni che gli esperti hanno suggerito, ovvero distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Almeno fino al tanto atteso vaccino. “I vaccini contro il Covid-19 non arriveranno prima della fine dell’anno e poi dovremmo attendere la disponibilità su larga scala. Altri due consigli possono, dunque, essere utili nell’immediato futuro - conclude il dottor Fratto -. Il primo è di condurre uno stile di vita sano, svolgere attività motoria e seguire un’alimentazione corretta; il secondo riguarda il rispetto del ciclo circadiano, ovvero dormire almeno 7-8 ore al giorno per rafforzare il sistema immunitario”. La storia del dottor Semmelweis sembra dunque confermare l’intuizione del filosofo Francesco Bacone, il quale osservava che le innovazioni sono “come forestieri” che devono vincere la diffidenza rispetto a “quello che è stabilito dall’uso, [che] per quanto non buono, è almeno conveniente”. Ma “chi non adotterà nuovi rimedi deve attendersi nuovi mali, perché il tempo è il più grande innovatore”. La disinfezione delle mani, infatti, è l’esempio di un’innovazione semplice e a basso costo in grado di salvare milioni di vite umane tranne, forse, quella del suo stesso inventore a cui “il tempo” ha però dato ragione. Andrea Rubin


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REVISIONI AUTO: PROCEDURE, SCADENZE E SANZIONI UN BREVE VADEMECUM SU TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SU QUESTA IMPORTANTE VERIFICA

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l settore dell’automobile sta cambiando di pari passo con la digitalizzazione, dalla produzione al modo in cui il cliente si approccia all’acquisto. Contemporaneamente, si sta modificando anche lo stesso concetto di proprietà: un’auto, infatti, non è più solo un oggetto da possedere, ma anche un servizio di cui usufruire. È dunque indispensabile tenere sotto controllo le nostre autovetture, seguendo tutte le procedure che ci garantiscono la loro affidabilità. Tra queste, vi è il tagliando. L’automobile è soggetta ad usura e, perciò, ha bisogno di un check-up costante per sostituire, se necessario, quei componenti che si consumano nel tempo (olio, liquidi e filtri). Tra i controlli che dobbiamo eseguire, vi è anche la revisione che non è da confondere con la verifica sopracitata. Il tagliando infatti non è obbligatorio per legge, ma fondamentale per mantenere la validità della garanzia ed evitare spiacevoli guasti; la revisione è, invece, obbligatoria e serve ad accertare che l’auto possa circolare in strada in condizioni di sicurezza e che le sue

emissioni inquinanti e rumorose non superino i valori fissati dalla legge. La revisione, che può essere effettuata presso la Motorizzazione Civile o nei centri autorizzati dalla Provincia, prevede il controllo di freni, sterzo, visibilità, impianto elettrico, usura assi e sospensione, telaio, rumori, gas di scarico ed equipaggiamenti. Le bombole Gpl non vanno revisionate, mentre per le auto a metano sono previsti controlli specifici che vanno effettuati in base all’omologazione. Se le carenze riscontrate non incidono sulla sicurezza, si hanno 30 giorni di tempo per sistemare il mezzo e sottoporlo a una nuova revisione. Se le carenze sono gravi, è precluso l'utilizzo dell'auto, se non per arrivare presso un meccanico. Varie sono le disposizioni e gli obblighi delle revisioni dei veicoli. Dal 2018, il decreto ministeriale del 19 maggio del 2017, che ha recepito la direttiva europea n. 2014/45/UE, ha introdotto alcune importanti novità. Ha stabilito che il personale che effettua i controlli deve avere un elevato livello di capacità e di competenze ed ha inserito la figura del responsabile

tecnico della revisione. È stato reso obbligatorio inoltre il certificato di revisione, dove sono riportati alcuni dati relativi all'auto, come il chilometraggio (al momento della revisione), le carenze riscontrate, il risultato del check e la data della revisione successiva. Scadenze Per autovetture, autocaravan, autoveicoli per trasporto promiscuo, autoveicoli adibiti al trasporto di cose o ad uso speciale e di massa complessiva non superiore ai 3.500 kg, motoveicoli e ciclomotori, la prima revisione deve essere effettuata dopo 4 anni dalla prima immatricolazione, in seguito ogni due anni. In caso di ritardo, la tolleranza è fino all'ultimo giorno del mese in cui era stata fatta la revisione. Per i veicoli destinati al trasporto di persone con numero di posti superiore a 9, taxi, auto a noleggio con conducente, autoveicoli utilizzati per il trasporto di cose ad uso speciale di massa complessiva a pieno carico superiore a 3.500 kg, rimorchi e autocaravan di oltre 3.500 kg, autobus, autoambulanze e veicoli atipici, come

le auto elettriche, la revisione va effettuata ogni anno. Per i veicoli d'epoca o di interesse storico, ogni due anni. Con l’emergenza Coronavirus, le scadenze sono state prorogate. Le revisioni scadute al 31 luglio, infatti, dovevano essere eseguite entro il 31 ottobre, quelle scadute il 30 settembre entro il 31 dicembre e quelle scadute il 31 dicembre entro il 28 febbraio 2021. Sanzioni Circolare con un veicolo non revisionato comporta una multa da 159 a 639 euro. Se il mezzo ha saltato più revisioni la sanzione pecuniaria va da 1842 a 7396 euro con la possibilità anche di fermo amministrativo del mezzo per 90 giorni. Se la revisione è falsa scatta la confisca amministrativa e una multa da 398 a 1596 euro. Questa rubrica è realizzata in collaborazione con

RIPARTONO I PROGETTI DIDATTICI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE OFFERTI GRATUITAMENTE DA ! Drago Augusto e gli ASVOnauti stanno scaldando il motore della navicella: sono prontissimi per proseguire il loro viaggio nel sistema riciclo! Anche quest'anno ASVO è a fianco degli insegnanti per supportarli nella didattica con un percorso utile a promuovere negli studenti lo sviluppo di una coscienza ambientale e sociale indirizzata alla sostenibilità. La nuova edizione de "Gli ASVOnauti", offerta gratuitamente da ASVO alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I e II grado degli undici Comuni del Portogruarese, si svilupperà attraverso attività pensate sia in presenza, sia a distanza, per dare la possibilità ai docenti di scegliere quelle che meglio si adattano alle specifiche esigenze.

Per info: www.asvoscuole.net Segreteria di progetto: segreteria@asvoscuole.net tel. 05441822428 / 05441822466

SEI UN INSEGNANTE E VUOI ADERIRE? È sufficiente compilare il modulo online che è stato inviato alla tua scuola e che trovi inquadrando questo QR code! Nel modulo di adesione troverai, per ogni laboratorio scelto, un campo dedicato per capire quale modalità di partecipazione può essere più utile e più facilmente percorribile per te e per i tuoi alunni, nella speranza di poter offrire una proposta efficiente e condivisa.


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