Portogruaro.Net Magazine

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settembre/ottobre 2010 Stampato in 11.000 copie e distribuito gratuitamente casa per casa a Portogruaro e frazioni

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OLTRE CONFINE Teglio Veneto: da Eticamente ai Prati della Pars, dalle barchesse ristrutturate del centro storico al palio dei mussi, un borgo tutto da scoprire. Pag. 6

IL PERSONAGGIO Vittorio Menditto: la pittura come passione e come regola di vita, per superare qualsiasi ostacolo, anche un grave incidente, e vivere una vita "piena". Pag. 11

NOTIZIE DAL FORUM

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È inutile negarlo: sarà stata l’estate o semplice disinteresse da parte dei lettori, ma il forum langue da un po’. L’ultimo messaggio è di Dreonar, polemico contro presunti atteggiamenti del sindaco di Portogruaro. Nodo del contendere, l’incarico di direttore della galleria Ai Molini di Portogruaro; secondo il forumista non si sarebbe fatto abbastanza per pubblicizzare il relativo avviso: “Io, per esempio – afferma Dreonar - non ne ero a conoscenza. Non ne sarei stato interessato ma il punto è che non ne ero a conoscenza sicuramente perchè probabilmente non si sono rispettati i tempi e forse le modalità per portare di buon tempo a conoscenza dei cittadini che si poteva, per chi lo volesse, partecipare a quel bando”. Il sindaco e l’assessore Foschi hanno comunque confermato che tutti gli interessati al posto erano a conoscenza dell’avviso. Ogni numero di Portogruaro.Net Magazine viene distribuito in 11.000 copie in modo capillare, casa per casa, nel Comune di Portogruaro e nelle frazioni. Stiamo perfezionando ancor più il nostro già efficiente sistema di distribuzione. Se non lo trovi nella tua cassetta della posta, segnalacelo telefonando allo 0421 280444 o inviando una mail all’indirizzo: magazine@portogruaro.net. Grazie della collaborazione!

L'ACQUOLINA Una tradizione culinaria molto antica e sentita quella del pane e dei dolci veneti con una grande varietà di ricette, dalle "bighe" al Tirami Su. Pag. 12

SPORT Per gli appassionati di motori, nel portogruarese e dintorni si trovano diverse piste e scuole di pilotaggio dove fare pratica e divertirsi. Pag. 13

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EDITORIALE

Portogruaro, che spettacolo! Al teatro comunale, scocca l’ora della nuova stagione con 33 spettacoli per accontentare ogni palato... e il Centro Culturale RUA presenta la Scuola di Teatro “Teatrino Randagio” di Maurizio Pertegato

TEATRO RUSSOLO AL VIA IL 14 OTTOBRE

E’ uno dei massimi eventi culturali della città, un fiore all’occhiello per qualsiasi territorio che ospiti una struttura di questo tipo. La nuova stagione del Teatro Comunale Luigi Russolo, presentata nei giorni scorsi, vede un fiorire di spettacoli in grado di accontentare anche i palati più esigenti. Si tratta di 7 cartelloni per un totale di 33 spettacoli, con tanti interpreti di qualità per validi autori sia di ieri che di oggi. Con una partecipazione che dal Veneto si estende all’intero Paese, per sconfinare in Europa e anche negli altri Continenti. Si comincia giovedì 14 ottobre con l’opera lirica, che quest’anno vedrà impegnati l’Orchestra di Padova e del Veneto e i giovani cantanti del Laboratorio di lirica della Fondazione Santa Cecilia diretto da Claudio Desderi nel Don Giovanni di Mozart. E dopo una delle opere più famose di tutti i tempi, vedrà il via un viaggio lunghissimo e dalle mete imprevedibili: si passerà dal Goldoni di Toni Servillo all’Aldomovar di Elisabetta Pozzi, da Simone Cristicchi al Beethoven del pianista Howard Shelley, dalle canzoni dell’anarchico dissidente russo Vysotsky interpretate da Eugenio Finardi alle musiche per il film muto Sangue e Arena composte ed eseguite dal Marco Tamburini trio. Previste, anche quest’anno, risate “con classe”: Ale e Franz, Manera, Bergonzoni e la coppia Gianfranco D’Angelo ed Eleonora Giorgi. E ancora vedremo Iacchetti e Covatta impegnati, insieme, in un testo divertente e profondo di Francesco Brandi che ha vinto il Premio Flaiano. Poi voleremo nella Napoli di Aldo Giuffrè e lo confronteremo col dialetto veneziano di Gino Rocca e il suo capolavoro “Se no i xe mati…” interpretato da Virginio Gazzolo. In punta di piedi passeremo da Massimo Dalla Mora e i ballerini della Scala, allo Schiaccianoci per giungere ad un mix irresistibile tra le canzoni di Ligabue e le coreografie di Bigonzetti nello spettacolo Certe Notti dell’Aterballetto. Avremo anche un grande poeta in scena, Erri De Luca che allestirà dal vivo, attraverso un originale gioco drammaturgico, il suo capolavoro “In nome della madre”. Questo e tanto altro ancora con grande attenzione alle famiglie e alle giovani generazioni, fin dalla più tenera età: anche quest’anno non mancheranno il cartellone “Giovanissimi”, con gli spettacoli della domenica pomerigio , il cartellone “Teatro Scuola” e i progetti “Scopriamo il teatro” e “Operina Corale”, iniziative pensate per alunni e insegnanti di scuole di ogni grado. I nuovi abbonamenti sono partiti già dal 18 settembre per Lirica e concertistica, Danza e balletto e Prosa e dal 25 settembre per Cabaret, Altra Musica e Giovanissimi. Di estremo rilievo anche il periodo che va da sabato 9 a giovedì 21 ottobre: in quei giorni sarà attivo “Il mio abbonamento”. Attraverso una nuova formula, sarà possibile creare un abbonamento

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settembre/ottobre 2010

personalizzato, scegliendo a prezzi vantaggiosi almeno quattro tra tutti gli spettacoli della stagione (ad esclusione del cartellone “Giovanissimi”). Si registra, quindi, un grande dinamismo per il nuovo teatro portogruarese, che nella scorsa stagione aveva registrato consensi molto elevati, con quattordicimila spettatori, a conferma di una grande attenzione del pubblico nei confronti dello spettacolo dal vivo; un’attenzione che, anche grazie alla varietà di spettacoli proposti, arriva da ogni fascia d’età, bambini compresi.

APRE IL CENTRO DI RICERCA ESPRESSIVA E CREATIVA

Si inaugura in questi giorni - il 25 settembre - a Portogruaro il Centro Culturale RUA, dove saranno presentate le attività e i progetti per l'anno 2010-

2011. Il centro, nato dalla sinergia di alcune importanti realtà associazionistiche locali (OfficineDuende, Teatrino Randagio, Cooperativa l’Arco, Rizoo) ospiterà la Scuola di Teatro "Teatrino Randagio", la Scuola di Piccolo Circo, laboratori di musica creativa e danza contemporanea e acrobatica, stage di improvvisazione corporea, stage di voce e respiro e di canto, corsi di yoga, ludoteca e atelier d'arte per ogni età con percorsi speciali per le famiglie, per la gravidanza e la nascita, per la diversabilità (con l’ausilio di teatroterapisti, musicoterapisti ed educatori). Sarà inoltre sede di produzioni teatrali professionali, residenze creative e scambi culturali. I corsi inizieranno nel mese di ottobre. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.centrorua.blogspot. com.

