Portogruaro.Net Magazine

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HISTORIAE

La nostra meglio GIOVENTÙ

Il dominio di Venezia su Portogruaro. Il rapporto fra la Serenissima e la sua "podesteria minore"

p.6

DURI I BANCHI

p.8

La scuola secondaria Dario Bertolini. Realtà e sfide quotidiane FUORI SCENA Intervista a Gianfranco D'Angelo, dopo il successo di "Suoceri sull'orlo di una crisi di nervi"

p.9

OLTRE CONFINE

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Storia e attualità del paese di Sesto al Reghena CULTURA

I ragazzi del portogruarese Parliamo di quelli che non fanno notizia, non vanno sulle prime pagine dei giornali e dei rotocalchi di gossip,

non possiedono il numero di telefono del potente di turno e non aspirano al successo di plastica. L’altra faccia

della gioventù, quella che al denaro facile preferisce la dignità di un lavoro vero. continua a pag. 4

"Il Novecento a Portogruaro". Ritratto personalissimo di virtù e miserie del nostro mandamento

p.12


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EDITORIALE

Portogruaro.Net si rinnova

L

di Vincenzo Zollo

gruaro.net, che vede proprio in questi giorni (a partire dal 21 marzo) la pubblicazione online della sua nuova veste. Non è solo un semplice ritocco grafico ma una revisione completa del modo di informare i lettori. L’esposizione dei contenuti è stata completamente rivoluzionata, per consentire all’utente di trovare immediatamente ciò che cerca, ed è stata aggiornata ed implementata con nuove informazioni e immagini. La sezione delle notizie è stata rivisitata per consentire di dare maggiore spazio a quelle locali. Le aziende e le associazioni, che rivestono per noi un importante ruolo di investitori economici sul nostro progetto, avranno a disposizione delle moderne vetrine attraverso le quali promuovere i propri servizi e prodotti. Le frazioni ed i comuni limitrofi godranno di un ruolo comprimario al capoluogo, in quanto come esso espressione del territorio in tutte le sue forme, e quindi saranno

direttamente collegati con le notizie ed il tessuto economico locale. L’interazione con i social network consentirà inoltre una diffusione più capillare dell’informazione, permettendoci di raggiungere anche quei lettori che ancora non ci conoscono. E poi ci saranno i video, attraverso cui forniremo un’informazione ancora più completa ed esaustiva. Tutto ciò senza ovviamente abbandonare i nostri cavalli di battaglia, gli strumenti principe del nostro servizio, che garantiamo da anni ai nostri utenti: forum, posta elettronica, archivio news, newsletter. Naturalmente questo non è tutto; è solo una parte di ciò che troverete di nuovo su Portogruaro.Net. Il resto potrete scoprirlo soltanto seguendoci nel corso dei prossimi mesi. D’altro canto, che gusto ci sarebbe a dirvi tutto fin da ora? Vi rovineremmo la sorpresa!

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IL GIORNALE

Probabilmente non tutti lo hanno notato, ma da quest’anno Portogruaro.Net Magazine presenta dei piccoli ritocchi da chirurgo estetico. Semplici interventi al look, spesso impercettibili, volti più a snellire e semplificare che non ad impreziosire. Tutto ciò solo per dare la possibilità ai veri protagonisti del giornale, i contenuti, di risaltare maggiormente e di essere fruiti al meglio. Poi c’è il grosso lavoro redazionale, con l’introduzione di nuove rubriche e nuovi collaboratori. Tra tutte citiamo la rubrica “Historiae” che svilupperà in sei puntate il periodo più caratterizzante della storia di Portogruaro (1420-1550) a cura di Ivano Piva, oppure “Fuori Scena” all’interno della quale pubblicheremo interviste ai più importanti protagonisti della stagione teatrale del Russolo, o ancora “Intervallo” di Luciano Guareschi con i suoi interventi pungenti, per arrivare infine alle “Lettere” dei nostri lettori che cominceranno a trovare uno spazio loro dedicato.

IL SITO INTERNET

Altro discorso per il nostro www.porto-

SOMMARIO EDITORIALE Portogruaro.Net si rinnova

Tante novità in arrivo sia per i lettori del giornale che per gli appassionati del web o si percepiva ormai da un po’ di tempo, era nell’aria, lo si intravedeva nelle facce dei nostri affezionati lettori ed utenti del web… Vi era come una timida richiesta di qualcosa di nuovo, anche se solo accennata. Quanto bastava per farci capire che i tempi erano maturi, per accontentare il nostro pubblico, lanciando nuove sfide al territorio. E quindi, eccoci qua, a rinnovarci per l’ennesima volta ed a rinnovare il modo di fare comunicazione e informazione locale… Come farsi sfuggire una occasione così ghiotta! In fondo siamo stati i primi, nel 1997, a fare informazione online, pubblicando il sito www.portogruaro.net dal quale gli utenti della Rete potevano reperire informazioni storiche, turistiche ed economiche del portogruarese. Poi, nel 2005, nasce questo giornale che, unico nel suo genere, libero da legami istituzionali e politici, raggiunge gratuitamente tutte le famiglie di Portogruaro e delle frazioni con una distribuzione capillare casa per casa: già, proprio così, 11.000 copie consegnate direttamente a casa di ogni portogruarese, senza contare quelle recapitate nei pubblici esercizi dei comuni limitrofi… Un grande successo, con numeri che farebbero impallidire anche le maggiori testate interregionali e i più rinomati gruppi editoriali (basti pensare che oltre alle 11.000 copie del giornale cartaceo contiamo ben più di 100.000 pagine lette al mese sul nostro sito) e che vive non di contributi statali o fondi per l’editoria, bensì dello sforzo e dell’impegno di un gruppo di persone che credono da sempre in questo progetto e che con sacrificio e professionalità offrono ai lettori dei servizi totalmente gratuiti, contando sullo sforzo e sostegno del tessuto economico locale. Da queste basi nasce la voglia di miglioramento e, in qualche caso, di rinnovamento di cui si parlava all’inizio.

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IN COPERTINA I giovani portogruaresi 4 HISTORIAE Il dominio di Venezia

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duri i banchi La scuola "Bertolini"

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FUORI SCENA Intervista a G. D'Angelo 9 OLTRE CONFINE Sesto al Reghena

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DALLE AZIENDE La Stazione Florchiara

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CULTURA "Il Novecento" di Padovese

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L’ACQUOLINA Mostra Nazionale dei Vini

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INTERVALLO Viva l'Italia!

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LETTERE Dai nostri lettori

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Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 14/03/2011 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: via Spalti, 7 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Maurizio Pertegato Direttore Editoriale: Vincenzo Zollo Caporedattore: Federico Guerrini In redazione: Giuseppe Colavit, Leandro Costa, Deborah Cuzzolin, Luciano Guareschi, Ivano Piva, Mirko Privitera, Giampiero Rorato, Georgia Schiavon, Giulio Serra, Daniela Giovanna Villotta Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata in alcun modo, incluse le inserzioni pubblicitarie che sono di proprietà dell’editore che ne vieta la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo. Manoscritti, fotografie e disegni anche se non pubblicati, non si restituiscono. Portogruaro.Net lascia agli autori degli articoli l’intera responsabilità delle loro opinioni; garantisce la riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo o telefonando alla redazione. L'editore rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto di copyright su testi o immagini che non è stato possibile contattare. Realizzazione Grafica: Studio Idee Materia Stampa: Centro Servizi Editoriali Distribuzione gratuita