SOMMARIO EDITORIALE Teatro e spettacolo

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IN COPERTINA Lavoro sommerso

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OLTRE CONFINE Teglio Veneto

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DALLE AZIENDE English in Action Asvo Maico

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duri i banchi Liceo Marco Belli

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il personaggio Vittorio Menditto

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L’ACQUOLINA Pane e dolci

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SPORT Passione motori

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Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 22/09/2010 Reg. Trib. di Venezia - n.10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: via Spalti, 7 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Maurizio Pertegato Direttore Editoriale: Vincenzo Zollo

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Caporedattore: Federico Guerrini In redazione: Maria Gloria Amadei, Leandro Costa, Deborah Cuzzolin, Filip Gavran, Luciano Guareschi, Mirko Privitera, Georgia Schiavon, Dario Schioppetto, Stefano Zollo Responsabile informatico: Elvis Verardo Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata in alcun modo, incluse le inserzioni pubblicitarie che sono di proprietà dell’editore che ne vieta la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo. Manoscritti, fotografie e disegni anche se non pubblicati, non si restituiscono. Portogruaro.Net lascia agli autori degli articoli l’intera responsabilità delle loro opinioni; garantisce la riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo o telefonando alla redazione. Realizzazione Grafica: Studio Idee Materia Stampato da Centro Stampa Editoriale Distribuzione gratuita © Copyright 2005-2010 Portogruaro.Net by VISYSTEM. Tutti i diritti riservati

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IN COPERTINA

settembre/ottobre 2010

Lavoro sommerso: una realtà aggravata dalla crisi I sindacalisti del portogruarese: «Ispettori e controlli insufficienti in rapporto al numero di aziende» di Georgia Schiavon Festa d'Autunno ottobre 2010_Festa d'Autunno ottobre 2004 20/09/10 09:20 Pagina 1

L’

attuale crisi economica, come confermato da vari esponenti nazionali delle associazioni sindacali e di categoria, crea un terreno fertile per il proliferare del lavoro sommerso, un fenomeno che in Italia – lo ha sottolineato il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini in un articolo pubblicato nell’ultimo numero della rivista «Ricerca» – assume connotati più gravi rispetto agli altri paesi europei. Lo studio «La misura dell’occupazione non regolare», diffuso alcuni mesi fa dall’Istat, quantifica in 2 milioni 966 mila (qualche migliaio in più rispetto al 2008) le unità di lavoro (un’unità non corrisponde ad un singolo lavoratore, bensì ad un numero di ore lavorative annue equivalenti ad un’occupazione esercitata a tempo pieno) non regolari accertate in Italia nel 2009, costituite in netta prevalenza da posizioni lavorative dipendenti, per un tasso di irregolarità pari al 12,2%. Dai dati del 2007, gli ultimi disaggregati disponibili, le regioni meridionali risultavano le più colpite (con un tasso di irregolarità del 18,3%), quelle del nordest le più virtuose (8,6%). Nel 2009 in Veneto, dove la crisi ha tolto il lavoro a trentatremila persone, le posizioni lavorative irregolari accertate dagli ispettori delle Direzioni Provinciali del Lavoro sono state 13.642, 3.492 delle quali in nero. A 284 delle 11.058 aziende ispezionate è stata inferta la sospensione di attività, provvedimento adottato qualora venga riscontrata una percentuale di lavoratori in nero pari o superiore al 20% o si attestino gravi e reiterate violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. Le posizioni lavorative irregolari accertate in provincia di Venezia sono state 2.618, delle quali 869 in nero (il 33,2% del totale), su un totale di 13.312 controllate: tra i motivi di irregolarità riscontrati, il non rispetto dell’orario di lavoro (731 casi), la dissimulazione di rapporti di

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lavoro subordinato sotto contratti di collaborazione (325 casi), l’illiceità dei contratti di appalto (140 casi), l’impiego di clandestini (40 casi), la non osservanza delle norme di sicurezza per le lavoratrici madri (40 casi), il lavoro minorile (10 casi). Nel primo semestre del 2010 su 4.838 aziende controllate in Veneto sono stati trovati 5.225 lavoratori irregolari, 2.091 dei quali in nero, e le attività sospese sono state 133. In provincia di Venezia, su un totale di 1.828 posizioni lavorative verificate, ne sono risultate irregolari ben 1.105, 674 delle quali in nero: tra i motivi di irregolarità, l’illiceità dei contratti di appalto (242 casi), il non rispetto dell’orario di lavoro (225 casi), l’impiego di clandestini (38 casi), la dissimulazione di rapporti di lavoro subordinato sotto contratti di collaborazione (19 casi), la non osservanza delle norme di sicurezza per le lavoratrici madri (18 casi), il lavoro minorile (7 casi). Anche nel portogruarese – dove secondo dati dell’Osservatorio Veneto Lavoro alla fine del 2009 gli iscritti ai centri per l’impiego come disoccupati disponibili risultavano 9.111, calati a 7.000 alla fine di giugno 2010 in seguito all’occupazione stagionale – la crisi, come affermato da esponenti locali delle diverse associazioni sindacali, ha influito sull’aumento del lavoro irregolare, fenomeno già di per sé diffuso in questo territorio come più in generale nel Veneto orientale. A detta di Lorenzo De Vecchi, segretario generale aggiunto della Cisl di Venezia, la sua incidenza nel portogruarese sarebbe favorita dalle caratteristiche del tessuto economico, costituito da piccole e medie imprese, nelle quali la presenza di lavoratori irregolari sarebbe più frequente rispetto alle realtà imprenditoriali più grandi: «Le grandi aziende – constata – oltre ad essere più controllate, hanno una cultura d’impresa che a quelle piccole manca». Un parere non condiviso dal direttore della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato) di Portogruaro, Loris Pancino, che replica: «Credo invece che proprio i titolari di piccole e medie imprese siano interessati a non perdere i loro dipendenti perché, essendo pochi, solitamente essi hanno acquisito un alto livello di specializzazione professionale. Per quanto ci riguarda sensibilizziamo i nostri iscritti ad una corretta applicazione dei contratti e li mettiamo al corrente delle conseguenze civili e penali previste per chi impiega lavoratori irregolari». Un altro fattore che incrementerebbe la presenza del problema nel portogruarese, secondo un’opinione unanimemente condivisa dai sindacalisti, sarebbe la realtà del lavoro stagionale estivo, che, come ogni tipo di lavoro temporaneo, è più soggetto all’irregolarità, nella fattispecie al lavoro cosiddetto “grigio”, ovvero parzialmente sommerso. Tra le fasce della popolazione più interessate dal lavoro irregolare figurano gli stranieri, in particolare quelli privi di permesso di soggiorno, i giovani – entrambi soggetti “deboli” e quindi più facilmente ricattabili – ma


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anche i pensionati; tra i settori lavorativi più colpiti, il lavoro domestico, l’edilizia e i pubblici esercizi. Ciò che porta un lavoratore a svolgere un’attività lavorativa irregolare è la prospettiva di un maggiore guadagno immediato, l’accettazione delle condizioni poste dal datore di lavoro pur di mantenere il posto, ma anche la possibilità di continuare a beneficiare di ammortizzatori sociali quali indennità di disoccupazione, cassa integrazione o, nel caso di donne a carico del marito, assegni familiari. Essendo complice di una situazione illegale, il lavoratore solitamente non è portato a denunciarla, almeno fino a che essa non si volga a suo svantaggio. «Delle circa duecento vertenze di cui ci occupiamo annualmente – spiega Laura Calligaris, responsabile dell’ufficio vertenze della Cisl di Portogruaro e San Donà – non sono molte quelle legate a situazioni di lavoro irregolare. Tuttavia tra i casi che stiamo seguendo attualmente ve ne sono di eclatanti al proposito: tra tutti, quello di un’azienda del settore tessile di proprietà di un singolo imprenditore che per circa dieci anni ha fatto lavorare in nero i suoi dipendenti, una decina in tutto. Il fatto è venuto alla luce quando uno di loro è andato in pensione». Quando viene a conoscenza di una situazione di irregolarità in materia contributiva, l’ufficio vertenze generalmente cerca di concludere tra il lavoratore e il datore di lavoro una “conciliazione monocratica”. Tale strumento, alternativo alle vie legali, si è rivelato molto efficace ai fini dell’emersione del lavoro irregolare e del recupero dei contributi non versati, in quanto permette al datore di lavoro di pagarli senza essere sottoposto a sanzioni: la denuncia alla Direzione Provinciale del Lavoro e all’Inps scatta infatti solo nel caso in cui egli si rifiuti di collaborare. Un’altra circostanza che può portare all’emersione del lavoro nero è il verificarsi di un infortunio sul lavoro. «Recentemente gli accertamenti condotti in seguito ad un infortunio sul lavoro hanno portato alla scoperta che l’infortunato risultava assunto,

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quale unico dipendente dell’azienda, dal giorno successivo all’incidente», racconta Gianfranco Rizzetto, responsabile della Cgil del Veneto orientale. La direzione provinciale dell’Inail

tuttavia spiega che è raro – solitamente avviene solo quando il loro esito è molto grave o mortale – che si venga a conoscenza di infortuni sul lavoro in cui siano rimasti coinvolti lavoratori

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non in regola, in quanto non vengono denunciati né dai datori di lavoro né dai lavoratori infortunati e, nel caso questi ultimi necessitino di cure mediche, al pronto soccorso l’incidente viene spacciato per domestico. Non è certo la probabilità di incappare in controlli, scarsa dato il numero insufficiente di ispettori, a far desistere le imprese e le attività economiche locali dal rischio dell’impiego di lavoratori irregolari: «A fronte di sessantacinquemila partite IVA da controllare nel portogruarese e nel sandonatese (circa trentamila delle quali nel portogruarese), in questo territorio operano soltanto sei o sette ispettori dell’Inps, un ispettore Inail ed alcuni dei sette ispettori della Direzione Provinciale del Lavoro», rimarca Rizzetto. In epoca di precariato e lavoro saltuario la legge offre svariate modalità di regolarizzazione anche per rapporti di lavoro a breve termine o occasionali, tra le quali il part-time verticale, che permette di mettere in regola il lavoratore anche solo per pochi giorni alla settimana; i contratti a lavoro intermittente o a chiamata, che prevedono che il datore di lavoro convochi il dipendente solo quando necessario; i voucher, buoni lavoro per il lavoro occasionale di tipo accessorio, come le prestazioni domestiche saltuarie, il baby-sitting o l’insegnamento privato, utilizzabili da studenti, cassintegrati, disoccupati (anche percettori di indennità di disoccupazione) e pensionati. Spesso, tuttavia, tali opportunità di regolarizzazione si rivelano strumenti a doppia faccia, in quanto la loro applicazione si presta a facili raggiri. «In Italia – conclude De Vecchi – quello dell’evasione fiscale è un problema culturale. Senza dubbio la repressione è necessaria e i controlli andrebbero aumentati, ma quello che serve soprattutto è uno sforzo da parte del mondo imprenditoriale per un recupero di una concezione trasparente dell’economia. Se tutti pagassero le tasse ci sarebbe la concreta possibilità di un abbassamento della pressione fiscale e di un aumento delle retribuzioni e delle pensioni».


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oltre confine

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Teglio Veneto, alla ricerca della tranquillità perduta

Caratteri scorcio d el stico centro

Un piccolo Comune noto per l’intraprendenza dei suoi abitanti di Federico Guerrini

T

eglio Veneto, il cui nome deriva da quello della pianta del Tiglio, un tempo molto diffusa nella zona, è uno dei Comuni più piccoli del portogruarese, appena 2.276 abitanti, ma anche uno dei più graziosi. Il suo territorio si colloca come una sorta di cuscinetto fra Veneto e Friuli e la sua popolazione si divide abbastanza equamente fra “friulanisti” e sostenitori dell’appartenenza veneta. Questo ha portato spesso a tensioni, sfociando quattro anni fa in un referendum per il passaggio al Friuli che ha coinvolto anche vari Comuni limitrofi (Cinto, Gruaro, Pramaggiore) e in cui però a Teglio non è stato raggiunto il quorum necessario per la vittoria dei sì. Per lungo tempo, negli ultimi anni, lo sviluppo e la gestione del Comune sono stati legati a quelli della vicina Fossalta, con cui ha formato una Unione amministrativa che nel 2007 è stata ridimensionata e limitata soltanto ai servizi sociali e di polizia locale. Teglio fino a qualche tempo fa, veniva considerato uno dei Comuni “di sinistra” del Veneto Orientale, sotto la guida dell’ex sindaco Sandro Mestriner, confermato per due mandati. A giugno 2009 però l’amministrazione ha cambiato segno, con una lista civica di centrodestra guidata da Andrea Tamai che ha raccolto più del 60 % dei voti, il che ha portato poi all’elezione dello stesso Tamai come primo cittadino. Oggi Teglio, come dicevamo in apertura, è un Comune molto tranquillo e piacevole, ricco di testimonianze storiche e di ambienti naturali di pregio. Chi ama la bicicletta lo può raggiungere continuando il percorso ciclabile che dal mulino di Boldara passa per la storica fabbrica di cicli Gemmati dei primi del ‘900. Il nucleo originario del borgo antico è stato conservato e ristrutturato con attenzione mantenendo la sua architettura originaria: alcune storiche barchesse sono state trasformate in moderni loft, grandi saloni e ampie corti interne. Per quanto riguarda il resto del patrimonio edilizio, ricordiamo le quattro ville storiche costruite dalle famiglie veneziane con funzioni produttive, come case di rappresentanza o per la villeggiatura: la settecentesca Villa Rais, in via Roma, Villa Dell’Anna (XVII sec.) in via Parz,

Chiesa di San Giorgio

Villa Cecchinato con importanti elementi Liberty, in via Portogruaro, Villa Borghesaleo, nel cuore del borgo storico in via Pietro Gobbo. Meritano un cenno anche la chiesa di San Giorgio, al cui interno vi è un altare di legno in cui è incastonata la pala della Vergine del Rosario di Osvaldo Gortanutti (morto nel 1695) e il gruppo ligneo del 1600 con la Vergine e San Giovanni Battista ai piedi della Croce e il vicino oratorio, dove si racconta che i capifamiglia si riunissero per discutere dei problemi della comunità, impreziosito da una raffigurazione del Padreterno in trono del XVIII secolo e da una tela con la morte di San Giuseppe del 1738. Sul fronte ambientale, fra le aree più pregevoli figurano senza dubbio i Prati delle Pars, un’area suggestiva, situata

vicino al cuore del paese, che nel nome ricorda gli appezzamenti di terreno di proprietà comunale che venivano concessi in uso alle famiglie dei villaggi. Da qualche anno un gruppo di 300 residenti volonterosi, riuniti nell’associazione “Prati delle pars”, sta cercando di ridar vita all’ambito prativo di un tempo, precedente alla meccanizzazione selvaggia dell’agricoltura. Negli ultimi anni sono state impiantate delle siepi e formato uno stagno. Poi si è puntato a ricreare la ricchezza originaria delle piante e dei fiori, portando le sementi dal Friuli e fertilizzandole con concime naturale, ottenuto dai cumuli di sfalci erbosi e ramaglie, tenuti insieme da polvere d’alga, vulcano e argilla. Un lavoro lungo e difficile, ma

Dal 1919 la qualità delle cose fatte a mano Dalla passione del tegliese Umberto Gemmati per le biciclette e per la corsa nasce nel 1919 la Gemmati Velocipedi. Oggi prosegue la tradizione della famiglia Gemmati nella costruzione di city bike e biciclette da corsa con la stessa passione, professionalità e rispetto per la qualità.

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bello, che ha potuto contare anche sul sostegno e sulle donazioni di alcuni emigranti tegliesi che dall’estero continuano a ricordare e ad amare i prati della loro giovinezza. Il risultato è un’area piacevolissima da visitare o in cui effettuare escursioni. Un altro punto di forza di Teglio, e il motivo principale per cui questo piccolo Comune è conosciuto a livello nazionale, è la manifestazione Eticamente, che si svolge ogni estate nella frazione di Cintello. Le giornate di Eticamente sono sempre ricche di ospiti di caratura internazionale, soprattutto artisti, letterati “impegnati” che si esibiscono o dibattono di temi di stretta attualità come i diritti umani, la lotta alla criminalità e il risparmio energetico. La manifestazione è organizzata dalla Pro Loco di Teglio, che con un lavoro davvero ammirevole è riuscita a portare in questo piccolo angolo di Veneto Orientale tantissimi nomi noti: Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Alessandro Bergonzoni, Dario Vergassola, Hatidza Mehmedovic (rappresentante della Madri di Srebenica), Margherita Hack e molti altri. Un altro evento di rilievo, anche se più di ambito locale, è il Palio dei Mussi, di cui si è svolta pochi giorni fa la diciassettesima edizione. Oggi Teglio Veneto è un borgo residenziale con molte case storiche e palazzine ancora da ristrutturare e con un tessuto culturale molto vivace, ricco di associazioni di vario tipo. Per la sua tranquillità, unita alla relativa vicinanza ai Comuni più grandi come Portogruaro, quello di Teglio è un Comune molto adatto, piacevole e ameno. Un aspetto, quello della vita a misura d’uomo e dell’ecosostenibilità su cui il Comune punta molto. In ambito energetico è stato da poco avviato un primo progetto di riqualificazione pubblica con l’installazione di un impianto fotovoltaico sul plesso scolastico, per trasmettere energia pulita agli edifici comunali. Proprio per l’attenzione all’ambiente e alla qualità della vita, desta invece preoccupazione il possibile arrivo di una centrale a biomassa; non si conoscono infatti i dettagli del progetto, ma il territorio di Teglio sarebbe fra quelli su cui si sarebbe appuntato l’interesse di aziende interessate alla costruzione di un impianto simile a quello già previsto nella frazione portogruarese di Lugugnana.