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IN COPERTINA

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La meglio gioventù di Portogruaro Nelle cronache locali e nazionali si parla soprattutto di starlette e veline pronte a tutto pur di arrivare al successo e alla notorietà. Ne deriva un’immagine angosciante dei giovani e delle giovani del nostro Paese. Ma non tutti sono così: ecco l’altra faccia della gioventù, ragazzi e ragazze di Portogruaro che al denaro facile preferiscono la dignità di un lavoro vero di Giulio Serra

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oro non fanno notizia, non vanno sulle prime pagine dei giornali e dei rotocalchi di gossip, non hanno il numero di telefono del potente di turno, non aspirano al successo di plastica. Loro rappresentano l’altra faccia della gioventù, quella che negli ultimi mesi è stata lasciata in un angolo per far spazio alle varie Ruby, Noemi, Nadia, e così via. Ed è proprio a questa parte di giovani ragazzi e ragazze che intendiamo rivolgere la nostra attenzione, cercando di portare alla luce i loro successi sportivi, scolastici, musicali, politici, culturali, con l’unico obiettivo di dare dignità a chi troppo spesso è sorpassato a destra dai soliti furbastri. Cominciamo dunque col presentare gli ottimi risultati che i giovani portogruaresi stanno ottenendo in quest’ultimo periodo nello sport, da sempre esemplare fucina di campioni anche e soprattutto nella vita. Il tour panoramico inizia dalle ragazze del pattinaggio artistico della città, da anni ormai vero punto di riferimento dei successi sportivi portogruaresi. Specialità d’eccellenza della squadra è il “pattinaggio artistico spettacolo di gruppo”, disciplina che unisce le difficoltà tecniche del pattinaggio al ritmo e alla coreografia, il tutto condito dai movimenti coordinati e aggraziati delle giovani atlete. Nel 2006 il gruppo Cadetto di Portogruaro (atlete di età compresa tra i 10 e i 14 anni) ha trionfato nella specialità, vincendo il campionato italiano e arrivando secondo all’europeo in Spagna. Ancor migliori i risultati ottenuti nel triennio 2007-2010, in cui il gruppo Cadetto ha vinto campionati italiani, europei e mondiali, e il gruppo Piccolo (atlete dai 14 anni in su) si è piazzato ottimamente in tutti i più importanti tornei della disciplina. Oltre che nel pattinaggio artistico, i giovani sportivi di Portogruaro eccellono anche nel Judo e nel Karate, settori in continua ascesa per numero di iscritti e interesse. È di poche settimane fa, infatti, la notizia degli ottimi piazzamenti ottenuti ai campionati assoluti cadetti di Terni dei giovani tesserati alla Judo Kiai Atena di Portogruaro Simone Biasio e Riccardo Versolato. Meritano note di merito anche la finale nazionale ottenuta da Pietro Pinni tra i piccoli esordienti a Ostia e il bronzo agguantato nel Kata da Marco Dotta e Marco Durigon, entrambi giovani maestri al Judo Kiai Atena, agli assoluti di Bergamo e nel

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IN COPERTINA panorama internazionale, vivendo il suo talento per il violino come un’arte da esportare oltre i confini di Portogruaro. Il secondo nome legato alle “sette note” che risuona in tutto il mondo è quello del giovane musicista nativo di Caorle: Alessandro Taverna, oggi ventottenne. Anche Alessandro, come Laura, ha studiato all’Istituto Musicale “Santa Cecilia”, diplomandosi poi in pianoforte da privatista presso il Conservatorio “C. Pollini” di Padova con il massimo dei voti, la lode e la menzione speciale. L’eccellenza al pianoforte di Alessandro è stata presto notata oltre le antiche torri di Portogruaro, portandolo in pochi anni a vincere importanti premi in numerosi concorsi nazionali e internazionali, tra i quali il premio speciale “Alfredo Casella” alla XIX edizione del “Premio Venezia” e il secondo premio al London International Piano Competition (nell’occasione il quotidiano The Indipendent ha scritto “Quando Alessandro Taverna ha dato inizio al Concerto per pianoforte e orchestra n°1 di Chopin il pubblico, all’improvviso, è stato pervaso da una solenne bellezza: sono stati impeccabili minuti di intensa poesia”). Il suo ultimo grande successo in ordine di tempo è stato il conseguimento del primo premio lo scorso anno del “Minnesota International Piano Competition”. “Taverna rappresenta il punto più alto per chiunque intenda seguire la strada della musica – dice Fabio Fiorellini Bernardis, addetto alla comunicazione dell’Istituto “Santa Cecilia” –, ad ogni modo anche altri giovani allievi della nostra scuola stanno ottenendo risultati ottimi in giro per l’Italia”. Chiudiamo la sezione delle “eccellenze musicali della gioventù portogruarese” citando la bravura canora della giovane Silvia Smaniotto, da anni voce e leader del gruppo “Silvia on the waves” ma anche e soprattutto corista di Elisa (in passato vincitrice di Sanremo e oggi autrice di hit internazionali) nei tour in Italia e all’estero. Parlando della faccia più pulita dei ragazzi e delle ragazze del nostro territorio è d’obbligo ora soffermare la nostra attenzione sulla sfera della cultura e della società, elementi fondanti il futuro prossimo dell’attuale generazione di giovani. Basando il proprio “credo” più profondo proprio su questo principio, è attiva da anni sul territorio l’associazione culturale Rizoo, composta per la maggior parte da ragazzi del portogruarese. Tra questi vi è Gloria Bortolussi, ventisettenne, nata a San Vito al Tagliamento e oggi residente a Gruaro. Da sempre amante dell’arte e dell’espressione artistica a trecentosessanta gradi, Gloria durante la laurea magistrale in Progettazione e Produzione delle Arti Visive entra in contatto con le personalità più illustri del settore, dal fotografo Lewis Balts all’artista Cesa-

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Alessandro Taverna

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re Pietroiusti all’economista dell’arte Pierluigi Sacco. Dopo il conseguimento della laurea (a pieni voti) si immerge totalmente nel mondo dell’arte, producendo critiche e recensioni per artisti del territorio portogruarese e comparendo in qualità di critica nel volume “Arte oggi” a cura di Enzo Santese, edito da Giorgio Mondadori (2009). Attualmente Giorgia, oltre che a collaborare con l’associazione culturale Rizoo per l’installazione di mostre e personali, recensisce le più importanti mostre in Veneto e Friuli Venezia Giulia per Exibart.com, si occupa della comunicazione della compagnia teatrale OfficineDuende e tiene laboratori creativi per bambini all’interno del Centro RUA di Portogruaro. Chiudiamo questa breve ma speriamo interessante carrellata di giovani eccellenti portogruaresi menzionando l’attività sociale e politica di Martina Simon, nostra illustre compaesana da anni attiva nella Cosa Pubblica. Da tre anni, infatti, a ritmi intervallati per motivi di studio, Martina è segretario del Pd di Portogruaro, un ruolo di impegno e di grande importanza. “Ho iniziato ad interessarmi alla politica già dalle superiori – dice –, poi dopo l’università ho deciso di entrare nell’allora Ds, oggi Pd. Dopo un periodo di stallo per via della campagna elettorale – continua –, ora finalmente stiamo ripartendo con tante iniziative per la cittadinanza. Assieme a me ci sono molti altri giovani portogruaresi come l’assessore Irina Drigo, i consiglieri Moretto, Cester, Stefanello, tutte persone vicine ai trent’anni che uniscono alla passione politica la voglia di cambiamento di questa città”.