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dalle aziende

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La scuola di lingue di Latisana redazionale a cura di m.g.a.

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a scuola di lingue English in Action con sede a Latisana opera sul territorio da più di 10 anni, con successo e qualità. Le proposte formative sono molte e interessano tutte le fascie di età. I corsi annuali YOUNG LEARNERS di lingua inglese per bambini danno l'opportunità ai ragazzi dai 4 ai 12 anni di avere un approccio diretto con l’inglese grazie all'apporto di insegnanti madrelingua che con professionalità e esperienza incoraggiano gli allievi a esprimersi in lingua. Per i ragazzi dai 13 anni in su vengono organizzati speciali corsi di 30 ore di grammatica e conversazione per il conseguimento dei Crediti Formativi di livello A2, B1 e B2. Per gli studenti universitari che devono conseguire i CFU vengono organizzati corsi specifici, di varia durata, per il conseguimento del Credito. Agli adulti viene dedicata la fascia pre-serale e serale con corsi a tutti i livelli, con lezioni tenute due volte a settimana della

proposte 2010-2011 durata di 1.30 ore ciascuna, per un monte ore di 80 annuali. Durante le lezioni si alternano gli interventi del madrelingua per la conversazione e dell'insegnante bi-lingue per gli approfondimenti di grammatica. In oltre a giugno di ogni anno si tiene l'Educational City Camp, proposta unica di Centro Estivo esclusivo in Lingua inglese a cui partecipano i ragazzi dai 6 ai 12 anni. Dal 2008, la scuola di lingue organizza soggiorni studio in Inghilterra, a luglio di ogni anno, per studenti delle scuole medie e liceali; in oltre per chi avesse speciali esigenze vengono anche organizzati soggiorni studio individuali, in Inghilterra, durante tutto l'anno, per giovani e adulti di tutte le età. Il programma per il prossimo luglio 2011 prevede due settimane di studio + 5 giorni extra di trekking nella bellissima e misteriosa Cornovaglia.

Per informazioni ed iscrizioni: ENGLISH IN ACTION Via Sottopovolo 87 LATISANA (UD) tel. 0431.512188 City Camp 2010 e U.K. 2009


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La

intervista il suo nuovo direttore

Il nuovo direttore dott. Peter William Lloyd assume l’incarico di guida nazionale alla R. Anzitutto una precisazione doverosa: è vero che sono un suddito di Sua Maestà, ma risiedo in Italia da decenni e mi considero cittadino italiano a tutti gli effetti. Il gruppo Maico mi ha scelto per la mia esperienza di lavoro in Italia e in campo internazionale. Il mio scopo comprende anche l’obbiettivo di far conoscere i risultati eccezionali che il sistema qualità Maico Italia ha dato in questi anni, con l’ambizione di internazionalizzare le nostre procedure rieducative.

Il nuovo incaricato dott. Peter W. Lloyd

Cari assistiti, sono il dott. Peter William Lloyd, dal 1° marzo 2010 ricopro la carica di Direttore Generale della Maico, che voi tutti conoscete bene quale azienda leader nel settore delle protesi acustiche dal 1937. D. Cosa spinge un cittadino di Sua Maestà ad affermarsi in Italia?

uno sconto del 20%

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la crescita tecnologica è continua, ma nulla, senza l’apporto umano dei nostri audioprotesisti. D. La Maico in questi anni ha realizzato molte novità nell’ambito degli ausili per i deboli di udito: ce ne saranno ancora? R. La Maico non si ferma mai. Proprio in questi giorni abbiamo lanciato il “sistema qualità” applicato agli apparecchi di nuovissima generazione. Per far si che tutti i deboli di udito possano avvicinarsi al mondo delle protesi acustiche ho deciso di prolungare anche per tutto questo mese, lo sconto particolare del 20%, con 4 anni di garanzia e pagamento dilazionato senza interessi.

D. Cosa accomuna Peter William Lloyd e la realtà delle protesi acustiche? R. Ho sempre lavorato nel mondo della sanità, spaziando dalla diagnostica alla chirurgia, e ho avuto la fortuna di contribuire all’introduzione in Italia di tecnologie innovative quali, ad esempio, le lenti intraoculari per l’afachia, gli stents coronarici, le lenti a contatto monouso: è quindi un universo affascinante perché attraverso scelte manageriali si può dare un aiuto concreto alle persone che soffrono. Il mondo dell’acustica ha un fascino particolare poiché

4 anni di garanzia

Sentire è un diritto di tutti! In questo momento particolare per l’economia, la Maico è accanto ai propri assistiti con prodotti di qualità e con la stessa cura di un buon padre di famiglia. In questa occasione ti è stato riservato fino al 27 di questo mese:

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pagamento dilazionato (zero interessi!)

Nino Benvenuti: ritorna a provare l’udito alla

Il campione: «una volta all’anno si deve fare la prova dell’udito» D. Sig. Nino Benvenuti la riscopriamo a provare nuovamente il Suo udito: come mai? R. Si deve fare la prova dell’udito minimo una volta all’anno: il nostro corpo cambia e la vita di oggi ci obbliga a tenerci in forma.

D. Ci incontreremo di nuovo il prossimo anno per la prova dell’udito? R. Certamente. Invito tutti quanti ad avvicinarsi al controllo dell’udito senza timori.

D. Molti pensano che l’udito sia il senso del futuro... R. Sono d’accordo. Viste le novità tecnologiche abbiamo la necessità di sentire, di capire, di ascoltare bene. Sentire è un’emozione.

“Fate come me: affidatevi alla MAICO per la prova dell’udito”

D. Quindi secondo Lei la perdita dell’udito è causa della diminuzione della qualità di vita? R. Penso che l’ascolto nutra la mente. Mi spiego: la musica è un’emozione, il conversare dà vita ad uno scambio di idee, il dialogo ci permette il confronto quindi sentire per esserci. D. Come mai è tornato alla Maico per il controllo dell’udito? R. Perché la qualità del servizio, la simpatia e la professionalità che ho incontrato mi hanno letteralmente conquistato. D. Nino Benvenuti campione di box e solidarietà... R. Lei si riferisce all’iniziativa di aiutare Emil Griffith contro il quale ho combattuto in epiche battaglie da Campioni... L’aiuto è un gesto da uomo. Molti amici si sono impegnati insieme a me nell’attuazione di questa iniziativa, colgo l’occasione per ringraziarli tutti.

Il campione Nino Benvenuti con i tecnici della MAICO.

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Orario: dal lunedì al venerdì 9.00-13.00 – 15.00-19.00


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DURI I BANCHI

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Il Liceo “Marco Belli” di Portogruaro” Una scuola per capire il mondo e la società di oggi