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HISTORIAE

marzo/aprile 2011

Il dominio di Venezia su Portogruaro (1420-1550)

"Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti [...]. Perché non si possa abusare del potere occorre che [...] il potere arresti il potere" 1748 Lo Spirito della Legge di Montesquieu

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uesto nuovo articolo della rubrica "Historiae" vuole parlare di come funzionava nei fatti il dominio di Venezia su Portogruaro. Prima di parlare del caso specifico dobbiamo però parlare di come funzionavano in generale le cose nella Serenissima; in particolare ci sono tre concetti da tenere bene a mente prima di andare avanti. Il primo, è che il concetto illuminista di divisione dei poteri "giudiziario-legislativo-esecutivo" che oggi ci appare scontato non verrà mai recepito da Venezia, nonostante alcune idee di divisione dei poteri fossero già state ipotizzate in precedenza, sin dai tempi dell'antica Grecia da Platone e Aristotele. La teoria alla base delle moderne repubbliche vedrà la luce nella sua versione definitiva solo nel 1748 nel libro Lo Spirito della Legge, basata sulla poco idealista ma sensata teoria "Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti [...]. Perché non si possa abusare del potere occorre che [...] il potere arresti il potere" . Venezia anzi faceva della commistione di poteri un caposaldo, il potere giudiziario era assolutamente connesso al potere esecutivo, una separazione dei due per i veneziani sarebbe stata impensabile. Ancora più strano per noi è che la legge veneziana ignorava completamente il diritto latino (che per molti versi influenza tutt'ora le leggi europee) preferendo un diritto più snello che si basava sull'onestà di giudizio dei giudici veneziani, tutti espressione della nobiltà quindi, si supponeva, per forza interessati a fare il bene della Serenissima. Il diritto latino veniva visto come ingarbugliato e inefficace, utile solo a garantire la pagnotta agli avvocati di terraferma (e in effetti era ben più intricato della legge italiana odierna, per una serie di fattori su cui non ci dilungheremo). Ovviamente per poter reggere come repubblica serviva un sistema di controllo che evitasse degenerazioni o inefficienze eccessive e questo ci conduce al secondo punto importante: Venezia è a buon diritto chiamata la “Repubblica del sospetto”: tutti gli organi veneziani avevano almeno un altro organo preposto al loro controllo e nessuno un "leader" fisso, con l'eccezione del Doge che però (anche a causa di tentativi falliti di creare stirpi ereditarie) non solo era estremamente limitato nei poteri, ma non aveva neppure possibilità di spostarsi liberamente neppure nei periodi di "riposo", che era obbligato a trascorrere in una villa ben sorvegliata. Per controllare che non fosse possibile creare "de facto" una stirpe di Dogi fu messo a punto un sistema che con 11 sorteggi stabiliva chi era eleggibile e chi decideva chi eleggere, in modo che il nome del nuovo doge fosse un'incognita per chiunque, sebbene tra una rosa di 5-6 candidati accettabili di fatto. Il terzo concetto da tenere a mente è che "Venezia" non era il nome della città (che veniva chiamata "Città di Rialto"), il nome si è sovrapposto solo successivamente, Venezia era un ducato composto da isole e

di Ivano Piva laguna organizzato in origine dai bizantini assieme a vari esuli di stirpe latina, un abitante di Chioggia si considerava veneziano (a buon diritto) quanto qualcuno che avesse avuto casa vicino al Ponte di Rialto. Sebbene potesse capitare che esterni a Venezia diventassero veneziani o addirittura patrizi in rarissimi casi (capitò perfino dopo la famosa "Serrata del Gran Consiglio") i veneziani facevano una chiara distinzione tra IL DUCATO e il resto del mondo e tra essere veneziano ed essere sottomesso al dominio di Venezia. I territori esterni al tradizionale "Ducato di Venezia" erano chiamati "dominio" ed erano due: il Dominio da Terra e il Dominio da Mar (che in questo articolo ignoreremo), per quanto possa sembrare strano la cultura veneziana ha sempre saputo di aver bisogno del Dominio da Mar per ave-

re traffici tranquilli, mentre verso l’idea di allargarsi in terraferma è stata sempre molto restia. Le conquiste in terraferma del Ducato Veneziano furono fatte solo perché la Repubblica ne fu costretta da fattori economici o di sua sicurezza, c'era la profonda convinzione che dalla terra venivano solo guai e soprattutto il timore che i giovani patrizi veneziani potessero essere attirati dallo stile di vita della nobiltà feudale, legandosi a territori e tralasciando la via del commercio e lo stile di vita veneziano. Esemplificativo di questo è che Portogruaro e altri territori avevano chiesto di entrare nel Dominio da Terra, ottenendo un netto rifiuto finché non ci furono circostanze che non lasciavano altra scelta (tipo l'elezione di un Patriarca di Aquileia di stirpe tedesca e avverso a Venezia). A differenza dei grandi stati quattrocente-

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schi che vedevano nelle terre conquistate una ricchezza, per i veneziani la terra portava solo problemi e spese, il governo della terra era da evitare se possibile. Venezia non cercava di rendere le terre conquistate integralmente sottomesse alle sue leggi e omogenee, sarebbe stata solo una spesa inutile; semplicemente, si assicurava di ottenere nel territorio appena acquisito equilibri a lei favorevoli e di imporre un podestà con autorità sul diritto penale nel territorio. Quando un nuovo territorio entrava a far parte del Dominio da Terra venivano fatti dei "pacta ante annessione" che stabilivano le relazioni tra la Serenissima e la nuova Podesteria. Venezia teneva moltissimo a mantenere quanto prometteva, per dare maggiore stabilità ai territori che controllava, un podestà palesemente corrotto o che infrangeva di testa sua i "Pacta" subiva istantaneamente una severa reprimenda con pesanti multe e addirittura l'estromissione dalle cariche pubbliche per vari anni.

Adesso che abbiamo chiari i tre concetti: commistione dei poteri, repubblica del sospetto e che Venezia è un territorio ben definito, per quanto più ampio della città, con una popolazione che ci teneva a non confondersi con gli altri, prima di parlare di Portogruaro è necessario un ultimo chiarimento: il dominio di Venezia si divideva in podesterie maggiori, gestite dai patrizi delle famiglie più grandi senza alcun compenso economico, podesterie minori in cui i podestà, appartenenti al patriziato minore, ricevevano un compenso e nei territori sottomessi a Venezia che non avevano però ingerenze dirette (come ad esempio i territori feudali della Patria del Friuli). Portogruaro era una “podesteria minore”. Il podestà che stava a Portogruaro era quindi un rappresentante del patriziato minore che riceveva un compenso, si trattava quindi di una persona che per gli incarichi pubblici non aveva speranza di andare oltre la carica che ricopriva. Venezia, come già detto, era una repubblica del sospetto; quindi, se da un lato ci si aspettava che il podestà facesse gli interessi della Serenissima, dall'altro veniva "controllato" dallo stesso consiglio cittadino di Portogruaro, che poteva inviare missive di denuncia al Consiglio dei Dieci. Ci poteva essere il rischio che il podestà si legasse eccessivamente alla città, dal punto di vista affettivo o per interessi, per evitare questo c'erano disposizioni apposite che impedivano matrimoni e affari tra il podestà e il suo seguito e i portolani. Il Podestà giudicava da solo per le cause penali e assieme a quattro savi eletti ogni sei mesi dai portogruaresi le cause civili, le leggi erano quelle di Portogruaro a patto che il giudicato non fosse un veneziano o qualcuno dotato di particolari diritti da Venezia. Il Podestà era praticamente l'unico tramite attraverso cui Venezia agiva su Portogruaro, lui e un seguito tutto sommato risicato, che pare comprendesse solo un soldato veneziano di professione (il commilitone). Per il resto, Portogruaro era governata da un consiglio cittadino che, finché garantiva che i commerci potessero transitare per Portogruaro senza problemi, poteva fare quel che voleva.