I

l Liceo “Marco Belli” a Portogruaro accompagna da decenni la storia scolastica di questa città, sin da quando, a partire dal 1934, con il nome di Magistrale Femminile “Sacro Cuore”, era scuola delle suore Orsoline. E’ dedicato a Monsignor Marco Belli, sacerdote (Portogruaro, 1857-1929), insigne studioso e docente di greco, latino, ebraico e lingue, autore di più di 110 pubblicazioni, che ebbe numerosi e prestigiosi incarichi in città, tra i quali Regio Ispettore Onorario dei monumenti e degli scavi di Concordia, Direttore Onorario del Museo Nazionale Concordiese, membro dell’Ateneo Veneto e Prefetto degli Studi del Seminario. La sua figura e i suoi interessi culturali, dediti all’educazione dei giovani, ai valori della società e alle lingue antiche e moderne come strumento di comunicazione fra i popoli, sono lo specchio anche della scuola di oggi a lui dedicata. L’Istituto Belli nasce nei primi anni Sessanta come Istituto Magistrale Statale, prima scuola superiore statale di Portogruaro, e in più di cinquant’anni dalle sue aule sono usciti diplomati che si sono avviati alle più diverse carriere: esso ha senz’altro contribuito a formare nell’ultimo mezzo secolo una buona parte del tessuto sociale e produttivo attivo nel nostro territorio. Nel 1998 il Belli si è proposto di innovare la sua identità, adottando due nuovi indirizzi di studio: l’indirizzo di Scienze Sociali, una novità per l’Italia, e l’indirizzo Linguistico Autonomo (1999), caratterizzato dall’assenza del latino e dalla presenza innovativa di tre lingue straniere dal primo anno di studio. Questa novità ha rapidamente cambiato fisionomia e dimensioni del Belli, che è passato da 516 studenti nel 1998-99 agli attuali 940. La scuola oggi offre due moderni e attuali indirizzi di studio, pressoché unici nel raggio di una cinquantina di chilometri: il Liceo Linguistico e il Liceo delle Scienze Umane con opzione Economico-Sociale. Sempre attenta al miglioramento continuo dell’organizzazione e della qualità, ha ottenuto nel 2008 la certificazione di qualità UNI ISO 9001-2000. Vi si insegnano in tutto 4 lingue straniere: inglese, francese, tedesco e spagnolo, e per tutte è possibile ottenere le principali certificazioni internazionali di tutti i livelli, oltre che frequentare corsi estivi di lingua e attività di insegnamento di materie curricolari in lingua straniera (CLIL, Content and Language Integrated Learning). Elemento caratterizzante delle Scienze Umane è lo stage curricolare, un breve periodo nel corso dell’anno scolastico durante il quale gli studenti escono dalla scuola e sperimentano sul campo in enti, cooperative sociali e strutture pubbliche e private del territorio (oltre 40 le convenzioni stipulate con esse) quanto appreso a lezione. Il Belli fa parte infine delle scuole che collaborano al progetto Microsoft Academy, e vi si possono conseguire le principali certificazioni informatiche. La scuola ospita oggi circa 70 allievi

di Dario Schioppetto

stranieri di più di 15 paesi diversi, ed è sede da molti anni di corsi di italiano per stranieri. Intensissima da molti anni la sua attività di collaborazione con l’estero, sia per le lingue che per le Scienze Umane: Germania, Austria, Croazia, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Svezia, Finlandia, Danimarca, Polonia, Canada, Stati Uniti sono i Paesi con i quali sono annualmente in corso rapporti di scambio di studenti e docenti. Il Belli collabora a numerosi progetti europei, e di alcuni è il capofila, come nel caso del proget-

to “Walls in Europe”, sui muri fisici e culturali esistenti ancor oggi tra popoli e paesi, che coinvolge Istituti superiori, allievi e docenti di Svezia, Germania e Polonia. Infine, negli ultimi anni, numerosi docenti dell’Istituto si sono perfezionati attraverso progetti europei trascorrendo periodi di formazione e training nelle scuole di colleghi di altri Paesi, mentre da numerosi anni la scuola ospita per un periodo di alcuni mesi all’anno docenti di paesi stranieri che entrano in contatto con la scuola italiana.

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Alla fine delle medie avevo optato per il liceo, confidando che l’indirizzo sperimentale linguistico del liceo scientifico mi sarebbe bastato. Invece no. Fortunatamente, in seconda capii che quello non era il posto adatto a me, e rivalutai daccapo le alternative. Tenendo conto del mio maniacale interesse per le lingue, il Marco Belli mi sembrò allora la scelta naturale: come avevo fatto a non pensarci prima? Ora sono in quinta e guardandomi indietro noto con piacere quanto l’Istituto mi sia venuto incontro in questi anni. La mia opinione riguardo alla scuola in generale resta sempre disillusa e scettica (eufemismo!), però devo riconoscere che lo “staff” del Marco Belli dimostra una sana conoscenza dei limiti della propria professione. Non si possono istruire ed educare tutti con uno schiocco di dita, né si può consultare un sensitivo per capire che cos’è meglio per ciascuno studente. Proprio per questo la flessibilità gioca un ruolo fondamentale. Oltre ai rispettivi stage, a entrambi gli indirizzi viene offerto un ricco e variegato menu di corsi e approfondimenti. In questo modo, ognuno è libero di scegliere in che cosa investire le proprie energie. Dovendo fare di tutta l’erba un fascio, è evidente come questa scuola sia gestita in maniera efficiente da persone che svolgono il proprio lavoro con passione. Ho più volte apprezzato la loro disponibilità ad adattarsi alle richieste, o perlomeno a fare un tentativo (che non costa nulla, ma è comunque merce rara). Quanto agli insegnanti, sono generalmente molto preparati, competenti e disponibili a soddisfare richieste o curiosità degli studenti, sempre in linea con il modello della scuola. Non so cosa ne sarà del Belli con questa riforma, e francamente non lo voglio sapere, perché quel che ho sentito finora mi fa venire una gran voglia di correre sempre in avanti, come la gazzella africana in quella famosa storiella. In ogni caso, sono sicuro che lo staff di cui sopra saprà limitare i danni, e continuare a offrire esperienze utili, così come ha fatto finora.

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il personaggio

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Quando l’arte riempie la vita: il percorso umano e creativo di Vittorio Menditto

Malgrado un incidente abbia paralizzato gran parte del suo corpo, grazie a uno speciale caschetto, alla famiglia, e ad una straordinaria forza interiore, Vittorio ha potuto esprimere il suo talento artistico di St. Zo.

vare un suo personalissimo stile. I primi quadri, infatti, sono nati con spirito di emulazione partendo dalle fonti più varie (quadri, foto, paesaggi); ora però le condizioni sono mature per elaborare uno stile individuale che Vittorio sta cominciando a sperimentare proprio in questo periodo. I soggetti dei suoi quadri spaziano lungo un ampio orizzonte e non fanno necessariamente capo ad un carnet fisso di riferimenti preferiti: “Quando vedo qualcosa che mi attrae, quando sento che quella cosa mi piace, allora la dipingo”. Le sue opere poi, oltre ad essere preziosa e personale creazione, nascono spesso destinate ad una persona in particolare, legata da un inossidabile rapporto col tema che Vittorio ha trasformato in arte. E se necessariamente di arte si parla riferendosi alle opere di Vittorio, la ri-

sposta che da lui si può cercare è quella inevitabilmente connessa alla domanda “Che cos’è l’arte?”. In un’epoca in cui molti non faticano a definirsi ‘artisti’ pur sapendo che ciò che fanno non è arte, Vittorio spiazza tutti con la consapevolezza di chi, invece, l’arte la vive tutti i giorni, come regola di vita, come fonte di ispirazione, come senso della quotidianità. Dice Vittorio “L’arte è il modo più bello e semplice di esprimersi, un qualcosa che viene da te, un qualcosa di tuo che solo tu metti ed esprimi come vuoi; dopo tutti gli altri possono dare un parere rispetto ‘a quello che vedono’, però sai solo tu come l’hai dipinta”. La pittura per Vittorio è dunque creazione personale, ma anche comunicazione. Esistono, infatti, molte lingue e molti modi per comunicare, e tra que-

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hi è Vittorio Menditto? “È solo un uomo, ma lo voglio raccontare, perché la gioia come il dolore si deve conservare, si deve trasformare” (Niccolò Fabi, Solo un uomo). È quel “solo un uomo” che lo rende grande ed affascinante: grande perché rivela una maturità inconsueta per la sua età, affascinante perché emana la consapevolezza di chi di strada ne ha fatta. Vittorio è un giovane di Sindacale come tanti, con i suoi progetti, le sue passioni ed ambizioni che un giorno, nel luglio 2006, a seguito di un incidente stradale, ha toccato con mano il senso del termine ‘cambiamento’, un cambiamento che è passato attraverso un lungo percorso di sofferenza. Da lì il passaggio in diversi ospedali, il coma farmacologico e l’inizio di un lungo iter riabilitativo per imparare a gestire la tetraplegia che dal giorno dell’incidente lo accompagna. È stato proprio grazie a questo iter che Vittorio, nel centro riabilitativo di Montecatone (IM), ha conosciuto Vincenzo Gualtieri, un pittore disabile ex ricoverato che, una volta a settimana, si reca al centro per insegnare ai ricoverati interessati l’arte della pittura e di molti altri piccoli lavoretti artigianali. Un giorno, passando per la camera di Vittorio, ne notò alcuni disegni e da lì nacque l’idea del “Vuoi provare?”. “Va bene, proviamo! Ma come faccio? Io non muovo le braccia” rispose Vittorio. La soluzione adottata fu quella di un caschetto a cui viene applicato il pennello; ed è così che si spalancò per Vittorio un mondo nuovo. Un incontro fortunato che ha generato ispirazione e voglia di andare avanti: questo a dimostrare il ruolo positivo e concreto che può giocare concretamente nella vita di ognuno di noi una persona di riferimento, un modello ispiratore che guidi i nostri percorsi ed orienti i nostri progetti. Un’amicizia, quella nata con Vincenzo, che continua tuttora, e che è stata in grado di far conoscere a Vittorio quell’arte pittorica che è poi diventata uno dei riferimenti più importanti delle sue giornate e di tutta la sua vita. La passione pittorica va di pari passo con lo studio di nuove tecniche che Vittorio sta cercando nell’obiettivo di tro-