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DURI I BANCHI

marzo/aprile 2011

La scuola “Bertolini” Realtà e sfide quotidiane di D.G.V.

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a Scuola Secondaria statale “Dario Bertolini” unificata nell’anno scolastico 1999/2000 in base al decreto sulla Dirigenza Scolastica, D.L. n.59 del 15/3/98 e Regolamento sul Dimensionamento, è formata da quattro sedi: due a Portogruaro (in via Liguria e in via Valle), una a Summaga ed una a Lugugnana, che consentono di offrire agli alunni, a tutti gli operatori ed ai genitori spazi adeguati ed attrezzati per le diverse attività od iniziative scolastiche che vengono programmate. I locali della scuola, su richiesta, vengono inoltre concessi ad Associazioni, Enti, Comitati, Genitori per effettuare corsi, incontri, manifestazioni culturali di vario genere. Essendo in continuo aumento nel territorio le famiglie extracomunitarie, la Scuola accoglie sempre più alunni di etnie diverse che necessitano di particolari interventi linguistici ed educativo-didattici ma, allo stesso tempo, costituiscono un’opportunità di confronto e scambio culturale per tutti gli studenti. Il Piano dell’Offerta Formativa del Istituto, tenuto conto dei bisogni rilevati, si propone, anche ai sensi della normativa vigente, di garantire il diritto allo studio, promuovere l’istruzione e l’educazione della persona, prevenire il disagio scolastico, favorire il successo scolastico, l’orientamento, la formazione e l’aggiornamento dei docenti e del personale ATA, aprire la scuola al territorio.

le del territorio che offre la possibilità di affiancare allo studio delle discipline curricolari, la pratica di uno strumento musicale. Ai corsi ad indirizzo musicale possono accedere tutti gli alunni residenti nel territorio, previo espletamento di una prova orientativo-attitudinale. Poiché la scuola secondaria di primo grado è orientativa, nel senso che indirizza le conoscenze, abilità e competenze dei vari alunni verso le scelte future, l’orientamento è obiettivo trasversale alla cui realizzazione collaborano tutte le discipline nell’arco dell’intero triennio. A tal fine l’Istituto promuove la conoscenza di sé, le relazioni con esterni e con il mondo del lavoro per aprire un discorso sul territorio e sulle scuole superiori; sono previsti inoltre, in collaborazione con la Regione Veneto, con l’ASSL ed Enti Locali, con privati e professionisti, incontri con psicologi ed esperti, aperti a genitori, docenti e alunni, sulle problematiche adolescenziali, con particolare riguardo alle problematiche riguardanti le dipendenze, l’educazione alimentare, l’uso di bevande alcoliche, l’educazione alla salute e all’affettività oltre che il rapporto adolescenti-genitori e la scelta dopo la scuola secondaria di I grado.

Sempre rispondendo alla finalità della scuola secondaria di I grado, l’Istituto propone progetti educativi di integrazione-recupero-potenziamento, per tutte le classi, che coinvolgono docenti di diverse discipline, ciascuno per l’ambito di propria competenza. Di particolare interesse ad esempio, il Progetto “Piccole conferenze per grandi incontri” in collaborazione con l’ amministrazione comunale e le realtà produttive del territorio; l’iniziativa ha avuto inizio nel maggio 2010 con una "piccola conferenza" sul Cervello e l'iPod, con Silvia Bencivelli di Radiotre Scienza; è proseguita poi con Antonia Arslan che ha parlato del genocidio armeno e, a febbraio, con una lezione di letteratura sui valori risorgimentali tenuta dalla Dott.ssa Enza Del Tedesco dell'Università di Padova; nel prossimo aprile sarà la volta del Prof. Furio Honsel che intratterrà sul mondo dei numeri e dall’inizio del prossimo anno scolastico avremo ospiti il magistrato Gherardo Colombo, sul tema delle Regole, e il glottologo Andrea Moro sulle problematiche della lingua come strumento di comunicazione. Affrontare gli argomenti più disparati con i grandi maestri della cultura contemporanea, significa per la scuola, indurre nei ragazzi la curiosità e far circolare l'idea della complessità QUEST’ANNO SIAMO a della cultura, ma anche del suo fascino. Fiore all’occhiello della scuola è l’orCINTO chestra di Istituto che, nata alcuni CAOMAGGIORE anni fa, raccoglie insieme agli alunni delle due sezioni ad indirizzo musicaIl tempo orario è articolato nelle quatle gli alunni delle altre classi che suoSAN VITO AL QUEST’ANNO SIAMO a tro sedi come segue: nano privatamente uno strumento e, TAGLIAMENTO all’occorrenza, ex alunni della scuola. CINTO Via Liguria L’orchestra, oltre che ad esibirsi a fine Portogruaro anno nel teatro cittadino, partecipa a CAOMAGGIORE CESAROLO Tempo scuola: manifestazioni scolastiche e non e a T.O: 30 ore con lingue straniere Ingleconcorsi nazionali, riportando risultati se e Tedesco o Inglese potenziato; degni di nota. SAN VITO AL T.P: 36 ore con lingue straniere Inglese L’Istituto propone consolidate espeTAGLIAMENTO QUEST’ANNO SIAMO a e Francese e 2 rientri rienze di formazione per adulti, riContatti: T.M: 33 ore, di cui 1 ora per teoria e spondendo alle necessità del territorio, Sede: Portogruaro (VE) – Via Boccaccio 35 QUEST’ANNO CINTO SIAMO a Tel: +39 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it CAOMAGGIORE lettura della musica e 2 per strusia in termini di riqualificazione proQUEST’ANNO SIAMO a mento, ascolto partecipato, musica fessionale dell’utenza, sia in un’ottica CINTO CESAROLO d’insieme, con lingue straniere Ind’integrazione dei numerosi stranieri SAN VITO AL QUEST’ANNO SIAMO a CAOMAGGIORE QUEST’ANNO SIAMO a CINTO glese e Tedesco o Inglese potenziaQUEST’ANNO SIAMOTAGLIAMENTO a che operano nelle strutture lavorative. CAOMAGGIORE to; L'Istituto garantisce infatti da anni: CINTO siamo CINTO Quest’anno a: CINTO SAN VITO AL CAOMAGGIORE CAOMAGGIORE - Interventi in preparazione degli esaCAOMAGGIORE TAGLIAMENTO CESAROLO QUEST’ANNO SIAMO a di licenza media, subordinati al fiVia Valle mi SAN VITO AL CINTO CAOMAGGIORE Portogruaro nanziamento degli organi preposti; SAN VITO AL Contatti: TAGLIAMENTO SAN VITO ALVITO AL CINTO TAGLIAMENTO Tempo scuola: - Incontri e conferenze su tematiche SAN VITO ALSAN TAGLIAMENTO Boccaccio 35 Sede: Portogruaro (VE) – Via TAGLIAMENTO TAGLIAMENTOCAOMAGGIORE CESAROLO T.O: 30 ore con lingue straniere Ingle- Tel: +39 0421 73815 – Fax +39 0421 educative, culturali, ricreative. 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it Contatti: (VE) – Via Boccaccio 35 Sede: PortogruaroCESAROLO se e Tedesco o Inglese potenziato; - Sportello informativo di orientamenCESAROLO Tel: +39 CESAROLO 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it SAN VITO AL QUEST’ANNO SIAMO a T.M: 33 ore, di cui 1 ora per teoria e to per Italiani e Stranieri TAGLIAMENTO CESAROLO CESAROLO lettura della musica e 2 per stru- Corso di lingua italiana per stranieri. CINTO mento, ascolto partecipato, musica La scuola infine è un punto di riferiContatti: CAOMAGGIORE Sede: Portogruaro (VE) – Via Boccaccio 35 Contatti: d’insieme, con lingue straniere Inmento per i genitori, con i quali proContatti: (VE) –+39 Via 0421 Boccaccio 35 – Fax +39 0421 Sede: Portogruaro Tel: CESAROLO 73815 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it Contatti: glese e Francese o Inglese potenmuove forme ed occasioni molteplici Tel: +39 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it Sede: Portogruaro (VE) – Via Boccaccio 35 Sede: PORTOGRuARO - ViaAL Boccaccio 35 SAN(VE) VITO Contatti: ziato; Tel: +39 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it d’incontro e scambio, per l’ente locale Contatti: TAGLIAMENTO – Via Boccaccio 35 –73815 Sede: Portogruaro (VE) Tel. +39 0421 - Fax (VE) Via Boccaccio 35 +39 0421 72566 Sede: Portogruaro e per tutte le associazioni del territorio Tel: +39 0421 73815 Tel: – Fax 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it +39+39 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it portogruaro@britishinstitutes.it Lugugnana che organizzano incontri e corsi di vaContatti: Tempo scuola: rio genere, offrendo per tutto l’anno i Sede: Portogruaro (VE) – Via Boccaccio 35 CESAROLO Tel: +39 0421 73815 – Fax +39 0421 72566 – portogruaro@britishinstitutes.it T.O: 30 ore con lingue straniere Inglelocali, le attrezzature e le palestre. se e Tedesco o Inglese potenziato; TP : 36 ore con lingue straniere Inglese e Tedesco o Inglese potenziato e Contatti: 2 rientri pomeridiani Sede: Portogruaro (VE) – Via Boccaccio 35 TA B A C C HERIA - EDICOLA

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FUORI SCENA

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Quando la comicità si fa paterna. Gianfranco D’Angelo si racconta Al Russolo «Suoceri sull’orlo di una crisi di nervi», in cui l’attore recita accanto alla figlia

Ritiene che il mestiere di attore comico abbia una valenza sociale? Non mi sento un benefattore, ma per chi fa il mio lavoro è una grande soddisfazione riuscire a far ridere gli spettatori, a distrarli, almeno temporaneamente, dai problemi quotidiani. Lei è un comico solo sulla scena o anche nella vita? Sono una persona allegra, ironica ed estroversa anche nella vita privata: caratteristiche che ho portato, ed affinato, nel mio lavoro. Dunque comici si nasce? Sì, il talento comico è innato. Se una persona lo possiede può affinarlo e migliorarlo con l’apprendimento di alcune tecniche, ma se non lo possiede è molto difficile che possa imparare questo mestiere. C’è una differenza tra come si ride oggi e come si rideva nel passato? No: cambiando i costumi, le abitudini di vita, la situazione politica, cambiano gli argomenti, ma i meccanismi del ridere sono sempre gli stessi. Forse negli anni Ottanta la comicità era più semplice, mentre oggi è un po’ più demenziale; ma questo non è sempre vero. Preferisce recitare in teatro, al cinema o in tv? In teatro, perché il teatro è la forma più vera di recitazione: la verifica è immediata e il bluff è nullo. Le è mai capitato che le scappasse da ridere sulla scena? E come fate voi co-

mici per evitare che succeda? Sì, mi è capitato, ma non è durato più di qualche secondo. Per evitare che succeda io cerco di pensare ad altro, non a quello che sto dicendo. Ma il self control qualche volta si indebolisce. Se succede comunque non è un dramma: si ride e basta. Come ricorda «Drive In»? È stata una trasmissione di grande successo, che ha cambiato il varietà televisivo degli anni Ottanta e della quale serbo un ricordo molto bello. Nei cinque anni in cui è andato in onda il programma ho interpretato seicento o settecento personaggi (tra gli sketch più indimenticati, i “Pippo pippo pippo” del Tenerone e gli “Has-has-has Fidanken” con cui il signor Armando esortava la sua impassibile cockerina, ndr). Tra i molti ruoli interpretati nella sua carriera, qual è quello che le è piaciuto di più? La parte che ho recitato ne «Il padre della sposa». Era il ruolo di un padre legato alla

famiglia, molto ragionevole, nel quale prevaleva l’amore. Dei panni che torna ad indossare in «Suoceri sull’orlo di una crisi di nervi». Qual è il messaggio della commedia? La non violenza. In questo spettacolo recita insieme a sua figlia Simona. Le sue due figlie sono entrambe attrici. È stato lei a trasmettere loro la passione per la recitazione? Non direttamente, in quanto non le ho mai spronate ad intraprendere questo mestiere, che può dare grandi soddisfazioni, ma anche grandi delusioni, perché non tutti quelli che lo scelgono riescono a far emergere il talento, ad arrivare alla notorietà o ad avere un lavoro continuativo. Certo una parte nella loro scelta può averla giocata l’emulazione. Oggi do loro dei consigli, ma sono gli stessi che do anche ad altri attori. In ogni caso sono molto soddisfatto di

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loro, perché sono molto preparate e lavorano con molta serietà. Che effetto le fa recitare accanto a sua figlia? Se recitiamo nei ruoli di padre e figlia, come è già avvenuto ne «Il padre della sposa» e in «Un giardino di aranci fatto in casa», tutto ci viene con più spontaneità e naturalezza. Ma il fatto che sia mia figlia non mi rende meno intransigente nei suoi confronti. La scena finale vi vede protagonisti di un intenso dialogo tra una figlia che si appresta a lasciare il nido e un padre che esprime la sua nostalgia. È un momento che ha vissuto anche lei? Ogni genitore ha vissuto o vivrà il momento del distacco dai figli. È un momento di verità, anche se poi, anche se se ne vanno o si sposano, i figli comunque ritornano. Cosa ne pensa del rapporto tra genitori e figli? I genitori devono avere molta comprensione nei confronti dei figli. Hanno il dovere di educarli, formarne il carattere, dare loro consigli, ma non devono essere possessivi, devono lasciarli liberi di fare le proprie scelte e cercare di comprendere che possono avere idee diverse dalle loro. Qual è il suo parere sul matrimonio? Il matrimonio è una tradizione legata alla nostra cultura cattolica: è un atto giuridico che consolida un’unione, nei confronti del quale non ho niente in contrario, anche se ritengo si possa essere uniti anche senza essere sposati. Nello spettacolo una coppia nasce mentre un’altra riflette sulla vita trascorsa insieme. Qual è la ricetta per far durare un’unione? Cercare di non vivere molto “attaccati”, lasciare degli spazi, per evitare che si crei l’abitudine.