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sti l’arte ha sicuramente un fortissimo valore simbolico, riuscendo a veicolare nel medesimo tempo più significati. Cosa ci vuole dire allora Vittorio attraverso i suoi quadri? Risponde “Ogni quadro ha un qualcosa di suo, qualcosa che voglio esprimere a qualcun altro; il bello è capire se gli altri riescono a vedere quello che io dico nel mio quadro”. Un po’ come ascoltare un amico raccontarsi, un po’ come sintonizzarsi su un canale forse non noto, un po’ come cercare un significato nascosto in un testo nuovo: questo e molto altro permette la visione di uno dei quadri di Vittorio. Alle volte non è detto che chi guarda possa ravvisare lo stesso significato voluto dall’autore: anche questa esperienza diviene possibile, aprendo l’incontro tra i significati posti da chi dipinge e quelli individuati da chi guarda. In questo percorso, e grazie all’aiuto di una zia, Vittorio ha incontrato anche la fede, vissuta come aiuto quotidiano nell’obiettivo di rendere più tranquilla e serena la vita di tutti i giorni, profondamente mutata a seguito dell’incidente. La sua storia ci richiede la necessità di avere sempre forza e disponibilità a farsi cambiare dagli eventi: bisogna sapere ripartire da capo e riprogettare. Ma come? Vittorio pone due condizioni essenziali: l’aiuto-presenza della propria famiglia e la forza in se stessi. Commenta infatti “Un grande aiuto l’ho ricevuto dalla mia famiglia, che sono fortunato ad avere”. Ma un aiuto esterno non basta: “ho visto molte persone che nonostante fossero aiutate e godessero di condizioni di salute migliori delle mie si buttavano ugualmente giù; bisogna invece anche avere forza dentro, e quando la si trova significa che già era presente, una persona forte la si vede subito”. L’energia ed il vigore emanati dai suoi discorsi ci invitano a ripensare a certe categorie studiate ad hoc in ambito accademico per definire la situazione vissuta quotidianamente da Vittorio e da molte altre persone. Che senso hanno termini come ‘disabili’ o ‘diversamente abili’, ad esempio? “Non saprei” risponde Vittorio “i ‘disabili’ hanno solo qualche funzione in meno, ma non serve un’etichetta per definirli, ognuno sa fare qualcosa meglio o peggio degli altri”. Siamo tutti diversamente abili rispetto a qualcun altro. Il futuro di Vittorio ha un obiettivo a breve termine, quello di concludere la scuola superiore con l’ultimo anno di studi. Poi, come tanti altri giovani, l’incertezza è un po’ dietro l’angolo: la pittura, però, rimane sempre e comunque una costante. Dopo quattro mostre ed un buon riscontro da parte del pubblico che ha potuto lasciare i propri apprezzamenti, auguriamo di cuore a Vittorio la possibilità di poter continuare nella sua attività pittorica, sia come passione che come attività lavorativa, nella speranza che chi guarda sappia ancora apprezzare ciò che è bello, tralasciando la futilità delle cose forse più immediate, ma che non lasciano il segno, come fa Vittorio.


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acquolina in bocca

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Pane e dolci di casa nostra Dalle ciòpe al tiramisù, tante ricette ricche di sapore

di Leandro Costa

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o letto che lo storico romano Plinio il Vecchio riteneva il pane dei veneti “figlio della pace”, tanto era l’amore che questo popolo metteva nella sua lavorazione e tanta la sua qualità nutritiva e gustativa da essere considerato “pane della prosperità” in contrapposizione al pane fatto in altre parti, chiamato “pane della crisi” che era un composto di patate, fave, zucche e segala, essiccato e conservato per mesi e mesi. Il pane veneto è stato da sempre un cibo dalla grande tradizione, tanto più nella Venezia Orientale. Viene preparato semplicemente con farina di frumento, acqua e sale, e poi, dato il clima umido della zona, viene ben lievitato e biscottato per renderlo conservabile; mentre quello condito con zucchero, uva passa e burro, a forma di focacce, era riservato per le feste importanti. Nelle sue tipiche ed originali forme, il pane nostrano ha una sua tradizione che parte da molto lontano, come quella dei bussolai, chiamati anche “pan biscotto” o “galete” che i veneziani usavano nei loro lunghi viaggi per mare; nelle case di campagna se ne faceva ogni 15 giorni una buona scorta, cotto nel forno a legna detto “bùsara” o “busa”. Fra i preferiti per qualità e bontà anche nei giorni nostri sono le ciòpe, pane di pasta dura dalla crosta croccante e dal caratteristico dorso a forma di banana o a forma di montasù con una pastella che sormonta ed incrocia un’altra, prodotto sin dal XVII secolo nei forni a legna; la rosetta che altri chiamano michetta e che deriva dalla “kaisersemmel” di origine austriaca, introdotta nel Veneto durante la dominazione dell’Impero Austro Ungarico, cava all’interno e dalla crosta croccante, riconoscibile dallo stampo a stella e con un cappelletto al centro; le spaccatine, una pagnottina di pasta morbida a forma oblunga ed il dorso inciso in senso verticale il cui nome d’origine era quello di biga, che richiama il simbolo sessuale femminile; e ancora gli apprezzati bibanesi, grissini a forma tozza conditi con olio e sesamo che si gustano volentieri anche fuori pasto. Una volta si diceva che “ tuto xe bon col pan”, tanto da essere accompagnato a ogni pietanza, addirittura con la frutta (pan e pomi o pan e perùssi) e mangiare pane costituiva pure un segno di distinzione rispetto alla classe operaia e contadina costretta a nutrirsi soprattutto di polenta. Il pane poi non veniva mai buttato via ed anche in cucina, da raffermo, ha trovato tantissime applicazioni di cui alcune sono entrate nella nostra tradizione, come la “panada”, una minestra fatta con brodo e pane vecchio insaporita con un pizzico di cannella, la “sopa coada” un pasticcio di pane raffermo inzuppato di brodo e carne di piccioni e la “Nicolotta”, un’originale torta fatta con latte e pezzi di pane ricevuti in elemosina dai veneziani più poveri abitanti nella parrocchia di San Nicolò chiamati Nicolotti, e preparata in occasione della festa del

loro patrono; in mancanza di pane la torta veniva preparata anche con la polenta. Il Dolce per eccellenza è il Tiramisù , divenuto famoso in tutto il mondo le cui origini, si dice, sono incerte; qualcuno lo fa risalire al XVII secolo, quando era conosciuto come “zuppa del Duca” perché realizzato da pasticceri senesi in onore del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici. Altri sostengono l’origine francese ai tempi della “Belle Epoque”, oppure lombarda, come variante della “Bavarese lombarda”. Certo è che il nome “tiramisù” è stato italianizzato dalla forma dialettale “tirame sù” e il dolce è stato proposto per la prima volta, nella sua attuale formulazione ricettaria, a Treviso. E anche qui è nata una diatriba in quanto c’è chi afferma che il “tiramisù” è stato presentato per la prima volta intorno agli anni Sessanta dal ristorante “El Toulà” e chi invece

ne attribuisce la paternità al ristorante “Beccherie”. Lo stesso Giuseppe Maffioli, giornalista e scrittore, grande esperto di cucina, ricorda la circostanza in un articolo pubblicato nel 1981 nella rivista Vin Veneto: “È nato recentemente, poco più di due lustri orsono – scrive – un dessert nella città di Treviso, il “Tirame su”, proposto per la prima volta nel ristorante Beccherie”. Il dolce e il suo nome sono diventati immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà o con qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso, ma anche in tutto il Veneto e oltre. Al di là della giusta paternità di questo dolce, certo è che il “Tiramisù” è considerato ora uno “status symbol”, vanto fra le delizie gastronomiche nostrane, apprezzato e ricercato in ogni parte del mondo. E come ogni dolce di successo, anch’esso ha dato origine a moltissime varianti, fra cui quella in cui i savoiardi vengono

sostituiti dal pan di spagna e il marsala da vermouth, brandy o altri liquori. Ma la originaria formulazione del Tiramisù, quella che viene da Treviso, ve la forniamo noi qui di seguito.