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oltre confine

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Sesto al Reghena, comune antico ma giovane nello spirito c Torre di a

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ompless cesso al c

o abbazia

er gli abitanti della zona è semplicemente Siest, ma sulla carta geografica troviamo scritto Sesto al Reghena: è questo il nome del comune in provincia di Pordenone che si trova circa a 10 km da Portogruaro di cui ci occuperemo in questo numero. Facilmente raggiungibile attraverso l’autostrada A 28, la quale ha un’uscita che porta direttamente all’interno del centro abitato, e dalla linea ferroviaria Portogruaro-Casarsa, Sesto al Reghena è un comune di 6300 abitanti, situato a 13 metri sul livello del mare, e che si dipana in tre frazioni (Bagnarola, Marignana e Ramuscello) e ben dodici località, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. La storia di questo comune è antichissima, come testimonia il rinvenimento di alcuni reperti archeologici risalenti all’età pre-romana. Ma è all’età romana che dobbiamo l’origine del nome cui possiamo associare la funzione originaria del luogo: sesto infatti era il miglio della strada che portava da Concordia (Sagittaria) al Norico, una regione dell’Impero Romano situata più o meno a cavallo tra i territori attualmente austriaci, ungheresi, italiani e sloveni, e in quel punto era situata una stazione militare, come altre che era possibile trovare lungo il tragitto. Con l’arrivo dei barbari si poté assistere a un alternarsi di periodi di sviluppo economico e sociale (per esempio durante la dominazione longobarda) e periodi di declino, specialmente durante e dopo i saccheggi. Durante il Medioevo si assiste alla costruzione della città vera e propria: viene costruita l’Abbazia di S. Maria in Sylvis (chiamata così perché immersa nel verde di una selva) che tutt’oggi conosciamo, alla quale vennero annessi alcuni territori che, insieme a quelli originariamente di proprietà della famiglia degli Ezzelini, passarono sotto il controllo del Patriarcato di Aquileia. Dopo più di 350 anni di dominio della Repubblica Veneta, Sesto passò sotto il Regno LombardoVeneto, fino a quando non fu proclamata l’Unità d’Italia: nel 1867 il Friuli viene annesso all’Italia e Sesto prende il nome di Sesto al Reghena, aggiungendo così al numero scritto sulla pietra miliare della strada romana il nome del fiume che attraversa il comune. Ultimo, triste, evento di rilievo è stata la terribile alluvione del 31 ottobre e 1° Novembre 2010, che ha causato ingenti danni, per fortuna in via di risarcimento. Oggi Sesto al Reghena è un comune che si contraddistingue per l’elevata attenzione alle problematiche sociali e alle iniziative culturali, ed è inoltre un importante centro economico e sede di aziende operanti in molti settori. Guidato sin dal 2009 da una maggioranza di centro sinistra capitanata dal sindaco Ivo Chiarot, il comune è sede di ben 370 imprese pubbliche e private, che occupano circa 1700

le

A bbazia

Al confine tra Veneto e Friuli, scopriamo questo luogo ricco di storia e attività commerciali di Mirko Privitera

lavoratori. Tra le aziende più famose troviamo sicuramente le cantine di Ramuscello, conosciute in tutto il mondo per l’ottimo vino che viene prodotto attraverso le uve che maturano nel territorio; un buon modo per conoscerlo è partecipare alla Sagra del Vino che tutti gli anni, a marzo, permette di degustare anche la cucina tipica locale. La sagra però è solo una delle numerose manifestazioni che vengono organizzate durante l’anno. L’associazione Pro Sesto ne organizza numerose, fra le quali ricordiamo la Festa di Primavera (di cui nel 2010 si è tenuta la ventiduesima edizione) che vede protagonista lo sport, la musica, la storia e le arti in genere, con

un programma ricco di avvenimenti; il Friuli Venezia Giulia Jazz, o Friuli Jazz, un evento che vuole far conoscere ancora meglio tale genere musicale al grande pubblico; le mostre d’arte, tendenti a far risaltare anche il talento degli artisti locali (come ad esempio il sanvitese Michele De Agostini, artista di successo in Francia); locali sono anche le compagnie teatrali che hanno la possibilità di esibirsi grazie all’iniziativa “Teatro in Burovich”, all’interno dell’omonimo Auditorium Complesso, dove vengono organizzati spettacoli per un pubblico di tutte le età, a ingresso libero; lunghissimo è poi l’elenco degli artisti di fama nazionale e internazionale che si sono esibiti a

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Sesto (Franco Battiato, Ludovico Einaudi, L’orchestra Sinfonica di Stato di Bratislava) e alcuni di questi, Carmen Consoli su tutti, sono stati protagonisti di un’iniziativa interessante chiamata “Sexto 'Nplugged”: le esibizioni venivano effettuate senza la complessa struttura organizzativa tipica di un tour tradizionale, l’atmosfera diveniva più “intima” e le canzoni venivano suonate con strumentazioni essenziali, ottenendo un discreto successo di pubblico. Menzione speciale per un’attività sempre legata alla musica e a una frazione di Sesto al Reghena. Parliamo della “Società Filarmonica di Bagnarola” operativa da ben cento anni nella frazione di Bagnarola, la quale può vantare numerosi concerti in Italia e all’estero: un fiore all’occhiello per il comune e in particolare per la frazione, che può vantare citazioni sulla carta stampata e richieste di partecipazioni a varie manifestazioni nel territorio. Oltre alle iniziative culturali che, come abbiamo visto, non mancano, merita molta attenzione anche la parte legata al turismo e ai luoghi da visitare nel territorio di Sesto al Reghena. Nel capoluogo troviamo innanzitutto la già menzionata Abbazia di S. Maria e relativo secolare complesso abbaziale, costituito dalla torre di ingresso (unica arrivata a noi delle sette originarie), il massiccio campanile, il palazzo “della Cancelleria” e la Residenza Abbaziale, ora diventata il Palazzo del Comune. Oltre al Complesso, meritano una visita i prati Burovich posti a sinistra del Reghena, luogo dove è possibile trovare una ricca varietà di piante diverse, i contigui Giardini all’italiana e il vicino lago Premarine, circondato dal verde. Meritano attenzione ovviamente anche le frazioni, dove trovano posto chiesette piccole ma affascinanti a vedersi, e altre strutture interessanti tra cui la fontana di Venchieredo, cantata da Ippolito Nievo, la trecentesca Pieve di tutti i Santi di Bagnarola, la settecentesca e veneziana Villa Freschi a Ramuscello. L’invito è di visitare questo comune durante il corso dell’anno, e di informarsi sulle numerose possibilità di scoprire Sesto al Reghena attraverso il sito internet del Comune (http://www.comune.sestoal-reghena.pn.it) o tramite quello della Pro Sesto (www.prosesto.org).

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“Il Novecento a Portogruaro” Rivive un’epoca nel libro di un grande personaggio del territorio di Federico Guerrini

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i Ugo Padovese, della sua mirabile parabola professionale e umana, avevamo già parlato parecchi numeri fa. Da poco tempo, parte di quell’esperienza si è trasferita in un libro, “Il Novecento a Portogruaro” che sta avendo molti positivi riscontri. Dall’infanzia nelle baracche di “Mathausen” a Concordia, alla gavetta nel giornalismo, agli incarichi politici, Ugo racconta tutto con l’intatta passione di chi ha sempre amato la propria gente e il proprio lavoro, e con la schiettezza che può permettersi chi non si è mai venduto per un incarico politico o culturale. Non avrebbe senso qui fare un “riassuntino” del testo: il consiglio, del tutto personale, è di prenderlo e leggerselo; è un volumetto agile e godibile, 140 pagine che vanno via veloci, con qualche ripetizione qua e là. Interessa invece sottolineare la dimensione “etica” del lavoro di Padovese, come le battaglie con LT2 a difesa di Morsano al Tagliamento, per evitare la costruzione di una discarica in quella che doveva essere l’area di un parco ecologico. LT2 è una radio che resta ancora nel cuore di tanti portogruaresi, e non fu certo per poco successo di ascoltatori che nel 1996 fu costretta a sospendere le trasmissioni. Ma questa è un’altra storia, e la racconterà meglio l’autore in futuro, se lo vorrà. Nel libro, da gran signore, glissa un po’ sull’argomento: non è da lui commiserarsi, anche quando ne avrebbe tutto il diritto; anche la sua uscita di scena, all’epoca, avvenne senza rumore, sussurrata quasi per inciso alla fine dell’ultimo notiziario. Per noi, in un momento in cui tocca quasi vergognarsi di fare il mestiere di giornalisti, a causa di tanti colleghi che si sono prostituiti intellettualmente, il lavoro di Ugo resta un modello di giornalismo “sano” a cui ispirarsi. Questo non significa che l’autore abbia sempre ragione o che le tesi che sviluppa nel testo siano sempre condivisibili; ma sono esposte sempre con onestà e senza doppiezza. Prendiamo il caso dell’ex raffineria dell’Eni, a cui Padovese dedica molto spazio. I più giovani probabilmente non sanno che all’inizio degli anni ’70, nell’area di Lugugnana, dove oggi sorge il parco di Pirelli Re, doveva essere costruito un grande impianto della maggiore industria petrolchimica italiana, un impianto che secondo le stime dell’allora sindaco Maganza, avrebbe potuto dar lavoro a 400 operai e altre 1.000 persone dell’indotto. Sarebbe stato un impianto a capitale pubblico, statale, quindi relativamente sicuro e non a rischio delocalizzazione. Ma la cultura del “no se pol” non alberga solo a Trieste. Contrari erano i comunisti, che proponevano un’alternativa arcadica di riqualificazione agricola, contrari i contadini, che temevano di perdere terreni. E contrari i soliti possidenti, commercianti e operato-