NICOLOTTA

Ingredienti per 6 persone: lt 1 di latte, gr. 100 di uva passa ammorbidita nella grappa, gr. 250 di pane raffermo tagliato a cubetti, gr. 50 di farina, gr. 30 burro o strutto, 3 uova sbattute, 2 cucchiaini di semi di finocchio, gr. 50 di pinoli sale q.b. Preparazione: mettere in ammollo il pane raffermo nel latte fino a quando non si è ben inzuppato; aggiungere uno per volta tutti gli altri ingredienti, mescolare bene e versare il composto in una tortiera con il fondo imburrato e spolverato di pan grattato. Cuocere in forno caldo a 190° per circa 45 minuti e comunque fino a quando la superficie del dolce non è ben dorata.

TIRAMISÙ

Separare due tuorli d’uovo dal loro albume; aggiungere due cucchiaini di zucchero ai tuorli e montarli sino ad ottenere un composto bianco e cremoso. Mescolare bene mezzo chilo di mascarpone sino ad ottenere una crema liscia senza grumi e amalgamarlo al composto di uova e zucchero. Montare i due albumi delle uova con un pizzico di sale e aggiungerli alla crema di uova e mascarpone. Preparare una miscela di caffé leggermente zuccherato e marsala a temperatura ambiente e allungarla con due cucchiai d’acqua. Inzuppare dei savoiardi uno per uno e in modo veloce, senza immergerli completamente affinché non si spappolino e disporli uno a fianco dell’altro sul fondo di una zuppiera formando uno strato; coprirli con uno strato di crema al mascarpone livellando bene con una spatola. Procedere con un secondo strato di savoiardi imbevuti e coprirli con la restante crema ricoprendo tutta la superficie del tiramisù attraverso una tasca da pasticcere, decorando con una serie di rosette. Spolverare con abbondante cacao amaro e rifinire con scaglie di cioccolato. Riporre il dolce in frigo per almeno 6-7 ore per compattarlo bene.


sport

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Passione per i motori: dove coltivarla Nel portogruarese e dintorni ci sono parecchie strutture amatoriali e professionali per chi vuole cimentarsi nella guida agonistica di Mirko Privitera

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Con segn a

Pista minimoto di Gruaro

presenti nei dintorni. Allontanandoci dal veneziano e entrando nel pordenonese, abbiamo interpellato Patrick Poletto, titolare di una società che si trova a Pordenone, la Karting Indoor Pn, che dispone di una struttura costituita da una pista di Go-Kart dalla cilindrata di 200 cc, lunga 500 metri e attrezzata per lo svolgimento di gare, sia a livello amatoriale che agonistico. L’attività però si estende anche al man-

tenimento di una squadra corse ufficiale, che ha partecipato con i suoi piloti a svariati campionati portando a casa più di qualche vittoria: segnaliamo la partecipazione alla Champions a livello nazionale e mondiale, la partecipazione ai campionati Juniores regionali nel 2007 e nel 2008 e la prima posizione attuale nella classifica Under 18 di due giovani piloti nella categoria CIC FIA in Spagna. La ditta si occupa anche di scovare,

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he si voglia scoprire se siamo dei novelli Schumacher oppure misurarci con le nostre capacità di guida per puro divertimento, nel nostro territorio, magari non a Portogruaro, ma nelle immediate vicinanze, ci sono molte strutture in grado di darci piacere alla guida di un mezzo a due o quattro ruote. Molte di queste organizzazioni, oltre al livello dilettantistico, sono impegnate da tempo anche a livello agonistico, partecipando oppure ospitando diverse gare in diverse categorie. A San Stino di Livenza, vicino all’omonima uscita dell’autostrada A4, troviamo il crossodromo “Sette Sorelle”. È gestito dal Club Speedy ed è un tracciato per moto da cross e quad di circa 1000 metri. Per usufruire dei servizi della pista è necessario avere una licenza FMI di tipo agonistico, rilasciata dalla Federazione Motociclistica Italiana. A Bibione, da ben 24 anni, opera il Motoclub Bibione, che con gli oltre 130 iscritti è una delle realtà più conosciute del panorama fuoristradistico del triveneto. Affiliato anche esso alla FMI, organizza ogni anno la “Bibione Beach Moto Race”, competizione internazionale che questo anno ha visto la 16esima edizione con 150 iscritti. Partecipa inoltre con i propri team al campionato triveneto e nazionale di motocross ed enduro, ed è pronta a partire i primi di dicembre per il Rally del Marocco, competizione a squadre di cui ha vinto le due ultime edizioni. Spostandoci a Concordia Sagittaria, troviamo un gruppo di giovani appassionati che hanno fondato la Julia Races, un’associazione nata nel Marzo 2010 per – leggiamo dal loro gruppo su Facebook – “diffondere lo sport del Motocross”. E sempre da Facebook lanciano un appello affinché si costruisca una pista di allenamento anche a Concordia, poiché attualmente sono costretti a continue trasferte in impianti dei comuni limitrofi. La Stromendo Racing, situata nella zona industriale di Gruaro, vicino al centro commerciale Adriatico, offre tre diversi tipi di pista: minimoto, moto da cross o quad e infine offre un servizio di noleggio Kart. Organizza delle gare di minimoto, con la collaborazione del Motoclub Pista Gruarese, club affialiato alla FMI, e ultimamente ha organizzato gare di minimoto per i giovani piloti che si stanno appassionando al mondo delle corse. Offre inoltre un centro vendita e assistenza di minimoto e quad, oltre ad un vasto assortimento di accessori per i più appassionati. A Fossalta di Portogruaro c’è la concessionaria Porsche ADR Motorsport, impegnata a gestire vetture da competizione che partecipano – leggiamo dal loro sito ufficiale – alle gare del Campionato Italiano GT, Porsche Club, Driver's Trophy e EGTS (Endurance GT Serie). Il team di esperti è impegnato sia nelle fasi preliminari sia durante lo svolgimento delle gare, offrendo consulenza tecnico-sportiva. Come si può vedere si passa dal motocross alle auto da corsa su pista; la varietà è ampia e ce n’è per tutti i gusti, cercando tra le numerose associazioni

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dare una preparazione agonistica e inviare a varie squadre, nuovi talenti che andranno a correre in diversi campionati per cominciare le loro carriere da piloti professionisti, il tutto però non senza qualche difficoltà, dettate soprattutto dalla recente crisi economica e da un ridotto sostegno da parte delle istituzioni. La Karting Indoor Pn organizza corsi per bambini che vanno dai 6 agli 8 anni, fornendo una formazione agonistica più approfondita agli adolescenti dai 13 anni in su; questi corsi, data la complessità e le risorse umane impiegate, hanno un costo che, pur non essendo troppo elevato, non può purtroppo essere sostenuto da tutte le famiglie, e quindi c’è il rischio che molti ragazzi che potrebbero avere un talento in campo motoristico non riescano ad esprimerlo per meri motivi economici. “A noi piacerebbe anche far pagare le solo spese vive alle famiglie, come ad esempio il solo costo della benzina – commenta Poletto – ma purtroppo non siamo aiutati”. Nonostante tutto, l’attività riesce a dare qualche soddisfazione, anche se non ai livelli di un tempo, ed è presente un certo ottimismo. E per quanto riguarda il motorismo a Portogruaro? Questo purtroppo è un tasto dolente: nel portogruarese c’era una realtà molto attiva nel campo dei rally agonistici, che però purtroppo da qualche anno non esiste quasi più. Era organizzata e gestita dal sig. Livio Marangotto, titolare del famoso “Bar Nostro” di viale Isonzo. Marangotto racconta di aver riproposto le manifestazioni sportive, che coinvolgevano numerose associazioni sportive, piloti e appassionati su piste allestite nel territorio, per sette anni, tra gli anni ‘90 e 2000. “Non mancava di certo l’entusiasmo e la voglia di fare, ma erano di certo anche altri tempi – spiega Marangotto - i fondi e gli sponsor si trovavano più facilmente, così come i volontari che davano una mano per il corretto svolgersi delle manifestazioni”. La crisi economica recente però, come già detto, ha colpito anche questa zona e la situazione è cambiata: sempre meno sponsor e sempre più spese da affrontare. La disparità tra i due aspetti e l’impegno sono diventati tali da costringere ad abbandonare le varie iniziative, lasciando spazio a qualche gara di rally di minore importanza, ormai di numero ridotto. Sono stati sette anni ricordati con grande gioia, e il sig. Livio ha conservato numerosi articoli sulle varie manifestazioni organizzate allora, rammaricandosi per non aver potuto continuare ad alimentare iniziative di questo genere.