ri turistici, a cui lo sviluppo industriale avrebbe tolto il controllo del territorio, e la possibilità di attingere a un vasto serbatoio di manodopera a basso costo per la stagione estiva. Alla fine, malgrado tutti i gruppi politici in Consiglio comunale, comunisti a parte, avessero votato a favore, l’Eni si stancò di tante lungaggini e se ne andò altrove, lasciando i locali a crogiolarsi nel loro comodo piagnisteo da zona depressa. Oggi che le poche industrie rimaste stanno chiudendo o delocalizzando (come il Linificio), e che, dopo 40 anni, i giovani sono ancora costretti per lo più ad emigrare altrove per lavorare, sarebbe bello rintracciare coloro che affossarono lo sviluppo e chiedergli di assumersi le loro responsabilità. Ma torniamo al libro. Memorabili sono le pagine che riportano in vita altri modi di essere e

di sentire, i vecchi mestieri scomparsi e le cerimonie sacre. Come le “rogazioni”, che non compaiono più nei riti della Chiesa locale. Erano processioni accompagnate da particolari preghiere e canti che si facevano nella campagna per impetrare da Dio i doni dei frutti

in un momento in cui tocca quasi vergognarsi di fare il mestiere di giornalisti, a causa di tanti colleghi che si sono prostituiti intellettualmente, il lavoro di Padovese resta un modello di giornalismo “sano” a cui ispirarsi

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della terra il lunedì martedì e mercoledì prima dell’Ascensione. Gli agricoltori permettevano il transito attraverso i loro campi e questi erano chiamati i “passi” delle rogazioni. Lo sguardo dell’autore accompagna affascinato i celebranti, queste figure arcaiche e un po’ misteriose, che scomparivano fra la vegetazione salmodiando in latino. Belli sono anche i quadretti più personali, come il corteggiamento della futura moglie, discreto e taciuto come si usava all’epoca; sono pagine di grande delicatezza e pudore. “Sostavamo per un aperitivo dolce come l’aria soffice e tranquilla di un pomeriggio dell’estate morente. Fu facile capire per entrambi che potevamo ormai darci del tu”. Frasi che valgono interi libri. Si capisce anche, leggendo il racconto della giovinezza di Padovese, la fatica che doveva fare chi proveniva da una famiglia non ricca per studiare e farsi strada, senza scuole superiori pubbliche e con l’Università che rappresentava un investimento troppo ingente per la maggior parte delle famiglie. Se non fosse stata frenata dalla necessità di dover andare a lavorare molto presto per mantenersi, chissà dove si sarebbe potuta spingere la biografia, già di tutto rispetto di Padovese. Se un appunto si può fare al libro, è quello di non seguire una scaletta precisa, ma di seguire uno stile abbastanza contorto, con molti passaggi di tempi e situazioni che si accavallano e rendono a tratti difficile seguire la narrazione. Un “difetto”, se così si può definire, di cui peraltro l’autore è ben consapevole: “la mia non è una storia ufficiale, asettica – afferma in chiusura del testo – ma un disperso ed emozionato coacervo di ricordi (…) Le datazioni le lascio agli storici esperti che a fondo pagina indicano le pezze di appoggio (…) senza doversi sforzare di far balenare sentimenti di qualsiasi specie. Nel Novecento invece i sentimenti avevano più valore delle cose”.


l’acquolina in bocca

marzo/aprile 2011

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PRAMAGGIORE: cinquant'anni di concorsi enologici La Mostra Nazionale dei Vini di Pramaggiore, nata nel 1946, celebra quest'anno il 50° Concorso Enologico Nazionale

di Giampiero Rorato

P

ramaggiore, piccolo comune dell'entroterra veneziano, ha il vanto di aver organizzato, primo in Italia, un Concorso Enologico Nazionale, per mettere a confronto le migliori produzioni della Penisola, ponendo in luce le aziende tecnologicamente più avanzate, capaci di produrre vini in grado di entrare nell' alta ristorazione italiana e internazionale e soddisfare anche i palati più esigenti. Era l'anno 1961 e da 15 anni, in occasione della festa del Patrono San Marco, celebrata il 25 aprile, si teneva a Pramaggiore, fin dai tempi della Serenissima, una frequentatissima sagra paesana, che dal 1946, esattamente un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, s'era arricchita con una Mostra dei Vini, cresciuta in pochi anni tanto da assurgere a livello nazionale. Nel 1961, le autorità locali, in stretta collaborazione con la Provincia di Venezia, decisero di qualificare ulteriormente la manifestazione di Pramaggiore, organizzando un Concorso Nazionale allo scopo di favorire una seria emulazione fra i produttori finalizzata all'innalzamento della qualità. Fu l'inizio di una lunga serie di Concorsi Nazionali che arriva quest'anno a segnare la 50° Edizione. Verso la fine degli anni '70, la Mostra Nazionale Vini ha compiuto un ulteriore passo in avanti per una migliore qualificazione del Concorso stesso, affidando all'Associazione Enologi ed Enotecnici Italiani la gestione dei concorsi. Da allora il presidente delle Commissioni d'assaggio è il dottor Giuseppe Martelli, Direttore generale dell' Assoenologi.

Con questa Associazione, determinante per conservare e migliorare la qualità del vino italiano, i Concorsi Enologici di Pramaggiore, si sono sempre svolti secondo la severa normativa statale di settore, come prevede anche l'Autorizzazione Ministeriale. Recentemente, Giuseppe Martelli, parlando del Concorso Nazionale di Pramaggiore, ha voluto ricordare "l'importante ruolo che esso ha svolto nella seconda metà del secolo scorso e che continua a svolgere, al servizio del vino italiano che, grazie anche a strumenti come questo, ha conquistato un suo prestigioso primato nel mondo". "A Pramaggiore" - ha precisato il Presidente Moretto - "le Commissioni giudicatrici si riuniscono ogni anno nella prima settimana di marzo, per cui il nostro è il primo appuntamento annuale per il vino italiano ed offre quindi al mercato la prima selezione ed è anche per questo e per la serietà e validità delle classifiche, garantita dalla gestione dell' Assoenologi, che gode di molto prestigio fra i produttori italiani che poi si ritrovano al Vinitaly dove molti hanno la conferma dall' eccellenza dei propri vini." Dalla festa paesana di San Marco del 25 aprile 1946 all'edizione di quest'anno, la 65a della sua storia, la Mostra Nazionale Vini di strada ne ha percorsa tanta ed è ancora piena di vitalità e di innovazioni. Dal 16 aprile al l maggio 2011, la Mostra Nazionale dei Vini organizza la "Campionaria" con i Vini italiani pervenuti al Concorso Nazionale, aperta ai produttori, ai tecnici, ai ristoratori, e a quanti vogliono conoscere il meglio della produzione enologica italiana.