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intervallo

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Con rispetto parlando Rubrica semiseria...

È severamente vietato l’ingresso a:

politicanti, professoroni, tronisti, grandifratellari, paranoici, baciapile, isolani famosi e non, travaglisti, maestrine, origliatori telefonici. Tutti gli altri possono liberamente entrare per esporre le proprie idee. di Luciano Guareschi

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arecchi anni fa, un amico mi prestò un libro consigliandomene caldamente la lettura. Non ricordo il titolo dell’opera, ma non ho dimenticato lo sforzo che impiegai per leggerne una trentina di pagine appena: la punteggiatura era praticamente assente, ed i periodi lunghi anche due facciate. Restituii il libro, dicendo all’amico che quello “stile” di scrittura non faceva per me. Nel 1998 scoprii che l’autore di quell’opera, Josè Saramago, doveva essere senz’altro uno scrittore coi fiocchi, perché si beccò il Nobel. A lui il Nobel, a me la meritata cantonata. Mi consolai ricordando una vecchia battuta di Gerardo Bufalino: “Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo, è fatica!”. Ma nel giugno del 2010, Saramago ha lasciato la vita terrena e ne hanno parlato tutti i giornali. Scorrendone qualcuno scopro che molti lo indicano come ideatore di un personalissimo stile di scrittura: “José Saramago ha creato una prosa unica, fatta di una sorta di continuo dialogo interiore nel quale non trovano spazio i vincoli più rigidi della punteggiatura. Il discorso, nelle sue opere, fluisce continuo in una massa armonica di parole che assumono, pagina dopo pagina, la struttura concreta di un edificio superbo e forse difficilmente accessibile.”. Balle! Questa prosa “unica” e “difficilmente accessibile” è stata proposta per la prima volta, per quanto ne so, da James Joyce: prendete in mano l’“Ulisse” – la cui prima pubblicazione è del 1922 – e provate a leggere tutto (dico tutto!) l’ultimo capitolo. Se arrivate in fondo senza mal di testa siete davvero bravi.

S

e ben ricordo erano quattro le peculiarità che distinguevano l’extraterrestre Eta Beta, grande amico di Topolino: anteponeva una “p” a molte parole (pciao, pcome pstai oggi?), dormiva coricato di fianco sopra un pomo del letto di ottone, si nutriva di palline di pnaftalina ed era capace di estrarre dal gonnellinomutanda un’incredibile varietà di

Mi chiaMo antonio, cavo Giuseppe, e non Mi piace che tu Mi chiaMi toni. cvedo di esseve stato chiavo!

e Mi Me ciaMo Giuseppe, caro el Me toni, Ma

preferisso che te Me ciaMi Bepi...

ocio, che anca i

Mussi i se Monta la testa...

T oen i B e p i

MUSSI DE SAN NICOÒ

oggetti di ogni dimensione. La tipa che vediamo nella foto, certa Larissa Riquelme, ha invece allestito il suo magazzino nell’infratette.

T P

itolo di un quotidiano: “Pitone sbuca dal water”. Ma porcaputtana, nemmeno seduti là si può stare in pace?

are che le auto elettriche siano troppo silenziose e mettano in pericolo i pedoni distratti che attraversano la strada. E i bus, le corriere, i pullman con motore posteriore? Tu te ne stai pedalando pacificamente in bici, e ti senti spingere di lato da uno strano ed inatteso spostamento d’aria e subito il muso del grosso mezzo pubblico silenziosamente ti affianca e ti aggroviglia le budella.

N

el dicembre del 2008 una ragazza di 21 anni, dopo aver ferito il compagno a coltellate e a morsi nel corso di una lite, ha scaraventato a terra la propria bambina di 14 giorni, uccidendola sul colpo. In questi giorni, luglio 2010, la bella notizia: la giovane è stata assolta perché incapace di intendere e di volere: andrà per tre anni in una struttura sanitaria che non sia – ha decretato il giudice – un ospedale psichiatrico. Bene. Sarà incapace anche di volere e di fare un altro figlio? Speriamo di sì.

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mo la cucina italiana, tutta, anzi la adoro. In Italia, dall’Alpi agli Erei, sapori e profumi dell’enogastronomia variano deliziosamente ogni cinque chilometri. Detesto invece le transeunti mode orientaleggianti, soprattutto quando si tratta di pesce crudo. E che dire della tanto decantata nouvelle cuisine? La prima volta che l’affrontai mi posero sul tavolo un enorme piatto il cui contenuto era così scarso e così sparso qua e là che per un momento pensai che m’avessero portato un vassoio sporco.

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seguaci di Gianfranco Fini escono dal Popolo della Libertà: formeranno il partito dei Finibustieri?

g5 delle 13 di giovedì 5 agosto: la conduttrice riferisce che una figlia di Rudolph Giuliani, già sindaco di New York, è stata arrestata per tacchinaggio. Per un momento ho pensato che la Giuliani si fosse travestita da tacchina, poi ho capito che l’ineffabile telegiornalista intendeva dire taccheggio. Perfino il mio PC si rifiuta di accogliere quella parola, modificandola automaticamente in facchinaggio: ho durato fatica a fargliela accettare.

L

a tristissima vicenda Fini-Tulliani-Montecarlo ha improvvisamente assunto un risvolto umoristico quando Sergio Tulliani, padre di Giancarlo, per confutare certi fatti pub-

blicati da alcuni giornali, ha dichiarato ad un cronista del Corriere: “Mio figlio Giancarlo è buono, semplice, onesto: è stato un dirigente dell’Azione Cattolica ed ha studiato dai preti …”. Battuta di elevata vis comica, paragonabile a quella famosissima di Totò: “Ma cosa crede? Io ho fatto tre anni di militare a Cuneo!”. Che ridere!

A

proposito di umorismo, leggo che la sedicente “accompagnatrice” Patrizia D’Addario ha chiesto aiuto alla Polizia di Lecce dichiarando di aver subito violenza sessuale nella villa di un imprenditore salentino… Ohibò! Roba da non credere!

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i sto dirigendo in auto a Portovecchio con la Puntigliosa, l’ineffabile femmina di uomo che un miliardo di anni fa riuscì a imbambolarmi con un sacco di bubbole. Sulla strada bassa che costeggia il Lèmene, vado ad informarmi sui festeggiamenti agostani che si svolgeranno colà. Dopo una curva sono costretto a rallentare e poi a fermarmi a causa di un grosso doberman piazzato in mezzo alla strada, di traverso, immobile. Pare in atteggiamento di punta – pur non essendo un cane da caccia – e guarda fissamente un tizio, prudentemente fermo anche lui , un giovane di colore, nero che più nero non si può, la sacca sulle spalle, un centinaio di metri più in là. Sembrano entrambi in attesa della prima mossa dell’avversario. Con molta cautela, a passo d’uomo, supero l’animale, che non mi degna di uno sguardo, e raggiungo l’africano che mantiene gli occhi atterriti fissi sul doberman; supero anche lui e poi accelero riprendendo la corsa verso Portovecchio. “Chissà se il ragazzotto nero riuscirà a superare il cane nazista” dico ridacchiando alla Puntigliosa, che risponde con un dignitoso silenzio. Giungo a destinazione e nel giro di qualche minuto ottengo le informazioni che mi interessano. Presa la strada del ritorno e arrivato in zona, commento: “Il ragazzo è sparito.” E la Puntigliosa: “Già. Non ne è rimasta neanche una briciola.”. Cinica. Cinica che più cinica non si può.


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