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intervallo

marzo/aprile 2011

Con rispetto parlando… Viva l’Italia! di Luciano Guareschi

La “carriera” dei Savoia

Vittorio Emanuele II il re Galantuomo

Umberto I il re Buono

Vittorio Emanuele III il re Sciaboletta

Umberto II il re di Maggio

Vittorio Emanuele il principe del Pisello

Emanuele Filiberto il principe delle Olive

Giuseppe, festeGGevai anche tu la Giovnata dell’unità d’italia?

no te vedi che me son anca petà taa fronte la cocarda dei tre coòri?

Il 17 marzo sarà celebrato il 150° anniversario dell’Unità Nazionale. Italiani, siate seri: andate a lavorare!

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T oen i B e p i

mussi de san nicoò


lettere

marzo/aprile 2011

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dai nostri lettori

“Perché quel leone?” Carissimo Luciano, sono onorato di essere stato oggetto della tua penna, e ti ringrazio innanzitutto per gli auguri, sempre graditi, ancor più se ricevuti da una persona dalla gentile ironia e intellettualmente onesta come te. Di questi tempi ce n’è bisogno, eccome se ce n’è bisogno, di auguri, di sana ironia e di onestà intellettuale, e anche di qualcos’altro, ma è meglio tralasciare. Mi tocchi sul vivo. Capisco che qual “gattone solitario” miri quel, anche tuo, leòn, che giustamente nulla ha di un leone da savana, come fosse un gatìn. Mi corre obbligo però ricordare, non solo a te in verità, che ogni leòn, o gatìn che sia, è figlio della sua epoca o, se vuoi, ogni epoca ha avuto i suoi leoni, più o meno gatìn, o da savana o umanizzati. Se tu fossi stato presente alla conferenza “Perché quel leone?” del 5 dicembre u.s. avresti ascoltato, non da me, ignorante in materia come una capra visto che di animali parliamo (non è il mio mestiere disquisire su questo ma ne favorisco le opportunità di confronto), ma dall’esponente della Soprintendenza, le motivazioni che hanno suffragato sia la scelta primaria di autorizzare l’integrazione dell’edicola con una nuova opera scultorea al posto di quella divelta, non più fluviale (nel senso che non è nel greto del Lémene), Progetto2_Layout 1 10/03/11 18.52 Pagina 2 sia la “obbligata” scelta stilistica

della statua, posto che se n’è autorizzato il reintegro. Sinteticamente, una volta approvato il progetto era da scegliere quale fosse il leone stilisticamente più compatibile con il sito dove si andava a intervenire. La scelta è stata quella di realizzare un leone cinquecentesco, coevo dell’edicola, quindi con le caratteristiche dei leoni rinascimentali, più gentili ed eleganti, meno leoni da savana e più antropomorfi, a differenza dei leoni ottocenteschi che erano rappresentati con caratteristiche decisamente zoomorfe, quindi più aggressivi e rozzi. Nel libro dell’autorevole dr Rizzi, da te citato, c’è tutta l’iconografia dei leoni di San Marco censiti nei territori appartenuti alla Serenissima, e di leoni che somigliano a tutt’altro meno che a leoni ce ne sono tanti (babuino, gatto, civetta, gallina…): sono bellissimi, meravigliosa impronta indelebile e carta di identità dello stile che caratterizzava l’epoca nella quale vennero realizzati e della mano che li ha interpretati. D’altra parte è così che non esiste “il leone” di San Marco ma esistono “tanti leoni” di San Marco. Li ammiriamo tutti, fanno parte della storia, come anche il nostro e tuo bel gatìn. Michele Lipani Capo delegzione FAI Portogruaro Caro Michele, ottime e condivisibili le tue motivazioni, ma tu sai bene che la mia critica non era diretta alle fattezze del leon (o del gatin…), ma alla decisione di riprodurre la statua invece di prendere in considerazione una seria ricerca dei frammenti dell’originale abbattuto – sicuramente sprofondati nella melma del Lèmene – tramite le avanzatissime tecnologie oggi disponibili. Bisogna avere il corag-

gio di ammettere che l’indagine di anni fa fu condotta con mezzi a dir poco ridicoli.

Resto a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento o informazione, ovviamente.

L.G.

Cordialmente, J.C

A proposito di rom Gentile Portogruaro.Net, da Cross-Cultural Consultant, quale sono, vi scrivo con non poca delusione in merito al vostro articolo sui Rom. In quanto esperta di Balcani ed etnie, nonchè residente per lungo tempo in Kosovo, vorrei farvi presente che, con il termine Rom si va ad indicare una comunità specifica itinerante, di origine est-europea. Dove, niente o quasi ha a che vedere con il Kosovo, regione a statuto speciale serba, non ancora riconosciuta come stato indipendente da diverse potenze mondiali. Il popolo rom è quindi un "entità" indipendente e slegata da stati o regioni superiori a loro, e ad essi, quasi o per niente si rifanno. Il voler relegare i rom ad una nazione è un modo prettamente occidentale di agire, dove, nella maggior parte dei casi, si va ad errare e non a migliorare i loro modi e le loro tradizioni. Presentare la situazione dei rom nel modo in cui lo avete fatto voi è veramente errato. Esso porta infatti gli utenti a credere ancora a realtà e fatti che non sono reali, quali: kosovaro = rom. Dove di fatto, non lo è. La realtà del Kosovo è una realtà così particolare che chi non vi è mai stato, con fatica riesce a capire e scrivere riguardo certe tematiche. Ora, per questioni temporali non ho modo di poter far presente le mie conoscenze, ma questo è il mio campo e vedere che Portogruaro, ancora si permette di poter sbagliare articoli di un certo peso, mi rammarica.

Gentile Signora J. C., ci fa piacere che il nostro articolo sia stato letto anche da un’esperta della cultura Rom quale è Lei. Nel pezzo – per il quale peraltro abbiamo ricevuto con molto piacere l’apprezzamento della storica Imelde Rosa Pellegrini, che ai Rom ha dedicato vari studi e che è attiva da anni nella difesa dei diritti di questo popolo – non si lascia intendere da nessuna parte, come lei invece obietta, che i Rom proverrebbero solo dal Kosovo, ma anzi, nel riportare i dati nazionali pubblicati da «Il Sole 24 ore» e quelli provinciali dello studio effettuato dal Coses, viene fatta una distinzione tra i Rom provenienti dal Kosovo e quelli provenienti da altri paesi della ex Jugoslavia. Il fatto che l’intervista sia stata fatta ad un giovane Rom proveniente dal Kosovo è dovuto alla segnalazione, da parte di alcuni volontari, della disponibilità di questo ragazzo a raccontare l’esperienza propria e della propria famiglia. Ovvi i limiti dell’articolo, che, in quanto indagine giornalistica – con tempi e spazi giornalistici – non aveva la pretesa di essere un saggio sulla storia e la cultura di questa etnia sparsa tra i paesi dell’Europa centro-orientale, ma solo il più modesto proposito di fornire dei dati locali, con le difficoltà del caso, e di accennare, in modo inevitabilmente superficiale rispetto alla complessità delle situazioni reali, alle principali problematiche incontrate da questa popolazione nel territorio del portogruarese. Cordialmente, Georgia Schiavon


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